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REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA COMUNE DI TRASAGHIS PROVINCIA DI UDINE VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA VARIANTE al PRGC RAPPORTO AMBIENTALE (ALLEGATO IV – D.lgs 3 aprile 2006 n 152) REDAZIONE DEL DOCUMENTO dott.arch. EMMA TAVERNA CONSULENZA dott.ssa GLORIA CATTO CONSULENZA dott. pian. PAOLO DE CLARA ai termini di legge ci riserviamo la proprietà di questo documento con divieto di riprodurlo o renderlo noto a terzi senza la nostra autorizzazione

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ... - Comune di Resia · Comune di TRASAGHIS VAS – VARIANTE AL PIANO REGOLATORE 6 Con propria nota la Società Enercom ha presentato in data 12.01.2009,

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REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA

COMUNE DI TRASAGHIS PROVINCIA DI UDINE

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA VARIANTE al PRGC

RAPPORTO AMBIENTALE (ALLEGATO IV – D.lgs 3 aprile 2006 n 152)

REDAZIONE DEL DOCUMENTO dott.arch. EMMA TAVERNA CONSULENZA dott.ssa GLORIA CATTO CONSULENZA dott. pian. PAOLO DE CLARA ai termini di legge ci riserviamo la proprietà di questo documento con divieto di riprodurlo o renderlo noto a terzi senza la nostra autorizzazione

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INDICE 1. OBIETTIVI DEL PIANO..................................................................................................3

1.2.1. CONTENUTI.......................................................................................................................5 1.2.2 OBIETTIVI GENERALI .........................................................................................................10

1.3. RAPPORTI CON ALTRI PROGRAMMI...........................................................................11 1.3.1 PRGC ..............................................................................................................................11 1.3.2 PIANO ENERGETICO REGIONALE ..........................................................................11 1.3.3 LA VERIFICA DI COERENZA......................................................................................15

2. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE ...............................................................19 3. ASPETTI TERRITORIALI ED AMBIENTALI................................................................21

3.1 AspettI demografici...............................................................................................................21 3.2. INQUADRAMENTO GENERALE - TERRITORIALE.....................................................22

3.2.1 ASPETTI METEOCLIMATICI ................................................................................................24 3.2.2 ASPETTI GEOLOGICI E IDROLOGICI ...................................................................................28 3.2.3 RISCHI NATURALI ..............................................................................................................32

3.3 ASPETTI NATURALISTICI .................................................................................................37 3.3.1 ASPETTI PAESAGGISTICI ...................................................................................................37 3.3.2 ASPETTI VEGETAZIONALI ..................................................................................................40 3.3.3 ASPETTI FAUNISTICI..........................................................................................................42

3.4 PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE ..................................................................53 3.4.1 L’ENERGIA EOLICA IN ITALIA ..................................................................................53 3.1.2 COSTI ESTERNI DELLA PRODUZIONE DI ENERGIA...........................................55

4 ANALISI SWOT..............................................................................................................57 5. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI ...........................................................59

5.1 METODOLOGIA DI VALUTAZIONE .................................................................................60 5.2 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI .......................................................................................63 5.3 ANALISI DEGLI IMPATTI PIù SIGNIFICATIVI ................................................................63

5.3.1 EFFETTI SULLA FLORA, LA FAUNA E LA SALUTE UMANA .............................63 5.3.2 NATURA E PAESAGGIO ............................................................................................81 5.3.3 USO DEL SUOLO .........................................................................................................81 5.3.4 INQUINAMENTO ACUSTICO.....................................................................................81 5.3.5 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO..............................................................84 5.3.6 MOBILITA’ E TRAFFICO .............................................................................................85

6. ATTIVITA’ DI MITIGAZIONI E MONITORAGGIO.........................................................85 6.1 LE MITIGAZIONI ..................................................................................................................85 6.2 MISURE PREVISTE PER IL MONITORAGGIO..............................................................88 6.3 ALTERNATIVE......................................................................................................................89

7. CONCLUSIONI..............................................................................................................93 BIBLIOGRAFIA.................................................................................................................95

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1. OBIETTIVI DEL PIANO

1.1 OBIETTIVI DELLA VAS E METODI

La Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano tenutasi a Stoccolma nel 1972 ha ridefinito le strategie delle politiche internazionali, infatti, passando attraverso la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 fino al Protocollo di Kyoto del 1997, si viene definire la consapevolezza dell’urgenza di adottare procedure di valutazione ambientale per raggiungere gli obiettivi della sostenibilità. Una di queste procedure è la Valutazione Ambientale Strategica applicata a piani e programmi che permette di valutare fin dall’inizio gli effetti delle azioni dell’uomo sul territorio. Si tratta di un percorso parallelo alla redazione, attuazione e gestione del Piano che ha come obiettivo il monitoraggio dell’insieme delle azioni, trasformazioni fisiche o attività politiche, previste dal Piano. La VAS, dunque, è un processo che si sviluppa durante tutto l’iter di elaborazione del Piano, un procedimento continuo che diventa strumento di aiuto alla decisione diventa elemento costruttivo in un percorso ciclico e continuo. La procedura consiste nell’elaborazione di un Rapporto Ambientale che individua e descrive lo stato di fatto, le azioni di Piano previste, gli effetti significativi dell’attuazione sull’ambiente, la definizione di opzioni strategiche e l’individuazione/la scelta delle alternative fino alla fase di gestione del monitoraggio delle conseguenze ambientali. Si può riconoscere un’innovazione fondamentale: la valutazione viene eseguita già durante la fase preparatoria del Piano in modo da poter influenzare la redazione del Piano. Altro elemento sostanziale è il coinvolgimento delle autorità competenti in materia ambientale e del pubblico interessato attraverso la formulazione di pareri che dovranno essere tenuti in considerazione. La normativa sulla VAS ha come riferimento principale la Direttiva europea 42/2001 /CEE. A livello nazionale la Direttiva è recepita con il Dl.gs 152/2006, successivamente modificato e integrato dal Dlgs n 4 del 16/1/2008. La Normativa esistente sottolinea la necessità di integrare la VAS nel discorso pianificatorio trasformando l’obbligo procedurale come opportunità per sviluppare strumenti integrati di pianificazione e valutazione e dare forza al quadro di obiettivi strategici per uno sviluppo sostenibile del territorio. La VAS, in questo modo, non è solo valutazione, ma si completa con il Piano/Programma e diventa elemento costruttivo, gestionale e di monitoraggio. Il presente lavoro nasce, quindi, dalla necessità dell’Amministrazione Comunale di Trasaghis di applicare la valutazione ambientale alla predisposizione della Variante urbanistica di cui sopra, sulla base delle indicazioni della Direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001. I principi della sostenibilità, che si trovano nella Direttiva europea sopra citata, per potersi concretamente attuare, devono essere interpretati attraverso valutazioni di tipo qualitativo e quantitativo, per poter consentire confronti tra periodi storici diversi e riuscire a prospettare degli scenari pianificatori che concretizzino lo sviluppo sostenibile attraverso l’uso appropriato delle risorse.

L’introduzione della V.A.S. come strumento nella pianificazione territoriale rappresenta un’opportunità utile all’avvio di un nuovo modello di pianificazione e programmazione in grado di fissare la sostenibilità come obiettivo fondamentale nel processo decisionale.

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Il presente documento viene redatto secondo i criteri della Direttiva Comunitaria 2001/42/CEE, nel rispetto della normativa nazionale vigente (Decreto legislativo 152/2006 e ulteriori disposizioni correttive e integrative apportate dal decreto legislativo n 4/2008 e secondo eventuali disposizioni regionali. Normativa europea La Valutazione Ambientale Strategica o V.A.S. è introdotta a livello europeo dalla Direttiva 2001/42/CE del 27 Giugno 2001: “Direttiva del Parlamento Europeo che riguarda la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”. Normativa nazionale A livello nazionale il riferimento normativo principale per la V.A.S. è il Decreto legislativo n.152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”. Il Decreto legislativo n 4 del 16 gennaio 2008 dà ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006: modifica e adegua i contenuti inerenti la procedura di VAS secondo i canoni della Direttiva Comunitaria 2001/42/CEE. Gli allegati alla parte seconda del suddetto Decreto e inerenti la V.A.S. sono: • Allegato I che specifica le informazioni da inserire nel rapporto ambientale. • Allegato II che indica i criteri per verificare se lo specifico piano o programma oggetto di approvazione possa avere effetti significativi sull’ambiente. Tali allegati recepiscono sostanzialmente l’Allegato I e l’Allegato II della Direttiva 2001/42/CE. Con riferimento all’art. 7-Ambito di applicazione: sono sottoposti a valutazione ambientale strategica: “a) i piani e i programmi che presentino entrambi i requisiti seguenti: 1) concernano i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli; (…) 4. I piani e i programmi di cui al comma 2 che determinano l'uso di piccole aree a livello locale e le modifiche dei piani e programmi di cui ai commi 2 e 3 che siano già stati approvati sono sottoposti a valutazione ambientale strategica solo se possono avere effetti significativi sull'ambiente. 5. Ai fini dell'applicazione dei commi 3 e 4, l'autorità competente all'approvazione del piano o del programma deve preliminarmente verificare se lo specifico piano o programma oggetto di approvazione possa avere effetti significativi sull'ambiente secondo i criteri di cui all'Allegato II alla parte seconda del presente decreto. (…)” Normativa regionale La Regione FVG con la Legge 11 dd. 06/05/2005 – “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi della Regione Friuli Venezia Giulia derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunita’ Europee” (legge comunitaria 2004 di recepimento di Direttive comunitarie in virtù del proprio statuto di autonomia), ha recepito, tra l’altro, la citata Direttiva Comunitaria sulla V.A.S., demandando ad un Regolamento di attuazione (art. 4) le specifiche disposizioni di attuazione.

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In particolare con riferimento all’art 3 (finalità e ambito di applicazione): “1. al fine di promuovere uno sviluppo sostenibile e assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, la Regione, gli enti locali e gli enti pubblici anche economici, operanti sul territorio regionale, provvedono alla VAS di piani e programmi aventi effetti significativi sull’ambiente

2. Per le finalita’ di cui al comma 1 e fatto salvo quanto previsto dal comma 3, si considerano avere effetti significativi sull’ambiente i piani e i programmi elaborati per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, e che definiscono il quadro di riferimento per l’autorizzazione dei progetti elencati negli allegati I e II della direttiva 85/337/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1985, relativa alla valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, nonche’ i piani e i programmi che richiedono la valutazione d’incidenza ai sensi degli articoli 6 e 7 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

3. I piani e programmi di cui al comma 2 che interessano piccole aree di interesse locale o che comprendono modifiche di rilevanza minore, nonche’ i piani e programmi diversi da quelli di cui al comma 2 e che definiscono il quadro di riferimento per l’autorizzazione dei progetti, sono soggetti a VAS qualora ne vengano accertati effetti significativi sull’ambiente mediante applicazione caso per caso della procedura di verifica di cui all’articolo 5”.

Le ultime disposizioni in materia di VAS sono stabilite dalla Legge Regionale n 16 del 5 dicembre 2008, “Norme urgenti in materia di ambiente, territorio, edilizia, urbanistica e disciplina dell’attività edilizia e del paesaggio), art. 4, e dalla Legge n 13 del 30 Luglio 2009 “Disposizioni per l'adempimento degli obblighi della Regione Friuli Venezia Giulia derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunita' europee. Attuazione della direttiva 2006/123/CE. Attuazione dell'articolo 7 della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Attuazione del Regolamento (CE) n. 853/2004 in materia di igiene per gli alimenti di origine animale. Modifiche a leggi regionali in materia di sportello unico per le attivita' produttive, di interventi sociali e artigianato, di valutazione ambientale strategica (VAS), di concessioni del demanio pubblico marittimo, di cooperazione allo sviluppo, partenariato internazionale e programmazione comunitaria, di gestione faunistico-venatoria e tutela dell'ambiente naturale, di innovazione. (Legge comunitaria 2008)”. Gli articoli che si riferiscono alla procedura di VAS rimandano al Decreto Legislativo 152/2006.

1.2 OBIETTIVI DELLA VARIANTE

1.2.1. CONTENUTI Il presente documento viene redatto al fine di valutare gli effetti significativi sull’ambiente derivanti dalla previsione di una zona urbanistica da destinarsi alla localizzazione di parco eolico in Comune di Trasaghis. L’area, individuata a sud della industriale di Trasaghis, è di proprietà del Comune, il quale con Deliberazione n. 30 del 29/09/2008, ha concessionato alla Società Enercom srl, la realizzazione, il funzionamento la gestione e la manutenzione del parco eolico.

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Con propria nota la Società Enercom ha presentato in data 12.01.2009, la domanda per la verifica di assoggettabilità alla VIA del un Parco eolico, essendo lo stesso ricompreso fra gli interventi di cui alla DLGS 152/06 ed alla LR 43/90 e smi La Regione FVG a seguito degli esami istruttori e dei pareri ottenuti, con decreto 445 dd 20.03.2010 del Direttore centrale della Direzione Ambiente e Lavori Pubblici, ha stabilito l’assoggettabilità delle opere a VIA di cui all’art. 10 e seguenti della LR 43/90. Al fine di consentire sotto il profilo urbanistico, la realizzazione del parco eolico l’Amministrazione Comunale di Trasaghis ha affidato l’incarico per la predisposizione della Variante n. 15 al PRGC . Preso atto dell’iter procedurale effettuato fino ad ora per verificare la sostenibilità ambientale delle progetto e quindi dell’esistenza di una prima analisi fornita dall’elaborazione dello screening di VIA, la procedura di VAS relativa alla variante farà proprie le attente valutazioni della Regione FVG a proposito, e il Rapporto ambientale verrà costruito approfondendo le linee guida già delineate, nell’ottica di un approccio sinergico fra le procedure di valutazione ambientale avviate. Allo stato attuale l’amministrazione comunale è dotata di Piano regolatore che all’articolo 1 delle Norme tecniche di attuazione recita quanto segue: Il Territorio del Comune di Trasaghis è soggetto alle destinazioni d’uso, alle norme e ai vincoli contenuti negli elaborati costituenti il Piano Regolatore Generale Comunale (P.R.G.C.) Le attività e le opere che comportano trasformazione, urbanistica o edilizia, anche temporanea, del territorio comunale sono disciplinate dalle prescrizioni del P.R.G.C: (zonizzazione e relative norme tecniche di attuazione), dal regolamento edilizio vigente, dalla legge urbanistica regionale 19 novembre 1991, n. 52, modificata e integrata, dalle disposizioni vigenti in materia. A seguito dell’entrata in vigore della LR 23 febbraio 2007 n. 5 “Riforma dell'urbanistica e disciplina dell'attività edilizia e del paesaggio” e successivi regolamenti attuativi della medesima, in ottemperanza dell’art. 40 della stessa, la localizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è regolamentata come segue:

art 40 (Interventi relativi a impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili)

1. Gli interventi relativi ad impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo 2, comma 1, lettere b) e c), del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricita'), e successive modifiche, da realizzare in area agricola sono individuati dal POC nel rispetto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversita', cosi' come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui agli articoli 7 e 8 della legge 5 marzo 2001, n. 57 (Disposizioni in materia di apertura e regolazione dei mercati), e successive modifiche, nonche' del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 (Orientamento e modernizzazione del settore agricolo a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57), e successive modifiche.

Successivamente, l’entrata in vigore della Legge regionale 5 dicembre 2008, n. 16 “Norme urgenti in materia di ambiente, territorio, edilizia, urbanistica, attivita' venatoria, ricostruzione, adeguamento antisismico, trasporti, demanio marittimo e turismo”, la disciplina è stata intergata con l’art 36, che recita quanto segue da fonti rinnovabili è regolamentata come segue

Art. 36 (Compatibilita' con gli strumenti urbanistici comunali degli impianti di produzione di energia da fonte

rinnovabile)

1. Gli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile di cui al decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica

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prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricita'), e successive modifiche, sono compatibili con gli strumenti urbanistici comunali qualora non espressamente vietati dagli stessi e qualora rispondano ai seguenti requisiti:

a) fonte idraulica con potenza elettrica nominale inferiore o uguale a 250 kw o inferiore o uguale a 500 kw qualora l'impianto risulti installato al di sotto del piano di campagna;

b) fonte eolica con potenza elettrica nominale inferiore o uguale a 3 kw;

c) fonte solare fotovoltaica con potenza elettrica nominale inferiore o uguale a 20 kw;

d) fonte biomasse con potenza elettrica nominale inferiore o uguale a 250 kw;

e) gli impianti rientranti nelle tipologie di edilizia libera di cui all'articolo 11 del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115 (Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE),e successive modifiche.

2. Sono parimenti compatibili con gli strumenti urbanistici comunali, qualora non espressamente vietati dagli stessi, gli impianti di cui al comma 1, lettera a), anche superiori ai limiti ivi indicati, qualora abbiano ottenuto pareri, nulla osta o altri atti di assenso, comunque denominati, finalizzati al rilascio della concessione a derivare, che abbiano ottenuto autorizzazioni o concessioni rilasciate dall'Amministrazione regionale.

Pertanto, la definizione della variante urbanistica si rende necessaria al fine di rendere compatibile la previsione delle opere ai sensi dei dispositivi legislativi vigenti. L’area individuata per la localizzazione dell’impianto eolico, che verrà descritto in seguito, è classificata dal piano regolatore vigente in zona omogenea E5 –“Zona di preminente interesse agricolo”. Di seguito si propone un estratto della zonizzazione del Piano regolatore vigente, al fine di dar conto dell’attuale destinazione urbanistica dell’area.

Estratto PRGC – Tavola 1.5 Estratto PRGC – Tavola 1.6 La zona, è così inquadrata all’interno delle norme tecniche di attuazione aggiornate alla Variante n.8. ZONA DI PREMINENTE INTERESSE AGRICOLO, E. 5 Strumenti di attuazione Nella zona di preminente interesse agricolo il P.R.G.C. si attua con intervento indiretto: piano particolareggiato (P.P.) o piano regolatore particolareggiato comunale (P.R.P.C.), di iniziativa pubblica o

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privata. Usi e interventi consentiti In tale zona sono ammessi i seguenti usi: - riordino fondiario; - opere di irrigazione e infrastrutturazione; - edifici destinati alle strutture produttive aziendali. Indici, parametri e prescrizioni - Q, rapporto di copertura 0,10 mq/mq - H, altezza massima 4,50 m - Dc, Ds, distacchi minimi dai confini, dalle strade 5,00 m Il piano attuativo deve prevedere: - mitigazione dell’impatto visivo delle strutture produttive aziendali e delle opere di irrigazione e infrastrutturazione; - fasce di verde alberato con funzione di schermo visivo lungo gli argini del sistema idrografico della Valle del Lago (torrenti Palar, Leale, Melò); - nuclei di vegetazione arborea e arbustiva con funzione di aree di soste e rifugio della fauna. Estratto elaborato Norme tecniche di attuazione -P7 Dalla lettura degli elaborati azzonativi del PRGC vigente, emerge che l’area è altresì interessata dai seguenti grafismi: - limite di esondazione - limite di esondazione debole. - limite di rispetto paesaggistico (D.lgs 490/1999) ora D.lgs 42/2004 La variante, che nel caso specifico, sarà non sostanziale ai sensi dei dispositivi legislativi vigenti, interviene di fatto solo a livello operativo, in quanto la modifica non necessita di interventi strutturali alla strumentazione urbanistica vigente, individuando le opere mediante una riclassificazione azzonativa. Per poter comprendere la trasformazione operata dalla variante è utile procedere ad una sintetica descrizione della composizione di un impianto eolico (da ENEA). Generalmente un impianto eolico è costituito da uno o più aerogeneratori posti ad adeguata distanza gli uni dagli altri, in modo da non interferire dal punto di vista aerodinamico tra loro, e secondo un disegno sul territorio in funzione dell’esposizione al vento e dell’impatto visivo (su file, a gruppi, etc…).

Figura 1.1.1 Esempio di impianto a gruppo – Sa Turrina Manna – Italia

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Figura 1.1.2 Esempio di impianto lineare – Parc eolien de Roquetaillade - Francia

Gli aerogeneratori sono collegati, mediante cavi interrati alla rete di trasmissione presso cui viene realizzato il punto di consegna dell’energia.Una tipica macchina eolica, al di là delle particolarità dei modelli e degli sviluppi tecnologici è composta come di seguito descritto:

La navicella : è la parte principale della macchina, in essa sono contenuti il generatore, il moltiplicatore di giri, i freni, gli attuatori del “pitch control” e del “yaw control”. I rotore: è l’insieme formato del gruppo di pale, il mozzo, l’alberolento e il meccanismo del “pitch control” La torre di sostegno: oltre a sostenere la macchina, ha il compito di assorbire le vibrazioni evitando che vadano a scaricarsi eccessivamente sul basamento o sulle fondazioni. la torre può essere a tubolare o a traliccio. In relazione alla potenza dei megawatt di energia da produrre cambia la dimensione del rotore e dell’altezza della torre. Figura 1.1.3: Composizione di un impianto eolico

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Sistemi di misura - anemometri e indicatori della direzione del vento: generalmente montati sulla sommità della navicella servono a configurare la macchina a seconda della direzione e dell’intensità del vento. Sistemi di controllo: monitorando continuamente la macchina permettono una rapida messa in sicurezza Sistemi accessori: sistemi di controllo, montacarichi e ascensori per il personale di manutenzione Per assemblare ciascun aereogeneratore è necessario realizzare un plinto di fondazione dimensionato a seconda del carico che deve reggere e dell’altezza che deve sostenere. Inoltre nell’area saranno necessarie le piazzole collegate tra di loro da strade d’impianto. L’ultimo elemento da considerare è la struttura viaria interna all’area, che nel caso in oggetto è già esistente.

