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Rivista arti marziali cintura nera budo international 277

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La rivista internazionale di Arti Marziali tradizionali, sport da combattimento e autodifesa. Download gratuito. Edizione Online 277 Anno XXIII

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a vita è una costante riconversione. Citrasformiamo in qualcosa che si stacontinuamente riconvertendo in un'altracosa e paradossalmente continuiamo aessere gli stessi. Le nostre cellule

cambiano totalmente in sette anni e in sette giorni ilnostro sangue si rinnova completamente, ma senasciamo, per esempio, testardi, continueremo aessere testardi, sfumature a parte, accomodamenti eadattamenti, eccetto tutto quello che volete.

Esiste una radice profonda nelle nostre nature che nonè equidistante, né equilibrata, una tendenza a scegliereche apre alcune porte e ne chiude altre, tutto ha unprezzo, la cosa perfetta o non esiste, o è sempre stata lì.Adattarsi a una regola morale, a un modello, per miglioreche sia sulla carta, è una misura spuria o per lo menosuicida, sempre castratrice e decisamente traumatica.Non dobbiamo quindi tentare il cambiamento, latrasformazione? Non ho detto io questo. Se la vita èqualcosa, è un processo di cambiamento e questocambiamento deve avere un faro, una bussola, un Nord.Il problema sorge quando il cambiamento non apparedall’interno verso l’esterno, o quando il modello nonrisponde alla tua natura, bensì a quella di un altro.Questo, e non altro, è il problema essenzialedell'insegnare, il problema della Maestria. L’Occidentesemplificò questa questione mediante laspersonalizzazione dell'apprendistato. Si studianotecniche, bisogna attenersi al piano di studi; la centralitànon sta nella persona, bensì nelle materie. Uno puòessere un perfetto bastardo e tuttavia essere unmagnifico ingegnere aeronautico. È normale che ci siatanta brutta gente lì fuori... Insegnarci a essere persone èdifficile perché ognuno parte da luoghi diversi, ognuno èquel fiocco di neve che ha cristallizzato in modo unico.Tutti siamo H2O, ma mentre manteniamo la nostra formasolida, siamo indiscutibilmente differenti. In generalel'Oriente, mantiene qui una discrezionalità più chelodevole e dimostra una saggezza secolare.L'apprendimento è di ogni chi, il Maestro è più unesempio che deve essere letto da ciascuno. Forse perquesto l'insegnamento, incluso la tecnica, è tantosilenzioso in Oriente. La verbalizzazione, specialmentedelle questioni più personali, è stata in pratica esiliata,non per negligenza, bensì per convinzione che porta piùdi cattivo che di buono. Però amici, la globalizzazione èmateria sensibile e i miscugli non danno sempre i fruttimigliori, ma a volte anche i peggiori ... Nel pot-pourri deinostri tempi, in non poche occasioni i miscugli escono

come nella battuta di Einstein e Marilyn. Einstein:"S’immagini se esce al contrario: con la mia bellezza e lasua intelligenza". Sono comunque un percorso di nonritorno, quello che dovrebbe raddoppiare la nostraattenzione a questo punto. Ogni tentativo di liquidare laquestione con quello che qualsiasi tempo passato fumigliore, è condannato al fallimento, perché Eraclito giàlo disse chiaramente, e perché alla peggio adesso ilfiume scende dall’alto, inquinato. Ho visto come moltiinsegnanti, spesso influenzati dalla migliore delleintenzioni, sono preda di questa particolare confusionedei tempi del mondo alla rovescia. Altri ancora, e nonpochi, si è visto come hanno fatto di questa confusione ilmiglior sotterfugio per il conseguimento dell'abuso etirannia, dando luogo alla proiezione di patologiepersonali e settarie. Maestri di Arti Marziali che intonandoil canto della scimmia maschio, lesionano i loro alunninelle loro manifestazioni di onnipotenza, o che influenzatidalla sempre falsa aura di superiorità morale, umiliano iloro alunni in pubblico, trattandoli come se arringasserole loro truppe davanti ad una battaglia di vita o di morte,semplicemente perché si alzarono col piede sbagliato, operché nel momento sbagliato, si aprì quella cistepurulenta che stavano coltivando con coraggio nella loroincontaminata superiorità. Davanti a questo paradigmabisogna necessariamente ritornare sempre ai classici, il"conosci" te stesso è l'unico vaccino che a metàfunziona per queste malattie. Ognuno con le propriepatologie e una volta sottomesso a questo principio, si famolto più tollerante e gentile con quelle degli altri, perchéuna volta vista la pagliuzza nel proprio occhio, uno si fapiù tollerante e gentile con quella altrui. In altro modo,l'ostracismo psichico e sociale sono l'unica conseguenzapossibile. La compassione che in questo modo sigenera, nasce così dalle nostre deficienze, non dallanostra superiorità morale e quindi è effettiva e di lungadistanza. L'altra è forzata e frequentemente mostrerà ilpennacchio, perché si può tenere una bandiera per moltotempo, ma un albero, (... il naturale) si tiene da solo.Riconvertirsi non è un’opzione, è un comando dellanatura, non appendiamo medaglie per ciò. Le medaglie oi premi arriveranno, o no, frutto di come lo facciamo e diquello che facciamo. Nulla si può azzeccare in questiprocessi senza contare sulle nostre nature personali,perché un melo darà sempre mele... La convergenza ditradizioni e modernità non è un fenomeno nuovo. Ognievoluzione si basa in modo o nell’altro su un tradimentodei modelli prevalenti e accettati a piè pari nel loromomento. Sposare entrambi i mondi non solo è

“Dovremmo usare il passato cometrampolino e non come sofà”.

MacMillan

"Il tempo può avere parti laboriosi, ma non abortisce mai”.Lamennais

L

Traduzione: Chiara Bertelli

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pertinente, bensì indispensabile affinchéqualcosa di nuovo veda la luce, affinché lastoria cammini, e il vero Universalerimanga. Tutti siamo parenti dei nostripredecessori, e per tanto chemolte volte nella vita uno facciacavolate disattendendo le lorovoci, è anche questo nostroobbligo trasgressivo; spessoil tempo darà loro la giustaragione che avevano,perché mentre eparadossalmente, quasitutto è inventato, oalmeno tutto, quando noidiventiamo vecchi,somigliamo ai nostrivecchi. Tutti con gli annici facciamoconservatori... vogliamoconservare i capelli,vogliamo conservare laforza, vogliamoconservare la voglia diconservare... Il lavoro di ognigenerazione, di ogni tempo, èriconvertirsi, che lo voglia o no ilnostalgico e, a partire da ciò chesiamo e da dove siamo, che lovoglia o no il libertario, il sognatoreutopico. Tuttavia non valgono tuttigli amalgami e i miscugli, in chimicacome nella vita devono essere fatticon accortezza; però nuove leghepiù efficienti sono sempre possibilie naturalmente necessarie,perché il cammino del tempo èverso avanti, e il cambiamento, lariconversione, non sono in modoalcuno opzionali. Le cose non sonoper sempre, o almeno non sono persempre uguali, in ogni casostancano se non c’è allegria,come dice Woody Allen"L'eternità diventa lunga,soprattutto alla fine”.

Alfredo Tucci è Managing DirectorBUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO.e-mail: [email protected]

https://www.facebook.com/alfredo.tucci.5

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Cinque motivi per scegliere l’Eskrima

Questo mese cominciamo una serieappassionante, nella quale i miglioriistruttori del mondo risponderanno auna domanda diretta: Dacci 5 motivi perscegliere la tua Arte Marziale!Questo mese contiamo su due figure di

livello mondiale nei loro rispettivistili: Guro David Gould, un grandedell’Eskrima e Evan Pantazi, oggicome oggi il personaggio piùrilevante del Kyusho.

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L’Eskrima è una delle Arti Marziali disponibili più versatili eadattabili, per coloro che al giorno d’oggi sono alla ricercadell’efficacia nel combattimento. Oltre alle abilità a mani

nude, si può sviluppare una grande destrezza nelmaneggio di un infinità di armi occasionali,

perché, nel caso sia necessario, si possa far frontea qualsiasi minaccia che sorga senza preavviso.

Kyusho

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A mio avviso, i cinque motivi per scegliere l’Arte dell’Eskrima sono:

1) Si acquisiscono capacità in tempo reale, che possono essere usate allostesso modo sia contro una minaccia a mano nuda, che contro un aggressorearmato.

2) La capacità di utilizzare le nozioni con qualsiasi oggetto che possa essereraccolto da terra e impugnato dalla mano di un individuo nei momenti dinecessità.

3) Le altre Arti Marziali sembra che rispondano solo alle esigenze dei giovanie diventano ogni giorno più difficili per le persone più anziane, poiché leinnumerevoli limitazioni si fanno evidenti quando invecchiamo e ci indeboliamo.L’età avanzata accresce le capacità nell’Eskrima, non le diminuisce.

4) Le armi sono grandi equilibratori di fronte a svariati opponenti.

5) Dal momento che in sempre più paesi le armi da fuoco sono illegali,Eskrima permette di proteggere la propria vita ed integrità fisica con qualsiasioggetto sia accessibile, che sia un coltello, una forchetta, una matita, uncacciavite, un martello, un mattone, o un machete, tra gli altri numerosielementi comuni che si trovano facilmente nell’immediato circondario.Onestamente, tutto ciò che possiede il potenziale per trasformarsi in un arma,non può essere illegale, poiché l’arma non è ciò che si prolunga dalla mano, mala mente che manovra e maneggia tale strumento di distruzione, a prescindereda quale esso sia.

Io rappresento il Sistema Lameco Eskrima secondo quanto tramandato dalmio insegnante, Punong Guro Edgar G. Sulite. Lui ha insegnato conl’intenzione di formare dei combattenti, invece che dei semplici allievi.Sentiva che il Lameco Eskrima era un’Arte da combattimento e che ilsuo compito come insegnante era stimolare i suoi discepoli atrasformarsi in combattenti efficaci, ottenendo che fosserocoscienti e meglio preparati per affrontare qualsiasi sfida eminaccia si presentasse loro.

Una volta acquisita tale capacità, l’obbiettivo era dunqueraffinare le nostre abilità per essere più effettivi, non tantoattraverso l’aggiunta quotidiana di elementi, bensì mediantel’esatto contrario, ovvero il togliere ciò che non funzionava.Per assimilare meglio cosa aveva funzionato bene eaffinarlo tramite la pulizia delle qualità più basilari, cherisultano le più efficaci nella loro qualità, non nella loroquantità.

I l Lameco Eskrima non è un’Arte basataspecificatamente sulle armi, piuttosto si tratta diun’Arte da combattimento che utilizza qualsiasioggetto che possa essere impugnato dalla manoumana rendendola un’arma – o anche il non averenulla in mano – e quindi tradurre tale conoscenzanel combattimento corpo a corpo. La nostramente è l’arma e non l’oggetto chemaneggiamo.

Cinque motivi per scegliere l’Eskrima

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Cinque motivi per scegliere il Kyusho

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Kyusho

All’inizio, la maggior parte della gente non lo credevarealistico, poi lo hanno visto, lo hanno provato e lo

hanno accettato come tale, ora, la questione e l’unicoostacolo è cominciare a studiarlo. Tutti dobbiamoimparare per tramandarlo alle future generazioni;questo è il nostro compito nelle Arti e questi sono i

“cinque motivi per imparare il Kyusho”:

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Cinque motivi per scegliere il KyushoIl Kyusho è il nucleo di molti stili marziali, che semplicemente non è stato

tramandato per molti anni. Dopo due generazioni senza l’insegnamento del veroBudo, gli è stato consentito di portare alla luce la propria essenza. I vecchi stili

originari hanno sempre attaccato le strutture anatomiche più vulnerabili del corpo nella maniera più efficace. La domandaper il lettore è: perché prendere di mira solo le strutture anatomiche più forti o tantomeno tener conto della differenza?

Oggi la maggior parte degli artisti marziali dedicano decenni della loro vita alla pratica e alla ricerca della fisiologia delpugno, del calcio, della presa o della manipolazione del corpo umano, ma non alla fisiologia della funzionalità del corpoin sé. Si da poca importanza alle aree vitali, alle interazioni o alle strutture anatomiche che realizzano più efficacementequeste abilità o possono, col processo inverso, inibire la stessa funzionalità di un avversario. Queste strutture ocomponenti sono di per se inseparabili, ma la gran parte delle persone cercano solo la causa e non l’effetto, o comecausare un effetto specifico.

Le Arti Marziali non devono basarsi sulla tecnica, come quando si studia la tecnica stabilita per scenari di attaccocombinato, poiché allora si corre un rischio estremo in uno scontro reale, quando l’avversario non attacca come abbiamopraticato o nella stessa modalità. Bisogna allenarsi in maniera spontanea per mirare alle vulnerabilità dell’opponente.Questo è il Kyusho.

Se conosceste un punto che fosse facilmente attaccabile e provocasse una certa disfunzione nella parte interna delcorpo e colpisse l’udito, la vista, il tatto, il controllo fisico, la pressione del sangue e a sua volta potesse provocare serievertigini, amnesia, insensibilità sensoriale e ovviamente incoscienza…non vi interesserebbe? Il Kyusho è un allenamentodi contatti, sia a provocare che a subire dolore e disfunzione fisico. Dovete essere in grado non soltanto di provocarlo,ma anche di riceverlo essendo coscienti e preparati a farvi fronte, allo scopo di sopravvivere in uno scontro reale.

Le persone più piccole, deboli o anziane, non hanno altro rimedio che studiare Kyusho, poiché tutti gli altri stilirichiedono una maggior velocità, potenza e agilitàper eseguire le tecniche. Quindi, sorge di nuovo ladomanda: perché il praticante assiduo, il maestro ol’esperto, non cercano una comprensione piùprofonda dei sistemi nervosi, muscolari, autonomini emotori del corpo? Perché si limitano a tentare diimparare la metà della totalità e non il nucleo vitaledelle Arti?

Cinque motivi per scegliere il Kyusho

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Kyusho

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(LA MISSIONE DELLA WORLDHWA RANG DO® ASSOCIATION)HWA RANG DO®:Un’eredità di Lealtà, instancabilmente alla ricerca

della Verità, dedita al rafforzamento dell’essere umanoed al servizio dell’intera umanitàAlla fine, ed essenzialmente, lo scopo ultimo e più

grande di tutti è migliorare il mondo! Noi, praticanti diHwa Rang Do®, tendiamo verso questo scopoattraverso la massimizzazione del nostro potenzialeumano, al fine di accrescere il nostro ideale di umanitàattraverso un rigoroso addestramento di corpo, mentee spirito nell’ambito della pratica dell’antica ArteMarziale e di Guarigione del Hwa Rang Do®, “La Viadei Giovani Cavalieri”. In conseguenza di tale visioneabbiamo trasformato la nostra struttura direttiva efederazione internazionale, la World Hwa Rang Do®Association (WHRDA), in un’organizzazione umanitariasenza fini di lucro che si impegna a rafforzare il mondouna persona alla volta. Siamo quindi una scuola dicavalleria e leadership e non semplicementeun’associazione sportiva o di difesa personale. Noipensiamo che il cambiamento parte dalla singolapersona (dal “soldato di fanteria”, dal più basso ingrado) e non solo dai quadri direttivi (dai “generali”).

In un raro momento di privata udienza con ilGrandmaster Taejoon Lee, 8th dan di Hwa Rang Do®,Presidente della WHRDA e figlio del Fondatoredell’Arte Dr. Joo Bang Lee ho avuto il privilegio diparlare con Lui del diff ici le argomento dellaLeadership. Un estratto della discussione segue per ilbeneficio di tutti:

COS’E’ LA LEADERSHIP?: “Naturalmente questa non è una domanda

semplice, soprattutto perché si può rispondere sottodiversi punti di vista. Ad ogni modo, per la miaesperienza, ho realizzato che uno dei principifondamentali della leadership, cui un vero leader deveattenersi è l’ irreprensibil ità, che in essenza, èl’intrinseca definizione di responsabilità personale intutto quello che inizia e finisce con lui. Nella nostra recente Black Sash Conference annuale di

10 giorni, dove tutti i leader del Hwa Rang Do® (cavalieri)del globo si riuniscono e condividono conoscenza,determinano maggiori legami tra loro e si riuniscono allospirito Hwarang, è stato trattato l’argomento del “peccatooriginale”. Questo non per motivi religiosi ma per illustrareche la conoscenza in se non è mai bene o male, per

Hwa Rang Do

Hwa Rang Do®: Scuola di Leadership Parte 1

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Hwa Rang Do

comprendere che sia Adamo che Eva furonoinvestiti di conoscenza senza la dovutaesperienza, senza averla realmente guadagnata,senza saggezza, il che ha sminuito il valore e laconsiderazione per tale conoscenza creandoagitazione, difficoltà e tribolazioni al genere umanoche continuano ancora oggi. In tale discussioneuno dei nostri Hwarang continuava a chiedersicome si poteva essere migliori cristiani essendopraticanti di Hwa Rang Do®. La sua conclusione èstata veramente illuminante. Lui è arrivato al punto di dire che come

Hwarang è in disaccordo sulla tradizionaleinterpretazione del “peccato originale”.Comunemente, infatti, si percepisce che ilpeccato consiste nella disobbedienza a Dio malui interpretava che il “peccato originale” non ènella disobbedienza ma piuttosto nella parzialemancanza o completa assenza di presa diresponsabilità. Adamo ed Eva infatti morsero ilfrutto proibito e Dio chiese prima ad Adamo:“perché hai disobbedito?” ed Adamo risposeche era colpa di Eva, la quale era stata fatta daDio mediante una costola dell’uomo,indirettamente Adamo incolpa Dio di quantoaccaduto. Poi Dio chiede ad Eva ed essarisponde che era colpa del serpente che l’avevaingannata. In ogni caso Adamo ed Eva nonaccettano responsabilità dirette di quantoaccaduto quindi, il mio allievo concludeva che il“peccato originale” consisteva nella mancanzadi presa di responsabilità del malfatto. Ed io hoaggiunto che il caso di Dio è particolare inquanto, arrivati a Lui, non si può andare oltre intermini di responsabilità perché tutto inizia efinisce in Lui. Sotto questo punto di vistaincolpare Dio di qualcosa è semplice dato che lacreazione è sua anche se ovviamente non hasenso perché è come incolpare l’universo diquanto accade in esso. Oltretutto Dio non puòsicuramente incolpare nessuno tranne se stessodi quanto accade nella sua creazione, si prendela totale responsabilità di ogni accadimento.

“Noi, praticanti di HwaRang Do®, tendiamoverso questo scopo

attraverso lamassimizzazione del

nostro potenziale umano,al fine di accrescere il

nostro ideale di umanitàattraverso un rigoroso

addestramento di corpo,mente e spirito”

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Così, quando nella bibbia Dio dice che bisogna esserecome Lui tutti pensiamo alla perfezione assoluta ma non èquesto che si intende. Se si fosse inteso di essere comeLui nel senso della perfezione allora l’essere umanodovrebbe poter comprendere cosa vuole dire essereperfetti come Dio ma gli è impossibile. Può essere inveceche intendesse di prendersi le responsabilità come Lui,senza incolpare altri, caricando noi stessi degli errori cheindividuiamo. Per questo motivo ci dovremmo sentireresponsabili e prenderci cura di tutta la creazione di Diocome se fosse qualcosa di intimamente nostro. Dio instillasu di noi compassione ed empatia al fine di collegare tuttele creature viventi così che possano sentire la sua forza.C’è un detto tradizionale coreano che spiega: ‘quandomordi una delle dieci dita dellatua mano non ti fanno maleforse tutte!” Alla fine chequesti ragionamenti su Diosiano assolutamente veri o

meno lo sapremo solo alla nostra morte quando Loincontreremo. Noi, come guerrieri e filosofi, Hwarang,leader, usiamo la nostra interpretazione inerente laresponsabilità personale sulle cose come una percezionefunzionale a vivere coerentemente con i nostri principi.”

QUALI ALTRE CARATTERISTICHEDEVE POSSEDERE UN LEADER?:“Un leader deve possedere tutte quelle caratteristiche

che fanno grande una persona: deve essere virtuoso,benevolo e soprattutto avere abbondanza di compassioneed empatia. Inoltre, penso che il leader si distingua perchéha una forte connessione con la storia, una forte identità.In questo modo sente il suo valore e vede il suo scoponella convinzione che può realmente offrire unmiglioramento al mondo con le sue idee. Egli può ispirarele persone a cambiare, è infatti auto-motivato e fortee crede in una verità che porta avanti. Vede bene i

Hwa Rang Do

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suoi obbiettivi, ha delle forti convinzioni, grandeentusiasmo, pura energia, determinazione, pazienza eperseveranza che lo portano passo-passo verso queitarget, a prescindere dal costo, prevedendo in anticipoquanto sacrificio è richiesto per ottenerli.Come discusso prima, la determinazione ed i piani per

raggiungere i target si devono accompagnare anche aduna piena presa di responsabilità di quanto accadrà nelpercorso verso gli obbiettivi. Se ci saranno errori il leaderne saprà prendere coscienza e ne accetterà leconseguenze negative per lui e chi gli sta vicino. Si pensiad un gruppo di soldati guidati da un generale in battaglia.Sebbene i soldati in prima linea abbiano sempre moltidubbi sul fatto di sopravvivere o meno il generale deveinsti l lare in loro la convinzione che vinceranno esopravvivranno altrimenti la morte è certa. Quindi, anchedi fronte alle incertezze della vita il leader deve avere uncarisma tale che realizzi negli altri forza e convinzione.” MA COS’E’ IL CARISMA?:

“Il carisma è essenziale per un leader e non è qualcosache si può sviluppare e coltivare facilmente se non lo si ha.Si tratta dell’abilità di guidare, motivare ed ispirare lepersone a credere in qualcosa anche quando questoqualcosa non esiste ancora. Non si tratta solo di soddisfarel’intelletto delle persone spingendole così a credere quantopiuttosto di saperne toccare il cuore ispirandole a credereche possono raggiungere obbiettivi che prima pensavanoimpossibili. Ovviamente anche i leader hanno dubbi e nonpossono essere sicuri al 100% dei risultati delle loro azionio di quelle dei loro seguaci. Tali risultati potranno esserepositivi o negativi ma il fallimento non è un’opzionepossibile ed il successo è sempre e solo una questione di‘quando si raggiunge il target’ e non di ‘cosa si raggiunge’.Va da sé che un leader deve saper accettare leconseguenze di un grande fallimento anche se non locompendia. Accettare e pensare allo scenario peggiore chesi potrebbe presentare prima di procedere avanti, ciòprendendo su di sé tutte le responsabilità.”

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Il “Mega Event” – Una notte leggendariacon un ambiente e un

Kung Fu magnifico e conottimo cibo. Tutto questoper il compleanno del GranMaestro Martin Sewer.

Sono passati già molti anni da quando il “Mega Event”era solo una piccola festa di compleanno per il GM MartinSewer la sera in un ristorantino. Molte volte erano quellidello “zoccolo duro” come si suole dire, che partecipavanoper celebrare il suo compleanno. Lui, a quel tempo giovanemaestro, poteva contar gli allievi presenti con due mani. Ma

già sapeva allora quale portata la sua scuola e quellafesta regolare avrebbe avuto. Da cosa? Dal suo

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maestro, la leggenda del Kung Fu e stella del cinema,Chiu Chi Ling. Lui era già a quell’epoca il migliorcombattente e successore del lignaggio originale diShaolin. Chiu Chi Ling mostrò al suo allievo Martin Sewer(oggi suo stesso successore ufficiale) come deve essereuna vera festa del Kung Fu di un vero maestro. Gli dicevaanche che con più allievi le celebrazioni di Kung Fudovevano aumentare. Naturalmente i l propagarsidell’Hung Gar Kung Fu originale era ed è ancora il primoobbiettivo di Chiu Chi Ling e anche di Martin Sewer. Maquest’ultimo vedeva col passare degli anni e con ilcrescente successo della sua scuola che il suo maestroaveva ragione anche con le celebrazioni di Kung Fu. Nonsoltanto il numero di allievi e partecipanti sono cresciuti,ma anche l’organizzazione e la struttura fecero lo stessoogni anno e tutte le volte era una cosa sempre piùprofessionale. Col tempo c’è stato bisogno anche di unanuova location che potesse soddisfare le idee delcomitato organizzatore. Così è stato deciso per l’hotelCrowne Plaza di Zurigo. Collaterali alle celebrazioni delcompleanno del Gran Maestro Martin Sewer sono stateaggiunte altre cose che via via sono state presentate perl’occasione. E quindi è nato il “Mega-Event”. Una seratadi gala come si conviene. Ciò che ha sempre interessatogli allievi ogni anno è quale sarà il programma delprossimo “Mega-Event”. Non sarete colti alla sprovvistase darete un’occhiata ai programmi degli anni scorsi. Nelprogramma è previsto, tra le altre cose:

La cerimonia di compleanno in cui sionora il Gran Maestro Martin Sewere gli si consegna la moneta della fortuna (Lai Si*).

