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REPRESSIONE REPRESSIONE

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A R C H I V I OC E N T R A L EDELLO STATO

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MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO

In occasione del 120° anniversario della Festa del lavoro, la Fondazione Pietro Nenniha promosso la mostra “Primo Maggio tra festa e repressione”

hanno contribuito alla realizzazione della mostra:Archivio Centrale dello Stato

Fondazione Giuseppe Di VittorioFondazione Bruno Buozzi

Istituto di Studi Sindacali della UIL

ha aderito la Fondazione Giacomo Brodolini

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Ricerche e testi di Gianna Granati,con la collaborazione di Alfonso Isinelli, Ombretta Nicodemo, Graziella Pomella, Marica Salvitti

Redazione:Cristina MosilloProgetto di allestimento della mostra: Massimo Domenicucci e Franco Papale

Elaborazione immagini e fotoriproduzioni: Paolo Audino, Franco Nudi, Orlando Simeone, E. Nicoletta VernilloSegreteria: Rita Di Genova, Marisa Santoni

Promozione: Antonella Alberini, Maria IachiniUrp: Marialuisa Bisi, Alessandra Rosa

TRATRA FESTFESTAA E REPRESSIONEE REPRESSIONE

I LI L P R I M O M A G G I OP R I M O M A G G I O

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In occasione della mostra "IlPrimo Maggio tra festa e repres-sione", promossa dalla Fon-dazione Nenni, sono lieto dirivolgere a tutti coloro che hannocollaborato all'iniziativa il miosaluto più cordiale.La ricorrenza del Primo Maggioha sempre avuto nella storiadell'Italia democratica un parti-colare rilievo perché tesa a sot-tolineare il valore del lavoro che,come recita il primo articolodella Carta costituzionale, èposto a fondamento della nostraRepubblica.Nel periodo trascorso dalleprime celebrazioni del PrimoMaggio la fisionomia del lavoroè profondamente mutata e sia letutele sia le condizioni di vita deilavoratori sono oggi incompara-bilmente più alte rispetto a quel-le della fine del XIX secolo.Le odierne trasformazioni suscala globale pongono nuovesfide al mondo del lavoro. Il mioauspicio è che ogni processo dicambiamento si svolga semprenella riaffermazione della funzio-ne di promozione umana e so-ciale del lavoro, che deve conti-nuare a rappresentare un princi-pio fondamentale nella dinamicadella società italiana ed europea.Sono certo che la vostra merito-ria iniziativa contribuirà a diffon-dere una coscienza sempre piùattenta ai diritti e agli interessidei lavoratori.A voi tutti rivolgo il mio più fervi-do auspicio per il pieno succes-so dell'evento.

Gianfranco FiniPresidente Camera dei Deputati

In occasione dell’apertura dellamostra dedicata al 120° anniver-sario del Primo Maggio rinnovoa Lei, caro presidente dellaFondazione Nenni, all’ArchivioCentrale dello Stato, alle Fon-dazioni Di Vittorio e Buozzi,all’Istituto studi sindacali e a tuttii curatori, il mio vivo apprezza-mento per l’iniziativa, alla qualeauguro il migliore successo.La forza simbolica della ricorren-za è inscindibile dalla memoriadel lungo e sofferto camminoattraverso il quale le giusterichieste di condizioni di lavororispettose della dignità dell’uo-mo hanno potuto finalmente tra-dursi in pienezza di diritti.Di questo cammino e delle pagi-ne di lotte, conquiste e tragedieche ne hanno scandito le tappe,del coraggio e del sacrificio deilavoratori che ne sono stati pro-tagonisti, la celebrazione delPrimo Maggio costituisce certa-mente la testimonianza piùsignificativa.Il merito maggiore della rasse-gna romana sta nell’aver rico-struito attraverso un rigorosoapparato documentario, unvasto corredo iconografico euna lodevole chiarezza di lin-guaggio, i momenti salienti di unlungo periodo di realizzazionima anche di aspri conflitti cheha segnato profondamente lavicenda dello Stato unitario e neha influenzato gli assetti socialied istituzionali.Con questo spirito invio a Lei,alle autorità intervenute e a tuttii presenti il mio cordiale saluto.

Giorgio NapolitanoPresidente della Repubblica

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Il Primo Maggio è la festa dellavoro. È una festa giovane,dell'Italia libera e democratica,riconosciuta soltanto all'indomanidella Liberazione e finalmentesegnata in rosso sui nostri calen-dari negli anni in cui si scrive laCostituzione e si dichiara il lavo-ro quale fondamento dello Statorepubblicano. Ma è una festa che ha origini piùantiche, e non conosce confininazionali, non riguarda solol'Italia. Il Primo Maggio nasce per inizia-tiva delle organizzazioni interna-zionali del movimento operaioverso la fine dell'Ottocento: è ilprimo congresso della Secondainternazionale, tenutosi a Pariginel 1889 a decidere che in tutti iPaesi - in America e in Europa -questa data sia giorno di asten-sione dal lavoro e di lotta perconquistare la giornata lavorativadi otto ore, per affermare i dirittidei lavoratori e migliorare le lorocondizioni vita.È una storia, questa, di lotte, diconflitti e di affermazioni socialiche dal 1890 attraversa anche lastoria italiana, dai governi diFrancesco Crispi all'età giolittia-na fino all'avvento del fascismo,che pone termine, nel 1923, allafesta del Primo Maggio.È una storia che in questamostra, promossa dalla Fon-dazione Nenni, dalla FondazioneDi Vittorio, dalla FondazioneBuozzi e dall'Istituto di studi sin-dacali, viene ripercorsa e raccon-tata da Gianna Granati sullascorta di lunghe ricerche docu-mentarie condotte soprattutto trai fondi archivistici conservati dalnostro Istituto e dall'Archivio diStato di Roma: ricerche che cirestituiscono, con passione esensibilità, momenti poco noti diuna vicenda che anche nell'Italia

liberale, negli anni dello sviluppoeconomico dei primi del Nove-cento, è segnata da episodi direpressione e da interventi san-guinosi contro i lavoratori.L'Archivio Centrale dello Stato havoluto collaborare alla realizza-zione di questa iniziativa con l'in-telligenza e la competenza deisuoi funzionari e mettendo adisposizione i suoi spazi espositi-vi, comprendendo il suo altovalore civile e l'importanza deldiscorso storiografico che lamostra richiama.Un discorso che non può non sol-lecitare una più attenta riflessio-ne sul concreto processo di unifi-cazione politica e sociale dellacomunità nazionale nel primosessantennio di storia dello Statounitario, una riflessione di parti-colare interesse alla vigilia dellecelebrazioni del 150° dell'Unitàd'Italia, e tra le carte dell'ArchivioCentrale, che custodisce lamemoria documentaria delloStato unitario.

Agostino AttanasioSovrintendente all’Archivio Centrale dello Stato

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Nell'avvicinarsi del 120° anniver-sario del Primo maggio, laFondazione Nenni ha riflettutosul lungo cammino di lotte e disangue dei lavoratori per la con-quista di quella data, il loro gior-no di festa, e sul suo significatoche all'origine volle essere larivendicazione mondiale dellagiornata lavorativa di otto ore. Edabbiamo deciso di dedicare lamostra non alla Festa, ma allelotte per conquistarla.La deliberazione di dedicare unagiornata internazionale, con lasospensione dal lavoro, a quellafondamentale rivendicazione -alla quale altre se ne aggiunsero- fu presa al Congresso di Parigidella II Internazionale il 1889 conuna risoluzione nella quale èdetto: "Una grande manifestazio-ne sarà organizzata per una datastabilita, in modo che simulta-neamente in tutti i paesi e in tuttele città, nello stesso giorno, ilavoratori chiederanno alle pub-bliche autorità di ridurre perlegge la giornata lavorativa a ottoore ... Considerato che una mani-festazione dello stesso tipo è giàstata decisa per il 1° maggio1890 dalla American Federationof Labor nel congresso tenuto aSt. Louis nel dicembre del 1888,questa data sarà adottata per lamanifestazione internazionale. Ilavoratori dei vari paesi darannoluogo alla manifestazione entro ilimiti loro imposti dalla particolaresituazione di ciascun paese".Vi sono precedenti luttuosi cheilluminano quella decisione. Ilprimo maggio di quattro anniprima, il 1886, era stato indettoun grande sciopero generale aChicago. Si tenne una imponentedimostrazione di 80.000 personea favore delle otto ore lavorative.Due giorni dopo vi fu una prote-sta contro il licenziamento arbi-

trario di numerosi operai. La poli-zia usò le armi uccidendo quattrodimostranti. L'indomani nuovaprotesta operaia: una bombaesplode tra i poliziotti e ne uccideuno. Questi aprirono il fuoco pro-vocando nuove vittime tra i mani-festanti. Quattro sindacalistianarchici arrestati, furono pro-cessati e impiccati.Le dimostrazioni decise dall'Inter-nazionale dovevano essere pacifi-che e festose: cortei, comizi, ma-nifesti, volantini, scampagnate,bicchierate, canti, musica, balli.Ma la classe dirigente borghese,liberale a parole, vietò ogni mani-festazione e le represse conmetodi brutali, addirittura grotte-schi come il divieto di mettere ilgarofano rosso all'occhiello o dicantare l'Inno dei lavoratori diTurati. Furono impegnate enormiforze dell'apparato poliziesco e, inun caso, furono schierate addirit-tura le mitragliatrici.Il divieto fu generalizzato in varipaesi, ma forse in Italia fu fattovalere con maggiore ottusità erigore. E la repressione fecescorrere anche in Italia sangueproletario: "di che lacrime grondie di che sangue" (Ugo Foscolo).Insieme con le istituzioni culturalidei sindacati che custodiscono lamemoria delle lotte e dei succes-si del movimento dei lavoratori econ l'Archivio Centrale dello Sta-to che custodisce le carte dellapolizia e le bandiere rosse diquell'epoca, esposte nella mo-stra, è nata una felice sinergiache ha dato vita ad una manife-stazione culturale, che con il rigo-re della ricerca storica, illuminauna pagina fondamentale delledure lotte, alla fine vincenti, del-l'ascesa delle classi subalterne.

