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TECNOLOGIA DEL VETRO ANTICO - Ufficio Scolastico … · Le grandi officine primarie ritrovate in Israele ed in Egitto sono di molto ... La parte della Siria che si chiama Fenicia

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TECNOLOGIA DEL VETRO ANTICOTECNOLOGIA DEL VETRO ANTICO

VETRO:

MATERIALE SOLIDO AMORFO NATURALE O SINTETICO OTTENUTO PER PROGRESSIVO IRRIGIDIMENTO DI UN LIQUIDO SENZA CHE AVVENGA CRISTALLIZZAZIONE.

AMORFO: mancanza di ordine strutturale legato alla ripetizione nello spazio di un medesimo motivo elementare, caratteristica questa dello stato cristallino.

SINTETICO: prodotto artificialmente.

La massa vetrificabile in epoca romana e medievale era ottenuta tramite la fusione ad alta temperatura (< 1200 °C) di una miscela composta da:

✗ Silice (SiO2): formatore di reticolo vetroso

✗ Ossidi alcalini (Na2O e K

2O): fondente

✗ Coloranti (ossidi di ferro, rame, cobalto, manganese)

Decoloranti (ossidi di antimonio e/o manganese)

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STRUTTURA del VETRO: teoria di Zachariasen

PRESENZA DI UNITA’ STRUTTURALI TETRAEDRICHE SiO4 COLLEGATE PER I VERTICI

CON ANGOLI Si-O-Si STATISTICAMENTE DISTRIBUITI TRA 120 E 180°, CON MASSIMA PROBABILITA’ A TTORNO AI 150°. (a=quarzo; b=vetro)

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L’aggiunta di ossidi alcalini provoca la rottura della continuità strutturale:

✗ modificando il rapporto metallo/ossigeno✗ rompendo in parte i legami a ponte dell’ossigeno✗ inserendosi come ioni nelle cavità così formatisi

MODIFICATORI DEL RETICOLO VETROSO: Ossidi dei metalli alcalini, Na

2O o K

2O.

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La rottura in più punti della continuità del reticolo induce una “depolimerizzazione del reticolo vetroso”,

CAUSA importanti cambiamenti delle proprietà chimico-fisiche del vetro stesso:✗ Aumento del coefficiente di dilatazione termica✗ Aumento della densità✗ Diminuzione della resistenza chimica per la facilità di rimozione degli ioni alcalini da

parte di soluzioni acquose a Ph<9.✗ Diminuzione della temperatura di fusione✗ Rammollimento progressivo con la temperatura

Questi effetti sono tanto più marcati quanto maggiore è il tenore di modificatori aggiunti.

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LA SILICEComponente più importante dal punto di vista quantitativo è la silice, presente nel composto con una percentuale del 60-70% in peso.

Era ricavata da:

✗ Sabbia quarzosa ✗ Ciottoli quarzosi di fiumi ✗ Quarziti.

ARCHEOMETRIAARCHEOMETRIA

CARATTERIZZAZIONE DELLE SABBIE QUARZOSE

L’origine delle sabbie può essere riconosciuta dall’abbondanza degli elementi chimici quali calcio (Ca) e alluminio (Al)

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IL FONDENTE:

ossidi di elementi alcalini (Na2O e K

2O)

In epoca greco-romana e altomedievale (V sec. a.C.-VIII sec. d.C.) i vetrai usavano come fondente il “natron”, miscela di minerali evaporitici contenenti sodio estratto dalle nitrere di Egitto e Macedonia.

Area di Wadi El Natrun (Egitto)

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IL FONDENTE:

In EPOCA PROTOSTORICA (XIV-VI sec. a.C.) E MEDIEVALE (IX-XVI sec. d.C.) si usano, come fondenti, le ceneri vegetali ottenute dalla combustione di piante.