La presentazione della scuola con cui si mostra agliallievi e ai partecipanti ciò che è successo l’annoprecedente, a che punto è la scuola e quali sono gliobbiettivi.Dimostrazione delle cinture nere in cui danno sfoggio

dell’Hung Gar Kung Fu ad alto livello.Vari omaggi con i quali istruttori e maestri sono stati

ora riconosciuti. C’è anche la cerimonia del Bai Si **. Aseguito del 20esimo giubileo della scuola il GM MartinSewer e il suo comitato organizzatore hanno iniziato adinvitare ospiti nazionali e internazionali. Quindi ci sonoanche stati Sifu che hanno partecipato al “Mega Event”.“Una cosa molto importante del successo” come diceMartin Sewer, “è che si deve condividerlo con gli altri”.Anche se il mondo del Kung Fu segue tradizioni estrutture rigide e si organizza in “famiglie” era ed è ancoraimportante partecipare a celebrazioni al di fuori dellapropria famiglia per imparare qualcosa in più. Anche chinon pratica Kung Fu può farlo nelle vere feste. Ogniallievo o maestro esterno ha il suo spazio nel programmae gli viene data l’opportunità di mostrare il proprio KungFu e onorare la sua famiglia. Se diamo oggi uno sguardoal calendario si può immaginare molto bene come ilcomitato organizzatore del “Mega Event” abbia giàiniziato con i preparativi da alcuni mesi, perché il 22Novembre si avvicina. Cinture nere e istruttori stanno giàallenandosi per le loro dimostrazioni. Gli invitati verrannoaccolti da un aperit ivo e da una delegazionedell’organizzazione per il benvenuto. Come sempre

“A seguito del20esimo giubileodella scuola il GM Martin

Sewer e il suocomitato

organizzatorehanno iniziato adinvitare ospitinazionali e

internazionali”

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avviene nelle feste esclusive di queste dimensioni, è stato creatoun sistema di prevendita biglietti per poter dar modo aipartecipanti di averne uno per tempo. Dopo un incontro e unaconoscenza amichevole gli invitati possono accedere alla saladella festa mostrando il proprio tagliando. E’ prevista anche unabiglietteria in loco (fino ad esaurimento) per coloro che decidonoall’ultimo momento. Se siete venuti a sapere dell’evento soloattraverso questo articolo, non preoccupatevi. C’è ancora lapossibilità di prenotare un biglietto via e-mail ( HYPERLINK

"mailto:[email protected]" [email protected]). Dopo essere entrati nellasala della festa, un fotografo professionista seguirà tutte le fasi dellaserata. Questo fotografo realizzerà immagini e degli album personalizzati

per chiunque lo desideri. Poi verrete condotti al vostrotavolo dove passerete la maggior parte del tempo con

gli altri partecipanti e allievi. Poco dopo che tutti gliinvitati saranno seduti, un conduttore salirà sulpalco e annuncerà il GM Martin Sewer. Conuna danza del leone tradizionale e con unapplauso, lui insieme alla moglie entranonella sala e il leone li accompagna al lorotavolo. Tutti sono attorno a lui e i lconduttore presenta il programma dellafesta. Il GM Martin Sewer non solo haportato un pezzo di storia delle artimarziali in Occidente durante i suoidecenni di allenamenti con il suomaestro, ma ha anche creato questafesta magnifica durante i l suopercorso nel quale tutti i fans diKung Fu del mondo si ritrovano.Se tu sei un appassionato dellearti da combattimento o unamico del Kung Fu di altolivello, speriamo di vederti al“Mega Event” di quest’anno.Non importa da dove venite:vale la pena.

Lai Si*Lai Si (moneta della

fortuna) è denaro vero che siregala nelle feste della tradizione

cinese. Oggi lo si vede nelle feste di compleanno osimili. Il denaro regalato dipende dai numeri buddisti.Per esempio, il numero 8 simboleggia fortuna e perquesto si sceglie molte volte. Anche 54 è molto comuneperché 5 (“no”) e 4 (“morire”) simboleggiano l’immortalità.Una Lai Si tipica consiste di 54 – 88 - , o 540 in qualsiasivaluta.

Bai Si**La Bai Si (“Chiedere al maestro”) è una cerimonia

che fanno il maestro e il suo allievi per impegnarsireciprocamente. La prima Bai Si si fa quando l’allievoentra nella scuola. Questo è simboleggiato quandoquesti riceve al cintura bianca. La seconda bai Si èuna cerimonia più grande in cui ci sono anche lafamiglia, gli amici e la stampa. Seguendo unprogramma determinato, l’allievo chiede al maestrol’ammissione a “back door student” (allievo direttoe intimo). Dopo la cerimonia e quando l’allievoviene accettato, non avrà altro maestro nella suavita.

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Forma Biu Tze Tao.Riflessioni

Quella conosciuta come la“terza Forma” dello stile WingTsun Kuen è una dellestrutture di allenamento nellequali gli istruttori chesuperano il livello di CinturaNera 1°Dan concentrano iloro sforzi e tutta l’attenzionenello studio. Nel WingTsunEurope della TAOWS Academysepariamo l’addestramentodei nostri allievi in DUE blocchiben distinti.

WingTsun

“LA TERZAFORMA

(Biu Tze Tao) è unaparte veramente

importanteall’interno del

sistema perchepresuppone un

movimentodifferente”

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1 – Formazione fino al l ivello di1°grado Tecnico.I praticanti approcciano lo studio,

l’allenamento e la gradualità di unastruttura solida di conoscenzefondamentali per la pratica e lacomprensione dello stile Wing TsunKuen. Spostamenti, dominio tecnico deifondamentali e dei valori inerenti allapratica delle strutture tecnichedeterminate dalle forme Siu Nin Tao(Forma delle Piccole Idee) e Chum KiuTao (Forma del cercare e sfruttare iponti).

2 – Formazione a partire dal 1°GradoTecnico (1°Dan) nella quale poniamo ipraticanti nello studio, l’allenamento e losviluppo di ciò che denominiamoSezioni e Livello AVANZATO. In questolivello, comprendendo che l’allievo haacquisito tutto il necessario per poteraffrontare questa fase avanzatadell’al lenamento, ci focalizziamodunque nella pratica delle cosiddetteForme Avanzate.• Biu Tze To (Forma delle dita che

volano)• Muk Yak Chong (Forma dell’Uomo

di Legno)• Luk Dim Boon Kwan (Forma del

bastone 6 e ?)• Bart Cham Dao (Forma dei Coltelli

degli 8 Tagli)Questo schema di DUE parti è un

itinerario molto chiaro per cercare di

completare e conoscere i l nostrosistema in maniera ordinata e in unlasso di tempo ragionevole (dipenderàsempre dal tempo investito dalpraticante).Indubbiamente è un opinione, ma

sono sicuro che per la comprensione elo studio di qualsiasi sfaccettaturaartistica o scientifica è molto importantecontare su uno schema chiaro, ordinatoe facile da seguire da parte deipraticanti. La nostra missione comeinsegnanti deve essere di dotarel’allievo di tutti quanti gli strumenti delsistema in un lasso di tempo il più brevepossibile. Non ha molto sensoimpiegare venti anni (o più in alcuni casi)per imparare un sistema dicombattimento. Sembra molto piùlogico imparare il sistema in brevetempo e dedicare successivamentemolti anni nella sua pratica. Attualmentenon sempre è così e questo approcciosbagliato provoca gran parte deiproblemi dello stile.Sono sicuro di poterlo fare con tutti

quanti gli all ievi che si allenano inmaniera costante diligente in un arcoche oscilla tra i 5 e i 10 anni. Da quelmomento inizierà un’altra fase bendifferente a questa: La Pratica.In una conversazione con il GM Steve

Tappin, fondatore e direttoredell’Escrima Concepts (associazionealla quale ho i l grande onore di

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appartenere), mi diceva che all’epoca di maggiordiffusione di guerre in cui si utilizzavano le spade inEuropa, era normale imparare molto rapidamente lebasi del combattimento con le armi per una questionelogica: la guerra occupava la maggior parte del tempo.C’erano pochi periodi di “tregua”. Non c’era pertantotroppo tempo per fare grandi periodi diapprendimento.Il livello pratico si basa sull’allievo (o maestro) che ha

completato tutte le fasi del sistema dalla prima allasesta forma. È in grado di conoscere non solo lenozioni superficiali delle forme, ma anche quelle idee omatrici che stanno al di sotto della “pelle delle forme”.Giunto a questo momento i l praticante devePRATICARE il suo sistema. Ovvero, utilizzare il sistemaper crescere come combattente, cercare di fare o disviluppare un proprio stile che si fondi nella “nonforma”. O detto in altre parole, essere capaci dirompere la FORMA perché il nemico non possastabilire uno schema fisso.Devo di nuovo menzionare quella che secondo me è

uno dei grandi ideologi del WingTsun: Bruce Lee(malgrado non sia stato un maestro di questo stileavendo praticato per un breve periodo a Hong Kongcon il GM Yip Man).Il maestro Lee definì la sua pratica come la via verso

la NON FORMA. Questo poetico concetto di difficilecomprensione per la visione cartesiana degli europei èuna geniale definizione della ricerca del Wing TsunKuen e di altri stili cinesi che non sempre è stata benspiegata e pertanto, sicuramente, male interpretata damolti.Esistono tentativi di mescolare o implementare delle

idee, ma è proprio lì che risiede il problema. Alla NONFORMA si arriva solo tramite una strada: quella dellaforma!Nel WIngTsun intendiamo LA FORMA come le

strutture delle 6 Forme che compongono il sistema.Queste permettono al praticante di acquisire basi,mobilità, strutture, ecc…integrate con concetti edettagli che si trovano nelle forme dello stile.Nell’articolo odierno faccio riferimento a una forma

che mi appassiona per diversi motivi.LA TERZA FORMA (Biu Tze Tao) è una parte davvero

importante all’interno del sistema perché presuppone un

WingTsun

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“Biu Tze Tao è al risposta a unemergenza provocata da un

atto fortuito che impedisce alpraticante di mantenere la

propria struttura”

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WingTsun

movimento differente. Analizzata da unpunto di vista dell’apparenza esteticaesterna del sistema, saremo d’accordoche è un modo totalmente differente dimuoversi. Come se rompessimo ilmodello creato dalle forme 1 e 2 (SNT eCKT). Anche i modi di colpire espostarsi sono completamentedifferenti, se paragoniamo BTZT alleprime due forme. Nella terza forma icolpi delle dita, tagli e i gomiti contro ipugni e i palmi che si utilizzanoabitualmente nelle altre forme dello stile.Tutto ha una sua validaspiegazione…Giunti a questo punto, ilWing Tsun è davvero un sistemageniale. Biu Tze Tao è una“deformazione logica” della propriastruttura basilare causata da due motivi:

1 – Attacchi di qualità sorprendenteche non possono essere difesi inmodo molto facile

2 – una rottura della distanza tramitel’invasione del nemico in manierafortuita, che ci rompe la barriera di

braccia e gambe in modo che nonpossiamo continuare a mantenere lastruttura iniziale.In entrambi i casi, Biu Tze tao è la

risposta a un’emergenza causata daun atto fortuito che impedisce alpraticante di mantenere la propriastruttura. Nonostante la stessafi losofia dello sti le ci obblighi adessere utilizzata in maniera puntuale ea tornare nel minor tempo possibile arecuperare tale struttura e forma cosìcaratteristica perfettamente definitanella forma Siu Nim Tao. Il perché diquest’ultimo ragionamento si sostienesull’idiosincrasia dello stile Wing Tsunche da all’efficienza e alla semplicitàl’importanza maggiore. In altre parole:il più semplice è sempre il migliore.Tuttavia…arrivato al livello pratico

dovrebbero esserci dei cambiamentinel modo di agire del praticante.Questo punto non è tenuto presentemolto spesso e generalmente, gliinsegnanti, per diverse ragioni,

obbligano i loro allievi a restare nellastruttura iniziale, nella FORMA, pertutta la loro vita.Gironi fa ascoltavo un praticante

illustre che diceva una frase che mi èsembrata quanto mai azzeccata,citando quella più celebre di BruceLee. Questo prestigioso maestrodiceva qualcosa del genere: “Sepossono riconoscere la tua postura eindicarti come Wing Chun…allora nonè Wing Chun”.Naturalmente potremmo iniziare a

discutere del perché della ricerca dellaNON FORMA dala FORMA, ma èovvio che è difficile combattere controqualcosa che non ha una forma fissa emuta costantemente. Pura filosofiataoista. Puro Wing Tsun.Riflettete…mi sembra la cosa più

giusta.Per comprendere questa differenza

bisogna studiare profondamente ilcome e il perchè delle tecniche dellaterza forma. È importante.

“Il Maestro Bruce Lee definì la sua pratica come la via verso la NON FORMA.

Questo poetico concetto di difficile comprensione per lavisione cartesiana degli europei è una geniale

definizione della ricerca del Wing Tsun Kuen e dialtri stili cinesi che non sempre è stata

ben spiegata e pertanto,sicuramente, male

interpretata damolti”

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Come istruttore di armida fuoco, spesso mi trovoa che fare con l’assolutaignoranza circa l’usodella forza nella difesadi se stessi o di terzi.Poiché le legislazioninei diversi stati varianoe dal momento che lalegge lo permette nelcaso di, per esempio,un’intrusione in casa e ildunque i l suo uso siatotalmente giustificato,molte persone hanno fattoricorso alla forza letale.

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ella maggioranza deicasi, queste personenon hanno pensato allec o n s e g u e n z edell’essere coinvolte inuna sparatoria. Anche

se tali sparatorie vengono considerategiustif icate e quindi non ci sianoconseguenze legali, ci sono molti effettipsicologici e sociali che ne derivano eche comportano dei cambiamenti nellapropria vita. Non approfondirò oltrequeste problematiche all’interno diquesto articolo, piuttosto spiegheròquando è opportuno l’util izzo dellaforza. Io non sono un avvocato, quindise possedete un’arma da fuoco perautodifesa, vi raccomando di consultareun legale della vostra giurisdizione, peravere una consulenza a riguardo. Io neparlo da una prospettiva strettamentedifensiva e tattica.

Uno dei più grandi malintesi è che seuno si sente minacciato (perché le leggiin materia usano sovente questaterminologia circa i criteri sull’uso dellaforza), deve agire. Questo èassolutamente sbagliato. Per descrivereciò, spiegherò le differenze tra diverse

tipologie di lavoro. Ce ne sonoessenzialmente tre – militari, di polizia ecivili.

Nel primo tipo di risposta (quellamilitare), si identifica una minaccia, e ilnostro obbiettivo è assai chiaro – quindisi agisce per neutralizzare quellaminaccia. Non abbiamo la facoltà didecidere se agire o meno, quando siriceve l’ordine non abbiamo l’opzione dirit irarci (a meno che non sia larisoluzione tattica corretta per lasituazione) e utilizzeremo tutti i mezzi anostra disposizione, al lo scopo dineutralizzare la minaccia. I l nostroobbiettivo qui è mettere il target fuoricombattimento – che sia ferendologravemente (che comporterà chepartecipino altre truppe nella battaglia,per prestargli assistenza) o uccidendolo.

Il nostro secondo tipo di azione èquella delle forze dell’ordine. A differenzadei militari, l’obbiettivo è far rispettare lalegge. Quando si percepisce unaminaccia, non si deve neutralizzarlatogliendole la vita, ma arrestarla eportarla davanti alla giustizia. Così comenel primo tipo di azione, la polizia non haaltra opzione – il suo lavoro è arrestare la

minaccia. Gli approcci possono variare,con un criterio imprecisato circa dove ecome portare a termine tutto questo.Anche se normalmente non èraccomandabile evitare il contatto con laminaccia, una decisione tattica adeguatapotrebbe essere quella di farlo mentre cisi mantiene in allerta e realizzare l’arrestoin condizioni che siano più favorevoliall’unità delle forze dell’ordine, o inpresenza di un più basso livello diminaccia per la popolazione civile. Se nelcorso dell’arresto del soggettoquest’ultimo morisse, la cosa diverràtema su cui indagare riguardo ai livelliaccettabili di impiego della forza da partedel dipartimento.

Ora, il tipo di azione che ci riguarda èquella di tipo civile e mi spingerò più inlà nei dettagli.

Indipendentemente dal linguaggioespresso da qualsiasi legislatura checontempli l’uso della forza nell’autodifesa(e questo si fa più critico nei paesi cheadottano la Dottrina del Castello, nei qualile persone sanno che la legge è “dallaloro parte”), dobbiamo essere in grado diarticolare una difesa per il nostro uso dellaforza. Per quello, ci sono tre componenti

L’uso della forza e la Mentalità Difensiva

N

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che si devono affrontare e formano il triangolodell’Abilità, dell’Opportunità e del Proposito. Sepossiamo dimostrare che l’aggressore o colui cheperpetra la minaccia aveva la capacità, l’opportunità el’intenzione di infliggere danni fisici gravi o la morte,allora è giustificato il proprio utilizzo della forza letale.Questi tre fattori non si relazionano soltanto conl’aggressore, ma anche con la persona cheesercita la forza nella difesa di se stessa.

A differenza degli scontri militari e dipolizia, come civili abbiamo un obbiettivo– la sopravvivenza. Ogni volta che usiamola forza per l’autodifesa, avremo un gradodi responsabilità legale, per cui il migliormodo di agire è sempre la fuga. Nonporteremo un’arma da fuoco per il nostroego e non agiremo per guadagnare dei punti.Non importa quanto abile uno pensi di essere– nel momento in cui avviene uno scontro, ilrisultato è sconosciuto e potremmo esserenoi nel lato perdente di tale scontro. Ilmiglior metodo di azione è sempre la fuga– e questo a prescindere dal fatto sel’utilizzo della forza sia avvenuto conun’arma da fuoco o a mani nude.

Descriverò uno scenario ipotetico. Visvegliate nel cuore della notte con ilrumore di qualcosa che si rompe nellavostra cucina. Potreste agire nelleseguenti modalità:

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Opzione 1:Prendete la pistola e scendete nella zona in cui avete sentito il

rumore per affrontare la minaccia percepita. Arrivando in cucina,vedete una silhouette sconosciuta e, “temendo per la vostravita”, sparate contro di essa e l’abbattete. Il sospettato ha lacapacità di infliggere un danno fisico? Dipende. Vediamo unasituazione nella quale vi trovate a che fare con un uomocorpulento. Dopo essere caduto a terra, vedete che è molto piùforte di voi e accanto al suo corpo si nota una sbarra di ferro cheha utilizzato per entrare in casa vostra. In questo caso, avrebbeavuto la capacità, poiché egli aveva il potenziale fisico così comei mezzi per farlo. Aveva l’opportunità? In questo caso, non l’haavuta in assoluto – dal momento che non vi siete avvicinati a luiper parlargli, era fuori dalla distanza che gli avrebbe datosuddetta opportunità. Aveva l’intenzione? Bene, partendo daidati che abbiamo in possesso, la sua unica intenzione era rubaree non si erano ricevute minacce dirette. A meno che il sospettatonon fosse arrivato ad agire in maniera davvero minacciosa, seavete sparato si potrebbe considerare un azione ingiustificata epotreste esserne penalmente responsabili.

Ma adesso rendiamo la cosa ancora più interessante. Dopoaver sparato vi avvicinate al soggetto e scoprite che è unamico di vostro figlio che, a vostra insaputa, stava tornando dauna festa un po’ brillo ed è inciampato mentre cercava un po’d’acqua. Ora, entriamo nelle conseguenze sociali epsicologiche di questi spari. Avete appena tolto la vita ad unapersona innocente e ancora peggio, a qualcuno vicino a voi.Sareste capaci di vivere con questo fardello? Che cosasuccede a livello di rapporti sociali? A seguito di un fatto simile,la vita diverrebbe veramente molto complicata per voi.

Opzione 2:Prendete la pistola e con

attenzione, scendetecon l’intenzione

d i

scappare. Nel farlo, il sospettato vi vede e vi minaccia. Egli ètotalmente ubriaco ed incapace di camminare il linea retta. Hain mano uno dei vostri coltelli da cucina. È a 2 metri dalla portae a una decina da voi. Sparereste? In primis, durante il vostrotentativo di fuga, lui ha appena dimostrato che aveva intenzionedi usare la forza.

Ora analizziamo la questione sulla base dei tre criteri.Ne aveva la capacità? Beh, questo sarebbe discutibile. Aveva

un’arma e poteva avvicinarsi abbastanza rapidamente, ma daqui a che iniziasse a farlo, sarebbe stato comunque difficile.Aveva l’intenzione? Senza ombra di dubbio, poiché ha giàapertamente rivolto una minaccia e brandisce un’arma. Hal’opportunità? In questo caso, è molto simile alla sua capacità –se inizia a chiudere lo spazio prima che voi possiate scappare,allora si. Altrimenti, no. L’uso della forza letale, in questo caso,dipenderà dall’atteggiamento che ha assunto il sospettatoquando vi ha visto fuggire. Qualsiasi intenzione di avvicinarsi avoi, indicherebbe che il furto non era il suo unico intento.

Opzione 3:La disposizione della casa è tale da non potervi consentire di

scappare evitando di essere bloccati. Chiamate il 911 (il 113,ndt.) e quindi la polizia. Informateli della vostra ubicazione esattaall’interno della casa, della minaccia presente e anche se èarmata o meno. Tenete aperta la comunicazione e urlate a coluiche è al piano di sotto che siete armati e qualsiasi tentativo diavvicinarsi a voi sarebbe visto come una minaccia mortale, il cheprovocherà l’uso della forza letale. Siete in una situazione tatticanella quale se colui che vi minaccia sale al secondo piano, voiavrete il vantaggio. Avrete fatto i passi necessari per garantirvi lamigliore copertura legale. Avete chiamato la polizia perché sioccupasse dell’aggressore, gli avete rivolto un avvertimento cheè stato registrato telefonicamente. In quanto all’essere dispostiad usare la forza letale, accadrebbe solo nel peggiore dei casi,per cui siete in una posizione di vantaggio. Il sospettato inizia asalire le scale, nella totale oscurità. Vedete che tiene qualcosa inmano…è stato avvisato prima di salire. Siete già in un assettodifensivo. Lui sta chiudendo la distanza ed è stato avvertito,pertanto l’intruso ha la capacità, l’opportunità e, dal momentoche impugna un oggetto nella sua mano, l’intenzione di recarviun danno: cosa fate, sparate?

Regola n°1 – non sparate prima di aver identificatol’obbiettivo. Il “sospettato” che saliva era vostro figlio, chesenza preavviso, è tornato dall’università per trascorrere ilfine settimana. L’oggetto nella sua mano è il suo Ipod, con ilquale ascolta la sua musica. Il che non gli ha permesso disentire i vostri avvertimenti.

La percezione e la realtà, soprattutto in situazioni distress, sono assai differenti tra loro. Tuttavia, avere unpiano prestabil ito e seguirlo con alcune regolefondamentali di sicurezza tattica, ridurrà al minimo leprobabilità di dover utilizzare la forza letale. È semprepreferibile che la minaccia venga verso di voi e noi ilcontrario. Non sapete ciò che essa può fare –attraverso l’adozione di una postura tattica siminimizza la possibilità di essere dal lato perdentedello scontro. Non verrete colti di sorpresa. Maanche se avrete preso tutte le precauzioni corrette,come nella nostra opzione 3, non si deve spararefino a che non si è identificato l’obbiettivo.

Alcuni mesi fa, un famoso sprinter sudafricano hasparato alla sua fidanzata (Oscar Pistorius, ndt.).secondo lui, lei era in bagno e lui è stato risvegliatodai rumori che provenivano da lì e ha pensato chequalcuno fosse entrato in casa sua. Ha sparatocon la sua arma attraverso al porta chiusa e l’hauccisa. Non vorrei essere il suo avvocato. Nonposso sapere se è stato un omicidio premeditatoo meno – ossia, sono i tribunali che dovrannostabilirlo – ma è assolutamente colpevole di unomicidio, avendo sparato senza aver identificatoil proprio obbiettivo.

L’uso della forza e la Mentalità Difensiva

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Fedor Emelianenko,la leggenda delle MMA

Il pericoloso e spettacolare regno delleMMA è stato dominato dal pugno di ferrodel suo temibile sovrano Fedor Emelianenko,la sua autorità è stata indiscutibile, il suotrono inamovibile; la sua epopea è duratadieci anni, sottomettendo uno dopo l’altro isuoi avversari, incapaci di detronizzarlo.Dopo il suo ritiro, Emelianenko ha concesso

pochissime interviste, ha cercato di tenersilontano dagli “obbiettivi”, ma poi Fedor haparlato per i lettori di CINTURANERA/BUDO INTERNATIONAL e quando luiparla….il mondo ascolta.

Testo: Ricardo Diez Sanchis. Foto per gentile: Dream Stage Enterteinment (www.pridefc.com)e Archivi: Budo International

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Cintura Nera: Attualmente, come èla tua vita al di fuori del mondo dellecompetizioni?Fedor Emelianenko: Adesso sono

consigliere del Ministero dello Sport inRussia. La mia responsabilità è lacomunicazione tra tutte le Federazioni diArti Marziali con gli Organismi Ufficiali,per risolvere le situazioni conflittuali.Sono anche presidente dell’Unione delleMMA della Russia. Stiamo sviluppandoattivamente le MMA nel nostro paese,unificando i tre più importanticampionati russi. Questo significa cheogni anno possiamo contare su semprepiù combattenti di alto, di altissimolivello. Ogni torneo richiama giovanipromesse che sono disposte acombattere per la propria regione e per ilproprio paese, in ambito internazionale.

C.N.: Cosa diresti a tutti coloroche stanno pensando di avvicinarsialla pratica del Sambo?

F.E.: Il Sambo è un valido sport,bel lo ed emozionante. Consiste in una varietà di sottomissioni,strangolamenti e proiezioni. Il nomeSambo significa autodifesa senzaarmi, per cui possiede già l’ideologiadi uno sport.

