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La nuova ecologia / FEBBRAIO 2012 30 inchiesta l 13 febbraio del 2002, alle prime luci dell’alba, i carabinieri del Comando tutela ambiente bussano alla porta di una nota società di Trevi, in provincia di Perugia, specializzata nello smaltimento di rifiuti. Arrestano il proprietario, mettono sotto indagine 90 persone e 19 aziende. E ancora: sequestrano quattro stabilimenti, sei imprese agricole in Umbria, Toscana, Lazio e Puglia, più due autoarticolati. È l’operazione Greenland, terra verde, dove il verde sta per il veleno trafficato. Come ricordano i protagonisti di quell’indagine, da quel giorno la lotta ai trafficanti di rifiuti non sarebbe stata più la stessa. I Sono passati dieci anni dalla prima inchiesta per “traffico organizzato di rifiuti”. L’ecomafia intanto ha cambiato pelle. E forse è diventata ancora più difficile da combattere di Antonio Pergolizzi RICICLAGGI GLOBALI FOTO: © GETTYIMAGES

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Inchiesta de la Nuova Ecologia sul traffico di rifiuti. L'ecomafia cambia pelle.

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La nuova ecologia / febbraio 201230 febbraio 2012 / La nuova ecologia

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inchiesta

l 13 febbraio del 2002, alle prime luci dell’alba, i carabinieri del Comando tutela ambiente bussano alla porta di una nota società di Trevi, in provincia di Perugia, specializzata nello smaltimento

di rifiuti. Arrestano il proprietario, mettono sotto indagine 90 persone e 19 aziende. E ancora: sequestrano quattro stabilimenti, sei imprese agricole in Umbria, Toscana, Lazio e Puglia, più due autoarticolati. È l’operazione Greenland, terra verde, dove il verde sta per il veleno trafficato. Come ricordano i protagonisti di quell’indagine, da quel giorno la lotta ai trafficanti di rifiuti non sarebbe stata più la stessa.

I

Sono passati dieci anni dalla prima inchiesta per “traffico organizzato di rifiuti”. L’ecomafia intanto ha cambiato pelle. E forse è diventata ancora più difficile da combattere

di Antonio Pergolizzi

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febbraio 2012 / La nuova ecologia 31

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Per la prima volta è stata appli-cata, infatti, quella norma che raffigura e punisce il “traffico organizzato di rifiuti”, l’ex art. 53 bis del decreto Ronchi (attuale art. 260 Dlgs 152/06), approvato quasi un anno prima, il 23 marzo 2001. Un caposaldo nella lotta all’eco-mafia di cui ricorre il decennale (vedi il box a pag. 33), che voglia-mo ripercorrere per capire come si è trasformato da allora questo fenomeno.

ottantamILa tIr«Fu proprio grazie all’ex articolo 53 bis, oltre che alla possibilità di utilizzare le intercettazioni tele-foniche, se siamo riusciti tempe-stivamente ad arrestare un im-ponente traffico di rifiuti da Nord a Sud che aveva scelto l’Umbria come territorio di passaggio e cen-tro operativo» ricorda Manuela Comodi, della procura di Spoleto, il magistrato che ruppe il ghiaccio e mise per prima in pratica la leg-ge. «Senza quella norma avremmo avuto le mani legate. Scoprimmo, infatti, un’organizzazione crimi-nale composta da soggetti dallo scarso spessore criminale, capaci comunque di mettere in piedi un business di tutto rispetto». L’ope-razione Greenland rappresentò,

razie all’introduzione del delitto di traffico organizzato di rifiuti è stato possibile confermare le più funeste previsioni: buona parte degli scarti industriali più pericolosi prodotti in

italia prendevano le vie illegali». Non c’è dubbio, quindi, ad ascoltare il procuratore Donato Ceglie, per anni in prima fila contro le ecomafie in Campania, che l’introduzione dell’art. 260 nel codice penale sia stato un successo: fino a oggi più di mille persone sono finite in carcere, molte di più denunciate, centinaia le aziende coinvolte.