1.2.2 OBIETTIVI GENERALI L’obiettivo della variante è quello di consentire l’installazione di un Parco eolico, finalizzando la produzione di energia elettrica fonti rinnovabili, traguardando di fattogli obiettivi di sostenibilità contenuti nel protocollo di Kyoto. La volontà dell’Amministrazione si manifesta da un lato nella realizzazione di tale impianto e dall’altra nel garantire la piena sostenibilità ambientale e socio economica delle opere mediante un percorso di valutazione che prevede da una lato l’attivazione della valutazione ambientale strategica e dall’altra, a cura del proponente l’espletamento della valutazione di impatto ambientale sulle opere. Pertanto, la realizzabilità degli interventi, è verificata sia ad un livello “alto” chiamato programmatico/urbanistico finalizzato a stabilire la compatibilità del sito, e dall’altro ad un livello più “basso”, propedeutico alla compatibilità delle opere,ovvero, alla definizione dello scenario operativo più idoneo sotto i profili ambientali e socio economici. La localizzazione individuata dall’amministrazione sulla scorta di una serie di valutazioni, affrontate anche dal punto di vista della fonte che alimenterà l’impianto, dovrà di fatto garantire la compatibilità della scelta localizzativa, ovvero dovrà essere garantito un quadro ambientale sostenibile. La variante di fatto deve tener conto delle seguenti necessità:

ID Obiettivi Variante

OBIVAR 1 Individuazione di un’area da destinare alla localizzazione di un Parco eolico

OBIVAR 2 Tutela delle popolazioni insediate (garantendo il rispetto dei limiti acustici) OBIVAR 3 Tutela del contesto ambientale e naturalistico; OBIVAR 4 Tutela paesaggistica e corretto inserimento delle opere; OBIVAR 5 Salvaguardia della fauna;

OBIVAR 6 Salvaguardia delle aree a maggior tutela ambientale, con riferimento ai Siti di importanza comunitaria.

La scala territoriale a cui si trova adoperare ed i contenuti propri della variante sona tali da escludere una valutazione della coerenza interna, pertanto la tabella predisposta sarà elemento utile nei prossimi paragrafi per il raffronto nella valutazione della coerenza esterna verticale rispetto piani/programmi sovraordinati e direttive/strategie per la protezione dell’ambiente.

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1.3. RAPPORTI CON ALTRI PROGRAMMI 1.3.1 PRGC Il Comune di Trasaghis è dotato di Piano Regolatore Generale Comunale,aggiornato alla Variante n.9, quest’ultima approvata con delibera consiliare n. 77 dd. 27 novembre 2009. La Coerenza della Variante con lo strumento urbanistico dovrà essere massima, in quanto la stessa è prevista in ottemperanza dei disposti legislativi vigenti, ovvero, dall’art 40 della LR 5/2007 e dall’art. 36 comma 1 della LR 16/2008. Come già anticipato al paragrafo precedente, la regione Friuli Venezia Giulia si è dotata di due dispositivi legislativi, finalizzati alla regolamentazione sotto il profilo urbanistico della localizzazione degli impianti di produzione energia elettrica da fonti rinnovabili. La legge 5/2007 ha di fatto riconosciuto la compatibilità di tali impianti all’interno del Piano operativo nel rispetto dei seguenti prescrizioni/obiettivi:

ID Obiettivi Legge Regionale 23 febbraio 2007, n. 5 – art. 40

OBILR5 1 Rispetto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento: alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali;

OBILR5 2 Tutela della biodiversità;

OBILR5 3

Tutela del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui agli articoli 7 e 8 della legge 5 marzo 2001, n. 57 (Disposizioni in materia di apertura e regolazione dei mercati), e successive modifiche, nonchè del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 (Orientamento e modernizzazione del settore agricolo a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57), e successive modifiche.

Pertanto la previsione normativa, in ottemperanza della legislazione regionale dovrà essere allineata con le previsioni individuate. L’analisi di coerenza non sarà pertanto valutabile mediante matrici o oltre metodologie in quanto già individuata come “coerenza piena” in questa sede.

1.3.2 PIANO ENERGETICO REGIONALE Il Piano energetico regionale è lo strumento di pianificazione primaria e di indirizzo fondamentale per le politiche energetiche regionali. Esso riveste un ruolo di primo piano nello sviluppo socio-economico della regione, e per questo è necessario il suo raccordo con la programmazione economica regionale. È quindi essenziale che la Regione individui i punti di forza e fissi gli interventi prioritari in materia di energia che forniscano valide indicazioni per una pianificazione integrata delle risorse in una visione d’azione intersettoriale: l’energia è occasione per cogliere le opportunità di crescita del territorio. Accanto agli obiettivi iniziali, di incremento e di sviluppo delle fonti rinnovabili e di un uso più razionale dell’energia che spinsero il legislatore nazionale ad istituire, con la legge n. 10/1991, lo strumento dei Piani energetici regionali relativi alle fonti rinnovabili, l’avvento della liberalizzazione del mercato, il peso delle questioni relative alla tutela e salvaguardia dell’ambiente, dello sviluppo sostenibile e dei temi del Protocollo di Kyoto, e la devoluzione di competenze energetiche Stato-Regioni hanno determinato l’esigenza di trasformare la programmazione energetica regionale in uno strumento di programmazione strategico e interdisciplinare

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La Regione Friuli Venezia Giulia, con Decreto del Presidente della Regione 21 maggio 2007, n. 0137/Pres. , ha approvato il Piano energetico regionale (PER) Il PER delinea uno scenario spontaneo regionale definito come la proiezione, stimata al 2010, dei principali dati energetici in assenza di interventi regionali, considerando una previsione probabile di naturale evoluzione del libero mercato energetico stimata sulla base dell'attuale andamento supportato anche da finanziamenti in corso, regionali, nazionali o comunitari. Vengono quindi definiti gli obiettivi di politica energetica regionale. Per ogni singolo obiettivo strategico vengono individuati i relativi obiettivi operativi e per ognuno di essi vengono individuate azioni. Viene poi formulato, sulla base degli obiettivi di Piano, uno scenario programmato, riferito alla domanda e all’offerta di energia, definibile come scenario desiderato, riferito al 2010, da attuarsi da parte degli operatori del libero mercato sulla base degli obiettivi di politica energetica stabiliti, dei dati energetici regionali calcolati tenendo conto di una prospettiva di interventi diretti di incentivazione economica, operati in tutto o in quota parte, dalla Regione, sia tenendo conto di possibili incentivi indiretti tramite atti normativi volti a favorire lo sviluppo di specifiche filiere di produzione da fonti rinnovabili, sia considerando soglie individuate in relazione agli obiettivi di incremento e maggiore diffusione delle fonti rinnovabili anche in rapporto all’applicazione delle indicazioni comunitarie in materia. Per attuare il Piano secondo gli obiettivi indicati e secondo le azioni selezionate vengono previste specifiche schede di programmi operativi riguardanti gli adempimenti di diverse Direzioni centrali della Regione, competenti per materia. Le schede danno attuazione sia alle azioni di incentivazione pubblica (azioni da scenario programmato), sia alle azioni comunque derivanti dagli obiettivi fissati (azioni derivate). Il PER quantifica infine l’impatto delle scelte pianificatorie relativamente alle emissioni inquinanti e climalteranti imputabili alle attività energetiche programmate. La Regione, a seguito della liberalizzazione dei mercati elettrico e del gas e del trasferimento di competenze dallo Stato alla Regione, ha avviato un processo di pianificazione energetica che ha portato ad una definizione concertata con associazioni di categoria, sindacati, associazioni ambientali dei principali obiettivi del Piano secondo i seguenti contenuti:

ID Obiettivi Strategici Piano Energetico Regionale

OBIPER 1

contribuire, anche nel medio lungo termine, ad assicurare tutta l’energia necessaria alle famiglie e alle imprese del territorio per mantenere e migliorare i tassi di crescita economica della nostra regione. Rientrano pertanto tra gli obiettivi della politica regionale anche le infrastrutture di interconnessione tra sistemi energetici di paesi diversi finalizzati ad incrementare la sicurezza e l’efficienza del sistema nazionale, quindi anche del Friuli Venezia Giulia, e che la Regione giudichi ambientalmente sostenibili;

OBIPER 2

aumentare l’efficienza del sistema energetico regionale riducendo l’assorbimento per unità di servizio mediante l’incremento diffuso dell’innovazione tecnologica e gestionale, e favorire la riduzione dei consumi energetici e l’uso razionale dell’energia nei settori trasporti, produttivo, civile e terziario;

OBIPER 3

ridurre i costi dell’energia sia per le utenze business che per quelle domestiche. Per tale scopo si ritiene essenziale contribuire al massimo sviluppo della concorrenza. Rientrano in tale contesto politiche volte a favorire la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas. Rientrano altresì in tale ambito le infrastrutture, anche transfrontaliere, in quanto ritenute capaci di ridurre il costo di acquisto dell’energia destinata al sistema produttivo regionale. Saranno inoltre adottate azioni volte a incentivare l’organizzazione dei consumatori in gruppi di acquisto allo scopo di consentire loro di usufruire realmente dei benefici dei processi di liberalizzazione;

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OBIPER 4

minimizzare l’impatto ambientale delle attività di produzione, trasporto, distribuzione e consumo di energia, nonché la sostenibilità ambientale e l’armonizzazione di ogni infrastruttura energetica con il paesaggio e il territorio. Il Piano, che non è un programma di localizzazioni perché tale compito è svolto in modo più consono e cogente dal Piano Territoriale Regionale, persegue tale scopo programmando la razionalizzazione delle reti e delle infrastrutture di produzione, favorendo, anche per mezzo di incentivi, le soluzioni tecnologiche e gestionali maggiormente improntate a sostenibilità, favorendo lo sviluppo della produzione e del consumo di energie rinnovabili ed ecocompatibili;

OBIPER 5 favorire lo sviluppo dell’innovazione e della sperimentazione tecnologica e gestionale per la produzione, il trasporto, la distribuzione e il consumo dell’energia, sostenendo l’attività delle imprese e dei centri di ricerca;

OBIPER 6 promuovere la produzione dell’energia da fonti rinnovabili anche per contribuire agli obiettivi nazionali derivanti dal protocollo di Kyoto. A tal fine sarà incentivato lo sfruttamento delle biomasse, delle fonti idroelettriche, del solare termico e fotoelettrico, della geotermia, della fonte eolica e dei rifiuti

All’interno della sezione 5 del PER Fvg, è stato delineato uno scenario desiderato, che così definito: “per scenario desiderato si intende la previsione, stimata al 2010 e intesa come scenario auspicabile e desiderabile in attuazione degli obiettivi di politica energetica regionale, dei dati energetici calcolati si attenendo conto, per quanto riguarda i soli settori delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, della disponibilità energetica teorica potenziale, della previsione di possibili interventi diretti di incentivazione economica da parte della regione, sia degli incentivi indiretti tramite atti normativi e iniziative volti a favorire lo sviluppo di specifiche filiere di fonti rinnovabili e risparmio energetico, sia infine tenendo presenti soglie desiderate e individuate in relazione agli obiettivi comunitari e nazionali in materia di emissioni climalteranti/inquinanti.

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Con riferimento alle fonti rinnovabili individuate dal Piano e oggetto di valutazione del presente

rapporto, si riporta di seguito quanto

stabilito:

(Estratto da Piano energetico Regionale – Friuli Venezia Giulia)

Con riferimento, allo scenario prefigurato dal PER verso il settore eolico, si rileva che l’ambito oggetto di valutazione, non rientra direttamente nella casistica delle aree monitorate nei parametri di ventosità dell’Osmer, in quanto non riconducibile geograficamente all’interno della rete di

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rilevamento della pianura o della collina. In tal senso, la tipologia di impianto prospettata, nettamente superiore alla potenza di 1Mw delineata dal Piano energetico regionale, è sostenuta da un’approfondita analisi anemometrica, avviata nel 2006 e successivamente implementata nel 2008 per confermare l’idoneità del contesto allo sfruttamento della fonte eolica. Nel corso del documento si darà conto sia dei dati reperiti, che dell’eventuale compatibilità dell’intervento rispetto a quanto prospettato nello scenario di sviluppo regionale per questa tipologia di fonte.

1.3.3 LA VERIFICA DI COERENZA Una volta identificati i piani e programmi che possono essere relazionati con la variante in esame, le disposizioni legislative vigenti e le metodologie utilizzate nei casi pilota individuati come “Buone prassi” per la costruzione dei rapporti ambientali, stabiliscono che: il Piano o il Programma (nel caso in esame la variante) deve essere sottoposto a una verifica di coerenza, tesa a valutare se sussistano contraddizioni o relazioni fra gli obiettivi fissati e quanto stabilito da specifici piani o da determinate disposizioni normative.

Per quanto attiene la Variante 15 al Piano regolatore di Trasaghis, si procederà con una verifica rispetto ai contenuti dell’art.

40 della LR 5/2007 ed in seconda istanza con gli obiettivi fissati dal Piano energetico Regionale.

Il grado di coerenza, è articolato su tre livelli, poco coerente, mediamente coerente, e coerente. E’ stata inoltre aggiunta un’ulteriore voce per individuare gli obiettivi che non sono relazionabili con i contenuti della Variante.

Poco Coerente Mediamente coerente Coerente Non

relazionabile

ID Obiettivo Obiettivo Coerenza Descrizione coerenza

OBILR5 1

Rispetto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento: alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali;

Coerente

La variante non interferisce con aree che sono utilizzate per sviluppo delle tradizioni agroalimentari locali essendo posta oltremodo a ridosso della zona produttiva di Trasaghis

OBILR5 2 Tutela della biodiversità;

Mediamente Coerente

L’area è posta in prossimità di un sito di importanza comunitaria, e le esigenze di tutela dello stesso non prefigurano un cambio di destinazione d’uso dell’area. Il funzionamento

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di un parco eolico non produce emissioni o esternalità negative verso la flora. Le incidenze significative sono riscontrabili verso la fauna.

OBILR5 3

Tutela del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui agli articoli 7 e 8 della legge 5 marzo 2001, n. 57 (Disposizioni in materia di apertura e regolazione dei mercati), e successive modifiche, nonchè del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228 (Orientamento e modernizzazione del settore agricolo a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57), e successive modifiche.

Poco Coerente

L’area è interessata da un vincolo paesaggistico ai sensi della Parte III del D.lgs 42/2004, ovvero, una fascia di 150 mt dai corsi d’acqua – ex legge Galasso. La localizzazione di un parco eolico potrà avere effettivi significativi sull’esigenza di una tutela paesaggistica in considerazione della dimensione dei manufatti che verranno installati.

OBIPER 1

contribuire, anche nel medio lungo termine, ad assicurare tutta l’energia necessaria alle famiglie e alle imprese del territorio per mantenere e migliorare i tassi di crescita economica della nostra regione. Rientrano pertanto tra gli obiettivi della politica regionale anche le infrastrutture di interconnessione tra sistemi energetici di paesi diversi finalizzati ad incrementare la sicurezza e l’efficienza del sistema nazionale, quindi anche del Friuli Venezia Giulia, e che la Regione giudichi ambientalmente sostenibili;

Coerente

La Variante interviene per garantire un approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili, che potrà comunque contribuire ad incrementare la sicurezza e l’efficienza del sistema nazionale.

La procedure attivate (VAS-VIA) garantiranno comunque una valutazione delle opere nel merito della sostenibilità ambientale e socio economica.

OBIPER 2

aumentare l’efficienza del sistema energetico regionale riducendo l’assorbimento per unità di servizio mediante l’incremento diffuso dell’innovazione tecnologica e gestionale, e favorire la riduzione dei consumi

non relazionabile

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energetici e l’uso razionale dell’energia nei settori trasporti, produttivo, civile e terziario;

OBIPER 3

ridurre i costi dell’energia sia per le utenze business che per quelle domestiche. Per tale scopo si ritiene essenziale contribuire al massimo sviluppo della concorrenza. Rientrano in tale contesto politiche volte a favorire la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas. Rientrano altresì in tale ambito le infrastrutture, anche transfrontaliere, in quanto ritenute capaci di ridurre il costo di acquisto dell’energia destinata al sistema produttivo regionale. Saranno inoltre adottate azioni volte a incentivare l’organizzazione dei consumatori in gruppi di acquisto allo scopo di consentire loro di usufruire realmente dei benefici dei processi di liberalizzazione;

non relazionabile

OBIPER 4

minimizzare l’impatto ambientale delle attività di produzione, trasporto, distribuzione e consumo di energia, nonché la sostenibilità ambientale e l’armonizzazione di ogni infrastruttura energetica con il paesaggio (…)favorendo lo sviluppo della produzione e del consumo di energie rinnovabili ed ecocompatibili;

Poco Coerente

La variante prevede di fatto, il ricorso ad una fonte, che per il suo sfruttamento necessita di opere che sotto il profilo paesaggistico sono quelle più impattanti rispetto a quelle più utilizzate in Regione. (fotovoltaico, idrico, Biomasse)

OBIPER 5

favorire lo sviluppo dell’innovazione e della sperimentazione tecnologica e gestionale per la produzione, il trasporto, la distribuzione e il consumo dell’energia, sostenendo l’attività delle imprese e dei centri di ricerca;

non relazionabile

OBIPER 6 promuovere la produzione dell’energia da fonti rinnovabili

Coerente

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anche per contribuire agli obiettivi nazionali derivanti dal protocollo di Kyoto. A tal fine sarà incentivato lo sfruttamento delle biomasse, delle fonti idroelettriche, del solare termico e fotoelettrico, della geotermia, della fonte eolica e dei rifiuti

La variante prevede la localizzazione di un’area per la produzione di energia da fonti rinnovabili, mediante sfruttamento della risorsa ARIA

Da quanto esaminato nella matrice emerge un buon grado di coerenza se la Variante viene relazionata agli obiettivi di sostenibilità che traguardano il ricorso all’utilizzo di fonti rinnovabili, mentre la tipologia di opere previste contrasta verso le esigenze di tutela di natura paesaggistica e di natura ambientale verso il contesto individuato.

Per loro stessa natura le fonti rinnovabili di energia sono strettamente legate al territorio. La disponibilità infatti della risorsa idrica, così come l’irraggiamento solare medio al suolo, per fare due esempi, sono caratteristiche specifiche, quasi tratti distintivi del territorio nel suo complesso. Un quadro conoscitivo del territorio inteso ad approfondire i temi dell’aria, acqua, suolo, ecosistemi della flora e della fauna e settore primario, non può non segnalare, tra le risorse che il territorio offre, quelle legate allo sfruttamento delle fonti rinnovabili di energia

Per produrre un chilowattora elettrico vengono bruciati mediamente l'equivalente di 2,56 kWh sotto forma di combustibili fossili e di conseguenza emessi nell'aria circa 0,531 kg di anidride carbonica (fattore di emissione del mix elettrico italiano alla distribuzione). Si può dire quindi che ogni kWh prodotto dal sistema fotovoltaico evita l'emissione di 0,531 kg di anidride carbonica. Questo ragionamento può essere ripetuto per tutte le tipologie di inquinanti.

In un’ottica di tutela del territorio inoltre bisogna osservare che le ripercussioni sull’ambiente e sul territorio dei cicli energetici riguardano non solo l’emissione di anidride carbonica e di altri gas serra (che restano, comunque, parametri estremamente significativi per misurare lo stato di salute del sistema), ma anche la produzione di rifiuti da processi energetici, l’uso delle risorse idriche, e gli effetti dell’estrazione e movimentazione dei prodotti energetici.

I capitoli successivi, organizzati secondo le indicazioni contenute alla nuova parte seconda del D.lgs 3 aprile 2006, n.152, dovranno, attraverso un quadro conoscitivo esteso alle componenti più significative e successivamente mediante un’analisi valutativa, definire la portata degli effetti e la sostenibilità ambientale del quadro pianificatorio prefigurato con la Variante in esame.

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2. OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE

La variante n.15 al PRGC vigente, introduce attraverso un’integrazione normativa e azzonativa, la possibilità di insediare un parco eolico all’interno del territorio comunale. Si tratta di una previsione circoscritta al settore energetico che recepisce gli obiettivi di carattere comunitario, nazionale integrando nel contesto locale modalità di produzione compatibili con l’ambiente.

L’impiego di fonti non rinnovabili, quali combustibili fossili, i giacimenti minerari e gli aggregati, riduce le risorse disponibili per le generazioni future. Uno dei principi base dello sviluppo sostenibile è un uso ragionevole di tali risorse rispettando tassi di sfruttamento che non pregiudichino le possibilità riservate alle generazioni future. La produzione energetica è strettamente associata con la qualità dell’aria, che subisce modificazioni di stato dalle emissioni derivanti da traffico veicolare e dai grandi impianti termoelettrici ed industriali,

La metodologia seguita nella predisposizione della variante tiene conto delle considerazioni appena espresse e recepisce all’interno del Piano regolatore vigente azioni volte al conseguimento di obiettivi di sostenibilità per la produzione di energie pulite nonché azioni volte al contestuale abbattimento della CO2 che altrimenti verrebbe introdotta in atmosfera con le normali tecniche di produzione.

L’integrazione normativa per il settore energetico, che verrà introdotta con la variante, recepisce alla scala locale i disposti normativi che a livello comunitario sono fatti propri nelle strategie di sviluppo sostenibile da ciascun stato membro della comunità europea, nonché, accompagna la previsione urbanistica comunale con mirata considerazione verso la componente ambientale così come auspicato dalla direttiva CE 42/2001.

Pertanto, come si vedrà di seguito, quanto previsto si pone in attuazione di un complesso e articolato sistema di obiettivi, che contribuiscono ad alimentare positivamente i target stabiliti all’interno delle strategie nazionali per la protezione dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile.(si veda strategia CIPE 157/2002)

A partire da questi presupposti, si ritiene che, la variante redatta, possa costituire per il settore energetico e non solo, un quadro di riferimento per l’attuazione della normativa comunitaria, nazionale e regionale, individuata nei documenti riportati nella tabella che segue.

Normative/piani di riferimento Descrizione

Protocollo di Kyoto – (legge italiana di recepimento n. 120/2002)

Ratifica ed esecuzione del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto l’11 dicembre 1997.

Delibera CIPE 123/2002 Revisione delle linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas sera (LN 120/2002)

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Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra: 2003 - 2010

Redatto nel dicembre 2002 dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, Il documento presenta lo scenario di riferimento, le opzioni e le strategie per le misure di riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra.

Nel presente contesto energetico e ambientale a livello internazionale e nazionale, il Protocollo di Kyoto rappresenta il denominatore comune di riferimento. Ad esso concorrono le varie strategie comunitarie, le strategie nazionali fino agli obiettivi di sostenibilità posti alle scale locali.

