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WWW.DEMOCRATICA.COM n. 210 martedì 19 giugno 2018 “Il difetto più imperdonabile del grillismo è, e rimane, la sua spaventosa ingenuità. Che non è il contrario di cinismo. È il sinonimo di presunzione” (Michele Serra) A Matteo Salvini manca un tassello decisivo per la costruzione di un’egemonia non effimera: il consenso dei cattolici organizzati. La “benedizione” della Chiesa. Della Chiesa italiana ma soprattutto del Vaticano. Già, il magistero di Bergoglio tutto imperniato sulla misericordia nulla ha a che fare con l’egoismo della “cultura” leghista. E questo per il capo leghista è un bel problema. SEGUE A PAGINA 3 Il capo leghista cerca il Papa. E lo irrita POLITICA Mario Lavia L a vicenda dell’“Aquarius” , imbarcazione della Ong Sos Mediterranée accompagnata dalle navi “Dattilo” della Guardia costiera e dall’“Orione” della Marina militare, tutte tre cariche di migranti sbarcate a Valencia, in Spagna, domenica 17 giugno, ha aperto in modo definitivo nel cuore del Mediterraneo la questione della tutela dei diritti umani come diritti fondamentali e universali. SEGUE A PAGINA 2 Con il no a Aquarius negati i diritti umani IMMIGRAZIONE Francesco Peloso PAGINA 6 “Lo Stato ci riconosca”. Parla Dijana Pavlovic, attivista per i diritti rom L’INTERVISTA F lat tax per i più ricchi, cancellazione della legge Fornero, reddito di cittadinanza e altro ancora: misure che costerebbero alle casse dello Stato, cioè alle tasche degli italiani, qualcosa come 120 miliardi di euro almeno. Favole da campagna elettorale. Lega e Cinque Stelle vivono e si muovono in un’eterna campagna elettorale. I numeri però hanno la testa dura tant’è che pescare nei documenti ufficiali, come il testo letto dal presidente Conte dinanzi alle Camere, dove si trovano i soldi per le coperture è impossibile. Ma dichiarazioni, interviste e dirette Facebook un’infinità. Così ogni giorno, ed anche diverse volte al giorno, Salvini e Di Maio possono continuare a raccontare che le tasse saranno ridotte e l’età pensionabile abbassata e che il sussidio generalizzato arriverà, questo però con qualche leggero ritardo. E sicuramente non è estranea a questa evidente impossibilità di trasformare in realtà le promesse elettorali, la disumana e bugiarda campagna del ministro dell’Interno contro i migranti che fuggono dalla povertà, dalla fame e dalle guerre. La vicenda dell’Aquarius con il suo carico di 629 uomini, donne, bambini, ammalati costretti a vagare per giorni nel Mediterraneo per consentire a Salvini di dire - mentendo - che lui ha fermato “l’invasione” (ma non c’è nessuna invasione) rischia di restare come una macchia indelebile sull’onore degli italiani. Per qualche punto di sondaggio si mettono a rischio vite umane. Gli sbarchi sono calati grazie all’azione dei governi che hanno preceduto l’esecutivo Salvini-Di Maio. Altro che chiacchiere, raddoppiamo il Rei L’EDITORIALE Graziano Delrio SEGUE A PAGINA 4 Strategia della tensione Un incendiario al Viminale: Salvini ha sequestrato l’agenda del governo per la sua campagna elettorale permanen- te, a colpi di strappi e minacce. È la creazione di un clima di allarme e per- secuzione rivolto contro le basi stesse della nostra comunità nazionale e de- mocratica, con l’obiettivo di seppellire le promesse fatte agli italiani e intimi- dire l’opposizione. (A.R.)

Strategia della tensione - partitodemocratico.it · Strategia della tensione Un incendiario al Viminale: Salvini ha sequestrato l’agenda del governo per la sua campagna elettorale

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n. 210martedì

19 giugno2018

“Il difetto più imperdonabile del grillismo è, e rimane, la sua spaventosa ingenuità. Che non è il contrario di cinismo. È il sinonimo di presunzione” (Michele Serra)

A Matteo Salvini manca un tassello decisivo per la costruzione di un’egemonia non effimera: il consenso dei cattolici organizzati.

