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PC PHOTO 53 Prendiamo spunto dalla stagione calda che stiamo trascorrendo per af- frontare un tema ʻbollenteʼ, nel senso di molto attuale. La premessa è data dalle grandi opportunità che si apro- no al fotografo grazie alla disponibi- lità dei file Raw e di programmi di editing sempre più raffinati; quindi, non è in discussione lʼopportunità di elaborare gli scatti realizzati durante lʼestate, o magari al ritorno a casa dopo vacanze lontane, da elaboratori e monitor. Il punto della questione è un altro: come conviene scattare le fotografie per ritrovarci poi con del materiale che possa essere elaborato al meglio per via informatica ed ottenere quin- di i migliori risultati? Questo articolo si interfaccia con i contenuti del CD. Qui suggeriamo come impostare la ripresa, mentre le Lezioni su disco affrontano visiva- mente le tecniche di elaborazione. Come faceva Ansel Adams Scusate il paragone un poʼ audace, ma lʼidea di scattare non solo ʻper stampareʼ ma anche e soprattutto ʻper sviluppareʼ mi è sempre parsa geniale e può essere applicata anche alla fotografia digitale. Il Sistema Zonale codificato (anche) dal celebre fotografo americano Ansel Easton Adams (non inventato, ma di certo affinato, perfezionato e codificato!) si basa sulla conoscenza da parte del fotografo dei materiali sensibili che usa e contemporanea- mente sulla consapevolezza, fin dal momento dello scatto, del risultato che vuole ottenere su carta. In poche parole: se la scena da ri- trarre ha un determinato livello di Ripresa I programmi di fotoritocco permettono oggi di eseguire raffinate elaborazioni. Per ottenere i migliori risultati occorre però che le fotografie siano scattate in funzione delle loro successive elaborazioni. Questo articolo si interfaccia con il CD Lezioni di Photoshop 10, allegato alla rivista. Dallo scatto all’elaborazione luminosità, contrasto e distribuzione dei toni, sapendo con precisione quali sono le caratteristiche di riproduzio- ne degli strumenti che utilizzeremo per la ripresa e per la stampa, potre- mo regolare lo scatto in modo da ot- tenere i risultati voluti. In particolare potremo trasferire su carta tutte le informazioni volute. Tradotto in pratica, dovremo impara- re a contrarre la scala tonale (ampia) della scena in quella assai più breve offerta dai supporti. Ora, mentre il Sistema Zonale clas- sico si applica a livelli di luminosità che devono diventare densità sul ne- gativo, nel nostro caso, avendo a che fare con bit ed affini, quale parallelo potremmo proporre con la teoria di Ansel Adams? Facciamoci furbi! Iniziamo con alcune premesse. Visto che lʼoccasione di questo articolo è costituita dalle foto scattate in va- canza, è ovvio che non sarà possibile portare con noi lʼintero parco di otti- Un primo pratico esempio di come convenga scattare in previsione di quello che faremo in post-produzione: sono stati eseguiti più scatti a differente esposizione il che ci ha permesso di fonderli in unʼimmagine caratte- rizzata da una gamma tonale particolarmente estesa. E si può anche convertire il tutto in bianconero.

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Prendiamo spunto dalla stagione calda che stiamo trascorrendo per af-frontare un tema ʻbollenteʼ, nel senso di molto attuale. La premessa è data dalle grandi opportunità che si apro-no al fotografo grazie alla disponibi-lità dei file Raw e di programmi di editing sempre più raffinati; quindi, non è in discussione lʼopportunità di elaborare gli scatti realizzati durante lʼestate, o magari al ritorno a casa dopo vacanze lontane, da elaboratori e monitor. Il punto della questione è un altro: come conviene scattare le fotografie per ritrovarci poi con del materiale che possa essere elaborato al meglio per via informatica ed ottenere quin-di i migliori risultati? Questo articolo si interfaccia con i contenuti del CD. Qui suggeriamo come impostare la ripresa, mentre le

Lezioni su disco affrontano visiva-mente le tecniche di elaborazione.