L’obiettivo nazionale di riduzione dei gas serra è particolarmente gravoso per l’Italia dovendosi raggiungere una riduzione del 6,5% delle emissioni serra nel periodo 2008-2012 rispetto al 1990.

Il disposto normativo con cui l’Italia ha reso vincolante l’impegno è contenuto nella legge120/2002, e con una successiva Delibera del CIPE sono state individuate le azioni e le politiche più idonee per raggiungere l'obiettivo di emissione prefissato.

In particolare, tale delibera, che aggiorna la precedente delibera emanata dal CIPE il 19 novembre 1998, approva il nuovo Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra: 2003 - 2010 redatto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.

Il Piano energetico regionale nel suo scenario programmato prevede rispetto allo scenario spontaneo, grazie alla consistente riduzione dei consumi energetici e all’incremento significativo della capacità di energia rinnovabili, una riduzione delle emissioni serra e un concreto contributo agli obiettivi nazionali previsti in ottemperanza al protocollo di Kyoto.

Si evidenzia che le misure di politica energetica adottate dalla Regione nello scenario programmato, ripercorrono in larga parte quelle previste a livello nazionale dalla politica nazionale di riduzione dei gas serra varata con la delibera CIPE 123/2002, pur non ribaltando a livello regionale il target di riduzione di emissioni previsto a livello nazionale. Il Piano territoriale regionale, di recente adozione, dedica obiettivi e azioni, volte al conseguimento degli indirizzi comunitari e soprattutto nella volontà di diffondere le energie da fonti rinnovabili.

Ai fini del presente documento, si ritiene di circoscrivere alla variante i documenti appena elencati, si potrebbe proseguire nella citazione, rischiando però di perdere il significato delle finalità dello rapporto ambientale e di perdere i principali elementi che sostengono la scelta operata. Come si può osservare, la variante raccoglie diverse indicazioni a vari livelli istituzionali e rappresenta strumento di attuazione per le politiche di ampio scenario la cui applicazione non può trovare altro strumento di efficacia conformativa quale la variante prevista.

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3. ASPETTI TERRITORIALI ED AMBIENTALI

Il Quadro Conoscitivo è il sistema integrato delle informazioni e dei dati necessari alla comprensione delle tematiche svolte dagli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica. Esso costituisce il complesso delle informazioni necessarie per una obiettiva rappresentazione e valutazione dello stato del territorio e dei processi evolutivi che lo caratterizzano, nonché il riferimento indispensabile per la definizione degli obiettivi e dei contenuti di piano per la valutazione di sostenibilità. 3.1 ASPETTI DEMOGRAFICI La popolazione del Comune di Trasaghis risulta essere costantemente in decrescita negli ultimi anni, con una leggera ripresa nel 2005. Figura 3.1.1: Andamento della popolazione comunale negli ultimi anni (dati al 31/12) .

2385

2380

2427

2519

2477

2464

2000

2100

2200

2300

2400

2500

2600

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Fonte: elaborazione dati ISTAT

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3.2. INQUADRAMENTO GENERALE - TERRITORIALE Il Comune di Trasaghis, si trova ad un’altitudine di 197 m slm, per una superficie di 77,71 Kmq. La zona interessata si estende nei pressi del Capoluogo, a valle del tracciato autostradale. La circoscrizione del Comune è costituita dalle frazioni di Alesso, Avasinis, Braulins, Peonis e Trasaghis. Braulins è la frazione più vicina al comune di Trasaghis, ed è posta a Nord-Est rispetto lo stesso, mentre la frazione di Peonis si trova a Sud. Figura 3.2.1: Inquadramento territoriale

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Figura 3.2.2: Comune di Trasaghis

Fonte: www.bimtagliamento.it

Figura 3.2.3: areale del Comune di Trasaghis

Fonte: Google Maps

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Il sito oggetto di variante si trova ad una distanza minima in linea d’aria, di 1,0 km dal centro abitato di Trasaghis, di 2,0 km dal centro abitato di Peonis, di 2,0 km dal centro abitato di Avasinis e di 1,5 km dal comune di Osoppo; risulta attraversato da un esistente sistema viario ad uso agricolo formato da carrarecce in ghiaia sufficienti per l’installazione del cantiere. L’estensione complessiva dei lotti impegnati è pari a circa 30 ettari e l’Altitudine è compresa fra 182 m e 188 m s.l.m. 3.2.1 ASPETTI METEOCLIMATICI L’areale di interesse appartiene alla fascia prealpina che comprende la Carnia orientale, la Val di Resia, e la zona di Tolmezzo. Tutto il bacino del Tagliamento appartiene in generale alla zona di clima temperato-continentale ed umido. L'inverno è freddo, con temperature medie che si aggirano attorno a 2-4 °C in gennaio, con le minime di qualche grado negative e massime quasi sempre positive. L'inverno è la stagione meno piovosa; si alternano periodi di giornate grigie ed umide con periodi di sole splendente ed atmosfera assai secca. L'estate prende avvio con il mese di giugno che registra uno dei due massimi annui di precipitazione e spesso porta molte giornate perturbate; l'instabilità si attenua con periodi di bel tempo e caldo (frequenti massime a 33 - 35 °C). 3.1.1.1 Regime pluviometrico: La fascia prealpina che comprende la Carnia orientale, la Val di Resia è la zona a maggiore piovosità del Friuli Venezia Giulia: gli anni più piovosi dell’ultimo trentennio sono stati caratterizzati da precipitazioni tra i 3000 ed i 3600 mm. Il mese mediamente meno piovoso è febbraio, con 100-140 mm circa; i mesi più piovosi sono tendenzialmente giugno - novembre con 200-350 mm circa. 3.1.1.2 Ventosità Le analisi effettuate in Friuli Venezia Giulia relativamente al settore eolico evidenziano, in relazione al valore ottimale di velocità media annua del vento (6,35 m/sec) necessario per ottenere un’efficiente installazione eolica, che la situazione della disponibilità potenziale eolica nel territorio regionale presenta, in generale, condizioni alquanto distanti da quelle ottimali.

Figura 3.2.4: velocità media annua del vento in Italia e a Trasaghis – 25m slm

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Fonte: http://atlanteeolico.erse-web.it

Figura 3.2.5: velocità media annua del vento a Trsaghis – 50 m slm

Fonte: http://atlanteeolico.erse-web.it

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Figura 3.2.6: velocità media annua del vento a Trsaghis – 75 m slm

Fonte: http://atlanteeolico.erse-web.it

Figura 3.2.7: velocità media annua del vento a Trsaghis – 100 m slm

Fonte: http://atlanteeolico.erse-web.it

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Figura 3.2.8: Producibilità specifica a 100mt slm (mappa di producibilità elettrica annua)

Fonte: http://atlanteeolico.erse-web.it

L’analisi dei dati anemometrici è molto importante per stabilire l’effettivo potenziale del sito. Le campagne anemometriche per la costruzione di grandi parchi eolici hanno durata non inferiore all’anno. I venti che soffiano sull’area provengono principalmente da Nord-Nord Est. Già nel 2005 a Trasaghis, il Consiglio comunale si è discusso per la realizzazione di un impianto eolico, così come anche a Bordano l'Amministrazione comunale di allora vagliò questa ipotesi, e vennero installati in diversi punti del territorio degli anemometri dai quali emersero i dati, riassunti nel grafico seguente, dal quale emerge che la velocità del vento Figura 3.2.9: velocità media annua del vento in comune di Bordano (Ud), gennaio - giugno 2005

(altezza, rispetto al piano campagna, a cui sono state effettuate le misure non dichiarata)

Fonte: www.laloweb.it

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3.2.2 ASPETTI GEOLOGICI E IDROLOGICI

3.2.2.1 Litologia e geomorfologia La zona interessata dal progetto ricade al limite di suddivisione fra le Prealpi Carniche e le Prealpi Giulie, a nord di una zona più collinare. L’area, pressoché pianeggiante, si allunga in direzione NE-SO a sud della zona industriale del Comune di Trasaghis, sulla sponda sinistra del fiume Tagliamento; interessa quindi un terreno facente parte della piana di natura alluvionale prodotta dalla recente attività deposizionale del fiume Tagliamento, sito in località Gravatas, adiacente all’attuale zona industriale e poco distante dal greto del fiume Tagliamento sulla destra idrografica. Si tratta di un’area pianeggiante, che corrisponde alla fascia di transizione tra le Prealpi ed il letto del fiume, che in questo tratto presenta una larghezza di oltre un centinaio di metri. L’Alta pianura friulana è costituita da alluvioni grossolane accumulate nella fase di decrescita delle piene da alcuni fiumi e torrenti. Sono presenti imponenti conoidi di deiezione, asciutti gran parte del tempo per l’elevata permeabilità, con i corsi d’acqua morfologicamente caratterizzati da una distesa di alluvioni solcate da una rete di canali appena incisi che costituiscono il letto di magra. L’area fa parte della Piana “Campo di Osoppo”, struttura formatasi con il riempimento operato dai corsi d’acqua di un grande lago post-glaciale che si estendeva a monte dell’Anfiteatro morenico del Tagliamento; le alluvioni fluviali hanno costituito in superficie un ampio cono di deiezione molto appiattito con pendenza pari a 0,5%. La piana di Osoppo e Gemona ha la forma triangolare e presenta le caratteristiche di una pianura alluvionale compresa tra rilevi montuosi sui due lati e le colline moreniche al margine meridionale.

Figura 3.2.10: pedologia della regione Friuli-Venezia Giulia

Fonte: Regione FVG

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Figura 3.2.12: origine delle alluvioni di fondovalle.

Figura 3.2.11: carta geologica schematica – Comune di Trasaghis

Fonte: “Trasaghis, storia e memoria”, 1997

La zona, sottoposta ad una potente azione abrasiva del ghiacciaio, è stata successivamente riempita da sedimenti fluvio-glaciali provenienti, oltre che dal Tagliamento, dai torrenti Vegliato e Orvenco. Per inciso, risulta che i sedimenti fluvio-lacustri, che raggiungono gli 8-10 m dal p.c., abbiano un’età di circa 8.000 anni. L'area più settentrionale è caratterizzata da depositi alluvionali prevalentemente grossolani. Si tratta di sedimenti essenzialmente ghiaiosi, solitamente di natura calcarea e calcareo-dolomitica, talora ghiaioso-sabbiosi con sporadiche e deboli lenti di materiale limoso-argilloso che divengono più frequenti verso sud, in corrispondenza della zona di risorgiva ubicata immediatamente a nord dell'Anfiteatro morenico del Tagliamento. L'area a sud del Campo di Osoppo e Gemona sfuma infatti nei rilievi dell'Anfiteatro morenico e nei rilievi silico-clastici e conglomeratici di età terziaria. La natura del sottosuolo è di tipo ghiaioso-sabbiosa. I sondaggi meccanici effettuati ai fini della costruzione dell’autostrada hanno incontrato lo stesso sottosuolo per tutta la profondità indagata. Il terreno superficiale di natura vegetale è minimo con spessore di pochi centimetri.

La permeabilità del sottosuolo risulta conseguentemente notevole e consente l’instaurarsi di una falda freatica di rilevante portata la quale normalmente si trova fra i due e i tre metri di profondità, ma che, durante le massime piene fluviali,

risale fino a pochi decimetri di profondità.

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Il terreno, caratterizzato da un’alta permeabilità e una rada vegetazione erbacea, arborea e arbustiva che nel corso del tempo ha colonizzato i suoli di matrice alluvionale, ora è utilizzato a pascolo brado del bestiame allocato nella vicina stalla sociale di proprietà del Comune. Da alcuni anni l’area è interessata da interventi di bonifica attuati attraverso la rimozione di uno stato di ghiaia e ricostituzione del suolo mediante l’apporto di terreno vegetale. L’abitato di Trasaghis si viene a trovare in un punto di notevole e di interesse per la ricostruzione della storia geologica della regione. Si debbono infatti ipotizzare due faglie, almeno in superficie che isolano a nord e a sud la massa del M. Broli e una terza che scende lungo il Riul.

3.2.2.2 Caratteristiche geotecniche I dati per la caratterizzazione geotecnica qualitativa e quantitativa del sottosuolo, riguardano le caratteristiche delle falde idriche, la stratigrafia dei luoghi e le proprietà geotecniche dei terreni. Per quanto riguarda le caratteristiche idrografiche, su tutta l’area d’intervento affiora terreno di riporto di scarsa potenza (circa 50 ÷ 100 cm) e, a luoghi, è stato livellato per consentire l’attività agricola. 3.2.2.3 Idrografia ACQUE SUPERFICIALI

La zona è ubicata tra due corsi d’acqua, il Leale ed il fiume Tagliamento. Il bacino idrografico del fiume Tagliamento è considerato bacino idrografico di rilievo nazionale ai sensi dell'Ar. 14 della L.183/89 e dal punto di vista geografico interessa i territori della Regione Friuli - Venezia Giulia e della Regione Veneto. Il bacino del Tagliamento ha un'estensione complessiva di 2871 Km2; il bacino montano del comprende circa 2433 Km2 di superficie dei quali circa 1870 si trovano a monte della confluenza col Fella ed i rimanenti 563 nella zona pedemontana che si estende a monte della confluenza col torrente Cosa. La lunghezza complessiva del corso principale è di 178 Km. Il Tagliamento ha origine a quota 1195 m s.m. a nord-ovest dell'abitato di Forni di Sopra. Il suo corso superiore è orientato da ovest ad est: tale direzione, parallela alla dorsale delle Alpi Carniche, è mantenuta sino alla confluenza con il Fella nei pressi dell'abitato di Venzone.

Figura 3.2.13 bacino idrografico del fiume Tagliamento

Fonte: www.tagliamento.org

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Successivamente il fiume piega a sud-ovest fino al termine del suo bacino montano. Il fiume Tagliamento può essere definito un corso d'acqua potenzialmente pericoloso, essendosi verificate, anche in un recente passato piene dell'ordine di 4000-4500 m3/s, specialmente se raffrontate al suo bacino idrografico di soli 2871 Km2; tale pericolosità, dovuta all'elevata pendenza media del suo bacino e alla particolare piovosità, si manifesta con fenomeni di esondazione soprattutto nella parte della bassa pianura friulana, mentre sul tratto di montagna si presentano più che altro fenomeni di erosioni d'alveo e frane. Il PRGC del Comune di Trasaghis segnala puntualmente nell’area dei limiti di esondazione e di debole esondazione, dovute chiaramente ai fenomeni legati al regime idraulico del Tagliamento. Figura 3.2.14: area di esondazione del Fiume Tagliamento rispetto l’area di interesse

Fonte: Comune di Trasaghis – PRGC (www.comune.trasaghis.ud.it)

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ACQUE SOTTERRANEE Il principale apporto idrico agli acquiferi della pianura è dato, oltre che dalle precipitazioni e dagli apporti profondi dai massicci calcarei, dalle perdite di subalveo dei fiumi Isonzo, Natisone, Torre, Tagliamento, e di altri corsi d’acqua minori, le cui acque, nell’Alta pianura, sono state regimate tramite apporti derivanti dal Tagliamento. I corsi d’acqua che interessano la pianura considerata sono numerosi ed hanno carattere prevalentemente torrentizio e alimentano, con quantità variabili, la falda freatica contenuta nell’Alta pianura e nel Campo di Osoppo e Gemona. Il maggior apporto viene dai fiumi Tagliamento, che alimenta la falda a Ovest con perdite di subalveo in sinistra, Isonzo, che alimenta la falda a Est con perdite di subalveo in destra, e dai torrenti Torre e Natisone, che alimentano la falda nel settore orientale. La Piana di Osoppo e del conoide di Gemona del Friuli sono sede di una abbondante falda freatica che si distingue decisamente da quella della pianura più a sud; piuttosto superficiale (rinvenibile entro i primi 10 m dal p.c. ), essa è contenuta in terreni ad alta permeabilità e trova alimentazione, oltre che dalle precipitazioni efficaci, dai corsi d'acqua che nella piana si scaricano o che la lambiscono e dalle infiltrazioni profonde dai massicci carbonatici circostanti. La direzione principale di deflusso è grossomodo N-S, parallela a quella del fiume Tagliamento, confluente verso la Stretta di Pinzano. Misure di velocità di percolazione della falda freatica superficiale hanno dato valori compresi tra 1.5 e 2.3 metri all’ora.

3.2.3 RISCHI NATURALI Per rischio deve essere il prodotto tra la pericolosità (ovvero la probabilità di accadimento di un evento calamitoso di una certa entità) e il danno atteso (inteso come perdita di vite umane o di beni economici pubblici e privati). 3.2.3.1 Rischio esondazioni La Carnia è attraversata da numerosi fiumi che hanno formato le numerose valli in cui è divisa. Di tutti i fiumi carnici. il Tagliamento è il maggiore e la attraversa da Ovest verso Est. A valle del bacino1 montano il Tagliamento ha un alveo ampio, completamente occupato solo in condizioni di piene eccezionali, infatti l’alveo attivo è largo qualche centinaio di metri, del tipo pluricursale intrecciato con fondo ghiaioso-sabbioso. All’altezza dell’area progetto il fiume Tagliamento esprime un alveo largo circa mezzo chilometro. Esso è di tipo torrentizio e trova spiegazione nella conformazione litologica del suo bacino e nella disposizione dei versanti molto ripidi delle valli alpine, che consentono all’acqua piovana di scorrere facilmente per raccogliersi a fondo valle in tempi molto brevi, i quali favoriscono fasi di morbida piena, anche eccezionale, del fiume. L’acqua in regime ordinario scorre attraverso uno o più filoni, più o meno incisi rispetto al piano di deflusso. La cubatura idrica è ridotta rispetto alla sua potenzialità per l’effetto combinato delle opere di presa (realizzate da alcuni decenni; captazione dei torrenti Lumini e Ambienta e prelievo a Ospedaletto da parte del Consorzio Ledra-Tagliamento, che deriva nell’omonimo canale una portata massima di circa 22 metri cubi) e per l’alta permeabilità dello spesso materasso alluvionale, di natura grossolana, che drena i deflussi superficiali. 1 Il bacino idrografico, o bacino imbrifero, è un territorio dal quale le acque meteoriche o di fusione delle nevi e dei ghiacciai, defluendo in superficie, si raccolgono in un determinato corso d’acqua direttamente o a mezzo di affluenti.

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Il trasporto solido (ciottoli, ghiaie e sabbie di natura eterogenea, presenti oltre che in alveo anche in golena), in occasione di forti piene, può innalzare il piano delle ghiaie fino a 2 ÷ 5 m. In questo tratto non sono state effettuate difese spondali. Qui il Tagliamento esprime una buona qualità delle acque. Il sito è soggetto ad esondazione del fiume, con particolare intensità in occasione della piena del 1966: durante l’alluvione del 1966 la zona è stata parzialmente sommersa dalle acque del fiume Tagliamento. Il limite fra i due tipi di esondazione è tracciato poco a sud dell’area sul prolungamento dell’argine esistente in sponda destra del Tagliamento che s’interrompe poco più a monte. “ La falda freatica rispetto all’attuale piano campagna oscilla in base alla portata del fiume Tagliamento, il quale si espande in un letto larghissimo in tutta la conca di Osoppo. 3.2.3.2 Rischio sismico Il territorio della regione Friuli-Venezia Giulia, pur avendo una limitata estensione superficiale (circa 8000 km2), presenta una notevole variabilità nelle sue caratteristiche geologiche, topografiche, paesaggistiche, ecc. Sono molti e diversi, perciò, i rischi ambientali che lo possono riguardare. Il Comune di Trasaghis ricade in zona 1, ossia in zona a sismicità elevata. Le figure seguenti collocano permettono di identificare quali sono le zone a rischio sismico nel sistema regionale. Figura 3.2.15: carta della sismicità

Fonte: www.hyperfvg.org

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Figura 3.2.16: Mappa di Pericolosità Sismica Nazionale

Fonte: Regione Friuli Venezia Giulia

Figura 3.2.17: Tipologie di terreni nei comuni della regione Friuli-Venezia Giulia secondo la classificazione di Ambraseys et al. (1996)

Fonte: www2.ogs.trieste.it

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3.2.3.3 Rischio valanghe La zona oggetto di studio non è soggetta a rischi valanghe, come evidenziato dalla seguente figura. Figura 3.2.18: aree a rischio valanghe

Fonte: Regione FVG - “Perimetrazione e classificazione delle aree in relazione alla pericolosità da valanga” dell’ Autorità di Bacino dei fiumi, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione.

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3.2.3.4 Rischio frane Le frane avvenute nel 1976 hanno dimostrato che l’abitato di Trasaghis possedeva un notevole pericolo di massi: un blocco di quasi tre metri cubi aveva sfondato le pareti laterali di un edificio nel Borgo di Peresson. A seguito di tale evento venero eseguiti alcuni scavi meccanici per accertare la natura del sottosuolo. Si scoprì che il terreno a monte di Via Vecchia (i Slacs) era costituito da limi e sabbie per circa 4,5 m, posati direttamente su ghiaia ciottolosa. Poco sopra le ghiaie vennero alla luce pietre squadrate e resti di travature con indizi di carbonificazione (vedi figura seguente). Si trattava di tracce di un antico cataclisma che aveva sepolto un nucleo abitato edificato sulla piana del Tagliamento e alla base del pendio. Date le caratteristiche del terreno esaminato si ritiene che tale frana sia consistita in una colata di fango. Non si sono verificati ulteriori casi franosi, ma non sono esclusi data la complessità tettonica dell’area.

Figura 3.2.19: grande frana che ha coinvoltoli Comune di Trasaghis (epoca imprecisata).

Fonte: Trasaghis, storia e memoria”, 1997

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3.3 ASPETTI NATURALISTICI Il sito non presenta elementi di particolare interesse naturalistico. La zona in esame, infatti, posta nelle vicinanze della zona industriale, presenta dei segni di degrado ed alterazione elevati da un punto di vista naturalistico-faunistico, sia per la presenza di un notevole disturbo antropico, dovuto principalmente alla vicinanza dell’autostrada Alpe-Adria.

