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Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua WWW.TESTIMONIDELRISORTO.IT PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO N.1 2015 IL MESSAGGIO DI UN UOMO PASQUALE, OGGI > > > IL SOGNO DI DON BOSCO, PASQUA PER I GIOVANI LUIS ROSÓN GALACHE “ARCHITETTI DELLA GABBIA”? FRANCESCA COCOMERO SENZA BARRIERE. DALLA SPAGNA ALL’ARGENTINA 6 FORMAZIONE 18 GIOVANI 20 CENACOLI

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Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua

WWW.TESTIMONIDELRISORTO.IT

PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTON.12015

IL MESSAGGIO DI UNUOMO PASQUALE, OGGI

>

>

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IL SOGNO DI DON BOSCO, PASQUA PER I GIOVANILUIS ROSÓN GALACHE

“ARCHITETTI DELLA GABBIA”?FRANCESCA COCOMERO

SENZA BARRIERE.DALLA SPAGNA ALL’ARGENTINA

6FORMAZIONE

18GIOVANI

20CENACOLI

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Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale diRoma n. 579 del 28/12/2001� Direttore responsabile:

Massimo Tarantino - [email protected] � Consiglio di redazione:

Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Concetta Boc-cia, Paolo Cicchitto, Anna Massa, Silvana Mora,Raffaele Nicastro, Sabino Palumbieri, Maurizio Parotto, Luis Rosón Galache, Dario Savasta

� Segreteria di redazione:Maurizio Parotto, Silvana Mora - [email protected]

� Hanno collaborato a questo numero: Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Armando Bale-strazzi, Marisa Bellomo, Ciro D’auria, Raúl Del Bar-rio, Roberta Calbi, Luciana Ciannamea, RosalbaCiannamea, Francesca Cocomero, Claudio De Po-lo, Francesca Del Sette, Emanuele Fico, Alma Miol-la, Peppe Miollo, Raffaele Nicastro, Sabino Palum-bieri, Tiziana Petrachi, Luis Rosόn Galache, ArturoSartori, Elvira Scognamiglio, Gloria Sicilia, Carmeli-na Vitola, Vittorio Viggiano

� Suggerimenti grafici:Filip Vukina e Matej Sunara

� Segreteria amministrativa:Raffaele Nicastro - [email protected] Paolo Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00185 Roma - Via Castelfidardo, 68

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblica-zione, pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gli articolifirmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected]. 06.7827819 - 06.7848123Via Umbertide, 11 - 00181 Roma

Finito di stampare: aprile 2015

Testimoni del RisortoE-mail: [email protected]

www.testimonidelrisorto.it

Volontari per il Mondo -OnlusRoma, Via Castelfidardo, 68tel. 081 8711297 - fax 081 3944177E-mail: [email protected]

In copertina: Il pellegrinaggio delle reliquie di don Bosco in giro per il mondo per il bicentenario, accolto con festa da milioni di giovani

3 Editoriale: In questo numero…a cura della Redazione

4 Il messaggio di un Uomo pasquale, oggiSabino Palumbieri,Fondatore del Movimento TR

6 Il Sogno di Don Bosco, Pasqua per i GiovaniLuis Rosón Galache,Guida spirituale del Movimento TR

8 Finestra del CoordinatoreRaffaele Nicastro

9 Le parole, la ParolaArturo Sartori

10 Dammi un po’ di acqua da bereAgostino Aversa

11 Occorre un nuovo “lampo profetico”…Roberta Calbi

12 Libertà di pensiero, capacità di pensareCesira Ambrosio

13 Volontari per il mondo: le adozioniClaudio De Polo

15 Per il villaggio di DJOUTH: protagonista Gesù, la sua passione, la sua profonda umanitàFrancesca Del Sette

16 Mandiamo il nostro cuore in missioneLuciana Ciannamea

17 Dobbiamo vedere tutto nero?Rosalba Ciannamea e Armando Balestrazzi

18 “Architetti della gabbia”?Francesca Cocomero

19 I giovani alle giornate di spiritualità salesianaElvira Scognamiglio

20 SENZA BARRIERE. Dalla Spagna all’ArgentinaRaùl del BarrioDal cenacolo di LecceTiziana Petrachi

22 La Luce protagonista del 2015Vittorio Viggiano

24 La gratitudine che fa esplodere la gioia del cuorePeppe Miollo

25 “Eccomi”, la lectio del VescovoCiro D’auriaFeste di Natale: tombolata di beneficenza dei preadolescentiEmanuele Fico

26 Don Bosco forever: ieri, oggi, domaniAlma Miolla

27 Notizie di famiglia

12

1319

2026

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sommarioin questo numero:N. 1 - 2015

PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

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ll’inizio del quarto decennio di vita del Mo-vimento, il TRnews si presenta con una ve-sta nuova. Il progetto è di Filip Vukina, gio-