C.N.: Russia a parte, il resto delmondo vede nel BJJ il miglior modoper migliorarsi nella lotta a terra,tuttavia, i lottatori russi sono temutie rispettati ovunque per il lorogrande bagaglio tecnico acquisitograzie al Sambo. Quest’ultimo è unbuon complemento per le MMA?F.E.: Ognuno predilige uno sport, è

una propria scelta. Il Sambo – il nostrosport nazionale – è quello giusto perme. Io credo che la tecnica del Sambonon sia inferiore a quella del BJJ.

C.N.: Quali benefici porta il Sambonei bambini?

F.E.: In Russia il Sambo è uno deglisport più importanti. Intorno ad esso siè creata un’aura di invincibilità. È unincentivo per far si che i bambinivadano in palestra, per incitare a unavita sana. Il Sambo sviluppa ancheagil ità, resistenza e qualità cheriguardano il pensiero.

C.N.: Attualmente chi credi che siail miglior lottatore di MMA?F.E.: In questo momento ci sono

molti grandi lottatori. Sono soddisfattodel successo dei nostri atleti all’estero.

C.N.: Che consiglio vorresti dare aigiovani che iniziano a cimentarsinelle MMA?F.E.: Quello principale è che bisogna

ricordarsi che si tratta di uno sport esempre, in qualsiasi situazione,dobbiamo continuare ad essere umani.Rispettare i compagni di team, gliavversari e i tecnici. E’ molto

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importante lavorare su se stessi. Senon ci si al lena duramente, nonsaremo capaci di raggiungere buonirisultati e ottenere delle vittorie.

C.N.: Alcune persone dicono chela UFC potrebbe sbarcare inRussia. E’ solo un rumor o èdavvero possibile?F.E.: Non ho elementi che mi

dicono che la UFC voglia portare ilsuo torneo in Russia in un futuroprossimo.

C.N.: L’eterna domanda: Tivedremo combattere nelle MMA onel Sambo?F.E.: Ho chiuso la mia carriera

sportiva nel 2012 e non tornerò.Adesso sono occupato nello sviluppodelle arti marziali, nel trasmettere lemie conoscenze ai giovani atleti. LaWMMAA svolge seminari diallenamento in tutto i l paese;attualmente stiamo preparando unfilm sull’arte delle MMA.

C.N.: Qual è il vero motivo percui lasciasti le MMA?F.E.: Ho avuto una buona carriera

sportiva, ma ho deciso che era ora di

smettere. Avevo ancora la forza dicombattere, ma ho sentito che eragiunta l’ora di dire basta.

C.N.: Quale tipologia diallenamento di piace di più?F.E.: Io continuo ancora ad

allenarmi, anche se non lo faccio piùcome prima. Mi piace andare acorrere regolarmente al parco,andare in palestra, a volte faresparring.

C.N.: Domanda imprescindibile:Quando avremo l’opportunità divederti in Spagna, per dirigere unseminario?F.E.: Mi piacerebbe molto andare

in Spagna, poter fare dei seminari econdividere le mie conoscenze congli atleti spagnoli, D’altra partesappiamo che lottatori provenienti dalì stanno facendo molto bene inRussia. Il team “Spagna Imperiale”partecipa costantemente ai nostrieventi più importanti. Quindi ci andròpresto, quando troveremo ilmomento giusto e si presenteràl’opportunità di farlo.

Non voglio concludere questaintervista senza ringraziare il SignorChinto Mordillo, rappresentante delM-1 e della WMMAA in Spagna,senza il suo aiuto, non sarebbe statopossibile realizzarla.

“Ho chiuso la miacarriera sportiva

nel 2012 e non tornerò.Adesso sonooccupato nellosviluppo delle arti marziali,

nel trasmetterele mie

conoscenze ai giovani atleti”

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Tutti i DVD prodotti da Budo Internationalvengono identificati mediante un’etichettaolografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili).Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafierispettano i più rigidi standard di qualità.

Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o lacopertina non coincide con quella che vi mostriamoqui, si tratta di una copia pirata.

REF.: • TAOWS-2REF.: • TAOWS-2

Il Wing Tsun è un eccellente stile di Boxe Cinese, chepermette di dedicare tutta una vita alla pratica e alla

crescita integrale del praticante. Idee, tecnica,filosofia, ecc… tutto fa parte di un’ARTE

ancestrale e deve essere studiata ecompresa come un TUTTO. Sifu Salvador

Sanchez, nel suo secondo DVD, parladell’uomo di legno e di come questoinfluisca nella pratica del Wing Tsun.Dato che nel sistema attuale la Formasi impara ai livelli più avanzati dellostile, molti praticanti cheabbandonano non hannol’opportunità di conoscere le sueidee, le tattiche e le strategie, e nonpossono includerle nella loropratica. Per la TAOWS Academy èmolto importante che il praticantecomprenda che è questo è ciò che fain tutti i suoi aspetti della pratica, e

quindi in questo DVD seguiremo lastessa impostazione che seguiamo in

qualsiasi lezione, seminario oallenamento. La nostra impostazione

comprende 6 passi: il primo è l’idea dasviluppare, ciò che vogliamo ottenere. La

seconda parte sono le forme (Siu Nim Tao,Chum Kiu, Biu Jee, Uomo di legno, ecc…) a

seconda dei livelli; la terza sono gli spostamenti, lamobilità. Il quarto pilastro è il Chi Sao – Chi Gerk, l’aderenza,

l’anima del nostro sistema. Il quinto elemento è la non aderenza, il noncontatto, sapere cosa fare per arrivare al contatto con l’avversario inmodo sicuro. Alla fine, il sesto settore è lo Sparring, il combattimento oLat Sao. Bruce Lee diceva che s’impara a combattere combattendo ed èla cosa più esatta che un artista marziale abbia mai detto.

Come renderemo il Wing Chun un Arte Marziale efficace e rispettata?Praticando esercizi di sparring che ci avvicinino al combattimento inmaniera progressiva, fino a che ciascuno di noi ottenga il massimo,come fighter, che questo meraviglioso sistema ci può offrire.

Budo international.netORDINALA A:

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Ijutsu: La medicina degli Shizen

I jutsu (医 術 ) si traduce dalgiapponese come medicina o piùcorrettamente e letteralmente comearte curativa. Il Ijutsu studiato nellatradizione della scuola Kaze no Ryu, èun insieme molto vasto diconoscenze e tecnicheterapeutiche impiegatedagli Shizen e dagli eredidella loro tradizione nelcorso dei secoli.

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er questo motivo, per la loro antichità – esoprattutto paragonandole ai grandiprogressi tecnologici e alle modernericerche riguardo alle scienze della salutee della medicina – dette tecniche nondevono essere considerate come un

congiunto di terapie alternative, ma complementaridegli attuali e avanzati trattamenti. Sia nei loro precettiche nelle loro tecniche, durante il XX secolo, sonostate rivalutate e riorganizzate da professionisti dellamedicina della Ogawa Shizen Kai, per scindere ilmistico e il mitologico dal pratico e salutare. Al giornod’oggi, si chede ancora di più all’apprendista e alpraticante di appoggiarsi primariamente sulla base dianalisi critiche e scientifiche vigenti, per evitaretecniche inefficaci, o peggio controproducenti, senzaabbandonare il carattere della metodologia classica.Anche se parte di tali tecniche proviene dall’enorme

sapere medico tradizionale orientale, come peresempio l’Agopuntura o l’Ago-pressione denominataDo-In, altre come la massoterapia, Anma, anche notacome “Yugoe”, attraverso la radice “Sayugoe” –termine in dialetto originale – è una genuina

P

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manifestazione dell’identità Shizen. Anche così e in tutti i casi, tutta latecnica è stata adattata e adeguata ai principi terapeutici originali degliShizen, per la corretta armonizzazione nella loro applicazione.Oltre a queste nozioni, sono di fondamentale importanza le

conoscenze ancestrali che possedevano sulle erbe, i tè e fli alimenti. Unpopolo dei boschi come gli Shizen, disponeva di una farmacopea e diuna notevole sapienza circa le erbe, quest’ultima denominata comeKusajutsu. Come supplemento alle tecniche manuali e tra le altreapplicazioni, l’impiego di erbe cotte in infusione, applicate come impastio pomate, olii e unguenti, così come una dieta corrispondente allapatologia da trattare, aumentavano la complessità e la dimensionedell’intervento del terapeuta.Nella loro ancestrale visione della malattia, gli Shizen differenziavano

ciascun dolore in maniera singolare, osservando l’essere umano in tuttele sue concezioni, corpo, mente e spirito. Una malattia supponevaun’intossicazione che colpiva a tutti i livelli. Le tecniche di manipolazioneavevano lo scopo di disintossicare e irrorare ossa, muscoli, tendini, pelle,sistema circolatorio, ecc, al fine di equilibrare l’organismo. Nel passato, laloro somministrazione supponeva per il paziente un benessere con ilquale affrontare la malattia che lo affliggeva e anche se le tecniche eranoinsufficienti per una gran quantità di disturbi, l’equilibrio del corpoagevolava una migliore disposizione d’animo e fisiologica perfronteggiare il malessere.Come abbiamo già ricordato in precedenza, le tecniche più genuine di

trattamento e terapia sono conosciute come Anma (按摩 ) e sebbenequesta definizione si riferisca solitamente ai metodi quasi familiari di curee massaggi dell’antico Giappone, nel nostro caso ci riferiamo alla fonteoriginaria della conoscenza terapeutica Shizen. Qui di seguito andremo adescrivere un’introduzione dette pratiche.

Brevi cenni storiciNegli antichi trattati sull’Anma, si descrive il metodo che consisteva

nella diagnosi e nel trattamento. Quello fu il primo approccio completoalla medicina. La Medicina Cinese venne introdotta in Giapponeapprossimativamente mille anni fa. A quell’epoca, il metodo dell’Anmaera molto conosciuto dalla classe medica e considerato semplice per iltrattamento del corpo umano.Durante il periodo Edo (circa trecento anni fa), fu deciso che i medici

studiassero l’Anma, per poter comprendere ampiamente ed acquisirefamiliarità con la struttura della corpo umano e del suo funzionamento.La preparazione di quei medici in quel tipo di terapia manuale,permetteva loro di fare diagnosi, prescrivere erbe della Medicina Cinese e

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localizzare i cosiddetti "tsubô", i punti dell’agopuntura,cercando di facilitare i trattamenti. Purtroppo questo anticometodo di manipolazione era destinato soltanto altrattamento di patologie semplici, come spalle contratte etensione dorsale. Era una professione adatta ai nonvedenti...poichè essendo in una condizione svantaggiosaper ricevere un’istruzione formale sulla diagnostica e sultrattamento, l’Anma è andato gradualmente ad associarsial piacere e al confort.L’Anma è uno dei più antichi e tradizionali metodi di

trattamento asiatici. Non si sa esattamente quanto tempofa ha iniziato ad essere praticato. Probabilmente sarannocirca 5000 anni, essendo stato descritto per la prima voltacome trattamento, 2.500 anni fa.In Giapponese Anma signif ica personaggio o

massoterapistaIl carattere giapponese della parola “AN” significa

pressione penetrante, piccoli movimenti. È considerato Yine si usa per la sedazione.Il carattere “MA” significa massaggi e vibrazioni con

movimenti più vigorosi; è considerato Yang e usato pertonificare.L’Anma è una tecnica che consiste nel realizzare

massaggi ai muscoli, utilizzando le dita, le mani e le

braccia per migliorare la circolazione sanguinea elinfatica, dando beneficio alla pelle, alla tensione e allacontrattura muscolare. Secondo gl i special ist i ,massaggiare il proprio corpo è il modo più semplice percontenere dolori muscolari e articolari, alleviare latensione emotiva, attivare la circolazione e il flusso dienergia.

L’Energia Ki nell’AnmaLe varie teorie relative all’utilizzo dell’energia cinetica

universale e corporea, non parlano altro che del “KI”. Il kivenne scoperto in India e in Cina. Successivamente anchein Giappone. La sua origine e punto di vista sono citati nel“Sun Wen” il Libro Classico della Medicina Interna dell’Imperatore Giallo”, il più antico trattato di medicina che siaarrivato ai giorni nostri.Come possiamo osservare, il Ki lo si può intendere su

due livelli:Rappresenta, da una parte, l’Uno, il caos originario

concepito come Soffio, senza organizzazione o direzione,da dove scaturirà la doppia articolazione di Yin e Yang, iprincipi polari e complementari che gli daranno il primoimpulso per manifestarsi.

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D’altra parte, Yin e Yang producono itre soffi o energie fondamentali: il puro,l’impuro e la mescola di entrambi, cheamalgamandosi, andranno a costituireil Cielo, la Terra e l’Uomo. Come diceJ. Schatz:“Per gli antichi, l’involucro del cielo e

della terra, il cielo e la terra, l’intervallocielo/terra e tutti gl i esseri che l ìpossiedono ua dimora effimera,formano soltanto un ammasso di soffi,senza profondità, senza limiti, precari erelativi”.Per il Taoismo, la corrispondenza tra

i fenomeni naturali è responsabile dellavisione globale dell’uomo e diconseguenza, della medicina chequesti avrebbe originato: la Medicinatradizionale Cinese.Il corpo, nell’accezione taoista,

riflette al suo interno la stessa tipologiache trova al suo esterno: montagne,valli, fiumi, laghi, pianure e estuari,influenzando non solo gli avvenimentidell’ambiente risultanti dallemanifestazioni del Ki, ossia nei suoiaspetti Yin e Yang, ma anche nellastessa misura, nell’organismo umano,che sarà configurato con unaconcezione similare. Si definisconosecondo la parità, per ciò cherappresentano in quanto alocalizzazione e influenza, sia insuperficie che all’interno delle strutturecorporee. Pertanto, per conoscerel’uomo partendo da tali concezionicosmologiche, bisogna stare attentialla sua natura e a quella circostante,l’ambiente che ci conserva e ci dariparo, poichè il microcosmo (uomo) è

una raffigurazione in miniatura di tuttol’Universo (macrocosmo), sorretto dallemedesime leggi e che subiscel’influsso degli stessi fenomeni.Un altro pensiero pionieristico cinese

risiede nell’articolare il modo in cui siimpregnano la materia e l’energia. Alcontrario che in Occidente, dove talinozioni sono relativamente moderne,gli orientali si distinseroopportunamente per il legame tra i dueinsiemi di fenomeni, comprendendocosì da un bel po’, la sintesibioenergetica. È impossibile concepirelo Yin senza Yang, ognuno dei qualipossiede al suo interno i l germedell’altro, rappresentato graficamentenel piccolo cerchio opposto cherispettivamente ostentano: il cerchiobianco che rappresenta il giovaneYang all’interno del vecchio Yin e ilcerchio scuro che raffigura il giovaneYin dentro il vecchio yang. Da lì neconsegue la legge che prescrive chetutto lo Yin si trasformerà in Yang eviceversa. Quindi, la mutazione non èuna trasformazione che avviene solopartendo dall’esterno, ma ha anche unimplicito sviluppo interno dettato dallostesso corso della Natura, i l cherafforza la nozione dell’opposto ecomplementare.Dal punto di vista degli schemi

energetici, si deve rispondere a questaopposizione e complementarietàfondamentali: yang significa i SoffiEssenziali, mentre Yin è il sangue. Ognistruttura corporea (ossa, organi,tessuti, cellule, ecc.) possiede unadata proporzione di Yin e Yang. Nellemultiple sfumature che questa Essenzae questo Sangue acquisiscono eesprimono nel contesto della MedicinaTradizionale Cinese, essi sono

abbastanza diversi dalle analogheconcezioni occidentali.

L’Anma nella praticaLe considerazioni dell’Anma tengono

conto del Byounin (malato, paziente)病人 e delle posture (shisei 姿勢 ) chequest’ultimo può assumere durante ilmassaggio:

Ichimonji一文字DISTESO (yokotaeru横たえる)Decubito supino (joutai常態)Decubito prono (utsubuse俯せ)Decubito laterale

Tate Ichimonji 立一文字Hanza 半座 – inginocchiato sollevatoSeiza 正座 – inginocchiato sedutoTachi 立ち – in piediShinza 伸座 – seduto con le gambe

disteseAgurawokaku 胡座をかく – seduto a

gambe incrociateAshi 脚Ryouashi 両脚

Allo stesso modo, il terapeuta(Chiyu No Shisei 治癒の姿勢) puòanche assumere molte posture eposizioni:

Hanza 半座 inginocchiatoSeiza 正座Tachi 立ちShinza 伸座 gambe disteseAshi 脚Ryouashi 両脚Agurawokaku 胡座をかく (seduto a

gambe incrociate)

Gli stati di salute (KENPI健否 ) sonoclassif icati al la maniera antica e

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pertanto vedremomontagna (yama山 ), roccia(iwa岩) e albero (ki木).

A seconda dellamanipolazione odell’enfasi della pressioneapplicata, troveremo i seie l e m e n t i(ONYOUMUGYOU 陰陽六行):

1. fuoco (hi 火)2. acqua (sui 水)3. aria (kuuki 空気)4. terra (chi 地)5. legno (moku 木)6. metallo (kin 金)

Per ciò che riguarda learee d’azione (Bumon部門),

si può lavorare le ossa (hone 骨 ), i muscoli (suji 筋 ), i tendini(ken 腱) e la pelle (hada 肌) con propositi distinti come: liberare(Hodoku 解く ), vibrare (furu 振る ), circolare (mawaru 回る ),drenare (hosu 干す) utilizzando tecniche variabili:Trazione (keninryouhou 牽引療法)Rotazione (senkaiundo 旋回運動)Stiramento (nobasu 伸ばす)Introduzione (hamekomi 嵌め込み)Flessione (mageru 曲げる)

Inoltre, lavorando in particolare sui muscoli (suji 筋), sipossono vedere:

Te no Gikou (tecniche di mano 手の技巧):Oyayubi – (pollice 親指)Ryou Oyayubi – (doppio pollice -両親指)Kaigara – (mano a conchiglia -貝殻)

Tanoku – (dorso della mano -手の甲)Shukotsu – (ossa della mano -手骨)Goshi (cinque dita -五指)Tesaki – (dita -手先)

Ude no Gikou (tecnica dibraccio -腕の技巧):Udema (pulire – strofinare – con il

braccio -腕摩)

Siccome rispetta dei principiantichi, l’Anma possiededefinizioni posturali PrimarieClassiche (法原 – NORIGEN) chesi basano sulla natura e suglioggetti della vita quotidiana:

Pesce (SAKANA -魚)Gambero (EBI - 鰕)Aragosta (KAEBI - 大鰕)Cavalletta (INAGO -蝗)

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Scorpione (SASORI -蠍)Cane (INU -犬)Gatto (NEKO -猫)Serpente (HEBI -蛇)Arco (YUMI -弓)Fiume (KAWA -川)Cascata (TAKI -瀧)Albero (KI -木)Corda (HIMO - 紐)Barca (FUNE -舟)Onda (NAMI -波)

Come abbiamo visto in precedenza, nella pratica l’Anma utilizza tecnichedi pressione, percussione, frizione, vibrazione, pizzicamento e imposizionedelle dita e delle mani in punti e zone specifiche del corpo, oltre almovimento delle articolazioni e la manipolazione di strutture muscolo-scheletriche, con lo scopo di agire sulla circolazione “energetica”attraverso delle tecniche per tonificare, sedare, regolare, purificare escaldare, e stimolando l’omeostasi organica, psichica e soprattuttoenergetica.

Usando i pollici, i palmi delle mani e anche il gomito, ilterapeuta preme dei punti lungo i meridiani del corpo, inmaniera ritmata e modulata. Con le pressioni va a sbloccarel’energia vitale. Inoltre, utilizza tecniche di manipolazione,allungamento dei muscoli e dei tendini, rotazioni di giuntiarticolari, pressione sui muscoli tesi o doloranti,migliorando la circolazione del sangue e quella linfatica.Con il risultato che si ha un rilassamento del sistemanervoso e muscolare, sviluppando un ritmo direspirazione più efficace e un migliore equilibrioenergetico.

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L’SCS incontra lo stile di Vicente “Inting” Carin

Un giorno in un campo da basket nelle Filippine, unMaestro di Doce Pares Eskrima diede una brillantedimostrazione. Ricordo che il clima era caldo e umido.Questo Maestro faceva degli “archi” in maniera moltoelegante. Ero davvero impressionato dalla sua azione, e ilresto del pubblico lo stava guardando senza respiro,facendo un grande applauso quando egli terminò.

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essuno nel pubblico era cosciente del fatto chec’era un anziano che guardava silenzioso, e sigodeva la splendida perfomance degli archi.Questo anziano, dagli occhi penetranti, piccoli esegnati dalla vita, fece un passo avanti tra lafolla. L’anziano disse a quell’uomo di attaccarlo

nel modo che gli sembrava più adeguato. L’uomo così attaccòimmediatamente, molto, molto veloce.

L’anziano bloccò l’attacco e contrattaccò con un solomovimento molto aggressivo agli occhi e allo stesso tempofece cadere il suo bastone a terra e si allontanò. Ciò che vidirealizzare da quell’anziano era uno stile realista ed efficace. Leazioni dell’uomo contrastavano veramente la grande azione delMaestro di Eskrima, e ciò dimostrò in molti sensi l’efficaciadella stessa. Istintivamente capii cosa significava tutto quello:avevo appena incontrato Vicente Inting Carin, il Maestro eleggendario combattente di Cebu.

Influenza e IspirazioneA volte nella vita accade che ti trovi a che fare con gente che

ti impressiona, ti ispira e ti influenza più di ogni altra. Per mequello fu Vicente Inting Carin. Questa notevole personalitàirradiava una grande forza e un’energia che poche volte capitadi incontrare. Sfortunatamente nel 2004 Vicente Inting Carinvenne a mancare. Dalla mia esperienza, vi parlerò di VicenteInting Carin, il leggendario combattente di Cebu che ebbe unagrande influenza nel mio modo di pensare circa l’Eskrima.Vicente Inting Carin è noto anche grazie al documentario “LaVia del Guerriero”.

Conobbi Inting Carin nel 1998 a Cebu. Arrivato ad oggi, misono imbattuto in un sacco di quelli che si autoproclamanoMaestri. Attualmente sembra che ci siano più Maestri cheallievi. Quest’uomo, tuttavia, era qualcosa di totalmentedifferente. Un vero combattente, che aveva partecipato ascontri reali e ha lottato nell’esercito dei guerriglieri contro gliinvasori giapponesi durante la seconda Guerra Mondiale.Aveva solo 18 anni all’epoca. Nel corso dell’occupazionegiapponese combatte contro i suoi nemici con il suo machete ei bolos. 16 anni dopo imparò l’Eskrima da suo zio PonsingYbanez, che anch’egli era un grande combattente col bastone.Vicente Inting Carin si cimentò anche in combattimenti senzaarmatura. Studiò con il Gran Maestro Filemon “Momoy”Cañete. Egli modificò la sua spada e daga, la sua lotta contro ilcoltello e la sua esperienza sul campo di battaglia, cheintrodusse nel proprio stile chiamato VICARIO. E’ un veroMaestro delle Filippine.

Allenandomi con IntingMi sono allenato varie volte con Inting Carin e sono rimasto

assai impressionato dal suo approccio realistico all’Eskrima ealla sua lotta contro il coltello. Inting Carin apprezzava molto ilmio stile e spesso mi faceva dei complimenti per la miaggressività e immediatezza nei combattimenti. Gli piacqueperché era efficace. Quello era anche il marchio di fabbrica diInting carin. Il mio rispetto per lui è enorme, spesso dico che lemie tecniche di lotta con coltello appartengono allo stile Inting.Le sue tecniche di disarmo con coltello provocando losbilanciamento sono davvero significative e non si trovano inaltri stili. Inting Carin ed io eravamo d’accordo che molti stili diEskrima non si potessero utilizzare in uno scontro reale. So chea lui non erano mai piaciuto quegli stili di Eskrima che giocanosolo col bastone e si dedicano più all’aspetto coreografico che

Eskrima

N

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alla vera arte. Prima della sua morte, miinviò una lettera nella quale mi incitò acontinuare ad allenarmi duramente e acontinuare a sviluppare il mio stile. Comeho già detto, lui ebbe una grandeinfluenza su di me. Inting Carin èscomparso all’età di 82 anni.

Inting carin Doce ParesInting Carin creò il proprio stile. Lo stile

VICAR (VICAR, VICENTE Inting CARIN),inoltre è stato membro del Doce Pares.Inting venne sfidato moltissime volte daeskrimadores e ha combattuto in nomedel Doce Pares. Quei combattimentierano duelli senza protezioni o, a volte,persino all’ultimo sangue. Si distinse nellalotta con i l coltel lo. Inting Carin miraccontò molte storie dei suoi duelli. Unadelle sue più famose battaglie è statariproposta nel documentario“Eskrimadores”.

SemplicitàLo stile di Inting Carin era uno stile

personale. Creato partendo dalla propriaesperienza nel combattimento reale.Ancora ricordo un aneddoto quando glidomandai del suo miglior disarmo dacoltello. Lui mi guardò, si mise a ridere edisse: “Frans ricorda questo, fai le cosepiù semplici possibile in una lotta con ilcoltello, un errore può costare la vita”. Poimise un coltello sul suo ventre e in unamaniera molto semplice, disarmò il miocoltello con una tecnica chiamata “ilserpente”. Questo “serpente”, dimostraanche il suo tratto distintivo, naturale erealistico.

Il patrimonio di IntingCarin sopravvive

Nel Luglio di quest’anno, hopartecipato ad un incontro moltopiacevole con in figli di Inting Carin,Alfredo e Vicente Carin junior, nelleFilippine. Il loro compito è di tramandarel’eredità del padre. Lo sti le VICARsignifica anche ‘senza movimentisuperflui’, ma ogni azione ha l’intenzionedi f inalizzare l’avversario i l piùvelocemente possibile. Il bello è che suofiglio più piccolo, Carin junior, assomigliamolto al padre fisicamente, ma anche nelsuo modo di combattere, con colpi duri,realisti e con un gioco di gambeaggressivo in avanzamento. L’incontro èstato molto interessante e abbiamoparlato molto del passato e del miolegame speciale con Inting Carin.

