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Terzo Pilastro di Basilea 2
Informativa al Pubblico
del Gruppo BPVi
Situazione al 31 dicembre 2012
Terzo Pilastro di Basilea 2
Informativa al Pubblico del Gruppo BPVi
Situazione al 31 dicembre 2012
Società Cooperativa per azioni Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi Capogruppo del Gruppo Bancario Banca Popolare di Vicenza Sede legale: Vicenza – Via Btg. Framarin, 18 Codice fiscale, Partita Iva e n. di iscrizione al Registro delle Imprese di Vicenza 00204010243 Iscritta al R.E.A. di Vicenza al n. 1858 Iscritta al n. 1515 dell’Albo delle Banche e dei Gruppi Bancari Iscritta al n. A159632 dell’Albo Società Cooperative (sez. cooperative diverse) Capitale sociale al 31.12.2012 € 296.922.952,50 interamente versato Codice ABI 5728.1
Sommario
Introduzione ........................................................................................................................................... - 2 -
TAVOLA 1 – Requisito informativo generale .......................................................................................... - 3 -
TAVOLA 2 – Ambito di applicazione ..................................................................................................... - 61 -
TAVOLA 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza ....................................................................... - 65 -
TAVOLA 4 – Adeguatezza patrimoniale ............................................................................................... - 69 -
TAVOLA 5 – Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche ............................. - 75 -
TAVOLA 6 – Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB ........ - 85 -
TAVOLA 8 – Tecniche di attenuazione del rischio ................................................................................ - 89 -
TAVOLA 9 – Rischio di controparte ...................................................................................................... - 93 -
TAVOLA 10 – Operazioni di cartolarizzazione ...................................................................................... - 99 -
TAVOLA 12 – Rischio operativo .......................................................................................................... - 108 -
TAVOLA 13 – Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario ....................................................................................................................................... - 109 -
TAVOLA 14 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario .............. - 114 -
TAVOLA 15 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione .................................................... - 119 -
Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari ................... - 134 -
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Introduzione
Con decorrenza 1° gennaio 2008 sono entrate in vigore le “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale
per le Banche” (Circolare n°263 della Banca d’Italia del 27 dicembre 2006 e successivi aggiornamenti)
che recepiscono gli ordinamenti in materia di Convergenza internazionale della misurazione del capitale
e dei coefficienti patrimoniali. In tale ambito la normativa del Terzo Pilastro, di cui alle disposizioni del
Titolo IV Capitolo 1 della suddetta Circolare, al fine di rafforzare la disciplina di mercato e incoraggiare
l’efficienza dei mercati, individua dei requisiti di trasparenza introducendo obblighi di pubblicazione di
informazioni riguardanti l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali
dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione e alla gestione di tali rischi.
Il presente documento fornisce una completa informazione circa il Patrimonio di Vigilanza del Gruppo
Banca Popolare di Vicenza, i rischi cui esso è soggetto e la loro gestione così come disciplinato dalla
normativa del Terzo Pilastro.
La presente Informativa è redatta conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca
d’Italia n° 263 della Banca d’Italia del 27 dicembre 2006 (e successivi aggiornamenti) e si articola in 13
tavole contenenti informazioni di natura qualitativa e quantitativa, così come stabilito dall’Allegato A del
Titolo IV, Sezione II della Circolare n° 263 della Banca d’Italia del 27 dicembre 2006 (e successivi
aggiornamenti). In conformità con quanto previsto dal Titolo IV, Capitolo 1, Sezione II, della citata
Circolare, non sono state pubblicate le tavole 7 e 11 in quanto non applicabili al Gruppo.
Le informazioni quantitative sono rappresentate in migliaia di euro.
Rispetto alla scorsa Informativa al Pubblico relativa alla situazione al 31 dicembre 2011, il presente
prospetto è stato adeguato in modo tale da recepire le principali novità introdotte con il 9°
aggiornamento della Circolare n° 263/2006 e successivi aggiornamenti (Titolo V, Capitoli 4 e 5) in tema
di “Partecipazioni detenibili dalle banche e dai gruppi bancari” e “Attività di rischio e conflitti di interesse
nei confronti di soggetti collegati”. A tal proposito, la tassonomia e l’argomentazione dei rischi cui è
soggetto il Gruppo Banca Popolare di Vicenza, vengono integrate, nella Tavola 1 del presente
documento, con l’individuazione dei rischi sottostanti gli investimenti in partecipazioni e le esposizioni
verso soggetti collegati.
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza assicura la completezza, la correttezza e la veridicità delle
informazioni.
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza pubblica l’Informativa al Pubblico, redatta su base consolidata,
attraverso il sito internet www.gruppopopolarevicenza.it. Il documento è pubblicato con cadenza
annuale entro i termini previsti per la pubblicazione del bilancio.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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TAVOLA 1 – Requisito informativo generale
Informativa Qualitativa
Obiettivi e politiche di gestione del rischio
Propensione al rischio
Un adeguato presidio dei rischi è una delle linee guida strategiche delineate dal Gruppo Banca Popolare
di Vicenza al fine di migliorare i livelli di redditività e di efficienza dell’attività caratteristica nell’ambito
della propria strategia di consolidamento della crescita tenuto conto della propensione al rischio del
Gruppo stesso (risk appetite).
Il risk appetite è definito dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, nell’ambito del processo di
pianificazione strategica (Piano Industriale) e operativa (Budgeting), e si sostanzia nell’esplicitazione dei
target in termini di patrimonializzazione e dei limiti operativi o di massima esposizione sulle diverse
tipologie di rischio.
Il risk-appetite viene definito prendendo in considerazione le strategie esplicitate dal Consiglio di
Amministrazione della Capogruppo nelle Linee Guida del Piano Industriale e del budget annuale, la risk-
capacity (ovvero il livello del capitale complessivo o delle risorse finanziarie disponibili) e il capitale
interno complessivo nel rispetto dei vincoli regolamentari e del posizionamento del Gruppo nei mercati
di riferimento.
In avvio del processo di pianificazione strategica e budgeting, la propensione al rischio (risk-appetite) del
Gruppo viene definita in termini di livello target del Core Tier 1 Ratio. Si evidenzia a tal proposito che il
Gruppo BPVi non dispone attualmente, né ha pianificato l’emissione, di strumenti ibridi di
patrimonializzazione e per tale motivo il Core Tier 1 e il Tier 1 coincidono. Il livello di
patrimonializzazione rappresenta uno dei principali elementi di valutazione dei diversi stakeholders
(portatori di interesse nei confronti dell’azienda) per giudicare la solvibilità e la stabilità del Gruppo
Bancario e costituisce la base sulla quale è misurata la redditività del capitale investito.
La propensione al rischio del Gruppo BPVi viene inoltre definita fissando limiti di massima esposizione e
operativi con riferimento ai seguenti rischi:
- rischio di credito e rischio di concentrazione;
- rischio di mercato;
- rischio di tasso sul banking book;
- rischio di liquidità;
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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- rischi connessi all’assunzione di Partecipazioni;
- attività di rischio e conflitti d’interesse nei confronti di Soggetti Collegati.
Si precisa che, rispetto alla precedente Informativa al Pubblico relativa alla situazione al 31 dicembre
2011, nel corso del 2012 è stata introdotta la declinazione della propensione al rischio (risk appetite)
nell’operatività in investimenti in partecipazioni detenibili e in attività di rischio verso Soggetti Collegati
a seguito delle politiche interne adottate dal Gruppo in ottemperanza alle disposizioni di vigilanza
introdotte con il 9° aggiornamento della Circolare n° 263/2006 e successivi aggiornamenti (Titolo V,
Capitoli 4 e 5) in tema di “Partecipazioni detenibili dalle banche e dai gruppi bancari” e “Attività di
rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati”.
Successivamente alla definizione della propensione al rischio, viene stabilito il livello target di
remunerazione del capitale tenuto conto anche delle prassi diffuse nell’industria.
Il nuovo Piano Industriale 2012-2014/16 e l’avvio dei cantieri previsti dal Masterplan
Con la fine del 2011 si era concluso il periodo di riferimento del Piano Industriale 2008-2011, che, in un
contesto macroeconomico e di settore non favorevole, aveva definito una strategia di prudente
consolidamento, finalizzata al miglioramento di redditività ed efficienza dell’attività caratteristica e alla
creazione dei presupposti patrimoniali, economico, finanziari e organizzativi per avviare una nuova fase
di sviluppo. Nell’arco di tempo di validità del Piano sono stati realizzati numerosi interventi di rilancio
della strategia commerciale e di ottimizzazione dell’assetto societario. Si richiama a tal fine, tra gli altri, il
completamento del Progetto di Ristrutturazione di Gruppo, ultima e più importante fase del processo di
consolidamento delineato nel Piano Industriale, che ha comportato l’incorporazione di Cariprato e
Banca Nuova nella Capogruppo e lo scorporo di quest’ultima in una nuova realtà più snella e focalizzata
sull’attività commerciale nel Sud Italia.
Stante la sostanziale conclusione delle azioni previste nel Piano Industriale 2008-2011 e considerando le
rilevanti sfide poste dal difficile e incerto contesto macroeconomico e di settore nei prossimi anni, il 20
marzo 2012 il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato il nuovo Piano Industriale
2012-2014/16 che prevede, in un contesto che si manterrà difficile e incerto, un progressivo
miglioramento degli indicatori di redditività ed efficienza con conseguenti benefici in termini di
posizionamento competitivo del Gruppo nell’ambito del Sistema bancario nazionale.
Le principali aree di intervento, che rappresentano anche le linee guida sottostanti gli obiettivi del
budget 2013, sono rappresentate, in sintesi, dal rafforzamento della posizione di liquidità, per limitare la
dipendenza dalla provvista interbancaria e dalla raccolta cosiddetta “wholesale”, dal mantenimento
della solidità patrimoniale, per mettere il Gruppo anche al riparo da ulteriori potenziali “strette”
regolamentari, e dalla creazione di valore per il Gruppo, i Soci e la clientela, continuando nell’azione di
crescita e sostegno dei territori. Tra le iniziative prioritarie il nuovo Piano Industriale prevede anche la
definizione di un piano di razionalizzazione e sviluppo delle filiali e la valutazione di eventuali
opportunità di acquisizione e investimento secondo criteri chiari e coerenti con il modo di “fare banca”
del Gruppo BPVi, tenuto conto del contesto macroeconomico e di settore, nonché della salvaguardia del
profilo di liquidità e della solidità patrimoniale.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Con specifico riferimento alla propensione al rischio, considerato il contesto macroeconomico e
operativo e coerentemente con le indicazioni dell’Autorità di Vigilanza, è stato definito un livello minimo
del Tier 1 pari all’8%, con l’obiettivo di superare il 9%. Tale obiettivo è stato recentemente confermato
dal Consiglio di Amministrazione che ha fissato come limite minimo per la patrimonializzazione un
obiettivo di Core Tier 1 dell’8%. Si ricorda a tal proposito, come già precedentemente evidenziato, che il
Gruppo BPVi non dispone attualmente, né ha pianificato l’emissione, di strumenti ibridi di
patrimonializzazione e per tale motivo il Core Tier 1 e il Tier 1 coincidono.
A seguito dell’approvazione del nuovo Piano Industriale, nel mese di giugno 2012 è stata definita e
avviata una specifica progettualità, il cosiddetto Masterplan, allo scopo di indirizzare le attività
realizzative relative alle azioni ivi previste e assicurare il raggiungimento degli obiettivi indicati. Il
programma realizzativo è stato organizzato in 7 specifici “Cantieri”:
- Cantiere Rete Commerciale;
- Cantiere Capital Management;
- Cantiere Risk Management;
- Cantiere Liquidità;
- Cantiere Qualità del Credito;
- Cantiere Revisione Assetti Organizzativi / Piano Sportelli;
- Cantiere Partecipazioni
Si segnala, per la sua rilevanza all’interno della presente informativa, che il Cantiere Risk Management è
a sua volta suddiviso in due “macro-progetti”:
a. “Progetto Adeguamento Basilea 3”, volto a consentire un allineamento del Gruppo ai futuri
standard regolamentati in materia di normativa prudenziale (c.d. Basilea 3) con specifico
riferimento alle tematiche riguardanti l’adeguatezza patrimoniale e il rischio di liquidità;
b. “Progetto A-IRB: Passaggio ai metodi avanzati sul rischio di credito”, di cui si fornisce, di seguito,
specifico dettaglio.
Progetto A-IRB: Passaggio ai metodi avanzati sul rischio di credito
Nell’ultimo trimestre del 2012 è stata avviata a livello di Gruppo un’iniziativa progettuale volta a
realizzare il passaggio ai metodi avanzati sul rischio di credito, denominata Progetto A-IRB (Advanced
Internal Rating Based). Si ricorda, infatti, che attualmente il Gruppo BPVi adotta il metodo
standardizzato per il calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di credito nell’ambito del quale è
prevista la suddivisione delle esposizioni in diverse classi (”portafogli”), a seconda della natura della
controparte ovvero delle caratteristiche tecniche del rapporto o delle modalità di svolgimento di
quest’ultimo, con l’applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificati (così
come previsti dalle "Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche" circolare 263/2006 e
successivi aggiornamenti).
L’adozione del metodo basato sui rating interni costituisce una delle principali novità della disciplina di
Basilea 2 e trae origine dalla volontà delle Autorità di far evolvere il sistema bancario nella misurazione e
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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gestione del rischio di credito e risponde all’esigenza di affiancare ai rating esterni, riconosciuti nel
metodo standardizzato, misure di rischio elaborate dalle banche stesse e “certificate” dall’Organo di
Vigilanza.
I modelli basati sui rating interni, come noto già in uso nel Gruppo BPVi ai soli fini gestionali, presentano
indubbi vantaggi sia qualitativi sia quantitativi rispetto all’utilizzo di rating esterni, in quanto sono il
risultato sintetico dell’analisi di un’ampia gamma di informazioni riferibili alla clientela propria degli
intermediari stessi e, inoltre, consentono una valutazione dell’affidabilità creditizia anche a soggetti
tipicamente sprovvisti di rating esterno, quali ad esempio le imprese di media-piccola dimensione.
L’adozione di metodi avanzati determina altresì, sotto il profilo della gestione aziendale, numerosi altri
benefici. Tra questi si segnala il rafforzamento e la maggiore integrazione dei processi e i presidi
aziendali attinenti la gestione, il monitoraggio e l’erogazione del credito e dei processi di pianificazione
strategica e operativa, nonché, il miglioramento nell’approccio commerciale attraverso politiche di
pricing calibrate sulle misure di rischio della clientela “validate”.
Il progetto A-IRB, data la sua rilevanza strategica, coinvolgerà il Gruppo BPVi e il consorzio Sec Servizi,
con il supporto di specializzate società di consulenza, e avrà una durata stimata in 24-36 mesi, periodo
comprensivo anche della necessaria convalida da parte dell’Organo di Vigilanza.
Operazioni di razionalizzazione dell’assetto di Gruppo
Come peraltro previsto dal citato Piano Industriale 2012-2014/16, nel corso del 2012 è proseguita
l’attività di razionalizzazione dell’assetto di Gruppo; in particolare, tra le iniziative di rilevanza strategica
realizzate, si segnala la conclusione del Progetto “Farma”, volto a creare un’unica realtà di nicchia a
livello italiano rivolta ai servizi finanziari dedicati al settore farmaceutico, che ha visto la fusione di Banca
di Credito dei Farmacisti in Farbanca e la cessione da parte della Capogruppo della partecipazione in
Farmanuova. Tale progetto riconosce, quindi, a Farbanca il ruolo di banca di riferimento del Gruppo BPVi
nel comparto delle farmacie sull’intero territorio nazionale da sviluppare attraverso un’offerta prodotti
completa da offrire ai clienti farmacie e farmacisti sia direttamente da Farbanca sia con il supporto delle
altre Banche/Società del Gruppo.
Si aggiunge, inoltre, che il 2012 è stato caratterizzato da importanti novità per il Gruppo BPVi nel
comparto del risparmio gestito: nel mese di marzo 2012 è avvenuta la scissione di BPVi Fondi SGR S.p.A.,
società appartenente al Gruppo BPVi attiva nella gestione dei patrimoni di terzi, partecipata in maniera
paritetica al 50% da parte di BPVi e Cattolica Assicurazioni, compiuta con riferimento al ramo d’azienda
della Sgr operante con il Gruppo Cattolica, a favore di Cattolica Immobiliare S.p.A. (che a seguito
dell’operazione ha modificato la propria denominazione in Cattolica Gestione Investimenti S.p.A.).
Successivamente, nel mese di luglio 2012, BPVI Fondi Sgr ha sottoscritto con Arca Sgr il contratto
definitivo di cessione di due rami d’azienda, aventi a oggetto le attività di gestione collettiva del
risparmio e i portafogli istituzionali, propedeutica alla successiva fusione della stessa BPVi Fondi nella
Capogruppo. Quest’ultima operazione si è inserita, tra l’altro, nell’ambito delle linee guida strategiche
delineate nel Piano Industriale 2012-2014/16, che prevedono una razionalizzazione delle “fabbriche
prodotto” e in una più generale strategia di rilancio e revisione della governance di Arca SGR,
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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nell’ambito della quale BPVi ha incrementato la propria quota di partecipazione dal precedente 10,92%
all’attuale 19,99%, allineandola alle quote detenute dalle altre 3 banche popolari di riferimento.
Sistema dei Controlli Interni del Gruppo BPVi
Un efficace processo di gestione dei rischi è basato su un solido Sistema dei Controlli Interni sviluppato
coerentemente con quanto previsto dalla Circolare della Banca d’Italia n° 229/1999. Il Sistema dei
Controlli Interni del Gruppo BPVi è costituito dall’insieme delle regole, delle procedure e delle strutture
organizzative che mirano ad assicurare il rispetto delle strategie aziendali e il conseguimento
dell’efficacia ed efficienza dei processi aziendali, la salvaguardia del valore delle attività e la protezione
dalle perdite, l’affidabilità e integrità delle informazioni contabili e gestionali, la conformità delle
operazioni con la legge, la normativa di vigilanza, le disposizioni interne dell’intermediario. Il Sistema dei
Controlli Interni si articola su tre livelli:
- controlli di linea (primo livello): diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Essi
sono effettuati dalle stesse strutture produttive (ad esempio, i controlli di tipo gerarchico) o
incorporati nelle procedure e nei sistemi informatici, ovvero eseguiti nell'ambito dell'attività di
back office;
- controlli di secondo livello: questi controlli sono affidati a strutture diverse da quelle produttive
e hanno l'obiettivo di:
- concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione del rischio, verificare il
rispetto dei limiti assegnati alle varie Funzioni operative e controllare la coerenza
dell'operatività delle singole aree produttive con gli obiettivi di rischio rendimento
assegnati. Tale attività è affidata alla Funzione Risk Management;
- concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione/valutazione del rischio di
conformità e individuare idonee procedure per la prevenzione dei rischi rilevati e
richiederne l’adozione. Tale attività è demandata alla Funzione Compliance;
- verificare nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l’obiettivo di
prevenzione e contrasto della violazione delle norme in materia di riciclaggio e
finanziamento del terrorismo. Tale attività è assegnata alla Funzione Antiriciclaggio;
- attestare/dichiarare l’informativa contabile societaria secondo quanto previsto dalla
legge. Tale attività è svolta dal Dirigente Preposto.
- attività di revisione interna (terzo livello): volta a individuare andamenti anomali, violazioni delle
procedure e della regolamentazione, nonché a valutare la funzionalità del complessivo sistema
dei controlli interni. Essa è condotta nel continuo, in via periodica o per eccezioni, da strutture
diverse e indipendenti da quelle produttive, anche attraverso verifiche in loco (come disposto
dalle Istruzioni di Vigilanza Tit. IV, Cap. 11 Sez. II). Tale attività è svolta dalla Funzione di Internal
Audit.
Funzione Risk Management
Con specifico riferimento all’attività condotta dalla Funzione Risk Management, essa è volta ad
assicurare alla Capogruppo e al Gruppo l’attività di misurazione e controllo dei rischi (di credito e di
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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concentrazione, di mercato, di tasso del banking book, di liquidità, operativo, sottostanti le
partecipazioni detenibili e di esposizione verso soggetti collegati) supportando le Funzioni preposte alla
gestione del business aziendale. Tale missione implica:
- la definizione e lo sviluppo di modelli e strumenti di misurazione e controllo dei rischi a livello di
Gruppo, nonché la verifica sistematica e continuativa dell’adeguatezza dei modelli e degli
strumenti di risk management utilizzati, presidiando l’evoluzione normativa degli indirizzi
regolamentari aventi impatto sulle attività di risk management, anche con riferimento alle
tematiche inerenti l’applicazione della normativa di vigilanza prudenziale;
- la verifica della coerenza dei profili di rischio delle Banche e Società del Gruppo rispetto alla
propensione al rischio e ai limiti stabiliti dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo.
A partire dai primi mesi del 2013, la Funzione Risk Management ha inoltre istituito al suo interno l’Unità
di Convalida, che ha il compito di valutare l’accuratezza delle stime di tutte le componenti rilevanti di
rischio e di esprimere un giudizio in merito al regolare funzionamento, alla capacità predittiva e alla
performance complessiva dei sistemi interni di misurazione dei rischi, compreso quello AIRB per il
rischio di credito.
In particolare, con riferimento al rischio di credito e al rischio di concentrazione, la Funzione di Risk
Management sviluppa i modelli di rating e definisce le metodologie per la stima delle rettifiche di valore
forfetarie sulla base delle componenti di rischio nonché, più in generale, svolge attività di supporto per
la definizione dei metodi di valutazione dei crediti ai fini contabili, con l’esclusione della componente
“analitica”. Viene, inoltre, effettuata un’attività di monitoraggio dell’evoluzione del profilo di rischiosità
del portafoglio crediti a livello consolidato e per ciascuna Banca del Gruppo che si sostanzia, tra l’altro,
nella predisposizione di specifiche relazioni portate all’attenzione, rispettivamente, dei vertici aziendali
delle Banche del Gruppo e dei rispettivi Consigli di Amministrazione. Infine, nell’ambito della definizione
della propensione al rischio espressa dal Consiglio di Amministrazione, la Funzione di Risk Management
definisce, di concerto con la Divisione Crediti, le soglie di attenzione e i limiti operativi per quanto
attiene il livello di rischio del portafoglio impieghi in bonis, il livello di concentrazione single name e geo-
settoriale, nonché identifica i cosiddetti “settori critici”, per i quali vengono applicate specifiche politiche
creditizie.
Relativamente ai rischi di mercato, le principali attività della funzione di Risk Management si
sostanziano nella proposta, di concerto con la Divisione Finanza, di un sistema di limiti di VaR, stop-loss
e operativi, garantendo coerenza con la propensione al rischio espressa dal Consiglio di Amministrazione
ed effettuando il monitoraggio giornaliero del rispetto dei suddetti limiti, la validazione e
documentazione delle fonti e dei processi di raccolta dei dati di mercato, la determinazione e
validazione delle metodologie e dei criteri di pricing degli strumenti finanziari utilizzati dalle diverse
entità del Gruppo anche con finalità di natura contabile.
Con riferimento al rischio di tasso e al rischio di liquidità la Funzione di Risk Management provvede allo
sviluppo di modelli e strumenti di Asset & Liability Management (ALM), alla definizione, congiuntamente
con la Divisione Finanza, dei limiti operativi e delle soglie di early warning coerenti con la propensione al
rischio espressa dal Consiglio di Amministrazione, alla produzione della reportistica indirizzata agli
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Organi e all’Alta Direzione, alla conduzione dei test di efficacia con riferimento alle poste dell’attivo e del
passivo in regime di hedge accounting. La Funzione di Risk Management è inoltre responsabile, con il
supporto della Divisione Finanza, della predisposizione e aggiornamento del Contingency Funding Plan.
Per quanto riguarda i rischi operativi, la Funzione ha definito un framework per la loro gestione che si
basa, da un lato, sulla valutazione dei presidi organizzativi di 1° e 2° livello, attraverso un self–risk
assessment, e sulla costruzione della cosiddetta Mappa dei Rischi e, dall’altro, sulle modalità di raccolta
dei dati delle cosiddette perdite operative (loss data collection) a livello di Gruppo.
Infine, con riferimento ai rischi sottostanti le partecipazioni detenibili e alle attività di Rischio verso
Soggetti Collegati, la Funzione di Risk Management, in linea con quanto previsto dalle policy di rischio
definite nel corso del 2012, ha definito, nell’ambito della definizione dell’appetito per il rischio (risk
appetite) per l’esercizio 2013, specifici limiti in termini di massima esposizione, che saranno oggetto di
monitoraggio.
Funzione Compliance
La Funzione Compliance, istituita presso la Capogruppo, svolge a livello di Gruppo un’attività di controllo
di secondo livello. Il ruolo della Funzione Compliance è quello di prevenire e gestire il rischio di non
conformità alle norme, ossia il “rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite
finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conseguenza di violazioni di norme imperative o di
autoregolamentazione“, in modo da preservare il buon nome della Banca e del Gruppo e la fiducia del
pubblico nella sua correttezza operativa e gestionale. A tale scopo, la Funzione identifica, valuta e
gestisce il rischio di violazioni normative e assicura che le procedure interne siano coerenti con
l’obiettivo di prevenire la violazione delle norme di eteroregolamentazione (leggi e regolamenti) e
autoregolamentazione (regolamenti interni) applicabili al Gruppo.
Relativamente al modello organizzativo della Funzione Compliance, nel corso dell’anno è stato avviato e
concluso il Progetto denominato “Accountability del rischio di non conformità a livello di Gruppo”. Tale
Progetto aveva tre principali obiettivi:
- sviluppare una mappa unitaria di Gruppo dei macro temi normativi esterni impattanti sulle
diverse società che hanno accentrato le attività di compliance alla Funzione di Gruppo
(denominata “Rule Map”);
- identificare eventuali ambiti normativi non coperti da precise responsabilità e/o da altri presidi
di primo o secondo livello (con conseguente evidenziazione di un “rischio organizzativo di non
conformità residuo”);
- identificare gli ambiti normativi su cui risulta importante un rafforzamento del coinvolgimento
della Funzione Compliance.
Sono stati raggiunti tutti gli obiettivi. Infatti, sono stati individuati nr. 4 macro ambiti normativi
(Operations, Antiriciclaggio/Antiterrorismo, Finacial Markets & Investments, Governance &
Administration) suddivisi in nr. 54 normative specifiche.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Inoltre, per ogni Ambito Normativo non rientrante nell’attuale perimetro di compliance è stato
individuato il “profilo di rischio residuo organizzativo” che ha consentito di determinare le azioni da
intraprendere in ottica di rafforzamento e/o accompagnamento dei presidi organizzativi, definendo
diverse profondità di coinvolgimento da parte della Funzione.
Il modello organizzativo di Gruppo della Funzione Compliance non ha subito cambiamenti ma,
coerentemente con le risultanze del Progetto “Accountability del rischio di non conformità a livello di
Gruppo”, nell’ultima parte dell’anno è stata avviata la sua revisione.
Peraltro, la nomina di Referenti unici per le due Funzioni – avvenuta nella prima parte dell’anno -
individuati secondo un criterio di “prossimità territoriale” e maggiormente dedicati all’espletamento
delle funzioni a essi attribuite, ha permesso di dare maggiore efficienza ed efficacia al Modello stesso.
La Funzione Compliance nel corso del 2012 ha svolto le attività di propria competenza, come previsto
dal Compliance Plan 2012, sia attraverso valutazioni preventive e monitoraggi nel continuo sia mediante
verifiche dedicate.
Le attività di monitoraggio nel continuo hanno consentito un potenziamento dei presidi e stanno
portando a un graduale miglioramento dell’efficacia predittiva degli indicatori di anomalia a disposizione
della Funzione Compliance per svolgere le proprie verifiche e per pianificare i propri interventi. Tali
monitoraggi riguardano, in particolare, i flussi dei dati provenienti dalle verifiche svolte dalla Direzione
Internal Audit sul Gruppo, le estrazioni specifiche in Area Mifid riguardanti i questionari, gli ordini e i
movimenti titoli, la valutazione dell’adeguatezza ed efficacia per la gestione dei conflitti di interesse; i
tassi e le condizioni praticate per la verifica del rispetto della normativa antiusura e i dati sui reclami
pervenuti dalla clientela a livello di Gruppo.
Relativamente, invece, alle verifiche svolte (ex-post, follow up e approfondimenti) sono stati attuati
complessivamente n. 57 interventi nei 4 macro ambiti normativi precedentemente indicati.
Nel corso dell’anno sempre maggiore attenzione è stata dedicata anche alle novità normative e ai
relativi adeguamenti organizzativi. Sono state poi valutate, a livello di Gruppo, le iniziative di modifica di
prodotti e processi e le proposte di nuovi prodotti (attraverso il rilascio di “Pareri di Product Approval”).
Sono state anche valutate le bozze di delibere del Consiglio di Amministrazione che inerivano alle
materie in cui assume rilievo il rischio di non conformità e le Direttive Commerciali in via di emanazione.
Relativamente a queste attività di consulenza ex ante sono stati rilasciati nel corso dell’anno
complessivamente n. 187 interventi (suddivisi in n. 17 “Advice/Alert Normativi” e n. 170 “Pareri”) su
svariate normative.
Funzione Antiriciclaggio
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, in linea con le Disposizioni emanate da Banca d’Italia,
ha istituito la Funzione Antiriciclaggio di Gruppo, come nuova funzione di controllo di secondo livello.
Tale Funzione verifica nel continuo che le procedure aziendali siano coerenti con l’obiettivo di
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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prevenzione e contrasto della violazione delle norme in materia di riciclaggio e finanziamento del
terrorismo.
La missione della Funzione Antiriciclaggio di Gruppo, infatti, è di prevenire e contrastare la realizzazione
di operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo per tutte le Società del Gruppo, nonché di
valutare le segnalazioni di operazioni sospette pervenute e di trasmettere all’UIF le segnalazioni ritenute
fondate.
L’operatività della Funzione Antiriciclaggio è stata riorganizzata, come previsto nel Piano 2012 della
Funzione stessa, al fine di contemperare le due esigenze di:
- attuare gli adempimenti tradizionalmente svolti dalla Struttura di Antiriciclaggio (analisi e invio
segnalazioni sospette; controlli a distanza sull’esatta osservanza, da parte dei soggetti della Rete
commerciale, delle disposizioni in materia di antiriciclaggio, comunicazioni al Ministero
dell’Economia e delle Finanze delle comunicazioni di violazioni delle norme sull’uso di contante
e titoli al portatore e riscontro alle richieste delle Autorità);
- fornire un supporto consultivo alle Funzioni organizzative a seguito dell’emanazione di nuove
norme aventi impatto sul Gruppo e svolgere verifiche ex post sull’idoneità del Sistema dei
Controlli Interni e sulle procedure adottate e formulazione di proposte di modifiche
organizzative e procedurali necessarie al fine di assicurare un adeguato presidio dei rischi di
riciclaggio e finanziamento del terrorismo.
Dirigente Preposto
Per quanto riguarda il Dirigente Preposto, il processo di revisione della normativa e dei modelli di
corporate governance già avviato per le società quotate con la Legge 28 dicembre 2005, n. 262 recante
“Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari”, a modifica del Testo Unico
della Finanza – T.U.F. (D.Lgs. 58/98), è stato esteso alle società emittenti valori mobiliari ammessi alla
negoziazione in un mercato regolamentato dal Decreto Legislativo 6 Novembre 2007, n. 195, di
attuazione della direttiva 2004/109/CE sull’armonizzazione degli obblighi di trasparenza (cosiddetta
Direttiva Transparency). In particolare, la suddetta disciplina [art. 154 bis del TUF] istituisce la figura del
“Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari” e prevede in capo al Consiglio di
Amministrazione (ovvero degli organi amministrativi delegati) e allo stesso Dirigente Preposto specifiche
responsabilità, funzionali a garantire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione
patrimoniale, economica e finanziaria dell’emittente e dell’insieme delle imprese incluse nel
consolidamento.
In tale contesto Banca Popolare di Vicenza, che nell’ambito di programmi di emissioni obbligazionarie
sull’euromercato (cosiddetti EMTN acronimo di European Medium Term Notes) ha emesso obbligazioni
quotate presso la borsa del Lussemburgo scegliendo l’Italia come Stato membro d’origine, ha maturato
l’obbligo di istituire la Funzione di “Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari”,
cui è stato dato seguito nel giugno 2008 con la modifica dell’art. 39 dello Statuto sociale (che istituisce la
Funzione del Dirigente Preposto stabilendone i requisiti di professionalità e le modalità di nomina), la
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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designazione del Dirigente Preposto e la successiva approvazione del “Modello di Governo e Controllo
dei processi amministrativo contabili del Gruppo BPVi”.
Il “Modello di Governo e Controllo dei processi amministrativo contabili del Gruppo BPVi”, che
costituisce parte integrante del Sistema dei Controlli Interni della Banca Popolare di Vicenza, è
finalizzato a garantire l’attendibilità, l’accuratezza, l’affidabilità e la tempestività dell’informazione
finanziaria. La definizione del “Modello di Governo e Controllo dei processi amministrativo contabili del
Gruppo BPVi” è stata guidata:
- dall’individuazione preliminare di un modello di confronto riconosciuto e diffuso;
- dal confronto con prassi di riferimento definite o richiamate da organismi istituzionali;
- dal confronto con best practices nazionali e internazionali adottate da realtà comparabili con il
Gruppo BPVi.
Per la definizione del Modello del Dirigente Preposto è stato preso come riferimento il COSO Report –
“Internal Control Integrated Framework”, sviluppato dal “Committee of sponsoring Organization of the
Treadway Commission”, composto dalle più importanti associazioni professionali americane di
contabilità e di audit. Esso costituisce una metodologia di analisi e valutazione del Sistema dei Controlli
Interni riconosciuta a livello internazionale e proposta anche dall’ANDAF (Associazione Nazionale dei
Direttori Amministrativi e Finanziari) nello specifico documento di consultazione (position paper) e
dall’ABI nella Circolare n. 13 del 27 aprile 2007.
Sulla base del Modello definito, l’operatività del Dirigente Preposto si sviluppa secondo un ciclo di
attività sequenziali (cosiddetto “DP cycle”), finalizzate a:
- pervenire a un disegno completo dei processi amministrativo contabili;
- valutare l’adeguatezza e funzionalità dei relativi controlli;
- attestare/dichiarare l’informativa contabile societaria prevista dalla Legge con la consapevolezza
derivante dall’esistenza/adeguatezza dei processi e dall’effettiva esecuzione dei controlli
contabili.
L’insieme delle attività operative che costituisce il “DP cycle” è raggruppabile per sequenzialità, natura e
finalità nelle fasi di seguito riportate:
- Fase 1 - Valutazione dei controlli aziendali (Entity Level Control) del Modello amministrativo
contabile;
- Fase 2 - Definizione del perimetro e programmazione dell’attività;
- Fase 3 – Formalizzazione/aggiornamento dei processi amministrativo contabili;
- Fase 4 – Valutazione dei rischi e del disegno dei controlli contabili, nonché monitoraggio piano
azioni correttive (Risk & Control Assessment);
- Fase 5 - Test dei controlli (Test of Control);
- Fase 6 - Valutazione dei controlli di processo e predisposizione della dichiarazione/ attestazione.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Le fasi menzionate del ciclo delle attività rientrano nella responsabilità del Dirigente Preposto che
tuttavia si avvale, sotto la sua diretta supervisione e coordinamento, dell’ausilio di altre funzioni
aziendali al fine di efficientare il processo, minimizzando al contempo le risorse da impiegare
nell’attività.
Nell’ambito del Gruppo Banca Popolare di Vicenza più Unità/Funzioni aziendali concorrono
all’alimentazione del sistema amministrativo contabile e al controllo dei dati contabili che,
successivamente, vengono raccolti ed elaborati ai fini della predisposizione e diffusione dei documenti
contabili societari (in primis, bilancio d’esercizio e consolidato). Inoltre, diversi Organi aziendali
concorrono alla definizione degli indirizzi strategico, gestionali e organizzativi che possono assumere
rilevanza nell’ambito dell’informativa di carattere economico-finanziario-patrimoniale. Ogni
Organo/Funzione/Unità, pertanto, è chiamato ad assicurare che le informazioni fornite siano corrette e
rispondenti alle effettive transazioni realizzate attraverso l’implementazione di adeguati controlli. In
considerazione del contributo che i diversi Organi sopra menzionati devono fornire per assicurare la
correttezza dell’informativa finanziaria, il Dirigente Preposto ha instaurato un sistematico e proficuo
rapporto con i medesimi attraverso diverse tipologie di reporting quali quello strategico, gestionale,
organizzativo, funzionale e di controllo. Il Dirigente Preposto prevede i seguenti tre momenti di
reporting istituzionale, al fine di fornire ragionevole certezza circa l’adeguatezza e l’effettiva
applicazione delle procedure amministrativo contabili e la corrispondenza dei documenti alle risultanze
dei libri e delle scritture contabili:
- report di pianificazione con il quale il Dirigente Preposto sottopone al Comitato per il Controllo e
al Consiglio di Amministrazione il perimetro delle attività definito secondo la metodologia di
scoping adottata, con l’evidenza dei conti e dei processi sensibili ai rischi di informativa
finanziaria;
- report ordinario con il quale il Dirigente Preposto, almeno semestralmente, fornisce al Comitato
per il Controllo e al Consiglio di Amministrazione un report contenente le attività svolte in
accordo con la pianificazione presentata e i principali risultati;
- report consuntivo con il quale il Dirigente Preposto, almeno annualmente, informa il Comitato
per il Controllo e il Consiglio di Amministrazione circa le attività svolte per l’esercizio di bilancio,
le risorse utilizzate, le criticità accertate e lo stato degli interventi di miglioramento proposti.
Le attività svolte dal Dirigente Preposto nel corso dell’esercizio 2012 sono in linea con quanto previsto
dal proprio programma di lavoro e in particolare è stato pianificato ed eseguito un ciclo completo di
attività previste dal Modello (DP Cycle) per i seguenti processi aziendali: Credito della Capogruppo e
della controllata Banca Nuova, Finanza della Capogruppo e BPV Finance, Bilancio Consolidato del
Gruppo, Gestione degli Immobili di Gruppo, Gestione amministrativa del personale di Gruppo, Gestione
del Modello Contabile, Contabilità, Segnalazioni di Vigilanza, Bilancio Individuale. É stato concluso un
ulteriore progetto di estensione del perimetro del Dirigente Preposto volto a pervenire a un disegno
completo del processo legato agli adempimenti fiscali e a valutarne l’adeguatezza e funzionalità dei
relativi controlli.
A seguito dell’implementazione di un apposito applicativo “web based”, è stato possibile ottenere anche
per il 2012 la sub-attestazione interna da parte dei “Control Owner” sull’effettivo svolgimento dei
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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controlli amministrativo contabili. Inoltre nel corso dell’anno sono stati attivati degli opportuni flussi di
certificazione dei risultati dei processi valutativi con le relative strutture competenti.
L’analisi dei processi sopra menzionati ha evidenziato un’esposizione a livello di Gruppo ai rischi
amministrativo contabili compatibile con i requisiti di correttezza richiesti per l’informazione finanziaria.
I risultati raggiunti forniscono al vertice aziendale e al Dirigente Preposto la ragionevole certezza che i
suddetti processi dai quali sono generati dati contabili risultano presidiati adeguatamente e i relativi
controlli risultano efficacemente attuati e hanno consentito al Dirigente Preposto di giungere
all’attestazione dell’informativa contabile individuale e consolidata del bilancio 2012.
Funzione Internal Audit
Con riferimento al modello organizzativo di internal auditing, in ottica di Gruppo e conformemente a
quanto stabilito dalle vigenti disposizioni, la Direzione Internal Audit della Capogruppo verifica la
regolarità dell’operatività, l’andamento dei rischi, e la funzionalità del complessivo Sistema dei Controlli
Interni delle Società del Gruppo, concorrendo altresì alla verifica della rispondenza degli standard delle
Società appartenenti al Gruppo rispetto agli indirizzi della Capogruppo.
In considerazione dell’adozione da parte del Gruppo BPVi di un “modello di internal audit accentrato”, in
coerenza con gli accordi di servizio stipulati, la Capogruppo gestisce direttamente le attività di revisione
interna per le Banche e Società Controllate, valutando la funzionalità, l’efficacia e la coerenza dei relativi
Sistemi di Controllo Interni. A tal fine è prevista la nomina di Responsabili della Revisione Interna
Delegati presso le Banche e Società vigilate dalla Banca d’Italia, dipendenti gerarchicamente dal
Responsabile della Direzione Internal Audit e funzionalmente dagli Organismi di governo e controllo
delle Società medesime.
La Funzione di Internal Auditing è svolta a fronte di un “Mandato” (Audit Charter) che, in coerenza con le
vigenti disposizioni normative e con gli standard per l’esercizio della professione, definisce finalità,
autorità e responsabilità della Direzione Internal Audit del Gruppo Banca Popolare di Vicenza.
La Direzione Internal Audit è una funzione indipendente avente un riporto funzionale verso il Consiglio
di Amministrazione, per il tramite dei Comitati per il Controllo, verso il Collegio Sindacale e verso gli
Organismi di Vigilanza ex D.lgs. 231/01 delle Banche e Società per conto delle quali è svolta l’attività di
revisione interna. La nomina del Responsabile della Direzione Internal Audit è deliberata dal Consiglio di
Amministrazione con parere favorevole del Collegio Sindacale.