Come faceva Ansel AdamsScusate il paragone un po ̓ audace, ma lʼidea di scattare non solo ʻper stampare ̓ ma anche e soprattutto ʻper sviluppare ̓ mi è sempre parsa geniale e può essere applicata anche alla fotografia digitale. Il Sistema Zonale codificato (anche) dal celebre fotografo americano Ansel Easton Adams (non inventato, ma di certo affinato, perfezionato e codificato!) si basa sulla conoscenza da parte del fotografo dei materiali sensibili che usa e contemporanea-mente sulla consapevolezza, fin dal momento dello scatto, del risultato che vuole ottenere su carta. In poche parole: se la scena da ri-trarre ha un determinato livello di

Ripresa

I programmi di fotoritocco permettono

oggi di eseguire raffinate elaborazioni. Per ottenere i migliori risultati occorre però

che le fotografie siano scattate in funzione delle loro successive

elaborazioni. Questo articolo si interfaccia con il CD Lezioni di

Photoshop 10, allegato alla rivista.

Dallo scattoall’elaborazione

luminosità, contrasto e distribuzione dei toni, sapendo con precisione quali sono le caratteristiche di riproduzio-ne degli strumenti che utilizzeremo per la ripresa e per la stampa, potre-mo regolare lo scatto in modo da ot-tenere i risultati voluti. In particolare potremo trasferire su carta tutte le informazioni volute.

Tradotto in pratica, dovremo impara-re a contrarre la scala tonale (ampia) della scena in quella assai più breve offerta dai supporti. Ora, mentre il Sistema Zonale clas-sico si applica a livelli di luminosità che devono diventare densità sul ne-gativo, nel nostro caso, avendo a che fare con bit ed affini, quale parallelo

potremmo proporre con la teoria di Ansel Adams?

Facciamoci furbi!Iniziamo con alcune premesse. Visto che lʼoccasione di questo articolo è costituita dalle foto scattate in va-canza, è ovvio che non sarà possibile portare con noi lʼintero parco di otti-

Un primo pratico esempio di come convenga scattare in previsione di quello che faremo in post-produzione: sono stati eseguiti più scatti a differente esposizione il che ci ha permesso di fonderli in unʼimmagine caratte-rizzata da una gamma tonale particolarmente estesa. E si può anche convertire il tutto in bianconero.

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che e corpi macchina di cui disponia-mo; tanto meno avremo sotto braccio un set di flash da studio! Occorre quindi scegliere sensatamen-te cosa portare con noi; il digitale of-fre enormi vantaggi operativi, purché ci rendiamo conto dei suoi limiti e delle sue potenzialità:* il digitale non resuscita uno scatto

defunto, ma può lenire alcuni errori di ripresa.* il digitale è sicuramente uno stru-mento potente, ma occorre saperlo utilizzare.* il digitale non è solo un rimedio, ma amplia le possibilità, che vanno sfruttate.Queste considerazioni ci permettono

di inquadrare meglio il nostro lavoro parallelo Rivista - Lezioni sul CD, giunte a quota 10: per scattare bene in digitale oggi occorre pensare anche a quello che faremo delle immagini successivamente. Ovviamente è più che lecito anche stampare diretta-mente dalla fotocamera connessa ad una stampante priva di monitor di

controllo, ma basta esserne consa-pevoli.Inoltre vogliamo porre lʼaccento su di un aspetto spesso frainteso del fare fotografia digitale: lʼelaborazione delle immagini non è solo correzione, ma non è nemmeno mistificazione dei risultati. E ̓ di certo uno strumento che può essere usato, va saputo usare per accrescere i pregi di uno scatto. Perché dunque vi è tanta prevenzione nei confronti dellʼutilizzo di questi strumenti? Chi ha dei dubbi può leg-gere lʼopinione di Stuart Franklin, fo-tografo di Magnum che abbiamo in-tervistato nellʼarticolo di questo mese sulla Street Photography: “Certo che ritaglio le immagini, non sono mica religioso io!”. Poi ognuno ha diritto di considerare intoccabili gli scatti, ma mi permetto