Giuseppe TamburranoPresidente Fondazione Pietro Nenni

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Quando, nell'ormai lontano 1855,il sindacato australiano lanciò perprimo la parola d'ordine dellaconquista della giornata lavorati-va di otto ore, lasciandone in talmodo altrettante da riservare alproprio meritato riposo e altreotto da dedicare alla famiglia eagli svaghi, questo obbiettivoapparve allora ai più utopistico evelleitario.Attraverso sacrifici e passaggigraduali, a volte anche moltodolorosi, le forze del lavorohanno progressivamente saputorealizzare nei paesi maggiormen-te industrializzati tante conquisteche li hanno portati ben oltre ilconseguimento di quell'ambizio-so obbiettivo. La mostra che abbiamo volutointitolare "Primo Maggio tra festae repressione" dà ampiamenteconto delle difficoltà, dei contra-sti, dei prezzi pagati per fare pro-gredire l'emancipazione del lavo-ro e per approdare al sistema didiritti e di protezioni sociali cheoggi abbiamo. Un sistema, inte-grato ad uno sviluppo economicointenso e tecnologicamente mol-to avanzato che ha costituito quelmodello sociale europeo che, purnella peculiarità delle storie diogni singolo paese del nostrocontinente, ha saputo tenereinsieme il progresso economico ela coesione sociale mirati a rea-lizzare una società al tempo stes-so solidale, inclusiva e ambien-talmente compatibile.Un modello di sviluppo che deveessere aggiornato per poteressere conservato e difeso neisuoi caratteri essenziali di fondo;che deve essere costantementeriformato e manutenzionato allaluce delle grandi trasformazionitecnologiche in atto, dei grandiprocessi migratori e delle tenden-ze demografiche che caratteriz-

zano le società moderne.Un modello di sviluppo che siripropone oggi come riferimentoquanto mai importante nel mon-do segnato dalle traversie checoinvolgono le nostre società.Il convulso e impetuoso processodi globalizzazione che ha caratte-rizzato gli ultimi decenni, insiemealle gravi contraddizioni chehanno portato all'esplosione dellacrisi finanziaria e produttiva che èancora in atto, hanno portato aduna grande espansione del lavo-ro, e in special modo del lavorodipendente nelle sue diverse evariegate forme, che hanno rag-giunto la loro dimensione massi-ma nella storia dell'umanità. Moltipaesi emergenti si stanno oggicimentando con la conquista diquei diritti umani, civili e socialiche in Europa sono stati conse-guiti tra la fine dell'ottocento e laprima parte del novecento.

Carlo GhezziPresidente Fondazione Giuseppe Di Vittorio

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Nel mondo che cambia e che tra-volge barriere e abbatte muri(reali, politici e psicologici) il 1°Maggio resta uno straordinariopunto di riferimento con il suo"eversivo" messaggio di libertà edi democrazia.La Fondazione Nenni assiemeall'Archivio Centrale dello Stato econ la collaborazione, tra le altre,della Fondazione Bruno Buozzi,ha promosso una eccezionalerievocazione del 1° Maggio.È interessante la raccolta deimateriali sequestrati ai manife-stanti, spesso inediti, che docu-mentano, anche attraverso i rap-porti della Pubblica Sicurezza, ilclima che caratterizzava l'azionepolitica del governo alla fine delsecolo diciannovesimo.La classe dirigente del Paese, inlarga prevalenza di origine aristo-cratica e borghese, consapevoledi essere solo una minoranza,guardava ai lavoratori come aduna massa minacciosa per l'ordi-ne sociale.La libertà è "crocianamente" con-dizione dello spirito e, dunque,perennemente connessa allanatura umana. Il 1° Maggio ebbeun originale e forte carattere poli-tico con la capacità, per la primavolta, di aggregare e di orientare ilavoratori ad un messaggio unifi-cante di avanzamento umano,sociale e culturale.Il forte carattere simbolico, ilrichiamo dal punto di vista di quel-lo che oggi chiamiamo immagina-rio collettivo, l'indissolubile mes-saggio riformista che si accompa-gnò alla celebrazione del 1°Maggio si trasformò agli occhi delGoverno e delle autorità di Pub-blica Sicurezza in un rischio, inuna trappola pericolosissima: unimpulso a "trasgredire" in terminidi libertà e di democrazia.Questa mostra vuole essere un

omaggio ed un riconoscimento ailavoratori che manifestarono inquel lontano 1° Maggio a favoredella libertà di associazione perottenere condizioni di vita e dilavoro dignitose.Non era stata costituita laConfederazione Generale delLavoro: erano invece vive, vivaci,vitali tante associazioni, "leghe diresistenza", "società di mutuosoccorso" impegnate a scriverela storia delle conquiste delmondo del lavoro.Dal 1° Maggio represso si sareb-be passati a quello prima tollera-to e poi permesso; quindi lalunga notte del fascismo; infinel'alba con la Resistenza e la libe-razione dal nazifascismo.Ricordare per non dimenticare,ricordare per non rinnegare,ricordare con l'orgoglio dei sacri-fici, della passione, dell'impegnoper ottenere tante conquistesociali ed economiche.Si può perdere qualche battagliama mai arrendersi, mai sentirsivinti.Il suggello della mostra che oggicelebriamo risiede in questa con-statazione. Coloro che impediro-no quel 1° Maggio, causando vit-time tra i lavoratori, non avrebbe-ro mai immaginato che, per unasingolare nemesi storica, il mate-riale sequestrato per essereoccultato (manifesti, volantini,bandiere) oggi sopravivesse contutti i suoi significati simbolici.È proprio vero: la libertà e lademocrazia finiscono per trionfa-re sempre.

Giorgio BenvenutoPresidente Fondazione Bruno Buozzi

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Una mostra dedicata alla rico-struzione delle tappe più signifi-cative, dei primi e più difficili 60anni, di una delle date più rappre-sentative della storia sindacale,politica e sociale: quella del 1°maggio, è un prezioso contributoalla conservazione viva dellamemoria e della diffusione diquelli che sono stati gli immensisacrifici compiuti dai lavoratori,non solo per farla diventare laFesta permanente di tutti i lavo-ratori e delle loro organizzazioni,ma soprattutto per farla essere ilperenne ricordo dei tanti cadutinelle lotte e di quanti hanno sof-ferto per le dure repressioni sub-ite, per conquistare il diritto alladignità del lavoratore e migliorar-ne le condizioni di lavoro.Dalla fine dell'ottocento, finoall'avvento del fascismo, il 1°maggio fu tenacemente festeg-giato contro tutti i divieti e lerepressioni che i vari governiposero in atto pur di scoraggiar-ne la celebrazione, vietando ailavoratori l'interruzione del lavo-ro, arrivando ad impedirne difesteggiarlo anche se organizza-to con manifestazioni o adunan-ze dopo il lavoro. Di quel periodosi possono citare e richiamarealla memoria un'infinità d'episodi,circostanze e interventi di grandiuomini di pensiero e autorevolipolitici, fra tutti questi vogliamoricordare l'uomo, forse il più mite,ma senz'altro tra i più puri d'ani-mo e di grande umanità che fuEdmondo De Amicis, tanto parte-cipe della causa dei lavoratori edi quella socialista che volle dedi-care un suo romanzo al 1° mag-gio, alla sua storia e al suo signi-ficato. (come Istituto ne abbiamodi recente pubblicato l'ineditotesto) e per contraccambiare ilsuo impegno alla causa i lavora-tori di Torino ogni 1° maggio sole-

vano sostare sotto le sue finestreper festeggiare insieme l'avveni-mento.Le lotte bracciantili furono quelleche diedero in Italia, non essen-do ancora un Paese industrializ-zato, il contributo maggiore all'af-fermazione dei diritti dei lavorato-ri, ed uno dei più prestigiosi lea-der del movimento socialista,contadino e cooperativo CamilloPrampolini, in un articolo pubbli-cato sulla "Giustizia" e dedicatoal primo 1° maggio della storiadel movimento dei lavoratori,quello del 1890 scrisse: "...augu-riamoci che la dimostrazione delPrimo Maggio riesca imponenteal punto da far ritenere che lasocietà stia realmente per entra-re in un periodo di vita nuova, dipace, di lavoro libero, gradito edenumerato di vera civiltà". EFilippo Turati pochi anni dopoauspicava che il Primo Maggiodoveva assumere ogni anno "unsignificato e un carattere più spe-ciale, agitando, in ogni nazione,la bandiera di quella rivendica-zione che è per essa, in quelmomento la più sentita e la piùurgente". Quanta lungimiranza inquelle parole, quanta validitàancora oggi a distanza di più di100 anni da Prampolini e daTurati, sul significato del 1° mag-gio, da poter essere adottatecome parole d'ordine per il sinda-cato di questi anni e per il futuro.Così come vale la pena sceglierefra i tantissimi giornali indipen-denti e organi ufficiali di partito,quotidiani e periodici d'importantitestate, una delle pubblicazioniminori che sfuggì, forse per purocaso alla repressione fascista, ilgiornaletto illustrato per ragazzi"Cuore" uscito a Milano il 22 apri-le 1922, che nulla aveva a chevedere con il più noto libro, nelquale il 1° maggio era così defini-