La Direzione Internal Audit svolge le proprie attività sulla base di un Piano Annuale di Audit dalla stessa
redatto, condiviso dal Comitato per il Controllo e approvato dal Consiglio di Amministrazione della
Capogruppo, sentito il parere del Collegio Sindacale.
Per le Banche e Società del Gruppo, il Piano di Audit è condiviso con i rispettivi Comitati per il Controllo e
Alte Direzioni ed è sottoposto, a cura dei Responsabili della Revisione Interna Delegati, ai competenti
Consigli di Amministrazione, sentito il parere del rispettivo Collegio Sindacale.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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L’efficace perseguimento degli obiettivi della Funzione di Internal Audit è favorito da una formalizzata
separazione, all’interno della Direzione, dell’espletamento delle attività esclusivamente ispettive dalle
attività di valutazione dei processi aziendali, monitoraggio dei rischi e giudizio sulla funzionalità del
S.C.I..
La Direzione Internal Audit si fonda infatti su:
- una Struttura Ispettiva con il compito di verificare, in loco o a distanza, la conformità
comportamentale rispetto alla normativa, alle procedure interne e agli standard aziendali ed
esprimere valutazioni di merito rispetto a determinate fattispecie;
- una Struttura di Auditing, focalizzata sull’attività “core” della revisione interna, che consiste
nell’effettuazione di verifiche dirette a valutare la funzionalità dei processi aziendali (regole,
procedure e strutture organizzative) e l’operatività delle Strutture Centrali, nonché nella
prestazione di attività consulenziale a favore dei Vertici e dell’Organizzazione aziendale
finalizzata a migliorare i processi di controllo, gestione dei rischi e corporate governance. In tale
ambito l’Auditing svolge azioni di individuazione dei presidi, di valutazione sull’adeguatezza degli
stessi e, infine, di coerenza dei comportamenti rispetto al disegno normativo/procedurale: per
questo ultimo genere di riscontro, l’Auditing si basa anche sulle risultanze dei controlli della
Struttura Ispettiva. L’azione di auditing è focalizzata su processi (verificati trasversalmente) o su
singole Strutture di Direzione Generale.
La Funzione di Internal Auditing indica alle strutture competenti l’esito delle proprie verifiche e i
provvedimenti da porre in essere per il superamento delle criticità rilevate. Successivamente, verifica
l’avvenuta adozione delle iniziative da assumere (audit tracking) ed eventualmente effettua una
ulteriore verifica (follow-up).
Le carenze e le successive attività volte al superamento delle stesse costituiscono altresì oggetto di
reporting, secondo l’entità dei rilievi e le relative necessità di intervento, agli Organi con funzione di
supervisione strategica, gestione e controllo.
La metodologia di auditing in uso alla Direzione Internal Audit della Banca Popolare di Vicenza è fondata
sull’utilizzo di un approccio per rischi e processi che consente una rilevazione qualitativa della rischiosità
e la formulazione di un successivo giudizio di adeguatezza del Sistema dei Controlli Interni.
Per quanto attiene alle attività svolte dalla Direzione Internal Audit nel corso del 2012 si rappresenta
come, a livello di Gruppo:
- siano stati “chiusi positivamente” 353 rilievi e 212 raccomandazioni frutto delle attività di audit
sui processi aziendali;
- siano state condotte, relativamente alle Banche, 191 verifiche ispettive sulle filiali, 6 verifiche
ispettive su punti private, 31 verifiche su promotori finanziari, e 39 verifiche a distanza;
- siano state concluse 63 verifiche di audit su Banche e Società Controllate.
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Nel 2012 nell’ambito della Direzione Internal Audit è stata sviluppata e conclusa una specifica attività
progettuale, supportata dalla società di consulenza Deloitte, volta a potenziare gli strumenti di
monitoraggio e valutazione dei rischi legati al D. Lgs 231/2001.
In particolare il progetto, muovendo dalla mappatura dei rischi reato ex D. Lgs. 231/01 sui processi
aziendali, ha avuto come obiettivi:
- il perfezionamento della pianificazione delle attività di controllo dei rischi 231, secondo un
approccio integrato alla metodologia di internal audit;
- l’evoluzione del monitoraggio dei rischi 231 secondo logiche di processo, finalizzate a
individuare più in dettaglio i rischi insiti nelle attività aziendali;
- la qualificazione dei rischi 231 a cui l’azienda è esposta tramite l’applicazione della metodologia
del rischio residuo;
- il miglioramento del reporting agli Organismi di Vigilanza sui rischi 231 insiti nei processi
aziendali.
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RISCHIO DI CREDITO
Il Rischio di Credito è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio di incorrere in perdite dovute al
peggioramento inatteso del merito creditizio di un cliente affidato anche a seguito di situazioni di
inadempienza contrattuale. Il rischio di credito è anche connesso al rischio di incorrere in perdite, a
seguito della prestazione di servizi di consulenza in materia di finanza straordinaria e di acquisizione di
partecipazioni non classificate nel portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza, dovute a inadempienza
della controparte.
Tra i rischi di credito viene generalmente incluso anche il “Rischio Paese” e cioè il rischio che i debitori di
un Paese, siano essi soggetti pubblici o privati, risentano della situazione politica, economica e
finanziaria del paese stesso e, pertanto, possano non adempiere alle obbligazioni per fatti indipendenti
dalla loro volontà (rischi politici, economici, valutari ecc.), ma relativi allo stato in cui risiedono.
Strategie, processi e organizzazione della gestione del rischio
L’attività creditizia del Gruppo Banca Popolare di Vicenza è, da sempre, rivolta a supportare sia le
esigenze di finanziamento delle famiglie, sia lo sviluppo e il consolidamento delle imprese, in particolare
di quelle piccole e medie che rappresentano la realtà economica tipica dei territori di insediamento delle
banche del Gruppo.
In linea con gli esercizi precedenti, le politiche del credito adottate dalle diverse realtà del Gruppo sono
improntate a rispondere alle domande di privati e imprese ponendo particolare attenzione al
problematico andamento della congiuntura economica, al rischio di credito e a un’adeguata copertura a
livello di garanzie.
Con riferimento alla clientela “privati” l’attività di sviluppo si è concentrata sul comparto a medio lungo
termine, attraverso l’erogazione e/o la rinegoziazione di mutui casa ipotecari e sui prestiti personali, per
mezzo di finanziamenti erogati direttamente dalle banche o da società dedicate.
Per la clientela “piccole imprese”, invece, l’attività di sviluppo si è focalizzata principalmente sul
comparto degli impieghi a breve termine, caratterizzati da un elevato frazionamento del rischio e
utilizzando, ove possibile, forme tecniche supportate da garanzie consortili. Per le imprese medie e
grandi si è sostenuto l’incremento dei finanziamenti a medio termine, privilegiando quelli supportati da
garanzie reali. In ogni caso, particolare attenzione è stata posta nella selezione dei settori economici di
appartenenza dei prenditori, in modo da favorire quelli ritenuti meno rischiosi. A questo proposito si
sottolinea la crescente importanza che l’analisi settoriale riveste nel processo di gestione del rischio di
credito, esplicandosi tramite la rielaborazione di dati interni ed esterni forniti da società nazionali
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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specializzate, in modo da massimizzare il loro significato alla luce delle caratteristiche dei diversi Istituti
e dei territori in cui essi sono radicati.
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha aderito alle iniziative promosse in sede ABI e con l’accordo delle
associazioni imprenditoriali e dei consumatori e del Ministero dell’Economia e della Finanza. Tali
iniziative sono finalizzate a supportare imprese e famiglie in situazione di temporanea difficoltà causata
dalla crisi congiunturale.
Per quanto riguarda le imprese, l’accordo, denominato “Avviso comune” prevede la sospensione del
pagamento della quota capitale del mutuo (ipotecario o chirografario) per 12 mesi, nonché
l’allungamento fino a un massimo di 270 giorni delle anticipazioni bancarie sui crediti. Tale accordo, la
cui scadenza originaria era il 30 giugno 2010, è stato prorogato una prima volta fino al 31 gennaio 2011
e una seconda fino al 31 luglio 2011.
In occasione della seconda proroga (16 febbraio 2011) è stato siglato un ulteriore accordo tra ABI, MEF e
associazioni imprenditoriali, che prevede, entro certi limiti, l’allungamento (fino a un massimo di 2 anni
per i chirografari e di 3 per gli ipotecari) - con rimodulazione delle condizioni ai tassi di mercato - della
durata dei finanziamenti che abbiano fruito della sospensione ai sensi dell’Avviso Comune.
Il 28 febbraio 2012 l’accordo è stato rinnovato e la scadenza protratta al 31 dicembre 2012. Prima della
scadenza, al 21 dicembre l’accordo è stato ulteriormente allungato al 31 marzo 2013.
Si segnala anche che nell'ambito dello stesso accordo, le Parti avevano sottoscritto, lo scorso maggio
2012, due distinti Plafond per favorire lo smobilizzo dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della
Pubblica Amministrazione (Plafond Crediti PA) e il finanziamento dei progetti imprenditoriali di
investimento (Plafond Progetti Investimenti Italia). Tuttavia, il quadro normativo necessario all'avvio
delle due iniziative e' stato completato in prossimità della scadenza del 31 dicembre 2012, rendendo, di
fatto, le iniziative inapplicabili per banche e imprese. Per questo motivo, il termine di validità dei due
Plafond é prorogato al 31 dicembre 2013.
Con riferimento ai privati, l’accordo prevede, per le famiglie in situazione di temporanea difficoltà, la
sospensione completa del pagamento della rata per un periodo minimo di 12 mesi fino a un massimo di
18 mesi. L’accordo è stato siglato a fine 2009, con scadenza 31 dicembre 2010; il 26 gennaio del 2011,
l’accordo è stato prorogato una prima volta al 30 giugno del 2011, una seconda (19 luglio 2011) al 31
gennaio del 2012, una terza (31 gennaio 2012) al 30 giugno 2012, una quarta (30 luglio 2012) al 31
dicembre 2012 e infine un quinta (30 gennaio 2013) al 31 marzo 2013.
Si evidenzia, inoltre, che il Gruppo BPVi ha dato un‘interpretazione estensiva degli accordi, estendendola
anche a clientela che non possiede tutti i requisiti previsti dall’accordo.
Si precisa, infine, che il Gruppo non opera in derivati su crediti.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Processo del Credito
Il processo del credito risulta così strutturato:
- Concessione del credito che si articola in: istruttoria, valutazione, delibera, perfezionamento di
fidi ed eventuali garanzie;
- Gestione del credito che si articola in: utilizzi, monitoraggio, revisione affidamenti, gestione dei
crediti anomali;
- Gestione sofferenze e recupero del credito.
Secondo il Regolamento in materia di Gestione del Credito, recepito nelle norme generali dal Manuale
del Credito di ciascun istituto del Gruppo, la valutazione del rischio deve essere improntata alla
prudenza.
Nella fase istruttoria del credito, va acquisita a cura del proponente tutta la documentazione necessaria
per effettuare un’adeguata valutazione del merito creditizio del prenditore, nonché per accertare
l’autonoma capacità di restituzione della controparte, avendo sempre le garanzie offerte natura di
accessorietà (giuridica) e sussidiarietà (economica). Infatti la garanzia è da intendersi come copertura
economica aggiuntiva, ritirata a salvaguardia del rischio di inadempienza ed è quindi uno strumento che
si affianca sussidiariamente alla solvibilità del debitore principale. La documentazione acquisita deve
consentire di valutare la coerenza tra importo, forma tecnica e progetto finanziato; essa, inoltre, deve
permettere l’individuazione delle caratteristiche e delle qualità del prenditore, anche alla luce del
complesso delle relazioni con lo stesso intrattenute.
I rischi nei confronti di singoli clienti del medesimo Gruppo sono da considerarsi unitariamente;
pertanto qualora tra i clienti stessi sussistano connessioni di carattere giuridico o economico, tali
soggetti vengono a costituire un insieme unitario sotto il profilo del rischio, rappresentano cioè un
Gruppo (gruppo economico o gruppo di rischio).
All’atto della concessione e/o rinnovo di affidamenti è fatto obbligo di verificare i rischi in essere del
richiedente e dell’eventuale Gruppo a esso collegato, nei confronti dell’intero Gruppo Banca Popolare di
Vicenza.
Il pricing e/o i ricavi indotti dalla relazione non possono costituire elemento per l’apprezzamento del
merito creditizio e la concessione del credito.
Il processo di istruttoria segue un differente iter a seconda della tipologia di clientela. In caso di clientela
privata e small business la concessione o meno del fido richiesto, di competenza della filiale o dell’Area
fino a importi non particolarmente elevati, segue un percorso semplificato e si serve del sistema di
scoring interno, che è uno strumento informatico finalizzato a verificare il merito creditizio in fase di
concessione di nuovi affidamenti utilizzando fonti informative interne ed esterne. Al fine di meglio
presidiare la fase di concessione del credito alla clientela privata e small business, sono state introdotte
più stringenti limitazioni alle facoltà deliberative, identificate in base al profilo di rischio attribuito alla
controparte da parte del sistema di scoring interno.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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La concessione del credito alla clientela imprese/enti segue un procedimento più articolato in quanto le
proposte di affidamento relative a tale clientela devono essere corredate del parere tecnico di analisti
crediti di Area o di Sede Centrale a seconda dell’ammontare degli affidamenti richiesti.
Il gestore monitora e gestisce il credito giorno per giorno ed è responsabile della sua concessione.
Quando il rischio cliente aumenta, l’obiettivo della gestione è di contenere il rischio banca, adottando
tempestivamente tutte le misure necessarie allo scopo.
Alla luce delle “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le Banche” (circ. 263/06 di Banca d’Italia e
successivi aggiornamenti), è attivo, a livello di Gruppo, un processo organizzativo che prevede, per
quanto concerne la valutazione degli immobili offerti in garanzia, la verifica e l’aggiornamento costante
dei valori di stima, anche mediante l’utilizzo di metodi statistici sulla base di sistemi georeferenziati.
Politiche Creditizie
Con Delibera del Consiglio di Amministrazione, a seguito dell’introduzione nei processi aziendali dei
rating interni, sono state modificate le facoltà deliberative e sono state definite le “Politiche Creditizie” a
livello di Gruppo.
Le “Politiche Creditizie” disciplinano le modalità attraverso le quali il Gruppo intende assumere il rischio
di credito verso i propri clienti e riguardano sia la fase di concessione/rinnovo sia la fase di gestione del
credito. Esse mirano a favorire un’equilibrata crescita degli impieghi verso la “clientela meno rischiosa”
e a limitare l’erogazione del credito verso la clientela che presenta un “peggiore merito creditizio”.
Le “Politiche Creditizie” sono definite sulla base della Valutazione Finale (Verde, Giallo, Rosso); la
Valutazione Finale è il risultato dell’incrocio tra il “Rating di controparte”, che esprime la probabilità di
insolvenza nei successivi dodici mesi, e dello “Score di Monitoraggio Andamentale” che rappresenta un
indicatore sintetico della rischiosità del cliente in funzione dell’andamento dei rapporti.
Tenendo conto delle analisi condotte dalle strutture preposte sul portafoglio crediti del Gruppo, la
Divisione Crediti ha individuato quattro differenti “Politiche Creditizie”: Sviluppo, Gestione e Protezione,
Riequilibrio, Disimpegno.
Tali politiche sono automaticamente assegnate dal sistema informativo a ciascuna controparte, in sede
di proposta di affidamento ovvero a seguito delle attività di analisi sulla controparte previste nell’ambito
dei processi di gestione del Credito Problematico (classificazione e gestione delle posizioni anomale).
Il perimetro di applicazione delle “Politiche Creditizie”, in linea con la segmentazione introdotta ai fini
della corretta applicazione dei modelli di rating, comprende le aziende small-business, small-corporate,
mid-corporate, corporate.
Le “Politiche Creditizie” seguono una macro distinzione tra Breve e Medio Lungo Termine. Per il Breve
Termine (operazioni di durata originaria inferiore a 18 mesi) esse prevedono sostanzialmente indirizzi di
mitigazione del rischio, fermo restando quanto previsto dai regolamenti in materia di facoltà in ordine
alla concessione e gestione del credito in vigore. Relativamente alle operazioni di Medio Lungo Termine
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per cassa (operazioni di durata originaria non inferiore a 18 mesi), le “Politiche Creditizie” definiscono la
durata massima concedibile da ciascun organo deliberante – per tipologia di intervento e in funzione del
tipo di garanzia richiesta o altra forma di mitigazione del rischio – fermo restando il rispetto dei limiti di
importo definiti nelle “Facoltà in ordine alla concessione e gestione” del credito.
Dal 2011 la disciplina dei “settori critici” (comparti che, in base a valutazioni effettuate su dati esterni e
interni alla Banca, presentano elementi di rischio sistemico tale da rendere opportuno sottoporre le
imprese appartenenti a esso a una maggiore attenzione in fase di affidamento e di trattamento
gestionale) viene rivista annualmente, al fine di garantire un maggiore presidio del rischio, alzando i
livelli deliberativi minimi per le imprese appartenente a tali settori. L’erogazione a imprese appartenenti
a tali settori è, infatti, disciplinata da limiti più severi rispetto a quelli ordinari. La classificazione in area
critica di un settore ha valenza di Gruppo, anche se nell’analisi potranno essere prese in considerazione
le peculiarità locali, che eventualmente possono determinare un allargamento del perimetro per una
Controllata.
Sistemi di gestione, misurazione e monitoraggio del rischio
Al fine di mantenere una corretta e prudente gestione del credito, in conformità altresì alle Istruzioni di
Vigilanza (Titolo IV, Capitolo 11, Sezione II della Circolare n° 263/2006 e successivi aggiornamenti), sono
stati attivati idonei sistemi di rilevazione, misurazione e controllo dei rischi.
I controlli costituiscono parte integrante dell’attività quotidiana del Gruppo e sono individuabili in
quattro tipologie:
- Controlli di linea: sono effettuati dalle strutture organizzative (es. i controlli di tipo gerarchico) o
incorporati nelle procedure o eseguiti nell’ambito dell’attività di back-office;
- Controlli sulla gestione dei rischi: hanno l’obiettivo di concorrere alla definizione delle
metodologie di misurazione del rischio, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie
funzioni e di controllare la coerenza dell’operatività. Tali controlli sono affidati a strutture
diverse da quelle produttive;
- Attività di revisione interna dei Fidi: mira a rivalutare il merito creditizio delle singole
controparti, con cadenze prestabilite;
- Controlli ispettivi: effettuati dalla Funzione di Audit che espleta il suo mandato con ispezioni
dirette e controlli a distanza, mirati alla verifica della qualità del credito e della consapevolezza
decisionale delle competenti funzioni preposte alla concessione e gestione del credito stesso.
In ottemperanza alle disposizioni di Banca d’Italia in ambito Basilea 2 riguardo ai cosiddetti “gruppi di
clienti connessi” sono state introdotte delle novità in materia di gestione dei gruppi economici mirate ad
aumentare il grado di oggettività e di reiterazione del processo di composizione degli stessi.
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza si è dotato inoltre di un sistema di limiti e soglie di attenzione volti
a monitorare il rispetto della propensione al rischio definita dal Consiglio di Amministrazione in tema di
rischio di credito.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Sistema interno di rating
Il Gruppo BPVi, pur adottando la metodologia standardizzata per la quantificazione del capitale interno
attuale a copertura del rischio di credito, già dal 2008 ha implementato un sistema interno di rating che
viene utilizzato nei processi aziendali di valutazione del merito creditizio, concessione e monitoraggio
del credito.
Per sistema di rating si intende l’insieme strutturato e documentato delle metodologie, dei processi
organizzativi e di controllo, delle modalità di organizzazione delle basi dati che consente la raccolta e
l’elaborazione delle informazioni rilevanti per la formulazione di valutazioni sintetiche della rischiosità di
una controparte e delle singole operazioni creditizie.
Il rating interno esprime un giudizio – nell’orizzonte di un anno – circa la qualità creditizia del cliente ed
è espresso come probabilità che la controparte possa divenire insolvente. Tale giudizio si articola
secondo una scala interna di classificazione (Scala Maestra) composta – nel caso del Gruppo BPVi – da
11 classi di rating, ciascuna definita in termini di intervallo di probabilità di default (PD). Le classi di
rating sono ordinate in funzione del rischio creditizio: muovendo da una classe meno rischiosa a una più
rischiosa, la probabilità che i debitori risultino in default è crescente.
I modelli implementati in BPVi consentono, di fatto, una valutazione automatica delle singole controparti
sottoposte ad analisi, fornendo un numero (PD) che ne individua in misura sintetica lo “stato di salute”.
Nei modelli sviluppati dal Gruppo BPVi, l’evento di default è rappresentato dalla classificazione della
posizione a incaglio o sofferenza e dalle posizioni con affidamenti rateali per le quali si rileva un ritardo
di almeno 90 giorni.
In base alla classe di rating assegnata secondo la Scala Maestra, la controparte sarà considerata più o
meno rischiosa. Il rating deve essere attribuito – in via ordinaria – almeno una volta l’anno, deve essere
tempestivamente aggiornato in caso di eventi di peggioramento del profilo di rischio e deve essere
oggetto di verifiche più frequenti nei casi di esposizioni nei confronti di debitori a più elevato rischio.
Nel corso del primo semestre del 2012 è stata condotta un’attività di ricalibrazione dei modelli al fine di
adeguarli all’attuale contesto economico-finanziario.
Il Gruppo BPVi ha sviluppato i modelli interni di rating coprendo innanzitutto la tipologia di controparti
sulla quale strutturalmente opera e sulla quale è maggiormente esposta ovvero:
- Privati e Small Business;
- Small Corporate (da 517 mila euro a 2,5 milioni di euro di fatturato);
- Mid Corporate (da 2,5 a 50 milioni di euro);
- Corporate (fatturato superiore a 50 milioni di euro).
L’applicazione della segmentazione sinteticamente descritta, comporta l’esclusione dal calcolo del
rating di alcune tipologie di clienti, tipologie per le quali gli attuali modelli di stima non hanno
dimostrato attendibilità statistica. Tali controparti risulteranno pertanto unrated e seguiranno il
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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normale percorso di istruttoria in virtù del quale si analizzeranno tutti gli elementi previsti dalla
pratica elettronica di fido. Si riportano di seguito le tipologie di controparti escluse, a oggi, dal calcolo
del rating:
- Stati sovrani;
- Banche;
- Società finanziarie: leasing e factoring, assicurazioni;
- Amministrazioni pubbliche;
- Istituzioni senza scopo di lucro;
- Società estere;
- Unità non classificate e non classificabili.
Non vengono sottoposti al calcolo del rating i finanziamenti specializzati (project e object finance,
iniziative immobiliari tramite costituzione di una Newco).
Allo scopo di realizzare un rafforzamento del grado di funzionalità del sistema di rating interno nel corso
del secondo semestre del 2012, su indicazione del Consiglio di Amministrazione, è stato avviato - e
concluso - uno studio di fattibilità relativamente al passaggio ai metodi avanzati sul rischio di credito. Gli
esiti di tali attività sono stati sottoposti al Consiglio di Amministrazione, che ha autorizzato l’avvio del
programma che prevede il passaggio ai metodi avanzati ai fini della determinazione dei requisiti
patrimoniali a fronte del rischio di credito, costituendo una specifica unità progettuale denominata
“Progetto A-IRB”.
Sistema Early Warning
Nel primo semestre del 2009 è stato ultimato il sistema di monitoraggio andamentale Early Warning.
Questo sistema, il cui sviluppo è iniziato nella prima metà del 2008, ha come obiettivo quello di
evidenziare i primi sintomi del possibile deterioramento della qualità creditizia delle controparti
attraverso una serie di indicatori opportunamente selezionati.
Il sistema Early Warning e le valutazioni espresse dai sistemi di rating sono gli elementi utilizzati per la
classificazione gestionale dei clienti attraverso la procedura GdC (Gestione del Credito).
Tale procedura è utilizzata per la gestione e classificazione delle posizioni anomale mediante strumenti e
regole innovative rispetto agli strumenti precedentemente utilizzati (procedura SGR), sfruttando
appieno le potenzialità del nuovo motore Early Warning e realizzando processi flessibili utili a guidare e
monitorare nel tempo il portafoglio crediti e le iniziative della Rete di Vendita dal primo manifestarsi di
anomalie andamentali fino all’eventuale passaggio a sofferenza.
L’estensione dello strumento è stata graduale, mediante una prima sperimentazione su un’area pilota
volta a verificare sul campo il modello di gestione e le funzionalità operative della nuova procedura, e
affinare sulla base dell’esperienza reale gli aspetti legati a:
- variabili parametriche della procedura (iter di lavorazione delle pratiche, ..);
- variabili di definizione dell’approccio gestionale (“Dedicato” vs. “Industrializzato”);
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- tempistiche di lavorazione delle pratiche e meccanismi di controllo (es. limite temporale per la
delibera del piano di azione; ecc.).
Lo strumento informatico consente ai gestori di verificare l’evoluzione del merito creditizio della
clientela, individuando tempestivamente le posizioni affidate che ne evidenziano un deterioramento.
Tale strumento gestionale classifica la clientela in classi a rischiosità crescente (“Bonis”,
“Sorvegliato”,“Incaglio”, ecc.). Il sistema valuta anche le relazioni tra i Clienti, con tracciatura del
colloquio tra Gestori e organi di controllo, e gestisce tutto l’iter di classificazione, autorizzazione e
controllo dei relativi poteri. Tale sistema divenuto operativo presso la Capogruppo nel 2010, è stato
esteso a Banca Nuova nei primi mesi del 2011 e a FarBanca negli ultimi mesi del 2011.
Si ricorda che negli esercizi precedenti, e per i primi mesi del 2012, la clientela in stato diverso dal
default veniva monitorata effettuando una classificazione della medesima in tre classi a rischiosità
crescente: in “Bonis”, in “Osservazione” oppure in “Alto Rischio”. Tale impostazione è stata inizialmente
rivista nel corso del 2012, con l’introduzione, nel secondo semestre, della nuova categoria gestionale
“Pre - Past Due” (posizioni che presentano uno sconfinamento continuativo, indipendentemente
dall’entità, superiore ai 40 giorni e inferiore ai 90 giorni) che ha permesso di svolgere azioni mirate su
posizioni precedentemente classificate nelle classi “Osservazione” e “Alto Rischio”. A partire dagli ultimi
mesi del 2012 si è proceduto, in un’ottica di razionalizzazione del processo e delle classi gestionali del
credito anomalo, all’eliminazione della classe gestionale “Osservazione” (OS) e della classe gestionale
“Alto Rischio” (AR) e alla loro riconduzione a un'unica categoria gestionale “Sorvegliata” (SOR). Inoltre,
alla luce dell’attuale contesto economico, tenuto conto della crescente necessità di concludere con la
clientela accordi di ristrutturazione del debito ricorrendo sia agli strumenti giuridici introdotti dalla
riforma della Legge Fallimentare del 2005 e seguenti implementazioni (accordi di ristrutturazione dei
debiti ai sensi dell’art. 182 bis L.F. e piani di risanamento ai sensi dell’art. 67 3° comma lettera D) sia a
operazioni ordinarie di ristrutturazione dei debiti in generale, è stata introdotta la classe gestionale
“Ristrutturande”. Queste posizioni sono gestite in modo specialistico da apposite Funzioni della Banca.
Attività finanziarie deteriorate
Relativamente alle attività finanziarie deteriorate, il credito anomalo non in sofferenza, oltre che dalle
strutture della rete commerciale, viene monitorato da apposite unità organizzative la cui missione è “la
prevenzione dell’insolvenza”. Tali strutture, dipendenti gerarchicamente e funzionalmente dalla
Divisione Crediti, sono composte da addetti operativi sia presso la Sede Centrale sia, limitatamente alla
Capogruppo, presso le Aree Territoriali in cui è organizzata la Rete di Vendita della Banca.
Per meglio presidiare i clienti che presentano i primi segnali di deterioramento, all’interno della
Divisione Crediti della Capogruppo e della Direzione Crediti di Banca Nuova sono presenti le U.O.
Sorveglianza Crediti, con il compito di supportare i gestori su specifiche situazioni di anomalia, verificare
l’efficacia delle azioni gestionali intraprese e diffondere una cultura generale mirata alla tutela e alla
riduzione del rischio di credito.
Ai Gestori viene richiesto un approccio operativo volto all’eliminazione delle anomalie e al contenimento
del rischio.
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Per quanto attiene alle posizioni “Ristrutturate”, la cui identificazione e gestione avviene in ossequio alle
norme di Vigilanza, la gestione è indirizzata alla verifica del rispetto del piano di ristrutturazione
concordato e che le stesse possono coesistere con le altre classificazioni interne, inclusa quella di
“Incaglio”.
Relativamente alle posizioni soggette a ristrutturazione del debito nelle varie forme, compresi gli accordi
di ristrutturazione ex art. 67 o ex art. 182 legge fallimentare, presso la Capogruppo è stato rafforzato
l’organico dei gestori dei crediti anomali al fine di una puntuale e professionale gestione dei suddetti
accordi, creando un nucleo di operatori specializzati dedicato a questa attività.
Per quanto attiene gli “incagli”, l’attività è indirizzata prioritariamente al recupero bonario, ancorché
graduale, del credito o quanto meno alla mitigazione di eventuali effetti negativi in caso di insolvenza.
La classificazione dei crediti “in sofferenza” si basa sui criteri dettati dalla normativa di Vigilanza. Sono
così inquadrate in detta categoria le esposizioni nei confronti di soggetti in stato di insolvenza, anche
non accertata giudizialmente, o in situazioni sostanzialmente equiparabili, per il cui ripianamento sono
state avviate azioni giudiziali o, comunque, azioni volte al rientro dell’esposizione medesima.
La gestione delle sofferenze e del recupero crediti è affidata a specifiche unità all’interno della Funzione
Crediti.
Tali unità sono composte da legali interni e da personale che svolge attività amministrativa-contabile
relativa alle sofferenze. Per i processi contabili esse si avvalgono di una procedura informatizzata
utilizzata da tutte le società appartenenti al consorzio Sec Servizi.
L’attività di recupero viene svolta in forma proattiva ed è protesa a ottimizzare le procedure legali e a
massimizzare il risultato economico e finanziario. In particolare, nella valutazione delle iniziative da
assumere, i legali interni privilegiano l’attività stragiudiziale, con ricorso spesso ad accordi transattivi,
che permettono di incidere positivamente sui tempi di recupero e sul livello dei costi sostenuti. Nei casi
in cui tale soluzione non sia percorribile, e in modo particolare per le posizioni di entità più rilevante e
per quelle dove è presumibile un maggiore incasso, si ricorre, invece, a legali esterni per l’avvio delle
azioni giudiziali che costituiscono sempre un valido e fondamentale mezzo coercitivo di pressione verso
il debitore e uno strumento risolutivo delle controversie.
I crediti minimi, inesigibili o di difficile esazione, sono in genere trattati massivamente e resi oggetto di
operazioni di cessione pro-soluto, atteso che per essi l’azione legale viene ritenuta antieconomica in
un’ottica di rapporto costi/benefici.
Ai fini di bilancio, le sofferenze sono oggetto di valutazione analitica per la definizione degli
accantonamenti in relazione alle perdite attese. Per ciascuna posizione, e nell’ambito di questa, per ogni
rapporto, l’entità della perdita prevista è determinata in base alla solvibilità dei debitori, alla tipologia e
al valore delle garanzie e allo stato delle procedure in atto. Le stime sono effettuate sempre con criteri
di prudenza conformemente ai principi contabili applicando altresì i principi di attualizzazione.
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Tale complessa valutazione è agevolata dalla suddivisione del totale portafoglio in categorie omogenee
e anno di origine, pur non prescindendo in ogni caso dai valori effettivi di realizzo derivanti dal
patrimonio personale e/o aziendale del debitore e dei garanti.
Il corretto svolgimento dell’attività di gestione e di valutazione svolta sulle sofferenze è, infine,
assicurato anche dall’effettuazione di periodici controlli sia interni, effettuati dalla Direzione Internal
Audit, sia esterni, svolti, tra gli altri, dal Collegio Sindacale e dalla Società di Revisione.
Policy per la gestione del rischio di credito
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha adottato, con approvazione del Consiglio di Amministrazione
della Capogruppo nel mese di dicembre 2012, un’apposita policy che disciplina il processo di gestione
del rischio di credito al fine di declinare una corretta declinazione dei ruoli e responsabilità degli Organi
e delle Funzioni aziendali.
La policy indica i seguenti principi cardine alla base del modello di governance del rischio:
- la responsabilità della definizione delle linee guida di gestione del rischio di credito sia in capo al
Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;
- la rischiosità sia monitorata in maniera accentrata presso Capogruppo con riferimento alle
singole legal entity e al Gruppo nel suo complesso;
- le singole legal entity siano tenute a rispettare le linee guida definite dalla Capogruppo in
materia di gestione dei rischi e del capitale.
La suddetta policy prevede, inoltre, l’articolazione del processo di gestione del rischio di credito nelle
seguenti fasi:
- definizione del risk-appetite (propensione al rischio);
- monitoraggio del rischio di credito e procedure di “escalation”;
- reporting nei confronti degli Organi e delle Funzioni aziendali.
La policy definisce le modalità di declinazione del risk appetite in relazione al rischio di credito
prevedendo, tra l’altro, che annualmente venga definita la propensione al rischio attraverso, oltre la già
citata definizione dei “Settori Critici”, una soglia di attenzione in termini di livello target di Expected Loss
del portafoglio in bonis a livello di Gruppo, un limite operativo relativamente al livello di concentrazione
single name e una soglia di attenzione con riferimento al livello di concentrazione geo-settoriale.
Livello target di Expected Loss
Il grado di rischiosità atteso del portafoglio crediti in bonis del Gruppo può essere quantificato
attraverso l’Expected Loss, ovvero determinando la perdita attesa del portafoglio crediti in bonis.
Tale valore viene determinato utilizzando i modelli interni gestionali di PD (probabilità di default) e LGD
(Loss Given Default).
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Al fine di monitorare, da un punto di vista gestionale, l’evoluzione nel tempo (in particolare nel corso di
un esercizio) della rischiosità del portafoglio crediti definendo una soglia di attenzione sul grado di
possibile deterioramento della qualità creditizia, viene determinata una Expected Loss Target.
Tale Expected Loss ha come obiettivo sia di incorporare l’evoluzione dei parametri di rischio, PD e LGD,
del portafoglio crediti in bonis sia l’evoluzione del portafoglio in termini di modifica della sua
composizione a seguito degli obiettivi di budget fissati nel processo di pianificazione strategica e
operativa.
Livello di concentrazione single name
Nell’ ottica di frazionamento del rischio è stato definito un indicatore di rischio di concentrazione single
name.
Tale indicatore è determinato rapportando l’insieme dell’accordato relativo a singoli clienti o a gruppi
economici sopra una determinata soglia, variabile per le banche del Gruppo, rispetto al totale dei fidi
delle banche stesse.
Da tale computo, sia al numeratore che al denominatore, sono esclusi i fidi alle banche, alle società
appartenenti a gruppi bancari e alle società di emanazione bancaria, ivi compresi, ovviamente, i fidi alle
società del nostro Gruppo; sono altresì esclusi i fidi alle società assicurative, alle società appartenenti a
gruppi assicurativi e alle società di emanazione assicurativa.
Nell’ambito della definizione del risk appetite viene definito un limite operativo, differenziato per le
banche del Gruppo.
Livello di concentrazione geo-settoriale
Il rischio di concentrazione geo-settoriale è il rischio derivante da una concentrazione delle esposizioni
del portafoglio crediti verso controparti e/o gruppi di controparti del medesimo settore economico o
che esercitano la stessa attività o appartenenti alla medesima area geografica.
Monitoraggio del rischio
Il monitoraggio del rischio di credito del Gruppo BPVi si basa:
- sulla definizione di un sistema di deleghe coerenti con i limiti di rischio e sull’identificazione delle
connesse procedure di “escalation” nel caso tali limiti vengano superati;
- sul controllo del rispetto dei limiti e delle deleghe.
Il monitoraggio del rischio di credito avviene:
- monitorando il livello di Expected Loss del portafoglio in bonis rispetto al livello target;
- attraverso il controllo del flusso di nuove rettifiche di valore su nuovi crediti dubbi generati nel
corso dell’esercizio;
- monitorando il livello di concentrazione single name;
- monitorando il livello di concentrazione geo-settoriale;
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- controllando la dinamica dei settori critici.
Modalità di conduzione degli stress-test
Nell’ambito della relazione periodica ICAAP sull’adeguatezza patrimoniale, vengono condotte specifiche
analisi di stress la cui finalità è quella di valutare l’impatto di eventi negativi sull’esposizione al rischio di
credito. In particolare i principali driver di stress identificati sono:
- aumento dell’utilizzo dei margini disponibili sui fidi commited alla clientela;
- incremento dei passaggi a crediti deteriorati;
- deterioramento della qualità media del portafoglio crediti in bonis;
- incremento del loan to value dei mutui ipotecari.
Sistemi di reporting del rischio
Un efficace sistema di gestione dei rischi deve essere basato su un flusso informativo costante nei
confronti di Organi e Funzioni aziendali per permettere una piena consapevolezza rispetto
all’esposizione del Gruppo ai rischi stessi ma soprattutto consentire l’attivazione delle “leve” gestionali
funzionali a un’adeguata gestione dei rischi.
Con riferimento al rischio di credito di seguito vengono descritti i flussi informativi sui quali si basa il c.d.
Sistema Informativo Direzionale del Gruppo BPVi:
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce per il
Consiglio di Amministrazione della Capogruppo la “Relazione sul profilo di rischiosità del
portafoglio crediti” contenente, oltre all’andamento della rischiosità del portafoglio crediti del
Gruppo, il monitoraggio del rischio di concentrazione single name e geo-settoriale del Gruppo.
All’interno di detta relazione viene anche presentato l’andamento delle rettifiche di valore
rispetto alla previsione effettuata e l’andamento dell’expected loss rispetto a quella target;
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce per il
Consiglio di Amministrazione della controllata Banca Nuova la “Relazione sul profilo di rischiosità
del portafoglio crediti” contenente, oltre all’andamento della rischiosità del portafoglio crediti
della banca, il monitoraggio del rischio di concentrazione single name;
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce per il
Direttore Generale, per il responsabile della Divisione Crediti, per il responsabile della Direzione
Crediti Ordinari e per il responsabile Commerciale i report sul profilo di rischiosità del
portafoglio crediti e sull’andamento del rischio di concentrazione single name della Capogruppo
e del Gruppo;
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce per il
Direttore Generale e per il Direttore e Vicedirettore Generale di Banca Nuova, per il
responsabile della Divisione Crediti della Capogruppo e per il responsabile della Direzione Crediti
di Banca Nuova il report sul profilo di rischiosità del portafoglio crediti e sull’andamento del
rischio di concentrazione single name della controllata Banca Nuova.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Si segnala, inoltre, che periodicamente viene svolta dalla Direzione Risk Management, attraverso la U.O.
Risk Management, un’attività di reporting sulle dinamiche dei crediti anomali, rese disponibili, tramite
intranet aziendale, alla Rete commerciale fino ai singoli gestori.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
L’acquisizione di garanzie reali (pegno, ipoteca e privilegio) e/o personali (fideiussione, avallo, mandato
di credito e lettera di patronage) attenuano il rischio di credito connesso alla singola controparte o
gruppo.
L’attenuazione del rischio attribuita a ciascuna garanzia reale è disciplinata da specifica normativa che
tiene conto della diversa tipologia delle garanzie acquisite.
L’analisi delle caratteristiche delle garanzie non evidenzia un particolare grado di concentrazione nelle
diverse forme di copertura/garanzia, in quanto le garanzie acquisite, salvo i casi relativi alle fideiussioni
generali, possono considerarsi sostanzialmente "specifiche" per ogni singola posizione. Inoltre, a livello
generale, non si rilevano vincoli contrattuali che possano minare la validità giuridica delle stesse.
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RISCHIO DI MERCATO
Il Rischio di Mercato è stato definito dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza come il rischio di variazione
sfavorevole del valore di una posizione in strumenti finanziari, inclusa nel portafoglio di negoziazione ai
fini di vigilanza, a causa dell'andamento avverso di tassi di interesse, tassi di cambio, tasso di inflazione,
volatilità, corsi azionari, spread creditizi, prezzi delle merci (rischio generico) e merito creditizio
dell’emittente (rischio specifico).
Ai fini di un efficace gestione del rischio di mercato, l’attività di monitoraggio, oltre al portafoglio di
proprietà (portafoglio HFT), è estesa anche al portafoglio c.d. tattico/strategico della Capogruppo e al
portafoglio AFS della Società Controllata BPV Finance Plc.
Strategie, processi e organizzazione della gestione del rischio
La gestione del rischio di mercato del Gruppo Banca Popolare di Vicenza è disciplinata da una specifica
policy, che indica i seguenti principi cardine alla base del modello di governance del rischio:
- la responsabilità della definizione delle linee guida di gestione del rischio di mercato sia in capo
al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;
- la rischiosità sia monitorata in maniera accentrata presso Capogruppo con riferimento alle
singole legal entity e al Gruppo nel suo complesso;
- le singole legal entity siano tenute a rispettare le linee guida definite dalla Capogruppo in
materia di gestione dei rischi e del capitale.
La responsabilità nella definizione della propensione al rischio di mercato e delle linee guida per la
gestione del medesimo è in capo al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo che si avvale del
Comitato Finanza e ALMs e delle Funzioni aziendali preposte alla gestione operativa e strategica della
stessa.