di fare notare come la reflex digita-le stessa elabori il segnale secondo parametri ʻamorali ̓ quanto lo sono quelli da offerti da Photoshop.Per non parlare della stampa analogi-ca da negativo: per rendersene conto basta confrontare la stampa di uno stesso negativo eseguita da due labo-ratori differenti. Ed il Bianconero? Forse lʼuomo vede in Bianconero? Insomma, lʼintransi-genza in fotografia non era giustifi-cata in passato, né a maggior ragione lo è oggi.Sarà piuttosto il buon senso a guidare la mano ed il mouse del fotografo digitale verso un risultato estetica-mente gradevole ed in linea con le proprie aspettative fin dal momento della ripresa, o dellʼideazione della fotografia.

Nel CD-RomPrendiamo alcuni esempi. Perché ese-guire lo scatto di una città coperta da un cielo lattiginoso quando potremmo puntare lʼottica un po ̓più in basso? Perché non aspettare il sereno o delle nubi reali? Perché scattare in autostrada un fo-togramma come quello pubblicato, statico, quando il mosso cercato si sa-rebbe potuto ottenere semplicemente allungando di qualche stop il tempo di otturazione? Perché fare due scatti di una inqua-dratura ʻcittadinaʼ, con persone in posizione differente quando potrem-mo aspettare il momento giusto per eseguirne uno solo, coerente con il nostro progetto? Ed ancora: perché continuare a ri-prendere palazzi dal basso quando

Un fotogramma ben esposto e quindi caratterizzato da un istogramma esteso, non ̒ taglia-to ̓ alle estremità, consente di realizzare in post-produzione, per esempio tramite le Curve o i Livelli, i miglioramenti che è necessario apportare a tutte le gamme tonali.

Lʼimmagine con un istogramma completo ed esteso contiene una quantità di informazioni molto maggiore rispetto a scatti eccessivamente sovra o sotto-esposti, i quali non permettono un buon recupero nelle ombre (a sinistra nellʼistogramma) e nelle alte luci (a destra). E ̓ importante scattare avendo cura che le aree dellʼimmagine ri-tenute importanti contengano una buona quantità di informazioni, piuttosto che curare lʼestetica dellʼimmagine pre-elaborazione.

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sappiamo benissimo che la fuga prospettica renderà praticamente inutilizzabile il 90% dei fotogrammi così ripresi? La risposta a queste domande è nellʼintegrazione ripresa-elaborazione.Le lezioni sul CD contengono anche un paio di approfon-dimenti per impratichirsi con le elaborazioni più divertenti dei file digitali, ovvero la realizzazione di cornici di varia natura, e una rivisitazione dei sistemi offerti da Photoshop per isolare cromaticamente un particolare dellʼimmagine caratterizzato da un proprio colore. Insomma, una serie di suggerimenti per fare fronte ad al-cuni dei problemi più comuni che si presentano durante le escursioni fotografiche.

Occorre tempoSpesso anche durante le vacanze estive non è facile tro-vare tutto il tempo che servirebbe per la nostra pratica fotografica; per quanto possa sembrare contraddittorio, è proprio il ritmo programmato delle festività che finisce per rendere difficile dedicare tutto il tempo necessario ad affinare le nostre riprese. In genere tali ostacoli si traducono in:* Non poter passare due giorni in appostamento in attesa di animali, nubi, cielo sereno, arcobaleni, allineamenti planetari e simili.* Non poter nemmeno aspettare mezzʼora per scattare una fotografia quando si passeggia coi propri cari. * Non poter tornare allʼinfinito nello stesso punto della ripresa precedente per verificare le migliori condizioni di scatto, o per rifare uno scatto venuto male (soprattutto in autostrada!)* Non potere fotografare in vacanza come ci trovassimo lì per lavoro.Dunque occorre un poco di furbizia per comprendere quelli che possono essere gli ambiti di ripresa migliori per riuscire a portare a casa i fotogrammi che meglio si presta-no ad operazioni di affinamento ed enfatizzazione, come quelle descritte nel CD-Rom. Occorre scattare in sicurez-za insomma, sfruttando situazioni, tempi, attrezzature e spazi al fine di portare a casa un risultato che, se non è già ottimo, lo possa diventare. E non dimentichiamoci che due o più scatti colti opportu-namente possono generarne uno unico di notevole impat-to, e senza travisare la realtà.