3.3.1 ASPETTI PAESAGGISTICI

3.3.2.1 Ambiti paesaggistici Le Norme di Attuazione del PTR, prevedono art. 8 si legge: “Direttrici ambientali e corridoi ecologici:” 1. Le direttrici ambientali sono costituite dalle porzioni di territorio interessate dalla diffusione e dalla migrazione di specie animali e vegetali. 2. Sono considerate direttrici ambientali di interesse regionale: - a) direttrice ambientale dell’orso bruno e della lince, considerate come specie ombrello e chiave per le aree alpine e prealpine; - b) direttrice ambientale del capriolo, considerata come specie chiave per le aree di pianura e le aree prealpine. 3. I Comuni interessati dalle direttrici ambientali di cui all’All. 5, (Elenco dei Comuni interessati dalle direttrici ambientali): - a) individuano prevalentemente in forma associata, anche sulla base del Piano Faunistico Regionale di cui alla LR 30/99 e s.m.i. nonché di specifiche analisi, i corridoi ecologici (esistenti e potenziali) intesi come aree di permeabilità per le componenti biotiche; - b) individuano tutte le misure necessarie al fine di salvaguardare la fauna e garantire la permeabilità puntuale o diffusa, attraverso la concentrazione degli insediamenti in nuclei circoscritti o altre misure necessarie alla preservazione quali formazioni vegetali e morfologiche di collegamento. 4. Il sistema delle Aree protette di interesse regionale di cui all’art. 6, ed in particolare il sistema delle ARIA (Aree di Rilevante Interesse Ambientale) di cui all’art.5 LR 42/96 e s.m.i. costituiscono localizzazione preferenziale dei corridoi ecologici. Relativamente gli ambiti paesaggistici, l’area di interesse rientra nella zona AP32, come evidenziato dalla seguente figura. Figura 3.3.1: Ambiti paesaggistici

Fonte: PTR, Regione FVG

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Il PTR relativamente l’ambito paesaggistico AP 32specifica quanto segue:

Componenti strutturali: - Grandi letti sovralluvionati delle piane alpine di Tolmezzo ed Amaro; - Sistema delle risorgive di Bars e Cornino (presso Forgaria sulla sponda destra) nella piana

di Osoppo-Gemona: l’ambiente steppico dei magredi e l’ambiente umido di risorgiva; - Colle di Osoppo: ricchezza di specie vegetali autoctone ed alloctone che lo popolano ed

elevato interesse storico ed archeologico, in particolare fortificazioni militari; - Grande conoide alluvionale di pianura, costituito da ampie distese di materiale grossolano calcareo e dolomitico; - Terrazzamenti fluviali dell’alta pianura ed il corso a canali intrecciati da Socchieve fino

presso San Vito al Tagliamento; - Appezzamenti coltivati prevalentemente di tipo seminativo; - Alveo meandriforme, pensile e arginato a valle di Ronchis che scorre sulle alluvioni fini

della pianura bonificata, fino alla foce; - Diversità ecologica che accompagna il fiume nel suo alveo, lungo le sue sponde e golene

dal paesaggio alpino fino alla foce (praterie magre, ambienti umidi di risorgiva, boschi riparali, boscaglie rade, canneti nelle zone sabbiose e umide).

Valori Paesaggistici - Raro esempio di corsi d’acqua alpini che ha subito un numero limitato di interventi

antropici e pertanto in condizioni prossime a quelle naturali (ecosistema di riferimento per le Alpi);

- Importanza di questo territorio trasversale alla regione in termini di ecologia del paesaggio che mette in comunicazione le Alpi con il Mediterraneo;

- Biodiversità ed eterogeneità di habitat molto elevata; - Acque del Tagliamento progressivamente assorbite dal materasso ghiaioso e che

alimentano i corsi di risorgiva della bassa pianura; - Elevata panoramicità dei luoghi; - Area particolarmente vasta e quasi intatta di paesaggio golenale dell’avanterra alpino, rappresentato dalle sorgive di Bars e dal Colle di Osoppo con le sue emergenze

monumentali; - Presenza di aree rurali limitrofe al corso d’acqua con strutture fondiarie a maglia stretta e

con elevata incidenza di formazioni vegetate lineari e a macchia (in particolare a monte di Pinzano fino a Socchieve);

- Trasformazioni morfologiche dinamiche all’interno dell’ambito (es. canali anastomizzati).

3.3.2.2 Descrizione sintetica del Paesaggio di Trasaghis Tabella 3.3.1: Descrizione sintetica

Tipo di paesaggio Prealpino Copertura forestale estesa e continua alternata a roccia Bacini idroelettrici Solchi vallivi stretti ed allungati Masse rocciose caratterizzate da frane e depositi Fenomeni carsici Insediamenti radi e collocati in fondovalle

Componenti strutturali

Tipologia insediativa e edilizia tradizionale Copertura forestale: Generalmente estesa e continua, caratterizzata in prevalenza da boschi di pino nero, formazioni di latifoglie (ostrio - querceti) con castagni.

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Figura 3.3.3: Comune di Trasaghis

Figura 3.3.2: Torrente Leale

Figura 3.3.4: Fiume Tagliamento

Valle del torrente Leale: Complicato sistema orografico di piccole valli laterali, segnate da numerosi corsi torrentizi e coperte da estese pinete di pino nero . I corsi d’acqua hanno fondi di ghiaie calcaree con frequenti vasche naturali in roccia Agricolo Le colture sono molto scarse e concentrate nelle immediate vicinanze dei centri abitati I prati stabili in parte abbandonati ed invasi da arbusti sono presenti sui versanti delle valli principali Nuclei insediativi Gli insediamenti stabili sono localizzati prevalentemente nei fondovalle più aperti. Il ricostruito sistema abitativo, pesantemente compromesso dal terremoto del 1976, ha parzialmente modificato il paesaggio dell’area.

Corridoio fluviale del Tagliamento: Da monte a valle il fiume è caratterizzato da un sistema di paesaggi che da origine ad una significativa continuità ecologica. Qui le del fiume raramente ospitano qualche specie flogistica interessante: sulle ghiaie pianeggianti più elevate si sono insediate piante pioniere ad alta specializzazione che crescono in terreni privitivi. Il lembo più meridionale del greto è coperto da salici ed olivelli spinosi. L’area di fronte al colle di Osoppo è continuamente sistemata da interventi antropici, la vegetazione che si trova è formata da specie sinantropiche. A sud del centro di Trasaghis in un’area lungo la sponda del fiume è situata la zona industriale.

3.3.2.3 Vincoli paesaggistici I vincoli paesaggistici allo stato della legislazione nazionale sono disciplinati dal Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni Culturali e del Paesaggio (il quale all’art.2, innovando rispetto alle precedenti normative, ha ricompreso il paesaggio nel “Patrimonio culturale” nazionale), modificato con D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 157.

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L’art. 142 individua le aree tutelate per legge ed aventi interesse paesaggistico di per sé, quali “territori costieri” marini e lacustri, “fiumi e corsi d’acqua”, “parchi e riserve naturali”, “territori coperti da boschi e foreste”, “rilievi alpini e appeninici”, ecc. Per quanto riguarda l’area di interesse, la zona di rispetto del limite paesaggistico è identificato dalla linea tratteggiata in colore rosso in figura.

Figura 3.3.5: aree sottoposte a vincolo paesaggistico

Fonte: Comune di Trasaghis – PRGC (www.comune.trasaghis.ud.it)

3.3.2 ASPETTI VEGETAZIONALI L’area oggetto di valutazione non presenta situazioni di rilevante interesse vegetazionale, viene quindi analizzata in un contesto naturale più ampio, l’orografia e l’esposizione dei rilievi, la presenza del fiume determinano situazioni vegetazionali interessanti, con specie presenti spesso al limite del loro areale di distribuzione. Le specie termofile, legate agli ambienti caldi, sono favorite dalle peculiari condizioni climatiche, con grande sviluppo della vegetazione xerofila delle rocce e dei ghiaioni, oltre a quella delle golene del Tagliamento, di cui uno degli aspetti più interessanti è legato alla presenza del Leccio (Quercus ilex) nelle zone rocciose. L’area a contatto con le ghiaie della golena, è colonizzata da vegetazione ripariale, con esemplari di frassino maggiore (Fraxinus excelsior), rovere (Quercus petraea), pioppo (Populus), ontano bianco (Alnus incana) e ontano nero (Alnus glutinosa), ginepro (Juniperus), pino nero (Pinus nigra), pino silvestre (Pinus sylvestris), che si è sviluppata su terreni protetti dagli argini. La vegetazione del greto del Tagliamento è rada e discontinua, caratterizzata da formazioni pioniere e instabili che vivono sulle ghiaie. Nei tratti d'alveo più soggetti ad aridità durante le magre estive sono presenti popolamenti di Dente di leone comune (Leontodon hispidus) e di Lattugaccio

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dei torrenti (Chondrilla chondrilloides), assieme a Camedrio alpino (Dryas octopetala) e alle Vedovelle celesti (Globularia cordifolia), mentre, sulle zone meno soggette alle piene si insediano popolamenti di salici. Dopo queste formazioni discontinue proprie del “letto” del Tagliamento, troviamo sui terreni alluvionali una vegetazione erbaceo-arbustiva, i prati stabili e i coltivi. Innalzandosi dal greto del Tagliamento alla sommità delle formazioni montuose è possibile distinguere i seguenti tipi vegetazionali: - delle boscaglie termofile; composte da Faggio (Fagus sylvatica), Acero montano (Acer pseudoplatanus), Pino silvestre, Carpino nero (Ostrya carpinifolia) e Orniello (Fraxinus ornus) - delle rupi, con il Leccio ( Quercus ilex); - dei ghiaioni e delle falde detritiche, dove nelle zone più protette e meno soggette alle valanghe si notano ampie macchie dove Larici (Larix decidua) e faggi riprendono il posto prevalentemente occupato dal Pino mugo (Pinus mugo) in associazione con specie arbustive come il Pero corvino (Amelanchier ovalis) e Rododendri (Rhododendron hirsutum e Rhodotamnus chamaecistus). - dei prati aridi submontani. L’area dove avverrà l’intervento è il tipico ambiente dell’alta pianura friulana che, posizionandosi tra i 100 e i 200 m sul livello del mare, si estende su terreni magri molto drenati su alluvioni recenti di origine fluvio-glaciale composti prevalentemente da ciottoli, ghiaie, miste a limi di origine calcareo-dolomitica in prevalenza ma, anche di arenarie ed altri materiali derivati dalla disgregazione delle Alpi e Prealpi Carniche e Giulie nonché delle zone collinari avanalpiche del Cenozoico (Eocene), in prevalenza formate da arenarie e marne (Flysch). La copertura vegetazionale dell’area comprende tipi di vegetazione molto diversificati, alcuni dei quali di pregio naturalistico e altri che, pur con locali condizioni di degrado o disturbo da parte dell’uomo, conservano ancora un certo valore paesaggistico. Lungo il limite Nord-Est dell’area progetto è presente una fascia arborea, costituita da orniello (Fraxinus ornus), carpino bianco (Carpinus betulus), pioppo, frassino, ginepro, arbusti di varie specie e rovi, a contatto con l’area di pertinenza di un grande insediamento industriale. La componente erbacea naturale risulta quasi del tutto annullata a favore di graminacee prative seminate successivamente ai ripascimenti di terreno; di fatto poco nulla resta dell’originario prato stabile (magredo). Le specie arbustive occupano ambiti ben delineati e confinati. Anche questa componente non riflette più l’ecotono originario, ma risulta rappresentata solo da un numero molto ristretto di specie, dove emergono endemismi alloctoni come l’indaco bastardo o la budleia. Quanto fin qui detto per le altre componenti, vale anche per questa, dove si rileva un notevole appiattimento delle specie presenti per ciascun genere. Anche l’ubicazione degli alberi non risponde più a canoni naturali, ma artificiali, trovando questa componente confinata all’interno delle aree arbustive, e lungo in fregio alla viabilità interna. Relativamente alle specie segnalate della Rete Natura 2000 (vedi paragrafo 2.2.3.1) sul colle di Osoppo coesistono specie termofile mediterranee e specie microterme settentrionali. A nord di Peonis, isola termofila di carattere relittico è presente la zona del leccio di specie mediterranee e illiriche. Si nota una discesa di specie montane, quali Gentiana clusii e Scabiosa graminifolia L. Sui monti Cuar e Flagel si nota una successione altitudinale fra la boscaglia illirico-prealpina a carpino nero (Ostrya carpinifolia). e orniello (Fraxinus ornus) e la faggeta termofila. La sommità è occupata da un prato pascolo.

Prendendo in considerazione l’area oggetto di variante, a sud del centro abitato di Trasaghis, si rileva che l’area ha subito un forte impatto dovuto agli insediamenti industriali e artigianali, affiancati da estesi campi strappati alle “grave” (l’intera area è nota con il nome di “Gravata”).

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Con il progressivo abbandono delle pratiche agricole a conduzione familiare i campi, come i prati da sfalcio, sono ridotti a piccoli appezzamenti a sud- ovest del paese; tutti gli altri, floridi fino a qualche decennio fa, sono stati pressoché abbandonati così da permettere al bosco originario di riappropriarsene. 3.3.3 ASPETTI FAUNISTICI Il Fiume, la vegetazione dei terreni alluvionali, l’alveo, e le pareti rocciose sovrastanti sono ambienti rilevanti per la presenza di molti uccelli. Alcuni appartengono a specie comuni e si osservano con facilità, come il gabbiano (Laridae) e varie specie di cince (Paridae). Le aree più aperte e i versanti montuosi sono ambienti favorevoli per molti rapaci diurni come il Nibbio bruno, si osserva con regolarità anche il corvo imperiale. Nergli anfratti delle pareti rocciose nidifica il gufo reale, simbolo della riserva naturale del lago di Cornino, istituita nel 1996. In questi luoghi vive anche il Grifone, reintrodotto dagli anni ’80, che nidifica nelle pareti rocciose. I tronchi marcescenti sono importanti per varie specie di picchi, come il picchio nero, il picchio rosso maggiore e il picchio rosso minore. Nei boschi del medio Tagliamento si rifugia una presenza rara, uno dei più importanti rapaci notturni presenti in Europa, l’allocco degli urali, che raggiunge in Friuli l’estremità sud – occidentale del la sua vasta area di distribuzione eurasiatica. Nella zona sono piuttosto frequenti le vipere delle specie Vipera ammodytes e la biscia Natrix tessellata, ma anche la puzzola (Mustela putorius), la raganella Hyla italica e il tritone Triturus carnifex. La zona risulta di particolare interesse in quanto sostiene dal punto di vista trofico la più grossa nursery regionale dei chirotteri Miniopterups schreibersii, Myotis myotis e Myotis blythii. Gli aspetti vulnerabili riguardano l'area del lago di Cornino e le aree umide alveali. Nell’area all’interno di un’ampia zona di ripopolamento interdetta alla caccia vi è ubicato un punto di alimentazione per grandi rapaci. Relativamente alle specie segnalate della Rete Natura 2000 (vedi paragrafo 2.2.3.1) esse sono riassunte nella seguente tabella.

Tabella 3.3.2: specie caratteristiche del SIC “Valle del Tagliamento” Codice Descrizione Popolazione CA PR CN IS GL Invertebrati

1092 Austropotamobius pallipes Residente C D 1014 Vertigo angustior Residente P B A A A 1083 Lucanus cervus Residente P D 1059 Maculinea teleius Residente V C C B B

Figura 3.3.6: grifone

Fonte: www.turismofvg.it

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1078 Callimorpha quadripunctaria Residente C B B C B 1060 Lycaena dispar Residente P D

Anfibi 1201 Bufo viridis Residente C C B C C 1210 Rana esculenta Residente R C B C C 1207 Rana lessonae Residente R C B C C 1209 Rana dalmatina Residente C C B C C 1215 Rana latastei Residente C C B B C 1193 Bombina variegata Residente C C B C C

Triturus alpestris Residente C C B C C 1167 Triturus carnifex Residente C C B C C

0 Hyla italica Residente C C B C C Rettili

1283 Coronella austriaca Residente R C B C C 1284 Coluber viridiflavus Residente C C B C C 1256 Podarcis muralis Residente C C B C C 1263 Lacerta viridis Residente C C B C C 1220 Emys orbicularis Residente R C B C C 1295 Vipera ammodytes Residente C C B C C 1292 Natrix tessellata Residente C C B C C 1281 Elaphe longissima Residente C C B C C

Mammiferi 1357 Martes martes Residente R C B C C 1334 Lepus timidus Residente R C B C C

0 Meles meles Residente C C B C C 1353 Canis aureus Tappa P C B C C 1324 Myotis myotis Residente R C A C C

1304 Rhinolophus ferrum-equinum Residente R C B C C

1303 Rhinolophus hipposideros Residente R C B C C 1310 Miniopterus schreibersii Residente R C B C C 1307 Myotis blythi Residente R C B C C 1358 Mustela putorius Residente R C B C C 1363 Felis silvestris Residente R C A B C

Pesci 1163 Cottus gobio Residente C D

0 Tinca tinca Residente C D 1137 Barbus plebejus Residente C D 1107 Salmo marmoradus Residente R D

0 Salmo trutta Residente C D 0 Phoxinus phoxinus Residente C D

1109 Thymallus thymallus Residente C D Uccelli

A412 Alectoris graeca saxatilis Residente nidificante certo C B B B

A072 Pernis apivorus Stagionale nidificante certo C B C B

A082 Circus cyaneus Svernante C B B B A077 Neophron percnopterus Tappa P D A075 Haliaeetus albicilla Tappa P D

A073 Milvus migrans Stagionale nidificante certo C A C B

A090 Aquila clanga Tappa P D

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A091 Aquila chrysaetos Residente C A C B A193 Sterna hirundo Tappa D

A133 Burhinus oedicnemus Stagionale nidificante probabile B B B B

A078 Gyps fulvus Residente nidificante certo B B B B

A080 Circaetus gallicus Stagionale nidificante probabile C B B B

A391 Phalacrocorax carbo sinensis Svernante A A A

A409 Tetrao tetrix tetrix Residente nidificante certo C B B B

A305 Sylvia melanocephala Tappa P D

A122 Crex crex Stagionale nidificante probabile C B B B

A215 Bubo bubo Residente nidificante certo C A B B

A224 Caprimulgus europaeus Residente nidificante certo C C B C B

A236 Dryocopus martius Residente nidificante probabile C B B B

A246 Lullula arborea Residente nidificante certo D

A255 Anthus campestris Stagionale nidificante probabile C B C C

A338 Lanius collurio Stagionale nidificante certo D

A339 Lanius minor Stagionale nidificante probabile C C C C

A379 Emberiza hortulana Tappa R D A404 Aquila heliaca Tappa P D A021 Botaurus stellaris Svernante D A103 Falco peregrinus Residente C A C B

A104 Bonasa bonasia Residente nidificante certo C B B B

CA

Classe di abbondanza: per ogni specie si riportano informazioni qualitative relative all’abbondanza della specie nel sito: C: specie comune, R: rara V: molto rara. In caso di assenza di dato relativo alla popolazione, è segnalata semplicemente la presenza nel sito (P)

PR

Popolazione relativa: dati relativi a dimensione e densità della popolazione rispetto alle popolazioni presenti nel territorio nazionale secondo la seguente codifica: A: popolazione compresa tra il 15.1% e il 100% della popolazione nazionale; B: popolazione compresa tra il 2.1% e il 15% della popolazione nazionale; C: popolazione compresa tra il 0% e il 2% della popolazione nazionale; D: popolazione non significativa.

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CN

Conservazione: grado di conservazione degli elementi dell’habitat importanti per la specie in questione e possibilità di ripristino, secondo la seguente codifica: A: conservazione eccellente; B: buona conservazione; C: conservazione media o ridotta.

IS

Isolamento: grado di isolamento della popolazione presente sul sito rispetto all’area di ripartizione naturale della specie in Italia, secondo la seguente codifica: A: popolazione (in gran parte) isolata; B: popolazione non isolata, ma ai margini dell’area di distribuzione; C: popolazione non isolata all’interno di una vasta fascia di distribuzione.

GL

Valutazione globale: valutazione globale del valore del sito per la conservazione della specie interessata, secondo la seguente codifica: A: valore eccellente; B: valore buono; C: valore significativo.

Fonte: scheda tecnica Rete Natura 2000

3.3.4 AREE TUTELATE PER VALORE NATURALISTICO L’area di interesse non ricade in aree vincolate, ed in particolare in Parchi o riserve naturali regionali o statali, ZPS o SIC facenti parte della Rete Natura 2000, biotopi, aree di rilevante interesse ambientale. Figura 3.3.7: Aree soggette a vincoli di tutela

Fonte: PTR, Regione FVG

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L’area oggetto di variante si colloca, però, in vicinanza di un ambiente di alto interesse ambientale e paesaggistico ed in particolare in prossimità del territorio perimetrato, quale IBA 2002, ai fini della protezione degli uccelli e di un sito di importanza comunitaria (SIC) Valle del medio Tagliamento – codice IT3320015, oltre che ad un’area sottoposta a vincolo idrogeologico.

3.3.4.1 Il SIC “Valle del medio Tagliamento” Nell’area dell’intervento, ai sensi del Decreto del Ministero dell’Ambiente 03.04.2000, che in ottemperanza alle Direttive 79/409/CEE “Uccelli” e 92/43/CE “Habitat” istituisce nell’ambito della Rete Natura 2000 le ZPS (Zone di Protezione Speciale) e i SIC (Siti di Importanza Comunitaria), si segnala la presenza del SIC “Valle del Tagliamento”, che comprende una superficie di circa 3570 ha; per le sue caratteristiche ecologiche, viene attribuito alla regione biogeografica alpina.

Tabella 3.3.8: localizzazione SIC IT3320015

Regione biogeografica Alpina Regione amministrativa Friuli-Venezia Giulia 100% Superficie 3580 (ha) Altitudine minima 158 (mslm) Altitudine massima 1478 (mslm) Altitudine media 450 (mslm)

Fonte: scheda tecnica Rete natura 2000 Figura 3.3.9: areale del SIC IT3320015 (in azzurro) rispetto il Comune di Trasaghis

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Fonte: Regione FVG

Figura 3.3.10: veduta del Fiume Tagliamento

Fonte: www.panoramio.com

Dalla scheda Natura 2000 si evince, in estrema sintesi, che il Colle di Osoppo è uno dei pochi lembi oligocenici del Friuli, che affiorano con sabbie fossilifere.