vane grafico salesiano che opera in Croazia, in col-laborazione con Matej Sunara, laureato in Scienzedella Comunicazione presso l’Università PontificiaSalesiana, a Roma.È cambiato lo stile della copertina, mentre per lepagine interne la proposta è stata di sottolinearecon un colore a bordo pagina le diverse “parti” checompongono il giornale, per una rapida individua-zione dei contenuti: formazione, riflessioni, volon-tari per il mondo, giovani, attività dei Cenacoli, ViaLucis e così via. Altri cambiamenti riguardano lascelta dei caratteri, i titoli, i richiami grafici e cosìvia. Avremo modo di vedere in questo stesso nu-mero l’effetto delle modifiche e, ovviamente, di va-lutare gli aggiustamenti e i miglioramenti, per iquali saranno benvenuti tutti i suggerimenti chevorrete inviare alla Segreteria di redazione.Ma come un vestito nuovo non basta a fare unapersona, così anche il nostro periodico ha bisognodi contenuti adeguati per parlare non solo all’in-terno del Movimento, ma anche all’esterno, conchiunque abbia occasione di leggerlo. Come diconsueto, all’inizio del 2015 il Consiglio di redazio-ne ha scelto il tema di fondo per l’anno, e ha stabi-lito gli argomenti suggeriti per i tre numeri del pe-riodico. Il tema scelto per quest’anno è stato: DonBosco, Uomo pasquale; il primo argomento, svilup-pato in questo numero, è: Don Bosco e il Risorto.È nata così la copertina, per la quale abbiamo ac-colto la proposta dei due giovani professionisti:l’immagine scelta mette in luce la straordinaria attualità e modernità di don Bosco, intorno alla cuiurna si stringono in festa giovani egiovanissimi. Lo stesso filoconduttore guida gli in -terventi di formazione cheaprono il giornale, affidatial Fondatore del Movimen-to, don Sabino Palumbieri,e alla Guida spirituale delMovimento, don Luis Ro-són Galache. Alla “finestra”del Coordinatore Generaleè affidato il commento sullapartecipazione del TR allaConsulta Mondiale della Fa-miglia Salesiana, a Torino,

nel bicentenario della nascita di don Bosco. Una riflessione (“L’uomo diventa ciò che ascolta”), sug-gerita da un’attenta letture della realtà quotidianaalla luce della nostra vocazione, e un puntuale edocumentato aggiornamento sulle iniziative del-l’ecumenismo (“Dammi un po� di acqua da bere”)ampliano la sezione della Formazione, che vienecompletata dall’auspicio di un nuovo “lampo pro-fetico” che guidi il TR nell’affrontare la nuova realtàsociale, al giro di boa del trentesimo anno dalla suanascita, e da un lucido commento su “Libertà dipensiero, capacità di pensare”, come arma moraledell’educazione.Nella parte centrale della rivista l’appuntamentoconsueto con i Volontari per il mondo, che presen-ta i risultati e i progetti per le adozioni a distanza,nati 27 anni fa e cresciuti nel tempo con esiti sor-prendenti, grazie al lavoro di Sandra Terracciano edi tanti altri testimoni.La seconda parte del giornale comprende le rubri-che più strettamente legate alla vita del TR.

Anche il nostro sito Webha cambiato veste: la rapi-da e continua trasformazione di questo nuovo mo-do di comunicazione che, per le sue incredibili ra-pidità e possibilità di diffusione sta diventando uni-versale, e la disponibilità di mezzi tecnici semprepiù efficaci hanno suggerito di strutturare e poten-ziare il sito già esistente. L’occasione che ha per-messo di realizzare questo proposito in tempi breviè stata la disponibilità provvidenziale di un nostrocompagno di cammino, Àlvaro Herrero, del giova-nissimo cenacolo di Burgos, in Spagna (che abbia-mo conosciuto nel numero 3/2014 del TRnews eche ritroviamo in questo numero, a pagina 20). La

sua capacità profes sionale ci hadato la possibilità di aprire il nuo-vo sito il giorno 8 dicembre 2014(anniversario della fondazione del nostro Movimento), mentresta proseguendo una fitta colla - bo razione per completare l’alle-stimento e rendere efficace l’in-dispensabile opera di continuoaggiornamento.In un prossimo numero dediche-remo un ampio spazio per pre-sentare il sito, ma vi invitiamo fin d’ora a collegarvi all’indirizzotestimonidelrisorto.org .

In questo numero…

1-2015 3Editoriale

a cura della Redazione

A

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ire Don Bosco è annunciare gioia, pace,speranza. È come aprire al futuro, in ma-niera privilegiata, ai giovani poveri, che

sono il futuro del mondo.La sua attività è stata un fermento di iniziative. Siè caratterizzato, il Santo, per un lavoro incessante.Il Signore lo aveva dotato anche della capacitàdell’organizzazione precisa. Un intuito che fapensare a quello di Madre Teresa di Calcutta, cherisolse una volta un grosso problema organizzati-vo studiato in sede internazionale da competentiin materia. Don Bosco è stato un manager. Nel-l’anno del centenario della morte, 1988, un artico-lo di un noto quotidiano italiano si intitolava:Santo Manager, prega per noi.Una vita estroversa, dunque? Sì, ma con la radicedella profondità dello spirito. Dai suoi primi di-scepoli fu definito “l’unione con Dio”. Qui c’è lasintesi vitale tra la spiritualità più radicale e l’ope-rosità manageriale. Del resto, per continuare ilparallelo con Madre Teresa, anche lei, quandopregava, si immergeva nell’invisibile Amore che lainabitava. Sia Don Bosco che Madre Teresa dovet-tero affrontare lotte, incomprensioni, sofferenzenascoste. Ma sempre con il sorriso sulle labbra. Il segreto? L’ancoraggio al Risorto amato, testi -moniato, irradiato.Tutta la gioia che Don Bosco comunicava, conconvinzione ed efficacia, derivava dalla sua dedi-zione incondizionata al Cristo vivente perché Ri-sorto. Sull’altare della sua prima chiesa – denomi-nata Cappella Pinardi – volle che campeggiasseun quadro del Risorto che occupa la parete. Lasua devozione all’Eucaristia celebrata e adorata –e che volle che fosse il primo pilastro del suo siste-ma educativo – cosa è se non relazione intima conil Signore Risorto da morte? I ragazzi e i giovaniche lo seguivano venivano da don Bosco con -