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to: "... è la data in cui i lavoratoridi tutto il mondo affermano il pro-posito e la speranza di affrettareil giorno in cui gli uomini sarannofratelli, e la terra suonerà delcanto del lavoro lieto, e tutti i suoibeni saranno il bene di tutti, e neicampi e nelle officine, nelle scuo-le e nelle aule di scienza, lavore-ranno uomini divisi nell'opera, maumili nel dovere ed eguali neidiritti" era la pedagogia del socia-lismo sentimentale ed umanisti-co, ma anche il modo per farconoscere e diffondere l'altovalore morale della dignità e deidiritti di chi lavora. Purtroppo, come ben illustratonel catalogo e nella mostra,durante il ventennio fascista, nel1923, la festa dei lavoratori, fudefinitivamente soppressa esostituita con il 21 aprile "nataledi Roma", mentre in GermaniaHitler l'aveva mantenuta mainglobandola nella propagandanazista, in parole povere appro-priandosene.Nell'Italia liberata si tentò di orga-nizzare la celebrazione del primomaggio già nel 1944. Nell'oc-casione avvenne uno scontroall'interno dei partiti e fra questi eil sindacato, per altro ancora divi-so, fra il PCI e PSIUP da unaparte e la CGL con la CIL dall'al-tra, poiché mentre alcuni espo-nenti dei partiti ritenevano difesteggiare il 1° maggio tuttiinsieme senza distinzione frapartiti e sindacati, il sindacato siopponeva rivendicandone lapaternità e il diritto di festeggiarloal solo sindacato. A ciò si aggiun-geva la differente posizione, esi-stente all'interno dei partiti, fra chiproponeva che la festa dei lavo-ratori si dovesse tenere non il 1°ma il 15 maggio e chi era per ilripristino della tradizione. Il primo 1° maggio fu, quindi,

quello del 1945. Fu straordinarioperché in tantissime città e paesii lavoratori e le loro organizzazio-ni scesero in piazza manifestan-do per la loro festa, per la cadutadella dittatura, la fine della guerrae la riconquistata libertà.Un sindacato che, purtroppo,ricominciò da subito a pagare altiprezzi per il suo impegno demo-cratico e per la rinascita delPaese, come quando nel 1947 lacelebrazione del 1° maggio aPortella della Ginestra fu bagna-ta da tanto sangue innocente permano della banda Giuliano.Luttuosi eventi che, purtroppo,continueranno a segnarne il dive-nire del sindacato.Il 1° Maggio resta, in ogni caso,un'indelebile ricorrenza il cuisignificato non può essere corro-so né dal tempo, né da eventualicambiamenti dei contenuti omodi di realizzarla.

Gianni SalvaraniVicepresedente Istituto di Studi Sindacali UIL

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ll Risorgimento aveva unito l'Italia. Mabisognava "fare gli italiani". E bisognavaaffrontare la questione sociale. Mentregli altri paesi europei, la Germania, laFrancia erano alle prese con la questio-ne operaia, poiché si era avviata l'indu-strializzazione, l'Italia, paese ancoraagricolo, era alle prese con la questionecontadina.Nel 1871 mentre la Comune di Parigiinstaura un regime, che secondo Marx,ha i caratteri dell'organizzazione sociali-sta ed operaia, in Italia i moti si svilup-pano nelle campagne. L'inchiesta parla-mentare Jacini sulla fame è del 1877 eriguarda le campagne, le quali sonogravemente colpite dalla crisi agraria. È significativo che nel 1890 viene cele-brato il primo "primo maggio" e nellostesso anno le risaiole di Conselice,condannate ad una orribile giornata dilavoro sotto la sferza del sole e con ipiedi nell'acqua, si battono per unaumento della mercede. Ad esse siaggiunsero altri disoccupati. La manife-stazione fu stroncata dai soldati conmorti e feriti.Il carattere contadino della protestasociale si rivela anche sul terreno politi-co: la componente più forte e combattivaè costituita dagli anarchici che puntanosui contadini per promuovere la rivoluzio-ne. Ciò non vuol dire che il problemasociale non riguardi altre classi. La disoc-cupazione, i salari di fame, la precarietàdel lavoro colpiscono anche operai edili evarie categorie artigiane come sarti, fab-bri, falegnami, tipografi, ed altre.In un rapporto del 17 aprile 1890, nelquale si fa riferimento anche al primomaggio, il questore di Roma illustra alprefetto e al Ministro dell'Interno in termi-ni preoccupati la grave disoccupazioneesistente a Roma, la quale costituisceuna situazione allarmante per l'ordinepubblico. (AS Roma, Questura, b. 41).La data scelta del primo maggio è signi-ficativa e affonda le sue radici in un pas-sato lontano che è storia e leggenda,mito e rito in tempi in cui con il "calendi-maggio" si festeggiava il risveglio dellanatura.Il primo di maggio fu indicato dalla IIInternazionale nel congresso di Parigidel 1889 come il giorno in cui i lavorato-ri, abbandonando il lavoro, con l'intentodi dar vita ad una festa, si sarebberoriuniti per manifestare anche in modoludico (scampagnate, musica, balli, bic-chierate) il proposito di lottare per otte-nere la giornata lavorativa di otto ore:

ma altri obbiettivi si aggiunsero: il sala-rio, il lavoro minorile e femminile, leassicurazioni sociali, la pace, ecc.Nel congresso dell'Internazionale - alquale erano presenti come delegati ita-liani anche Andrea Costa e AmilcareCipriani - la data fu oggetto di discussio-ne: il primo giorno di maggio o, per evita-re lo scontro con i "padroni" sull'abban-dono del posto di lavoro, la prima dome-nica del mese? Si decise per il primomaggio perché quello fu il giorno indica-to dai sindacati americani. La risoluzioneapprovata, a proposito dell'azione daintraprendere, così diceva: "Una grandemanifestazione sarà organizzata per unadata stabilita, in modo che simultanea-mente in tutti i paesi e in tutte le città,nello stesso giorno, i lavoratori chiede-ranno alle pubbliche autorità di ridurreper legge la giornata lavorativa a ottoore....Considerato che una manifestazio-ne dello stesso tipo è già stata decisa peril 1° maggio 1890 dalla AmericanFederation of Labor nel congresso tenu-to a St. Louis nel dicembre del 1888,questa data sarà adottata per la manife-stazione internazionale. I lavoratori deivari paesi daranno luogo alla manifesta-zione entro i limiti loro imposti dalla parti-colare situazione di ciascun paese".La decisione dei sindacati americaniebbe un peso determinante perché tra legrandi manifestazioni tenutesi negli StatiUniti, a Chicago le dimostrazioni operaieerano state represse nel sangue. Ilprimo maggio 1886 era stato indetto ungrande sciopero nazionale. A Chicago,la città che in quegli anni aveva registra-to la crescita economica più rapida,manifestano 80.000 persone per richie-dere la riduzione a otto ore della giorna-ta lavorativa. Le agitazioni non si esauri-scono in quel giorno. Il 3 maggio si tienepresso una fabbrica un comizio contro inumerosi licenziamenti avvenuti dopouna vertenza di lavoro. La polizia apre ilfuoco e muoiono quattro lavoratori.L'indomani, durante una manifestazionedi protesta, esplode una bomba cheuccide un poliziotto e ne ferisce moltialtri. I poliziotti sparano provocando altrevittime tra i manifestanti. Furono arrestati otto sindacalisti anar-chici e processati come responsabilidell'attentato. Quattro di essi, AlbertParsons, August Spies, George Engel eAdolph Fisher furono impiccati l'11novembre nonostante che da ogni partedel mondo giungessero appelli per laloro salvezza.

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Le bandiere sono simboli che esprimo-no ideali ed appartenenze: il lavoro e ilsuo riscatto in una società di uguali; gliorganismi di classe e i partiti, strumentidi lotta dei lavoratori nei confronti delpadrone e dello Stato. Esse sono preva-lentemente di un colore, il rosso, che hauna grande forza evocativa del sacrifi-cio dei lavoratori fin dal 1512 quando ildrappo rosso fu innalzato dai contadiniin rivolta in Germania. Ma ci sono anchebandiere nere anarchiche e molte porta-no ricamati o dipinti oltre agli strumentidi lavoro, motti ingenui e qualche voltasgrammaticati che esprimono la forzadella fede che animava quei lavoratori.Questi simboli testimoniano le conqui-ste del mondo del lavoro di anni lontani.Quel mondo non c'è più. I lavoratorihanno ottenuto diritti e protezioni. Lerelazioni industriali sono state profonda-mente mutate dalla rivoluzione tecnolo-gica. Eppure le bandiere di quel mondosventolano ancora oggi a significareche i valori antichi sono ancora vivi.

