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PILONI VOTIVI RELIGIOSITÀ POPOLARE DEL TERRITORIO BOVESANO

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PILONI VOTIVI

RELIGIOSITÀ POPOLARE DEL TERRITORIO BOVESANO

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ASSOCIAZIONE

“Impegno e Partecipazione”

Il presente volume è stato stampato grazie al Centro Servizi per il Volontariato

Società Solidale di Cuneo

luglio 2007

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PILONI VOTIVI

RELIGIOSITÀ POPOLARE

DEL TERRITORIO BOVESANO

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INTRODUZIONE L’Associazione “Impegno e Partecipazione”, dal suo statuto, ha come

finalità la salvaguardia del territorio con tutte le sfumature che esso comporta, quindi anche la riscoperta e salvaguardia della cultura locale, in questo caso rappresentata dalla fede popolare espressa nei piloni votivi.

Questo patrimonio di immenso valore religioso e popolare, non deve essere dimenticato, ma valorizzato con il dovuto rispetto.

Abbiamo perciò attinto alle ricerche sotto citate, al materiale classificato e catalogato da Marisa Baudino in biblioteca, integrato gli appunti di Adriano Toselli nella esposizione fotografica, parte integrante del concorso “Parole ed Immagini” (fotografie di Beppe Andreis, Tonino Ruiu, Bruna Lerda, Eligio Baudino), tenutasi in frazione Mellana nel 2001.

Così si esprimeva Toselli: “Per questa esposizione dobbiamo essere grati ai lavori di ricerca

precedenti, quali il censimento del 1984, curato da Lero Grasso, tecnico comunale, o le recenti schede (del 2000) raccolte dall’architetto Marco Mauro. Interessante, anche, la relazione sui modi del restauro, a cura del Consiglio Comunale e dell’apposita commissione nel 1984, formata dall’Assessore alla Cultura Rita Pepino, dall’insegnante di Educazione Artistica Adriana Costamagna Salzotti, dal Consigliere Comunale Luciano Dutto (noto appassionato e pittore), oltre che dallo stesso architetto Grasso (sopralluoghi a cura di Giancarlo Varrone). Importantissimo è anche il lavoro di ricerca del Gruppo Giovani Cattolici di Boves, nell’agosto 1984, con esposizione di foto, opera di Giovanni Giordano e Marcello Pellegrino e la collaborazione di Graziana Campana. Da non trascurare, per qualità e quantità, il lavoro della mellanese Alessandra Taffuti, nel 1988, o quello successivo di Rosanna Marro, nel 1998. Abbiamo preso dati preziosi, anche, dalla guida turistica “Conoscere Boves” del nostro collaboratore maestro Giulio Chiapasco (sempre valida, anche ad oltre un decennio dalla sua pubblicazione) e da numeri degli anni Ottanta della rivista “Primalpe”, diretta da Costanzo Martini, nonché da articoli a varia firma su stampa locale”.

Abbiamo cercato riferimenti ai piloni con notizie, ricordi e aneddoti, abbiamo costatato lo stato di conservazione delle edicole votive.

Le nostre fotografie sono state, in alcuni casi, confrontate con gli scatti dell’Architetto Grasso e del gruppo “Giovani Cattolici” di Boves, sopra citati.

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Siamo grati verso tutte le persone che ci hanno aiutato e consigliato nel nostro lavoro.

Crediamo di aver dato un contributo alla riscoperta dei piloni o edicole votive presenti sul territorio di Boves, città ricca di testimonianze della religiosità popolare presente nei nostri avi.

In questi anni, dopo molto parlare, si sta cercando di salvare il salvabile con interventi di recupero strutturale su alcuni piloni.

Per dovere di cronaca già nel 1984 il Consiglio Comunale di Boves si poneva il problema del recupero dei piloni votivi presenti sul territorio bovesano, con la delibera n. 187 del 9 11 (nove novembre).

Ne citiamo il contenuto con la nomina della Commissione consultiva relativa.

(sunto)…. “Considerato che il patrimonio artistico-culturale dei piloni votivi in Boves è molto importante, il Comune mette a disposizione degli abitanti il proprio Ufficio Tecnico per vagliare le richieste di esecuzioni di lavori”.

Testuale: Questo per fornire e prescrivere gli indirizzi e le norme per la tipologia degli interventi al fine di salvaguardare il recupero e la conservazione del bene culturale. Quanto sopra per il corretto impiego dei materiali nel rispetto della originaria architettura. Le condizioni sono:

� Il restauro dovrà essere effettuato per le parti necessarie integrando i materiali mancanti, nel rispetto delle linee e dei materiali preesistenti.

� Nessun lavoro potrà essere iniziato senza preventiva documentazione fotografica da tenersi agli atti e saranno eseguiti sotto la direzione lavori dell’Ufficio Tecnico Comunale.

A questa proposta ne va aggiunta un’altra: dovrà essere la Giunta Comunale a valutare di volta in volta le richieste e per facilitare il compito della Giunta con gli elementi necessari ad una valutazione positiva si propone la costituzione di una commissione consultiva –tecnica e non politica- di pochissime persone, naturalmente competenti nel settore. Potrebbe essere composta dal Tecnico Comunale, da un’insegnante di educazione artistica, che potrebbe essere la Signora Salzotti, attualmente insegnante nella scuola media di Boves e che potrebbe tenere un proficuo collegamento con la scuola, e potrebbe essere integrato dal Consigliere Comunale Luciano Dutto che studia e si interessa del settore. Propone quindi come ovvio del programma il restauro del “Pilone Rosso” che sembra molto significativo, interessa anche un altro Comune, Peveragno, ed è chiamato il pilone della riconciliazione proprio perché eretto quando era finita la “guerra” con Peveragno.

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L’Assessore alla Cultura di allora, Margherita Pepino, riferiva in una intervista al quotidiano “La Stampa” (sabato 24 novembre 1984):

“Da anni si discute sulla necessità di conservare questo patrimonio culturale, ma non si era mai trovata una forma concreta. La Sovrintendenza alle Belle Arti non ha personale e fondi sufficienti per intervenire nella salvaguardia di queste opere ed è quindi necessario l’intervento diretto dei Comuni e di tutti gli abitanti. Per questo abbiamo fatto un primo censimento dei piloni votivi che nel bovesano sono complessivamente quarantuno, di cui alcuni di notevole valore e interesse storico-culturale. Su questi piloni di particolare valore l’intervento di recupero dovrà essere affidato a esperti qualificati. Per tutti gli altri, che nell’arco dei secoli sono stati costruiti dagli abitanti per ricordare la fine di pestilenze, carestie o per ringraziamento religioso, potranno essere aggiustati dai privati, come già accadeva un tempo, con contributi comunali”.