Il messaggio di unUomo pasquale, oggi

4 Don Bosco e il Risorto

Sabino PalumbieriFondatore del Movimento TR

tagiati dalla gioiapasquale. Al puntoche Domenico Savio– che assimilava lospirito del suo Pa-dre e fondatore –avvicinandosi a un ragazzo impacciato che venivaall’Oratorio, gli disse: “Michele, noi qui all’Orato-rio di don Bosco facciamo consistere la santitànello stare molto allegri”. Santità è gioia pasquale,da coltivare, da irradiare.Il trinomio del sistema preventivo di don Bosco è«ragione, religione e amorevolezza». La ragione èla motivazione, mai l’imposizione di ciò che si co-munica. La religione è fondata sull’amicizia pro-fonda con Gesù, il vivente perché Risorto, e con la sua Santa Madre, la Madonna rallegrata perl’evento della vittoria del Figlio sulla morte. Ricor-diamo che don Bosco scrisse per i giovani, nel suoaureo manuale di preghiere intitolato Il giovaneprovveduto, una devozione originale alla Vergineche si esprimeva nel ricordo orante nelle “7 alle-grezze di Maria”.

D

1-2015

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Insomma don Bosco è un autentico Uomo dellaPasqua. E questo implica gioia, pace, lotta controogni tipo di male, liberazione. L’altro, chiunquealtro, è un amato dal Signore. «Non schiavi ma fra-telli» è il motto di Papa Francesco nella giornatamondiale della pace di quest’anno. La fratellanzanella luce del Vangelo è diretta conseguenza dellafigliolanza con Dio Padre. E, poiché siamo veri fi-gli nel Figlio Unigenito, siamo veri fratelli fra noi.Questo esige rapporti di stima, di affetto, di con-creto servizio, soprattutto verso i poveri più pove-ri. Don Bosco si considerava fratello tra fratelli ol-tre che Padre per vocazione divina. Ed esortavacontinuamente i suoi a trattarsi da veri fratelli.Oggi specialmente nel mondo vi sono tanti delitticontro la fraternità, che giungono fino alle formemolteplici di schiavitù: asservimento, tratta di es-seri umani, sfruttamento abominevole di minori,riduzione di esseri umani a oggetti sessuali. Maschiavitù significa anche ridurre l’altro alla di -pendenza del proprio io, cancellando in lui l’in-tangibile dignità di creatura – icona vivente di Dioe addirittura di figlio di Dio.Sono tentazioni queste che oggi specialmente –respirando un certo clima di materialismo, edo -nismo, e indifferentismo, egoismo personale ecollettivo – arrivano in modo subdolo.L’altro è il singolo indeducibile, indipendente dacome io me lo configuro ovvero ho interesse a co-me egli debba essere secondo i miei schemi inte-ressati. E siamo ancora sul piano puramente an-tropologico. Sul piano evangelico, l’altro addirit-tura è l’icona vivente ed è il fratello del Totalmen-te-Altro che si è incarnato, è morto, è risorto, haeffuso il suo Santo Spirito perché ogni singolo uomo sia vero figlio nel Figlio Unigenito del Padre. E avrebbe compiuto tutto il suo sacrificio anchese ci fosse stato un solo essere umano da salvare.È questo l’abbecedario della fede trasmessoci dalVangelo. È questo che don Bosco, attraverso paro-le, gesti, fatti ha inculcato in ogni suo discepolo.È questo a cui occorre tornare. Tutt’altro cheschiavo o dipendente, l’altro è Cristo stesso. E nelgiudizio finale ci esaminerà su come abbiamotrattato Lui presente in ogni essere umano, spe-cialmente nel più povero e bisognoso.Tutto ciò va tenuto fondamentale per ogni cre-dente, specialmente poi per chi si impegna a per-correre un itinerario di fede e di amicizia in unmovimento che si riferisce a Cristo Risorto. E cheè un ramo della famiglia di don Bosco, Uomo pasquale.Questo atteggiamento e conseguente comporta-mento ispirato al Risorto è soprattutto oggi un

1-2015 5Don Bosco e il Risorto

contro-corrente, ma è l’unico elemento salvifico eresponsabile. Del resto il mondo che ci circondaha estremo bisogno di questa irradiazione e testi-monianza del Risorto. Come si sperimenta ognigiorno, è un mondo opaco, pieno di luci artificialima privo della luce del cuore e della mente. Unmondo che, anche se non lo sa, addirittura anchese lo nega, ha nel fondo una struggente nostalgiadel totalmente altro, a livello di pensiero, di opere,di testimonianze credibili. Le maschere si vannomoltiplicando ma l’esigenza dell’autenticità delproprio volto è grande nel fondo dell’essere.Abbiamo un compito urgente. Chi ha più ricevu-to, è impegnato moralmente a dare di più.Diffondere la tenerezza del Signore Risorto, comeha fatto don Bosco con la sua amorevolezza, èquello di cui ogni essere vivente sente più il biso-gno. Tenerezza nei termini di don Bosco è amore-volezza. Che è trattare l’altro partendo non daimiei schemi, ma dalle autentiche esigenze delcuore dell’altro, da come l’altro si aspetta di essereavvicinato.È un prezioso servizio al mondo di oggi in cui lereazioni sono ahimè il più delle volte improntatea interesse e proprio comodo. Allora sì che si con-tribuirà a rendere il proprio ambiente e – come unmoto a onde concentriche – tutto il mondo piùumano, più bello. E perciò più abitabile.Coraggio: don Bosco Uomo pasquale lo ha fattoagli inizi della rivoluzione industriale e vi ha pro-fondamente inciso. Lo possiamo operare anchenoi nell’epoca digitale e così detta postmoderna,dei valori sempre più fragili e del relativismo etico.Lo stesso Spirito Santo che animò il Padre e Mae-stro dei giovani, anima oggi, in un tempo piùumanamente problematico, anche noi.E saremo, col suo indispensabile aiuto, collabora-tori di Dio a costruire le prime arcate della civiltàdell’amore.