Eskrima

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Eskrima

Pochi sanno che nel 2004 ho ripreso tutto lostile di Inting Carin in un filmato. Filmammo tuttoin due giorni e devo dire che fu un momentodavvero interessante e il DVD è fantastico. NelDVD lo stesso Inting Carin spiega una grandequantità di tecniche e mostra come realizzarle.

Sviluppo a posterioriI figli di Carin hanno sviluppato lo stile VICAR e

lo hanno reso accessibile a tutti coloro chedesiderano praticarlo. Addestrati da loro padre,non solo tecnicamente e tatticamente, ma anchespiritualmente. L’Eskrima è stata trasmessa aloro. La mia visione dell’Eskrima è che deveessere dura, realista e rapida. Ricordate ciò cheho già detto dello stile Vicar sviluppato da IntingCarin, evoluto dalla sua esperienza nelcombattimento reale. Non da combattimenti intornei o competizioni, ma da scontri realiall’ultimo sangue. Ci sono pochi Maestri chepossono affermare davvero questo.

Il futuro dello stile VicarSotto la direzione di Alfredo e Vicente Carin

junior, il futuro dello stile VICAR sembra essereassai radioso. Essi non sono soltanto fantasticieskrimadores, ma anche grandi Maestri. Sonosicuro che il padre sarebbe molto orgoglioso deipropri figli e ha assicurato che il suo patrimoniosia trasmesso alle nuove generazioni. Stoorganizzando per l’estate del 2015 un viaggio diallenamento nelle Filippine per chiunque vogliavenire con me e desiderasse allenarsi con questimaestri filippini. Alfredo e Vicente Carin junioralleneranno i miei allievi e sono certo che questirimarranno impressionati da questi eskrimadores.

Quindi, vi do il benvenuto nel mio mondo, ilmondo dell’Eskrima!

Visitate il mio sito web o HYPERLINK:"http://www.scseskrima.com"www.scseskrima.comHYPERLINK:"http://www.knifefightsystem.com"www.knifefightsystem.comPer ulteriori informazioni mettetevi in contatto

con me: HYPERLINK:"mailto:[email protected][email protected]

“Sotto la direzione diAlfredo e Vicente

Carin junior,il futuro dello stileVICAR pare assai

radioso”

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Grandi Maestri

Sifu Cangelosi è stato uno di quei Maestri che più ha rotto gli scheminell’arco della sua carriera. Il primo, per il quale è stato (credeteci o nooggi!) estremamente criticato, è che ha osato praticare e padroneggia-re più di un solo stile di Kung Fu. Infatti per lui, il Kung Fu è semprestato solo uno, un’Arte completa con una ricchissima gamma di variabi-li e tradizioni. Non soddisfatto di ciò, ha commesso il suo secondo pec-cato: diventare un esperto nella Muay Thai! Tremendo tradimento!Un’Arte non Cinese! E il suo terzo peccato, ma non meno mortale, èstato di non avere gli occhi a mandorla, ovvero, essere Occidentale.Tutto questo inoltre lo ha documentato in vari libri e in quella che pro-

babilmente è la più vasta collezione di video didattici sul Kung Fu (e nonsolo!) che abbia mai fatto un solo individuo fino a qui. Per tutto questoportiamo giustamente in copertina questo Gran Maestro e celebriamo itanti anni di lavoro assieme, mettendo a disposizione dei nostri lettori eclienti un’offerta speciale sui prodotti che portano il suo marchio, sialibri che video…approfittatene per completare la vostra collezione…o per iniziarla.Cangelosi non delude mai!Oggi alcune di queste considerazioni ci sembrano chiaramente ridicole,

ma credetemi, solo una decina di anni fa tutto era differente. SifuCangelosi è stato ed è un pioniere di un nuovo approccio ampio ed olis-tico alle Arti Marziali, al combattimento, all’aspetto energetico, a ciòche è interno o esterno, per lui tutte fasi di una sola medesima essen-za, che non solo si possono unire nell’apprendimento, ma che, comehanno dimostrato i suoi moltissimi allievi durante questi anni, rendonomigliori e più completi gli artisti marziali.Tutti coloro che lo conoscono ne parlano bene, perché se l’è guadag-

nato con un lavoro e una serietà fuori discussione, cosa che è statasenza dubbio di grande impulso per far si che il Kung Fu, così denigratonel decennio degli anni ’70, trovasse una nuova immagine e un nuovospazio in Occidente ai giorni nostri.

Alfredo Tucci

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Un'emozione che haunito l'Occidenteall'OrienteE' da un'emozione che si scatenauna grande energia che può faresollevare il mondo su un solo dito.Ho iniziato a praticare le ArtiMarziali verso la fine degli annisessanta, con il ju jitzu. Vivevo in unpaese vicino a Genova dove le ArtiMarziali non erano ancoraconosciute, io avevo soltanto sentitoparlare di judo e karate da qualchevilleggiante che veniva dalla città.Quando il maestro Nicolino Rosaarrivò nel nostro paese “Casella”portando la lotta giapponese, io e unaltro pugno di bambini fummo i primiad iscriverci, da lì nacque la miapassione per le Arti Marziali, chediventarono la ragione della mia vita.Dopo il trasferimento della miafamiglia dal paese alla città diGenova, si aprirono i miei orizzontialle discipline orientali. E fu proprionel 1971 che conobbi il mio primomaestro di kung fu, il grande SifuFu Han Tong, un cinese del sudCina, migrato dall'impero celestenella metà degli anni sessanta, edopo svariati spostamenti che loportarono dalla Cina all'Australia,alla California, alla Francia per poiarrivare in Italia.Fu Han Tong era un cineseparticolare, parlava un po' d'inglesee conosceva molti dialetti cinesi, mala cosa straordinaria è che avevaun'enorme cultura ed abilità nell'artemarziale cinese, una conoscenza

insolita perché era cresciuto condifferenti maestri, imparando Stilidiversi sia del nord che del sud, discuola interna ed esterna.La sua grandiosità, all'inizio nonmi era chiara, per me era un uomocon gli occhi a mandorla chefaceva kung fu e quindi una speciedi super eroe. Non voglio in questoarticolo divulgarmi sulla mia storiacome in un l ibro, perciò vispiegherò quello che furono le mieprime esperienze di pratica e studionell'arte del kung fu.Avevo 11 anni e il maestro Fu HanTong lavorava in una falegnameriadel centro storico di Genova, ed inoltre commerciava statuine diporcellana attraverso un negoziettocinese di Genova e uno di Torino.Ricordo che quasi tutti i giorni mirecavo da lui e nei suoi ritagli ditempo mi iniziò al kung fu. Dopoalcuni fondamentali (saluti,posizioni e qualche piccolacoordinazione tecnica) incominciò aparlarmi di stili…Era un mondo affascinante, per leenormi differenze che potevonotare tra un metodo e l'altro.Quando iniziai a prenderecoscienza di quello che stavofacendo, mi resi conto che avevoiniziato a studiare già tre sti l idifferenti in quest'ordine: WingChun, Tang Lang e Tai Chi.Ero ancora molto giovane, ma lacosa incredibile è che anche il terzostile interno aveva un fascino tuttoparticolare, mi catturavano i suoi

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movimenti lenti e la capacità diconcentrazione che mi suscitava durante lapratica. Al contrario di quel che si puòpensare, malgrado la mia giovane età, il TaiChi ebbe un potere straordinario su di me, FuHan Tong cercava di farmi capire che queimovimenti lenti servivano a fare fluirel'energie, a rendere il corpo più rilassato equindi più veloce e scattante. Durante lostudio della grande forma, mi facevaapprezzare immediatamente le sueapplicazioni, per rendere chiaro che si trattavadi pura Arte Marziale; nello stesso tempomarcava l'aspetto salutistico portandomi aconoscenza della filosofia e disciplina taoista.Fu proprio per tutte queste cose che nonsmisi mai più la pratica del Tai Chi.Mentre nella pratica del Wing Chun e

Tang Lang vedevo un'esercizio chestimolava il mio corpo e richiedeva unapreparazione atletica con dinamichecomplesse. Il fascino della zampa dellamantide, la sua rapidità nell'alternare lebraccia e la forza delle sue tecniche eranostupefacenti; ma anche la dinamica delcorpo e i l foot-work manifestavanoun'eleganza incredibile. Gli allenamentierano spesso molto duri nelcondizionamento degli arti che sarebberodovuti diventare forti e robusti come quelli

della mantide religiosa. La cosa che mirendeva curioso era che all'interno dellostesso stile, esistevano scuole diverse coninterpretazioni tecniche differenti puressendo lo stesso animale. Lo stile si erasviluppato da una regione del nord Cina ediffuso nel tempo in diverse regioni fino araggiungere il Sud.Nello stesso tempo quando si praticava ilWing Chun, la cosa interessante era il suoassetto posturale, i suoi principi d'azione, lafluidità e continuità delle sue tecniche chelo rendevano affascinante ed efficace. Lapopolarità di questo stile all'epoca non eraancora nota, fu grazie all'attore Bruce Leeche il Wing Chun iniziò a diventare famosoe a creare un interesse nei praticanti di Artimarziali .E proprio con queste informazioni esensazioni, che l'inizio del mio kung fu aprìimmensi orizzonti che mi fecero innamoraredelle Arti Marziali nella loro totalità dipratica e cultura.Fu proprio il mio maestro “Tong” adinsegnarmi di non chiudermi in un solo stile,di non fossilizzarmi in una sola lingua, ma digodere di tutta la celestialità del cielo.Proprio come una famosa frase detta daBruce Lee in un suo film durante la scena diun suo insegnamento ad un allievo.

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“Il mio maestro mi diceva che non sarebbestato un percorso facile ma se la pratica

fosse stata costante ed intensa, il risultatosarebbe arrivato insieme alla realeconsapevolezza della vera Via”

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Grandi Maestri

Il mio maestro mi diceva che nonsarebbe stato un percorso facile ma se lapratica fosse stata costante ed intensa, ilrisultato sarebbe arrivato insieme alla realeconsapevolezza della vera Via. Ero troppogiovane per capire, ma ero determinato eavevo già fatto le mie scelte, mi allenavotutti i giorni con una media di 6/8 al dì, imiei progressi aumentavanosettimanalmente, stupendo anche lui enello stesso tempo stimolandoloall'insegnamento. Aumentò i programmiinserendo nuovi stili, per alcuni solo a titolodi piccole esperienze, per altri invece cifurono grandi approfondimenti especializzazioni. Si aggiunsero così gli stiliPa Kua - Hising i - Siu Lam - Tzui PaHisien. Continuai a praticare questi stili con

lui per anni, finché durò la sua permanenzain Italia, poi giunse il momento del suoritorno nella sua terra madre. Avevo 17 anni e mi promisi che appenaraggiunta la maggiore età, mi sareiorganizzato per andare in Cina econtinuare il nostro rapporto.Nel frattempo iniziai ad insegnare kungfu e a distanza di circa tre anni, una voltagettate le radici della mia giovane scuola, ilmio sogno si realizzò; mi ritrovai nel suddella Cina di nuovo davanti al mio maestroFu Han Tong. Ristabilito il contatto, da quelgiorno incominciò un rapporto che duròper molti anni tra continui e costanti viaggi,con perfezionamento e nuove esperienzenelle discipline orientali direttamentevissute nella terra madre del mio maestro.

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Kung Fu

Fu proprio grazie a questafrequenza assidua che ebbimodo di conoscere amici di FuHan Tong esperti in vari campi diculture marziali, grazie a loro ilmio kung fu poté crescere,allargarsi a diversi lineage didifferenti famiglie e specializzarealcuni stili da me studiati nelpassato.Bisogna dire che non fu tuttosemplice e facile perché molte diqueste persone non eranoabituati ad avere a che fare condegli occidentali, ma soprattuttonon tanto i maestri, ma inparticolar modo gli allievi, imembri della scuola, loro nonerano affabili e cortesi con me; siavvertiva in loro una certa gelosiaed invidia che faceva spessocreare un'atmosfera di rivalità ecompetizione. Il rischio per meera alto ma ne valeva la pena.Iniziò una nuova esperienza,anche se un po' cruda, quelladel combattimento. Bisognavaconquistarsi la stima ed i lrispetto. Lo stesso maestro Fuhan Tong rimase a volteimbarazzato di fronte ai suoiamici, non riuscendo a spiegareloro come quel ragazzo biancone sapesse di più degli studenticinesi. Quello che vogliocercare di farvi capire, è chedietro a una conoscenzaacquisita ci sono sacrif ici

enormi che hanno tracciato unastrada ed illuminato, se così sipuò dire, molte persone.Oggi riesco a distinguere gliStil i , le Vie e le Arti, ma mirendo conto che nella loroessenza non esiste differenza,è l'uomo che con i l suoimpegno e la sua perseveranzapuò attraversare mari e montinell'infinita conoscenza.Come diceva un grandemaestro di spada giapponese“L'uomo che raggiunge laconoscenza di una via, conoscetutte le vie” Myamoto Musashi.Spero di trovare il tempo perproseguire questo racconto edescrivere quello che horaccolto in questi 45 anni dapraticante e poter tradurre almeglio le differenze stilistiche,le sensazioni e le esperienzevissute.Speriamo di r iuscire adallontanare dall'ignoranza lepersone che praticano le ArtiMarzial i e che ancora oggicomunicano messaggi negatividisprezzando e diffamandopersone che praticano metodidiversi dai loro o che soloappartengono a scuoledifferenti, non dimentichiamociquello che stiamo facendo, leArti Marziali a tutti insegnanorispetto e gratitudine.A presto.

“Mentre nella pratica del WingChun e Tang Lang vedevo

un'esercizio che stimolava il miocorpo e richiedeva una

preparazione atletica condinamiche complesse”

Sifu Paolo Cangelosiwww.sifupaolocangelosi.comemail: [email protected]: Salita delle Fieschine 17r Genoa- Italytel. +39 010 8391575

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Fu-Shih Kenpo, in cerca del VEROSENSO DEL COMBATTIMENTO INALCUNI STILI DI KENPO

Muneomi Sawayama (1906 – 1977)

A causa della sua debole costituzione,da bambino, quando entrò in collegio,nel 1919, decise di migliorare lapropria salute e rafforzare il fisicoattraverso l’esercizio. Si procuròsvariati libri sul body-building einiziò ad allenarsi da solo. C’erabisogno di grande costanza,poiché all’epoca il body-buildingera poco diffuso in Giappone. Allo

stesso tempo iniziò l Judo.Grazie ai suoi sforzi, ottenne dei

notevoli progressi. Nel 1925 entròall’Università di Kansai, dove continuò

con i l Judo e conseguì i l 5°Dan.Appassionato da altra attività, la rissa da strada,

frequentava i quartieri malfamati peggiori di Osaka.Cercava in tutti modi di trovarcisi coinvolto equando non ci riusciva, creava lui le occasioni perfarlo. Si racconta che dicesse ai suoi amici “chenon dormiva bene se prima non rompeva lafaccia a tre idioti”. La predilezione verso lacriminalità, almeno nella sua gioventù, è uncomune denominatore tra Tatsuo Yamada(fondatore del Nihon Kenpo Karate-Do),Choki Motobu e Muneomi Sawayama.

Proseguendo con i suoi studi nel judo ecome criminale (combattente di strada),si chiedeva perché i l judo nonutilizzasse i colpi di pugno e di piede,che sono le tecniche più efficaci eindispensabili per una rissa stradale?Partendo dalla sua esperienzacominciò a farsi delle domande sul

senso della sua arte marziale.In risposta alla sua domanda,

il suo maestro di Judo gli diedeuno spunto su cui indagare:studiare le tecniche dipercussione del Ju Jutsuclassico, che vennero eliminatedurante i l processo dicodificazione del Judo.

Così, Muneomi Sawayamacominciò a studiare le tecniche di

atemi del Ju Jutsu. Però la maggiorparte di quelle tecniche erano

concepite per l’uso di una sciabola

Testo: Sergio Hernandez Beltrán

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Kenpo

e sebbene sia certo che siesercitassero a mani nude, tal itecniche erano assimilate all’uso diquest’arma.

Per esempio, una delle tecniche deisamurai era colpire con l’estremitàdell’ impugnatura (Tsuka), cheportavano sul fianco sinistro. Questocolpo si effettuava prendendol’estremità della custodia (saya) eappoggiando il pollice sulla guardiache si estraeva in avanti, colpendo lostomaco o i l plesso solaredell’avversario.

Nel Ju Jutsu classico si allenavaquesta tecnica sotto forma di un colpoeffettuato con il pugno sinistro. Inquesta maniera, le tecniche dipercussione nel Ju Jutsu risultanosecondarie e l imitate. Quella era,perlomeno, la conclusione di Muneomi

Sawayama. Fu allora che sentendoparlare di un maestro di Karate che siera stabilito a Osaka, Kenwa Mabuni,fondatore dello stile Shito-Ryu, checominciò a studiare questa disciplinasotto la sua direzione.

Di nascosto dal suo maestro, pareche Muneomi Sawayama continuasse acimentarsi con le risse in strada. Neiquartieri malfamati si trovò davantiTatsuo Yamada, il quale probabilmenteera lì per lo stesso identico motivo.Quest’ultimo gli disse di essere allievo diChoki Motobu, di cui aveva sentitoparlare per il suo combattimento controun pugile. Più tardi Muneomi Sawayamadomandò a Kenwa Mabuni del Karate diChoki Motobu e lui gli rispose:

“Di certo Motobu è forte, ma quellonon è vero Karate, perché ha tratto lasua forza basandosi sull’esperienza

delle risse di strada. Un vero karatekadeve integrare la morale alla propriaforza. Questo lo si esercita attraverso iKata. Il Karate di Motobu si allontanadalla retta Via”.

Ma la frase “ha tratto la sua forzabasandosi sull’esperienza delle risse distrada”, stuzzicò la sua attenzione.Tramite Tatsuo Yamada conobbe ilMaestro Motobu e la sua forza nelcombattimento e le sue idee tecnichelo segnarono fortemente. Nello stessoperiodo conobbe il Maestro YashuhiroKonishi (fondatore dello stile ShindoJinen Ryu) che si allenava Mabuni eMotobu. All’Università di Kansai,Muneomi Sawayama formò un club diKarate. Invece di proseguirefedelmente negli insegnamenti diKenwa Mabuni, fece delle ricerche perelaborare un Karate più realistico. In

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effetti, gli insegnamenti di KenwaMabuni si basavano, come quelli diGichin Funakoshi, sull’esercizio deikata. A differenza di Funakoshi, KenwaMabuni non era ermetico verso lapratica del combattimento, e fecepersino delle indagini per elaboraredegli esercizi per il combattimento.

Per esercitarsi al combattimento insicurezza, sperimentò varie protezioniimprovvisate.

Riguardo alla ricerca nelcombattimento, la traiettoria diMuneomi Sawayama fu più rapida eradicale di quella del suo maestro.All’Università realizzò un suo metodo diallenamento. Mise a punto degliesercizi di combattimentoconvenzionale e libero. Appoggiandosiagli addestramenti al combattimentolibero, continuò ad elaborare nuoviesercizi.

Nello stesso periodo, a Tokyo, glial l ievi di Gichin Funakoshi, comeHironori Otsuka, T.Shimoda e YasuhiroKonishi indagano, con prudenza, sumodelli di esercizi di combattimentoconvenzionale partendo dai kata.

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Bisogna dire che MuneomiSawayama li ha piuttosto agevolati.Era l’epoca in cui i karateka di Tokyo,allievi di Funakoshi, cominciarono già apraticare il combattimento libero con ilsistema del sundome, (parando ilcolpo prima di toccare), cheadottarono anche gli altri vari annidopo. Si potrebbe dire che sia i lprecursore del sistema attualmente inauge. Dopo aver praticato questosistema di combattimento, loabbandonò velocemente, poiché ilsistema di controllo parando il colpo,non era sufficiente per lui.

Kenwa Mabuni non era d’accordocon il percorso intrapreso da MuneomiSawayama. Nel 1932, quest’ultimo siseparava dal suo maestro, per fondarela propria scuola che chiamò “DaiNipòn Kenpo”, la matrice dell’attualeNihon Kenpo. Lo stesso anno siarruolò nell’esercito come ufficialevolontario. Continuò ad elaborare e asistematizzare il suo metodo. Troviamolo stesso schema precedente; quandogli al l ievi iniziarono la pratica delcombattimento, Gichin Funakoshiruppe con loro. È allora, attraverso laconcezione del combattimento, cheebbe origine il problema del Karate,arte da combattimento. Al principio,Muneomi Sawayama praticò i lcombattimento senza protezioni, con ilsistema del sundome, ma allenandosisul serio, gli incidenti erano inevitabili.Quando questo avveniva, moltospesso era grava. Inoltre, constatavache con questo modo di combattere letecniche di difesa erano deficitarie,perché erano abituati a colpi che nonarrivavano a bersaglio.

Di conseguenza, gli parve necessarioideare delle protezioni. Prese come

modello quelle del Kendo per leprotezioni durante l’addestramento alcombattimento. Secondo MuneomiSawayama, relativamente a quello dellaspada, il metodo del Karate è in ritardo,corrispondendo al maneggio dellaspada del medio evo – dove venivaesercitata principalmente tramite il kata– e parallelamente venivano allenatecon una spada vera o di legnocontrollando i colpi. Con le armature diprotezione, a partire dalla fine del XVIIISecolo, la tecnica della spadagiapponese fece enormi progressiaccumulando l’esperienza che fornisceil combattimento libero.

Nel Karate, sull’isola principale delGiappone, nessuno dei Maestri,eccetto Choki Motobu, furono capacidi insegnare a combattere.

I l Karate che trovò MuneomiSawayama, era privo di esperienza,metodo e sistema di combattimento,ritenendo così che i l Karate eraarretrato.

Dal 1934 cominciò a dirigere esercizial combattimento con protezioni. Nelcombattimento della sua scuola siportavano colpi, proiezioni e levearticolari. Tenendo presente la suaformazione nel Judo, talecontaminazione è naturale. Nel 1936,Muneomi Sawayama fece unadimostrazione pubblica. Nel ’37organizzò il primo ncontro universitariotra le facoltà di Kansai e Kansai-Gakuin. Fu un successo che ottennel’approvazione del pubblico e un buoninizio. Scoppiò la guerra Sino-Giapponese. L’atmosfera militare sirafforzava giorno dopo giorno. Intanto,Muneomi Sawayama continuava aevolvere i l proprio metodo diallenamento e i l sistema di

applicazione della suadisciplina, f ino al 1940,quando venne chiamatocome ufficiale di fanteria edestinato in Cina.

Durante la sua permanenzain Cina si interessò delle Arti MarzialiCinesi e lì conobbe Kenichi Sawai, chestudiava Yi Quan sotto Wang Xianzhai.Al giorno d’oggi esistono due correntinel Nihon Kenpo, quella dell’Est equella dell’Ovest. La tecnica delgruppo dell’Ovest riflette di più quelladi Muneomi Sawayama, conmovimenti morbidi e circolari, assentiin quella dell’Est.

Pare che apprese questi elementi inoccasione dell’incontro con K.Sawai egli introdusse nei suoi insegnamenti.Nel 1946 tornò in Giappone e riattivò lasua scuola. I l Giappone erasprofondato nella miseria. Lapreoccupazione principale del popoloera “mangiare ogni giorno”... In quellecondizioni, poca gente si interessavaall’arte del combattimento. Quandoorganizzava delle dimostrazioni venivacriticato definendole “zuffe tramendicanti”. Muneomi Sawayamaviveva in condizioni economichedisagiate. Fu così fino al 1953, quandoorganizza una esibizione di NihonKenpo nel centro di Tokyo con i suoi 70allievi, che causa stupore nel mondodelle arti marziali. Varie università allorasi unirono a lui. Nel 1954 il NihonKenpo venne adottato come disciplinaufficiale dall’Università di Kansai, doveMuneomi Sawayama aveva studiato, enella quale fu nominato insegnante.

Oggi come oggi, il Nihon Kenpocostituisce una corrente importante inGiappone, con dojo nelle scuole enelle università pubbliche e private.

Kenpo

“Esistono differenze tangibili tra il “Nihon Kenpo Karatedo”, fondato da Tatsuo Yamada e il “Nihon Kenpo”,fondato da Muneomi Sawayama. Nel Nihon Kenpo Karatedo si realizzano i combattimenti con i guantoni da boxe,mentre nel Nihon Kenpo si utilizza un equipaggiamento di protezioni e sono consentite le tecniche di percussione,di proiezione e di immobilizzazione.Nonostante le loro differenze, le due discipline sono vicine per contenuti e sopratutto per la loro idea di base: lo

sviluppo del combattimento.

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maro Bento inizia molto presto la sua praticanelle Arti Marziali. A soli 12 anni avvia unpercorso che lo porta dal Karate Shotokan alPencak Silat, arte nella quale raggiunge ilgrado di 3°Dan, non senza primasperimentare e raffinare la propria esperienza

come praticante di Judo, Ju-Jitsu tradizionale, Kung fu,Kick Boxing, Boxe olimpionica, diversi metodi di KravMaga e svariati sistemi di maneggio di armi.