Se ceneri di piante litoranee vetro a base sodica

Se ceneri di piante continentali vetro a base potassica

ARCHEOMETRIAARCHEOMETRIA

0 2 4 6 8

M g O ( w t . % )

0

2

4

6

8

1 0

K2O

(w

t. %

)

N a t r o n

C e n e r i

Vetro romano Vetro alto-medievale Vetro basso-medievale

IL FONDENTE può essere può essere individuato tramite l’analisi chimica

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I COMPONENTI MINORI

Stabilizzanti: Calcio e Magnesio

Calcio e magnesio venivano aggiunti sia involontariamente perché contenuti nella sabbia o nel fondente sia volontariamente tramite conchiglie macinate (Plinio N. H. )

Dolomite CaMg(CO3)

2 Aragonite CaCO3

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I COMPONENTI MINORI_I COLORANTI

La colorazione dei vetri è influenzata da parecchi fattori, in particolare composizione chimica e condizioni ossido-riduttive in cui è stata condotta la fusione.

I vetri antichi possono essere

✗ Naturalmente colorati

✗ Decolorati

✗ Intenzionalmente colorati

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I COMPONENTI MINORI_I COLORANTI

Il colore può essere impartito al vetro in tre modi:

✗ Per aggiunta di piccole quantità di ossidi di metalli di transizione (Co, Cu, Fe, Mn). colorazione diretta.

✗ Per aggiunta di dispersioni colloidali di alcuni metalli, per es. Ag, Cu o Au (tonalità rosso-arancio-giallo, vetri rosso-rubino).

✗ Per aggiunta/precipitazione di fasi cristalline di dimensioni comprese tra frazioni e decine di μm sospesi nella massa vitrea. In quest’ultimo caso si ottiene un vetro opaco e colorato.

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Balsamari “aquileiesi”In vetro trasparente soffiato(inizio I sec. d.C.).Coppe in vetro trasparente+opaco, tecnica a mosaicoFine I sec. a.C./inizio I d.C.

Esemplari dal MAN di Adria,BONOMI 1996, nn. Cat. 347, 348,20, 24, 25, 27, 28.

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I COMPONENTI MINORI_I DECOLORANTI

✗ Decolorazione chimica: aggiunta di composti ossidanti o riducenti.

✗ Decolorazione fisica: aggiunta di sostanze con assorbimento complementare.

Un importante decolorante utilizzato in epoca romana e medievale è il manganese (Mn), definito sapone dei vetrai:

Fe2+ + Mn3+ Fe3+ + Mn2+

Un altro decolorante utilizzato principalmente in epoca romana (II-III sec. d.C.) è l’antimonio (Sb).

Blu Viola Giallo Incolore

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Per particolari esigenze estetiche e/o artistiche si colora e opacizza volontariamente il vetro, come, ad esempio nella produzione delle tessere musive vitree.

Opacità, tessitura e colore sono i tre parametri principali che impartiscono alle tessere musive vitree le qualità artistiche cercate.

Mosaico vitreo nel Sacello di S. Prosdocimo, Basilica di Santa Giustina Padova (VI sec d.C.)

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OPACIZZAZIONE

VETRO TRASPARENTE VETRO OPACIZZATO

Prodotto di un processo complesso: presenza di agenti opacizzanti solidi a cui si affianca la tessitura della massa fluida e la presenza, spesso volontaria, di bolle d’aria.

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PRINCIPALI AGENTI OPACIZZANTI

✗ Antimoniati di calcio: (Ca

2Sb

2O

7 e CaSb

2O

6) bianco

✗ Cassiterite (SnO2) bianco.

✗ Idrossiapatite Ca5(PO

4)

3(OH) bianco.

✗ Antimoniato di piombo (Pb2Sb

2O

7) giallo.

✗ Cuprite (Cu2O) arancione- bruno.

✗ Rame metallico (Cu) rosso.

Vaso in lattimo, Murano XVII sec. d.C., da “L’avventura del vetro” 2010, n. cat. III.60

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Esempi di sostanze opacizzate da agenti incolori e trasparenti

LATTE

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LE OFFICINE VETRAIE: STRUTTURE E SISTEMI DI FUSIONE

Si operava in due fasi:

1) Preparazione della FRITTA.la miscela di sabbia quarzosa e fondente intimamente mescolati veniva arroventata a temperature comprese tra 700 e 800°C.