La “benedizione” della Chiesa. Della Chiesa italiana ma soprattutto del Vaticano. Già, il magistero di Bergoglio tutto imperniato sulla misericordia nulla ha a che fare con l’egoismo della “cultura” leghista. E questo per il capo leghista è un bel problema. SEGUE A PAGINA 3

“Il capo leghista cerca il Papa. E lo irrita

POLITICA

Mario Lavia

La vicenda dell’“Aquarius” , imbarcazione della Ong Sos Mediterranée accompagnata dalle navi “Dattilo” della Guardia costiera e dall’“Orione” della

Marina militare, tutte tre cariche di migranti sbarcate a Valencia, in Spagna, domenica 17 giugno, ha aperto in modo definitivo nel cuore del Mediterraneo la questione della tutela dei diritti umani come diritti fondamentali e universali. SEGUE A PAGINA 2

“Con il no a Aquarius negati i diritti umani

IMMIGRAZIONE

Francesco Peloso

PAGINA 6

“Lo Stato ci riconosca”. Parla Dijana Pavlovic, attivista per i diritti rom

L’INTERVISTA

Flat tax per i più ricchi, cancellazione della legge Fornero, reddito di cittadinanza e altro ancora: misure che costerebbero alle casse dello

Stato, cioè alle tasche degli italiani, qualcosa come 120 miliardi di euro almeno. Favole da campagna elettorale. Lega e Cinque Stelle vivono e si muovono in un’eterna campagna elettorale. I numeri però hanno la testa dura tant’è che pescare nei documenti ufficiali, come il testo letto dal presidente Conte dinanzi alle Camere, dove si trovano i soldi per le coperture è impossibile. Ma dichiarazioni, interviste e dirette Facebook un’infinità. Così ogni giorno, ed anche diverse volte al giorno, Salvini e Di Maio possono continuare a raccontare che le tasse saranno ridotte e l’età pensionabile abbassata e che il sussidio generalizzato arriverà, questo però con qualche leggero ritardo. E sicuramente non è estranea a questa evidente impossibilità di trasformare in realtà le promesse elettorali, la disumana e bugiarda campagna del ministro dell’Interno contro i migranti che fuggono dalla povertà, dalla fame e dalle guerre. La vicenda dell’Aquarius con il suo carico di 629 uomini, donne, bambini, ammalati costretti a vagare per giorni nel Mediterraneo per consentire a Salvini di dire - mentendo - che lui ha fermato “l’invasione” (ma non c’è nessuna invasione) rischia di restare come una macchia indelebile sull’onore degli italiani. Per qualche punto di sondaggio si mettono a rischio vite umane.Gli sbarchi sono calati grazie all’azione dei governi che hanno preceduto l’esecutivo Salvini-Di Maio.

“Altro che chiacchiere, raddoppiamo il Rei

L’EDITORIALE

Graziano Delrio

SEGUE A PAGINA 4

Strategiadella

tensioneUn incendiario al Viminale: Salvini ha sequestrato l’agenda del governo per la sua campagna elettorale permanen-te, a colpi di strappi e minacce. È la creazione di un clima di allarme e per-

secuzione rivolto contro le basi stesse della nostra comunità nazionale e de-mocratica, con l’obiettivo di seppellire le promesse fatte agli italiani e intimi-dire l’opposizione. (A.R.)

2 martedì 19 giugno 2018

Adesso più risorsecontro la povertà

Mentre la maggioran-za è impegnata con le sparate del ministro dell’Interno Salvini su migranti e rom, il Partito democratico

propone riforme concrete per incidere e migliorare la vita degli italiani. In con-ferenza stampa il segretario reggente Martina, accom-pagnato dai ca-pigruppo Delrio e Marcucci e da Elena Carnevali e Tommaso Nanni-cini, propone l’e-stensione del Red-dito di inclusione, misura introdotta dal governo Gen-tiloni per contra-stare la povertà. Maurizio Martina si rivolge diretta-mente alla maggioranza: “Cara maggio-ranza, se fai sul serio non hai altro che prendere questa proposta di legge e di-scuterla con noi in Parlamento anziché girare per l’Italia con parole pericolose. Lo spirito di questa proposta, assieme a quella che arriverà fra poco sull’assegno universale per le famiglie, si misurano con la fattibilità anche delle coperture economiche. Il Pd deve fare sempre di più questo lavoro, nelle istituzioni e nel Paese”. Entra nel merito Tommaso Nan-

nicini, che spiega la proposta: “Allargare la platea dei beneficiari, raddoppiare le risorse da 3 a 6 miliardi, proseguendo lungo la strada già tacciata, migliorare i servizi di inclusione. Sono i 3 pilastri del-la nostra proposta”, mentre Elena Car-nevali sottolinea come il Rei stia già dan-do “buoni risultati, quindi è una riforma che non va stravolta”. E’ questa l’opposi-zione che ha in mente il Partito democra-tico, un’opposizione propositiva come sottolinea Andrea Marcucci: “La nostra è un’opposizione costruttiva. L’avevamo