E ̓la sintesi di una delle lezioni contenute nel CD del-le Lezioni di Photoshop, allegato a questo fascicolo. 1- Il punto di partenza è eseguire uno scatto adatto, scegliendo delle impostazioni che consentano di cat-turare il massimo dettaglio, nonostante il mosso della ripresa: focali corte, alta sensibilità e tempi rapidi.2- Contrastiamo al massimo con la Maschera di Contrasto una copia del livello. 3- Introduciamo un filtro di Sfocatura Radiale Zoom, centrato sul punto di fuga delle linee dellʼimmagine. 4- Ripetiamo lʼapplicazione del filtro con Ctrl+F. 5-6- Infine scegliamo il metodo di Fusione: facciamo una copia del livello e applichiamo ad uno il metodo Schiarisci, e allʼaltro il metodo Sovrapponi, variando lʼOpacità del livello superiore in base alle proprie esigenze.

Un piccolo ripasso delle combinazioni di tasti che, insieme alla funzionalità Trasformazione Libera, consentono di rendere più rapidi gli interventi di correzione prospettica.

La correzione prospettica consentita da Photoshop garantisce ottimi risultati, purché lʼimmagine di partenza sia stata realizzata in modo adeguato; questo vuol dire aver evitato di usare ottiche con elevata distorsione, aver effettuato gli scatti in bolla e cercato comun-que di minimizzare la fuga prospettica delle linee da correggere poi per via digitale.

lezione #3lezione #4

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Vediamo quindi alcune delle modali-tà di ripresa e delle precauzioni che ci permetteranno di avvicinarci a un nuovo modo di interpretare la foto-grafia digitale.

Immagine Statica o MossaSupponiamo di voler dare dinamismo in fotoritocco ad uno scatto statico. Gli strumenti a nostra disposizione sono costituiti dai filtri di sfocatura di Photoshop. La loro applicazione non va affron-tata con superficialità, in quanto ottenere un effetto foto-realistico è cosa ardua, anche perché lʼintervento va ben oltre il banale richiamo di un filtro! Il grado di verosimiglianza di un effetto dipende in primo luogo dalla scelta di uno scatto, in modo che sia

in grado di reggere tali effetti; in secondo luogo occorre che lʼappli-cazione del filtro avvenga secondo modalità tali da non snaturare lʼim-magine e che lʼeffetto venga poi mo-dellato utilizzando la mascheratura, il metodo di fusione e la regolazione dellʼopacità. Tutti questi fattori fanno la differen-za, nel nostro caso, tra unʼimmagine sfocata ed unʼimmagine dinamica. Per ottenere immagini di questo ge-nere occorre seguire prima di tutto la regola generale che detta di ʻportare a casa ̓la maggiore quantità possibile di dettaglio. Nellʼesempio che pubblichiamo, dato che il luogo della ripresa, lʼautostrada, non avrebbe consentito ripensamenti, abbiamo scelto di scattare con unʼotti-ca grandangolare per catturare unʼarea

piuttosto ampia della strada e dei veico-li, con una sensibilità alta (400 Iso) per poter usare un tempo di scatto rapido e congelare quanto in seguito avremmo sottoposto a ʻmosso volontarioʼ; ab-biamo impostato un diaframma chiuso per garantirci la massima nitidezza dei dettagli lontani. Risultato? Un fotogramma molto dettagliato e saturo che non viene per nulla penalizzato dal maggiore rumore delle sensibilità elevate, dato lʼeffetto ʻmossoʼ creato con il filtro. Sottolineiamo che nel caso di ripre-se finalizzate a questa elaborazione è fondamentale che gli scatti siano nitidi e focheggiati bene fino allʼin-finito, per evitare che i particolari si impastino: il soggetto deve rendere il movimento, non essere semplicemen-te sfocato.