Anche come agonista, Amaro Bento ha provatol’ebbrezza del ring per decine di volte, con la Kick Boxing ela Thai Boxing, e diventando per 5 volte CampioneSvizzero di Pencak Silat. I suoi allievi hanno conquistato112 titoli nazionali svizzeri, nel Sanda, Pencak Silat, Lei Tai,Boxe Olimpionica, tra gli altri. Come trainer, per quantopossa sembrare paradossale, Amaro Bento ha insegnato ilKrav Maga in diversi paesi, tra i quali spiccano Portogallo,Giamaica e Israele.

Ciò nonostante, la sua grande influenza nel modo diconcepire le Arti Marziali, scaturisce dalla sua esperienzaprofessionale fuori dal “ring” e dai “tatami”.

Effettivamente, Amaro Bento inizia presto la sueesperienza professionale nel settore della sicurezzaprivata. A 18 anni comincia con dei rapporti di lavoro part-time, ingaggi nella sicurezza e nella protezione personalead alto rischio in paesi come Belgio, Svizzera, Germania,Spagna, Russia, Kenya, Sud Africa, Messico, USA,Paraguay, Colombia e altri in Medio Oriente. Ha anchesvolto diversi servizi di sicurezza e formazione pressoun’impresa israeliana.

Attualmente, Amaro Bento ha una agenzia diAddestramento e Sicurezza Privata, registrata a Zurigo(Svizzera), la ASISGROUP (Ambo Security Instruction &Services).

Questa esperienza in scenari reali, gli ha permesso dicomprendere subito che molti di quegli insegnamenti

Amaro Bento è nato in Angola nel 1970, va a vivere in Portogallo nel 1975,emigrando poi in Svizzera nel 1985 dove lavora fino al 2009, anno in cui ritorna inPortogallo. Questo cosmopolitismo segnerà per sempre la visione delle Arti Marzialidi quest’uomo, modellandone il carattere e la maniera di intendere e interagire con ledifferenti forme di arti da difesa, attacco, protezione di terzi, insegnamento peradulti e bambini.

A

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Self Defense

ricevuti in diverse Arti Marziali, con Maestri di gran nome,non si adattavano alla vita reale al di fuori del “Dojo” o delring, poiché molte volte, nell’esercizio delle sue missioni disicurezza, si è trovato davanti ad aggressori che pur nonavendo alcuna abilità nelle Arti Marziali, possedevano unlivello di violenza e determinazione in combattimento, talida annullare i modelli con i quali Amaro Bento svolgeva lapratica delle tecniche imparate in situazioni di allenamento“tradizionale”.

Amaro Bento sentì dunque la necessità di modificarebuona parte di ciò che aveva imparato, per poter svolgerecon successo le sue mansioni nella sicurezza privata.

Inizia allora a sviluppare quello che sarà il suo sistema didifesa, combattimento e protezione, l’ACDS – AmboCombat & Defense System – sistema dedicatoall’allenamento agonistico, sportivo, di protezione e difesadi terzi, adattato alla realtà del XXI° secolo, senzaovviamente dimenticare tutta quella che è stata l’influenza

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del bagaglio delle arti tradizionali orientali eoccidentali.

In effetti, se quando quelle arti vennerosviluppate era normale che le personecircolassero per strada con una spada o unasciabola, oggi come oggi, per strada, ingenere la gente non porta con se altro cheun piccolo coltello o altro oggetto di usoquotidiano, come strumento di difesa daaggressione; se allora era pratica comunedifendersi o attaccarsi con un “Bo”, con un“Nunchaku”, oggi ci sono siringhe infette,spray al peperoncino, o Taser; se alloral’insegnamento o la pratica delle Arti Marzialierano di dominio di una ristretta minoranza,essendo la parola “Maestro” associata apersona “al di sopra di ogni dubbio”, oggi siè consentito l’accesso di qualsiasi cittadino

al “pericoloso” mondo delle Arti Marzialidecontestualizzate dalle loro origini, nonrispettando più lo status del “Gran Maestro”fuori del Dojo, che in qualsiasi momento sitrova di fronte a “sfide” e “prove”sull’efficacia dei metodi che egli insegna.

Vale a dire, il mondo è cambiato e le ArtiMarzial i si evolvono o semplicementedivengono inefficaci nel loro obbiettivomassimo di garantire la difesa e laprotezione, perdendo di fatto l’idea del“bene che lotta contro il male”.

Due delle discipline che spiccano nelsistema di Amaro Bento sono l’AmboCombat & Defense System – ACDS e ilChamaleon.

Per strutturare il suo sistema di difesa,protezione, insegnamento e competizione

Self Defense

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Self Defense

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ACDS, Amaro Bento partedalla domanda:

Come combinare i diversirequisiti, così soggettivi diun’Arte Marziale, in unsistema?

Mentre per molte personel’obbiettivo dell’allenamento èprincipalmente un aumentodelle qualità fisiche in genere edella fiducia in se stessi, altredesiderano imparare adifendersi efficacemente inogni momento, contro unattacco imprevisto…

Parallelamente, sempremeno persone sono disponibilia investire anni di studio in unaarte marziale assai complessa,che purtroppo non èapplicabile in situazioni digrande stress nervoso eviolenza che possonopresentarsi.

Essendoci persone chevogliono competereagonisticamente sul ring, perquelle l’ iter di allenamentodeve tenere in considerazionequell’esigenza in particolare;ce ne sono altre che cercanonelle Arti Marziali l’efficacia nelcombattimento corpo a corpo,nella difesa personale realisticae nella protezione di terzi.

Per questo abbiamo fatto inmodo che per le forze disicurezza, la polizia, l’esercito,la sicurezza privata,l’addestramento sia semprepiù realistico.

Urgeva inoltre conciliare ledifferente sostanziali esistentitra l’addestramento per gliadulti e quello per i ragazzi.

In definitiva, le aspettative ele diff icoltà non avrebberopotuto essere più differenti.Per soddisfare tutti i requisiti, èstato creato l’ACDS.

Che cos’è l’ACDS?Senza ombra di dubbio,

l’ACDS è uno dei sistemi piùcompleti e soddisfa leesigenze dei vari gruppi chesono potenziali bersagli diattacchi. L’idea di fondo èstata quella di non reinventarela ruota. L’ACDS è un mix didiverse Arti Marziali evolutepartendo dall’esperienzapratica del suo fondatore. Si

allenano tecniche di difesa eproiezione, pugni e calci, così come tecniche diimmobilizzazione.

L’allenamento per gli adulti,a partire dalla cintura azzurra,prevede anche tecniche didisarmo degli aggressori e ilmaneggio di varie armi didifesa (Spray al peperoncino,bastone, Kubotan), attitudinedifensiva, anti-car Jacking,allenamento nel low-light, tirotattico, pronto soccorso,aspetti legali, metodologia diinsegnamento per ragazzi, trale altre cose.

Caratteristica particolare èche per i l combattimentosportivo, tutte le tecniche sonoclassificate da un sistema dinumerazione e non condefinizione tradizionale. Peresempio, per l ’ACDS latecnica equivalente al jab o aldiretto, è la numero 6, per ilcalcio frontale è la 40. questosistema permette una piùimmediata interazione tral’allenatore e l’atleta mentrecombatte.

Oltre all’al lenamento, laformazione di livello avanzatoinclude una ricerca sulle armi, così come sulleimmobilizzazioni e l’uso dellemanette.

Ci sono inoltreaddestramenti speciali per tutticoloro che desideranomisurarsi sul ring.

L’ACDS è un sistemamoderno e continuerà adesserlo, per cui nuove provedal punto di vista sportivo emedico, verrannocostantemente introdotte alsuo interno.

L’organizzazione delle scuolecreata da Amaro Bento per laAmbo Training Martial ArtsInternational, vanta in questomomento scuole in Svizzera,Portogallo e Italia, a breveanche in Francia e in altr ipaesi.

Vieni ad allenarti con noi e asvolgere la tua formazione.

Puoi contare su un equipe diprofessionisti!

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LA RESPIRAZIONE E L’INFLUSSO YIN - YANG

Nel primo articolo sulla respirazione “Aprile 2014” è stato presentato uno studio di base per approcciare i neofiti alla pratica, alla scoperta dei Tan Tien, al movimento del diaframma e alle prime difficoltà guardandosi dal proprio interno attraverso un esercizio da terra con postura orizzontale. In questo secondo articolo ne approfondiremo il discorso e cercheremo di capire come vengono influenzati i due poli “Yin – Yang” nella respirazione inserendo anche altri esercizi pratici. Consiglio ai lettori di leggere prima l’articolo precedente.

Guardati dentro, pratica il respiro, scopri le tue potenzialità e apri la porta al benessere

Un ciclo respiratorio completo prevede il rigonfiamento del bassoventre, dell’addome e del torace, questa dilatazione e stimolazione farà aumentare la pressione e di conseguenza la spinta e il fluire dei liquidi dell’organismo, stimolando tutti gli organi e i visceri in loco ivi racchiusi, grazie all’alzarsi e all’abbassarsi della membrana “diaframma”, procurando un massaggio interno naturale. Con questa breve e semplice spiegazione possiamo facilmente capire e intuire perché il rigonfiamento non deve essere sempre limitato ad un solo centro, o zona del corpo….. mi capita spesso di vedere un allievo alle prime armi fare una fatica immensa nel compiere una respirazione e soprattutto limitarla alla zona toracica. Questa modalità, a lungo andare potrebbe affaticare il cuore, perché soggetto ad un continuo e a volte troppo pressante massaggio interno, con la possibile conseguenza di affaticamento cardiaco, ansia, stress, pressione alta e con …. Yang in eccesso. Nell’esecuzione di questi esercizi, il cuore potrà essere alleggerito. Questi principi potranno essere adattati in seguito anche alle varie situazioni che possono capitare nella vita, ad esempio: Dopo un’intensa giornata ci corichiamo a letto, ma la mente continua a lavorare e non riesce a spengersi.

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In questo caso il posizionamento delle mani sul bassoventre “Tan Tien inferiore” e il pensiero che sprofonda ai piedi con la posizione orizzontale può facilmente aiutarci da …. “Yang in eccesso”. Oppure: siamo particolarmente fiacchi, ma ci attende una giornata ancora piena di impegni, in questo caso posizioniamo le mani sulla zona toracica “Tan Tien centrale” , adottiamo una posizione eretta e una respirazione leggermente più rapida (non arrivare all’iper ventilazione), questo dovrebbe risvegliarvi facendo risalire lo Yang abbastanza velocemente. Questi che ho citato sono alcuni esempi, ma vi dirò di più, se adottate il primo caso per addormentarvi, la qualità del vostro sonno ne godrà notevolmente e vi risveglierete rigenerati, solari, positivi e a volte “stupiti”, consiglio di provare più volte, mentre mi è capitato di adottare il secondo esempio (con delle varianti) alla guida…... ero stanco, ma la strada era ancora lunga, il risultato è stato un risveglio veloce e “rigenerante”, decisamente molto meglio di una bevanda stimolante o un caffe’. Doveroso però da parte mia consigliarvi di provare in assoluta tranquillità e sicurezza.

Cadere nel respiro è un antico termine che può rendere l’idea della sua profondità

PREPARAZIONE I punti fondamentali di preparazione agli esercizi sono gli stessi già esposti nell’articolo precedente, ma in questo caso cambiamo la postura del corpo posizionandoci in linea verticale. Postura una volta le spalle, il peso è perfettamente al centro della posizione e al centro della pianta dei piedi, punte dei piedi in linea (non aperte all’esterno) ginocchia leggermente flesse, schiena dritta; questo si ottiene posizionando sia il becco del coccige che il mento leggermente inclinati all’interno, su la testa con la sensazione di essere sollevati verso l’alto, braccia lungo i fianchi, spalle e torace sciolti e rilassati, occhi chiusi o socchiusi se creano difficoltà di equilibrio; ora, dopo aver preparato la postura, mi dedico alla calma e al rilassamento interiore.

1° ESERCIZIO Si muovono le mani con un movimento circolare di raccolta davanti all’addome per salire verso l’alto lungo la linea centrale del corpo con palmi rivolti verso il cielo “Inspiro” Arrivati alla base del collo ruotano i polsi, i palmi si rivolgono verso la terra “Trattengo” e riscendono in basso lungo la stessa linea dove erano salite “Espiro”. Si esegue tre volte con tre altezze diverse, base del collo, altezza degli occhi e tetto della testa. La respirazione prevede il rigonfiamento del bassoventre, dell’addome e del torace, includendo quindi il rigonfiamento del “Tan tien inferiore” prima e del “Tan tien centrale” poi; per poi svuotare in ordine la zona toracica, l’addome e il bassoventre. Le fasi di circa 2 secondi di apnea si inseriscono nella rotazione dei polsi che preparano la discesa e la salita delle braccia, ovvero nel “cambiamento”.

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2° ESERCIZIO

In questo secondo esercizio manteniamo la stessa postura e la stessa respirazione, cambiando solo il posizionamento delle mani. Con il medio e l’indice della mano destra distesi chiudiamo la narice destra e ci concentriamo sull’atto respiratorio, bassoventre addome e torace, ascoltando in modo più netto e chiaro il passaggio dell’aria in entrata e uscita da una narice. Facendo il cambio delle mani ripeto l’esercizio sull’altro lato. Due minuti per lato sono più che sufficienti, l’importante è non premere troppo perché potrebbe procurare tensione sulle fasce muscolari del collo. Sconsigliato se si è leggermente raffreddati.

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IL MAGNETISMO DEI DUE POLI La posizione verticale mette meglio in risalto il magnetismo tra i due poli, inserendo l’essere umano tra le forze del cielo e della terra, pronto per danzare e miscelare le due polarità Yin e Yang. Abbiamo descritto in questo articolo due esercizi in linea verticale con postura statica delle gambe. Nel primo la visualizzazione segue il ritmico alzarsi e abbassarsi del respiro (bassoventre, addome, polmoni) con le mani che guidano e coordinano il tutto. In fase di espansione e salita delle mani aumenterà la pressione, il calore interno con attrazione verso il cielo aumentando il magnetismo yang, mentre in fase di discesa la pressione diminuisce in espirazione alleggerendo il corpo con attrazione verso la terra e di conseguenza aumento del polo yin . Il respiro danza tra i due poli, mentre le mani accompagnano e ne enfatizzano l’azione nutrendo anche i “Tre Tan Tien, inferiore, centrale, superiore”, argomento che merita sicuramente un successivo approfondimento. Nel secondo esercizio il concetto rimane lo stesso, ma evidenzieremo attraverso la posizione delle mani l’interscambio dell’ossigenazione tra interno ed esterno (Yin e Yang) attraverso il respiro e la visualizzazione che accompagna la fresca aria che entra dall’esterno e la più tiepida aria che esce dall’interno, portandosi via le tossine in espirazione. L’ossigenazione non avviene solamente facendo entrare aria dal naso o dalla bocca, ma anche la pelle, attraverso l’apertura dei pori, respira e si rigenera, mettendo in contatto l’esterno con l’interno “chi yu energia universale – chi ren energia dell’essere umano”. Se si desidera collegare i vari esercizi, consiglio prima quello da terra (descritto nel primo articolo) per poi passare in linea verticale, permettendo in tal modo il risveglio graduale del corpo fisico ed energetico. .

Per maggiori informazioni sull’argomento e contatti INFO: www.mariomelonitaichi.altervista.org

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Comprendo che questo tema siacontroverso, qualcuno sarà confuso,altri si arrabbieranno, ma ciò nondeve impedire di parlarne. So chegran parte della mia carriera esoprattutto della serie con Budo

International ruotava attorno aipunti del Kyusho, ma i l

termine è scorretto e ilnuovo percorso vi aiuteràa comprendere ancorameglio il vero Kyusho.

Non ci sono punti di pressione...

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“Perciò, quelli chedi voi Artisti

Marziali non loavete mai fatto,

che non avete maicreduto ai punti dipressione, avevate

ragione (in parte).”

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obbiamo guardare il “Kyusho” dalla giustaprospettiva e con buonsenso...ma primadi tutto devo fare un piccolo scarico diresponsabi l i tà : sono d ipendente da lKyusho, vivo nel Kyusho tutti i giorni tra le8 e le 10 ore...e ho lavorato per decenni,

profess iona lmente a tempo p ieno. Sono s ta tocoinvolto da tutti i nomi che si sentono di tutte leorganizzaz ioni e da mol t i a l t r i che non vengonomenzionati. Ho scritto 7 libri, prodotto più di 30 video

e volato per oltre 2,5 milioni di miglia in giro per ilmondo per aiutare la gente ad apprendere questaconoscenza (realistica). Attualmente abbiamo generatopiù di 689 aff i l iat i (non tutt i g l i at tual i in questomomento), in oltre 35 paesi con più di 10.000 membri.Ho realizzato molti studi medici, studi sul le ondecerebrali e vari altri approcci scientifici per scoprire ciòche il Kyusho ha fatto o non ha fatto. Sono diplomato

nel Tui Na (la versione cinese dello Shiatsu) e nellapratica del Chi Gung e della terapia...ho lavoratoprofessionalmente in questo campo e continuo a farlo,allo stesso modo dal 1995 (per quello conosco anchela MTC). Ho insegnato i punti di pressione per decenniin var i metod i da que l lo e lementare e t r ip l iceriscaldatore, a quello dermatomerico e fisiologico(provandoli tutti e continuando a guardare oltre). Indefinitiva sono stato sempre lì nel mezzo...mettendomiin discussione e sfidando il dogma accettato da tutti.

Detto questo, ora non credo che quelli del Kyusho sianopunti di pressione e per dirla tutta, non credo che ci sianoproprio punti di pressione.Ehi, io sono così sorpreso come voi...ma sono giunto a

questa conclusione partendo dal principio e adesso nonposso negarne i risultati. In primo luogo andiamo indietronel tempo, quando la scienza veniva trasmessa a livellogenerazionale (anche se con discrezione).

D

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Nessuno dei vecchi grafici, disegni, manoscritti, testi,istruzioni (di un praticante anziano, o della più recentegenerazione), ha dimostrato o rappresentato un puntovitale, chiamandolo punto di pressione. Hanno segnalatodelle aree vitali, dalle quali si può accedere alle struttureanatomiche più profonde che si vogliono o si possonodanneggiare, o usarle per togliere la vita se sono attaccatecon un’arma o con armi speciali della mano o del piede.Alcuni nomi come esempio di queste aree-obbiettivo sono:Scuola Seigo-Ryu, che traduce da “la sinistra sopra la

spalla”, “Sopra l’osso” (il che significa che si attacca sopraquell’osso nello specifico) e anche un obbiettivo chiamato“Ugh”...che è una vera e propria traduzione per la zonadella gola.La scuola Takeonuchi Ryu che traduce “Porta di Sotto”,

“Costola sinistra” e “Notte oscura” (nell’occhio).Ci sono alcune traduzioni dal

Judo come “Tre Lingue” nellaquale si descrive la colonnavertebrale come i treprocessi che si diramanoda ciascuna vertebra aforma di l ingua.“Dokko” (anchechiamato HohanSoken, che sitraduce in“ p i c c o l o

vuoto” dietro l’orecchio) e “Campana che dondola” per itesticoli (no è un punto nei testicoli).La lista continua con zone e descrizioni, ma non con

punti specifici o piccoli come si crede oggi. Alcuni avevanopiù scopi, altri meno...ma non è lo stesso dei punti diagopuntura e non tutti sono negli stessi posti! I puntisarebbero delimitati con esattezza dalla scuola, a causadella precisione dei punti in quanto a quantità, ubicazione,obbiettivi equilaterali destra e sinistra, nomenclatura e altriaspetti così standardizzati.Un’altra idea utile per assimilare il procedimento è la

capacità di colpire una zona più grande di un singolo punto econtinuare a ottenere gli stessi risultati. Prendiamo a d

esempio i punti designati come P-6 e P-7, chesono due punti piccoli (naturalmente), come“una moneta” da un dollaro (equivalente allamoneta da un euro, un centimetro). Tuttavia,praticamente nell’uso di questa zona ci sono

10 centimetri che possono essere colpiti o4 volte l’area che possiamo

usare...non ci sonodefinizioni precise

come P-6.1, P-6.2,P-6.3 prima diarrivare al P-7.E’ un’areac h es t i amo

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attaccando (con struttura anatomicarelativa – una sezione del nervo inquesto caso) invece di un puntostabilito. Quindi, se possiamo ancoracausare lo stesso effetto e mancando ilpunto esatto di due o tre centimetri,allora si dimostra che la descrizione delpunto è valida.In seguito possiamo guardare più a

fondo...se un punto si sovrappone altessuto vascolare, quanto inprofondità può andare l’agodell’agopuntore senza danneggiare iltessuto stesso? Comunque, lamissione del Kyusho è distruggere iltessuto, il punto è...solo qualcosa chesta sotto di esso...ma ancora unavolta non si tratta solo di quel punto.Ora, ovviamente, alcuni degliobbiettivi del Kyusho sono sotto ilpunto designato dall’agopuntura, maanche se la medicina cinese sostieneche ci sono fino a 2000 punti perl’agopuntura nel corpo umano... cheovviamente sono sopra gli obbiettividel Kyusho, ciò non fa si che i puntidell’agopuntura siano obbiettivi validi.Molti dicono anche che i punti sono

connessi da una definizione nontangibile chiamata meridiano, quindi sistarebbe attaccando una l ineaimmaginaria non fisica, che pertantoinfluirebbe su qualcosa che non è unpunto preciso. E andando ancoraoltre, se stiamo attaccando una cosanon fisica, non può dunque essere unpunto fisico.

Il Mito del Plesso brachialeVediamo un altro esempio; per

decenni le arti marziali e gli organismiincaricati di fare rispettare la leggedevono usare i l termine “plessobrachiale” per descrivere o qualificareun attacco al lato del collo. Si utilizzaper stordire un opponente oaggressore per applicare piùfacilmente un maggiore controllo oevitare un escalation di violenza. Moltipraticanti di Kyusho usano questasigla LI-18 (Intestino Crasso 18).In primis per favore guardate 3 aree

nel grafico, una è il punto di pressionechiamato LI-18 (cerchiato digial lo)...abbastanza diff ici le dalocalizzare con precisione nell’uso incombattimento. Tuttavia, vediamoche la ramificazione del nervoauricolare maggiore (cerchio rosso)...èsignificativamente più grande e latotalità di essa subirà le stesseconseguenze del punto chiamato LI-18. Quindi, perchè si lavora solo conuna’area delle dimensioni di unapiccola moneta, quando in realtà lazona è molto più grande e non è unpunto, ma una sezione del collo? E setutta la zona oltre ad esso viene

colpita allo stesso modo?...dobbiamoconoscere meglio l’anatomia percomprendere il vero Kyusho.E’ in questo che vengono istruite le

agenzie per l’applicazione della leggeper poter usare tutto questo, tuttavia,non è il plesso brachiale come vienedescritto da molti. Piuttosto ci sonomolti fattori che devono esserespiegati e molte evidenti idee erratesu quest’area di attacco, sul termine“stordimento brachiale” e sullepreoccupazioni che ognuno deveavere circa questo metodo di attacco.Vorremmo offrire un metodo piùsicuro, così come una più correttacomprensione anatomica.Innanzitutto il plesso brachiale è

una zona molto profonda nel corpo epraticamente inaccessibile a manonuda...colpendo il collo c’è ancheparecchia muscolatura davanti adessa...si può arrivare fino alla cavitàdietro la clavicola, ma non senzaun’arma della mano altamentespecializzata o un’arma vera epropria. L’arma reale farà si chequesto non sia più un target lecito madiventi totalmente illegale per le forzedell’ordine e per noi stesso. Ci sonoanche altri obbiettivi dall’accesso piùsemplice e più sicuro.

Quindi osserviamo la zona inquestione e facciamoci alcunedomande:• Che cosa stiamo attaccando?• Come ci arriviamo?• Quali sono le conseguenze per la

salute?• Qual’è il momento migliore per

usarlo?• Come possiamo usarlo in modo

sicuro?

Vediamo che il plesso brachiale ètroppo profondo e non è il veroobbiettivo, che è anche statoerroneamente nominato tutto questotempo...per cui non si deve utilizzarequesta nomenclatura. Impariamo soloqualcosa in più e con più dettagli selasciamo perdere le classificazioniinadeguate e utilizziamo nomi e strutturecorrette. E una volta che cominceremo acapire e a utilizzare suddette strutturevedremo anche che potrebbero nonessere le risposte migliori (soprattuttoper le agenzie di sicurezza, in questocaso), poichè ne capiremo anche ilpotenziale danno associato ad esse.