Stesso discorso ripreso dal numero 16 della rivista “PRIMALPE” (anno 1985)

con un articolo dal titolo: “E DOPO IL CENSIMENTO? PER LA TUTELA A BOVES HANNO FATTO COSÌ…”.

Citiamo alcuni passi dell’articolo che ci paiono significativi: “……. Considerati uno per uno possono anche apparire di scarso valore e di scarsa

importanza, ma nel loro insieme costituiscono un patrimonio di documentazione di pietà personale o comunitaria spontanea e quindi patrimonio di cultura locale che pertanto va salvaguardata.

……. La popolazione è infatti invitata a collaborare per il recupero di questo

patrimonio con il restauro in alcuni casi, con la pulizia e la manutenzione periodica in altri, con richiesta al Comune di assenso per l’esecuzione ai lavori necessari. L’Amministrazione Comunale contribuirà direttamente con materiali (mattoni, calce, sabbia, cemento, pietre…), ma non con denaro e con mano d’opera.”

Visitando i siti dei piloni, si nota chiaramente che le sagge regole

suggerite dall’apposita Commissione Comunale nel 1984, per la conservazione ed il restauro, non sono state rispettate o messe in pratica.

P.S. Come già riferito abbiamo cercato di trasmettere ciò che abbiamo raccolto, anche testimonianze orali; eventuali mancanze od omissioni possono essere uno spunto per un lavoro di ricerca più approfondito e più completo.

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Pilone Rosso

E’ uno dei più interessanti per la sua storia. Si trova sul confine tra i Comuni, un tempo nemici, di Boves e Peveragno. Dopo molti scontri e violenze (si ricordi la spedizione, a Boves, di alcuni peveragnesi e l’uccisione di dieci bovesani durante la festa del Corpus Domini, nel 1424), si venne alla pace con sentenza del Capitano del Piemonte Superiore. Il pilone è il primo simbolo di questa pace, costruito dove c’era, secondo tradizione, un albero che perse le foglie in estate; questo fatto fu ritenuto, dai “belligeranti “ di ambo le parti, fosco presagio. Il pilone risalirebbe quindi al Cinquecento. L’attuale costruzione viene fatta risalire alla seconda metà dell’Ottocento, con restauri nel 1951 curato da Gilardi e nel 1987 curato da G.B. Barale e Adolfo Dutto (come risulta dalla firma ai piedi di San Bartolomeo). Sulle pareti vediamo i santi patroni della zona: il “bovesano” San Bartolomeo, il “peveragnese” San Giovanni, San Grato (verso Rivoira). e San Donato (verso San Mauro) .

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Pilone di San Mauro

Sorge all’incrocio e fa da rotonda tra via Peveragno con via San Mauro, strada dell’omonima frazione. Curiosa è la sua storia. Fu eretto, in forme neo-gotiche, nel 1905 dagli eredi del Padre Missionario Luigi Dutto, figlio di una numerosa famiglia di San Mauro e fratello di Antonio Dutto, padre di Donato (Donà ‘d San Mauro, autore di “Boves kaputt”). Dopo gli studi in seminario a Cuneo riuscì ad andare in missione, come era suo desiderio e contro la volontà dei superiori, anche grazie all’intervento di San Giovanni Bosco. Fu missionario nella zona sud degli Stati Uniti, la Missisipi-Mission. Fu ingegnere, architetto e scrittore. Costruì infatti ponti, chiese e un villaggio; scrisse la vita di Bartolomeo Las Casas, volume in inglese di 600 pagine e la storia generale delle Indie. Colse così ammirazione, stima e premi dalle autorità. Morì improvvisamente nel 1902 a 52 anni. Ed è appunto dai diritti d’autore dei due volumi che i fratelli ebbero una discreta eredità. Fu divisa in otto parti: una per ogni fratello, una per il Santuario della Mellana (era in costruzione) e una per costruire un pilone in onore di San Mauro. Nonostante il restauro del 1984 ad opera di Giovan Battista Barale, pittore di Roccavione, gli affreschi (rappresentanti i santi patroni della frazione: San Donato e San Mauro e la Madonna Ausiliatrice con Bambino) delle tre facciate presentano chiari segni di degrado. La croce è in ferro e sugli spigoli del pilone ci sono le statue dei tre santi protettori. La struttura è in cemento armato con mattoni a vista. Alla base c’è una scritta in latino che dice: “In memoria del Rev. P. Dutto Luigi- missionario della fede cristiana in America- gli eredi costruirono questo pilone e lo circondarono di una cancellata in ferro. Anno 1905”. Non è in buone condizioni.

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Pilone della Cappella di San Mauro.

Si trova vicino alla chiesa di San Mauro, è costruito in mattoni e pietre a vista, di linee semplici, eleganti e moderne. Vi è una statua della Madonna.

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Pilone di Tetto Gorgie (San Mauro) . Sorge presso Ponte Badina, “il Ponte dei Sospiri”, all’incrocio tra Via Tetto Gorgie e una strada privata. Vi sono dipinti una Madonna con Bambino, due Santi ( S. Giuseppe e San Mauro?) con contorno di angeli. Sul retro, come quasi tutti i piloni a nicchia unica, vi è dipinta una croce. Fu eretto, come ex-voto, dopo una disastrosa piena del Colla, di fronte a cui ci si raccomandò alla Madonna. Sul basamento si intravede ancora una parte del dipinto che lo ornava: una faccia di angelo. Davanti due “sedili” in pietra rendono l’idea di una certa area di rispetto. La struttura è in mattoni intonacati; e si può far risalire alla prima metà del Novecento. In buone condizioni.

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Pilone di Tetto Pasero

Si trova in Via Cuneo, presso l’imbocco di via Tetto Pasero, in frazione Sant’Anna. Risale alla prima metà del Novecento. Presenta quattro facce con altrettante nicchie. Il tetto in lastrone unico di ardesia ha al centro un supporto in cemento che è la base per la croce metallica. Gli affreschi sono ormai scomparsi definitivamente, l’intonaco si sta sgretolando lasciando intravedere i mattoni con cui è stato costruito il pilone. Lo stato di conservazione è pessimo. Anche il basamento, che poggia sul terreno del campo quasi nel ruscello corrispondente, sta cedendo al tempo e al passaggio sempre più consistente degli automezzi sulla strada provinciale.