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La decisione dell'Internazionale fu accolta confavore, addirittura con entusiasmo, da tutte levarie organizzazioni dei lavoratori del mondocapitalistico.Manifestazioni imponenti si ebbero il primomaggio del 1890 in molti Paesi, anche in quel-li, come ad esempio l'Australia, dove le ottoore lavorative erano già state conquistate.Lo slogan era: otto ore di lavoro, otto ore diriposo e otto ore di svago.Anche in Italia i lavoratori manifestarono non-ostante le autorità avessero vietato "alcunaprocessione sulle vie e piazze pubbliche".Particolare interessante: il ministro dell'In-terno invita l'autorità prefettizia a disporreprovvedimenti per il mantenimento dell'ordinepubblico e per vietare "manifestazioni illegali"anche l'11 novembre "anniversario morteanarchici Chicago".Dimostrazioni si ebbero in molte città italia-ne. A Milano i lavoratori si adunarono pacifi-camente in vari punti della città e soprattuttoa Piazza Duomo, dove furono dispersi daguardie, carabinieri e soldati fatti affluire inmassa. L'operazione di sgombero, secondoquanto scrive il "Corriere della Sera" del 2-3maggio 1890, era stata ordinata per ecces-so di zelo e perché evidentemente "la preoc-cupazione morale tolse certamente perqualche istante la desiderabile serenità dispirito in qualche delegato e ispettore dellaQuestura". Ma, come scrive con fine ironial'articolista, una volta dispersi i manifestantiil problema non è risolto perché: "Il daffarenon proviene dagli operai che sono per lamassima parte scomparsi, no, ma dai curio-si. Chi può dire l'ostinazione del curioso?Dopo tutto i borghesi non vogliono perderelo spettacolo d'una dimostrazione: le emo-zioni sono così rare! ...".Incidenti di una certa gravità si verificano aNapoli. In città sono arrivati rinforzi militari. Lapolizia procede ad arrestare preventivamentegli agitatori più noti "senza veruna precisionedi ordini mandati" ("Corriere della Sera" 2-3maggio 1890). Sono arrestate un gran nume-ro di persone, tra le quali parecchie donne.Ciò nonostante la dimostrazione coinvolseuna gran massa di operai "seguiti dalle madri,mogli e sorelle" ("Corriere della Sera" 2-3maggio 1890) che, dispersi violentemente inun punto della città, si ricomponevano subitoin un altro.A Roma i manifestanti erano presenti in variezone della città presidiata da un numeroimponente di forze dell'ordine. Sono tutelatitutti i punti nevralgici, ivi compresi gli istituti dicredito. Nel quartiere Testaccio gli operai,rifiutando di obbedire all'ordine di sciogliersi, accolsero i militari inviati al grido di: "Ecco i

nostri fratelli, vengono contro i fratelli"("Corriere della Sera" 2-3 maggio 1890).La polizia procedette a numerosi arresti edisperse i manifestanti che si spostarono aPiazza del Popolo. Mentre erano riuniti, passòtra gli scioperanti la carrozza del re che si diri-geva verso Villa Borghese. Fu fatto presenteal sovrano il "pericolo" e gli fu chiesto di cam-biare strada. Ma il re proseguì e si ebbeanche qualche "Viva il re!". Anche la regina -che con la sua carrozza aveva prudentemen-te cambiato itinerario - fu attorniata da dimo-stranti che la applaudirono. Il 3-4 maggio 1890 il giornale della borghesiamilanese, sulla rivendicazione operaia delleotto ore di lavoro, scrive: "Crediamo che unadiminuzione delle ore di lavoro non si debbariguardare come una pretesa sovvertitrice erivoluzionaria". Il successo di questa prima celebrazioneincoraggiò le organizzazioni dei lavoratori enel congresso socialista che si tenne aBruxelles nel 1891 si decise di fare del "primomaggio" una ricorrenza annuale. Il congressostabilì inoltre che quel giorno i lavoratori sisarebbero dovuti astenere dal lavoro "dapper-tutto, eccetto dove è impossibile".Incidenti gravi si ebbero i primi anni e solo inalcuni paesi: in Francia la polizia intervenneduramente nel 1891 a Clichy e a Fourmies (vifurono diversi morti tra i quali donne e ragaz-zi). Anche in Spagna vi furono repressioni,specie i primi anni: ma, soprattutto per laSpagna, bisogna tenere conto della presenzanumerosa degli anarchici che sono i protago-nisti, i "provocatori" delle iniziative. In Italia il ministro dell'Interno ebbe costante-mente la mano pesante: divieti, sequestri,arresti. Eppure in Italia si era instaurato unregime liberale (o semiliberale), vi erano leorganizzazioni politiche e sociali, una riccastampa, elezioni a suffragio ampio (riformaDepretis del 1882): ciò nonostante pacifiche,festose manifestazioni come quella del primomaggio erano o vietate o, nella migliore delleipotesi, consentite con mille limitazioni. È veroche gli anarchici provocavano disordini - peròerano una minoranza - ma è anche vero chei funzionari di polizia venivano dai ruoli delleamministrazioni sabauda e borbonica. Vainoltre ricordato che la situazione sociale eradrammatica: mancavano il pane e il lavoro ela tensione era grande tra i lavoratori.E va detto che il "primo maggio" non era solouna festa, era anche una giornata di lottasociale: e si svolgeva in tutto il mondo capita-listico. Difficile, per le autorità, non pensarecon apprensione alla frase che chiude ilManifesto di Marx ed Engels: "Proletari ditutto il mondo unitevi".

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Circolare del Ministero dell’interno che vietaogni manifestazione per il 1° maggio.Roma, 30 aprile 1890(ACS, MI, Gab, Raccolta delle circolari)

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Il 1891 la festa del lavoro è celebrata in tuttaItalia, nonostante una repressione dura,spietata. La polizia intervenne sequestrandomateriali a stampa; manifesti che "eccitava-no alla guerra civile" (sic!) furono staccati daimuri, furono cancellati "scritti a stampiglia ...riportati sopra diversi muri" come avvenne,ad esempio, a Viterbo per la scritta anonimache invocava per i lavoratori il riconoscimen-to dei loro diritti e soprattutto la confermadella "nostra esistenza".A Roma, alla fine del 1890, la disoccupazio-ne, specialmente nel settore dell'edilizia, eratale da suscitare nell'Autorità di polizia note-voli proccupazioni per il mantenimento del-l'ordine pubblico, anche per l'approssimarsidella stagione invernale, come risulta davarie relazioni del questore di Roma (ASRoma, Questura 1870-1909, b. 43). Il timoredi disordini è acuito dalla presenza tra idisoccupati di rappresentanti delle Societàoperaie che in una riunione del 14 febbraio1891 lanciano l'ipotesi di una manifestazio-ne "anche non autorizzata che sia serio pre-ludio all'agitazione del primo maggio". Lamanifestazione si tenne il 22 febbraio e servìa ribadire la necessità per i lavoratori di lot-tare uniti. La celebrazione del primo maggio, autoriz-zata con molte limitazioni, si tenne a SantaCroce in Gerusalemme. La Questura avevapredisposto un "imponente servizio genera-le d'ordine e di sicurezza pubblico ... ancheper il periodo preparatorio della manifesta-zione". Durante il comizio alcune affermazio-ni degli anarchici provocarono una violenta

reazione della polizia, pronta ad interveniresecondo le direttive emanate l'anno prece-dente con la circolare del 20 aprile 1890,indirizzata a tutti i prefetti del Regno e riba-dite e aggravate con la circolare del 23 apri-le che estende il divieto oltre che alle "pro-cessioni o passeggiate collettive" anche agli"assembramenti e alle riunioni in luoghi pub-blici che avessero luogo il 1° maggio con loscopo di concorrere alla manifestazioneindetta per quel giorno" (ACS, MI, Massime1890). Nella sparatoria fu ucciso l'operaio AntonioPicistrelli, furono feriti molti manifestanti efurono arrestati numerosi anarchici, fra iquali Amilcare Cipriani.Scattò immediatamente tra i lavoratori lasolidarietà per le vittime operaie. Si costituìun Comitato per raccogliere offerte per lefamiglie delle vittime e per provvedere allascelta del collegio di difesa degli arrestati. Ilcomitato era composto, tra gli altri, dai depu-tati Andrea Costa, Gregorio Agnini, CamilloPrampolini. Nel rapporto della Questura diRoma del 30 giugno sono puntigliosamenteelencati gli oblatori e le cifre versate.Quel primo "primo maggio" non si esaurì conla repressione, gli arresti e, purtroppo, imorti. Ci fu uno strascico "demoscopico": laQuestura di Roma fa pervenire al giudiceistruttore "110 dichiarazioni raccolte fra per-sone di ogni ceto, note per probità e amoredel lavoro e dell'ordine" che mettono in rilie-vo "il grande panico della popolazione, lafuga di forestieri e di famiglie romane, i timo-ri di violenze, di saccheggi, di distruzioni ...".