2) Fusione s.s. La fritta finemente macinata (e eventualmente rottami di vetro e/o coloranti/decoloranti) veniva posta in un secondo forno sempre riscaldato a legna ad una temperatura di circa 1100°C, fino all’ottenimento di un vetro omogeneo e lavorabile.

OFFICINE PRIMARIE

Effettuavano il ciclo di produzione della materia VETRO, partendo cioè dalle materie prime grezze (sabbia e fondente); forte è l’impegno energetico.

Beth She’arim (Israele), lastra di vetro grezzo abbandonata in loco,IV sec. d.C.

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LE OFFICINE VETRAIE: STRUTTURE E SISTEMI DI FUSIONE

OFFICINE SECONDARIEProducevano manufatti a partire da semilavorati di vetro (pani di vetro); modesto è l’impegno energetico.

Archeologia sperimentale, progetto “roman glassmakers”

Georgius Agricola, De Re Metallica, 1556,Da Henderson 2000, p.41

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I ROTTAMI DI VETRO

Di particolare interesse è l’usanza, già testimoniata in epoca romana, ma ancora viva per tutto il Medioevo, di aggiungere alla miscela vetrificabile frammenti di materiale vitreo opportunamente macinati. Questa consuetudine, molto appropriata da un punto di vista energetico ed economico, diede origine al commercio del vasellame vitreo usato o rotto.

Relitto della nave “Iulia felix” affondata nei pressi di Grado (GO) all’inizio del III sec. d.C.; trasportava anche rottami di vetro.IL COMBUSTIBILE

Dall’epoca romana sino all’epoca preindustriale l’unico combustibile disponibile per alimentare i forni fusori era il legno. Con questo combustibile si riuscivano ad ottenere temperature non superiori ai 1200°C.

http://www.udine20.it/grado-ce-lipotesi-di-un-museo-archeologico-subacqueo/julia-felix/

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PRODUZIONE CENTRALIZZATA O DIFFUSA?

Fin dal I sec.d.C. i rinvenimenti archeologici attestano come il consumo di oggetti in vetro sia diffuso;grazie all’utilizzo capillare della tecnica della soffiatura, a partire dalla metà del I sec. d.C., il vetro viene usato non solo per oggetti appartenenti alla produzione suntuaria, ma anche per oggetti d’uso comune, comprese le lastre per finestra.

Appare quindi piuttosto singolare il mancato rinvenimento in Italia di officine vetrarie, sia primarie che secondarie, escluso pochissime eccezioni. Sono stati rinvenuti molti indizi di produzione, ad esempio Pani di vetro utili per le officine secondarie (anche ad Aquileia), cocci di vetro destinati alla rifusione nel carico della nave “Iulia Felix”.

Le grandi officine primarie ritrovate in Israele ed in Egitto sono di molto posteriori ( tardoantico e prima età islamica), e in Italia il maggior numero di officine secondarie rinvenute data all’altomedioevo.Questi dati non collimano con l’ipotesi di numerose produzioni locali, supportate dall’analisi cronotipologica (ad esempio i balsamari “aquileiesi”).

Per trovare la soluzione a questo problema apparentemente irrisolvibile è iniziata l’esperienza di ricerca multidisciplinare che ha coinvolto geologi, archeologi, filologi, matematici.

GLI OGGETTIGLI OGGETTI

CIV 631.01 CIV 2651 CCVFVG III, p. 37

NON SOFFIATO – TRA LA FINE DEL I SEC.A.C.E L’INIZIO DEL I SEC.D.C. - OFFICINE SPECIALIZZATE ?

SOFFIATO- PRODUZIONE SUNTUARIA – I SEC.D.C.- PRODUZIONI RICONOSCIBILI

CCVFVG III, nn. 38,44,62,223 CCVFVG II, n. 220CCVFVG II, n. 219

GLI OGGETTIGLI OGGETTI

CIV 2652

SOFFIATO – OGGETTI D’USO – STANDARDIZZAZIONE, IMITAZIONI– PRODUZIONE DIFFUSA?

