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Terzo Pilastro di Basilea 2 - Banca Popolare di Vicenza · Terzo Pilastro di Basilea 2 Informativa al Pubblico del Gruppo BPVi Situazione al 31 dicembre 2012 . Terzo Pilastro di Basilea

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Terzo Pilastro di Basilea 2

Informativa al Pubblico

del Gruppo BPVi

Situazione al 31 dicembre 2012

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Terzo Pilastro di Basilea 2

Informativa al Pubblico del Gruppo BPVi

Situazione al 31 dicembre 2012

Società Cooperativa per azioni Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi Capogruppo del Gruppo Bancario Banca Popolare di Vicenza Sede legale: Vicenza – Via Btg. Framarin, 18 Codice fiscale, Partita Iva e n. di iscrizione al Registro delle Imprese di Vicenza 00204010243 Iscritta al R.E.A. di Vicenza al n. 1858 Iscritta al n. 1515 dell’Albo delle Banche e dei Gruppi Bancari Iscritta al n. A159632 dell’Albo Società Cooperative (sez. cooperative diverse) Capitale sociale al 31.12.2012 € 296.922.952,50 interamente versato Codice ABI 5728.1

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Sommario

Introduzione ........................................................................................................................................... - 2 -

TAVOLA 1 – Requisito informativo generale .......................................................................................... - 3 -

TAVOLA 2 – Ambito di applicazione ..................................................................................................... - 61 -

TAVOLA 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza ....................................................................... - 65 -

TAVOLA 4 – Adeguatezza patrimoniale ............................................................................................... - 69 -

TAVOLA 5 – Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche ............................. - 75 -

TAVOLA 6 – Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB ........ - 85 -

TAVOLA 8 – Tecniche di attenuazione del rischio ................................................................................ - 89 -

TAVOLA 9 – Rischio di controparte ...................................................................................................... - 93 -

TAVOLA 10 – Operazioni di cartolarizzazione ...................................................................................... - 99 -

TAVOLA 12 – Rischio operativo .......................................................................................................... - 108 -

TAVOLA 13 – Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario ....................................................................................................................................... - 109 -

TAVOLA 14 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario .............. - 114 -

TAVOLA 15 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione .................................................... - 119 -

Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari ................... - 134 -

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 2 -

Introduzione

Con decorrenza 1° gennaio 2008 sono entrate in vigore le “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale

per le Banche” (Circolare n°263 della Banca d’Italia del 27 dicembre 2006 e successivi aggiornamenti)

che recepiscono gli ordinamenti in materia di Convergenza internazionale della misurazione del capitale

e dei coefficienti patrimoniali. In tale ambito la normativa del Terzo Pilastro, di cui alle disposizioni del

Titolo IV Capitolo 1 della suddetta Circolare, al fine di rafforzare la disciplina di mercato e incoraggiare

l’efficienza dei mercati, individua dei requisiti di trasparenza introducendo obblighi di pubblicazione di

informazioni riguardanti l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali

dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione e alla gestione di tali rischi.

Il presente documento fornisce una completa informazione circa il Patrimonio di Vigilanza del Gruppo

Banca Popolare di Vicenza, i rischi cui esso è soggetto e la loro gestione così come disciplinato dalla

normativa del Terzo Pilastro.

La presente Informativa è redatta conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca

d’Italia n° 263 della Banca d’Italia del 27 dicembre 2006 (e successivi aggiornamenti) e si articola in 13

tavole contenenti informazioni di natura qualitativa e quantitativa, così come stabilito dall’Allegato A del

Titolo IV, Sezione II della Circolare n° 263 della Banca d’Italia del 27 dicembre 2006 (e successivi

aggiornamenti). In conformità con quanto previsto dal Titolo IV, Capitolo 1, Sezione II, della citata

Circolare, non sono state pubblicate le tavole 7 e 11 in quanto non applicabili al Gruppo.

Le informazioni quantitative sono rappresentate in migliaia di euro.

Rispetto alla scorsa Informativa al Pubblico relativa alla situazione al 31 dicembre 2011, il presente

prospetto è stato adeguato in modo tale da recepire le principali novità introdotte con il 9°

aggiornamento della Circolare n° 263/2006 e successivi aggiornamenti (Titolo V, Capitoli 4 e 5) in tema

di “Partecipazioni detenibili dalle banche e dai gruppi bancari” e “Attività di rischio e conflitti di interesse

nei confronti di soggetti collegati”. A tal proposito, la tassonomia e l’argomentazione dei rischi cui è

soggetto il Gruppo Banca Popolare di Vicenza, vengono integrate, nella Tavola 1 del presente

documento, con l’individuazione dei rischi sottostanti gli investimenti in partecipazioni e le esposizioni

verso soggetti collegati.

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza assicura la completezza, la correttezza e la veridicità delle

informazioni.

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza pubblica l’Informativa al Pubblico, redatta su base consolidata,

attraverso il sito internet www.gruppopopolarevicenza.it. Il documento è pubblicato con cadenza

annuale entro i termini previsti per la pubblicazione del bilancio.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 3 -

TAVOLA 1 – Requisito informativo generale

Informativa Qualitativa

Obiettivi e politiche di gestione del rischio

Propensione al rischio

Un adeguato presidio dei rischi è una delle linee guida strategiche delineate dal Gruppo Banca Popolare

di Vicenza al fine di migliorare i livelli di redditività e di efficienza dell’attività caratteristica nell’ambito

della propria strategia di consolidamento della crescita tenuto conto della propensione al rischio del

Gruppo stesso (risk appetite).

Il risk appetite è definito dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, nell’ambito del processo di

pianificazione strategica (Piano Industriale) e operativa (Budgeting), e si sostanzia nell’esplicitazione dei

target in termini di patrimonializzazione e dei limiti operativi o di massima esposizione sulle diverse

tipologie di rischio.

Il risk-appetite viene definito prendendo in considerazione le strategie esplicitate dal Consiglio di

Amministrazione della Capogruppo nelle Linee Guida del Piano Industriale e del budget annuale, la risk-

capacity (ovvero il livello del capitale complessivo o delle risorse finanziarie disponibili) e il capitale

interno complessivo nel rispetto dei vincoli regolamentari e del posizionamento del Gruppo nei mercati

di riferimento.

In avvio del processo di pianificazione strategica e budgeting, la propensione al rischio (risk-appetite) del

Gruppo viene definita in termini di livello target del Core Tier 1 Ratio. Si evidenzia a tal proposito che il

Gruppo BPVi non dispone attualmente, né ha pianificato l’emissione, di strumenti ibridi di

patrimonializzazione e per tale motivo il Core Tier 1 e il Tier 1 coincidono. Il livello di

patrimonializzazione rappresenta uno dei principali elementi di valutazione dei diversi stakeholders

(portatori di interesse nei confronti dell’azienda) per giudicare la solvibilità e la stabilità del Gruppo

Bancario e costituisce la base sulla quale è misurata la redditività del capitale investito.

La propensione al rischio del Gruppo BPVi viene inoltre definita fissando limiti di massima esposizione e

operativi con riferimento ai seguenti rischi:

- rischio di credito e rischio di concentrazione;

- rischio di mercato;

- rischio di tasso sul banking book;

- rischio di liquidità;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 4 -

- rischi connessi all’assunzione di Partecipazioni;

- attività di rischio e conflitti d’interesse nei confronti di Soggetti Collegati.

Si precisa che, rispetto alla precedente Informativa al Pubblico relativa alla situazione al 31 dicembre

2011, nel corso del 2012 è stata introdotta la declinazione della propensione al rischio (risk appetite)

nell’operatività in investimenti in partecipazioni detenibili e in attività di rischio verso Soggetti Collegati

a seguito delle politiche interne adottate dal Gruppo in ottemperanza alle disposizioni di vigilanza

introdotte con il 9° aggiornamento della Circolare n° 263/2006 e successivi aggiornamenti (Titolo V,

Capitoli 4 e 5) in tema di “Partecipazioni detenibili dalle banche e dai gruppi bancari” e “Attività di

rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati”.

Successivamente alla definizione della propensione al rischio, viene stabilito il livello target di

remunerazione del capitale tenuto conto anche delle prassi diffuse nell’industria.

Il nuovo Piano Industriale 2012-2014/16 e l’avvio dei cantieri previsti dal Masterplan

Con la fine del 2011 si era concluso il periodo di riferimento del Piano Industriale 2008-2011, che, in un

contesto macroeconomico e di settore non favorevole, aveva definito una strategia di prudente

consolidamento, finalizzata al miglioramento di redditività ed efficienza dell’attività caratteristica e alla

creazione dei presupposti patrimoniali, economico, finanziari e organizzativi per avviare una nuova fase

di sviluppo. Nell’arco di tempo di validità del Piano sono stati realizzati numerosi interventi di rilancio

della strategia commerciale e di ottimizzazione dell’assetto societario. Si richiama a tal fine, tra gli altri, il

completamento del Progetto di Ristrutturazione di Gruppo, ultima e più importante fase del processo di

consolidamento delineato nel Piano Industriale, che ha comportato l’incorporazione di Cariprato e

Banca Nuova nella Capogruppo e lo scorporo di quest’ultima in una nuova realtà più snella e focalizzata

sull’attività commerciale nel Sud Italia.

Stante la sostanziale conclusione delle azioni previste nel Piano Industriale 2008-2011 e considerando le

rilevanti sfide poste dal difficile e incerto contesto macroeconomico e di settore nei prossimi anni, il 20

marzo 2012 il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato il nuovo Piano Industriale

2012-2014/16 che prevede, in un contesto che si manterrà difficile e incerto, un progressivo

miglioramento degli indicatori di redditività ed efficienza con conseguenti benefici in termini di

posizionamento competitivo del Gruppo nell’ambito del Sistema bancario nazionale.

Le principali aree di intervento, che rappresentano anche le linee guida sottostanti gli obiettivi del

budget 2013, sono rappresentate, in sintesi, dal rafforzamento della posizione di liquidità, per limitare la

dipendenza dalla provvista interbancaria e dalla raccolta cosiddetta “wholesale”, dal mantenimento

della solidità patrimoniale, per mettere il Gruppo anche al riparo da ulteriori potenziali “strette”

regolamentari, e dalla creazione di valore per il Gruppo, i Soci e la clientela, continuando nell’azione di

crescita e sostegno dei territori. Tra le iniziative prioritarie il nuovo Piano Industriale prevede anche la

definizione di un piano di razionalizzazione e sviluppo delle filiali e la valutazione di eventuali

opportunità di acquisizione e investimento secondo criteri chiari e coerenti con il modo di “fare banca”

del Gruppo BPVi, tenuto conto del contesto macroeconomico e di settore, nonché della salvaguardia del

profilo di liquidità e della solidità patrimoniale.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 5 -

Con specifico riferimento alla propensione al rischio, considerato il contesto macroeconomico e

operativo e coerentemente con le indicazioni dell’Autorità di Vigilanza, è stato definito un livello minimo

del Tier 1 pari all’8%, con l’obiettivo di superare il 9%. Tale obiettivo è stato recentemente confermato

dal Consiglio di Amministrazione che ha fissato come limite minimo per la patrimonializzazione un

obiettivo di Core Tier 1 dell’8%. Si ricorda a tal proposito, come già precedentemente evidenziato, che il

Gruppo BPVi non dispone attualmente, né ha pianificato l’emissione, di strumenti ibridi di

patrimonializzazione e per tale motivo il Core Tier 1 e il Tier 1 coincidono.

A seguito dell’approvazione del nuovo Piano Industriale, nel mese di giugno 2012 è stata definita e

avviata una specifica progettualità, il cosiddetto Masterplan, allo scopo di indirizzare le attività

realizzative relative alle azioni ivi previste e assicurare il raggiungimento degli obiettivi indicati. Il

programma realizzativo è stato organizzato in 7 specifici “Cantieri”:

- Cantiere Rete Commerciale;

- Cantiere Capital Management;

- Cantiere Risk Management;

- Cantiere Liquidità;

- Cantiere Qualità del Credito;

- Cantiere Revisione Assetti Organizzativi / Piano Sportelli;

- Cantiere Partecipazioni

Si segnala, per la sua rilevanza all’interno della presente informativa, che il Cantiere Risk Management è

a sua volta suddiviso in due “macro-progetti”:

a. “Progetto Adeguamento Basilea 3”, volto a consentire un allineamento del Gruppo ai futuri

standard regolamentati in materia di normativa prudenziale (c.d. Basilea 3) con specifico

riferimento alle tematiche riguardanti l’adeguatezza patrimoniale e il rischio di liquidità;

b. “Progetto A-IRB: Passaggio ai metodi avanzati sul rischio di credito”, di cui si fornisce, di seguito,

specifico dettaglio.

Progetto A-IRB: Passaggio ai metodi avanzati sul rischio di credito

Nell’ultimo trimestre del 2012 è stata avviata a livello di Gruppo un’iniziativa progettuale volta a

realizzare il passaggio ai metodi avanzati sul rischio di credito, denominata Progetto A-IRB (Advanced

Internal Rating Based). Si ricorda, infatti, che attualmente il Gruppo BPVi adotta il metodo

standardizzato per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di credito nell’ambito del quale è

prevista la suddivisione delle esposizioni in diverse classi (”portafogli”), a seconda della natura della

controparte ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto o delle modalità di svolgimento di

quest’ultimo, con l’applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificati (così

come previsti dalle "Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche" circolare 263/2006 e

successivi aggiornamenti).

L’adozione del metodo basato sui rating interni costituisce una delle principali novità della disciplina di

Basilea 2 e trae origine dalla volontà delle Autorità di far evolvere il sistema bancario nella misurazione e

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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gestione del rischio di credito e risponde all’esigenza di affiancare ai rating esterni, riconosciuti nel

metodo standardizzato, misure di rischio elaborate dalle banche stesse e “certificate” dall’Organo di

Vigilanza.

I modelli basati sui rating interni, come noto già in uso nel Gruppo BPVi ai soli fini gestionali, presentano

indubbi vantaggi sia qualitativi sia quantitativi rispetto all’utilizzo di rating esterni, in quanto sono il

risultato sintetico dell’analisi di un’ampia gamma di informazioni riferibili alla clientela propria degli

intermediari stessi e, inoltre, consentono una valutazione dell’affidabilità creditizia anche a soggetti

tipicamente sprovvisti di rating esterno, quali ad esempio le imprese di media-piccola dimensione.

L’adozione di metodi avanzati determina altresì, sotto il profilo della gestione aziendale, numerosi altri

benefici. Tra questi si segnala il rafforzamento e la maggiore integrazione dei processi e i presidi

aziendali attinenti la gestione, il monitoraggio e l’erogazione del credito e dei processi di pianificazione

strategica e operativa, nonché, il miglioramento nell’approccio commerciale attraverso politiche di

pricing calibrate sulle misure di rischio della clientela “validate”.

Il progetto A-IRB, data la sua rilevanza strategica, coinvolgerà il Gruppo BPVi e il consorzio Sec Servizi,

con il supporto di specializzate società di consulenza, e avrà una durata stimata in 24-36 mesi, periodo

comprensivo anche della necessaria convalida da parte dell’Organo di Vigilanza.

Operazioni di razionalizzazione dell’assetto di Gruppo

Come peraltro previsto dal citato Piano Industriale 2012-2014/16, nel corso del 2012 è proseguita

l’attività di razionalizzazione dell’assetto di Gruppo; in particolare, tra le iniziative di rilevanza strategica

realizzate, si segnala la conclusione del Progetto “Farma”, volto a creare un’unica realtà di nicchia a

livello italiano rivolta ai servizi finanziari dedicati al settore farmaceutico, che ha visto la fusione di Banca

di Credito dei Farmacisti in Farbanca e la cessione da parte della Capogruppo della partecipazione in

Farmanuova. Tale progetto riconosce, quindi, a Farbanca il ruolo di banca di riferimento del Gruppo BPVi

nel comparto delle farmacie sull’intero territorio nazionale da sviluppare attraverso un’offerta prodotti

completa da offrire ai clienti farmacie e farmacisti sia direttamente da Farbanca sia con il supporto delle

altre Banche/Società del Gruppo.

Si aggiunge, inoltre, che il 2012 è stato caratterizzato da importanti novità per il Gruppo BPVi nel

comparto del risparmio gestito: nel mese di marzo 2012 è avvenuta la scissione di BPVi Fondi SGR S.p.A.,

società appartenente al Gruppo BPVi attiva nella gestione dei patrimoni di terzi, partecipata in maniera

paritetica al 50% da parte di BPVi e Cattolica Assicurazioni, compiuta con riferimento al ramo d’azienda

della Sgr operante con il Gruppo Cattolica, a favore di Cattolica Immobiliare S.p.A. (che a seguito

dell’operazione ha modificato la propria denominazione in Cattolica Gestione Investimenti S.p.A.).

Successivamente, nel mese di luglio 2012, BPVI Fondi Sgr ha sottoscritto con Arca Sgr il contratto

definitivo di cessione di due rami d’azienda, aventi a oggetto le attività di gestione collettiva del

risparmio e i portafogli istituzionali, propedeutica alla successiva fusione della stessa BPVi Fondi nella

Capogruppo. Quest’ultima operazione si è inserita, tra l’altro, nell’ambito delle linee guida strategiche

delineate nel Piano Industriale 2012-2014/16, che prevedono una razionalizzazione delle “fabbriche

prodotto” e in una più generale strategia di rilancio e revisione della governance di Arca SGR,

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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nell’ambito della quale BPVi ha incrementato la propria quota di partecipazione dal precedente 10,92%

all’attuale 19,99%, allineandola alle quote detenute dalle altre 3 banche popolari di riferimento.

Sistema dei Controlli Interni del Gruppo BPVi

Un efficace processo di gestione dei rischi è basato su un solido Sistema dei Controlli Interni sviluppato

coerentemente con quanto previsto dalla Circolare della Banca d’Italia n° 229/1999. Il Sistema dei

Controlli Interni del Gruppo BPVi è costituito dall’insieme delle regole, delle procedure e delle strutture

organizzative che mirano ad assicurare il rispetto delle strategie aziendali e il conseguimento

dell’efficacia ed efficienza dei processi aziendali, la salvaguardia del valore delle attività e la protezione

dalle perdite, l’affidabilità e integrità delle informazioni contabili e gestionali, la conformità delle

operazioni con la legge, la normativa di vigilanza, le disposizioni interne dell’intermediario. Il Sistema dei

Controlli Interni si articola su tre livelli:

- controlli di linea (primo livello): diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Essi

sono effettuati dalle stesse strutture produttive (ad esempio, i controlli di tipo gerarchico) o

incorporati nelle procedure e nei sistemi informatici, ovvero eseguiti nell'ambito dell'attività di

back office;

- controlli di secondo livello: questi controlli sono affidati a strutture diverse da quelle produttive

e hanno l'obiettivo di:

- concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione del rischio, verificare il

rispetto dei limiti assegnati alle varie Funzioni operative e controllare la coerenza

dell'operatività delle singole aree produttive con gli obiettivi di rischio rendimento

assegnati. Tale attività è affidata alla Funzione Risk Management;

- concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione/valutazione del rischio di

conformità e individuare idonee procedure per la prevenzione dei rischi rilevati e

richiederne l’adozione. Tale attività è demandata alla Funzione Compliance;

- verificare nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l’obiettivo di

prevenzione e contrasto della violazione delle norme in materia di riciclaggio e

finanziamento del terrorismo. Tale attività è assegnata alla Funzione Antiriciclaggio;

- attestare/dichiarare l’informativa contabile societaria secondo quanto previsto dalla

legge. Tale attività è svolta dal Dirigente Preposto.

- attività di revisione interna (terzo livello): volta a individuare andamenti anomali, violazioni delle

procedure e della regolamentazione, nonché a valutare la funzionalità del complessivo sistema

dei controlli interni. Essa è condotta nel continuo, in via periodica o per eccezioni, da strutture

diverse e indipendenti da quelle produttive, anche attraverso verifiche in loco (come disposto

dalle Istruzioni di Vigilanza Tit. IV, Cap. 11 Sez. II). Tale attività è svolta dalla Funzione di Internal

Audit.

Funzione Risk Management

Con specifico riferimento all’attività condotta dalla Funzione Risk Management, essa è volta ad

assicurare alla Capogruppo e al Gruppo l’attività di misurazione e controllo dei rischi (di credito e di

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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concentrazione, di mercato, di tasso del banking book, di liquidità, operativo, sottostanti le

partecipazioni detenibili e di esposizione verso soggetti collegati) supportando le Funzioni preposte alla

gestione del business aziendale. Tale missione implica:

- la definizione e lo sviluppo di modelli e strumenti di misurazione e controllo dei rischi a livello di

Gruppo, nonché la verifica sistematica e continuativa dell’adeguatezza dei modelli e degli

strumenti di risk management utilizzati, presidiando l’evoluzione normativa degli indirizzi

regolamentari aventi impatto sulle attività di risk management, anche con riferimento alle

tematiche inerenti l’applicazione della normativa di vigilanza prudenziale;

- la verifica della coerenza dei profili di rischio delle Banche e Società del Gruppo rispetto alla

propensione al rischio e ai limiti stabiliti dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo.

A partire dai primi mesi del 2013, la Funzione Risk Management ha inoltre istituito al suo interno l’Unità

di Convalida, che ha il compito di valutare l’accuratezza delle stime di tutte le componenti rilevanti di

rischio e di esprimere un giudizio in merito al regolare funzionamento, alla capacità predittiva e alla

performance complessiva dei sistemi interni di misurazione dei rischi, compreso quello AIRB per il

rischio di credito.

In particolare, con riferimento al rischio di credito e al rischio di concentrazione, la Funzione di Risk

Management sviluppa i modelli di rating e definisce le metodologie per la stima delle rettifiche di valore

forfetarie sulla base delle componenti di rischio nonché, più in generale, svolge attività di supporto per

la definizione dei metodi di valutazione dei crediti ai fini contabili, con l’esclusione della componente

“analitica”. Viene, inoltre, effettuata un’attività di monitoraggio dell’evoluzione del profilo di rischiosità

del portafoglio crediti a livello consolidato e per ciascuna Banca del Gruppo che si sostanzia, tra l’altro,

nella predisposizione di specifiche relazioni portate all’attenzione, rispettivamente, dei vertici aziendali

delle Banche del Gruppo e dei rispettivi Consigli di Amministrazione. Infine, nell’ambito della definizione

della propensione al rischio espressa dal Consiglio di Amministrazione, la Funzione di Risk Management

definisce, di concerto con la Divisione Crediti, le soglie di attenzione e i limiti operativi per quanto

attiene il livello di rischio del portafoglio impieghi in bonis, il livello di concentrazione single name e geo-

settoriale, nonché identifica i cosiddetti “settori critici”, per i quali vengono applicate specifiche politiche

creditizie.

Relativamente ai rischi di mercato, le principali attività della funzione di Risk Management si

sostanziano nella proposta, di concerto con la Divisione Finanza, di un sistema di limiti di VaR, stop-loss

e operativi, garantendo coerenza con la propensione al rischio espressa dal Consiglio di Amministrazione

ed effettuando il monitoraggio giornaliero del rispetto dei suddetti limiti, la validazione e

documentazione delle fonti e dei processi di raccolta dei dati di mercato, la determinazione e

validazione delle metodologie e dei criteri di pricing degli strumenti finanziari utilizzati dalle diverse

entità del Gruppo anche con finalità di natura contabile.

Con riferimento al rischio di tasso e al rischio di liquidità la Funzione di Risk Management provvede allo

sviluppo di modelli e strumenti di Asset & Liability Management (ALM), alla definizione, congiuntamente

con la Divisione Finanza, dei limiti operativi e delle soglie di early warning coerenti con la propensione al

rischio espressa dal Consiglio di Amministrazione, alla produzione della reportistica indirizzata agli

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Organi e all’Alta Direzione, alla conduzione dei test di efficacia con riferimento alle poste dell’attivo e del

passivo in regime di hedge accounting. La Funzione di Risk Management è inoltre responsabile, con il

supporto della Divisione Finanza, della predisposizione e aggiornamento del Contingency Funding Plan.

Per quanto riguarda i rischi operativi, la Funzione ha definito un framework per la loro gestione che si

basa, da un lato, sulla valutazione dei presidi organizzativi di 1° e 2° livello, attraverso un self–risk

assessment, e sulla costruzione della cosiddetta Mappa dei Rischi e, dall’altro, sulle modalità di raccolta

dei dati delle cosiddette perdite operative (loss data collection) a livello di Gruppo.

Infine, con riferimento ai rischi sottostanti le partecipazioni detenibili e alle attività di Rischio verso

Soggetti Collegati, la Funzione di Risk Management, in linea con quanto previsto dalle policy di rischio

definite nel corso del 2012, ha definito, nell’ambito della definizione dell’appetito per il rischio (risk

appetite) per l’esercizio 2013, specifici limiti in termini di massima esposizione, che saranno oggetto di

monitoraggio.

Funzione Compliance

La Funzione Compliance, istituita presso la Capogruppo, svolge a livello di Gruppo un’attività di controllo

di secondo livello. Il ruolo della Funzione Compliance è quello di prevenire e gestire il rischio di non

conformità alle norme, ossia il “rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite

finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conseguenza di violazioni di norme imperative o di

autoregolamentazione“, in modo da preservare il buon nome della Banca e del Gruppo e la fiducia del

pubblico nella sua correttezza operativa e gestionale. A tale scopo, la Funzione identifica, valuta e

gestisce il rischio di violazioni normative e assicura che le procedure interne siano coerenti con

l’obiettivo di prevenire la violazione delle norme di eteroregolamentazione (leggi e regolamenti) e

autoregolamentazione (regolamenti interni) applicabili al Gruppo.

Relativamente al modello organizzativo della Funzione Compliance, nel corso dell’anno è stato avviato e

concluso il Progetto denominato “Accountability del rischio di non conformità a livello di Gruppo”. Tale

Progetto aveva tre principali obiettivi:

- sviluppare una mappa unitaria di Gruppo dei macro temi normativi esterni impattanti sulle

diverse società che hanno accentrato le attività di compliance alla Funzione di Gruppo

(denominata “Rule Map”);

- identificare eventuali ambiti normativi non coperti da precise responsabilità e/o da altri presidi

di primo o secondo livello (con conseguente evidenziazione di un “rischio organizzativo di non

conformità residuo”);

- identificare gli ambiti normativi su cui risulta importante un rafforzamento del coinvolgimento

della Funzione Compliance.

Sono stati raggiunti tutti gli obiettivi. Infatti, sono stati individuati nr. 4 macro ambiti normativi

(Operations, Antiriciclaggio/Antiterrorismo, Finacial Markets & Investments, Governance &

Administration) suddivisi in nr. 54 normative specifiche.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Inoltre, per ogni Ambito Normativo non rientrante nell’attuale perimetro di compliance è stato

individuato il “profilo di rischio residuo organizzativo” che ha consentito di determinare le azioni da

intraprendere in ottica di rafforzamento e/o accompagnamento dei presidi organizzativi, definendo

diverse profondità di coinvolgimento da parte della Funzione.

Il modello organizzativo di Gruppo della Funzione Compliance non ha subito cambiamenti ma,

coerentemente con le risultanze del Progetto “Accountability del rischio di non conformità a livello di

Gruppo”, nell’ultima parte dell’anno è stata avviata la sua revisione.

Peraltro, la nomina di Referenti unici per le due Funzioni – avvenuta nella prima parte dell’anno -

individuati secondo un criterio di “prossimità territoriale” e maggiormente dedicati all’espletamento

delle funzioni a essi attribuite, ha permesso di dare maggiore efficienza ed efficacia al Modello stesso.

La Funzione Compliance nel corso del 2012 ha svolto le attività di propria competenza, come previsto

dal Compliance Plan 2012, sia attraverso valutazioni preventive e monitoraggi nel continuo sia mediante

verifiche dedicate.

Le attività di monitoraggio nel continuo hanno consentito un potenziamento dei presidi e stanno

portando a un graduale miglioramento dell’efficacia predittiva degli indicatori di anomalia a disposizione

della Funzione Compliance per svolgere le proprie verifiche e per pianificare i propri interventi. Tali

monitoraggi riguardano, in particolare, i flussi dei dati provenienti dalle verifiche svolte dalla Direzione

Internal Audit sul Gruppo, le estrazioni specifiche in Area Mifid riguardanti i questionari, gli ordini e i

movimenti titoli, la valutazione dell’adeguatezza ed efficacia per la gestione dei conflitti di interesse; i

tassi e le condizioni praticate per la verifica del rispetto della normativa antiusura e i dati sui reclami

pervenuti dalla clientela a livello di Gruppo.

Relativamente, invece, alle verifiche svolte (ex-post, follow up e approfondimenti) sono stati attuati

complessivamente n. 57 interventi nei 4 macro ambiti normativi precedentemente indicati.

Nel corso dell’anno sempre maggiore attenzione è stata dedicata anche alle novità normative e ai

relativi adeguamenti organizzativi. Sono state poi valutate, a livello di Gruppo, le iniziative di modifica di

prodotti e processi e le proposte di nuovi prodotti (attraverso il rilascio di “Pareri di Product Approval”).

Sono state anche valutate le bozze di delibere del Consiglio di Amministrazione che inerivano alle

materie in cui assume rilievo il rischio di non conformità e le Direttive Commerciali in via di emanazione.

Relativamente a queste attività di consulenza ex ante sono stati rilasciati nel corso dell’anno

complessivamente n. 187 interventi (suddivisi in n. 17 “Advice/Alert Normativi” e n. 170 “Pareri”) su

svariate normative.

Funzione Antiriciclaggio

Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, in linea con le Disposizioni emanate da Banca d’Italia,

ha istituito la Funzione Antiriciclaggio di Gruppo, come nuova funzione di controllo di secondo livello.

Tale Funzione verifica nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l’obiettivo di

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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prevenzione e contrasto della violazione delle norme in materia di riciclaggio e finanziamento del

terrorismo.

La missione della Funzione Antiriciclaggio di Gruppo, infatti, è di prevenire e contrastare la realizzazione

di operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo per tutte le Società del Gruppo, nonché di

valutare le segnalazioni di operazioni sospette pervenute e di trasmettere all’UIF le segnalazioni ritenute

fondate.

L’operatività della Funzione Antiriciclaggio è stata riorganizzata, come previsto nel Piano 2012 della

Funzione stessa, al fine di contemperare le due esigenze di:

- attuare gli adempimenti tradizionalmente svolti dalla Struttura di Antiriciclaggio (analisi e invio

segnalazioni sospette; controlli a distanza sull’esatta osservanza, da parte dei soggetti della Rete

commerciale, delle disposizioni in materia di antiriciclaggio, comunicazioni al Ministero

dell’Economia e delle Finanze delle comunicazioni di violazioni delle norme sull’uso di contante

e titoli al portatore e riscontro alle richieste delle Autorità);

- fornire un supporto consultivo alle Funzioni organizzative a seguito dell’emanazione di nuove

norme aventi impatto sul Gruppo e svolgere verifiche ex post sull’idoneità del Sistema dei

Controlli Interni e sulle procedure adottate e formulazione di proposte di modifiche

organizzative e procedurali necessarie al fine di assicurare un adeguato presidio dei rischi di

riciclaggio e finanziamento del terrorismo.

Dirigente Preposto

Per quanto riguarda il Dirigente Preposto, il processo di revisione della normativa e dei modelli di

corporate governance già avviato per le società quotate con la Legge 28 dicembre 2005, n. 262 recante

“Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari”, a modifica del Testo Unico

della Finanza – T.U.F. (D.Lgs. 58/98), è stato esteso alle società emittenti valori mobiliari ammessi alla

negoziazione in un mercato regolamentato dal Decreto Legislativo 6 Novembre 2007, n. 195, di

attuazione della direttiva 2004/109/CE sull’armonizzazione degli obblighi di trasparenza (cosiddetta

Direttiva Transparency). In particolare, la suddetta disciplina [art. 154 bis del TUF] istituisce la figura del

“Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari” e prevede in capo al Consiglio di

Amministrazione (ovvero degli organi amministrativi delegati) e allo stesso Dirigente Preposto specifiche

responsabilità, funzionali a garantire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione

patrimoniale, economica e finanziaria dell’emittente e dell’insieme delle imprese incluse nel

consolidamento.

In tale contesto Banca Popolare di Vicenza, che nell’ambito di programmi di emissioni obbligazionarie

sull’euromercato (cosiddetti EMTN acronimo di European Medium Term Notes) ha emesso obbligazioni

quotate presso la borsa del Lussemburgo scegliendo l’Italia come Stato membro d’origine, ha maturato

l’obbligo di istituire la Funzione di “Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari”,

cui è stato dato seguito nel giugno 2008 con la modifica dell’art. 39 dello Statuto sociale (che istituisce la

Funzione del Dirigente Preposto stabilendone i requisiti di professionalità e le modalità di nomina), la

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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designazione del Dirigente Preposto e la successiva approvazione del “Modello di Governo e Controllo

dei processi amministrativo contabili del Gruppo BPVi”.

Il “Modello di Governo e Controllo dei processi amministrativo contabili del Gruppo BPVi”, che

costituisce parte integrante del Sistema dei Controlli Interni della Banca Popolare di Vicenza, è

finalizzato a garantire l’attendibilità, l’accuratezza, l’affidabilità e la tempestività dell’informazione

finanziaria. La definizione del “Modello di Governo e Controllo dei processi amministrativo contabili del

Gruppo BPVi” è stata guidata:

- dall’individuazione preliminare di un modello di confronto riconosciuto e diffuso;

- dal confronto con prassi di riferimento definite o richiamate da organismi istituzionali;

- dal confronto con best practices nazionali e internazionali adottate da realtà comparabili con il

Gruppo BPVi.

Per la definizione del Modello del Dirigente Preposto è stato preso come riferimento il COSO Report –

“Internal Control Integrated Framework”, sviluppato dal “Committee of sponsoring Organization of the

Treadway Commission”, composto dalle più importanti associazioni professionali americane di

contabilità e di audit. Esso costituisce una metodologia di analisi e valutazione del Sistema dei Controlli

Interni riconosciuta a livello internazionale e proposta anche dall’ANDAF (Associazione Nazionale dei

Direttori Amministrativi e Finanziari) nello specifico documento di consultazione (position paper) e

dall’ABI nella Circolare n. 13 del 27 aprile 2007.

Sulla base del Modello definito, l’operatività del Dirigente Preposto si sviluppa secondo un ciclo di

attività sequenziali (cosiddetto “DP cycle”), finalizzate a:

- pervenire a un disegno completo dei processi amministrativo contabili;

- valutare l’adeguatezza e funzionalità dei relativi controlli;

- attestare/dichiarare l’informativa contabile societaria prevista dalla Legge con la consapevolezza

derivante dall’esistenza/adeguatezza dei processi e dall’effettiva esecuzione dei controlli

contabili.

L’insieme delle attività operative che costituisce il “DP cycle” è raggruppabile per sequenzialità, natura e

finalità nelle fasi di seguito riportate:

- Fase 1 - Valutazione dei controlli aziendali (Entity Level Control) del Modello amministrativo

contabile;

- Fase 2 - Definizione del perimetro e programmazione dell’attività;

- Fase 3 – Formalizzazione/aggiornamento dei processi amministrativo contabili;

- Fase 4 – Valutazione dei rischi e del disegno dei controlli contabili, nonché monitoraggio piano

azioni correttive (Risk & Control Assessment);

- Fase 5 - Test dei controlli (Test of Control);

- Fase 6 - Valutazione dei controlli di processo e predisposizione della dichiarazione/ attestazione.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Le fasi menzionate del ciclo delle attività rientrano nella responsabilità del Dirigente Preposto che

tuttavia si avvale, sotto la sua diretta supervisione e coordinamento, dell’ausilio di altre funzioni

aziendali al fine di efficientare il processo, minimizzando al contempo le risorse da impiegare

nell’attività.

Nell’ambito del Gruppo Banca Popolare di Vicenza più Unità/Funzioni aziendali concorrono

all’alimentazione del sistema amministrativo contabile e al controllo dei dati contabili che,

successivamente, vengono raccolti ed elaborati ai fini della predisposizione e diffusione dei documenti

contabili societari (in primis, bilancio d’esercizio e consolidato). Inoltre, diversi Organi aziendali

concorrono alla definizione degli indirizzi strategico, gestionali e organizzativi che possono assumere

rilevanza nell’ambito dell’informativa di carattere economico-finanziario-patrimoniale. Ogni

Organo/Funzione/Unità, pertanto, è chiamato ad assicurare che le informazioni fornite siano corrette e

rispondenti alle effettive transazioni realizzate attraverso l’implementazione di adeguati controlli. In

considerazione del contributo che i diversi Organi sopra menzionati devono fornire per assicurare la

correttezza dell’informativa finanziaria, il Dirigente Preposto ha instaurato un sistematico e proficuo

rapporto con i medesimi attraverso diverse tipologie di reporting quali quello strategico, gestionale,

organizzativo, funzionale e di controllo. Il Dirigente Preposto prevede i seguenti tre momenti di

reporting istituzionale, al fine di fornire ragionevole certezza circa l’adeguatezza e l’effettiva

applicazione delle procedure amministrativo contabili e la corrispondenza dei documenti alle risultanze

dei libri e delle scritture contabili:

- report di pianificazione con il quale il Dirigente Preposto sottopone al Comitato per il Controllo e

al Consiglio di Amministrazione il perimetro delle attività definito secondo la metodologia di

scoping adottata, con l’evidenza dei conti e dei processi sensibili ai rischi di informativa

finanziaria;

- report ordinario con il quale il Dirigente Preposto, almeno semestralmente, fornisce al Comitato

per il Controllo e al Consiglio di Amministrazione un report contenente le attività svolte in

accordo con la pianificazione presentata e i principali risultati;

- report consuntivo con il quale il Dirigente Preposto, almeno annualmente, informa il Comitato

per il Controllo e il Consiglio di Amministrazione circa le attività svolte per l’esercizio di bilancio,

le risorse utilizzate, le criticità accertate e lo stato degli interventi di miglioramento proposti.

Le attività svolte dal Dirigente Preposto nel corso dell’esercizio 2012 sono in linea con quanto previsto

dal proprio programma di lavoro e in particolare è stato pianificato ed eseguito un ciclo completo di

attività previste dal Modello (DP Cycle) per i seguenti processi aziendali: Credito della Capogruppo e

della controllata Banca Nuova, Finanza della Capogruppo e BPV Finance, Bilancio Consolidato del

Gruppo, Gestione degli Immobili di Gruppo, Gestione amministrativa del personale di Gruppo, Gestione

del Modello Contabile, Contabilità, Segnalazioni di Vigilanza, Bilancio Individuale. É stato concluso un

ulteriore progetto di estensione del perimetro del Dirigente Preposto volto a pervenire a un disegno

completo del processo legato agli adempimenti fiscali e a valutarne l’adeguatezza e funzionalità dei

relativi controlli.

A seguito dell’implementazione di un apposito applicativo “web based”, è stato possibile ottenere anche

per il 2012 la sub-attestazione interna da parte dei “Control Owner” sull’effettivo svolgimento dei

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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controlli amministrativo contabili. Inoltre nel corso dell’anno sono stati attivati degli opportuni flussi di

certificazione dei risultati dei processi valutativi con le relative strutture competenti.

L’analisi dei processi sopra menzionati ha evidenziato un’esposizione a livello di Gruppo ai rischi

amministrativo contabili compatibile con i requisiti di correttezza richiesti per l’informazione finanziaria.

I risultati raggiunti forniscono al vertice aziendale e al Dirigente Preposto la ragionevole certezza che i

suddetti processi dai quali sono generati dati contabili risultano presidiati adeguatamente e i relativi

controlli risultano efficacemente attuati e hanno consentito al Dirigente Preposto di giungere

all’attestazione dell’informativa contabile individuale e consolidata del bilancio 2012.

Funzione Internal Audit

Con riferimento al modello organizzativo di internal auditing, in ottica di Gruppo e conformemente a

quanto stabilito dalle vigenti disposizioni, la Direzione Internal Audit della Capogruppo verifica la

regolarità dell’operatività, l’andamento dei rischi, e la funzionalità del complessivo Sistema dei Controlli

Interni delle Società del Gruppo, concorrendo altresì alla verifica della rispondenza degli standard delle

Società appartenenti al Gruppo rispetto agli indirizzi della Capogruppo.

In considerazione dell’adozione da parte del Gruppo BPVi di un “modello di internal audit accentrato”, in

coerenza con gli accordi di servizio stipulati, la Capogruppo gestisce direttamente le attività di revisione

interna per le Banche e Società Controllate, valutando la funzionalità, l’efficacia e la coerenza dei relativi

Sistemi di Controllo Interni. A tal fine è prevista la nomina di Responsabili della Revisione Interna

Delegati presso le Banche e Società vigilate dalla Banca d’Italia, dipendenti gerarchicamente dal

Responsabile della Direzione Internal Audit e funzionalmente dagli Organismi di governo e controllo

delle Società medesime.

La Funzione di Internal Auditing è svolta a fronte di un “Mandato” (Audit Charter) che, in coerenza con le

vigenti disposizioni normative e con gli standard per l’esercizio della professione, definisce finalità,

autorità e responsabilità della Direzione Internal Audit del Gruppo Banca Popolare di Vicenza.

La Direzione Internal Audit è una funzione indipendente avente un riporto funzionale verso il Consiglio

di Amministrazione, per il tramite dei Comitati per il Controllo, verso il Collegio Sindacale e verso gli

Organismi di Vigilanza ex D.lgs. 231/01 delle Banche e Società per conto delle quali è svolta l’attività di

revisione interna. La nomina del Responsabile della Direzione Internal Audit è deliberata dal Consiglio di

Amministrazione con parere favorevole del Collegio Sindacale.