Cosa è cambiato con l’introduzione di quello che ancora oggi costituisce l’unico delitto ambientale?Prima del 2002 guardavamo impotenti l’aggressione dell’ecomafia ai nostri territori. se coglievamo un soggetto in flagranza di reato gli potevamo comminare al massimo una semplice contravvenzione. Per questo insistevamo con il dire che senza misure cautelari in carcere, e alle intercettazioni telefoniche, non avremmo mai colpito seriamente i criminali. È stato solo dopo l’introduzione del delitto di traffico organizzato di rifiuti che è stato possibile svelare l’intero mondo dei traffici illeciti di veleni, confermando le più funeste previsioni: buona parte degli scarti industriali prodotti in italia prendevano le vie illegali, soprattutto verso sud. adesso le rotte sono globalizzate e seguono gli stessi flussi internazionali dei prodotti alimentari, e non solo, contraffatti e adulterati. Nel 2010 la competenza per le indagini su questo delitto è passata alle Direzioni distrettuali antimafia. Le sembra una decisione utile?se da una parte la qualità delle indagini diventa maggiormente incisiva, dall’altra c’è il rischio che si perda un patrimonio di conoscenze in capo alle singole procure. anche se la Direzione nazionale antimafia sta lavorando per assicurare un’adeguata cooperazione investigativa fra le procure, e i risultati non mancheranno ad arrivare. C’è da dire che il passaggio di consegne, consentendo di potersi avvalere delle testimonianze dei collaboratori di giustizia, rischia di appiattire le indagini su questi ultimi: va sottolineato, infatti, che le più importanti inchieste sono state fatte muovendosi sul campo, pedinando e intercettando i responsabili, mettendoli dinanzi al fatto compiuto.Come si può migliorare l’apparato repressivo contro i trafficanti di veleni?sicuramente agendo sugli aspetti patrimoniali, colpendo allo stesso tempo le società e i loro capitali. bisognerebbe applicare maggiormente la legge 231/2001 sulla responsabilità civile delle persone giuridiche, ancora oggi, di fatto, scarsamente utilizzata. solo mettendo le mani nei forzieri si scoraggiano le holding criminali. (An. Per.)

«gora coLpIamoLI nEL patrImonIoIl procuratore ceglie: «Intercettazioni per noi indispensabili»

passare le indagini alla Direzione antimafia è utile. ma occorre coordinare l’azione investigativa fra le procure

gLobaLIbLItZ

In cIfrE

85

procure al lavoro

(29 del nord, 26 del centro, 30 del Sud)

190 inchieste sul

traffico illecito di rifiuti

664

aziende coinvolte

1.185 ordinanze di custodia cautelare

3.348 persone

denunciate

fonte:

rapporto

ecomafia

2011 di

Legambiente

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insomma, il battesimo per l’unico delitto in campo ambientale pre-visto dal codice penale: una nor-ma che punisce i trafficanti con la reclusione fino a sei anni (otto se si tratta di rifiuti radioattivi), allungando significativamente i termini di prescrizione e consen-tendo di ricorrere alle rogatorie internazionali nonché di utilizza-re le intercettazioni telefoniche e ambientali. È l’unica eccezione, va detto, in una legislazione ancora oggi capace soltanto di commina-re contravvenzioni ai responsabili dei crimini ambientali. Ma nono-stante questo, dopo l’entrata in vigore della legge, i risultati non si sono fatti attendere. Basti dire che, secondo il rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente, in 12 inchie-ste relative all’art. 260 (sul totale di 30 nel 2010) sono state seque-

manuela comodi è il magistrato della procura di Spoleto che mise per prima in pratica la legge sul traffico organizzato di rifiuti

strate quasi 2 milioni di tonnella-te di rifiuti: come una colonna di 82.181 tir in fila indiana, che da Reggio Calabria arriverebbe a Mi-lano, 1.117 chilometri: la “strada dell’ecomafia”. In più a suggellare la pericolosità dei traffici, anche a causa della frequente presenza delle mafie, dal 2010 la compe-tenza è passata dalle procure or-dinarie alle Direzioni distrettuali antimafia.