La parte laterale del collo secolpita direttamente può causaredanni alle vertebre cervicali egravissimi problemi:• Si possono danneggiare le

vertebre (in maniera permanente)• Si può provocare una temporanea

interruzione della respirazione

• Causare lesioni di paraplegia otetraplegia• Causare compressioni del seno

carotideo• Causare la perdita di f lusso

sanguineo al cervello• Possibile inizio di emorragia

cerebrale• Diminuzione della pressione

arteriosa

L’obbiettivo migliore è il nervo piùsuperficiale chiamato nervo auricolaremaggiore ma con approccio, strumentoe traiettoria differente. I miglioristrumenti sono il piccolo nodo osseoalla base del palmo della mano...anchequello chiamato l’osso di ferro oBushiken. L’avambraccio potrebbe farelo stesso, ma ci sarebbe bisogno di piùforza e siccome tale arma è unastruttura più grande e sarà propensa adaccedere a una superficie maggiore,non trasferirà energia cinetica al nervo,alla colonna vertebrale e al cervellocome si descrive nel video.La traiettoria è la parte

cruciale...non è semplicemente unaquestione di angolo e direzione, èaltresì importante la profondità e lacorretta penetrazione in sensocinetico. Se ci dirigiamo direttamentealla zona più segnalata avremo i giàcitati r ischi per la salute. Se alcontrario applichiamo traiettoria eforza verso il basso, provocheremominor danno, poichè staremolavorando in una delle strutture diappoggio più forti del corpo. Tuttavia,i nervi trasmetteranno anche i lsegnale neurologico più efficiente percolpire ancora di più con molta menoforza o un minor fattore di potenza.Il punto principale di questo articolo

è che speriamo di aprire la vostramente e il vostro potenziale facendoin modo che vi rendiate conto chenon esistono “punti di pressione”nello studio del Kyusho. Sonostrutture anatomiche (strutture fisichereali, no punti o linee immaginarie osupposte) e possono essere attaccateper causare meno danni e alterare lefunzioni f isiologiche. O che conl’aumento di forza provocheranno piùdanni e mal funzionamenti fisiologici.Perciò, quelli che di voi Artisti

Marziali non lo avete mai fatto, che nonavete mai creduto ai punti di pressione,avevate ragione (in parte). Il Kyushonon tratta, ne trattava di punti dipressione per le scuole antiche, trattadi zone nelle quali si può accedere piùfacilmente a una struttura anatomicareale che aumenterà drasticamente ilsuo potenziale effetto sull’avversario (equesto è molto più semplice daottenere in una applicazionecombattiva reale). Perchè il Kyusho è REALE.

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Panantukan Concept – L’Arte della lotta senza limiti del SAMI

Insegnare bene – Capirne la complessità

“Il corpo è un’arma” è il principio fondamentale del Panantukan. Può sembraresemplice: non vi focalizzate sulle armi che potete realmente vedere, usatesemplicemente le vostre armi corporee. Anche se questo non è così facile come pare.Ci sono infiniti modi di usare le braccia, le gambe, la testa e il corpo. Il Panantukan liutilizza e li insegna tutti.

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i sono 13 movimenti possibili per manipolareil braccio destro dell’avversario e altri 13 peril braccio sinistro, naturalmente, e un numeroincalcolabile di combinazioni di spostamenti,calci, pugni e prese da praticare. Unpraticante al quale si insegna un solo

movimento alla volta, probabilmente avrà bisogno didecenni per sviluppare un sostanzioso repertorio ditecniche. Per questo motivo, insegnare le applicazioni nonè l’unica via per insegnare il Panantukan Concept. Leapplicazioni, l’allenamento dei pugni e il combattimentosono solo parte di un tutto, come lo sono altri esercizi. Gliesercizi, le catene e sequenze di movimenti sonoanch’esse molto importanti. Compongono una solida baseper far si che l’allievo apprenda, si evolva e pratichi.

Insegnamento delle basiPartiamo dal principio. Il gioco dei piedi è la prima cosa.

È ciò che sostiene tutto il sistema. Un goffo footworkrovinerà almeno due terzi delle tecniche. Non bisognaneppure ignorare che quindi i movimenti non saranno nefluidi, ne dinamici. Pertanto è chiaro che la prima cosa che

l’allievo deve imparare e comprendere, sono le posizioni egli spostamenti dei piedi corretti. In tutti i seminari di SAMIInternational, così come nelle lezioni regolari si insegnaanche come esercizio per le persone – attraverso semplicicomandi per muoversi o esercizi speciali per il footwork –che contengono molte combinazioni possibili del gioco dipiedi, o con pugni e applicazioni facili. La difficoltà delleapplicazioni sarà, ovviamente, più elevata ai livelli piùavanzati. Di norma i livelli si basano l’uno sull’altro,pertanto un praticante, diciamo, di l ivello 4 devepadroneggiare i livelli 1, 2 3 3. Perciò ha molto sensoincludere anche esercizi di base per i livelli superiori.

Pratica di tecniche ed eserciziGli esercizi sono sequenze di movimenti che si possono

ripetere diverse volte. Le applicazioni singole si sostituisconocon sequenze di movimenti che consentono agli allievi direalizzare tante ripetizioni in ciascuna lezione, molte di più diquelle che potrebbero fare se praticassero i movimentiseparatamente. Noi distinguiamo i seguenti tipi di esercizi:

Esercizi di scambio: entrambi i compagni lavorano,usando sequenze di movimenti identiche o differenti.

C

“Gli esercizi sono sequenze di movimenti che sipossono ripetere diverse volte.

Le applicazioni singole si sostituiscono consequenze di movimenti che consentono agli

allievi di realizzare tante ripetizioni in ciascunalezione, molte di più di quelle che potrebbero

fare se praticassero i movimentiseparatamente”

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Esercizi d alimentazione: la compagno A lavora, ilpartner B “alimenta” i l compagno A che si muove.Supponiamo che qualcuno voglia praticare movimenti didifesa. È compito dell’altra persona alimentare il praticanterealizzando una serie di attacchi, per cui quest’ultimo puòpraticare la difesa. I ruoli possono invertirsi.

Catene: le catene sono sequenze di tecniche che sipraticano con un compagno che permetterà di venireutilizzato come un “attrezzo da allenamento” per, adesempio, catene di afferraggi.

Una volta che i praticanti saranno padroni degli esercizi,determinati movimenti possono essere estrapolati e usati inuna applicazione. Per esempio: un afferraggio, che eraparte di una catena di prese, si integrerà con un attacco daparte del partner (Jab, haymaker) e sarà finalizzato con unaproiezione. Jab/haymaker => Parata + presa + proiezione.Praticare gli esercizi fornisce al praticante un gran numerodi tecniche. La parata del nostro esempio può esserefacilmente sostituita da un’altra, tuttavia, l’allievo non deveimparare nuove tecniche. Gli allievi sono in grado diapplicare 12 afferraggi da una catena di prese in 12 esercizidifferenti. Ovviamente, gli esercizi e le applicazionidiventeranno più lunghe e difficili ai livelli più alti. L’eserciziodi livello 1 può avere solo 6 movimenti, ma quello di livello 4può arrivare ad averne 24.

Da grezzo a raffinatoGli esercizi sono un buon sistema per supportare gli

allievi nel loro addestramento. Gli esercizi si ripetono confrequenza per permettere loro di consolidare le rispettiveconoscenze. Una volta che hanno capito le sequenze deimovimenti, ha senso porre maggior attenzione nei dettagli eperfezionarli nel tempo. Se i praticanti prima imparano epraticano una sequenza, possono essere carenti diprecisione nella postura, nella dinamica, nelle prese e nelleleve corrette. Queste lacune devono essere lavorate passodopo passo per rendere l’esercizio veramente efficace e perconsentire che essi applichino le tecniche con la dovutapulizia. Fare semplicemente i movimenti nell’ordine giustonon è l’obbiettivo dell’esercizio. Anzi, non ha troppo sensospiegare ogni cosa nei dettagli. Quasi nessuno sarebbe ingrado di andare avanti, la frustrazione sarebbe inevitabile.

Principi e concettiI Sistemi di Combattimento Tattico SAMI si basano su

principi e concetti che si possono trovare in ogni tecnica eapplicazione. Gli allievi procederanno nell’imparare ognivolta altri principi. Più avanzati saranno, più dovrannoessere capaci di applicare in maniera indipendente i principie i concetti del sistema. Questo darà loro una graduale eglobale comprensione del sistema. A livello di istruttori nonpossiamo fare lo stesso senza trattare i principi del sistemadall’inizio. Le lezioni ch vengono date agli istruttori, peresempio, nei seminari intensivi, comprenderanno ilpanorama generale del sistema dal primo minuto.

L’insegnamento in livelliI nostri allenamenti si svolgono su vari livelli allo scopo di

offrire agli allievi le lezioni tanto richieste e promosse. Ciascunpraticante ha l’opportunità di allenarsi con diversi compagni divari livelli e sviluppare le proprie tecniche e capacità.Immaginate un gruppo in cui i praticanti di tutti i livelli siallenano insieme. Alcuni possono essere tesi, altri annoiati. Maci sono delle eccezioni, come la pratica del combattimento, lapratica del footwork o le applicazioni generali che sonoimportanti per tutti i praticanti, indipendentemente dal suo

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livello. Gli allievi avanzati possono alzarel’intensità e la dinamica e generaremaggiori effetti nell’addestramento pertutti.

Essere un istruttore!Abbiamo risvegliato la vostra

curiosità? Volete insegnarePanantukan Concept? Bene, offriamoformazione intensiva per istruttori inmaniera regolare. Gli istruttori

internazionali SAMI avranno un saccodi nozioni e capacità necessarie perpotersi presentare come istruttoriqualif icati. I Gradi di istruttori sidividono in vari livelli, anche, dal Capodi un Gruppo fino al MaestroIstruttore. I corsi istruttori si svolgonosu diverse giornate e abbracciano silo sviluppo delle qualità individualiall’interno del sistema che le abilitàdegli istruttori. La durata dei corsi puòvariare, a seconda della dedizione,

delle capacità e delle precedenticonoscenze di ciascuna persona.

Per maggiori informazioni, visitate:HYPERLINK:" h t t p : / / w w w . p a n a n t u k a n -

cocncept.com" www.panantukan-cocncept.com

Foro di Thomas SuchanekTesto di Irene Zavarsky, Irmi Hanzal,

Peter Weckauf, Thomas Schimmerl

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Tutti i sistemi hanno dei limiti e quando devi passare da un sistema a un altro, devi imparareun’altra Arte e questo è ciò che il Kapap cerca di evitare. Questo è il Kapap, combatterefaccia a faccia, un ponte tra i sistemi. Il suo fondatore ha coniato una frase il cui concettoviene impiegato da altri stili di arti marziali tradizionali: “Non portare con te un’arma, sii tustesso un’arma”. Se la tua mente, il tuo spirito e il tuo corpo sono l’arma, tu sarai un’armaugualmente efficace come quelle che puoi portare con te. Questo DVD della “Avi NardiaAcademy”, tratta della connessione tra la “vecchia scuola” di Arti Marziali e il moderno CQB(Close Quarters Battle). L’esperienza come comandante nelle IDF (Forze di Difesa di Israele)e come ufficiale istruttore della principale unità antiterroristica israeliana, hanno insegnatoa Nardia che coltivare la mente e lo spirito del guerriero è prioritario rispetto al meroallenamento del corpo. Tra gli altri, studieremo la sicurezza con le armi, i convincentiparallelismi tra lo Iaido e l’adeguato maneggio di un’arma da fuoco. Le armi da fuoco sonoquanto di più all’avanguardia in fatto di armamento individuale, ma non sfuggono all’eternasaggezza e alla logica della vecchia scuola. Esercizi di allenamento adattati dal BJJ, esercizidi disarmo e condizionamento intelligente del corpo tramite addestramenti adeguati, conspiegazioni sui benefici e le relative precauzioni. Un DVD educativo, ispiratore, rivelatore,raccomandato ai praticanti di tutti gli stili, antichi e moderni.

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Le arti marziali filippine possiedono la giusta fama di lavorare con efficacia le armi piùsvariate. Dai bastoni, fino al coltello, da esse deriva una concezione pratica del combattimentoche pochi, come l’autore di questo libro, Frans Stroeven, sanno spiegare così bene.Frans è olandese e in quanto errante e viaggiatore, come il mito classico, ha saputo durante

gli anni riunire le informazioni dalle fonti originarie, per darle quella svolta moderna epragmatica che hanno reso il suo sistema, un punto di riferimento a livello internazionale tra iseri studiosi di Eskrima.Questo libro mette insieme tutta questa informazione includendo capitoli che spiegano dai

classici delle Arti Filippine come il Gran Maestro Canete, a riflessioni sui sistemi combinati chelo stesso autore conosce molto bene, come il Wing Chun. È tuttavia la ricerca dell’efficacia incombattimento, l’asse centrale che domina questo testo. Un’efficacia che ha portato questomagnifico istruttore a insegnare a gruppi di forze dell’ordine come la polizia del Brasile o delleFilippine.Questo è un libro per gli appassionati delle arti da combattimento pratiche, e un magnifico

riferimento per tutti gli studiosi delle arti del sudest asiatico in generale. Il testo è condito diinteressanti consigli pratici sul combattimento che richiameranno l’attenzione di tutti glistudiosi, però essendo scritto in maniera diretta e semplice, anche i principianti potrannoapprezzarlo.

Alfredo Tucci

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Andreas Hoffmann: Wow Maestro,le ha 67 anni di esperienza nel BJJ.Può raccontarci alcuni aneddoti deituoi primi anni con la famigliaGracie? E parlarci del tuo primocombattimento?Flavio Behring: Un giorno mi recai

all’Accademia e Joao Alberto Barretomi stava aspettando. Mi disse chedovevamo combattere. Mi sorprese chenessuno portasse il kimono eccetto io.Domandai: “Quanti al l ievicombatteranno?” - ““Solo tu, tucombatterai” Allora chiesi: “Checombattimento? Come?” Joao Albertobarreto replicò: “Semplicementecombattere”. – “Chi è l’avversario?” –

“E’ una Cintura Nera di Judo”. A queitempi avevo 14 anni e per me era moltodifficile salire sul ring. Ero impaurito estavo tremando, volevo andarmene acasa. Ma Joao Alberto Barreto insistettenel farmi combattere. E quindi miritrovai l ì sul r ing. Carlos Gracie,l’anziano, era l’arbitro. La Cintura Neradi Judo mi si avvicinò e mi proiettò unavolta, dopo un’altra, tre, quattro, cinqueproiezioni, ogni volta che mi rialzavo miproiettava di nuovo e alla f ine miimmobilizzò. Ricordo un dettaglio diquell’allenamento, quando lo tenevo inuno strangolamento e lui svenne. Andaial mio angolo e me ne volevo giàandare. Ma Carlos Gracie disse “No,

combatti un’altra volta”. E due minutidopo il judoka era pronto a combattere.Successe la stessa cosa, una, due, treproiezioni, poi l’immobilizzazione KesaKatame, allora gli portai lo stessostrangolamento e lui svenne, con CarlosGracie che mi diceva di nuovo che luistava dormendo. Alla fine mi alzai,Carlos mi sollevò la mano e disse:“Questo è Gracie Jiu Jitsu”. Quella erala maniera in cui andavano le cose aquell’epoca.

A.H.: Sorprendente, allora tu faiparte della sfida dei Gracie. E’ veroche erano pronti a combattere inqualsiasi momento?

Intervista: Flavio Behring, por Andreas Hoffmann, Christoph FußFoto: Gabriela Hoffmann

E’ qui con me all’accademia di Bamberg, Germania, ilGran Maestro Cintura Rossa di JIu Jitsu BrasilianoFlavio Behring, ed è un onore per me poter intervistarequesta leggenda. Nel 1947 all’età di 10 anni, il GMFlavio iniziò a prendere lezioni private da Helio Gracie aRio de Janeiro, cercando un’attività salutare persconfiggere la sua asma. Alcuni anni dopo, Helio Gracieincaricò Joao Alberto Barreto di coadiuvarlonell’insegnamento a Flavio Behring all’AccademiaGracie di Rio Branco, dove condivise il tatami conCarlson Gracie, Heligio Vigo, Waldemar Santana emolti altri.

Grandmaster Flavio Behring:“I miei primi anni con la famiglia Gracie”

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F.B.: Si, e c’è un altro aneddoto: Carlson Gracie eJoao Alberto Barreto una volta rimasero a dormireall’accademia. D’improvviso squillò il telefono, alle 2del mattino. Era il fratello di Joao Alberto che glichiedeva di combattere contro uno stranierocorpulento chiamato “Messik”. Messik diceva che erain grado di sconfiggere chiunque. Chiamarono HelioGracie e il sottoscritto per unirsi a lui e andammoinsieme al luogo designato, dove Joao Alberto Barretosottomise il ragazzo. Poi qualcuno ci sparò addosso eferì Joao Alberto Barreto. Così funzionavano le coseallora.

A.H.: Ci potresti parlare del tuo primocombattimento di Vale Tudo?F.B.: Una volta durante un allenamento, Helio

Gracie mi disse: “togliti il Kimono e vieni con me”.Lo seguii fino a un Dojo in cui dovetti combatterecontro un praticante di Capoeira. Domandai al mioMaestro cosa dovevo fare l ì . Lui mi r ispose:“Quest ’uomo mi ha sf idato e adesso tu devirappresentarmi”. Avevo 16 anni e avevo molta paura,così tanta che sottomisi quel ragazzo in diecisecondi… Saltai sopra di lui, ma Helio mi tirò via e

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mi disse: “Fermo, fermo!, Non va bene, se i venuto acombattere, così è troppo veloce.” Così mi costrinse acombattere un’altra volta, ma fu ancora più facile perché ilragazzo era già distrutto emotivamente.

A.H.: Allora Helio Gracie credeva in te?F.B.: Per tutta la mia vita accanto a Carlos ed Helio Gracie,

essi hanno sempre avuto fiducia nei loro allievi, molta fiducia,loro credevano davvero in noi. Ci dicevano regolarmente: “Ok,abbiamo un avversario per te, adesso vai a combattere!”. Possodirti che abbiamo vinto il 99 per cento degli incontri.

A.H.: E lo stesso Helio Gracie viveva seguendo il suocredo, essere pronto in ogni momento, in ogni posto?F.B.: Oh si, Helio dimostrava sempre di vivere in quella

maniera. Per esempio, una volta combattè contro uno deisuoi allievi, Waldemar Santana. Waldemar aveva 26 anni, eraforte, pesava circa 82 kg. Io di solito mi allenavo con lui eaveva un collo davvero forte. Un giorno un giornalista chiesea Waldemar di lasciare la sua palestra, per lottare per contoproprio e diventare famoso. La prima cosa che il giornalistafece fu di chiedere a Waldemar di sfidare Helio. La polizia nonpermetteva che avvenisse questo combattimento, perciòvenne fissato e cancellato più volte. Un giorno, quando HelioGracie era nel suo ranch, lontano da Rio, suo fratello Carloslo chiamò e gli disse che il combattimento con Waldemarpoteva farsi entro un paio d’ore. Quando Helio Gracie arrivòcon la sua macchina, tutto era pronto per il combattimento,che durò qualcosa come 3 ore e 45 minuti. Io ero lì, moltoemozionato. All’inizio il combattimento era molto eccitante,ma allora in qualche frangente Waldemar si metteva nella suaguardia e rimaneva chiuso. Helio Gracie con i suoi 46 anni e64 kg contro un ragazzo molto più giovane – un suo stesso

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allievo – che pesava 20 kg in più. MaHelio Gracie era deciso e accettò lasfida. Non potei vedere ne sentire ciòche accadde, però me lo hannoraccontato. Helio cercò di alzarsi, maWaldemar era sopra di lu i chechiedeva all’arbitro cosa potesse fare.Questi disse che poteva usare i calci– allora Waldemar diede un calcio aHelio Gracie, il suo Maestro, al volto elo mise KO. Potete immaginarlo? Nonpotevamo crederci , erasemplicemente incredibile e tutti sigettarono sul ring. La polizia che cercava di teneretutto sotto controllo, ma immaginate l’adrenalina chec’era da ambo le parti. A un certo punto CarlsonGracie gridò: “Vengo a prenderti Waldemar, preparati!”e più tardi lo sconfisse.

A.H.: Oh, posso immaginare le intense emozioni cheprovocò a tutti coloro che erano coinvolti. Come tipreparavi per i combattimenti liberi o per quelli di ValeTudo in quel periodo?F.B.: Lascia che ti faccia l’esempio di uno dei migliori

lottatori della Famiglia Gracie, Joao Alberto Barreto:Partecipò a 52 incontri di Vale Tudo che avevano luogoogni settimana e li ha vinti tutti. Durante la settimana ciinsegnava Jiu Jitsu, i fine settimana riposava, i lunedìmattina insegnava all’Accademia Gracie e la sera

partecipava ai combattimenti di Vale Tudo. Ho imparatodal suo esempio che il nostro allenamento di difesapersonale era un allenamento reale, che lo preparava percombattere e vincere. Facevamo molti allenamenti conpugili praticanti di lotta libera. Ma noi non lo facevamo,era solo per divertirci – eravamo chiaramente concentratinel Jiu JItsu.

A.H.: Cosa c’è di etico nel Vale Tudo?F.B.: Oggigiorno è differente, le regole sono differenti.

L’etica delle regole di base di solito era che se colpiviqualcuno era per abbatterlo, non per ferirlo. Oggi,tuttavia, nelle MMA si vedono atleti portare colpi solo conil chiaro intento di fare danni.

A.H.: Grazie Maestro per la prima parte

Insieme al GM Flavio Behring e alGm Joao Alberto Barreto, una dellefigure più importanti nella comunitàdel BJJ e arbitro di prima categoria

della UFC.Nell’intervista, Flavio Behring

parla spesso di lui.

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dell’intervista. È fantastico avere informazioni di primamano sugli inizi del Gracie Jiu Jitsu Brasiliano. E grazieper il tuo appoggio e per aver portato il metodo Behringdi BJJ qui in Germania. Da 10 anni visiti la mia accademiadue volte all’anno e sono orgoglioso di essere diventato

una Cintura Nera con te. Chiunque desideri unirsi alnostro team e per imparare ed insegnare è il benvenuto,contattatemi direttamente a: HYPERLINK:"http://www.weng-chun.com" www.weng-chun.com

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POLIZIA E ARTI MARZIALIÈ davvero difficile sapere la quantità di “ego” che si cela

nella comunità delle Arti Marziali. Con la possibile eccezionedi atleti professionisti, stelle del cinema e altri artisti e politici,

gli Artisti Marziali occupano un posto molto alto nella scaladella percezione della propria importanza. Perciò, quasi mai si

potrà convincere un istruttore di Arti Marziali (soprattuttoun Maestro” o un “Gran Maestro”!) che non è qualificatoo capace di insegnare tattiche difensive alle forze dipolizia. Infatti, se nella prossima riunione di eminentiistruttori, come il galà della Hall Of Fame, qualcuno

dicesse qualcosa del genere, potreste vederequanto poco tempo impiegherebbe a

mettersi in una situazione sgradevole. Lamaggior parte, accecati dal loro ego,

non possono ne vedere neaccettare la verità. Alcuni, dentrodi se, conoscono la verità, ma,per proteggere il loro ego non

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lo ammetteranno mai. Da molto tempo,questo triste stato di cose sta influenzandonegativamente la relazione, già complicata,tra gli istruttori di Arti Marziali e quelli diPolizia. Quindi, mettiamo l’ego, i deliri el’ingordigia da una parte e esaminiamoonestamente la discussione con gente che èvicina alle Arti Marziali.“Le Arti Marziali sono state create per il

combattimento fisico: nel campo dibattaglia, in casa, per strada, su unamontagna o su una spiaggia…chedifferenza fa?”

LA MIA RISPOSTA: C’è una grandifferenza! Sono certo che nonaccompagnate i vostri figli a scuola su unaFerrari di Formula 1 e naturalmente, nonandreste a caccia di conigli con un RPG.Allora, perché credete che tutte le strategiee le tecniche di combattimento siano“giuste” per il lavoro della Polizia? Nelvasto arsenale di tecniche delle ArtiMarziali, senza dubbio ce ne sono alcuneche sono adeguate per i l lavoro dellaPolizia, però la maggior parte di esse non losono. La vera competenza in questamateria risiede nel conoscere la differenza:quali tecniche di Arti Marziali sono pratiche,efficaci e giuridicamente appropriate per illavoro delle forze di polizia e quali possonoessere modificate per soddisfare le sueesigenze specifiche. I veri esperti sannoche tutti i combattimenti non sono uguali: dinotte o di giorno, sulla sabbia o sulla neve,all’interno o all’esterno, in uniforme o incostume da bagno. Gli ufficiali non solocomprendono le differenze…ma lesperimentano tutti i giorni.

“Sono una Cintura Nera esperta e unistruttore diplomato. Sono perfettamentecapace di insegnare agli agenti di polizia adifendersi e a sconfiggere i criminali”.

LA MIA RISPOSTA: Sono Cintura Neradi cosa? Il conseguimento di una CinturaNera non conferisce a nessuno poterimagici, ne conoscenze i l l imitate. Èsemplicemente una scala per registrare illivello di progresso di un allievo. Quando unorganismo incaricato di far rispettare lalegge è approcciato da un istruttore di ArtiMarziali che si offre per addestrare i suoiagenti, si deve sperare che un funzionariointelligente gli ponga certe domande, tipo:Cintura Nera in che Arte? Quale stile?Quanti anni ha? Da quanto tempo pratica?Da quanto tempo insegna? Ha mai lavoratonelle forze dell’ordine? Dove? Quantotempo? Ha delle referenze, riconoscimenti,testimonianze e raccomandazioni di altreforze di polizia che ha addestrato? Perchécrede che la sua Arte o stile siano adeguatiper il lavoro della Polizia?Forse 30 anni fa, qualsiasi cintura nera di

“Karate” poteva ottenere il posto e molti,disgraziatamente, lo fecero. Ma quei giornisono passati. Gli agenti di polizia sono piùistruiti e informati. Conoscono la differenzatra il Tae Kwon Do e il Krav Maga, o tra laKickboxing e l’Hapkido. Avere solo laCintura Nera o essere un Istruttore, ora nonè più sufficiente. È necessario insegnare losti le “giusto” e avere la “giusta”conoscenza e esperienza per essereaccettato e rispettato dalla comunità deipoliziotti.

“Io sono (o sono stato) un campione cheha vinto molti combattimenti e di certoposso insegnare agli agenti a vincere per lastrada”.