La Direzione Internal Audit svolge le proprie attività sulla base di un Piano Annuale di Audit dalla stessa

redatto, condiviso dal Comitato per il Controllo e approvato dal Consiglio di Amministrazione della

Capogruppo, sentito il parere del Collegio Sindacale.

Per le Banche e Società del Gruppo, il Piano di Audit è condiviso con i rispettivi Comitati per il Controllo e

Alte Direzioni ed è sottoposto, a cura dei Responsabili della Revisione Interna Delegati, ai competenti

Consigli di Amministrazione, sentito il parere del rispettivo Collegio Sindacale.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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L’efficace perseguimento degli obiettivi della Funzione di Internal Audit è favorito da una formalizzata

separazione, all’interno della Direzione, dell’espletamento delle attività esclusivamente ispettive dalle

attività di valutazione dei processi aziendali, monitoraggio dei rischi e giudizio sulla funzionalità del

S.C.I..

La Direzione Internal Audit si fonda infatti su:

- una Struttura Ispettiva con il compito di verificare, in loco o a distanza, la conformità

comportamentale rispetto alla normativa, alle procedure interne e agli standard aziendali ed

esprimere valutazioni di merito rispetto a determinate fattispecie;

- una Struttura di Auditing, focalizzata sull’attività “core” della revisione interna, che consiste

nell’effettuazione di verifiche dirette a valutare la funzionalità dei processi aziendali (regole,

procedure e strutture organizzative) e l’operatività delle Strutture Centrali, nonché nella

prestazione di attività consulenziale a favore dei Vertici e dell’Organizzazione aziendale

finalizzata a migliorare i processi di controllo, gestione dei rischi e corporate governance. In tale

ambito l’Auditing svolge azioni di individuazione dei presidi, di valutazione sull’adeguatezza degli

stessi e, infine, di coerenza dei comportamenti rispetto al disegno normativo/procedurale: per

questo ultimo genere di riscontro, l’Auditing si basa anche sulle risultanze dei controlli della

Struttura Ispettiva. L’azione di auditing è focalizzata su processi (verificati trasversalmente) o su

singole Strutture di Direzione Generale.

La Funzione di Internal Auditing indica alle strutture competenti l’esito delle proprie verifiche e i

provvedimenti da porre in essere per il superamento delle criticità rilevate. Successivamente, verifica

l’avvenuta adozione delle iniziative da assumere (audit tracking) ed eventualmente effettua una

ulteriore verifica (follow-up).

Le carenze e le successive attività volte al superamento delle stesse costituiscono altresì oggetto di

reporting, secondo l’entità dei rilievi e le relative necessità di intervento, agli Organi con funzione di

supervisione strategica, gestione e controllo.

La metodologia di auditing in uso alla Direzione Internal Audit della Banca Popolare di Vicenza è fondata

sull’utilizzo di un approccio per rischi e processi che consente una rilevazione qualitativa della rischiosità

e la formulazione di un successivo giudizio di adeguatezza del Sistema dei Controlli Interni.

Per quanto attiene alle attività svolte dalla Direzione Internal Audit nel corso del 2012 si rappresenta

come, a livello di Gruppo:

- siano stati “chiusi positivamente” 353 rilievi e 212 raccomandazioni frutto delle attività di audit

sui processi aziendali;

- siano state condotte, relativamente alle Banche, 191 verifiche ispettive sulle filiali, 6 verifiche

ispettive su punti private, 31 verifiche su promotori finanziari, e 39 verifiche a distanza;

- siano state concluse 63 verifiche di audit su Banche e Società Controllate.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Nel 2012 nell’ambito della Direzione Internal Audit è stata sviluppata e conclusa una specifica attività

progettuale, supportata dalla società di consulenza Deloitte, volta a potenziare gli strumenti di

monitoraggio e valutazione dei rischi legati al D. Lgs 231/2001.

In particolare il progetto, muovendo dalla mappatura dei rischi reato ex D. Lgs. 231/01 sui processi

aziendali, ha avuto come obiettivi:

- il perfezionamento della pianificazione delle attività di controllo dei rischi 231, secondo un

approccio integrato alla metodologia di internal audit;

- l’evoluzione del monitoraggio dei rischi 231 secondo logiche di processo, finalizzate a

individuare più in dettaglio i rischi insiti nelle attività aziendali;

- la qualificazione dei rischi 231 a cui l’azienda è esposta tramite l’applicazione della metodologia

del rischio residuo;

- il miglioramento del reporting agli Organismi di Vigilanza sui rischi 231 insiti nei processi

aziendali.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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RISCHIO DI CREDITO

Il Rischio di Credito è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio di incorrere in perdite dovute al

peggioramento inatteso del merito creditizio di un cliente affidato anche a seguito di situazioni di

inadempienza contrattuale. Il rischio di credito è anche connesso al rischio di incorrere in perdite, a

seguito della prestazione di servizi di consulenza in materia di finanza straordinaria e di acquisizione di

partecipazioni non classificate nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, dovute a inadempienza

della controparte.

Tra i rischi di credito viene generalmente incluso anche il “Rischio Paese” e cioè il rischio che i debitori di

un Paese, siano essi soggetti pubblici o privati, risentano della situazione politica, economica e

finanziaria del paese stesso e, pertanto, possano non adempiere alle obbligazioni per fatti indipendenti

dalla loro volontà (rischi politici, economici, valutari ecc.), ma relativi allo stato in cui risiedono.

Strategie, processi e organizzazione della gestione del rischio

L’attività creditizia del Gruppo Banca Popolare di Vicenza è, da sempre, rivolta a supportare sia le

esigenze di finanziamento delle famiglie, sia lo sviluppo e il consolidamento delle imprese, in particolare

di quelle piccole e medie che rappresentano la realtà economica tipica dei territori di insediamento delle

banche del Gruppo.

In linea con gli esercizi precedenti, le politiche del credito adottate dalle diverse realtà del Gruppo sono

improntate a rispondere alle domande di privati e imprese ponendo particolare attenzione al

problematico andamento della congiuntura economica, al rischio di credito e a un’adeguata copertura a

livello di garanzie.

Con riferimento alla clientela “privati” l’attività di sviluppo si è concentrata sul comparto a medio lungo

termine, attraverso l’erogazione e/o la rinegoziazione di mutui casa ipotecari e sui prestiti personali, per

mezzo di finanziamenti erogati direttamente dalle banche o da società dedicate.

Per la clientela “piccole imprese”, invece, l’attività di sviluppo si è focalizzata principalmente sul

comparto degli impieghi a breve termine, caratterizzati da un elevato frazionamento del rischio e

utilizzando, ove possibile, forme tecniche supportate da garanzie consortili. Per le imprese medie e

grandi si è sostenuto l’incremento dei finanziamenti a medio termine, privilegiando quelli supportati da

garanzie reali. In ogni caso, particolare attenzione è stata posta nella selezione dei settori economici di

appartenenza dei prenditori, in modo da favorire quelli ritenuti meno rischiosi. A questo proposito si

sottolinea la crescente importanza che l’analisi settoriale riveste nel processo di gestione del rischio di

credito, esplicandosi tramite la rielaborazione di dati interni ed esterni forniti da società nazionali

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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specializzate, in modo da massimizzare il loro significato alla luce delle caratteristiche dei diversi Istituti

e dei territori in cui essi sono radicati.

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha aderito alle iniziative promosse in sede ABI e con l’accordo delle

associazioni imprenditoriali e dei consumatori e del Ministero dell’Economia e della Finanza. Tali

iniziative sono finalizzate a supportare imprese e famiglie in situazione di temporanea difficoltà causata

dalla crisi congiunturale.

Per quanto riguarda le imprese, l’accordo, denominato “Avviso comune” prevede la sospensione del

pagamento della quota capitale del mutuo (ipotecario o chirografario) per 12 mesi, nonché

l’allungamento fino a un massimo di 270 giorni delle anticipazioni bancarie sui crediti. Tale accordo, la

cui scadenza originaria era il 30 giugno 2010, è stato prorogato una prima volta fino al 31 gennaio 2011

e una seconda fino al 31 luglio 2011.

In occasione della seconda proroga (16 febbraio 2011) è stato siglato un ulteriore accordo tra ABI, MEF e

associazioni imprenditoriali, che prevede, entro certi limiti, l’allungamento (fino a un massimo di 2 anni

per i chirografari e di 3 per gli ipotecari) - con rimodulazione delle condizioni ai tassi di mercato - della

durata dei finanziamenti che abbiano fruito della sospensione ai sensi dell’Avviso Comune.

Il 28 febbraio 2012 l’accordo è stato rinnovato e la scadenza protratta al 31 dicembre 2012. Prima della

scadenza, al 21 dicembre l’accordo è stato ulteriormente allungato al 31 marzo 2013.

Si segnala anche che nell'ambito dello stesso accordo, le Parti avevano sottoscritto, lo scorso maggio

2012, due distinti Plafond per favorire lo smobilizzo dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della

Pubblica Amministrazione (Plafond Crediti PA) e il finanziamento dei progetti imprenditoriali di

investimento (Plafond Progetti Investimenti Italia). Tuttavia, il quadro normativo necessario all'avvio

delle due iniziative e' stato completato in prossimità della scadenza del 31 dicembre 2012, rendendo, di

fatto, le iniziative inapplicabili per banche e imprese. Per questo motivo, il termine di validità dei due

Plafond é prorogato al 31 dicembre 2013.

Con riferimento ai privati, l’accordo prevede, per le famiglie in situazione di temporanea difficoltà, la

sospensione completa del pagamento della rata per un periodo minimo di 12 mesi fino a un massimo di

18 mesi. L’accordo è stato siglato a fine 2009, con scadenza 31 dicembre 2010; il 26 gennaio del 2011,

l’accordo è stato prorogato una prima volta al 30 giugno del 2011, una seconda (19 luglio 2011) al 31

gennaio del 2012, una terza (31 gennaio 2012) al 30 giugno 2012, una quarta (30 luglio 2012) al 31

dicembre 2012 e infine un quinta (30 gennaio 2013) al 31 marzo 2013.

Si evidenzia, inoltre, che il Gruppo BPVi ha dato un‘interpretazione estensiva degli accordi, estendendola

anche a clientela che non possiede tutti i requisiti previsti dall’accordo.

Si precisa, infine, che il Gruppo non opera in derivati su crediti.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Processo del Credito

Il processo del credito risulta così strutturato:

- Concessione del credito che si articola in: istruttoria, valutazione, delibera, perfezionamento di

fidi ed eventuali garanzie;

- Gestione del credito che si articola in: utilizzi, monitoraggio, revisione affidamenti, gestione dei

crediti anomali;

- Gestione sofferenze e recupero del credito.

Secondo il Regolamento in materia di Gestione del Credito, recepito nelle norme generali dal Manuale

del Credito di ciascun istituto del Gruppo, la valutazione del rischio deve essere improntata alla

prudenza.

Nella fase istruttoria del credito, va acquisita a cura del proponente tutta la documentazione necessaria

per effettuare un’adeguata valutazione del merito creditizio del prenditore, nonché per accertare

l’autonoma capacità di restituzione della controparte, avendo sempre le garanzie offerte natura di

accessorietà (giuridica) e sussidiarietà (economica). Infatti la garanzia è da intendersi come copertura

economica aggiuntiva, ritirata a salvaguardia del rischio di inadempienza ed è quindi uno strumento che

si affianca sussidiariamente alla solvibilità del debitore principale. La documentazione acquisita deve

consentire di valutare la coerenza tra importo, forma tecnica e progetto finanziato; essa, inoltre, deve

permettere l’individuazione delle caratteristiche e delle qualità del prenditore, anche alla luce del

complesso delle relazioni con lo stesso intrattenute.

I rischi nei confronti di singoli clienti del medesimo Gruppo sono da considerarsi unitariamente;

pertanto qualora tra i clienti stessi sussistano connessioni di carattere giuridico o economico, tali

soggetti vengono a costituire un insieme unitario sotto il profilo del rischio, rappresentano cioè un

Gruppo (gruppo economico o gruppo di rischio).

All’atto della concessione e/o rinnovo di affidamenti è fatto obbligo di verificare i rischi in essere del

richiedente e dell’eventuale Gruppo a esso collegato, nei confronti dell’intero Gruppo Banca Popolare di

Vicenza.

Il pricing e/o i ricavi indotti dalla relazione non possono costituire elemento per l’apprezzamento del

merito creditizio e la concessione del credito.

Il processo di istruttoria segue un differente iter a seconda della tipologia di clientela. In caso di clientela

privata e small business la concessione o meno del fido richiesto, di competenza della filiale o dell’Area

fino a importi non particolarmente elevati, segue un percorso semplificato e si serve del sistema di

scoring interno, che è uno strumento informatico finalizzato a verificare il merito creditizio in fase di

concessione di nuovi affidamenti utilizzando fonti informative interne ed esterne. Al fine di meglio

presidiare la fase di concessione del credito alla clientela privata e small business, sono state introdotte

più stringenti limitazioni alle facoltà deliberative, identificate in base al profilo di rischio attribuito alla

controparte da parte del sistema di scoring interno.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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La concessione del credito alla clientela imprese/enti segue un procedimento più articolato in quanto le

proposte di affidamento relative a tale clientela devono essere corredate del parere tecnico di analisti

crediti di Area o di Sede Centrale a seconda dell’ammontare degli affidamenti richiesti.

Il gestore monitora e gestisce il credito giorno per giorno ed è responsabile della sua concessione.

Quando il rischio cliente aumenta, l’obiettivo della gestione è di contenere il rischio banca, adottando

tempestivamente tutte le misure necessarie allo scopo.

Alla luce delle “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le Banche” (circ. 263/06 di Banca d’Italia e

successivi aggiornamenti), è attivo, a livello di Gruppo, un processo organizzativo che prevede, per

quanto concerne la valutazione degli immobili offerti in garanzia, la verifica e l’aggiornamento costante

dei valori di stima, anche mediante l’utilizzo di metodi statistici sulla base di sistemi georeferenziati.

Politiche Creditizie

Con Delibera del Consiglio di Amministrazione, a seguito dell’introduzione nei processi aziendali dei

rating interni, sono state modificate le facoltà deliberative e sono state definite le “Politiche Creditizie” a

livello di Gruppo.

Le “Politiche Creditizie” disciplinano le modalità attraverso le quali il Gruppo intende assumere il rischio

di credito verso i propri clienti e riguardano sia la fase di concessione/rinnovo sia la fase di gestione del

credito. Esse mirano a favorire un’equilibrata crescita degli impieghi verso la “clientela meno rischiosa”

e a limitare l’erogazione del credito verso la clientela che presenta un “peggiore merito creditizio”.

Le “Politiche Creditizie” sono definite sulla base della Valutazione Finale (Verde, Giallo, Rosso); la

Valutazione Finale è il risultato dell’incrocio tra il “Rating di controparte”, che esprime la probabilità di

insolvenza nei successivi dodici mesi, e dello “Score di Monitoraggio Andamentale” che rappresenta un

indicatore sintetico della rischiosità del cliente in funzione dell’andamento dei rapporti.

Tenendo conto delle analisi condotte dalle strutture preposte sul portafoglio crediti del Gruppo, la

Divisione Crediti ha individuato quattro differenti “Politiche Creditizie”: Sviluppo, Gestione e Protezione,

Riequilibrio, Disimpegno.

Tali politiche sono automaticamente assegnate dal sistema informativo a ciascuna controparte, in sede

di proposta di affidamento ovvero a seguito delle attività di analisi sulla controparte previste nell’ambito

dei processi di gestione del Credito Problematico (classificazione e gestione delle posizioni anomale).

Il perimetro di applicazione delle “Politiche Creditizie”, in linea con la segmentazione introdotta ai fini

della corretta applicazione dei modelli di rating, comprende le aziende small-business, small-corporate,

mid-corporate, corporate.

Le “Politiche Creditizie” seguono una macro distinzione tra Breve e Medio Lungo Termine. Per il Breve

Termine (operazioni di durata originaria inferiore a 18 mesi) esse prevedono sostanzialmente indirizzi di

mitigazione del rischio, fermo restando quanto previsto dai regolamenti in materia di facoltà in ordine

alla concessione e gestione del credito in vigore. Relativamente alle operazioni di Medio Lungo Termine

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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per cassa (operazioni di durata originaria non inferiore a 18 mesi), le “Politiche Creditizie” definiscono la

durata massima concedibile da ciascun organo deliberante – per tipologia di intervento e in funzione del

tipo di garanzia richiesta o altra forma di mitigazione del rischio – fermo restando il rispetto dei limiti di

importo definiti nelle “Facoltà in ordine alla concessione e gestione” del credito.

Dal 2011 la disciplina dei “settori critici” (comparti che, in base a valutazioni effettuate su dati esterni e

interni alla Banca, presentano elementi di rischio sistemico tale da rendere opportuno sottoporre le

imprese appartenenti a esso a una maggiore attenzione in fase di affidamento e di trattamento

gestionale) viene rivista annualmente, al fine di garantire un maggiore presidio del rischio, alzando i

livelli deliberativi minimi per le imprese appartenente a tali settori. L’erogazione a imprese appartenenti

a tali settori è, infatti, disciplinata da limiti più severi rispetto a quelli ordinari. La classificazione in area

critica di un settore ha valenza di Gruppo, anche se nell’analisi potranno essere prese in considerazione

le peculiarità locali, che eventualmente possono determinare un allargamento del perimetro per una

Controllata.

Sistemi di gestione, misurazione e monitoraggio del rischio

Al fine di mantenere una corretta e prudente gestione del credito, in conformità altresì alle Istruzioni di

Vigilanza (Titolo IV, Capitolo 11, Sezione II della Circolare n° 263/2006 e successivi aggiornamenti), sono

stati attivati idonei sistemi di rilevazione, misurazione e controllo dei rischi.

I controlli costituiscono parte integrante dell’attività quotidiana del Gruppo e sono individuabili in

quattro tipologie:

- Controlli di linea: sono effettuati dalle strutture organizzative (es. i controlli di tipo gerarchico) o

incorporati nelle procedure o eseguiti nell’ambito dell’attività di back-office;

- Controlli sulla gestione dei rischi: hanno l’obiettivo di concorrere alla definizione delle

metodologie di misurazione del rischio, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie

funzioni e di controllare la coerenza dell’operatività. Tali controlli sono affidati a strutture

diverse da quelle produttive;

- Attività di revisione interna dei Fidi: mira a rivalutare il merito creditizio delle singole

controparti, con cadenze prestabilite;

- Controlli ispettivi: effettuati dalla Funzione di Audit che espleta il suo mandato con ispezioni

dirette e controlli a distanza, mirati alla verifica della qualità del credito e della consapevolezza

decisionale delle competenti funzioni preposte alla concessione e gestione del credito stesso.

In ottemperanza alle disposizioni di Banca d’Italia in ambito Basilea 2 riguardo ai cosiddetti “gruppi di

clienti connessi” sono state introdotte delle novità in materia di gestione dei gruppi economici mirate ad

aumentare il grado di oggettività e di reiterazione del processo di composizione degli stessi.

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza si è dotato inoltre di un sistema di limiti e soglie di attenzione volti

a monitorare il rispetto della propensione al rischio definita dal Consiglio di Amministrazione in tema di

rischio di credito.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Sistema interno di rating

Il Gruppo BPVi, pur adottando la metodologia standardizzata per la quantificazione del capitale interno

attuale a copertura del rischio di credito, già dal 2008 ha implementato un sistema interno di rating che

viene utilizzato nei processi aziendali di valutazione del merito creditizio, concessione e monitoraggio

del credito.

Per sistema di rating si intende l’insieme strutturato e documentato delle metodologie, dei processi

organizzativi e di controllo, delle modalità di organizzazione delle basi dati che consente la raccolta e

l’elaborazione delle informazioni rilevanti per la formulazione di valutazioni sintetiche della rischiosità di

una controparte e delle singole operazioni creditizie.

Il rating interno esprime un giudizio – nell’orizzonte di un anno – circa la qualità creditizia del cliente ed

è espresso come probabilità che la controparte possa divenire insolvente. Tale giudizio si articola

secondo una scala interna di classificazione (Scala Maestra) composta – nel caso del Gruppo BPVi – da

11 classi di rating, ciascuna definita in termini di intervallo di probabilità di default (PD). Le classi di

rating sono ordinate in funzione del rischio creditizio: muovendo da una classe meno rischiosa a una più

rischiosa, la probabilità che i debitori risultino in default è crescente.

I modelli implementati in BPVi consentono, di fatto, una valutazione automatica delle singole controparti

sottoposte ad analisi, fornendo un numero (PD) che ne individua in misura sintetica lo “stato di salute”.

Nei modelli sviluppati dal Gruppo BPVi, l’evento di default è rappresentato dalla classificazione della

posizione a incaglio o sofferenza e dalle posizioni con affidamenti rateali per le quali si rileva un ritardo

di almeno 90 giorni.

In base alla classe di rating assegnata secondo la Scala Maestra, la controparte sarà considerata più o

meno rischiosa. Il rating deve essere attribuito – in via ordinaria – almeno una volta l’anno, deve essere

tempestivamente aggiornato in caso di eventi di peggioramento del profilo di rischio e deve essere

oggetto di verifiche più frequenti nei casi di esposizioni nei confronti di debitori a più elevato rischio.

Nel corso del primo semestre del 2012 è stata condotta un’attività di ricalibrazione dei modelli al fine di

adeguarli all’attuale contesto economico-finanziario.

Il Gruppo BPVi ha sviluppato i modelli interni di rating coprendo innanzitutto la tipologia di controparti

sulla quale strutturalmente opera e sulla quale è maggiormente esposta ovvero:

- Privati e Small Business;

- Small Corporate (da 517 mila euro a 2,5 milioni di euro di fatturato);

- Mid Corporate (da 2,5 a 50 milioni di euro);

- Corporate (fatturato superiore a 50 milioni di euro).

L’applicazione della segmentazione sinteticamente descritta, comporta l’esclusione dal calcolo del

rating di alcune tipologie di clienti, tipologie per le quali gli attuali modelli di stima non hanno

dimostrato attendibilità statistica. Tali controparti risulteranno pertanto unrated e seguiranno il

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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normale percorso di istruttoria in virtù del quale si analizzeranno tutti gli elementi previsti dalla

pratica elettronica di fido. Si riportano di seguito le tipologie di controparti escluse, a oggi, dal calcolo

del rating:

- Stati sovrani;

- Banche;

- Società finanziarie: leasing e factoring, assicurazioni;

- Amministrazioni pubbliche;

- Istituzioni senza scopo di lucro;

- Società estere;

- Unità non classificate e non classificabili.

Non vengono sottoposti al calcolo del rating i finanziamenti specializzati (project e object finance,

iniziative immobiliari tramite costituzione di una Newco).

Allo scopo di realizzare un rafforzamento del grado di funzionalità del sistema di rating interno nel corso

del secondo semestre del 2012, su indicazione del Consiglio di Amministrazione, è stato avviato - e

concluso - uno studio di fattibilità relativamente al passaggio ai metodi avanzati sul rischio di credito. Gli

esiti di tali attività sono stati sottoposti al Consiglio di Amministrazione, che ha autorizzato l’avvio del

programma che prevede il passaggio ai metodi avanzati ai fini della determinazione dei requisiti

patrimoniali a fronte del rischio di credito, costituendo una specifica unità progettuale denominata

“Progetto A-IRB”.

Sistema Early Warning

Nel primo semestre del 2009 è stato ultimato il sistema di monitoraggio andamentale Early Warning.

Questo sistema, il cui sviluppo è iniziato nella prima metà del 2008, ha come obiettivo quello di

evidenziare i primi sintomi del possibile deterioramento della qualità creditizia delle controparti

attraverso una serie di indicatori opportunamente selezionati.

Il sistema Early Warning e le valutazioni espresse dai sistemi di rating sono gli elementi utilizzati per la

classificazione gestionale dei clienti attraverso la procedura GdC (Gestione del Credito).

Tale procedura è utilizzata per la gestione e classificazione delle posizioni anomale mediante strumenti e

regole innovative rispetto agli strumenti precedentemente utilizzati (procedura SGR), sfruttando

appieno le potenzialità del nuovo motore Early Warning e realizzando processi flessibili utili a guidare e

monitorare nel tempo il portafoglio crediti e le iniziative della Rete di Vendita dal primo manifestarsi di

anomalie andamentali fino all’eventuale passaggio a sofferenza.

L’estensione dello strumento è stata graduale, mediante una prima sperimentazione su un’area pilota

volta a verificare sul campo il modello di gestione e le funzionalità operative della nuova procedura, e

affinare sulla base dell’esperienza reale gli aspetti legati a:

- variabili parametriche della procedura (iter di lavorazione delle pratiche, ..);

- variabili di definizione dell’approccio gestionale (“Dedicato” vs. “Industrializzato”);

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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- tempistiche di lavorazione delle pratiche e meccanismi di controllo (es. limite temporale per la

delibera del piano di azione; ecc.).

Lo strumento informatico consente ai gestori di verificare l’evoluzione del merito creditizio della

clientela, individuando tempestivamente le posizioni affidate che ne evidenziano un deterioramento.

Tale strumento gestionale classifica la clientela in classi a rischiosità crescente (“Bonis”,

“Sorvegliato”,“Incaglio”, ecc.). Il sistema valuta anche le relazioni tra i Clienti, con tracciatura del

colloquio tra Gestori e organi di controllo, e gestisce tutto l’iter di classificazione, autorizzazione e

controllo dei relativi poteri. Tale sistema divenuto operativo presso la Capogruppo nel 2010, è stato

esteso a Banca Nuova nei primi mesi del 2011 e a FarBanca negli ultimi mesi del 2011.

Si ricorda che negli esercizi precedenti, e per i primi mesi del 2012, la clientela in stato diverso dal

default veniva monitorata effettuando una classificazione della medesima in tre classi a rischiosità

crescente: in “Bonis”, in “Osservazione” oppure in “Alto Rischio”. Tale impostazione è stata inizialmente

rivista nel corso del 2012, con l’introduzione, nel secondo semestre, della nuova categoria gestionale

“Pre - Past Due” (posizioni che presentano uno sconfinamento continuativo, indipendentemente

dall’entità, superiore ai 40 giorni e inferiore ai 90 giorni) che ha permesso di svolgere azioni mirate su

posizioni precedentemente classificate nelle classi “Osservazione” e “Alto Rischio”. A partire dagli ultimi

mesi del 2012 si è proceduto, in un’ottica di razionalizzazione del processo e delle classi gestionali del

credito anomalo, all’eliminazione della classe gestionale “Osservazione” (OS) e della classe gestionale

“Alto Rischio” (AR) e alla loro riconduzione a un'unica categoria gestionale “Sorvegliata” (SOR). Inoltre,

alla luce dell’attuale contesto economico, tenuto conto della crescente necessità di concludere con la

clientela accordi di ristrutturazione del debito ricorrendo sia agli strumenti giuridici introdotti dalla

riforma della Legge Fallimentare del 2005 e seguenti implementazioni (accordi di ristrutturazione dei

debiti ai sensi dell’art. 182 bis L.F. e piani di risanamento ai sensi dell’art. 67 3° comma lettera D) sia a

operazioni ordinarie di ristrutturazione dei debiti in generale, è stata introdotta la classe gestionale

“Ristrutturande”. Queste posizioni sono gestite in modo specialistico da apposite Funzioni della Banca.

Attività finanziarie deteriorate

Relativamente alle attività finanziarie deteriorate, il credito anomalo non in sofferenza, oltre che dalle

strutture della rete commerciale, viene monitorato da apposite unità organizzative la cui missione è “la

prevenzione dell’insolvenza”. Tali strutture, dipendenti gerarchicamente e funzionalmente dalla

Divisione Crediti, sono composte da addetti operativi sia presso la Sede Centrale sia, limitatamente alla

Capogruppo, presso le Aree Territoriali in cui è organizzata la Rete di Vendita della Banca.

Per meglio presidiare i clienti che presentano i primi segnali di deterioramento, all’interno della

Divisione Crediti della Capogruppo e della Direzione Crediti di Banca Nuova sono presenti le U.O.

Sorveglianza Crediti, con il compito di supportare i gestori su specifiche situazioni di anomalia, verificare

l’efficacia delle azioni gestionali intraprese e diffondere una cultura generale mirata alla tutela e alla

riduzione del rischio di credito.

Ai Gestori viene richiesto un approccio operativo volto all’eliminazione delle anomalie e al contenimento

del rischio.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Per quanto attiene alle posizioni “Ristrutturate”, la cui identificazione e gestione avviene in ossequio alle

norme di Vigilanza, la gestione è indirizzata alla verifica del rispetto del piano di ristrutturazione

concordato e che le stesse possono coesistere con le altre classificazioni interne, inclusa quella di

“Incaglio”.

Relativamente alle posizioni soggette a ristrutturazione del debito nelle varie forme, compresi gli accordi

di ristrutturazione ex art. 67 o ex art. 182 legge fallimentare, presso la Capogruppo è stato rafforzato

l’organico dei gestori dei crediti anomali al fine di una puntuale e professionale gestione dei suddetti

accordi, creando un nucleo di operatori specializzati dedicato a questa attività.

Per quanto attiene gli “incagli”, l’attività è indirizzata prioritariamente al recupero bonario, ancorché

graduale, del credito o quanto meno alla mitigazione di eventuali effetti negativi in caso di insolvenza.

La classificazione dei crediti “in sofferenza” si basa sui criteri dettati dalla normativa di Vigilanza. Sono

così inquadrate in detta categoria le esposizioni nei confronti di soggetti in stato di insolvenza, anche

non accertata giudizialmente, o in situazioni sostanzialmente equiparabili, per il cui ripianamento sono

state avviate azioni giudiziali o, comunque, azioni volte al rientro dell’esposizione medesima.

La gestione delle sofferenze e del recupero crediti è affidata a specifiche unità all’interno della Funzione

Crediti.

Tali unità sono composte da legali interni e da personale che svolge attività amministrativa-contabile

relativa alle sofferenze. Per i processi contabili esse si avvalgono di una procedura informatizzata

utilizzata da tutte le società appartenenti al consorzio Sec Servizi.

L’attività di recupero viene svolta in forma proattiva ed è protesa a ottimizzare le procedure legali e a

massimizzare il risultato economico e finanziario. In particolare, nella valutazione delle iniziative da

assumere, i legali interni privilegiano l’attività stragiudiziale, con ricorso spesso ad accordi transattivi,

che permettono di incidere positivamente sui tempi di recupero e sul livello dei costi sostenuti. Nei casi

in cui tale soluzione non sia percorribile, e in modo particolare per le posizioni di entità più rilevante e

per quelle dove è presumibile un maggiore incasso, si ricorre, invece, a legali esterni per l’avvio delle

azioni giudiziali che costituiscono sempre un valido e fondamentale mezzo coercitivo di pressione verso

il debitore e uno strumento risolutivo delle controversie.

I crediti minimi, inesigibili o di difficile esazione, sono in genere trattati massivamente e resi oggetto di

operazioni di cessione pro-soluto, atteso che per essi l’azione legale viene ritenuta antieconomica in

un’ottica di rapporto costi/benefici.

Ai fini di bilancio, le sofferenze sono oggetto di valutazione analitica per la definizione degli

accantonamenti in relazione alle perdite attese. Per ciascuna posizione, e nell’ambito di questa, per ogni

rapporto, l’entità della perdita prevista è determinata in base alla solvibilità dei debitori, alla tipologia e

al valore delle garanzie e allo stato delle procedure in atto. Le stime sono effettuate sempre con criteri

di prudenza conformemente ai principi contabili applicando altresì i principi di attualizzazione.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Tale complessa valutazione è agevolata dalla suddivisione del totale portafoglio in categorie omogenee

e anno di origine, pur non prescindendo in ogni caso dai valori effettivi di realizzo derivanti dal

patrimonio personale e/o aziendale del debitore e dei garanti.

Il corretto svolgimento dell’attività di gestione e di valutazione svolta sulle sofferenze è, infine,

assicurato anche dall’effettuazione di periodici controlli sia interni, effettuati dalla Direzione Internal

Audit, sia esterni, svolti, tra gli altri, dal Collegio Sindacale e dalla Società di Revisione.

Policy per la gestione del rischio di credito

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha adottato, con approvazione del Consiglio di Amministrazione

della Capogruppo nel mese di dicembre 2012, un’apposita policy che disciplina il processo di gestione

del rischio di credito al fine di declinare una corretta declinazione dei ruoli e responsabilità degli Organi

e delle Funzioni aziendali.

La policy indica i seguenti principi cardine alla base del modello di governance del rischio:

- la responsabilità della definizione delle linee guida di gestione del rischio di credito sia in capo al

Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;

- la rischiosità sia monitorata in maniera accentrata presso Capogruppo con riferimento alle

singole legal entity e al Gruppo nel suo complesso;

- le singole legal entity siano tenute a rispettare le linee guida definite dalla Capogruppo in

materia di gestione dei rischi e del capitale.

La suddetta policy prevede, inoltre, l’articolazione del processo di gestione del rischio di credito nelle

seguenti fasi:

- definizione del risk-appetite (propensione al rischio);

- monitoraggio del rischio di credito e procedure di “escalation”;

- reporting nei confronti degli Organi e delle Funzioni aziendali.

La policy definisce le modalità di declinazione del risk appetite in relazione al rischio di credito

prevedendo, tra l’altro, che annualmente venga definita la propensione al rischio attraverso, oltre la già

citata definizione dei “Settori Critici”, una soglia di attenzione in termini di livello target di Expected Loss

del portafoglio in bonis a livello di Gruppo, un limite operativo relativamente al livello di concentrazione

single name e una soglia di attenzione con riferimento al livello di concentrazione geo-settoriale.

Livello target di Expected Loss

Il grado di rischiosità atteso del portafoglio crediti in bonis del Gruppo può essere quantificato

attraverso l’Expected Loss, ovvero determinando la perdita attesa del portafoglio crediti in bonis.

Tale valore viene determinato utilizzando i modelli interni gestionali di PD (probabilità di default) e LGD

(Loss Given Default).

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Al fine di monitorare, da un punto di vista gestionale, l’evoluzione nel tempo (in particolare nel corso di

un esercizio) della rischiosità del portafoglio crediti definendo una soglia di attenzione sul grado di

possibile deterioramento della qualità creditizia, viene determinata una Expected Loss Target.

Tale Expected Loss ha come obiettivo sia di incorporare l’evoluzione dei parametri di rischio, PD e LGD,

del portafoglio crediti in bonis sia l’evoluzione del portafoglio in termini di modifica della sua

composizione a seguito degli obiettivi di budget fissati nel processo di pianificazione strategica e

operativa.

Livello di concentrazione single name

Nell’ ottica di frazionamento del rischio è stato definito un indicatore di rischio di concentrazione single

name.

Tale indicatore è determinato rapportando l’insieme dell’accordato relativo a singoli clienti o a gruppi

economici sopra una determinata soglia, variabile per le banche del Gruppo, rispetto al totale dei fidi

delle banche stesse.

Da tale computo, sia al numeratore che al denominatore, sono esclusi i fidi alle banche, alle società

appartenenti a gruppi bancari e alle società di emanazione bancaria, ivi compresi, ovviamente, i fidi alle

società del nostro Gruppo; sono altresì esclusi i fidi alle società assicurative, alle società appartenenti a

gruppi assicurativi e alle società di emanazione assicurativa.

Nell’ambito della definizione del risk appetite viene definito un limite operativo, differenziato per le

banche del Gruppo.

Livello di concentrazione geo-settoriale

Il rischio di concentrazione geo-settoriale è il rischio derivante da una concentrazione delle esposizioni

del portafoglio crediti verso controparti e/o gruppi di controparti del medesimo settore economico o

che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica.

Monitoraggio del rischio

Il monitoraggio del rischio di credito del Gruppo BPVi si basa:

- sulla definizione di un sistema di deleghe coerenti con i limiti di rischio e sull’identificazione delle

connesse procedure di “escalation” nel caso tali limiti vengano superati;

- sul controllo del rispetto dei limiti e delle deleghe.

Il monitoraggio del rischio di credito avviene:

- monitorando il livello di Expected Loss del portafoglio in bonis rispetto al livello target;

- attraverso il controllo del flusso di nuove rettifiche di valore su nuovi crediti dubbi generati nel

corso dell’esercizio;

- monitorando il livello di concentrazione single name;

- monitorando il livello di concentrazione geo-settoriale;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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- controllando la dinamica dei settori critici.

Modalità di conduzione degli stress-test

Nell’ambito della relazione periodica ICAAP sull’adeguatezza patrimoniale, vengono condotte specifiche

analisi di stress la cui finalità è quella di valutare l’impatto di eventi negativi sull’esposizione al rischio di

credito. In particolare i principali driver di stress identificati sono:

- aumento dell’utilizzo dei margini disponibili sui fidi commited alla clientela;

- incremento dei passaggi a crediti deteriorati;

- deterioramento della qualità media del portafoglio crediti in bonis;

- incremento del loan to value dei mutui ipotecari.

Sistemi di reporting del rischio

Un efficace sistema di gestione dei rischi deve essere basato su un flusso informativo costante nei

confronti di Organi e Funzioni aziendali per permettere una piena consapevolezza rispetto

all’esposizione del Gruppo ai rischi stessi ma soprattutto consentire l’attivazione delle “leve” gestionali

funzionali a un’adeguata gestione dei rischi.

Con riferimento al rischio di credito di seguito vengono descritti i flussi informativi sui quali si basa il c.d.

Sistema Informativo Direzionale del Gruppo BPVi:

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce per il

Consiglio di Amministrazione della Capogruppo la “Relazione sul profilo di rischiosità del

portafoglio crediti” contenente, oltre all’andamento della rischiosità del portafoglio crediti del

Gruppo, il monitoraggio del rischio di concentrazione single name e geo-settoriale del Gruppo.

All’interno di detta relazione viene anche presentato l’andamento delle rettifiche di valore

rispetto alla previsione effettuata e l’andamento dell’expected loss rispetto a quella target;

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce per il

Consiglio di Amministrazione della controllata Banca Nuova la “Relazione sul profilo di rischiosità

del portafoglio crediti” contenente, oltre all’andamento della rischiosità del portafoglio crediti

della banca, il monitoraggio del rischio di concentrazione single name;

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce per il

Direttore Generale, per il responsabile della Divisione Crediti, per il responsabile della Direzione

Crediti Ordinari e per il responsabile Commerciale i report sul profilo di rischiosità del

portafoglio crediti e sull’andamento del rischio di concentrazione single name della Capogruppo

e del Gruppo;

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce per il

Direttore Generale e per il Direttore e Vicedirettore Generale di Banca Nuova, per il

responsabile della Divisione Crediti della Capogruppo e per il responsabile della Direzione Crediti

di Banca Nuova il report sul profilo di rischiosità del portafoglio crediti e sull’andamento del

rischio di concentrazione single name della controllata Banca Nuova.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Si segnala, inoltre, che periodicamente viene svolta dalla Direzione Risk Management, attraverso la U.O.

Risk Management, un’attività di reporting sulle dinamiche dei crediti anomali, rese disponibili, tramite

intranet aziendale, alla Rete commerciale fino ai singoli gestori.

Politiche di copertura e di attenuazione del rischio

L’acquisizione di garanzie reali (pegno, ipoteca e privilegio) e/o personali (fideiussione, avallo, mandato

di credito e lettera di patronage) attenuano il rischio di credito connesso alla singola controparte o

gruppo.

L’attenuazione del rischio attribuita a ciascuna garanzia reale è disciplinata da specifica normativa che

tiene conto della diversa tipologia delle garanzie acquisite.

L’analisi delle caratteristiche delle garanzie non evidenzia un particolare grado di concentrazione nelle

diverse forme di copertura/garanzia, in quanto le garanzie acquisite, salvo i casi relativi alle fideiussioni

generali, possono considerarsi sostanzialmente "specifiche" per ogni singola posizione. Inoltre, a livello

generale, non si rilevano vincoli contrattuali che possano minare la validità giuridica delle stesse.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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RISCHIO DI MERCATO

Il Rischio di Mercato è stato definito dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza come il rischio di variazione

sfavorevole del valore di una posizione in strumenti finanziari, inclusa nel portafoglio di negoziazione ai

fini di vigilanza, a causa dell'andamento avverso di tassi di interesse, tassi di cambio, tasso di inflazione,

volatilità, corsi azionari, spread creditizi, prezzi delle merci (rischio generico) e merito creditizio

dell’emittente (rischio specifico).

Ai fini di un efficace gestione del rischio di mercato, l’attività di monitoraggio, oltre al portafoglio di

proprietà (portafoglio HFT), è estesa anche al portafoglio c.d. tattico/strategico della Capogruppo e al

portafoglio AFS della Società Controllata BPV Finance Plc.

Strategie, processi e organizzazione della gestione del rischio

La gestione del rischio di mercato del Gruppo Banca Popolare di Vicenza è disciplinata da una specifica

policy, che indica i seguenti principi cardine alla base del modello di governance del rischio:

- la responsabilità della definizione delle linee guida di gestione del rischio di mercato sia in capo

al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;

- la rischiosità sia monitorata in maniera accentrata presso Capogruppo con riferimento alle

singole legal entity e al Gruppo nel suo complesso;

- le singole legal entity siano tenute a rispettare le linee guida definite dalla Capogruppo in

materia di gestione dei rischi e del capitale.