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ontemplare la casetta de I Becchi, a Castel-nuovo Don Bosco, frazione di Murialdo, do-ve Giovanni Bosco ha vissuto i suoi primi an-

ni insieme a Mamma Margherita, la nonna e i duefratelli, ci fa riflettere profondamente sullo “spiritodi famiglia” che è rimasto nella mente, nel cuore e nella personalità di Giovanni.Per tutta la vita si sforzerà di far vivere ai suoi ragazzi (molti di loro orfani e senza famiglia) ladolcezza, la pace, la sicurezza che, nonostante ledifficoltà che mai sono mancate, egli aveva vissutonella famiglia de I Becchi.Visitando quella casetta possiamo trovare scritti, afianco dei ritratti di Don Bosco e Mamma Marghe-rita, i sette elementi fondamentali che GiovanniBosco ha potuto assimilare dalla sua famiglia:amore esigente e riconfortante, lavoro, senso di DioProvvidente, ragione come dialogo, piacere di lavo-rare in equipe e piacere di vivere uniti. Tutti questivalori Giovanni li ha assimilati in pratica dall’am-biente nel quale ha avuto in sorte di vivere. Gli so-no stati donati gratuitamente da sua madre, dallasua famiglia, dall’ambiente umano nel quale havissuto.A questi sette elementi se ne aggiungono altri, chehanno contribuito a sviluppare la personalità diquesto ragazzo di nome Giovanni. Un valore carat-teristico, suggerito dal Signore, lo vive nel sogno,che ha segnato per sempre la sua vita e la sua mis-sione successiva con i giovani.A nove anni, infatti, Giovanni ha un grande sogno.Un gruppo numeroso di ragazzi che giocano, be-stemmiano, ridono; l’Uomo di aspetto venerabileche lo ammonisce: «Non con le percosse...»; la Si-gnora di aspetto maestoso che gli dice: «Guarda,ciò che vedi, tu lo farai con i miei figli»; la moltitu-dine di animali feroci che si trasformano in agnellimansueti, che si cambiano in pastori, e le paroleche tranquillizzano le sue lacrime e la sua tribola-zione: «A suo tempo, tutto capirai».La piccola famiglia Bosco ha una bella e accesa di-scussione quando Giovanni, appena alzato, rac-

conta loro il sogno. Quarantanove anni più tardi,Giovanni, obbedendo al mandato di Pio IX, scrive-rà nei quaderni delle Memorie dell’Oratorio: «Lanonna, che non sapeva molto di teologia, che eratotalmente analfabeta, diede la sentenza definiti-va: “Non bisogna badare ai sogni”. Io ero del pareredi mia nonna, tuttavia non mi fu mai possibile to-gliermi quel sogno dalla mente. Le cose che espor-rò in appresso daranno a ciò qualche significato”.(1)

Ecco, tutto quanto Don Bosco racconterà in quelle“memorie” sarà impregnato da quest’aria sopran-naturale e provvidenziale, di come Dio ha guidatola sua vita per la Vita dei giovani. Un valore sopran-

IL SOGNO DI DON BOSCO,PASQUA PER I GIOVANI

6 Don Bosco e il Risorto1-2015

(1) Bosco Giovanni, Memorie dell’Oratorio (A. Giraudo cur.), LAS-Roma,2011, p. 63.

Luis Rosón GalacheGuida spirituale del Movimento TR

CDon Bosco

con i ragazzi

L’Oratorio ai tempi di don Bosco

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naturale che viene ad aggiungersi a quelli respiratiin famiglia, una vera voce di Dio che fa sorgere unvalore tutto nuovo: la predilezione per i giovani po-veri. Lo dice molto bene don Pietro Stella: «Il sognodei nove anni ha condizionato tutto il modo di vi-vere e di pensare di Don Bosco».(2)

Tutto il campo educativo è illuminato con preci-sione e vengono indicati:

1. Lo stile: “Non con delle percosse, ma con lamansuetudine e colla carità dovrai guadagnarequesti tuoi amici. Mettiti dunque immediata-mente a fare loro un’istruzione sulla bruttezzadel peccato e sulla preziosità della virtù”.

2. Il carattere cristiano del suo lavoro: “Io sono il fi-glio di Colei, che tua madre ti ammaestrò a sa-lutare tre volte il giorno... Io ti darò una Maestrasotto la cui disciplina puoi diventare sapiente”.

3. I soggetti della sua azione educativa, e quasi glisono segnati i limiti entro i quali deve agire perla salvezza dei giovani: “Una moltitudine di fan-ciulli, che si trastullavano. Alcuni ridevano, altrigiuocavano, non pochi bestemmiavano”. E do-po, come immagine simbolica: “Una moltitudi-ne di capretti, di cani, di gatti, orsi... e di parec-chi altri animali”. E la Signora di aspetto mae-stoso: “Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavo-rare. Renditi umile, forte e robusto; e ciò che inquesto momento vedi succedere di questi ani-mali, tu dovrai farlo con i miei figli”.