TRASAGHIS

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Nella sorgiva di Bars riaffiorano le acque del Tagliamento, riassorbite dal terreno a monte. Nell'area compresa tra queste due località si possono trovare ambienti profondamente diversi: quello rupestre del colle, quello steppico dei magredi e l'ambiente umido di sorgiva. Il sito presenta ambienti ben conservati, specialmente nella parte montana. Tabella 3.3.3: habitat naturali del SIC IT3320015

COPERTURA

(%) RP CS SR GL

Foreste illiriche di Fagus sylvatica (Aremonio-Fagion) 32 C B C C

Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine 15 B B C B

Formazioni erbose secche della regione submediterranea orientale 15 A B C B

Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion 5 C B C C

Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos 5 B B C B

Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Myricaria germanica 5 A A B A

Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea 3 B A C B

Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica 2 C B C B

Ghiaioni dell'Europa centrale calcarei di collina e montagna 2 C B C C

Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile 1 C A C B

Querceti di rovere illirici (Erythronio-Carpinion) 1 C C B B

Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile dell' Alysso-Sedion albi 1 D

Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli 1 D

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SR

Superficie relativa: superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale rispetto alla superficie totale coperta da questo tipo di habitat sul territorio nazionale, secondo la seguente codifica: a) percentuale compresa tra il 15.1% e il 100% della popolazione nazionale; b) percentuale compresa tra il 2.1% e il 15% della popolazione nazionale; c) percentuale compresa tra il 0% e il 2% della popolazione nazionale.

RP

Rappresentatività: percentuale di copertura dell’habitat: valore di copertura in percentuale dell’habitat calcolata sulla superficie del singolo sito: a) rappresentatività eccellente; b) buona conservazione; c) rappresentatività significativa; d) presenza non significativa.

CS

Stato di conservazione: grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di habitat in questione e possibilità di ripristino, secondo la seguente codifica: a) conservazione eccellente; b) buona conservazione; c) conservazione media o ridotta.

GL

Valutazione globale: valutazione globale del sito per la conservazione del tipo di habitat naturale, secondo la seguente codifica: a) valore eccellente; b) valore buono; c) valore significativo.

Fonte: scheda tecnica Rete natura 2000 3.3.4.2 IBA “Medio corso del Tagliamento – 048” Gli IBA (Important Bird Areas) sono dei siti individuati in tutto il mondo, secondo dei criteri ornitologici, da parte di associazioni non governative aderenti al BIRDLIFE INTERNATIONAL. Adottata nel 1979 (e recepita in Italia dalla legge 157/92), la Direttiva 79/409/EEC (denominata “Uccelli”), rappresenta uno dei due pilastri legali della conservazione della biodiversità europea. Il suo scopo è “la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli stati membri…”. La Direttiva richiede che le popolazioni di tutte le specie vengano mantenute ad un livello sufficiente dal punto di vista ecologico, scientifico e culturale. Un aspetto chiave per il raggiungimento di questo scopo è la conservazione degli habitat delle specie ornitiche. In particolare, le specie contenute nell’allegato I della Direttiva, considerate di importanza primaria, devono essere soggette a particolare regime di protezione ed i siti più importanti per queste specie vanno tutelati designando “Zone di Protezione Speciale”. La perimetrazione delle IBA si basa generalmente sull’orografia, sulla rete viaria e sulle esistenti aree protette. L’area dell’IBA 048- “Media Valle del Tagliamento si estende su una superficie di 17.938 ha, a cavallo del Fiume Tagliamento, del Canale di Gorno e del Torrente Lumiei.

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I perimetri delle IBA 206- “Valle del Torrente But” e 048- “Media Valle del Tagliamento”, sono stati tracciati specificamente in base all’esatta localizzazione di territori abituali del Re di quaglie.

Figura 3.3.11: Ubicazione IBA in Friuli Venezia Giulia

Fonte: scheda tecnica Rete natura 2000

3.3.4.3 LA RISERVA NATURALE REGIONALE DEL LAGO DI CORNINO La Riserva naturale si trova all’estremo margine sudorientale delle Prealpi Carniche, con l’ampio alveo del Fiume Tagliamento che la separa dalle Prealpi Giulie, dalle fasce collinari e dall’alta Pianura friulana. Ha una superficie di circa 490 ettari ed è inclusa nei territori dei Comuni di Forgaria nel Friuli e Trasaghis, occupando buona parte dell’alveo del Tagliamento compreso tra l’abitato di Peonis e il ponte in prossimità di Cornino, per una lunghezza complessiva di quasi 6 km. L’area è caratterizzata da un’elevata diversità ambientale e da rilevanti valori naturalistici. La morfologia e l’esposizione dei rilievi, la presenza del fiume, nonché l’importanza dal punto di vista biogeografico del settore prealpino orientale, determinano situazioni faunistiche e vegetazionali interessanti, con specie animali e vegetali presenti spesso al limite del loro areale di distribuzione. Le specie termofile, legate agli ambienti caldi, sono favorite dalle peculiari condizioni climatiche, con grande sviluppo della vegetazione xerofila (amante degli ambienti aridi) delle rocce e dei ghiaioni, oltre a quella delle golene del Tagliamento, di cui uno degli aspetti più interessanti è legato alla presenza del leccio (Quercus ilex) nelle zone rocciose.

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Figura 3.3.12: posizione di Cornino rispetto Trasaghis

Fonte: maps.google.it

Il Grifone è una specie gregaria che vive in colonie anche di grosse dimensioni, con un accentuato comportamento sociale. Si riunisce in gruppi nei posatoi, sulle carcasse e nelle aree di nidificazione. L’esplorazione avviene in volo planato e, passando da una termica (correnti ascensionali formate dal riscaldamento del’aria) all’altra, i grifoni riescono a controllare ampi territori. Le aree circostanti il lago del Cornino sono dominate dal Merlo, la Capinera, la Cinciallegra, Cinciarella, Fringuello, Usignolo, Ghiandaia, Picchio rosso, Picchio verde, Zigolo muciatto e Luì bianco. Le rupi calcaree fanno da sfondo al volo di un consistente gruppo di corvi

imperiali e cornacchie grigie fornendo altresì adeguati ripari e siti di nidificazione al Gufo reale. Grazie alla presenza del fiume e dei rilievi prealpini, l’area si trova su una importante rotta migratoria e questo porta alla comparsa di numerose specie migratrici durante il periodo primaverile ed autunnale. In tali momenti è possibile osservare oltre al Biancone, al Falco pecchiaiolo e all’Astore anche il Falco di palude, l’Albanella reale e minore, il Falco pescatore, il Falco cuculo e lo Smeriglio. Non bisogna poi dimenticare la presenza del punto di alimentazione per i grifoni che attrae specie rare a livello nazionale come il Nibbio reale, il Capovaccaio, L’Aquila di mare, l’Aquila anatraia maggiore e minore, l’ Aquila minore e l’ Aquila imperiale. Comuni risultano il Nibbio bruno (in estate), la Poiana, il Gheppio e lo Sparviere mentre tra i notturni non possiamo dimenticare l’Allocco e la Civetta. (www.lagodicornino.it). Risulta particolarmente rilevante, anche ai fini della valutazione ambientale strategica, considerare che nella Riserva, negli anni Ottanta, è stato avviato un progetto di conservazione del Grifone (Gyps fulvus) che ha portato alla creazione di una colonia nidificante e per il quale sono stati investiti negli ultimi anni alcuni milioni di euro. La colonia friulana di grifoni si riproduce regolarmente nelle pareti delle prealpi, nutrendosi anche nel carnaio appositamente allestito al centro visite della Riserva del Cornino e attraversando, quindi, la zona interessata alla realizzazione del parco eolico. La colonia è l’unica nidificante nell’arco delle Alpi e risulta essere importante perchè le popolazioni di Grifone della Croazia stanziano presso il carnaio di Cornino nei loro spostamenti verso nord.

Figura 3.3.13: Gufo reale

Fonte www.riservacornino.it

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Il grifone ha tasso riproduttivo lento e anche la morte di una piccola percentuale di individui può essere significativa sulle dinamiche della popolazione presente. Figura 3.3.14: Riserva del Lago di Cornino

Fonte: www.riservacornino.it

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3.4 PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE Le politiche per l’energia stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante; si sta evidenziando in tutti i Paesi il ruolo sempre più centrale dell’energia quale elemento strutturale per assicurare, in uno scenario di medio-lungo periodo, la crescita e la competitività della produzione industriale. E’ quindi importante considerare quali sono i bisogni e i consumi di un comune e come esso si inserisce nelle politiche energetiche. L’energia del vento, pur non costituendo ancora un’alternativa alle centrali tradizionali (carbone e petrolio), contribuisce sempre più significativamente a una progressiva diminuzione delle forme inquinanti di produzione energetica.

3.4.1 L’ENERGIA EOLICA IN ITALIA In Italia, l’eolico è in costante crescita. Nel 2007 ha prodotto 2.726 MW (EWEA 2008), e nel 2008 quasi 3.800 MW (Anev 2009). Ciò nonostante il nostro Paese resta ancora lontano dalla media dei Paesi europei più all’avanguardia in questo settore, come Germania e Spagna. Le incertezze sul fronte politico, il complesso sistema delle autorizzazioni a livello locale e l’inadeguatezza delle rete, restano il principale scoglio ad un maggior sviluppo del settore. Sono 5.148 i MW eolici installati in 297 Comuni italiani, divisi tra 198 “Piccoli Comuni” con 3,5 GW di potenza installata e 99 con più di 5.000 abitanti e una potenza di circa 1,5 GW. Come si può vedere dalla cartina dell’Italia le installazioni di impianti eolici, che per anni si sono concentrate soprattutto nell’Appennino meridionale, tra Puglia, Campania e Basilicata, e in Sicilia e Sardegna, si stanno diffondendo anche in aree del Centro-Nord. Figura 3.4.1: mappa della velocità media annua del vento a 25 m slm

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Fonte: mappa elaborata da CESI in collaborazione con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova (www.ideavento.com)

Figura 3.4.2: diffusione dell’eolico nei comuni italiani

. Fonte: Rapporto “Comuni Rinnovabili 2010”,i Legambiente.

Dai grafici è evidente la crescita costante delle installazioni che sono passate da 2.175 MW del 2006 agli oltre 5 mila registrati in questo rapporto. Il censimento è stato ottenuto incrociando i dati di Gse, ANEV, Enea con informazioni provenienti dalle aziende del settore, in particolare per gli impianti di piccola taglia. Figura 3.4.3: Andamento delle installazioni eoliche in Italia.

Fonte: Rapporto “Comuni Rinnovabili 2010”,i Legambiente.

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Sono 192 i Comuni che teoricamente si possono definire “autosufficienti” dal punto di vista elettrico, cioè che producono grazie al solo eolico più energia elettrica di quella che viene consumata dalle famiglie residenti. Questa caratteristica riguarda sia “Piccoli Comuni” che realtà più grandi come il Comune di Mazara del Vallo (TP) con oltre 50 mila abitanti, Lecce e Agrigento rispettivamente con 54.619 e 83.303 abitanti. L’utilizzo dell’energia eolica consente di evitare l’immissione nell’atmosfera delle sostanze inquinanti e dei gas serra prodotti dalle centrali convenzionali. Una centrale elettrica convenzionale consuma mediamente 360 g/kWh di carbone ed emette:

- CO2: 880 g/kWh - SOX 1,4 g/kWh - NOX: 0,7 g/kWh

La produzione attesa da un impianto eolico in Comune di Trasaghis è pari a 60700 MWh/a (pari al consumo di 15000 famiglie) e consente di risparmiare ogni anno 22 mila tonnellate di carbone ed evita l’emissione in atmosfera di:

- 53 mila tonnellate di CO2 - 85 tonnellate di SOX - 43 tonnellate di NOX

Un generatore sia ad asse verticale che orizzontale richiede una velocità minima del vento (cut-in) di 3-5 m/s ed eroga la potenza di progetto ad una velocità del vento di 12-14 m/s. Ad elevate velocità (20-25 m/s, velocità di cut-off) l'aerogeneratore viene bloccato dal sistema frenante per ragioni di sicurezza.

3.1.2 COSTI ESTERNI DELLA PRODUZIONE DI ENERGIA I costi esterni di carbone, petrolio, gas e nucleare non sono normalmente calcolati in bolletta. Sarà la comunità a pagare per il danno ambientale, l’inquinamento dell’aria, le patologie arrecate, le spese per le cure e la bonifica ambientale. Al contrario l’impatto (e i costi indiretti) dell’energia prodotta dal vento sono nulli, comparati ai danni prodotti dal nucleare o dai combustibili fossili. Questo si traduce immediatamente in un risparmio che dovrebbe essere calcolato in bolletta, per non penalizzare l’energia che ha minori costi esterni (ossia che non scarica alla collettività costi e danni). Lo studio ExternE2, finanziato dall’unione europea, ha quantificato i costi che devono sostenere la società e l’ambiente per produrre energia in funzione delle diverse fonti a disposizione e le relative tecnologie necessarie alla trasformazione. Si tratta di costi spesso non presi in considerazione, ma che definiscono la qualità di un impianto eolico rispetto ad altre fonti. L’eolico con 0.05 – 0.25 cen/kWh è tra lenti meno costose per l’ambiente. L’energia eolica non emette gas serra, non genera scarichi inquinanti o polveri sottili, non produce scorie radioattive. Il motivo è evidente: l’eolico si limita a catturare l’energia naturalmente sprigionata dal vento.

2 Il principale riferimento metodologico utilizzato per la valutazione dei costi ambientali e sociali dell’energia è il progetto europeo ExternE che, finanziato a partire dal 1991 dalla Direzione Ricerca della Commissione Europea, costituisce il corpo più autorevole e aggiornato di studi in materia di esternalità dell’energia e dei trasporti. Esso ha coinvolto più di 40 istituzioni di ricerca dei Paesi membri e ha utilizzato in modo sistematico la sinergia di competenze di diverse discipline (fisici, ingegneri, economisti, statistici, epidemiologi, ecc..), contribuendo in modo determinante a migliorare le conoscenze sugli impatti ambientali e sanitari, promovendo ricerche specifiche in settori ancora inesplorati e definendo indirizzi metodologici chiari e coerenti

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Tra le emissioni delle fonti energetiche fossili, c’e’ l’anidride carbonica (CO2) uno dei principali responsabili del riscaldamento globale del pianeta. Il settore energetico è responsabile del 40 per cento delle emissioni di CO2 a livello mondiale. Secondo gli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), se le emissioni di CO2 non diminuiranno drasticamente entro il 2020, sarà difficile controllare i processi innestati dal cambiamento climatico. Il vento, e le energie rinnovabili in generale, offrono tutte le opportunità di proteggere il pianeta senza rinunciare all’energia. L’energia eolica è anche in grado di mantenere pulita l’aria, mentre i combustibili fossili rilasciano anidride solforosa e ossido di azoto, responsabili di malattie e piogge acide. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella sola Cina, l’inquinamento atmosferico provoca la morte di 650.000 persone l’anno. L’energia eolica, inoltre, elimina il rischio di incidenti, dagli sversamenti di petrolio, alle fughe radioattive. Le pale eoliche hanno un impatto visivo, ma possono anche essere considerate come esempio di un futuro più pulito. Inoltre, se comparate alle centrali nucleari o a carbone, l’impatto visivo e paesaggistico è considerevolmente inferiore. Ovviamente le aree protette o di particolare valore paesaggistico dovrebbero escludere l’istallazione di pale eoliche (così come dovrebbero escludere ogni altro impianto). Ma anche nel caso di errata collocazione, è possibile rimuovere le pale per tornare alla condizione originaria. Infatti le pale eoliche sono strutture a kit, di facile installazione e altrettanto facile smantellamento, e di scarso impatto fisico nel suolo, diversamente da altri tipi di centrali per la produzione di energia.

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4 ANALISI SWOT Si è reso necessario utilizzare un ulteriore metodo per la valutazione di fenomeni che riguardano il territorio, le previsioni Commerciali, e le ricadute urbanistiche del Piano di settore in esame: l’analisi SWOT. I dati che vengono raccolti con l’analisi SWOT sono molto importanti per ottenere un quadro completo della situazione esistente e riuscire, quindi, a delineare politiche di intervento e scenari per uno sviluppo sostenibile del territorio. Attraverso questo tipo di analisi è possibile evidenziare i punti di forza (Strenghts) e di debolezza (Weakness) che derivano da fattori endogeni per fare emergere le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) che invece derivano dal contesto esterno. L’efficacia dell’indagine SWOT deriva dal fatto che è possibile incrociare gli elementi in grado di favorire o di danneggiare il raggiungimento degli obiettivi nel momento stesso in cui si deve prendere una decisione per raggiungere gli obiettivi prefissati di equilibrio tra pressione antropica e sistema ambientale. Lo scopo dell’analisi è, dunque, quello di riuscire a fornire le opportunità di sviluppo attraverso la valorizzazione dei punti di forza e il contenimento delle debolezze al fine di orientare strategie e sviluppo territoriale sostenibile. Tabella 4.1.1: matrice analisi SWOT.

FONTI INTERNE PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

(controllabili etrasformabili

direttamente dal piano)

(Strenghts) risorsa

(Weakness) limitazione

FONTI ESTERNE OPPORTUNITA’ MINACCE

(non controllabili in quanto di livello più alto,

ma utilizzabili)

(Opportunities) situazione favorevole

(Threats) situazione sfavorevole

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Tabella 4.1.2: analisi SWOT.

Punti di forza Punti di debolezza Rischi Opportunità

Presenza in adiacenza di area industriale PIP

Cambiamento nella visione del paesaggio da aree

limitrofe per la presenza di impianto

Non esistono linee guida nazionali, ma solo regionali per la progettazione degli

impianti eolici

Energia pulita da fonte rinnovabile

Area con viabilità esistente da riutilizzare

Area già pesantemente antropizzata

Sindrome NIMBY Certificati verdi per la

produzione di energia da fonti rinnovabili

Ambito ventoso Ambito fluviale Domanda di energia

sempre più pressante rispetto alla richiesta

Incremento dello sviluppo di energia d a fonti

energia rinnovabile dagli obiettivi del Piano

energetico regionale

Risparmio combustibile Possibili alterazioni degli habitat

Ricaduta positiva sul territorio comunale: minor

costi per l’energia

Incremento di energia prodotta da fonti di energia rinnovabile nell’ottica della

sostenibilità

Rumore e vibrazioni prodotte dalla rotazione

delle pale

Vantaggio competitivo territoriale/comunale: turismo tecnologico

fondato sulla presenza dell’eolico

Alta efficienza Altezza dell’impianto visibile dai comuni limitrofi

Riduzione delle emissioni gas serra secondo il Protocollo di Kyoto e

D.lgs 152/06

Mancate emissioni climalteranti (dirette)

Presenza della Riserva del lago di Cornino (grifoni)

Presenza di un impianto di produzione

diminuzione dei costi dell’energia

Scarsa occupazione unitaria del suolo

La Regione FVG favorisce lo sviluppo

sostenibile

Bassa manutenzione

Durata dell’impianto nel tempo

Struttura viaria ottimale per il trasporto degli

aereogeneratori (A23)

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5. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI Gli impianti eolici sono caratterizzati dall’assenza di alcune forme d’impatto ambientale tipiche delle centrali elettriche convenzionali basate sull’impiego di combustibili fossili, quali la produzione di effluenti gassosi, liquidi e solidi.

5.1 METODOLOGIA DI VALUTAZIONE La valutazione delle azioni di piano segue il disposto della lettera f) dell’Allegato 1 della Direttiva 2001/42/CE, ove si precisa che nell’ambito della valutazione ambientale di piani e programmi vanno valutati i “possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori”. I possibili impatti significativi sull’ambiente possono riguardare, in generale, la biodiversità, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’atmosfera, l’acqua, i beni materiali e il patrimonio culturale. L’analisi ambientale permette

• di valutare la portata della pressione ambientale sul territorio in oggetto, derivante dal potenziale insediamento di impianti fotovoltaici nella zona della IV Partita in Comune di Aquileia.

• di individuare gli impatti ambientali (negativi e positivi) derivanti da questo tipo di scenario e gli specifici settori di intervento di mitigazione, in parte già compresi nel progetto.

Dal punto di vista dell’analisi del territorio, sono stati esaminati gli aspetti geologici e idrogeologici, l’uso del suolo e gli aspetti naturalistici e paesaggistici, nonché i caratteri urbanistici e viabilistici. Per valutare in modo oggettivo la compatibilità ambientale delle azioni previste dal Piano sono state considerate tre tipologie di indicatori, ovvero economici, socio-cultuali e ambientali. Si è optato, in particolare, per una valutazione delle azioni di piano avendo riguardo nei confronti dei seguenti aspetti ambientali:

1. Vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi, 2. impatto sul paesaggio, 3. uso del suolo. 4. Impatto acustico, 5. Impatto elettromagnetico, 6. rischi naturali

Vengono però considerati anche altri aspetti valutati di minore rilievo rispetto ai precedenti relativamente la tipologia di impianti che si prevede caratterizzino l’area oggetto di variante. In particolare:

1. qualità dell’aria, 2. qualità delle acque, 3. produzione di rifiuti, 4. energia, 5. traffico.

Sono state quindi valutate le azioni previste al fine di realizzare un impianto eolico nell’area in oggetto, ovvero:

1. installazione strutture per la produzione di energia 2. Installazione di nuove strutture per la distribuzione dell'energia 3. produzione di energia (rinnovabile)

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4. diverso utilizzo del suolo Inoltre verranno analizzati le fasi di

- cantiere - uso

Dalla valutazione di ogni singola azione in relazione ad ogni aspetto è possibile individuare i diversi impatti ambientali che ne conseguono, riassunti di seguito in una “matrice degli impatti” Tale matrice è il risultato di una valutazione di tipo qualitativo e non quantitativo, basata sulla conoscenza del territorio e delle specifiche problematiche.