La responsabilità nella definizione della propensione al rischio di mercato e delle linee guida per la

gestione del medesimo è in capo al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo che si avvale del

Comitato Finanza e ALMs e delle Funzioni aziendali preposte alla gestione operativa e strategica della

stessa.

In particolare, con riferimento alla gestione del rischio di mercato:

- il Comitato Finanza e ALMs propone le linee guida per la gestione del rischio, nell’espletamento

delle sue funzioni di tipo consultivo, nei confronti del Consiglio di Amministrazione;

- la Divisione Finanza ha compiti di gestione operativa delegando la Direzione Global Markets allo

svolgimento delle attività relative alle negoziazione degli strumenti finanziari nel rispetto dei

limiti di rischio e delle deleghe assegnate;

- il Direttore Generale della Capogruppo, nell’ambito delle deleghe attribuite dal Consiglio di

Amministrazione e per il tramite della Divisione Finanza, gestisce il portafoglio c.d.

tattico/strategico;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 31 -

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, monitora i limiti di

rischio in termini di VaR, ed eventualmente di altre metriche, sia a livello di Capogruppo che a

livello di Società Controllate;

- la Divisione Finanza per il tramite dell’Ufficio Financial Monitoring & Documentation monitora i

limiti operativi e di stop-loss a livello di Capogruppo.

- la Direzione Risk Management per il tramite dell’U.O. Risk Management monitora i limiti di

“Delta” e “Vega” per l’operatività in Bond Option.

Ai fini di una corretta declinazione dei ruoli e responsabilità degli Organi e delle Funzioni aziendali, il

processo di gestione del rischio di mercato, disciplinato da un’apposita policy, viene articolato nelle

seguenti fasi:

- definizione del risk-appetite (propensione al rischio) e delle linee guida di investimento;

- monitoraggio del rischio di mercato e procedure di “escalation”;

- reporting nei confronti degli Organi e delle Funzioni aziendali.

Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo delibera, con cadenza annuale, su proposta del

Comitato Finanza e ALMs, la propensione al rischio di mercato, sia per la Capogruppo (con riferimento al

portafoglio HFT) che per la Controllata BPV Finance (con riferimento al portafoglio HFT e AFS). Per la

Capogruppo la propensione al rischio viene definita dal Consiglio di Amministrazione in termini di:

- Valore a Rischio (Value at Risk o VaR);

- Limiti di massima perdita cumulata (stop-loss);

- Limiti operativi.

Il Consiglio di Amministrazione può delegare la declinazione della propensione al rischio relativa ai limiti

operativi al Direttore Generale che, sentito il Comitato Finanza e ALMs, ne definisce il livello e

l’articolazione con riferimento all’esercizio in corso.

Sistemi di gestione, misurazione e monitoraggio del rischio

Il monitoraggio del rischio di mercato del Gruppo BPVi si basa:

- sulla definizione di un sistema di deleghe coerenti con i limiti di rischio e sull’identificazione

delle connesse procedure di “escalation” nel caso tali limiti vengano superati;

- sul controllo del rispetto dei limiti e delle deleghe.

Con riferimento al portafoglio di proprietà (HFT), il Gruppo BPVi ha definito un sistema di deleghe di tipo

risk-based coerenti con gli obiettivi di risk-appetite deliberati dal Consiglio di Amministrazione. In

particolare, quest’ultimo può delegare il Direttore Generale della Capogruppo, sentito il Comitato

Finanza e ALMs, alla definizione delle deleghe operative della Divisione Finanza che si caratterizzano

come segue:

- limiti in termini di VaR articolati per singolo desk (o strategia);

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 32 -

- limiti di stop-loss su base mensile e su base cumulata articolati per singolo desk (o strategia);

- limiti operativi.

Il VaR (Value at Risk o Capital at Risk) è una metodologia per la misurazione del rischio di perdite in uno

specifico portafoglio di assets (strumenti) finanziari. Tale misura identifica la “massima perdita

potenziale” in caso di movimenti avversi del mercato causati da qualsiasi fonte di rischio (tassi

d’interesse, tassi di cambio, corsi azionari, ecc.).

In ottica operativa, il VaR è definito come il valore soglia tale per cui la probabilità che il valore mark-to-

market della perdita del portafoglio ecceda tale soglia, in un determinato orizzonte temporale, sia pari al

livello di probabilità dato.

Tra le possibili scelte metodologiche, il Gruppo ha adottato una metodologia basata sulla “simulazione

storica”. Questo tipo di analisi permette di costruire la funzione di distribuzione cumulata dei rendimenti

di mercato. Contrariamente alla maggioranza dei modelli parametrici, la “simulazione storica” non

formula alcuna ipotesi sulla distribuzione dei rendimenti futuri degli assets, assumendo che la

distribuzione dei fattori di rischio possa essere approssimata con quella verificatasi nel passato.

Il processo di determinazione del VaR prevede la stima dei rischi di portafoglio sulla base di:

- movimenti di mercato verificatisi nei periodi precedenti;

- holding period pari a un giorno;

- intervallo di confidenza del 99%.

Le modalità di determinazione del VaR constano delle seguenti fasi:

- identificazione dei fattori di rischio e del modello di calcolo per determinare il prezzo di uno

strumento;

- raccolta dei fattori di rischio relativi al periodo preso come riferimento, in modo da risalire alla

serie storica delle variazioni dei fattori di rischio relativi alla valutazione dello strumento. Le serie

storiche utilizzate per il calcolo del VaR hanno una profondità di circa un anno. Ogni giorno la

serie storica considerata "perde" la rilevazione più lontana nel tempo e "incorpora" quella del

giorno lavorativo più recente. Sulla base dei nuovi dati, il valore risulta aggiornato

quotidianamente;

- calcolo delle perdite e dei profitti giornalieri relativi all’ultimo anno. Questi valori sono ordinati

dall’utile più elevato alla peggiore perdita registrata. Il VaR corrisponde alla terza massima

perdita giornaliera che si è verificata nell’ultimo anno: statisticamente questo equivale a

considerare un intervallo di confidenza del 99%.

Di seguito si riporta un elenco non esaustivo dei principali fattori di rischio utilizzati nella determinazione

del VaR:

- Security Spot - variazioni del prezzo del titoli azionari e fondi;

- Equity Volatility: variazione delle volatilità dei titoli azionari e indici;

- FX Spot - variazioni del tasso di cambio;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 33 -

- FX Volatility - variazioni della volatilità del tasso di cambio;

- Zero coupon curve - variazioni delle curve di discount e forward;

- Swaption Volatility - variazioni della volatilità delle swaptions (ATM e skew);

- Cap Floors Smile - variazioni della volatilità dei cap/floor;

- CRD Market rate - variazioni dei Credit Default Swap.

Il rispetto dei limiti assegnati in termini di VaR dovrebbe garantire, entro un dato intervallo di

confidenza, un tetto alla perdita massima giornaliera. Tuttavia, non si può escludere che, pur

rispettando i limiti prefissati in termini di VaR giornaliero, si generino, per più giorni, perdite la cui

somma, in un determinato intervallo di tempo, raggiunga valori non in linea con il risk-appetite della

Banca. Da ciò è nata l'esigenza di abbinare i limiti di VaR con indicatori volti a monitorare le eventuali

perdite per periodi più lunghi (c.d. stop-loss).

La stop-loss rappresenta, infatti, la massima perdita cumulata in un determinato intervallo temporale

(ad es. il mese e/o l'intero esercizio), consentita, in relazione alle deleghe attribuite dal Consiglio di

Amministrazione, a un dato livello “gerarchico” senza l'obbligo di definire specifiche azioni correttive.

Il VaR permette di sintetizzare in un unico numero la perdita massima che si può realizzare con un dato

livello di confidenza. Tuttavia, tale misura risulta valida solo in condizioni normali di mercato e con una

serie di assunzioni teoriche; quindi i suoi risultati devono sempre essere interpretati alla luce delle

assunzioni sottostanti.

Per un monitoraggio più puntuale del rischio di mercato e del profilo di rischio sul portafoglio di

proprietà, oltre a quanto già illustrato in materia di VaR e stop-loss, il Gruppo BPVi ha definito un set

articolato di limiti operativi tra i quali si ricorda:

- Sensitivity (rischio di tasso): variazione dei profitti e delle perdite che si verificherebbe in caso di

una variazione di un basis point della curva di riferimento (shift parallelo);

- Vega (rischio di tasso): variazione dei profitti e delle perdite che si verificherebbe in caso di una

variazione dell’1% della volatilità (o delle curve di volatilità) caratterizzante lo strumento

finanziario;

- Vega Bond Option (rischio di tasso): variazione dei profitti e delle perdite che si verificherebbe

in caso di una variazione dell’1% della volatilità (o delle curve di volatilità) caratterizzante

l’operatività in Bond Option;

- Vega (rischio azionario): variazione dei profitti e delle perdite che si verificherebbe in caso di

una variazione dell’1% della volatilità (o delle curve di volatilità) caratterizzante lo strumento

finanziario;

- Vega (rischio di cambio): variazione dei profitti e delle perdite che si verificherebbe in caso di

una variazione dell’1% della volatilità del tasso di cambio;

- Delta in controvalore monetario (rischio di cambio): posizione equivalente cash per portafoglio

spot, termine, derivati su cambi;

- Delta Bond Option: posizione equivalente cash per operatività in Bond Option;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 34 -

- Delta equivalent (rischio azionario): valore di mercato per le azioni e posizione equivalente cash

per derivati azionari e su indici azionari;

- Importo investito massimo (posizione): controvalore dei titoli cash/fondi ai prezzi di carico (al

lordo del delta dei derivati) per garantire l’equilibrio fra attivo e passivo entro i vincoli di budget

assegnati;

- Concentrazione: limite massimo, in percentuale o in valore assoluto, di un asset detenibile in

portafoglio (per titolo o per emittente);

- Credit Risk Sensitivity (rischio di credito): variazione dei profitti e delle perdite che si

verificherebbe in caso di una variazione di un basis point della curva di credito di riferimento.

Modalità di conduzione degli stress-test

Lo stress-test è un processo di aggiustamento che permette di capire come il portafoglio reagirebbe a

piccoli (Sensitivity Analysis) o più drastici (Stress Analysis) mutamenti delle condizioni dei mercati.

Lo stress-test mira a identificare quegli eventi estremi che possono innescare perdite catastrofiche sul

portafoglio. Esistono tre tipi di stress-test: storico, customized e il reverse stress-testing.

Lo stress-test storico ha come principale obiettivo quello di verificare lo stato di salute del portafoglio

analizzando cosa potrebbe accadere allo stesso se particolari condizioni di mercato, verificatesi nel

passato, dovessero presentarsi nuovamente. La scelta dello scenario deve essere coerente con gli

strumenti finanziari che risultano essere presenti in maniera preponderante nel portafoglio.

Allo scopo di evitare alcuni degli inconvenienti che si possono presentare in uno stress-test storico, viene

solitamente implementata una metodologia di tipo customized, dove lo stress viene applicato in modo

mirato alle variabili che maggiormente possono impattare il portafoglio, senza per questo dover ricreare

una situazione verificatasi nel passato.

Il reverse stress-test mira a identificare quei rischi che possono portare l’istituto al default.

Contrariamente agli approcci precedentemente esposti, che, partendo dalla situazione presente cercano

di stressare alcune variabili per identificare il punto massimo dove l’azienda può spingersi senza fallire, il

reverse stress-test identifica direttamente quei tipi di rischi che possono condurre l’istituto al default.

Il Gruppo ha optato per l’implementazione di stress-test sia di tipo storico che customized, con la finalità

di verificarne l’impatto sul market value del portafoglio di negoziazione.

Gli scenari di stress test utilizzati nell’analisi rappresentano una griglia di variazioni estreme e

simmetriche che riguardano i mercati azionari, le curve dei tassi in parallel shift, l’andamento delle

valute, le volatilità e i credit spread.

Nella loro definizione, sono state effettuate le seguenti ipotesi sulla correlazione tra i fattori di rischio:

- a movimenti in rialzo del mercato azionario si accompagna un movimento in ribasso dei titoli di

stato e quindi le azioni e i tassi di rendimento free-risk salgono contemporaneamente;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 35 -

- a movimenti in ribasso del mercato azionario segue un crollo anche del mercato dei corporate

bond (correlazione elevata tra equity e credit spread), per cui contestualmente a un ribasso dei

mercati azionari i credit spread aumentano.

A complemento dei citati scenari sono stati identificati scenari “storici” rappresentativi di crash che

hanno realmente interessato i mercati (ad es. l’attacco terroristico al World Trade Center e il default

Lehman). Le suddette ipotesi vengono riviste periodicamente per accertarne la coerenza rispetto al

profilo di rischio del Gruppo.

Modalità di conduzione dei backtesting

Il backtesting è ritenuta la principale metodologia per giudicare le performance del VaR. Esso mira a

valutare l’accuratezza del modello VaR, dove per accuratezza si intende: la precisione con cui il modello

misura il percentile di una distribuzione di Profit & Losses (P&L) e la precisione con cui il modello

prevede l’ammontare e la frequenza delle perdite.

Il Gruppo ha deciso di adottare una metodologia di backtesting basandosi su di un approccio di tipo

standard. Lo scopo di tali test retrospettivi è permettere di valutare l’efficienza previsionale dei risultati

del Value at Risk, confrontando la perdita stimata dal modello di calcolo con il dato di P&L risultante

dalla rivalutazione delle posizioni con gli effettivi dati di mercato. In particolare, l’analisi ha come

oggetto il cosiddetto clean backtesting, che confronta il dato di VaR calcolato al tempo t per stimare la

perdita attesa per il tempo t+1 con la variazione di P&L computata utilizzando i parametri mercato tra

tempo t e il tempo t+1 a parità di portafoglio.

Sistemi di reporting del rischio

Un efficace sistema di gestione dei rischi deve essere basato su un flusso informativo costante nei

confronti di Organi e Funzioni aziendali per permettere una piena consapevolezza rispetto

all’esposizione del Gruppo ai rischi stessi ma soprattutto consentire l’attivazione delle “leve” gestionali

funzionali a un’adeguata gestione dei rischi.

Con riferimento al rischio di mercato di seguito vengono descritti i flussi informativi sui quali si basa il

c.d. Sistema Informativo Direzionale del Gruppo BPVi:

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce con cadenza

giornaliera il report sull’assorbimento dei limiti di VaR, sulle evidenze del back-testing

(esclusivamente per la Capogruppo) e sulle risultanze delle prove di stress-test per la

Capogruppo e per la Controllata BPV Finance Plc. La medesima reportistica viene prodotta a

beneficio del Comitato Finanza e ALMs;

- la Divisione Finanza, per il tramite dell’Ufficio Financial Monitoring & Documentation, produce

con cadenza giornaliera il report sull’assorbimento dei limiti di stop-loss e dei limiti operativi per

la Capogruppo. La medesima reportistica viene prodotta a beneficio del Comitato Finanza e

ALMs;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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- la Direzione Risk Management produce l’informativa relativa alla dinamica dei rischi di mercato

sul portafoglio di proprietà (HFT) della Capogruppo e sulla Controllata BPV Finance a beneficio

del Consiglio di Amministrazione e del Comitato per il Controllo;

- la Direzione Risk Management, con il supporto della Divisione Finanza, produce l’informativa

relativa alla dinamica degli investimenti del portafoglio c.d. tattico/strategico della Capogruppo

a beneficio del Consiglio di Amministrazione e del Comitato per il Controllo;

- la Direzione Risk Management, con il supporto della Divisione Finanza, produce l’informativa

relativa alla dinamica degli investimenti del portafoglio c.d. tattico/strategico della Capogruppo

a beneficio del Comitato Finanza e ALMs.

Politiche di copertura e di attenuazione del rischio

Le politiche di copertura e di attenuazione del rischio di mercato del Gruppo Banca Popolare di Vicenza

sono definite all’interno del Comitato Finanza e ALMs. Quest’ultimo si riunisce normalmente su base

settimanale; durante i meeting vengono tra l’altro presentati reportistiche in termini di rischio di

mercato quali VaR, greche e scenari di stress e altri limiti operativi; sono inoltre oggetto di monitoraggio

gli specifici plafond deliberati dal Consiglio di Amministrazione per gli investimenti strategici. All’interno

del Comitato Finanza e ALMs vengono inoltre identificate eventuali strategie di copertura/attenuazione

del rischio per quanto concerne sia l’operatività di trading sia in relazione agli investimenti strategici e,

più in generale, del banking book. Il Comitato Finanza e ALMs ha funzione consultiva nei confronti del

Consiglio di Amministrazione; le indicazioni e gli indirizzi consultivi espressi dal Comitato Finanza e ALMS

sono vincolanti per il Responsabile della Divisione Finanza della Capogruppo che, pertanto, nell’esercizio

delle deleghe ricevute è tenuto ad adeguarsi ai pareri consultivi del Comitato.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE DEL BANKING BOOK

Il portafoglio bancario è costituito dal complesso delle posizioni diverse da quelle ricomprese nel

portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza. Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo Banca

Popolare di Vicenza relativamente al portafoglio bancario deriva principalmente dall’attività di

trasformazione delle scadenze. In particolare, è generato dallo sbilancio tra poste dell’attivo fruttifero e

del passivo oneroso in termini di masse, scadenze e tassi.

Il rischio di tasso di interesse è rappresentato dalla possibilità che le fluttuazioni dei tassi di interesse di

mercato producano significative variazioni sulla situazione economico-patrimoniale della banca.

Le variazioni dei tassi di interesse impattano sia sul risultato reddituale che sulle poste patrimoniali, in

quanto possono modificare il margine di interesse (nonché il livello di altri costi e ricavi operativi

sensibili ai tassi di interesse) e il valore delle attività e delle passività sensibili al rischio tasso (e per tale

via il valore economico del patrimonio netto, ottenuto come differenza tra il valore delle attività e delle

passività). Pertanto, un efficace sistema di misurazione, controllo e gestione, che mantenga

l’esposizione al rischio di tasso di interesse entro limiti prudenti, è essenziale per la solidità della banca e

per una corretta declinazione del risk-appetite.

Le differenze di carattere finanziario tra le attività e le passività presenti nel bilancio della banca, e di

conseguenza la potenziale esposizione al rischio di tasso di interesse, derivano tanto dalle preferenze

della clientela in merito alle caratteristiche finanziarie degli strumenti di investimento e di

indebitamento, quanto dalle scelte della banca riguardanti le modalità di raccolta e di impiego dei fondi.

Strategie, processi e organizzazione della gestione del rischio

La gestione del rischio di tasso del Gruppo Banca Popolare di Vicenza è disciplinata da una specifica

policy, che indica i seguenti principi cardine alla base del modello di governance del rischio:

- la responsabilità delle linee guida di gestione del rischio di tasso è in capo al Consiglio di

Amministrazione della Capogruppo;

- il rischio di tasso è gestito in maniera accentrata presso la Capogruppo, sia per quanto riguarda

le singole legal entity sia per quanto concerne il Gruppo nel suo complesso;

- le singole legal entity, per le quali è previsto un coinvolgimento strutturato nel processo di

gestione del rischio tasso, sono tenute a rispettare le linee guida definite dalla Capogruppo in

materia di gestione del rischio tasso ed a contenerne l’esposizione entro limiti predefiniti.

Eventuali diversità di visione vengono riportate e discusse con la Capogruppo.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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La responsabilità delle linee guida per la gestione del rischio di tasso del banking book è in capo al

Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, che si avvale del Comitato Finanza e ALMs e delle

Funzioni aziendali preposte per la gestione strategica e operativa del medesimo sia a livello di Gruppo

che di singola legal entity.

La governance del rischio di tasso rappresenta un processo complesso e articolato che prevede il

coinvolgimento, a vario titolo, di una pluralità di Organi e Funzioni aziendali sia della Capogruppo che

delle Controllate. In particolare, e in via non esaustiva, il processo di gestione del rischio tasso prevede il

contributo principale degli Organi e delle Funzioni aziendali di seguito elencate:

- il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;

- il Comitato Finanza e ALMs della Capogruppo;

- la Direzione Risk Management della Capogruppo;

- la Divisione Finanza della Capogruppo;

- i referenti per la gestione del rischio tasso presso le Banche e le Società (interest rate sensitive)

controllate.

Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo approva le linee guida strategiche e i limiti operativi

proposti dal Comitato Finanza e ALMs, e viene informato periodicamente in merito all’evoluzione

dell’esposizione al rischio di tasso e alla gestione operativa del medesimo.

Il Comitato Finanza e ALMs propone le linee guida strategiche, nell’espletamento delle sue funzioni di

tipo consultivo nei confronti del Consiglio di Amministrazione, e definisce le azioni che la Divisione

Finanza deve porre in essere per la gestione del rischio di tasso. Le scelte strategiche e gestionali

riguardanti il banking book, adottate dal Comitato Finanza e ALMs, sono volte a minimizzare la volatilità

del margine di interesse entro il gapping period di 12 mesi, ovvero a minimizzare la volatilità del valore

economico al variare dei tassi di interesse.

La Direzione Risk Management alimenta il sistema informativo di Asset & Liability Management

attraverso un flusso continuo e articolato di dati, e istruisce i temi di discussione nelle riunioni del

Comitato Finanza e ALMs. La Direzione é responsabile dell’attività di reporting e del monitoraggio dei

limiti operativi e svolge congiuntamente alla Divisione Finanza, attività consultiva nei confronti di tutti gli

Organi e Funzioni aziendali del Gruppo in materia di rischio tasso.

La Divisione Finanza ha la responsabilità diretta della gestione operativa del rischio di tasso, la quale può

essere eventualmente delegata, in tutto o in parte, alla Direzione Global Markets.

Sistemi di gestione, misurazione e monitoraggio del rischio

Le metodologie di Asset & Liability Management adottate dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza

rispondono prevalentemente all’esigenza di monitorare l’esposizione al rischio tasso di tutte le poste

attive fruttifere e passive onerose al variare delle condizioni di mercato.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 39 -

Nel corso dell’esercizio 2009 il Gruppo ha predisposto l’attivazione di un sistema di Asset & Liability

Management (ALMPro ERMAS), il quale è stato utilizzato a partire dalla data di analisi di febbraio 2010.

Il sistema ha permesso di utilizzare nuovi modelli, basati su metodologie sofisticate, i quali permettono

di misurare e gestire attivamente il rischio di tasso con ancor maggiore precisione. Inoltre, il nuovo

sistema permette di utilizzare metodologie di simulazione avanzate, afferenti alla sfera dell’Asset &

Liability Management dinamico.

È prevista la produzione di una reportistica finalizzata all’analisi dell’esposizione al rischio sia del

margine di interesse sia del valore economico del banking book.

Il monitoraggio del rischio di tasso viene effettuato attraverso i seguenti modelli:

- repricing gap analysis: stima dei mismatch di repricing e della variazione attesa del margine di

interesse a seguito di uno shock parallelo e immediato delle curve dei tassi (±100 bp);

- refixing gap analysis: stima dei mismatch di refixing (suddivisi per parametro benchmark, tali da

garantire il monitoraggio dei lags e basis risks) per le poste a tasso variabile;

- maturity gap analysis fixed rate: stima dei mismatch tra le poste patrimoniali a tasso fisso del

banking book, e degli effetti correttivi generati dalle eventuali strategie di hedging;

- duration gap analysis e sensitivity analysis: stima di market value, duration, sensitivity, bucket

sensitivity del valore economico del banking book a seguito di uno shock parallelo e immediato

delle curve dei tassi pari a +100 bp e a +200 bp.

Le analisi effettuate sono di carattere statico, ed escludono quindi ipotesi sulle variazioni future della

struttura patrimoniale in termini di volumi e di mix di prodotto. Le poste a vista con clientela vengono

gestite attraverso un apposito modello interno, il quale consente di tenere conto della vischiosità del

tasso applicato alle suddette operazioni al variare dei tassi di mercato, oltre che di considerare la

persistenza temporale degli aggregati di tali poste. L’inclusione del suddetto modello

“comportamentale” nelle analisi di ALM statico permette di completare l’insieme delle metodologie

utilizzate per la stima del rischio di interesse del banking book, superando così sia l’assunzione di pieno e

immediato riprezzamento di tali poste a fronte di variazioni dei tassi di mercato sia le assunzioni del

modello semplificato di Banca d’Italia.

Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, su proposta del Comitato Finanza e ALMs, definisce

con cadenza almeno annuale il sistema di limiti operativi del Gruppo. Il sistema di limiti operativi può

essere articolato su più variabili-obiettivo, al fine di garantire il monitoraggio dell’esposizione al rischio

di tasso con riferimento a:

- variazione attesa del valore economico del banking book;

- variazione attesa del valore economico del banking book articolata per intervalli di time bucket

rilevanti;

- variazione attesa del margine di interesse entro il gapping period di 12 mesi.

Il sistema prevede la definizione di «soglie di attenzione» finalizzate ad attivare opportune e urgenti

valutazioni in tema di gestione del rischio di tasso, in particolare con riferimento alla strategia di Cash

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Flow Hedge degli impieghi a tasso variabile. Per tale strategia è stata definita una «soglia di attenzione»

a livello di Gruppo relativa al Net Market Value del portafoglio di derivati di copertura (interest rete

swap + swaption collar ancillari).

L’U.O. Risk Management della Direzione Risk Management produce le analisi di ALM statico, sia per le

singole legal entity sia per il Gruppo nel suo complesso. L’U.O. Risk Management garantisce, inoltre, la

produzione di un documento di sintesi sulla situazione di ALM statico, sia per le singole legal entity sia

per il Gruppo nel suo complesso, destinato al Comitato Finanza e ALMs. L’U.O. Risk Management

produce, infine, un documento di sintesi relativo al rispetto dei limiti operativi, destinato al Comitato

per il Controllo.

Il modello interno di Asset & Liability Management del Gruppo BPVi permette di stimare gli effetti delle

fluttuazioni dei tassi di interesse sulla redditività attesa dell'intermediario attraverso i due classici

approcci proposti dalla teoria:

- la «prospettiva degli utili correnti» stima l’impatto delle fluttuazioni dei tassi di interesse sul

margine di interesse, su un orizzonte temporale di 12 mesi;

- la «prospettiva dei valori di mercato» stima l’impatto delle fluttuazioni dei tassi di interesse sul

valore economico del patrimonio netto, su un orizzonte temporale di lungo periodo.

In particolare, per la stima dell’esposizione al rischio tasso del valore economico del banking book, viene

utilizzata la metodologia “full-evaluation”. Ciò significa che la variazione di valore a seguito degli shock

delle curve ipotizzati avviene ricalcolando il valore del banking book in corrispondenza dello scenario

ipotizzato, e quindi calcolando la differenza rispetto al valore del banking book in corrispondenza dello

scenario di mercato in riferimento al quale viene effettuata l’analisi.

Oltre alla produzione di indicatori sintetici di rischio per la variazione del valore economico del banking

book, la rappresentazione fornita dal modello interno di ALM consente di avere anche un’analisi di

ripartizione della sensitivity per i time bucket rilevanti. Tale rappresentazione ricopre grande rilevanza

nel segnalare le scadenze sulle quali è necessario intervenire per gestire con efficacia l’esposizione al

rischio. Il contenimento della sensitivity non garantisce di per sé una riduzione del rischio di interesse

durevole nel tempo. Solo una riduzione della bucket sensitivity, in corrispondenza di ciascun time

bucket, è in grado di garantire una riduzione del rischio tasso efficace in ottica pluriperiodale. La

medesima condizione è poi necessaria per ridurre la sensitivity del valore di mercato del banking book

non solo a fronte di uno shock parallelo dei tassi di mercato, ma anche a seguito di shock non paralleli.

Lo strumento utilizzato per le analisi di ALM statico consente di effettuare simulazioni sulla nuova

produzione, e permette quindi di valutare ex-ante l’impatto che la nuova operatività (ivi incluse le

operazioni di copertura) avrà sull’esposizione al rischio tasso.

Tanto l’utilizzo dell’approccio semplificato previsto dalla Circolare n° 263/2006 e successivi

aggiornamenti, quanto le ipotesi sottostanti l’utilizzo del modello interno di ALM, prevedono un’ipotesi

di stress basata su uno shock delle curve dei tassi di +200 bps.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Modalità di conduzione degli stress-test

Le prove di stress rappresentano l’insieme delle tecniche qualitative e quantitative attraverso le quali il

Gruppo valuta la propria vulnerabilità a scenari di mercato avversi. Il Gruppo conduce periodicamente

prove di stress per la misurazione e il controllo del rischio di tasso del banking book. Le analisi di stress

interessano le variabili obiettivo proprie degli approcci basati tanto sulla «prospettiva degli utili

correnti» quanto sulla «prospettiva dei valori di mercato». Le prove di stress vengono condotte con le

seguenti finalità:

- evidenziare il rischio generato dagli eventuali mismatch tra poste attive fruttifere e poste

passive onerose, e quindi delineare in modo chiaro quali siano gli interventi necessari per

l’attenuazione e il contenimento del rischio di tasso entro i limiti predefiniti;

- produrre misure di sensitivity per il monitoraggio dei limiti operativi sul rischio di tasso.

Gli scenari applicati per misurare l’esposizione al rischio del margine di interesse sottendono ipotesi di

shift delle curve pari a +100 basis points (stante l’attuale struttura dei tassi, che per la parte a breve è

prossima allo zero, l’ipotesi -100 basis points non viene considerata e sostituita con l’ipotesi +50 basis

points). Gli scenari applicati per misurare l’esposizione al rischio del valore economico del banking book

sottendono ipotesi di shift delle curve pari a +100 basis points e +200 basis points. In ciascuno di questi

scenari tutti i fattori di rischio subiscono il medesimo shock.

Come detto precedentemente, le stime sono condotte ipotizzando l’invarianza della struttura

patrimoniale in termini di volumi e di mix di prodotto. La vischiosità e la persistenza degli aggregati delle

poste a vista con clientela vengono gestite attraverso l’applicazione di un apposito modello interno.

La necessità di valutare la vulnerabilità del Gruppo a fronte di eventi eccezionali ma plausibili ha

richiesto la formulazione di scenari più complessi e articolati rispetto agli scenari di shift. Gli scenari di

twist rispondono a questa esigenza: la costruzione di tali scenari (riconducibili alle topologie di

steepening, flattening e inversion) prevede che vengano inizialmente applicati degli shock su specifici

nodi delle curve, e che il differenziale di shock così generato tra i nodi identificati venga trasferito su

tutti gli altri nodi. L’applicazione di questi scenari permette di stimare indicatori di sensitivity rispetto a

una pluralità di fattori di rischio, rappresentati dai singoli nodi delle curve dei tassi.

I titoli azionari non quotati non sono, al momento, oggetto di specifica misurazione di sensitività.

Sistemi di reporting del rischio

La Direzione Risk Management alimenta il sistema informativo di Asset & Liability Management

attraverso un flusso continuo e articolato di dati, e istruisce i temi di discussione nelle riunioni del

Comitato Finanza e ALMs. É, inoltre, responsabile dell’attività di reporting e del monitoraggio dei limiti

operativi. Svolge, infine, congiuntamente alla Divisione Finanza, attività consultiva nei confronti di tutti

gli Organi e Funzioni aziendali del Gruppo in materia di rischio tasso.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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In particolare, l’U.O. Risk Management della Direzione Risk Management:

- produce analisi di ALM statico, sia per le singole legal entity sia per il Gruppo nel suo complesso;

- conduce le prove di stress, sia per quanto riguarda la «prospettiva degli utili correnti» sia per

quanto riguarda la «prospettiva dei valori di mercato»;

- monitora i limiti operativi definiti dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;

- fornisce adeguata informativa al Comitato Finanza e ALMs attraverso un’azione di reporting;

Al superamento dei limiti definiti nei paragrafi seguenti, la Direzione Risk Management comunica

l’avvenuto superamento al primo Comitato Finanza e ALMs utile, al quale fornisce l’informativa

necessaria al fine di valutare le contromisure adeguate per la gestione del superamento dei limiti. Al

superamento dei limiti deve essere fornita adeguata informativa al Consiglio di Amministrazione e al

Comitato per il Controllo alla prima riunione utile.

Politiche di coperture e di attenuazione del rischio

Attività di copertura del fair value

Il Gruppo pone in essere operazioni di copertura specifica su prestiti obbligazionari emessi zero coupon

o strutturati, per la rappresentazione contabile dei quali si avvale di quanto disposto dalla cosiddetta

“Fair Value Option”. La strategia sottostante alla copertura è volta a ridurre la duration delle passività

ovvero finalizzata alla certezza del costo delle emissioni strutturate. Nel corso del 2012, la copertura in

“Fair Value Option” è stata estesa anche alle nuove emissioni di prestiti obbligazionari cosiddetti “Multi

Callable”. Nel corso del primo semestre del 2008 sono stati definititi gli strumenti e i processi di Hedge

Accounting finalizzati alla copertura specifica di cluster omogenei di impieghi a tasso fisso (Fair Value

Hedge – micro coperture di gruppo). Nel mese di ottobre 2009 tutte le coperture degli impieghi a tasso

fisso della Capogruppo sono state assoggettate a unwinding. Nel mese di giugno 2010 i suddetti

impieghi a tasso fisso sono nuovamente stati coperti, con partenza forward starting luglio 2012. Nel

corso del mese di giugno parte di tali coperture sono state rinegoziate con partenza forward starting

luglio 2013. I BTP e i BTP inflation linked acquistati a partire dal mese di gennaio 2010 per la Capogruppo

e per le Controllate sono stati assoggettati a operazioni di copertura attraverso asset swap. Anche

questa tipologia di operazioni è gestita attraverso gli strumenti di Hedge Accounting (Fair Value Hedge –

micro coperture specifiche). A seguito dell’estensione dei processi di Hedge Accounting anche alle poste

del passivo oneroso, alcuni dei prestiti obbligazionari a tasso fisso della Capogruppo non coperti in Fair

Value Option sono stati coperti in regime di Hedge Accounting (Fair Value Hedge – micro coperture

specifiche) nel mese di marzo 2010. Nella seconda metà del 2010 il processo di Hedge Accounting é

stato esteso alla copertura degli impieghi a tasso variabile con interest rate cap embedded (Fair Value

Hedge – micro coperture di gruppo). Questa tipologia di copertura è proseguita anche nel corso del

2011, allargando l’operatività dai soli impieghi del segmento Privati anche agli impieghi del segmento

Small Business.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Attività di copertura dei flussi finanziari

Nel corso del primo semestre del 2011 sono stati definititi gli strumenti e i processi di Hedge Accounting

finalizzati alla copertura di cluster omogenei di impieghi a tasso variabile (Macro Cash Flow Hedge). A

partire da luglio 2011 il Gruppo pone in essere operazioni di copertura di cash flow relativamente a

questa fattispecie di impieghi. Inoltre nel 2012, al fine di mitigare la posizione di rischio tasso asset side

così generata, si è provveduto a porre in essere delle strutture di swaption collar ancillari.

Attività di copertura di investimenti esteri

Il Gruppo non ha posto in essere operazioni di copertura di investimenti esteri.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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RISCHIO DI LIQUIDITÁ

Il Rischio di Liquidità è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio di inadempimento dei propri

impegni di pagamento, causato dall’incapacità di reperire fondi (funding liquidity risk) ovvero dalla

presenza di limiti allo smobilizzo delle attività (market liquidity risk). Tale rischio può anche manifestarsi

come perdita rispetto alla realizzazione al fair value derivante dalla forzata cessione di attività (forced

sale) o, in senso più lato, come perdita in termini reputazionali e di opportunità di business.

Per funding liquidity risk si intende il rischio che il Gruppo non sia in grado di far fronte ai propri impegni

di pagamento e alle proprie obbligazioni in modo efficiente (secondo logiche coerenti, dunque, con il

profilo di rischio “desiderato” e a condizioni economiche “eque”) per incapacità di reperire fondi senza

pregiudicare la sua attività caratteristica e/o la sua situazione finanziaria.

Per market liquidity risk si intende il rischio che il Gruppo non sia in grado di liquidare un asset se non a

costo di incorrere in perdite in conto capitale a causa della scarsa liquidità del mercato di riferimento

e/o in conseguenza del timing con cui è necessario realizzare l’operazione.

Strategie, processi e organizzazione della gestione del rischio

La gestione del rischio di liquidità del Gruppo Banca Popolare di Vicenza è disciplinata da una specifica

policy, che indica i seguenti principi cardine alla base del modello di governance del rischio:

- la liquidità è gestita in maniera accentrata presso la Capogruppo Banca Popolare di Vicenza con

riferimento alle singole legal entity e al Gruppo nel suo complesso;

- la responsabilità nella definizione della propensione al rischio di liquidità e delle linee guida per

la gestione del medesimo è in capo al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;

- il Liquidity Funding Plan (finalizzato alla gestione ordinaria della liquidità) e il Contingency

Funding Plan (finalizzato alla gestione della contingency) sono costruiti e gestiti dalla

Capogruppo per conto dell’intero Gruppo BPVi;

- le singole legal entity sono tenute a rispettare le linee guida definite dalla Capogruppo in

materia di gestione dei rischi e del capitale.

La responsabilità nella definizione della propensione al rischio di liquidità e delle linee guida per la

gestione del medesimo è in capo al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo che si avvale del

Comitato Finanza e ALMs e delle Funzioni aziendali preposte per la gestione operativa e strategica della

stessa. In particolare:

- il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Direttore Generale della Capogruppo, sentito il

parere del Comitato Finanza e ALMs, delibera le linee guida (tra le quali si richiama la definizione

del Liquidity Funding Plan e del Contingency Funding Plan nonché il sistema di prezzi di

trasferimento interno dei fondi e le regole di tesoreria) e la propensione al rischio (limiti

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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operativi, soglie di Early Warning e ipotesi di stress) nell’ambito della gestione del rischio di

liquidità. Il Consiglio di Amministrazione è responsabile del mantenimento di un livello di

liquidità coerente con la “soglia di tolleranza” all’esposizione al rischio e della definizione delle

politiche di governo e dei processi di gestione afferenti allo specifico profilo di rischio. Oltre a

definire la “soglia di tolleranza” al rischio di liquidità (c.d. propensione al rischio) approva le

metodologie utilizzate dalla banca per determinare l’esposizione al rischio di liquidità e le

principali ipotesi sottostanti agli scenari di stress;

- il Comitato Finanza e ALMs propone le linee guida, nell’espletamento delle sue funzioni di tipo

consultivo, nei confronti del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;

- la Divisione Bilancio e Pianificazione per il tramite della Direzione Controllo di Gestione e

Pianificazione Operativa e della Direzione Pianificazione Strategica congiuntamente alla

Divisione Finanza e alla Direzione Risk Management, definisce le modalità di funzionamento del

sistema di prezzi di trasferimento interno dei fondi, sottoponendole al parere preventivo del

Comitato Finanza e ALMs e successivamente al Consiglio di Amministrazione. Per il tramite della

Direzione Controllo di Gestione e Pianificazione Operativa monitora inoltre, con le cadenze

definite nella specifica policy, il rapporto impieghi / raccolta diretta;

- il Direttore Generale della Capogruppo, sentito il parere del Comitato Finanza e ALMs, gestisce

le situazioni di tensione di liquidità, propone eventuali azioni correttive, nell’ambito delle

deleghe attribuitegli dal Consiglio di Amministrazione, e sottopone le proposte di azione, che

esulano dalle deleghe attribuite, agli Organi competenti.

- il Collegio Sindacale, in qualità di Organo con funzione di controllo, nell’ambito della generale

attività di verifica del processo di gestione dei rischi aziendali, vigila sull’adeguatezza e sulla

rispondenza del processo di gestione del rischio di liquidità ai requisiti stabiliti dalla normativa;

- la Divisione Finanza ha compiti di gestione operativa delegando la Tesoreria e la Direzione

Global Markets allo svolgimento delle attività relative alla gestione operativa del rischio di

liquidità nel rispetto dei limiti di rischio e delle deleghe assegnate;

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, monitora i limiti di

rischio, le evidenze delle prove di stress, gli indicatori di Early Warning e, più in generale, la

situazione di liquidità del Gruppo e delle singole Società Controllate. Inoltre, con il supporto

della Divisione Finanza e della Divisione Bilancio e Pianificazione, verifica regolarmente e

aggiorna sulla base delle risultanze delle prove di stress il Contingency Funding Plan. Informa gli

Organi aziendali delle risultanze dell’attività svolta;

- la Direzione Internal Audit effettua verifiche periodiche sull’adeguatezza del sistema di

rilevazione e verifica delle informazioni, sul sistema di misurazione del rischio di liquidità e sul

connesso processo di valutazione interna, nonché sul processo relativo alle prove di stress, sul

processo di revisione e aggiornamento del Contingency Funding Plan e sul sistema di prezzi di

trasferimento interno dei fondi. Inoltre la Direzione Internal Audit valuta la funzionalità e

l’affidabilità del complessivo sistema dei controlli che presiede alla gestione del rischio di

liquidità e verifica il pieno utilizzo da parte degli organi e delle funzioni aziendali delle

informazioni disponibili. Gli esiti delle verifiche effettuate vengono sottoposti agli Organi

aziendali con cadenza almeno annuale.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Ai fini di una corretta declinazione dei ruoli e responsabilità degli Organi e delle Funzioni aziendali, il

processo di gestione del rischio di liquidità viene articolato nelle seguenti fasi:

- definizione del risk-appetite (propensione al rischio) e delle linee guida di gestione del rischio di

liquidità;

- monitoraggio/gestione del rischio di liquidità e procedure di “escalation”;

- reporting nei confronti degli Organi e delle Funzioni aziendali.