detto ed è quello che faremo. Per il bene dell’Italia”. Una battuta Mar-tina la fa anche sul premier Con-te, alla disperata ricerca delle co-perture necessa-rie per il reddito di cittadinanza: “ Ieri il premier Conte ha chiesto ad Angela Merkel più risorse per fi-

nanziare il reddito di cittadinanza. E’ la prova provata che governo e maggioran-za navigano nel buio. E non lo diciamo noi. Quando ti metti nelle condizioni di dover chiedere una disponibilità sulle ri-sorse, stai dicendo al tuo paese che tutto quello che hai detto fin qui in termini di praticabilità non c’è. Peraltro il governo fa finta di non sapere che l’Unione eu-ropea ha una programmazione plurien-nale. Mi pare che Conte navighi davvero nel buio”.

Partito Democratico

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Il Pd al Governo: “Esca dalla propaganda e pensi al Paese”

Basta chiacchiere, raddoppiamo il Rei

La riforma del Trattato di Dublino è stata affondata dagli alleati in Eu-ropa dei due partiti di governo. Che sono gli stessi, Ungheria e Polonia

in cima, a non voler accogliere nemmeno uno dei richiedenti asilo sbarcati in que-sti anni in Italia e Grecia infischiandosene degli italiani e delle decisioni dell’Unione europea. No, non siamo più forti in Euro-pa, come si compiace il ministro dell’In-terno. Siamo più soli. E chissà dove rischia di condurci questa strategia di isolamento che Salvini sta imponendo all’esecutivo e a quello che in teoria è il partner numerica-mente più forte dell’alleanza.

L’Italia non può aspettare. Le famiglie, i giovani, chi ha bisogno non possono aspet-tare. A cento e più giorni dalle elezioni la realtà, nonostante la quotidiana sara-banda di parole, è che l’Italia continua a sostare in una bolla dove tutto sembra in movimento mentre nulla è in movimento. Perfino il Parlamento ancora non è mes-so in condizione di lavorare perché Lega e Cinque Stelle dovevano prima risolvere le questioni della divisione delle poltrone di sottogoverno e delle presidenze di com-missione. Se il cambiamento è la cifra che la maggioranza si auto attribuisce occorre essere d’accordo, hanno ragione, è cambia-to molto già in queste prime settimane: in peggio.

Il Pd oggi ha presentato la sua iniziativa legislativa per il potenziamento e l’esten-sione del reddito di inclusione. È una pro-posta già depositata in Parlamento e presto lo saranno anche le altre che compongono la nostra agenda sociale e che riguarda-no le imprese, le famiglie, i non garantiti. L’obiettivo è raddoppiare il numero delle persone che possono avvalersi di questo sostegno, portare il numero delle famiglie beneficiarie a circa 1,4 milioni, quelle che secondo le stime dell’Istat vivono in condi-zioni di povertà. Noi vogliamo sradicare la povertà. Prima dei nostri governi non esi-steva una misura universale di contrasto alla povertà, nel bilancio dello Stato appe-na arrivati abbiamo trovato 40 milioni di euro nel Fondo: con l’introduzione del Red-dito di inclusione e le previsioni delle ulti-me leggi finanziarie oggi sono disponibili, e coperti, circa tre miliardi l’anno. Ma non bastano.

La nostra legge prevede di raddoppiare il numero di coloro che possono avvaler-sene, prevede anche una revisione verso l’alto delle risorse per le famiglie ed altre misure che possono aiutare l’inserimento o il reinserimento nel mondo del lavoro. Servono tre miliardi dall’anno prossimo che, come già accaduto in passato, posso-no essere ricavati da provvedimenti di re-visione della spesa pubblica. Lasciamo ad altri le favole da campagna elettorale ma chiediamo loro, se davvero hanno a cuore la vita delle persone che soffrono e sono in grande difficoltà, di approvare con noi questa legge.

Graziano Delrio

Segue dalla prima

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Il video della conferenzastampa a Montecitorio

3 martedì 19 giugno 2018

Sull’ultima crociata lanciata con-tro rom e sinti, che sta scatenan-do reazioni a tutti livelli dentro e fuori i confini nazionali, non solo Salvini mostra di non avere alcu-na intenzione di fare marcia in-

dietro, ma anzi annuncia su twitter “Io non mollo e vado dritto!”. Ma quali sono i nu-meri e la situazione reale di una comunità, quella rom, tanto poco conosciuta da essere diventata una specie di bersaglio privilegia-to di molta discriminazione, e di qualche luogo comune?