In particolare, con riferimento alla gestione del rischio di mercato:
- il Comitato Finanza e ALMs propone le linee guida per la gestione del rischio, nell’espletamento
delle sue funzioni di tipo consultivo, nei confronti del Consiglio di Amministrazione;
- la Divisione Finanza ha compiti di gestione operativa delegando la Direzione Global Markets allo
svolgimento delle attività relative alle negoziazione degli strumenti finanziari nel rispetto dei
limiti di rischio e delle deleghe assegnate;
- il Direttore Generale della Capogruppo, nell’ambito delle deleghe attribuite dal Consiglio di
Amministrazione e per il tramite della Divisione Finanza, gestisce il portafoglio c.d.
tattico/strategico;
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- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, monitora i limiti di
rischio in termini di VaR, ed eventualmente di altre metriche, sia a livello di Capogruppo che a
livello di Società Controllate;
- la Divisione Finanza per il tramite dell’Ufficio Financial Monitoring & Documentation monitora i
limiti operativi e di stop-loss a livello di Capogruppo.
- la Direzione Risk Management per il tramite dell’U.O. Risk Management monitora i limiti di
“Delta” e “Vega” per l’operatività in Bond Option.
Ai fini di una corretta declinazione dei ruoli e responsabilità degli Organi e delle Funzioni aziendali, il
processo di gestione del rischio di mercato, disciplinato da un’apposita policy, viene articolato nelle
seguenti fasi:
- definizione del risk-appetite (propensione al rischio) e delle linee guida di investimento;
- monitoraggio del rischio di mercato e procedure di “escalation”;
- reporting nei confronti degli Organi e delle Funzioni aziendali.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo delibera, con cadenza annuale, su proposta del
Comitato Finanza e ALMs, la propensione al rischio di mercato, sia per la Capogruppo (con riferimento al
portafoglio HFT) che per la Controllata BPV Finance (con riferimento al portafoglio HFT e AFS). Per la
Capogruppo la propensione al rischio viene definita dal Consiglio di Amministrazione in termini di:
- Valore a Rischio (Value at Risk o VaR);
- Limiti di massima perdita cumulata (stop-loss);
- Limiti operativi.
Il Consiglio di Amministrazione può delegare la declinazione della propensione al rischio relativa ai limiti
operativi al Direttore Generale che, sentito il Comitato Finanza e ALMs, ne definisce il livello e
l’articolazione con riferimento all’esercizio in corso.
Sistemi di gestione, misurazione e monitoraggio del rischio
Il monitoraggio del rischio di mercato del Gruppo BPVi si basa:
- sulla definizione di un sistema di deleghe coerenti con i limiti di rischio e sull’identificazione
delle connesse procedure di “escalation” nel caso tali limiti vengano superati;
- sul controllo del rispetto dei limiti e delle deleghe.
Con riferimento al portafoglio di proprietà (HFT), il Gruppo BPVi ha definito un sistema di deleghe di tipo
risk-based coerenti con gli obiettivi di risk-appetite deliberati dal Consiglio di Amministrazione. In
particolare, quest’ultimo può delegare il Direttore Generale della Capogruppo, sentito il Comitato
Finanza e ALMs, alla definizione delle deleghe operative della Divisione Finanza che si caratterizzano
come segue:
- limiti in termini di VaR articolati per singolo desk (o strategia);
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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- limiti di stop-loss su base mensile e su base cumulata articolati per singolo desk (o strategia);
- limiti operativi.
Il VaR (Value at Risk o Capital at Risk) è una metodologia per la misurazione del rischio di perdite in uno
specifico portafoglio di assets (strumenti) finanziari. Tale misura identifica la “massima perdita
potenziale” in caso di movimenti avversi del mercato causati da qualsiasi fonte di rischio (tassi
d’interesse, tassi di cambio, corsi azionari, ecc.).
In ottica operativa, il VaR è definito come il valore soglia tale per cui la probabilità che il valore mark-to-
market della perdita del portafoglio ecceda tale soglia, in un determinato orizzonte temporale, sia pari al
livello di probabilità dato.
Tra le possibili scelte metodologiche, il Gruppo ha adottato una metodologia basata sulla “simulazione
storica”. Questo tipo di analisi permette di costruire la funzione di distribuzione cumulata dei rendimenti
di mercato. Contrariamente alla maggioranza dei modelli parametrici, la “simulazione storica” non
formula alcuna ipotesi sulla distribuzione dei rendimenti futuri degli assets, assumendo che la
distribuzione dei fattori di rischio possa essere approssimata con quella verificatasi nel passato.
Il processo di determinazione del VaR prevede la stima dei rischi di portafoglio sulla base di:
- movimenti di mercato verificatisi nei periodi precedenti;
- holding period pari a un giorno;
- intervallo di confidenza del 99%.
Le modalità di determinazione del VaR constano delle seguenti fasi:
- identificazione dei fattori di rischio e del modello di calcolo per determinare il prezzo di uno
strumento;
- raccolta dei fattori di rischio relativi al periodo preso come riferimento, in modo da risalire alla
serie storica delle variazioni dei fattori di rischio relativi alla valutazione dello strumento. Le serie
storiche utilizzate per il calcolo del VaR hanno una profondità di circa un anno. Ogni giorno la
serie storica considerata "perde" la rilevazione più lontana nel tempo e "incorpora" quella del
giorno lavorativo più recente. Sulla base dei nuovi dati, il valore risulta aggiornato
quotidianamente;
- calcolo delle perdite e dei profitti giornalieri relativi all’ultimo anno. Questi valori sono ordinati
dall’utile più elevato alla peggiore perdita registrata. Il VaR corrisponde alla terza massima
perdita giornaliera che si è verificata nell’ultimo anno: statisticamente questo equivale a
considerare un intervallo di confidenza del 99%.
Di seguito si riporta un elenco non esaustivo dei principali fattori di rischio utilizzati nella determinazione
del VaR:
- Security Spot - variazioni del prezzo del titoli azionari e fondi;
- Equity Volatility: variazione delle volatilità dei titoli azionari e indici;
- FX Spot - variazioni del tasso di cambio;
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- FX Volatility - variazioni della volatilità del tasso di cambio;
- Zero coupon curve - variazioni delle curve di discount e forward;
- Swaption Volatility - variazioni della volatilità delle swaptions (ATM e skew);
- Cap Floors Smile - variazioni della volatilità dei cap/floor;
- CRD Market rate - variazioni dei Credit Default Swap.
Il rispetto dei limiti assegnati in termini di VaR dovrebbe garantire, entro un dato intervallo di
confidenza, un tetto alla perdita massima giornaliera. Tuttavia, non si può escludere che, pur
rispettando i limiti prefissati in termini di VaR giornaliero, si generino, per più giorni, perdite la cui
somma, in un determinato intervallo di tempo, raggiunga valori non in linea con il risk-appetite della
Banca. Da ciò è nata l'esigenza di abbinare i limiti di VaR con indicatori volti a monitorare le eventuali
perdite per periodi più lunghi (c.d. stop-loss).
La stop-loss rappresenta, infatti, la massima perdita cumulata in un determinato intervallo temporale
(ad es. il mese e/o l'intero esercizio), consentita, in relazione alle deleghe attribuite dal Consiglio di
Amministrazione, a un dato livello “gerarchico” senza l'obbligo di definire specifiche azioni correttive.
Il VaR permette di sintetizzare in un unico numero la perdita massima che si può realizzare con un dato
livello di confidenza. Tuttavia, tale misura risulta valida solo in condizioni normali di mercato e con una
serie di assunzioni teoriche; quindi i suoi risultati devono sempre essere interpretati alla luce delle
assunzioni sottostanti.
Per un monitoraggio più puntuale del rischio di mercato e del profilo di rischio sul portafoglio di
proprietà, oltre a quanto già illustrato in materia di VaR e stop-loss, il Gruppo BPVi ha definito un set
articolato di limiti operativi tra i quali si ricorda:
- Sensitivity (rischio di tasso): variazione dei profitti e delle perdite che si verificherebbe in caso di
una variazione di un basis point della curva di riferimento (shift parallelo);
- Vega (rischio di tasso): variazione dei profitti e delle perdite che si verificherebbe in caso di una
variazione dell’1% della volatilità (o delle curve di volatilità) caratterizzante lo strumento
finanziario;
- Vega Bond Option (rischio di tasso): variazione dei profitti e delle perdite che si verificherebbe
in caso di una variazione dell’1% della volatilità (o delle curve di volatilità) caratterizzante
l’operatività in Bond Option;
- Vega (rischio azionario): variazione dei profitti e delle perdite che si verificherebbe in caso di
una variazione dell’1% della volatilità (o delle curve di volatilità) caratterizzante lo strumento
finanziario;
- Vega (rischio di cambio): variazione dei profitti e delle perdite che si verificherebbe in caso di
una variazione dell’1% della volatilità del tasso di cambio;
- Delta in controvalore monetario (rischio di cambio): posizione equivalente cash per portafoglio
spot, termine, derivati su cambi;
- Delta Bond Option: posizione equivalente cash per operatività in Bond Option;
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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- Delta equivalent (rischio azionario): valore di mercato per le azioni e posizione equivalente cash
per derivati azionari e su indici azionari;
- Importo investito massimo (posizione): controvalore dei titoli cash/fondi ai prezzi di carico (al
lordo del delta dei derivati) per garantire l’equilibrio fra attivo e passivo entro i vincoli di budget
assegnati;
- Concentrazione: limite massimo, in percentuale o in valore assoluto, di un asset detenibile in
portafoglio (per titolo o per emittente);
- Credit Risk Sensitivity (rischio di credito): variazione dei profitti e delle perdite che si
verificherebbe in caso di una variazione di un basis point della curva di credito di riferimento.
Modalità di conduzione degli stress-test
Lo stress-test è un processo di aggiustamento che permette di capire come il portafoglio reagirebbe a
piccoli (Sensitivity Analysis) o più drastici (Stress Analysis) mutamenti delle condizioni dei mercati.
Lo stress-test mira a identificare quegli eventi estremi che possono innescare perdite catastrofiche sul
portafoglio. Esistono tre tipi di stress-test: storico, customized e il reverse stress-testing.
Lo stress-test storico ha come principale obiettivo quello di verificare lo stato di salute del portafoglio
analizzando cosa potrebbe accadere allo stesso se particolari condizioni di mercato, verificatesi nel
passato, dovessero presentarsi nuovamente. La scelta dello scenario deve essere coerente con gli
strumenti finanziari che risultano essere presenti in maniera preponderante nel portafoglio.
Allo scopo di evitare alcuni degli inconvenienti che si possono presentare in uno stress-test storico, viene
solitamente implementata una metodologia di tipo customized, dove lo stress viene applicato in modo
mirato alle variabili che maggiormente possono impattare il portafoglio, senza per questo dover ricreare
una situazione verificatasi nel passato.
Il reverse stress-test mira a identificare quei rischi che possono portare l’istituto al default.
Contrariamente agli approcci precedentemente esposti, che, partendo dalla situazione presente cercano
di stressare alcune variabili per identificare il punto massimo dove l’azienda può spingersi senza fallire, il
reverse stress-test identifica direttamente quei tipi di rischi che possono condurre l’istituto al default.
Il Gruppo ha optato per l’implementazione di stress-test sia di tipo storico che customized, con la finalità
di verificarne l’impatto sul market value del portafoglio di negoziazione.
Gli scenari di stress test utilizzati nell’analisi rappresentano una griglia di variazioni estreme e
simmetriche che riguardano i mercati azionari, le curve dei tassi in parallel shift, l’andamento delle
valute, le volatilità e i credit spread.
Nella loro definizione, sono state effettuate le seguenti ipotesi sulla correlazione tra i fattori di rischio:
- a movimenti in rialzo del mercato azionario si accompagna un movimento in ribasso dei titoli di
stato e quindi le azioni e i tassi di rendimento free-risk salgono contemporaneamente;
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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- a movimenti in ribasso del mercato azionario segue un crollo anche del mercato dei corporate
bond (correlazione elevata tra equity e credit spread), per cui contestualmente a un ribasso dei
mercati azionari i credit spread aumentano.
A complemento dei citati scenari sono stati identificati scenari “storici” rappresentativi di crash che
hanno realmente interessato i mercati (ad es. l’attacco terroristico al World Trade Center e il default
Lehman). Le suddette ipotesi vengono riviste periodicamente per accertarne la coerenza rispetto al
profilo di rischio del Gruppo.
Modalità di conduzione dei backtesting
Il backtesting è ritenuta la principale metodologia per giudicare le performance del VaR. Esso mira a
valutare l’accuratezza del modello VaR, dove per accuratezza si intende: la precisione con cui il modello
misura il percentile di una distribuzione di Profit & Losses (P&L) e la precisione con cui il modello
prevede l’ammontare e la frequenza delle perdite.
Il Gruppo ha deciso di adottare una metodologia di backtesting basandosi su di un approccio di tipo
standard. Lo scopo di tali test retrospettivi è permettere di valutare l’efficienza previsionale dei risultati
del Value at Risk, confrontando la perdita stimata dal modello di calcolo con il dato di P&L risultante
dalla rivalutazione delle posizioni con gli effettivi dati di mercato. In particolare, l’analisi ha come
oggetto il cosiddetto clean backtesting, che confronta il dato di VaR calcolato al tempo t per stimare la
perdita attesa per il tempo t+1 con la variazione di P&L computata utilizzando i parametri mercato tra
tempo t e il tempo t+1 a parità di portafoglio.
Sistemi di reporting del rischio
Un efficace sistema di gestione dei rischi deve essere basato su un flusso informativo costante nei
confronti di Organi e Funzioni aziendali per permettere una piena consapevolezza rispetto
all’esposizione del Gruppo ai rischi stessi ma soprattutto consentire l’attivazione delle “leve” gestionali
funzionali a un’adeguata gestione dei rischi.
Con riferimento al rischio di mercato di seguito vengono descritti i flussi informativi sui quali si basa il
c.d. Sistema Informativo Direzionale del Gruppo BPVi:
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce con cadenza
giornaliera il report sull’assorbimento dei limiti di VaR, sulle evidenze del back-testing
(esclusivamente per la Capogruppo) e sulle risultanze delle prove di stress-test per la
Capogruppo e per la Controllata BPV Finance Plc. La medesima reportistica viene prodotta a
beneficio del Comitato Finanza e ALMs;
- la Divisione Finanza, per il tramite dell’Ufficio Financial Monitoring & Documentation, produce
con cadenza giornaliera il report sull’assorbimento dei limiti di stop-loss e dei limiti operativi per
la Capogruppo. La medesima reportistica viene prodotta a beneficio del Comitato Finanza e
ALMs;
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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- la Direzione Risk Management produce l’informativa relativa alla dinamica dei rischi di mercato
sul portafoglio di proprietà (HFT) della Capogruppo e sulla Controllata BPV Finance a beneficio
del Consiglio di Amministrazione e del Comitato per il Controllo;
- la Direzione Risk Management, con il supporto della Divisione Finanza, produce l’informativa
relativa alla dinamica degli investimenti del portafoglio c.d. tattico/strategico della Capogruppo
a beneficio del Consiglio di Amministrazione e del Comitato per il Controllo;
- la Direzione Risk Management, con il supporto della Divisione Finanza, produce l’informativa
relativa alla dinamica degli investimenti del portafoglio c.d. tattico/strategico della Capogruppo
a beneficio del Comitato Finanza e ALMs.
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
Le politiche di copertura e di attenuazione del rischio di mercato del Gruppo Banca Popolare di Vicenza
sono definite all’interno del Comitato Finanza e ALMs. Quest’ultimo si riunisce normalmente su base
settimanale; durante i meeting vengono tra l’altro presentati reportistiche in termini di rischio di
mercato quali VaR, greche e scenari di stress e altri limiti operativi; sono inoltre oggetto di monitoraggio
gli specifici plafond deliberati dal Consiglio di Amministrazione per gli investimenti strategici. All’interno
del Comitato Finanza e ALMs vengono inoltre identificate eventuali strategie di copertura/attenuazione
del rischio per quanto concerne sia l’operatività di trading sia in relazione agli investimenti strategici e,
più in generale, del banking book. Il Comitato Finanza e ALMs ha funzione consultiva nei confronti del
Consiglio di Amministrazione; le indicazioni e gli indirizzi consultivi espressi dal Comitato Finanza e ALMS
sono vincolanti per il Responsabile della Divisione Finanza della Capogruppo che, pertanto, nell’esercizio
delle deleghe ricevute è tenuto ad adeguarsi ai pareri consultivi del Comitato.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE DEL BANKING BOOK
Il portafoglio bancario è costituito dal complesso delle posizioni diverse da quelle ricomprese nel
portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza. Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo Banca
Popolare di Vicenza relativamente al portafoglio bancario deriva principalmente dall’attività di
trasformazione delle scadenze. In particolare, è generato dallo sbilancio tra poste dell’attivo fruttifero e
del passivo oneroso in termini di masse, scadenze e tassi.
Il rischio di tasso di interesse è rappresentato dalla possibilità che le fluttuazioni dei tassi di interesse di
mercato producano significative variazioni sulla situazione economico-patrimoniale della banca.
Le variazioni dei tassi di interesse impattano sia sul risultato reddituale che sulle poste patrimoniali, in
quanto possono modificare il margine di interesse (nonché il livello di altri costi e ricavi operativi
sensibili ai tassi di interesse) e il valore delle attività e delle passività sensibili al rischio tasso (e per tale
via il valore economico del patrimonio netto, ottenuto come differenza tra il valore delle attività e delle
passività). Pertanto, un efficace sistema di misurazione, controllo e gestione, che mantenga
l’esposizione al rischio di tasso di interesse entro limiti prudenti, è essenziale per la solidità della banca e
per una corretta declinazione del risk-appetite.
Le differenze di carattere finanziario tra le attività e le passività presenti nel bilancio della banca, e di
conseguenza la potenziale esposizione al rischio di tasso di interesse, derivano tanto dalle preferenze
della clientela in merito alle caratteristiche finanziarie degli strumenti di investimento e di
indebitamento, quanto dalle scelte della banca riguardanti le modalità di raccolta e di impiego dei fondi.
Strategie, processi e organizzazione della gestione del rischio
La gestione del rischio di tasso del Gruppo Banca Popolare di Vicenza è disciplinata da una specifica
policy, che indica i seguenti principi cardine alla base del modello di governance del rischio:
- la responsabilità delle linee guida di gestione del rischio di tasso è in capo al Consiglio di
Amministrazione della Capogruppo;
- il rischio di tasso è gestito in maniera accentrata presso la Capogruppo, sia per quanto riguarda
le singole legal entity sia per quanto concerne il Gruppo nel suo complesso;
- le singole legal entity, per le quali è previsto un coinvolgimento strutturato nel processo di
gestione del rischio tasso, sono tenute a rispettare le linee guida definite dalla Capogruppo in
materia di gestione del rischio tasso ed a contenerne l’esposizione entro limiti predefiniti.
Eventuali diversità di visione vengono riportate e discusse con la Capogruppo.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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La responsabilità delle linee guida per la gestione del rischio di tasso del banking book è in capo al
Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, che si avvale del Comitato Finanza e ALMs e delle
Funzioni aziendali preposte per la gestione strategica e operativa del medesimo sia a livello di Gruppo
che di singola legal entity.
La governance del rischio di tasso rappresenta un processo complesso e articolato che prevede il
coinvolgimento, a vario titolo, di una pluralità di Organi e Funzioni aziendali sia della Capogruppo che
delle Controllate. In particolare, e in via non esaustiva, il processo di gestione del rischio tasso prevede il
contributo principale degli Organi e delle Funzioni aziendali di seguito elencate:
- il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;
- il Comitato Finanza e ALMs della Capogruppo;
- la Direzione Risk Management della Capogruppo;
- la Divisione Finanza della Capogruppo;
- i referenti per la gestione del rischio tasso presso le Banche e le Società (interest rate sensitive)
controllate.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo approva le linee guida strategiche e i limiti operativi
proposti dal Comitato Finanza e ALMs, e viene informato periodicamente in merito all’evoluzione
dell’esposizione al rischio di tasso e alla gestione operativa del medesimo.
Il Comitato Finanza e ALMs propone le linee guida strategiche, nell’espletamento delle sue funzioni di
tipo consultivo nei confronti del Consiglio di Amministrazione, e definisce le azioni che la Divisione
Finanza deve porre in essere per la gestione del rischio di tasso. Le scelte strategiche e gestionali
riguardanti il banking book, adottate dal Comitato Finanza e ALMs, sono volte a minimizzare la volatilità
del margine di interesse entro il gapping period di 12 mesi, ovvero a minimizzare la volatilità del valore
economico al variare dei tassi di interesse.
La Direzione Risk Management alimenta il sistema informativo di Asset & Liability Management
attraverso un flusso continuo e articolato di dati, e istruisce i temi di discussione nelle riunioni del
Comitato Finanza e ALMs. La Direzione é responsabile dell’attività di reporting e del monitoraggio dei
limiti operativi e svolge congiuntamente alla Divisione Finanza, attività consultiva nei confronti di tutti gli
Organi e Funzioni aziendali del Gruppo in materia di rischio tasso.
La Divisione Finanza ha la responsabilità diretta della gestione operativa del rischio di tasso, la quale può
essere eventualmente delegata, in tutto o in parte, alla Direzione Global Markets.
Sistemi di gestione, misurazione e monitoraggio del rischio
Le metodologie di Asset & Liability Management adottate dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza
rispondono prevalentemente all’esigenza di monitorare l’esposizione al rischio tasso di tutte le poste
attive fruttifere e passive onerose al variare delle condizioni di mercato.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Nel corso dell’esercizio 2009 il Gruppo ha predisposto l’attivazione di un sistema di Asset & Liability
Management (ALMPro ERMAS), il quale è stato utilizzato a partire dalla data di analisi di febbraio 2010.
Il sistema ha permesso di utilizzare nuovi modelli, basati su metodologie sofisticate, i quali permettono
di misurare e gestire attivamente il rischio di tasso con ancor maggiore precisione. Inoltre, il nuovo
sistema permette di utilizzare metodologie di simulazione avanzate, afferenti alla sfera dell’Asset &
Liability Management dinamico.
È prevista la produzione di una reportistica finalizzata all’analisi dell’esposizione al rischio sia del
margine di interesse sia del valore economico del banking book.
Il monitoraggio del rischio di tasso viene effettuato attraverso i seguenti modelli:
- repricing gap analysis: stima dei mismatch di repricing e della variazione attesa del margine di
interesse a seguito di uno shock parallelo e immediato delle curve dei tassi (±100 bp);
- refixing gap analysis: stima dei mismatch di refixing (suddivisi per parametro benchmark, tali da
garantire il monitoraggio dei lags e basis risks) per le poste a tasso variabile;
- maturity gap analysis fixed rate: stima dei mismatch tra le poste patrimoniali a tasso fisso del
banking book, e degli effetti correttivi generati dalle eventuali strategie di hedging;
- duration gap analysis e sensitivity analysis: stima di market value, duration, sensitivity, bucket
sensitivity del valore economico del banking book a seguito di uno shock parallelo e immediato
delle curve dei tassi pari a +100 bp e a +200 bp.
Le analisi effettuate sono di carattere statico, ed escludono quindi ipotesi sulle variazioni future della
struttura patrimoniale in termini di volumi e di mix di prodotto. Le poste a vista con clientela vengono
gestite attraverso un apposito modello interno, il quale consente di tenere conto della vischiosità del
tasso applicato alle suddette operazioni al variare dei tassi di mercato, oltre che di considerare la
persistenza temporale degli aggregati di tali poste. L’inclusione del suddetto modello
“comportamentale” nelle analisi di ALM statico permette di completare l’insieme delle metodologie
utilizzate per la stima del rischio di interesse del banking book, superando così sia l’assunzione di pieno e
immediato riprezzamento di tali poste a fronte di variazioni dei tassi di mercato sia le assunzioni del
modello semplificato di Banca d’Italia.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, su proposta del Comitato Finanza e ALMs, definisce
con cadenza almeno annuale il sistema di limiti operativi del Gruppo. Il sistema di limiti operativi può
essere articolato su più variabili-obiettivo, al fine di garantire il monitoraggio dell’esposizione al rischio
di tasso con riferimento a:
- variazione attesa del valore economico del banking book;
- variazione attesa del valore economico del banking book articolata per intervalli di time bucket
rilevanti;
- variazione attesa del margine di interesse entro il gapping period di 12 mesi.
Il sistema prevede la definizione di «soglie di attenzione» finalizzate ad attivare opportune e urgenti
valutazioni in tema di gestione del rischio di tasso, in particolare con riferimento alla strategia di Cash
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Flow Hedge degli impieghi a tasso variabile. Per tale strategia è stata definita una «soglia di attenzione»
a livello di Gruppo relativa al Net Market Value del portafoglio di derivati di copertura (interest rete
swap + swaption collar ancillari).
L’U.O. Risk Management della Direzione Risk Management produce le analisi di ALM statico, sia per le
singole legal entity sia per il Gruppo nel suo complesso. L’U.O. Risk Management garantisce, inoltre, la
produzione di un documento di sintesi sulla situazione di ALM statico, sia per le singole legal entity sia
per il Gruppo nel suo complesso, destinato al Comitato Finanza e ALMs. L’U.O. Risk Management
produce, infine, un documento di sintesi relativo al rispetto dei limiti operativi, destinato al Comitato
per il Controllo.
Il modello interno di Asset & Liability Management del Gruppo BPVi permette di stimare gli effetti delle
fluttuazioni dei tassi di interesse sulla redditività attesa dell'intermediario attraverso i due classici
approcci proposti dalla teoria:
- la «prospettiva degli utili correnti» stima l’impatto delle fluttuazioni dei tassi di interesse sul
margine di interesse, su un orizzonte temporale di 12 mesi;
- la «prospettiva dei valori di mercato» stima l’impatto delle fluttuazioni dei tassi di interesse sul
valore economico del patrimonio netto, su un orizzonte temporale di lungo periodo.
In particolare, per la stima dell’esposizione al rischio tasso del valore economico del banking book, viene
utilizzata la metodologia “full-evaluation”. Ciò significa che la variazione di valore a seguito degli shock
delle curve ipotizzati avviene ricalcolando il valore del banking book in corrispondenza dello scenario
ipotizzato, e quindi calcolando la differenza rispetto al valore del banking book in corrispondenza dello
scenario di mercato in riferimento al quale viene effettuata l’analisi.
Oltre alla produzione di indicatori sintetici di rischio per la variazione del valore economico del banking
book, la rappresentazione fornita dal modello interno di ALM consente di avere anche un’analisi di
ripartizione della sensitivity per i time bucket rilevanti. Tale rappresentazione ricopre grande rilevanza
nel segnalare le scadenze sulle quali è necessario intervenire per gestire con efficacia l’esposizione al
rischio. Il contenimento della sensitivity non garantisce di per sé una riduzione del rischio di interesse
durevole nel tempo. Solo una riduzione della bucket sensitivity, in corrispondenza di ciascun time
bucket, è in grado di garantire una riduzione del rischio tasso efficace in ottica pluriperiodale. La
medesima condizione è poi necessaria per ridurre la sensitivity del valore di mercato del banking book
non solo a fronte di uno shock parallelo dei tassi di mercato, ma anche a seguito di shock non paralleli.
Lo strumento utilizzato per le analisi di ALM statico consente di effettuare simulazioni sulla nuova
produzione, e permette quindi di valutare ex-ante l’impatto che la nuova operatività (ivi incluse le
operazioni di copertura) avrà sull’esposizione al rischio tasso.
Tanto l’utilizzo dell’approccio semplificato previsto dalla Circolare n° 263/2006 e successivi
aggiornamenti, quanto le ipotesi sottostanti l’utilizzo del modello interno di ALM, prevedono un’ipotesi
di stress basata su uno shock delle curve dei tassi di +200 bps.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Modalità di conduzione degli stress-test
Le prove di stress rappresentano l’insieme delle tecniche qualitative e quantitative attraverso le quali il
Gruppo valuta la propria vulnerabilità a scenari di mercato avversi. Il Gruppo conduce periodicamente
prove di stress per la misurazione e il controllo del rischio di tasso del banking book. Le analisi di stress
interessano le variabili obiettivo proprie degli approcci basati tanto sulla «prospettiva degli utili
correnti» quanto sulla «prospettiva dei valori di mercato». Le prove di stress vengono condotte con le
seguenti finalità:
- evidenziare il rischio generato dagli eventuali mismatch tra poste attive fruttifere e poste
passive onerose, e quindi delineare in modo chiaro quali siano gli interventi necessari per
l’attenuazione e il contenimento del rischio di tasso entro i limiti predefiniti;
- produrre misure di sensitivity per il monitoraggio dei limiti operativi sul rischio di tasso.
Gli scenari applicati per misurare l’esposizione al rischio del margine di interesse sottendono ipotesi di
shift delle curve pari a +100 basis points (stante l’attuale struttura dei tassi, che per la parte a breve è
prossima allo zero, l’ipotesi -100 basis points non viene considerata e sostituita con l’ipotesi +50 basis
points). Gli scenari applicati per misurare l’esposizione al rischio del valore economico del banking book
sottendono ipotesi di shift delle curve pari a +100 basis points e +200 basis points. In ciascuno di questi
scenari tutti i fattori di rischio subiscono il medesimo shock.
Come detto precedentemente, le stime sono condotte ipotizzando l’invarianza della struttura
patrimoniale in termini di volumi e di mix di prodotto. La vischiosità e la persistenza degli aggregati delle
poste a vista con clientela vengono gestite attraverso l’applicazione di un apposito modello interno.
La necessità di valutare la vulnerabilità del Gruppo a fronte di eventi eccezionali ma plausibili ha
richiesto la formulazione di scenari più complessi e articolati rispetto agli scenari di shift. Gli scenari di
twist rispondono a questa esigenza: la costruzione di tali scenari (riconducibili alle topologie di
steepening, flattening e inversion) prevede che vengano inizialmente applicati degli shock su specifici
nodi delle curve, e che il differenziale di shock così generato tra i nodi identificati venga trasferito su
tutti gli altri nodi. L’applicazione di questi scenari permette di stimare indicatori di sensitivity rispetto a
una pluralità di fattori di rischio, rappresentati dai singoli nodi delle curve dei tassi.
I titoli azionari non quotati non sono, al momento, oggetto di specifica misurazione di sensitività.
Sistemi di reporting del rischio
La Direzione Risk Management alimenta il sistema informativo di Asset & Liability Management
attraverso un flusso continuo e articolato di dati, e istruisce i temi di discussione nelle riunioni del
Comitato Finanza e ALMs. É, inoltre, responsabile dell’attività di reporting e del monitoraggio dei limiti
operativi. Svolge, infine, congiuntamente alla Divisione Finanza, attività consultiva nei confronti di tutti
gli Organi e Funzioni aziendali del Gruppo in materia di rischio tasso.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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In particolare, l’U.O. Risk Management della Direzione Risk Management:
- produce analisi di ALM statico, sia per le singole legal entity sia per il Gruppo nel suo complesso;
- conduce le prove di stress, sia per quanto riguarda la «prospettiva degli utili correnti» sia per
quanto riguarda la «prospettiva dei valori di mercato»;
- monitora i limiti operativi definiti dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;
- fornisce adeguata informativa al Comitato Finanza e ALMs attraverso un’azione di reporting;
Al superamento dei limiti definiti nei paragrafi seguenti, la Direzione Risk Management comunica
l’avvenuto superamento al primo Comitato Finanza e ALMs utile, al quale fornisce l’informativa
necessaria al fine di valutare le contromisure adeguate per la gestione del superamento dei limiti. Al
superamento dei limiti deve essere fornita adeguata informativa al Consiglio di Amministrazione e al
Comitato per il Controllo alla prima riunione utile.
Politiche di coperture e di attenuazione del rischio
Attività di copertura del fair value
Il Gruppo pone in essere operazioni di copertura specifica su prestiti obbligazionari emessi zero coupon
o strutturati, per la rappresentazione contabile dei quali si avvale di quanto disposto dalla cosiddetta
“Fair Value Option”. La strategia sottostante alla copertura è volta a ridurre la duration delle passività
ovvero finalizzata alla certezza del costo delle emissioni strutturate. Nel corso del 2012, la copertura in
“Fair Value Option” è stata estesa anche alle nuove emissioni di prestiti obbligazionari cosiddetti “Multi
Callable”. Nel corso del primo semestre del 2008 sono stati definititi gli strumenti e i processi di Hedge
Accounting finalizzati alla copertura specifica di cluster omogenei di impieghi a tasso fisso (Fair Value
Hedge – micro coperture di gruppo). Nel mese di ottobre 2009 tutte le coperture degli impieghi a tasso
fisso della Capogruppo sono state assoggettate a unwinding. Nel mese di giugno 2010 i suddetti
impieghi a tasso fisso sono nuovamente stati coperti, con partenza forward starting luglio 2012. Nel
corso del mese di giugno parte di tali coperture sono state rinegoziate con partenza forward starting
luglio 2013. I BTP e i BTP inflation linked acquistati a partire dal mese di gennaio 2010 per la Capogruppo
e per le Controllate sono stati assoggettati a operazioni di copertura attraverso asset swap. Anche
questa tipologia di operazioni è gestita attraverso gli strumenti di Hedge Accounting (Fair Value Hedge –
micro coperture specifiche). A seguito dell’estensione dei processi di Hedge Accounting anche alle poste
del passivo oneroso, alcuni dei prestiti obbligazionari a tasso fisso della Capogruppo non coperti in Fair
Value Option sono stati coperti in regime di Hedge Accounting (Fair Value Hedge – micro coperture
specifiche) nel mese di marzo 2010. Nella seconda metà del 2010 il processo di Hedge Accounting é
stato esteso alla copertura degli impieghi a tasso variabile con interest rate cap embedded (Fair Value
Hedge – micro coperture di gruppo). Questa tipologia di copertura è proseguita anche nel corso del
2011, allargando l’operatività dai soli impieghi del segmento Privati anche agli impieghi del segmento
Small Business.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Attività di copertura dei flussi finanziari
Nel corso del primo semestre del 2011 sono stati definititi gli strumenti e i processi di Hedge Accounting
finalizzati alla copertura di cluster omogenei di impieghi a tasso variabile (Macro Cash Flow Hedge). A
partire da luglio 2011 il Gruppo pone in essere operazioni di copertura di cash flow relativamente a
questa fattispecie di impieghi. Inoltre nel 2012, al fine di mitigare la posizione di rischio tasso asset side
così generata, si è provveduto a porre in essere delle strutture di swaption collar ancillari.
Attività di copertura di investimenti esteri
Il Gruppo non ha posto in essere operazioni di copertura di investimenti esteri.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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RISCHIO DI LIQUIDITÁ
Il Rischio di Liquidità è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio di inadempimento dei propri
impegni di pagamento, causato dall’incapacità di reperire fondi (funding liquidity risk) ovvero dalla
presenza di limiti allo smobilizzo delle attività (market liquidity risk). Tale rischio può anche manifestarsi
come perdita rispetto alla realizzazione al fair value derivante dalla forzata cessione di attività (forced
sale) o, in senso più lato, come perdita in termini reputazionali e di opportunità di business.
Per funding liquidity risk si intende il rischio che il Gruppo non sia in grado di far fronte ai propri impegni
di pagamento e alle proprie obbligazioni in modo efficiente (secondo logiche coerenti, dunque, con il
profilo di rischio “desiderato” e a condizioni economiche “eque”) per incapacità di reperire fondi senza
pregiudicare la sua attività caratteristica e/o la sua situazione finanziaria.
Per market liquidity risk si intende il rischio che il Gruppo non sia in grado di liquidare un asset se non a
costo di incorrere in perdite in conto capitale a causa della scarsa liquidità del mercato di riferimento
e/o in conseguenza del timing con cui è necessario realizzare l’operazione.
Strategie, processi e organizzazione della gestione del rischio
La gestione del rischio di liquidità del Gruppo Banca Popolare di Vicenza è disciplinata da una specifica
policy, che indica i seguenti principi cardine alla base del modello di governance del rischio:
- la liquidità è gestita in maniera accentrata presso la Capogruppo Banca Popolare di Vicenza con
riferimento alle singole legal entity e al Gruppo nel suo complesso;
- la responsabilità nella definizione della propensione al rischio di liquidità e delle linee guida per
la gestione del medesimo è in capo al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;
- il Liquidity Funding Plan (finalizzato alla gestione ordinaria della liquidità) e il Contingency
Funding Plan (finalizzato alla gestione della contingency) sono costruiti e gestiti dalla
Capogruppo per conto dell’intero Gruppo BPVi;
- le singole legal entity sono tenute a rispettare le linee guida definite dalla Capogruppo in
materia di gestione dei rischi e del capitale.
La responsabilità nella definizione della propensione al rischio di liquidità e delle linee guida per la
gestione del medesimo è in capo al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo che si avvale del
Comitato Finanza e ALMs e delle Funzioni aziendali preposte per la gestione operativa e strategica della
stessa. In particolare:
- il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Direttore Generale della Capogruppo, sentito il
parere del Comitato Finanza e ALMs, delibera le linee guida (tra le quali si richiama la definizione
del Liquidity Funding Plan e del Contingency Funding Plan nonché il sistema di prezzi di
trasferimento interno dei fondi e le regole di tesoreria) e la propensione al rischio (limiti
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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operativi, soglie di Early Warning e ipotesi di stress) nell’ambito della gestione del rischio di
liquidità. Il Consiglio di Amministrazione è responsabile del mantenimento di un livello di
liquidità coerente con la “soglia di tolleranza” all’esposizione al rischio e della definizione delle
politiche di governo e dei processi di gestione afferenti allo specifico profilo di rischio. Oltre a
definire la “soglia di tolleranza” al rischio di liquidità (c.d. propensione al rischio) approva le
metodologie utilizzate dalla banca per determinare l’esposizione al rischio di liquidità e le
principali ipotesi sottostanti agli scenari di stress;
- il Comitato Finanza e ALMs propone le linee guida, nell’espletamento delle sue funzioni di tipo
consultivo, nei confronti del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;
- la Divisione Bilancio e Pianificazione per il tramite della Direzione Controllo di Gestione e
Pianificazione Operativa e della Direzione Pianificazione Strategica congiuntamente alla
Divisione Finanza e alla Direzione Risk Management, definisce le modalità di funzionamento del
sistema di prezzi di trasferimento interno dei fondi, sottoponendole al parere preventivo del
Comitato Finanza e ALMs e successivamente al Consiglio di Amministrazione. Per il tramite della
Direzione Controllo di Gestione e Pianificazione Operativa monitora inoltre, con le cadenze
definite nella specifica policy, il rapporto impieghi / raccolta diretta;
- il Direttore Generale della Capogruppo, sentito il parere del Comitato Finanza e ALMs, gestisce
le situazioni di tensione di liquidità, propone eventuali azioni correttive, nell’ambito delle
deleghe attribuitegli dal Consiglio di Amministrazione, e sottopone le proposte di azione, che
esulano dalle deleghe attribuite, agli Organi competenti.
- il Collegio Sindacale, in qualità di Organo con funzione di controllo, nell’ambito della generale
attività di verifica del processo di gestione dei rischi aziendali, vigila sull’adeguatezza e sulla
rispondenza del processo di gestione del rischio di liquidità ai requisiti stabiliti dalla normativa;
- la Divisione Finanza ha compiti di gestione operativa delegando la Tesoreria e la Direzione
Global Markets allo svolgimento delle attività relative alla gestione operativa del rischio di
liquidità nel rispetto dei limiti di rischio e delle deleghe assegnate;
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, monitora i limiti di
rischio, le evidenze delle prove di stress, gli indicatori di Early Warning e, più in generale, la
situazione di liquidità del Gruppo e delle singole Società Controllate. Inoltre, con il supporto
della Divisione Finanza e della Divisione Bilancio e Pianificazione, verifica regolarmente e
aggiorna sulla base delle risultanze delle prove di stress il Contingency Funding Plan. Informa gli
Organi aziendali delle risultanze dell’attività svolta;
- la Direzione Internal Audit effettua verifiche periodiche sull’adeguatezza del sistema di
rilevazione e verifica delle informazioni, sul sistema di misurazione del rischio di liquidità e sul
connesso processo di valutazione interna, nonché sul processo relativo alle prove di stress, sul
processo di revisione e aggiornamento del Contingency Funding Plan e sul sistema di prezzi di
trasferimento interno dei fondi. Inoltre la Direzione Internal Audit valuta la funzionalità e
l’affidabilità del complessivo sistema dei controlli che presiede alla gestione del rischio di
liquidità e verifica il pieno utilizzo da parte degli organi e delle funzioni aziendali delle
informazioni disponibili. Gli esiti delle verifiche effettuate vengono sottoposti agli Organi
aziendali con cadenza almeno annuale.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Ai fini di una corretta declinazione dei ruoli e responsabilità degli Organi e delle Funzioni aziendali, il
processo di gestione del rischio di liquidità viene articolato nelle seguenti fasi:
- definizione del risk-appetite (propensione al rischio) e delle linee guida di gestione del rischio di
liquidità;
- monitoraggio/gestione del rischio di liquidità e procedure di “escalation”;
- reporting nei confronti degli Organi e delle Funzioni aziendali.
La gestione della liquidità di breve termine (entro l’orizzonte di 12 mesi) avviene attraverso la Maturity
Ladder Operativa, strumento che consente di valutare gli sbilanci tra flussi di cassa in entrata e flussi di
cassa in uscita attesi per ciascuna fascia temporale (liquidity gap puntuali). Gli sbilanci cumulati (liquidity
gap cumulati) permettono di calcolare il saldo netto del fabbisogno/surplus finanziario in
corrispondenza dei diversi orizzonti temporali considerati.