5.2 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI Gli effetti positivi di un impianto eolico sono molteplici:

- Non occupa un’area molto vasta (3-5% del terreno disponibile). - La conversione della potenza del vento in elettricità è efficiente (rendimento teorico 59%). - Non produce emissioni climalteranti. - L’industria mondiale è in crescita e c’è una considerevole potenzialità di esportazione. - I progetti sono semplici e relativamente poco costosi da mantenere. - Contribuisce al rifornimento di elettricità e può supportare la rete elettrica locale. - La tecnologia è ben affermata. - La vita di una turbina è di almeno 20/25 anni. - La capacità delle macchine varia da poche centinaia di W a molti Mw e ciò può venire

incontro alle esigenze sia delle abitazioni private che dell’uso industriale. E’ però necessario valutare anche gli impatti ambientali di un impianto eolico distinguendo fra effetti ed impatti quando si considerano le conseguenze dell’impianto eolico nel contesto in cui viene inserito. Gli effetti potranno essere diretti o indiretti; i primi sono le conseguenze immediate del progetto, quali le modifiche delle condizioni originarie del sito d’impianto, i secondi sono le conseguenze degli effetti diretti del progetto, ad esempio il manifestarsi di fenomeni erosivi che modificano il paesaggio. Potremo inoltre avere degli effetti a catena nel tempo che possono ulteriormente dividersi in:

- Effetti immediati, - Effetti a breve termine, - Effetti a lungo termine.

Alcuni degli effetti sono temporanei, come ad esempio quelli derivanti dalla fase di cantiere, mentre altri effetti sono permanenti. Altre caratteristica degli effetti è il loro grado di riducibilità, cioè la possibilità attraverso appropriate misure di mitigarne l’effetto nel tempo e nello spazio.

Si riporta di seguito una matrice riassuntiva della valutazione degli impatti, basata su valutazione di tipo qualitativo e quantitativo ove possibile. La matrice permette di valutare, come detto nel precedente paragrafo, gli aspetti ambientali coinvolti nella realizzazione dell’impianto sia nella fase di cantiere, che in quella di utilizzo.

Tale valutazione, , in particolare per gli aspetti ritenuti poco significativi o significativi negativi è basata sulle seguenti considerazioni:

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Tabella 5.1.1: Impatti ambientali conseguenti all’installazione dell’impianto eolico

AZIONI

ASPETTO installazione

strutture per la produzione di

energia

nuove strutture per la

distribuzione dell'energia

diverso utilizzo del suolo

(rispetto a quello previsto per zona di

preminente interesse agricolo E5)

produzione di energia

(rinnovabile)

creazione di ostacoli per la fauna locale

(in particolare avifauna)

creazione di ostacoli per la fauna locale

(in particolare avifauna)

creazione di ostacoli per la fauna locale

(avifauna)

Fauna creazione di ostacoli per

la fauna locale ( a terra)

creazione di ostacoli per la fauna locale

( a terra)

creazione di ostacoli per la fauna locale

( a terra)

1

Flora − −

riposo del suolo: favorita la vegetazione spontanea nelle aree

non sottoposte a manutenzione e al

passaggio dei mezzi

paesaggio

variazione dell'assetto paesaggistico

variazione dell'assetto

paesaggistico variazione dell'assetto

paesaggistico −

2 Natura e paesaggio biodive

rsità

Aree occupate dai basamenti di cemento

delle pale eoliche e conseguente

diminuizione delle aree verdi

Aree occupate dalle strutture con conseguente

diminuizione delle aree verdi

Aree agricole dedicate al pascolo;

riposo del suolo dall’utilizzo agricolo,

favorita la pedofauna

occupazione del suolo con strutture di altezza variabile (in relazione alla forza del vento)

basi di cemento

fissaggio al suolo tramite basi

cementificate

occupazione del suolo con cabina di distribuzione, cavi per la distribuzione

dell'energia 3 Suolo

livellamento del suolo livellamento del suolo

il cambio d'uso permette un periodo di

riposo del suolo

Legenda:

Impatto significativo negativo Impatto presente ma non significativo Impatto significativo positivo Impatto non presente

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4 Inquinamento acustico

inquinamento acustico previsto per tutta la

fase di esercizio dell'impianto

inquinamento acustico (cabine,

tralicci)

aumento inquinamento acustico in zone prima

dedicate ad attività agricola

5 Radiazioni non ionizzanti

presenza di campi elettromagnetici nella

fase di attività

presenza di campi elettromagnetici nella

fase di attività

aumento di campi elettromagnetici −

possibili esondazioni (area sotto il livello medio

mare)

possibili esondazioni (area sotto il livello

medio mare)

possibili esondazioni (area sotto il livello

medio mare) −

6 Rischi naturali Area a rischio sismico

elevato Area a rischio

sismico elevato Area a rischio sismico

elevato

7 Aria emissioni in atmosfera nella fase di cantiere

emissioni in atmosfera nella fase

di cantiere

riduzione delle emissioni in aria di prodotti fitosanitari

acque superficiali

− − − −

8 Acque acque sotteranee

installazione di impianti che possono interferire con il sistema delle falde

installazione di impianti che possono

interferire con il sistema delle falde

la sottrazione dell'area all'uso agricolo limiterà

la presenza di nitrati nelle acque sotteranee,

rifiuti previsti nella fase di installazione: terre da scavo, materiale di altro genere

rifiuti previsti nella fase di installazione:

terre da scavo, materiale di altro

genere

9 Rifiuti rifiuti previsti nel periodo di attività: materiale verde derivante dalla manutenzione dell'area, materiale da manutenzione degli impianti

rifiuti previsti nel periodo di attività: materiale verde derivante dalla manutenzione

dell'area, materiale da manutenzione

degli impianti

riduzione dei rifiuti derivati dall'attività

agricola

10 Energia consumo di energia elettrica nella fase di cantiere

consumo di energia elettrica nella fase di

cantiere −

Produzione di energia elettrica

da fonti rinnovabili e non da fonti

fossili

11 Traffico Viabilità necessaria alle attività di cantiere e di manutenzione

Viabilità necessaria alle attività di cantiere e di

manutenzione

diminuizione del passaggio di veicoli e

mezzi dedicati all'attività agricola e

alle attività industriali e artigianali adiacenti

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5.3 ANALISI DEGLI IMPATTI PIÙ SIGNIFICATIVI

5.3.1 EFFETTI SULLA FLORA, LA FAUNA E LA SALUTE UMANA Gli impianti eolici esercitano un significativo impatto sul paesaggio, sull’ambiente, anche per i rilevanti movimenti di terra che l’apertura delle strade ad essi connessi, le fondamenta e quant’altro necessario richiedono inevitabilmente. Inoltre è ampiamente e scientificamente dimostrato, da numerosi studi, come gli impianti eolici producano seri effetti negativi sulle biocenosi e in particolare sugli uccelli e sui chirotteri. Tali effetti consistono essenzialmente in due tipologie d’intervento:

- diretto, dovuto alla collisione degli animali con parti dell’impianto, in particolare il rotore; - indiretto, dovuto all’aumento del disturbo antropico con conseguente allontanamento e/o

scomparsa degli individui, modificazione di ambienti (aree di riproduzione e di alimentazione), frammentazione degli habitat e delle popolazioni, ecc.

Entrambi gli effetti riguardano, in generale, un ampio spettro di specie, dai piccoli passeriformi ai grandi veleggiatori (cicogne, rapaci, aironi, ecc.), ai chirotteri, agli invertebrati, ecc.. In molti casi le specie più esposte agli effetti negativi causati dagli impianti eolici, risultano già minacciate da altri fattori derivanti dalle attività dell’uomo. È evidente che la misurazione della mortalità dà valori molto approssimati per difetto. Infatti molte carcasse non vengono ritrovate in quanto possono essere spostate e divorate da altri animali quali topi, volpi o cani randagi. 5.3.1.1 Flora e vegetazione In termini di occupazione del suolo l’aerogeneratore ha un impatto trascurabile e, dunque, l’impatto sulla vegetazione e sugli ecosistemi esistenti si verifica soprattutto in fase di realizzazione del progetto, con la costruzione di strade di servizio e delle fondamenta per gli aero-generatori. Figura 5.3.1: vegetazione presente nell’area in oggetto di valutazione.

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I problemi più gravi infatti si hanno durante la fase di cantiere; si tratta di stabilire quanto siano realmente vulnerabili le specie e gli habitat presenti nell’area prescelta. Si dovrà prestare attenzione affinché il cantiere duri il minor tempo possibile, ottimizzando le fasi di sgombero una volta conclusi i lavori, ridurre al minimo gli scavi per le infrastrutture necessarie al cantiere prima e alle centraline per la distribuzione dell’energia poi. Per quanto riguarda la flora, dalla esperienze maturate in paesi con elevata diffusione dell’eolico non risulta alcun effetto misurabile particolarmente impattante. Inoltre nel contesto specifico devono essere prese in considerazione le seguenti osservazioni:

• L'impianto determina una riduzione delle superfici produttiva agricola; la destinazione d’uso dell’area rimane però la medesima, fatto che permetterà in futuro, una volta dismessi gli impianti, eventualmente di riavviare l’attività agricola precedente;

• La copertura erbacea che si consoliderà nell'arco di 20-30 anni (tempo previsto di utilizzo dei rotori) determina condizioni di arricchimento della biodiversità vegetale, precedentemente compromessa dall'utilizzo del suolo per scopi agricoli.

• L'assenza di operazioni agrarie consente la riaffermazione graduale di specie vegetali autoctone, con il naturale ripristino di catene biotiche connesse ricostituite condizioni di naturalità ricostituite.

• Il passaggio dalle coltivazioni agrarie ad una copertura erbacea stabilizzata determina l'aumento condizioni naturali influenzate anche dalla presenza di formazioni arboree e arbustive di contorno al sito.

• Vengono ridotte le aree dedicate alla coltivazioni a favore di coperture erbacee stabilizzate. • Gli habitat legati ai vicini corsi d’acqua non sono oggetto di intervento e pertanto le specie a

questi collegate, non vengono penalizzate nelle loro aree rifugio o di alimentazione. 5.3.1.2 Fauna AVIFAUNA Per quanto riguarda la fauna, sono gli uccelli stanziali e, soprattutto, migratori e i pipistrelli a poter subire effetti dovuti alla presenza delle turbine a causa del rischio di:

- modificazione dell’habitat e disturbo di natura antropica - decessi per collisione - variazione della densità di popolazione - variazione dell’altezza di volo e della direzione di volo

a) perdita di habitat e gli effetti sulla densità delle specie: è stato calcolato che gli impatti indiretti determinano una riduzione della densità di alcune specie di uccelli, nell’area circostante gli aerogeneratori, fino ad una distanza di 500 metri anche se altri autori hanno rilevato effetti di disturbo fino a 800 metri ed una riduzione degli uccelli presenti in migrazione o in svernamento. Relativamente all’Italia, Magrini (2003) ha riportato che nelle aree dove sono presenti impianti eolici, è stata osservata una diminuzione di uccelli fino al 95% per un’ampiezza di territorio fino a circa 500 metri dalle torri Inoltre il disturbo provocato dalle operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, vengono indicati da molti autori, come una delle cause principali dell’abbandono di queste aree da parte degli uccelli, in particolare per le specie che nidificano a terra o negli arbusti; questo è particolarmente rilevante sia per i rapaci che per i passeriformi. L’impatto indiretto in alcuni siti ha determinato una riduzione delle densità di alcune specie nell’area immediatamente circostante gli aerogeneratori fino ad una distanza di 100-500 m (Meek et al. 1993, Janss et al. 2001, Johnson et al. 2000) Leddy et al. (1999) segnalano chiaramente una relazione lineare tra distanza dalla pale e densità di uccelli di prateria nidificanti, con effetti almeno fino a 180 metri. Altri Autori (BirdLife 2002) segnalano che il disturbo derivante dalle pale abbia effetti sulle attività di alimentazione e sull’uso delle aree fino a 600 metri dalle pale.

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b) collisione: i risultati ottenuti dalla letteratura sono specifici per ogni sito, riconducibili quindi a situazioni ambientali e popolamenti ornitici specifici. Questo, di fatto, implica una certa difficoltà nel confrontare i diversi lavori, anche perché i protocolli utilizzati e le metodologie di indagine non sono costanti. Lo studio sull’impatto delle centrali eoliche dovrà prendere in considerazione un intervallo temporale non limitato alla fase immediatamente successiva alla realizzazione dell’impianto; inoltre la mancanza di dati pregressi potrebbe portare ad una sottostima del reale impatto che queste strutture hanno sulle popolazioni di uccelli. Il numero di uccelli trovati morti in seguito a collisioni con aereogeneratori, o linee elettriche associate, riportato nei vari lavori è da considerarsi, nella maggior parte dei casi, una sottostima in quanto la presenza di predatori naturali, i normali processi di degenerazione della materia organica, le accidentalità del territorio, contribuiscono a diminuire il successo della ricerca dei corpi. La gran parte degli studi proviene dal sito californiano di Altamont Pass, caratterizzato da un altitudine compresa tra 250 e 400 metri sul livello del mare e da formazioni vegetali riconducibili fondamentalmente a praterie, con arbusti e alberature sparse. In questo tipo di ambiente si trova una alta concentrazione di rapaci, in quanto gli spazi aperti risultano ottimali per la caccia e, in alcuni casi, anche per la nidificazione. Le cifre relative al numero di collisioni sono varie, anche se si attestano su valori piuttosto alti; in genere per un periodo di studio di circa due anni, si riportano dalle 61 alle 259 carcasse ritrovate, anche se una stima prodotta dalla BioSystems, indica in 300 i rapaci potenzialmente a rischio in un periodo di tale durata. Strickland (2000b) riporta per l’area di Buffalo Ridge (area agricola con ambienti a mosaico del SW Minnesota) un tasso di mortalità pari a 1.95 uccelli/turbine/anno e per l’area di Foot Creek Rim un tasso pari a 1.99 uccelli/turbina/anno; tassi molto alti, specialmente se confrontati con altre situazioni. Un rapporto del 2001, commissionato dalle autorità spagnole ad un esperto (Dr. Lekuona, www.iberica2000.org), evidenzia i seguenti valori di mortalità (collisione/torre/anno) riscontrati in 5 diversi impianti eolici: - Salajones (33 torri) : 35,05 collisioni/torre/anno, - Izco (75 torri): 25,72 collisioni/torre/anno, - Alaiz (75 torri): 3,56 collisioni/torre/anno, - Guerinda (145 torri): 8,47 collisioni/torre/anno, - El Perdòn (40 torri): 64,26 collisioni/torre/anno. I rapaci, le cicogne ed i passeriformi migratori risultano tra gli uccelli più colpiti. Alcuni dati riferiti invece alle centrali eoliche di Altamon Pass (stati uniti) e Tarifa (spagna) hanno evidenziato danni agli uccelli abbastanza contenuti e comunque non superiori a quelli causati da altre infrastrutture. Presso la centrale di Tarifa (Spagna) è stato eseguito un monitoraggio dei danni agli uccelli e si è rilevata una sorta di “evoluzione adattativa” degli uccelli stessi alle mutate condizioni ambientali, con una sensibile riduzione nel tempo del numero di esemplari danneggiati dalla presenza dei generatori. Negli Stati Uniti (Erikson e altri, 2001) che stima la mortalità dell’avifauna per collisione causata dagli impianti eolici pari allo 0,01-0,02% di tutte le morti per collisioni dei volatili. Il pericolo di collisioni con aereogeneratori è reale e, potenzialmente, un fattore limitante per la conservazione di popolazioni ornitiche. Gli uccelli più colpiti sembrano essere in assoluto i rapaci, anche se tutti gli uccelli di grandi dimensioni, ad esempio cicogne, aironi, e anche i grifoni, sono potenzialmente ad alto rischio; seguono poi i passeriformi e le anatre, in particolare durante il periodo di migrazione.

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Il rischio per i migratori è principalmente mentre prendono quota oppure scendono o come risultato dell’attrazione della luce, specialmente in condizione di cattiva visibilità, o quando forti venti contrari oppure la scarsa visibilità li forza a volare ad altitudini più basse L’impatto di uccelli e chirotteri sulle pale durante la fase di esercizio causa la perdita di individui e, al contrario l’aumento numerico di specie che si nutrono di carogne (volpe, corvidi ecc.) Per un nuovo impianto, si renderà necessario, svolgere indagini preliminari allo scopo di possedere dati oggettivi:

- relativamente le popolazioni animali presenti nel sito d’interesse, con particolare attenzione alla presenza di specie rare o minacciate,

- riguardo la densità delle popolazioni di uccelli e di chirotteri, - relativamente l’intensità dei flussi migratori e le rotte migratorie preferenziali.

Per quanto riguarda la presenza dei Grifoni, dovrà essere valutato se il parco eolico si troverà in un punto di passaggio utilizzato dagli uccelli per raggiungere il punto di alimentazione e le pareti rocciose; tale valutazione dovrà essere comunque eseguita anche per le altre specie presenti. CHIROTTEROFAUNA Recenti studi della University of Calgary in Canada hanno evidenziato che le pale eoliche arrecano maggiori danni ed in numero più elevato ai pipistrelli rispetto agli uccelli. Il problema risiederebbe non solo nell’impatto con i mulini ma, per metà dei casi, la morte di questi piccoli mammiferi avviene a seguito del barotrauma: i pipistrelli infatti muoiono vicino alle turbine per via della bassa pressione, non per l’impatto con le pale. I polmoni degli uccelli riescono a funzionare anche mentre attraversano la zona depressurizzata, diversamente dai pipistrelli. Un’altra ipotesi e’ che i chirotteri siano attratti dalle pale a causa della generazione di suoni, calore e campi elettromagnetici. Il diametro della turbina influisce limitatamente sulla mortalità dei pipistrelli, diversamente dall’altezza: la letteratura conferma che gli individui morti aumentano proporzionalmente

all’altezza., come si può vedere dalla figura. Sopra i 65 metri di altezza le pale entrano nei corridoi di migrazione dei pipistrelli e possono diventare seriamente un disturbo. Il momento più pericoloso e’ quando il vento soffia piano e le pale ruotano lentamente perché con venti più tesi i pipistrelli non volano.

Figura 5.3.2: Confronto della mortalità di pipistrelli e uccelli in presenza di turbine eoliche rispetto all’altezza dell’impianto.

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Tra i mammiferi terrestri presenti in Italia inseriti nella Lista Rossa dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature), ossia nell’elenco degli organismi minacciati di estinzione o prossimi a divenire tali, metà delle specie sono chirotteri. La scelta dei luoghi in cui ospitare un parco eolico deve tenere in considerazione la necessità di sopravvivenza di queste specie. IMPATTO SULLE ALTRE SPECIE Ma altre classi sono soggette a impatti, non direttamente sulle pale ma a causa di variazioni della natura delle aree. Tra esse, solo come esempio, anfibi, rettili, mammiferi e anche alcune attività umane. Durante la progettazione, la realizzazione e la fase di esercizio della centrale, infatti, hanno luogo numerose attività che modificano la situazione esistente, favorendo alcune specie e danneggiandone altre. Già durante le fase preliminari di indagini anemologiche e naturalistiche, ma soprattutto durante la preparazione del territorio per la posa in opera delle strutture, durante le fasi di cantiere e successivamente nella fase di esercizio, l’habitat subisce modificazioni sensibili che influiscono sia sulla biodiversità del territorio sia sul numero di individui appartenenti alle diverse popolazioni. 5.3.1.3 Salute umana L'aspetto sanitario comprendere tutti quei fattori fisici, chimici e biologici che possono avere influenze sulla salute umana pregiudicando il benessere fisico, ma anche psichico e sociale. I maggiori pericoli potenzialmente generabili dalla realizzazione di un impianto come quello in progetto comprendono, come produzione diretta,

- le immissioni di radiazioni - l’inquinamento acustico,

ai quali si rimanda nei paragrafi precedenti. Non vi è invece produzione e/o presenza di esalazioni tossiche, di agenti patogeni e di nessun altro effetto negativo sulla salute tranne quelli menzionati e che, nel complesso, non destano preoccupazione.

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5.3.2 NATURA E PAESAGGIO La Convenzione europea del paesaggio, tenutasi a Firenze il 20 ottobre 2000 mette un punto fermo alla denominazione di paesaggio e lo definisce come una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. Il paesaggio può, dunque, essere visto come il risultato di un insieme di elementi in relazione tra loro:

• soggettività umana, • caratteri oggettivi dell’ambiente (antropico e naturale) • I mediatori socio-culturali (legati al senso di identità riconosciuto da una società su un

determinato tipo di ambiente. Per stabilire il termine paesaggio, quindi, non è sufficiente “leggere”/descrivere un territorio, in quanto l’azione della soggettività umana determina un effetto di produzione di senso Il punto di partenza in questo caso specifico è stabilire il legame tra paesaggio e energia: tra gli obiettivi di qualità della “Convenzione del paesaggio” e gli obiettivi del “Protocollo di Kyoto” che, per limitare i cambiamenti climatici, stabilisce la riduzione delle emissioni e un aumento della produzione da fonti di energia rinnovabile e questo implica una trasformazione del paesaggio o meglio “un paesaggio di trasformazione”. Infatti il nuovo paesaggio che potrebbe venirsi a creare sarà una trasformazione determinata non solo dalle relazioni visuali (paesaggio percepito) ma anche dalle relazioni strutturali, formali e dimensionali (paesaggio oggetto). Il cosiddetto “paesaggio dell’energia” è costituito sia dalla presenza di della risorsa primaria (vento), sia dagli impianti e le infrastrutture e può diventare un’occasione di sviluppo culturale e sociale. Nell’epoca industriale il paesaggio è stato progettato e gestito come ‘picture’, scenografia, in realtà oggi è visto come un insieme di sistemi ecologici dinamici in equilibrio (o in disequilibrio, a seconda dei casi), in cui le componenti ambientali di maggiore rilievo interagiscono fra loro, ricevendo inoltre le importanti pressioni modificatorie degli interventi antropici (coltivazione, pascolo, incendi, deforestazioni, edificazione, inquinamento ecc.). La definizione, quindi, del termine “paesaggio” è molto complessa e di conseguenza anche la ricerca degli indicatori che possano rappresentarlo risulta complicata. Gli indicatori, infatti, sono strumenti che devono riuscire a rendere distinguibile un andamento che non è immediatamente visibile “fotografando” le condizioni esistenti del sistema per poi riuscire a monitorare le azioni intraprese. riproducendo in modo semplice problemi complessi, identificano ed analizzando i problemi e le tendenze. L’inserimento delle turbine nel territorio può portare la modifica di una serie di fattori ambientali; per questo si rende necessaria fin dalle prime fasi della progettazione un’attenta e corretta valutazione d’impatto ambientale. È da evidenziare che non sempre le modifiche debbano necessariamente essere viste in senso negativo tanto più che nel caso delle centrali eoliche è da anni dimostrato che esse possano portare al territorio più benefici che costi sia in termini di bilanci energetici che di crescita economico-sociale.