LA MIA RISPOSTA: Parla sul serio?Equiparare lo sport con il lavoro di unpoliziotto sarebbe come paragonare unabicicletta con una Ducati! La competizionisportive (anche i combattimenti di MMA

Combat Hapkido

FBI

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più duri) hanno regole, arbitri, limiti ditempo, categorie di peso e l’ultima voltaho dimostrato che questi non sisvolgono mai per la strada, nell’oscuritàe con ogni t ipo di arma. Anche sel’istruttore è (o era) un vero campione diArt i Marzial i , usare quello comereferenza o come una “qualifica” dicompetenza per istruire gli agenti dipolizia, è ridicolo, poco professionale esi tradurrebbe immediatamente in unaperdita di r ispetto e credibi l i tàdell’Istruttore stesso agli occhi deifunzionari di polizia.

“L’allenamento delle Arti Marziali aiutaad avere disciplina, fiducia in se stessi,una buona condizione fisica,autocontrollo e altr i benefici molto

importanti, che sono ri levanti econsigliabili nel lavoro della polizia”.

LA MIA RISPOSTA: E’ ovvio! E io miauguro che ogni ufficiale di polizia delmondo scelga l’allenamento delle ArtiMarziali come sua attività favorita. Senzadubbio l’aiuterà, perché aiuta tutti coloroche la fanno. Questo si, ma non bisognaconfonderlo con l’addestramento alletattiche difensive specializzate concepiteappositamente per il lavoro della polizia.Sebbene si potrebbe dire che “qualsiasiallenamento di qualsiasi stile è meglioche nessun addestramento in assoluto”,potrei rispondere che l’allenamento incerte Arti e/o Stil i, per gli agenti dipolizia, è in realtà peggio che niente,perché essi acquisiranno posture,

tecniche e atteggiamenti che sono inutilie persino pericolosi quando svolgono illoro lavoro, anche se tutti sanno che lasotto-valutazione o l’eccesso di reazionepotrebbero causare gravi conseguenze,probabilmente anche mortali per ipoliziotti. Per questo, la loroinformazione non può limitarsi al fare“Arti Marziali”, ma deve essere fare“Tattiche difensive” concepitespecificamente per il loro tipo di lavoro.

“La mancanza di addestramentoadeguato e di abilità tattiche difensive sitradurrà in più ferite per gli agenti e pergli individui che devono fronteggiare. Ciòavrà come conseguenza un aumentodelle spese mediche e di dispendiosicontenziosi legali”.

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LA MIA RISPOSTA: Questo è pocoma sicuro! Le spese mediche per itraumi patiti dagli ufficiali (a anche daicriminali!), le difese legali (la definizionedi accordi legali), il tempo perso, lacattiva pubblicità, appannano l’immaginepubblica dei corpi e sono conseguenzetangibili e dirette del fatto che certifunzionari sono carenti del necessarioaddestramento nelle tattiche difensive amano nuda. È importante citare, aquesto punto, una statistica moltoimportante che tragicamente einequivocabilmente dimostra lamancanza di informazioni sulle tattichedifensive (e la necessità di queste!): il60% degli agenti assassinati conun’arma da fuoco, hanno subito il colpodalla propria pistola! Abilità, conoscenza,competenza e fiducia in se stessi,migliorano drasticamente laprofessionalità e la sicurezza negli agentie moltiplicano di parecchio il valore delmodesto costo di investimento.

“La mancanza di abilità nelle tattichedifensive a mani nude degli agenti,condurrà inevitabilmente a un usoimproprio e ingiustificato di armi dafuoco e di altre armi”.

LA MIA RISPOSTA: Naturalmente espesso con conseguenze drammatiche!In un confronto pericoloso, pauroso,pieno di adrenalina, il funzionario faràaffidamento sul proprio addestramento,e se è carente in un ambito, peresclusione ricorrerà ad altri mezzi per farfronte alla situazione. La mancanza diabilità è di solito accompagnata dallamancanza di f iducia in se stessi…Adesso aggiungete al tutto la paura, lostress e la confusione! E ovviamente ci

aspettiamo, o meglio, pretendiamo cheun essere umano prenda decisioni in unafrazione di secondo in quelle condizioni!Non una decisione qualsiasi…ma quellagiusta, ragionevole, la decisioneadeguata, quella perfetta, ogni volta…Se come società ci aspettiamo ciò dainostri ufficiali di polizia, non è giusto,logico, non è nostro compito metterli adisposizione tutti gli strumenti possibili?Non dovremmo investire di più nel loroaddestramento? Non dovremmostanziare dei fondi perl’equipaggiamento, non solo per ciò cheriguarda la tecnologia, ma anche in fattodi esperti e professionisti per offrire loroun eccellente allenamento sulle tattichedifensive? Un area che, a mia opinione, èsempre stata trascurata.

RiassumendoAbbiamo passato in rassegna

entrambi i lati di questo argomento inmaniera corretta ed equilibrata. Credoche un giudice darebbe un verdettounanime a favore di un programmaperiodico permanente, competente, diaddestramento alle tattiche difensive peragenti di polizia. Tuttavia, la chiave è chedeve essere il programma GIUSTO! Cosìcome molti istruttori di Arti Marziali,vorrei offrire i miei servigi a gli organismiincaricati di far rispettare la legge. Nonsolo perché è un buon business e portaprestigio all’istruttore, ma anche perchécredo veramente che io possaproteggere gli ufficiali e questo è unbene per la comunità. Mi sentivo ingrado di farlo dopo aver passato 20 annia lavorare in questo campo in svariatiposti. Ma ero cosciente che i l miomateriale di “Arti Marzial i” era

abbastanza tradizionale e rivoltoprevalentemente al mercato “civile”. Cosìcon l’aiuto di alcuni dei miei allievi,poliziotti veterani con molta esperienza,ci siamo proposti di creare un nuovoprogramma speciale di Tattiche Difensivemoderne, pratiche ed efficaci, progettatoappositamente e solo per gli agenti dipolizia. Dopo 3 anni di ricerca, analisi eapplicazioni, alla fine abbiamo capito diaver strutturato correttamente il nostroprogramma e nel 1998 è nato l’ISTITUTOINTERNAZIONALE DI TATTICHEDIFENSIVE DELLA POLIZIA (IPDTI).Anche se il nostro principale propositoera offrire l’addestramento più pertinentee competente per la comunità deipoliziotti, l’altro obbiettivo importante eraeducare, formare e certificare gli istruttoridi Arti Marzial i in questo ambitoprofessionale così specifico.Dalla definizione del IPDTI ci siamo

occupati dell’addestramento di migliaiadi ufficiali in 18 paesi del mondo eabbiamo certificato più di 300 istruttori.Abbiamo ricevuto decine di lettere diriconoscimento, omaggi eringraziamenti. La cosa più importante èche abbiamo ricevuto numerose letterepersonali di uff icial i , che ci hannoringraziato e dimostrato che il nostroallenamento li ha aiutati a prevenire feritegravi e in alcuni casi anche a salvare leloro vite. E per noi, questa è la piùgrande ricompensa! L’ IPDTI hadimostrato che gli istruttori di ArtiMarziali possono lavorare con le forze dipolizia offrendo loro una importante epreziosa collaborazione. Basta farlosemplicemente in modo corretto.Potete visitarci su:HYPERLINK "http://www.dsihq.com"

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Alla fine del XVII secolo, nelle pianure della Pampa Argentina, frutto del miscugliodi culture e razze, fa la sua comparsa la figura del gaucho. Vive a cavallo, avvolto dalpopolare poncho (un mantello con un’apertura al centro).

SCHERMA CREOLA: L’ARTE DEL PONCHO E DEL FACÒN

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Scherma creola, l’arte del Poncho e del Facon

Fine del XVII secolo, Sudamerica; nella PampaArgentina nasce una nuova razza, il Gaucho,miscuglio tra l’indio e il creolo e con lui una nuovaarte guerriera, la scherma creola.

Però, che cos’è la scherma creola?

E’ l’arte del combattimento con il poncho e ilcoltello. Aveva le sue regole e valori, era un fattodi virilità, c’era rispetto e si combatteva unocontro uno. Comprendeva tecniche eaddestramento, tra cui il Visteo. In esso sicombatteva con un bastone sporco di cenereestratto dal fuoco, tra il gioco e la realtà, poichéun creolo che si rispettasse era senza dubbio

Arti Etniche

Questa figura, magnificamene descritta nel “Martin Fierro” di JosèHenrandez, un poema epico in versi, acquisisce identità di natura etradizioni culturali proprie. Tra queste, l’uso del facon e del poncho comearmi e le “boleadoras”, un attrezzo preso dagli indios, che consiste in trepietre ricoperte di cuoio e unite da tre corde generalmente fatte di cuoiointrecciato e che si fanno roteare da una delle estremità per poi esserelanciate, raggiungendo lunghe gittate per colpire le prede o attorcigliarleal loro corpo quando vi entrano in contatto.Vi introduciamo al personaggio e alle arti del Gaucho in un articolo

eccellente, da parte di chi è dedito al giusto compito della loroconservazione e diffusione dall’Argentina.

Alfredo Tucci

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bravo nel taglio, costume che ancorapermane, nel quale mi piace vedere come imiei figli ancora ci giochino, “visteando” nelbel mezzo di un asado. Si giocava al Visteo inun’area che veniva delimitata, il campo, dallaquale non si poteva uscire. Le sfide nelcampo e il loro movimenti la distinguevanodagli altri tipi di scherma di coltello, doveprevaleva l’onore.

Il coltello che si usa in duello si chiamaFacòn, ma si poteva anche usare una daga.Questo coltelli in genere erano fatti con scartidi spade o baionette e la lunghezza dellalama non era inferiore ai 35cm, arrivando finoa 80 nel caso del “Facon caronero”.

Il poncho, è un rettangolo di tela che puòessere fatto di alpaca, vigogna, ecc., con unorifizio nel mezzo. Non solo ci accompagnanelle fredde notti, ma anche neicombattimenti e, aggiungo una curiosità, eraparte ufficiale del primo reggimentodell’esercito patriota. Nel duello si vedearrotolato al braccio sinistro. Eraun’eccellente protezione e una tremendaarma difensiva di distrazione. Con il tempo sisono perfezionate le tecniche di poncho,come il “flecazo”, la “manteada”, ecc.

“Il facon serve sia per aprire un bovino cheper chiudere una discussione”

(Detto popolare argentino)

Parlando del gaucho, questo personaggiocontroverso, venne usato per combatterecontro gli spagnoli, gli indios o il nemico diturno. Sempre perseguitato, uomo semplice esincero, eccellente cavaliere, abile con i suoistrumenti da lavoro, il coltello, il lazo e leboleadoras, non è amante delle armi dafuoco, ha sempre preferito le lame, infatti,c’era più onore nei duello, raramente sicercava di uccidere a tutti i costi,semplicemente concludeva una dispita conun “barbijo” (taglio sulla guancia) o un“Planazo” (colpo assestato con l’impugnaturadell’arma alla testa), lasciando l’avversariomalconcio ma vivo e se scappava la mano, simetteva fine alla vita del miserabile…Unaspecie di eutanasia, “fare un’opera santa” sidiceva.

“Cadendo in un qualche abisso,più che la spada e la lancia,

serve di più la fiduciache l’uomo ha in se stesso”

Josè Hernandez (Martin Fierro)

Altre armi facevano parte dell’arsenale delGaucho, le boleadoras, arma di origineindigena, semplicemente tre palle unite dacinghie di cuoio. Un’arma da lancio chemaneggiava con maestria, che decimò le filadegli esercit i reali nelle guerre diindipendenza, insieme alla “chuza” (lancia perchi parla spagnolo) che è stata l’arma ufficiale

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Arti Etniche

nell’esercito del Generale Don Josède San Martin.

“Le armi sono necessarie,ma nessuno sa quando,

così se stai passeggiando,e soprattutto di notte,devi portarle in modo

che estraendole, lo si facciatagliando”

Josè Hernandez(Martin Fierro)

E il tempo è passato…Agli albori del XX secolo, tempo di

disfide, guappi e malfattori, lascherma creola era sempre in auge, avolte invece del poncho si portavauna mantell ina, ed era semprepresente il facòn, la daga, il “verijero”o “flyingo” (modelli differenti di coltellicreoli), non mancavano i pretesti persguainare l’arma, bastava poco, unadonna, una parola di troppo, perconcludere le dispute con un duelloin cui un taglio sulla faccia, o“barbijo”, sanciva la f ine delcontenzioso.

“La sua speranza è il coraggio,La sua guardia è la precauzione,

Il suo cavallo è la salvezza,E cammina con la sua insonnia,Senza alcun riparo oltre al cielo, Ne altro amico oltre al Facòn”.

Josè Hernandez (Martin Fierro)

Oggi come oggi, la scherma creolaè ancora presente nei vi l laggidell’ interno dell’Argentina e nonmanca mai una sfida di coltello neirodei e nelle feste folkloristiche, uncostume difficile da sradicare; vienevissuta anche nella realtàpenitenziaria, dove i reclusicontinuano a regolare le lorocontroversie, ma ora con la faca e lacoperta e conservando le stessenorme, come il “planazo”, il colpoinferto con l’impugnatura del coltello,

dando per finita la contesa, dovecolui che la perde non se la passeràmolto bene; il gaucho lo infliggeva algrido di “Che Dio ti protegga!”

“Raramente uccide il paesanoPerché tale istinto non possiede

Il duello creolo se avvieneE non muovendo nemmeno un

passo,fa capire che non è zoppo

e che il combattere lo intrattiene”Atahualpa Yupanqui

Un’altra realtà è la pratica di questadisciplina che realizza Jorge Prina,che diffonde e insegna schermacreola, con le tecniche antiche, conuna sorta di revisionismo storico,arrivando fino alla pratica conallenamenti e competizioni aperte dicombattimento con coltel lo. Siutilizzano diversi tipi di arma, comecoltelli verijeros, facon e caroneros,nella mano destra e sinistra, i lponcho, dove ci sono svariatetecniche, come disturbare la visionecon le frange, il flecazo, o deviare lamano armata con quella che vienechiamata la “manteada”, che comedifesa è eccellente. Quando il ponchoè arrotolato all’avambraccio, nonpermette che si arrivi a tagliare lapelle.

Ora realizziamo i “Visteos”(sparring) con coltelli di legno. In essosi svelano un ventaglio di tecniche esi apprezza l’abilità dello schermitore.

“Te lo indica la zanna, PotrilloIn più te lo dice un vecchio bovino

Non lasciare che uomo alcunoTi prenda il manico del coltello”

Josè Hernandez (Martin Fierro)

Un’altra attività è il maneggio delleboleadoras, dal lanciarle con lediverse varianti al le gambe, pertrascinare la preda, l’uomo ol’animale. Un'altra variante è colpirealla testa o a caduta, come si usava

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Arti Etniche

nelle guerre gauche, dove venivano lanciate in maniera tale che cadendo, la primacosa che colpiva erano le palle.

Le pratiche le realizziamo con diversi bersagli o con boleadoras da allenamento,che non procurano danno. Un’altra opzione che alleniamo è la boleadora comequella usata dai nostri aborigeni, che agganciavano in palla a un piede e le altre unaper ogni mano, iniziando a volteggiarle in un combattimento corpo a corpo. Nellenostre pratiche realizziamo incroci di armi nei duelli di facon e poncho controboleadoras

Il maneggio della chuza (lancia) è originale e assai peculiare. La chuza è la lanciaamericana; possiede una punta di ferro – o può non averla – in genere fatta dibambù ”Colihue”. Ricordiamo che i reggimenti dei lancieri coloniali, risalendo fino alXIX secolo, avevano una tecnica che metteva insieme il maneggio in gruppo, nelledifese e negli attacchi. Al contrario, il creolo la usò in maniera differente, l’indiodella pampa se la legava all’avambraccio per percorrere grandi distanze enell’attesa dell’attacco al forte, aspettavano che si scaricassero le armi da fuocoper entrare in azione con le loro lance…per questo si diceva “andare verso il fumo”,a causa della coltre fumosa caratteristica delle armi dell’avanguardia. Attualmentericreiamo tecniche di lancia portando alla luce un ricco bagaglio di tecniche, dalmulinello alla puntata.

Realizziamo incontri mensili aperti in vari posti, nei quali pratichiamo alla vecchiamaniera i duelli creoli, terminando con piccole competizioni, a margine delle lezioniregolari e dei seminari.

“Un creolo senza coltello è un creolo nudo”(proverbio popolare argentino)

Tutti i popoli del mondo hanno avuto e alcuni ancora conservano le proprie artida combattimento, questa è la scherma creola, arte della guerra argentina.

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Tenendo sempre come sfondo l’Ochikara, “la grande forza” (chiamata e-bunto nel dialetto degli Shizen), la saggezza segreta degli antichi sciamani giapponesi, i Miryoku, l’autore ci sommerge in un mondo di riflessionigenuine, capaci allo stesso tempo di smuovere nel lettore il cuore e la testa, collocandoci continuamente di fronteall’abisso dell’invisibile, come vera, ultima frontiera della coscienza personale e collettiva.

La spiritualità non come religione, ma come studio dell’invisibile, è stato il modo per avvicinarsi al mistero deiMiryoku, nel segno di una cultura tanto ricca quanto sconosciuta, allo studio della quale l’autore si è dedicatointensamente.

Alfredo Tucci, direttore dell’editrice Budo International e autore di un gran numero di titoli sulla via del guerrieronegli ultimi 30 anni, ci offre un insieme di riflessioni straordinarie e profonde, che possono essere letteindistintamente senza un ordine preciso. Ciascuna di esse ci apre una finestra dalla quale osservare i temi piùsvariati, da un punto di vista insospettabile, a volte condito da humour, altre da efficacia e grandiosità, ponendoci difronte ad argomenti eterni, con lo sguardo di chi ci è appena arrivato e non condivide i luoghi comuni con i qualitutti sono abituati ad avere a che fare.

Possiamo affermare con certezza che nessun lettore rimarrà indifferente davanti a questo libro, tale è la forza el’intensità del suo contenuto. Dire questo, è già un bel dire in un mondo pieno di presepi collettivi, di ideologieinteressate e tendenziose, di manipolatori e in definitiva, di interessi spuri e di mediocrità. E’ dunque un testo peranimi nobili e persone intelligenti, pronte a guardare la vita e il mistero con la libertà delle menti più inquiete escrutatrici dell’occulto, senza dogmi, senza moralismi di convenienza, senza sotterfugi.

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Karate

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Ecco f inalmente, edito da BudoInternational, il DVD Wado no I Dori &Tanto Dori, real izzato dal MaestroSalvador Herraiz, 7°Dan, uno dei maggioriesperti di questo sti le a l ivel lointernazionale. Per questo motivo, l’autoreci svela proprio qui le caratteristiche e

l’importanza di questo lavoro in unmomento cruciale della sua vita.

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Karate

NUOVO DVD!WADO NO I DORI & TANTO DORISALVADOR HERRAIZ, 7°DANIl contenuto di questo DVD, che presentiamo adesso,

racchiude una selezione delle tecniche più peculiari delWado Ryu, tecniche che inoltre offrono un’punto di vistainteressante ai karateka di altri stili.In effetti, la scuola Wado possiede un insieme di

tecniche molto importanti denominato Kihon Gumite, maforse le sue caratteristiche lo rendono poco attraente per ipraticanti di altre scuole. Le tecniche di I Doro (difese dallaposizione tradizionale di Seiza, seduto sulle ginocchia suitalloni) e quelle di Tanto Dori (difesa contro coltello) sonopraticate come gruppi importanti in seno al Wado Ryu, mapossono anche essere di grande interesse per karatekaesterni ad esso. Perciò, ho scelto queste tecniche perrealizzare questo DVD, in maniera da renderle interessantiper tutti i tipi di praticanti.Un argomento intrigante che riguarda la comprensione

delle forme tecniche esposte nel DVD, è quello delledifferenze tra le linee tecniche esistenti. Il Wado Ryu è unostile che, come tutti gli altri, ha subito delle variazionidurante la sua storia, tutto all’interno di una “normalità”generata dalle divisioni che per motivi politici sono sfociatepoi in differenti tecniche.Tutti sappiamo che nel Wado Ryu esistono tre grandi

linee tecniche che dobbiamo considerare e rispettare: (1)quella del Wado Ryu Karatedo Renmei – capeggiata daJiro Ohtsuka, il figlio del Fondatore, che a causa della suaetà, nel giro di alcuni anni cederà il testimone a suo figlioKazutaka; (2) quella del Wado Kai (in seno alla FederazioneGiapponese, diretta tecnicamente da maestri veteranicome Toru Arakawa, Hajimu Takashima, Katsumi Hakoishi,Takaichi Mano, Shinji Michihara, Shunsuke Yanagita,

Yasuo Kuranami, Hideho Takagi…), e (3) quella della WIKF,fondata e condotta dal Maestro tatsuo Suzuki, fino allamorte di quest’ultimo nel 2011 e che prosegue con i suoidiscepoli.Tutte queste si auto-conferiscono il titolo di più fedele

agli insegnamenti del Fondatore Hironori Ohtsuka epertanto i suoi insegnamenti più autentici e puri rispetto aquelli di Hironori. Maestri molto importanti affermano “ioho imparato così da Ohtsuka”. Tutto dipende, in realtà, daquando i loro maestri leader hanno praticato con ilfondatore, poiché questo ha continuamente variato esviluppato gli aspetti del suo Wado Ryu fino agli ultimiistanti della propria vita, quindi il tutto è legato dalmomento in cui si sono allenati con lui, per ottenere uno oaltri dettagli tecnici.Riguardo alla Wado Kai attuale, ho notato, per esempio,

che stanno modificando posizioni e i loro nomi cercando

“Senza dubbio l’efficacia èuna cosa molto importante

nelle arti marziali. Tuttavia, se fosse l’unicaimportante e l’obbiettivoprincipale, probabilmenteraccomanderei, in tuttasincerità, un altro genere

di pratica”

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forse “di nascosto” un avvicinamentoad altri stili, per far si che il suo Wadosia più competit ivo nei tornei(obbiettivo basilare della FederazioneGiapponese o della FederazioneSpagnola…).La linea di Suzuki sensei presenta

altre varianti significative. Magari lalontananza dal maestro, stabilitosi inInghilterra ma di matrice giapponese,avrà influito in quel momento su diesse. Per quello ci sarà da considerare,aldilà di simpatie o antipatie, che ilWado del figlio del Fondatore avrebbepotuto essere ritenuto, all’inizio, il piùpuro, avendo mantenuto e assorbito icambiamenti che egli ha realizzato finoall’ultimo. Ma d’altronde, ho anchenotato che a 25 anni dalla morte delFondatore, suo figlio Jiro (e dopo suonipote Kazutaka) hanno anch’essimodificato varie cose. In fondo, forse ènormale così e come tale deve essereaccettato!

Tuttavia, la mia preoccupazione èdata da quei movimenti e peculiaritàche non hanno niente a che vedere connessuna di queste tre linee del WadoRyu e che in alcuni casi, vanno anchechiaramente a scontrarsi con alcunecaratteristiche del Wado, in ognunadelle sue tre linee tecniche. Questo siche mi preoccupa! Ma mi preoccupaancora di più e mi risulta alquantocurioso, il comportamento dellafamiglia Ohtsuka di fronte allo sviluppotecnico e filosofico del suo Wado Ryu.Ho la mia teoria circa le ragionima…non è questo il momento giusto.Sia come sia, il DVD che stiamo

presentando contiene una selezionedi tecniche utilizzate nelle sue tre lineeprincipali. Non si tratta di un video suuna linea precisa, ne pretende diessere più papale del Papa, maesattamente quanto ho già detto, unaselezione delle combinazioni dicoppia più caratteristiche del Wado.