La gestione della liquidità di medio-lungo periodo (oltre l’orizzonte di 12 mesi) avviene, invece,
attraverso la Maturity Ladder Strutturale, strumento che consente di valutare l’equilibrio tra le poste
attive e passive attraverso la contrapposizione delle poste patrimoniali attive e passive non solo in
termini di flussi di cassa, ma soprattutto in termini di ratio patrimoniali. L’obiettivo è quello di garantire
il mantenimento di un profilo di liquidità strutturale che sia sufficientemente equilibrato, ponendo dei
vincoli alla possibilità di finanziare attività a medio-lungo termine con passività aventi una duration non
coerente.
A seguito dell’attivazione dell’applicativo ALMPro ERMAS all’inizio del 2010, si è provveduto allo
sviluppo di un processo di monitoraggio integrato del rischio di liquidità tra le Funzioni di Risk
Management e di Tesoreria. L’elevato livello di automazione, da un lato, dell’alimentazione della base
dati, dall’altro, della produzione di reporting, agevola la tempestività di monitoraggio degli indicatori di
rischio/limiti operativi.
Nell’ambito della complessiva gestione del rischio, si ricorda che il Consiglio di Amministrazione
stabilisce annualmente la propensione al rischio di liquidità sia per la Capogruppo che per le singole
Società del Gruppo rientranti nel perimetro di monitoraggio. La propensione al rischio viene definita
fissando limiti operativi e “soglie di attenzione” in termini di:
- Liquidity Coverage Ratio gestionale: indicatore di liquidità operativa o LCR – limite operativo;
- Net Stable Funding Ratio gestionale: indicatore di liquidità strutturale o NSFR – soglia di
attenzione;
- Leverage Ratio: indicatore di leva finanziaria – soglia di attenzione.
Congiuntamente alla definizione dei limiti operativi e delle soglie di attenzione, il Consiglio di
Amministrazione delibera, nell’ambito della definizione della propensione al rischio, le soglie di Early
Warning e le ipotesi della conduzione delle prove di stress.
La definizione della propensione al rischio si concretizza inoltre, nell’ambito del processo di
pianificazione strategica e operativa, nell’individuazione di un obiettivo, a livello di Gruppo e di singole
legal entities, di rapporto impieghi/raccolta diretta.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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L’indicatore di riferimento selezionato per il monitoraggio della liquidità a breve termine è il cosiddetto
Liquidity Coverage Ratio determinato secondo logica gestionale, ovvero statica e non stressata. Tale
indicatore identifica, a livello di Gruppo, l’ammontare di attività prontamente liquidabili (Stock of High
Quality Liquid Assets) non impegnate detenute dalla Banca, le quali possono essere utilizzate per
fronteggiare i flussi di cassa netti in uscita (Net Cash Outflows) che l’Istituto potrebbe trovarsi ad
affrontare in uno scenario di crisi di liquidità su un orizzonte di breve termine.
L’indicatore di riferimento selezionato per il monitoraggio della liquidità a medio-lungo termine è il
cosiddetto Net Stable Funding Ratio determinato secondo logica gestionale, ovvero statica e non
stressata. Tale indicatore identifica, a livello di Gruppo, il rapporto tra Available Stable Funding
(ammontare disponibile di provvista stabile) e Required Stable Funding (ammontare necessario di
provvista stabile), entrambi calcolati come sommatoria dei flussi di cassa in conto capitale del banking
book in scadenza a partire dal time bucket a 1 anno escluso fino al termine dell'orizzonte temporale in
riferimento al quale il Gruppo opera.
La definizione della propensione al rischio di liquidità si concretizza inoltre:
1. nell’individuazione di un obiettivo per il Gruppo e per le singole legal entities (laddove
rilevante), di rapporto tra impieghi e raccolta diretta. Tale obiettivo viene definito nell’ambito
della definizione degli obiettivi in sede di pianificazione strategica e operativa;
2. nella definizione di una soglia di attenzione per quanto concerne il Leverage Ratio (indice di leva
finanziaria calcolato come rapporto tra patrimonio e totale attività in bilancio e fuori bilancio) a
livello consolidato.
Si segnala che nel corso del 2011 il Gruppo ha avviato un progetto volto a un graduale avvicinamento
alla produzione dei ratios di liquidità Basilea 3 compliant. Tale attività è proseguita anche nel corso del
2012, permettendo l’avvio di una rendicontazione periodica interna relativamente agli stessi ratio, come
meglio descritto oltre.
Oltre agli indicatori sopra descritti, il Gruppo ha definito degli indicatori di Early Warning che vengono
utilizzati per identificare e anticipare uno stato di stress o una tensione di liquidità.
Essi vengono suddivisi nelle seguenti categorie:
- indicatori di Early Warning strutturali che forniscono evidenze sulla potenziale presenza di una
situazione di stress e di una tensione di liquidità in base alla struttura patrimoniale del Gruppo
(bank specific) - gli indicatori in analisi sono tipicamente costruiti sfruttando le informazioni
derivanti dalla maturity ladder operativa -;
- indicatori di Early Warning segnaletici che forniscono segnali sulla potenziale presenza di una
situazione di stress e di una tensione di liquidità in base a indici e variabili di mercato.
Gli indicatori del primo tipo forniscono delle semplici indicazioni o dei segnali di allarme rispetto a una
potenziale situazione di tensione sul fronte della liquidità tipicamente indotta da variabili di mercato. Gli
indicatori del secondo tipo forniscono dei veri e propri warning sulla situazione strutturale della liquidità
del Gruppo.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Sempre seguendo le indicazioni fornite dal Comitato di Basilea, in riferimento alla diversificazione delle
fonti di finanziamento, viene definita una specifica “soglia di attenzione” relativa al livello di
concentrazione del funding sulle singole controparti, per le seguenti due forme tecniche di provvista:
- raccolta a vista wholesale comprensiva di time deposit;
- raccolta sul mercato interbancario non collateralizzato euro.
Il contributo della singola controparte non deve eccedere una predeterminata soglia del totale della
forma tecnica di riferimento. Informativa sul rispetto della suddetta soglia di attenzione viene fornita
nelle riunioni del Comitato Finanza e ALMs.
Per quanto concerne la definizione delle linee guida per la gestione del rischio di liquidità, il Consiglio di
Amministrazione, nell’ambito del processo di pianificazione strategica e budget, con cadenza almeno
annuale, delibera, su proposta del Direttore Generale della Capogruppo, sentito il parere del Comitato
Finanza e ALMs, il Liquidity Funding Plan, il Contingency Funding Plan, il sistema di prezzi di
trasferimento interno dei fondi e le regole di tesoreria.
Cause endogene (crisi specifica o errori interni) o esogene (condizioni macroeconomiche e di Sistema)
potrebbero porre il Gruppo di fronte al rischio di:
- un‘improvvisa riduzione della liquidità disponibile;
- un’improvvisa necessità di aumentare il funding.
Contingency Funding Plan
Al fine di garantire il rispetto dei propri impegni di pagamento anche in una situazione di tensione di
liquidità, il Gruppo BPVi si dota di un Contingency Funding Plan (piano di reperimento della provvista in
condizioni di tensione).
Il Contingency Funding Plan definisce le strategie di intervento in ipotesi di tensione di liquidità,
prevedendo le procedure per il reperimento di fonti di finanziamento in caso di emergenza.
In particolare il piano contiene almeno le seguenti informazioni:
- catalogazione delle diverse tipologie di tensione di liquidità per identificarne la natura (sistemica
o idiosincratica);
- individuazione delle competenze e delle responsabilità di organi e funzioni aziendali in situazioni
di emergenza; tali previsioni sono soggette periodicamente a revisione e portate a conoscenza
di tutte le strutture potenzialmente coinvolte;
- stime di “back-up liquidity” che, in presenza di scenari avversi, siano in grado di determinare con
sufficiente attendibilità l’ammontare massimo drenabile dalle diverse fonti di finanziamento.
Il Contingency Funding Plan prevede inoltre la definizione e il monitoraggio di un sistema di indicatori di
rischio di liquidità (cd. “early warning indicators”).
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Le strategie previste dal Contingency Funding Plan possono includere il ricorso ad azioni non
programmate e talvolta di natura straordinaria; a seconda del livello di gravità esse possono infatti
prevedere:
- operazioni anche a costi consistenti rispetto al costo medio del funding o la cessione di asset
prontamente liquidabili (solitamente non strategici);
- interventi esterni, la cessione di asset strategici, interventi sull’operatività e sulla gestione
caratteristica del Gruppo (ad esempio blocco delle nuove erogazioni e delle politiche di sviluppo,
congelamento dei budget di spesa già allocati, revisione dei piani di investimento, ecc.).
Il Contingency Funding Plan ha quindi lo scopo di identificare una serie di azioni non vincolanti (in
quanto andranno valutate caso per caso e in relazione alla situazione dei mercati di riferimento e della
struttura attivo/passivo del Gruppo) e di fornire un ventaglio di alternative strategiche e operative da
intraprendere per gestire gli stati di allerta definendo differenti piani di intervento in relazione alla
“gravità” dello stato.
La costruzione del Contingency Funding Plan viene effettuata con cadenza almeno annuale - o qualora la
situazione del Gruppo e dei mercati di riferimento ne richiedano un aggiornamento/revisione – dalla
Direzione Risk Management congiuntamente con la Divisione Finanza, per il tramite della Direzione
Global Markets, e viene monitorato nell’ambito dell’“Informativa sulla dinamica del rischio di liquidità”.
Sistema di prezzi di trasferimento interno dei fondi e Regole di Tesoreria
La determinazione del sistema di prezzi di trasferimento interno dei fondi è un aspetto critico nella
gestione complessiva della banca poiché, incidendo sulle modalità di attribuzione della redditività tra le
diverse unità, è in grado di determinare incentivi all’assunzione di rischi non coerenti con le politiche
aziendali.
Il sistema di prezzi di trasferimento interno dei fondi del Gruppo BPVi si basa:
- sulla policy per la determinazione dei Tassi Interni di Trasferimento (insieme di logiche che
disciplinano le regole di consuntivazione della Rete Commerciale e delle business unit, ove
rilevanti);
- sulla definizione delle c.d. Regole di Tesoreria (insieme di logiche che disciplinano il rapporto tra
la Tesoreria accentrata presso la Capogruppo e le singole Società Controllate).
Il monitoraggio del rispetto delle “Regole di Tesoreria” è svolto dalla Divisione Finanza, per il tramite
della Direzione Global Markets e dell’U.O. Treasury, che rendiconta al Comitato Finanza e ALMs. La
Divisione Bilancio e Pianificazione, per il tramite della Direzione Controllo di Gestione e Pianificazione
Operativa, monitora la corretta applicazione sulla Rete Commerciale del liquidity funding spread e del
sistema dei TIT.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Il modello dei TIT offre una valutazione, ponderata per il rischio di tasso e di liquidità, dei prodotti di
raccolta e impiego del Gruppo, e consente quindi di:
- valutare ex-ante le condizioni alle quali offrire alla clientela prodotti di raccolta e impiego, dati
gli obiettivi di rischio-rendimento e definite le strategie e politiche commerciali generali;
- misurare ex-post la redditività effettivamente conseguita, in termini di contribuzione al margine
di interesse, con riferimento alle singole posizioni finanziarie o a una qualunque loro
aggregazione.
Sotto il profilo operativo, il Tasso Interno di Trasferimento si compone di due elementi:
1) il tasso base, che rappresenta il tasso risk free (Euribor o IRS) di riferimento per operazioni che,
rispetto a quella in oggetto, presentano uguali condizioni in termini di scadenza, divisa, tipologia
di tasso, periodo di repricing e periodicità di pagamento degli interessi e del capitale;
2) il funding spread, che rappresenta il costo aggiuntivo della raccolta rispetto al tasso base, in
funzione del merito creditizio del Gruppo (c.d. rischio specifico) e della durata dell’operazione.
Con particolare riferimento alla determinazione del funding spread, il modello prevede una curva di
riferimento individuata sulla base del costo effettivo di tutte le forme di raccolta wholesale (emissioni
obbligazionarie wholesale, private placement, raccolta interbancaria e istituzionale a breve termine) e
della raccolta retail tramite prestiti obbligazionari e conti correnti. Il costo di tali componenti viene
ponderato per giungere alla definizione di una curva di funding spread c.d. blended.
Il modello dei TIT contempla anche gli effetti, di tasso e comportamentali (ossia con caratteristiche
effettive diverse da quelle contrattuali e definite con tecniche econometriche) connessi alle c.d. poste a
vista.
Le Regole di Tesoreria descrivono gli strumenti (forme tecniche di funding) da utilizzare per far fronte
alle esigenze di funding delle Controllate, i volumi/importi collegati ai singoli strumenti “attivabili”, le
gerarchie di “attivazione” dei singoli strumenti, i meccanismi di pricing e remunerazione connessi ai
singoli strumenti e agli “sbilanci” attivi/passivi della posizione finanziaria netta delle Controllate. Esse
vengono definite almeno con cadenza annuale nell’ambito del processo di pianificazione strategica e
budgeting.
Con riferimento agli strumenti (forme tecniche di funding) “attivabili” da parte delle Società Controllate,
di seguito se ne riporta un elenco non esaustivo suscettibile di integrazione e modifica:
1. operazioni di cartolarizzazione;
2. conto corrente reciproco di Tesoreria;
3. depositi a termine (time deposit);
4. PcT di raccolta;
5. prestito titoli;
6. emissioni obbligazionarie/finanziamenti a medio-lungo termine.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Le Regole di Tesoreria hanno come obiettivo:
- una gestione equilibrata del rischio di liquidità e del rischio tasso sul banking book in linea con
gli obiettivi di propensione al rischio deliberati dal Consiglio di Amministrazione;
- una efficiente gestione della liquidità a livello di Gruppo;
- una corretta distribuzione a livello di Gruppo dei costi connessi al reperimento dei fondi per far
fronte alle esigenze del Gruppo stesso e delle singole Società.
Sistemi di gestione, misurazione e monitoraggio del rischio
Il monitoraggio del rischio di liquidità deve avvenire sia in condizione di normale corso degli affari che in
condizione di tensione di liquidità, caratterizzata da bassa probabilità di accadimento e da impatto
elevato.
Il monitoraggio del rischio di liquidità del Gruppo BPVi in condizione di normale corso degli affari si basa:
- sulla definizione di un sistema di deleghe coerenti con i limiti di rischio e sull’identificazione
delle connesse procedure di “escalation” nel caso tali limiti vengano superati;
- sul controllo del rispetto dei limiti e delle deleghe.
La metodologia utilizzata per la gestione della liquidità e per la misurazione del rischio è quella del
maturity mismatch, che viene utilizzato per costruire una maturity ladder allocando i flussi di cassa o i
valori delle poste in e fuori bilancio in diversi bucket temporali.
La maturity ladder operativa consente di valutare l’equilibrio dei flussi di cassa attesi, attraverso la
contrapposizione di attività e passività la cui scadenza è all’interno di ogni singola fascia temporale e di
evidenziare i saldi, e quindi gli sbilanci, tra flussi in entrata e flussi in uscita attesi per ciascuna fascia
temporale. Attraverso la costruzione di sbilanci cumulati (o gap cumulati), permette inoltre di calcolare
il saldo netto del fabbisogno (o del surplus) finanziario nell’orizzonte temporale considerato.
La maturity ladder strutturale consente di valutare l’equilibrio delle poste attive e passive, in e fuori
bilancio, attraverso la contrapposizione di attività e passività la cui scadenza è all’interno di ogni singola
fascia temporale, e di evidenziare i saldi, e quindi gli sbilanci, tra poste attive e poste passive per
ciascuna fascia temporale. L’obiettivo perseguito è quello di garantire il mantenimento di un profilo di
liquidità strutturale sufficientemente equilibrato, ponendo dei vincoli alla possibilità di finanziare attività
a medio/lungo termine con passività aventi una duration non coerente.
Il monitoraggio del rischio di liquidità avviene:
- alimentando la maturity ladder operativa e monitorando i limiti in termini di LCR gestionale;
- alimentando la maturity ladder strutturale e monitorando la soglia di attenzione in termini di
NSFR gestionale;
- monitorando la soglia di attenzione di leverage ratio e il rispetto dell’obiettivo di rapporto
impieghi/raccolta diretta;
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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- analizzando il livello degli indicatori di early warning attraverso la reportistica periodica;
- analizzando le evidenze delle prove di stress condotte sulla scorta delle modalità presente
definite nella policy;
- fornendo adeguata informativa al Comitato Finanza e ALMs, agli Organi e alle Funzioni aziendali
coinvolte attraverso un’azione di reporting coerente con quanto definito nel Sistema
Informativo Direzionale.
Sistemi di reporting del rischio
Un efficace sistema di gestione dei rischi deve essere basato su un flusso informativo costante nei
confronti di Organi e Funzioni aziendali per permettere una piena consapevolezza rispetto
all’esposizione del Gruppo ai rischi stessi, ma soprattutto consentire tempestivamente l’attivazione delle
“leve” gestionali funzionali a un’adeguata gestione dei rischi.
Con riferimento al rischio di liquidità di seguito vengono descritti i flussi informativi sui quali si basa il
c.d. Sistema Informativo Direzionale del Gruppo BPVi :
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce il report
sull’assorbimento dei limiti di LCR, sui livelli degli indicatori di early warning segnaletici e
strutturali e, più in generale, sulla situazione della liquidità di breve periodo a livello di Gruppo.
Una nota informativa con i medesimi contenuti viene prodotta a beneficio del Comitato Finanza
e ALMs;
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce e presenta al
Comitato Finanza e ALMS il report sull’andamento delle soglie di attenzione relative al NSFR e,
più in generale, sulla situazione della liquidità di medio-lungo termine a livello di Gruppo e per le
singole legal entity;
- la Divisione Finanza, per il tramite della Tesoreria e della Direzione Global Markets, produce il
c.d. report di Tesoreria. La medesima reportistica, integrata con la situazione di funding a livello
consolidato e per le singole Società del Gruppo relativamente alle c.d. Regole di Tesoreria, viene
prodotta a beneficio del Comitato Finanza e ALMs;
- la Direzione Risk Management, con il supporto della Divisione Finanza e della Divisione Bilancio e
Pianificazione, produce l’informativa relativa alla dinamica del rischio di liquidità a beneficio del
Consiglio di Amministrazione e del Comitato per il Controllo;
- La Direzione Controllo di Gestione e Pianificazione Operativa, produce l’informativa relativa alla
dinamica del rapporto impieghi/raccolta diretta a beneficio del Comitato Finanza e ALMS.
I flussi informativi verso gli Organi in situazioni di allerta di liquidità verranno definiti di volta in volta dal
Consiglio di Amministrazione.
Allo scopo di recepire le novità in materia di governo e gestione del rischio di liquidità introdotte con il
4° aggiornamento del 13 dicembre 2010 della Circolare Banca d’Italia n° 263/2006 e successivi
aggiornamenti, in data 1° marzo 2012, è stato costituito un nuovo Gruppo di Lavoro temporaneo
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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relativo al Progetto “Gestione della Liquidità del Gruppo Banca Popolare di Vicenza”, avente la finalità di
seguire in modo strutturato il completamento delle attività propedeutiche a migliorare le fasi del
processo di gestione del rischio di liquidità all’interno del Gruppo. Il suddetto Gruppo di Lavoro è così
composto: Direzione Risk Management progetto con funzione coordinatrice, la Direzione Global
Markets, la Direzione Organizzazione e Sicurezza e la Direzione Internal Audit. In data 6 marzo 2013,
preso atto dello stato di avanzamento delle varie attività previste dal Gruppo di Lavoro Temporaneo, lo
stesso Comitato Guida, anche in virtù delle evidenze emerse, ha considerato concluse le proprie attività.
I principali interventi migliorativi posti in essere nel corso del 2012 hanno, tra l’altro, riguardato:
- affinamento della modalità di determinazione del liquidity risk appetite prevedendo, tra l’altro,
la fissazione di soglie di attenzione sul Leverage Ratio - indicatore di leva finanziaria
- il completamento, a livello consortile, delle implementazioni informatiche funzionali al calcolo
degli indicatori di LCR e NSFR secondo quanto richiesto da “Basilea III”;
- rilascio, ad aprile 2012, del Contingency Funding Plan – CFP, e successivo affinamento nel corso
dell’anno delle ipotesi di stress che caratterizzano gli stati di allerta/preallerta su cui il piano
stesso si basa;
- rafforzamento del processo di gestione delle “riserve di liquidità”, attraverso la definizione dei
criteri utilizzati per la loro quantificazione e per la loro valutazione in termini di adeguatezza).
Per completezza si evidenzia infine che le implementazioni, informatiche e di processo, funzionali al
calcolo degli indicatori di LCR e NSFR in ottica regolamentare condotte negli scorsi esercizi hanno
permesso di giungere a una produzione in totale automazione in ottica Basilea III dei due indicatori, che
sono oggetto di reportistica periodica al Comitato Finanza. Resta inteso che le attività proseguiranno
nell’ottica di includere nel continuo le revisioni derivanti dal consolidamento dei requisiti normativi.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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RISCHIO OPERATIVO
Il Rischio Operativo è definito come il rischio di subire perdite derivanti dalla inadeguatezza o
disfunzione delle procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni.
Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni
dell’operatività, malfunzionamento e indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi
naturali. Nel perimetro del rischio operativo è compreso il rischio legale, il rischio di sicurezza
informatica e il rischio di sicurezza fisica, mentre sono esclusi quelli strategici e di reputazione.
Relativamente alle attività di monitoraggio dei rischi operativi, la Capogruppo ha aderito, fin dalla
costituzione nel 2002, al consorzio interbancario DIPO (Data Base italiano delle Perdite Operative)
promosso dall’ABI, e ha, pertanto, in essere una regolare attività di raccolta delle informazioni sulle
perdite operative.
Si ricorda che ai fini dei requisiti patrimoniali prudenziali a fronte dei rischi operativi, il Gruppo Banca
Popolare di Vicenza determina il requisito patrimoniale prudenziale relativo al rischio operativo secondo
il Metodo Base (BIA – Basic Indicator Approach) che prevede che il requisito patrimoniale sia pari alla
media sugli ultimi 3 anni del Margine di Intermediazione moltiplicato per un coefficiente fisso pari al
15%.
Strategie, processi e organizzazione della gestione del rischio
Con riferimento al framework relativo alla gestione dei rischi operativi, si rileva che il Gruppo BPVi ha
identificato le seguenti dimensioni del rischio:
- i fattori di rischio ovvero gli elementi del contesto operativo che in seguito a una gestione non
ottimale concorrono al manifestarsi dell’evento dannoso;
- gli eventi di rischio ovvero fatti/atti – aziendali o extra-aziendali – all’accadere dei quali può
conseguire un danno per la società;
- gli effetti di rischio ovvero le modalità di manifestazione degli eventi (ad esempio cause legali,
sopravvenienze passive, diminuzione di valore degli assets, ecc.).
I principi cardine alla base del modello di governance dei rischi operativi del Gruppo BPVi, disciplinati in
un’apposita policy, prevedono che:
- la responsabilità della definizione delle linee guida di gestione dei rischi operativi sia in capo al
Consiglio di Amministrazione della Capogruppo;
- la rischiosità sia monitorata in maniera accentrata presso la Capogruppo con riferimento alle
singole legal entity e al Gruppo nel suo complesso;
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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- le singole legal entity siano tenute a rispettare le linee guida definite dalla Capogruppo in
materia di gestione dei rischi e del capitale.
Il framework per la gestione dei rischi operativi del Gruppo BPVi si basa:
1. sulla valutazione dei presidi organizzativi di 1° e 2° livello e sulla costruzione della c.d. Mappa dei
Rischi;
2. sulla raccolta delle c.d. perdite operative (attività di Loss Data Collection).
Con riferimento al precedente punto 1, il perimetro ai fini della valutazione dei presidi organizzativi
coincide con la definizione di gruppo bancario ai sensi dell’art. 65 del TUB ovvero con il perimetro
rappresentato dai soggetti inclusi nell’ambito della vigilanza consolidata.
Per quanto concerne il punto 2, il perimetro si estende alla Capogruppo Banca Popolare di Vicenza e alla
Società Controllata Banca Nuova e alla Società BPVi Fondi SGR; quest’ultima inclusa nel perimetro nel
corso del 2012 tenuto conto della specificità del business svolto dalla Controllata. Vengono invece
escluse tutte le altre Società appartenenti al Gruppo BPVi perché complessivamente al di sotto della
soglia di rilevanza (materiality) fissata al 10% del Margine di Intermediazione di Gruppo (Voce 120 del
Conto Economico), considerato l’indicatore rilevante. Il livello è stato determinato prendendo come
riferimento i criteri di rilevanza definiti dalla normativa di vigilanza prudenziale per quanto concerne la
possibilità di operare in “esenzione” per le banche e i gruppi bancari che utilizzano approcci avanzati (in
particolare si richiama la possibilità, per le banche e i gruppi bancari che utilizzano metodologie
avanzate di tipo standardizzato, di mantenere una copertura con l’approccio base fino al 10%
dell’indicatore rilevante a livello consolidato).
In deroga al limite sopra identificato, potranno rientrare nel perimetro società la cui operatività sarà
valutata come particolarmente esposta a rischi operativi.
La responsabilità nella definizione del framework per la gestione dei rischi operativi è in capo al
Consiglio di Amministrazione della Capogruppo che si avvale delle Funzioni aziendali preposte per la
gestione operativa e strategica della stesso.
In particolare, con riferimento alla gestione dei rischi operativi:
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, con il supporto della
Direzione Internal Audit e della Direzione Compliance e Antiriciclaggio, propone al Consiglio di
Amministrazione le linee guida per la gestione dei rischi operativi;
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, svolge attività di
rilevazione periodica dei rischi operativi, coerentemente con le linee guida deliberate dal
Consiglio di Amministrazione, e di reporting verso gli Organi, i Comitati e le Funzioni aziendali a
vario titolo coinvolte.
Ai fini di una corretta declinazione dei ruoli e responsabilità degli Organi e delle Funzioni aziendali, il
processo di gestione dei rischi operativi viene articolato nelle seguenti fasi:
- definizione delle linee guida e del framework per la gestione del rischio operativo;
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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- monitoraggio del rischio operativo;
- reporting nei confronti degli Organi e delle Funzioni aziendali.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo delibera, su proposta della Direzione Risk
Management, che si avvale del supporto della Direzione Internal Audit e della Direzione Compliance e
Antiriciclaggio, le linee guida e il framework per la gestione del rischio operativo, in termini di:
- perimetro e criteri per la valutazione dei presidi organizzativi di 1° e 2° livello e per la
costruzione della c.d. Mappa dei Rischi;
- perimetro e modalità di raccolta delle c.d. perdite operative (attività di Loss Data Collection).
Sistemi di gestione, misurazione e monitoraggio del rischio
L’attività di monitoraggio dei rischi operativi del Gruppo BPVi si estrinseca:
1. nell’analisi dei presidi organizzativi di 1° e 2° livello e nella costruzione della Mappa dei Rischi
con cadenza annuale e contestualmente alla produzione del Rendiconto ICAAP di Gruppo;
2. nella raccolta delle perdite operative per la Capogruppo e per le Controllate Banca Nuova e BPVi
Fondi SGR nonché, ove possibile, nell’analisi di benchmark con il Sistema.
Sistemi di reporting del rischio
Un efficace sistema di gestione dei rischi deve essere basato su un flusso informativo costante nei
confronti di Organi e Funzioni aziendali per permettere una piena consapevolezza rispetto
all’esposizione del Gruppo ai rischi stessi ma soprattutto consentire l’attivazione delle “leve” gestionali
funzionali a un’adeguata gestione dei rischi.
Con riferimento ai rischi operativi di seguito vengono descritti i flussi informativi sui quali si basa il c.d.
Sistema Informativo Direzionale del Gruppo BPVi:
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, con cadenza annuale,
sottopone all’attenzione del Comitato per il Controllo e del Consiglio di Amministrazione della
Capogruppo la c.d. Mappa dei Rischi;
- la Direzione Risk Management, per il tramite dell’U.O. Risk Management, produce la reportistica
relativa alla raccolta delle perdite operative (Loss Data Collection) a beneficio del Comitato per il
Controllo e del Consiglio di Amministrazione della Capogruppo. Le analisi di benchmarking
verranno fornite all’interno della reportistica periodica in relazione alla disponibilità dei flussi di
ritorno da parte di DIPO.
Nel corso del 2012 è proseguita da parte della Capogruppo l’attività di segnalazione delle perdite
operative realizzate, raccolte ai fini del Data Base Italiano delle Perdite Operative (DIPO) e di analisi di
benchmarking sui flussi di ritorno provenienti dal database nazionale.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 57 -
Politiche di copertura e di attenuazione del rischio
Alcune tipologie di rischi operativi sono mitigate mediante la stipula di contratti assicurativi del tipo:
- polizza globale BBB, trattasi di un programma assicurativo a copertura dei rischi di perdite
patrimoniali derivanti da atti dolosi (rapine, furti, infedeltà dipendenti e promotori, falsificazioni
e frodi);
- polizza per la copertura dei rischi dell’attività aziendale del Gruppo BPVi, , trattasi di un
programma assicurativo comprensivo delle polizze incendio, responsabilità civile
terzi/dipendenti, opere d’arte, RCAUTO/Kasko.
Inoltre, la Capogruppo, relativamente ai rischi connessi alla mancata operatività, ha definito un piano di
Business Continuity e Disaster Recovery finalizzato a individuare gli interventi necessari a ripristinare la
normale operatività del Gruppo a fronte di situazioni di crisi.
Business Continuity e Disaster Recovery
A partire dal 2005, in risposta alla circolare di Banca d’Italia circolare n. 684666 del 2002, il Gruppo
Banca Popolare di Vicenza ha affrontato la definizione del Piano di Continuità Operativa, e ne ha curato
annualmente la revisione.
Il piano comprende tutte le iniziative che la Banca ha individuato per poter ridurre ad un livello
accettabile i danni e le conseguenze in seguito al manifestarsi di un evento disastroso che possa colpirla
direttamente o indirettamente. In esso sono contenuti i principi e gli obiettivi e descrive le procedure
alle quali attenersi per gestire la continuità operativa dei processi aziendali critici.
Il piano consta di due documenti:
1. Il Piano di Continuità Operativa che contiene le modalità di governo di una situazione di
emergenza, al fine di reagire alla crisi e consentire ai processi di continuare a funzionare. Consta
di 5 procedure organizzative con le quali affrontare e gestire una crisi e 3 procedure con le quali
mantenerlo efficiente ed attuale.
2. Il Piano Operativo di Continuità che contiene le modalità operative e le specifiche soluzioni con
le quali garantire il funzionamento dei processi critici, processo per processo, in situazione di
crisi.
Il Piano di Disaster Recovery, che è parte integrante del Piano di Continuità Operativa, stabilisce le
misure tecniche ed organizzative per fronteggiare eventi che provochino l’indisponibilità dei centri di
elaborazione dei dati; è predisposto e gestito dall’outsourcer informatico SEC Servizi. Il piano è
finalizzato a consentire il funzionamento delle procedure informatiche rilevanti in siti alternativi a quello
principale.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Procedimenti di rilievo
Si rappresenta che nell’ambito di un procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica presso
il Tribunale di Parma contro Callisto Tanzi e Pastorello Giambattista per i reati di bancarotta fraudolenta,
risultano altresì coinvolti, a titolo di concorso, il Vicepresidente Prof. Marino Breganze, il Direttore
Generale all’epoca dei fatti dott. Divo Gronchi, i Consiglieri dott. Gianfranco Pavan, dott. Giorgio Tibaldo
e i consiglieri all’epoca dei fatti comm. Zeffirino Filippi, e Avv. Ugo Ticozzi.
I predetti risultano indagati perché, “in concorso, tra gli altri con Callisto Tanzi e Pastorello Giambattista,
– e ovviamente ciascuno in ragione del ruolo all’epoca rivestito in Banca Popolare di Vicenza – nella
evidente consapevolezza dell’intervenuto default del Gruppo Parmalat, si adoperava in epoca posteriore
alla dichiarazione di insolvenza della Parmalat spa, per conseguire la cessione della Hellas Verona”
Si precisa in merito che la Guardia di Finanza ha eseguito nei confronti della Banca il sequestro della
somma di 4.166.128,00 euro, quale somma costituente le esposizioni di P&P verso la Banca alla data del
default Parmalat, somma in seguito ridotta a 2.700.000,00 euro (corrispondente all’importo
effettivamente incassato dalla P&P Sport Invest) a esito di istanza di riesame proposta dalla Banca
medesima.
Allo stato si prospetta una richiesta da parte della procedura concorsuale per un ammontare ancora non
quantificato e comunque non superiore alle somme originariamente sequestrate, richiesta a fronte della
quale è stato effettuato già nel 2011 il relativo accantonamento prudenziale.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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ALTRE TIPOLOGIE DI RISCHIO
Nel processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale ICAAP, il Gruppo Banca Popolare di Vicenza,
nella predisposizione della mappa dei rischi ha incluso, oltre ai rischi innanzi citati:
- rischio di concentrazione: è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio derivante da una
concentrazione delle esposizioni del portafoglio crediti verso controparti e gruppi di controparti
del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla
medesima area geografica. Il rischio di concentrazione viene articolato in due fattispecie: single
name concentration risk (concentrazione verso soggetti appartenenti al medesimo gruppo
economico e/o connessi) e sectorial concentration risk (concentrazione verso particolari settori
economici e/o aree geografiche). Dal computo del rischio di concentrazione, per entrambe le
suddette tipologie, sono escluse le esposizioni verso banche e intermediari vigilati ex-articolo
107 TUB;
- rischio residuo: è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio che le tecniche riconosciute per
l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla banca ai fini del Primo Pilastro risultino meno
efficaci del previsto. In sostanza il rischio residuo è collegato all’inefficacia delle garanzie, in fase
di escussione e/o recupero del credito deteriorato e anomalo, connesse alla non corretta
gestione della garanzia tanto in fase di acquisizione che di monitoraggio e/o rinnovo;
- rischio reputazionale: in linea con le disposizioni normative di Banca d’Italia, è stato definito dal
Gruppo BPVi come “il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante
da una percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti
della banca, dipendenti, investitori o Autorità di Vigilanza”. Il rischio reputazionale viene
considerato un rischio di secondo livello, o derivato, in quanto viene generato da una
molteplicità di fattori, spesso riconducibili a eventi esterni alla banca, anche se conseguenza di
una responsabilità diretta della stessa e/o dei suoi esponenti. Tra i principali fattori di rischio
impattanti sul rischio reputazionale possono essere annoverati: i rischi operativi, il rischio di
compliance, il rischio strategico.
- rischio strategico: per il Gruppo BPVi è il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del
capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo, da decisioni aziendali errate, da
un’attuazione inadeguata di decisioni e da scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo
e di mercato;
- rischio di controparte: è il rischio che la controparte di una transazione avente a oggetto
determinati strumenti finanziari risulti inadempiente prima dell’effettivo regolamento della
stessa. Può considerarsi una particolare fattispecie del rischio di credito. Le esposizioni soggette
al rischio di controparte sono: strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC),
operazioni di pronti contro termine; operazioni con regolamento a scadenza;
- rischio immobiliare: per il Gruppo BPVi è il rischio di incorrere in perdite derivanti dalle
fluttuazioni del valore del portafoglio immobiliare, detenuto per finalità di investimento, dalle
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Società del Gruppo, da trust immobiliari e “special purpose vehicle”. Sono esclusi gli immobili a
garanzia dei crediti erogati alla clientela;
- rischio da cartolarizzazione: per il Gruppo BPVi è il rischio che la sostanza economica
dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di
valutazione e di gestione del rischio. Esso si configura, ad esempio, in presenza di un supporto
implicito da parte dell’originator al veicolo, nella presenza di opzioni non esplicitate
contrattualmente che obbligano l’originator a “supportare” la capacità del veicolo a
ottemperare alle proprie obbligazione, nella presenza di pagamenti da parte dell’originator al
veicolo non previsti contrattualmente, ecc;
- rischio connesso all’assunzione di Partecipazioni: il rischio di un eccessivo immobilizzo
dell’attivo derivante da investimenti partecipativi e il rischio di conflitti d’interesse e di non
adeguata separatezza organizzativa o societaria fra l’attività di investimento in partecipazioni e
la rimanente attività bancaria, creditizia in particolare;
- attività di rischio nei confronti dei Soggetti Collegati: il rischio che la vicinanza di taluni soggetti
ai centri decisionali della Banca possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni
relative alla concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi
soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizione della
banca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositanti e
azionisti.
Rispetto alla precedente Informativa al pubblico, relativa alla situazione di fine 2011, la tassonomia dei
rischi è stata integrata con l’inclusione della definizione del rischio connesso all’assunzione di
Partecipazioni e delle attività di rischio nei confronti dei Soggetti Collegati. A tal proposito il Gruppo
Banca Popolare di Vicenza, nel corso del 2012, ha adottato opportune politiche interne finalizzate a
regolare la gestione di tali tipologie di rischio al fine di adempiere alle nuove disposizioni di Vigilanza
introdotte con il 9° aggiornamento della Circolare n° 263/2006 e successivi aggiornamenti (Titolo V,
Capitoli 4 e 5) in tema di “Partecipazioni detenibili dalle banche e dai gruppi bancari” e “Attività di
rischio e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati”.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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TAVOLA 2 – Ambito di applicazione
Informativa Qualitativa
(a) Denominazione del Gruppo cui si applicano gli obblighi di informativa
Il contenuto del presente documento di Informativa al Pubblico è riferito al Gruppo Banca Popolare di
Vicenza.
(b) Illustrazione delle differenze nelle aree di consolidamento rilevanti per i fini prudenziali e di
bilancio
Al 31 dicembre 2012 non si rilevano differenze nelle aree di consolidamento per i fini prudenziali e di
bilancio.
Ai fini prudenziali si sono applicati i metodi di consolidamento previsti dalla Circolare della Banca d’Italia
n° 155 del 18 dicembre 1991 (e successivi aggiornamenti) – “Istruzioni per la compilazione delle
segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali”. In particolare si è applicato:
1. il metodo di consolidamento integrale, alle società bancarie, finanziarie e strumentali
appartenenti al gruppo bancario;
2. il metodo di consolidamento proporzionale, alle società bancarie, finanziarie e strumentali
partecipate dal gruppo bancario in misura pari o superiore al 20% quando siano sottoposte a
“controllo congiunto” con altri soggetti e in base ad accordi con essi;
3. il metodo del patrimonio netto per:
a. le altre società bancarie e finanziarie partecipate dal gruppo bancario in misura pari o
superiore al 20% o comunque sottoposte a “influenza notevole”;
b. alle imprese, diverse da società bancarie, finanziarie e strumentali, controllate dal gruppo
bancario in modo esclusivo o congiunto, oppure sottoposte a influenza notevole.
Alla data del 31 dicembre 2012 non sono presenti partecipazioni in società controllate in modo
congiunto; non si ravvisano pertanto differenze tra il perimetro di consolidamento utilizzato per il
calcolo del patrimonio di vigilanza e dei coefficienti patrimoniali consolidati e quello del bilancio
consolidato.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Il Bilancio del Gruppo Banca Popolare di Vicenza al 31 dicembre 2012, conformemente alle previsioni
dello IAS 27, comprende le risultanze patrimoniali ed economiche della Capogruppo e delle sue
controllate e collegate dirette e indirette e, in particolare, riassume:
1) secondo il procedimento di consolidamento integrale, i bilanci delle società (ove omessa
l’indicazione il controllo deve intendersi ricondotto alla Capogruppo):
- Banca Popolare di Vicenza S.C.p.A. - Capogruppo
- Banca Nuova S.p.A. (controllata al 100,00%)
- Farbanca S.p.A. (controllata al 66,81%)
- B.P.Vi. Fondi SGR S.p.A. (controllata al 100,00%)
- Nordest Merchant S.p.A. (controllata al 100,00%)
- NEM SGR S.p.A. (controllata al 100,00% da Nordest Merchant S.p.A.)
- BPV Finance (International) Plc (controllata al 99,99%)
- Servizi Bancari S.C.p.A. (controllata al 97,00% e partecipata all’1,00% da Banca Nuova S.p.A.,
all’1,00% da Farbanca S.p.A. e all’1,00% da Prestinuova S.p.A.)
- Prestinuova S.p.A. (controllata a 95%)
- Immobiliare Stampa S.C.p.A. (controllata al 99,92% e partecipata allo 0,04% da Banca Nuova
S.p.A. e allo 0,04% da Servizi Bancari S.C.p.A.)
- Monforte 19 S.r.l. (controllata al 100,00%)
2) secondo il metodo del patrimonio netto, i bilanci delle società (ove omessa l’indicazione della
partecipazione deve intendersi ricondotta alla Capogruppo):
- Berica Vita S.p.A. (partecipata al 40,00%)
- Cattolica Life Ltd (partecipata al 40,00%)
- ABC Assicura S.p.A. (partecipata al 40,00%)
- Società Cattolica di Assicurazione S.C.p.A. (partecipata al 13,27%)
- Magazzini Generali Merci e Derrate S.p.A. (partecipata al 25,00%)
- SEC Servizi S.C.p.A. (partecipata al 47,95%, all’1,66% da Banca Nuova S.p.A., allo 0,10% da
Farbanca S.p.A. e allo 0,10% da Prestinuova S.p.A.)