Planimetria di Piazza Santa Croce in Gerusa-lemme a Roma. 1° maggio 1891(AS Roma, Tribunale civile e penale di Roma, b.5002, f. 47560)

1891

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Elenco degli anarchici arrestati a Roma per idisordini del 1° maggio 1891 e imputati del"reato di associazione di malfattori"(AS Roma, Questura, b. 44, f. 200)

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Gli scontri violenti che si erano verificati,soprattutto a Roma, durante la celebrazionedel primo maggio del 1891, ebbero comeconseguenza un inasprimento delle misurerepressive di ogni manifestazione.Il 9 aprile 1892, il ministro dell'interno,Giovanni Nicotera, emanò una circolarediretta ai prefetti del Regno con la quale, conriferimento "ai fatti recenti avvenuti a Parigi ealtrove" e "nell'interesse dell'ordine e dellasicurezza pubblica" si danno disposizioni di"vietare tutte le riunioni pubbliche che sivolessero tenere in occasione della ricorren-za del primo maggio". Il divieto era esteso a"processioni e assembramenti nelle pubbli-che vie, dirette a solennizzare la ridettaricorrenza" e andava riferito a "qualunquegiorno dovessero avere luogo".A tutela della sicurezza a Roma vengonofatti affluire "quattro battaglioni di fanteriadella forza di 300 uomini almeno ciascuno"dislocati nei punti strategici della città, tra iquali gli istituti di credito. I fatti di Parigi ai quali accenna il ministroNicotera sono gli attentati dinamitardi controedifici pubblici che provocarono grossidanni, ma non vittime, compiuti dall'anarchi-co francese François Ravachol per vendica-re le vittime del primo maggio 1891 aFourmies.Nella capitale vengono anche approntatemisure precauzionali per i posti in carcere incaso di scontri. In un appunto conservatonelle carte della Prefettura dell'Archivio diStato di Roma (b. 485) si legge: "Con oppor-tuni sfollamenti da farsi in questi giornipotranno ... aversi alle carceri giudiziarie diRoma circa 70 posti disponibili. Occorrendomaggior numero di posti occorrerebbe usu-fruire delle terme chiedendo autorizzazioneal Ministero".Il Procuratore del Re di Ravenna denuncia ilavoratori del Circolo Pisacane di Cerviaautori di un manifesto in cui si inneggia al 1°maggio e si auspica che il "popolo di tutto ilmondo ... cambierà la faccia tosta di questomondo borghese". Per il procuratore questeparole costituiscono "offesa contro l'inviolabi-lità del diritto di proprietà e la provocazioneall'odio fra le varie condizioni sociali". E ilmanifesto fu sequestrato. Manifesti "innocen-

ti" venivano non solo sequestrati, ma spessosi ordinava la "scomposizione del relativostampone". Di questo comportamento illibe-rale dell'Autorità vi sono numerosi casi.Sul giornale "L'Unione" di Catania, organodel partito repubblicano, Amilcare Ciprianiscrive, il primo maggio, un trafiletto in cuiesorta i lavoratori a "unirsi e combatterepacificamente, fino a quando la pazienza lopermetterà, pel raggiungimento del benecomune". Per il procuratore presso la Corted'appello di Catania quelle frasi incitanoall'odio fra le classi sociali: di conseguenzaavvia il procedimento penale e ordina ilsequestro del giornale.La stessa Procura vede l'incitamento all'odiotra le classi sociali - e procede penalmente -nei versi dell'Inno dei lavoratori di Turati:"Su! Fratelli, su! Compagni ...". Anche "LaPlebe", giornale riformista di Bignami, incor-re nei provvedimenti repressivi delProcuratore generale presso la Corte d’ap-pello di Firenze.Un opuscolo intitolato "Primo maggio"(Cesena) cita frasi di grandi autori qualiAndrea Costa, Filippo Turati, GiovanniBovio, Victor Hugo, Giuseppe Mazzini, CarloMarx, Edmondo De Amicis, Chateaubriand,Leone Tolstoi, Friedrich Hegel, Jean-Jacques Rousseau, Tommaso Moro, AdamSmith, Bismarck, Gugliemo II, Leone XIII,Sant'Agostino, Cavour ed altri. Il pretore diquella città vi trova gli estremi dell'incitamen-to all'odio tra le classi e ordina il sequestro.Sono alcuni esempi della persecuzione con-tro gli organismi dei lavoratori che intendonocelebrare pacificamente il primo maggio.La risposta alla persecuzione venne nonsolo dalle manifestazioni che si tennero mal-grado i divieti e le cariche della polizia.Venne principalmente dalla decisione degliorganismi cui facevano capo i lavoratori didare vita, il 15 agosto di quell'anno, aGenova, al Partito dei lavoratori (il Partitosocialista) separandosi dagli anarchici. Ilneonato partito si impegnò a fondo per ilsuccesso delle celebrazioni del primo mag-gio. Ma i governi liberali continuarono a vie-tare e reprimere le manifestazioni e lo stes-so Partito socialista fu sciolto da Crispi il 27ottobre 1894.

Appunto della Questura di Roma sui postidisponibili nelle carceri in previsione del 1°maggio 1892(AS Roma, Prefettura, Gab, b. 485, f. 1892, 1°maggio)

1892

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Le misure di sicurezza approntate a Romaper il 1° maggio 1892(AS Roma, Prefettura, Gab, b. 485, f. 1892, 1°maggio)

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Nel 1893 si segnalano episodi a Lucca e aNapoli. A Lucca si procedette ad arresti da partedella forza pubblica di lavoratori che inneg-giavano al primo maggio e invitavano altrilavoratori ad abbandonare il lavoro e i diri-genti a chiudere l'opificio.A Napoli le cose furono più complicate eanzi farsesche. Il questore non vietò le mani-festazioni per il primo maggio ritenendo vali-do il divieto dell'anno precedente e ordinò loscioglimento di ogni manifestazione anchese gli organizzatori avevano svolto le proce-dure di legge. Dispose inoltre in modo detta-gliato lo spiegamento della forza pubblicadalle cinque del mattino del primo maggio.Si dovevano occupare tutti i siti "strategici":e tra questi, una particolare sorveglianzadoveva essere prevista per le vecchie enuove fogne, tutte elencate puntigliosamen-te. Particolare cura doveva essere posta peril collettore, per la cloaca massima e per lefoci a mare. Attenta sorveglianza dovevaessere disposta per i tubi del gas per l'illumi-nazione della città.I reparti di intervento dovevano essere dislo-cati in modo da non essere appariscenti, mareparti di "agenti esploratori" dovevanoessere pronti ad informare gli agenti qualorasi fosse reso necessario un intervento. Allegato alle istruzioni un prospetto precisoindicante le località - in particolare le fogne -ed i reparti dislocati.Sembra di essere in piena guerra civile.A Roma, ad onta che secondo la relazionedel questore "nessuna società politica hadeliberato di festeggiare in modo speciale ilprimo maggio" ad esclusione delle Societàdei tipografi e dei parucchieri che quel gior-no si asterrano dal lavoro, fu predisposto unservizio d'ordine che prevedeva addirittural'impiego di reparti di alpini, di artiglieri, dibersaglieri, di fanteria oltre, ovviamente, airegi carabinieri.

L'impegno profuso da personalità della politi-ca e della cultura in favore delle manifesta-zioni per il 1° maggio 1893(AS Roma, Prefettura, Gab, b. 486, f. 1893, 1°maggio)

Le disposizioni del questore di Napoli per lacelebrazione del 1° maggio 1893(ACS, MGG, Affari penali, b. 100, f. 953)

1893

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Non sempre è possibile alla polizia impedirela celebrazione del primo maggio che in varieoccasioni si tenne in riunioni "private" evitan-do "le processioni e gli assembramenti". Ciònonostante continuano i sequestri che colpi-scono i giornali, i volantini, le poesie e i canticome "L'Inno dei ribelli" e soprattutto "L'Innodei lavoratori" che rappresenta per le autori-tà un vero problema. A quest'inno è dedicataaddirittura una "circolare riservata" perché leAutorità politiche del Regno procedano "conle stesse norme e con gli stessi criteri alledenunzie per il sequestro del noto "Inno deiLavoratori" scritto dall'avv. Filippo Turati diMilano" con la precisazione inoltre che "ovesi canti in pubblico non deve tralasciarsi diprocedere all'arresto dei colpevoli e lorodenunzie all'Autorità giudiziaria".Di tali disposizioni fecero le spese alcuni ope-rai del comune di Bergantino, in provincia diRovigo, che furono arrestati per "cantodell'Inno dei lavoratori" e dopo un processoche, secondo le istruzioni del Procuratoregenerale di Rovigo era stato "condotto conenergia e sollecitudine", erano stati condan-nati da uno a due mesi di reclusione oltre allepene pecuniarie.A Frosinone manifesti del Partito socialistadei lavoratori italiani inneggianti al primomaggio furono accuratamente strappati daimuri e un esemplare inviato al prefetto alle-gato ad una lettera in cui si informava conrammarico che non era stato "possibile nésorprendere né scoprire gli autori della not-turna affissione".A Roma, a cura del Partito socialista, è orga-nizzata per il primo di maggio una "riunionecampestre privata". Tra i partecipanti AndreaCosta e Vittorio Lollini; gli invitati potrannoportare le donne e i bambini. Il prefetto diRoma, sollecitato dal ministro dell'Interno,non potendo proibire una riunione privata, faorganizzare un massiccio servizio di sorve-glianza "tra le siepi" per impedire soprattuttoche gli invitati accedano o lascino in gruppoil luogo della riunione.Si procede al sequestro di volantini che invi-tano gli "oppressi" a ribellarsi. E Roma è,ancora una volta, in stato di assedio.Un gruppo di "operai liberi addetti alla com-posizione tipografica della GazzettaUfficiale" per la decisione di astenersi dallavoro pagarono un prezzo altissimo: la per-dita del posto di lavoro.