nuovI fLuSSIMa com’è cambiata nel frattempo l’ecomafia, almeno per quanto ri-guarda il traffico illecito di rifiuti? «Ci sono dei flussi di traffico docu-mentato specialmente per quanto riguarda alcune tipologie di rifiu-ti, come i rottami di autoveicoli o gli scarti di lavorazione in plastica variamente contaminati che han-

no un canale preferenziale verso la Cina – spiega il colonnello Car-lo Bellotti, comandante del gruppo per la tutela dell’ambiente dei Ca-rabinieri di Roma – Ma al di là di queste dinamiche con l’estero, non sempre semplici da seguire sotto il profilo giudiziario, sono anche altre le differenze con il passato». Adesso per esempio i rifiuti non viaggiano più soltanto lungo la direttrice Nord-Sud, ma seguono le rotte più diverse fra le regioni (praticamente tutte, esclusa la Valle d’Aosta), non solo verso quel-le storicamente controllate dalla criminalità organizzata. «Inoltre non si smaltisce più nei campi, co-stringendo magari i proprietari ad accogliere i rifiuti tossici. Si uti-lizzano codici identificativi falsi, i cosiddetti giro-bolla, per conferire in discarica materiali che dovreb-

CINA 60%

COREA DEL SUD

12%

ALTRI 10%MALESIA 4%

VIETNAM 2%HONG KONG 2%

Principali paesi di destinazione

Materiali esportati illegalmente(in tonnellate)

INDIA10%

Carta 55%4.110,35 t

Plastica 9%638

Metalli 10%753,030

Vetro 4%318,78

Gomma e pneumatici 22%1.630

TOTALE 7.450,16

Costi di smaltimento per 15 tonnellate di rifiuti pericolosi

LEGALMENTE 60 mila euroILLEGALMENTE 6 mila euro

GOMMA E PNEUMATICI 100%

GOMMA E PNEUMATICI 100%

CARTA 77%, PLASTICA 13%, METALLI 10%

VETRO 37%, METALLI 32%, CARTA 31%,

L’atLantE DEI traffIcILe materie da riciclo spesso tornano in Europa come prodotti finiti

inchiestarIcIcLaggI gLobaLI

fonte: elaborazione su dati dell’agenzia delle Dogane

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febbraio 2012 / La nuova ecologia 33

In prIncIpIofu grEEnLanDDal 2002 a oggi sono state 190 le indagini sul traffico di rifiuti. Ecco le più importanti

di identità dei rifiuti (vale a dire i codici Cer) in maniera da tra-sformare – solo sulla carta – un rifiuto pericoloso in qualcosa di sicuramente meno oneroso per lo smaltimento. I fanghi tossici, ad esempio, venivano fatti passare come fertilizzante agricolo. «In questa maniera – hanno spiegato gli inquirenti – notevoli quantità di rifiuti contenenti metalli pesan-ti sono stati immessi nei più sva-riati flussi illeciti per farne per-dere le tracce, oppure sono stati riversati su terreni destinati alla coltivazione compromettendo cor-si d’acqua di rilevante importan-za storico-paesaggistica». Emerse come i trafficanti facessero leva anche sulle difficoltà economi-

CINA 60%

COREA DEL SUD

12%

ALTRI 10%MALESIA 4%

VIETNAM 2%HONG KONG 2%

Principali paesi di destinazione

Materiali esportati illegalmente(in tonnellate)

INDIA10%

Carta 55%4.110,35 t

Plastica 9%638

Metalli 10%753,030

Vetro 4%318,78

Gomma e pneumatici 22%1.630

TOTALE 7.450,16

Costi di smaltimento per 15 tonnellate di rifiuti pericolosi

LEGALMENTE 60 mila euroILLEGALMENTE 6 mila euro

GOMMA E PNEUMATICI 100%

GOMMA E PNEUMATICI 100%

CARTA 77%, PLASTICA 13%, METALLI 10%

VETRO 37%, METALLI 32%, CARTA 31%,

bero seguire tutt’altro destino». L’identikit del trafficante, invece, è rimasto quello di sempre: im-prenditore, spesso – ma non sem-pre – mafioso, comunque capace di tessere reti criminali con pro-fessionisti, burocrati, funzionari, politici. Utili a incamerare un bot-tino che nel 2006 – e solo a livello nazionale – è stato di almeno 8 miliardi di euro.