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Pilone di San Bernardo detto di Mellana.

Sorgeva all’incrocio e all’inizio della strada che porta a tale frazione, vicino al mulino Peirone, sulla provinciale verso Borgo San Dalmazzo. Era pure detto della Madonna Bianca (per via della statua in gesso che conteneva: Madonna con Bambino in braccio). Demolito nell’autunno del 2000 per allargare l’incrocio divenuto molto trafficato. L’architetto Marco Mauro lo elencò tra i beni culturali ed architettonici nel suo censimento del 2000. Si trovava nel punto ove sorgeva la primitiva parrocchiale di Boves, dedicata a Santo Stefano, demolita nel 1400 per far passare il canale Naviglio. La dedica a San Bernardo testimonia probabilmente la presenza di monaci a Boves. Il pilone fu eretto nella prima metà dell’Ottocento, riedificato nel 1900 e restaurato nel 1954, con interventi successivi di manutenzione, fino al 1981. Presentava, oltre alla statua nella nicchia, una raffigurazione della Santissima Trinità, in stucco, sulla parte frontale (un occhio in un triangolo circondato da raggi). Sul retro era dipinta una croce. Sono stati asportati i medaglioni laterali, prima della demolizione: raffiguravano San Bernardo (a destra) e Santo Stefano (a sinistra). Erano, senza dubbio, gli elementi di maggior pregio. E’ stata promessa dal Comune la sua ricostruzione sull’altro lato della strada.

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Pilone di Tetto “Giota” (Mellana)

Dedicato a Sant’Antonio, sulla via delle Cascine Albertasse Nuove e del Campo Sperimentale Asprofrut. Gli affreschi rappresentavano Sant’Antonio Abate, la Sacra Famiglia con Angeli, San Grato, San Michele Arcangelo; purtroppo le figure sono quasi illeggibili. Vi si recava la prima processione rogazionale (giovedì antecedente l’Ascensione). Come tutti i piloni mellanesi, da anni, è il luogo in cui il Parroco, Don Beppe Laugero, recita un rosario con i fedeli una sera di maggio.

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Pilone di Tetto “Pianòt” a Mellana

E’ dedicato all’Immacolata Concezione. Pilone rogazionale (vi arrivava la processione il sabato antecedente l’Ascensione). Risale al 1926 (ad opera di G. Battista Olivero), restaurato dieci anni fa da uno dei migliori artisti della zona, Dario Ghibaudo. Già danneggiato da vandali e poi risistemato, è uno dei migliori del Comune, dal punto di vista artistico. Rappresenta la Vergine (cui è dedicato il locale Santuario, qui effigiato), San Giovanni Battista e Santa Maria Maddalena. Sul fondo sono raffigurati tre oggetti in miniatura: un calice, un vaso e la chiesa di Mellana. I colori prevalenti sono il marrone, il giallo e l’azzurro che variano di gradazione a seconda del soggetto. In alto una scritta invita ad una sosta: “T’ARRESTA O PASSEGGER IL CAPO INCHINA ALLA VERGINE MADRE DEL CEL REGINA”

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Pilone di San Francesco a Mellana

E’ il più recente del Comune, essendo stato ricostruito nel 1999/2000 (inaugurato il 27 febbraio 2000) per iniziativa di un mellanese, Attilio Dalmasso, nei pressi del luogo dove era eretto quello precedente. Meta di varie processioni (la seconda rogazionale e cioè il venerdì antecedente l’Ascensione). Il vecchio pilone (demolito nel 1990 durante la costruzione della sottostante strada “Bovesana”) fu edificato mezzo secolo fa, il 1952. Gli affreschi del vecchio pilone sono tuttora custoditi nel municipio di Boves; l’autore era il noto artista bovesano e tecnico comunale Nino Daniele, come è documentato da un numero del bollettino parrocchiale di Mellana di quegli anni. L’attuale costruzione si presenta in mattoni a vista con nicchia contenente una statua in vetroresina raffigurante il Santo che accarezza il famoso lupo di Gubbio. Il tetto è in ardesia, a “lòse”.

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Pilone di Tetto Quaranta (o del Rosario)

Posto sulla via di Mellana, verso Cuneo è a pochi metri oltre il confine del Comune di Boves, di fronte alla strada che porta a Tetto Quaranta. Fa parte della Parrocchia di Spinetta. E’ un bel pilone, ottimamente restaurato (anni fa era quasi illeggibile negli affreschi protetti da una brutta rete), circondato da una curata zona di rispetto, provvista anche di panchine. Dedicato alla Vergine raccoglie fedeli per il Rosario ogni mese di maggio.

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Pilone sulla scarpata del Gesso Eretto recentemente, è a forma circolare (quasi una torre) in cemento e pietre. Sul basamento del cappello, sormontato da una croce, in una piccola nicchia c’è una Madonna. Vicina si trova una croce in ferro con due scalini.

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Pilone della Provvidenza in Fontanelle

Era una posa dei morti. È all’inizio di Via Santuario, angolo Via Stellino. Di forme neo-gotiche, reca la data del 1914. Fu eretto dall’Arciprete Don Agostino Pellegrino, fondatore del locale Santuario della Regina Pacis, che volle mettere sotto la protezione della Provvidenza la novella parrocchia, proclamata l’anno prima nel 1913. Altro esempio di culto mariano, ospita due statue: la Madonna ed un ragazzino. Maria ha in testa una corona d’oro con pietre preziose. Il ragazzo è in ginocchio davanti alla Madonna. Lei ha un vestito lungo, rosa, ed una mantella azzurra. Il ragazzo ha un gilè verde, la giacca marrone e tiene in mano un bastone (forse è un pastorello). La Madonna in mano ha un tozzo di pane ed è nell’atto di donarlo al ragazzo. E’ un segno di generosità. Sul pilone c'è la scritta: "Provvederò a questo mio popolo". Ai piedi delle due statue una scritta su sfondo blu recita: “RICORDO DELL’ARCIPRETE DON PELLEGRINO 1914”. Ha un cancelletto che assicura una zona di rispetto.