- Interporto della Toscana Centrale S.p.A. (partecipata al 20%)
Le società assicurative Berica Vita S.p.A., Vicenza Life Ltd, ABC Assicura S.p.A. sono dedotte dal
Patrimonio di Vigilanza.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 63 -
L'area di consolidamento al 31 dicembre 2012 viene riepilogata nel seguente prospetto:
(c) Eventuali impedimenti giuridici o sostanziali, attuali o prevedibili, che ostacolano il rapido
trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi all’interno del gruppo
Si precisa che alla data di riferimento del presente documento non si rilevano impedimenti giuridici o
sostanziali, attuali o prevedibili, che ostacolano il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi
all’interno del Gruppo.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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d) Per i gruppi, l’eventuale riduzione dei requisiti patrimoniali individuali applicati alla capogruppo e
alle controllate italiane
In ottemperanza a quanto previsto dal regolatore, le banche del Gruppo non presentando deficienze
patrimoniali a livello consolidato, riducono il loro requisito patrimoniale individuale del 25%.
Informativa Quantitativa
(e) Denominazione di tutte le controllate non incluse nel consolidamento e ammontare aggregato
delle loro deficienze patrimoniali rispetto a eventuali requisiti patrimoniali obbligatori
Le società BPVI Covered Bond S.r.l. e Popolare Assessoria e Consultoria Ltda controllate dalla
Capogruppo, rispettivamente, al 60% e al 99%, sono state escluse dall’area di consolidamento in quanto
presentano valori di bilancio irrilevanti rispetto al bilancio consolidato di Gruppo. Le suddette
controllate, sono state valutate al costo. Si segnala inoltre che BPVI Covered Bond S.r.l., acquistata nel
corso del 2010 nell’ambito del progetto di emissione da parte del Gruppo di obbligazioni bancarie
garantite a oggi temporaneamente rinviato, non è attualmente operativa.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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TAVOLA 3 – Composizione del patrimonio di vigilanza
Informativa Qualitativa
a) Principali caratteristiche contrattuali degli elementi patrimoniali
Patrimonio di vigilanza
Il patrimonio di vigilanza è costituito dal patrimonio di base e dal patrimonio supplementare al netto
degli elementi da dedurre. Nel patrimonio di vigilanza al 31 dicembre 2012 non sono presenti strumenti
innovativi di capitale, strumenti non innovativi di capitale e strumenti ibridi di patrimonializzazione. A
nessun elemento che lo compone si applicano clausole di salvaguardia (cd. granfathering).
1. Patrimonio di base
Il patrimonio di base è costituito dalle voci del patrimonio netto e del patrimonio di terzi (capitale
sociale, riserva per sovrapprezzi di emissione, altre riserve patrimoniali e quota dell’utile d’esercizio
2012 a esse destinata) computabili in base alla normativa in vigore, al netto dell’avviamento e delle altre
attività immateriali iscritte in bilancio, ivi incluse le “differenze positive di patrimonio netto” incorporate
nel valore di bilancio delle partecipazioni in società sottoposte a influenza notevole e valutate in base al
metodo del patrimonio netto.
Tra i cd. “filtri prudenziali”, ovvero le correzioni di vigilanza apportate alle voci di patrimonio netto di
bilancio allo scopo di salvaguardare la qualità del patrimonio di vigilanza e di ridurne la potenziale
volatilità indotta dall’applicazione dei principi contabili internazionali, figurano:
- a incremento del patrimonio di base le minusvalenze cumulate nette su passività subordinate
computabili nel patrimonio supplementare, iscritte in bilancio tra le “Passività finanziarie
valutate al fair value”;
- a decremento del patrimonio di base, le riserve negative su titoli di debito iscritti tra le “Attività
finanziarie disponibili per la vendita”, gli utili netti iscritti a conto economico connessi con la
variazione del proprio merito creditizio su “Passività finanziarie valutate al fair value” (diverse da
quelle computabili nel patrimonio di vigilanza) e le plusvalenze cumulate nette su attività
materiali detenute a scopo di investimento.
Si precisa che per la quantificazione del patrimonio di vigilanza il Gruppo ha adottato la sterilizzazione
piena delle riserve da valutazione riferibili ai titoli di debito emessi da Amministrazioni Centrali di Paesi
dell’Unione Europea detenuti nel portafoglio “Attività finanziarie disponibili per la vendita”, in luogo del cd.
“approccio asimmetrico”, unica opzione precedentemente ammessa. Al 31 dicembre 2012, le riserve da
valutazione riferibili ai suddetti titoli non computate nel Patrimonio di base erano negative per euro
225.295 mila.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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2. Patrimonio supplementare
Il patrimonio supplementare è costituito dalle riserve di rivalutazione di attività materiali connesse a
leggi speciali di rivalutazione, dalle riserve da valutazione su “Attività materiali a uso funzionale”, dalle
riserve da valutazione positive riferibili ai titoli di capitale e quote O.I.C.R. iscritti in bilancio tra le
“Attività finanziarie disponibili per la vendita” e dalle passività subordinate emesse, per la quota delle
stesse computabile ai sensi della normativa.
Tra i cd. “filtri prudenziali” figurano tra gli altri:
- a incremento del patrimonio supplementare, il 50% delle plusvalenze cumulate nette su attività
materiali;
- a decremento del patrimonio supplementare, il 50% della riserva da valutazione positiva
riferibile alle “Attività materiali a uso funzionale” e ai titoli di capitale e quote O.I.C.R. iscritti in
bilancio tra le “Attività finanziarie disponibili per la vendita”.
Di seguito si riporta la descrizione delle principali caratteristiche contrattuali dei prestiti subordinati che
concorrono a formare il patrimonio supplementare nel limite previsto dalla normativa di vigilanza. Su
tutti i prestiti obbligazionari è presente una clausola di subordinazione in base alla quale, nel caso di
liquidazione dell’Emittente, le obbligazioni saranno oggetto di rimborso solo dopo il soddisfacimento di
tutti gli altri creditori non ugualmente subordinati
(1)
Prestiti obbligazionari con clausola di rimborso anticipato, in forza della quale l’Emittente si riserva il diritto di rimborsare anticipatamente il prestito trascorsi non meno di 18 mesi dalla data di fine collocamento e previa autorizzazione della Banca d’Italia, con preavviso di almeno un mese. (2)
Prestito obbligazionario convertibile in azioni ordinarie Banca Popolare di Vicenza secondo i seguenti rapporti di conversione: 1. dal 1° novembre 2014 al 30 novembre 2014 tramite assegnazione di 1 azione più 0,015748 di azione di nominali 3,75
euro per ogni obbligazione del valore nominale di 64,50 euro posseduta; 2. al 1° novembre 2016 al 30 novembre 2016 tramite assegnazione di 1 azione di nominali 3,75 euro per ogni
obbligazione del valore nominale di 64,50 euro. Ai portatori delle obbligazioni è riservata la facoltà di conversione anticipata in caso di operazioni straordinarie sul capitale, a eccezione di operazioni di fusioni con società del Gruppo Banca Popolare di Vicenza o con società controllate dall’Emittente.
(in migliaia di euro)
Codice ISIN Tasso di interesse Step updata di
emissionedata scadenza
Valone
nominale in
circolazione
Quota
computabile
nel PdV
XS0210870415 1 Euribor3m + 45 bps Si 03/02/2005 03/02/2015 200.000 120.000
XS0336683254 1 Euribor3m + 235 bps Si 20/12/2007 20/12/2017 200.000 200.000
IT0004548258 1 2 3,70% No 31/12/2009 31/12/2016 99.658 99.658
IT0004657471 1 4,60% No 15/12/2010 15/12/2017 250.000 250.000
IT0004424351 5,00% No 31/12/2009 31/12/2016 112.285 69.298
IT0004781073 1 8,50% No 28/12/2011 28/12/2018 78.294 78.294
IT0004543960 1 4,00% No 16/11/2009 16/11/2015 20.000 12.000
Totale strumenti subordinati computabili nel patrimonio supplementare 960.237 829.250
consistenze al 31/12/2012
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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3. Elementi da dedurre
Gli “elementi da dedurre” dal patrimonio di vigilanza, costituiti dall’ammontare delle interessenze
azionarie in banche e società finanziarie e dalle partecipazioni in società assicurative detenute dal
Gruppo, sono dedotti secondo le specifiche regole previste dalla Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006 e
successive modifiche e dalla Circolare n. 155 del 18 dicembre 1991 e successivi aggiornamenti. In
particolare, le sopraccitate interessenze azionarie sono dedotte per il 50% dal patrimonio di base e per il
50% dal patrimonio supplementare, con la sola eccezione delle partecipazioni in società assicurative
acquisite prima del 20 luglio 2006 che risultano dedotte dall’ammontare complessivo del patrimonio di
base e supplementare. Si segnala che con il 31 dicembre 2012 scade la suddetta deroga e, pertanto, a
partire dal 1° gennaio 2013 anche le partecipazioni in società assicurative acquisite prima del 20 luglio
2006 verranno dedotte per il 50% dal patrimonio di base e per il 50% dal patrimonio supplementare.
4. Patrimonio di terzo livello
Nel patrimonio di vigilanza al 31 dicembre 2012 non figurano componenti di terzo livello.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Informativa Quantitativa
Elementi positivi del patrimonio di base
Capitale 309.905
Sovrapprezzo di emissione 2.509.097
Riserve 533.032
Utile d'esercizio (al netto della quota potenzialmente distribuita) 59.510
Filtri prudenziali: incrementi del patrimonio di baseAltri filtri positivi: minusvalenze cumulate nette su passività subordinate computabili nel
patrimonio supplementare, iscritte in bilancio tra le “Passività finanziarie valutate al fair value” 4.299
Elementi negativi del patrimonio di base
Avviamento 969.115
Altre attività immateriali 18.018
Filtri prudenziali: deduzioni del patrimonio di base
Fair value option : variazioni del proprio merito creditizio 10.010
Riserve negative su titoli di debito AFS 5.761
Plusvalenza cumulata netta su attività materiali detenute a scopo di investimento 2.958
Deduzioni del patrimonio di baseInteressenze azionarie in enti creditizi e finanziari pari o superiori al 20% del capitale dell'ente
partecipato10
Interessenze azionarie in enti creditizi e finanziari superiori al 10% ma inferiori al 20% del capitale
dell'ente partecipato19.746
Partecipazioni in società di assicurazione 15.257
Patrimonio di base 2.374.968
Elementi positivi del patrimonio supplementare
Riserve da valutazione attvità materiali "Leggi speciali di rivalutazione" 88.956
Riserve da valutazione attvità materiali "Attività materiali ad uso funzionale" 78
Riserve da valutazione positive su titoli di capitale e quote OICR AFS 18.548
Passività subordinate di II livello 829.251
Filtri prudenziali: incrementi del patrimonio supplementare
Plusvalenza cumulata netta su attività materiali 1.479
Filtri prudenziali: deduzioni del patrimonio supplementare
Quota non computabile della riserva da valutazione su attività materiali ad uso funzionale 39
Quota non computabile delle riserve positive su titoli di capitale e quote OICR AFS 9.274
Elementi da dedurre del patrimonio supplementareInteressenze azionarie in enti creditizi e finanziari pari o superiori al 20% del capitale dell'ente
partecipato10
Interessenze azionarie in enti creditizi e finanziari superiori al 10% ma inferiori al 20% del capitale
dell'ente partecipato19.746
Partecipazioni in società di assicurazione 15.257
Patrimonio supplementare 893.986
Elementi da dedurre dal patrimonio di Base e Supplementare
Partecipazioni in società di assicurazione 19.039
Patrimonio di vigilanza 3.249.915
Patrimonio di terzo livello -
Patrimonio di vigilanza incluso patrimonio di terzo livello 3.249.915
Patrimonio di Vigilanza(in migliaia di euro)
31/12/2012
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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TAVOLA 4 – Adeguatezza patrimoniale
Informativa Qualitativa
(a) Metodo adottato dalla banca nella valutazione dell’adeguatezza del proprio capitale interno per il
sostegno delle attività correnti e prospettiche
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza valuta la propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica
attraverso il Processo ICAAP, così come previsto dalle disposizioni prudenziali di vigilanza ex Circolare
263/2006 della Banca d’Italia e successivi aggiornamenti. A tal proposito si evidenzia che la Classe di
appartenenza del Gruppo BPVi coincide con la Classe 2 (Gruppi bancari e banche che utilizzano
metodologie standardizzate, con attivo, rispettivamente, consolidato o individuale superiore a 3,5
miliardi di euro).
Il Consiglio di Amministrazione, coerentemente con i rischi identificati e con le modalità di
determinazione del capitale interno a fronte degli stessi, definisce con periodicità annuale la
propensione al rischio (o risk-appetite) nell’ambito del processo di pianificazione strategica e di
budgeting. La propensione al rischio complessivo viene definita in sede di approvazione del Piano
Industriale e del budget annuale e viene espressa, su base consolidata, in termini di livello target del
Core Tier 1 Ratio. Si evidenzia a tal proposito, come già precedentemente evidenziato, che il Gruppo
BPVi non dispone attualmente, né ha pianificato l’emissione, di strumenti ibridi di patrimonializzazione e
per tale motivo il Core Tier 1 e Tier 1 coincidono.
Inoltre, per alcune tipologie di rischio il Consiglio di Amministrazione definisce su base annua i limiti che
considera accettabili in virtù della propria operatività e dei mercati di riferimento.
Tecniche di quantificazione del capitale interno
Ai fini della determinazione del capitale interno complessivo rispetto al quale viene condotta
l’autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale, il Consiglio di Amministrazione ha stabilito che esso
deve essere determinato come somma dei capitali interni a fronte dei singoli rischi (cosiddetto
approccio building-block).
Il capitale interno viene determinato, su base attuale e prospettica, a fronte dei seguenti rischi:
- rischio di credito;
- rischio di controparte;
- rischio di mercato;
- rischio operativo;
- rischio di concentrazione;
- rischio di tasso del banking book.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 70 -
Si aggiunge inoltre che, nell’ambito del processo di determinazione del capitale complessivo devono
essere inoltre valutati:
1. il livello di assunzione di rischi nei confronti dei Soggetti Collegati e, in particolare, nei casi di
superamento dei limiti prudenziali, a integrazione delle iniziative previste nel piano di rientro,
tiene conto delle eccedenze nel processo di determinazione del capitale interno complessivo
(come disciplinato dalla normativa di vigilanza - Circolare 263/2006 e successivi aggiornamenti -
Titolo V, Capitolo 5);
2. gli esiti della valutazione analitica (“autovalutazione”) della adeguatezza della struttura dedicata
ai compiti di banca depositaria e dei profili organizzativi rilevanti per lo svolgimento della
funzione (come previsto dalla disciplina di vigilanza - Circolare 263/2006 e successive modifiche
Titolo V, Capitolo 6).
Per la quantificazione del capitale interno attuale riferibile ai singoli rischi si evidenzia che:
a) sul rischio di credito, il Gruppo BPVi utilizza la metodologia standardizzata nell’ambito della
determinazione dei requisiti patrimoniali prudenziali (cfr. Circolare Banca d’Italia n° 263/2006,
Titolo II, Capitolo 1, Parte Prima e successivi aggiornamenti);
b) sul rischio di controparte, il Gruppo BPVi utilizza il metodo del valore corrente1 nell’ambito
della determinazione dei requisiti patrimoniali prudenziali (cfr. Circolare Banca d’Italia n°
263/2006, Titolo II, Capitolo 3, Sezione II e successivi aggiornamenti);
c) sul rischio di mercato, il Gruppo BPVi utilizza la metodologia standardizzata nell’ambito della
determinazione dei requisiti patrimoniali prudenziali (cfr. Circolare Banca d’Italia n° 263/2006,
Titolo II, Capitolo 4, Parte Seconda e successivi aggiornamenti);
d) sul rischio operativo, il Gruppo BPVi utilizza l’approccio base nell’ambito della determinazione
dei requisiti patrimoniali prudenziali (cfr. Circolare Banca d’Italia n° 263/2006, Titolo II,
Capitolo 5, Parte Seconda, Sezione I e successivi aggiornamenti);
e) sul rischio di concentrazione, il Gruppo BPVi utilizza, per la concentrazione single name,
l’approccio basato sul granularity adjustment di cui all’Allegato B, Titolo III, Capitolo 1 della
Circolare Banca d’Italia n° 263/2006 e successivi aggiornamenti, mentre per la concentrazione
sectorial utilizza la metodologia sviluppata dal Centro Studi e Ricerche di ABI e consultabile nel
paper “Proposta metodologica ABI per il Rischio di Concentrazione Geo-Settoriale” come da
ultimo aggiornamento di febbraio 2013. Nel primo caso, il capitale interno viene determinato
stimando, sul solo portafoglio crediti verso imprese, il “requisito” aggiuntivo derivante dalla
considerazione delle esposizioni verso gruppi di clienti connessi. Nel secondo, il modello
Centro Studi e Ricerche ABI prevede il calcolo di un coefficiente di ricarico da applicare al
requisito patrimoniale del rischio di credito che tenga conto della concentrazione geo-
settoriale della banca rispetto a una concentrazione benchmark (identificata con il Portafoglio
del Sistema Bancario Italiano).
f) sul rischio di tasso il Gruppo stima il capitale economico sulla base dello scenario di shift delle
curve dei tassi di interesse previsto dal Titolo III, Capitolo 1, Allegato C della Circolare 263
1 Si precisa che il metodo utilizzato per il calcolo del valore delle esposizioni riferite alle operazioni SFT è il CRM - metodo
semplificato. Ciò in quanto le operazioni di SFT poste in essere dal Gruppo BPVi rientrano nell'ambito del "portafoglio bancario", cui si rende applicabile per il calcolo del valore delle esposizioni il CRM - metodo semplicato (cfr. Circolare n° 263/2006 Banca d’Italia, Titolo II, Capitolo 3).
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 71 -
Banca d’Italia e successivi aggiornamenti. In particolare, lo strumento utilizzato per le analisi di
ALM statico è utilizzato anche per calcolare con la metodologia “full evaluation” l’impatto sul
valore economico del banking book derivante da una variazione dei tassi di interesse stimata
con approccio probabilistico su un periodo di osservazione di 6 anni (1 gennaio 2007 – 31
dicembre 2012), considerando alternativamente il 1° percentile (ribasso) o il 99° percentile
(rialzo).
In sostanza, fatta eccezione per i rischi di concentrazione e di tasso, coerentemente alle indicazioni
normative per i Gruppi di Classe 2, il capitale interno coincide con i requisiti regolamentari.
I criteri e le logiche utilizzati per la determinazione dei requisiti patrimoniali prudenziali ai fini del Primo
Pilastro vengono altresì usati, coerentemente con le linee guida definite nel processo di pianificazione
pluriennale e di budgeting, per la quantificazione del capitale interno prospettico a fronte degli stessi
rischi.
Modalità di conduzione delle prove di stress
L’autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale avviene anche attraverso la conduzione delle c.d.
“prove di stress”. Queste ultime rappresentano l’insieme delle tecniche quantitative e qualitative
attraverso le quali il Gruppo BPVi valuta la propria vulnerabilità, da un punto di vista economico e
patrimoniale, a scenari di mercato avversi.
Nell’ambito del quadro di attuazione del Secondo Pilastro di Basilea 2, recepito con la Circolare Banca
d’Italia n° 263/2006 e successive modifiche, lo stress test viene considerato un elemento fondamentale
per la valutazione dell’esposizione ai rischi, della robustezza dei relativi sistemi di attenuazione e
controllo e, ove ritenuto necessario, dell’adeguatezza del capitale interno.
Il Gruppo BPVi, coerentemente con i requisiti normativi richiamati innanzi, adotta un sistema articolato
di prove di stress che comprendono sia analisi di sensitivity (effetti di variazione di un unico fattore di
rischio sul capitale interno) che analisi di “scenario” (effetti della variazione contemporanea di un
insieme di fattori di rischio sul capitale interno).
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza utilizza le prove di stress con le seguenti finalità:
- analizzare la robustezza delle metodologie utilizzate per la determinazione del capitale interno a
fronte dei diversi rischi quantificabili;
- evidenziare il rischio generato da eventi eccezionali ma plausibili, e quindi delineare in modo chiaro
gli interventi necessari per l’attenuazione e il contenimento dei rischi entro i limiti predefiniti;
- valutare l’adeguatezza patrimoniale prospettica con riferimento alla copertura di tutti i rischi
rilevanti (anche considerando le perdite e gli impatti sugli RWA e sul capitale generatesi in
condizioni di scenari estremi), alle esigenze di sviluppo strategico e al mantenimento di un
adeguato profilo di rischio;
- produrre misure per il monitoraggio dei limiti operativi;
- supportare la definizione della propensione al rischio e del risk appetite.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 72 -
I principi cardine alla base del modello di governance nella conduzione delle prove di stress ai fini ICAAP
vengono di seguito richiamati:
- la responsabilità nella definizione delle linee guida delle prove di stress è in capo al Consiglio di
Amministrazione della Capogruppo;
- il Consiglio di Amministrazione approva le linee guida per la conduzione delle prove di stress
sulla base delle proposte definite dal Direttore Generale;
- le linee guida in materia di conduzione delle prove di stress sono definite in maniera accentrata
presso la Capogruppo, sia per quanto riguarda le singole legal entity sia per quanto concerne il
Gruppo nel suo complesso tanto ai fini ICAAP che ai fini gestionali interni.
I rischi oggetto di stress test vengono periodicamente identificati in fase di definizione della Mappa dei
Rischi nell’ambito del processo ICAAP. In ogni caso, gli stress test devono essere condotti almeno sulle
seguenti tipologie di rischio:
- rischio di credito;
- rischio di controparte;
- rischio di mercato;
- rischio di concentrazione;
- rischio di tasso di interesse sul banking book;
- rischio di liquidità;
- rischio strategico.
Si segnala in particolare che, rispetto a quanto illustrato nella precedente Informativa al pubblico, tra le
tipologie di rischio soggette a prove di stress è stato aggiunto anche il rischio di controparte, incluso tra i
rischi sottoposti a stress test in occasione della predisposizione del Rendiconto ICAAP al 31 dicembre
2012.
All’interno del Processo ICAAP, il Gruppo BPVi ha identificato due “scenari” principali per la conduzione
delle prove di stress:
- scenario base case che ipotizza una crisi economica di media entità a carattere nazionale che
interessa tanto il Gruppo BPVi che il sistema bancario nazionale;
- scenario worst case che ipotizza una crisi economica di elevata entità a carattere internazionale
che interessa tanto il Gruppo BPVi che il sistema bancario nazionale e internazionale.
La definizione delle ipotesi alla base degli scenari viene effettuata in condivisione tra le Strutture
aziendali coinvolte, in senso lato, nei processi di gestione dei rischi (Divisione Crediti, Divisione Finanza,
Direzione Risk Management, Direzione Pianificazione Strategica) e più in generale portatrici di
informazioni e know-how ritenuti fondamentali ai fini di una robusta definizione delle ipotesi di stress,
seguendo in ogni caso, ove ritenuto coerente e sufficiente, le linee guida in materia di prove di stress
pubblicate dall’EBA.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 73 -
La conduzione delle prove di stress, in relazione agli scenari innanzi delineati, è effettuata con
riferimento:
- agli impatti sugli RWA e sul capitale interno;
- agli impatti sulle grandezze economiche (margine di interesse e di intermediazione, rettifiche di
valore su crediti, ecc.) e quindi sull’utile di periodo;
- agli impatti sul patrimonio di vigilanza diversi da quelli direttamente collegati alla variazione
dell’utile.
Raccordo tra capitale interno e patrimonio di vigilanza
Nell’autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale, il Consiglio di Amministrazione definisce che a
copertura del capitale interno attuale e prospettico deve essere utilizzata una definizione di capitale
complessivo coincidente con quella di Patrimonio di Vigilanza ex Circolare Banca d’Italia 263/2006 e
successive modifiche e coerente, con riferimento al capitale prospettico, con le ipotesi di evoluzione del
patrimonio previste dal Capital Plan nell’ambito del processo di pianificazione strategica e di budgeting.
Autovalutazione adeguatezza patrimoniale inclusa nel Rendiconto ICAAP al 31 dicembre 2012
A seguito del Processo ICAAP, conclusosi con la predisposizione, e successiva approvazione dal parte del
Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, del Rendiconto al 31 dicembre 2012, si sottolinea che il
Patrimonio di Vigilanza (ovvero il capitale complessivo) risulta adeguato, sia su base attuale al 31
dicembre 2012 che prospettica al 31 dicembre 2013, a fronteggiare tutti i rischi cui è esposto il Gruppo
Banca Popolare di Vicenza in relazione alla sua operatività e ai mercati di riferimento, tenuto conto della
propensione al rischio (risk appetite) deliberato dallo stesso Consiglio di Amministrazione.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Informativa Quantitativa
REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA
Rischio di credito e di controparte (Metodologia standard) 2.136.107
- Amministrazioni centrali e banche centrali 131
- Intermediari vigilati 93.743
- Enti territoriali 784
- Enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico 6.459
- Banche multilaterali di sviluppo -
- Imprese e altri soggetti 1.007.739
- Esposizioni al dettaglio 269.583
- Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (O.I.C.R.) 40.917
- Esposizioni garantite da immobili 270.758
- Esposizioni scadute 324.628
- Esposizioni ad alto rischio 2.796
- Altre esposizioni 88.546
- Posizioni verso la cartolarizzazione 30.023
Rischi di mercato (Metodologia standard) 26.220
- Rischio di posizione 26.220
- Rischio di regolamento -
- Rischio di concentrazione -
- Rischio di cambio -
- Rischio di posizione in merci -
Rischi operativi (Metodo base) 145.766
Altri elementi del calcolo -
Altri requisiti patrimoniali specifici -
Totale requisiti prudenziali 2.308.093
8,23%
11,26%
Coefficiente patrimoniale di base (Tier 1 capital ratio )
Coefficiente patrimoniale totale (Total capital ratio )
Adeguatezza patrimoniale(in migliaia di euro)
Requisiti
I requisiti indicati in tabella sono esposti al netto dei rapporti infragruppo.
Per completezza, si precisa che al 31 dicembre 2012 il requisito per rischio di controparte è pari a euro 29.425 mila
ed è riferibile a esposizioni verso:
intermediari vigilati per 18.100 mila euro;
imprese e altri soggetti per 9.843 mila euro;
esposizioni scadute per 736 mila euro;
esposizioni verso O.I.C.R. per 685 mila euro;
esposizioni verso enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico per 61 mila euro.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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TAVOLA 5 – Rischio di credito: informazioni generali riguardanti tutte le banche
Informativa Qualitativa
(a) i) Definizioni di crediti “scaduti” e “deteriorati” utilizzate a fini contabili
A ogni chiusura di bilancio viene effettuata un’analisi volta all’individuazione di crediti problematici che
mostrano oggettive evidenze di una possibile perdita di valore. Rientrano in tale ambito i crediti inclusi
nelle categorie di rischiosità “sofferenze”, “incagli”, “ristrutturati” e “esposizioni scadute”, come definite
dalla normativa di vigilanza.
(a) ii) Descrizione delle metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore
La rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il suo costo ammortizzato (o costo storico
per i crediti a breve termine o a revoca) al momento della valutazione e il valore attuale dei relativi flussi
di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario.
Per determinare il valore attuale dei flussi di cassa futuri, gli elementi fondamentali sono costituiti dal
presumibile valore di realizzo dei crediti tenuto conto anche delle eventuali garanzie che assistono le
posizioni, dai tempi di recupero attesi e dagli oneri che si ritiene verranno sostenuti per il recupero
dell’esposizione creditizia. I flussi di cassa relativi a crediti a vista o a revoca nonché di crediti il cui
recupero è previsto entro breve durata (12/18 mesi) non vengono attualizzati.
In particolare, relativamente ai crediti in sofferenza, la cui valutazione è determinata per singola
posizione, per il calcolo del valore di recupero viene effettuata una distinzione in base all’importo del
credito secondo le seguenti modalità:
- fino a euro 25.000, le posizioni sono oggetto di valutazione analitica ma non sono oggetto di
attualizzazione, in quanto si tratta di posizioni che spesso non vengono sottoposte a un
recupero giudiziale ma sono oggetto di cessione dopo gli usuali tentativi di recupero bonario e la
loro permanenza nella categoria è in linea di massima non superiore a 12/18 mesi, ossia di breve
termine;
- da euro 25.000 a euro 150.000, le posizioni sono sottoposte a una valutazione analitica con
identificazione di una previsione di recupero oggetto di attualizzazione in base alla stima dei
tempi medi di recupero, determinati su base storico-statistica;
- le posizioni superiori a euro 150.000 sono sottoposte a una valutazione analitica con
identificazione di una previsione di recupero oggetto di attualizzazione in base alla stima dei
tempi effettivi di recupero, determinati dalle competenti Funzioni aziendali.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 76 -
I crediti incagliati di importo superiore a 150.000 euro sono valutati analiticamente, identificando una
previsione di recupero oggetto di attualizzazione in base alla stima dei tempi medi di recupero,
determinati su base storico-statistica. I crediti incagliati con esposizione inferiore al limite suddetto sono
oggetto di valutazione collettiva mediante l’utilizzo di parametri di “probabilità di insolvenza” (PD –
probabilità di default) e di “perdita in caso di insolvenza” (LGD - loss given default) differenziati per fascia
di importo, attualizzando i relativi flussi nominali futuri sulla base dei tempi medi di recupero (TTR - time
to recovery).
I crediti ristrutturati di importo superiore a 150.000 euro sono valutati analiticamente, attualizzando la
relativa perdita “implicita” derivante dalla ristrutturazione della posizione. Le restanti posizioni sono
oggetto di valutazione collettiva mediante l’utilizzo di parametri di PD e LGD calcolati su base storico-
statistica e finalizzati a stimare la perdita latente. I relativi flussi nominali futuri attesi sono attualizzati
sulla base dei tempi medi di recupero determinati anch’essi su base storico-statistica.
Qualora sui crediti ristrutturati, oggetto di valutazione analitica, emerga l’evidenza di una perdita per
riduzione di valore, gli stessi sono classificati immediatamente a incaglio o a sofferenze e valutati
conformemente alle regole proprie di tali categorie.
Le esposizioni scadute sono oggetto di valutazione collettiva. Tale valutazione avviene per categorie di
crediti omogenee con caratteristiche simili in termini di rischio di credito e le relative percentuali di
perdita sono determinate su basi storico-statistiche, che consentano di stimare il valore della perdita
latente in ciascuna categoria omogenea di crediti. La stima dei flussi nominali futuri attesi si basa su
parametri di PD e di LGD differenziati per forma tecnica e i flussi così calcolati sono attualizzati sulla base
dei tempi medi di recupero, determinati su base storico-statistica.
I crediti per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita, ovvero i
crediti in bonis, sono sottoposti alla valutazione di una perdita di valore collettiva. Tale valutazione
avviene per categorie di crediti omogenee con caratteristiche simili in termini di rischio di credito e le
relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, che consentano di stimare il
valore della perdita latente in ciascuna categoria omogenea di crediti. La stima dei flussi nominali futuri
attesi si basa su parametri di PD e di LGD differenziati per forma tecnica e i flussi così calcolati sono
attualizzati sulla base dei tempi medi di recupero, determinati su base storico-statistica. La perdita
attesa (pari all’esposizione lorda x PD x LGD) viene rettificata per il parametro LCP (Loss Confirmation
Period), il quale esprime, per le diverse categorie di esposizione omogenee, il ritardo medio che
intercorre tra il deterioramento delle condizioni finanziarie del debitore (c.d. incurred losses) e l’effettiva
classificazione a default delle singole esposizioni e ha come funzione quella di "correggere" la PD che
viene tipicamente espressa su un orizzonte annuale.
Non vengono operate svalutazioni su crediti rappresentati da operazioni di "pronti contro termine" e
“prestito titoli”, nonché su crediti verso Istituzioni senza scopo di lucro e Amministrazioni Pubbliche e
locali e Cassa Compensazione e Garanzia.
Il credito deteriorato svalutato è oggetto di ripresa di valore solo quando la qualità del credito è
migliorata al punto tale che esiste una ragionevole certezza del recupero tempestivo del capitale e degli
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 77 -
interessi, secondo i termini contrattuali originari del credito, ovvero quando l’ammontare effettivamente
recuperato eccede il valore recuperabile precedentemente stimato. Tra le riprese di valore sono, inoltre,
ricompresi, per i soli crediti in sofferenza, gli effetti positivi connessi al rientro dell’effetto attualizzazione
derivante dalla progressiva riduzione del tempo stimato di recupero del credito oggetto di valutazione.
L’importo delle rettifiche di valore al netto dei fondi precedentemente accantonati e i recuperi di parte o
di interi importi precedentemente svalutati sono iscritti nel conto economico nella voce
“rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di: crediti”.
I crediti vengono cancellati dal bilancio quando sono considerati definitivamente irrecuperabili oppure in
caso di cessione, qualora essa abbia comportato il sostanziale trasferimento di tutti i rischi e benefici
connessi ai crediti stessi.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 78 -
Informativa Quantitativa
Tabella 5.1
Esposizioni creditizie2 lorde per tipologie di esposizione e di controparte
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizioni per cassa
Sofferenze - - - - - - - - - 616 314 302 2.125.631 854.684 1.270.947 - - - - - - - - -
Incagli - - - - - - - - - - - - 1.190.804 158.759 1.032.045 - - - - - - - - -
Esposizioni ristrutturate - - - - - - - - - - - - 314.666 6.803 307.863 - - - - - - - - -
Esposizioni scadute - - - - - - - - - - - - 632.471 21.562 610.909 - - - - - - - - -
Altre esposizioni 128.592 - 128.592 4.883.804 - 4.883.804 43.002 - 43.002 4.341.136 - 4.341.136 27.591.300 100.488 27.490.812 - - - - - - - - -
Totale esposizioni per cassa 128.592 - 128.592 4.883.804 - 4.883.804 43.002 - 43.002 4.341.752 314 4.341.438 31.854.872 1.142.296 30.712.576 - - - - - - - - -
Esposizioni "fuori bilancio"
Attività deteriorate 4.137 - 4.137 - - - - - - - - - - - - - - - - - - 61.244 1.550 59.694
Altre esposizioni 2.473.184 - 2.473.184 - - - - - - - - - - - - - - - 129.994 - 129.994 3.090.412 1.985 3.088.427
Totale esposizioni "fuori bilancio" 2.477.321 - 2.477.321 - - - - - - - - - - - - - - - 129.994 - 129.994 3.151.656 3.535 3.148.121
Totale 2.605.913 - 2.605.913 4.883.804 - 4.883.804 43.002 - 43.002 4.341.752 314 4.341.438 31.854.872 1.142.296 30.712.576 - - - 129.994 - 129.994 3.151.656 3.535 3.148.121
Attività finanziarie detenute sino
alla scadenza
Esposizioni / Voci di bilancio
(in migliaia di euro)Crediti verso banche Garanzie e impegni
esposizioni al 31/12/2012
Attività finanziarie detenute per
la negoziazione
Attività finanziarie disponibili
per la venditaCrediti verso clientela
Attività finanziarie valute al fair
valueDerivati di copertura
Le esposizioni deteriorate del portafoglio “Attività finanziarie detenute per la negoziazione”, tutte riferibili a contratti derivati in essere con la clientela, sono state
rettificate per complessivi 1.512 mila euro per tener conto del rischio di credito implicito nelle suddette esposizioni. Le suddette esposizioni si riferiscono per 799
mila euro a incagli e per 713 mila euro a esposizioni scadute.
Il dato medio non viene riportato, in quanto si ritiene che il dato di fine esercizio sia rappresentativo dell’esposizione al rischio durante l’esercizio.
2 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non
comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Tabella 5.2
Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie3 per cassa e "fuori bilancio" verso banche
3 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non
comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR..
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizioni per cassa
Sofferenze - - - 616 314 302 - - - - - - - - -
Incagli - - - - - - - - - - - - - - -
Esposizioni ristrutturate - - - - - - - - - - - - - - -
Esposizioni scadute - - - - - - - - - - - - - - -
Altre esposizioni 2.144.617 - 2.144.617 2.432.756 - 2.432.756 59.284 - 59.284 18.268 - 18.268 4.352 - 4.352
Totale esposizioni per cassa 2.144.617 - 2.144.617 2.433.372 314 2.433.058 59.284 - 59.284 18.268 - 18.268 4.352 - 4.352
Esposizioni "fuori bilancio"
Sofferenze - - - - - - - - - - - - - - -
Incagli - - - - - - - - - - - - - - -
Altre attività deteriorate - - - - - - - - - - - - - - -
Altre esposizioni 118.293 - 118.293 299.431 - 299.431 18.865 - 18.865 28.558 - 28.558 8.540 - 8.540
Totale esposizioni "fuori bilancio" 118.293 - 118.293 299.431 - 299.431 18.865 - 18.865 28.558 - 28.558 8.540 - 8.540
Totale 2.262.910 - 2.262.910 2.732.803 314 2.732.489 78.149 - 78.149 46.826 - 46.826 12.892 - 12.892
Esposizioni / Aree geografiche
(in migliaia di euro)
esposizioni al 31/12/2012
Italia Altri paesi europei America Asia Resto del mondo
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie4 per cassa e "fuori bilancio" verso clientela
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizioni per cassa
Sofferenze 2.117.554 847.736 1.269.818 7.388 6.391 997 689 557 132 - - - - - -
Incagli 1.178.030 156.654 1.021.376 12.583 2.101 10.482 4 1 3 - - - 187 3 184
Esposizioni ristrutturate 314.666 6.803 307.863 - - - - - - - - - - - -
Esposizioni scadute 629.356 21.471 607.885 459 19 440 - - - 2.656 72 2.584 - - -
Altre esposizioni 31.880.206 92.585 31.787.621 392.070 7.784 384.286 25.941 42 25.899 2.274 8 2.266 18.681 69 18.612
Totale esposizioni per cassa 36.119.812 1.125.249 34.994.563 412.500 16.295 396.205 26.634 600 26.034 4.930 80 4.850 18.868 72 18.796
Esposizioni "fuori bilancio"
Sofferenze 4.367 1.216 3.151 - - - - - - - - - - - -
Incagli 43.184 289 42.895 - - - - - - - - - - - -
Altre attività deteriorate 17.830 45 17.785 - - - - - - - - - - - -
Altre esposizioni 3.077.735 1.985 3.075.750 34.475 - 34.475 - - - - - - 43 - 43
Totale esposizioni "fuori bilancio" 3.143.116 3.535 3.139.581 34.475 - 34.475 - - - - - - 43 - 43
Totale 39.262.928 1.128.784 38.134.144 446.975 16.295 430.680 26.634 600 26.034 4.930 80 4.850 18.911 72 18.839
America Esposizioni / Aree geografiche
(in migliaia di euro)Asia Resto del mondo
esposizioni al 31/12/2012
Italia Altri paesi europei
4 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non
comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 81 -
Tabella 5.3
Distribuzione delle esposizioni creditizie5 per tipo di controparte
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
lorda
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizioni per cassa
Sofferenze - - - 62 60 2 616 314 302 45.685 35.168 10.517 530 530 - 1.470.002 588.460 881.542 609.352 230.466 378.886
Incagli - - - 11 2 9 - - - 60.355 18.374 41.981 141 19 122 836.611 114.739 721.872 293.686 25.625 268.061
Esposizioni ristrutturate - - - 52.817 988 51.829 - - - 1 - 1 684 209 475 167.289 4.973 162.316 93.875 633 93.242
Esposizioni scadute - - - 78 - 78 - - - 5.867 167 5.700 1 - 1 472.646 15.625 457.021 153.879 5.770 148.109
Altre esposizioni 4.675.771 - 4.675.771 45.823 - 45.823 4.341.136 - 4.341.136 3.133.497 8.652 3.124.845 54.148 32 54.116 15.062.335 72.594 14.989.741 9.347.238 18.850 9.328.388
Totale esposizioni per cassa 4.675.771 - 4.675.771 98.791 1.050 97.741 4.341.752 314 4.341.438 3.245.405 62.361 3.183.044 55.504 790 54.714 18.008.883 796.391 17.212.492 10.498.030 281.344 10.216.686
Esposizioni "fuori bilancio"
Sofferenze - - - - - - - - - - - - - - - 4.354 1.216 3.138 13 - 13
Incagli - - - - - - - - - - - - - - - 41.902 271 41.631 1.282 18 1.264
Altre attività deteriorate - - - 2.533 28 2.505 - - - - - - - - - 14.571 17 14.554 726 - 726
Altre esposizioni 38.073 - 38.073 4.502 7 4.495 2.278.539 - 2.278.539 82.724 33 82.691 17.313 26 17.287 2.188.647 1.866 2.186.781 780.994 53 780.941
Totale esposizioni "fuori bilancio" 38.073 - 38.073 7.035 35 7.000 2.278.539 - 2.278.539 82.724 33 82.691 17.313 26 17.287 2.249.474 3.370 2.246.104 783.015 71 782.944
Totale 4.713.844 - 4.713.844 105.826 1.085 104.741 6.620.291 314 6.619.977 3.328.129 62.394 3.265.735 72.817 816 72.001 20.258.357 799.761 19.458.596 11.281.045 281.415 10.999.630
BancheEsposizioni / Controparti
(in migliaia di euro)Società finanziarie Altri soggetti
esposizioni al 31/12/2012
Governi e Banche Centrali Altri enti pubblici Imprese di assicurazione Imprese non finanziarie
5 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non
comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Tabella 5.4
Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie
A Vista
Da oltre 1
giorno
a 7 giorni
Da oltre 7
giorni
a 15 giorni
Da oltre 15
giorni
a 1 mese
Da oltre 1 mese
fino a 3 mesi
Da oltre 3 mesi
fino a 6 mesi
Da oltre 6 mesi
fino a 1 anno
Da oltre 1 anno
fino a 5 anni
Oltre
5 anni
Durata
indeterminata
Attività per cassa
Titoli di Stato 885 - - - - 15.000 1.159 2.832.287 1.663.985 -
Altri titoli di debito 3.800 - - - 154.823 12.317 11.093 374.278 285.146 -
Quote OICR 381.765 - - - - - - - - -
Finanziamenti 6.679.492 202.728 305.386 1.842.347 2.715.406 1.560.414 2.016.751 9.240.410 9.460.156 1.147.072
- Banche 1.320.802 25.490 16.354 326.322 493.276 111.471 118.555 620.541 47.262 1.147.072
- Clientela 5.358.690 177.238 289.032 1.516.025 2.222.130 1.448.943 1.898.196 8.619.869 9.412.894 -
Totale attività per cassa 13.745.434 405.456 610.772 3.684.694 5.585.635 3.148.145 4.045.754 21.687.385 20.869.443 2.294.144
Passività per cassa
Depositi (11.769.538) (290.017) (252.412) (907.118) (2.104.740) (861.697) (781.610) (41.712) - -
- Banche (393.821) (66.501) (60.000) (215.453) (467.212) (55.000) (13.383) - - -
- Clientela (11.375.717) (223.516) (192.412) (691.665) (1.637.528) (806.697) (768.227) (41.712) - -
Titoli di debito (106.089) (7.988) (32.733) (14.663) (680.463) (401.078) (1.563.148) (6.448.635) (482.950) -
Altre passività (68.714) (424.316) (726.009) (3.946.770) (1.667.186) (338.427) (35.319) (3.625.955) (1.938.597) -
Totale passività per cassa (23.713.879) (1.012.338) (1.263.566) (5.775.669) (6.557.129) (2.462.899) (3.161.687) (10.158.014) (2.421.547) -
Operazioni "fuori bilancio"
Derivati finanziari con scambio di capitale 553 (9.902) 17.566 1.215 (2.342) 9.216 63 2.446 1.120 -
- posizioni lunghe 43.370 68.853 152.333 90.216 199.696 45.176 69.513 68.136 1.125 -
- posizioni corte (42.817) (78.755) (134.767) (89.001) (202.038) (35.960) (69.450) (65.690) (5) -
Derivati finanziari senza scambio di capitale 119.716 129 - - - 38.928 2.536 - - -
- posizioni lunghe 2.295.013 136 - - - 52.497 2.536 - - -
- posizioni corte (2.175.297) (7) - - - (13.569) - - - -
Depositi e finanziamenti da ricevere - - - - - - - - - -
- posizioni lunghe - - - - - - - - - -
- posizioni corte - - - - - - - - - -
Impegni irrevocabili a erogare fondi (911.210) 1.425 925 1.804 14.712 11.134 49.569 287.931 534.821 8.889
- posizioni lunghe 37.157 9.538 925 1.804 14.712 11.134 49.569 287.931 534.821 39.228
- posizioni corte (948.367) (8.113) - - - - - - - (30.339)
Garanzie finanziarie rilasciate - - - - - - - - - -
Totale operazioni "fuori bilancio" (790.941) (8.348) 18.491 3.019 12.370 59.278 52.168 290.377 535.941 8.889
esposizioni al 31/12/2012
Categorie/scaglioni temporali
(in migliaia di euro)
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 83 -
Tabella 5.5
Esposizioni creditizie per cassa6 verso banche: dinamica delle rettifiche di valore complessive
Sofferenze IncagliEsposizioni
ristrutturate
Esposizioni
scadute
Rettifiche complessive iniziali 314 - - -
di cui: esposizioni cedute non cancellate - - - -
Variazioni in aumento - - - -
Rettifiche di valore - - - -
Trasferimenti da altre categorie di fondi - - - -
Altre variazioni in aumento - - - -
Variazioni in diminuzione - - - -
Riprese di valore da valutazione - - - -
Riprese di valore da incasso - - - -
Cancellazioni - - - -
Trasferimenti a altre categorie di fondi - - - -
Altre variazioni in diminuzione - - - -
Rettifiche complessive finali 314 - - -
di cui: esposizioni cedute non cancellate - - - -
di cui:
rettifiche specifiche 314 - - -
rettifiche di portafoglio - - - -
Causali/Categorie
(in migliaia di euro)
rettifiche di valore verso banche al 31/12/2012
6 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi
aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 84 -
Tabella 5.6
Esposizioni creditizie per cassa7 verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive
7 Conformemente alle disposizioni contenute nella Circolare della Banca d’Italia n° 262 del 22 dicembre 2005 (e successivi
aggiornamenti), le esposizioni creditizie riportate nella presente tabella non comprendono i titoli di capitale e le quote di OICR.