Ne parliamo con Dijana Pavlovic, attrice e attivista per i diritti umani, di origine rom.

Salvini rilancia sul censimento dei Rom. Cosa risponde?Rispondo che può andar bene, non c’è pro-blema. Lo Stato ci riconosca finalmente, visto che siamo l’unica minoranza non ri-

conosciuta di questo Paese. L’unico modo per poter censire su base etnica è l’auto-dichiarazione, vorrà dire che ci dichiare-remo tutti rom. E’ dal ’99, quando fu approvata la legge sulle minoranze lin-guistiche, che chie-diamo di essere rico-nosciuti. Finalmente

diventeremmo quello che siamo, e cioè una minoranza e non un problema.

Un problema che nasce anche dalla percezione sbagliata dei numeri?Sì. Sono certa che gli italiani pensano che siamo almeno un milione, invece siamo a malapena 130mila persone, di cui il 55% bambini. E a proposito delle nazionalità, 80mila sono italiani e il resto sono o cittadi-ni comunitari o profughi della ex Jugoslavia, oggi apolidi.

È vero però che esiste un problema culturale in Italia.Il nostro problema è sempre stato quello della discriminazione, soprattutto istituzio-nale, perché scatena e alimenta il senso co-mune. L’”emergenza nomadi” proclamata da Maroni fece passare 130mila persone, di cui la metà bambini, come una calamità, dunque tutto parte da una discriminazione dello Stato. Quando esco di casa ho sempre addosso gli occhi del vicino che dicono “ecco la zingara”, altra cosa è se a dirlo è un mini-stro.

Sui rom si dicono molte cose: realtà o luoghi comuni?Non è un mistero. È vero che tra le baracche c’è molta microcriminalità, ma i campi non li abbiamo inventati noi, ma le istituzioni 40 anni fa. Se ghettizzi le persone e le fai vivere in un contesto separato e degradato, ovvio che si scateni lo stesso meccanismo di ogni baraccopoli. Se a questo aggiungi le violen-ze, con bambini che subiscono sgomberi forzati con ruspe e polizia, il gioco è fatto. Si dice che i bimbi non vanno a scuola, ma se arrivi con la ruspa ogni due giorni non avranno mai speranza di andarci. A quei bambini dovresti invece garantire dignità e un luogo stabile in cui vivere e studiare. Inoltre, se un bimbo a 6 anni ha già subito uno o due sgomberi, con la casa e i giochi abbattuti dalla polizia, che rapporto potrà mai avere con la società?

Nella strategia nazionale per l’inclusione di rom e sinti si parla di microaree. Di cosa si tratta?L’Emilia Romagna ha fatto nel 2015 una leg-ge regionale che riconosce l’identità di rom e sinti, grazie alla quale i Comuni possono creare delle microaree - come previsto dalla strategia nazionale - per piccoli nuclei di fa-miglie allargate. In pratica esiste la possibi-lità di trasformare in microaree riconosciu-te le zone, private o pubbliche, occupate da mezzi mobili come le roulotte. Questo vuol dire responsabilità per chi ci vive, con diritti e doveri, ed è un modello che funziona alla grande. Putroppo spesso i Comuni, come a Rimini, si trovano contro i comitati di cit-tadini. Per la Lega, che mobilita persone ovunque, la soluzione è solo abbattere, ma questo aggrava i problemi sia per i rom che per i cittadini italiani.

Come vi muoverete come comunità?Chiederemo un incontro a Salvini e a Di Maio, perché se sono un governo serio e vogliono affrontare i problemi noi siamo pronti. Ne abbiamo tutto l’interesse, non teniamo solo ai rom, teniamo a questo Pae-se perché siamo italiani. Ma serve la volon-tà di metterci risorse e faccia.

“A Salvini diciamo:lo Stato riconoscala minoranza rom”

Immigrazione

Carla Attianese CONDIVIDI SU

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Parla l’attivista per i diritti civili: “Chiederemo un incontro al governo. Siamo italiani, anche noi vogliamo soluzioni”

Popolazione rom, sinti e caminanti

120.000 - 180.000(tra 0,2 e 0,3% della popolazione italiana)

In emergenza abitativa

26.000(0,04% della popolazione italiana)