La predilezione per i giovani poveri e abbandonatigli viene ordinata e consacrata in questo modo. Pos-siamo dire che Don Bosco rimarrà scrupolosamen-te fedele a quest’orientamento venuto dall’alto.È bella e sorprendente la testimonianza di StefanoCastagno, un giovane che ha partecipato alla vitadell’Oratorio di Don Bosco a Valdocco, in Torino,all’incirca nel 1848. Le sue parole sembrano la tra-duzione del sogno in realtà: “Don Bosco era sempreil primo nei giochi, l’anima della ricreazione. Non so

come faceva, ma lo si trovava sempre in qualunqueangolo del cortile, in mezzo a ogni gruppetto di ra-gazzi. Con la persona e con gli occhi li seguiva tutti.Non andavamo spettinati, delle volte sporchi, erava-mo importuni, capricciosi. Sovente litigavamo, cipicchiavamo. E lui ci separava. Alzava la mano co-me se fosse a picchiarci, ma non lo faceva mai, ci se-parava per la forza, prendendoci per le braccia”.(3)

Il 5 giugno 1841 Giovanni Bosco sarà ordinato sa-cerdote a Torino. Ormai Don Bosco ha la possibili-tà di portare avanti il suo sogno. Sarà veramente unpadre, maestro e amico dei giovani. La sua non sa-rà una piccola famiglia, ma una grande famigliaaperta a tutti i giovani che troverà nella sua vita. Lesue intuizioni educative fondamentali formanoparte costitutiva della sua vita e saranno vero cam-mino di Pasqua per tanti giovani che troverà sullasua strada: religione liberatrice; amore personaliz-zato che è fatto di fiducia, rispetto, ambiente di fa-miglia; ragione che in lui è dialogo e relazione in-terpersonale educativa; laboriosità che è sensodella dignità della persona; gioia che è frutto dellasperanza cristiana; povertà che annulla le relazionidi dipendenza ed esalta le relazioni personali. DonBosco è un vero uomo ed educatore nella luce delRisorto. È un uomo che gioca la sua vita sull’amoredei giovani: amore vero, profondo, che vuole rag-giungere tutti i giovani in maniera personale e uni-ca, li rispetta e mai si rassegna al loro insuccesso.Ma anche un vero educatore gioioso che usa lamansuetudine al posto delle punizioni e crede nelcarattere cristiano e sacro della sua missione edu-cativa; predilige i giovani più poveri, abbandonatie in pericolo ed educa a una vita piena di gioia;non una gioia vuota, ma quella che sgorga dal sa-pere che si sta tra le mani calde del Padre e, pertan-to, in buone, nelle migliori mani.

1-2015 7Don Bosco e il Risorto

(2) Stella Pietro, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica I, LAS-Roma, p. 31.(3) Memorie biografiche, III, p. 126.

Il successore di don Bosco con i ragazzi di oggi Un oratorio in festa oggi come allora (Gela)

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LA CONSULTA MONDIALE DELLA FAMIGLIA SALESIANAA TORINO NEL BICENTENARIO

8 La finestra del Coordinatore

Un momento di grazia: cosìpuò essere sintetizzata l’esperien-za vissuta, nell’anno bicentenariodella nascita di Don Bosco, dallaConsulta Mondiale della Famigliasalesiana. Per la prima volta tutti isuperiori e coordinatori generalidei 30 Gruppi della Famiglia si so-no ritrovati a Torino, il 31 gennaioscorso, su invito del Rettor Mag-giore, per vivere il senso dell’esse-re famiglia sui luoghi dove è natoe ha iniziato la sua missione tra igiovani il nostro Padre comuneDon Bosco.Luoghi (Valdocco conla tettoia Pinardi, Col-le Don Bosco con iBecchi, il seminario diChieri) visitati con laconsapevolezza dei fi-gli che tornano allacasa del genitore e,ringraziando il Signo-re per l’eredità spiri-tuale ricevuta, si im-pegnano a prolungar-la e attualizzarla nel tempo.Nel corso dei lavori Don ÀngelFernàndez Artime ha anche illu-strato i compiti del Segretariato dianimazione della FS, elemento dicomunione tra i vari Gruppi senzaalcuna ingerenza negli stessi, pre-sentando anche il suo Delegatocentrale, don Eusebio Munoz.Lo stesso clima familiare e gioio-so si era già creato, pochi giorniprima, in occasione delle XXXIIIGiornate di spiritualità della Fa-

miglia salesiana, alle quali il TR hapartecipato con 5 giovani, oltreche con il Coordinatore generalee la Guida spirituale.Relazioni, testimonianze (molteinternazionali), gruppi di condivi-sione, momenti di preghiera e ar-tistici, tutti sul tema della Strenna2015: “Come don Bosco, con i gio-vani, per i giovani”.Lo stesso Rettor Maggiore, nel di-scorso di chiusura, ha indicato,come programma di lavoro per iprossimi anni, alcuni aspetti da

tenere sempre presenti e da ap-profondire. “Sono dei punti fonda-mentali”, ha detto, e li ha così sin-tetizzati:1. Il nostro DNA deve rimanere

quello di Don Bosco, centrato suGesù.

2. La predilezione carismatica peri giovani, specialmente i più po-veri.

3. La fedeltà al carisma: sempreevangelizzatori dei giovani edelle giovani.

4. La condivisione dello spirito edella missione di Don Bosconella F.S. e con i Laici.

5. La dimensione missionaria del-la nostra Famiglia come garan-zia di Fedeltà e Autenticità alcarisma di Don Bosco.

6. Non il potere e la forza, ma ilservizio umile.

In particolare, in riferimento al-l’unità della Famiglia ed alla con-divisione con i laici della comunemissione, don Fernàndez Artimeha, tra l’atro, precisato:

«In virtù del nostro ca-risma tutti noi religiosiabbiamo bisogno deilaici; (…) la missionecondivisa con i laicinon è più opzionale,lo ripeto con grandeforza: l’opzione per ilaici non è facoltativa,(...) piaccia o non piac-cia, si deve fare! (...) equesto è un lavoro ditutta la nostra fami-

glia, a cominciare da me». Che tutti i gruppi della Famigliasalesiana, quelli laicali in partico-lare, sappiano essere all’altezzadel compito difficile, ma entusia-smante, che li attende.