Sofferenze IncagliEsposizioni
ristrutturate
Esposizioni
scadute
Rettifiche complessive iniziali 664.509 108.935 13.475 19.975
di cui: esposizioni cedute non cancellate 15.374 3.615 5 1.048
Variazioni in aumento 249.152 92.910 239 2.318
Rettifiche di valore 164.116 92.908 239 2.318
Trasferimenti da altre categorie di fondi 31.489 - - -
Altre variazioni in aumento 53.547 2 - -
Variazioni in diminuzione 58.977 43.086 6.911 731
Riprese di valore da valutazione 37.172 5.497 6.857 395
Riprese di valore da incasso 4.708 2.996 - -
Cancellazioni 17.097 3.104 54 336
Trasferimenti a altre categorie di fondi - 31.489 - -
Altre variazioni in diminuzione - - - -
Rettifiche complessive finali 854.684 158.759 6.803 21.562
di cui: esposizioni cedute non cancellate 18.312 4.108 102 728
di cui:
rettifiche specifiche 854.684 158.759 6.803 21.562
rettifiche di portafoglio - - - -
Causali/Categorie(in migliaia di euro)
rettifiche di valore verso clientela al 31/12/2012
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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TAVOLA 6 – Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al
metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in
strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB
Informativa Qualitativa
Il Nuovo Accordo di Basilea sul Capitale – Basilea 2, entrato in vigore il 1° gennaio 2008, ha rivisto in
maniera significativa la disciplina prudenziale per le banche e i gruppi bancari intervenendo in particolare
sulle metodologie di gestione e misurazione dei rischi da parte degli intermediari. La nuova disciplina
prudenziale per le banche e i gruppi bancari, regolamentata dalla circolare Banca d’Italia 263/2006 e
successivi aggiornamenti, prevede la possibilità, nell’ambito del Rischio di Credito, di utilizzare il metodo
Standardizzato. Al riguardo, questo è il metodo di base che il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha deciso di
utilizzare, nell’ambito della determinazione del requisito patrimoniale derivante dal Rischio di Credito in
ottica Basilea 2. La scelta è a valere per le Banche del gruppo (Banca Popolare di Vicenza Scpa, Banca Nuova
Spa, Farbanca Spa), oltre che per il Gruppo Bancario medesimo.
Tale metodo prevede la suddivisione delle esposizioni in diversi portafogli regolamentari a seconda della
natura della controparte e l’applicazione a ciascun portafoglio di coefficienti di ponderazione diversificati
anche in funzione dei rating espressi dalle External Credit Assessment Institution (ECAI, Agenzia esterna di
valutazione del merito di credito) riconosciute dalle Autorità di Vigilanza (le ECAI attualmente riconosciute
da Banca d’Italia sono Fitch Ratings, Moody’s Investors Service, Standard & Poor’s Rating Services, Cerved
Group , già Lince, - limitatamente al comparto “imprese ed altri soggetti” e solo per rating unsolicited, ossia
il rating rilasciato in assenza di richiesta del soggetto valutato - e DBRS Ratings Limited).
In tale ambito, il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha al momento scelto di avvalersi:
- dei rating esterni unsolicited prodotti dalle ECAI Fitch Ratings, Moody’s Investors Service, Standard
& Poor’s Rating Services per il portafoglio “Amministrazioni centrali e banche centrali” (in base a
quanto stabilito dalla circolare “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche” per le
categorie “Intermediari vigilati”, “Enti del settore pubblico” ed “Enti territoriali” si deve fare
riferimento alla classe di merito nella quale sono classificate le esposizioni verso “Amministrazioni
Centrali dello Stato” nella quali tali soggetti hanno la sede principale);
- dei rating esterni “unsolicited” forniti dalla ECAI Cerved Group per il portafoglio regolamentare
“Imprese e altri soggetti” (si definiscono “imprese” per il Gruppo Banca Popolare di Vicenza tutte le
società con fatturato superiore a 5 milioni di euro o con esposizione calcolata a livello consolidato
se appartenenti a un gruppo, superiore a 1 milione di euro, coerentemente con quanto stabilito
dalla circolare Banca d’Italia n° 263/2006 (Titolo II, Capitolo 1, Parte Prima, Sezione III, Paragrafo 7
“Esposizioni verso imprese e altri soggetti”);
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 86 -
- dei rating esterni unsolicited elaborati dalle ECAI Fitch Ratings, Moody’s Investors Service, Standard
& Poor’s Rating Services per il portafoglio regolamentare “Posizioni verso cartolarizzazioni”.
Per i restanti portafogli che ammettono l’utilizzo di rating il Gruppo attualmente non si avvale di alcuna
ECAI e, pertanto, alle relative esposizioni si applica la ponderazione standard prevista dalla normativa di
Vigilanza.
Progetto A-IRB: Passaggio ai metodi avanzati sul rischio di credito
Come già illustrato innanzi, allo scopo di realizzare un rafforzamento del grado di funzionalità del sistema di
rating interno nel corso del secondo semestre del 2012, su indicazione del Consiglio di Amministrazione, è
stato avviato - e concluso - uno studio di fattibilità relativamente al passaggio ai metodi avanzati sul rischio
di credito. Gli esiti di tali attività sono stati sottoposti al Consiglio di Amministrazione, che ha autorizzato
l’avvio del programma che prevede il passaggio ai metodi avanzati ai fini della determinazione dei requisiti
patrimoniali a fronte del rischio di credito, costituendo una specifica unità progettuale denominata
“Progetto A-IRB”.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 87 -
Informativa Quantitativa
Tabella 6.1
esposizione
totale
garanzie
reali
garanzie
personali
Esposizioni
dedotte dal PdV
Amministrazioni centrali e banche centrali 8.404.811 1.761.450 46.221 -
Classe di merito di credito 1 8.401.541 - - -
Classe di merito di credito 2 - - - -
Classe di merito di credito 3 3.270 - - -
Classe di merito di credito 4 e 5 - - - -
Classe di merito di credito 6 - - - -
Intermediari vigilati 3.546.738 122.250 43.416 39.512
Esposizioni a ponderazione nulla 1.081 - - -
Classe di merito di credito 1 2.966.988 - - -
Classe di merito di credito 2 1.178 - - -
Classe di merito di credito 3 576.882 - - 39.512
Classe di merito di credito 4 e 5 - - - -
Classe di merito di credito 6 609 - - -
Enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico 80.740 - 3.331 -
Classe di merito di credito 1 1 - - -
Classe di merito di credito 2 - - - -
Classe di merito di credito 3 80.739 - - -
Classe di merito di credito 4 e 5 - - - -
Classe di merito di credito 6 - - - -
Enti territoriali 47.762 - 10.200 -
Classe di merito di credito 1 - - - -
Classe di merito di credito 2 47.762 - - -
Classe di merito di credito 3 - - - -
Classe di merito di credito 4 e 5 - - - -
Classe di merito di credito 6 - - - -
Organizzazioni internazionali - - - -
Banche multilaterali di sviluppo 2.628 2.489 - -
Esposizioni a ponderazione nulla 2.628 - - -
Classe di merito di credito 1 - - - -
Classe di merito di credito 2 - - - -
Classe di merito di credito 3 - - - -
Classe di merito di credito 4 e 5 - - - -
Classe di merito di credito 6 - - - -
Imprese e altri soggetti 13.048.600 1.605 55.558 -
Classe di merito di credito 1 12 - - -
Classe di merito di credito 2 2.721.397 - - -
Classe di merito di credito 3 e 4 8.583.643 - - -
Classe di merito di credito 5 e 6 1.743.548 - - - -
Esposizioni al dettaglio 4.493.054 - - -
772.153 - - -
Classe di merito di credito 1 - - - -
Classe di merito di credito 2 - - - -
Classe di merito di credito 3 e 4 366.411 - - -
Classe di merito di credito 5 e 6 - - - -
Esposizione trattate con il fattore medio di ponderazione 405.742 - - -
440.740 - - -
Classe di merito di credito 1 8.760 - - -
Classe di merito di credito 2 65.734 - - -
Classe di merito di credito 3 64.823 - - -
Classe di merito di credito 4 - - - -
Classe di merito di credito 5 7.073 - - -
Esposizione trattate con il metodo look-through 294.350 - - -
Esposizioni garantite da immobili 8.810.961 8.810.961 - -
Immobili residenziali 6.806.730 - - -
Immobili non residenziali 2.004.231 - - -
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite - - - -
Esposizioni scadute 3.230.431 - - -
Esposizioni ad alto rischio 21.246 - - -
Altre esposizioni 7.968.039 6.359.219 - 49.553
Totale 50.867.903 17.057.974 158.726 89.065
Posizioni verso cartolarizzazioni
Consistenze al 31/12/2012
Organismi di investimento collettivo del risparmio (O.I.C.R.)
Portafogli di attività(in migliaia di euro)
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 88 -
Le “esposizioni per cassa” sono rilevate al valore di bilancio, mentre le “garanzie rilasciate” e gli “impegni a
erogare fondi” sono esposti sulla base dell’equivalente creditizio calcolato, conformemente a quanto
previsto dalla normativa di vigilanza, applicando ai valori delle esposizioni fattori di conversione diversificati
per tenere conto della probabilità che le stesse possano trasformarsi in un’esposizione per cassa.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
- 89 -
TAVOLA 8 – Tecniche di attenuazione del rischio
Informativa Qualitativa
(a) Politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e “fuori bilancio” con l’indicazione della
misura in cui il Gruppo ricorre alla compensazione
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza non applica processi di compensazione delle esposizioni a rischio di
credito con partite di segno opposto in ambito di bilancio o “fuori bilancio”, salvo quanto espressamente
ammesso. Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza adotta invece politiche di riduzione del rischio di
controparte con controparti istituzionali, stipulando accordi di compensazione (netting agreement) e
accordi di collateralizzazione (collateral agreement), sia per derivati che per repo (repurchase agreement).
(b) Politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali
Si ricorda che il Rischio di Credito è il rischio di incorrere in perdite dovute a inadempienza della
controparte (in particolare l’impegno a restituire i prestiti) o, in senso lato, al mancato adempimento delle
obbligazioni, anche da parte di eventuali garanti.
In linea con gli esercizi precedenti, le politiche del credito adottate sono state improntate a rispondere alle
domande di privati e imprese ponendo particolare attenzione al problematico andamento della
congiuntura economica, al rischio di credito e a un’adeguata copertura a livello di garanzie.
Il rischio residuo è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio che le tecniche riconosciute per
l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla banca ai fini del Primo pilastro risultino meno efficaci del
previsto. In sostanza il rischio residuo è collegato all’inefficacia delle garanzie, in fase di escussione e/o
recupero del credito deteriorato e anomalo, connesse alla non corretta gestione della garanzia tanto in fase
di acquisizione che di monitoraggio e/o rinnovo.
Con riferimento al rischio residuo, il Gruppo BPVi non determina un capitale interno a presidio dello stesso,
ma ha definito e implementato una serie di policy e strumenti che ne permettano un adeguato presidio.
Il Gruppo ha implementato un processo di monitoraggio e mitigazione del rischio in ottica coerente ai
dettami normativi previsti dalla Circolare n° 263/2006 e successivi aggiornamenti in ambito CRM.
Nell’ambito del complessivo processo di adeguamento alla nuova normativa di vigilanza prudenziale, già dal
dicembre 2007, la Capogruppo aveva concluso le attività che hanno avuto l’obiettivo di mettere in atto tutti
gli interventi di implementazione e informativi necessari al riconoscimento delle garanzie in ambito CRM
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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per le garanzie costituite da ipoteca su immobili residenziali e non residenziali e su quelle costituite da
pegno titoli.
Ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito, il riconoscimento degli effetti
derivanti dall’utilizzo di strumenti di attenuazione del rischio creditizio è condizionato al rispetto dei
requisiti generali e specifici delle diverse tipologie operative. I requisiti generali sono:
- certezza giuridica;
- tempestività di realizzo;
- requisiti organizzativi.
La normativa relativa al metodo standardizzato per il rischio di credito offre la possibilità di utilizzare il
metodo semplificato o il metodo integrale. La Banca ha deciso di adottare il c.d. metodo semplificato.
Per quanto concerne le garanzie rappresentate da pegni e garanzie personali, si è verificato che le
procedure informatiche attualmente in uso consentono già una gestione coerente con i requisiti normativi.
Si è comunque proceduto a un aggiornamento del Manuale del Pegno, in particolare relativamente al
controllo della capienza, alla gestione dei rischi operativi e ai requisiti organizzativi per la protezione del
credito.
In relazione alle garanzie rappresentate da ipoteca su immobili, allo scopo di poter beneficiare della
riduzione dei requisiti patrimoniali per le esposizioni garantite da immobili, prevista dalla CRM, la Banca si è
dotata di una serie di strumenti volti a ottemperare ai requisiti normativi, riportati in sintesi di seguito:
- una procedura per la gestione degli immobili (c.d. procedura “IMMO”), integrata con
l’alimentazione automatica delle perizie di stima da parte della società fornitrice di tale servizio per
il segmento privati, da utilizzarsi come fonte dati per le Segnalazioni di Vigilanza per quanto relativo
agli immobili;
- un fornitore Nomisma per la rivalutazione statistica massiva come previsto dalla normativa per gli
immobili a garanzia di esposizioni fino a 3 milioni di euro;
- la definizione di un processo interno per la rivalutazione, mediante specifiche perizie di stima, degli
immobili a garanzia di esposizioni oltre a 3 milioni di euro;
(c) Descrizione dei principali tipi di garanzie reali accettate dalla banca
Tra le principali tipologie di garanzie reali acquisite ci sono il pegno, l’ipoteca e il privilegio.
(d) Principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro merito di
credito
Si precisa che il Gruppo non opera in derivati su crediti.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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(e) Informazioni sulle concentrazioni del rischio di mercato o di credito nell’ambito degli strumenti di
attenuazione del rischio di credito adottati
L’analisi delle caratteristiche delle garanzie non evidenzia un particolare grado di concentrazione nelle
diverse forme di copertura/garanzia, in quanto le garanzie acquisite, salvo i casi relativi alle fideiussioni
generali, possono considerarsi sostanzialmente "specifiche" per ogni singola posizione. Inoltre, a livello
generale, non si rilevano vincoli contrattuali che possano inficiare la validità giuridica delle stesse.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Informativa Quantitativa
Tabella 8.1
Esposizioni coperte da garanzie
garanzie
reali
garanzie
personali
Amministrazioni centrali e banche centrali 1.761.450 46.221
Intermediari vigilati 122.250 43.416
Enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico - 3.331
Enti territoriali - 10.200
Organizzazioni internazionali - -
Banche multilaterali di sviluppo 2.489 -
Imprese e altri soggetti 1.605 55.558
Esposizioni al dettaglio - -
Esposizioni a breve termine verso imprese - -
organismi di investimento collettivo del risparmio (O.I.C.R.) - -
Posizioni verso la cartolarizzazione - -
Esposizioni garantite da immobili 8.858.783 -
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite - -
Esposizioni scadute - -
Esposizioni ad alto rischio - -
Altre esposizioni 6.359.219 -
Totale 17.105.796 158.726
Portafogli di attività(in migliaia di euro)
Esposizioni garantite al 31/12/2012
La tabella fornisce, per classe regolamentare di attività, le esposizioni del Gruppo Banca Popolare di Vicenza
considerate ai fini del rischio di credito – metodo standardizzato coperte da garanzie reali e da garanzie
personali; le esposizioni considerate, determinate secondo le regole di vigilanza prudenziale, sono al netto
degli accordi di compensazione.
Non sono presenti alla data del 31 dicembre 2012 coperture di esposizioni tramite derivati creditizi, valide
ai fini delle tecniche di mitigazione del rischio.
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TAVOLA 9 – Rischio di controparte
Informativa Qualitativa
(a) i) Metodologia utilizzata per assegnare i limiti operativi definiti in termini di capitale interno e di
credito relativi alle esposizioni creditizie verso la controparte
Il rischio di controparte è stato definito dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza come il rischio che la
controparte di una transazione avente a oggetto determinati strumenti finanziari risulti inadempiente
prima dell’effettivo regolamento della stessa. Può considerarsi una particolare fattispecie del rischio di
credito. Le esposizioni soggette al rischio di controparte sono:
- strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC);
- operazioni di pronti contro termine;
- operazioni con regolamento a scadenza.
Per la quantificazione del capitale interno attuale sul rischio di controparte, il Gruppo Banca Popolare di
Vicenza utilizza il metodo del valore corrente nell’ambito della determinazione dei requisiti patrimoniali
prudenziali (cfr. Circolare Banca d’Italia 263/2006, Titolo II, Capitolo 3, Sezione II e successivi
aggiornamenti).
(a) ii) Politiche relative alle garanzie e alle valutazioni concernenti il rischio di controparte
Con riferimento al rischio di controparte, di seguito vengono descritti i sistemi di mitigazione dei rischi e i
principali interventi effettuati per un miglior presidio dello stesso.
Con riferimento agli interventi sui processi di business e sulle procedure informatiche relativi alla
negoziazione in strumenti finanziari derivati OTC con la clientela e in strumenti derivati più in generale, da
un lato sono proseguite le attività di significativo “ridimensionamento” e riequilibrio della composizione del
portafoglio derivati OTC e dall’altro sono state abbinate specifiche iniziative di natura
organizzativa/procedurale:
- la definizione di una pricing policy che disciplina, tra le altre, le modalità di determinazione delle
commissioni da applicare alla clientela sull’operatività in analisi. Come previsto dalla normativa
interna in materia di servizi di investimento la citata policy prevede una revisione periodica con
frequenza almeno annuale;
- l’integrazione dell’applicativo di position keeping e di risk management Murex con apposito modulo
per la gestione dei collateral del medesimo fornitore;
- la sottoscrizione con i principali operatori di mercato di contratti ISDA, GMRA, Credit Support Annex
(CSA), e accordi bilaterali di netting per mitigare e attenuare il rischio di controparte;
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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- la revisione e il costante monitoraggio della modalità di determinazione degli assorbimenti delle
linee di credito della clientela su operatività in derivati OTC;
- le modalità di erogazione del servizio di consulenza e del servizio di negoziazione per conto proprio
per quanto concerne l’operatività in derivati OTC con la clientela;
- l’impianto adottato dalla Banca per la classificazione di rischio dei prodotti finanziari ai fini MiFID,
soggetto a revisione periodica da parte della Direzione Risk Management.
Attraverso la pricing policy la Banca garantisce che le condizioni applicate alle operazioni di negoziazione in
conto proprio in strumenti derivati OTC effettuate con la clientela siano allineate alle condizioni di mercato
e che tale allineamento sia documentabile e tracciabile nel tempo. In particolare, la Banca ha definito
nell’ambito dei propri processi operativi e di business le modalità di quotazione degli strumenti in analisi
attraverso l’esplicitazione del “prezzo teorico” dello strumento, del margine connesso ai costi operativi e di
gestione nonché alla remunerazione del rischio che la Banca stessa assume. In tal senso, la Banca ha
definito i parametri di mercato, i modelli di pricing da utilizzare e le modalità di rilevazione (fonte e timing)
per la determinazione del prezzo teorico degli strumenti derivati nonché i criteri oggettivi sulla base dei
quali viene determinato il margine commissionale attribuibile a ciascuna delle componenti operative e di
rischio associabili alla specifica operazione.
Per un miglior presidio del rischio di controparte connesso all’operatività di derivati OTC, è stata condotta
negli anni scorsi la mappatura dei processi e dei controlli inerenti il cosiddetto collateral management la cui
finalità è stata quella di predisporre un’apposita normativa interna che ne disciplinasse i contenuti e le
modalità operative.
In concomitanza con tale attività, finalizzata al perseguimento del miglioramento continuo e all’adozione di
un'infrastruttura tecnologica in grado di supportare in maniera sempre più efficiente ed efficace
l’operatività della Banca, è stata identificato e attivato l’applicativo Murex Collateral Manager, quale
soluzione presente sul mercato per automatizzare il controllo dell’esposizione creditizia nei confronti delle
controparti.
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza, per un monitoraggio più attento del rischio di controparte connesso
alle operazioni in strumenti derivati OTC, già nel 2008, ha concluso un progetto specifico ai fini del
riconoscimento della cosiddetta “compensazione contrattuale”.
In particolare, al fine di rispondere ai requisiti normativi, sono state svolte le seguenti attività:
- analisi di dettaglio dei contratti ISDA in essere con le controparti di mercato;
- raccolta di specifiche legal opinion attestanti la opponibilità a terzi degli accordi di compensazione
in essere tra le parti;
- definizione del processo di revisione periodica delle legal opinion e della contrattualistica e di
archiviazione dei dati.
La Banca Popolare di Vicenza ha sottoscritto con le controparti di mercato con cui opera in derivati OTC
specifici contratti ISDA.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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La nuova direttiva sull’adeguatezza patrimoniale ha introdotto requisiti stringenti in termini di gestione e
monitoraggio del rischio di credito, tra cui la possibilità di utilizzare specifiche tecniche di Credit Risk
Mitigation, riconosciute in sede di calcolo dei requisiti patrimoniali prudenziali.
Tra tali tecniche assume rilevanza, per quanto riguarda l’operatività in strumenti derivati OTC, l’utilizzo di
garanzie reali finanziarie denominate collateral o credit support.
Per la gestione del collateral, l’architettura contrattuale ISDA prevede come forma di protezione aggiuntiva
la sottoscrizione tra le parti di uno specifico allegato al master agreement denominato Credit Support
Annex (CSA), che consente di ridurre il rischio di controparte attraverso lo scambio periodico di margini di
garanzia, calcolati in base al monitoraggio del valore dei contratti (mark to market) e alle eccedenze
negative che di volta in volta si verificano rispetto a un determinato limite operativo (threshold).
Nell’ambito delle iniziative volte a mitigare il rischio di controparte, l’attività di negoziazione e
sottoscrizione di nuovi accordi di collateralizzazione ha portato alla stipula di Credit Support Annex con
varie controparti, coprendo in modo significativo l’operatività della Banca nel mercato dei derivati OTC.
E’ stata effettuata anche un’attività di rinegoziazione delle condizioni di CSA esistenti, volta in particolare a
definire threshold amount e minimum transfer amount a livelli ritenuti più coerenti rispetto agli andamenti
dei mercati finanziari.
Al fine di dare una disclosure agli Organi preposti al monitoraggio e alla supervisione, viene predisposta una
specifica reportistica per il Comitato Finanza e ALMs con le informazioni in termini di Mark to Market e di
collaterale scambiato sia a livello di singola controparte sia a livello di esposizione complessiva della Banca
nei confronti del mercato.
Si segnala inoltre che, a seguito dell’introduzione nel contesto regolamentare europeo del Regolamento
EMIR, che orienta il sistema verso una maggior standardizzazione e trasparenza dell’operatività in
strumenti Derivati OTC volta a limitare i rischi di credito e di controparte nonché il rischio sistemico insiti
nella negoziazione di tali strumenti, la Banca ha condotto nel periodo dicembre 2012 - marzo 2013 un
assessment interno finalizzato ad individuare un possibile modello target di gestione delle operazioni
“cleared” per aderire alla Clearing House secondo il modello “Principal to Principal”. Sono stati analizzati:
- la scelta dei requisiti per l’individuazione dei Clearing Broker;
- gli adeguamenti ai processi di negoziazione, clearing e reporting impattati dal cambiamento verso
un nuovo modello operativo,
- gli impatti sui processi di tesoreria e di gestione delle garanzie, tra cui il collateral management che
passa da un modello bilaterale sotto Credit Support Annex (CSA) verso un sistema misto per
operatività clearable con controparte centrale e non clearable sotto CSA;
- le revisioni della contrattualistica ISDA e dei relativi Annex con le controparti di mercato, la
contrattualistica per l’adesione alla Clearing House e per il servizio con i Clearing Broker.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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L’adesione alla Clearing House da parte della Banca risulta particolarmente importante al fine di:
- mitigare il rischio controparte: l’adesione alla Clearing House permette infatti alla Banca di
trasferire il rischio di controparte per tutte le operazioni oggetto di clearing;
- diminuire i requisiti patrimoniali;
- mitigare i rischi operativi: la revisione del processo di negoziazione dell’operazione permette alle
strutture di middle/back office un presidio di controllo sul deal in “tempo reale” e il miglioramento
nella gestione elettronica della documentazione e della reportistica contrattuale;
- mitigare il rischio di default del clearing broker: la scelta di uno o più Clearer di back up consente
alla Banca di sfruttare la portabilità immediata in caso di malfunzionamenti o default del Clearer
principale.
A seguito del completamento dell’assessment è attualmente in fase di avvio il progetto di implementazione
dei necessari adeguamenti informatici che consentiranno alla Banca di gestire le diverse fasi del processo
ottenendo i benefici più sopra richiamati.
Interventi sui processi di business e sulle procedure informatiche
Con riferimento agli interventi sui processi di business e sulle procedure informatiche relativamente
all’operatività in derivati OTC con la clientela, nell’ultimo triennio sono state condotte diverse attività volte
all’efficientamento del comparto.
Si richiamano in particolare:
- la progressiva automazione del processo di compilazione della modulistica d’ordine, con
implementazione di specifici blocchi procedurali in caso di esito negativo della verifica di
adeguatezza o laddove vengano rilevate incoerenze nell’ordine rispetto al risultato della
consulenza;
- l’implementazione di controlli automatizzati sul rispetto della pricing policy adottata dal Gruppo in
termini di livelli massimi di remunerazione percepibile a fronte delle diverse tipologie di rischio
assunte dalla Banca;
- l’aggiornamento della documentazione consegnata al cliente e delle modalità di archiviazione della
stessa, nonché la predisposizione della reportistica periodica;
- l’adeguamento dell’operatività in derivati OTC alle diverse previsioni normative nel tempo
susseguitisi (es. decreto Salva-Italia);
- la costante revisione della normativa interna in materia.
Impianto per la classificazione di rischio ai fini MiFID
Coerentemente con quanto previsto dalla normativa MiFID, il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha definito
una propria metodologia di classificazione dei prodotti finanziari in base alla rischiosità. Tale metodologia si
basa su un approccio quali-quantitativo che contempla gli elementi suscettibili di influenzare la rischiosità
dei prodotti negoziati con la clientela e che si caratterizza inoltre per l’elevata oggettività nei criteri e nelle
logiche classificatorie.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Le logiche di classificazione dei prodotti finanziari definite dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza prevedono
una griglia articolata in quattro classi di rischio e che l’attribuzione dei prodotti, a ogni singola classe,
dipende dai seguenti fattori:
- rischio di mercato, determinato utilizzando logiche VaR (intervallo di confidenza 99% e holding
period 1 giorno) coerentemente con le misure di rischiosità utilizzate sul portafoglio di proprietà
della Banca;
- rischio di credito, determinato utilizzando l’expected loss a un anno dei singoli strumenti
(Probabilità di default dell’emittente e Loss Given Default dello strumento);
- rischio di liquidità, determinato utilizzando un approccio misto, di tipo quali-quantitativo, che
prevede, oltre all’utilizzo di informazioni anagrafiche relative alla tipologia di prodotto finanziario,
ulteriori informazioni di mercato come ad esempio gli spread denaro-lettera, l’ammontare dei
volumi delle migliori proposte in acquisto e in vendita, la presenza di un mercato di quotazione.
A ogni singola classe di rischio sono associate specifiche soglie a fronte del rischio di mercato, di credito e di
liquidità: il superamento anche di una sola delle tre soglie, sulle differenti tipologie di rischio identificate,
prevede la classificazione del prodotto nella classe immediatamente successiva (e dunque caratterizzata da
una maggiore rischiosità); si tratta pertanto di un approccio multi-variato.
La scala utilizzata dal Gruppo Banca Popolare di Vicenza ai fini della classificazione di rischio dei prodotti
finanziari è articolata in 4 classi (A, B, C e D) secondo un grado crescente di rischio (dove A rappresenta la
classe meno rischiosa e D rappresenta la classe più rischiosa).
Per i derivati OTC viene attribuita una classe di rischio in funzione di un approccio judgmental (qualitativo)
prudenziale. In particolare, i derivati c.d. plain vanilla vengono classificati in classe B se hanno finalità di
copertura del rischio. In caso contrario la classificazione è D. Si ricorda che per quanto attiene la clientela
“al dettaglio” è prevista esclusivamente la possibilità di negoziare derivati OTC plain vanilla con finalità di
copertura. L’eventuale negoziazione di derivati con finalità “non di copertura” è riservata esclusivamente
alla clientela cosiddetta “professionale” avente i requisiti di adeguatezza previsti dalla normativa MiFID.
(a) iii) Politiche rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione sfavorevoli (wrong-way risk)
Non sono previste delle politiche rispetto alle esposizioni al rischio di correlazione sfavorevole.
(a) iv) Impatto, in termini di garanzie che la banca dovrebbe fornire, in caso di abbassamento della
valutazione del proprio merito di credito (downgrading)
Alcuni dei contratti di collateralizzazione attualmente in essere con primarie controparti di mercato
prevedono, in caso di variazione del proprio merito di credito, un adeguamento della garanzia scambiata
mediante rettifica del threshold amount e/o del minimum trasfer amount.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Informativa Quantitativa
Tabella 9.1
Rischio di controparte
(in migliaia di euro)Fair value
positivo lordo Compensazioni
Fair value
positivo netto Garanzie Esposizione
Contratti derivati 2.607.315 2.134.376 472.939 231.743 749.483
Al fine di attenuare il rischio di credito derivante dall'operatività in derivati OTC, sono stati attivati accordi
bilaterali di compensazione con le maggiori controparti finanziarie con cui il Gruppo opera, che prevedono
la possibilità di compensare le posizioni creditorie con le posizioni debitorie in caso di default della
controparte. Inoltre sono stati altresì attivati specifici contratti di Credit Support Annex, volti a disciplinare
la prestazione di garanzie finanziarie in cash collateral connesse all’esposizione derivante dall’operatività in
derivati OTC. Al 31 dicembre 2012, le suddette garanzie ammontavano a 232 milioni di euro.
L'esposizione riportata nella tabella in esame è al lordo delle garanzie ed è stata determinata secondo le
regole di vigilanza prudenziale (metodo del valore corrente) che si basa sul Fair Value positivo, al netto
degli accordi di compensazione, incrementato dell'Esposizione creditizia futura (add-on). L'esposizione
creditizia futura tiene conto della probabilità che in futuro il valore corrente del contratto, se positivo,
possa aumentare o, se negativo, possa trasformarsi in una posizione creditoria. Tale probabilità, legata alla
volatilità dei mercati finanziari, è calcolata applicando al valore nominale del contratto il fattore di
ponderazione previsto dalla normativa di vigilanza, diversificato sulla base del sottostante e della vita
residua.
Si precisa che con riferimento alle operazioni di pronti contro termine attive e passive su titoli (Securities
Financing Transaction - SFT) al 31 dicembre 2012 si registra un’esposizione complessiva pari a 8.186,3
milioni di euro, per 5.736,1 milioni di euro riferibili a operazioni di raccolta garantite da depositi in contanti
e per 1.726,8 milioni di euro a operazioni in essere con Banche Centrali o garantite da titoli di Stato emessi
da Paesi U.E.
Tabella 9.2
Distribuzione del fair value positivo dei contratti derivati per tipo di sottostante
(in migliaia di euro) Tassi d'interesse Valute e oro Titoli di capitale Altro Totale
Contratti derivati 2.595.006 10.261 1.919 129 2.607.315
Si precisa che al 31 dicembre 2012 il Gruppo non ha in essere contratti derivati su crediti.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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TAVOLA 10 – Operazioni di cartolarizzazione
Informativa Qualitativa
(a) i) Descrizione degli obiettivi del Gruppo relativamente all’attività di cartolarizzazione
Nell’ambito delle operazioni di cartolarizzazione il Gruppo opera sia come originator sia come investitore in
cartolarizzazioni di terzi.
Operazioni di cartolarizzazione proprie
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha individuato nelle operazioni di cartolarizzazione il principale
strumento di raccolta per far fronte alle esigenze di funding. Più precisamente, le operazioni di
cartolarizzazione effettuate rispondevano ai seguenti obiettivi:
- liberare risorse dell’attivo, migliorando al contempo la situazione di tesoreria;
- diminuire il mismatching delle scadenze fra raccolta e impieghi a medio-lungo termine;
- diminuire il rapporto fra gli impieghi a medio-lungo termine e il totale degli impieghi.
Al 31 dicembre 2012 sono in essere otto operazioni di cartolarizzazione originate dal Gruppo BPVi
denominate Berica Residential MBS 1, Berica 5 Residential MBS, Berica 6 Residential MBS, Berica 8
Residential MBS, Berica 9 Residential MBS, Berica 10 Residential MBS, Berica ABS e Berica ABS 2
(quest’ultima perfezionatasi negli ultimi mesi dell'esercizio 2012 con la sottoscrizione integrale di tutti i
titoli Asset Backed Securities da parte degli originator che, come per tutte le altre operazioni, sono la
Capogruppo Banca Popolare di Vicenza e Banca Nuova).
Tutte le suddette operazioni di cartolarizzazione sono state effettuate ai sensi della legge 130/1999
mediante la costituzione di società veicolo (SPE) cui gli attivi cartolarizzati (portafogli di mutui ipotecari
performing) sono stati ceduti pro-soluto. Nessuna delle sopra citate SPE è stata oggetto di consolidamento,
non ricorrendo le condizioni previste dallo IAS 27 e dal SIC 12. Si precisa tuttavia che, con esclusione
dell’operazione denominata “Berica Residential MBS 1”8, tutte le attività cartolarizzate sono state “riprese”
in bilancio, al pari delle correlate passività, in quanto le varie operazioni non soddisfacevano i requisiti
previsti dallo IAS 39 per procedere alla cosiddetta “derecognition”, avendo il Gruppo sostanzialmente
mantenuto al proprio interno i rischi e i benefici relativi ai crediti ceduti.
8 Per quanto riguarda l’operazione di cartolarizzazione Berica Residential MBS 1, effettuata in data anteriore al 1° gennaio 2004, in
sede di prima applicazione dello IAS 39, come disposto dal par. 27 dell’IFRS 1, non si è proceduto alla “ripresa” delle attività cartolarizzate.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Operazioni di cartolarizzazione originate da terzi
L’attività di investimento in cartolarizzazioni originate da terzi è fatta dalla Capogruppo Banca Popolare di
Vicenza e dalle Controllate Banca Nuova e BPV Finance.
L’operatività svolta della Capogruppo Banca Popolare di Vicenza e dalla Controllata Banca Nuova
rappresenta una diversificazione delle strategie di investimento a supporto delle piccole e medie imprese
del territorio dove il Gruppo tradizionalmente opera. In particolare sono state sottoscritte le tranche senior
e mezzanine dei titoli ABS emessi nell’ambito di diverse operazioni di cartolarizzazione originate da società
di costruzioni operanti con enti pubblici (operazioni denominate AQUARIUS, AUSTRALE, CLELIA, LEILA,
ALISEI), dalla Camera di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura di Palermo (operazioni denominate
TURCHESE, KALOS), e da PMI siciliane (operazione denominata BOREALE). Per le suddette operazioni il
Gruppo, attraverso una propria struttura dedicata, ha svolto il ruolo di arranger in sede di strutturazione
delle operazioni.
L’operatività di BPV Finance invece, è orientata alla valorizzazione nel medio termine dei titoli ABS acquisti.
Gli investimenti vengono effettuati su titoli ABS relativi a operazioni di cartolarizzazione di mutui
residenziali e commerciali, nonché di crediti derivanti da leasing, prestiti a piccole e medie imprese
corporate e carte di credito. La politica di investimento prevede che gli stessi siano denominati in euro e
abbiano (salvo approvazione specifica del consiglio di amministrazione) un rating minimo di singola A. La
distribuzione geografica delle attività sottostanti alle suddette operazioni interessa prevalentemente
l’Europa Occidentale e il Nord America.
(a) ii) Natura dei rischi, tra cui il rischio di liquidità, inerenti alle attività cartolarizzate
Il Rischio da Cartolarizzazione è stato definito dal Gruppo BPVi come il rischio che la sostanza economica
dell’operazione di cartolarizzazione non sia pienamente rispecchiata nelle decisioni di valutazione e di
gestione del rischio.
Poiché nel calcolo degli assorbimenti patrimoniali sul rischio in analisi il computo viene effettuato sempre
sugli asset ceduti come se l’operazione non fosse stata effettuata, e poiché, inoltre, il Gruppo BPVi, in
qualità di originator, non fornisce alcun supporto implicito al veicolo, non prevede nella struttura
dell’operazione la presenza di opzioni non esplicitate contrattualmente e che la obblighino a “supportare”
la capacità del veicolo a ottemperare alle proprie obbligazioni, non garantisce pagamenti al veicolo non
previsti contrattualmente (supporto implicito), il rischio di cartolarizzazione non è stato ritenuto rilevante
per il Gruppo BPVi essendo già ricompreso nel computo del rischio di credito.