La gestione della liquidità di breve termine (entro l’orizzonte di 12 mesi) avviene attraverso la Maturity

Ladder Operativa, strumento che consente di valutare gli sbilanci tra flussi di cassa in entrata e flussi di

cassa in uscita attesi per ciascuna fascia temporale (liquidity gap puntuali). Gli sbilanci cumulati (liquidity

gap cumulati) permettono di calcolare il saldo netto del fabbisogno/surplus finanziario in

corrispondenza dei diversi orizzonti temporali considerati.

La gestione della liquidità di medio-lungo periodo (oltre l’orizzonte di 12 mesi) avviene, invece,

attraverso la Maturity Ladder Strutturale, strumento che consente di valutare l’equilibrio tra le poste

attive e passive attraverso la contrapposizione delle poste patrimoniali attive e passive non solo in

termini di flussi di cassa, ma soprattutto in termini di ratio patrimoniali. L’obiettivo è quello di garantire

il mantenimento di un profilo di liquidità strutturale che sia sufficientemente equilibrato, ponendo dei

vincoli alla possibilità di finanziare attività a medio-lungo termine con passività aventi una duration non

coerente.

A seguito dell’attivazione dell’applicativo ALMPro ERMAS all’inizio del 2010, si è provveduto allo

sviluppo di un processo di monitoraggio integrato del rischio di liquidità tra le Funzioni di Risk

Management e di Tesoreria. L’elevato livello di automazione, da un lato, dell’alimentazione della base

dati, dall’altro, della produzione di reporting, agevola la tempestività di monitoraggio degli indicatori di

rischio/limiti operativi.

Nell’ambito della complessiva gestione del rischio, si ricorda che il Consiglio di Amministrazione

stabilisce annualmente la propensione al rischio di liquidità sia per la Capogruppo che per le singole

Società del Gruppo rientranti nel perimetro di monitoraggio. La propensione al rischio viene definita

fissando limiti operativi e “soglie di attenzione” in termini di:

- Liquidity Coverage Ratio gestionale: indicatore di liquidità operativa o LCR – limite operativo;

- Net Stable Funding Ratio gestionale: indicatore di liquidità strutturale o NSFR – soglia di

attenzione;

- Leverage Ratio: indicatore di leva finanziaria – soglia di attenzione.

Congiuntamente alla definizione dei limiti operativi e delle soglie di attenzione, il Consiglio di

Amministrazione delibera, nell’ambito della definizione della propensione al rischio, le soglie di Early

Warning e le ipotesi della conduzione delle prove di stress.

La definizione della propensione al rischio si concretizza inoltre, nell’ambito del processo di

pianificazione strategica e operativa, nell’individuazione di un obiettivo, a livello di Gruppo e di singole

legal entities, di rapporto impieghi/raccolta diretta.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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L’indicatore di riferimento selezionato per il monitoraggio della liquidità a breve termine è il cosiddetto

Liquidity Coverage Ratio determinato secondo logica gestionale, ovvero statica e non stressata. Tale

indicatore identifica, a livello di Gruppo, l’ammontare di attività prontamente liquidabili (Stock of High

Quality Liquid Assets) non impegnate detenute dalla Banca, le quali possono essere utilizzate per

fronteggiare i flussi di cassa netti in uscita (Net Cash Outflows) che l’Istituto potrebbe trovarsi ad

affrontare in uno scenario di crisi di liquidità su un orizzonte di breve termine.

L’indicatore di riferimento selezionato per il monitoraggio della liquidità a medio-lungo termine è il

cosiddetto Net Stable Funding Ratio determinato secondo logica gestionale, ovvero statica e non

stressata. Tale indicatore identifica, a livello di Gruppo, il rapporto tra Available Stable Funding

(ammontare disponibile di provvista stabile) e Required Stable Funding (ammontare necessario di

provvista stabile), entrambi calcolati come sommatoria dei flussi di cassa in conto capitale del banking

book in scadenza a partire dal time bucket a 1 anno escluso fino al termine dell'orizzonte temporale in

riferimento al quale il Gruppo opera.

La definizione della propensione al rischio di liquidità si concretizza inoltre:

1. nell’individuazione di un obiettivo per il Gruppo e per le singole legal entities (laddove

rilevante), di rapporto tra impieghi e raccolta diretta. Tale obiettivo viene definito nell’ambito

della definizione degli obiettivi in sede di pianificazione strategica e operativa;

2. nella definizione di una soglia di attenzione per quanto concerne il Leverage Ratio (indice di leva

finanziaria calcolato come rapporto tra patrimonio e totale attività in bilancio e fuori bilancio) a

livello consolidato.

Si segnala che nel corso del 2011 il Gruppo ha avviato un progetto volto a un graduale avvicinamento

alla produzione dei ratios di liquidità Basilea 3 compliant. Tale attività è proseguita anche nel corso del

2012, permettendo l’avvio di una rendicontazione periodica interna relativamente agli stessi ratio, come

meglio descritto oltre.

Oltre agli indicatori sopra descritti, il Gruppo ha definito degli indicatori di Early Warning che vengono

utilizzati per identificare e anticipare uno stato di stress o una tensione di liquidità.

Essi vengono suddivisi nelle seguenti categorie:

- indicatori di Early Warning strutturali che forniscono evidenze sulla potenziale presenza di una

situazione di stress e di una tensione di liquidità in base alla struttura patrimoniale del Gruppo

(bank specific) - gli indicatori in analisi sono tipicamente costruiti sfruttando le informazioni

derivanti dalla maturity ladder operativa -;

- indicatori di Early Warning segnaletici che forniscono segnali sulla potenziale presenza di una

situazione di stress e di una tensione di liquidità in base a indici e variabili di mercato.

Gli indicatori del primo tipo forniscono delle semplici indicazioni o dei segnali di allarme rispetto a una

potenziale situazione di tensione sul fronte della liquidità tipicamente indotta da variabili di mercato. Gli

indicatori del secondo tipo forniscono dei veri e propri warning sulla situazione strutturale della liquidità

del Gruppo.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Sempre seguendo le indicazioni fornite dal Comitato di Basilea, in riferimento alla diversificazione delle

fonti di finanziamento, viene definita una specifica “soglia di attenzione” relativa al livello di

concentrazione del funding sulle singole controparti, per le seguenti due forme tecniche di provvista:

- raccolta a vista wholesale comprensiva di time deposit;

- raccolta sul mercato interbancario non collateralizzato euro.

Il contributo della singola controparte non deve eccedere una predeterminata soglia del totale della

forma tecnica di riferimento. Informativa sul rispetto della suddetta soglia di attenzione viene fornita

nelle riunioni del Comitato Finanza e ALMs.

Per quanto concerne la definizione delle linee guida per la gestione del rischio di liquidità, il Consiglio di

Amministrazione, nell’ambito del processo di pianificazione strategica e budget, con cadenza almeno

annuale, delibera, su proposta del Direttore Generale della Capogruppo, sentito il parere del Comitato

Finanza e ALMs, il Liquidity Funding Plan, il Contingency Funding Plan, il sistema di prezzi di

trasferimento interno dei fondi e le regole di tesoreria.

Cause endogene (crisi specifica o errori interni) o esogene (condizioni macroeconomiche e di Sistema)

potrebbero porre il Gruppo di fronte al rischio di:

- un‘improvvisa riduzione della liquidità disponibile;

- un’improvvisa necessità di aumentare il funding.

Contingency Funding Plan

Al fine di garantire il rispetto dei propri impegni di pagamento anche in una situazione di tensione di

liquidità, il Gruppo BPVi si dota di un Contingency Funding Plan (piano di reperimento della provvista in

condizioni di tensione).

Il Contingency Funding Plan definisce le strategie di intervento in ipotesi di tensione di liquidità,

prevedendo le procedure per il reperimento di fonti di finanziamento in caso di emergenza.

In particolare il piano contiene almeno le seguenti informazioni:

- catalogazione delle diverse tipologie di tensione di liquidità per identificarne la natura (sistemica

o idiosincratica);

- individuazione delle competenze e delle responsabilità di organi e funzioni aziendali in situazioni

di emergenza; tali previsioni sono soggette periodicamente a revisione e portate a conoscenza

di tutte le strutture potenzialmente coinvolte;

- stime di “back-up liquidity” che, in presenza di scenari avversi, siano in grado di determinare con

sufficiente attendibilità l’ammontare massimo drenabile dalle diverse fonti di finanziamento.

Il Contingency Funding Plan prevede inoltre la definizione e il monitoraggio di un sistema di indicatori di

rischio di liquidità (cd. “early warning indicators”).

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Le strategie previste dal Contingency Funding Plan possono includere il ricorso ad azioni non

programmate e talvolta di natura straordinaria; a seconda del livello di gravità esse possono infatti

prevedere:

- operazioni anche a costi consistenti rispetto al costo medio del funding o la cessione di asset

prontamente liquidabili (solitamente non strategici);

- interventi esterni, la cessione di asset strategici, interventi sull’operatività e sulla gestione

caratteristica del Gruppo (ad esempio blocco delle nuove erogazioni e delle politiche di sviluppo,

congelamento dei budget di spesa già allocati, revisione dei piani di investimento, ecc.).

Il Contingency Funding Plan ha quindi lo scopo di identificare una serie di azioni non vincolanti (in

quanto andranno valutate caso per caso e in relazione alla situazione dei mercati di riferimento e della

struttura attivo/passivo del Gruppo) e di fornire un ventaglio di alternative strategiche e operative da

intraprendere per gestire gli stati di allerta definendo differenti piani di intervento in relazione alla

“gravità” dello stato.

La costruzione del Contingency Funding Plan viene effettuata con cadenza almeno annuale - o qualora la

situazione del Gruppo e dei mercati di riferimento ne richiedano un aggiornamento/revisione – dalla

Direzione Risk Management congiuntamente con la Divisione Finanza, per il tramite della Direzione

Global Markets, e viene monitorato nell’ambito dell’“Informativa sulla dinamica del rischio di liquidità”.

Sistema di prezzi di trasferimento interno dei fondi e Regole di Tesoreria

La determinazione del sistema di prezzi di trasferimento interno dei fondi è un aspetto critico nella

gestione complessiva della banca poiché, incidendo sulle modalità di attribuzione della redditività tra le

diverse unità, è in grado di determinare incentivi all’assunzione di rischi non coerenti con le politiche

aziendali.

Il sistema di prezzi di trasferimento interno dei fondi del Gruppo BPVi si basa:

- sulla policy per la determinazione dei Tassi Interni di Trasferimento (insieme di logiche che

disciplinano le regole di consuntivazione della Rete Commerciale e delle business unit, ove

rilevanti);

- sulla definizione delle c.d. Regole di Tesoreria (insieme di logiche che disciplinano il rapporto tra

la Tesoreria accentrata presso la Capogruppo e le singole Società Controllate).

Il monitoraggio del rispetto delle “Regole di Tesoreria” è svolto dalla Divisione Finanza, per il tramite

della Direzione Global Markets e dell’U.O. Treasury, che rendiconta al Comitato Finanza e ALMs. La

Divisione Bilancio e Pianificazione, per il tramite della Direzione Controllo di Gestione e Pianificazione

Operativa, monitora la corretta applicazione sulla Rete Commerciale del liquidity funding spread e del

sistema dei TIT.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Il modello dei TIT offre una valutazione, ponderata per il rischio di tasso e di liquidità, dei prodotti di

raccolta e impiego del Gruppo, e consente quindi di:

- valutare ex-ante le condizioni alle quali offrire alla clientela prodotti di raccolta e impiego, dati

gli obiettivi di rischio-rendimento e definite le strategie e politiche commerciali generali;

- misurare ex-post la redditività effettivamente conseguita, in termini di contribuzione al margine

di interesse, con riferimento alle singole posizioni finanziarie o a una qualunque loro

aggregazione.

Sotto il profilo operativo, il Tasso Interno di Trasferimento si compone di due elementi:

1) il tasso base, che rappresenta il tasso risk free (Euribor o IRS) di riferimento per operazioni che,

rispetto a quella in oggetto, presentano uguali condizioni in termini di scadenza, divisa, tipologia

di tasso, periodo di repricing e periodicità di pagamento degli interessi e del capitale;

2) il funding spread, che rappresenta il costo aggiuntivo della raccolta rispetto al tasso base, in

funzione del merito creditizio del Gruppo (c.d. rischio specifico) e della durata dell’operazione.

Con particolare riferimento alla determinazione del funding spread, il modello prevede una curva di

riferimento individuata sulla base del costo effettivo di tutte le forme di raccolta wholesale (emissioni

obbligazionarie wholesale, private placement, raccolta interbancaria e istituzionale a breve termine) e

della raccolta retail tramite prestiti obbligazionari e conti correnti. Il costo di tali componenti viene

ponderato per giungere alla definizione di una curva di funding spread c.d. blended.

Il modello dei TIT contempla anche gli effetti, di tasso e comportamentali (ossia con caratteristiche

effettive diverse da quelle contrattuali e definite con tecniche econometriche) connessi alle c.d. poste a

vista.

Le Regole di Tesoreria descrivono gli strumenti (forme tecniche di funding) da utilizzare per far fronte

alle esigenze di funding delle Controllate, i volumi/importi collegati ai singoli strumenti “attivabili”, le

gerarchie di “attivazione” dei singoli strumenti, i meccanismi di pricing e remunerazione connessi ai

singoli strumenti e agli “sbilanci” attivi/passivi della posizione finanziaria netta delle Controllate. Esse

vengono definite almeno con cadenza annuale nell’ambito del processo di pianificazione strategica e

budgeting.

Con riferimento agli strumenti (forme tecniche di funding) “attivabili” da parte delle Società Controllate,

di seguito se ne riporta un elenco non esaustivo suscettibile di integrazione e modifica:

1. operazioni di cartolarizzazione;

2. conto corrente reciproco di Tesoreria;

3. depositi a termine (time deposit);

4. PcT di raccolta;

5. prestito titoli;

6. emissioni obbligazionarie/finanziamenti a medio-lungo termine.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Le Regole di Tesoreria hanno come obiettivo:

- una gestione equilibrata del rischio di liquidità e del rischio tasso sul banking book in linea con

gli obiettivi di propensione al rischio deliberati dal Consiglio di Amministrazione;

- una efficiente gestione della liquidità a livello di Gruppo;

- una corretta distribuzione a livello di Gruppo dei costi connessi al reperimento dei fondi per far

fronte alle esigenze del Gruppo stesso e delle singole Società.

Sistemi di gestione, misurazione e monitoraggio del rischio

Il monitoraggio del rischio di liquidità deve avvenire sia in condizione di normale corso degli affari che in

condizione di tensione di liquidità, caratterizzata da bassa probabilità di accadimento e da impatto

elevato.

Il monitoraggio del rischio di liquidità del Gruppo BPVi in condizione di normale corso degli affari si basa:

- sulla definizione di un sistema di deleghe coerenti con i limiti di rischio e sull’identificazione

delle connesse procedure di “escalation” nel caso tali limiti vengano superati;

- sul controllo del rispetto dei limiti e delle deleghe.

La metodologia utilizzata per la gestione della liquidità e per la misurazione del rischio è quella del

maturity mismatch, che viene utilizzato per costruire una maturity ladder allocando i flussi di cassa o i

valori delle poste in e fuori bilancio in diversi bucket temporali.

La maturity ladder operativa consente di valutare l’equilibrio dei flussi di cassa attesi, attraverso la

contrapposizione di attività e passività la cui scadenza è all’interno di ogni singola fascia temporale e di

evidenziare i saldi, e quindi gli sbilanci, tra flussi in entrata e flussi in uscita attesi per ciascuna fascia

temporale. Attraverso la costruzione di sbilanci cumulati (o gap cumulati), permette inoltre di calcolare

il saldo netto del fabbisogno (o del surplus) finanziario nell’orizzonte temporale considerato.

La maturity ladder strutturale consente di valutare l’equilibrio delle poste attive e passive, in e fuori

bilancio, attraverso la contrapposizione di attività e passività la cui scadenza è all’interno di ogni singola

fascia temporale, e di evidenziare i saldi, e quindi gli sbilanci, tra poste attive e poste passive per

ciascuna fascia temporale. L’obiettivo perseguito è quello di garantire il mantenimento di un profilo di

liquidità strutturale sufficientemente equilibrato, ponendo dei vincoli alla possibilità di finanziare attività

a medio/lungo termine con passività aventi una duration non coerente.

Il monitoraggio del rischio di liquidità avviene:

- alimentando la maturity ladder operativa e monitorando i limiti in termini di LCR gestionale;

- alimentando la maturity ladder strutturale e monitorando la soglia di attenzione in termini di

NSFR gestionale;

- monitorando la soglia di attenzione di leverage ratio e il rispetto dell’obiettivo di rapporto

impieghi/raccolta diretta;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 52 -

- analizzando il livello degli indicatori di early warning attraverso la reportistica periodica;

- analizzando le evidenze delle prove di stress condotte sulla scorta delle modalità presente

definite nella policy;

- fornendo adeguata informativa al Comitato Finanza e ALMs, agli Organi e alle Funzioni aziendali

coinvolte attraverso un’azione di reporting coerente con quanto definito nel Sistema

Informativo Direzionale.

Sistemi di reporting del rischio

Un efficace sistema di gestione dei rischi deve essere basato su un flusso informativo costante nei

confronti di Organi e Funzioni aziendali per permettere una piena consapevolezza rispetto

all’esposizione del Gruppo ai rischi stessi, ma soprattutto consentire tempestivamente l’attivazione delle

“leve” gestionali funzionali a un’adeguata gestione dei rischi.

Con riferimento al rischio di liquidità di seguito vengono descritti i flussi informativi sui quali si basa il

c.d. Sistema Informativo Direzionale del Gruppo BPVi :

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce il report

sull’assorbimento dei limiti di LCR, sui livelli degli indicatori di early warning segnaletici e

strutturali e, più in generale, sulla situazione della liquidità di breve periodo a livello di Gruppo.

Una nota informativa con i medesimi contenuti viene prodotta a beneficio del Comitato Finanza

e ALMs;

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce e presenta al

Comitato Finanza e ALMS il report sull’andamento delle soglie di attenzione relative al NSFR e,

più in generale, sulla situazione della liquidità di medio-lungo termine a livello di Gruppo e per le

singole legal entity;

- la Divisione Finanza, per il tramite della Tesoreria e della Direzione Global Markets, produce il

c.d. report di Tesoreria. La medesima reportistica, integrata con la situazione di funding a livello

consolidato e per le singole Società del Gruppo relativamente alle c.d. Regole di Tesoreria, viene

prodotta a beneficio del Comitato Finanza e ALMs;

- la Direzione Risk Management, con il supporto della Divisione Finanza e della Divisione Bilancio e

Pianificazione, produce l’informativa relativa alla dinamica del rischio di liquidità a beneficio del

Consiglio di Amministrazione e del Comitato per il Controllo;

- La Direzione Controllo di Gestione e Pianificazione Operativa, produce l’informativa relativa alla

dinamica del rapporto impieghi/raccolta diretta a beneficio del Comitato Finanza e ALMS.

I flussi informativi verso gli Organi in situazioni di allerta di liquidità verranno definiti di volta in volta dal

Consiglio di Amministrazione.

Allo scopo di recepire le novità in materia di governo e gestione del rischio di liquidità introdotte con il

4° aggiornamento del 13 dicembre 2010 della Circolare Banca d’Italia n° 263/2006 e successivi

aggiornamenti, in data 1° marzo 2012, è stato costituito un nuovo Gruppo di Lavoro temporaneo

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 53 -

relativo al Progetto “Gestione della Liquidità del Gruppo Banca Popolare di Vicenza”, avente la finalità di

seguire in modo strutturato il completamento delle attività propedeutiche a migliorare le fasi del

processo di gestione del rischio di liquidità all’interno del Gruppo. Il suddetto Gruppo di Lavoro è così

composto: Direzione Risk Management progetto con funzione coordinatrice, la Direzione Global

Markets, la Direzione Organizzazione e Sicurezza e la Direzione Internal Audit. In data 6 marzo 2013,

preso atto dello stato di avanzamento delle varie attività previste dal Gruppo di Lavoro Temporaneo, lo

stesso Comitato Guida, anche in virtù delle evidenze emerse, ha considerato concluse le proprie attività.

I principali interventi migliorativi posti in essere nel corso del 2012 hanno, tra l’altro, riguardato:

- affinamento della modalità di determinazione del liquidity risk appetite prevedendo, tra l’altro,

la fissazione di soglie di attenzione sul Leverage Ratio - indicatore di leva finanziaria

- il completamento, a livello consortile, delle implementazioni informatiche funzionali al calcolo

degli indicatori di LCR e NSFR secondo quanto richiesto da “Basilea III”;

- rilascio, ad aprile 2012, del Contingency Funding Plan – CFP, e successivo affinamento nel corso

dell’anno delle ipotesi di stress che caratterizzano gli stati di allerta/preallerta su cui il piano

stesso si basa;

- rafforzamento del processo di gestione delle “riserve di liquidità”, attraverso la definizione dei

criteri utilizzati per la loro quantificazione e per la loro valutazione in termini di adeguatezza).

Per completezza si evidenzia infine che le implementazioni, informatiche e di processo, funzionali al

calcolo degli indicatori di LCR e NSFR in ottica regolamentare condotte negli scorsi esercizi hanno

permesso di giungere a una produzione in totale automazione in ottica Basilea III dei due indicatori, che

sono oggetto di reportistica periodica al Comitato Finanza. Resta inteso che le attività proseguiranno

nell’ottica di includere nel continuo le revisioni derivanti dal consolidamento dei requisiti normativi.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 54 -

RISCHIO OPERATIVO

Il Rischio Operativo è definito come il rischio di subire perdite derivanti dalla inadeguatezza o

disfunzione delle procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni.

Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni

dell’operatività, malfunzionamento e indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi

naturali. Nel perimetro del rischio operativo è compreso il rischio legale, il rischio di sicurezza

informatica e il rischio di sicurezza fisica, mentre sono esclusi quelli strategici e di reputazione.

Relativamente alle attività di monitoraggio dei rischi operativi, la Capogruppo ha aderito, fin dalla

costituzione nel 2002, al consorzio interbancario DIPO (Data Base italiano delle Perdite Operative)

promosso dall’ABI, e ha, pertanto, in essere una regolare attività di raccolta delle informazioni sulle

perdite operative.

Si ricorda che ai fini dei requisiti patrimoniali prudenziali a fronte dei rischi operativi, il Gruppo Banca

Popolare di Vicenza determina il requisito patrimoniale prudenziale relativo al rischio operativo secondo

il Metodo Base (BIA – Basic Indicator Approach) che prevede che il requisito patrimoniale sia pari alla

media sugli ultimi 3 anni del Margine di Intermediazione moltiplicato per un coefficiente fisso pari al

15%.

Strategie, processi e organizzazione della gestione del rischio

Con riferimento al framework relativo alla gestione dei rischi operativi, si rileva che il Gruppo BPVi ha

identificato le seguenti dimensioni del rischio:

- i fattori di rischio ovvero gli elementi del contesto operativo che in seguito a una gestione non

ottimale concorrono al manifestarsi dell’evento dannoso;

- gli eventi di rischio ovvero fatti/atti – aziendali o extra-aziendali – all’accadere dei quali può

conseguire un danno per la società;

- gli effetti di rischio ovvero le modalità di manifestazione degli eventi (ad esempio cause legali,

sopravvenienze passive, diminuzione di valore degli assets, ecc.).

I principi cardine alla base del modello di governance dei rischi operativi del Gruppo BPVi, disciplinati in

un’apposita policy, prevedono che:

- la responsabilità della definizione delle linee guida di gestione dei rischi operativi sia in capo al

Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;

- la rischiosità sia monitorata in maniera accentrata presso la Capogruppo con riferimento alle

singole legal entity e al Gruppo nel suo complesso;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 55 -

- le singole legal entity siano tenute a rispettare le linee guida definite dalla Capogruppo in

materia di gestione dei rischi e del capitale.

Il framework per la gestione dei rischi operativi del Gruppo BPVi si basa:

1. sulla valutazione dei presidi organizzativi di 1° e 2° livello e sulla costruzione della c.d. Mappa dei

Rischi;

2. sulla raccolta delle c.d. perdite operative (attività di Loss Data Collection).

Con riferimento al precedente punto 1, il perimetro ai fini della valutazione dei presidi organizzativi

coincide con la definizione di gruppo bancario ai sensi dell’art. 65 del TUB ovvero con il perimetro

rappresentato dai soggetti inclusi nell’ambito della vigilanza consolidata.

Per quanto concerne il punto 2, il perimetro si estende alla Capogruppo Banca Popolare di Vicenza e alla

Società Controllata Banca Nuova e alla Società BPVi Fondi SGR; quest’ultima inclusa nel perimetro nel

corso del 2012 tenuto conto della specificità del business svolto dalla Controllata. Vengono invece

escluse tutte le altre Società appartenenti al Gruppo BPVi perché complessivamente al di sotto della

soglia di rilevanza (materiality) fissata al 10% del Margine di Intermediazione di Gruppo (Voce 120 del

Conto Economico), considerato l’indicatore rilevante. Il livello è stato determinato prendendo come

riferimento i criteri di rilevanza definiti dalla normativa di vigilanza prudenziale per quanto concerne la

possibilità di operare in “esenzione” per le banche e i gruppi bancari che utilizzano approcci avanzati (in

particolare si richiama la possibilità, per le banche e i gruppi bancari che utilizzano metodologie

avanzate di tipo standardizzato, di mantenere una copertura con l’approccio base fino al 10%

dell’indicatore rilevante a livello consolidato).

In deroga al limite sopra identificato, potranno rientrare nel perimetro società la cui operatività sarà

valutata come particolarmente esposta a rischi operativi.

La responsabilità nella definizione del framework per la gestione dei rischi operativi è in capo al

Consiglio di Amministrazione della Capogruppo che si avvale delle Funzioni aziendali preposte per la

gestione operativa e strategica della stesso.

In particolare, con riferimento alla gestione dei rischi operativi:

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, con il supporto della

Direzione Internal Audit e della Direzione Compliance e Antiriciclaggio, propone al Consiglio di

Amministrazione le linee guida per la gestione dei rischi operativi;

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, svolge attività di

rilevazione periodica dei rischi operativi, coerentemente con le linee guida deliberate dal

Consiglio di Amministrazione, e di reporting verso gli Organi, i Comitati e le Funzioni aziendali a

vario titolo coinvolte.

Ai fini di una corretta declinazione dei ruoli e responsabilità degli Organi e delle Funzioni aziendali, il

processo di gestione dei rischi operativi viene articolato nelle seguenti fasi:

- definizione delle linee guida e del framework per la gestione del rischio operativo;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 56 -

- monitoraggio del rischio operativo;

- reporting nei confronti degli Organi e delle Funzioni aziendali.

Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo delibera, su proposta della Direzione Risk

Management, che si avvale del supporto della Direzione Internal Audit e della Direzione Compliance e

Antiriciclaggio, le linee guida e il framework per la gestione del rischio operativo, in termini di:

- perimetro e criteri per la valutazione dei presidi organizzativi di 1° e 2° livello e per la

costruzione della c.d. Mappa dei Rischi;

- perimetro e modalità di raccolta delle c.d. perdite operative (attività di Loss Data Collection).

Sistemi di gestione, misurazione e monitoraggio del rischio

L’attività di monitoraggio dei rischi operativi del Gruppo BPVi si estrinseca:

1. nell’analisi dei presidi organizzativi di 1° e 2° livello e nella costruzione della Mappa dei Rischi

con cadenza annuale e contestualmente alla produzione del Rendiconto ICAAP di Gruppo;

2. nella raccolta delle perdite operative per la Capogruppo e per le Controllate Banca Nuova e BPVi

Fondi SGR nonché, ove possibile, nell’analisi di benchmark con il Sistema.

Sistemi di reporting del rischio

Un efficace sistema di gestione dei rischi deve essere basato su un flusso informativo costante nei

confronti di Organi e Funzioni aziendali per permettere una piena consapevolezza rispetto

all’esposizione del Gruppo ai rischi stessi ma soprattutto consentire l’attivazione delle “leve” gestionali

funzionali a un’adeguata gestione dei rischi.

Con riferimento ai rischi operativi di seguito vengono descritti i flussi informativi sui quali si basa il c.d.

Sistema Informativo Direzionale del Gruppo BPVi:

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, con cadenza annuale,

sottopone all’attenzione del Comitato per il Controllo e del Consiglio di Amministrazione della

Capogruppo la c.d. Mappa dei Rischi;

- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce la reportistica

relativa alla raccolta delle perdite operative (Loss Data Collection) a beneficio del Comitato per il

Controllo e del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo. Le analisi di benchmarking

verranno fornite all’interno della reportistica periodica in relazione alla disponibilità dei flussi di

ritorno da parte di DIPO.

Nel corso del 2012 è proseguita da parte della Capogruppo l’attività di segnalazione delle perdite

operative realizzate, raccolte ai fini del Data Base Italiano delle Perdite Operative (DIPO) e di analisi di

benchmarking sui flussi di ritorno provenienti dal database nazionale.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 57 -

Politiche di copertura e di attenuazione del rischio

Alcune tipologie di rischi operativi sono mitigate mediante la stipula di contratti assicurativi del tipo:

- polizza globale BBB, trattasi di un programma assicurativo a copertura dei rischi di perdite

patrimoniali derivanti da atti dolosi (rapine, furti, infedeltà dipendenti e promotori, falsificazioni

e frodi);

- polizza per la copertura dei rischi dell’attività aziendale del Gruppo BPVi, , trattasi di un

programma assicurativo comprensivo delle polizze incendio, responsabilità civile

terzi/dipendenti, opere d’arte, RCAUTO/Kasko.

Inoltre, la Capogruppo, relativamente ai rischi connessi alla mancata operatività, ha definito un piano di

Business Continuity e Disaster Recovery finalizzato a individuare gli interventi necessari a ripristinare la

normale operatività del Gruppo a fronte di situazioni di crisi.

Business Continuity e Disaster Recovery

A partire dal 2005, in risposta alla circolare di Banca d’Italia circolare n. 684666 del 2002, il Gruppo

Banca Popolare di Vicenza ha affrontato la definizione del Piano di Continuità Operativa, e ne ha curato

annualmente la revisione.

Il piano comprende tutte le iniziative che la Banca ha individuato per poter ridurre ad un livello

accettabile i danni e le conseguenze in seguito al manifestarsi di un evento disastroso che possa colpirla

direttamente o indirettamente. In esso sono contenuti i principi e gli obiettivi e descrive le procedure

alle quali attenersi per gestire la continuità operativa dei processi aziendali critici.

Il piano consta di due documenti:

1. Il Piano di Continuità Operativa che contiene le modalità di governo di una situazione di

emergenza, al fine di reagire alla crisi e consentire ai processi di continuare a funzionare. Consta

di 5 procedure organizzative con le quali affrontare e gestire una crisi e 3 procedure con le quali

mantenerlo efficiente ed attuale.

2. Il Piano Operativo di Continuità che contiene le modalità operative e le specifiche soluzioni con

le quali garantire il funzionamento dei processi critici, processo per processo, in situazione di

crisi.

Il Piano di Disaster Recovery, che è parte integrante del Piano di Continuità Operativa, stabilisce le

misure tecniche ed organizzative per fronteggiare eventi che provochino l’indisponibilità dei centri di

elaborazione dei dati; è predisposto e gestito dall’outsourcer informatico SEC Servizi. Il piano è

finalizzato a consentire il funzionamento delle procedure informatiche rilevanti in siti alternativi a quello

principale.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 58 -

Procedimenti di rilievo

Si rappresenta che nell’ambito di un procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica presso

il Tribunale di Parma contro Callisto Tanzi e Pastorello Giambattista per i reati di bancarotta fraudolenta,

risultano altresì coinvolti, a titolo di concorso, il Vicepresidente Prof. Marino Breganze, il Direttore

Generale all’epoca dei fatti dott. Divo Gronchi, i Consiglieri dott. Gianfranco Pavan, dott. Giorgio Tibaldo

e i consiglieri all’epoca dei fatti comm. Zeffirino Filippi, e Avv. Ugo Ticozzi.

I predetti risultano indagati perché, “in concorso, tra gli altri con Callisto Tanzi e Pastorello Giambattista,

– e ovviamente ciascuno in ragione del ruolo all’epoca rivestito in Banca Popolare di Vicenza – nella

evidente consapevolezza dell’intervenuto default del Gruppo Parmalat, si adoperava in epoca posteriore

alla dichiarazione di insolvenza della Parmalat spa, per conseguire la cessione della Hellas Verona”

Si precisa in merito che la Guardia di Finanza ha eseguito nei confronti della Banca il sequestro della

somma di 4.166.128,00 euro, quale somma costituente le esposizioni di P&P verso la Banca alla data del

default Parmalat, somma in seguito ridotta a 2.700.000,00 euro (corrispondente all’importo

effettivamente incassato dalla P&P Sport Invest) a esito di istanza di riesame proposta dalla Banca

medesima.

Allo stato si prospetta una richiesta da parte della procedura concorsuale per un ammontare ancora non

quantificato e comunque non superiore alle somme originariamente sequestrate, richiesta a fronte della

quale è stato effettuato già nel 2011 il relativo accantonamento prudenziale.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 59 -

ALTRE TIPOLOGIE DI RISCHIO

Nel processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale ICAAP, il Gruppo Banca Popolare di Vicenza,

nella predisposizione della mappa dei rischi ha incluso, oltre ai rischi innanzi citati:

- rischio di concentrazione: è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio derivante da una

concentrazione delle esposizioni del portafoglio crediti verso controparti e gruppi di controparti

del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla

medesima area geografica. Il rischio di concentrazione viene articolato in due fattispecie: single

name concentration risk (concentrazione verso soggetti appartenenti al medesimo gruppo

economico e/o connessi) e sectorial concentration risk (concentrazione verso particolari settori

economici e/o aree geografiche). Dal computo del rischio di concentrazione, per entrambe le

suddette tipologie, sono escluse le esposizioni verso banche e intermediari vigilati ex-articolo

107 TUB;

- rischio residuo: è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio che le tecniche riconosciute per

l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla banca ai fini del Primo Pilastro risultino meno

efficaci del previsto. In sostanza il rischio residuo è collegato all’inefficacia delle garanzie, in fase

di escussione e/o recupero del credito deteriorato e anomalo, connesse alla non corretta

gestione della garanzia tanto in fase di acquisizione che di monitoraggio e/o rinnovo;

- rischio reputazionale: in linea con le disposizioni normative di Banca d’Italia, è stato definito dal

Gruppo BPVi come “il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante

da una percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti

della banca, dipendenti, investitori o Autorità di Vigilanza”. Il rischio reputazionale viene

considerato un rischio di secondo livello, o derivato, in quanto viene generato da una

molteplicità di fattori, spesso riconducibili a eventi esterni alla banca, anche se conseguenza di

una responsabilità diretta della stessa e/o dei suoi esponenti. Tra i principali fattori di rischio

impattanti sul rischio reputazionale possono essere annoverati: i rischi operativi, il rischio di

compliance, il rischio strategico.

- rischio strategico: per il Gruppo BPVi è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del

capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo, da decisioni aziendali errate, da

un’attuazione inadeguata di decisioni e da scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo

e di mercato;

- rischio di controparte: è il rischio che la controparte di una transazione avente a oggetto

determinati strumenti finanziari risulti inadempiente prima dell’effettivo regolamento della

stessa. Può considerarsi una particolare fattispecie del rischio di credito. Le esposizioni soggette

al rischio di controparte sono: strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC),

operazioni di pronti contro termine; operazioni con regolamento a scadenza;

- rischio immobiliare: per il Gruppo BPVi è il rischio di incorrere in perdite derivanti dalle

fluttuazioni del valore del portafoglio immobiliare, detenuto per finalità di investimento, dalle

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 60 -

Società del Gruppo, da trust immobiliari e “special purpose vehicle”. Sono esclusi gli immobili a

garanzia dei crediti erogati alla clientela;

- rischio da cartolarizzazione: per il Gruppo BPVi è il rischio che la sostanza economica

dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di

valutazione e di gestione del rischio. Esso si configura, ad esempio, in presenza di un supporto

implicito da parte dell’originator al veicolo, nella presenza di opzioni non esplicitate

contrattualmente che obbligano l’originator a “supportare” la capacità del veicolo a

ottemperare alle proprie obbligazione, nella presenza di pagamenti da parte dell’originator al

veicolo non previsti contrattualmente, ecc;

- rischio connesso all’assunzione di Partecipazioni: il rischio di un eccessivo immobilizzo

dell’attivo derivante da investimenti partecipativi e il rischio di conflitti d’interesse e di non

adeguata separatezza organizzativa o societaria fra l’attività di investimento in partecipazioni e

la rimanente attività bancaria, creditizia in particolare;

- attività di rischio nei confronti dei Soggetti Collegati: il rischio che la vicinanza di taluni soggetti

ai centri decisionali della Banca possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni

relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi

soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizione della

banca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e

azionisti.

Rispetto alla precedente Informativa al pubblico, relativa alla situazione di fine 2011, la tassonomia dei

rischi è stata integrata con l’inclusione della definizione del rischio connesso all’assunzione di

Partecipazioni e delle attività di rischio nei confronti dei Soggetti Collegati. A tal proposito il Gruppo

Banca Popolare di Vicenza, nel corso del 2012, ha adottato opportune politiche interne finalizzate a

regolare la gestione di tali tipologie di rischio al fine di adempiere alle nuove disposizioni di Vigilanza

introdotte con il 9° aggiornamento della Circolare n° 263/2006 e successivi aggiornamenti (Titolo V,

Capitoli 4 e 5) in tema di “Partecipazioni detenibili dalle banche e dai gruppi bancari” e “Attività di

rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati”.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 61 -

TAVOLA 2 – Ambito di applicazione

Informativa Qualitativa

(a) Denominazione del Gruppo cui si applicano gli obblighi di informativa

Il contenuto del presente documento di Informativa al Pubblico è riferito al Gruppo Banca Popolare di

Vicenza.

(b) Illustrazione delle differenze nelle aree di consolidamento rilevanti per i fini prudenziali e di

bilancio

Al 31 dicembre 2012 non si rilevano differenze nelle aree di consolidamento per i fini prudenziali e di

bilancio.

Ai fini prudenziali si sono applicati i metodi di consolidamento previsti dalla Circolare della Banca d’Italia

n° 155 del 18 dicembre 1991 (e successivi aggiornamenti) – “Istruzioni per la compilazione delle

segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali”. In particolare si è applicato:

1. il metodo di consolidamento integrale, alle società bancarie, finanziarie e strumentali

appartenenti al gruppo bancario;

2. il metodo di consolidamento proporzionale, alle società bancarie, finanziarie e strumentali

partecipate dal gruppo bancario in misura pari o superiore al 20% quando siano sottoposte a

“controllo congiunto” con altri soggetti e in base ad accordi con essi;

3. il metodo del patrimonio netto per:

a. le altre società bancarie e finanziarie partecipate dal gruppo bancario in misura pari o

superiore al 20% o comunque sottoposte a “influenza notevole”;

b. alle imprese, diverse da società bancarie, finanziarie e strumentali, controllate dal gruppo

bancario in modo esclusivo o congiunto, oppure sottoposte a influenza notevole.

Alla data del 31 dicembre 2012 non sono presenti partecipazioni in società controllate in modo

congiunto; non si ravvisano pertanto differenze tra il perimetro di consolidamento utilizzato per il

calcolo del patrimonio di vigilanza e dei coefficienti patrimoniali consolidati e quello del bilancio

consolidato.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 62 -

Il Bilancio del Gruppo Banca Popolare di Vicenza al 31 dicembre 2012, conformemente alle previsioni

dello IAS 27, comprende le risultanze patrimoniali ed economiche della Capogruppo e delle sue

controllate e collegate dirette e indirette e, in particolare, riassume:

1) secondo il procedimento di consolidamento integrale, i bilanci delle società (ove omessa

l’indicazione il controllo deve intendersi ricondotto alla Capogruppo):

- Banca Popolare di Vicenza S.C.p.A. - Capogruppo

- Banca Nuova S.p.A. (controllata al 100,00%)

- Farbanca S.p.A. (controllata al 66,81%)

- B.P.Vi. Fondi SGR S.p.A. (controllata al 100,00%)

- Nordest Merchant S.p.A. (controllata al 100,00%)

- NEM SGR S.p.A. (controllata al 100,00% da Nordest Merchant S.p.A.)

- BPV Finance (International) Plc (controllata al 99,99%)

- Servizi Bancari S.C.p.A. (controllata al 97,00% e partecipata all’1,00% da Banca Nuova S.p.A.,

all’1,00% da Farbanca S.p.A. e all’1,00% da Prestinuova S.p.A.)

- Prestinuova S.p.A. (controllata a 95%)

- Immobiliare Stampa S.C.p.A. (controllata al 99,92% e partecipata allo 0,04% da Banca Nuova

S.p.A. e allo 0,04% da Servizi Bancari S.C.p.A.)