Aumentare la leggibilità delle alte luciChe tempo fa? E ̓ la domanda che si pone chiunque sta per andare in va-canza, ma ancor più chi sta per farlo con la fotocamera appresso! Ai tempi dellʼanalogico la questione si faceva ancor più spinosa; condizioni meteo-rologiche avverse, o semplicemente un cielo particolarmente coperto, impedivano ogni tentativo di realiz-zare immagini ʻvivaci ̓a meno di non portarsi dietro una manciata di filtri di correzione per effettuare assai em-piricamente quel Bilanciamento del Bianco che riesce così bene agli au-tomatismi delle moderne digitali. Le dominanti cromatiche oggi non sono più un problema, a meno di non lavo-rare in luce mista, ove il buon senso la fa ancora da padrone. Rimane lʼannoso problema della lati-

tudine di posa di sensori, che paiono soffrire quando devono restituirci le tonalità più chiare. CCD e CMOS insomma tendono a bruciare le alte luci. Questo si riflette sulle nostre im-magini quando fotografiamo scene (urbane nel nostro caso) con un cielo lattiginoso, come ben sa chi vive a Milano.In passato abbiamo spiegato come re-cuperare la situazione eseguendo una coppia di scatti a differenti esposizio-ni, per poi fonderne il risultato con le Maschere di Livello. La tecnica è de-scritta nel CD Lezioni N. 8, speciale paesaggio, e a questo rimandiamo.Ricordiamo però che, per eseguire lʼelaborazione in post-produzione, occorre disporre di immagini con de-terminate caratteristiche: in particola-re, occorre ʻesagerare ̓in ripresa nelle

sovra e sotto-esposizioni per avere tra le mani abbondante materiale da cui tirare fuori quanto ci serve. Per eseguire gli scatti nel modo mi-gliore conviene scattare con la foto-camera su cavalletto e variare i tempi (non i diaframmi, che incidono sulla profondità di campo). Si possono usare tutte le immagini che si deside-ra, ma già con due scatti ben eseguiti si riesce a racchiudere una grande quantità di informazioni nelle luci e nelle ombre. Vi è però un altro sistema che e permette di affrontare il proble-ma in modo nettamente diverso. Nellʼesempio proposto in questo CD sfruttiamo uno dei filtri più oscuri per quanto riguarda la sua utilità (le Nuvole) al fine di creare un cielo tempestoso sopra un quartiere tipi-camente londinese. Questa tecnica

Un altro caso descritto nelle lezioni. Quando si devono montare due immagini diverse occorre che siano rea-lizzate in modo omogeneo. Questo vuole dire che gli scatti siano realizzati con la medesima fonte luminosa (in questo caso, il sole allo zenit e cielo senza nubi) e che abbiano un grado di nitidezza simile per primo piano e lo sfondo, a meno di particolari esigenze.

Eseguendo due o più scatti, anche sotto angolazioni lievemente differenti, si dispone di ʻmateriale ̓abbondante da cui prelevare quanto ci serve per eliminare particolari non desiderati allʼinterno dellʼimmagine principa-le.

lezione #6 lezione #1

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può essere usata in tutti i casi in cui ci troviamo nella impossibilità di realizzare uno o più scatti da montare poi insieme. Insomma, se non arrivano le nubi, ce le creeremo. L̓ esempio vorrebbe anche fornire lo spunto per crearci un database personale di sfondi e trame utili in tutte le situazioni del genere, piuttosto che af-fi dare al programma il compito di crear-ne di verosimili (nuvole, prati, asfalti di vario genere, etc…).