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Pilone di Tetto Torre in Fontanelle

È dedicato all’Immacolata, che campeggia al centro con una bella statua. Sorge in Via Santuario, poco dopo il santuario della “Regina Pacis”. Era la posa dei defunti del vicinato e del vallone di San Giovanni. Originariamente doveva essere dedicato a San Lorenzo, patrono della Parrocchia. I restauri, ad opera di Luciano Dutto, nel 1977, furono attuati con pitture ad olio su sottile strato di calce sui due lati (suora con crocifisso e rose e San Lorenzo con la graticola). Gli affreschi attuali sono del 1989, buon lavoro di Giovanni Battista Barale, noto ed apprezzato pittore di Roccavione, recentemente scomparso. Rappresentano il Cristo in Croce con sullo sfondo un paesaggio nel quale spicca una chiesa con cupola: probabilmente la frazione di Fontanelle (sul retro), San Lorenzo con palma in mano (sul lato sinistro), Santa Maria Maddalena in preghiera e meditazione, con croce, teschio e libro (sul lato destro). Tra questo pilone, dedicato alla Madonna, e quello trattato prima, della Provvidenza, avveniva, un tempo, la processione del Venerdì Santo.

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Pilone della Sacra Famiglia in Fontanelle

Si trova all’inizio di via del Pasturone, presso via Brusaporcello, verso Boves. La struttura è in mattoni. Pilone processionale; vi si recava la processione del “Corpus Domini”; nella nicchia vi è un’oleografia che rappresenta la morte di San Giuseppe, in sostituzione del dipinto della Sacra Famiglia scomparso.

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Pilone di Fatima a Fontanelle (Via Don Pellegrino)

È situato in via Don Pellegrino (la via vecchia di Borgo San Dalmazzo che si perde nei campi..). Eretto pare sulle rovine di un probabile pilone più antico, è stato inaugurato il 13 settembre 1959 da Don Nicolao Peano. I nostri storici locali (Mottini e Peirone) scrivono che nei pressi esistesse l’antico borgo di Brusaporcello e la Chiesa di Santa Margherita, distrutta (insieme al castello medievale) nel 1400 dai feroci mercenari Armagnacchi, soldati di ventura accampatisi sul colle di San Maurizio sopra Cervasca. E’ una semplice struttura a mattoni a vista, squadrata, il tetto è una grossa pietra di Luserna. Nella nicchia è racchiusa una bella statua della Vergine di Fatima con due colombe bianche ai lati. La signora Giordano Teresa ne cura la pulizia e l’aspetto decoroso ne fa un luogo sacro. L’originaria illuminazione era data prendendo corrente dalla casa di Pellegrino Michel. In seguito, deteriorandosi l’impianto, nei primi anni ’90 con offerte per il pilone, si è provveduto ad un pannello solare con batteria. Durante l’installazione si sono trovati nel basamento fogli con i nomi dei fautori del pilone stesso e la data della costruzione.

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Pilone di San Michele Arcangelo (San Giacomo)

Si trova lungo la strada per San Giacomo, all’altezza di Tetto Belua. E’ in bello stile rustico, con statua dell’Arcangelo nella nicchia; risale al 1960 e fu eretto per voto (ritorno dalla prima guerra mondiale del signor Michele Pellegrino, classe 1880) dallo stesso signor Michele Pellegrino con la collaborazione di vicini e parenti.

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Pilone della Madonna “Pilonòt” (San Giacomo)

E’ dedicato al Cuore Immacolato di Maria. Si trova all’ultima curva prima di San Giacomo, con statua posta in loco nel 1960, e benedetta il 20 settembre dal parroco Don Matteo Beraudo. Come in quasi tutti i piloni una croce è dipinta sul retro. Risale alla seconda metà del XIX secolo. Nei pressi una lapide ricorda i caduti partigiani delle brigate “Bisalta” e “Beppe Lerda”.

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Pilone di Sant’Uberto (località Crocette) “Chiesetta dei cacciatori”

E’ di proprietà di Luciano Dal masso. Fu dipinto da Luciano Dutto nel 1978 con scene di caccia, immagine del santo protettore e dedica coi nomi dei fondatori. Costruito, come ringraziamento e per voto fatto,nel luogo dove, di ritorno da una battuta di caccia, uno dei cacciatori, per un colpo sparato accidentalmente da un suo compagno, scampò a morte sicura. Vanta pietre a vista.

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Pilone di Santa Maria Delibera Si trova in località Tetto Isabella a San Giacomo. Rustico e semplice, con statua della Madonna. Suggestiva la collocazione: quasi protetto dallo stesso sperone di roccia che fermò i colpi di cannone sparati contro le case. È all’ombra di un grandioso ed enorme castagno. Reca la scritta: “FAMIGLIA GIULIANO V. (Giuliano Vittorio) RINGRAZIA S. MARIA DELIBERA DI AVERCI PROTETTI DALLA GUERRA TEDESCA 1943-1945”. I vasi dei fiori, come il piedestallo della croce e le basi della nicchia, sono i bozzoli dei colpi sparati dal cannone.

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Pilone del Colle della Bercia di San Giacomo

È reso spettacolare dall’alto sperone roccioso su cui sorge. Nella nicchia di cemento c’è una bella Madonna intagliata nel legno. Alla base dell’edicola una scritta: “R-4-6-80” : probabile data del rifacimento del pilone in quanto andato parzialmente distrutto da un fulmine. La costruzione del pilone risale agli anni ’60. Tutto il materiale era stato trasportato a dorso di mulo da “Tetto Filibart soprano”: non esisteva l’attuale strada forestale che porta al colle Bercia. La nicchia e la Madonnina erano state montate dagli Scout di Mario Giuliano, caporeparto.

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Pilone “Madonna dei pini” (in Bisalta) Risale alla seconda metà del XIX secolo e contiene una statua della Madonna. Come i migliori piloni montani, si presenta in bello, suggestivo, stile rustico. Come si vede dalle fotografie d’epoca (anni ’50) alle processioni con celebrazione di Santa Messa partecipavano molte persone, compresi bambini. Purtroppo la croce in marmo bianco che era posta sul tetto è ridotta a pezzi, sono per terra come ferma vaso.

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Cappella di Rivoira (Pilone dell’Addolorata)

E’ all’incrocio tra la via per San Giacomo e la strada del Meniòt. Recentemente restaurata, per iniziativa del Consigliere Comunale Beppe Giraudo con il contributo degli abitanti della zona. All’interno vi sono scene della Passione di Cristo (il Calvario, l’Orto del Getsemani) ed una Pietà (Deposizione). All’esterno sono rappresentati il Sacro Cuore di Gesù ed il Sacro Cuore di Maria. L’autore è Lavalle.