rottE DELL’EStLe indagini più recenti hanno confermato il profilo globale dei trafficanti, legati ad aziende e so-cietà di ben 22 paesi: 10 europei, 5 asiatici, 7 africani. Se la prima inchiesta si sviluppò in Umbria, le ultime due, vale a dire Golden plastic e Partenope, nel dicembre 2011, riguardano proprio traffici internazionali di scarti plasti-ci, ferro e vecchi copertoni che dall’Italia erano diretti in Cina. Rotte illegali scoperte da doganie-ri e forze di polizia nel tentativo di arginare la continua emorra-gia di scarti verso l’estero: vere e proprie materie prime sottratte alle aziende italiane del riciclo, con enormi danni economici, ol-tre che ambientali. «Il mercato nero internazionale dei rifiuti sta mandando sul lastrico interi com-parti economici attivi nel riciclo, anche il nostro che si occupa di materiali plastici – spiega Clau-dia Salvestrini, direttore del con-sorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di po-lietilene, il Polieco – I trafficanti sono capaci di rastrellare enormi quantità di materiali, provenienti anche dalla raccolta differenzia-ta, e di affidarli alle mafie tran-snazionali, lasciando di fatto le nostre aziende con i magazzini vuoti». Insomma, l’Italia sempre più Eldorado degli ecomafiosi, per citare il nome di una famosa inda-gine della procura di Milano del 2003? Non proprio. I primi dieci anni d’applicazione dell’art. 260 dimostrano che si può incappare nelle maglie della legge e pagarne dazio. Almeno in questo caso. n

re anni di pedinamenti e intercettazioni telefo-niche. Poi il blitz nelle aziende. L’operazione Greenland, dieci anni fa,

rappresenta una pietra miliare nella lotta alle ecomafie. A con-durla fu l’allora comandante dei Carabinieri, Antonio Menga, che portò alla luce un’organizzazione ramificata fra Trevi, Casone di Fo-ligno, Bastardo di Giano dell’Um-bria e Cannaiola. La soazzatura tossica proveniva dal Centro e Nord Italia ed era smistata illeci-tamente in Toscana, Lazio, Mar-che, Lombardia, Veneto, Campa-nia e Puglia. Come? Attraverso un escamotage che avrebbe fatto scuola: la falsificazione della carta

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La nuova ecologia / febbraio 201234 febbraio 2012 / La nuova ecologia

che di alcuni imprenditori, che in cambio di denaro accettavano di smaltire i veleni sui propri terre-ni. I giudici rinviarono a giudizio 52 persone fra produttori, inter-mediari, analisti, trasportatori, titolari di impianti di stoccaggio e smaltimento. L’ordinanza venne rigettata dal Gip, vista anche l’ori-ginalità della materia, ma poi fu accolta dal giudice del riesame. Le-gambiente si costituì parte civile, insieme al Comune di Trevi, alla Provincia di Perugia e alla Regio-ne Umbria: «Fu davvero emozio-nante, seppure molto complicato, portare le ragioni dell’ambiente all’interno del processo – ricorda Vanessa Pallucchi, all’epoca pre-sidente di Legambiente Umbria – Per la prima volta un’associazione si costituiva parte civile contro i trafficanti di veleni: un fatto di enorme valore simbolico, oltre che giuridico». Quattro anni dopo arrivano le condanne per 13 degli imputati, con una sfilza di capi di imputazione e la confisca di tut-te le aree sequestrate. Condanne confermate in appello nel 2010, in attesa che si pronunci anche la Cassazione. Nonostante oggi si agiti, per alcuni reati, lo spettro della prescrizione. (An. Per)

inchiestarIcIcLaggI gLobaLI

murgia violata Bari 23 aprile 2002 Arresti 6, denunce 22, aziende coin-volte 6rEgIonI: Umbria, Lombardia, Veneto, marche, Campania, Toscana, Lazio e Puglia.InquIrEntI: Procura di bari, Comando provinciale Noe di bari.n rifiuti speciali abbandonati su terreni agricoli destinati alla coltivazione di vari prodotti alimentari e all’alimentazione animale, e su aree sottoposte a vincolo idrogeologico.