Le rigide disposizioni del Ministro dell'internoche vietano di suonare, cantare o fischiarel'Inno dei lavoratori di Filippo Turati. Roma,10 maggio 1894(ACS, MGG, Affari penali, b. 108, f. 1014)

Invito ad una "festa campestre" per il 1°maggio 1894(AS Roma, Prefettura, Gab, b. 487, f. 1893, 1° maggio)

1894-1896

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Il 1898 è l'anno dei "moti della fame". L'au-mento del prezzo del pane provocò proteste,manifestazioni, tumulti in tante città d'Italia.A Milano furono particolarmente gravi e fero-ce fu la reazione dell'Autorità che proclamòlo stato d'assedio (come in altre città).La repressione violenta diretta dal generaleBava Beccaris fece a Milano centinaia dimorti e l'arresto di migliaia di persone tra lequali Filippo Turati, don Albertario, CarloRomussi, Luigi De Andreis, Anna Kuliscioff,nonostante che i socialisti si adoperasseroper calmare gli animi.Le proteste iniziarono a Milano i primi delmese di maggio ma non erano legate allacelebrazione del primo maggio. Tuttavia lapredisposizione dell'apparato repressivoavviene in vista proprio di quella data, comeemerge con chiarezza dalla circolare riser-vata del 30 aprile che contiene disposizioniperché la truppa sia "adoperata associando-si energicamente a spegnere disordini appe-na nascono".In un rapporto del Comando della divisioneterritoriale di Milano intitolato significativa-mente "Prodromi" con la data del 20 maggiosi dà conto della "preparazione" operata peril 1° maggio: 800 uomini di fanteria e quattrosquadroni di cavalleria. Inoltre "tutta la trup-pa del presidio rimase consegnata neirispettivi quartieri e fu mandato un plotone dicavalleria a tutela della popolazione diNovate con lo scopo altresì di assicurare lecomunicazioni con quell'importante depositodi materie esplosive".Quelle misure furono mantenute e usate neigiorni immediatamente successivi contro lafolla inerme."Critica Sociale", la rivista diretta da FilippoTurati, dedicò le pagine centrali del numerodel primo maggio alla poesia di GiovanniBertacchi "Versi di primo maggio". Dopoquesto numero il giornale dovette sospende-re le pubblicazioni fino al 1° luglio dell'annosuccessivo (1899) poiché sia Turati cheKuliscioff erano in prigione.In altre città furono operati sequestri di gior-nali e volantini che esortavano i lavoratori alottare uniti per il riconoscimento dei lorodiritti, con la solita accusa di eccitamento"all'odio fra le classi sociali e allo sprezzodelle leggi".A Roma furono vietati, come di consueto, gliassembramenti, le riunioni, le passeggiate.Fu garantita addirittura una adeguata vigi-lanza anche al "Tiro a Segno nazionale" perevitare che disordini provocassero "lasospensione del tiro per una domenica" nel-l'imminenza di una importante gara. La stes-sa sorveglianza fu assicurata per i Mulini

Pantanella il cui direttore generale fu prodi-go di elogi alle autorità di polizia: "Compren-do che quando si ha la fortuna di avereAutorità previdenti, energiche, coscienziose,come la S.V. Ill.ma e il Sig. Questore, si puòstare tranquilli ...". E il 2 maggio il colonnellocomandante la divisione dei carabinieri realipotè riferire al Prefetto che la temuta giorna-ta del primo maggio era trascora "senza inci-denti notevoli e l'ordine pubblico regolar-mente mantenuto" secondo le rigide disposi-zioni del 30 aprile del Presidente delConsiglio Antonio Starabba di Rudinì cheaveva raccomandato "il massimo rigore"nella repressione.È del 1899 il telegramma del successore diRudinì, Pelloux, al Prefetto di Roma con ilquale si lascia libera l'autorità prefettizia di"provvedere come meglio crede pel primomaggio" purché sia mantenuto il divieto dipubbliche manifestazioni e vietati, cosìcome sono stati vietati nel 1900, "canti egrida sediziosi, nonché la distribuzione odaffissione di stampati o manoscritti offensivialla Corona, al Sommo Pontefice od allePotenze estere".Ma la repressione, i sequestri dei giornali,degli opuscoli, soprattutto quelli dedicati aicanti, che evidentemente sono un incuboper le autorità che continuano a emanaredisposizioni di sequestro sfiorando in alcunicasi il grottesco, non arrestano la marcia deilavoratori per conquistare migliori condizionidi lavoro e di vita rispettose della dignitàumana. Un esempio di come erano trattatigli operai: nel Regolamento degli operaidella Società delle cartiere meridionali inIsola del Liri si legge: "Zufolare: ore 2,30 dipenale; Avvolgersi i piedi e gambe con carta,stracci od altro: ore 5 di penale; Dormire inpiedi al proprio posto: ore 2,30 di penale;Lamentarsi delle punizioni imprecando: ore5 di penale", fino ad arrivare al licenziamen-to nel caso di "Manifestazioni ostili Cartierae superiori". Per non parlare delle condizionidelle donne lavoratrici alle quali Ada Negridedica una straziante poesia pubblicata su"Il Lavoratore" del 2 luglio 1904. Al danno spesso si univa la beffa: i "benpen-santi" non esitavano ad impartire lezioni digiustizia sociale attraverso una "paterna"predica sulla inopportunità degli scioperi,come quella fatta - sul giornale "Il Taglia-mento" di Pordenone del 30 aprile 1904 - dalproprietario di un cotonificio contro cui i lavo-ratori avevano scioperato. Né manca,accanto a questo richiamo all'ordine, lacomunicazione della proibizione di "una pas-seggiata con musica e bandiere attraversola città" richiesta dai capi delle Leghe.

Le disposizioni governative che raccoman-dano il "massimo rigore" nella repressionedelle manifestazioni operaie. Roma 1898(AS Roma, Prefettura, Gab, b. 491, f. 1898, 1°maggio)

1898-1904

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Il 1901 nel governo presieduto da GiuseppeZanardelli il Ministero dell'interno è affidato aGiovanni Giolitti che imprime una svolta libe-rale alla politica governativa nei conflitti dilavoro.Tranne pochi casi, le manifestazioni nonsono più represse, i lavoratori ottengono gliaumenti salariali fino ad allora negati. Ilgoverno aiuta il movimento operaio che con-quista il diritto di esistere, ottiene provviden-ze importanti come l'assicurazione contro gliinfortuni sul lavoro, la regolamentazione dellavoro delle donne e dei fanciulli.Questa svolta suggerì ad Andrea Costa, alcongresso socialista di Imola del 1902, loslogan: "Malfattori prima, legislatori poi" efece dire a Claudio Treves, alludendo aGiolitti: "C'è sull'altra riva un uomo che ci hacapiti".Purtroppo la pace sociale durò poco. Anchese non legati alla festa del Calendimaggio ilpaese fu insanguinato da una serie di scon-tri che vedono coinvolti soprattutto i contadi-ni: a Berra Ferrarese, a Cassano delleMurge, a Candela, a Giarratana, a Petac-ciato, a Putignano, a Cerignola. In tre anni,dal 1902 al 1905, si contarono una quaranti-na di morti e oltre 200 feriti: tutti lavoratori.

Il 1905 è un anno importante per i lavorato-ri. Lo sviluppo industriale nell'Italia giolittia-na, grazie anche ad una favorevole congiun-tura internazionale, ebbe un grande impul-so. Si rinsaldò il "triangolo industriale" fraMilano, Torino e Genova con la creazionedell'Ilva e di una vasta area industriale nelNord Italia.Il processo di industrializzazione favorì l'in-serimento dell'Italia nel mercato mondialedegli scambi.Nel 1905, dopo un iter parlamentare piutto-sto complesso, si statizzò la gestione delleferrovie, favorendo indirettamente l'industriameccanica.Ma alla crescita industriale non corrispose,se non in misura molto modesta, un miglio-ramento delle condizioni dei lavoratori.Proprio la statizzazione delle ferrovie, cheseguiva quella dei telefoni del 1903, fu lascintilla di violenti scontri che da Foggia siestesero a Napoli, Roma, Bologna.Il 18 aprile del 1905, a Foggia, contro i ferro-vieri in agitazione a causa delle norme anti-sciopero contenute nel testo del disegno dilegge di riordino delle ferrovie presentato dalministro dei lavori pubblici FrancescoTedesco, intervenne la forza pubblica provo-cando quattro morti e numerosi feriti.Per i "tristi fatti", così il prefetto di quella cittàdefinì l'eccidio, il primo maggio furono vieta-te in Foggia finanche le processioni religiose. In tutta Italia si procedette ai soliti sequestri dimanifesti e di numeri unici, ma in molte cittàsi ebbero manifestazioni senza alcun inciden-te e addirittura festose scampagnate autoriz-zate dai prefetti secondo le direttive emanatedalla circolare del 26 aprile 1905 che delega-va appunto all'autorità prefettizia la decisionedi concedere o meno l'autorizzazione.A Venezia, il giornale "Il Secolo Nuovo" -senza incorrere nella sanzione del seque-stro - dedica tutta la prima pagina alla cele-brazione del primo maggio ricorrendo al sar-casmo contro gli editori del Gazzettino, defi-niti senza mezzi termini "crumiri". Non mancano però ironie da parte dei "libe-rali" come il resoconto del "flop" della festadel primo maggio a Narni e non mancano,ad esempio a Piazza Armerina, le denunceanonime contro il delegato di PS reo di avercordialmente parlato con uno degli oratori ecioè "l'avv. Arena rimosso dal grado di sotto-tenente per le sue idee sovversive".La richiesta presentata alla questura diRoma per la celebrazione del 1° maggio cheprevedeva un corteo che da piazza deiCerchi avrebbe raggiunto via Conteverdeper ascoltare un comizio non fu accolta. Fupermesso invece un comizio privato, avver-tendo che "ai promotori è stato prescrittoche l'intervento degli invitati abbia luogo allaspicciolata, senza spiegamenti di bandiereod emblemi e che finiti i discorsi l'uscita deiconvenuti dal locale si effettui parimenti allaspicciolata, con le bandiere avvolte, senza

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Claudio Treves

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grida o canti, che darebbero luogo a manife-stazioni pubbliche le quali non sono assolu-tamente da tollerarsi". Fu predisposto unospiegamento di forze imponente e furonoimpartite accuratissime istruzioni "aiFunzionari che dirigono il servizio nei dintor-ni del locale del comizio di provvedere acchènon abbiano a lasciarsi sorprendere, facen-do passare gruppi numerosi e compatti".