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Pilone di San Isidoro

Sorge all’incrocio tra Via del Colletto e Via Tetti Beurla, nella frazione di Rivoira (crocevia verso Castellar). Risalente alla prima metà del novecento, è a pianta rettangolare, con tre aperture: quella centrale a tutto sesto, protetta da una grata di ferro battuto, quelle laterali a sesto acuto. Struttura in granigliato di cemento con colonnine tortili sugli angoli anteriori con capitello di ordine corinzio, riproduce cioè la foglie di acanto, e copertura in lastre di rame sagomato. Su due lati laterali ci sono anche due fessure per la raccolta delle elemosine. All’interno vi è un piccolo altare con una statua in gesso di Sant’Isidoro, santo contadino, protettore delle campagne, festeggiato la terza domenica di maggio. Il santo ha la mano sinistra alzata, con quella destra afferra una vanga. Ai suoi piedi c’è un falcetto.

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Pilone di San Giobbe e San Grato

Si incontra al quadrivio tra le vie del Colletto, di Rivoira e di Castellar, in arrivo da Boves. Edificato in elegante stile neo-barocco nel primo quarto del XX secolo (secondo talune testimonianze risale, però, al 1883, quindi coetaneo del Pilone di Gambalassa, per iniziativa del cappellano di Rivoira, don Giovanni Battista Olivero). Il pilone non è dipinto ma vi sono sculture in rilievo: San Giobbe, San Grato (in abiti vescovili), San Giuseppe, una Pietà. La nicchia centrale ha la figura di San Giobbe: il “santo paziente” per eccellenza, protagonista dell’omonimo libro della Bibbia: inno alla Fede che mai perse in ogni privazione, venendo alla fine ricompensato. Era il protettore degli allevatori di bachi da seta, attività allora fondamentale nell’economia agricola della zona. È seduto vicino ad un albero, con la mano sinistra si tiene all’albero, l’altra mano è posata sulla gamba. In alto a destra si trova il Signore a mezzobusto, nelle mani ha il mondo. Intorno si trovano tre angeli. In alto a sinistra Maria con le mani sul cuore guarda il santo con faccia triste. Sullo sfondo un grande vulcano fuma. In alto c’è scritto “Iob patiens intercede pro nobis”. Nella nicchia sinistra è raffigurato S. Grato con pastorale e Bibbia con sopra una testa tagliata. La mano sinistra ha l’indice rivolto verso il basso, quasi ad indicare la scritta:”S. Grate ora pro nobis”. Vicino al santo c’è un pozzo con sopra una nuvola. Nella nicchia destra si vede San Giuseppe con il ramo fiorito nelle mani, c’è la scritta “Ite ad Iophef”. Sul retro del pilone sono rappresentati i volti di Maria che piange e sorregge tra le braccia Gesù morto. Sotto c’è scritto “Passio Christi et dolor matris sint nostra salus". In alto tre spezzoni di cornicione hanno come complemento una croce e due angeli oranti. Il pilone resta tuttora in buone condizioni.

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Pilone del Colletto

Si trova al confine tra Rivoira e la frazione peveragnese di San Giovenale, in mezzo ai boschi, vicino al “Credu”. E’, attualmente, inserito nel recinto del complesso “Casa il Cantico”, proprietà della Curia di Genova, adibito ad incontri di meditazione e preghiera, ritiri spirituali. Conserva le sue linee rustiche, ottocentesce, soprattutto nel bel tetto, sormontato da croce. E’ stato pesantemente restaurato di recente. L’unica nicchia, sulle pareti ricoperte di cemento, è chiusa da una finestra con vetro, dietro a cui è visibile la foto di un religioso, Padre Filippo Maria Pittaluga, francescano conventuale, fondatore della “Casa”, deceduto nel 1996.

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Pilone del Colle Bercia (Cerati) Si trova su una mulattiera, sullo spartiacque tra Fontanelle e Roccavione. Nelle quattro nicchie (una è illeggibile) sono rappresentati: Sant’Antonio da Padova (sul lato verso Boves), Gesù crocifisso (con la Madonna e, curiosamente, San Giuseppe), più le fiamme del Purgatorio (dalla parte opposta), e, forse, San Donato Vescovo (sul lato sud, verso Robilante, di cui è patrono). La sua base ha subito recenti e gravi danni, con asportazione di alcune pietre. I proprietari del pilone, tutti privati, hanno assicurato disponibilità e contributo per il restauro dell’opera. È in pessime condizioni.

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Pilone di Tetto Ariòu

Si trova in frazione Cerati, nell’omonimo vallone, tra Tet Ariou e Tet Molinera. Costruito nel 1908 e dedicato alla Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, è simile ad altri piloni in zona. La scritta recita in rima: “Se passate per questa via dite un’Ave Maria”.

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Pilone della Battaglia Si trova sullo spartiacque tra Boves, Cerati e Robilante, a 986 metri di altitudine. Sorge sul luogo dove, secondo la tradizione, le truppe angioine furono sconfitte da quelle dei marchesi di Saluzzo e Busca, perdendo così il controllo su Boves, nel 1275. Restaurato nel 1981 e completamente rifatto nel 1995, presenta una nicchia frontale raffigurante, un tempo, San Grato, ora intonacata.

architetto Grasso Lero

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Pilone di Tetto Grendi Si trova sulla via del Malandré: caratteristica costruzione a bande rosse e bianche, con nicchia ed affresco (Madonna con Bambino, San Giuseppe, San Giovanni Battista), e croce sul retro. Fu eretto dopo la seconda guerra mondiale per voto fatto dagli abitanti di Tetto “Grendi”.

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Pilone dell’”Arnostia o Renostia” Sono quelle zone che la tradizione lega alle vicende della Boves medievale, alla dominazione degli Angiò ed alla figura controversa e tragica della regina Giovanna II (la reina Giana, da cui i nomi di alcune località in zona, come la grotta, o “garb ‘d la rana Giana”, il Vallone della Rana, “Regina” ). E’ dedicato a Santa Maria. Si trova sul Bric Berciassa. E’ un curioso esempio di pilone di vetta, con ottima vista sulla Valle Vermenagna, sulle colline di Boves e sulla Bisalta, a 961 metri di altitudine. E’ in territorio di Fontanelle.

gruppo “Giovani Cattolici”

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Pilone del Bricco

Si trova sul sentiero che da Fontanelle porta al pilone della Battaglia, nei pressi della fontana detta “del Bandito”. Eretto recentemente (anni Ottanta) da dei giovani in uno stile moderno che vorrebbe richiamarsi all’edilizia rustica montana del passato. E’ situato su uno degli itinerari escursionistici più belli della collina bovesana.