63%Insediamenti formali

37%Informali e microinsediamenti

55%Minori

45%Adulti

57%Stranieri

43%Italiani

Orban espelle i migranti anche dalla Costituzione

Viktor Orban colpisce ancora. E que-sta volta sceglie di modificare la Costituzione ungherese per dare se-guito alle sue velleità oscurantiste e

retrograde. Il primo ministro di Budapest si appresta a far approvare (verrà votata do-

mani) una modifica alla Carta per contra-stare l’introduzione di quote obbligatorie di accoglienza di migranti nell’Unione. E così la commissione parlamentare preposta ha votato una modifica costituzionale che con-sentirà di inserire nel testo il divieto di ac-coglienza per i migranti economici illegali. La norma - che non avrà problemi ad essere approvata, vista la maggioranza governativa di due terzi di Fidesz, il partito di destra del

premier - è inserita in un più ampio dossier di leggi anti immigrazione, definite “Stop So-ros”, a cui l’opposizione sta dando inutilmen-te battaglia da mesi, e che prevedono, tra le altre cose: tribunali speciali per giudicare gli atti amministrativi dello Stato, limitazione del diritto di manifestare, il divieto di dimora in luoghi pubblici dei senzatetto e l’obbligo di “difendere” una non meglio precisata “cultu-ra cristiana”.

Stefano Cagelli CONDIVIDI SU

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Intervista a Dijana Pavlović

4 martedì 19 giugno 2018

Il capo leghista cerca il Papa. E lo irrita

Il capo legista Zelig in aeroporto?Per questo da tempo Salvini ha messo in agenda un’incontro - finora del tutto ipotetico - con il Pontefice. Per lui sarebbe un enorme successo di marketing politico e di accreditamento morale e politico presso larghe masse di quell’elettorato cattolico che mal sopporta

l’aggressività “laica” della Lega.Ora che è vicepremier e non più semplice capo di un partito, è

dunque possibile che il leader leghista provi a incontrare il Papa all’aereoporto di Ciampino giovedì prossimo quando Francesco si recherà a Ginevra per un importante visita ecumenica: un po’ come lo Zelig di Woody Allen che si fa trovare ovunque. Posto che nessuna udienza privata è attualmente in programma, lo stile del Papa e in generale della Santa Sede nei rapporti con l’Italia, è quella del dialogo con tutti, anche con i più “lontani”, in particolar modo in ambito istituzionale, non foss’altro che per una questione di rispetto dell’autonomia politica del Paese.

E tuttavia, questo sbandierare pubblicamente e in anticipo l’ipotetico incontro con li Papa da parte del vicepremier non è per nulla piaciuto in Vaticano dove si presta molta attenzione anche agli aspetti formali nei rapporti istituzionali con l’Italia. E se una certa dose di informalità è consentita, trasformare un possibile breve saluto con il Pontefice in un momento di propaganda un po’ grossolana, non è una modalità apprezzata Oltretevere.

D’altro canto il tentativo del leader leghista è evidente: cercare di mostrare una faccia almeno un po’ meno feroce e cercare un accreditamento aprendo un fronte di dialogo con quell’autorità morale che, sul tema cruciale delle migrazioni, si trova agli antipodi dell’impostazione salviniana e dei leader che promuovono misure di chiusura totale nei confronti dei profughi. Il punto sul quale potrebbe far leva Salvini è questo: la Santa Sede non è per un’accoglienza indiscriminata e priva di responsabilità, anzi: il Vaticano sta lavorando alle Nazioni Unite per raggiungere accordi internazionali condivisi allo scopo di garantire accoglienza e sicurezza e combattere il traffico di esseri umani (e in tal senso una diplomazia del dialogo opposta ai nazionalismi roboanti è fondamentale per la Santa Sede).

La distanza fra il magisterodi Bergoglio e la LegaDi sicuro, però, Papa Francesco non può tollerare il venir meno,

per ragioni di consenso e propaganda, del rispetto minimo per “la dignità umana”, alimentato da una campagna costruita sulla paura e su slogan xenofobi o razzisti.

Come ha scritto recentemente padre Antonio Spadaro - Il nuovo mondo di Francesco. Come il Vaticano sta cambiando la politica globale (Marsilio) - per il Papa “dialogare è ciò che permette di ricostruire il tessuto sociale, perché riconosce l’altro da sé – lo straniero, il migrante, l’appartenente a un’altra cultura – come un interlocutore valido, un soggetto da ascoltare, che sia considerato

e apprezzato. Il Papa sogna un nuovo umanesimo europeo che si costruisca avendo un ‘vivo senso della storia’ e della

memoria. L’opposto di questo umanesimo sono la paura, l’esclusione, il sospetto, che producono ‘viltà,

ristrettezza e brutalità» e soprattutto un senso di vischiosa ‘meschinità’”. Quanto tutto ciò sia lontano dalla mentalità di Salvini è facilmente intuibile.

