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STORIA E MISTERI DELL’ ETNA: vulcano di maestosa ed inquietante bellezza Territorio Flora Fauna Rocce Vulcani Orto Botanico Villa Bellini Foto di: Andrea Aveni

STORIA E MISTERI DELL’ ETNA: vulcano di maestosa ed inquietante bellezza

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STORIA E MISTERI DELL’ ETNA: vulcano di maestosa ed inquietante bellezza. Foto di: Andrea Aveni. Territorio Flora Fauna Rocce Vulcani Orto Botanico Villa Bellini. Territorio etneo. Storia dell’ Etna. - PowerPoint PPT Presentation

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Page 1: STORIA E MISTERI DELL’ ETNA: vulcano di maestosa ed inquietante bellezza

STORIA E MISTERI DELL’ ETNA:

vulcano di maestosa ed inquietante bellezza

Territorio Flora Fauna Rocce Vulcani Orto Botanico Villa Bellini

Foto di: Andrea Aveni

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Territorio etneo

L’Etna è il vulcano attivo più alto d’ Europa, d’altezza superiore ai 3300 metri. Occupa tutta la costa centro-orientale dell’isola, copre una superficie di 1.260.000 Kmq2 e ha un volume di 350 Km3 . Il nome attuale del vulcano è Mongibello e deriva dal latino Mons (= monte) e dall’arabo Gibel Utlamat (= montagna). L’Etna presenta quattro bocche sommitali eruttive (Bocca Nuova, Centrale, Sud-Est e Nord-Est) e numerose bocche laterali.

Storia dell’ Etna

E’ un complesso vulcanico multiplo dato dalla sovrapposizione di differenti apparati (centri) succedutesi nel tempo. Esso è ora uno strato- vulcano formato dalla sovrapposizione di materiali piroclastici e colate di lava. L’attività dominante è è di tipo effusivo, con emissione relativamente tranquilla di colate fluide, deboli esplosioni e fontane di lava. Poggia su un basamento o zoccolo sedimentario ed è costituito da un insieme di conetti eruttivi o avventizi (circa 200) che sono il risultato di eruzioni laterali.

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Eruzioni dell’Etna

L’ Etna si è costituito circa 500.000 anni fa. Nel corso della sua storia numerose sono le eruzioni che si sono susseguite, ma la prima riportata in fonti storiche è quella del 475 a.C. Dopo il vulcano si è svegliato altre centoquaranta volte, con una media di un’eruzione ogni vent’anni.

Foto di: Andrea Aveni

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Le date più terribili, che ricordano eruzioni di notevole entità furono quelle del 396 a.C., poi il 1329, il 1381, il 1536. Più drammatica di tutte fu l’eruzione del 1669, si aprirono nuove bocche eruttive alcune delle quali generarono i Monti Rossi alle spalle di Nicolosi. La lava distrusse quasi totalmente Catania e Nicolosi arrivando fino al mare. Altra terribile eruzione si ebbe nel 1811, quando si formò un nuovo cratere nella Valle del Bove. E ancora nel 1843 gravi furono i danni alle colture; poi il 1952, il 1971 in cui furono distrutti l’osservatorio e la funivia, il 1979 in cui nove persone morirono a causa dell’esplosione inaspettata di un tappo di lava da una bocca

eruttiva, il 1983 anno in cui la lava distrusse il Rifugio Sapienza e una stazione a valle della funivia, il 1992 quando le colate laviche minacciarono Zafferana, il 2001 eruzione da ricordare anche come evento mediatico, in diretta sulle principali reti televisive. L’intero versante sud si squarcia originando tre bocche; una di queste ha formato la cosiddetta Montagnola 2 sul versante Sud. A nord dell’antica Montagnola si apre una bocca esplosiva e una frattura in Valle del Leone da cui si origina una colata lavica che si muove minacciosa verso Nicolosi, essa supera gli argini e si riversa sul piazzale della funivia minacciando Rifugio Sapienza. Infine è ancora impresso nella memoria lo scenario eruttivo dell’ottobre 2002, accompagnato da violente scosse sismiche.