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Secondo le” Linee guida del ministero per i beni e le attività culturali” (MIBAC) per far diventare un progetto eolico “un nuovo paesaggio” bisogna occuparsi non solo dell’ analisi degli elementi ecologici-ambientali e antropici, ma della conoscenza dei luoghi attraverso l’analisi dell’evoluzione storica dl paesaggio e l’analisi dell’intervisibilità dell’impianto. Le “linee guida della Regione Toscana” risultano essere molto efficaci per definire gli aspetti fondamentali nella valutazione degli impatti circoscrive diverse aree di studio in funzione della dimensione dell’impianto. La metodologia per la valutazione circoscrive gli impatti sul paesaggio all’interno di aree: 1.AIVA (area di impatto visuale assoluto area circolare): definisce la massima distanza da cui l’impianto risulta visibile, la cui formula è: Ra = H t x 600 dove:

• Ra = raggio dell’area di impatto visuale assoluto • Ht = altezza della torre in metri

2.AIP (area di impatto potenziale): impatti che si manifestano in modo evidente, la cui formula è: R= (100+E)x Ht dove:

• R = raggio dell’area studio • Et = altezza della torre al rotore in metri • E = numero degli aereogeneratori

3.AIL (area di impianto): che è l’area corrispondente al sito dell’impianto stabilita in funzione alle caratteristiche tecniche degli aereogeneratori. Per riuscire a comprendere gli effetti sulla componente paesaggio dovuti alla modifica attuata attraverso la variante che destina l’ambito a produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico), può essere utile organizzare l’analisi con questo schema riferito alle aree AIP e AIL : Per quanto riguarda gli effetti possibili sul paesaggio nel Comune di Trasaghis, considerata la geomorfologia dei luoghi, e l’ipotesi che l’impianto sia costituito da massimo cinque aereogeneratori di altezza non superiore i 120 m, sono state analizzate e calcolate l’AIP area di impatto potenziale i e l’AIL area di impatto che è l’area corrispondente al sito dell’impianto: 5.3.2.1 AIVA: dal calcolo risulta che l’AIVA ha un raggio di 48 Km, quindi, a causa della geomorfologia del luogo risulta poco utile ai fini dell’analisi. 5.3.2.2 AIP: dal calcolo risulta che l’AIP ha un raggio di 8,4 Km La mappa indica i principali luoghi riconosciuti sia come qualificanti l’identità del luogo da chi ci vive e lavora, sia e dai turisti dai quali la trasformazione paesaggistica dovuta dell’intervento può essere, secondo la formula ricavata dalle “linee guida toscane”, maggiormente percepito come impattante.

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Figura 5.3.3: Mappa dello studio riconoscibilita’ /identita’ dei luoghi

Studio della visibilita’ in base alla morfologia del terreno: la simulazione evidenzia come la visibilità sia fortemente condizionata dal terreno. Nelle mappe studio vengono indicati i punti di maggior interesse paesaggistico da cui l’impianto non è individuabile a causa della morfologia del territorio e i punti da cui, invece, risulta visibile. La visibilità dell’impianto valutata da diversi punti di vista tiene conto anche della presenza di schermature vegetali che nascondono, in primavera ed estate, totalmente o parzialmente le turbine.

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Figura 5.3.4: Mappa della visibilità

Va inoltre considerato che la visibilità delle pale, oltre che dipendere dalle condizioni atmosferiche (soprattutto limpidezza dell’aria) è ovviamente legata alla distanza dell’osservatore in modo inversamente proporzionale. La figura seguente riporta un esempio relativo una turbina di 35m di altezza. Figura 5.3.5: Impatto visivo di una turbina eolica (altezza 35m)

Fonte: Typoform Gipe (1995)

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Figura 5.3.6: Mappa dei punti di vista

Figura 5.3.7 :1 vista - dal percorso verso la chiesetta di S. Michele a Braulins

L’impianto non risulterebbe visibile sia per conformazione del terreno , sia per lo schermo formato dalla vegetazione

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Figura 5.3.8 : vista 2 - da Gemona del Friuli

L’area destinata all’impianto eolico potrebbe risultare visibile dalla parte alta del comune di Gemona del Friuli Figura 5.3.9 : Vista 3 - dal forte di Osoppo L’ambito della trasformazione urbanistica risulta essere antistante al forte di Osoppo.

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L’analisi della cartografia storica, relativa al territorio compreso all’interno dell’AIP, rivela che, mentre i centri abitati sono rimasti piuttosto stabili nel tempo, il territorio naturale-agricolo ha subito delle trasformazioni notevoli nel corso degli anni. Si nota che, soprattutto, l’alveo del fiume Tagliamento è stato nei secoli ridimensionato per ridurre le aree esondabili e aumentare le aree coltivabili. Figura 5.3.9 :Mappa 1804

Si riconoscono l’abitato di Trasaghis, quello di Gemona e il forte di Osoppo, mentre il corso d’acqua Melò si snoda zigzagante sul territorio

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Figura 5.3.10 :Mappa 1885-1910

L’alveo del fiume Tagliamento è ridimensionato ed è ricavato un ambito da destinarsi all’agricoltura per il comune di Trasaghis: inizialmente viene creata una fascia di territorio con arbusti e cespugli.

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Figura 5.3.11 :Mappa del 1937

L’abitato di Trasaghis risulta ampliato, il corso d’acqua Leale è parzialmente rettificato e collegato al Melò, l’ambito agricolo si estende e viene liberato dalla acque del fiume: questa parte di territorio piuttosto ampia chiamata “las gravatas” - (ghiaie)

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Figura 5.3.12 : mappa IGM (aggiornamento 1995)

Il fiume Tagliamento subisce importanti modifiche e l’alveo viene ridotto, il canale adiacente l’ambito viene rettificato, Gemona del Friuli risulta notevolmente ingrandita. L’autostrada diventa un segno importante che taglia il territorio del comune di Trasaghis in due: la parte agricola - naturale tra il torrente/canale Leale e il fiume Tagliamento è divisa dall’abitato e viene costruita la zona industriale.

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5.3.2.3 AIL (area dell’impianto) Si tratta dell’ambito corrispondente all’area dell’impianto, dipendente dalle caratteristiche dell’impianto. Secondo le linee della “landscape ecology” il paesaggio viene analizzato come un’area territoriale eterogenea con caratteri propri derivanti dall’integrazione degli ecosistemi che lo compongono: ogni territorio, a qualunque livello di scala venga analizzato, può essere, infatti, considerato un mosaico formato da entità chiamate patches (macchie) Ecosistema antropico Le risorse fisiche sono l’insieme delle attività che l’uomo ha sviluppato sul territorio al fine di generare ricchezze e reddito, comprendono le aree urbane, le infrastrutture e gli impianti. Fino ad oggi la componente fisica è stata l’unica chiave dello sviluppo ed è quindi stata il centro della pianificazione territoriale. Con il concetto di sostenibilità la centralità del capitale fisico si esaurisce e diventa un elemento del metabolismo urbano collegato al capitale umane e ambientali

Figura 5.3.13: Mappa risorse/ECOSISTEMI fisiche/ANTROPICI

“Dopo il terremoto del 1976 il territorio di Trasaghis, che era conosciuto con determinate caratteristiche fisiche sociali economiche e culturali non esiste più, o quantomeno ha subito

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modificazioni tali da renderlo praticamente irriconoscibile” agli occhi degli abitanti”. Da centro abitato piuttosto compatto, dopo il terremoto, il comune di Trasaghis, anche per ragioni geologiche, si è frammentato allungandosi lungo la statale. La realizzazione dell’autostrada ha diviso ulteriormente il territorio, separando la parte agricola dalla zona più residenziale. L’ ambito in oggetto diventa così un’area al margine in parte destinata alla produzione industriale (edile e meccanico) e in parte pascolo per la fattoria sociale. Ecosistema ambientali Le risorse naturali sono l’insieme dei fattori improducibili o riproducibili nel lungo momento che costituiscono il territorio. L’uso delle risorse naturali è un parametro fondamentale nella valutazione del livello di sostenibilità di un progetto urbano. Figura 5.3.14: Mappa ecosistemi ambientali

Il terreno composto da ghiaie tipiche dei terreni limitrofi alle aree fluviali. L’ambito di trasformazione urbanistica in oggetto è costituito da vari tipi di vegetazione in gran parte portati dall’uomo che ha alterato la componente suolo attraverso riporti di terra e piantumazioni di diverse specie arboree anche non autoctone.

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La conoscenza del nome caratteristico del luogo (toponimo) aiuta a capire il valore e la percezione dell’ambito da parte dei fruitori. Riconoscibilità sociale del paesaggio/analisi dell’identità dei luoghi L’ambito in cui verrà insediato l’impianto è conosciuto da chi vive e lavora a Trasaghis come “las gravatas o gravates” che vuol dire più o meno “mucchio di sassi”: Terreni conquistati al fiume e inizialmente utilizzati per scopi agricoli e in seguito, diviso dall’abitato dall’autostrada e trasformato, in parte , in zona industriale (PIP), in parte lasciato a pascolo. Figura 5.3.15: l’area negli anni 30

Figura 5.3.16: l’area oggi

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5.3.3 USO DEL SUOLO Un impianto eolico costituito da più torri occupa una notevole superficie poiché le torri devono essere distanziate ad una distanza sufficiente affinché la vena fluida di aria riprenda velocità e quindi energia. L’effettiva occupazione territoriale è, però, bassa, con valori non maggiori del 3% dell’area di riferimento. Spesso l’area circostante mantiene, quindi, le funzioni precedenti all’installazione, come, ad esempio il suo utilizzo per il pascolo di animali. Area utilizzata: Le odierne turbine eoliche sono macchine di grandi dimensioni, questo è dovuto al fatto che esse debbono generare discrete quantità di energia elettrica da una fonte a bassa densità di potenza. La turbina eolica tipo è una macchina di una potenza compresa tra i 600 kW ed 1,5 MW con torri tra i 70 e i 90 metri ed un rotore di diametro compreso tra i 60 e gli 80 metri. In relazione alla morfologia pianeggiante dell’area e all’entità e caratteristiche delle opere da realizzare non si prevede alcuna alterazione dell’assetto morfologico. Il terreno effettivamente occupato dalle macchine e dai servizi annessi è pari ad una minima parte del territorio del parco eolico, essendo la restante parte richiesta solo per le esigenze di distanza fra le turbine per evitare il fenomeno dell’interferenza aereodinamica. È quindi possibile continuare a utilizzare il territorio anche per altri impieghi, come l’agricoltura e la pastorizia, senza alcuna controindicazione. L’incremento della potenza unitaria delle turbine consente di ottenere una riduzione del territorio occupato a parità di potenza installata. I basamenti: Il basamento di una torre eolica da 1 MW di potenza è di solito costituito da un manufatto di cemento armato che ha, in linea di massima, una sezione orizzontale di 5×5 m ed una profondità che varia da 20 a 30 m. In genere questo comporta l’impiego di una quantità di cemento armato che può variare da 500 a 1.000 t. Il problema della presenza di questo manufatto e della sua interazione con la matrice geologica che lo ospita e di conseguenza il suo dimensionamento potrà essere analizzato in sede di progetto. Deve inoltre essere considerata la ricaduta connessa alle infrastrutture che accompagnano l' installazione scavi, manufatti, nuovi elettrodotti, chilometri e chilometri di nuova rete stradale di servizio. Nelle fasi della progettazione, dovranno essere condotte indagini geognostiche atte a caratterizzare il locale modello geotecnico del sottosuolo, al fine di ottimizzare dal punto di vista ambientale il dimensionamento delle fondazioni.

5.3.4 INQUINAMENTO ACUSTICO L’inquinamento acustico è da imputare sostanzialmente al movimento delle pale nell’aria e, secondariamente, ai macchinari alloggiati nella navicella (moltiplicatore, generatore, macchine ausiliarie) che, almeno negli ultimi modelli di generatori che ho avuto modo di vedere, risulta molto contenuto e quindi trascurabile rispetto al primo. Le turbine producono rumore generato dai componenti elettromeccanici e soprattutto da fenomeni aerodinamici che hanno luogo con la rotazione delle pale e dipendono dalle loro caratteristiche e dalla velocità periferica.

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La rotazione delle pale di una turbina eolica crea un’alterazione del campo del flusso atmosferico locale, generando regioni di scie e di turbolenza connesse con variazioni locali della velocità e della pressione statica dell’aria. Viene così a crearsi un campo sonoro libero che si sovrappone a quello preesistente a causa del flusso atmosferico e della sua interferenza con le strutture naturali dell’ambiente, quali la vegetazione e le emergenze orografiche particolari. Il “rumore aerodinamico” è un rumore a banda larga, provocato principalmente dallo strato limite del flusso intorno al profilo alare della pala, in ragion del quale molti studi hanno dimostrato che, a distanza di poche centinaia di metri, ovvero alle distanze tipiche di confine ormai canonizzate per limitare eventuali rischi per gli abitanti delle aree circostanti, questo diviene pressoché indistinguibile dal rumore di fondo. Una caratteristica fisica fondamentale delle onde sonore consiste nel principio secondo il quale la loro energia decade in modo proporzionale al quadrato della distanza, ciò significa che all’aumentare della distanza dalla fonte del rumore la sua intensità diminuisce rapidamente in modo direttamente proporzionale al quadrato della distanza. Il rumore emesso dagli impianti eolici è di tre tipi:

- aerodinamico: dipende dall'interazione della vena fluida con le pale del rotore in movimento;

- meccanico: legato alla tecnologia adottata e ai materiali isolanti utilizzati; - rumore in fase di cantiere.

Figure 5.3.18: livello di potenza sonora e di pressione sonora in relazione alla velocità del vento

Fonte: www.energiadalvento.com

Il livello di suono è tanto più basso quanto minore è la velocità di rotazione del rotore. Infatti ad una velocità del vento di 4 m/s corrisponde un livello di suono pari a circa 7 dB(A) inferiore rispetto a quello prodotto ad 8 m/s. Confrontata con altri livelli di suono, la riduzione può raggiungere i 10 dB(A). È importante notare che, in questo contesto, il decremento di 3 dB(A) corrisponde ad un abbattimento del livello di suono pari al 50%. Una turbina che funzioni alle condizioni per cui è progettata, quindi in funzione alla potenza di targa ed esposta all’intensità del vento prevista per tale potenza, produce a una distanza di 200 m un rumore di 40-50dB, rumore assimilabile al rumore di fondo.

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Figure 5.3.19 e 5.3.20: inquinamento acustico in relazione alla distanza di una turbina eolica

Fonte: www.ingdemurtas.it

Il problema può essere ritenuto trascurabile ove si tenga conto di due elementi.

- il rumore percepito in prossimità di impianti eolici viene talvolta erroneamente attribuito ai soli generatori eolici, in realtà in zone ventose e a qualche centinaia di metri di distanza dai generatori stessi, il rumore di fondo causato dal vento è paragonabile a quello dovuto agli aerogeneratori.

- anche a breve distanza dalle macchine, nel raggio di 200 metri, il rumore che si percepisce è molto simile come intensità a quello cui si è sottoposti in situazioni ordinarie che si vivono quotidianamente quali lo stare in una vettura in movimento o in un ufficio.

In ogni caso, a una distanza di circa 4-500 metri dall’impianto gli effetti sonori dovuti alla presenza delle macchine eoliche diventa del tutto trascurabile.

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Il rumore emesso da una centrale eolica può essere mitigato prevedendo la collocazione delle turbine a una distanza tale dalle abitazioni sufficiente a ridurre il disturbo sonoro. In generale, la tecnologia attuale consente di ottenere, nei pressi di un aerogeneratore, livelli di rumore alquanto contenuti, tali da non modificare il rumore di fondo, che, a sua volta, è fortemente influenzato dal vento stesso, con il risultato di mascherare il contributo della macchina. Gli effetti sulla salute umana, quelli logicamente più studiati, fanno riferimento alle condizioni di sicurezza sul lavoro ed all’individuazione d’idonei mezzi per mitigare l’impatto e garantire la tutela da danni permanenti all’udito, quali uno stato di sordità temporanea con recupero della sensibilità dopo riposo notturno in ambiente silenzioso e uno stato di fatica con persistenza della riduzione della sensibilità e disturbi nell’udibilità della voce di conversazione per circa 10 giorni Per quanto attiene invece gli effetti sulla fauna, la presenza di fonti di emissione sonora comporta l’allontanamento permanente dall’area di disturbo di tutte le specie maggiormente sensibili con la conseguente perdita di aree di permanenza o riproduzione delle stesse. In relazione alla produzione di rumori e vibrazioni relativi alla fase di realizzazione dell’opera (fase di cantiere) ed alle successive attività di manutenzione della stessa, sarà necessario minimizzare al massimo gli impatti. Attraverso degli specifici accorgimenti, tesi a far rientrare nei limiti accettabili i livelli di rumore, mediante opportuni silenziatori. Infine da notare che il tipo di rumore prodotto da una pala tripla è più continuo rispetto un mono –bipala, in quanto vengono evitate regolari interruzioni di intensità di rumore che sono causa di maggiore disturbo.

5.3.5 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO Come in ogni macchina elettrica anche gli aero-generatori sviluppano un campo magnetico e, conseguentemente, possono provocare interferenze elettromagnetiche che, seppur certamente molto ridotte, sono ancora poco studiate. L’origine di disturbi elettromagnetici dovuti alla presenza di aereogeneratori è da ricercare nella interferenza:

- delle pale (specialmente se in materiali metallici o riflettenti o se dotate di strutture metalliche all’interno),

- dei sostegni con campi elettromagnetici supporto di telecomunicazioni (televisione, segnali di ponti radio, mezzi di aiuto alla radionavigazione, ecc.),

- delle linee elettriche necessarie al trasporto dell’energia. L’impatto elettromagnetico è limitato a zone circoscritte e riguarda essenzialmente l’interferenza con le onde radio; la produzione di energia avviene infatti a tensioni limitate a conferma del basso livello di inquinamento elettromagnetico. I risultati delle ricerche su questo tema sono in genere confortanti e mostrano che è possibile evitare le interferenze con opportuni accorgimenti soprattutto considerando il progressivo ricorso a materiali non metallici nella costruzione delle turbine.

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5.3.6 MOBILITA’ E TRAFFICO L’area in oggetto si trova adiacente all'autostrada A23, nota anche come autostrada Alpe-Adria , che collega l'Italia all'Austria tramite il confine di Tarvisio e rappresenta uno dei principali collegamenti viari fra l'Italia e il centro Europa. Il sito individuato per la variante è inoltre connesso alla zona industriale, con la conseguenza che saranno necessarie modeste modifiche alla viabilità esistente. Il sito è raggiungibile da nord-est attraverso la viabilità principale che dalla Strada Regionale n. 512 conduce alla zona industriale di Trasaghis; proseguendo lungo una strada in ghiaia di ampie dimensioni che percorre l’argine destro del Fiume Tagliamento è possibile raggiungere le esistenti strade che da sud-est permettono l’ingresso agli appezzamenti agricoli su cui si prevede l’installazione dei generatori; direttamente dalla viabilità secondaria della zona industriale è possibile l’accesso da nord agli stessi terreni agricoli. Le strade di servizio esistenti, attualmente destinate ad uso agricolo, sono sufficienti per il trasporto, l’installazione e la manutenzione dei generatori; inoltre permettono la realizzazione di linee elettriche interrate a collegare 2 o 3 cabine elettriche esistenti con i singoli aerogeneratori. Tutta la viabilità esistente si sviluppa in piano

.

6. ATTIVITA’ DI MITIGAZIONI E MONITORAGGIO In relazione a quanto fin’ora detto, il presente capitolo esamina quali sono gli interventi di mitigazione e monitoraggio che si rendono necessari al fine di limitare gli impatti sull’ambiente e di assicurare un periodico e costante controllo degli aspetti più rilevanti e/o delicati.

6.1 LE MITIGAZIONI Gli interventi di mitigazione, ovvero le misure previste per impedire , ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali impatti negativi significativi sull’ambiente conseguenti all’applicazione del piano” (D.Lgs.4/2008- allegato VI) riguardano essenzialmente gli interventi relativi al paesaggio. E’ pressoché impossibile nascondere un parco eolico, perché per funzionare al meglio deve essere esposto il più possibile al vento. Pensando ALL’ALTEZZA delle macchine di grande taglia, che superano i 100m di altezza, è evidente che la loro visibilità sarà molto forte anche a grandi distanze. Quindi la soluzione migliore risiede nella progettazione paesaggistica a monte, intesa come insieme di saperi capaci di dare forma e una nuova estetica al territorio. In questo senso la VAS diventa strumento efficace in termini di previsione e controllo. La tabella seguente riassume i possibili interventi di mitigazione relativi agli impatti precedentemente descritti. Tabella 6.1.1: Mitigazione degli impatti ambientali significativi

IMPATTO SULLA FAUNA

Per tutelare le specie presenti si dovrà:

- evitare che i lavori di realizzazione del parco eolico avvengano nei periodi di riproduzione e durante il periodo delle migrazioni;

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- evitare di disporre in un’unica e lunga fila gli aerogeneratori, configurazione maggiormente impattante rispetto ad una distribuzione in gruppi degli stessi;

- Si consiglia di utilizzare aerogeneratori privi di tiranti con bassa velocità di rotazione delle pale;

- provvedere a valutare il problema delle collisioni degli uccelli sulle pale attraverso puntuali accorgimenti (per esempio :

- segnalare adeguatamente la presenza delle turbine con particolari vernici colorate,

- creare aree cuscinetto tra un gruppo di turbine e l’altro il passaggio degli uccelli

- sospendere l’attività delle centrali durante il periodo delle migrazioni

- utilizzare dissuasori sonori (sia per l’avifauna che per i chirotteri).