Il ruolo di monsignor FisichellaC’è però anche un’altra questione che crea

disagio in vista del possibile incontro fra Salvini e il Papa; secondo fonti autorevolissime, nei giorni

scorsi, Salvini si sarebbe incontrato con monsignor Rino Fisichella per tentare un primo approccio

col Vaticano. La cosa non sarebbe affatto piaciuta a Francesco che anzi sarebbe andato su tutte le furie.

Ovviamente non siamo in grado di dire se il capo leghista abbia voluto preparare il terreno per un faccia a faccia con Bergoglio.

Ma quel che è certo è che Fisichella ha da sempre un ottimo rapporto con i politici italiani, è stato a lungo cappellani di Montecitorio e nel 2010 fu lui a sdoganare per la Cei la Lega, che all’epoca si chiamava Lega Nord.

Erano i tempi in cui era in gioco l’introduzione della pillola abortiva Ru486 e i due neogovernatori leghisti di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia, dichiararono a piè fermo che mai sarebbe stata distribuita nelle loro regioni. Fisichella plaudì alla concretezza dell’iniziativa. Poi rilevò che insomma con questa Lega, astro nascente del firmamento politico nazionale. in materia di immigrazione bisognava venire in qualche modo a patti, trovare un punto d’incontro.

Non sarebbe il primo caso in cui un partito politico italiano “usi” i temi della bioetica per conquistare consenso su altri piani. Probabilissimo, però, che Papa Francesco vorrà starà ben attento a non farsi strumentalizzare.

Politica

Mario Lavia Segue dalla prima

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Salvini avrebbe

incontrato monsignor

Fisichella suscitando irritazione in

Vaticano

5 martedì 19 giugno 2018

I gesuiti: “Con il no a Aquarius negati i diritti umani universali”

on si tratta di un aspetto puramente teorico di fronte alla sempre evocata emergenza migranti. Lo spiega bene “Aggiornamenti sociali” rivista dei gesuiti impegnata da tempo nell’analisi e nel racconto della società italiana e della contemporaneità.

“La controversia sulla nave Aquarius – si legge sulla rivista - è molto più che un braccio di ferro sull’onere dell’accoglienza. Rifiutando l’approdo della nave, polemizzando con Malta e poi con la Francia e la Spagna, rilanciando l’allarme sugli sbarchi, il nostro governo sta promuovendo un’impostazione delle relazioni internazionali che guarda al passato. Sta riproponendo l’immagine di un mondo di confini nazionali almeno apparentemente blindati, di interessi nazionali contrapposti, di bandiere da issare e difendere. Un mondo in cui non c’è posto per i diritti umani universali, ma solo per quelli filtrati dalla sovranità nazionale o dai suoi simulacri”. In tal senso la propaganda salviniana, mutuata da quella dei leader della destra nazionalista di scuola ungherese, punta a un obiettivo preciso: imporre uno scambio del tipo: più sicurezza in cambio di una riduzione dello spazio in cui vengono applicati e riconosciuti i diritti umani; per questo la politica fondata sula paura e sul capro espiatorio – il migrante africano – è tanto necessaria al governo gialloverde: solo in una logica fondata sulla paura e sull’odio, sulla ricerca di ragioni ‘esterne’ per la crisi interna del Paese, è possibile procedere a una compressione degli spazi democratici.

E’ possibile rileggere alla luce degli eventi in corso anche l’allarme che un anno fa lanciò il Ministro degli Interni Marco Minniti circa un allarme per la tenuta democratica se non si fosse intervenuti sui flussi di profughi provenienti dalla Libia? In parte certamente sì. Le forze della reazione soffiavano sul fuoco già da allora avendo in mente un obiettivo preciso. E certo oggi il “codice di condotta” per le ong introdotto da Minniti appare un provvedimento all’acqua di rose a confronto dell’aggressione selvaggia alle navi della solidarietà messa in campo dal governo italiano.

La riduzione dei flussi di migranti avvenuta con il governo Gentiloni è stata di certo un successo che però non ha dato i suoi frutti in termini di risultati culturali, politici e elettorali. Da parte del fronte di organizzazioni impegnate nell’accoglienza e la solidarietà del resto, la politica di Minniti venne fortemente criticata e paragonata forse con troppa fretta a quella leghista. E tuttavia quel contrasto era indice di un problema più ampio: la paura di perdere consenso infatti non è sempre una buona consigliera e in tal senso il dato più significativo è che mentre dall’altra parte – quella del sovranismo arrembante - si parlava di “taxi del mare” (Di Maio) e ora spudoratamente di “crociera” (Salvini) la sinistra democratica, il Pd, non hanno saputo mettere sul piatto della bilancia politica e diplomatica quei diritti umani che – verrebbe da dire - devono pesare tanto oro quanto valgono, ponendoli al centro in modo dirimente anche dei negoziati con istituzioni europee e governi, milizie, generali, o altre varie autorità dell’altra sponda del nostro mare.