Foto di: Andrea Aveni

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L’altezza dell’ Etna (oltre i 3300 metri) così come l’aspetto, può subire a causa della stessa attività vulcanica delle variazioni, determinando la nascita di nuovi conetti o vulcanetti. L’aspetto infatti è stato modificato nella recente eruzione dell’ottobre 2002 all’altezza dei monti Silvestri. Le continue eruzioni fuoriuscivano dalla bottoniera, una frattura costituita da tanti conetti eruttivi, formatisi dall’accumulo di materiale piroclastico.

LA "BOTTONIERA“ di Piano Provenzana

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Flora etnea

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Schema della vegetazione a fasce dell’ Etnea

Nel PIANO MEDITERRANEO o BASALE (dal mare fino agli 800 metri) troviamo l’ Euforbia Dendroides, il Lentisco, il Critinum Maritinum, il Ficodindia, l’ Olivastro, la Ginestra.

Già dai 600 metri fino agli 800 metri cominciano le Sempreverdi di cui gli alberi più rappresentativi sono: il Leccio (Quercus ilex), il Castagno, il Millicucco (Centis Turmeforti).

• NeL PIANO MONTANO – MEDITERRANEO (fino ai 900 metri) c’è la fascia delle Caducifoglie rappresentate dal Castagno (Sativa) e dalla Quercia (Quercus Roverella), mentre un’altra specie di quercia il Cerro è presente sul versante orientale.

Dai 1400 metri fino ai 2000 metri sul versante est compare: il Pino Laricio, il Faggio, il Pioppo, la Betulla Aetnensis. Quest’ultima è detta pianta Relitta, perché giunta alle nostre latitudini grazie all’ultima glaciazione. Mentre sul piano etneo già dai 300 fino ai 1900 metri come piante arbustive compare la Ginestra.

• Nel PIANO ALTO- MONTANO (al di sopra dei 2000 metri) la vegetazione cambia completamente, non è più arborea ma pulviniforme, una forma a cuscini con piante, xerofite spinose. Caratteristico è l’ Astragalo detto Spinosanto e la Saponaria sicula.

Dai 2500 ai 3000 metri si trovano le Pioniere d’altitudine, come il Rumex Scutatus Aetnensis e il Senecio Aetnensis. In questa fascia solo pochissimi elementi riescono a sopravvivere alle condizioni ambientali dell’ alta montagna etnea.

• DESERTO VULCANICO (oltre i 3000 metri) al di sopra di queste quote e sino alla sommità nessuna forma vegetale riesce a mantenersi in vita.

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La storia della vegetazione etnea, sia per lo studioso che per l’appassionato è complessa e di grande interesse per il continuo susseguirsi di episodi di distruzione e ricostruzione.Limitando l’attenzione alle essenze arboree, che delimitano in maniera più vistosa il paesaggio, ma mano che si sale sull’Etna si incontrerà la fascia delle caducifoglie, in genere roverelle e cerri.

Bosco di betulle.

Leccio

Ai querceti succederà la pineta di pino larìcio, presente su tutti i versanti. Nella fascia delle leccete e delle roverelle si sovrappongono i castagneti. Mentre nella fascia più alta dei boschi fin oltre i 2000 metri si trovano invece degli inserti frammentari ma affascinanti: boschetti di pioppi tremuli, di faggi e betulle. In particolare la Betulla (Betula aetnensis) è considerata un’entità endemica del paesaggio etneo.

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Ginestra dell’ Etna(Genista aetnensis)

La Ginestra è una delle più valide colonizzatrici delle lave etnee. Tra marzo e maggio, quando è nel pieno della fioritura, la Ginestra dà il colore caratteristico alla macchia, ma anche alle zone degradate. E’ un elegante alberello alto 5-6 metri, con

rami verdi giunchiformi.Intensa fioritura primaverile di

un cespuglio di ginestra, dai tipici fiori gialli

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Esemplare di Astragalus Siculus.

L’ Astragalo detto Spinosanto ha la capacità di trattenere il terreno con le radici.

Oltre i 2000 metri, la vegetazione boschiva

si modifica, diventando

pulviniforme. Dunque non è più

arborea ma assume una forma a cuscini

xerofita spinosa.