1-2015

XXXIII Giornate di spiritualità della Famiglia salesiana,al Salesianum (Roma)

NEI PROSSIMI MESI SARÀ PUBBLICATO UN ARTICOLO SUL TR nel BOLLETTINO SALESIANO

Lello NicastroCoordinatore Generale

“La missione condivisa con i laici non è più opzionale”

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ell’antica tradizione chassidica(2) parabolee leggende erano preghiere, racconti di ve-rità: le storie narrate finivano con l’avere la

stessa efficacia delle azioni raccontate, finendo colsomigliare alle preghiere perché stabilivano lega-mi, trasmettevano valori. Questo raccontare sto-rie, accadute agli stessi narratori o a qualche altroma divenute parte di loro e che, rinarrate, diventa-vano anche di altri, entrando nella vita di quest’ul-timi, finiva col creare legami e amicizia: così le pa-role non erano soltanto parole.Già la letteratura moderna è caratterizzata invecedal malinconico divario tra la parola e la vita, dal-l’insufficienza della parola a dire la vita, il fluiredell’esistenza, perché le parole sono soltanto se-gni astratti. Attualmente, si è passati dal provareprima emozioni e poi dall’adattare queste sensa-zioni a una forma di racconto, che prova a restitui-re le esperienze vissute, a raccontare e a scriveresensazioni non vissute, provando poi a trasferirenella vita quello che si è teorizzato: i risultati sonocontinui equivoci emotivi e letture sfalsate deirapporti umani.In particolare oggi il nostro mondo è sommersodalle parole, siamo soffocati da un mare di parolee giustamente ci lamentiamo dell’inadeguatezzadi esse e constatiamo che la loro efficacia è limita-ta: ci si è resi conto che le parole non danno consi-stenza e contenuto alla realtà che esse indicano,quando tale realtà non appare o non c’è; non è in-fatti il suono delle parole che promuove la comu-nicazione, ma il contenuto che le parole devonotrasmettere, un contenuto non solo ideale eastratto, ma anche reale perché vissuto e ricercato.Una parola staccata dalla vita e dalla ricerca dellaverità è una parola screditata, una parola inaffida-bile: per questo dobbiamo riscoprire la responsa-bilità della parola e smascherare l’inganno delleparole. Il che significa anzitutto imparare ad ascol-tare, a mettersi nei panni degli altri, ricordandoche l’ascolto viene prima del parlare. Diverse dallenostre sono le parole di Dio, la Sua Parola è diven-tata fatto, le sue parole umane hanno un potere

divino e chi accoglie le sue parole non solo crescenella conoscenza, ma accoglie anche il potere di-vino che c’è in esse e che è capace di trasformarlo.“Oggi si è compiuta questa scrittura che voi aveteascoltato” (Luca 4,14-22): fino a quel momentoc’era sempre stato uno scarto tra le parole del pro-feta e quelli che le proclamavano; ora, mentre Ge-sù pronuncia quelle stesse parole del Libro, l’avve-nimento è completamente nuovo: tra Gesù e laParola non c’è più uno scarto, Gesù è la Parola, ilVerbo, egli stesso è l’avvenimento. La sua vita, pas-sione, morte e risurrezione, segna il lento e pro-gressivo realizzarsi di quella Parola ascoltata.Quell’“oggi” pronunciato nella sinagoga di Naza-reth è anche questo nostro tempo: Gesù affermauna verità che si realizza ogni volta che ascoltiamoe ci nutriamo della sua Parola. Nella parola di Dioscopriamo ciò che succede nella nostra anima esentiamo le stesse voci che risuonano nella nostracoscienza; in particolare con la “lectio” ci accor-giamo che tutta la nostra vita può essere riletta allaluce della Parola e dello Spirito per diventare og-getto di colloquiocon Dio.Certo la Parolanon è la panaceadi ogni problema,non è una medi-cina miracolosache risolve ognidifficoltà; essa èguida e sostegno,ma richiede chela conosciamo,che vi dedichia-mo del tempo e la lasciamo operare dentro di noi,che ci affidiamo alla sua forza e ci impegniamo affinché si trasformi in coerenza di vita.

Le parole, la Parola

1-2015 9Formazione/Riflessioni

(Autori consultati: Giovanni Vannucci, Claudio Magris, Roberto Co-troneo, Tomas Spidlik, don Luigi Ciotti).(1) Silvano Fausti.(2) Corrente mistica e gioiosa dell’ebraismo ortodosso orientale sortanel XVIII sec. in Podolia, attuale Ucraina.