Il tema migrazioni è certamente di una complessità non riducibile a formule magiche, e tuttavia le centinaia di migliaia di profughi provenienti dall’Africa sub-sahariana, al termine di “spaventosi esigli”, per dirla col poeta, incastrati nei campi libici, sottoposti a condizioni di vita disumane, ridotti in schiavitù, rappresentano una sfida tale da definire il ‘chi siamo’ politico della sinistra e, forse ancor di più, tracciano i confini veri di ciò che definiamo Europa. Aver subito l’offensiva culturale di chi parla di ‘razza’, di ‘invasone’, di ‘crociere’ – almeno nell’ultimo decennio - è stato un cedimento drammatico.

Si ricordi infine che l’Europa moderna nasce – o rinasce - con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1789, il cui cammino fra guerre, rivoluzioni, distruzioni e ricostruzioni è proseguito fino ad arrivare alla Dichiarazione del 1948 promossa dalle Nazioni Unite e figlia di una storia drammatica (con il processo di Norimberga vengono codificati per la prima volta i “crimini contro l’umanità” e il “crimine di genocidio”). Oggi Salvini può parlare tranquillamente di “censimento dei rom” spostando così le responsabilità di eventuali fatti criminosi dal singolo – rom o meno che sia – a un intero gruppo etnico che appunto va censito perché sospetto in quanto tale. Siamo a un passo dalla fine dello stato di diritto.

D’altro canto, molti dei principi enunciati nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo

del 1948, sono oggi alla base delle costituzioni democratiche più avanzate

e nel frattempo il riconoscimento dell’universalità dei diritti ha compito enormi passi avanti includendo quelli sociali e allargando il campo dei diritti civili, in un percorso che evolve con il mutare delle società. E certo, sia detto en passant, che

personalità e elettori della sinistra abbiano votato insieme a 5S e Lega nord

per difendere la Costituzione contro il referendum promosso dal Pd, resta il segno

di una incomprensione di fondo delle cose, di una incomunicabilità che stava certamente da

entrambe le parti ma che, al di là di tutto, ha danneggiato profondamente la storia della democrazia italiana.

Tuttavia il tema centrale sul quale si può cominciare a riannodare un sentire comune è appunto quello del riconoscimento dei diritti fondamentali – che uniscono l’umanità europea e quella migrante nel nome della cittadinanza e non dell’etnia - non come una forma di sentimentalismo astratto ma come obiettivo politico per riscrivere un pezzo per volta, in modo certo incompleto e faticoso, un sistema di relazioni internazionali e una politica economica lungimirante verso i Paesi più poveri. Per questo diventa necessario pure investire sulla democrazia e la crescita dell’Africa. Solo così sarà possibile davvero disinnescare la bomba demografica del continente che entro il 2050 potrebbe veder raddoppiare la propria popolazione rispetto all’attuale raggiungendo i 2,5 miliardi (dati diffusi al G20 del 2017). Se i cambiamenti climatici, i conflitti, le crisi economiche, le fragilità istituzionali, l’attività predatoria delle classi dirigenti locali e quella di nazioni o gruppi multinazionali continueranno ad opprimere l’Africa, ben difficilmente lo scenario potrà mutare per quante motovedette possano pattugliare il Mediterraneo da un angolo all’altro.

Immigrazione

Francesco PelosoSegue dalla prima

L’unica ricetta possibile

è investire sulla crescita

e la democrazia in Africa

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6 martedì 19 giugno 2018

Lanzalone, M5S nei guai E Bonafede scappa

Che Luca Lanzalone sia una fi-gura ormai imbarazzante per il Movimento 5 Stelle si nota da come i grillini stiano gestendo la situazione in questi giorni. Tra i vertici M5S nessuno vuole pren-

dersi la responsabilità di aver scelto e no-minato quello che ormai rappresenta, dopo Marra, l’ennesimo scandalo al Comune di Roma.

Virginia Raggi, a Porta a Porta, aveva cer-cato di scaricare tutto sugli attuali ministri Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede: sono stati loro, ha detto da Vespa, a proporgli il nome dell’avvocato dopo la brutta uscita di scena di Marra.