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Grande interesse riveste l’ Orto Botanico di Catania poiché raccoglie la coltivazione delle specie spontanee siciliane.

Meritevole di citazione è anche il parco pubblico più bello della città:

Villa Bellini

DA NON DIMENTICARE…….

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Fauna del territorio etneo

Coniglio selvatico

(Oryctolagus cuniculus)

Volpe

(Vulpes vulpes)

Un gatto selvatico con la sua preda

(Felis sylvestris)

Una vita dura quella della fauna selvatica sull’Etna, vulcano le cui falde sono per giunta fortemente

antropizzate. Gli zoologi o gli appassionati potranno compiere

interessanti osservazioni sul campo:

• tra gli anfibi troveranno rane verdi e rospi comuni;

• tra i rettili ramarri, biacchi, saettoni e vipere;

• tra i mammiferi in genere si potranno imbattere in conigli

selvatici e lepri, istrici, ricci, ghiri, volpi, donnole e più di rado

qualche gatto selvatico..

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Grazie alla protezione offerta alla fauna dal Parco dell’ Etna ecco

alcuni uccelli del territorio etneo

Aquila realeFalco

pellegrinoColombaccio

L’ Aquila reale (Aquila chrysaetos) è il predatore più forte. Si stima che in Italia nidifichino circa 400 coppie. L ’aumento delle aree protette e un maggiore rispetto nei confronti della natura hanno favorito la ripresa dell’aquila, una specie giudicata in pericolo alcuni anni fa.

Il Colombaccio uccello dei columbiformi, quasi interamente grigio, con sfumature color ardesia nelle parti inferiori e una larga striscia scura sul margine esterno dell’ ala.

Il Falco pellegrino (Falco Peregrinus) è il più veloce predatore alato, ed è anche uno degli animali più diffuso su tutto il pianeta. Nel Mediterraneo la specie è presente con la sottospecie Falco peregrinus brookei, un po’ più piccola e scura, con il petto rossastro o rosato. I pellegrini mediterranei, dopo la stagione di nidificazione sono erratici, si spostano quindi un po’ ovunque

In cielo si potranno osservare anche sparvieri, poiane, gheppi, picchio rosso maggiore, ghiandaia, barbagianni, assioli, allocchi, gufi comuni,qualche rara coturnice e un grandissimo numero di passeracei.

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Il nostro territorio è per lo più composto da rocce vulcaniche dovute alla

presenza dell’Etna. Per approfondire la

conoscenza della zona etnea scopriamo i

movimenti del vulcano e i tipi di rocce che lo

compongono.

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Struttura interna della terra

La terra è costituita da diversi strati di rocce di natura e spessore differenti.La parte più esterna è detta CROSTA (spessore di circa 45 km) e fa parte della LITOSFERA (fino a 100 km di profondità).La zona sottostante è detta MANTELLO, che si distingue in superiore ed inferiore e si estende dai 100 km ai 2900 km.L’ultima fascia è costituita dal NUCLEO, distinto in esterno ed interno, da 2900 km a 6371 km.La crosta è divisa in ZOLLE o PLACCHE ed è soggetta a continui movimenti tellurici o tettonici (i terremoti).

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L’ attività vulcanica della crosta terrestre è legata alla pressione litostatica, cioè dovuta al peso delle rocce più profonde della crosta o del mantello superiore. Qui il materiale è in parte fuso, quindi se la

pressione litostatica, lungo qualche parte della crosta terrestre diminuisce o si annulla, può salire fino in superficie e dar luogo a

fenomeni vulcanici.

Schema del ciclo litogenetico: le linee in diverso colore mettono in evidenza i processi; i riquadri indicano i prodotti dei vari stadi

del ciclo.

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Anatomia di un vulcano

Sezione di un vulcano attivo

CAMERA o FOCOLARE MAGMATICO: luogo sotto la superficie terrestre dove si accumula il magma. Tramite condotti che possono aprirsi e chiudersi nel corso del tempo, la camera magmatica è in diretto contatto con le zone profonde della Terra dove il magma viene prodotto, e con uno o più crateri.