- Monforte 19 S.r.l. (controllata al 100,00%)

2) secondo il metodo del patrimonio netto, i bilanci delle società (ove omessa l’indicazione della

partecipazione deve intendersi ricondotta alla Capogruppo):

- Berica Vita S.p.A. (partecipata al 40,00%)

- Cattolica Life Ltd (partecipata al 40,00%)

- ABC Assicura S.p.A. (partecipata al 40,00%)

- Società Cattolica di Assicurazione S.C.p.A. (partecipata al 13,27%)

- Magazzini Generali Merci e Derrate S.p.A. (partecipata al 25,00%)

- SEC Servizi S.C.p.A. (partecipata al 47,95%, all’1,66% da Banca Nuova S.p.A., allo 0,10% da

Farbanca S.p.A. e allo 0,10% da Prestinuova S.p.A.)

- Interporto della Toscana Centrale S.p.A. (partecipata al 20%)

Le società assicurative Berica Vita S.p.A., Vicenza Life Ltd, ABC Assicura S.p.A. sono dedotte dal

Patrimonio di Vigilanza.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 63 -

L'area di consolidamento al 31 dicembre 2012 viene riepilogata nel seguente prospetto:

(c) Eventuali impedimenti giuridici o sostanziali, attuali o prevedibili, che ostacolano il rapido

trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi all’interno del gruppo

Si precisa che alla data di riferimento del presente documento non si rilevano impedimenti giuridici o

sostanziali, attuali o prevedibili, che ostacolano il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi

all’interno del Gruppo.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 64 -

d) Per i gruppi, l’eventuale riduzione dei requisiti patrimoniali individuali applicati alla capogruppo e

alle controllate italiane

In ottemperanza a quanto previsto dal regolatore, le banche del Gruppo non presentando deficienze

patrimoniali a livello consolidato, riducono il loro requisito patrimoniale individuale del 25%.

Informativa Quantitativa

(e) Denominazione di tutte le controllate non incluse nel consolidamento e ammontare aggregato

delle loro deficienze patrimoniali rispetto a eventuali requisiti patrimoniali obbligatori

Le società BPVI Covered Bond S.r.l. e Popolare Assessoria e Consultoria Ltda controllate dalla

Capogruppo, rispettivamente, al 60% e al 99%, sono state escluse dall’area di consolidamento in quanto

presentano valori di bilancio irrilevanti rispetto al bilancio consolidato di Gruppo. Le suddette

controllate, sono state valutate al costo. Si segnala inoltre che BPVI Covered Bond S.r.l., acquistata nel

corso del 2010 nell’ambito del progetto di emissione da parte del Gruppo di obbligazioni bancarie

garantite a oggi temporaneamente rinviato, non è attualmente operativa.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 65 -

TAVOLA 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza

Informativa Qualitativa

a) Principali caratteristiche contrattuali degli elementi patrimoniali

Patrimonio di vigilanza

Il patrimonio di vigilanza è costituito dal patrimonio di base e dal patrimonio supplementare al netto

degli elementi da dedurre. Nel patrimonio di vigilanza al 31 dicembre 2012 non sono presenti strumenti

innovativi di capitale, strumenti non innovativi di capitale e strumenti ibridi di patrimonializzazione. A

nessun elemento che lo compone si applicano clausole di salvaguardia (cd. granfathering).

1. Patrimonio di base

Il patrimonio di base è costituito dalle voci del patrimonio netto e del patrimonio di terzi (capitale

sociale, riserva per sovrapprezzi di emissione, altre riserve patrimoniali e quota dell’utile d’esercizio

2012 a esse destinata) computabili in base alla normativa in vigore, al netto dell’avviamento e delle altre

attività immateriali iscritte in bilancio, ivi incluse le “differenze positive di patrimonio netto” incorporate

nel valore di bilancio delle partecipazioni in società sottoposte a influenza notevole e valutate in base al

metodo del patrimonio netto.

Tra i cd. “filtri prudenziali”, ovvero le correzioni di vigilanza apportate alle voci di patrimonio netto di

bilancio allo scopo di salvaguardare la qualità del patrimonio di vigilanza e di ridurne la potenziale

volatilità indotta dall’applicazione dei principi contabili internazionali, figurano:

- a incremento del patrimonio di base le minusvalenze cumulate nette su passività subordinate

computabili nel patrimonio supplementare, iscritte in bilancio tra le “Passività finanziarie

valutate al fair value”;

- a decremento del patrimonio di base, le riserve negative su titoli di debito iscritti tra le “Attività

finanziarie disponibili per la vendita”, gli utili netti iscritti a conto economico connessi con la

variazione del proprio merito creditizio su “Passività finanziarie valutate al fair value” (diverse da

quelle computabili nel patrimonio di vigilanza) e le plusvalenze cumulate nette su attività

materiali detenute a scopo di investimento.

Si precisa che per la quantificazione del patrimonio di vigilanza il Gruppo ha adottato la sterilizzazione

piena delle riserve da valutazione riferibili ai titoli di debito emessi da Amministrazioni Centrali di Paesi

dell’Unione Europea detenuti nel portafoglio “Attività finanziarie disponibili per la vendita”, in luogo del cd.

“approccio asimmetrico”, unica opzione precedentemente ammessa. Al 31 dicembre 2012, le riserve da

valutazione riferibili ai suddetti titoli non computate nel Patrimonio di base erano negative per euro

225.295 mila.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 66 -

2. Patrimonio supplementare

Il patrimonio supplementare è costituito dalle riserve di rivalutazione di attività materiali connesse a

leggi speciali di rivalutazione, dalle riserve da valutazione su “Attività materiali a uso funzionale”, dalle

riserve da valutazione positive riferibili ai titoli di capitale e quote O.I.C.R. iscritti in bilancio tra le

“Attività finanziarie disponibili per la vendita” e dalle passività subordinate emesse, per la quota delle

stesse computabile ai sensi della normativa.

Tra i cd. “filtri prudenziali” figurano tra gli altri:

- a incremento del patrimonio supplementare, il 50% delle plusvalenze cumulate nette su attività

materiali;

- a decremento del patrimonio supplementare, il 50% della riserva da valutazione positiva

riferibile alle “Attività materiali a uso funzionale” e ai titoli di capitale e quote O.I.C.R. iscritti in

bilancio tra le “Attività finanziarie disponibili per la vendita”.

Di seguito si riporta la descrizione delle principali caratteristiche contrattuali dei prestiti subordinati che

concorrono a formare il patrimonio supplementare nel limite previsto dalla normativa di vigilanza. Su

tutti i prestiti obbligazionari è presente una clausola di subordinazione in base alla quale, nel caso di

liquidazione dell’Emittente, le obbligazioni saranno oggetto di rimborso solo dopo il soddisfacimento di

tutti gli altri creditori non ugualmente subordinati

(1)

Prestiti obbligazionari con clausola di rimborso anticipato, in forza della quale l’Emittente si riserva il diritto di rimborsare anticipatamente il prestito trascorsi non meno di 18 mesi dalla data di fine collocamento e previa autorizzazione della Banca d’Italia, con preavviso di almeno un mese. (2)

Prestito obbligazionario convertibile in azioni ordinarie Banca Popolare di Vicenza secondo i seguenti rapporti di conversione: 1. dal 1° novembre 2014 al 30 novembre 2014 tramite assegnazione di 1 azione più 0,015748 di azione di nominali 3,75

euro per ogni obbligazione del valore nominale di 64,50 euro posseduta; 2. al 1° novembre 2016 al 30 novembre 2016 tramite assegnazione di 1 azione di nominali 3,75 euro per ogni

obbligazione del valore nominale di 64,50 euro. Ai portatori delle obbligazioni è riservata la facoltà di conversione anticipata in caso di operazioni straordinarie sul capitale, a eccezione di operazioni di fusioni con società del Gruppo Banca Popolare di Vicenza o con società controllate dall’Emittente.

(in migliaia di euro)

Codice ISIN Tasso di interesse Step updata di

emissionedata scadenza

Valone

nominale in

circolazione

Quota

computabile

nel PdV

XS0210870415 1 Euribor3m + 45 bps Si 03/02/2005 03/02/2015 200.000 120.000

XS0336683254 1 Euribor3m + 235 bps Si 20/12/2007 20/12/2017 200.000 200.000

IT0004548258 1 2 3,70% No 31/12/2009 31/12/2016 99.658 99.658

IT0004657471 1 4,60% No 15/12/2010 15/12/2017 250.000 250.000

IT0004424351 5,00% No 31/12/2009 31/12/2016 112.285 69.298

IT0004781073 1 8,50% No 28/12/2011 28/12/2018 78.294 78.294

IT0004543960 1 4,00% No 16/11/2009 16/11/2015 20.000 12.000

Totale strumenti subordinati computabili nel patrimonio supplementare 960.237 829.250

consistenze al 31/12/2012

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 67 -

3. Elementi da dedurre

Gli “elementi da dedurre” dal patrimonio di vigilanza, costituiti dall’ammontare delle interessenze

azionarie in banche e società finanziarie e dalle partecipazioni in società assicurative detenute dal

Gruppo, sono dedotti secondo le specifiche regole previste dalla Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006 e

successive modifiche e dalla Circolare n. 155 del 18 dicembre 1991 e successivi aggiornamenti. In

particolare, le sopraccitate interessenze azionarie sono dedotte per il 50% dal patrimonio di base e per il

50% dal patrimonio supplementare, con la sola eccezione delle partecipazioni in società assicurative

acquisite prima del 20 luglio 2006 che risultano dedotte dall’ammontare complessivo del patrimonio di

base e supplementare. Si segnala che con il 31 dicembre 2012 scade la suddetta deroga e, pertanto, a

partire dal 1° gennaio 2013 anche le partecipazioni in società assicurative acquisite prima del 20 luglio

2006 verranno dedotte per il 50% dal patrimonio di base e per il 50% dal patrimonio supplementare.

4. Patrimonio di terzo livello

Nel patrimonio di vigilanza al 31 dicembre 2012 non figurano componenti di terzo livello.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 68 -

Informativa Quantitativa

Elementi positivi del patrimonio di base

Capitale 309.905

Sovrapprezzo di emissione 2.509.097

Riserve 533.032

Utile d'esercizio (al netto della quota potenzialmente distribuita) 59.510

Filtri prudenziali: incrementi del patrimonio di baseAltri filtri positivi: minusvalenze cumulate nette su passività subordinate computabili nel

patrimonio supplementare, iscritte in bilancio tra le “Passività finanziarie valutate al fair value” 4.299

Elementi negativi del patrimonio di base

Avviamento 969.115

Altre attività immateriali 18.018

Filtri prudenziali: deduzioni del patrimonio di base

Fair value option : variazioni del proprio merito creditizio 10.010

Riserve negative su titoli di debito AFS 5.761

Plusvalenza cumulata netta su attività materiali detenute a scopo di investimento 2.958

Deduzioni del patrimonio di baseInteressenze azionarie in enti creditizi e finanziari pari o superiori al 20% del capitale dell'ente

partecipato10

Interessenze azionarie in enti creditizi e finanziari superiori al 10% ma inferiori al 20% del capitale

dell'ente partecipato19.746

Partecipazioni in società di assicurazione 15.257

Patrimonio di base 2.374.968

Elementi positivi del patrimonio supplementare

Riserve da valutazione attvità materiali "Leggi speciali di rivalutazione" 88.956

Riserve da valutazione attvità materiali "Attività materiali ad uso funzionale" 78

Riserve da valutazione positive su titoli di capitale e quote OICR AFS 18.548

Passività subordinate di II livello 829.251

Filtri prudenziali: incrementi del patrimonio supplementare

Plusvalenza cumulata netta su attività materiali 1.479

Filtri prudenziali: deduzioni del patrimonio supplementare

Quota non computabile della riserva da valutazione su attività materiali ad uso funzionale 39

Quota non computabile delle riserve positive su titoli di capitale e quote OICR AFS 9.274

Elementi da dedurre del patrimonio supplementareInteressenze azionarie in enti creditizi e finanziari pari o superiori al 20% del capitale dell'ente

partecipato10

Interessenze azionarie in enti creditizi e finanziari superiori al 10% ma inferiori al 20% del capitale

dell'ente partecipato19.746

Partecipazioni in società di assicurazione 15.257

Patrimonio supplementare 893.986

Elementi da dedurre dal patrimonio di Base e Supplementare

Partecipazioni in società di assicurazione 19.039

Patrimonio di vigilanza 3.249.915

Patrimonio di terzo livello -

Patrimonio di vigilanza incluso patrimonio di terzo livello 3.249.915

Patrimonio di Vigilanza(in migliaia di euro)

31/12/2012

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 69 -

TAVOLA 4 – Adeguatezza patrimoniale

Informativa Qualitativa

(a) Metodo adottato dalla banca nella valutazione dell’adeguatezza del proprio capitale interno per il

sostegno delle attività correnti e prospettiche

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza valuta la propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica

attraverso il Processo ICAAP, così come previsto dalle disposizioni prudenziali di vigilanza ex Circolare

263/2006 della Banca d’Italia e successivi aggiornamenti. A tal proposito si evidenzia che la Classe di

appartenenza del Gruppo BPVi coincide con la Classe 2 (Gruppi bancari e banche che utilizzano

metodologie standardizzate, con attivo, rispettivamente, consolidato o individuale superiore a 3,5

miliardi di euro).

Il Consiglio di Amministrazione, coerentemente con i rischi identificati e con le modalità di

determinazione del capitale interno a fronte degli stessi, definisce con periodicità annuale la

propensione al rischio (o risk-appetite) nell’ambito del processo di pianificazione strategica e di

budgeting. La propensione al rischio complessivo viene definita in sede di approvazione del Piano

Industriale e del budget annuale e viene espressa, su base consolidata, in termini di livello target del

Core Tier 1 Ratio. Si evidenzia a tal proposito, come già precedentemente evidenziato, che il Gruppo

BPVi non dispone attualmente, né ha pianificato l’emissione, di strumenti ibridi di patrimonializzazione e

per tale motivo il Core Tier 1 e Tier 1 coincidono.

Inoltre, per alcune tipologie di rischio il Consiglio di Amministrazione definisce su base annua i limiti che

considera accettabili in virtù della propria operatività e dei mercati di riferimento.

Tecniche di quantificazione del capitale interno

Ai fini della determinazione del capitale interno complessivo rispetto al quale viene condotta

l’autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale, il Consiglio di Amministrazione ha stabilito che esso

deve essere determinato come somma dei capitali interni a fronte dei singoli rischi (cosiddetto

approccio building-block).

Il capitale interno viene determinato, su base attuale e prospettica, a fronte dei seguenti rischi:

- rischio di credito;

- rischio di controparte;

- rischio di mercato;

- rischio operativo;

- rischio di concentrazione;

- rischio di tasso del banking book.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 70 -

Si aggiunge inoltre che, nell’ambito del processo di determinazione del capitale complessivo devono

essere inoltre valutati:

1. il livello di assunzione di rischi nei confronti dei Soggetti Collegati e, in particolare, nei casi di

superamento dei limiti prudenziali, a integrazione delle iniziative previste nel piano di rientro,

tiene conto delle eccedenze nel processo di determinazione del capitale interno complessivo

(come disciplinato dalla normativa di vigilanza - Circolare 263/2006 e successivi aggiornamenti -

Titolo V, Capitolo 5);

2. gli esiti della valutazione analitica (“autovalutazione”) della adeguatezza della struttura dedicata

ai compiti di banca depositaria e dei profili organizzativi rilevanti per lo svolgimento della

funzione (come previsto dalla disciplina di vigilanza - Circolare 263/2006 e successive modifiche

Titolo V, Capitolo 6).

Per la quantificazione del capitale interno attuale riferibile ai singoli rischi si evidenzia che:

a) sul rischio di credito, il Gruppo BPVi utilizza la metodologia standardizzata nell’ambito della

determinazione dei requisiti patrimoniali prudenziali (cfr. Circolare Banca d’Italia n° 263/2006,

Titolo II, Capitolo 1, Parte Prima e successivi aggiornamenti);

b) sul rischio di controparte, il Gruppo BPVi utilizza il metodo del valore corrente1 nell’ambito

della determinazione dei requisiti patrimoniali prudenziali (cfr. Circolare Banca d’Italia n°

263/2006, Titolo II, Capitolo 3, Sezione II e successivi aggiornamenti);

c) sul rischio di mercato, il Gruppo BPVi utilizza la metodologia standardizzata nell’ambito della

determinazione dei requisiti patrimoniali prudenziali (cfr. Circolare Banca d’Italia n° 263/2006,

Titolo II, Capitolo 4, Parte Seconda e successivi aggiornamenti);

d) sul rischio operativo, il Gruppo BPVi utilizza l’approccio base nell’ambito della determinazione

dei requisiti patrimoniali prudenziali (cfr. Circolare Banca d’Italia n° 263/2006, Titolo II,

Capitolo 5, Parte Seconda, Sezione I e successivi aggiornamenti);

e) sul rischio di concentrazione, il Gruppo BPVi utilizza, per la concentrazione single name,

l’approccio basato sul granularity adjustment di cui all’Allegato B, Titolo III, Capitolo 1 della

Circolare Banca d’Italia n° 263/2006 e successivi aggiornamenti, mentre per la concentrazione

sectorial utilizza la metodologia sviluppata dal Centro Studi e Ricerche di ABI e consultabile nel

paper “Proposta metodologica ABI per il Rischio di Concentrazione Geo-Settoriale” come da

ultimo aggiornamento di febbraio 2013. Nel primo caso, il capitale interno viene determinato

stimando, sul solo portafoglio crediti verso imprese, il “requisito” aggiuntivo derivante dalla

considerazione delle esposizioni verso gruppi di clienti connessi. Nel secondo, il modello

Centro Studi e Ricerche ABI prevede il calcolo di un coefficiente di ricarico da applicare al

requisito patrimoniale del rischio di credito che tenga conto della concentrazione geo-

settoriale della banca rispetto a una concentrazione benchmark (identificata con il Portafoglio

del Sistema Bancario Italiano).

f) sul rischio di tasso il Gruppo stima il capitale economico sulla base dello scenario di shift delle

curve dei tassi di interesse previsto dal Titolo III, Capitolo 1, Allegato C della Circolare 263

1 Si precisa che il metodo utilizzato per il calcolo del valore delle esposizioni riferite alle operazioni SFT è il CRM - metodo

semplificato. Ciò in quanto le operazioni di SFT poste in essere dal Gruppo BPVi rientrano nell'ambito del "portafoglio bancario", cui si rende applicabile per il calcolo del valore delle esposizioni il CRM - metodo semplicato (cfr. Circolare n° 263/2006 Banca d’Italia, Titolo II, Capitolo 3).

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 71 -

Banca d’Italia e successivi aggiornamenti. In particolare, lo strumento utilizzato per le analisi di

ALM statico è utilizzato anche per calcolare con la metodologia “full evaluation” l’impatto sul

valore economico del banking book derivante da una variazione dei tassi di interesse stimata

con approccio probabilistico su un periodo di osservazione di 6 anni (1 gennaio 2007 – 31

dicembre 2012), considerando alternativamente il 1° percentile (ribasso) o il 99° percentile

(rialzo).

In sostanza, fatta eccezione per i rischi di concentrazione e di tasso, coerentemente alle indicazioni

normative per i Gruppi di Classe 2, il capitale interno coincide con i requisiti regolamentari.

I criteri e le logiche utilizzati per la determinazione dei requisiti patrimoniali prudenziali ai fini del Primo

Pilastro vengono altresì usati, coerentemente con le linee guida definite nel processo di pianificazione

pluriennale e di budgeting, per la quantificazione del capitale interno prospettico a fronte degli stessi

rischi.

Modalità di conduzione delle prove di stress

L’autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale avviene anche attraverso la conduzione delle c.d.

“prove di stress”. Queste ultime rappresentano l’insieme delle tecniche quantitative e qualitative

attraverso le quali il Gruppo BPVi valuta la propria vulnerabilità, da un punto di vista economico e

patrimoniale, a scenari di mercato avversi.

Nell’ambito del quadro di attuazione del Secondo Pilastro di Basilea 2, recepito con la Circolare Banca

d’Italia n° 263/2006 e successive modifiche, lo stress test viene considerato un elemento fondamentale

per la valutazione dell’esposizione ai rischi, della robustezza dei relativi sistemi di attenuazione e

controllo e, ove ritenuto necessario, dell’adeguatezza del capitale interno.

Il Gruppo BPVi, coerentemente con i requisiti normativi richiamati innanzi, adotta un sistema articolato

di prove di stress che comprendono sia analisi di sensitivity (effetti di variazione di un unico fattore di

rischio sul capitale interno) che analisi di “scenario” (effetti della variazione contemporanea di un

insieme di fattori di rischio sul capitale interno).

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza utilizza le prove di stress con le seguenti finalità:

- analizzare la robustezza delle metodologie utilizzate per la determinazione del capitale interno a

fronte dei diversi rischi quantificabili;

- evidenziare il rischio generato da eventi eccezionali ma plausibili, e quindi delineare in modo chiaro

gli interventi necessari per l’attenuazione e il contenimento dei rischi entro i limiti predefiniti;

- valutare l’adeguatezza patrimoniale prospettica con riferimento alla copertura di tutti i rischi

rilevanti (anche considerando le perdite e gli impatti sugli RWA e sul capitale generatesi in

condizioni di scenari estremi), alle esigenze di sviluppo strategico e al mantenimento di un

adeguato profilo di rischio;

- produrre misure per il monitoraggio dei limiti operativi;

- supportare la definizione della propensione al rischio e del risk appetite.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 72 -

I principi cardine alla base del modello di governance nella conduzione delle prove di stress ai fini ICAAP

vengono di seguito richiamati:

- la responsabilità nella definizione delle linee guida delle prove di stress è in capo al Consiglio di

Amministrazione della Capogruppo;

- il Consiglio di Amministrazione approva le linee guida per la conduzione delle prove di stress

sulla base delle proposte definite dal Direttore Generale;

- le linee guida in materia di conduzione delle prove di stress sono definite in maniera accentrata

presso la Capogruppo, sia per quanto riguarda le singole legal entity sia per quanto concerne il

Gruppo nel suo complesso tanto ai fini ICAAP che ai fini gestionali interni.

I rischi oggetto di stress test vengono periodicamente identificati in fase di definizione della Mappa dei

Rischi nell’ambito del processo ICAAP. In ogni caso, gli stress test devono essere condotti almeno sulle

seguenti tipologie di rischio:

- rischio di credito;

- rischio di controparte;

- rischio di mercato;

- rischio di concentrazione;

- rischio di tasso di interesse sul banking book;

- rischio di liquidità;

- rischio strategico.

Si segnala in particolare che, rispetto a quanto illustrato nella precedente Informativa al pubblico, tra le

tipologie di rischio soggette a prove di stress è stato aggiunto anche il rischio di controparte, incluso tra i

rischi sottoposti a stress test in occasione della predisposizione del Rendiconto ICAAP al 31 dicembre

2012.

All’interno del Processo ICAAP, il Gruppo BPVi ha identificato due “scenari” principali per la conduzione

delle prove di stress:

- scenario base case che ipotizza una crisi economica di media entità a carattere nazionale che

interessa tanto il Gruppo BPVi che il sistema bancario nazionale;

- scenario worst case che ipotizza una crisi economica di elevata entità a carattere internazionale

che interessa tanto il Gruppo BPVi che il sistema bancario nazionale e internazionale.

La definizione delle ipotesi alla base degli scenari viene effettuata in condivisione tra le Strutture

aziendali coinvolte, in senso lato, nei processi di gestione dei rischi (Divisione Crediti, Divisione Finanza,

Direzione Risk Management, Direzione Pianificazione Strategica) e più in generale portatrici di

informazioni e know-how ritenuti fondamentali ai fini di una robusta definizione delle ipotesi di stress,

seguendo in ogni caso, ove ritenuto coerente e sufficiente, le linee guida in materia di prove di stress

pubblicate dall’EBA.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 73 -

La conduzione delle prove di stress, in relazione agli scenari innanzi delineati, è effettuata con

riferimento:

- agli impatti sugli RWA e sul capitale interno;

- agli impatti sulle grandezze economiche (margine di interesse e di intermediazione, rettifiche di

valore su crediti, ecc.) e quindi sull’utile di periodo;

- agli impatti sul patrimonio di vigilanza diversi da quelli direttamente collegati alla variazione

dell’utile.

Raccordo tra capitale interno e patrimonio di vigilanza

Nell’autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale, il Consiglio di Amministrazione definisce che a

copertura del capitale interno attuale e prospettico deve essere utilizzata una definizione di capitale

complessivo coincidente con quella di Patrimonio di Vigilanza ex Circolare Banca d’Italia 263/2006 e

successive modifiche e coerente, con riferimento al capitale prospettico, con le ipotesi di evoluzione del

patrimonio previste dal Capital Plan nell’ambito del processo di pianificazione strategica e di budgeting.

Autovalutazione adeguatezza patrimoniale inclusa nel Rendiconto ICAAP al 31 dicembre 2012

A seguito del Processo ICAAP, conclusosi con la predisposizione, e successiva approvazione dal parte del

Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, del Rendiconto al 31 dicembre 2012, si sottolinea che il

Patrimonio di Vigilanza (ovvero il capitale complessivo) risulta adeguato, sia su base attuale al 31

dicembre 2012 che prospettica al 31 dicembre 2013, a fronteggiare tutti i rischi cui è esposto il Gruppo

Banca Popolare di Vicenza in relazione alla sua operatività e ai mercati di riferimento, tenuto conto della

propensione al rischio (risk appetite) deliberato dallo stesso Consiglio di Amministrazione.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 74 -

Informativa Quantitativa

REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA

Rischio di credito e di controparte (Metodologia standard) 2.136.107

- Amministrazioni centrali e banche centrali 131

- Intermediari vigilati 93.743

- Enti territoriali 784

- Enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico 6.459

- Banche multilaterali di sviluppo -

- Imprese e altri soggetti 1.007.739

- Esposizioni al dettaglio 269.583

- Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (O.I.C.R.) 40.917

- Esposizioni garantite da immobili 270.758

- Esposizioni scadute 324.628

- Esposizioni ad alto rischio 2.796

- Altre esposizioni 88.546

- Posizioni verso la cartolarizzazione 30.023

Rischi di mercato (Metodologia standard) 26.220

- Rischio di posizione 26.220

- Rischio di regolamento -

- Rischio di concentrazione -

- Rischio di cambio -

- Rischio di posizione in merci -

Rischi operativi (Metodo base) 145.766

Altri elementi del calcolo -

Altri requisiti patrimoniali specifici -

Totale requisiti prudenziali 2.308.093

8,23%

11,26%

Coefficiente patrimoniale di base (Tier 1 capital ratio )

Coefficiente patrimoniale totale (Total capital ratio )

Adeguatezza patrimoniale(in migliaia di euro)

Requisiti

I requisiti indicati in tabella sono esposti al netto dei rapporti infragruppo.

Per completezza, si precisa che al 31 dicembre 2012 il requisito per rischio di controparte è pari a euro 29.425 mila

ed è riferibile a esposizioni verso:

intermediari vigilati per 18.100 mila euro;

imprese e altri soggetti per 9.843 mila euro;

esposizioni scadute per 736 mila euro;

esposizioni verso O.I.C.R. per 685 mila euro;

esposizioni verso enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico per 61 mila euro.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 75 -

TAVOLA 5 – Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche

Informativa Qualitativa

(a) i) Definizioni di crediti “scaduti” e “deteriorati” utilizzate a fini contabili

A ogni chiusura di bilancio viene effettuata un’analisi volta all’individuazione di crediti problematici che

mostrano oggettive evidenze di una possibile perdita di valore. Rientrano in tale ambito i crediti inclusi

nelle categorie di rischiosità “sofferenze”, “incagli”, “ristrutturati” e “esposizioni scadute”, come definite

dalla normativa di vigilanza.

(a) ii) Descrizione delle metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore

La rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il suo costo ammortizzato (o costo storico

per i crediti a breve termine o a revoca) al momento della valutazione e il valore attuale dei relativi flussi

di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario.

Per determinare il valore attuale dei flussi di cassa futuri, gli elementi fondamentali sono costituiti dal

presumibile valore di realizzo dei crediti tenuto conto anche delle eventuali garanzie che assistono le

posizioni, dai tempi di recupero attesi e dagli oneri che si ritiene verranno sostenuti per il recupero

dell’esposizione creditizia. I flussi di cassa relativi a crediti a vista o a revoca nonché di crediti il cui

recupero è previsto entro breve durata (12/18 mesi) non vengono attualizzati.

In particolare, relativamente ai crediti in sofferenza, la cui valutazione è determinata per singola

posizione, per il calcolo del valore di recupero viene effettuata una distinzione in base all’importo del

credito secondo le seguenti modalità:

- fino a euro 25.000, le posizioni sono oggetto di valutazione analitica ma non sono oggetto di

attualizzazione, in quanto si tratta di posizioni che spesso non vengono sottoposte a un

recupero giudiziale ma sono oggetto di cessione dopo gli usuali tentativi di recupero bonario e la

loro permanenza nella categoria è in linea di massima non superiore a 12/18 mesi, ossia di breve

termine;

- da euro 25.000 a euro 150.000, le posizioni sono sottoposte a una valutazione analitica con

identificazione di una previsione di recupero oggetto di attualizzazione in base alla stima dei

tempi medi di recupero, determinati su base storico-statistica;

- le posizioni superiori a euro 150.000 sono sottoposte a una valutazione analitica con

identificazione di una previsione di recupero oggetto di attualizzazione in base alla stima dei

tempi effettivi di recupero, determinati dalle competenti Funzioni aziendali.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 76 -

I crediti incagliati di importo superiore a 150.000 euro sono valutati analiticamente, identificando una

previsione di recupero oggetto di attualizzazione in base alla stima dei tempi medi di recupero,

determinati su base storico-statistica. I crediti incagliati con esposizione inferiore al limite suddetto sono

oggetto di valutazione collettiva mediante l’utilizzo di parametri di “probabilità di insolvenza” (PD –

probabilità di default) e di “perdita in caso di insolvenza” (LGD - loss given default) differenziati per fascia

di importo, attualizzando i relativi flussi nominali futuri sulla base dei tempi medi di recupero (TTR - time

to recovery).

I crediti ristrutturati di importo superiore a 150.000 euro sono valutati analiticamente, attualizzando la

relativa perdita “implicita” derivante dalla ristrutturazione della posizione. Le restanti posizioni sono

oggetto di valutazione collettiva mediante l’utilizzo di parametri di PD e LGD calcolati su base storico-

statistica e finalizzati a stimare la perdita latente. I relativi flussi nominali futuri attesi sono attualizzati

sulla base dei tempi medi di recupero determinati anch’essi su base storico-statistica.

Qualora sui crediti ristrutturati, oggetto di valutazione analitica, emerga l’evidenza di una perdita per

riduzione di valore, gli stessi sono classificati immediatamente a incaglio o a sofferenze e valutati

conformemente alle regole proprie di tali categorie.

Le esposizioni scadute sono oggetto di valutazione collettiva. Tale valutazione avviene per categorie di

crediti omogenee con caratteristiche simili in termini di rischio di credito e le relative percentuali di

perdita sono determinate su basi storico-statistiche, che consentano di stimare il valore della perdita

latente in ciascuna categoria omogenea di crediti. La stima dei flussi nominali futuri attesi si basa su

parametri di PD e di LGD differenziati per forma tecnica e i flussi così calcolati sono attualizzati sulla base

dei tempi medi di recupero, determinati su base storico-statistica.

I crediti per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita, ovvero i

crediti in bonis, sono sottoposti alla valutazione di una perdita di valore collettiva. Tale valutazione

avviene per categorie di crediti omogenee con caratteristiche simili in termini di rischio di credito e le

relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, che consentano di stimare il

valore della perdita latente in ciascuna categoria omogenea di crediti. La stima dei flussi nominali futuri

attesi si basa su parametri di PD e di LGD differenziati per forma tecnica e i flussi così calcolati sono

attualizzati sulla base dei tempi medi di recupero, determinati su base storico-statistica. La perdita

attesa (pari all’esposizione lorda x PD x LGD) viene rettificata per il parametro LCP (Loss Confirmation

Period), il quale esprime, per le diverse categorie di esposizione omogenee, il ritardo medio che

intercorre tra il deterioramento delle condizioni finanziarie del debitore (c.d. incurred losses) e l’effettiva

classificazione a default delle singole esposizioni e ha come funzione quella di "correggere" la PD che

viene tipicamente espressa su un orizzonte annuale.

Non vengono operate svalutazioni su crediti rappresentati da operazioni di "pronti contro termine" e

“prestito titoli”, nonché su crediti verso Istituzioni senza scopo di lucro e Amministrazioni Pubbliche e

locali e Cassa Compensazione e Garanzia.

Il credito deteriorato svalutato è oggetto di ripresa di valore solo quando la qualità del credito è

migliorata al punto tale che esiste una ragionevole certezza del recupero tempestivo del capitale e degli

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 77 -

interessi, secondo i termini contrattuali originari del credito, ovvero quando l’ammontare effettivamente

recuperato eccede il valore recuperabile precedentemente stimato. Tra le riprese di valore sono, inoltre,

ricompresi, per i soli crediti in sofferenza, gli effetti positivi connessi al rientro dell’effetto attualizzazione

derivante dalla progressiva riduzione del tempo stimato di recupero del credito oggetto di valutazione.

L’importo delle rettifiche di valore al netto dei fondi precedentemente accantonati e i recuperi di parte o

di interi importi precedentemente svalutati sono iscritti nel conto economico nella voce

“rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di: crediti”.

I crediti vengono cancellati dal bilancio quando sono considerati definitivamente irrecuperabili oppure in

caso di cessione, qualora essa abbia comportato il sostanziale trasferimento di tutti i rischi e benefici

connessi ai crediti stessi.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 78 -

Informativa Quantitativa

Tabella 5.1

Esposizioni creditizie2 lorde per tipologie di esposizione e di controparte

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizioni per cassa

Sofferenze - - - - - - - - - 616 314 302 2.125.631 854.684 1.270.947 - - - - - - - - -

Incagli - - - - - - - - - - - - 1.190.804 158.759 1.032.045 - - - - - - - - -

Esposizioni ristrutturate - - - - - - - - - - - - 314.666 6.803 307.863 - - - - - - - - -

Esposizioni scadute - - - - - - - - - - - - 632.471 21.562 610.909 - - - - - - - - -

Altre esposizioni 128.592 - 128.592 4.883.804 - 4.883.804 43.002 - 43.002 4.341.136 - 4.341.136 27.591.300 100.488 27.490.812 - - - - - - - - -

Totale esposizioni per cassa 128.592 - 128.592 4.883.804 - 4.883.804 43.002 - 43.002 4.341.752 314 4.341.438 31.854.872 1.142.296 30.712.576 - - - - - - - - -

Esposizioni "fuori bilancio"

Attività deteriorate 4.137 - 4.137 - - - - - - - - - - - - - - - - - - 61.244 1.550 59.694

Altre esposizioni 2.473.184 - 2.473.184 - - - - - - - - - - - - - - - 129.994 - 129.994 3.090.412 1.985 3.088.427

Totale esposizioni "fuori bilancio" 2.477.321 - 2.477.321 - - - - - - - - - - - - - - - 129.994 - 129.994 3.151.656 3.535 3.148.121

Totale 2.605.913 - 2.605.913 4.883.804 - 4.883.804 43.002 - 43.002 4.341.752 314 4.341.438 31.854.872 1.142.296 30.712.576 - - - 129.994 - 129.994 3.151.656 3.535 3.148.121

Attività finanziarie detenute sino

alla scadenza

Esposizioni / Voci di bilancio

(in migliaia di euro)Crediti verso banche Garanzie e impegni

esposizioni al 31/12/2012

Attività finanziarie detenute per

la negoziazione

Attività finanziarie disponibili

per la venditaCrediti verso clientela

Attività finanziarie valute al fair

valueDerivati di copertura

Le esposizioni deteriorate del portafoglio “Attività finanziarie detenute per la negoziazione”, tutte riferibili a contratti derivati in essere con la clientela, sono state

rettificate per complessivi 1.512 mila euro per tener conto del rischio di credito implicito nelle suddette esposizioni. Le suddette esposizioni si riferiscono per 799

mila euro a incagli e per 713 mila euro a esposizioni scadute.

Il dato medio non viene riportato, in quanto si ritiene che il dato di fine esercizio sia rappresentativo dell’esposizione al rischio durante l’esercizio.

2 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non

comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 79 -

Tabella 5.2

Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie3 per cassa e "fuori bilancio" verso banche

3 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non

comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR..

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizioni per cassa

Sofferenze - - - 616 314 302 - - - - - - - - -

Incagli - - - - - - - - - - - - - - -

Esposizioni ristrutturate - - - - - - - - - - - - - - -

Esposizioni scadute - - - - - - - - - - - - - - -

Altre esposizioni 2.144.617 - 2.144.617 2.432.756 - 2.432.756 59.284 - 59.284 18.268 - 18.268 4.352 - 4.352

Totale esposizioni per cassa 2.144.617 - 2.144.617 2.433.372 314 2.433.058 59.284 - 59.284 18.268 - 18.268 4.352 - 4.352

Esposizioni "fuori bilancio"

Sofferenze - - - - - - - - - - - - - - -

Incagli - - - - - - - - - - - - - - -

Altre attività deteriorate - - - - - - - - - - - - - - -

Altre esposizioni 118.293 - 118.293 299.431 - 299.431 18.865 - 18.865 28.558 - 28.558 8.540 - 8.540

Totale esposizioni "fuori bilancio" 118.293 - 118.293 299.431 - 299.431 18.865 - 18.865 28.558 - 28.558 8.540 - 8.540

Totale 2.262.910 - 2.262.910 2.732.803 314 2.732.489 78.149 - 78.149 46.826 - 46.826 12.892 - 12.892

Esposizioni / Aree geografiche

(in migliaia di euro)

esposizioni al 31/12/2012

Italia Altri paesi europei America Asia Resto del mondo

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 80 -

Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie4 per cassa e "fuori bilancio" verso clientela

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizioni per cassa

Sofferenze 2.117.554 847.736 1.269.818 7.388 6.391 997 689 557 132 - - - - - -

Incagli 1.178.030 156.654 1.021.376 12.583 2.101 10.482 4 1 3 - - - 187 3 184

Esposizioni ristrutturate 314.666 6.803 307.863 - - - - - - - - - - - -

Esposizioni scadute 629.356 21.471 607.885 459 19 440 - - - 2.656 72 2.584 - - -

Altre esposizioni 31.880.206 92.585 31.787.621 392.070 7.784 384.286 25.941 42 25.899 2.274 8 2.266 18.681 69 18.612

Totale esposizioni per cassa 36.119.812 1.125.249 34.994.563 412.500 16.295 396.205 26.634 600 26.034 4.930 80 4.850 18.868 72 18.796

Esposizioni "fuori bilancio"

Sofferenze 4.367 1.216 3.151 - - - - - - - - - - - -

Incagli 43.184 289 42.895 - - - - - - - - - - - -

Altre attività deteriorate 17.830 45 17.785 - - - - - - - - - - - -

Altre esposizioni 3.077.735 1.985 3.075.750 34.475 - 34.475 - - - - - - 43 - 43

Totale esposizioni "fuori bilancio" 3.143.116 3.535 3.139.581 34.475 - 34.475 - - - - - - 43 - 43

Totale 39.262.928 1.128.784 38.134.144 446.975 16.295 430.680 26.634 600 26.034 4.930 80 4.850 18.911 72 18.839

America Esposizioni / Aree geografiche

(in migliaia di euro)Asia Resto del mondo

esposizioni al 31/12/2012

Italia Altri paesi europei

4 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non

comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 81 -

Tabella 5.3

Distribuzione delle esposizioni creditizie5 per tipo di controparte

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizione

lorda

Rettifiche di

valore

Esposizione

netta

Esposizioni per cassa

Sofferenze - - - 62 60 2 616 314 302 45.685 35.168 10.517 530 530 - 1.470.002 588.460 881.542 609.352 230.466 378.886

Incagli - - - 11 2 9 - - - 60.355 18.374 41.981 141 19 122 836.611 114.739 721.872 293.686 25.625 268.061

Esposizioni ristrutturate - - - 52.817 988 51.829 - - - 1 - 1 684 209 475 167.289 4.973 162.316 93.875 633 93.242

Esposizioni scadute - - - 78 - 78 - - - 5.867 167 5.700 1 - 1 472.646 15.625 457.021 153.879 5.770 148.109

Altre esposizioni 4.675.771 - 4.675.771 45.823 - 45.823 4.341.136 - 4.341.136 3.133.497 8.652 3.124.845 54.148 32 54.116 15.062.335 72.594 14.989.741 9.347.238 18.850 9.328.388

Totale esposizioni per cassa 4.675.771 - 4.675.771 98.791 1.050 97.741 4.341.752 314 4.341.438 3.245.405 62.361 3.183.044 55.504 790 54.714 18.008.883 796.391 17.212.492 10.498.030 281.344 10.216.686

Esposizioni "fuori bilancio"

Sofferenze - - - - - - - - - - - - - - - 4.354 1.216 3.138 13 - 13

Incagli - - - - - - - - - - - - - - - 41.902 271 41.631 1.282 18 1.264

Altre attività deteriorate - - - 2.533 28 2.505 - - - - - - - - - 14.571 17 14.554 726 - 726

Altre esposizioni 38.073 - 38.073 4.502 7 4.495 2.278.539 - 2.278.539 82.724 33 82.691 17.313 26 17.287 2.188.647 1.866 2.186.781 780.994 53 780.941

Totale esposizioni "fuori bilancio" 38.073 - 38.073 7.035 35 7.000 2.278.539 - 2.278.539 82.724 33 82.691 17.313 26 17.287 2.249.474 3.370 2.246.104 783.015 71 782.944

Totale 4.713.844 - 4.713.844 105.826 1.085 104.741 6.620.291 314 6.619.977 3.328.129 62.394 3.265.735 72.817 816 72.001 20.258.357 799.761 19.458.596 11.281.045 281.415 10.999.630

BancheEsposizioni / Controparti

(in migliaia di euro)Società finanziarie Altri soggetti

esposizioni al 31/12/2012

Governi e Banche Centrali Altri enti pubblici Imprese di assicurazione Imprese non finanziarie

5 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non

comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 82 -

Tabella 5.4

Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie

A Vista

Da oltre 1

giorno

a 7 giorni

Da oltre 7

giorni

a 15 giorni

Da oltre 15

giorni

a 1 mese

Da oltre 1 mese

fino a 3 mesi

Da oltre 3 mesi

fino a 6 mesi

Da oltre 6 mesi

fino a 1 anno

Da oltre 1 anno

fino a 5 anni

Oltre

5 anni

Durata

indeterminata

Attività per cassa

Titoli di Stato 885 - - - - 15.000 1.159 2.832.287 1.663.985 -

Altri titoli di debito 3.800 - - - 154.823 12.317 11.093 374.278 285.146 -

Quote OICR 381.765 - - - - - - - - -

Finanziamenti 6.679.492 202.728 305.386 1.842.347 2.715.406 1.560.414 2.016.751 9.240.410 9.460.156 1.147.072

- Banche 1.320.802 25.490 16.354 326.322 493.276 111.471 118.555 620.541 47.262 1.147.072

- Clientela 5.358.690 177.238 289.032 1.516.025 2.222.130 1.448.943 1.898.196 8.619.869 9.412.894 -

Totale attività per cassa 13.745.434 405.456 610.772 3.684.694 5.585.635 3.148.145 4.045.754 21.687.385 20.869.443 2.294.144

Passività per cassa

Depositi (11.769.538) (290.017) (252.412) (907.118) (2.104.740) (861.697) (781.610) (41.712) - -

- Banche (393.821) (66.501) (60.000) (215.453) (467.212) (55.000) (13.383) - - -

- Clientela (11.375.717) (223.516) (192.412) (691.665) (1.637.528) (806.697) (768.227) (41.712) - -

Titoli di debito (106.089) (7.988) (32.733) (14.663) (680.463) (401.078) (1.563.148) (6.448.635) (482.950) -

Altre passività (68.714) (424.316) (726.009) (3.946.770) (1.667.186) (338.427) (35.319) (3.625.955) (1.938.597) -

Totale passività per cassa (23.713.879) (1.012.338) (1.263.566) (5.775.669) (6.557.129) (2.462.899) (3.161.687) (10.158.014) (2.421.547) -

Operazioni "fuori bilancio"

Derivati finanziari con scambio di capitale 553 (9.902) 17.566 1.215 (2.342) 9.216 63 2.446 1.120 -

- posizioni lunghe 43.370 68.853 152.333 90.216 199.696 45.176 69.513 68.136 1.125 -

- posizioni corte (42.817) (78.755) (134.767) (89.001) (202.038) (35.960) (69.450) (65.690) (5) -

Derivati finanziari senza scambio di capitale 119.716 129 - - - 38.928 2.536 - - -

- posizioni lunghe 2.295.013 136 - - - 52.497 2.536 - - -

- posizioni corte (2.175.297) (7) - - - (13.569) - - - -

Depositi e finanziamenti da ricevere - - - - - - - - - -

- posizioni lunghe - - - - - - - - - -

- posizioni corte - - - - - - - - - -

Impegni irrevocabili a erogare fondi (911.210) 1.425 925 1.804 14.712 11.134 49.569 287.931 534.821 8.889

- posizioni lunghe 37.157 9.538 925 1.804 14.712 11.134 49.569 287.931 534.821 39.228

- posizioni corte (948.367) (8.113) - - - - - - - (30.339)

Garanzie finanziarie rilasciate - - - - - - - - - -

Totale operazioni "fuori bilancio" (790.941) (8.348) 18.491 3.019 12.370 59.278 52.168 290.377 535.941 8.889

esposizioni al 31/12/2012

Categorie/scaglioni temporali

(in migliaia di euro)

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 83 -

Tabella 5.5

Esposizioni creditizie per cassa6 verso banche: dinamica delle rettifiche di valore complessive

Sofferenze IncagliEsposizioni

ristrutturate

Esposizioni

scadute

Rettifiche complessive iniziali 314 - - -

di cui: esposizioni cedute non cancellate - - - -

Variazioni in aumento - - - -

Rettifiche di valore - - - -

Trasferimenti da altre categorie di fondi - - - -

Altre variazioni in aumento - - - -

Variazioni in diminuzione - - - -

Riprese di valore da valutazione - - - -

Riprese di valore da incasso - - - -

Cancellazioni - - - -

Trasferimenti a altre categorie di fondi - - - -

Altre variazioni in diminuzione - - - -

Rettifiche complessive finali 314 - - -

di cui: esposizioni cedute non cancellate - - - -

di cui:

rettifiche specifiche 314 - - -

rettifiche di portafoglio - - - -

Causali/Categorie

(in migliaia di euro)

rettifiche di valore verso banche al 31/12/2012

6 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi

aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 84 -

Tabella 5.6

Esposizioni creditizie per cassa7 verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive

7 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi

aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR.