Dal basso verso lʼaltoLʼesigenza di correggere la prospet-tiva nasce, come già accennato, per lʼimpossibilità di disporre di ottiche decentrabili quando serve. Come si faccia ormai lo sanno anche i bambini, ma qualche attenzione quando si eseguono gli scatti non guasta; ad esempio conviene stringe-re al punto giusto lʼarea immagine ac-cettando di perdere in nitidezza nelle aree uniformi come il cielo, anche al

prezzo di una riduzione dello scatto, ma conservare dettaglio nelle zone maggiormente ricche di elementi. Lʼintervento di correzione prospetti-ca richiede un ritaglio dellʼimmagine per cui conviene eseguire le riprese tentando sempre di minimizzare, nei limiti del possibile, la fuga di prospet-tiva: ad esempio ci si può allontanare dal soggetto e contemporaneamente usare una focale più lunga. Dal momento che una parte dellʼim-

Se nellʼimmagine i colori dei diversi soggetti sono molto diversi, in tal caso sarà possibile modificare selettiva-mente il colore di parti dellʼimmagine. Il nostro lavoro in fase di post-produzione sarà più semplice se in fase di scatto avremo curato al meglio il bilanciamento del bianco e scelto inquadrature che contengano elementi caratterizzati da colori ben distinti.

Per ottenere unʼimmagine come questa non occorrono particolari attenzioni in fase di scatto; è sufficiente man-tenere un corretto fattore di esposizione per i palazzi sotto il cielo lattiginoso che, dato il tipo di luce, risulterà sovra-esposto. Le nuvole sono state aggiunte in post-produzione, come spiegato nelle lezioni del CD.

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magine sottoposta a correzione della prospettiva verrà persa in fase elabo-razione, è buona norma predisporre anche un margine di sicurezza attor-no al soggetto dello scatto per evitare che venga rifilato. In questo senso potrebbe convenire usare focali corte e riprendere ampie porzioni di cielo, prati e quantʼaltro attorno al soggetto principale da cor-reggere prospetticamente. Altro aspetto importante: per evitar-ci problemi in fase di allineamento, conviene porre la massima attenzione a scattare bene in bolla e centralmen-te rispetto a quello che sarà lʼasse di correzione, in modo da limitare al minimo il ritocco sui vertici dellʼim-magine, una correzione non proprio facile per chi comincia. Quindi, durante le nostre peregrina-zioni fotografiche, non affanniamoci ad arrampicarci su ponteggi e tralicci se non disponiamo di unʼottica de-centrabile. Meglio concentrare gli sforzi nellʼot-tenere scatti ben definiti ed in bolla degli edifici da sottoporre poi alla cura delle correzioni prospettiche di Photoshop. Se ben apportate, posso-no fornire eccellenti risultati.

Togliere elementi di disturboIn tutti i corsi che si rispettino di Photoshop, un argomento essen-ziale è lʼutilizzo delle Maschere di Livello. Senza indagarne il costrutto, è im-portante comprenderne il significato: una Maschera consente di scegliere cosa vedere di un livello, e cosa di quelli sottostanti. Infatti lavorando in digitale è possi-bile disporre su vari strati i particola-ri che compongono lʼimmagine così come la si desidera ottenere.Sul CD pubblichiamo quindi una le-zione che mostra come togliere una persona da uno sfondo. E ̓ vero che si sarebbe benissimo potuto aspettare a scattare quando la ragazza se ne fosse andata, ma lo scatto preso ad esempio ci permette di chiarire con semplicità come to-gliere elementi di disturbo quando il momento della ripresa non lascia alternative. Il risultato finale del lavoro non è per nulla artefatto, in fin dei conti, se non per i tempi di realizzazione (lʼintervento sostituisce il tempi di attesa)! Lecito dunque effettuare più riprese ʻcoerenti ̓ al fine di fonderle in post-produzione in una unica; in

Eseguire uno scatto in più, sotto unʼaltra angolazione, rende disponibile dellʼot-timo materiale per introdurre nellʼim-magine principale delle eventuali ʻtoppeʼ. A volte è anche utile disporre di unʼinquadratura sufficientemente am-pia per poi scegliere in post-produzione il taglio più adatto.