PRODUZIONE SUNTUARIA – III-V SEC. D.C. - POCHE OFFICINE SPECIALIZZATE NELL’AMBITO MEDITERRANEO

CIV 2629

CIV 2622

CIV 2617 CIV 2653

ROTTE COMMERCIALIROTTE COMMERCIALI

LA PRODUZIONE VETRARIA IN EPOCA ROMANA:LA PRODUZIONE VETRARIA IN EPOCA ROMANA:UNA SOLUZIONE SCIENTIFICO-FILOLOGICA AL PROBLEMA UNA SOLUZIONE SCIENTIFICO-FILOLOGICA AL PROBLEMA

DELLE MATERIE PRIMEDELLE MATERIE PRIMEPlinio, Naturalis Historia (XXXVI, 190-194)Plinio, Naturalis Historia (XXXVI, 190-194)

A. SILVESTRI, G. MOLIN, G. SALVIULO, R. SCHIEVENIN 2006, Sand for roman glass production: an experimental and philological study on source of supply, Archaeometry 48, 3 (2006) 415– 432

Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia (XXXVI, 190-194) menziona esplicitamente due località da cui veniva estratta la sabbia per la fabbricazione di vetri.

Foce del fiumeBelus (Israele)

Litorale campanoCompreso tra Coma e LiternumNW Napoli ePozzuoli

Pars Syriae, quae Phoenice vocatur, finitima Iudaeae intra Montis Carmeli radices paludem habet, quae vocatur Candebia. Ex ea creditur nasci Belus amnis quinque milium passuum spatio in mare perfluens iuxta Ptolemaidem coloniam……………..Quigentorum est passuum non amplius litoris spatium, idque tantum multa per saecula gignendo fuit vitro” (Plinio, Naturalis Historia, XXXVI, 190-191)

La parte della Siria che si chiama Fenicia e confina con la Giudea comprende, al di qua delle pendici del monte Carmelo, una palude che si chiama Candebia. Da essa si pensa che nasca il fiume Belus, che dopo un corso di cinque miglia sfocia in mare di fianco alla colonia di Tolemaide……….La larghezza della spiaggia non è superiore ai 500 passi, eppure questo piccolo spazio è stato per secoli l’unico luogo deputato alla produzione di vetro.

Iam vero et in Volturno amne Italiae harena alba nascens sex milum passuum litore inter Cumas atque Liternum, qua mollissima est, pila molave teritur. Dein miscetur III partibus nitri pondere vel mensura ac liquata in alias fornaces transfuditur. Ibi fit massa, quae vocatur hammonitrum, atque haec recoquitur et fit vitrum purum ac mass vitri candidi. (Plinio, Naturalis Historia, XXXVI, 194)

Ora, invece, anche nel Volturno, un fiume dell’Italia, su una striscia di costa di sei miglia fra Cuma e Literno, si trova una sabbia bianca la cui parte più tenera viene pestata nel mortaio o nella mola. Poi si mescola con tre parti (in rapporto al peso oppure in rapporto alla quantità) di nitro e, liquefatta, viene passata in altre fornaci. Lì si forma una massa nota come “ammonitro”, che viene fusa di nuovo e dà luogo a del vetro puro e a una massa di vetro bianco.

Iam vero et in Volturno amne Italiae harena alba nascens sex milum passuum litore inter Cumas atque Liternum, qua mollissima est, pila molave teritur.

ANALISI FILOLOGICA DEL TESTO LATINO

Preso atto che:per la produzione di vetro Plinio attesta l’uso relativamente recente (Iam vero) di sabbie litoranee nel tratto di costa di sei miglia compreso tra Cuma e Literno, l’analisi filologica ha posto attenzione sull’espressione “qua mollissima est” variamente intesa.

Con l’espressione “qua mollissima est” Plinio indica con precisione due elementi: ✗ la collocazione dei giacimenti litoranei di sabbia del Volturno tra Cuma e Literno

(qua)✗ il metodo con cui la sabbia è individuata nella composizione ideale (mollissima) per

avviare la produzione di vetro.

Dopo aver selezionato la sabbia, questa viene pestata nel mortaio o nella mola (pila molave teritur).