banda bassotti Milano 19 novembre 2002 Arresti 10, aziende 5rEgIonI: Lombardia.InquIrEntI: Procura di milano, Noe di milano, Cfs di brescia e arpa di garba-gnate milanese (mi).n sequestrate 2.000 tonnellate di ri-fiuti speciali pericolosi derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, ve-nivano occultati nei cantieri di opere pubbliche: quello del depuratore di Nosedo, alla periferia di milano, e altri a bellusco (milano), Cardano al Campo (Varese) e buccinasco (milano).

re mida Napoli 24 novembre 2003 Arresti 22, denunce 75, aziende 20rEgIonI: Campania, Lombardia, Veneto e Toscana.InquIrEntI: Procura di Napoli, Noe di Caserta.

n L’attività illegale consisteva in ope-razioni di intermediazione, trasporto, sversamento e stoccaggio di enormi quantità di rifiuti provenienti da società di smaltimento del Centro e Nord ita-lia. Queste simulavano la separazione tra fase secca e umida presso impianti in diverse parti d’italia, ma li sversa-vano in cave e terreni controllati dagli indagati. Da novembre 2002 a maggio 2003 sono state movimentate 40.000 tonnellate di rifiuti con un giro d’af-fari di 3.300.000 euro, e l’evasione dell’ecotassa per 500.000 euro.

madre terraCaserta, 4 novembre 2005 Arresti 8, aziende 1 rEgIonI: Campania. InquIrEntI: Procura di santa maria Ca-pua Vetere, Noe di Caserta. n L’organizzazione smaltiva rifiuti in-dustriali pericolosi limitatandosi a farli seccare per poi sbarazzarsene spargen-doli nelle campagne, o regalandoli agli agricoltori come concime.

madre terra 2 S.Maria Capua Vetere, 8 maggio 2006 Arresti 5, denunce 12, aziende 1 rEgIonI: Campania. InquIrEntI: Procura di santa maria Capua Vetere, Noe di Napoli e di Caserta.n L’organizzazione avrebbe sversato senza trattamento nelle campagne casertane 38.000 tonnellate di rifiuti pericolosi per un giro d’affari di 3 mi-lioni di euro.

il libro “toxic Italy”antonio pergolizzicastelvecchi, roma,14 euro.La gestione illegale dei rifiuti è parte dello sviluppo economico del nostro paese. chi sono i mercanti di veleni? È solo la malavita a contaminare l’Italia?

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febbraio 2012 / La nuova ecologia 35

grande muraglia I e IIGioia Tauro 11 luglio 2006 Denunce 32rEgIonI: Calabria, Puglia, Campania, Lombardia, Lazio. paESI StranIErI: Cina, india, russia, Liberia e Nigeria.InquIrEntI: Procura di Palmi, Noe di reggio Calabria, Ufficio dogane del porto di gioia Tauro.n L’operazione, durante la quale sono stati sequestrati 135 container conte-nenti 740 tonnellate di rifiuti in plasti-ca, 1.570 di metalli, 150 di contatori elettrici, 700 di carta e 10 di auto e pneumatici, ha scoperto un traffico ver-so Cina, india, russia e Nord africa. ad aprile 2008 l’operazione “grande muraglia ii” blocca un traffico verso Cina e Hong Kong.

veleno Bari, 25 settembre 2007Arresti 11 rEgIonI: Puglia.InquIrEntI: Procura di bari, Dda di bari, Noe di bari e Digos di foggia.n Tra i reati contestati al clan gaeta operante nel foggiano il traffico di ri-fiuti, tossici e non, e lo smaltimento illecito in Puglia di rifiuti provenienti da altre regioni. Per un volume com-plessivo di 100.000 tonnellate, e con guadagni di 5 milioni di euro.

carte falseCaserta, 14 luglio 2008 Arresti 3, denunce 24, aziende 1rEgIonI: Campania.InquIrEntI: Procura di santa maria Ca-pua Vetere, Noe di avellino, Caserta e salerno.n L’indagine ha evidenziato come grazie alla compiacenza di incarica-ti dei laboratori di analisi le aziende potevano smaltire ingenti quantitativi di fanghi provenienti dagli impianti di depurazione della Campania.