In breve, le più importanti ope-razioni di ritocco che in genere è necessario apportare alle immagini scattate quando non cʼè il tempo di valutare con calma lʼesposizione: Ritaglio, Regolazione dei Livelli e Bilanciamento Cromatico, Nitidezza ed Applicazione di Filtri ed Effetti.

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CD Lezionidi Photoshop

Questo articolo si interfaccia con il CD Lezioni di Photoshop 10, allegato alla rivista.

fondo è come avremmo fatto in ca-mera oscura per recuperare cieli e zone fortemente sottoesposte.

Selezionare il ColoreUn colore, in quanto tale, viene per-cepito dallʼocchio umano per come si differenzia nei confronti di quelli vicini. Considerando come lavora lʼelaboratore, il metodo in fondo è simile: a colori differenti corrispon-dono a numeri differenti! Il metodo è potente, per cui propo-niamo nuovamente alcune modalità che, per i nostri scatti, potrebbero tornarci utili sia per enfatizzare una foto, che per selezionare delle aree da sottoporre a successivo ritocco. Ed infatti la selezione cromatica che proponiamo non mira ad esaltare lʼintera immagine, ma a distinguere le tonalità mediante alcune funzioni di ritocco integrate allʼinterno di Photoshop. E ̓ un metodo di lavoro particolar-mente utile quando non è possibile ʻritagliare ̓ lʼinquadratura in fase di ripresa per escludere dal fotogramma quello che crea disturbo al soggetto principale. Quante volte ci siamo trovati con una bella foto ʻdi strada ̓ rovinata da un

Queste immagini sono tratte da una precedente lezione che trattava la possibilità di inserire, allʼinterno di immagini delle trame più o meno naturali, e di fonderle per mezzo di Maschere di Livello e Trasformazioni. Come per il caso delle nubi, riprese dal vero, conviene crearci un minimo database di scatti che si prestino a questo tipo di montaggio, una raccolta scatti effettuati in condizioni meteorologiche varie e a differente contra-sto.

cartello stradale rosso fuoco? Altre volte, in un ritratto, è suffi-ciente un cartellone pubblicitario dietro al soggetto, magari sfocato ma estremamente saturo, per rovinare lʼimmagine. E ̓ in questi casi che i metodi di se-lezione e riduzione cromatica che descriviamo nel CD danno il meglio delle loro possibilità.

In conclusioneIl digitale apre nuove strade ed è un peccato limitarci a fargli fare quello che già facevamo prima in analogico. Il ʻdi più ̓ va però cercato con senso di causa, senza timori reverenziali ma con consapevolezza; bisogna rendersi conto che il processo digitale comin-cia già con la fase della ripresa, e forse ancora prima, ovvero in quella dellʼideazione. Allo stesso modo in cui, ai tempi della camera oscura, avevamo im-

parato a ʻvedere ̓in bianconero, oggi dobbiamo osservare la realtà come se stessimo maneggiando zoom di escursione focale illimitata preveden-do quale focale vorremmo possedere; dobbiamo valutare esattamente cosa intendiamo fare e come realizzare lʼimmagine necessaria ad ottenere il risultato finale che ci proponiamo. Il processo è certamente difficile, ma non è differente da quello che abbia-mo già percorso in ambito analogico; è solo una questione di esperienza ed è per questo che faccio il parallelo con lʼesperienza di Ansel Adams il quale, tra i primi, aveva compreso lʼimportanza del fotografare per il ri-sultato finale piuttosto che per quello immediato.You don t̓ take a photograph, you make it. Ansel Adams (da www.photoquotes.com)

Eugenio Tursi