PROBLEMI INTERPRETATIVIPROBLEMI INTERPRETATIVI

Idoneità della sabbia del Belus quale materia prima vetrificabile, sviluppo del modello produzione “centralizzata” della massa vetrosa (Freestone et al., 2000; Nenna et al., 2000; Gorin-Rosen, 2000; etc)

MA

Non idoneità alla produzione vetraria della sabbia del fiume Volturno (Turner, 1956; Brill, 1999; Vallotto e Verità, 2000)

UN AIUTO DALL’ARCHEOLOGIA

Rinvenimento di una fornace da vetro con corredo di fritte, vetro grezzo, gocce di prova, frammenti di manufatti finiti, nell’abitato di Pozzuoli (Gialanella, 1998).

FASI DELLO STUDIO SPERIMENTALE

1) Caratterizzazione chimico-fisico mineralogica delle sabbie dell’arenile campano da Mondragone a Capo Miseno

2) Prove sperimentali di fusione e trattamento su campioni selezionati simulando processi di preparazione e condizioni termiche di lavorazione dell’epoca romana

CAMPIONATURACAMPIONATURA

CV1: campione prelevato alla foce del fiume Volturno

MN1: campione prelevato lungo l’arenile di Mondragone nei pressi di un sito archeologico attestante la produzione di vetro in epoca romana

MN2: campione prelevato a Sinuessa nei pressi di un’antica fondazione romana datata 97 a.C.

MN3: prelevato alla foce del torrente Savona a nord del fiume Volturno.

CM1: prelevato a Capo Miseno.

CAMPIONATURACAMPIONATURA

Nella scelta della campionatura si è tenuto conto: 1) Variazioni intercorse dall’età romana sui processi deposizionali e sedimentologici del litorale campano.

2) Indicazioni archeologiche.

3) Considerazioni sulla evoluzione della geologia regionale nei due ultimi millenni.

Da Cocco et al. 1992

CAMPIONATURACAMPIONATURA

Da Cocco et al. 1994

1- Rilievi carbonatici mesozoici

2- Depositi alluvionali della Piana Campana

3- Faglie bordiere

4- Apparati vulcanici e centri eruttivi

5- Litorale Domitio

CARATTERIZZAZIONE CHIMICO-FISICO MINERALOGICA SABBIECARATTERIZZAZIONE CHIMICO-FISICO MINERALOGICA SABBIE

Sabbie di granulometria medio-fine (125-180 μm)

Omogeneità chimico-mineralogica procedendo da nord (Mondragone) verso sud (Capo Miseno)

Silico-allumo-calciche in composizione: SiO

2 = 50 ÷ 60%

Al2O

3 = 5 ÷ 9%

CaO = 12 ÷ 18%Fasi mineralogiche principali:

Quarzo (42 ÷ 52%)

Calcite (10 ÷ 15%) “mollissima”

Feldspati -sia plagioclasi di composizione intermedia che K-feldspato- (15 ÷ 20%) Clinopirosseni di composizione diopsidica e augitica (8÷12%).

Fasi accessorie (1÷3%):

biotite, magnetite, apatite, granato, zircone, rutilo

ESPERIMENTI DI FUSIONEESPERIMENTI DI FUSIONE

Sabbie utilizzate: CM1 e MN1.

Fondente: NaHCO3+ 2% NaCl (miscela simulante il “natron”)

Rapporti in peso sabbia:fondente variabili da 1:0.2 a 1:2.

Forno elettrico, crogioli di mullite

Fasi della fusione:

1) Produzione del semilavorato (FRITTA) T=900°C t= 16h

2) Fusione s.s. (VETRO) T=1050°C t=24h

Viene confermata la non idoneità della sabbia del litorale campano, se presa tal quale, per la produzione di vetro “romano”. E’ stato successivamente sperimentato il “trattamento della sabbia” con “processi di arricchimento” coerenti alle fonti e compatibili con le potenzialità tecnologiche romane.

PROCESSO DI ARRICCHIMENTO DELLA SABBIAPROCESSO DI ARRICCHIMENTO DELLA SABBIA

Si è pensato di “arricchire” la sabbia mediante macinazione selettiva in funzione dei diversi gradi di durezza delle fasi mineralogiche.