Ma le sue dichiarazioni non devono esse-re piaciute molto nel M5S. E così la patata bollente è tornata, grazie a qualche dichia-razione dei vertici pentastellati, nelle mani della sindaca. Di Maio nei giorni scorsi ave-va evidenziato come Lanzalone fosse stato premiato per il suo lavoro al tavolo per lo stadio con la presidenza di Acea decisa da Raggi. L’avvocato “glielo abbiamo presenta-to e lei (cioè Raggi, ndr) ha scelto di avvaler-sene” ha detto ieri a Otto e mezzo Bonafede. Con poche ma precise parole il vicepremier e il ministro della Giustizia hanno dato in sostanza alla sindaca tutta la responsabili-tà di questo secondo grosso pasticcio nella Capitale. E il ministro dichiara di non aver intenzione di riferire in Parlamento: “Io non ho nulla da chiarire, a meno che presentare una persona non sia diventato reato”.

Non la vedono così nel Pd che chiede che il ministro della Giustizia debba delle spie-gazioni in Parlamento e sui social lanciano l’hashtag #Malafede. “Da Bonafede a Ma-lafede il passo è breve. Il campione della trasparenza scappa a gambe levate dal con-fronto in aula sui rapporti con Lanzalone. L’era geologica dell’honestà è morta e sepol-ta” scrive su Twitter la vicepresidente vica-

ria dei deputati del Pd Alessia Rotta.Secondo il deputato dem Michele Anzaldi

Bonafede di fronte al Parlamento dovrebbe chiarire almeno cinque punti che elenca in un post su Facebook: “1. Nelle intercettazio-ni della Procura, uno dei partner di Lanzalo-ne, l’avvocato Luciano Costantini, che sareb-be stato remunerato con incarichi e utilità grazie al lavoro che Lanzalone e il suo stu-dio hanno portato avanti per la Giunta M5s sullo stadio e altre questioni, dice che sareb-be in predicato di venire assunto da Bonafe-de al ministero. Ecco il brogliaccio: ‘Luciano Costantini afferma che Alfonso (il ministro della Giustizia, Bonafede, ndr) gli ha detto che vorrebbe portarlo ovunque e aspetterà che gli indichi la posizione che vuole assu-

mere. Luciano gli ha chiesto che cosa serve. Alfonso gli ha risposto che non ha ancora capito come funziona il ministero’. Rispon-de al vero? L’avvocato Costantini è stato pre-so al ministero? Oppure ha fatto dei colloqui preliminari? Quali sono i rapporti tra Bona-fede e Costantini? 2. Il ministro Bonafede ha mai parlato con l’avvocato Lanzalone dell’organizzazione interna del ministero della Giustizia? Era realmente intenzionato a coinvolgere il suo studio legale negli inca-richi ministeriali? 3. Nelle intercettazioni l’avvocato Lanzalone dice di essere interes-sato alla presidenza di Cdp o alla nomina di commissario straordinario in qualche azienda o amministrazione straordinaria: ne ha mai parlato con il ministro Bonafede o con altri esponenti di governo? Che garan-zie ci sono che la prossima tornata di nomi-ne pubbliche non sia influenzata da fattori esterni o da persone coinvolte nell’inchie-sta? 4. La sindaca Raggi ha riferito pubblica-mente, e probabilmente anche ai magistrati, che sono stati i ministri Bonafede e Fraccaro a portare Lanzalone in Campidoglio, come referenti del Movimento 5 stelle per gli enti locali: è vero? Che tipo di rapporti ha avuto Bonafede con Lanzalone? Ci sono stati an-che rapporti professionali? In che occasione l’ha conosciuto? 5. Il vicepremier e leader M5s Di Maio ha riferito in un’intervista ad Huffington Post che l’avvocato Lanzalone ha scritto il nuovo statuto M5s. Perché un tecnico che si occupa di concordati preven-tivi, di municipalizzate e di procedure lega-te agli enti locali viene chiamato a scrivere un documento di partito? Quali sono i rap-porti tra l’avvocato Lanzalone e il Movimen-to 5 stelle? Ci sono stati rapporti economici? E’ stato retribuito per aver scritto lo statuto, oppure la remunerazione erano incarichi in aziende pubbliche? Che ripercussioni pos-sono esserci sul Governo, di cui M5s è parte numericamente preponderante esprimen-do premier e vicepremier, tra gli altri? E’ opportuno che su queste questioni arrivino chiarimenti veri in Parlamento, prima anco-ra che con i magistrati”.

Movimento 5 Stelle

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Per il ministro non c’è nulla da chiarire, ma per il Pd ci sono cinque punti poco chiari

Quando nel 2009 invocavatrasparenza senza se e senza ma

7 martedì 19 giugno 2018

8 martedì 19 giugno 2018

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