Nuovo video

“Questo lavoroinclude una

decina di tecnichedi I Dori e un’altra di Tanto Dori,

così come i KataSeishan e Chinto,

i più caratteristici dello

stile”

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Tecnica

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D’altra parte, i l Karate ingenerale si trova in questomomento, non solo tecnicamentema soprattutto spiritualmente,molto lontano dal percorso chedovrebbe seguire, dal mio punto divista (e ci ritroviamo soltanto con unpugno di umil i dojo e maestri ingenere distaccati dal mondo esterno,per cui la loro influenza su altri karatekaè assai limitata).Devo confessare, a dir la verità, che

personalmente sono abbastanza stancoe deluso. “Il marinaio che ha perso lagrazia del mare”, non è soltanto uno deiversi di uno dei più famosi racconti delnoto scrittore giapponese Yukio Mishima,che fu protagonista negli anni 70 di unclamoroso seppuku, consapevole che sistavano smarrendo i valori del Giappone. Lafrase, aldilà del contenuto del l ibro diMishima, esprime anche il sentimento che daun po’ di tempo mi pervade, per viadell’atteggiamento di tanti karateka (inclusoalcuni insegnanti).Tutti ci siamo stufati di conoscere e

pronunciare frasi ridondanti sullo spirito ela fi losofia del Karate, ma…agire diconseguenza è “farina di un altro sacco”.Quello si, tutti ci auto convinciamo delnostro comportamento, attaccandoci aquello che ci interessa, invece diriconoscere in molti casi che si agisce alcontrario di quelli che sono i valoriprimordiali del Karate Do.Credo che a questo punto del

cammino tutti sappiamo molto benecosa aspettarsi da un karateka, tutticonosciamo la filosofia e la storia, deldojukun, e bla, bla e bla…, però poi, ilcomportamento nella realtà di tutti igiorni, a mio avviso, lascia alquantoa desiderare. Mi sento invaso

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dalla tristezza e dalla delusione, sentendomi comequel marinaio che perse la grazia del mare…D’altro canto, questo DVD appare in un momento

anch’esso cruciale per il sottoscritto, perseguitato daanni dalle tribolazioni di una schiena e di una colonnavertebrale che mi costringe a fare i salti mortali perconservare un livello decente di efficienza fisica. Nellamia mente da diversi anni, questo DVD dovevo farloadesso, a maggior ragione anche davanti a unaprobabile futura impossibilità. Ora o mai più!Questo lavoro include una decina di tecniche di I Dori

e un’altra di Tanto Dori, così come i Kata Seishan eChinto, i più caratteristici dello stile, e anche Wanshu,uno dei più universali di tutto il Karate. In ogni caso, siè tentato di mantenere il ritmo e la cadenza di unKarate concentrato su una esecuzione tecnicanaturale, come tipico del Wado Ryu, senza ricercare laspettacolarità o lo sfoggio di qualità personali, unKarate, che, come si sostiene storicamente, cerca diessere “Zen in movimento”.Senza dubbio l’eff icacia è una cosa molto

importante nelle arti marziali. Tuttavia, se fossel’unica importante e l’obbiettivo principale,

probabilmente raccomanderei, in tutta sincerità, un altrogenere di pratica. Noi karateka facciamo ciò che facciamo nelmodo in cui lo facciamo, cercando di andare ben aldilà e coluiche qui cerca soltanto una maggior eff icacia incombattimento, forse non vi troverà la sua strada. Anzi: Dicerto questa non è la sua strada.Pertanto, il Karate bisogna intenderlo a un livello superiore,

oltre che come una tecnica di combattimento, anche come unameditazione in movimento. Così come il Budo in generale…

Non si tratta esclusivamente di un sistema dicombattimento. Nel Kyudo, per esempio, i grandi maestrihanno sempre sostenuto che colpire o meno i lbersaglio non era così importante, poiché non eraquello i l punto, ma i l cerimoniale, i l gesto, larespirazione, la concentrazione…e gli effetti che tuttoquello producono in colui che scaglia la freccia, senzapreoccuparsi di dove vada o di chi la riceva.Tecniche come Ryote Dori, Gozen Dori, Zu Dori, Asì

Dori, Te Dori Shotei Zuki, Hiki Otoshi Dori, HijiteKAnsetsu Gyaku Torinage, prendono forma sulloschermo, mostrando l’essenza tecnica chestoricamente ha caratterizzato quella che è la primascuola di Karate prettamente giapponese (il resto diquelle antiche e sviluppate, provengono in realtà daOkinawa). Riguardo alla difesa da coltello, UdegaramiDori, Kotenage Dori, Hikitake Dori, e molte altre,offrono un campionario chiaro di un Karate con unanotevole influenza del Ju Jitsu.

“Pertanto, il Karate bisognaintenderlo a un livellosuperiore, oltre che come

una tecnica dicombattimento, anche come una

meditazione in movimento.Così come il Budo

in generale”

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Ref. 10816Kimono Tai Chi. Grigio

Ref. 10630Kung Fu filettato bianco

Ref. 10610Kung Fu rosso/nero. Cotone

Ref. 10650/51/52Giacca da Kung FuBlu, Nero, Rosso

Ref. 10671Pantalón de Kung Fu. Algodón

Ref. 10632Kung Fu saten negro

con ribete rojo

Ref. 10620Kung Fu Wu Shu. Cotone

Ref. 10820Kimono Tai Chi.

Allenamento. NeroRef. 10830

Kimono Tai Chi.Allenamento.

Bianco

Ref. 10821Pantalone Tai Chi Nero

Ref. 10815Kimono Tai Chi.

Avena

Ref. 11150Giacca Aikido Bianca

Ref. 10611Chaqueta Kung Fu negra. Botones

Negros

KOBUDO

Ref. 10870Divisa bianca da Tai Chi con ricamo

Ref. 10175Ref. 10190

Ref. 10920Kimono Ninja. Nero.

Con rinforzi

Ref. 10910

Ref. 13651

Ref. 13351

Ref. 13311

Ref. 13400

AIKIDO/KENDO/IAIDO

Ref. 11153Giacca Aikido. Bianca.

Speciale "grana di riso".Estate

NINJA/PENJACK SILAT

Ref. 10840Kimono Tai Chi.

Allenamento. Arancio

Ref. 11230Borsa Armatura. Giappone

Ref. 11151Kimono Aikido

Ref. 11145Giacca Kendo.

Tessuto speciale Giappone

Ref. 11141Keikogi.

Ref. 10612Giacca da Kung Fu.

Bottoni bianci. Bianca

Ref. 10831Pantalone Tai Chi Bianco

YOSEIKAN/SHIDOKAN

Ref. 11800

Ref. 10640Kung Fu rojo/negro.

Algodón

KUNG-FURef. 11231Tenugui (fascia)

TAICHI

Ref. 13652

Ref. 11234Cintura "Obi" Iaido.

Bianco o Nero.320cm. x 8 cm.

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Il gruppo KMRED e i suoi partners

Il gruppo di Kravmaga Red, come abbiamo già dettonei nostri articoli precedenti, ha come obbiettivo losviluppo di una difesa personale moderna e realisticasenza restrizioni, costruita attorno a una disciplinacome il Kravmaga, così come ad altre dacombattimento come la Boxe tailandese, inglese ofrancese, completato dall’esperienza dei suoimaestri nella gestione delle situazioni di conflitto.Ma la cosa più importante è che il gruppo non vive

nell’autarchia e non si rintana in un angolo insistendonel credere solo nei propri traguardi. La nostra forzapiù grande è che continuiamo a cercare ciò chepotrebbe essere migliore, senza esitare nelcircondarci di gente proveniente da differenti stili ediscipline. Difatti, molte persone, a parte noi, hannoavuto lo stesso desiderio di ricerca e apertura, ed èimportante essere capaci di scambiare e lavorareassieme per sviluppare degli strumenti chepermetteranno ai nostri praticanti di proteggere laloro integrità fisica o quella dei loro cari.Perciò. Il Gruppo KMRED ha messo in moto da

molto tempo numerosi seminari e interscambi conrelatori dall’esperienza pluriennale negli sport dacombattimento e negli scontri fisici reali.Tra queste persone degne di nota, quest’anno a

Novembre, uno dei pionieri delle arti marziali filippine in

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Francia dal 1985, Didier Trinocque, interverrà perla terza volta davanti agli allievi dei club KMREDdella regione del Sudest. La sua specialità, ilKali Eskrima, consente, se ce n’è bisogno,di comprendere i pericoli che presentano ibastoni e i coltelli in uno scontro reale ecome usarli a proprio vantaggio. Verrà ancheattivata durante la sua visita, unacollaborazione a lungo termine ed egliriceverà il titolo di membro onorario delgruppo KMRED. Sempre a Novembre, nella

regione del Sudest, verrà anche uno dei primispecialisti della difesa personale ad averlavorato l iberamente allo sviluppo di unmetodo di autodifesa adatto al maggiornumero di persone chiamato DIFESA RAPIDA.Si tratta di Vicente Roca. Quest’ultimo, relatore

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abituale nei gruppi di intervento speciale in Francia e all’estero, si allinea totalmente a quel processo di apertura congente esperta che sostiene il gruppo KMRES e l’iniziatore di tutto l’intero progetto, Christian Wilmouth.Ricordiamo che tutte le ricerche che noi o i diversi professionisti

citati in precedenza facciamo, hanno come scopo arricchire uncontenuto tecnico destinato agli allievi e non favorire l’egodi chicchessia.“E’ importante, credo, prestare attenzione a ciò

che insegniamo nella difesa personale, perchècoloro ai quali trasmettiamo la nostraconoscenza potrebbero aver bisogno di usarequello che hanno appreso in una situazionereale e, nella realtà, non c’è posto per lafantasia”.Come parte del nostro approccio allo

sviluppo delle nostre abilità, esiste un’area nellaquale non smettiamo mai di imparare: i lcombattimento!!!

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In tal senso, uno dei nostri relatoriprincipali è un grande specialistanell’allenamento della Boxe Inglese.Annovera tra le sue fila una lunga listadi campioni che ha allenato. GiovanniRocchi è un Coach con la “C”maiuscola, che ha accompagnatomoltissimi campioni nazionali einternazionali e ha saputo integrare laBoxe inglese come base ecomplemento essenziale delle capacitàcombattive dei praticanti del gruppo

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KMRED. I suoi interventi regolariaprono una nuova dimensionenella parte combattiva che èmolto presente nel nostro lavoro.Il gruppo KMRED è in pieno

sviluppo e continuerà a formarsiper tutto il 2015 mettendosicostantemente in discussioneattraverso degli scambicostruttivi con tutti coloro chelavorano per i praticanti, lontanida dispute egoistiche.

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Il DVD "Krav Maga Ricerca e Sviluppo" sorgè

dalla voglia di quattro esperti di Krav Maga e

sport da combattimento: Christian Wilmouth,

Faustino Hernandez, Dan Zahdour e Jerome

Lidoyne. Ad oggi, loro dirigono molti club e

conducono un gruppo di una ventina di

professori e istruttori di molteplici

discipline, dalla Krav Maga alle

MMA, Mixed Martial Arts.

Questo lavoro non è destinato

a mettere in evidenza un

nuovo metodo nè una

corrente specifica di Krav

Maga. Il suo scopo è

semplicemente quello di

presentare un

programma di Krav

Maga messo a fuoco

sull'importanza del

" c o n t e n u t o " ,

condividendo in questo

modo le nostre esperienze.

REF.: KMRED1

Tutti i DVD prodotti da Budo

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mediante un’etichetta olografica distintiva

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Se parliamo di un Tai Chi potente emarziale, non ho conosciuto nessunouguale al Maestro Chen nella suaesecuzione, e quando dico potente,per intendersi, non per quello smettedi essere morbido. L’essenza del Tai-

Chi è il mistero e il paradosso di comeil morbido sconfigge i l duro; un belconcetto che curiosamente tutti possiamointravedere nel le nostre menti, mametterlo in pratica è ben altra cosa. La

classica metafora del bambù, quelladell’acqua…, tutto quello ci è moltofamil iare attraverso la grande

diffusione che la filosofia orientale haavuto in Occidente negli ultimi anni.Però…”tra il dire e il fare c’è di mezzo il

mare”, dice il vecchio proverbio e almomento di passare ai fatti, il piùdelle volte il Tai-Chi non va oltreuna piacevole ed estetica“perfomance”; seducente, si;salutare, senza dubbio! MaArte Marziale, quella che sidice una vera Arte Marziale,amico, quella era solo un atto di

fede, fino a che non ho conosciutoil Maestro Chen!-“I l Tai -Chi è come i l bambù;

quando lo spingi cede, ma quando lolasci andare, esso ti colpisce come un

fulmine”, mi disse il Maestro durante ilnostro primo incontro.

Il suo allievo diretto, Diego Caceres,mi aveva già preavvisato che Chen “eradiverso”. Bene, ci si annoia a sentircidire cose simili in questo nostro piccolomondo…ma stavolta era proprio vero!

Per tutto questo, e dopo il successodel suo primo video sulla forma “YILU”, la principale dello stile Chen, ho

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chiesto al Maestro di scrivere un libro, il libro definitivo per i praticanti di Tai-Chi. Inesso, naturalmente, abbiamo descritto la forma passo dopo passo; però per esserecoerenti con la parte marziale, gli abbiamo richiesto di condividere con voi ciò che nelKarate si conosce come i “Bunkai”, ovvero, le applicazioni che la tradizione proponecome utilizzo effettivo delle tecniche e dei movimenti che si realizzano nell’esecuzionedella forma. La cosa è tutt’altro che una danza! Si rompono braccia, proiettanopersone, colpiscono zone sensibili e tutto ciò attraverso l’applicazione delle chiavi delTai-Chi: il morbido che sconfigge il duro.

Il risultato è eclatante. Un libro con oltre 1000 fotografie a colori, un’autenticaguida completa per lo studio dello stile Chen, che completa il lavoro del video già adisposizione dei lettori di Cintura Nera. Un lavoro del quale tutti in redazione siamoorgogliosi.

Alfredo Tucci

Kung Fu

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Lo stile Chen di Tai-Chi Chuan

Lo stile Chen è lo stile più antico che si conosca edè considerato l’origine del Tai-Chi Chuan. Può essere

definito come il risultato di un sunto di distinte Arti Marziali.Nella sua pratica si raccolgono tecniche di pugno, gomito,spalla, gamba, ginocchio, così come proiezioni, lussazioni,immobilizzazioni, salti, ecc… Esiste un detto popolare alriguardo, che dice che “tutto il corpo sono mani”, vale a

dire molte parti del corpo possono colpire.Le sue origini risalgono alla fine delXIV secolo, nel vi l laggio diChenjiagou in Cina. Fu inquell’epoca che Chen-Bu,considerato il capostipite dellafamiglia Chen, si stabilì nelvillaggio,

anche se in realtàcominciarono a farsiconoscere a partire dalla9ª Generazione conChen Wang-Ting (1600-1680). Chen Fake, 17ªGenerazione, viaggiòdal vi l laggio diChenjiagou a Pechinoattorno agli anni ‘30,dove rese famoso loSti le Chen comeconseguenza del suoalto livello tecnico. Inizialmente c'erano

7 forme che poi furonodiminuite a 2,denominate Yi-Lu edEr-Lu (Pao Chui oforma cannone).Entrambe sicaratterizzano per il fattodi combinare movimentilenti e morbidi, con altr i

rapidi ed esplosivi, sempre nelquadro della continuità tipica del Tai-Chi Chuan. Nella forma Er-Lu esisteun maggior utilizzo di Fa-jing ingran parte dei suoi movimenti. Leposizioni sono basse e moltoradicate al suolo, il che favoriscelo scarico di potenza del Fa-jing.

Il “Chanse-Ching” è il tratto piùcaratteristico dello Stile Chen.Sorge dal principio chiamato“arrotolare il bocciolo di seta” econsiste nel lavoro sulla forza aspirale: i l Chi (energia) sidispiega a spirale dai piedi, dadove ascende lungo tutto ilcorpo fino ad arrivare allemani. Questo movimento aspirale si usa come difesa ocome attacco.

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Grandi Maestri

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La forza originaria del Tai-Chi Chen Il Tai-Chi Chen è uno stile che esplora la fusione di energie opposte e complementari,

una miscela che bisogna controllare. Il praticante di Tai-Chi deve raggiungere la stessanaturalezza e potenza dei movimenti di un neonato. Potremmo paragonarlo al momentodella nascita di un neonato; nell’istante in cui si taglia il cordone ombelicale, si produce lamancanza di ossigeno e sorge la sua prima necessità, ovvero respirare da solo. Inquell’istante si genera una convulsione energetica che percorre il suo corpo e cheprovoca appunto l'atto della respirazione. Quella scossa potente ed indomabile è lastessa che cerchiamo di ricreare con il Tai-Chi Chen: un flusso di energia tale da far inmodo che il corpo si agiti quasi elettricamente, per realizzare da una parte il colpo edall’altra una scarica curativo-energetica del corpo stesso. Nel Tai-Chi Chen, realizzando i movimenti della forma si applica il concetto

precedentemente esposto come lavoro basilare, con costanti movimenti di raccolta odinteriorizzazione dell'energia, per poi immediatamente espandersi e, nel caso,

“esplodere”

nel Fa-jing. Quella stessa sensazione energetica siapprezza anche nel movimento del proprio corpo,che si racchiude in sé stesso per poi aprirsi verso

l'esterno. Allo stesso tempo si realizzano movimentiondulatori, simili alle ondulazioni di un serpente.

Le energie elementari ela circolazione energetica L'uomo risponde alle forze del Cielo e della Terra e

dipende dallo scambio di energia con l’ambiente. Leenergie del Cielo e Terra occupano tutto; disperdendosi siriuniscono, tornando sempre al loro stato iniziale.

Tutto deriva dal Tao, il principio unico edindifferenziato. I l Qi è la forza

elementare, la prima manifestazionedell'origine. I l Qi si polarizzaattraverso due forze: Yin e Yang.

Ogni stato di squil ibrioenergetico genera malessereper due ragioni: per carenza oper eccesso. Nella Pienezza lochiamiamo XU (o Yang) e nelDifetto o Vuoto ZXU (o Yin). L'uomo è un essere chederiva dalle due energie.

Armonicamente emette vibrazioni con i suoimovimenti; questa mutazione permanente e continuanecessita di una somministrazione energetica che lamantenga. Un mezzo per generare quest'energia,parlando in termini marziali, si realizza attraversola via della respirazione e l'altro è attraverso ilmovimento fisico. L'energia Yang espande, laYin contrae; questo è il gioco che dobbiamomantenere nella nostra pratica. Il corpo umano ha due polsi, lo Zhen e il

Du; l'uomo e la donna funzionano con policontrari, la donna ha il polo più deboleall'esterno e più forte all'interno e l'uomoil contrario. Il polo Zhen porta la forzadel sangue ed il Du l'impulso dell'aria. Nella pratica dobbiamo centrare i

Kung Fu

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canali principali di circolazione dienergia corporale. L'energia circola uscendo dal Tan

Tien (quattro dita sotto l’ombelico),dividendo in due il corpo; da unaparte sale lungo il petto verso la testae scende lungo la schiena fino adarrivare al punto Huiyin, e dall’altraesce dal Tan Tien descrivendo uncerchio ed avvolgendo la cintura. Al momento della pratica dobbiamo

fissare la nostra concentrazione e lanostra respirazione sul Tan Tien e

visualizzare questa energia che circolalungo questi due canali, mentremanteniamo una respirazione regolaree tranquil la come i l canto di unuccello.

Le caratteristiche tecniche La pratica del Tai-Chi Chen

c'insegna una tecnica basata,soprattutto, sul movimento di“esplosione” del corpo. Talemovimento fa sì che il corpo giri comeun uragano, spinto da unaconvulsione dai piedi alla testa che,

all'ult imo momento, si manifestacome una sferzata d’attacco alnemico. L'arte dell'attacco è simile al

metodo con cui un'aquila acciuffa unconiglio con i suoi artigli. Bisognamantenere il controllo attraverso ilcontatto fisico, ma senza arrivare allapresa. Gli attacchi del Tai-Chi Chenpremono su superfici specifiche, nonsu qualunque parte del corpo egeneralmente corrispondono a tendinie nervi, vene ed arterie, premendo supunti cardine che fanno in modo chele ossa si muovano lussandosi,spostando muscoli e tendini.

Utilizziamo come armi il palmo e ildorso della mano, il pugno, la spalla,l'avambraccio, il gomito, ecc… Ilpollice ed il mignolo possono girare

Grandes Maestros

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Kung Fu

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Grandes Maestros

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come gli aghi dell'orologio, a favore ZHEN o contro FAN.Anche il palmo della mano può utilizzare movimenti dicarezza contro e a beneficio del movimento; quando unamano è in alto, l'altra si abbassa e viceversa. I movimenti dei piedi hanno otto tecniche che si possono

utilizzare, il collo del piede, il tallone, la parte in mezzo dellacurvatura del piede dall'interno e dall’esterno, e le lorovarianti a 45 gradi, ma si consigliano anche le spazzatee i giri a tornado. Quanto alle posizioni, la posizione di Mapu (montare

a cavallo) è la più importante, perché ti permette divariare i pesi del corpo e di bilanciarlo da un lato odall’altro a seconda dell'attacco. Utilizziamo anche la posizione di Xiebu, seduto

sul tallone. Xibu a giro, Dulibu su una sola gambaalzando il busto, così come le posizioni di Pubumolto basse, per il rinvigorimento dei tendini. Lo stile richiede molta flessibilità, per questo

motivo è importante cominciarne la pratica ingioventù, quando i muscoli ed i tendini sono piùelastici, al fine di facilitarne l’estensione ed ilmantenimento durante tutta la vita. Altrimenti secominciamo la pratica troppo tardi, noteremosubito che le nostre posizioni saranno dure,meno estetiche e che non riusciremo amantenere quelle che ci possono dare lanecessaria potenza al momento dellarealizzazione degli esercizi. Terremo sempre a mente che la posizione

più importante è quella di Mapu: la testasempre dritta e allerta con lo sguardo in avanti,ma senza fissare un punto e senza perdersi. Anchel’udito rimarrà vigile, la nuca non deve essere tesama concentrata; la schiena deve essere molto dritta,il petto eretto con lo stomaco all’interno, senza maiincurvare la schiena o con il posteriore all’infuori.

Kung Fu

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Kung Fu

Tutto questo ci permetterà di ruotarenegli attacchi o nelle difese e farà inmodo che la colonna vertebrale ruotiliberamente a quarantacinque gradiverso sinistra o verso destra.Il gluteo deve rimanere come se

fossimo seduti sull'acqua, sempre inuna posizione stabile, macontemporaneamente con laflessibilità sufficiente per non esserebloccati negli spostamenti; per cuise l’avversario ci attacca da sinistra,potremo cambiare il peso del corpoverso destra e viceversa, evitandocosì gli attacchi alle cosce o alleginocchia spostandole edallontanandole dall'angolo d'attacco.Un gluteo rigido ci fisserebbe alsuolo, impedendoci di muoverci conagilità. Dobbiamo rispettare ilpuntamento e mantenerlo sempredurante l'attacco.

Utilizzeremo movimenti circolari.Come ho già detto, quando unamano sale l'altra scende; quando ilcorpo si alza, i l movimentoseguente sarà in discesa, e così via.Quando un palmo è rivolto versol'alto, l'altro si manterrà verso ilbasso, per poi cambiare laposizione e quello che si trovava dauna parte ora si troverà dall'altra,seguendo sempre i l gioco deimovimenti contrari. L'apprendistato si realizza come

quando eravamo piccoli,realizzando quel movimentocircolare che usavamo con lebraccia e con le gambe e che, con ilprocesso di crescita, perdiamoprogressivamente. Da piccoli tutti inostri movimenti erano circolari,come metodo di difesa versol’incognito. Con il Tai-Chi Chen

dobbiamo recuperare il sistemacircolare dei movimenti.

I movimenti più caratteristici del nostro stile sono:• La famosa gru che stende le ali

Baihe Liangehi.• Spazzate di ginocchio con

passo in avanti Louis Aobu.• Retrocedere girando gli

avambracci Daojuan Gong. • Afferrare la coda del passero

sinistro Zoulan Quewei. • Afferrare la coda del passero

destro Youlan Quewei. • Calci di tallone Ti Dengjiao. • Dondolarsi in avanti e indietro

Chuansuo. • Girare il corpo, deviare, schivare,

colpire, Zhuanshen Banlanhui.

BIOGRAFIA DEL MAESTRO CHEN

Nacque nel comune di Ruian, provincia diZhejiang, villaggio di Chen-Ao, della zona di Chang-Quiao.

Da giovane il Maestro Chen studiò lo stile di KungFu con il Maestro di Shaolin Youlongji conosciutocome il “Monaco di Ferro”. Mentre portava avanti il

suo apprendistato con questo Maestro, sentìparlare del Maestro Hongyunshen che insegnava ilTai-Chi Chuan stile Chen nella città di Shandong, esenza esitazioni si trasferì lì.

Correva l'anno 1983 quando finalmente iniziò ilsuo apprendistato con Hongyunshen in una piccolascuola che frequentava ogni mattina. Durantequesto periodo conobbe il Maestro Liochende, cheimpartiva lezioni tutti i pomeriggi nel parco, allequali decise di partecipare.

Nel 1996 il Maestro Chen ritornò a Ruian, dovecominciò ad impartire lezioni. Furono molti gli allieviche vennero da molto lontano per imparare con lui.Nel 2000, una serie di sfortunati avvenimenti lospinsero ad abbandonare il paese. Dopo moltiviaggi e peripezie arrivò in Spagna nel 2001, invitatoda un imprenditore di origine cinese, il sig. Fan XinMin, attore e famoso istruttore di Arti Marziali aMadrid, che aveva realizzato anche un video perBudo International. Nella capitale spagnolaconobbe Diego Cáceres, con il quale simpatizzò infretta. L’istruttore Cáceres si rese conto delleimpressionanti abilità e conoscenze del MaestroChen e lo assunse come istruttore. Poco dopo ilMaestro Chen decise di rimanere a vivere inSpagna, dove esercita il suo insegnamento.

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REF.: • WADO1REF.: • WADO1

La scuola Wado Ryu Karate mantiene ancora la pratica dialcune tecniche tradizionali dalla posizione Seiza, vale adire, in ginocchio, seduto sui talloni dei piedi. Questo DVDcontiene una diecina di queste forme di difesa, conosciute

come I-Dori, con la spiegazione delle suecaratteristiche. Insieme a questo, troverete un

ulteriore numero simile di tecniche diTanto Dori, difese contro attacchi dicoltello che sono anche tradizionalinella scuola del Maestro HironoriOhtsuka, che fanno di questoDVD un must per quelli chesiano interessati non solo inquesta scuola, ma nel Karatein generale, giacchè si trattadi tecniche molto importantiper essere praticate inqualsiasi degli altri stili diquesta nobile Arte Marziale.Questo DVD prende inconsiderazione le varie formedi difesa Wado Ryu, anche seappartenenti a diverse correntio linee all'interno di questo stiledi Karate, avendo scelto le più

appropriate indipendentemente ditali distinzioni, e sempre rispettando

il ritmo, la cadenza, la altezza delleposizioni e la naturalezza che la Wado Ryu

ha saputo conservare dal suo origine. Illavoro, realizzato dal maestro Salvador Herraiz, 7 °

Dan e uno dei più grandi studiosi a livello internazionale,sia di Wado Ryu e di Karate in genere, è completato con lekata Seishan e Chinto, le più rappresentative della scuola, eanche la Wanshu Kata come un extra.

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