Arturo SartoriCenacolo di Lecce

“L’uomo diventa ciò che ascolta” (1)

N

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Papa Francesco a conclusione della SPUC/2015, hasottolineato che tutti i cristiani sono dell’unico e me-desimo Vangelo. Il comune impegno ad annunciarlo,permette di superare ogni forma di proselitismo etentazione di competizione. E ancora il Papa: «Il Fi-glio dell’Uomo ritornerà e troverà l’umanità ancoraimpegnata in discussioni sterili». Per giungere allaprofondità del mistero di Dio, abbiamo bisogno gliuni degli altri. Siamo in cammino, invochiamo MariaOdigitria. Francesco ha ricordato anche tutti i martiridi oggi, che testimoniano l’ecumenismo del sangue,perché uccisi solo in quanto cristiani, senza alcunadistinzione confessionale.Il decreto Unitatis Redintegratio afferma che l’Ecu-menismo Spirituale è l’anima di tutto il movimentoecumenico: preghiamo lo Spirito Santo, perché solocon il suo aiuto si può realizzare l’Unità, dono delloSpirito. Di essa nessuno può prevedere il tempo e ilmodo. Gesù, colloquiando con la samaritana, superail muro del tempo, del non dialogo con i samaritani e ci esorta a superare i muri dell’incomprensione edella divisione. I cristiani devono dialogare perché nel cammino dialogante è la metodologia vincente.Scendiamo dai piedistalli creati dalla storia. La Chie-sa Cattolica è impegnata in oltre 15 dialoghi differen-ti, ha detto il cardinale Kurt Koch. È difficile, dunque,fare il punto: una cosa è certa, però, siamo in cammi-no “ut unum sint” e in questo cammino il TR ha datoe deve continuare a dare il suo contributo.

DAMMI UN PO’ DI ACQUA DA BERE

10 Formazione/Ecumenismo

Facciata della Nuova Basilica Ortodossa sul sito antico del Pozzo di Giacobbe, in Samaria

Bellissima locandina della Diocesi Sorrento- Castellammare con l’immagine di un mosaico del Centro ALETTI,

Cappella della “Casa incontri cristiani” di Capiago (Como), gestita dai Padri Dehoniani, la cui spiritualità

è ispirata al Sacro Cuore, simbolo dell’amore del Padre alla ricerca dell’uomo. I mosaici sono di Marko Rupnik

Agostino AversaCenacolo della Penisola Sorrentina

(cfr. Gv 4,7)

nche questo 2015, fedele alla proposta lontanadel padre P. Wattson del 1908, dal 18 (festa dellaCattedra di S. Pietro) al 25 gennaio (festa della

Conversione di S. Paolo) ha avuto luogo nell’ecumenecattolico la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cri-stiani (SPUC). Il tema viene dall’America latina, pro-posto dai cristiani del Brasile, perché le chiese cristia-ne brasiliane sono preoccupate per le loro innumere-voli comunità ecclesiali in competizione tra loro e peril loro esasperato proselitismo. Dal 1926, su propostapratica del Movimento Fede e Costituzione, la SPUCnell’emisfero australe ha luogo nel tempo altrettantosimbolico di Pentecoste. Questa flessibilità emisferia-le ci spinge a pregare per tutto l’anno liturgico, con ilmateriale preparato, per il raggiungimento della pie-na Unità in Cristo, da Lui stesso voluta (Gv 17,11).Gesù giunge al pozzo. “Era verso mezzogiorno”, anno-ta Giovanni. Il sole raggiunge la sua massima altezzasulla sfera celeste, proprio passando al meridiano delpozzo di Giacobbe. G. Zevini ci invita a leggere la pre-cisione giovannea in chiave simbolica: «Il mezzogior-no è l’ora propria della rivelazione, quando il Vero So-le Invitto, che è Gesù, illumina intensamente l’uomocon la Parola. “Gesù sedeva presso il pozzo”, stanco acausa del suo incontenibile impegno per l’uomo, e“giunge una donna samaritana ad attingere acqua”,in un’ora certo non usuale per attingere acqua. “Le di-ce Gesù: «Dammi da bere»”. Gesù nella donna di Sa-maria attende ciascuno di noi. Attende il MovimentoEcumenico: i cristiani delle varie confessioni hannobisogno di “ pozzi” ove sostare, riposarsi, abbandona-re le dispute e adorare il Signore “in spirito e verità”.

1-2015

A

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n lampo di profezia” ha definito il TRAgostino Aversa, ripercorrendone la sto-ria nello scorso novembre, a 30 anni di

distanza dalla nascita del movimento. Un lampo di profezia che, ispirandosi al ConcilioVaticano II, cerca di calarlo nell’agone della quoti-dianità, valorizzando il ruolo dei laici, come ci ri-propone con forza oggi papa Francesco, e focaliz-zando costantemente l’attenzione sulle tematichepiù urgenti del nostro tempo, predisponendo in-somma un luogo – così almeno io lo interpreto –aperto all’ascolto e al dialogo sia sugli interrogativiesistenziali che sulle problematiche della contem-poraneità.L’atteggiamento di accoglienza ha costituito perme l’incanto di questo movimento, in tutti e due ilivelli con cui si esprime, sia quello individuale, in-terpersonale, attento e sensibile al vissuto di cia -scuno, sia quello collettivo, pronto a riflettere “inpreghiera” sui problemi storico-sociali che inter -pellano la coscienza e il modo di vivere di cia -scuno. Il confronto tra religioni, le nuove tipologiedella famiglia, le frontiere e i rischi della bioetica,questi alcuni dei temi trattati negli anni passati inmodo pertinente e tempestivo rispetto al mutaredelle dinamiche culturali e sociali. Insomma, l’at-tenzione all’uomo come “essere relazionale” inuna società “che tende a spegnere i rapporti inte -rumani”, come scriveva padre Sabino già nel 1988,è stata la “cifra” del TR.