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Pilone della Madonna di Fatima

È eretto nella stradina che porta verso i Cerati e fu eretto nel dopoguerra (1947), semplice e solenne. Ha struttura con pietre a vista e nicchia con statua della Madonna. La lapide sul basamento ricorda i fatti tristi della guerra da poco conclusa:

“SUB TUUM PRAESIDIUM CONFUGIMUS SANCTA DEI GENITRIX

19 9 1943”

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Pilone di Tetto “Gigotin Sottano”

In pietre ed intonaco, di fattura recente, sobrio, con croce nera sopra la nicchia con la statua della Madonna e del Bambino. Posto a ricordo delle luttuose vicende della guerra 1940/45.

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Pilone sulla via di Rosbella

Fu costruito in lastre di pietre intonacate, nella prima metà del Novecento. Il tetto è in ardesia (lose) ed il vano interno è arricchito da affreschi con la tecnica del trompe-l’oeil (rappresentano, nelle pareti laterali e per quello che si può intuire, Sant’Anna con la Madonna bambina e San Giacomo? o San Rocco?…). lo sfondo è irriconoscibile. È in pessime condizioni.

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Pilone della “Madòna ‘d l’eva” (a Rosbella)

Eretto dagli abitanti della piccola frazione montana, è stato solennemente benedetto il giorno 23 luglio 2005. Ha una statua lignea della Madonna, dello scultore Aldo Pellegrino. È in pietra a vista, a forma di cappellina.

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Pilone di Tetto Metre

Si trova a Madonna dei Boschi all’incrocio tra le strade di Via Roncaia, via Barali e via Tetto Metre. Affrescato, nella nicchia centrale, con una Natività (Madonna, Bambino e San Giuseppe), e nelle nicchie laterali con le immagini della Medaglia Miracolosa della Vergine dei Raggi (fronte e retro), cui è dedicato il Santuario di Mellana. Prima del restauro del 1983 queste nicchie originali erano coperte ed avevano i dipinti di san Magno e Sant’Antonio Abate (con il maialino): i santi protettori dei contadini. Sul retro è affrescata la croce, come su quasi tutti i piloni. Una croce in ferro è posta sul centro del tetto spiovente. I lavori di restauro del 1983 recano chiara l’impronta della mano di Luciano Dutto, con propria firma vicino a quella di “G. Barale 1947”. Nel triangolo sopra la nicchia centrale (necessita un restauro) la dicitura in rima “nel scender e salir persona pia non ti scordar di dire l’Ave Maria” fa da cornice ad un rosario. Buone sono le condizioni perché gli abitanti della zona mantengono pulito e decoroso il sito. Una signora del luogo che fino a vent’anni fa circa la chiusura del mese di maggio (dedicato alla Madonna) avveniva qui al pilone: le strade vicine al sito venivano transennate, si ponevano panchine e il Rettore del Santuario di Madonna dei Boschi celebrava la Santa Messa. Le fotografie mettono in risalto il restauro del 1983, che ha cambiato la fisionomia del pilone, riprendendo con libera interpretazione l’affresco esistente (si intravede sotto la tela a sfondo blu della fotografia dell’Architetto Lero Grasso).

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architetto Grasso Lero

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Pilone di Gambalassa

E’ collocato sull’omonima via, alla periferia di Boves, all’incrocio della strada che porta da Boves a Rivoira. E’ uno dei più suggestivi, per la solennità abbinata a sana rusticità, pur in non perfette condizioni di conservazione, con sommari rattoppi in cemento alla base. Fu edificato nel 1883 (insieme a quello di San Biagio e di San Grato), per iniziativa del cappellano di Rivoira, Don Giovanni Battista Olivero, e decorato dal pittore cuneese Giorgis. Non si sa se ne abbia sostituito un altro precedente. Secondo altre testimonianze viene fatto risalire all’inizio dell’Ottocento. Il tetto è in ardesia, sormontato da croce. I dipinti, molto deteriorati, raffigurano a sud Sant’Anna, San Gioacchino e la Madonna, ad ovest il Cuore Immacolato di Maria, a nord San Giuseppe, ad est il Sacro Cuore. Malandato.

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Pilone di San Sebastiano

Si trova all’imbocco di Corso Bisalta, nei pressi di Chiesa Vecchia e del Monumento agli Alpini. Risalente agli anni ottanta, è fatto in cemento, sul luogo della chiesa omonima, demolita dieci anni prima. Spoglio, vanta una bella statua lignea di San Sebastiano; quella originale è conservata nel Salone Consigliare. Questo pilone risale al 1980: ha una forma rettangolare, e un tetto con una croce di ferro e sulla banderuola le due iniziali SB. Nella nicchia accanto alla statua le foto della chiesa. La statua raffigura il martirio di San Sebastiano. Nel braccio destro è conficcata una freccia di ferro.

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Pilone di Via Moschetti

Si trova nel concentrico di Boves, a Sud rispetto a piazza Italia, in Via Favole. Fu fatto erigere, come ex-voto nel 1946, dal Commendatore Domenico Favole, il cui stabilimento attiguo, “La Filanda”, ed i relativi operai non avevano subito danni dai fatti bellici e, soprattutto, dagli incendi del 19 settembre 1943, appiccati dai tedeschi. Rappresenta la “Deposizione dalla Croce”, ultimo dolore della “Vergine Addolorata”, gli altri sei sono rappresentati tutt’intorno. Le figure in terracotta e in rilievo hanno ricchezza di dettagli abbinata ad eleganza e semplicità. Simbolicamente importanti sono le immagini legate al valore del lavoro (Gesù operaio nella bottega di San Giuseppe), al motto benedettino “ora et labora”, “prega e lavora), alla povertà (rappresentata da un gruppo di Francescani), al Battesimo (quello di Gesù ad opera di San Giovanni Battista). In alto la Santa guerriera, Giovanna D’Arco, salvatrice e protettrice della Francia. Purtroppo il tetto è ancora in “eternit” e la zona di rispetto del pilone, dietro il cancelletto con il basamento in lastre di ardesia, meriterebbe un intervento. Una lapide alla base del pilone recita: “Il 19 settembre mentre la folle barbarie qui crudelmente infieriva recidendo vite distruggendo casolari la Vergine dei sette dolori divini ebbe pietà di tanta miseria e miracolosamente protesse questo opificio”.