CONDOTTO o CAMINO VULCANICO: è il camino attraverso il quale il magma risale dalla camera magmatica alla superficie. Può variare nel tempo, accludersi o trovare nuovi percorsi.

CRATERE: cavità imbutiforme, ovvero sbocco in superficie del condotto vulcanico. Solitamente è una depressione circolare,ma può anche presentarsi come una lunga fessura. Variando il condotto varia anche la posizione del cratere.

MAGMA: è il materiale fuso che si trova sotto la superficie della Terra. Lo stato di fusione viene mantenuto a una temperatura elevata dagli (800-1.200 °C).

LAVA: è il nome che prende il magma quando viene eruttato in superficie. Le “lave acide” sono ricche di silice, essendo molto viscose fanno poca strada e tendono ad agglomerarsi. Le lave povere di silice sono molto fluide per cui basta una pendenza per espandersi facilmente. Formano rocce di colore scuro, la più nota è il basalto.

MATERIALE PIROCLASTICO: Prodotto dell’attività esplosiva (bombe vulcaniche, lapilli, sabbia, ceneri).

FUMAROLA: apertura simile a un piccolo cratere o a una lunga fessura, attraverso la quale fuoriescono vapore, idrogeno solforato o altri gas.

Infine edificio vulcanico: cono vulcanico.

Il prodotto più appariscente dell’attività vulcanica è il vulcano i cui elementi fondamentali sono:

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I "camini" della Terra

Struttura schematica di un vulcano a scudo formatosi per l’accumularsi di migliaia di sottili colate basaltiche molto fluide e caratterizzato da un’attività esclusivamente effusiva. E’ un edificio naturale di dimensioni enormi, dai pendii lievi e dalla forma appiattita; spesso il cratere è occupato da un lago di lava incandescente. Ogni strato nello schema, rappresenta l’accumulo di centinaia di sottili colate. Alla sommità per collasso si può formare una caldera all’interno della quale può aprirsi il condotto con un cratere a pozzo, dalle pareti verticali. Struttura schematica di un vulcano a strato formato da un’alternanza di materiale piroclastico e di materiale lavico raffreddato, dovuta a un’attività iniziale esplosiva immediatamente seguita da una effusiva. Parte della lava può solidificare entro fratture del cono in collegamento con il condotto centrale, dando origine a una specie di «nervatura» che rafforza l’edificio (dicchi radiali). Gli stratovulcani possono raggiungere dimensioni considerevoli e l’ Etna con i suoi 3340 metri d’altezza ne è un chiaro esempio.

I vulcani possono essere di tre tipi a seconda del materiale che li costituisce e della composizione chimica della lava che fuoriesce dal cratere: si dividono in vulcani di materiale piroclastico, vulcani a scudo e stratovulcani.

Il vulcano di materiale piroclastico è costituito da rocce formatesi per deposizione di materiale vulcanico; ha altezze poco elevate, con pendii ripidi ed è caratterizzato da un’attività quasi esclusivamente esplosiva e da lave acide, molto viscose e poco mobili.

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Tipi di eruzioni vulcaniche

I comportamenti dei vulcani sono molto diversi l’uno dall’altro. Si distinguono vari tipi di eruzioni:

Eruzione di tipo vulcaniano, (dall’isola Vulcano, nelle Eolie) con la caratteristica nube tondeggiante di ceneri e bombe laviche.

Eruzione di tipo stromboliano, (dall’isola di Stromboli, nelle Eolie) con modesti fenomeni eplosivi e colate laviche.

Eruzioni di tipo pliniano, ( da Plinio il Giovane, che per primo ne descrisse una nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.), la colonna di vapori e gas che erutta con gran violenza e velocità dal condotto assume una forma caratteristica che è quella del pino marittimo.

Eruzioni di tipo hawaiano, (dell’isola delle Hawaii) caratterizzate da abbondanti effusioni di lava molto fluide che danno origine ai tipici vulcani a scudo. Quando la lava si accumula in una depressione senza possibilità di espandersi crea un lago e con la spinta dei gas si generano spettacolari fontane di lava.