” Iam vero et in Volturno amne Italiae harena alba nascens sex milum passuum litore inter Cumas atque Liternum, qua mollissima est, pila molave teritur” (XXXVI, 194).

“ Ora, invece, anche nel Volturno, un fiume dell’Italia, su una striscia di costa di sei miglia fra Cuma e Literno, si trova una sabbia bianca, la cui parte più tenera viene pestata nel mortaio o nella mola”.

COMPORTAMENTO DELLE FASI MINERALOGICHE NEL PROCESSO DI MACINAZIONE

Dipende dalla proprietà meccaniche dell’utensile e dell’oggetto in macinazione, per i minerali delle sabbie specificatamente:

Durezza Quarzo 7, Feldspati 6, Pirosseni, 5-6; Calcite 3

Sfaldabilità Calcite>Feldspati>Pirosseni (nulla nel Quarzo)

Fragilità elevata nel Quarzo

E’ stato sottoposto a macinazione il campione MN1.

Inizialmente si è operato con un MORTAIO DI AGATA:

con MORTAIO DI AGATA non si è acquisito alcun arricchimento significativo.

57.56 59.11 59.84 61.26 60.58 61.25

23.08 22.8 22.04 20.73 21.02 20.19

6.03 6.02 6.04 6.01 6.05 5.95

4.93 4.52 4.86 4.53 4.92 4.85

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

MN1-TOT MN1-1 MN1-2 MN1-3 MN1-4 MN1-5

% (

pe

so

)

Resto

Fe2O3

Al2O3

CaO

SiO2

L’arricchimento ottimale è stato acquisito utilizzando un mortaio in materiale tenero: MORTAIO DI LEGNO

55.00 58.00

73.0076.00

82.00

64.00

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

MN1TOT MN1 PL1 MN1 PL2 MN1 PL3 MN1 PL4 MN1 PL5

% (

pe

so

)

Kfs

Pl

Cpx

Calc.

Qz

Rendimento dopo 5 cicli di macinazione = circa 20%

57.5664.39

71.35

79.0982.87

88.32

23.08

22.59

17.28

10.627.39

3.80

6.03

5.475.24 4.95 4.51

3.69

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

MN1 TOT MN1-PL1 MN1-PL2 MN1-PL3 MN1-PL4 MN1-PL5

% (

pe

so

)

Resto

Fe2O3

Al2O3

CaO

SiO2

2

4

6

8

Al 2

O3

M N 1T O T

M N 1P L 1

M N 1P L 2

M N 1P L 3

M N 1P L 4

M N 1P L 5

0

1

2

3

4

5

Fe 2

O3

M N 1T O T

M N 1P L 1

M N 1P L 2

M N 1P L 3

M N 1P L 4

M N 1P L 5

0

4

8

1 2

1 6

2 0

2 4

CaO

M N 1T O T

M N 1P L 1

M N 1P L 2

M N 1P L 3

M N 1P L 4

M N 1P L 5

5 0

6 0

7 0

8 0

9 0

1 0 0S

iO2

M N 1T O T

M N 1P L 2

M N 1P L 3

M N 1P L 4

M N 1P L 1

M N 1P L 5

Un eccessivo abbattimento della frazione carbonatica ha reso necessario una successiva correzione della miscela con carbonato di calcio, cosa peraltro contemplata dallo stesso Plinio quando scrive:

“Simili modo et calculi splendentea multifariam coepti uri, dein conchae ac fossilae harenae” (XXXVI, 192).

“Analogamente si prese a fondere insieme pietre lucenti di varia specie e poi conchiglie e sabbia fossile”.