Per grato voto Domenico Favole eresse il 19 settembre 1946

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Piloni di Sant’Antonio

Si trovano sulla via che conduce all’omonimo Santuario, salendo da Corso Bisalta. Sono sette, più un casolare con affresco considerato pilone dagli abitanti del posto. La visione di alcuni è difficoltosa a causa di costruzioni molto attigue o per l’incalzare della vegetazione che li sta letteralmente coprendo. Belli sono ancora alcuni particolari di affresco (Sant’Agnese con agnellino, Santa Cecilia con l’arpa (protettrice dei musicisti), Santa Barbara (protettrice dei vigili del fuoco), tutte a firma Lavalle. Il pilone della Madonna del Rosario è all’incrocio tra la via di Sant’Antonio e via della Rana. E’ datato 1908, con dipinti di Lavalle. E’ meglio noto come Pilone di San Francesco. I dipinti laterali sono di difficile lettura per l’incuria e la copertura della vegetazione (erano dipinti San Francesco e San Giuseppe). C’è alla sinistra della rampa finale per il Santuario un casotto sulla cui parete datato 1868 è rappresentato San Maurizio (protettore dell’esercito) e Sant’Agostino. Veniva considerato un pilone. Dell’ultimo, al bivio tra via Sant’Antonio e via della Rana resta ben poco: è molto più evidente il portone laterale, era l’entrata per il parco del Santuario (recente la costruzione dell’arco in mattoni). L’affresco raffigurava Santa Caterina. La signora Giordano Maria di Boves, abitava su in collina vicino al Santuario, ricorda che all’inizio della salita per il Santuario, in Via Sant’Antonio, a poche decine di metri da Corso Bisalta, un muretto a secco delimita la strada dai terreni collinari, ci doveva essere, o forse c’è ancora, il primo pilone. Il pilone, citato dalla signora Giordano, è purtroppo inghiottito, letteralmente, dalla vegetazione. Si trova sulla riva sinistra per chi percorre la strada verso il Santuario, a circa due metri dalla strada. Un suo curioso ricordo, datato ormai più di quarant’anni fa: un signore, probabilmente non di Boves ma abitante nel paese (soprannominato MACARIELLE), il giorno della festa di Sant’Antonio percorreva tutta la strada da Boves al Santuario a piedi scalzi recitando il rosario. Il 13 giugno (festa del Santo) una processione votiva saliva con il Parroco fino al Santuario (qui si teneva la novena serale con rosario e Messa in preparazione alla festa). I piloni erano soste per una Via Crucis. Il pilone di Santa Cecilia avrebbe dovuto essere restaurato anni addietro dai musicisti (corale e banda) di Boves, ma si è perso anche questa opportunità.

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Statua dell’Arcangelo Michele a Fontanelle.

E’ situato a inizio frazione presso l’incrocio tra la via per Boves e la Bovesana. Questo strano pilone è costituito da una colonna su cui è posata una statua dell’Arcangelo Michele, con spada rivolta verso il cielo. È stato restaurato di recente (1996), dopo che un incidente automobilistico, anni prima, aveva causato la caduta e rottura della statua. E’ stata, anche, risistemata la zona di rispetto circostante. Queste colonne, con statue staccate da terra e protese verso il cielo, paiono rievocare le figure degli eremiti “stiliti”.

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Madonnina del Colletto.

Si può vedere a destra, poco prima dell’inizio della salita al Colletto, salendo da Rivoira verso la frazione peveragnese di San Giovenale. La struttura è uguale, in piccolo, a quella del pilone di San Michele Arcangelo a Fontanelle. Una colonna protende una statuetta della Madonna verso il cielo, al culmine di una curata e fiorita zona di rispetto.

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Croce di Via San Pè Si trova in regione “Rocasat”, sul sentiero detto “Via Auta”, che collega il rione di Chiesa Vecchia e la collinetta della “Moretta” con la strada (Via ‘d la Rana”) che sale dal santuario Sant’Antonio verso il “Pasturone”. È stata eretta sul luogo dove è morto, il 23 dicembre 1983, Andrea Pacotti, medico condotto di Boves per moltissimi anni. È in legno con la figura bellissima del Cristo morente.

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Croce di Fontanelle

Si trova sullo spartiacque tra Boves e Fontanelle. È alta circa 12 metri, costruita in ferro per sostituire quella in legno ormai indebolita dagli agenti atmosferici. Sul piedestallo, su una targa in metallo, i nomi di chi ha posizionato la Croce nel giugno 1996.

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Croce di Mellana Si trova sulla Via degli Angeli, verso la Pedancola (“pianca”), all’incrocio tra le vie di Tetto Dolce e Tetto Buon Riposo. Particolare struttura in cemento, edificata nel 1952 da Toselli Stefano, che risiedeva nella vicina cascina ed era proprietario del terreno su cui è eretta, a ricordo delle prime Missioni predicate nella Parrocchia come reca scritto la lapide alla base: “RICORDO SS. MISSIONI NELLA PARROCCHIA DI MELLANA 23-30 MARZO 1952” Punto di incontro per preghiere collettive, come quella mariana del mese di maggio. Analoghe strutture, innalzate nello stesso periodo, si trovano a Fontanelle ed a Rivoira.

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Croce di Fontanelle

E’ situata all’ingresso della frazione, venendo da Roccavione e dalla via del vecchio ponte di ferro. E’ simile alle Croci di Mellana e Rivoira, sia come uso (incontri di preghiera, rosari), sia come materiale (cemento), sia come periodo di erezione.

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Croce di Rivoira

E’ situata in Via San Mauro. E’ simile alle Croci di Mellana e Fontanelle, sia come uso (incontri di preghiera, rosari), sia come materiale (cemento), sia come periodo di erezione (immediato ultimo dopoguerra). È datata 8 settembre 1947 (sulla lapide basale).

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Croci di San Giacomo

Sono croci in graniglia poste alle porte della piccola frazione San Giacomo di Boves: una all’inizio della strada vecchia per Tetto Filibert, l’altra sul ponte Colla: erano Croci di posa, ossia punti di ritrovo ed inizio del funerale verso la Parrocchiale. La prima è stata eretta nel 1948, lo ricorda la scritta sul basamento: “1848 – 1948 centenario della Parrocchia”.

Croce di Via Flibert Croce sul ponte Colla

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Chiesetta di San Giacomo È all’imbocco della via per il “Buscajè”, nell’omonima frazione. Si presenta come cappella votiva, meta della processione nella festa del patrono San Giacomo. Fu eretta nel 1835, epoca dell’ultima peste. Ha un piccolo atrio a cui si accede scendendo alcuni gradini. L’atrio è aperto ai due lati: uno guarda il torrente Colla, l’altro la strada del “Buscajè”. Il tetto, a forma piramidale regolare, è in “lose”. Il dipinto, sulla facciata, rappresenta San Rocco, con il cane, e San Magno, con il bue e la Bisalta per sfondo. C’è una piccola campana sopra il dipinto con la scritta “PACE”. Un piccolo intervento di messa in sicurezza, dopo l’alluvione del 2002, lo ha reso in buono stato di conservazione.