Star WarsDesio, Seregno, Briosco, 18 settembre 2008Arresti 20, denunce 20 rEgIonI Lombardia. InquIrEntI: Procura di monza, Polizia provinciale.

n L’organizzazione acquistava o pren-deva in affitto terreni in alcuni comuni del milanese per trasformarli in disca-riche illegali di rifiuti, anche perico-losi. sequestrati circa 65.000 mq di terreni in cui sono stati interrati circa 178.000 metri cubi di rifiuti.

golden rubbishGrosseto, 9 febbraio 2010. Arresti 17, denunce 61, aziende 3. rEgIonI: Toscana, friuli Venezia giulia, Lombardia, Trentino alto adige, emilia romagna, marche, Campania, Lazio, abruzzo e sardegna. InquIrEntI: Procura di grosseto. n rifiuti della bonifica del sito di ba-gnoli avevano come destinazione la Toscana. L’organizzazione era imper-niata su una società di intermediazio-ne maremmana, che avvalendosi di produttori, trasportatori, laboratori di analisi, siti di ripristino ambientale e discariche, regolava e gestiva i flussi dei rifiuti (un milione di tonnellate) ai quali attribuiva codici non corretti, così da poter essere dirottati in siti di desti-nazione finale compiacenti in Toscana, Trentino ed emilia romagna.

fiori d’acciaioBrescia, 30 novembre 2011Arresti 10, aziende 4rEgIonI: Lombardia. InquIrEntI: Procura di brescia, Dda e carabinieri di brescia. n sequestrati la cava di Cappella Cantone (Cremona), destinata a una discarica di amianto, un impianto per il trattamento di rifiuti a Calci-nate (bergamo) e due cantieri della brebemi a Cassano d’adda (milano) e fara olivana con sola (bergamo).

Per gli inquirenti in questi siti veniva-no smaltiti rifiuti speciali. Colpito da custodia cautelare in carcere franco Nicoli Cristiani, vicepresidente del Consiglio della regione Lombardia, con lui imprenditori e funzionari pub-blici.

golden plasticTaranto, 7 dicembre 2011 Arresti 54, aziende 21rEgIonI: Puglia, abruzzo, basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Lombar-dia, Piemonte, sicilia, Toscana. paESI StranIErI: Cina. InquIrEntI: Procura di Lecce, Procura di Taranto, Dda di Lecce, agenzia del-le dogane, guardia di finanza.n oltre 2 milioni e 600.000 kg di ri-fiuti speciali erano pronti in 114 con-tainer per esser spediti nel sud est asiatico. il tutto avveniva mediante la predisposizione di falsa documenta-zione commerciale. i rifiuti speciali non erano stati ogget-to di alcun trattamento preliminare e sarebbero stati utilizzati come materia prima per produrre giocattoli, articoli casalinghi, biberon e prodotti sanitari destinati alla commercializzazione sul territorio nazionale ed europeo.

(a cura di Francesco Loiacono e Antonio Pergolizzi)

✱ Com’è cambiata l’ecomafia dall’operazione Greenland a oggi? Se ne discute durante