Inoltre, le operazioni di cartolarizzazione originate dal Gruppo BPVi hanno un’esclusiva finalità di funding e
non hanno mai la finalità di trasferire il rischio con conseguente riduzione dei requisiti patrimoniali
obbligatori.
Si segnala che le operazioni di cartolarizzazione denominate “Berica 10 Residential MBS” e “Berica ABS2” al
31 dicembre 2012 erano c.d. “auto-cartolarizzazioni”, ovvero operazioni poste in essere con l’intento di
disporre di titoli stanziabili presso la Banca Centrale Europea per operazioni di finanziamento in pronti
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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contro temine a tassi relativamente competitivi mercato ovvero utilizzabili per accedere al mercato
collateralizzato in bilaterale con primari istituti di credito internazionali. Nel corso dei primi mesi del 2013
sono state cedute tranche di entrambe le cartolarizzazioni a investitori terzi.
(a) iii) Il tipo di rischi per le posizioni verso la ri-cartolarizzazione proprie e di terzi
Non sono in essere posizioni verso le ri-cartolarizzazioni proprie e di terzi al 31 dicembre 2012 per il Gruppo
BPVi.
(a) iv) Ruoli svolti nel processo di cartolarizzazione
Per tutte le operazioni di cartolarizzazione proprie poste in essere, le Banche originator, ciascuna per la
parte di propria competenza, hanno sottoscritto con le rispettive società veicolo specifici contratti di
servicing per il coordinamento e la supervisione dell’attività di gestione, amministrazione e incasso dei
mutui cartolarizzati, oltre che per l’attività di recupero in caso di inadempimento da parte dei debitori.
Tali contratti prevedono la corresponsione di una commissione annua per il servizio di servicing prestato e
un risarcimento per ogni pratica oggetto di recupero. Si precisa che la funzione di servicer è svolta da
apposite strutture interne dall’azienda, la cui operatività è stata debitamente regolamentata ed è soggetta
al controllo degli organi ispettivi che ne verificano la correttezza dell’operatività e la conformità con il
rispetto delle disposizioni presenti nel contratto di servicing sottoscritto.
Infine, il Gruppo attraverso la Capogruppo Banca Popolare di Vicenza e la controllata Banca Nuova, svolge il
ruolo di servicer, calculation agent, cash manager, paying agent e collection account bank, per le operazioni
di cartolarizzazione di terzi in cui ha svolto il ruolo di arranger.
(a) v) Descrizione delle procedure messe in atto per monitorare le variazioni dei rischi di credito e di
mercato delle posizioni verso la cartolarizzazione
Il rischio residuo che permane in capo al Gruppo a fronte di una eventuale insolvenza totale dei mutuatari è
rappresentato, per le operazioni proprie non oggetto di “ripresa” in bilancio, dall’ammontare dei titoli con il
maggior vincolo di subordinazione (c.d. titoli junior) detenuti in portafoglio. Per tali operazioni di
cartolarizzazione viene effettuato un monitoraggio sull’andamento delle variabili chiave della gestione
creditizia e finanziaria da parte delle strutture delle banche del Gruppo.
In un’ottica di controllo dei rischi, particolare attenzione è rivolta all’andamento dei c.d. trigger ratios, degli
indicatori di performance sui default e delinquent, nonché dell’excess spread, della remunerazione di
competenza dei titoli junior, che il Gruppo ha mantenuto in portafoglio.
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(a) vi) Descrizione delle politiche di copertura dei rischi inerenti alle posizioni verso la cartolarizzazione
Contestualmente all’emissione dei titoli ABS, sono state sottoscritte più operazioni di “back to back swap”,
costituite da contratti di Interest Rate Swap (IRS), con lo scopo di immunizzare la società veicolo (SPV) dal
rischio di tasso di interesse.
(a) vii) Indicazione dei metodi per il calcolo degli importi delle esposizioni ponderati per il rischio che la
banca applica all’attività di cartolarizzazione
Per la quantificazione delle attività di rischio ponderate relativamente alle esposizioni derivanti da
cartolarizzazione originate da terzi (tutte riferibili a titoli ABS), il Gruppo, nell’ambito della metodologia
standardizzata e della metodologia semplificata della mitigazione del rischio, utilizza i rating unsolicited
forniti Moody’s, S&P, Fitch e DBRS. Per le esposizioni prive di rating, invece, il Gruppo applica il metodo del
look-through.
(a) viii) Le tipologie di società veicolo che il Gruppo, in qualità di promotore, utilizza per cartolarizzare
esposizioni di terzi
Il Gruppo BPVi non svolge il ruolo di promotore per cartolarizzazioni di terzi.
(a) ix) Elenco dei soggetti che il Gruppo istituisce e gestisce e che investono in posizioni verso la
cartolarizzazione di attività che il Gruppo ha originato o in società veicolo di cartolarizzazioni di
cui il Gruppo è promotore
La suddetta tipologia di attività non è applicata dal Gruppo BPVi.
(b) Sintesi delle politiche contabili che il Gruppo segue con riferimento all’attività di cartolarizzazione
Si ritiene di precisare che relativamente all’operazione di cartolarizzazione propria posta in essere in data
anteriore al 1° gennaio 2004 (Berica Residential MBS 1 Srl), in sede di prima applicazione dei principi
contabili IAS-IFRS, non si è proceduto alla “ripresa” delle attività cartolarizzate in bilancio, così come
disposto dal par. 27 dell’IFRS 1.
Per quanto attiene invece alle altre operazioni di cartolarizzazione effettuate successivamente all’1°
gennaio 2004, poiché le stesse non soddisfacevano i requisiti previsti dallo IAS 39 per procedere alla c.d.
“derecognition”, si è proceduto alla iscrizione in bilancio delle attività cartolarizzate residue alla data per la
quota riferibile ai crediti ceduti dal Gruppo, nonché allo storno delle corrispondenti tranche di titoli ABS
sottoscritte. Più precisamente, le attività cartolarizzate e le correlate passività, sono state “riprese” in
bilancio, iscrivendo le attività cartolarizzate nella voce “Crediti verso clientela” dell’attivo per la quota
corrispondente all’ammontare residuo dei crediti ceduti e le correlate passività nella voce “Debiti verso
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clientela” del passivo, stornando altresì la corrispondente quota dei titoli ABS rivenienti da dette operazioni
e presenti nel portafoglio di proprietà del Gruppo. Nel caso in cui dalla suddetta elisione emerga uno
sbilancio negativo, lo stesso è iscritto nella voce “Crediti verso clientela”.
A fronte delle suddette attività e passività si è altresì proceduto all’iscrizione delle relative componenti
economiche maturate nell’esercizio, nonché alla valutazione dei crediti cartolarizzati ripresi in bilancio,
iscrivendo le relative svalutazioni tra le “rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di: crediti”. Le
attività cartolarizzate iscritte in bilancio sono state valutate secondo gli stessi criteri delle attività proprie
del Gruppo.
Per quanto attiene invece alle esposizioni verso cartolarizzazioni di terzi, le stesse sono rappresentate da
titoli ABS allocati nel portafoglio “Crediti” e sono contabilizzate secondo le specifiche regole previste dai
principi contabili internazionali.
(c) Denominazioni delle agenzie esterne di valutazione del merito di credito utilizzate per le
cartolarizzazioni e le tipologie di esposizioni per le quali ciascuna agenzia è usata
Le agenzie di rating incaricate di effettuare la due diligence delle operazioni di cartolarizzazione del Gruppo
Banca Popolare di Vicenza e di assegnare il rating ai titoli Asset Backed relativi sono state:
- Operazione Berica Residential MBS 1 Srl: Standard & Poor’s e Fitch Ratings;
- Operazione Berica 5 Residential MBS Srl: Standard & Poor’s e Fitch Ratings;
- Operazione Berica 6 Residential MBS Srl: Standard & Poor’s, Fitch Ratings e Moody’s;
- Operazione Berica 8 Residential MBS Srl: Fitch Ratings e Moody’s;
- Operazione Berica 9 Residential MBS Srl: Fitch Ratings e Moody’s;
- Operazione Berica 10 Residential MBS Srl: Moody’s e DBRS;
- Operazione Berica ABS Srl: Moody’s e DBRS;
- Operazione Berica ABS 2 Srl: Fitch Ratings e DBRS.
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Informativa Quantitativa
Tabella 10.1
Esposizioni per cassa verso SPE relativi a operazioni di cartolarizzazione tradizionali originate dal Gruppo in
essere al 31/12/2012
senior mezzanine junior Totale
Berica Residential Mbs 1 31.505 17.324 10.964 59.793
Berica 5 Residential Mbs 63.209 21.097 33.602 117.908
Berica 6 Residential Mbs - 272.418 1.000 273.418
Berica 8 Residential Mbs - - 201.451 201.451
Berica 9 Residential Mbs 466.800 - 226.802 693.602
Berica 10 Residential Mbs 758.000 - 228.653 986.653
Berica Abs 110.000 - 395.538 505.538
Berica Abs 2 720.100 - 213.529 933.629
Totale 2.149.614 310.839 1.311.539 3.771.992
Società veicolo (in migliaia di euro)
Esposizioni per cassa
Tutte le esposizioni riportate nella tabella in esame, con la sola eccezione di quelle riferibili all’operazione
Berica Residential Mbs 1, non figurano nell’attivo patrimoniale in quanto le suddette operazioni di
cartolarizzazione non soddisfano i requisiti previsti dallo IAS 39 per procedere alla c.d. “derecognition”. Si è
pertanto proceduto allo storno delle attività detenute, alla ripresa in bilancio delle attività cartolarizzate
residue alla data e delle correlate passività. I valori indicati in tabella, attengono ai valori nominali residui
per le diverse tranche di titoli ABS detenuti dal Gruppo e al credito residuo per le altre esposizioni.
Al 31 dicembre 2012, non sono in essere esposizioni “fuori bilancio”.
Le esposizioni relative all’operazioni Berica Residential MBS 1 Srl sono assoggettate alle disposizioni in
materia di cartolarizzazione in quanto, come previsto dalla vigente normativa di Vigilanza, le stesse
realizzano l’effettivo trasferimento del rischio. Si precisa che il relativo requisito patrimoniale non può
essere superiore al requisito delle attività cartolarizzate calcolato come se queste ultime non fossero state
cartolarizzate (c.d. cap).
Per contro, le esposizioni relative alle altre operazioni non sono assoggettate alle disposizioni in materia di
cartolarizzazioni in quanto le medesime non sono riconosciute ai fini di vigilanza poiché non realizzano
l'effettivo trasferimento del rischio. Il requisito relativo a tutte le operazioni di cartolarizzazioni sopra
riportate è pertanto pari al valore ponderato delle attività cartolarizzate residue, come se le stesse non
fossero state cedute.
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Relativamente alle attività cartolarizzate dal Gruppo si fornisce di seguito il dettaglio dell'ammontare lordo
residuo al 31 dicembre 2012 e delle relative rettifiche di valore.
Tabella 10.2
Attività cartolarizzate lorde sottostanti le esposizioni detenute al 31/12/2012
Sofferenze IncagliEsposizioni
ristrutturate
Esposizioni
scaduteBonis Totale
Berica Residential Mbs 1 20.721 6.569 71 - 132.633 159.994
Berica 5 Residential Mbs 41.277 17.702 1.673 1.766 197.781 260.199
Berica 6 Residential Mbs 6.232 33.203 5.973 3.145 543.806 592.359
Berica 8 Residential Mbs 9.874 37.640 6.161 3.756 904.472 961.903
Berica 9 Residential Mbs 289 7.294 605 3.124 916.167 927.479
Berica 10 Residential Mbs 85 6.035 976 1.650 835.967 844.713
Berica Abs 1.657 14.079 1.591 5.844 1.238.662 1.261.833
Berica Abs 2 - - 148 1.036 877.934 879.118
Totale 80.135 122.522 17.198 20.321 5.647.422 5.887.598
Società veicolo(in migliaia di euro)
Attività cartolarizzate (esposizione lorda)
Rettifiche di valore contabilizzate sulle attività cartolarizzate sottostanti le esposizioni detenute al
31/12/2012
Sofferenze IncagliEsposizioni
ristrutturate
Esposizioni
scaduteBonis Totale
Berica Residential Mbs 1 7.559 126 - - 140 7.825
Berica 5 Residential Mbs 14.609 626 9 58 243 15.545
Berica 6 Residential Mbs 1.299 1.053 35 98 564 3.049
Berica 8 Residential Mbs 2.102 1.541 38 152 1.094 4.927
Berica 9 Residential Mbs 47 177 4 113 611 952
Berica 10 Residential Mbs 45 202 5 57 706 1.015
Berica Abs 210 419 9 217 1.401 2.256
Berica Abs 2 - - 1 33 770 804
Totale 25.871 4.144 101 728 5.529 36.373
Società veicolo(in migliaia di euro)
Attività cartolarizzate (rettifiche di valore)
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Tabella 10.3
Esposizioni verso cartolarizzazioni di terzi al 31/12/2012
Si fornisce di seguito il dettaglio delle esposizioni, costituite da titoli Asset Backed Securities, detenute dal
Gruppo e appartenenti al portafoglio bancario di vigilanza.
1 Il requisito relativo alle cartolarizzazioni prive di rating è stato calcolato, conformemente a quanto previsto dalla normativa di
vigilanza, in base al metodo del look-through.
20% 50% 100% 350% 1250%Prive di
rating 1
Mutui residenziali 5.802 30.043 5.951 - 4.202 - 45.998 - Senior 1.546 23.507 - - - - 25.053
- Mezzanine 4.256 6.536 5.951 - 4.202 - 20.945
Mutui commerciali - 25.789 11.410 - 2.871 - 40.070 - Senior - 3.854 - - - - 3.854
- Mezzanine - 21.935 11.410 - 2.871 - 36.216
Prestiti collateralizzati 2.960 6.663 3.602 - - - 13.225 - Senior 2.960 2.862 - - - - 5.822
- Mezzanine - 3.801 3.602 - - - 7.403
Leasing - 2.028 7.402 - - - 9.430 - Senior - - - - - - -
- Mezzanine - 2.028 7.402 - - - 9.430
Altri crediti - - - - 2 146.280 146.282 - Senior - - - - - 131.132 131.132
- Mezzanine - - - - 2 15.148 15.150
Totale 8.762 64.523 28.365 - 7.075 146.280 255.005
Sottostanti
Ponderazioni
Totale
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Tabella 10.4
Operazioni di cartolarizzazione effettuate nell’esercizio
Nel dettaglio, l’operazione ha preso avvio in data 1° ottobre 2012 mediante la cessione pro-soluto, alla
società veicolo “Berica ABS Srl” appositamente costituita, di un portafoglio di mutui residenziali ipotecari in
bonis che presentava un debito residuo in linea capitale pari a euro 900,5 milioni (di cui euro 738,7 milioni
da parte di Banca Popolare di Vicenza S.C.p.A ed euro 161,8 milioni da parte Banca Nuova S.p.A..) per
complessive posizioni cedute pari a n. 8.858. Il prezzo di cessione è pari al valore nominale dei crediti ceduti
aumentato del rateo in maturazione. Dalla cessione non sono pertanto emersi utili/perdite.
A fronte di detta cessione, le Banche originator hanno sottoscritto, in proporzione al portafoglio crediti
ceduto, tutti i titoli Asset Backed Securities (ABS) emessi dalla società veicolo (c.d. operazione di auto
cartolarizzazione).
Si precisa inoltre che in data 25 agosto 2012, a seguito dell’esercizio della specifica opzione
contrattualmente prevista, è stata chiusa anticipatamente l’operazione di auto-cartolarizzazione “Berica 7
Residential MBS”, con il rimborso integrale dei titoli Asset Backed Securities ancora in circolazione alla data
di estinzione anticipata e con il contestuale riacquisto da parte degli originator (Banca Popolare di Vicenza e
Banca Nuova) dei crediti residui alla data pari a 670 milioni di euro. Si segnala infine che nell’ultima parte
dell’anno sono state collocate sul mercato le tranche senior dei titoli Asset Backed Securities rivenienti dalle
operazioni di auto-cartolarizzazione denominate Berica 8 Residential MBS e Berica ABS, titoli che erano
stati inizialmente sottoscritti dagli originator al fine di poter disporre di asset stanziabili presso la Banca
Centrale Europea o utilizzabili in operazioni di rifinanziamento (repo e/o swap) con controparti istituzionali.
- Società veicolo: Berica ABS 2 Srl
- Interessenza del Gruppo nella Società veicolo* 5%
- Data di cessione dei crediti: 01.10.2012
- Tipologia dei crediti ceduti: Mutui ipotecari
- Qualità dei crediti ceduti: In bonis
- Garanzie su crediti ceduti: Ipoteca di primo grado
- Area territoriale dei crediti ceduti: Italia
- Attività economica dei debitori ceduti: Soggetti privati
- Numero crediti ceduti: 8.858
- Prezzo dei crediti ceduti (€/000): 900.550
- Valore nominale dei crediti ceduti (€/000): 900.430
- Rateo interessi maturato sui crediti ceduti (€/000): 120
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TAVOLA 12 – Rischio operativo
Informativa Qualitativa
Per Rischio Operativo si intende il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione
di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra
l’altro, le perdite derivanti da frodi, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi,
inadempienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, il rischio di
sicurezza informatica e il rischio di sicurezza fisica, mentre non sono inclusi quelli strategici e di
reputazione.
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza determina il requisito patrimoniale prudenziale relativo al rischio
operativo secondo il Metodo Base (BIA - Basic Indicator Approach): prevede l’applicazione di un
coefficiente fisso del 15% al margine d’intermediazione medio degli ultimi tre esercizi
Per la quantificazione del capitale interno attuale sul rischio operativo, il Gruppo Banca Popolare di Vicenza
utilizza l’approccio base nell’ambito della determinazione dei requisiti patrimoniali prudenziali (cfr.
Circolare Banca d’Italia 263/2006 e successivi aggiornamenti, Titolo II, Capitolo 5, Parte Seconda, Sezione I).
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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TAVOLA 13 – Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni
incluse nel portafoglio bancario
Informativa Qualitativa
(a) i) Differenziazione delle esposizioni in funzione degli obiettivi perseguiti
Il portafoglio bancario delle banche del Gruppo è costituito dalle interessenze azionarie di minoranza
classificate come disponibili per la vendita (AFS) e da fondi comuni d’investimento. Sono inoltre incluse le
partecipazioni di collegamento e di controllo. Non vengono poste in essere operazioni di copertura del
rischio di prezzo.
Le esposizioni in strumenti di capitale con l’obiettivo di realizzare guadagni in conto capitale sono
tipicamente connesse a investimenti in quote di fondi comuni, mentre le altre interessenze azionarie sono
funzionali al business bancario ancorché non qualificabili come di controllo, collegamento o joint venture.
(a) ii) Descrizione delle tecniche di contabilizzazione e delle metodologie di valutazione utilizzate
La designazione di titoli di capitale e quote di OICR alla categoria “Attività finanziarie disponibili per la
vendita” è fatta in sede di rilevazione iniziale.
L’iscrizione iniziale delle “Attività finanziarie disponibili per la vendita” avviene alla data di regolamento
sulla base del loro fair value incrementato dei costi di transazione direttamente attribuibili all’acquisizione
dello strumento finanziario.
Successivamente alla rilevazione iniziale, le “Attività finanziarie disponibili per la vendita” sono valutate al
fair value, con rilevazione degli utili o delle perdite derivanti dalle variazioni di fair value in una specifica
riserva di patrimonio netto fino a che l’attività finanziaria non viene cancellata o non viene rilevata una
riduzione di valore.
Qualora vi sia un’obiettiva evidenza che l’attività finanziaria disponibile per la vendita abbia subito una
riduzione di valore, l’importo della perdita eventualmente accertata viene rilevato nella voce di conto
economico “rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività finanziarie disponibili per la
vendita”. Tale ammontare include altresì il rigiro a conto economico degli utili/perdite da valutazione
precedentemente iscritti nella specifica riserva di patrimonio netto.
Le riprese di valore su titoli di capitale e quote di OICR classificati come disponibili per la vendita sono
rilevate a patrimonio netto.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Il fair value è definito dallo IAS 39 come “il corrispettivo al quale un’attività potrebbe essere scambiata o
una passività estinta, in una libera transazione tra parti consapevoli e disponibili”, a una certa data di
misurazione, escludendo transazioni di tipo forzato. Sottostante alla definizione di fair value vi è infatti la
presunzione che la società sia in funzionamento e che non abbia alcuna intenzione o necessità di liquidare,
ridurre significativamente la portata delle proprie attività o intraprendere un’operazione a condizioni
sfavorevoli.
Nel caso di strumenti finanziari quotati in mercati attivi, il fair value è determinato sulla base delle
quotazioni (prezzo ufficiale o altro prezzo equivalente dell’ultimo giorno di borsa aperta del periodo di
riferimento) del mercato più vantaggioso al quale il Gruppo ha accesso. A tale proposito uno strumento
finanziario è considerato quotato in un mercato attivo se i prezzi quotati sono prontamente e regolarmente
disponibili tramite un listino, operatore, intermediario, settore industriale, agenzia di determinazione del
prezzo, autorità di regolamentazione e tali prezzi rappresentano operazioni di mercato effettive che
avvengono regolarmente in normali contrattazioni.
In assenza di un mercato attivo, il fair value viene determinato utilizzando tecniche di valutazione
generalmente accettate nella pratica finanziaria, volte a stabilire quale prezzo avrebbe avuto lo strumento
finanziario, alla data di valutazione, in un libero scambio tra parti consapevoli e disponibili. Tali tecniche di
valutazione prevedono, nell’ordine gerarchico in cui sono riportate, l’utilizzo:
1. dell’ultimo NAV (Net Asset Value) pubblicato dalla società di gestione per i fondi armonizzati (UCITS
- Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities), gli Hedge Funds e le Sicav;
2. di prezzi di transazioni recenti osservabili sui mercati;
3. delle indicazioni di prezzo desumibili da infoprovider (ad esempio, Bloomberg, Reuters);
4. del fair value ottenuto da modelli di valutazione (ad esempio, Discounting Cash Flow Analysis,
Option Pricing Models) che stimano tutti i possibili fattori che condizionano il fair value di uno
strumento finanziario (costo del denaro, rischio di credito, rischio di liquidità, volatilità, tassi di
cambio, tassi di prepayment, ecc) sulla base di dati osservabili sul mercato, anche in relazione a
strumenti similari, alla data di valutazione. Qualora, per uno o più fattori di rischio non risulti
possibile riferirsi a dati di mercato, vengono utilizzati parametri internamente determinati su base
storico-statistica. I modelli di valutazione sono oggetto di revisione periodica al fine di garantirne la
piena e costante affidabilità;
5. delle indicazioni di prezzo fornite dalla controparte emittente eventualmente rettificate per tener
conto del rischio di controparte e/o liquidità (ad esempio, il prezzo deliberato dal Consiglio di
Amministrazione/Assemblea dei soci per le azioni di banche popolari non quotate, il valore della
quota comunicato dalla società di gestione per i fondi chiusi riservati agli investitori istituzionali o
per altre tipologie di O.I.C.R. diverse da quelle citate al punto 1, il valore di riscatto determinato in
conformità al regolamento di emissione per i contratti assicurativi);
6. per gli strumenti rappresentativi di capitale, ove non siano applicabili le tecniche di valutazione di
cui ai punti precedenti: i) il valore risultante da perizie indipendenti se disponibili; ii) il valore
corrispondente alla quota di patrimonio netto detenuta risultante dall’ultimo bilancio approvato
della società; iii) il costo, eventualmente rettificato per tener conto di riduzioni significative di
valore, laddove il fair value non è determinabile in modo attendibile.
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Sulla base delle considerazioni sopra esposte e conformemente a quanto previsto dall’IFRS 7, il Gruppo
classifica le valutazioni al fair value sulla base di una gerarchia di livelli che riflette la significatività degli
input utilizzati nelle valutazioni. Si distinguono i seguenti livelli:
- Livello 1 - quotazioni (senza aggiustamenti) rilevate su un mercato attivo: le valutazioni degli
strumenti finanziari quotati in un mercato attivo effettuate sulla base delle quotazioni rilevabili
dallo stesso;
- Livello 2 - input diversi di prezzi quotati di cui al punto precedente che sono osservabili
direttamente (prezzi) o indirettamente (derivati dai prezzi) sul mercato: le valutazioni di strumenti
finanziari non quotati in un mercato attivo effettuate in base a tecniche di valutazione che
utilizzando in prevalenza dati osservabili sul mercato presentano ridotti margini di discrezionalità
(prezzi desunti da transazioni recenti, da infoprovider o ottenuti con modelli valutativi che
utilizzano in prevalenza dati di mercato per stimare i principali fattori che condizionano il fair value
dello strumento finanziario). Appartengono a tale livello anche le valutazioni delle quote di O.I.C.R.
effettuate sulla base del NAV (Net Asset Value) comunicato dalla società di gestione, il cui valore
viene aggiornato e pubblicato periodicamente (almeno mensilmente) ed è rappresentativo
dell’ammontare a cui la posizione può essere liquidata, parzialmente o integralmente, su iniziativa
del possessore;
- Livello 3 - input che non sono basati su dati di mercato osservabili: le valutazioni degli strumenti
finanziari non quotati in un mercato attivo effettuate in base a tecniche di valutazione che
utilizzando input significativi non osservabili sul mercato comportano l’adozione di stime e
assunzioni da parte del management (prezzi forniti dalla controparte emittente, desunti da perizie
indipendenti, prezzi corrispondenti alla frazione di patrimonio netto detenuta nella società o
ottenuti con modelli valutativi che non utilizzano dati di mercato per stimare significativi fattori che
condizionano il fair value dello strumento finanziario). Appartengono a tale livello le valutazioni
degli strumenti finanziari al prezzo di costo.
Le partecipazioni includono le interessenze in società collegate e in società soggette a controllo congiunto
(joint venture) del Gruppo Banca Popolare di Vicenza e sono iscritte in bilancio secondo il metodo del
patrimonio netto in accordo con quanto previsto dagli IAS 28 e 31. Il metodo del patrimonio netto prevede
l’iscrizione iniziale della partecipazione al costo e il suo successivo adeguamento sulla base della quota di
pertinenza nel patrimonio netto della partecipata. Le differenze tra il valore della partecipazione e il
patrimonio netto della partecipata alla data di acquisto o del primo consolidamento, se non sono
attribuibili a specifiche voci dell’attivo o del passivo, sono incluse nel valore di iscrizione della
partecipazione.
Successivamente all’acquisizione il valore della partecipazione in una società collegata o soggetta a
controllo congiunto è rettificata in conseguenza delle variazioni nella quota di pertinenza della partecipante
nel patrimonio netto della partecipata. Se esistono evidenze che il valore di una partecipazione possa aver
subito una riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa, tenendo
conto del valore attuale dei flussi finanziari futuri che la partecipazione potrà generare, incluso il valore di
dismissione finale dell’investimento e/o di altri elementi valutativi.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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L’ammontare dell’eventuale riduzione di valore, determinato sulla base della differenza tra il valore di
iscrizione della partecipazione e il suo valore recuperabile, è rilevata a conto economico alla voce “utili
(perdite) delle partecipazioni”. Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento
verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore
con imputazione a conto economico, nella medesima voce di conto economico, fino a concorrenza della
rettifica precedente.
Le partecipazioni vengono cancellate dal bilancio quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari
derivati dalle attività stesse o quando la partecipazione viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i
rischi e benefici a essa connessi.
Conformemente allo IAS 28, i risultati d’esercizio pro-quota delle società collegate e delle società soggette a
controllo congiunto sono rilevate a conto economico nella voce “utili (perdite) delle partecipazioni”.
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Informativa Quantitativa
Tabella 13.1
Esposizioni in strumenti di capitale – Portafoglio Bancario
1 Le plus/minus non realizzate sono riportate al netto del relativo effetto fiscale. Le plusvalenze nette computate nel Patrimonio Supplementare ammontano a euro 9.274 mila.
Legenda: L1= Livello 1 L2= Livello 2 L3= Livello 3
LivelloValore di
bilancioFair Value
Valore di
mercato
Utili PerditeRettifiche di
valorePlus Minus
Attività finanziarie disponibili per la vendita
Titoli di capitale 300.611 n.d. n.d. 1.925 (5.557) (22.500) 52.674 (20.732)
valutati al fair value L1 66.302 66.302 66.302
L2 3.974 3.974 n.d.
L3 227.938 227.938 n.d.
valutati al costo L3 2.397 n.d. n.d.
Quote di OICR 381.765 381.765 n.d. 4.495 - (1.171) 5.609 (15.124)
valutati al fair value L1 2.902 2.902 2.902
L2 235.030 235.030 n.d.
L3 143.833 143.833 n.d.
Patecipazioni 350.472 n.d. n.d. 373 - - - -
Interessenze azionarie
quotate su mercati attivi 276.978 87.689 87.689
Altri titoli di capitale 73.494 n.d. n.d.
Totale 1.032.848 n.d. n.d. 6.793 (5.557) (23.671) 58.283 (35.856)
Esposizioni al 31/12/2012
Utili/Perdite
realizzati/e
Plus/Minus
non realizzate 1
Voci(in migliaia di euro)
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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TAVOLA 14 – Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio
bancario
Informativa Qualitativa
(a) i) Natura del rischio tasso di interesse
Il portafoglio bancario è costituito dal complesso delle posizioni diverse da quelle ricomprese nel
portafoglio di negoziazione ai fini di vigilanza. Il rischio di tasso di interesse sostenuto dal Gruppo Banca
Popolare di Vicenza relativamente al portafoglio bancario deriva principalmente dall’attività di
trasformazione delle scadenze. In particolare, è generato dallo sbilancio tra poste dell’attivo fruttifero e del
passivo oneroso in termini di masse, scadenze e tassi.
Il rischio di tasso di interesse può essere definito come il rischio attuale e prospettico di volatilità degli utili
o del capitale derivante da movimenti avversi dei tassi di interesse. Il rischio di tasso di interesse oggetto di
analisi è quello connesso alle poste (attive e passive) del banking book.
Il rischio di tasso di interesse è rappresentato dalla possibilità che le fluttuazioni dei tassi di interesse di
mercato producano significative variazioni sulla situazione economico-patrimoniale della banca.
Le variazioni dei tassi di interesse impattano sia sul risultato reddituale che sulle poste patrimoniali, in
quanto possono modificare il margine di interesse (nonché il livello di altri costi e ricavi operativi sensibili ai
tassi di interesse) e il valore delle attività e delle passività sensibili al rischio tasso (e per tale via il valore
economico del patrimonio netto, ottenuto come differenza tra il valore delle attività e delle passività). Le
differenze di carattere finanziario tra le attività e le passività presenti nel bilancio della banca, e di
conseguenza la potenziale esposizione al rischio di tasso di interesse, derivano tanto dalle preferenze della
clientela in merito alle caratteristiche finanziarie degli strumenti di investimento e di indebitamento,
quanto dalle scelte della banca riguardanti le modalità di raccolta e di impiego dei fondi.
Alla generica definizione di rischio tasso appena richiamata, possono essere ricondotte le fattispecie di
rischio di seguito riportate:
- Gap / basic risk;
- Lags and basis risks;
- Value / market risk;
- Option risk;
- Volume risk;
- Volatility risk;
- Interaction effects.
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La fattispecie di rischio tasso di più immediata percezione, definita gap/basic risk, è determinata
dall’ampiezza del disallineamento, chiamato appunto gap, tra le date di scadenza e/o di repricing delle
poste attive fruttifere e delle poste passive onerose, all’interno di uno specifico periodo di analisi (il
cosiddetto gapping period). Questo tipo di rischio è insito nell’attività di trasformazione delle scadenze
tipica degli intermediari finanziari. Il rischio che discende da tale attività non è quindi solo il rischio di
liquidità, ma anche quello derivante dallo sfasamento delle date di revisione dei tassi di interesse. Inoltre,
anche a parità di scadenze contrattuali, il rischio di tasso di interesse compare quando vengono
contrapposti strumenti a tasso fisso e strumenti a tasso variabile. Infine, in presenza di soli strumenti a
tasso variabile, il gap / basic risk emerge ogniqualvolta le date di riprezzamento delle poste attive e delle
poste passive non coincidono.
I lags and basis risks insorgono come conseguenza della diversa reattività (intesa sia in termini di
sfasamento temporale tra le variazioni sia in termini di entità delle medesime variazioni) con la quale i tassi
dei vari strumenti finanziari, attivi e passivi, si adeguano alle mutate condizioni del parametro benchmark di
mercato. Un esempio è rappresentato dall’adozione di panieri diversi di indicizzazione tra operazioni di
raccolta e operazioni di impiego.
Una terza fattispecie di rischio è definita value / market risk, ed è riconducibile alle oscillazioni dei valori di
mercato delle posizioni afferenti al portafoglio bancario.
Ogniqualvolta vengono riconosciuti ai detentori di strumenti finanziari diritti specifici, suscettibili di
impattare sui margini clientela della banca, emerge il cosiddetto option risk. Questa tipologia di rischio è
collegata, in primo luogo, alla possibilità concessa ai debitori di effettuare rimborsi anticipati su
finanziamenti a medio – lungo termine o di esercitare eventuali opzioni put sul debito sottoscritto e, in
seconda battuta, dalla possibilità che, in particolari circostanze, alcuni strumenti non siano in linea con le
condizioni di mercato (ciò si verifica tipicamente in presenza di interest rate caps, floors e collars).
Il verificarsi di modifiche, sia in aumento sia in diminuzione, dei volumi intermediati nonché del mix di
strumenti finanziari in portafoglio (modifiche dovute a mutamenti delle preferenze della clientela, a seguito
di variazioni dei tassi di interesse) determina l’insorgere di quello che viene definito volume risk. L’impatto
di questo tipo di rischio dipende da vari fattori, quali, ad esempio, il mix iniziale di prodotti e la definizione,
nonché la commercializzazione, dei nuovi prodotti.
Un’ulteriore fattispecie è rappresentata dal volatility risk, riconducibile alle variazioni della volatilità dei
tassi di interesse. Tale categoria di rischio acquista particolare rilevanza per il controllo dell’esposizione al
rischio di portafogli composti da strumenti finanziari con opzioni su tassi di interesse, in quanto il prezzo di
questi strumenti finanziari è direttamente correlato con la volatilità dei rispettivi underlying assets.
Infine, si osserva come, al variare dei tassi di interesse, due o più fonti di rischio possano combinarsi, e in
alcuni casi parzialmente compensarsi, dando luogo ai cosiddetti «interaction effects».
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Schematicamente, è possibile ricondurre le numerose fattispecie di rischio di tasso di interesse appena
illustrate alle tre seguenti macrocategorie:
- rischi diretti, naturale conseguenza delle caratteristiche tecniche delle operazioni poste in essere
dall’intermediario (a questa categoria appartengono il gap / basic risk, i lags and basis risks, il value
/ market risk, il volatility risk);
- rischi correlati, dovuti alle possibili variazioni dei flussi di cassa previsti, indotte dalle fluttuazioni dei
tassi di interesse (l’option risk appartiene a questa categoria);
- rischi indiretti, generati da discontinuità nel sistema economico e finanziario, anche a seguito di
variazioni dei tassi (una fattispecie tipica di rischio indiretto è rappresentata dal volume risk).
Nell’ambito del processo di misurazione, controllo e gestione del rischio tasso del Gruppo BPVi, pur
garantendo la necessaria flessibilità in termini di focus su fattispecie di rischio differenti, le metodologie
utilizzate coprono funzionalmente le seguenti fattispecie di rischio tasso, ritenute le più rilevanti in base
all’operatività del Gruppo:
- gap / basic risk;
- lags and basis risks;
- value / market risk;
- option risk.
(a) ii) Ipotesi di fondo utilizzate nella misurazione e gestione del rischio, in particolare relative ai
finanziamenti con opzione di rimborso anticipato e alla dinamica dei depositi non vincolati
Le metodologie di Asset & Liability Management adottate dal Gruppo rispondono prevalentemente
all’esigenza di monitorare l’esposizione al rischio tasso di tutte le poste attive fruttifere e passive onerose al
variare delle condizioni di mercato. È prevista la produzione di una reportistica, finalizzata all’analisi
dell’esposizione al rischio sia del margine di interesse sia del valore economico del banking book. Il
monitoraggio del rischio di tasso viene effettuato attraverso i seguenti modelli:
- repricing gap analysis: stima dei mismatch di repricing e della variazione attesa del margine di
interesse a seguito di uno shock parallelo e immediato delle curve dei tassi (±100 bp);
- refixing gap analysis: stima dei mismatch di refixing (suddivisi per benchmark, tali da garantire il
monitoraggio dei lags and basis risks) per le poste a tasso variabile;
- maturity gap analysis fixed rate: stima dei mismatch tra le poste patrimoniali a tasso fisso del
banking book, e degli effetti correttivi generati dalle eventuali strategie di hedging;
- duration gap analysis e sensitivity analysis: stima di market value, duration, sensitivity, bucket
sensitivity del valore economico del banking book a seguito di uno shock parallelo e immediato
delle curve dei tassi pari a +100 bp e a +200 bp.
Le analisi effettuate sono di carattere statico, ed escludono quindi ipotesi sulle variazioni future della
struttura patrimoniale in termini di volumi e di mix di prodotto.
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Le poste a vista con clientela vengono gestite attraverso un apposito modello interno, il quale consente di
tenere conto della vischiosità del tasso applicato alle suddette operazioni al variare dei tassi di mercato,
oltre che di considerare la persistenza temporale degli aggregati di tali poste. L’inclusione del suddetto
modello “comportamentale” nelle analisi di ALM statico permette di completare l’insieme delle
metodologie utilizzate per la stima del rischio di interesse del banking book, superando così sia l’assunzione
di pieno e immediato riprezzamento di tali poste a fronte di variazioni dei tassi di mercato sia le assunzioni
del modello semplificato di Banca d’Italia.
La coerenza intertemporale del modello, intesa come capacità di descrivere in modo appropriato
l’evoluzione dell’esposizione al rischio delle poste a vista con clientela, è subordinata a ristime una tantum
(almeno con cadenza annuale) dei parametri.
(a) iii) Frequenza di misurazione di questa tipologia di rischio
Il Consiglio di Amministrazione attribuisce alla Direzione Risk Management la responsabilità di produrre le
analisi di ALM, finalizzate a supportare le decisioni del Comitato Finanza e ALMs nell’ambito del processo di
Asset & Liability Management strategico, oltre che di provvedere alla gestione/manutenzione/evoluzione
del sistema informativo di Asset & Liability Management e dei modelli che ne sono parte integrante.
La reportistica è su base mensile e con la stessa frequenza è presentata al Comitato Finanza e ALMs, che è
l’organo preposto al coordinamento dei processi di gestione del rischio di tasso.
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Informativa Quantitativa
Le prove di stress rappresentano l’insieme delle tecniche qualitative e quantitative attraverso le quali il
Gruppo Banca Popolare di Vicenza valuta la propria vulnerabilità a scenari di mercato avversi. Il Gruppo
conduce prove di stress per la misurazione e il controllo del rischio di tasso del banking book. Le analisi di
stress interessano le variabili obiettivo proprie degli approcci basati tanto sulla «prospettiva degli utili
correnti» quanto sulla «prospettiva dei valori di mercato». Le prove di stress vengono condotte con le
seguenti finalità:
- evidenziare il rischio generato dagli eventuali mismatch tra poste attive fruttifere e poste passive
onerose, e quindi delineare in modo chiaro quali siano gli interventi necessari per l’attenuazione e il
contenimento del rischio di tasso entro i limiti predefiniti;
- produrre misure di sensitivity per il monitoraggio dei limiti operativi sul rischio di tasso.
Gli scenari applicati per misurare l’esposizione al rischio del margine di interesse sottendono ipotesi di shift
delle curve pari a +100 basis points (stante l’attuale struttura dei tassi, che per la parte a breve è prossima
allo zero, l’ipotesi -100 basis points non viene considerata e sostituita con l’ipotesi +50 basis points). Gli
scenari applicati per misurare l’esposizione al rischio del valore economico del banking book sottendono
ipotesi di shift delle curve pari a +100 basis points e +200 basis points. In ciascuno di questi scenari tutti i
fattori di rischio subiscono il medesimo shock.
A seguire si riportano i principali indicatori di rischio di tasso di interesse alla data del 31 dicembre 2012,
relativi al solo portafoglio bancario.
Come detto precedentemente, le stime sono condotte ipotizzando l’invarianza della struttura patrimoniale
in termini di volumi e di mix di prodotto. La vischiosità e la persistenza degli aggregati delle poste a vista
con clientela vengono gestite attraverso l’applicazione di un apposito modello interno.
La necessità di valutare la vulnerabilità del Gruppo a fronte di eventi eccezionali ma plausibili ha richiesto la
formulazione di scenari più complessi e articolati rispetto agli scenari di shift. Gli scenari di twist rispondono
a questa esigenza: la costruzione di tali scenari (riconducibili alle topologie di steepening, flattening e
inversion) prevede che vengano inizialmente applicati degli shock su specifici nodi delle curve, e che il
differenziale di shock così generato tra i nodi identificati venga trasferito su tutti gli altri nodi. L’applicazione
di questi scenari permette di stimare indicatori di sensitivity rispetto a una pluralità di fattori di rischio,
rappresentati dai singoli nodi delle curve dei tassi.