Eruzioni di tipo peléeano, (dalla Montagna Pelée, sull’isola della Martinica) con una violenta eplosione di nube ardente che scende lungo il fianco del vulcano.

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Nubi ardenti: altro fenomeno tipico delle eruzioni esplosive. Sono formate da materiali solidi, incandescenti e frammentati, miscuglio di ceneri e da gas ad altissima temperatura (circa 500 °C). Diversi sono i meccanismi di formazione delle nubi ardenti.

A NUBE ARDENTE

RICADENTE. La nube di esplosione sale con violenza verso l’alto, finchè persa l’energia iniziale la colonna di materiale ancora rovente (ceneri, polverI, lapilli) collassa e ricade al suolo, rotolando velocemente come una valanga lungo le pendici del vulcano

B. NUBE ARDENTE

DISCENDENTE. Se la sommità del condotto è ostruita l’esplosione può avvenire lateralmente; la nube scende lungo il pendio con velocità e forza spaventose.

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Vulcani presenti nell’area tirrenica, in mare (sottomarini o parzialmente emersi come isole) e lungo le coste.

Vulcani attiviVulcani attivi in epoche

recenti, oggi estintiVulcani sottomarini (S =

attivi in tempi storici)

Sono stati distinti i vulcani attivi almeno in epoca storica da quelli oggi considerati estinti, ma attivi in epoche recenti (fino ad alcune decine di migliaia di anni fa).

IL RISCHIO VULCANICO IN ITALIA

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TIPI DI LAVE

Lava a corda

Lava a cuscino o pillow

Esistono vari tipi di lave: lave basiche, lave acide, lave “aa”, lave “oe oe”, lave a corda o a budello, lave colonnari, lave a pillow, ecc. ecc.

Le lave dell’Etna sono del tipo “aa”, cioè quando solidificano prendono la forma di giganteschi blocchi compatti, massicci, mentre le parti più piccole diventano dei sassi ispidi, tormentati, pieni di rugosità. Oltre a questo tipo però esiste un’ altra categoria detta lava a corda o "Pahoehoe" come quelle dei vulcani delle Hawai. Quando vengono fuori dal vulcano sono liquide, velocissime e fluide come pece bollente, poi quando si solidificano restano lisce e piatte come l’asfalto sulla strada

Gli strani nomi di queste lave sono onomatopeici, si chiamano lave di tipo “aa” perché camminandoci sopra ci si fa male ai

piedi, quindi aa, aa come a dire ahi ahi. Mentre quelle Pahoehoe sono lave dolci. Per

quanto riguarda le lave a cuscino, lave solidificatesi a contatto con l’acqua , ad Aci castello, si possono osservare alcuni

spettacolari ammassi di corpi sferoidali detti pillows, che a causa della pressione dell’acqua

si sono appiattiti e disposti nellla caratteristica forma a raggiera. A volte il

raffreddamento ha dato vita pure ad alcune strutture a spina di pesce. Sempre ad Aci

castello sono presenti anche lave basiche e lave colonnari.

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La rupe di ACI CASTELLO

Aci Castello, sulla costa sudorientale dell’ Etna ad una decina di km da Catania, deve il suo nome al pittoresco Castello Normanno (della

seconda metà dell’XI secolo) costruito in lava su una rupe a picco sul mare e da cui si ammira il panorama di tutta la Riviera. La rupe, di

grande importanza dal punto di vista geologico, si è formata grazie ad un piccolo vulcano sottomarino, quando tutta l’area su cui sorse poi l’

Etna non era che un vasto golfo marino. Si ebbero così le prime attività sottomarine che generarono le lave a pillow ( raggruppamenti di blocchi basaltici, formatisi dalla lava del vulcano, consolidatisi a contatto con l’acqua a causa del subitaneo raffreddamento, che

presentano una copertura vetrosa e inserzioni d’argilla ) i faraglioni di Aci Trezza e l’isola Lachea.