I "tristi fatti" cui fa riferimento il prefetto diFoggia erano avvenuti durante uno scioperodei ferrovieri contrari alla statizzazione delleferrovie. L'intervento della forza pubblicaaveva provocato 4 morti e numerosi feriti.(ACS, MI, PS, 1905, b. 25, f. 1° maggio, Foggia)

Lo sciopero dei ferrovieri a Foggia contro lastatizzazione delle ferrovie

Planimetria di Santa Croce in Gerusalemmea Roma. 1905(ACS, MI, PS, 1905, b. 25, f. 1° maggio, Roma)

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Il 1906 nasce a Milano la Confederazionegenerale del lavoro costituita da tutte leassociazioni nazionali di lavoro esistenti edalle locali Camere del lavoro: questo even-to segna il passaggio verso una direzionecentralizzata del movimento sindacale.Il 1907 e il 1908 furono anni segnati da scio-peri che videro la sconfitta dei lavoratori: aTerni dove scioperano contro la serrata deipadroni e negli scioperi agrari. Particolar-mente grave fu lo sciopero proclamato il 30aprile 1908 dai braccianti della provincia diParma per protestare contro la violazione diun accordo stipulato con i proprietari terrieri.L'agitazione durò oltre tre mesi, contrasse-gnati da numerosi episodi di violenza:soprattutto contro i crumiri, ma i bracciantivennero sconfitti. A sostegno dei contadiniscendono in sciopero anche gli artigiani sarti.Circa settanta sindacalisti della Camera dellavoro di Parma furono arrestati con l'accusadi "insurrezione armata contro i poteri delloStato".Il primo maggio dell'anno successivo, 1909le manifestazioni sono improntate alla soli-darietà con gli arrestati. Il 1910 le associazioni imprenditoriali regio-nali di categoria piemontesi, liguri e milanesidanno vita alla Confederazione italiana del-l'industria, con sede a Torino. Vi fu, in conse-guenza, un maggiore irrigidimento nei con-flitti di lavoro.La festa dei lavoratori del 1911 si svolge intutta Italia senza incidenti e nei comuniamministrati dai socialisti, come ad esempionel comune di Monsanvito, il manifesto dedi-cato al primo maggio è firmato dal sindaco.A Roma il servizio d'ordine fu, come sempre,imponente.Nel mese di marzo viene bocciata la riformadella legge elettorale presentata dal presi-dente Luzzatti e nella celebrazione del primomaggio si chiede, oltre alla integrazionedella legislazione sociale circa l'obbligatorie-tà delle pensioni operaie, la riforma elettora-le "per il suffragio universale". Nelle "piatta-forme" insieme con i temi del lavoro prendo-no spazio gli obbiettivi politici.

Il Congresso di fondazione della Confede-razione generale del lavoro. 1906

Lo sciopero dei braccianti della provincia diParma. 1908

Lo sciopero dei braccianti nella provincia diParma nel 1908 e le manifestazioni di soli-darietà con i sindacalisti arrestati.(ACS, MGG, Affari penali, b. 130, f. 1157)

1906-1911

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Alla fine di settembre del 1911, GiovanniGiolitti annuncia la decisione di occupare laLibia. Violente agitazioni contro la guerra sisvolgono soprattutto in Romagna e vedonoin prima linea il repubblicano Pietro Nenni eil socialista Benito Mussolini. Lo scioperogenerale proclamato dalla Confederazionegenerale del lavoro riesce parzialmente acausa dei contrasti interni al Partito sociali-sta e alla stessa Confederazione.Il primo maggio 1912 è segnato dal temadell'antimilitarismo: in conseguenza le auto-rità sono più rigorose nelle misure adottate:da varie città si chiedono rinforzi militari.Sono vietati non solo i cortei ma anche icomizi privati che potrebbero provocare inci-denti per il loro carattere antimilitarista. A Bari il prefetto teme che possano esserciincidenti tra anarchici e socialisti e quindivieta corteo e comizio e chiede rinforzi.La prefettura di Milano vieta i grandi cortei ei comizi previsti che avrebbero un carattereantimilitaristico contro la guerra di Libia epotrebbero provocare scontri. Anche a Roma è vietato il corteo ed è predi-sposto un servizio capillare di vigilanza, spe-cie per il comizio seguito, si può dire passo-passo dalla polizia come risulta dai fono-grammi della Questura di Roma al Ministerodell'interno.A Lecce agli oratori è impedito di parlare diogni argomento politico (ACS, PS, 1912, b.41). Sei lavoratori furono arrestati nei loca-li della Lega muratori e tre condannati dalpretore.A Firenze è richiesta la presenza di 300 fuci-lieri per servizio di pubblica sicurezza. Per la pubblicazione di un manifesto "antipa-triottico" del comune di Greco Milanese ildeputato liberal-nazionalista Romeo StuartGallenga presenta un'interrogazione che dàluogo a un vivacissimo dibattito nell'Auladella Camera.Non mancano, però, isolati festeggiamentitranquilli: ad Albano Laziale l'amministrazio-ne comunale socialista coinvolge nella cele-brazione addirittura gli alunni delle scuoleelementari ai quali viene tenuta "una confe-renza sulla festa del lavoro, indi verrannoaccompagnati a Villa Doria per refezione".

Nel 1914 si svolgono pacificamente affollaticortei con molte bandiere e bande musicali,comizi e scampagnate.Qualche modesto incidente è provocato dagiovani socialisti e anarchici.Questa forza tranquilla dei lavoratori dimo-stra che l'atteggiamento democratico dellapolizia e del governo favorisce la pacesociale. Eppure la situazione generale eratutt'altro che tranquilla: solo pochi giornidopo, i primi di giugno, si verificano i tumultidella "settimana rossa" soprattutto nelleMarche e in Romagna che ebbero carattereinsurrezionale e lasciarono morti sul terreno.

Il divieto del Ministro dell'interno al corteo aRoma per il 1° maggio 1912(ACS, MI, PS, 1912, b. 41, f. 1° maggio, Roma)

Il dettagliato resoconto della polizia del comi-zio tenuto a Roma (1912)(ACS, MI, PS, 1912, b. 41, f. 1° maggio, Roma)

1912-1914

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Con la prospettiva dell'entrata in guerra, lavita pubblica è calamitata dall'evento e ilprimo maggio, nel 1915, passa in secondalinea. Ma gli anni successivi la ricorrenzaviene celebrata, ad onta delle restrizioniconseguenti allo stato di guerra.Il Partito socialista e la Confederazionegenerale del lavoro invitano i lavoratori amanifestare il 1° maggio del 1916 astenen-dosi dal lavoro con un manifesto nel quale èscritto: "E quand'anche la dittatura politicaconseguente allo stato di guerra si adope-rasse a spegnere ogni pubblica manifesta-zione ... il primo maggio non deve né puòmorire". L'Autorità vietò l'affissione e ladistribuzione del manifesto. Ma l'appelloebbe successo. Ad esempio da Livorno ilprefetto Gasperini telegrafa che quel giornovi è stata "completa astensione lavoro neglistabilimenti, nelle officine e nel serviziotramviario". E solo per l'ordine del prefetto"parecchi negozi e mercato sono aperti".Furono vietati i comizi e permessi solodiscorsi in sedi private, ma l'interpretazionedella "sede privata" fu molto restrittiva. ATurati fu vietato di tenere il discorso in unteatro. Le organizzazioni dei lavoratori deci-sero che il tema della guerra sarebbe statoal centro delle manifestazioni: l'impostazio-ne pacifista si rivelò mobilitante.A Roma furono vietati corteo e comizio. Lasala privata "Taglioni" non fu concessa. Nonmancarono i consueti arresti e denunceall'Autorità giudiziaria. Il prefetto di Napolivieta l'affissione e la pubblicazione di unmanifesto della CGL e negò il permesso peruna riunione privata a causa del numero ele-vato delle persone invitate.Anche nel 1917, il Ministero dell'interno con-sentì solo riunioni in forma privata e vietòcortei e comizi e "la festa operaia del 1°maggio è passata tranquillamente" comescrivono le relazioni prefettizie.L'astensione dal lavoro fu generale e grandefu la partecipazione delle donne. Anchequell’anno vi fu una grande mobilitazione.Importanti furono i fatti di Boccheggiano, inprovincia di Grosseto, per la partecipazioneappassionata delle donne. È molto significa-tiva la lunga lettera (sequestrata) della figliadi un socialista, Frattina, organizzatrice delledonne, la quale scrive tra l'altro: "sarei felicemorire in su le barricate".Nel 1918, ultimo anno della guerra, il PSIaccentua, nella giornata del calendimaggio,la condanna della guerra e invita i compagnial "canto ribelle: guerra al regno della guer-ra, morte al regno della morte". Tuttavia lasituazione è tranquilla: i lavoratori si asten-gono dal lavoro e si tengono pacificamentele manifestazioni consentite.Nelle disposizioni emanate in proposito, ilministro Orlando si preoccupa che non visiano pubblicazioni di condanna della guer-ra. E infatti il ricordato manifesto del Partitosocialista firmato da Oddino Morgari eNicola Bombacci viene vietato.