- Per i Chirotteri, la misura di mitigazione non specie-specifica che potrebbe favorire la conservazione può essere individuata nell’allestimento di numerose fonti luminose poste ben al di sotto delle pale eoliche. La dieta dei Chirotteri è quasi totalmente insettivora e comprende in massima parte il consumo di Lepidotteri ad attività notturna (Falene), che come ampiamente noto in letteratura, sono attratte da fonti di luce artificiale. Questo favorirebbe il foraggiamento dei pipistrelli in queste aree, direzionandolo al di fuori delle zone di rischio.

- Per le altre specie di mammiferi presenti nell’area di intervento la misura di mitigazione applicabile è quella di evitare l’interruzione della connettività ambientale al livello del terreno, predisponendo piccole isole vegetate per il riparo e sentieri, pur di modesta larghezza, che consentono il loro spostamento.

- Per la conservazione degli anfibi e rettili, in considerazione della tipologia di opera in oggetto, si sono applicate le stesse misure viste sopra che si possono sintetizzare nel mantenimento di unità ambientali connesse al fine di limitare al massimo la frammentazione dell’habitat

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IMPATTO SULLA FLORA

Si rendono necessarie le seguenti azioni:

- minimizzare il disturbo agli habitat e alla vegetazione durante la fase di costruzione

- evitare/minimizzare i rischi di erosione causati dalla costruzione delle strade di servizio, delle fondamenta degli aerogeneratori, ecc.

- ripristinare la vegetazione dopo l’installazione dell’impianto;- compensare il danno intervenendo sulle aree limitrofe.

Una volta terminati i lavori si dovrà procedere al ripristino morfologico, alla stabilizzazione ed inerbimento delle aree che sono state oggetto di movimento terra.

IMPATTO SUL PAESAGGIO

L’impatto dell’eolico sul paesaggio è un aspetto di difficile quantificazione e valutazione. Per mitigare l’impatto sul paesaggio, in genere, è auspicabile

- vengano utilizzate turbine dello stesso tipo e della stessa taglia;

- progettare una disposizione degli aerogeneratori in armonia con il paesaggio.

- È possibile ridurre al minimo gli effetti visivi “sgradevoli” legati alla presenza delle turbine attraverso soluzioni costruttive quali l’impiego di torri tubolari a seconda del contesto e di colori neutri per favorire l’integrazione nel Paesaggio, l’adozione di configurazioni geometriche regolari.

- Il terreno effettivamente occupato dalle macchine e dai servizi annessi è pari ad una minima parte del territorio del parco eolico, essendo la restante parte richiesta solo per le esigenze di distanza fra le turbine per evitare il fenomeno dell’interferenza aerodinamica.

- È quindi possibile continuare a utilizzare il territorio anche per altri Impieghi, come l’agricoltura e la pastorizia, senza alcuna controindicazione.

- L’incremento della potenza unitaria delle turbine consente di ottenere una riduzione del territorio occupato a parità di potenza installata.

- È possibile ridurre al minimo gli effetti visivi “sgradevoli” legati alla presenza delle turbine attraverso soluzioni costruttive quali l’impiego di torri tubolari o a traliccio a seconda del contesto e di colori neutri per favorire l’integrazione nel Paesaggio, l’adozione di configurazioni geometriche regolari.

USO DEL SUOLO

La superficie interessata dalle attività di cantiere, limitrofa alla zona industriale, dovrà essere ridotta al minimo, privilegiando l’uso di strade già presenti, in modo da evitare modifiche ai tracciati ed evitare il taglio di vegetazione e, quindi, la conseguente perdita di habitat per la fauna. Nel caso in cui si rendesse necessario realizzare comunque

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nuovi tracciati di cantiere, sarà utile preferire soluzioni di facile ripristino.

Alcune ulteriori note sono da farsi a riguardo al potenziale presenza di rumore e di campi elettromagnetici (riferiti solo alla caso in cui si realizzi una nuova centralina di alta tensione della relativa rete elettrica di trasmissione): trattandosi di una zona isolata dal contesto urbano si ipotizza che tali tipologie di inquinamento si possano ritenere poco significative per la salute umana. Si considera però necessario prevedere un monitoraggio periodico.

6.2 MISURE PREVISTE PER IL MONITORAGGIO In seguito all’analisi del territorio, sono emerse le criticità ambientali più significative, dalle quali consegue la proposta di alcuni obiettivi di sostenibilità, quali, ad esempio:

1. promuovere la tutela delle specie potenzialmente disturbate dagli impianti eolici 2. valorizzare la diversità biologica con particolare attenzione ai corridoi ecologici e alle zone

limitrofe; 3. riqualificare il paesaggio delle aree più degradate;

Il monitoraggio si prevede possa però focalizzarsi su alcuni aspetti più importanti: Tabella 6.1.2: Attività di monitoraggio

TEMA AZIONI DI MONITORAGGIO DATI DA RILEVARE periodo

Responsabile del

monitoraggioStato di qualità delle specie animali (in particolare avifauna) attraverso attività di censimento

Biodiversità e paesaggio

rilevazione dell’evoluzione ecologica degli interventi di mitigazione e compensazione ambientale realizzati mediante rinaturalizzazione degli ambiti territoriali

Sviluppo e stato di salute della componente vegetazionale delle aree eventualmente interessate da interventi di mitigazione e ripristino ambientale

annuale Proponenti

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Inquinamento acustico rilevazione rumore

In attesa di un futuro Piano comunale di classificazione acustica, piano che i comuni dovranno redigere a seguito della Deliberazione della Giunta regionale che ha stabilito “i criteri e le linee guida per la predisposizione di detti piani” in ottemperanza della LR 16/2007, dovranno essere predisposte indagini sull’inquinamento acustico in accordo con gli enti preposti (ARPA)

biennale Proponenti

6.3 ALTERNATIVE La direttiva VAS afferma che nella predisposizione del Rapporto ambientale gli effetti delle azioni di Piano devono essere individuati, descritti e valutati sia in rapporto allo stato attuale dell’ambiente sia in rapporto ai possibili effetti futuri, attraverso l’individuazione di ragionevoli alternative. La predisposizione/generazione di alternative di piano risulta dunque uno degli aspetti irrinunciabili del processo di valutazione ambientale. All’interno del Rapporto Ambientale è richiesta, sia dalla Direttiva VAS che dal D.lgs 4/2008, l’indicazione delle alternative che possono essere prese in considerazione analizzando attentamente gli obiettivi e l’ambito territoriale del piano . I principi sui quali si basa la redazione del Piano derivano da impostazioni strategiche attualmente riconosciute a livello internazionale e assimilate dalla normativa nazionale e regionale. Queste impostazioni costituiscono i caratteri fondamentali delle politiche di sviluppo sostenibile della pianificazione territoriale e il loro scopo principale è quello di utilizzare gli strumenti di governo del territorio per rendere compatibili le diverse azioni umane con l’ambiente attraverso una programmazione in grado di definire in modo concreto le basi di coerenza spaziale dello sviluppo socio-economico e culturale. L’infrastrutturazione del territorio, l’introduzione di nuove potenziali sorgenti di criticità possono sembrare fattori in contrasto con lo sviluppo sostenibile: la Valutazione Ambientale Strategica che accompagna la redazione di questo piano si configura come ulteriore elemento di tutela delle risorse presenti sul territorio. Al fine di verificare quale sia il sito migliore per l’installazione di un parco eolico sono stati valutati una serie di parametri. L’Agenzia Provinciale per l’Energia di Udine ha realizzato, in collaborazione con la ditta CP Ingegneria di Gemona del Friuli, un sistema di monitoraggio ed elaborazione dati di rilevazione dell’attività eolica in prossimità dello sbocco in pianura della vallata del Tagliamento. L’intervento verifica sperimentalmente la potenzialità eolica di alcuni tra i siti considerati mediamente ventosi, per tradizione e conoscenze locali, nella fascia pedemontana centrale del Friuli. Siti che presentino anche facilità di accesso alla rete stradale ed elettrica.

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L’obiettivo è quello di realizzare una raccolta localizzata di dati anemometrici ad altezze diverse fino a 50 m (ipotetica altezza minima del mozzo di un generatore eolico di media taglia) per definire una distribuzione significativa delle velocità ad altezze dal suolo diverse. Tra i requisiti base per la scelta dei siti si è inoltre considerata la distanza da ostacoli naturali rilevanti, una distanza dalle abitazioni superiori a 500 m, l’esistenza di collegamenti stradali facilmente accessibili e di linee elettriche nelle vicinanze. Tale sistema di monitoraggio ed elaborazione è operativo dalla fine di Dicembre 2006. Per essere significativo il monitoraggio deve raccogliere almeno un anno di dati sperimentali. . Relativamente al sito oggetto della valutazione, le possibili alternative all’insediamento di un impianto eolico sono principalmente i seguenti: Alternativa 0 – mantenimento dell’esistente L’alternativa 0 implica una mancata attuazione dell’intervento, il mantenimento della situazione esistente e comporta una contraddizione nei confronti degli obiettivi di una politica energetica in linea con i protocolli internazionali. Nell’ipotesi di non prevedere alcun cambiamento nell’assetto paesaggistico dell’area si stima che le unità ecosistemiche conservino una condizione di equilibrio, ma anche che l’assetto rimanga pressoché uguale a quello attuale; l’area infatti non ha caratteristiche tali da far presupporre particolari scenari di aumento di biodiversità o naturalità. L’attuale utilizzo dei siti per finalità agricole ha determinato una riduzione della naturalità del luogo: sono assenti elementi di pregio ambientale e i rimboschimenti artificiali risultano le sole formazioni vegetali degne di considerazione. Si ipotizza,al contrario, che i suoli vengano ulteriormente sfruttati. Infatti il “non predisporre” una visione chiara e coerente con gli obiettivi di sostenibilità per la crescita del territorio porta ad una scarsa tutela delle risorse ambientali presenti. La strategia di sviluppo del Comune si inserisce, invece, nel quadro più generale di promozione di un uso sostenibile delle risorse energetiche, uno dei necessari presupposti per migliorare la qualità della vita dei cittadini e obiettivo della politica energetica della Regione FVG per contrastare, secondo i principi del Protocollo di Kyoto, i cambiamenti climatici. “In particolar modo, l’Unione Europea (UE) mira ad aumentare l’uso delle risorse rinnovabili per limitare la dipendenza dalle fonti fossili convenzionali e allo stesso tempo far fronte ai pressanti problemi di carattere ambientale che sono generati dal loro utilizzo. A conferma di ciò nella Direttiva 2001/77/CE “Promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili”, viene posto come traguardo il soddisfacimento, entro il 2010, di una quota pari al 12% del consumo interno lordo di energia e al 22% di quello dell’energia elettrica, attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili. Per ottenere questi risultati nella direttiva sono indicati degli obiettivi differenziati per ogni singolo Stato membro e l’Italia si è prefissa di raggiungere, entro il 2010, una quota pari al 22% della produzione elettrica nazionale” (APAT) La previsione di superfici da destinare agli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in ordine alle esigenze di mercato e nel rispetto della sostenibilità ambientale di queste, risulta essere una condizione nello sviluppo territoriale, sia sotto i profili economici che sociali.

Punti di forza Punti di debolezza

Situazione esistente immutata

Mancato recepimento degli obiettivi europei, nazionali e regionali in termini di promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili

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Alternativa 1 – tendenze in atto L’alternativa approfondisce le tendenze in atto e prefigura uno sviluppo dell’ambito in questione attraverso un possibile trasformazione dell’area agricola in ampliamento della zona industriale adiacente. Seguendo questa ipotesi di sviluppo del territorio comunale, lo scenario che si delinea è quello di un aumento degli impatti cumulativi sulle componenti ambientali indagate nel quadro conoscitivo. Questi effetti potranno essere significativi soprattutto per quanto riguarda il delicato e unico ecosistema del fiume Tagliamento. Pertanto, lo scenario che si verrebbe a delineare con l’alternativa 1 comporta, da un lato delle ripercussioni ambientali, dall’altro il fatto di non essere del tutto in linea con le esigenze economiche e con gli obiettivi strategici della programmazione territoriale.

Punti di forza Punti di debolezza

Sviluppo economico del territorio Aumento delle criticità per l’ecosistema del fiume Tagliamento

Alternativa 2 – attuazione della variante Lo scopo della variante è quello di permettere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili attraverso l’installazione di un impianto eolico, in linea con gli obiettivi di sostenibilità contenuti nel Protocollo di Kyoto, utilizzando tutte le possibili forme di mitigazione per evitare impatti rilevanti nei confronti della biodiversità esistente Le tecnologie dell’energia si configurano oggi come punto di riferimento per un mondo nel quale l’innovazione assume un ruolo sempre maggiore di benessere. I cambiamenti della tecnologia è il tramite attraverso il quale si possono contenere le emissioni di CO e allo stesso tempo raggiungere una maggior efficienza energetica. Negli scenari globali (ETP 2008) il potenziale contributo delle tecnologie rinnovabili è valutato intorno al 20% degli obiettivi di mitigazione : 4,4% eolico, 5,2% solare, 3,1% biomasse,4,6 biocombustibili di seconda generazione, 2,1% idroelettrico e geotermico. La produzione di energia da eolico nel 2007rappresentava una piccola parte della produzione globale, ma l’obiettivo è quello di raggiungere una quota del 12-15%. La scelta è ricaduta sull’ambito in oggetto in quanto individuato come il miglior potenziale sito per la realizzazione di un impianto eolico l’area adiacente la zona industriale –artigianale del Comune

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di Trasaghis, con densità massima degli aerogeneratori uguale a 1 ogni 12 ettari. Il sito è stato scelto in quanto:

- si tratta di una zona con caratteristiche anemologiche tali da permettere l’installazione di un parco eolico, il primo in Friuli Venezia Giulia,

- si tratta di un’area isolata dal centro abitato, - si tratta di un’area omogenea dal punto di vista paesaggistico, - si trova in una zona favorevole per lo sfruttamento del vento, - rappresenta un’area tendenzialmente degradata dal punto di vista paesaggistico e

quindi da rivalutare attraverso interventi di rinaturalizzazione e la creazione di corridoi ecologici

- copre un’ un’area sufficientemente estesa da poter progettare un impianto di una certa importanza, e al contempo gli interventi di mitigazione, pur consentendo il mantenimento delle aree agricole.

Punti di forza Punti di debolezza Contribuire, anche nel medio lungo termine, ad assicurare tutta l’energia necessaria alle famiglie e alle imprese del territorio mantenendo un livello alto di protezione ambientale

Interferenze dovute all’’impatto visivo dell’impianto e possibili ripercussioni sulla biodiversità animale

Il progetto dell’impianto eolico può diventare l’opportunità per riqualificare nel tempo un ambito considerato marginale (zona industriale) e trascurato anche da chi vive in quel territorio . Lo spazio del parco eolico può diventare, così, “paesaggio del vento” e l’oggetto aerogeneratore “espressione visibile di una risorsa invisibile”. Un ulteriore confronto tra le varie alternative possibili porta alla configurazione di una matrice che aiuta a verificare le coerenze

MATRICE COERENZE Alternativa 0 Alternativa 1 Alternativa 2

Obiettivi socio economici Nulla Media Alta

Obiettivi di sviluppo territoriale comunale Nulla Media Alta

Obiettivi di salvaguardia ambientale (riduzione delle emissioni e incremento dell’energia prodotta da rinnovabili)

Nulla Nulla Alta

Infatti si rileva che: l’alternativa 0, sotto il profilo ambientale, non comporterebbe impatti in quanto non vi sono previsioni di modifiche e pertanto il quadro ecosistemico rimarrebbe immutato, mentre l’alternativa 1 (sviluppo area industriale) avrebbe come conseguenza impatti significativi nei confronti delle principali componenti ambientali dell’ecosistema fiume Tagliamento in cambio di vantaggi economico per il territorio. La terza alternativa (ambito per impianti per fonti energetiche alternative) rispetterebbe appieno gli obiettivi di riduzione del consumi di energia e salvaguardia della qualità dell’aria e del benessere dei cittadini previsti a livello mondiale.

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Le criticità, che potrebbero insorgere dall’attuazione della variante, dovranno essere mitigate prima e monitorate poi, con la previsione di idonee azioni finalizzate alla tutela dell'ambiente. La mitigazione ambientale ed il monitoraggio dovranno, quindi, garantire gli obiettivi di sostenibilità enunciati all’interno del presente documento e costituire elemento prioritario nelle scelte delle azioni e delle misure correttive da apportare durante l’attuazione degli interventi.

7. CONCLUSIONI Una pianificazione attenta ed efficace permette da una parte di limitare la diffusione incontrollata degli impianti eolici, dall’altra di guidare lo sviluppo del territorio verso il recupero di quei paesaggi in cui sono presenti fenomeni di degrado, di usare nuove tecnologie per muovere l’economia salvaguardando gli habitat esistenti e raggiungendo gli obiettivi del protocollo di Kyoto. Seguendo le linee guida di indirizzo riguardanti le scelte strategiche per gli impianti eolici possono essere definite delle regole per la pianificazione e progettazione : 1_ LOCALIZZAZIONE Fattori tecnici:

• la presenza del vento il vento considerato utilizzabile per l’azionamento degli aerogeneratori soffia a 4,5 mt al secondo

• il sistema delle infrastrutture il sistema delle infrastrutture viarie è importante per quanto riguarda il trasporto del singolo aero-generatore che richiede viste le dimensioni una rete viabilistica adeguata

• il sistema della rete elettrica è indispensabile la disponibilità di una rete elettrica tale da permettere l’immissione dell’energia prodotta Fattori ambientali

• Può essere utile, in questo caso, seguire l’esempio della Francia e della Danimarca: le aree protette non devono essere escluse a priori, ma considerate in funzione del loro valore locale ed è necessario, attraverso un’analisi approfondita, trovare l’iterazione tra ambiti da tutelare e il progetto, per esempio rivolgendo studi specifici alla definizione delle rotte migratorie/di spostamento dell’avifauna.

Fattori paesistici • Il paesaggio non corrisponde solo ai vincoli imposti dalle normative, ma da una complessità

di lettura (paesaggio oggetto, percepito, prodotto e vissuto) quindi è necessario approfondire lo stretto legame che si instaura tra aero-generatori e luogo.

2_ QUANTIFICAZIONE Precisare in termini di quantità la rete elettrica esistente, la rete viaria, la dimensione dell’area, visibilità dell’impianto e frequentazione del paesaggio per capire la capacità di carico del sistema e evitare di mettere a rischio l’uso delle risorse e l’equilibrio del territorio. 3_RELAZIONE Mettere a sistema il progetto eolico con le altre strategie di trasformazione del territorio cercando di creare un legame più ampio tra componenti interne ed esterne del sistema. In esito alle valutazioni affrontate all’interno del presente rapporto, si conclude che la Valutazione Ambientale Strategica intesa quale processo finalizzato a valutare gli effetti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione di un piano o di un programma, costituisce il primo step di valutazione per la compatibilità delle azioni proposte.

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Il Rapporto Ambientale si configura come documento su cui orientare la fattibilità operativa di una determinata destinazione, che nel caso in esame, è stata oggetto di valutazioni preliminari sia a livello procedurale (screening di VIA) sia a livello operativo mediante indagini mirate sul territorio. Il ruolo della VAS non si configura come una validazione preventiva di un determinato progetto, compito che spetta alla Valutazione d’Impatto Ambientale, ma valuta attraverso un approccio strategico, le condizioni per uno sviluppo sostenibile delle scelte sul territorio. In tal caso, le consultazioni delle autorità con competenze ambientali e del pubblico interessato agli effetti contribuiranno a circoscrivere l’effettiva sostenibilità della nuova previsione, implementando, ove ritenuto necessario, o discostandosi, ove ritenuto non ambientalmente sostenibile. Sulla base di quanto espresso, si ritiene che lo sviluppo prefigurato per l’area in esame e la progettazione e la funzionalità delle opere debba innanzitutto partire dagli obiettivi e dagli esiti del piano di monitoraggio proposto, inoltre, sarà compito della procedura di Valutazione di Impatto ambientale stabilire quale sia l’entità delle opere, quali sia in termini dimensionali l’intervento più idoneo, quale il “limite” da non superare per mantenere lo scenario sostenibile soprattutto che, l’esigenza di traguardare verso politiche di risparmio energetico non porti a scenario con costi territoriali anche per le generazioni future.

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b. bibliografia Rapporto “COMUNI RINNOVABILI 2010”, Legambiente. Coiante, DIECI ANNI DI EOLICO IN ITALIA: 1996-2006 , , 2006 Autori vari, TRASAGHIS, STORIE E MEMORIE, Comune di Trasaghis, 1997 Peterson, Mountfort e Hollom, GUIDA AGLI CCELLI D’ITALIA, Franco Muzzio Editore,1988 Campedelli e Tellini Florenzano, INDAGINE BIBLIOGRAFICA SULL’IMPATTO DEI PARCHI EOLICI SULL’AVIFAUNA, Centro Ornitologico Toscano, 2002 Battistella, TRASFORMARE IL PAESAGGIO – ENERGIA EOLICA E NUOVA ESTETICA DEL TERRITORIO, Edizioni Ambiente, 2009

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European Commission, EXTERNAL COST – http://www.externe.info/externpr.pdf, 2003, Turri Eugenio, ILPAESAGGIO COME TEATRO e IL PAESAGGIO COME SILENZIO Marsilio Venezia 2004 c. cartografia Carta della Vulnerabilità intrinseca delle falde contenute nelle aree di pianura della provincia di Udine Cartografia storica e fotografie storiche dall’archivio del sig. Decio Tomat e Pieri Stefanutti d. filmografia LA FAUNA DEL MEDIO TAGLIAMENTO, , Comune di Trasaghis, Comune di Forgaria nel Friuli, Riserva Naturale del lago di Cornino, 2009 Si ringrazia per i consigli bibliografici il Prof. Arch. M.Mamoli – IUAV

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