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La magia della terra dei Malavoglia: ACI TREZZA

I faraglioni

L’isola Lachea

Aci Trezza è un incantevole paesino di mare, frazione di Aci Castello resa indimenticabile dai

personaggi del racconto verghiano "I Malavoglia" e dal film "La terra trema" di Luchino Visconti. Dal

mare emergono le suggestive Isole dei Ciclopi, protette come Riserva

Naturale dagli anni ’90.

I celeberrimi faraglioni e l’isola Lachea sono nati da un’eruzione

vulcanica avvenuta nel Quaternario. Sull’isola Lachea si trova insediata

una specie animale endemica, che la rende peculiare dal punto di vista

scientifico è: la lacerta sicula

ciclopica.

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Orto Botanico di

Catania

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L’ Orto Botanico è parte integrante del Dipartimento di Botanica dell’ Università di Catania. Al suo interno si trova il Centro Riserve Naturali dedito alla documentazione scientifica, alla divulgazione e alla promozione del patrimonio naturalistico e

culturale della Sicilia.

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Planimetria dell’Orto Botanico

L’Orto Botanico si estende su una superficie di circa 16000 mq e comprende:

l’Orto Generale (13000 mq) che ospita soprattutto piante esotiche;

l’Orto Siculo (3000 mq) destinato alla coltivazione di specie spontanee della flora sicula.

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Tra le peculiari collezioni quali le

succulente e le piante spontannee siciliane, di notevole interesse è la collezione delle

Palme, un centinaio di esemplari che

appartengono a circa 40 specie diverse.

Ecco qui un particolare della collezione

Page 29: STORIA E MISTERI DELL’ ETNA: vulcano di maestosa ed inquietante bellezza

Nell’ Orto Generale una delle collezioni più ricche e di

maggiore attrattiva è quella delle piante succulente.

Esemplari di piante succulente raccolti nell’area dell’ antica

serra. Sulla destra alcuni Echinocactus grusonii ultracentenari.

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L’ Orto Siculo

L’ Orto Siculo raccoglie sia molte

speci di piante spontanee

siciliane, sia quelle che più

comunemente sono state

introdotte in coltivazione nel territorio. Inoltre

accoglie anche un interessantissimo

erbario.

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VILLA BELLINI

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Cenni storici della Villa Bellini

La Villa Bellini si estende per circa 71.000 mq ed è il parco pubblico più bello di Catania. E’ formata da un grande piazza centrale che divide due panoramiche collinette quella nord e quella sud col chiosco moresco. La storia della Villa ha inizio nel 1855-’54 quando il Comune volle acquistare da un erede del principe Biscari, il settecentesco giardino dei principi di Biscari ( il Labirinto del Palazzo dei principi Paternò Castello di Biscari). La Villa è dedicata al grande compositore Vincenzo Bellini, il cui busto è posto tra l’orologio e il datario erbosi; inoltre è ricca di statue, fontane, monumenti e busti. Di grande interesse è sia il piazzale dell’ ingresso principale, abbellito dalle statue raffiguranti le arti, opera dello

scultore Lazzaro negli anni ’30 e le quattro stagioni di Perrotta, sia il Viale degli uomini illustri con busti di noti personaggi soprattutto catanesi. La vegetazione della Villa presenta soprattutto specie esotiche e poche specie mediterranee. Come componente arborea varie specie di Palme, Araucarie ecc., ma anche platani e oleandri tipici dei viali, mentre come componente erbacea è ricca di violette tulipani ecc. ecc.

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Immagini delle piante

più rappresentative della Villa Bellini

Araucaria bidwillii

Grevillea robusta

Washingtona robusta

Waschingtonia filifera

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Bibliografia

• “L’ Universo, la Terra e l’Uomo” di B. Accordi, E. L. Palmieri, M. Parotto – Zanichelli

• “ Catania e la costa dei Ciclopi” Perle di Sicilia – Edizioni Affinità Elettive

• “Vulcani d’Italia” – I quaderni rossi di Airone - FEBBRAIO 2003

• Ricerche sul sito www.dipbot.unict.it/orto/orto.html

• Ricerche varie su Internet

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Presentazione di:

Valeria Mangano

Valentina Mangano

Mariacristina Russo