Sofferenze IncagliEsposizioni

ristrutturate

Esposizioni

scadute

Rettifiche complessive iniziali 664.509 108.935 13.475 19.975

di cui: esposizioni cedute non cancellate 15.374 3.615 5 1.048

Variazioni in aumento 249.152 92.910 239 2.318

Rettifiche di valore 164.116 92.908 239 2.318

Trasferimenti da altre categorie di fondi 31.489 - - -

Altre variazioni in aumento 53.547 2 - -

Variazioni in diminuzione 58.977 43.086 6.911 731

Riprese di valore da valutazione 37.172 5.497 6.857 395

Riprese di valore da incasso 4.708 2.996 - -

Cancellazioni 17.097 3.104 54 336

Trasferimenti a altre categorie di fondi - 31.489 - -

Altre variazioni in diminuzione - - - -

Rettifiche complessive finali 854.684 158.759 6.803 21.562

di cui: esposizioni cedute non cancellate 18.312 4.108 102 728

di cui:

rettifiche specifiche 854.684 158.759 6.803 21.562

rettifiche di portafoglio - - - -

Causali/Categorie(in migliaia di euro)

rettifiche di valore verso clientela al 31/12/2012

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 85 -

TAVOLA 6 – Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al

metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in

strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB

Informativa Qualitativa

Il Nuovo Accordo di Basilea sul Capitale – Basilea 2, entrato in vigore il 1° gennaio 2008, ha rivisto in

maniera significativa la disciplina prudenziale per le banche e i gruppi bancari intervenendo in particolare

sulle metodologie di gestione e misurazione dei rischi da parte degli intermediari. La nuova disciplina

prudenziale per le banche e i gruppi bancari, regolamentata dalla circolare Banca d’Italia 263/2006 e

successivi aggiornamenti, prevede la possibilità, nell’ambito del Rischio di Credito, di utilizzare il metodo

Standardizzato. Al riguardo, questo è il metodo di base che il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha deciso di

utilizzare, nell’ambito della determinazione del requisito patrimoniale derivante dal Rischio di Credito in

ottica Basilea 2. La scelta è a valere per le Banche del gruppo (Banca Popolare di Vicenza Scpa, Banca Nuova

Spa, Farbanca Spa), oltre che per il Gruppo Bancario medesimo.

Tale metodo prevede la suddivisione delle esposizioni in diversi portafogli regolamentari a seconda della

natura della controparte e l’applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificati

anche in funzione dei rating espressi dalle External Credit Assessment Institution (ECAI, Agenzia esterna di

valutazione del merito di credito) riconosciute dalle Autorità di Vigilanza (le ECAI attualmente riconosciute

da Banca d’Italia sono Fitch Ratings, Moody’s Investors Service, Standard & Poor’s Rating Services, Cerved

Group , già Lince, - limitatamente al comparto “imprese ed altri soggetti” e solo per rating unsolicited, ossia

il rating rilasciato in assenza di richiesta del soggetto valutato - e DBRS Ratings Limited).

In tale ambito, il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha al momento scelto di avvalersi:

- dei rating esterni unsolicited prodotti dalle ECAI Fitch Ratings, Moody’s Investors Service, Standard

& Poor’s Rating Services per il portafoglio “Amministrazioni centrali e banche centrali” (in base a

quanto stabilito dalla circolare “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche” per le

categorie “Intermediari vigilati”, “Enti del settore pubblico” ed “Enti territoriali” si deve fare

riferimento alla classe di merito nella quale sono classificate le esposizioni verso “Amministrazioni

Centrali dello Stato” nella quali tali soggetti hanno la sede principale);

- dei rating esterni “unsolicited” forniti dalla ECAI Cerved Group per il portafoglio regolamentare

“Imprese e altri soggetti” (si definiscono “imprese” per il Gruppo Banca Popolare di Vicenza tutte le

società con fatturato superiore a 5 milioni di euro o con esposizione calcolata a livello consolidato

se appartenenti a un gruppo, superiore a 1 milione di euro, coerentemente con quanto stabilito

dalla circolare Banca d’Italia n° 263/2006 (Titolo II, Capitolo 1, Parte Prima, Sezione III, Paragrafo 7

“Esposizioni verso imprese e altri soggetti”);

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 86 -

- dei rating esterni unsolicited elaborati dalle ECAI Fitch Ratings, Moody’s Investors Service, Standard

& Poor’s Rating Services per il portafoglio regolamentare “Posizioni verso cartolarizzazioni”.

Per i restanti portafogli che ammettono l’utilizzo di rating il Gruppo attualmente non si avvale di alcuna

ECAI e, pertanto, alle relative esposizioni si applica la ponderazione standard prevista dalla normativa di

Vigilanza.

Progetto A-IRB: Passaggio ai metodi avanzati sul rischio di credito

Come già illustrato innanzi, allo scopo di realizzare un rafforzamento del grado di funzionalità del sistema di

rating interno nel corso del secondo semestre del 2012, su indicazione del Consiglio di Amministrazione, è

stato avviato - e concluso - uno studio di fattibilità relativamente al passaggio ai metodi avanzati sul rischio

di credito. Gli esiti di tali attività sono stati sottoposti al Consiglio di Amministrazione, che ha autorizzato

l’avvio del programma che prevede il passaggio ai metodi avanzati ai fini della determinazione dei requisiti

patrimoniali a fronte del rischio di credito, costituendo una specifica unità progettuale denominata

“Progetto A-IRB”.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 87 -

Informativa Quantitativa

Tabella 6.1

esposizione

totale

garanzie

reali

garanzie

personali

Esposizioni

dedotte dal PdV

Amministrazioni centrali e banche centrali 8.404.811 1.761.450 46.221 -

Classe di merito di credito 1 8.401.541 - - -

Classe di merito di credito 2 - - - -

Classe di merito di credito 3 3.270 - - -

Classe di merito di credito 4 e 5 - - - -

Classe di merito di credito 6 - - - -

Intermediari vigilati 3.546.738 122.250 43.416 39.512

Esposizioni a ponderazione nulla 1.081 - - -

Classe di merito di credito 1 2.966.988 - - -

Classe di merito di credito 2 1.178 - - -

Classe di merito di credito 3 576.882 - - 39.512

Classe di merito di credito 4 e 5 - - - -

Classe di merito di credito 6 609 - - -

Enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico 80.740 - 3.331 -

Classe di merito di credito 1 1 - - -

Classe di merito di credito 2 - - - -

Classe di merito di credito 3 80.739 - - -

Classe di merito di credito 4 e 5 - - - -

Classe di merito di credito 6 - - - -

Enti territoriali 47.762 - 10.200 -

Classe di merito di credito 1 - - - -

Classe di merito di credito 2 47.762 - - -

Classe di merito di credito 3 - - - -

Classe di merito di credito 4 e 5 - - - -

Classe di merito di credito 6 - - - -

Organizzazioni internazionali - - - -

Banche multilaterali di sviluppo 2.628 2.489 - -

Esposizioni a ponderazione nulla 2.628 - - -

Classe di merito di credito 1 - - - -

Classe di merito di credito 2 - - - -

Classe di merito di credito 3 - - - -

Classe di merito di credito 4 e 5 - - - -

Classe di merito di credito 6 - - - -

Imprese e altri soggetti 13.048.600 1.605 55.558 -

Classe di merito di credito 1 12 - - -

Classe di merito di credito 2 2.721.397 - - -

Classe di merito di credito 3 e 4 8.583.643 - - -

Classe di merito di credito 5 e 6 1.743.548 - - - -

Esposizioni al dettaglio 4.493.054 - - -

772.153 - - -

Classe di merito di credito 1 - - - -

Classe di merito di credito 2 - - - -

Classe di merito di credito 3 e 4 366.411 - - -

Classe di merito di credito 5 e 6 - - - -

Esposizione trattate con il fattore medio di ponderazione 405.742 - - -

440.740 - - -

Classe di merito di credito 1 8.760 - - -

Classe di merito di credito 2 65.734 - - -

Classe di merito di credito 3 64.823 - - -

Classe di merito di credito 4 - - - -

Classe di merito di credito 5 7.073 - - -

Esposizione trattate con il metodo look-through 294.350 - - -

Esposizioni garantite da immobili 8.810.961 8.810.961 - -

Immobili residenziali 6.806.730 - - -

Immobili non residenziali 2.004.231 - - -

Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite - - - -

Esposizioni scadute 3.230.431 - - -

Esposizioni ad alto rischio 21.246 - - -

Altre esposizioni 7.968.039 6.359.219 - 49.553

Totale 50.867.903 17.057.974 158.726 89.065

Posizioni verso cartolarizzazioni

Consistenze al 31/12/2012

Organismi di investimento collettivo del risparmio (O.I.C.R.)

Portafogli di attività(in migliaia di euro)

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 88 -

Le “esposizioni per cassa” sono rilevate al valore di bilancio, mentre le “garanzie rilasciate” e gli “impegni a

erogare fondi” sono esposti sulla base dell’equivalente creditizio calcolato, conformemente a quanto

previsto dalla normativa di vigilanza, applicando ai valori delle esposizioni fattori di conversione diversificati

per tenere conto della probabilità che le stesse possano trasformarsi in un’esposizione per cassa.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 89 -

TAVOLA 8 – Tecniche di attenuazione del rischio

Informativa Qualitativa

(a) Politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e “fuori bilancio” con l’indicazione della

misura in cui il Gruppo ricorre alla compensazione

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di

credito con partite di segno opposto in ambito di bilancio o “fuori bilancio”, salvo quanto espressamente

ammesso. Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza adotta invece politiche di riduzione del rischio di

controparte con controparti istituzionali, stipulando accordi di compensazione (netting agreement) e

accordi di collateralizzazione (collateral agreement), sia per derivati che per repo (repurchase agreement).

(b) Politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali

Si ricorda che il Rischio di Credito è il rischio di incorrere in perdite dovute a inadempienza della

controparte (in particolare l’impegno a restituire i prestiti) o, in senso lato, al mancato adempimento delle

obbligazioni, anche da parte di eventuali garanti.

In linea con gli esercizi precedenti, le politiche del credito adottate sono state improntate a rispondere alle

domande di privati e imprese ponendo particolare attenzione al problematico andamento della

congiuntura economica, al rischio di credito e a un’adeguata copertura a livello di garanzie.

Il rischio residuo è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio che le tecniche riconosciute per

l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla banca ai fini del Primo pilastro risultino meno efficaci del

previsto. In sostanza il rischio residuo è collegato all’inefficacia delle garanzie, in fase di escussione e/o

recupero del credito deteriorato e anomalo, connesse alla non corretta gestione della garanzia tanto in fase

di acquisizione che di monitoraggio e/o rinnovo.

Con riferimento al rischio residuo, il Gruppo BPVi non determina un capitale interno a presidio dello stesso,

ma ha definito e implementato una serie di policy e strumenti che ne permettano un adeguato presidio.

Il Gruppo ha implementato un processo di monitoraggio e mitigazione del rischio in ottica coerente ai

dettami normativi previsti dalla Circolare n° 263/2006 e successivi aggiornamenti in ambito CRM.

Nell’ambito del complessivo processo di adeguamento alla nuova normativa di vigilanza prudenziale, già dal

dicembre 2007, la Capogruppo aveva concluso le attività che hanno avuto l’obiettivo di mettere in atto tutti

gli interventi di implementazione e informativi necessari al riconoscimento delle garanzie in ambito CRM

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 90 -

per le garanzie costituite da ipoteca su immobili residenziali e non residenziali e su quelle costituite da

pegno titoli.

Ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito, il riconoscimento degli effetti

derivanti dall’utilizzo di strumenti di attenuazione del rischio creditizio è condizionato al rispetto dei

requisiti generali e specifici delle diverse tipologie operative. I requisiti generali sono:

- certezza giuridica;

- tempestività di realizzo;

- requisiti organizzativi.

La normativa relativa al metodo standardizzato per il rischio di credito offre la possibilità di utilizzare il

metodo semplificato o il metodo integrale. La Banca ha deciso di adottare il c.d. metodo semplificato.

Per quanto concerne le garanzie rappresentate da pegni e garanzie personali, si è verificato che le

procedure informatiche attualmente in uso consentono già una gestione coerente con i requisiti normativi.

Si è comunque proceduto a un aggiornamento del Manuale del Pegno, in particolare relativamente al

controllo della capienza, alla gestione dei rischi operativi e ai requisiti organizzativi per la protezione del

credito.

In relazione alle garanzie rappresentate da ipoteca su immobili, allo scopo di poter beneficiare della

riduzione dei requisiti patrimoniali per le esposizioni garantite da immobili, prevista dalla CRM, la Banca si è

dotata di una serie di strumenti volti a ottemperare ai requisiti normativi, riportati in sintesi di seguito:

- una procedura per la gestione degli immobili (c.d. procedura “IMMO”), integrata con

l’alimentazione automatica delle perizie di stima da parte della società fornitrice di tale servizio per

il segmento privati, da utilizzarsi come fonte dati per le Segnalazioni di Vigilanza per quanto relativo

agli immobili;

- un fornitore Nomisma per la rivalutazione statistica massiva come previsto dalla normativa per gli

immobili a garanzia di esposizioni fino a 3 milioni di euro;

- la definizione di un processo interno per la rivalutazione, mediante specifiche perizie di stima, degli

immobili a garanzia di esposizioni oltre a 3 milioni di euro;

(c) Descrizione dei principali tipi di garanzie reali accettate dalla banca

Tra le principali tipologie di garanzie reali acquisite ci sono il pegno, l’ipoteca e il privilegio.

(d) Principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro merito di

credito

Si precisa che il Gruppo non opera in derivati su crediti.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 91 -

(e) Informazioni sulle concentrazioni del rischio di mercato o di credito nell’ambito degli strumenti di

attenuazione del rischio di credito adottati

L’analisi delle caratteristiche delle garanzie non evidenzia un particolare grado di concentrazione nelle

diverse forme di copertura/garanzia, in quanto le garanzie acquisite, salvo i casi relativi alle fideiussioni

generali, possono considerarsi sostanzialmente "specifiche" per ogni singola posizione. Inoltre, a livello

generale, non si rilevano vincoli contrattuali che possano inficiare la validità giuridica delle stesse.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 92 -

Informativa Quantitativa

Tabella 8.1

Esposizioni coperte da garanzie

garanzie

reali

garanzie

personali

Amministrazioni centrali e banche centrali 1.761.450 46.221

Intermediari vigilati 122.250 43.416

Enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico - 3.331

Enti territoriali - 10.200

Organizzazioni internazionali - -

Banche multilaterali di sviluppo 2.489 -

Imprese e altri soggetti 1.605 55.558

Esposizioni al dettaglio - -

Esposizioni a breve termine verso imprese - -

organismi di investimento collettivo del risparmio (O.I.C.R.) - -

Posizioni verso la cartolarizzazione - -

Esposizioni garantite da immobili 8.858.783 -

Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite - -

Esposizioni scadute - -

Esposizioni ad alto rischio - -

Altre esposizioni 6.359.219 -

Totale 17.105.796 158.726

Portafogli di attività(in migliaia di euro)

Esposizioni garantite al 31/12/2012

La tabella fornisce, per classe regolamentare di attività, le esposizioni del Gruppo Banca Popolare di Vicenza

considerate ai fini del rischio di credito – metodo standardizzato coperte da garanzie reali e da garanzie

personali; le esposizioni considerate, determinate secondo le regole di vigilanza prudenziale, sono al netto

degli accordi di compensazione.

Non sono presenti alla data del 31 dicembre 2012 coperture di esposizioni tramite derivati creditizi, valide

ai fini delle tecniche di mitigazione del rischio.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 93 -

TAVOLA 9 – Rischio di controparte

Informativa Qualitativa

(a) i) Metodologia utilizzata per assegnare i limiti operativi definiti in termini di capitale interno e di

credito relativi alle esposizioni creditizie verso la controparte

Il rischio di controparte è stato definito dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza come il rischio che la

controparte di una transazione avente a oggetto determinati strumenti finanziari risulti inadempiente

prima dell’effettivo regolamento della stessa. Può considerarsi una particolare fattispecie del rischio di

credito. Le esposizioni soggette al rischio di controparte sono:

- strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC);

- operazioni di pronti contro termine;

- operazioni con regolamento a scadenza.

Per la quantificazione del capitale interno attuale sul rischio di controparte, il Gruppo Banca Popolare di

Vicenza utilizza il metodo del valore corrente nell’ambito della determinazione dei requisiti patrimoniali

prudenziali (cfr. Circolare Banca d’Italia 263/2006, Titolo II, Capitolo 3, Sezione II e successivi

aggiornamenti).

(a) ii) Politiche relative alle garanzie e alle valutazioni concernenti il rischio di controparte

Con riferimento al rischio di controparte, di seguito vengono descritti i sistemi di mitigazione dei rischi e i

principali interventi effettuati per un miglior presidio dello stesso.

Con riferimento agli interventi sui processi di business e sulle procedure informatiche relativi alla

negoziazione in strumenti finanziari derivati OTC con la clientela e in strumenti derivati più in generale, da

un lato sono proseguite le attività di significativo “ridimensionamento” e riequilibrio della composizione del

portafoglio derivati OTC e dall’altro sono state abbinate specifiche iniziative di natura

organizzativa/procedurale:

- la definizione di una pricing policy che disciplina, tra le altre, le modalità di determinazione delle

commissioni da applicare alla clientela sull’operatività in analisi. Come previsto dalla normativa

interna in materia di servizi di investimento la citata policy prevede una revisione periodica con

frequenza almeno annuale;

- l’integrazione dell’applicativo di position keeping e di risk management Murex con apposito modulo

per la gestione dei collateral del medesimo fornitore;

- la sottoscrizione con i principali operatori di mercato di contratti ISDA, GMRA, Credit Support Annex

(CSA), e accordi bilaterali di netting per mitigare e attenuare il rischio di controparte;

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 94 -

- la revisione e il costante monitoraggio della modalità di determinazione degli assorbimenti delle

linee di credito della clientela su operatività in derivati OTC;

- le modalità di erogazione del servizio di consulenza e del servizio di negoziazione per conto proprio

per quanto concerne l’operatività in derivati OTC con la clientela;

- l’impianto adottato dalla Banca per la classificazione di rischio dei prodotti finanziari ai fini MiFID,

soggetto a revisione periodica da parte della Direzione Risk Management.

Attraverso la pricing policy la Banca garantisce che le condizioni applicate alle operazioni di negoziazione in

conto proprio in strumenti derivati OTC effettuate con la clientela siano allineate alle condizioni di mercato

e che tale allineamento sia documentabile e tracciabile nel tempo. In particolare, la Banca ha definito

nell’ambito dei propri processi operativi e di business le modalità di quotazione degli strumenti in analisi

attraverso l’esplicitazione del “prezzo teorico” dello strumento, del margine connesso ai costi operativi e di

gestione nonché alla remunerazione del rischio che la Banca stessa assume. In tal senso, la Banca ha

definito i parametri di mercato, i modelli di pricing da utilizzare e le modalità di rilevazione (fonte e timing)

per la determinazione del prezzo teorico degli strumenti derivati nonché i criteri oggettivi sulla base dei

quali viene determinato il margine commissionale attribuibile a ciascuna delle componenti operative e di

rischio associabili alla specifica operazione.

Per un miglior presidio del rischio di controparte connesso all’operatività di derivati OTC, è stata condotta

negli anni scorsi la mappatura dei processi e dei controlli inerenti il cosiddetto collateral management la cui

finalità è stata quella di predisporre un’apposita normativa interna che ne disciplinasse i contenuti e le

modalità operative.

In concomitanza con tale attività, finalizzata al perseguimento del miglioramento continuo e all’adozione di

un'infrastruttura tecnologica in grado di supportare in maniera sempre più efficiente ed efficace

l’operatività della Banca, è stata identificato e attivato l’applicativo Murex Collateral Manager, quale

soluzione presente sul mercato per automatizzare il controllo dell’esposizione creditizia nei confronti delle

controparti.

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza, per un monitoraggio più attento del rischio di controparte connesso

alle operazioni in strumenti derivati OTC, già nel 2008, ha concluso un progetto specifico ai fini del

riconoscimento della cosiddetta “compensazione contrattuale”.

In particolare, al fine di rispondere ai requisiti normativi, sono state svolte le seguenti attività:

- analisi di dettaglio dei contratti ISDA in essere con le controparti di mercato;

- raccolta di specifiche legal opinion attestanti la opponibilità a terzi degli accordi di compensazione

in essere tra le parti;

- definizione del processo di revisione periodica delle legal opinion e della contrattualistica e di

archiviazione dei dati.

La Banca Popolare di Vicenza ha sottoscritto con le controparti di mercato con cui opera in derivati OTC

specifici contratti ISDA.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 95 -

La nuova direttiva sull’adeguatezza patrimoniale ha introdotto requisiti stringenti in termini di gestione e

monitoraggio del rischio di credito, tra cui la possibilità di utilizzare specifiche tecniche di Credit Risk

Mitigation, riconosciute in sede di calcolo dei requisiti patrimoniali prudenziali.

Tra tali tecniche assume rilevanza, per quanto riguarda l’operatività in strumenti derivati OTC, l’utilizzo di

garanzie reali finanziarie denominate collateral o credit support.

Per la gestione del collateral, l’architettura contrattuale ISDA prevede come forma di protezione aggiuntiva

la sottoscrizione tra le parti di uno specifico allegato al master agreement denominato Credit Support

Annex (CSA), che consente di ridurre il rischio di controparte attraverso lo scambio periodico di margini di

garanzia, calcolati in base al monitoraggio del valore dei contratti (mark to market) e alle eccedenze

negative che di volta in volta si verificano rispetto a un determinato limite operativo (threshold).

Nell’ambito delle iniziative volte a mitigare il rischio di controparte, l’attività di negoziazione e

sottoscrizione di nuovi accordi di collateralizzazione ha portato alla stipula di Credit Support Annex con

varie controparti, coprendo in modo significativo l’operatività della Banca nel mercato dei derivati OTC.

E’ stata effettuata anche un’attività di rinegoziazione delle condizioni di CSA esistenti, volta in particolare a

definire threshold amount e minimum transfer amount a livelli ritenuti più coerenti rispetto agli andamenti

dei mercati finanziari.

Al fine di dare una disclosure agli Organi preposti al monitoraggio e alla supervisione, viene predisposta una

specifica reportistica per il Comitato Finanza e ALMs con le informazioni in termini di Mark to Market e di

collaterale scambiato sia a livello di singola controparte sia a livello di esposizione complessiva della Banca

nei confronti del mercato.

Si segnala inoltre che, a seguito dell’introduzione nel contesto regolamentare europeo del Regolamento

EMIR, che orienta il sistema verso una maggior standardizzazione e trasparenza dell’operatività in

strumenti Derivati OTC volta a limitare i rischi di credito e di controparte nonché il rischio sistemico insiti

nella negoziazione di tali strumenti, la Banca ha condotto nel periodo dicembre 2012 - marzo 2013 un

assessment interno finalizzato ad individuare un possibile modello target di gestione delle operazioni

“cleared” per aderire alla Clearing House secondo il modello “Principal to Principal”. Sono stati analizzati:

- la scelta dei requisiti per l’individuazione dei Clearing Broker;

- gli adeguamenti ai processi di negoziazione, clearing e reporting impattati dal cambiamento verso

un nuovo modello operativo,

- gli impatti sui processi di tesoreria e di gestione delle garanzie, tra cui il collateral management che

passa da un modello bilaterale sotto Credit Support Annex (CSA) verso un sistema misto per

operatività clearable con controparte centrale e non clearable sotto CSA;

- le revisioni della contrattualistica ISDA e dei relativi Annex con le controparti di mercato, la

contrattualistica per l’adesione alla Clearing House e per il servizio con i Clearing Broker.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 96 -

L’adesione alla Clearing House da parte della Banca risulta particolarmente importante al fine di:

- mitigare il rischio controparte: l’adesione alla Clearing House permette infatti alla Banca di

trasferire il rischio di controparte per tutte le operazioni oggetto di clearing;

- diminuire i requisiti patrimoniali;

- mitigare i rischi operativi: la revisione del processo di negoziazione dell’operazione permette alle

strutture di middle/back office un presidio di controllo sul deal in “tempo reale” e il miglioramento

nella gestione elettronica della documentazione e della reportistica contrattuale;

- mitigare il rischio di default del clearing broker: la scelta di uno o più Clearer di back up consente

alla Banca di sfruttare la portabilità immediata in caso di malfunzionamenti o default del Clearer

principale.

A seguito del completamento dell’assessment è attualmente in fase di avvio il progetto di implementazione

dei necessari adeguamenti informatici che consentiranno alla Banca di gestire le diverse fasi del processo

ottenendo i benefici più sopra richiamati.

Interventi sui processi di business e sulle procedure informatiche

Con riferimento agli interventi sui processi di business e sulle procedure informatiche relativamente

all’operatività in derivati OTC con la clientela, nell’ultimo triennio sono state condotte diverse attività volte

all’efficientamento del comparto.

Si richiamano in particolare:

- la progressiva automazione del processo di compilazione della modulistica d’ordine, con

implementazione di specifici blocchi procedurali in caso di esito negativo della verifica di

adeguatezza o laddove vengano rilevate incoerenze nell’ordine rispetto al risultato della

consulenza;

- l’implementazione di controlli automatizzati sul rispetto della pricing policy adottata dal Gruppo in

termini di livelli massimi di remunerazione percepibile a fronte delle diverse tipologie di rischio

assunte dalla Banca;

- l’aggiornamento della documentazione consegnata al cliente e delle modalità di archiviazione della

stessa, nonché la predisposizione della reportistica periodica;

- l’adeguamento dell’operatività in derivati OTC alle diverse previsioni normative nel tempo

susseguitisi (es. decreto Salva-Italia);

- la costante revisione della normativa interna in materia.

Impianto per la classificazione di rischio ai fini MiFID

Coerentemente con quanto previsto dalla normativa MiFID, il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha definito

una propria metodologia di classificazione dei prodotti finanziari in base alla rischiosità. Tale metodologia si

basa su un approccio quali-quantitativo che contempla gli elementi suscettibili di influenzare la rischiosità

dei prodotti negoziati con la clientela e che si caratterizza inoltre per l’elevata oggettività nei criteri e nelle

logiche classificatorie.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 97 -

Le logiche di classificazione dei prodotti finanziari definite dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza prevedono

una griglia articolata in quattro classi di rischio e che l’attribuzione dei prodotti, a ogni singola classe,

dipende dai seguenti fattori:

- rischio di mercato, determinato utilizzando logiche VaR (intervallo di confidenza 99% e holding

period 1 giorno) coerentemente con le misure di rischiosità utilizzate sul portafoglio di proprietà

della Banca;

- rischio di credito, determinato utilizzando l’expected loss a un anno dei singoli strumenti

(Probabilità di default dell’emittente e Loss Given Default dello strumento);

- rischio di liquidità, determinato utilizzando un approccio misto, di tipo quali-quantitativo, che

prevede, oltre all’utilizzo di informazioni anagrafiche relative alla tipologia di prodotto finanziario,

ulteriori informazioni di mercato come ad esempio gli spread denaro-lettera, l’ammontare dei

volumi delle migliori proposte in acquisto e in vendita, la presenza di un mercato di quotazione.

A ogni singola classe di rischio sono associate specifiche soglie a fronte del rischio di mercato, di credito e di

liquidità: il superamento anche di una sola delle tre soglie, sulle differenti tipologie di rischio identificate,

prevede la classificazione del prodotto nella classe immediatamente successiva (e dunque caratterizzata da

una maggiore rischiosità); si tratta pertanto di un approccio multi-variato.

La scala utilizzata dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza ai fini della classificazione di rischio dei prodotti

finanziari è articolata in 4 classi (A, B, C e D) secondo un grado crescente di rischio (dove A rappresenta la

classe meno rischiosa e D rappresenta la classe più rischiosa).

Per i derivati OTC viene attribuita una classe di rischio in funzione di un approccio judgmental (qualitativo)

prudenziale. In particolare, i derivati c.d. plain vanilla vengono classificati in classe B se hanno finalità di

copertura del rischio. In caso contrario la classificazione è D. Si ricorda che per quanto attiene la clientela

“al dettaglio” è prevista esclusivamente la possibilità di negoziare derivati OTC plain vanilla con finalità di

copertura. L’eventuale negoziazione di derivati con finalità “non di copertura” è riservata esclusivamente

alla clientela cosiddetta “professionale” avente i requisiti di adeguatezza previsti dalla normativa MiFID.

(a) iii) Politiche rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione sfavorevoli (wrong-way risk)

Non sono previste delle politiche rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione sfavorevole.

(a) iv) Impatto, in termini di garanzie che la banca dovrebbe fornire, in caso di abbassamento della

valutazione del proprio merito di credito (downgrading)

Alcuni dei contratti di collateralizzazione attualmente in essere con primarie controparti di mercato

prevedono, in caso di variazione del proprio merito di credito, un adeguamento della garanzia scambiata

mediante rettifica del threshold amount e/o del minimum trasfer amount.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 98 -

Informativa Quantitativa

Tabella 9.1

Rischio di controparte

(in migliaia di euro)Fair value

positivo lordo Compensazioni

Fair value

positivo netto Garanzie Esposizione

Contratti derivati 2.607.315 2.134.376 472.939 231.743 749.483

Al fine di attenuare il rischio di credito derivante dall'operatività in derivati OTC, sono stati attivati accordi

bilaterali di compensazione con le maggiori controparti finanziarie con cui il Gruppo opera, che prevedono

la possibilità di compensare le posizioni creditorie con le posizioni debitorie in caso di default della

controparte. Inoltre sono stati altresì attivati specifici contratti di Credit Support Annex, volti a disciplinare

la prestazione di garanzie finanziarie in cash collateral connesse all’esposizione derivante dall’operatività in

derivati OTC. Al 31 dicembre 2012, le suddette garanzie ammontavano a 232 milioni di euro.

L'esposizione riportata nella tabella in esame è al lordo delle garanzie ed è stata determinata secondo le

regole di vigilanza prudenziale (metodo del valore corrente) che si basa sul Fair Value positivo, al netto

degli accordi di compensazione, incrementato dell'Esposizione creditizia futura (add-on). L'esposizione

creditizia futura tiene conto della probabilità che in futuro il valore corrente del contratto, se positivo,

possa aumentare o, se negativo, possa trasformarsi in una posizione creditoria. Tale probabilità, legata alla

volatilità dei mercati finanziari, è calcolata applicando al valore nominale del contratto il fattore di

ponderazione previsto dalla normativa di vigilanza, diversificato sulla base del sottostante e della vita

residua.

Si precisa che con riferimento alle operazioni di pronti contro termine attive e passive su titoli (Securities

Financing Transaction - SFT) al 31 dicembre 2012 si registra un’esposizione complessiva pari a 8.186,3

milioni di euro, per 5.736,1 milioni di euro riferibili a operazioni di raccolta garantite da depositi in contanti

e per 1.726,8 milioni di euro a operazioni in essere con Banche Centrali o garantite da titoli di Stato emessi

da Paesi U.E.

Tabella 9.2

Distribuzione del fair value positivo dei contratti derivati per tipo di sottostante

(in migliaia di euro) Tassi d'interesse Valute e oro Titoli di capitale Altro Totale

Contratti derivati 2.595.006 10.261 1.919 129 2.607.315

Si precisa che al 31 dicembre 2012 il Gruppo non ha in essere contratti derivati su crediti.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 99 -

TAVOLA 10 – Operazioni di cartolarizzazione

Informativa Qualitativa

(a) i) Descrizione degli obiettivi del Gruppo relativamente all’attività di cartolarizzazione

Nell’ambito delle operazioni di cartolarizzazione il Gruppo opera sia come originator sia come investitore in

cartolarizzazioni di terzi.

Operazioni di cartolarizzazione proprie

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha individuato nelle operazioni di cartolarizzazione il principale

strumento di raccolta per far fronte alle esigenze di funding. Più precisamente, le operazioni di

cartolarizzazione effettuate rispondevano ai seguenti obiettivi:

- liberare risorse dell’attivo, migliorando al contempo la situazione di tesoreria;

- diminuire il mismatching delle scadenze fra raccolta e impieghi a medio-lungo termine;

- diminuire il rapporto fra gli impieghi a medio-lungo termine e il totale degli impieghi.

Al 31 dicembre 2012 sono in essere otto operazioni di cartolarizzazione originate dal Gruppo BPVi

denominate Berica Residential MBS 1, Berica 5 Residential MBS, Berica 6 Residential MBS, Berica 8

Residential MBS, Berica 9 Residential MBS, Berica 10 Residential MBS, Berica ABS e Berica ABS 2

(quest’ultima perfezionatasi negli ultimi mesi dell'esercizio 2012 con la sottoscrizione integrale di tutti i

titoli Asset Backed Securities da parte degli originator che, come per tutte le altre operazioni, sono la

Capogruppo Banca Popolare di Vicenza e Banca Nuova).

Tutte le suddette operazioni di cartolarizzazione sono state effettuate ai sensi della legge 130/1999

mediante la costituzione di società veicolo (SPE) cui gli attivi cartolarizzati (portafogli di mutui ipotecari

performing) sono stati ceduti pro-soluto. Nessuna delle sopra citate SPE è stata oggetto di consolidamento,

non ricorrendo le condizioni previste dallo IAS 27 e dal SIC 12. Si precisa tuttavia che, con esclusione

dell’operazione denominata “Berica Residential MBS 1”8, tutte le attività cartolarizzate sono state “riprese”

in bilancio, al pari delle correlate passività, in quanto le varie operazioni non soddisfacevano i requisiti

previsti dallo IAS 39 per procedere alla cosiddetta “derecognition”, avendo il Gruppo sostanzialmente

mantenuto al proprio interno i rischi e i benefici relativi ai crediti ceduti.

8 Per quanto riguarda l’operazione di cartolarizzazione Berica Residential MBS 1, effettuata in data anteriore al 1° gennaio 2004, in

sede di prima applicazione dello IAS 39, come disposto dal par. 27 dell’IFRS 1, non si è proceduto alla “ripresa” delle attività cartolarizzate.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 100 -

Operazioni di cartolarizzazione originate da terzi

L’attività di investimento in cartolarizzazioni originate da terzi è fatta dalla Capogruppo Banca Popolare di

Vicenza e dalle Controllate Banca Nuova e BPV Finance.

L’operatività svolta della Capogruppo Banca Popolare di Vicenza e dalla Controllata Banca Nuova

rappresenta una diversificazione delle strategie di investimento a supporto delle piccole e medie imprese

del territorio dove il Gruppo tradizionalmente opera. In particolare sono state sottoscritte le tranche senior

e mezzanine dei titoli ABS emessi nell’ambito di diverse operazioni di cartolarizzazione originate da società

di costruzioni operanti con enti pubblici (operazioni denominate AQUARIUS, AUSTRALE, CLELIA, LEILA,

ALISEI), dalla Camera di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura di Palermo (operazioni denominate

TURCHESE, KALOS), e da PMI siciliane (operazione denominata BOREALE). Per le suddette operazioni il

Gruppo, attraverso una propria struttura dedicata, ha svolto il ruolo di arranger in sede di strutturazione

delle operazioni.

L’operatività di BPV Finance invece, è orientata alla valorizzazione nel medio termine dei titoli ABS acquisti.

Gli investimenti vengono effettuati su titoli ABS relativi a operazioni di cartolarizzazione di mutui

residenziali e commerciali, nonché di crediti derivanti da leasing, prestiti a piccole e medie imprese

corporate e carte di credito. La politica di investimento prevede che gli stessi siano denominati in euro e

abbiano (salvo approvazione specifica del consiglio di amministrazione) un rating minimo di singola A. La

distribuzione geografica delle attività sottostanti alle suddette operazioni interessa prevalentemente

l’Europa Occidentale e il Nord America.

(a) ii) Natura dei rischi, tra cui il rischio di liquidità, inerenti alle attività cartolarizzate

Il Rischio da Cartolarizzazione è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio che la sostanza economica

dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di

gestione del rischio.