“Rifiuti Spa” che Legambiente organizza il 13 febbraio a Roma (ore 9.30, Senato della Repubblica, Palazzo Bologna, via di Santa Chiara 4). All’evento partecipano i primi inquirenti che hanno applicato l’articolo 260 Dlgs 152/06: Roberto Pennisi della Direzi-one distrettuale antimafia, il presidente della commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti Gaetano Pecorella, il vicepresidente della commissione antimafia Fabio Granata e il ministro dell’Ambiente Cor-rado Clini. confermare la presenza entro le ore 17 dell’11. Per gli uomini obbligo di giacca e cravatta. i [email protected]

rIfIutI Spaa convEgno

Le 190 inchieste hanno interessato tutte le regioni tranne la valle d’aosta

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La nuova ecologia / febbraio 201236 febbraio 2012 / La nuova ecologia

inchiestarIcIcLaggI gLobaLI

un destino segnato da pro-roghe, inchieste e critiche, quello del Sistri: il sistema di tracciabilità elettronica dei rifiuti voluto da Peco-

raro Scanio quando era al vertice del ministero dell’Ambiente e pre-sentato con orgoglio dal suo suc-cessore, Stefania Prestigiacomo, poco meno di un anno fa, quando si pensava di farlo partire a giu-gno 2011. Il Sistri, grazie al moni-toraggio satellitare dei camion che trasportano i rifiuti, dovrà man-dare in pensione i vecchi moduli cartacei Mud, ma l’obiettivo più ambizioso è quello di sconfiggere le ecomafie. Dalla sala operativa del Sistri, nella sede della Selex (azienda del gruppo Finmeccanica finita sotto la lente della magi-stratura proprio per l’affidamento del progetto), i carabinieri del Noe dovranno tenere sotto controllo gli oltre 85mila camion che traspor-tano quotidianamente rifiuti su e giù per la Penisola. Senza contare che la famosa “black box”, nella quale il trasportatore deve inse-rire una chiavetta usb con i dati del carico, è installata nel vano guida dei camion. I malintenzio-nati potrebbero perciò sostituire il rimorchio durante il viaggio senza che la scatola nera registri alcun cambiamento.A gennaio la partenza del Sistri ha subito l’ennesimo slittamento: il decreto milleproroghe ha sposta-to dal 2 aprile al 30 giugno la data

d’avvio. Le ditte che dovranno uti-lizzare il sistema di tracciabilità hanno altri due mesi, quindi, per imparare come si utilizza corretta-mente il sistema. Ma nel frattem-po i costi del sistema, più volte prorogato, cominciano a diventa-re pesanti. La Nuova Ecologia ha eseguito un test presso la Società recupero imballaggi (Sri) di Grici-gnano d’Aversa (Ce). La prova ha evidenziato una certa macchinosi-tà delle operazioni, che sarà forse superata durante le prossime set-timane, ma soprattutto problemi dovuti a recenti cambiamenti nelle procedure dei quali gli operatori, nonostante abbiano dedicato ri-sorse e tempo alla formazione, non erano ancora a conoscenza. Insomma, le aziende durante gli ultimi due anni hanno impiegato nel passaggio al nuovo sistema ri-sorse umane ed economiche: ogni black box, ad esempio, è collega-ta tramite schede sim al sistema Gprs e questo significa che da ol-tre un anno sono attivi contratti telefonici a spese delle aziende senza che il sistema sia ancora in funzione. «Capiamo questi disagi finché un sistema è in evoluzione – commenta il responsabile am-ministrativo della Sri Francesco Pascale, che ci ha accompagnato durante il test – purché si giunga presto a una concretezza delle pro-cedure e alla certezza che il Sistri parta». Ma nonostante i soldi spesi questa certezza ancora non c’è. n

mILLEproroghEaL SIStrIIl decreto di gennaio ha posticipato per l’ennesima volta l’avvio del sistema di tracciabilità. ora si parte il 30 giugno

“La Nuova Ecologia” ha testato lo scorso 10 gennaio il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti (il video con la prova integrale è online su http://tiny.cc/n8ksy). La prova è avvenuta simulando il trasporto di un sacco di

materiali plastici dalla Sri (il produttore) alla ditta di riciclo Erreplast (il destinatario). Come trasportatore è stata utilizzata l’azienda Td srl. Le tre imprese fanno parte di uno stesso gruppo aziendale a Gricignano d’Aversa (Ce). Ecco com’è andata...

n Il sacco di rifiuti in plastica, all’incirca 10 Kg, viene prelevato presso la società produttrice. nell’immagine francesco pascale, responsabile amministrativo della Sri, che ci ha assistito durante la prova.

n Il produttore crea una scheda movimento sulla quale vengono indicati il trasportatore e il destinatario. La scheda viene trasmes-sa al sistema Sistri via internet con l’ausilio di un token (penna usb) ma l’email di conferma non arriva.