ANALOGIE DIFFERENZE% PGF3 MN1 Vetro

SiO2 68.85 68.59

Na2O 16.24 17.61CaO 7.58 7.55

Al2O3 3.19 2.88

Fe2O3 TOT 0.63 0.59

ppm PGF3 MN1 VetroMn 5030 150Co 21 0Cu 308 0Pb 62 20

Sr 442 163

PGF3 MN1 Vetro

CONCLUSIONICONCLUSIONI

1) Conferma sperimentale della possibile produzione dei vetri della fornace di Pozzuoli con sabbia locale

2) Nuova prospettiva sulle fonti di approvvigionamento di sabbia silicea da vetro in epoca romana

3) Puntuale (sorprendente) conferma della rigorosità di Plinio nelle indicazioni geografiche e tecnologiche

CONSIDERATO:

- la sostanziale omogeneità compositiva e mineralogica delle sabbie del litorale domizio,- la enorme potenzialità del giacimento primario,

UNITAMENTE A:

- la semplicità del processo proposto di arricchimento delle sabbie - la buona resa del trattamento (>20%),

si hanno

rilevanti garanzie di standardizzazione ed economicità del processo produttivo

CONCLUSIONICONCLUSIONIVanno pertanto riconsiderati alcuni aspetti, già vivacemente dibattuti in letteratura, relativi a:

fonti di approvvigionamento delle materie prime per la produzione del vetro,

economia e commerci nel bacino del Mediterraneo,

know-how tecnologico a livello di produzione primaria del vetro.

NUOVE PROSPETTIVENUOVE PROSPETTIVE

Questo studio ha avuto la funzione di “apripista”. Ha avuto il grande merito di dimostrare come soloUn gruppo di studio composito possa affrontare problemi complessi, con qualche speranza di Trovare una possibile soluzione.Attualmente ci si sta occupando della lettura dei dati archeometrici e cronotipologici, utilizzando principalmente forme di cluster analysis, reti neurali (SOM), grazie alla collaborazione con il Gruppo di studio di un matematico.

NUOVE PROSPETTIVENUOVE PROSPETTIVE

Questa immagine è una proiezione in tre dimensioni dei punti esistenti in uno spazio ad 11 dimensioni, Ognuno di quali è costituito dalle analisi chimiche di un campione di vetro. Sono stati considerati più di 730 campioni provenienti dal centro-nord Italia, con un intervallo temporale di 1000 anni, dal IV al XIV sec.d.C.

Infografica: © M. Pescarin Volpato 2017, tutti i diritti sono riservati.

NUOVE PROSPETTIVE NUOVE PROSPETTIVE

Uno dei grandi problemi dello studio cd. Cronotipologico è la mancanzaDi uniformità nella descrizione di un oggetto, a tal punto che spesso ancheI repertori tipologici “Ex. Isings 1957” sono interpretati con tanta libertàDagli studiosi da necessitare sempre di una rappresentazione grafica.Nel caso del macrotipo “balsamario” questa confusione raggiunge livelli Insostenibili. Si è quindi optato per una descrizione rigida, univoca dell’oggetto, ovvero Per la trattazione della descrizione stessa (tradotta in numeri) come codice. Quindi si è potuta Scegliere la misura più adatta per tale codice, e la scelta è caduta sulla “Distanza di Hamming”

Distanza di Hamming: consiste nel contare le differenze fra due codici di eguale lunghezza e dividere il risultato per la lunghezza del codice.

Da A. Marcante, 2012

NUOVE PROSPETTIVE NUOVE PROSPETTIVE

Quindi, utilizzando una rete neuraleDel tipo SOM è statoPossibile costruire un albero conI principali tipi di balsamari,Collocati nello spazio secondo una logica di somiglianza (ovvero diDistanza fra codici).

Nello stesso modo è stato possibileRilevare quali siano i caratteriSignificativi o meno nello studio diQuesto tipo di manufatti:Le tipologie di orli hanno una Valenza quasi nulla, non così il rapporto Fra forma del fondo e tecnologia usata.Parimenti, il rapporto fra gli errori, le Forme e la tecnologia usata ha permesso diIndividuare un numero minimo diDue officine ( con tradizioni manifatturiereDiverse) attive nello stesso periodo nel luogo Di rinvenimento dei balsamari, ovvero laCittà romana di Aquileia (UD).

Da A. Marcante, 2012

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: ARCHEOLOGIA, GEOSCIENZE ED ARCHEOMETRIA

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