Poiché nel calcolo degli assorbimenti patrimoniali sul rischio in analisi il computo viene effettuato sempre

sugli asset ceduti come se l’operazione non fosse stata effettuata, e poiché, inoltre, il Gruppo BPVi, in

qualità di originator, non fornisce alcun supporto implicito al veicolo, non prevede nella struttura

dell’operazione la presenza di opzioni non esplicitate contrattualmente e che la obblighino a “supportare”

la capacità del veicolo a ottemperare alle proprie obbligazioni, non garantisce pagamenti al veicolo non

previsti contrattualmente (supporto implicito), il rischio di cartolarizzazione non è stato ritenuto rilevante

per il Gruppo BPVi essendo già ricompreso nel computo del rischio di credito.

Inoltre, le operazioni di cartolarizzazione originate dal Gruppo BPVi hanno un’esclusiva finalità di funding e

non hanno mai la finalità di trasferire il rischio con conseguente riduzione dei requisiti patrimoniali

obbligatori.

Si segnala che le operazioni di cartolarizzazione denominate “Berica 10 Residential MBS” e “Berica ABS2” al

31 dicembre 2012 erano c.d. “auto-cartolarizzazioni”, ovvero operazioni poste in essere con l’intento di

disporre di titoli stanziabili presso la Banca Centrale Europea per operazioni di finanziamento in pronti

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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contro temine a tassi relativamente competitivi mercato ovvero utilizzabili per accedere al mercato

collateralizzato in bilaterale con primari istituti di credito internazionali. Nel corso dei primi mesi del 2013

sono state cedute tranche di entrambe le cartolarizzazioni a investitori terzi.

(a) iii) Il tipo di rischi per le posizioni verso la ri-cartolarizzazione proprie e di terzi

Non sono in essere posizioni verso le ri-cartolarizzazioni proprie e di terzi al 31 dicembre 2012 per il Gruppo

BPVi.

(a) iv) Ruoli svolti nel processo di cartolarizzazione

Per tutte le operazioni di cartolarizzazione proprie poste in essere, le Banche originator, ciascuna per la

parte di propria competenza, hanno sottoscritto con le rispettive società veicolo specifici contratti di

servicing per il coordinamento e la supervisione dell’attività di gestione, amministrazione e incasso dei

mutui cartolarizzati, oltre che per l’attività di recupero in caso di inadempimento da parte dei debitori.

Tali contratti prevedono la corresponsione di una commissione annua per il servizio di servicing prestato e

un risarcimento per ogni pratica oggetto di recupero. Si precisa che la funzione di servicer è svolta da

apposite strutture interne dall’azienda, la cui operatività è stata debitamente regolamentata ed è soggetta

al controllo degli organi ispettivi che ne verificano la correttezza dell’operatività e la conformità con il

rispetto delle disposizioni presenti nel contratto di servicing sottoscritto.

Infine, il Gruppo attraverso la Capogruppo Banca Popolare di Vicenza e la controllata Banca Nuova, svolge il

ruolo di servicer, calculation agent, cash manager, paying agent e collection account bank, per le operazioni

di cartolarizzazione di terzi in cui ha svolto il ruolo di arranger.

(a) v) Descrizione delle procedure messe in atto per monitorare le variazioni dei rischi di credito e di

mercato delle posizioni verso la cartolarizzazione

Il rischio residuo che permane in capo al Gruppo a fronte di una eventuale insolvenza totale dei mutuatari è

rappresentato, per le operazioni proprie non oggetto di “ripresa” in bilancio, dall’ammontare dei titoli con il

maggior vincolo di subordinazione (c.d. titoli junior) detenuti in portafoglio. Per tali operazioni di

cartolarizzazione viene effettuato un monitoraggio sull’andamento delle variabili chiave della gestione

creditizia e finanziaria da parte delle strutture delle banche del Gruppo.

In un’ottica di controllo dei rischi, particolare attenzione è rivolta all’andamento dei c.d. trigger ratios, degli

indicatori di performance sui default e delinquent, nonché dell’excess spread, della remunerazione di

competenza dei titoli junior, che il Gruppo ha mantenuto in portafoglio.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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(a) vi) Descrizione delle politiche di copertura dei rischi inerenti alle posizioni verso la cartolarizzazione

Contestualmente all’emissione dei titoli ABS, sono state sottoscritte più operazioni di “back to back swap”,

costituite da contratti di Interest Rate Swap (IRS), con lo scopo di immunizzare la società veicolo (SPV) dal

rischio di tasso di interesse.

(a) vii) Indicazione dei metodi per il calcolo degli importi delle esposizioni ponderati per il rischio che la

banca applica all’attività di cartolarizzazione

Per la quantificazione delle attività di rischio ponderate relativamente alle esposizioni derivanti da

cartolarizzazione originate da terzi (tutte riferibili a titoli ABS), il Gruppo, nell’ambito della metodologia

standardizzata e della metodologia semplificata della mitigazione del rischio, utilizza i rating unsolicited

forniti Moody’s, S&P, Fitch e DBRS. Per le esposizioni prive di rating, invece, il Gruppo applica il metodo del

look-through.

(a) viii) Le tipologie di società veicolo che il Gruppo, in qualità di promotore, utilizza per cartolarizzare

esposizioni di terzi

Il Gruppo BPVi non svolge il ruolo di promotore per cartolarizzazioni di terzi.

(a) ix) Elenco dei soggetti che il Gruppo istituisce e gestisce e che investono in posizioni verso la

cartolarizzazione di attività che il Gruppo ha originato o in società veicolo di cartolarizzazioni di

cui il Gruppo è promotore

La suddetta tipologia di attività non è applicata dal Gruppo BPVi.

(b) Sintesi delle politiche contabili che il Gruppo segue con riferimento all’attività di cartolarizzazione

Si ritiene di precisare che relativamente all’operazione di cartolarizzazione propria posta in essere in data

anteriore al 1° gennaio 2004 (Berica Residential MBS 1 Srl), in sede di prima applicazione dei principi

contabili IAS-IFRS, non si è proceduto alla “ripresa” delle attività cartolarizzate in bilancio, così come

disposto dal par. 27 dell’IFRS 1.

Per quanto attiene invece alle altre operazioni di cartolarizzazione effettuate successivamente all’1°

gennaio 2004, poiché le stesse non soddisfacevano i requisiti previsti dallo IAS 39 per procedere alla c.d.

“derecognition”, si è proceduto alla iscrizione in bilancio delle attività cartolarizzate residue alla data per la

quota riferibile ai crediti ceduti dal Gruppo, nonché allo storno delle corrispondenti tranche di titoli ABS

sottoscritte. Più precisamente, le attività cartolarizzate e le correlate passività, sono state “riprese” in

bilancio, iscrivendo le attività cartolarizzate nella voce “Crediti verso clientela” dell’attivo per la quota

corrispondente all’ammontare residuo dei crediti ceduti e le correlate passività nella voce “Debiti verso

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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clientela” del passivo, stornando altresì la corrispondente quota dei titoli ABS rivenienti da dette operazioni

e presenti nel portafoglio di proprietà del Gruppo. Nel caso in cui dalla suddetta elisione emerga uno

sbilancio negativo, lo stesso è iscritto nella voce “Crediti verso clientela”.

A fronte delle suddette attività e passività si è altresì proceduto all’iscrizione delle relative componenti

economiche maturate nell’esercizio, nonché alla valutazione dei crediti cartolarizzati ripresi in bilancio,

iscrivendo le relative svalutazioni tra le “rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di: crediti”. Le

attività cartolarizzate iscritte in bilancio sono state valutate secondo gli stessi criteri delle attività proprie

del Gruppo.

Per quanto attiene invece alle esposizioni verso cartolarizzazioni di terzi, le stesse sono rappresentate da

titoli ABS allocati nel portafoglio “Crediti” e sono contabilizzate secondo le specifiche regole previste dai

principi contabili internazionali.

(c) Denominazioni delle agenzie esterne di valutazione del merito di credito utilizzate per le

cartolarizzazioni e le tipologie di esposizioni per le quali ciascuna agenzia è usata

Le agenzie di rating incaricate di effettuare la due diligence delle operazioni di cartolarizzazione del Gruppo

Banca Popolare di Vicenza e di assegnare il rating ai titoli Asset Backed relativi sono state:

- Operazione Berica Residential MBS 1 Srl: Standard & Poor’s e Fitch Ratings;

- Operazione Berica 5 Residential MBS Srl: Standard & Poor’s e Fitch Ratings;

- Operazione Berica 6 Residential MBS Srl: Standard & Poor’s, Fitch Ratings e Moody’s;

- Operazione Berica 8 Residential MBS Srl: Fitch Ratings e Moody’s;

- Operazione Berica 9 Residential MBS Srl: Fitch Ratings e Moody’s;

- Operazione Berica 10 Residential MBS Srl: Moody’s e DBRS;

- Operazione Berica ABS Srl: Moody’s e DBRS;

- Operazione Berica ABS 2 Srl: Fitch Ratings e DBRS.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Informativa Quantitativa

Tabella 10.1

Esposizioni per cassa verso SPE relativi a operazioni di cartolarizzazione tradizionali originate dal Gruppo in

essere al 31/12/2012

senior mezzanine junior Totale

Berica Residential Mbs 1 31.505 17.324 10.964 59.793

Berica 5 Residential Mbs 63.209 21.097 33.602 117.908

Berica 6 Residential Mbs - 272.418 1.000 273.418

Berica 8 Residential Mbs - - 201.451 201.451

Berica 9 Residential Mbs 466.800 - 226.802 693.602

Berica 10 Residential Mbs 758.000 - 228.653 986.653

Berica Abs 110.000 - 395.538 505.538

Berica Abs 2 720.100 - 213.529 933.629

Totale 2.149.614 310.839 1.311.539 3.771.992

Società veicolo (in migliaia di euro)

Esposizioni per cassa

Tutte le esposizioni riportate nella tabella in esame, con la sola eccezione di quelle riferibili all’operazione

Berica Residential Mbs 1, non figurano nell’attivo patrimoniale in quanto le suddette operazioni di

cartolarizzazione non soddisfano i requisiti previsti dallo IAS 39 per procedere alla c.d. “derecognition”. Si è

pertanto proceduto allo storno delle attività detenute, alla ripresa in bilancio delle attività cartolarizzate

residue alla data e delle correlate passività. I valori indicati in tabella, attengono ai valori nominali residui

per le diverse tranche di titoli ABS detenuti dal Gruppo e al credito residuo per le altre esposizioni.

Al 31 dicembre 2012, non sono in essere esposizioni “fuori bilancio”.

Le esposizioni relative all’operazioni Berica Residential MBS 1 Srl sono assoggettate alle disposizioni in

materia di cartolarizzazione in quanto, come previsto dalla vigente normativa di Vigilanza, le stesse

realizzano l’effettivo trasferimento del rischio. Si precisa che il relativo requisito patrimoniale non può

essere superiore al requisito delle attività cartolarizzate calcolato come se queste ultime non fossero state

cartolarizzate (c.d. cap).

Per contro, le esposizioni relative alle altre operazioni non sono assoggettate alle disposizioni in materia di

cartolarizzazioni in quanto le medesime non sono riconosciute ai fini di vigilanza poiché non realizzano

l'effettivo trasferimento del rischio. Il requisito relativo a tutte le operazioni di cartolarizzazioni sopra

riportate è pertanto pari al valore ponderato delle attività cartolarizzate residue, come se le stesse non

fossero state cedute.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 105 -

Relativamente alle attività cartolarizzate dal Gruppo si fornisce di seguito il dettaglio dell'ammontare lordo

residuo al 31 dicembre 2012 e delle relative rettifiche di valore.

Tabella 10.2

Attività cartolarizzate lorde sottostanti le esposizioni detenute al 31/12/2012

Sofferenze IncagliEsposizioni

ristrutturate

Esposizioni

scaduteBonis Totale

Berica Residential Mbs 1 20.721 6.569 71 - 132.633 159.994

Berica 5 Residential Mbs 41.277 17.702 1.673 1.766 197.781 260.199

Berica 6 Residential Mbs 6.232 33.203 5.973 3.145 543.806 592.359

Berica 8 Residential Mbs 9.874 37.640 6.161 3.756 904.472 961.903

Berica 9 Residential Mbs 289 7.294 605 3.124 916.167 927.479

Berica 10 Residential Mbs 85 6.035 976 1.650 835.967 844.713

Berica Abs 1.657 14.079 1.591 5.844 1.238.662 1.261.833

Berica Abs 2 - - 148 1.036 877.934 879.118

Totale 80.135 122.522 17.198 20.321 5.647.422 5.887.598

Società veicolo(in migliaia di euro)

Attività cartolarizzate (esposizione lorda)

Rettifiche di valore contabilizzate sulle attività cartolarizzate sottostanti le esposizioni detenute al

31/12/2012

Sofferenze IncagliEsposizioni

ristrutturate

Esposizioni

scaduteBonis Totale

Berica Residential Mbs 1 7.559 126 - - 140 7.825

Berica 5 Residential Mbs 14.609 626 9 58 243 15.545

Berica 6 Residential Mbs 1.299 1.053 35 98 564 3.049

Berica 8 Residential Mbs 2.102 1.541 38 152 1.094 4.927

Berica 9 Residential Mbs 47 177 4 113 611 952

Berica 10 Residential Mbs 45 202 5 57 706 1.015

Berica Abs 210 419 9 217 1.401 2.256

Berica Abs 2 - - 1 33 770 804

Totale 25.871 4.144 101 728 5.529 36.373

Società veicolo(in migliaia di euro)

Attività cartolarizzate (rettifiche di valore)

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 106 -

Tabella 10.3

Esposizioni verso cartolarizzazioni di terzi al 31/12/2012

Si fornisce di seguito il dettaglio delle esposizioni, costituite da titoli Asset Backed Securities, detenute dal

Gruppo e appartenenti al portafoglio bancario di vigilanza.

1 Il requisito relativo alle cartolarizzazioni prive di rating è stato calcolato, conformemente a quanto previsto dalla normativa di

vigilanza, in base al metodo del look-through.

20% 50% 100% 350% 1250%Prive di

rating 1

Mutui residenziali 5.802 30.043 5.951 - 4.202 - 45.998 - Senior 1.546 23.507 - - - - 25.053

- Mezzanine 4.256 6.536 5.951 - 4.202 - 20.945

Mutui commerciali - 25.789 11.410 - 2.871 - 40.070 - Senior - 3.854 - - - - 3.854

- Mezzanine - 21.935 11.410 - 2.871 - 36.216

Prestiti collateralizzati 2.960 6.663 3.602 - - - 13.225 - Senior 2.960 2.862 - - - - 5.822

- Mezzanine - 3.801 3.602 - - - 7.403

Leasing - 2.028 7.402 - - - 9.430 - Senior - - - - - - -

- Mezzanine - 2.028 7.402 - - - 9.430

Altri crediti - - - - 2 146.280 146.282 - Senior - - - - - 131.132 131.132

- Mezzanine - - - - 2 15.148 15.150

Totale 8.762 64.523 28.365 - 7.075 146.280 255.005

Sottostanti

Ponderazioni

Totale

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 107 -

Tabella 10.4

Operazioni di cartolarizzazione effettuate nell’esercizio

Nel dettaglio, l’operazione ha preso avvio in data 1° ottobre 2012 mediante la cessione pro-soluto, alla

società veicolo “Berica ABS Srl” appositamente costituita, di un portafoglio di mutui residenziali ipotecari in

bonis che presentava un debito residuo in linea capitale pari a euro 900,5 milioni (di cui euro 738,7 milioni

da parte di Banca Popolare di Vicenza S.C.p.A ed euro 161,8 milioni da parte Banca Nuova S.p.A..) per

complessive posizioni cedute pari a n. 8.858. Il prezzo di cessione è pari al valore nominale dei crediti ceduti

aumentato del rateo in maturazione. Dalla cessione non sono pertanto emersi utili/perdite.

A fronte di detta cessione, le Banche originator hanno sottoscritto, in proporzione al portafoglio crediti

ceduto, tutti i titoli Asset Backed Securities (ABS) emessi dalla società veicolo (c.d. operazione di auto

cartolarizzazione).

Si precisa inoltre che in data 25 agosto 2012, a seguito dell’esercizio della specifica opzione

contrattualmente prevista, è stata chiusa anticipatamente l’operazione di auto-cartolarizzazione “Berica 7

Residential MBS”, con il rimborso integrale dei titoli Asset Backed Securities ancora in circolazione alla data

di estinzione anticipata e con il contestuale riacquisto da parte degli originator (Banca Popolare di Vicenza e

Banca Nuova) dei crediti residui alla data pari a 670 milioni di euro. Si segnala infine che nell’ultima parte

dell’anno sono state collocate sul mercato le tranche senior dei titoli Asset Backed Securities rivenienti dalle

operazioni di auto-cartolarizzazione denominate Berica 8 Residential MBS e Berica ABS, titoli che erano

stati inizialmente sottoscritti dagli originator al fine di poter disporre di asset stanziabili presso la Banca

Centrale Europea o utilizzabili in operazioni di rifinanziamento (repo e/o swap) con controparti istituzionali.

- Società veicolo: Berica ABS 2 Srl

- Interessenza del Gruppo nella Società veicolo* 5%

- Data di cessione dei crediti: 01.10.2012

- Tipologia dei crediti ceduti: Mutui ipotecari

- Qualità dei crediti ceduti: In bonis

- Garanzie su crediti ceduti: Ipoteca di primo grado

- Area territoriale dei crediti ceduti: Italia

- Attività economica dei debitori ceduti: Soggetti privati

- Numero crediti ceduti: 8.858

- Prezzo dei crediti ceduti (€/000): 900.550

- Valore nominale dei crediti ceduti (€/000): 900.430

- Rateo interessi maturato sui crediti ceduti (€/000): 120

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 108 -

TAVOLA 12 – Rischio operativo

Informativa Qualitativa

Per Rischio Operativo si intende il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione

di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra

l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi,

inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, il rischio di

sicurezza informatica e il rischio di sicurezza fisica, mentre non sono inclusi quelli strategici e di

reputazione.

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza determina il requisito patrimoniale prudenziale relativo al rischio

operativo secondo il Metodo Base (BIA - Basic Indicator Approach): prevede l’applicazione di un

coefficiente fisso del 15% al margine d’intermediazione medio degli ultimi tre esercizi

Per la quantificazione del capitale interno attuale sul rischio operativo, il Gruppo Banca Popolare di Vicenza

utilizza l’approccio base nell’ambito della determinazione dei requisiti patrimoniali prudenziali (cfr.

Circolare Banca d’Italia 263/2006 e successivi aggiornamenti, Titolo II, Capitolo 5, Parte Seconda, Sezione I).

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 109 -

TAVOLA 13 – Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni

incluse nel portafoglio bancario

Informativa Qualitativa

(a) i) Differenziazione delle esposizioni in funzione degli obiettivi perseguiti

Il portafoglio bancario delle banche del Gruppo è costituito dalle interessenze azionarie di minoranza

classificate come disponibili per la vendita (AFS) e da fondi comuni d’investimento. Sono inoltre incluse le

partecipazioni di collegamento e di controllo. Non vengono poste in essere operazioni di copertura del

rischio di prezzo.

Le esposizioni in strumenti di capitale con l’obiettivo di realizzare guadagni in conto capitale sono

tipicamente connesse a investimenti in quote di fondi comuni, mentre le altre interessenze azionarie sono

funzionali al business bancario ancorché non qualificabili come di controllo, collegamento o joint venture.

(a) ii) Descrizione delle tecniche di contabilizzazione e delle metodologie di valutazione utilizzate

La designazione di titoli di capitale e quote di OICR alla categoria “Attività finanziarie disponibili per la

vendita” è fatta in sede di rilevazione iniziale.

L’iscrizione iniziale delle “Attività finanziarie disponibili per la vendita” avviene alla data di regolamento

sulla base del loro fair value incrementato dei costi di transazione direttamente attribuibili all’acquisizione

dello strumento finanziario.

Successivamente alla rilevazione iniziale, le “Attività finanziarie disponibili per la vendita” sono valutate al

fair value, con rilevazione degli utili o delle perdite derivanti dalle variazioni di fair value in una specifica

riserva di patrimonio netto fino a che l’attività finanziaria non viene cancellata o non viene rilevata una

riduzione di valore.

Qualora vi sia un’obiettiva evidenza che l’attività finanziaria disponibile per la vendita abbia subito una

riduzione di valore, l’importo della perdita eventualmente accertata viene rilevato nella voce di conto

economico “rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività finanziarie disponibili per la

vendita”. Tale ammontare include altresì il rigiro a conto economico degli utili/perdite da valutazione

precedentemente iscritti nella specifica riserva di patrimonio netto.

Le riprese di valore su titoli di capitale e quote di OICR classificati come disponibili per la vendita sono

rilevate a patrimonio netto.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 110 -

Il fair value è definito dallo IAS 39 come “il corrispettivo al quale un’attività potrebbe essere scambiata o

una passività estinta, in una libera transazione tra parti consapevoli e disponibili”, a una certa data di

misurazione, escludendo transazioni di tipo forzato. Sottostante alla definizione di fair value vi è infatti la

presunzione che la società sia in funzionamento e che non abbia alcuna intenzione o necessità di liquidare,

ridurre significativamente la portata delle proprie attività o intraprendere un’operazione a condizioni

sfavorevoli.

Nel caso di strumenti finanziari quotati in mercati attivi, il fair value è determinato sulla base delle

quotazioni (prezzo ufficiale o altro prezzo equivalente dell’ultimo giorno di borsa aperta del periodo di

riferimento) del mercato più vantaggioso al quale il Gruppo ha accesso. A tale proposito uno strumento

finanziario è considerato quotato in un mercato attivo se i prezzi quotati sono prontamente e regolarmente

disponibili tramite un listino, operatore, intermediario, settore industriale, agenzia di determinazione del

prezzo, autorità di regolamentazione e tali prezzi rappresentano operazioni di mercato effettive che

avvengono regolarmente in normali contrattazioni.

In assenza di un mercato attivo, il fair value viene determinato utilizzando tecniche di valutazione

generalmente accettate nella pratica finanziaria, volte a stabilire quale prezzo avrebbe avuto lo strumento

finanziario, alla data di valutazione, in un libero scambio tra parti consapevoli e disponibili. Tali tecniche di

valutazione prevedono, nell’ordine gerarchico in cui sono riportate, l’utilizzo:

1. dell’ultimo NAV (Net Asset Value) pubblicato dalla società di gestione per i fondi armonizzati (UCITS

- Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities), gli Hedge Funds e le Sicav;

2. di prezzi di transazioni recenti osservabili sui mercati;

3. delle indicazioni di prezzo desumibili da infoprovider (ad esempio, Bloomberg, Reuters);

4. del fair value ottenuto da modelli di valutazione (ad esempio, Discounting Cash Flow Analysis,

Option Pricing Models) che stimano tutti i possibili fattori che condizionano il fair value di uno

strumento finanziario (costo del denaro, rischio di credito, rischio di liquidità, volatilità, tassi di

cambio, tassi di prepayment, ecc) sulla base di dati osservabili sul mercato, anche in relazione a

strumenti similari, alla data di valutazione. Qualora, per uno o più fattori di rischio non risulti

possibile riferirsi a dati di mercato, vengono utilizzati parametri internamente determinati su base

storico-statistica. I modelli di valutazione sono oggetto di revisione periodica al fine di garantirne la

piena e costante affidabilità;

5. delle indicazioni di prezzo fornite dalla controparte emittente eventualmente rettificate per tener

conto del rischio di controparte e/o liquidità (ad esempio, il prezzo deliberato dal Consiglio di

Amministrazione/Assemblea dei soci per le azioni di banche popolari non quotate, il valore della

quota comunicato dalla società di gestione per i fondi chiusi riservati agli investitori istituzionali o

per altre tipologie di O.I.C.R. diverse da quelle citate al punto 1, il valore di riscatto determinato in

conformità al regolamento di emissione per i contratti assicurativi);

6. per gli strumenti rappresentativi di capitale, ove non siano applicabili le tecniche di valutazione di

cui ai punti precedenti: i) il valore risultante da perizie indipendenti se disponibili; ii) il valore

corrispondente alla quota di patrimonio netto detenuta risultante dall’ultimo bilancio approvato

della società; iii) il costo, eventualmente rettificato per tener conto di riduzioni significative di

valore, laddove il fair value non è determinabile in modo attendibile.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 111 -

Sulla base delle considerazioni sopra esposte e conformemente a quanto previsto dall’IFRS 7, il Gruppo

classifica le valutazioni al fair value sulla base di una gerarchia di livelli che riflette la significatività degli

input utilizzati nelle valutazioni. Si distinguono i seguenti livelli:

- Livello 1 - quotazioni (senza aggiustamenti) rilevate su un mercato attivo: le valutazioni degli

strumenti finanziari quotati in un mercato attivo effettuate sulla base delle quotazioni rilevabili

dallo stesso;

- Livello 2 - input diversi di prezzi quotati di cui al punto precedente che sono osservabili

direttamente (prezzi) o indirettamente (derivati dai prezzi) sul mercato: le valutazioni di strumenti

finanziari non quotati in un mercato attivo effettuate in base a tecniche di valutazione che

utilizzando in prevalenza dati osservabili sul mercato presentano ridotti margini di discrezionalità

(prezzi desunti da transazioni recenti, da infoprovider o ottenuti con modelli valutativi che

utilizzano in prevalenza dati di mercato per stimare i principali fattori che condizionano il fair value

dello strumento finanziario). Appartengono a tale livello anche le valutazioni delle quote di O.I.C.R.

effettuate sulla base del NAV (Net Asset Value) comunicato dalla società di gestione, il cui valore

viene aggiornato e pubblicato periodicamente (almeno mensilmente) ed è rappresentativo

dell’ammontare a cui la posizione può essere liquidata, parzialmente o integralmente, su iniziativa

del possessore;

- Livello 3 - input che non sono basati su dati di mercato osservabili: le valutazioni degli strumenti

finanziari non quotati in un mercato attivo effettuate in base a tecniche di valutazione che

utilizzando input significativi non osservabili sul mercato comportano l’adozione di stime e

assunzioni da parte del management (prezzi forniti dalla controparte emittente, desunti da perizie

indipendenti, prezzi corrispondenti alla frazione di patrimonio netto detenuta nella società o

ottenuti con modelli valutativi che non utilizzano dati di mercato per stimare significativi fattori che

condizionano il fair value dello strumento finanziario). Appartengono a tale livello le valutazioni

degli strumenti finanziari al prezzo di costo.

Le partecipazioni includono le interessenze in società collegate e in società soggette a controllo congiunto

(joint venture) del Gruppo Banca Popolare di Vicenza e sono iscritte in bilancio secondo il metodo del

patrimonio netto in accordo con quanto previsto dagli IAS 28 e 31. Il metodo del patrimonio netto prevede

l’iscrizione iniziale della partecipazione al costo e il suo successivo adeguamento sulla base della quota di

pertinenza nel patrimonio netto della partecipata. Le differenze tra il valore della partecipazione e il

patrimonio netto della partecipata alla data di acquisto o del primo consolidamento, se non sono

attribuibili a specifiche voci dell’attivo o del passivo, sono incluse nel valore di iscrizione della

partecipazione.

Successivamente all’acquisizione il valore della partecipazione in una società collegata o soggetta a

controllo congiunto è rettificata in conseguenza delle variazioni nella quota di pertinenza della partecipante

nel patrimonio netto della partecipata. Se esistono evidenze che il valore di una partecipazione possa aver

subito una riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa, tenendo

conto del valore attuale dei flussi finanziari futuri che la partecipazione potrà generare, incluso il valore di

dismissione finale dell’investimento e/o di altri elementi valutativi.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 112 -

L’ammontare dell’eventuale riduzione di valore, determinato sulla base della differenza tra il valore di

iscrizione della partecipazione e il suo valore recuperabile, è rilevata a conto economico alla voce “utili

(perdite) delle partecipazioni”. Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento

verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore

con imputazione a conto economico, nella medesima voce di conto economico, fino a concorrenza della

rettifica precedente.

Le partecipazioni vengono cancellate dal bilancio quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari

derivati dalle attività stesse o quando la partecipazione viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i

rischi e benefici a essa connessi.

Conformemente allo IAS 28, i risultati d’esercizio pro-quota delle società collegate e delle società soggette a

controllo congiunto sono rilevate a conto economico nella voce “utili (perdite) delle partecipazioni”.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 113 -

Informativa Quantitativa

Tabella 13.1

Esposizioni in strumenti di capitale – Portafoglio Bancario

1 Le plus/minus non realizzate sono riportate al netto del relativo effetto fiscale. Le plusvalenze nette computate nel Patrimonio Supplementare ammontano a euro 9.274 mila.

Legenda: L1= Livello 1 L2= Livello 2 L3= Livello 3

LivelloValore di

bilancioFair Value

Valore di

mercato

Utili PerditeRettifiche di

valorePlus Minus

Attività finanziarie disponibili per la vendita

Titoli di capitale 300.611 n.d. n.d. 1.925 (5.557) (22.500) 52.674 (20.732)

valutati al fair value L1 66.302 66.302 66.302

L2 3.974 3.974 n.d.

L3 227.938 227.938 n.d.

valutati al costo L3 2.397 n.d. n.d.

Quote di OICR 381.765 381.765 n.d. 4.495 - (1.171) 5.609 (15.124)

valutati al fair value L1 2.902 2.902 2.902

L2 235.030 235.030 n.d.

L3 143.833 143.833 n.d.

Patecipazioni 350.472 n.d. n.d. 373 - - - -

Interessenze azionarie

quotate su mercati attivi 276.978 87.689 87.689

Altri titoli di capitale 73.494 n.d. n.d.

Totale 1.032.848 n.d. n.d. 6.793 (5.557) (23.671) 58.283 (35.856)

Esposizioni al 31/12/2012

Utili/Perdite

realizzati/e

Plus/Minus

non realizzate 1

Voci(in migliaia di euro)

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 114 -

TAVOLA 14 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio

bancario

Informativa Qualitativa

(a) i) Natura del rischio tasso di interesse

Il portafoglio bancario è costituito dal complesso delle posizioni diverse da quelle ricomprese nel

portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza. Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo Banca

Popolare di Vicenza relativamente al portafoglio bancario deriva principalmente dall’attività di

trasformazione delle scadenze. In particolare, è generato dallo sbilancio tra poste dell’attivo fruttifero e del

passivo oneroso in termini di masse, scadenze e tassi.

Il rischio di tasso di interesse può essere definito come il rischio attuale e prospettico di volatilità degli utili

o del capitale derivante da movimenti avversi dei tassi di interesse. Il rischio di tasso di interesse oggetto di

analisi è quello connesso alle poste (attive e passive) del banking book.

Il rischio di tasso di interesse è rappresentato dalla possibilità che le fluttuazioni dei tassi di interesse di

mercato producano significative variazioni sulla situazione economico-patrimoniale della banca.

Le variazioni dei tassi di interesse impattano sia sul risultato reddituale che sulle poste patrimoniali, in

quanto possono modificare il margine di interesse (nonché il livello di altri costi e ricavi operativi sensibili ai

tassi di interesse) e il valore delle attività e delle passività sensibili al rischio tasso (e per tale via il valore

economico del patrimonio netto, ottenuto come differenza tra il valore delle attività e delle passività). Le

differenze di carattere finanziario tra le attività e le passività presenti nel bilancio della banca, e di

conseguenza la potenziale esposizione al rischio di tasso di interesse, derivano tanto dalle preferenze della

clientela in merito alle caratteristiche finanziarie degli strumenti di investimento e di indebitamento,

quanto dalle scelte della banca riguardanti le modalità di raccolta e di impiego dei fondi.

Alla generica definizione di rischio tasso appena richiamata, possono essere ricondotte le fattispecie di

rischio di seguito riportate:

- Gap / basic risk;

- Lags and basis risks;

- Value / market risk;

- Option risk;

- Volume risk;

- Volatility risk;

- Interaction effects.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 115 -

La fattispecie di rischio tasso di più immediata percezione, definita gap/basic risk, è determinata

dall’ampiezza del disallineamento, chiamato appunto gap, tra le date di scadenza e/o di repricing delle

poste attive fruttifere e delle poste passive onerose, all’interno di uno specifico periodo di analisi (il

cosiddetto gapping period). Questo tipo di rischio è insito nell’attività di trasformazione delle scadenze

tipica degli intermediari finanziari. Il rischio che discende da tale attività non è quindi solo il rischio di

liquidità, ma anche quello derivante dallo sfasamento delle date di revisione dei tassi di interesse. Inoltre,

anche a parità di scadenze contrattuali, il rischio di tasso di interesse compare quando vengono

contrapposti strumenti a tasso fisso e strumenti a tasso variabile. Infine, in presenza di soli strumenti a

tasso variabile, il gap / basic risk emerge ogniqualvolta le date di riprezzamento delle poste attive e delle

poste passive non coincidono.

I lags and basis risks insorgono come conseguenza della diversa reattività (intesa sia in termini di

sfasamento temporale tra le variazioni sia in termini di entità delle medesime variazioni) con la quale i tassi

dei vari strumenti finanziari, attivi e passivi, si adeguano alle mutate condizioni del parametro benchmark di

mercato. Un esempio è rappresentato dall’adozione di panieri diversi di indicizzazione tra operazioni di

raccolta e operazioni di impiego.

Una terza fattispecie di rischio è definita value / market risk, ed è riconducibile alle oscillazioni dei valori di

mercato delle posizioni afferenti al portafoglio bancario.

Ogniqualvolta vengono riconosciuti ai detentori di strumenti finanziari diritti specifici, suscettibili di

impattare sui margini clientela della banca, emerge il cosiddetto option risk. Questa tipologia di rischio è

collegata, in primo luogo, alla possibilità concessa ai debitori di effettuare rimborsi anticipati su

finanziamenti a medio – lungo termine o di esercitare eventuali opzioni put sul debito sottoscritto e, in

seconda battuta, dalla possibilità che, in particolari circostanze, alcuni strumenti non siano in linea con le

condizioni di mercato (ciò si verifica tipicamente in presenza di interest rate caps, floors e collars).

Il verificarsi di modifiche, sia in aumento sia in diminuzione, dei volumi intermediati nonché del mix di

strumenti finanziari in portafoglio (modifiche dovute a mutamenti delle preferenze della clientela, a seguito

di variazioni dei tassi di interesse) determina l’insorgere di quello che viene definito volume risk. L’impatto

di questo tipo di rischio dipende da vari fattori, quali, ad esempio, il mix iniziale di prodotti e la definizione,

nonché la commercializzazione, dei nuovi prodotti.

Un’ulteriore fattispecie è rappresentata dal volatility risk, riconducibile alle variazioni della volatilità dei

tassi di interesse. Tale categoria di rischio acquista particolare rilevanza per il controllo dell’esposizione al

rischio di portafogli composti da strumenti finanziari con opzioni su tassi di interesse, in quanto il prezzo di

questi strumenti finanziari è direttamente correlato con la volatilità dei rispettivi underlying assets.

Infine, si osserva come, al variare dei tassi di interesse, due o più fonti di rischio possano combinarsi, e in

alcuni casi parzialmente compensarsi, dando luogo ai cosiddetti «interaction effects».

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 116 -

Schematicamente, è possibile ricondurre le numerose fattispecie di rischio di tasso di interesse appena

illustrate alle tre seguenti macrocategorie:

- rischi diretti, naturale conseguenza delle caratteristiche tecniche delle operazioni poste in essere

dall’intermediario (a questa categoria appartengono il gap / basic risk, i lags and basis risks, il value

/ market risk, il volatility risk);

- rischi correlati, dovuti alle possibili variazioni dei flussi di cassa previsti, indotte dalle fluttuazioni dei

tassi di interesse (l’option risk appartiene a questa categoria);

- rischi indiretti, generati da discontinuità nel sistema economico e finanziario, anche a seguito di

variazioni dei tassi (una fattispecie tipica di rischio indiretto è rappresentata dal volume risk).

Nell’ambito del processo di misurazione, controllo e gestione del rischio tasso del Gruppo BPVi, pur

garantendo la necessaria flessibilità in termini di focus su fattispecie di rischio differenti, le metodologie

utilizzate coprono funzionalmente le seguenti fattispecie di rischio tasso, ritenute le più rilevanti in base

all’operatività del Gruppo:

- gap / basic risk;

- lags and basis risks;

- value / market risk;

- option risk.

(a) ii) Ipotesi di fondo utilizzate nella misurazione e gestione del rischio, in particolare relative ai

finanziamenti con opzione di rimborso anticipato e alla dinamica dei depositi non vincolati

Le metodologie di Asset & Liability Management adottate dal Gruppo rispondono prevalentemente

all’esigenza di monitorare l’esposizione al rischio tasso di tutte le poste attive fruttifere e passive onerose al

variare delle condizioni di mercato. È prevista la produzione di una reportistica, finalizzata all’analisi

dell’esposizione al rischio sia del margine di interesse sia del valore economico del banking book. Il

monitoraggio del rischio di tasso viene effettuato attraverso i seguenti modelli:

- repricing gap analysis: stima dei mismatch di repricing e della variazione attesa del margine di

interesse a seguito di uno shock parallelo e immediato delle curve dei tassi (±100 bp);

- refixing gap analysis: stima dei mismatch di refixing (suddivisi per benchmark, tali da garantire il

monitoraggio dei lags and basis risks) per le poste a tasso variabile;

- maturity gap analysis fixed rate: stima dei mismatch tra le poste patrimoniali a tasso fisso del

banking book, e degli effetti correttivi generati dalle eventuali strategie di hedging;

- duration gap analysis e sensitivity analysis: stima di market value, duration, sensitivity, bucket

sensitivity del valore economico del banking book a seguito di uno shock parallelo e immediato

delle curve dei tassi pari a +100 bp e a +200 bp.

Le analisi effettuate sono di carattere statico, ed escludono quindi ipotesi sulle variazioni future della

struttura patrimoniale in termini di volumi e di mix di prodotto.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 117 -

Le poste a vista con clientela vengono gestite attraverso un apposito modello interno, il quale consente di

tenere conto della vischiosità del tasso applicato alle suddette operazioni al variare dei tassi di mercato,

oltre che di considerare la persistenza temporale degli aggregati di tali poste. L’inclusione del suddetto

modello “comportamentale” nelle analisi di ALM statico permette di completare l’insieme delle

metodologie utilizzate per la stima del rischio di interesse del banking book, superando così sia l’assunzione

di pieno e immediato riprezzamento di tali poste a fronte di variazioni dei tassi di mercato sia le assunzioni

del modello semplificato di Banca d’Italia.

La coerenza intertemporale del modello, intesa come capacità di descrivere in modo appropriato

l’evoluzione dell’esposizione al rischio delle poste a vista con clientela, è subordinata a ristime una tantum

(almeno con cadenza annuale) dei parametri.

(a) iii) Frequenza di misurazione di questa tipologia di rischio

Il Consiglio di Amministrazione attribuisce alla Direzione Risk Management la responsabilità di produrre le

analisi di ALM, finalizzate a supportare le decisioni del Comitato Finanza e ALMs nell’ambito del processo di

Asset & Liability Management strategico, oltre che di provvedere alla gestione/manutenzione/evoluzione

del sistema informativo di Asset & Liability Management e dei modelli che ne sono parte integrante.

La reportistica è su base mensile e con la stessa frequenza è presentata al Comitato Finanza e ALMs, che è

l’organo preposto al coordinamento dei processi di gestione del rischio di tasso.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Informativa Quantitativa

Le prove di stress rappresentano l’insieme delle tecniche qualitative e quantitative attraverso le quali il

Gruppo Banca Popolare di Vicenza valuta la propria vulnerabilità a scenari di mercato avversi. Il Gruppo

conduce prove di stress per la misurazione e il controllo del rischio di tasso del banking book. Le analisi di

stress interessano le variabili obiettivo proprie degli approcci basati tanto sulla «prospettiva degli utili

correnti» quanto sulla «prospettiva dei valori di mercato». Le prove di stress vengono condotte con le

seguenti finalità:

- evidenziare il rischio generato dagli eventuali mismatch tra poste attive fruttifere e poste passive

onerose, e quindi delineare in modo chiaro quali siano gli interventi necessari per l’attenuazione e il

contenimento del rischio di tasso entro i limiti predefiniti;

- produrre misure di sensitivity per il monitoraggio dei limiti operativi sul rischio di tasso.

Gli scenari applicati per misurare l’esposizione al rischio del margine di interesse sottendono ipotesi di shift

delle curve pari a +100 basis points (stante l’attuale struttura dei tassi, che per la parte a breve è prossima

allo zero, l’ipotesi -100 basis points non viene considerata e sostituita con l’ipotesi +50 basis points). Gli

scenari applicati per misurare l’esposizione al rischio del valore economico del banking book sottendono

ipotesi di shift delle curve pari a +100 basis points e +200 basis points. In ciascuno di questi scenari tutti i

fattori di rischio subiscono il medesimo shock.

A seguire si riportano i principali indicatori di rischio di tasso di interesse alla data del 31 dicembre 2012,

relativi al solo portafoglio bancario.

Come detto precedentemente, le stime sono condotte ipotizzando l’invarianza della struttura patrimoniale

in termini di volumi e di mix di prodotto. La vischiosità e la persistenza degli aggregati delle poste a vista

con clientela vengono gestite attraverso l’applicazione di un apposito modello interno.

La necessità di valutare la vulnerabilità del Gruppo a fronte di eventi eccezionali ma plausibili ha richiesto la

formulazione di scenari più complessi e articolati rispetto agli scenari di shift. Gli scenari di twist rispondono

a questa esigenza: la costruzione di tali scenari (riconducibili alle topologie di steepening, flattening e

inversion) prevede che vengano inizialmente applicati degli shock su specifici nodi delle curve, e che il

differenziale di shock così generato tra i nodi identificati venga trasferito su tutti gli altri nodi. L’applicazione

di questi scenari permette di stimare indicatori di sensitivity rispetto a una pluralità di fattori di rischio,

rappresentati dai singoli nodi delle curve dei tassi.