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Chiesetta di Santa Brigida

Si trova nella frazione dei Cerati, nell’omonimo vallone, nel bel mezzo di un bosco di castagni. Iniziata nel 1802 dal sindaco Cordero Giovanni, in un fondo di sua proprietà. Deceduto il sindaco, la costruzione fu sospesa ed ultimata poi nel 1822 dal farmacista Elia Ottavio. Fu restaurata nel 1882, anno di grande siccità, dopo che, per intercessione di Santa Brigida, venne pioggia abbondante. È una bella costruzione, abbastanza ben conservata. Ha un piccolo porticato sorretto da due pilastri in mattoni a vista, il tetto in lamelle di castagno e ardesia. Gli affreschi sull’architrave raffigurano San Giacomo a sinistra (bastone con zucca), Santa Brigida al centro e a destra, la Madonna a scuola da Sant’Anna.

L’interno piccolino, alcuni metri quadri, con un altare, un inginocchiatoio e alcuni quadri votivi. Un campanile conserva ancora la campana. Quando la siccità estiva, ma non solo, si faceva sentire, tutti gli abitanti di Boves, erano allora per lo più contadini, si rivolgevano a Santa Brigida e fervorosi in processione si recavano al piccolo santuario per implorare la pioggia tramite l’intercessione della santa.

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Chiesetta di San Francesco È una piccola cappella campestre, infossata nel terreno. Il portico che l’affianca è di epoca successiva alla costruzione della cappella. Dalla porta laterale, di epoca posteriore, si accede all’interno. Vi sono affreschi del 1530, data trovata dagli esperti che non hanno però dato un nome all’autore. Si presume sia il fossanese Guglielmino Fuseri. Nel trittico dell’altare sono rappresentati la Vergine con Bambino, San Giovanni Evangelista, San Francesco. Sulla parete di sinistra si riconoscono Sant’Anastasia, Santa Maria Maddalena, Sant’Anna, Santa Caterina, Sant’Antonio, San Defendente. L’altare, in basso, ha affrescato la figura di un Cristo sofferente che è simile a quella che c’è sotto il porticato del Santuario di Madonna dei Boschi. Sembra sia l’icona del Monte dei Paschi di Siena. Questa cappella si trovava in aperta campagna, quando un tempo con molta partecipazione di persone, si facevano le processioni rogazionali verso il Santuario di Madonna dei Boschi. Ora il suo sito è praticamente circondato dalle costruzioni edilizie che ne minacciano la sua bellezza.

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Chiesetta di Tetto Vivalda

Si trova in totale abbandono vicino a Tetto Vivalda, nel comune di Boves. Ai tempi di Don Casasso, prevosto della Cappella di Sant’Anna circa quarant’anni fa, nella ricorrenza della festività di San Filippo Neri, patrono dei preti, veniva celebrata una Santa Messa. Poi è decaduta anche questa usanza e solennità; il Parroco di Boves ha provveduto a togliere la pietra consacrata dell’altare con altri arredi degni di essere conservati, e tutto è stato abbandonato. Ora c’è solo un altare spoglio con alcuni candelabri di legno. Non si intuisce neanche più cosa rappresentano gli affreschi, che sicuramente un giorno abbellivano sia la facciata che l’interno. All’interno del cortile di Tetto Vivalda due affreschi ricordano le tradizioni religiose degli abitanti di allora. Dicono che nella parte destra del caseggiato (c’è il dipinto della Madonna con Bambino), ora adibito a ripostiglio, abitasse il prete che celebrava la Messa nella attigua cappellina. Sicuramente Tetto Vivalda era densamente abitato, come tutta la campagna intorno alla cappellina.

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Chiesetta di Tetto Pasero

Costruita forse all’inizio del ‘900, è in perfetto stile neogotico, ben conservata. È in fondo alla strada di Tetti Pasero. La facciata presenta due finestre con la porta di ingresso ad arco. In alto tre edicole, bianche e vuote, forse un tempo contenevano statue di santi. Sui due lati del tetto, sempre in facciata, due piccole costruzioni a cappella sostengono le croci laterali. In centro una bella croce in ferro. Il suo circondario è diventato un deposito per materiale da costruzione, alcuni alberi sono troppo vicino alla costruzione e, forse, ne minacciano l’incolumità.

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Chiesetta privata in Via Mondrone (Boves) Di proprietà della famiglia Pesenti

Interessante è la storia di questa cappelletta. In fondo a Via Roma, un tempo “Ricetto”, sorgeva una cappella intitolata a Sant’Antonio Abate, il “San’Antonio del maialino”. In un documento del 1583, durante la sua visita apostolica, Monsignor Scarampi, inviato dal Vescovo di Mondovì, visitò la cappella di Sant’Antonio e ne decretò la demolizione trovandola in grave abbandono. Tuttavia la sua demolizione avverrà solo nel 1831, dopo varie peripezie, sotto il Conte Vittorio Andreis di Mondrone. Il vescovo di Cuneo concesse al Conte di demolire la cappella in fondo al “Ricetto” e di costruirne un’altra, privata, annessa alla casa di abitazione, sempre comunque dedicata a Sant’Antonio Abate. Con la clausola di avere una entrata in pubblica via. Il Parroco di Boves, Don G. Gastini, benedisse la nuova cappella e ne autorizzò la celebrazione della Messa. Secondo un impegno preciso del Conte Vittorio Andreis di Mondrone, la cappella dovrebbe essere aperta al pubblico, e lo fu certamente un tempo in occasione della festa del Patrono. La famiglia Pesenti, erede del Conte Andreis di Mondrone, ne ha attualmente cura e recentemente ne ha fatto atto di restauro conservativo. Purtroppo, come si vede dalle fotografie, il vandalismo trionfa e ci parla, ancora una volta, di scarso civismo e di nessun rispetto per il patrimonio pubblico e privato, per quello di valore artistico culturale e sociale che c’è in Boves.

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Centro Servizi per il Volontariato SOCIETA' SOLIDALE

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Gli sportelli del CSV Società Solidale

in provincia di Cuneo

ALBA

C.so Torino,6 Orario: Mar 9-13; 15-19 Ven 16-20

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finito di stampare nel mese di giugno 2007

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