I titoli azionari non quotati non sono, al momento, oggetto di specifica misurazione di sensitività.
euro -4.266.430 euro -255.687.327
% MI -0,8% % PV -7,9%
euro -7.409.104 euro -382.480.453
% MI -1,5% % PV -11,8%
∆ MI +50 bp ∆VA +100 bp
∆VA +200 bp∆ MI +100 bp
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TAVOLA 15 – Sistemi e prassi di remunerazione e incentivazione
Informativa Qualitativa
Processo decisionale seguito per definire le politiche di remunerazione
Il modello di governance del processo adottato in materia di politiche di remunerazione e incentivazione
mira ad assicurare un adeguato controllo delle prassi retributive del Gruppo, definendo regole chiare e
precise che ne assicurino la coerenza, evitando il prodursi di conflitti di interesse e consentendo al
contempo una adeguata flessibilità nei processi decisionali, al fine di rispondere alle esigenze specifiche dei
diversi business e garantendo il rispetto dei requisiti e dei processi normativi.
Le linee guida e gli indirizzi di politica di remunerazione di Gruppo vengono definiti dalla Capogruppo con
l’obiettivo di assicurare una gestione comune e coerente, riconoscendo nello stesso tempo alle singole
Società la flessibilità necessaria per rispondere alle specifiche esigenze del mercato e dell’equilibrio
retributivo interno.
La formulazione e l’approvazione delle politiche di remunerazione avviene, per quanto di rispettiva
competenza, con il coinvolgimento del Comitato Remunerazione, del Consiglio di Amministrazione della
Capogruppo e dell’Assemblea dei Soci.
Le politiche di remunerazione così definite vengono recepite dalle società del Gruppo che, dopo averle
declinate in relazione al proprio ambito di riferimento, le sottopongono ai rispettivi Consigli di
Amministrazione e successivamente alle relative Assemblee per la definitiva approvazione.
Al fine di stabilire chiaramente responsabilità, compiti e modalità operative nella gestione dei sistemi di
incentivazione nonché nelle eventuali erogazioni discrezionali a livello di Gruppo, le strutture competenti
della Capogruppo hanno redatto, un apposito documento, emanato sotto forma di manuale operativo
interno e istituito a livello di Gruppo tramite apposita circolare.
A norma delle Disposizioni della Banca d’Italia, la Banca Popolare di Vicenza, in qualità di Capogruppo,
elabora il documento sulle politiche di remunerazione dell’intero Gruppo bancario, ne assicura la
complessiva coerenza, fornisce gli indirizzi necessari alla sua attuazione e ne verifica la corretta
applicazione, pur restando in ogni caso le singole componenti del Gruppo responsabili del rispetto della
normativa a esse direttamente applicabile e della corretta attuazione degli indirizzi forniti dalla
Capogruppo.
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Il Comitato Remunerazione
Il Comitato Remunerazione svolge un importante ruolo di supporto al Consiglio di Amministrazione nella
supervisione della politica retributiva del Gruppo e nel disegno dei piani di incentivazione.
Il Comitato è composto da n. 3 Consiglieri non esecutivi, la maggioranza dei quali indipendenti. Gli attuali
membri sono stati nominati dal Consiglio di Amministrazione nella riunione del 2 maggio 2012.
Al Comitato Remunerazione sono attribuiti i seguenti compiti:
- consultivi e di proposta in materia di compensi degli esponenti aziendali9 e dei responsabili delle
funzioni di controllo interno10;
- consultivi in materia di determinazione dei criteri per la remunerazione del restante “personale più
rilevante”, così come identificato dalle strutture preposte della Capogruppo nell’ambito del
processo di auto-valutazione periodico approvato dal Consiglio di Amministrazione e di seguito
rappresentato;
- vigilare direttamente sulla corretta applicazione delle regole relative alla remunerazione dei
responsabili delle funzioni di controllo interno, in stretto raccordo con l’organo con funzione di
controllo;
- curare la preparazione della documentazione da sottoporre al Consiglio di Amministrazione della
Capogruppo per le relative decisioni;
- collaborare con gli altri comitati interni al Consiglio di Amministrazione, in particolare con il
Comitato per il Controllo;
- assicurare il coinvolgimento delle funzioni aziendali competenti nel processo di elaborazione e
controllo delle politiche e prassi di remunerazione;
- esprimersi, anche avvalendosi delle informazioni ricevute dalle funzioni aziendali competenti, sul
raggiungimento degli obiettivi di performance cui sono legati i piani di incentivazione e
sull’accertamento delle altre condizioni poste per l’erogazione dei compensi;
- fornire adeguato riscontro sull’attività da esso svolta agli organi aziendali, compresa l’Assemblea.
Nello svolgimento dei compiti al medesimo assegnati, il Comitato Remunerazione si avvale del supporto
delle funzioni aziendali interne competenti: Direzione Personale, Direzione Risk Management, Divisione
Bilancio e Pianificazione, Direzione Affari Legali, Divisione Mercati, Direzione Coordinamento Risorse,
Direzione Segreteria Generale e Partecipazioni, Direzione Compliance e Antiriciclaggio.
Il Comitato Remunerazione può avvalersi, altresì, ove ritenuto opportuno, di consulenti esterni
indipendenti. Nel corso del 2012 si è avvalso anche della collaborazione della società indipendente Mercer,
società di consulenza in materia di prassi e processi di remunerazione presente sul mercato internazionale,
9 Per esponenti aziendali si intendono quelli indicati nell’art.26 del TUB e nella relativa regolamentazione attuativa (i componenti
degli organi con funzioni di supervisione strategica, gestione e controllo, il direttore generale e coloro che esercitano funzioni equivalenti a quella di direttore generale). 10
Si fa in particolare riferimento ai responsabili e al personale di livello più elevato delle funzioni di revisione interna, conformità, gestione rischi, risorse umane nonché a chi ha dirette responsabilità in merito alla veridicità e correttezza dei dati contabili e finanziari della Banca. La funzione “risorse umane” è equiparata alle funzioni di controllo interno solo ai fini delle citate disposizioni.
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che, tra l’altro, ha fornito un’analisi del posizionamento retributivo dei Dirigenti della Banca, secondo un
principio di significatività numerica del campione esaminato, comparabilità e confrontabilità.
Il Consiglio di Amministrazione
Il Consiglio di Amministrazione nella sua funzione di supervisione strategica è chiamato all’adozione e al
riesame periodico delle politiche di remunerazione e incentivazione nonché a farsi garante della successiva
attuazione delle stesse. Il Consiglio di Amministrazione definisce i sistemi di remunerazione e
incentivazione per il “personale più rilevante” assicurandone la coerenza con le scelte complessive della
Banca in termini di assunzione dei rischi, strategie e obiettivi di lungo periodo.
Ruolo dell’Assemblea
Come previsto dallo Statuto, l’Assemblea stabilisce i compensi spettanti agli Organi dalla stessa nominati e
approva (i) le politiche di remunerazione a favore degli Organi con funzione di supervisione, gestione e
controllo del personale e (ii) i piani basati su strumenti finanziari.
Caratteristiche, criteri e Indicatori di performance di maggior rilievo del sistema di remunerazione
Le politiche e prassi di remunerazione del Gruppo tengono opportunamente conto delle caratteristiche di
ciascuna componente, tra cui: la dimensione; la rischiosità apportata al Gruppo; il tipo di attività; la
presenza di regole specifiche in ragione del settore di appartenenza o della giurisdizione dove la società è
stabilita o prevalentemente opera; la rilevanza rispetto al Gruppo nonché al Paese di insediamento o di
operatività prevalente.
In relazione a ciò, vengono di seguito definiti alcuni parametri che il Consiglio di Amministrazione della
Banca Popolare di Vicenza assume come termini indicativi di riferimento allo scopo di quantificare le
remunerazioni del Gruppo in modo congruo e adeguato, nel rispetto di un generale criterio di equità e
proporzionalità.
Gli stessi attengono a:
- alla tipologia dell’attività svolta dalle predette società e la dimensione delle stesse valutata anche in
termini di dimensione operativa e/o di contribuzione alla formazione dell’utile consolidato;
- alla situazione economico-patrimoniale della società e sua proiezione nell’arco temporale di durata
dell’incarico;
- a un confronto con i compensi correnti sul mercato per incarichi della specie in società di analoghe
dimensioni e caratteristiche.
In particolare, per la valutazione dei compensi per le cariche particolari previste dagli Statuti delle Società
del Gruppo si ritengono rilevanti aspetti quali: l’importanza e il livello di responsabilità dell’incarico, l’entità
degli impegni per funzioni istituzionali e di rappresentanza assunti per il Gruppo o la singola società,
l’effettiva disponibilità di tempo richiesta dallo svolgimento dell’incarico all’interno e all’esterno della
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società, le mansioni e funzioni connesse all’incarico e le particolari qualità delle prestazioni richieste per lo
svolgimento dello stesso.
Le componenti tipiche della remunerazione nel Gruppo Banca Popolare di Vicenza sono:
- la retribuzione fissa (retribuzione annua lorda), volta a valorizzare le risorse con caratteristiche di
eccellenza, correlata ad aspetti quali ad esempio la complessità degli ambiti presidiati, particolari
responsabilità connesse all’attività svolta, mirate iniziative di sviluppo professionale;
- la retribuzione variabile, volta a premiare i risultati acquisiti, la loro sostenibilità e il livello di rischio
assunto, il livello di efficienza, la qualità del servizio reso, il rispetto dei tempi di realizzazione dei
progetti assegnati e i comportamenti in linea con la normativa.
La gestione della componente fissa si è ispirata a criteri di forte selettività finalizzati a valorizzare risorse
con caratteristiche di eccellenza mentre la quota variabile è elemento distintivo e di correlazione del
pacchetto retributivo alle performance aziendali e individuali.
Il Comitato Remunerazione, con il supporto delle competenti funzioni aziendali e della società indipendente
di consulenza Mercer, ha a suo tempo effettuato un’analisi del posizionamento retributivo dei Dirigenti del
Gruppo Banca Popolare di Vicenza rispetto a un gruppo di confronto identificato secondo i seguenti
principi:
- significatività numerica del campione di riferimento: n. 13 banche di medie e grandi dimensioni;
- comparabilità del campione con la Banca Popolare di Vicenza in termini di valore degli asset (gli
asset del Gruppo Banca Popolare di Vicenza, 36 miliardi di euro al momento della rilevazione, si
posizionava, infatti, tra il primo quartile e la mediana del mercato selezionato, in cui il primo
quartile identificava banche con circa 30 miliardi di euro di dotazione di asset, il terzo quartile
identificava gruppi con più di 135 miliardi di euro);
- confrontabilità retributiva in termini di people competition: sono state incluse banche di dimensioni
simili e significativamente più grandi della Banca Popolare di Vicenza al fine di comprendere le
aziende bancarie che potevano potenzialmente essere attrattive per i manager della Banca o
rappresentare un mercato di approvvigionamento per la medesima.
Nell’evidenziare che le decisioni in materia di remunerazione non rispondono a principi cosiddetti
“meccanici”, il Comitato Remunerazione, nello svolgimento dei propri compiti consultivi in materia di
determinazione dei criteri per la remunerazione del management11, ha raccomandato che tra i criteri guida
delle politiche di remunerazione si tenesse conto del peso organizzativo delle posizioni, della coerenza con
il profilo di rischio aziendale e delle tendenze retributive del sistema bancario in un’ottica di valorizzazione
e di fidelizzazione delle risorse chiave.
Il Comitato Remunerazione, nello svolgimento delle proprie funzioni, ha altresì proposto al Consiglio di
Amministrazione gli interventi retributivi a favore dei Direttori Generali e dei Responsabili delle Funzioni di
Controllo di Banca Popolare di Vicenza e delle Società del Gruppo.
11
Intendendosi per management i componenti la Direzione Generale e i Dirigenti, ivi compresi i responsabili delle funzioni di controllo interno (i responsabili delle funzioni di revisione interna, conformità, risorse umane e gestione dei rischi) e il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Per Banca Popolare di Vicenza, in particolare, le proposte di riconoscimento per il personale Dirigente,
elaborate in ossequio ai criteri generali approvati dal Comitato Remunerazione, sono state portate
all’attenzione del Consiglio di Amministrazione sulla base di indicazioni espresse dal Direttore Generale e
sono state formulate sulla base dei seguenti parametri:
- raggiungimento di obiettivi di tipo qualitativo quali, ad esempio, l’efficienza e la qualità del servizio
nell’ambito di competenza, il rispetto dei tempi di realizzazione dei progetti, il presidio dei processi
operativi, il miglioramento della qualità del credito e il controllo e il rispetto della normativa interna
ed esterna;
- raggiungimento di obiettivi di tipo quantitativo quali, ad esempio, il rispetto del budget di spesa
assegnato, il rapporto tra impieghi e raccolta diretta e il raggiungimento di obiettivi reddituali;
- confronto con benchmark di mercato;
- politiche gestionali di equilibrio remunerativo interno.
Per i responsabili e il personale di livello più elevato delle funzioni di controllo interno (Direzione Risk
Management, Direzione Personale, Direzione Internal Audit, Direzione Compliance e Antiriciclaggio) e per il
Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, i meccanismi di incentivazione
assegnati sono stati coerenti con i compiti attribuiti e indipendenti dai risultati conseguiti dalle aree della
Banca soggette al loro controllo; i parametri e i criteri considerati per la determinazione di eventuali bonus
non risultano pertanto collegati a risultati economici.
Per il restante personale della Banca, i responsabili di struttura della Rete Commerciale e della Direzione
Centrale hanno proposto per il rispettivo personale dipendente degli interventi economici riconducibili a
tre tipologie: (i) attribuzione assegni ad personam, (ii) una tantum e (iii) avanzamento di livello. Per il
personale della Rete Commerciale le proposte avanzate hanno tenuto conto del conseguimento dei risultati
individuali considerando il presidio del rischio e la sostenibilità del risultato; in particolare, come indicatori
di performance sono stati presi in esame, tra gli altri, il margine di intermediazione al netto delle rettifiche
di valore sui crediti e il rapporto tra raccolta diretta e impieghi, tenendo quindi conto dei migliori risultati in
termini di gestione dei rischi e del rafforzamento patrimoniale della Banca. Per il personale delle strutture
di Direzione Centrale sono state considerate le prestazioni in termini di eccellenza legate al conseguimento
di obiettivi di qualità del servizio, di ottimizzazione e sviluppo dei processi strategici, operativi, di supporto
e di controllo oltre a variabili, laddove presenti, di ordine quantitativo legate a parametri di tipo reddituale,
patrimoniale e di rischio.
La Direzione Personale, raccolte le proposte, le ha esaminate e ne ha valutato la coerenza in relazione a una
serie di indicatori quali la valutazione delle prestazioni sia in termini quantitativi che qualitativi, i benchmark
di mercato e le politiche gestionali di equilibrio remunerativo interno. Successivamente la Direzione
Personale ha sottoposto l’insieme delle proposte all’approvazione del Consiglio di Amministrazione.
Retribuzione fissa
Quanto alla gestione della componente fissa della retribuzione gli interventi adottati sono ispirati a criteri di
forte selettività, finalizzati a valorizzare risorse con caratteristiche di eccellenza, correlati ad aspetti quali ad
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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esempio la complessità degli ambiti presidiati, particolari responsabilità connesse all’attività svolta, mirate
iniziative di sviluppo professionale.
Il Gruppo Banca Popolare di Vicenza pone una costante attenzione al valore delle retribuzioni fisse,
monitorate in rapporto ai competitor e di volta in volta adeguate al contesto di mercato, evitando
l’eccessivo affidamento all’utilizzo del bonus annuale.
La rilevanza del peso della componente fissa all’interno del pacchetto complessivo è tale da ridurre i
comportamenti eccessivamente orientati al rischio, da scoraggiare iniziative focalizzate sui risultati di breve
termine e da permettere un approccio flessibile all’incentivazione variabile.
Retribuzione variabile
Per quanto riguarda Banca Popolare di Vicenza, come già rappresentato all’Assemblea dei Soci del 28 aprile
2012, quanto al Piano di Incentivazione 2011, il Consiglio di Amministrazione ha preso atto che le condizioni
“cancello” previste per l’attivazione del Piano a livello di Gruppo si sono verificate.
- Le società che hanno raggiunto gli obiettivi previsti dal Piano di Incentivazione 2011 sono state:
Farbanca, BPVi Finance, Immobiliare Stampa e Servizi Bancari; per queste, i montepremi sono
maturati attraverso meccanismi di autofinanziamento.
- Per quanto riguarda Banca Nuova, il budget è stato parzialmente realizzato (il risultato ottenuto è
compreso tra il 90% e il 100%).
Per Banca Popolare di Vicenza e le restanti società del Gruppo, l’obiettivo reddituale individuato ai fini del
Sistema Incentivante si è collocato al di sotto del livello soglia, determinando, quindi, la mancata
attivazione del Sistema stesso.
Tuttavia, in base a elementi che connotano positivamente le performance complessive delle società del
Gruppo, in un esercizio caratterizzato da una situazione economica particolarmente sfavorevole, essendosi
verificate le condizioni affinché si potesse attivare il Piano di Incentivazione di Gruppo (cosiddetto
“cancello”), constatando il mantenimento di una situazione adeguata sotto il profilo della solidità
patrimoniale, il rispetto dell’indicatore di liquidità nonché un miglioramento del profilo di redditività, il
Consiglio di Amministrazione, su conforme proposta del Comitato Remunerazione, ha deliberato,
avvalendosi della facoltà attribuitagli dall’Assemblea dei Soci del 25 aprile 2009, di destinare un importo
massimo pari a 5,467 milioni di euro (di cui 3,5 milioni per Banca Popolare di Vicenza, 0,75 milioni per
Banca Nuova e la restante quota per le altre società del Gruppo) eventualmente da utilizzarsi ai fini
dell’erogazione di bonus sia derivanti dall’attivazione dei sistemi incentivanti delle società che hanno
raggiunto gli obiettivi prefissati, sia per interventi di merito nei confronti del personale del Gruppo che ha
conseguito eccellenti prestazioni, raggiungendo livelli particolarmente positivi rispetto agli obiettivi
quantitativi e qualitativi assegnati e garantendo un ottimale presidio dei rischi connessi al ruolo o all’ambito
di appartenenza.
L’accantonamento di tali importi è stato sottoposto all’approvazione dell’Assemblea dei Soci del 28 aprile
2012.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Si ricorda inoltre che, in considerazione delle particolari difficoltà dell’economia reale e dei mercati
finanziari in cui il Gruppo si trova a operare, i componenti la Direzione Generale (ovvero Direttore Generale
e Vice Direttori Generali) della Banca Popolare di Vicenza e di Banca Nuova S.p.A. hanno espresso la volontà
di rinunciare spontaneamente a compensi di natura variabile con riferimento ai risultati relativi all’esercizio
2011.
Relativamente alle eventuali erogazioni discrezionali in favore di tutto il personale dipendente, il Consiglio
di Amministrazione, sentiti il parere e le proposte del Comitato Remunerazione, ha stabilito che, nella
definizione degli eventuali importi da destinare ai potenziali beneficiari, si doveva tenere conto, in linea di
principio, dei seguenti criteri:
- i risultati comunque acquisiti, la loro sostenibilità e il livello di rischio assunto;
- il livello di efficienza e la qualità del servizio reso negli ambiti di competenza;
- il rispetto dei tempi di realizzazione dei progetti assegnati;
- la valutazione di sintesi che doveva avere un livello di adeguatezza;
- i comportamenti in linea con la normativa interna ed esterna.
Il processo di identificazione dei beneficiari dei bonus e di determinazione dell’entità degli stessi è avvenuto
secondo oggettivi criteri predeterminati e l’intero processo decisionale è stato opportunamente
documentato.
Retribuzione “personale più rilevante”
Nell’ambito del percorso di progressivo allineamento alle Disposizioni, il Consiglio di Amministrazione,
sentiti il parere e le proposte del Comitato Remunerazione, ha definito i criteri e i meccanismi di erogazione
dei bonus per il Personale più Rilevante di seguito descritti:
- per gli appartenenti alla categoria 1 – Amministratori con incarichi esecutivi – e alla categoria 2 –
Direttore Generale e responsabili delle principali linee di business, funzioni aziendali o aree
geografiche nonché coloro i quali riportano direttamente agli Organi con funzioni di supervisione
strategica, gestione e controllo - una quota pari al 40% del bonus eventualmente assegnato viene
erogata nell’esercizio successivo a quello di valutazione (up front), mentre il rimanente 60% del
bonus viene erogato in maniera differita per un periodo di tre anni, secondo un criterio pro-rata;
- per la categoria 3 – Responsabili e personale di livello più elevato delle funzioni di controllo interno
- e la categoria 4 – altri risk takers, ossia soggetti che assumono rischi in modo significativo - una
quota pari al 60% del bonus eventualmente assegnato viene erogata nell’esercizio successivo a
quello di valutazione (up front), mentre il rimanente 40% del bonus viene erogato in maniera
differita per un periodo di tre anni, secondo un criterio pro-rata.
Si precisa che per quanto riguarda la categoria 5 - qualsiasi dipendente la cui retribuzione totale, inclusi i
benefici pensionistici discrezionali, si collochi nella medesima fascia retributiva delle categorie 2) e 4) sopra
indicate, se la sua attività ha o può avere un impatto rilevante sul profilo di rischio della banca, deve inoltre
essere incluso nella categoria del “personale più rilevante” - verranno applicate le stesse regole di
erogazione previste per la categoria 3 e 4: una quota pari al 60% del bonus eventualmente assegnato viene
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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erogata up front, mentre il rimanente 40% del bonus viene erogato in maniera differita per un periodo di
tre anni, secondo un criterio pro-rata.
In considerazione del mantenimento di un bilanciato rapporto tra retribuzione variabile e retribuzione fissa,
qualora il bonus assegnato sia inferiore o uguale a euro 100.000,00 e il rapporto tra bonus assegnato e
retribuzione complessiva (data da retribuzione fissa, più remunerazione variabile annua, più retribuzione di
lungo termine o differita) sia inferiore o uguale al 30%, il premio viene erogato in contanti in un’unica
soluzione, senza applicazione di meccanismi di differimento.
L’Assemblea dei Soci del 28 aprile 2012 ha approvato il Piano Compensi Personale più Rilevante per il
periodo 2012 - 2017 e il relativo documento informativo, al fine di adeguare le modalità di erogazione di
eventuali bonus assegnati a soggetti appartenenti alla categoria del “Personale più rilevante” alle
Disposizioni, con particolare riferimento alla previsione che almeno il 50 % del premio variabile attribuito,
sia per la parte up-front che per la parte differita, debba essere riconosciuto in azioni o strumenti a esse
collegati.
Tale previsione trova applicazione per il “personale più rilevante” solo qualora il bonus assegnato sia
superiore a euro 100.000,00 o il rapporto tra bonus assegnato e retribuzione complessiva (data da
retribuzione fissa, più remunerazione variabile annua, più retribuzione di lungo termine o differita) sia
superiore al 30%.
Le singole quote differite assegnate sono soggette a specifiche condizioni di correzione ex-post (meccanismi
di malus), riferite a obiettivi di tipo patrimoniale o reddituale dell’anno precedente al pagamento della rata,
definiti annualmente dal Consiglio di Amministrazione, sentiti il parere e le proposte del Comitato
Remunerazione.
Il pagamento dei bonus soggetti a differimento assegnati nell’esercizio 2011 al Personale più Rilevante è
avvenuto in contanti per la parte erogata up front e per la prima quota differita; avverrà in contanti anche
per la seconda quota differita da erogare nell’esercizio corrente.
Il pagamento dei bonus soggetti a differimento assegnati nell’esercizio 2012 al Personale più Rilevante è
avvenuta parte in contanti e parte in azioni per la parte up front; avverrà parte in contanti e parte in azioni
anche per la prima quota differita da erogare nell’esercizio corrente.
Per l’erogazione delle quote in azioni dei bonus ci si avvale del Piano di Compensi “Personale più Rilevante”
approvato dall’Assemblea dei Soci del 28 aprile 2012.
Piano Premi Fedeltà
In data 19 aprile 2008, l’Assemblea straordinaria dei Soci ha conferito delega al Consiglio di
Amministrazione, ai sensi dell’articolo 2443 del codice civile, di deliberare in una o più volte, entro e non
oltre tre anni dalla deliberazione medesima, un aumento gratuito di capitale sociale, ai sensi dell’articolo
2349 del codice civile, per un controvalore di massimi nominali euro 450.000,00 mediante emissione di
azioni ordinarie del valore nominale unitario indicato al primo comma dell’articolo 5 dello Statuto sociale
della Banca, da assegnare al personale della Banca Popolare di Vicenza, delle Banche e delle Società
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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controllate secondo modalità da stabilirsi in base alla normativa vigente. Tale delega è stata
successivamente rinnovata per altri tre anni dall’Assemblea straordinaria dei soci in data 30 aprile 2011.
In data 24 aprile 2010, l’Assemblea ordinaria dei Soci ha approvato, ai sensi dell’articolo 114-bis del decreto
legislativo 24 febbraio 1998 n. 58 (T.U.F.), il piano di compensi triennale (Piano di compensi Premi Fedeltà),
di cui al documento informativo redatto in conformità a quanto indicato nell’Allegato 3A Schema 7 del
Regolamento Emittenti basato su azioni e destinato a tutti i dipendenti della Banca Popolare di Vicenza,
come premio fedeltà.
Il Piano ha l’obiettivo di premiare la fedeltà nei confronti dell’azienda e prescinde da ogni valutazione sia di
merito che di contenuto dell’attività svolta dal dipendente, avendo rilievo esclusivamente la permanenza al
servizio della Società e/o nella qualifica minima di Quadro Direttivo di III livello per un determinato periodo
di tempo.
A seguito dell’incorporazione di Cassa di Risparmio di Prato in Banca Popolare di Vicenza, avvenuta in data
successiva alla redazione del documento informativo relativo al Piano di Compensi 2010, e, più
precisamente, in data 31 dicembre 2010, l’Assemblea ordinaria dei Soci ha approvato in data 28 aprile 2012
il nuovo documento informativo redatto in conformità all’Allegato 3A schema 7 del Regolamento Emittenti,
recante le rettifiche approvate dal Consiglio di Amministrazione quanto alla stima prospettica del numero
di strumenti finanziari da assegnare ai dipendenti in conseguenza dell’incorporazione della Cassa di
Risparmio di Prato.
In data 29 novembre 2011 e 10 gennaio 2012, il Consiglio di Amministrazione, in attuazione del Piano di
compensi Premi Fedeltà ha deliberato l’assegnazione, nel rispetto dei criteri individuati dal Piano, a n. 79
dipendenti di n. 6.460 azioni, del valore nominale unitario di euro 3,75. A tale assegnazione è stata data
esecuzione nel giugno 2012. Si precisa che per n. 32 dipendenti si è proceduto alla monetizzazione del
controvalore delle azioni loro spettanti in numero di 2.680.
Il Piano compensi Premi Fedeltà approvato dall’Assemblea dei Soci del 24 aprile 2010 si esaurirà con
l’assegnazione del Premio Fedeltà nel corso del 2013 per tutti i dipendenti che hanno maturato nel corso
del 2012 i requisiti previsti dal Piano. Per tale motivo in data 27 aprile 2013 è stato sottoposto per
l’approvazione dell’Assemblea dei Soci il nuovo Piano Compensi Premi Fedeltà per il triennio 2013 - 2015 e
il relativo documento informativo (il “Documento Informativo”) redatto in conformità all’Allegato 3A
schema 7 del Regolamento Emittenti.. Si precisa che per triennio di durata di tale piano devono intendersi
gli esercizi 2013, 2014 e 2015 ai fini della maturazione dei requisiti richiesti dal piano medesimo in capo agli
aventi diritto, fermo restando che verrà data esecuzione al piano nell’anno immediatamente successivo a
quello in cui sono maturati i requisiti.
Il nuovo Piano Compensi Premi Fedeltà, come il precedente, è destinato a tutti i dipendenti della Banca
Popolare di Vicenza che presso la stessa: i) prestino servizio alla data di assegnazione del premio medesimo
e ii) abbiano un rapporto di lavoro a tempo indeterminato alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a
tale assegnazione – fatte salve le ipotesi di pensionamento e di adesione al Fondo di Solidarietà di cui al
D.M. 28 aprile 2000 n. 158 e abbiano maturato alla data del 31 dicembre dell’anno precedente
all’assegnazione del premio, i seguenti requisiti: (i) servizio presso la Società per 25 anni, o (ii) servizio
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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presso la Società per 35 anni o (iii) servizio presso la Società per 20 anni nel grado minimo di Quadro
direttivo di III livello.
Si precisa inoltre che il Piano di Compensi Premi Fedeltà non è qualificabile come di particolare rilevanza ai
sensi degli articoli 84-bis e 152-sexies del Regolamento Emittenti.
Il Piano di Compensi Premi Fedeltà prevede che il Consiglio di Amministrazione possa darvi attuazione a
propria discrezione: i) mediante attribuzione agli aventi diritto di azioni detenute dalla Società in proprietà;
o ii) in presenza di idonea delega da parte dell’Assemblea, mediante attribuzione agli aventi diritto di azioni
di nuova emissione mediante utilizzo dell’esistente Riserva ex articolo 2349 del codice civile,
eventualmente di anno in anno ricostituita o incrementata, ovvero secondo le diverse modalità dettate
dalla normativa tempo per tempo vigente; o iii) monetizzando agli aventi diritto il rispettivo controvalore
economico determinato con i criteri previsti dallo Statuto sociale; oppure iv) con modalità che prevedano –
in via generale – anche un criterio misto delle modalità di cui ai punti i), ii) e iii) che precedono.
Si rende noto che il nuovo Piano di Compensi Premi Fedeltà è stato sottoposto al Comitato Remunerazione
della Banca, il quale ha espresso a riguardo parere favorevole.
Reti Distributive esterne del Gruppo BPVi
Nell’ambito della categoria dei collaboratori non legati da rapporto di lavoro subordinato particolare
rilevanza assumono i Promotori Finanziari e gli Agenti in Attività Finanziaria.
In conformità alla vigente disciplina di vigilanza dettata dalla Banca d’Italia con l’emanazione delle
Disposizioni e congiuntamente da Banca d’Italia e dalla Consob (“Modifiche al regolamento congiunto della
Banca d’Italia e della Consob del 29 ottobre 2007 emanato ai sensi dell’art. 6, comma 2-bis, del Testo Unico
della Finanza per il recepimento della direttiva 2010/76 (CRD 3) in materia di politiche e prassi di
remunerazione e incentivazione“ del 25 luglio 2012 - di seguito il “Regolamento congiunto”), è stato
approvato dal Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, su proposta del Comitato Remunerazione,
un apposito regolamento che ingloba la gestione del trattamento economico delle reti distributive esterne
nelle politiche e nelle prassi di remunerazione e incentivazione adottate in seno al Gruppo Banca Popolare
di Vicenza e approvate dall’Assemblea dei Soci della Capogruppo.
In particolare, con riguardo specifico ai sistemi di incentivazione delle reti, questi “devono essere ispirati a
criteri di correttezza nelle relazioni con la clientela, contenimento dei rischi legali e reputazionali, tutela e
fidelizzazione della clientela, rispetto delle disposizioni di legge, regolamentari e di auto-disciplina
applicabili”. Le Disposizioni, inoltre, si inseriscono nel più ampio quadro normativo che ricomprende, tra
l’altro, le regole Consob in materia di correttezza e trasparenza nella prestazione dei servizi e delle attività
di investimento e gestione dei conflitti di interesse.
In particolare, la remunerazione dei Promotori Finanziari e degli Agenti in Attività Finanziarie, che per sua
natura è interamente variabile, va distinta tra:
1. una componente “ricorrente”, che rappresenta la parte più stabile e ordinaria della remunerazione
e che viene equiparata alla parte fissa della retribuzione ai fini delle Disposizioni; la componente
“ricorrente” è rappresentata dalla struttura provvigionale definita nel contratto di agenzia stipulato
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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con i singoli soggetti, non correlata al raggiungimento di particolari e predefiniti obiettivi minimi di
risultato;
2. una componente “non ricorrente” o “incentivante”, legata al conseguimento di particolari obiettivi
legati al raggiungimento di specifici risultati commerciali definiti dalla mandante Capogruppo e
comunicati al Promotore Finanziario/Agente in Attività Finanziaria mediante apposita lettera: ad
esempio l’incremento dei volumi della raccolta netta, il superamento di determinati benchmark sui
prodotti, il lancio di nuovi prodotti. Si considera comunque “non ricorrente” qualsiasi componente
retributiva diversa da quanto definito nella struttura provvigionale rappresentata nel contratto di
agenzia.
La determinazione dell’ammontare complessivo della componente “incentivante” di tutti i Promotori
Finanziari e degli Agenti in Attività Finanziarie (cd. bonus pool) deve tenere conto delle condizioni
patrimoniali, reddituali e di liquidità definite annualmente dalla Capogruppo e che danno luogo
all’attivazione del Piano di Incentivazione di Gruppo (cosiddetti “cancelli”). Saranno pertanto impediti
pagamenti di quote “incentivanti” qualora non si verifichino dette condizioni minimali.
La determinazione dei compensi “incentivanti” erogati ai singoli deve anche tenere conto di indicatori di
rischiosità operativa al fine di promuovere la correttezza dei comportamenti, tenere conto dei rischi legali e
reputazionali che possono ricadere sulle società del Gruppo, favorire la conformità alle norme, la tutela e la
fidelizzazione della clientela.
A tale scopo, devono dunque essere previste delle clausole di “malus” (condizioni ex-ante) e claw-back
(condizioni ex-post). A titolo esemplificativo, si dovranno prevedere: l’utilizzo di indicatori qualitativi
nell’ambito degli obiettivi definiti per determinare la quota “incentivante” che misurino l’adeguata
adozione di comportamenti corretti (ad es. assenza o numero reclami); l’eventuale esclusione
dall’erogazione della parte non ricorrente nel caso di sanzioni comminate dagli organi di controllo e
vigilanza, o a seguito del giudizio negativo formulato dalla Direzione Internal Audit e delle verifiche
effettuate dalla Direzione Compliance e Antiriciclaggio; l’eventuale restituzione delle quote pagate qualora
siano accertati, anche in via giudiziale, comportamenti scorretti o fraudolenti da parte del Promotore
Finanziario o dell’Agente in Attività Finanziaria.
Il trattamento economico del personale appartenente alle reti distributive esterne che collabora con il
Gruppo Banca Popolare di Vicenza deve rispettare i principi, le linee guida e i criteri dettati dalle politiche di
remunerazione e incentivazione annualmente approvate dall’Assemblea dei Soci di Banca Popolare di
Vicenza.
Nell’ambito dell’identificazione del cd. “personale più rilevante” la Capogruppo verifica annualmente
l’eventuale presenza anche tra i Promotori Finanziari e gli Agenti in Attività Finanziarie di soggetti che per la
loro attività o ruolo svolti possano essere qualificati “rilevanti” ai fini degli obiettivi della disciplina e, in
particolare, della capacità di incidere sul profilo di rischio dell’intermediario. A tali soggetti si applicheranno
le norme più stringenti previste dalle politiche di remunerazione del Gruppo per i cosiddetti “risk takers”.
In ottemperanza alla normativa vigente, particolare attenzione deve essere posta ai responsabili delle reti
commerciali e coloro che svolgono un’attività manageriale di supervisione e coordinamento di un numero
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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significativo di risorse ovvero di rilevanti settori geografici o di prodotto, a soggetti che superino i limiti
definiti dalle politiche di remunerazione e incentivazione della Capogruppo, ai Promotori Finanziari che
detengono un portafoglio particolarmente significativo.
I Promotori Finanziari e gli Agenti in Attività Finanziaria che collaborano con il Gruppo vengono dunque
classificati tenendo conto dei seguenti criteri:
- remunerazione complessiva (comprensiva di parte ricorrente e parte non ricorrente);
- rapporto tra la parte ricorrente e la parte non ricorrente della remunerazione;
- composizione e consistenza del portafoglio gestito.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Informativa Quantitativa
b) Informazioni aggregate sulle remunerazioni.
b) i) aree di attività
I dati di seguito riportati sono relativi alle remunerazioni erogate nel corso dell’esercizio 2012 dalla Banca
Popolare di Vicenza e dalle società del Gruppo, sia nella componente fissa sia in quella variabile, che fa
invece riferimento all’anno 2011. Secondo una prassi consolidata, infatti, presso la Banca Popolare di
Vicenza l’erogazione degli interventi di merito e incentivanti avviene indicativamente entro il mese di luglio
di ciascun anno quanto alle prestazioni dell’anno precedente.
Retribuzione fissa
Di seguito vengono forniti i dati sulle remunerazioni fisse relativi a Banca Popolare di Vicenza, Banca Nuova
e alle altre società del Gruppo, suddivisi per aree di attività.
Tabella 15.1
Informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni fisse ripartite per aree di attività - Costo azienda
2012 (espresso in migliaia di euro)
Aree di attività Banca Popolare
di VicenzaBanca Nuova
Altre Società del
Gruppo
Direzione Centrale 50.551 7.243 22.461
Area Finanza 5.034 - 3.679
Rete Commerciale 220.107 35.939 2.240
Retribuzione variabile
Di seguito vengono forniti i dati sulle remunerazioni variabili relativi a Banca Popolare di Vicenza, Banca
Nuova e alle altre società del Gruppo, suddivisi per aree di attività e riferiti all’organico in forza a ciascuna
società al momento dell’erogazione dei bonus.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Tabella 15.2
Informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni variabili ripartite per aree di attività - Erogazioni
2012 su performance esercizio 2011 - Costo Azienda (espresso in migliaia di euro)
Aree di attività Banca Popolare
di VicenzaBanca Nuova
Altre Società del
Gruppo
Direzione Centrale 851 141 487
Area Finanza 459 - 178
Rete Commerciale 1.262 420 73
1 L'Esposizione è un valore determinato secondo le regole di vigilanza prudenziale
a) ii) categorie del “personale più rilevante”
Di seguito vengono forniti i dati sulle remunerazioni del “personale più rilevante” a livello di Gruppo
suddivisi per categoria di appartenenza.
Tabella 15. 3
Informazioni quantitative aggregate sulle remunerazioni ripartite tra le varie categorie del “Personale più
Rilevante” - Costo azienda 2012 (importo espresso in migliaia di euro)
Si precisa che alla voce “importo complessivo retribuzione variabile corrisposta nel 2012” sono incluse le
componenti della retribuzione variabile relative al periodo di differimento, siano esse pagate o differite e
non sono incluse le componenti differite in anni precedenti e pagate nel corso del periodo di riferimento.
Categorianumero risorse
appartenenti
alla categoria
importo complessivo
retribuzione fissa
numero beneficiari
retribuzione variabile
importo complessivo
retribuzione variabile
(corrisposta nel 2012)
Categoria 2 21 9.054 8 536
Categoria 3 6 1.701 3 114
Categoria 4 7 1.950 5 267
Categoria 5 1 220 1 170
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Per alcune delle risorse incluse nella tabella sopra riportata, gli importi complessivi della retribuzione
variabile corrisposta nel 2012 includono bonus soggetti a differimento12 e più precisamente:
Categorianumero
beneficiari
importo complessivo
bonus up front
(erogato nel 2012)
50% azioni e 50%
cash
importo complessivo
bonus differito
(assegnato nel 2012)
50% azioni e 50% cash
non più
erogabile
erogabile/
erogato
nel 2012
ancora
differiti
Categoria 4 1 109 72 - - -
Categoria 5 1 102 68 - - -
bonus dell'anno bonus anni precedenti
Inoltre, durante l’esercizio 2012, sono state erogate a favore di appartenenti al personale più rilevante
quote di bonus differite e riferite all’esercizio 2010, e più precisamente:
Categorianumero
beneficiari
importo complessivo
bonus up front
(erogato nel 2012)
importo complessivo
bonus differito
(assegnato nel 2012)
non più
erogabile
quota differita
erogata nel
2012
ancora
differiti
Categoria 2 4 - - - 278 462
bonus dell'anno bonus anni precedenti
Trattamenti di inizio e di fine rapporto per il Personale più Rilevante
Si segnala che, nell’esercizio 2012, n. 4 dipendenti appartenenti alla categoria del “Personale più rilevante” hanno ricevuto erogazioni di fine rapporto per un importo complessivo pari a 3.592.435 euro (incluso TFR). L’importo più elevato erogato a una singola persona è stato pari a 2.824.452 euro (incluso TFR). Si evidenzia inoltre che nel corso dello stesso esercizio 2012 non sono stati erogati trattamenti di inizio rapporto al “Personale più rilevante”.
12
Il differimento del bonus si attiva qualora il bonus assegnato sia superiore a euro 100.000 e/o il rapporto tra bonus assegnato e retribuzione complessiva (data da retribuzione fissa, più remunerazione variabile annua, più retribuzione di lungo termine o differita) sia superiore al 30%.
Informativa al Pubblico Situazione al 31 dicembre 2012
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Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili
societari
Il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, Massimiliano Pellegrini, dichiara ai
sensi del comma 2 dell’articolo 154 bis del D.Lgs. 24 febbraio 1998, n° 58 (Testo Unico della Finanza), che
l’informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze documentali, ai libri e
alle scritture contabili.
F.to Massimiliano Pellegrini
Dirigente preposto alla redazione
dei documenti contabili e societari