I titoli azionari non quotati non sono, al momento, oggetto di specifica misurazione di sensitività.

euro -4.266.430 euro -255.687.327

% MI -0,8% % PV -7,9%

euro -7.409.104 euro -382.480.453

% MI -1,5% % PV -11,8%

∆ MI +50 bp ∆VA +100 bp

∆VA +200 bp∆ MI +100 bp

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 119 -

TAVOLA 15 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione

Informativa Qualitativa

Processo decisionale seguito per definire le politiche di remunerazione

Il modello di governance del processo adottato in materia di politiche di remunerazione e incentivazione

mira ad assicurare un adeguato controllo delle prassi retributive del Gruppo, definendo regole chiare e

precise che ne assicurino la coerenza, evitando il prodursi di conflitti di interesse e consentendo al

contempo una adeguata flessibilità nei processi decisionali, al fine di rispondere alle esigenze specifiche dei

diversi business e garantendo il rispetto dei requisiti e dei processi normativi.

Le linee guida e gli indirizzi di politica di remunerazione di Gruppo vengono definiti dalla Capogruppo con

l’obiettivo di assicurare una gestione comune e coerente, riconoscendo nello stesso tempo alle singole

Società la flessibilità necessaria per rispondere alle specifiche esigenze del mercato e dell’equilibrio

retributivo interno.

La formulazione e l’approvazione delle politiche di remunerazione avviene, per quanto di rispettiva

competenza, con il coinvolgimento del Comitato Remunerazione, del Consiglio di Amministrazione della

Capogruppo e dell’Assemblea dei Soci.

Le politiche di remunerazione così definite vengono recepite dalle società del Gruppo che, dopo averle

declinate in relazione al proprio ambito di riferimento, le sottopongono ai rispettivi Consigli di

Amministrazione e successivamente alle relative Assemblee per la definitiva approvazione.

Al fine di stabilire chiaramente responsabilità, compiti e modalità operative nella gestione dei sistemi di

incentivazione nonché nelle eventuali erogazioni discrezionali a livello di Gruppo, le strutture competenti

della Capogruppo hanno redatto, un apposito documento, emanato sotto forma di manuale operativo

interno e istituito a livello di Gruppo tramite apposita circolare.

A norma delle Disposizioni della Banca d’Italia, la Banca Popolare di Vicenza, in qualità di Capogruppo,

elabora il documento sulle politiche di remunerazione dell’intero Gruppo bancario, ne assicura la

complessiva coerenza, fornisce gli indirizzi necessari alla sua attuazione e ne verifica la corretta

applicazione, pur restando in ogni caso le singole componenti del Gruppo responsabili del rispetto della

normativa a esse direttamente applicabile e della corretta attuazione degli indirizzi forniti dalla

Capogruppo.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 120 -

Il Comitato Remunerazione

Il Comitato Remunerazione svolge un importante ruolo di supporto al Consiglio di Amministrazione nella

supervisione della politica retributiva del Gruppo e nel disegno dei piani di incentivazione.

Il Comitato è composto da n. 3 Consiglieri non esecutivi, la maggioranza dei quali indipendenti. Gli attuali

membri sono stati nominati dal Consiglio di Amministrazione nella riunione del 2 maggio 2012.

Al Comitato Remunerazione sono attribuiti i seguenti compiti:

- consultivi e di proposta in materia di compensi degli esponenti aziendali9 e dei responsabili delle

funzioni di controllo interno10;

- consultivi in materia di determinazione dei criteri per la remunerazione del restante “personale più

rilevante”, così come identificato dalle strutture preposte della Capogruppo nell’ambito del

processo di auto-valutazione periodico approvato dal Consiglio di Amministrazione e di seguito

rappresentato;

- vigilare direttamente sulla corretta applicazione delle regole relative alla remunerazione dei

responsabili delle funzioni di controllo interno, in stretto raccordo con l’organo con funzione di

controllo;

- curare la preparazione della documentazione da sottoporre al Consiglio di Amministrazione della

Capogruppo per le relative decisioni;

- collaborare con gli altri comitati interni al Consiglio di Amministrazione, in particolare con il

Comitato per il Controllo;

- assicurare il coinvolgimento delle funzioni aziendali competenti nel processo di elaborazione e

controllo delle politiche e prassi di remunerazione;

- esprimersi, anche avvalendosi delle informazioni ricevute dalle funzioni aziendali competenti, sul

raggiungimento degli obiettivi di performance cui sono legati i piani di incentivazione e

sull’accertamento delle altre condizioni poste per l’erogazione dei compensi;

- fornire adeguato riscontro sull’attività da esso svolta agli organi aziendali, compresa l’Assemblea.

Nello svolgimento dei compiti al medesimo assegnati, il Comitato Remunerazione si avvale del supporto

delle funzioni aziendali interne competenti: Direzione Personale, Direzione Risk Management, Divisione

Bilancio e Pianificazione, Direzione Affari Legali, Divisione Mercati, Direzione Coordinamento Risorse,

Direzione Segreteria Generale e Partecipazioni, Direzione Compliance e Antiriciclaggio.

Il Comitato Remunerazione può avvalersi, altresì, ove ritenuto opportuno, di consulenti esterni

indipendenti. Nel corso del 2012 si è avvalso anche della collaborazione della società indipendente Mercer,

società di consulenza in materia di prassi e processi di remunerazione presente sul mercato internazionale,

9 Per esponenti aziendali si intendono quelli indicati nell’art.26 del TUB e nella relativa regolamentazione attuativa (i componenti

degli organi con funzioni di supervisione strategica, gestione e controllo, il direttore generale e coloro che esercitano funzioni equivalenti a quella di direttore generale). 10

Si fa in particolare riferimento ai responsabili e al personale di livello più elevato delle funzioni di revisione interna, conformità, gestione rischi, risorse umane nonché a chi ha dirette responsabilità in merito alla veridicità e correttezza dei dati contabili e finanziari della Banca. La funzione “risorse umane” è equiparata alle funzioni di controllo interno solo ai fini delle citate disposizioni.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 121 -

che, tra l’altro, ha fornito un’analisi del posizionamento retributivo dei Dirigenti della Banca, secondo un

principio di significatività numerica del campione esaminato, comparabilità e confrontabilità.

Il Consiglio di Amministrazione

Il Consiglio di Amministrazione nella sua funzione di supervisione strategica è chiamato all’adozione e al

riesame periodico delle politiche di remunerazione e incentivazione nonché a farsi garante della successiva

attuazione delle stesse. Il Consiglio di Amministrazione definisce i sistemi di remunerazione e

incentivazione per il “personale più rilevante” assicurandone la coerenza con le scelte complessive della

Banca in termini di assunzione dei rischi, strategie e obiettivi di lungo periodo.

Ruolo dell’Assemblea

Come previsto dallo Statuto, l’Assemblea stabilisce i compensi spettanti agli Organi dalla stessa nominati e

approva (i) le politiche di remunerazione a favore degli Organi con funzione di supervisione, gestione e

controllo del personale e (ii) i piani basati su strumenti finanziari.

Caratteristiche, criteri e Indicatori di performance di maggior rilievo del sistema di remunerazione

Le politiche e prassi di remunerazione del Gruppo tengono opportunamente conto delle caratteristiche di

ciascuna componente, tra cui: la dimensione; la rischiosità apportata al Gruppo; il tipo di attività; la

presenza di regole specifiche in ragione del settore di appartenenza o della giurisdizione dove la società è

stabilita o prevalentemente opera; la rilevanza rispetto al Gruppo nonché al Paese di insediamento o di

operatività prevalente.

In relazione a ciò, vengono di seguito definiti alcuni parametri che il Consiglio di Amministrazione della

Banca Popolare di Vicenza assume come termini indicativi di riferimento allo scopo di quantificare le

remunerazioni del Gruppo in modo congruo e adeguato, nel rispetto di un generale criterio di equità e

proporzionalità.

Gli stessi attengono a:

- alla tipologia dell’attività svolta dalle predette società e la dimensione delle stesse valutata anche in

termini di dimensione operativa e/o di contribuzione alla formazione dell’utile consolidato;

- alla situazione economico-patrimoniale della società e sua proiezione nell’arco temporale di durata

dell’incarico;

- a un confronto con i compensi correnti sul mercato per incarichi della specie in società di analoghe

dimensioni e caratteristiche.

In particolare, per la valutazione dei compensi per le cariche particolari previste dagli Statuti delle Società

del Gruppo si ritengono rilevanti aspetti quali: l’importanza e il livello di responsabilità dell’incarico, l’entità

degli impegni per funzioni istituzionali e di rappresentanza assunti per il Gruppo o la singola società,

l’effettiva disponibilità di tempo richiesta dallo svolgimento dell’incarico all’interno e all’esterno della

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 122 -

società, le mansioni e funzioni connesse all’incarico e le particolari qualità delle prestazioni richieste per lo

svolgimento dello stesso.

Le componenti tipiche della remunerazione nel Gruppo Banca Popolare di Vicenza sono:

- la retribuzione fissa (retribuzione annua lorda), volta a valorizzare le risorse con caratteristiche di

eccellenza, correlata ad aspetti quali ad esempio la complessità degli ambiti presidiati, particolari

responsabilità connesse all’attività svolta, mirate iniziative di sviluppo professionale;

- la retribuzione variabile, volta a premiare i risultati acquisiti, la loro sostenibilità e il livello di rischio

assunto, il livello di efficienza, la qualità del servizio reso, il rispetto dei tempi di realizzazione dei

progetti assegnati e i comportamenti in linea con la normativa.

La gestione della componente fissa si è ispirata a criteri di forte selettività finalizzati a valorizzare risorse

con caratteristiche di eccellenza mentre la quota variabile è elemento distintivo e di correlazione del

pacchetto retributivo alle performance aziendali e individuali.

Il Comitato Remunerazione, con il supporto delle competenti funzioni aziendali e della società indipendente

di consulenza Mercer, ha a suo tempo effettuato un’analisi del posizionamento retributivo dei Dirigenti del

Gruppo Banca Popolare di Vicenza rispetto a un gruppo di confronto identificato secondo i seguenti

principi:

- significatività numerica del campione di riferimento: n. 13 banche di medie e grandi dimensioni;

- comparabilità del campione con la Banca Popolare di Vicenza in termini di valore degli asset (gli

asset del Gruppo Banca Popolare di Vicenza, 36 miliardi di euro al momento della rilevazione, si

posizionava, infatti, tra il primo quartile e la mediana del mercato selezionato, in cui il primo

quartile identificava banche con circa 30 miliardi di euro di dotazione di asset, il terzo quartile

identificava gruppi con più di 135 miliardi di euro);

- confrontabilità retributiva in termini di people competition: sono state incluse banche di dimensioni

simili e significativamente più grandi della Banca Popolare di Vicenza al fine di comprendere le

aziende bancarie che potevano potenzialmente essere attrattive per i manager della Banca o

rappresentare un mercato di approvvigionamento per la medesima.

Nell’evidenziare che le decisioni in materia di remunerazione non rispondono a principi cosiddetti

“meccanici”, il Comitato Remunerazione, nello svolgimento dei propri compiti consultivi in materia di

determinazione dei criteri per la remunerazione del management11, ha raccomandato che tra i criteri guida

delle politiche di remunerazione si tenesse conto del peso organizzativo delle posizioni, della coerenza con

il profilo di rischio aziendale e delle tendenze retributive del sistema bancario in un’ottica di valorizzazione

e di fidelizzazione delle risorse chiave.

Il Comitato Remunerazione, nello svolgimento delle proprie funzioni, ha altresì proposto al Consiglio di

Amministrazione gli interventi retributivi a favore dei Direttori Generali e dei Responsabili delle Funzioni di

Controllo di Banca Popolare di Vicenza e delle Società del Gruppo.

11

Intendendosi per management i componenti la Direzione Generale e i Dirigenti, ivi compresi i responsabili delle funzioni di controllo interno (i responsabili delle funzioni di revisione interna, conformità, risorse umane e gestione dei rischi) e il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 123 -

Per Banca Popolare di Vicenza, in particolare, le proposte di riconoscimento per il personale Dirigente,

elaborate in ossequio ai criteri generali approvati dal Comitato Remunerazione, sono state portate

all’attenzione del Consiglio di Amministrazione sulla base di indicazioni espresse dal Direttore Generale e

sono state formulate sulla base dei seguenti parametri:

- raggiungimento di obiettivi di tipo qualitativo quali, ad esempio, l’efficienza e la qualità del servizio

nell’ambito di competenza, il rispetto dei tempi di realizzazione dei progetti, il presidio dei processi

operativi, il miglioramento della qualità del credito e il controllo e il rispetto della normativa interna

ed esterna;

- raggiungimento di obiettivi di tipo quantitativo quali, ad esempio, il rispetto del budget di spesa

assegnato, il rapporto tra impieghi e raccolta diretta e il raggiungimento di obiettivi reddituali;

- confronto con benchmark di mercato;

- politiche gestionali di equilibrio remunerativo interno.

Per i responsabili e il personale di livello più elevato delle funzioni di controllo interno (Direzione Risk

Management, Direzione Personale, Direzione Internal Audit, Direzione Compliance e Antiriciclaggio) e per il

Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, i meccanismi di incentivazione

assegnati sono stati coerenti con i compiti attribuiti e indipendenti dai risultati conseguiti dalle aree della

Banca soggette al loro controllo; i parametri e i criteri considerati per la determinazione di eventuali bonus

non risultano pertanto collegati a risultati economici.

Per il restante personale della Banca, i responsabili di struttura della Rete Commerciale e della Direzione

Centrale hanno proposto per il rispettivo personale dipendente degli interventi economici riconducibili a

tre tipologie: (i) attribuzione assegni ad personam, (ii) una tantum e (iii) avanzamento di livello. Per il

personale della Rete Commerciale le proposte avanzate hanno tenuto conto del conseguimento dei risultati

individuali considerando il presidio del rischio e la sostenibilità del risultato; in particolare, come indicatori

di performance sono stati presi in esame, tra gli altri, il margine di intermediazione al netto delle rettifiche

di valore sui crediti e il rapporto tra raccolta diretta e impieghi, tenendo quindi conto dei migliori risultati in

termini di gestione dei rischi e del rafforzamento patrimoniale della Banca. Per il personale delle strutture

di Direzione Centrale sono state considerate le prestazioni in termini di eccellenza legate al conseguimento

di obiettivi di qualità del servizio, di ottimizzazione e sviluppo dei processi strategici, operativi, di supporto

e di controllo oltre a variabili, laddove presenti, di ordine quantitativo legate a parametri di tipo reddituale,

patrimoniale e di rischio.

La Direzione Personale, raccolte le proposte, le ha esaminate e ne ha valutato la coerenza in relazione a una

serie di indicatori quali la valutazione delle prestazioni sia in termini quantitativi che qualitativi, i benchmark

di mercato e le politiche gestionali di equilibrio remunerativo interno. Successivamente la Direzione

Personale ha sottoposto l’insieme delle proposte all’approvazione del Consiglio di Amministrazione.

Retribuzione fissa

Quanto alla gestione della componente fissa della retribuzione gli interventi adottati sono ispirati a criteri di

forte selettività, finalizzati a valorizzare risorse con caratteristiche di eccellenza, correlati ad aspetti quali ad

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 124 -

esempio la complessità degli ambiti presidiati, particolari responsabilità connesse all’attività svolta, mirate

iniziative di sviluppo professionale.

Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza pone una costante attenzione al valore delle retribuzioni fisse,

monitorate in rapporto ai competitor e di volta in volta adeguate al contesto di mercato, evitando

l’eccessivo affidamento all’utilizzo del bonus annuale.

La rilevanza del peso della componente fissa all’interno del pacchetto complessivo è tale da ridurre i

comportamenti eccessivamente orientati al rischio, da scoraggiare iniziative focalizzate sui risultati di breve

termine e da permettere un approccio flessibile all’incentivazione variabile.

Retribuzione variabile

Per quanto riguarda Banca Popolare di Vicenza, come già rappresentato all’Assemblea dei Soci del 28 aprile

2012, quanto al Piano di Incentivazione 2011, il Consiglio di Amministrazione ha preso atto che le condizioni

“cancello” previste per l’attivazione del Piano a livello di Gruppo si sono verificate.

- Le società che hanno raggiunto gli obiettivi previsti dal Piano di Incentivazione 2011 sono state:

Farbanca, BPVi Finance, Immobiliare Stampa e Servizi Bancari; per queste, i montepremi sono

maturati attraverso meccanismi di autofinanziamento.

- Per quanto riguarda Banca Nuova, il budget è stato parzialmente realizzato (il risultato ottenuto è

compreso tra il 90% e il 100%).

Per Banca Popolare di Vicenza e le restanti società del Gruppo, l’obiettivo reddituale individuato ai fini del

Sistema Incentivante si è collocato al di sotto del livello soglia, determinando, quindi, la mancata

attivazione del Sistema stesso.

Tuttavia, in base a elementi che connotano positivamente le performance complessive delle società del

Gruppo, in un esercizio caratterizzato da una situazione economica particolarmente sfavorevole, essendosi

verificate le condizioni affinché si potesse attivare il Piano di Incentivazione di Gruppo (cosiddetto

“cancello”), constatando il mantenimento di una situazione adeguata sotto il profilo della solidità

patrimoniale, il rispetto dell’indicatore di liquidità nonché un miglioramento del profilo di redditività, il

Consiglio di Amministrazione, su conforme proposta del Comitato Remunerazione, ha deliberato,

avvalendosi della facoltà attribuitagli dall’Assemblea dei Soci del 25 aprile 2009, di destinare un importo

massimo pari a 5,467 milioni di euro (di cui 3,5 milioni per Banca Popolare di Vicenza, 0,75 milioni per

Banca Nuova e la restante quota per le altre società del Gruppo) eventualmente da utilizzarsi ai fini

dell’erogazione di bonus sia derivanti dall’attivazione dei sistemi incentivanti delle società che hanno

raggiunto gli obiettivi prefissati, sia per interventi di merito nei confronti del personale del Gruppo che ha

conseguito eccellenti prestazioni, raggiungendo livelli particolarmente positivi rispetto agli obiettivi

quantitativi e qualitativi assegnati e garantendo un ottimale presidio dei rischi connessi al ruolo o all’ambito

di appartenenza.

L’accantonamento di tali importi è stato sottoposto all’approvazione dell’Assemblea dei Soci del 28 aprile

2012.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 125 -

Si ricorda inoltre che, in considerazione delle particolari difficoltà dell’economia reale e dei mercati

finanziari in cui il Gruppo si trova a operare, i componenti la Direzione Generale (ovvero Direttore Generale

e Vice Direttori Generali) della Banca Popolare di Vicenza e di Banca Nuova S.p.A. hanno espresso la volontà

di rinunciare spontaneamente a compensi di natura variabile con riferimento ai risultati relativi all’esercizio

2011.

Relativamente alle eventuali erogazioni discrezionali in favore di tutto il personale dipendente, il Consiglio

di Amministrazione, sentiti il parere e le proposte del Comitato Remunerazione, ha stabilito che, nella

definizione degli eventuali importi da destinare ai potenziali beneficiari, si doveva tenere conto, in linea di

principio, dei seguenti criteri:

- i risultati comunque acquisiti, la loro sostenibilità e il livello di rischio assunto;

- il livello di efficienza e la qualità del servizio reso negli ambiti di competenza;

- il rispetto dei tempi di realizzazione dei progetti assegnati;

- la valutazione di sintesi che doveva avere un livello di adeguatezza;

- i comportamenti in linea con la normativa interna ed esterna.

Il processo di identificazione dei beneficiari dei bonus e di determinazione dell’entità degli stessi è avvenuto

secondo oggettivi criteri predeterminati e l’intero processo decisionale è stato opportunamente

documentato.

Retribuzione “personale più rilevante”

Nell’ambito del percorso di progressivo allineamento alle Disposizioni, il Consiglio di Amministrazione,

sentiti il parere e le proposte del Comitato Remunerazione, ha definito i criteri e i meccanismi di erogazione

dei bonus per il Personale più Rilevante di seguito descritti:

- per gli appartenenti alla categoria 1 – Amministratori con incarichi esecutivi – e alla categoria 2 –

Direttore Generale e responsabili delle principali linee di business, funzioni aziendali o aree

geografiche nonché coloro i quali riportano direttamente agli Organi con funzioni di supervisione

strategica, gestione e controllo - una quota pari al 40% del bonus eventualmente assegnato viene

erogata nell’esercizio successivo a quello di valutazione (up front), mentre il rimanente 60% del

bonus viene erogato in maniera differita per un periodo di tre anni, secondo un criterio pro-rata;

- per la categoria 3 – Responsabili e personale di livello più elevato delle funzioni di controllo interno

- e la categoria 4 – altri risk takers, ossia soggetti che assumono rischi in modo significativo - una

quota pari al 60% del bonus eventualmente assegnato viene erogata nell’esercizio successivo a

quello di valutazione (up front), mentre il rimanente 40% del bonus viene erogato in maniera

differita per un periodo di tre anni, secondo un criterio pro-rata.

Si precisa che per quanto riguarda la categoria 5 - qualsiasi dipendente la cui retribuzione totale, inclusi i

benefici pensionistici discrezionali, si collochi nella medesima fascia retributiva delle categorie 2) e 4) sopra

indicate, se la sua attività ha o può avere un impatto rilevante sul profilo di rischio della banca, deve inoltre

essere incluso nella categoria del “personale più rilevante” - verranno applicate le stesse regole di

erogazione previste per la categoria 3 e 4: una quota pari al 60% del bonus eventualmente assegnato viene

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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erogata up front, mentre il rimanente 40% del bonus viene erogato in maniera differita per un periodo di

tre anni, secondo un criterio pro-rata.

In considerazione del mantenimento di un bilanciato rapporto tra retribuzione variabile e retribuzione fissa,

qualora il bonus assegnato sia inferiore o uguale a euro 100.000,00 e il rapporto tra bonus assegnato e

retribuzione complessiva (data da retribuzione fissa, più remunerazione variabile annua, più retribuzione di

lungo termine o differita) sia inferiore o uguale al 30%, il premio viene erogato in contanti in un’unica

soluzione, senza applicazione di meccanismi di differimento.

L’Assemblea dei Soci del 28 aprile 2012 ha approvato il Piano Compensi Personale più Rilevante per il

periodo 2012 - 2017 e il relativo documento informativo, al fine di adeguare le modalità di erogazione di

eventuali bonus assegnati a soggetti appartenenti alla categoria del “Personale più rilevante” alle

Disposizioni, con particolare riferimento alla previsione che almeno il 50 % del premio variabile attribuito,

sia per la parte up-front che per la parte differita, debba essere riconosciuto in azioni o strumenti a esse

collegati.

Tale previsione trova applicazione per il “personale più rilevante” solo qualora il bonus assegnato sia

superiore a euro 100.000,00 o il rapporto tra bonus assegnato e retribuzione complessiva (data da

retribuzione fissa, più remunerazione variabile annua, più retribuzione di lungo termine o differita) sia

superiore al 30%.

Le singole quote differite assegnate sono soggette a specifiche condizioni di correzione ex-post (meccanismi

di malus), riferite a obiettivi di tipo patrimoniale o reddituale dell’anno precedente al pagamento della rata,

definiti annualmente dal Consiglio di Amministrazione, sentiti il parere e le proposte del Comitato

Remunerazione.

Il pagamento dei bonus soggetti a differimento assegnati nell’esercizio 2011 al Personale più Rilevante è

avvenuto in contanti per la parte erogata up front e per la prima quota differita; avverrà in contanti anche

per la seconda quota differita da erogare nell’esercizio corrente.

Il pagamento dei bonus soggetti a differimento assegnati nell’esercizio 2012 al Personale più Rilevante è

avvenuta parte in contanti e parte in azioni per la parte up front; avverrà parte in contanti e parte in azioni

anche per la prima quota differita da erogare nell’esercizio corrente.

Per l’erogazione delle quote in azioni dei bonus ci si avvale del Piano di Compensi “Personale più Rilevante”

approvato dall’Assemblea dei Soci del 28 aprile 2012.

Piano Premi Fedeltà

In data 19 aprile 2008, l’Assemblea straordinaria dei Soci ha conferito delega al Consiglio di

Amministrazione, ai sensi dell’articolo 2443 del codice civile, di deliberare in una o più volte, entro e non

oltre tre anni dalla deliberazione medesima, un aumento gratuito di capitale sociale, ai sensi dell’articolo

2349 del codice civile, per un controvalore di massimi nominali euro 450.000,00 mediante emissione di

azioni ordinarie del valore nominale unitario indicato al primo comma dell’articolo 5 dello Statuto sociale

della Banca, da assegnare al personale della Banca Popolare di Vicenza, delle Banche e delle Società

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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controllate secondo modalità da stabilirsi in base alla normativa vigente. Tale delega è stata

successivamente rinnovata per altri tre anni dall’Assemblea straordinaria dei soci in data 30 aprile 2011.

In data 24 aprile 2010, l’Assemblea ordinaria dei Soci ha approvato, ai sensi dell’articolo 114-bis del decreto

legislativo 24 febbraio 1998 n. 58 (T.U.F.), il piano di compensi triennale (Piano di compensi Premi Fedeltà),

di cui al documento informativo redatto in conformità a quanto indicato nell’Allegato 3A Schema 7 del

Regolamento Emittenti basato su azioni e destinato a tutti i dipendenti della Banca Popolare di Vicenza,

come premio fedeltà.

Il Piano ha l’obiettivo di premiare la fedeltà nei confronti dell’azienda e prescinde da ogni valutazione sia di

merito che di contenuto dell’attività svolta dal dipendente, avendo rilievo esclusivamente la permanenza al

servizio della Società e/o nella qualifica minima di Quadro Direttivo di III livello per un determinato periodo

di tempo.

A seguito dell’incorporazione di Cassa di Risparmio di Prato in Banca Popolare di Vicenza, avvenuta in data

successiva alla redazione del documento informativo relativo al Piano di Compensi 2010, e, più

precisamente, in data 31 dicembre 2010, l’Assemblea ordinaria dei Soci ha approvato in data 28 aprile 2012

il nuovo documento informativo redatto in conformità all’Allegato 3A schema 7 del Regolamento Emittenti,

recante le rettifiche approvate dal Consiglio di Amministrazione quanto alla stima prospettica del numero

di strumenti finanziari da assegnare ai dipendenti in conseguenza dell’incorporazione della Cassa di

Risparmio di Prato.

In data 29 novembre 2011 e 10 gennaio 2012, il Consiglio di Amministrazione, in attuazione del Piano di

compensi Premi Fedeltà ha deliberato l’assegnazione, nel rispetto dei criteri individuati dal Piano, a n. 79

dipendenti di n. 6.460 azioni, del valore nominale unitario di euro 3,75. A tale assegnazione è stata data

esecuzione nel giugno 2012. Si precisa che per n. 32 dipendenti si è proceduto alla monetizzazione del

controvalore delle azioni loro spettanti in numero di 2.680.

Il Piano compensi Premi Fedeltà approvato dall’Assemblea dei Soci del 24 aprile 2010 si esaurirà con

l’assegnazione del Premio Fedeltà nel corso del 2013 per tutti i dipendenti che hanno maturato nel corso

del 2012 i requisiti previsti dal Piano. Per tale motivo in data 27 aprile 2013 è stato sottoposto per

l’approvazione dell’Assemblea dei Soci il nuovo Piano Compensi Premi Fedeltà per il triennio 2013 - 2015 e

il relativo documento informativo (il “Documento Informativo”) redatto in conformità all’Allegato 3A

schema 7 del Regolamento Emittenti.. Si precisa che per triennio di durata di tale piano devono intendersi

gli esercizi 2013, 2014 e 2015 ai fini della maturazione dei requisiti richiesti dal piano medesimo in capo agli

aventi diritto, fermo restando che verrà data esecuzione al piano nell’anno immediatamente successivo a

quello in cui sono maturati i requisiti.

Il nuovo Piano Compensi Premi Fedeltà, come il precedente, è destinato a tutti i dipendenti della Banca

Popolare di Vicenza che presso la stessa: i) prestino servizio alla data di assegnazione del premio medesimo

e ii) abbiano un rapporto di lavoro a tempo indeterminato alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a

tale assegnazione – fatte salve le ipotesi di pensionamento e di adesione al Fondo di Solidarietà di cui al

D.M. 28 aprile 2000 n. 158 e abbiano maturato alla data del 31 dicembre dell’anno precedente

all’assegnazione del premio, i seguenti requisiti: (i) servizio presso la Società per 25 anni, o (ii) servizio

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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presso la Società per 35 anni o (iii) servizio presso la Società per 20 anni nel grado minimo di Quadro

direttivo di III livello.

Si precisa inoltre che il Piano di Compensi Premi Fedeltà non è qualificabile come di particolare rilevanza ai

sensi degli articoli 84-bis e 152-sexies del Regolamento Emittenti.

Il Piano di Compensi Premi Fedeltà prevede che il Consiglio di Amministrazione possa darvi attuazione a

propria discrezione: i) mediante attribuzione agli aventi diritto di azioni detenute dalla Società in proprietà;

o ii) in presenza di idonea delega da parte dell’Assemblea, mediante attribuzione agli aventi diritto di azioni

di nuova emissione mediante utilizzo dell’esistente Riserva ex articolo 2349 del codice civile,

eventualmente di anno in anno ricostituita o incrementata, ovvero secondo le diverse modalità dettate

dalla normativa tempo per tempo vigente; o iii) monetizzando agli aventi diritto il rispettivo controvalore

economico determinato con i criteri previsti dallo Statuto sociale; oppure iv) con modalità che prevedano –

in via generale – anche un criterio misto delle modalità di cui ai punti i), ii) e iii) che precedono.

Si rende noto che il nuovo Piano di Compensi Premi Fedeltà è stato sottoposto al Comitato Remunerazione

della Banca, il quale ha espresso a riguardo parere favorevole.

Reti Distributive esterne del Gruppo BPVi

Nell’ambito della categoria dei collaboratori non legati da rapporto di lavoro subordinato particolare

rilevanza assumono i Promotori Finanziari e gli Agenti in Attività Finanziaria.

In conformità alla vigente disciplina di vigilanza dettata dalla Banca d’Italia con l’emanazione delle

Disposizioni e congiuntamente da Banca d’Italia e dalla Consob (“Modifiche al regolamento congiunto della

Banca d’Italia e della Consob del 29 ottobre 2007 emanato ai sensi dell’art. 6, comma 2-bis, del Testo Unico

della Finanza per il recepimento della direttiva 2010/76 (CRD 3) in materia di politiche e prassi di

remunerazione e incentivazione“ del 25 luglio 2012 - di seguito il “Regolamento congiunto”), è stato

approvato dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, su proposta del Comitato Remunerazione,

un apposito regolamento che ingloba la gestione del trattamento economico delle reti distributive esterne

nelle politiche e nelle prassi di remunerazione e incentivazione adottate in seno al Gruppo Banca Popolare

di Vicenza e approvate dall’Assemblea dei Soci della Capogruppo.

In particolare, con riguardo specifico ai sistemi di incentivazione delle reti, questi “devono essere ispirati a

criteri di correttezza nelle relazioni con la clientela, contenimento dei rischi legali e reputazionali, tutela e

fidelizzazione della clientela, rispetto delle disposizioni di legge, regolamentari e di auto-disciplina

applicabili”. Le Disposizioni, inoltre, si inseriscono nel più ampio quadro normativo che ricomprende, tra

l’altro, le regole Consob in materia di correttezza e trasparenza nella prestazione dei servizi e delle attività

di investimento e gestione dei conflitti di interesse.

In particolare, la remunerazione dei Promotori Finanziari e degli Agenti in Attività Finanziarie, che per sua

natura è interamente variabile, va distinta tra:

1. una componente “ricorrente”, che rappresenta la parte più stabile e ordinaria della remunerazione

e che viene equiparata alla parte fissa della retribuzione ai fini delle Disposizioni; la componente

“ricorrente” è rappresentata dalla struttura provvigionale definita nel contratto di agenzia stipulato

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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con i singoli soggetti, non correlata al raggiungimento di particolari e predefiniti obiettivi minimi di

risultato;

2. una componente “non ricorrente” o “incentivante”, legata al conseguimento di particolari obiettivi

legati al raggiungimento di specifici risultati commerciali definiti dalla mandante Capogruppo e

comunicati al Promotore Finanziario/Agente in Attività Finanziaria mediante apposita lettera: ad

esempio l’incremento dei volumi della raccolta netta, il superamento di determinati benchmark sui

prodotti, il lancio di nuovi prodotti. Si considera comunque “non ricorrente” qualsiasi componente

retributiva diversa da quanto definito nella struttura provvigionale rappresentata nel contratto di

agenzia.

La determinazione dell’ammontare complessivo della componente “incentivante” di tutti i Promotori

Finanziari e degli Agenti in Attività Finanziarie (cd. bonus pool) deve tenere conto delle condizioni

patrimoniali, reddituali e di liquidità definite annualmente dalla Capogruppo e che danno luogo

all’attivazione del Piano di Incentivazione di Gruppo (cosiddetti “cancelli”). Saranno pertanto impediti

pagamenti di quote “incentivanti” qualora non si verifichino dette condizioni minimali.

La determinazione dei compensi “incentivanti” erogati ai singoli deve anche tenere conto di indicatori di

rischiosità operativa al fine di promuovere la correttezza dei comportamenti, tenere conto dei rischi legali e

reputazionali che possono ricadere sulle società del Gruppo, favorire la conformità alle norme, la tutela e la

fidelizzazione della clientela.

A tale scopo, devono dunque essere previste delle clausole di “malus” (condizioni ex-ante) e claw-back

(condizioni ex-post). A titolo esemplificativo, si dovranno prevedere: l’utilizzo di indicatori qualitativi

nell’ambito degli obiettivi definiti per determinare la quota “incentivante” che misurino l’adeguata

adozione di comportamenti corretti (ad es. assenza o numero reclami); l’eventuale esclusione

dall’erogazione della parte non ricorrente nel caso di sanzioni comminate dagli organi di controllo e

vigilanza, o a seguito del giudizio negativo formulato dalla Direzione Internal Audit e delle verifiche

effettuate dalla Direzione Compliance e Antiriciclaggio; l’eventuale restituzione delle quote pagate qualora

siano accertati, anche in via giudiziale, comportamenti scorretti o fraudolenti da parte del Promotore

Finanziario o dell’Agente in Attività Finanziaria.

Il trattamento economico del personale appartenente alle reti distributive esterne che collabora con il

Gruppo Banca Popolare di Vicenza deve rispettare i principi, le linee guida e i criteri dettati dalle politiche di

remunerazione e incentivazione annualmente approvate dall’Assemblea dei Soci di Banca Popolare di

Vicenza.

Nell’ambito dell’identificazione del cd. “personale più rilevante” la Capogruppo verifica annualmente

l’eventuale presenza anche tra i Promotori Finanziari e gli Agenti in Attività Finanziarie di soggetti che per la

loro attività o ruolo svolti possano essere qualificati “rilevanti” ai fini degli obiettivi della disciplina e, in

particolare, della capacità di incidere sul profilo di rischio dell’intermediario. A tali soggetti si applicheranno

le norme più stringenti previste dalle politiche di remunerazione del Gruppo per i cosiddetti “risk takers”.

In ottemperanza alla normativa vigente, particolare attenzione deve essere posta ai responsabili delle reti

commerciali e coloro che svolgono un’attività manageriale di supervisione e coordinamento di un numero

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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significativo di risorse ovvero di rilevanti settori geografici o di prodotto, a soggetti che superino i limiti

definiti dalle politiche di remunerazione e incentivazione della Capogruppo, ai Promotori Finanziari che

detengono un portafoglio particolarmente significativo.

I Promotori Finanziari e gli Agenti in Attività Finanziaria che collaborano con il Gruppo vengono dunque

classificati tenendo conto dei seguenti criteri:

- remunerazione complessiva (comprensiva di parte ricorrente e parte non ricorrente);

- rapporto tra la parte ricorrente e la parte non ricorrente della remunerazione;

- composizione e consistenza del portafoglio gestito.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Informativa Quantitativa

b) Informazioni aggregate sulle remunerazioni.

b) i) aree di attività

I dati di seguito riportati sono relativi alle remunerazioni erogate nel corso dell’esercizio 2012 dalla Banca

Popolare di Vicenza e dalle società del Gruppo, sia nella componente fissa sia in quella variabile, che fa

invece riferimento all’anno 2011. Secondo una prassi consolidata, infatti, presso la Banca Popolare di

Vicenza l’erogazione degli interventi di merito e incentivanti avviene indicativamente entro il mese di luglio

di ciascun anno quanto alle prestazioni dell’anno precedente.

Retribuzione fissa

Di seguito vengono forniti i dati sulle remunerazioni fisse relativi a Banca Popolare di Vicenza, Banca Nuova

e alle altre società del Gruppo, suddivisi per aree di attività.

Tabella 15.1

Informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni fisse ripartite per aree di attività - Costo azienda

2012 (espresso in migliaia di euro)

Aree di attività Banca Popolare

di VicenzaBanca Nuova

Altre Società del

Gruppo

Direzione Centrale 50.551 7.243 22.461

Area Finanza 5.034 - 3.679

Rete Commerciale 220.107 35.939 2.240

Retribuzione variabile

Di seguito vengono forniti i dati sulle remunerazioni variabili relativi a Banca Popolare di Vicenza, Banca

Nuova e alle altre società del Gruppo, suddivisi per aree di attività e riferiti all’organico in forza a ciascuna

società al momento dell’erogazione dei bonus.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

- 132 -

Tabella 15.2

Informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni variabili ripartite per aree di attività - Erogazioni

2012 su performance esercizio 2011 - Costo Azienda (espresso in migliaia di euro)

Aree di attività Banca Popolare

di VicenzaBanca Nuova

Altre Società del

Gruppo

Direzione Centrale 851 141 487

Area Finanza 459 - 178

Rete Commerciale 1.262 420 73

1 L'Esposizione è un valore determinato secondo le regole di vigilanza prudenziale

a) ii) categorie del “personale più rilevante”

Di seguito vengono forniti i dati sulle remunerazioni del “personale più rilevante” a livello di Gruppo

suddivisi per categoria di appartenenza.

Tabella 15. 3

Informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni ripartite tra le varie categorie del “Personale più

Rilevante” - Costo azienda 2012 (importo espresso in migliaia di euro)

Si precisa che alla voce “importo complessivo retribuzione variabile corrisposta nel 2012” sono incluse le

componenti della retribuzione variabile relative al periodo di differimento, siano esse pagate o differite e

non sono incluse le componenti differite in anni precedenti e pagate nel corso del periodo di riferimento.

Categorianumero risorse

appartenenti

alla categoria

importo complessivo

retribuzione fissa

numero beneficiari

retribuzione variabile

importo complessivo

retribuzione variabile

(corrisposta nel 2012)

Categoria 2 21 9.054 8 536

Categoria 3 6 1.701 3 114

Categoria 4 7 1.950 5 267

Categoria 5 1 220 1 170

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Per alcune delle risorse incluse nella tabella sopra riportata, gli importi complessivi della retribuzione

variabile corrisposta nel 2012 includono bonus soggetti a differimento12 e più precisamente:

Categorianumero

beneficiari

importo complessivo

bonus up front

(erogato nel 2012)

50% azioni e 50%

cash

importo complessivo

bonus differito

(assegnato nel 2012)

50% azioni e 50% cash

non più

erogabile

erogabile/

erogato

nel 2012

ancora

differiti

Categoria 4 1 109 72 - - -

Categoria 5 1 102 68 - - -

bonus dell'anno bonus anni precedenti

Inoltre, durante l’esercizio 2012, sono state erogate a favore di appartenenti al personale più rilevante

quote di bonus differite e riferite all’esercizio 2010, e più precisamente:

Categorianumero

beneficiari

importo complessivo

bonus up front

(erogato nel 2012)

importo complessivo

bonus differito

(assegnato nel 2012)

non più

erogabile

quota differita

erogata nel

2012

ancora

differiti

Categoria 2 4 - - - 278 462

bonus dell'anno bonus anni precedenti

Trattamenti di inizio e di fine rapporto per il Personale più Rilevante

Si segnala che, nell’esercizio 2012, n. 4 dipendenti appartenenti alla categoria del “Personale più rilevante” hanno ricevuto erogazioni di fine rapporto per un importo complessivo pari a 3.592.435 euro (incluso TFR). L’importo più elevato erogato a una singola persona è stato pari a 2.824.452 euro (incluso TFR). Si evidenzia inoltre che nel corso dello stesso esercizio 2012 non sono stati erogati trattamenti di inizio rapporto al “Personale più rilevante”.

12

Il differimento del bonus si attiva qualora il bonus assegnato sia superiore a euro 100.000 e/o il rapporto tra bonus assegnato e retribuzione complessiva (data da retribuzione fissa, più remunerazione variabile annua, più retribuzione di lungo termine o differita) sia superiore al 30%.

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Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012

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Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili

societari

Il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Massimiliano Pellegrini, dichiara ai

sensi del comma 2 dell’articolo 154 bis del D.Lgs. 24 febbraio 1998, n° 58 (Testo Unico della Finanza), che

l’informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e

alle scritture contabili.

F.to Massimiliano Pellegrini

Dirigente preposto alla redazione

dei documenti contabili e societari