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Gli uomini sono in trincea per la prima guer-ra mondiale. Le donne non rinunciano amanifestare per il 1° maggio.(ACS, MI, PS, 1916, b. 33, f. 1° maggio, Milano)(ACS, MI, PS, 1916, b. 33, f. 1° maggio,Telegrammi prefettura)

L'accurato controllo sul "noto socialista DiVittorio Giuseppe" in occasione del 1° mag-gio 1917 a Cerignola.(ACS, MI, PS, 1916, b. 33, f. 1° maggio, Torino)

Il tema della pace si intreccia strettamentecon quello del lavoro nella celebrazione del1° maggio 1917(ACS, MI, PS, 1917, b. 45, f. 1° maggio, Torino)

1915-1918

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La radicalizzazione della lotta politica fa del1919 un anno di svolta poiché i fascistidisturbano sempre più spesso le manifesta-zioni socialiste. Il Ministero dell'interno sotto-linea la "speciale importanza" di quell'anno"sia perché sono venute meno le limitazioniche negli ultimi anni erano imposte alle pub-bliche manifestazioni" e sia perché "i partitisovversivi" faranno manifestazioni "vivaci edapertamente politiche". Pertanto il ministroraccomanda ripetutamente molta vigilanza.Viene sequestrato un numero speciale dellagioventù socialista "Avanguardia". Il giorna-le, per metà censurato, è un inno al primomaggio, l'ultimo della lotta dei lavoratori con-tro lo sfruttamento poiché si annuncia all'o-rizzonte il "bel sol che le cose accendi", ilsole dell'avvenire, avvenire che sta diven-tando realtà nella Russia bolscevica.La questura vieta tutti i cortei sia della CGLche delle associazioni "patriottiche". Nei fattigli imponenti cortei socialisti si svolsero inperfetto ordine, ad esempio a Milano ove -riferisce il prefetto - si svolse un corteo di"10.000 persone con 50 bandiere, 4 musi-che e cartelloni inneggianti postulati partiti erecanti ritratto Lenin e Malatesta".L'unica misura repressiva è il sequestro il 1°maggio del 1920 del numero unico"Spartaco", anarchico.Il 27 aprile il questore ritiene che possanoconsentirsi le manifestazioni - astensionedal lavoro, corteo - promosse dalla Cameradel lavoro e dall'Unione socialista romana.Le provocazioni degli anarchici "possonoessere tenute energicamente in rispetto". Èpreoccupato invece per "gli incidenti incre-sciosi" che possono provocare "elementiantibolscevici e nazionalisti". Tre giornidopo, il 30 aprile, scrive che per "disposizio-ni del governo il corteo è vietato". Le dispo-sizioni per il mantenimento dell'ordine pub-blico sono draconiane: si ordina lo spiega-mento di un gran numero di carabinieri e sol-dati armati con mitragliatrici.

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(ACS, MI, PS, 1919, b. 105, f. 1° maggio, Roma)

La Questura di Roma schiera le mitragliatri-ci contro i partecipanti alla manifestazionedel 1° maggio 1920 a Roma(ACS, MI, PS, 1920, b. 109, f. 1° maggio, Roma)

1919-1920

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Crescono le preoccupazioni dell'Autorità pergli scontri tra socialisti e fascisti, che sonosempre più frequenti e violenti.Il 15 maggio del 1921 si tengono le elezionipolitiche e le attenzioni del governo sonorivolte più alle manifestazioni politiche edelettorali che al primo maggio. Per quelladata il prefetto di Milano - scrive a Giolitti -"dopo colloqui con Turati" ha "impedito cor-tei" ma ha consentito il comizio. "Specialerigore uso verso comunisti anche per dareimpressione diversità trattamento coi sociali-sti". (ACS, PS, 1921, b. 117)Il presidente del Consiglio Giolitti dispone chenon "vi siano restrizioni alle manifestazioni"garantendo in ogni caso il mantenimento del-l'ordine pubblico e in particolare che "non sitenteranno ed organizzeranno imprese dipunizione o di contromanifestazione. Tengaconto V.S. che è necessario smentire con ifatti opinione che va diffondendosi da partedei socialisti della mancanza di libertà di pro-paganda" (ACS, PS, 1921, b. 117)

I fascisti contrastano sempre più spesso lemanifestazioni dei lavoratori per il primomaggio a scopo provocatorio. Il 10 aprile 1922 si erano aperti a Genova ilavori della conferenza economica interna-zionale che vedevano presenti i rappresen-tanti di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia,Italia, Germania e Austria. Per questo moti-vo, il rischio di scontri tra fascisti e militanti disinistra per la celebrazione del primo maggiopreoccupa fortemente il questore di Romache oppone un rifiuto al corteo organizzatodall'Alleanza del lavoro che dovrebbe percor-rere importanti arterie della città sollecitandonel contempo le forze dell'ordine a porre ilmassimo sforzo per "evitarli, gl'incidenti,anche isolati, che potrebbero sorgere tra gliaderenti ai vari partiti, incidenti che ... per tro-vare le masse irritate e irritabili, potrebberocondurre a conseguenze ben gravi, ponendoin pericolo l'ordine pubblico". Roma saràcomunque sotto un ferreo controllo.C'è da aggiungere che il governo ha decisodi considerare festivo il giorno del primomaggio con conseguente chiusura dellamaggior parte degli uffici pubblici e lasospensione parziale del servizio ferroviario.I ferrovieri nella quasi totalità (90-92 percento) si astengono dal lavoro e per i membridel Comitato esecutivo del Sindacato nazio-nale ferrovieri che ha predisposto un volanti-no per la completa astensione dal lavoroscatta la denuncia del questore di Bologna.In contrasto radicale con il Sindacato nazio-nale ferrovieri è l'Associazione nazionaleferrovieri che scrive invece che occorre farcomprendere: "ai neghittosi, ai politicantisfruttatori che il lavoro nobilita" e perciò "Il 1°maggio dedichiamolo al lavoro".In varie città d'Italia le manifestazioni sierano svolte senza gravi incidenti essendola forza pubblica riuscita ad evitare contattitra fascisti e forze di sinistra. In altre, pur-troppo, la giornata era finita tragicamentecon feriti, come a Bologna, a Napoli, a Forlì.A Milano, il comizio aveva richiamato un grannumero di persone (novemila, secondo larelazione inviata al Ministero dell'interno) eTurati era stato vittima di un'aggressionefascista che, sempre secondo la relazione delprefetto, "avrebbe potuto essere gravissima".In Puglia, a Cerignola, fu vietata ogni mani-festazione pubblica, compresa una "estra-zione di un caritaggio a beneficio degli orfa-ni dei contadini".

Telegramma del presidente del ConsiglioGiovanni Giolitti ai prefetti del Regno conte-nente disposizioni per il 1° maggio 1921(ACS, MI, PS, 1921, b. 117, f. 1° maggio, AAGG)

La decisione del Governo Facta di conside-rare festivo il 1° maggio 1922 seppure conalcune limitazioni(ACS, PCM, Gab, 1922, 2/4/1.1003)

1921 1922

Cartolina postale(ACS, MI, PS, 1921, b. 116)

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Con il regio decreto legge 19 aprile 1923, n.833, il governo Mussolini abolisce la "festadi fatto del primo maggio" e stabilisce che lafesta del lavoro si celebrerà il 21 aprile gior-no commemorativo della fondazione diRoma. Il governo vieta, conseguentemente,ogni manifestazione.La Questura di Roma riferisce che sono statiarrestati 15 repubblicani che inneggiavanoal primo maggio e cantavano inni sovversivi."La Giustizia" del 2 maggio parla di "primomaggio represso" (il giornale è sequestrato).Molti fogli parlano del primo maggio conaccorato rimpianto.A Catania giungono all'ufficio postale nume-rose copie di un volantino del 1913 firmatoMussolini in cui si esalta il primo maggio.Non ci furono manifestazioni. Furono opera-ti alcuni arresti "precauzionali" di lavoratoriin atteggiamento "sospetto".

Relazione di Mussolini al Parlamento sull’a-bolizione della festa del lavoro(ACS, PCM, Gab, 1923, 14/2.417)

RDL 19 aprile 1923, n. 833 col quale il 21aprile giorno commemorativo della fonda-zione di Roma, viene dichiarato festivo ed “èsoppressa la festa di fatto del 1° maggio etutte le pattuizioni intervenute tra industrialie operai per la giornata di vacanza in talgiorno dovranno essere applicate pel 21aprile e non pel 1° maggio. Il presentedecreto entra in vigore oggi ...”(ACS, LLDD)

1923

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La celebrazione del calendimaggio fu ripri-stinata a mano a mano che il territorio nazio-nale veniva liberato. Il decreto legislativoluogotenenziale del 22 aprile 1946, n. 185Disposizioni in materia di ricorrenze festive,nell'istituire le feste del nuovo regime, indicòanche il primo maggio.

Nel 1947 i contadini siciliani di Piana degliAlbanesi ripresero la consuetudine di incon-trarsi a Portella della Ginestra, una pianadove si trovava una pietra dalla quale usavaparlare Nicola Barbato, un medico sociali-sta, uno dei fondatori dei Fasci siciliani.I contadini si dispersero nei prati per festeg-giare con canti e suoni la ritrovata libertà dicelebrare la festa dei lavoratori. Si assieparo-no attorno alla pietra quando sulla roccia salìil segretario socialista Giuseppe Schirò. Inquel momento si aprì un intenso fuoco dimitra, di lupare contro la folla uccidendo undi-ci persone e ferendone ventisette. A spararefurono gli uomini della banda di SalvatoreGiuliano che era stato legato al movimentoseparatista siciliano. Su commissione dellamafia? Il mistero non è stato svelato.