È di Francesco Loiacono

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febbraio 2012 / La nuova ecologia 37

Da scarti di cui liberarsi in fretta e al minor costo possibile a materiali riciclabili. il paradigma del ciclo virtuoso dei rifiuti è diventato anche la parola d’ordine dell’ecomafia nel terzo millennio. archiviata quasi del

tutto la stagione “primitiva” delle megadiscariche abusive, a servizio del sistema industriale, oggi i trafficanti di rifiuti puntano sulla filiera del recupero. ovviamente fraudolento. Le scorie di fonderia, che finivano in qualche cava o in mare, vengono spacciate come materiali per sottofondi stradali. i teli di plastica delle serre, invece di essere bruciati in qualche rogo notturno sono impacchettati e spediti in Cina. stessa sorte per gli pneumatici, che una volta finivano in campagna. o per i fanghi di depurazione, che negli ultimi anni, senza alcun trattamento, inondano come “fertilizzanti” i terreni agricoli.DA Fenomeno LocALizzAto, la gestione illegale dei rifiuti si è trasformata in emergenza globale in cui le mafie, a cominciare da quelle nostrane, giocano un ruolo rilevante ma non esclusivo. Uno dei meriti attribuibili all’introduzione del delitto di organizzazione di traffico illecito è proprio quello di aver certificato l’esistenza di vere e proprie organizzazioni criminali costituite da colletti bianchi e imprenditori senza scrupoli. Con un notevole bagaglio tecnico e un sofisticato sistema di relazioni, nel mondo imprenditoriale e politico. Che si sono rivelati particolarmente utili quando, costretti a “inabissarsi” dopo anni di sostanziale impunità, ecomafiosi ed ecocriminali hanno dovuto affinare le tecniche di smaltimento per sfuggire alle indagini. Se queSto è Lo ScenArio, certo non confortante, un’efficace azione di prevenzione e contrasto di queste attività criminali può svilupparsi soltanto a tre condizioni: a) una vera e propria rivoluzione ecologica nel modo di produrre e consumare le merci, che garantisca riduzione dei rifiuti, riuso e riciclo; b) il contrasto su scala globale dei traffici illeciti, estendendo a tutti i paesi dell’Ue il delitto in vigore da dieci anni in italia; c) l’inasprimento delle sanzioni contro chi inquina e saccheggia i beni comuni (acqua, aria e suolo), con l’introduzione dei delitti ambientali nel Codice penale. È una richiesta che Legambiente fa, invano, dal 1994. C’è da sperare che il 2012 sia l’anno buono.* responsabile osservatorio ambiente e legalità di Legambiente

L’ecomafia del terzo millennio di enrico Fontana*

n a questo punto abbiamo chiamato il call center: «abbiamo cam-biato le procedure». Eppure i dipendenti delle ditte hanno già parte-cipato a diverse ore di formazione. Il giorno dopo dal Sistri è giunta comunicazione che si stanno di nuovo rivedendo le procedure.

n Il viaggio può cominciare solo dopo che la chiavetta usb è stata inserita nella black box del mezzo collegata alla sala operativa gestita dai carabinieri del noe. Il passaggio è avvenuto corretta-mente, l’autista può partire.

il libro “Dark Economy”antonio cianciullo ed Enrico fontana,Einaudi, torino, 18 euro.Dalle terre di gomorra alle contrade del guandong. Il traffico illegale di rifiuti fattura miliardi e collega clan. un viaggio fra imprese disinvolte, politici collusi e apparati statali deviati.

Archiviata la stagione delle megadiscariche, i trafficanti puntano sulla filiera del riciclo. Ovviamente fraudolento

n Il trasportatore consegna la chiavetta usb alla ditta di destina-zione. a questo punto l’operatore dovrebbe trasmettere alla banca dati le informazioni sull’avvenuto trasporto. Il sistema però non consente di chiudere la pratica.