Oggi viviamo un tempo difficile. “Ogni giorno fac-cio un nuovo brutto pensiero per distrarmi daquelli vecchi”, così sintetizza icasticamente il vi-gnettista Altan. Sicuramente è cambiato il ruolo eil posizionamento della religione. Il nostro è unmondo sempre più globalizzato e multietnico, incui la prospettiva religiosa in Occidente si è affie-volita e in generale si sta attenuando quella omo-geneità che vedeva in passato le religioni attestarsiin territori dai confini ben stabiliti. D’altra parteanche la laicità è in crisi, ha difficoltà a costruireprogetti credibili. Si accentua invece il rischio difondamentalismi, sia da parte religiosa che laica.Urge dunque guardare a fondo nel presente-futu-ro, rinnovare la lettura della società ancora conlampo profetico. Forse dobbiamo imparare a co-niugare il tema dell’accoglienza – che resta fonda-mentale ed abbiamo già sperimentato – con quellodelle differenze, saper tessere incontri, relazioni,anche dal basso, con chi pratica e crede in altre re-ligioni, guardare alla ricchezza dell’associazioni-smo che cerca di colmare i vuoti della solitudine edell’emarginazione e costruire progetti comuni.“Dalle/nelle diversità” potrebbe essere l’impegnodal quale ripartire per dare conto della nostra spe-ranza, alla luce del Risorto.

Occorre un nuovoLAMPO PROFETICO...

1-2015 11Formazione/Riflessioni

Cisternino, il momento dell’impegno dei Cenacoli sotto la protezione di Maria Ausiliatrice, alla presenza di donLuis Rosón, Guida spirituale, e di Lello Nicastro, Coord. gen.

Si sono tenute, nei giorni 6, 7 ed 8 dicembre scorsi, le primecelebrazioni dell’Impegno col Risorto da parte di alcuni ade-renti al Movimento, nel corso di sei celebrazioni: a Crema, aMilano, a Santa Fe (Argentina), a Roma, a Cisternino e a Castel-lammare di Stabia; tutte diverse tra loro e tutte significativenel loro genere. La celebrazione di Roma è stata presieduta dalfondatore del Movimento, don Sabino Palumbieri, mentrequelle di Milano, Cisternino e Castellammare dalla Guida spi-rituale don Luis Roson; alle ultime due, quelle più numerose,ha presenziato anche il Coordinatore generale Lello Nicastro.La partecipazione molto sentita, fino alla commozione, è statoil segno che tutti hanno compreso il senso di questo Impegno:testimoniare pubblicamente di avere scelto il TR come via per-sonale e comunitaria per la santità.

Roberta CalbiCenacolo di Napoli

Impegno col Risorto: una testimonianza di appartenenza

“U

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“Il 25 marzo 1999 si è verificato uno degli eventipiù cari della mia vita. Il venerato Rettor Maggioredei Salesiani, don Juan E. Vecchi, ha decretato chefa parte della grande Famiglia salesiana il movi-mento Testimoni del Risorto, creato dall’amatissi-mo salesiano don Sabino Palumbieri. […] ho pen-sato di portare anch’io un regalo alla sua splendi-da famiglia spirituale. […]. Ho pensato di scriveresulla spiritualità di don Bosco vista in azione […]in modo che i Testimoni del Risorto abbiano comeun fondo musicale all’esercizio del loro carisma[…]. Il nostro santo possedeva un’anima ricolmadei doni dello Spirito Santo, un cuore dalle dimen-sioni oceaniche ed un fisico straordinario. La suapersonalità esercitava un fascino irresistibile spe-cialmente sui giovani”.(dalla Prefazione del libroDon Bosco nella luce del Risorto, di don AdofoL’Arco, 1999).

fascino di don Bosco non è morto: è la ric-chezza della presenza salesiana special-mente tra i giovani. Questa presenza ha due

aspetti: impedire che i giovani facciano il male,aiutarli perché crescano in umanità e in grazia.Per fare questo il salesiano ha la potente armamorale dell’educazione. Il ragazzo è educatoquando è in grado di distinguere da solo il bellodal brutto, l’onesto dal disonesto, il giusto dall’in-giusto e quando non ragiona col cervello degli al-tri. La scuola è ordinata a formare un uomo chenon sia servo dei vari poteri del mondo. La primalibertà dell’uomo è quella intellettuale: la libertàesige la capacità di pensare, e questa capacità sideve esercitare a scuola e in famiglia. Lo spaziodella contestazione è innegabile, serve anchecontestare, ma con testa, e solo con la propria te-sta. L’educazione non è trasmissione di giudiziprefabbricati e di pregiudizi, ma è allenamento aformarsi i propri giudizi, con la relativa capacitàdi scelta nella libertà. Nessuna dimensione del-l’uomo va trascurata. Il ragazzo deve essere libero

di crescere a tutti i livelli, ma non può essere libe-ro dalle leggi morali. Nel giovane vanno liberatel’intelligenza e la volontà dall’errore e dall’egoi-smo, ma non vanno liberati gli istinti e le passioniche alla fine esploderebbero nella violenza. Scrive don L’Arco: «Quando gli educatori, con lascusa di liberare i giovani dai tabù, oscurano ai lo-ro occhi i valori e li eccitano alla violenza, non lieducano ma li tradiscono».Per far crescere in umanità e in grazia, l’evangeliz-zazione e la promozione umana sono due realtàinscindibili e si fondono sul piano della salvezzaintegrale dell’uomo. Se l’evangelizzazione è ple-naria, include necessariamente la promozioneumana e se questa è integrale, è certamente illu-minata dal Vangelo e conduce alla vita di grazia. Idue valori ben distinti sono perfettamente con-giunti dalla carità pastorale, che evangelizza civi-lizzando e civilizza evangelizzando.Il cristiano non è credibile se non cerca di affron-tare e di risolvere in questi termini i grandi pro-blemi umani, come l’emarginazione e lo sfrut -tamento dei poveri. E questo deve essere per i giovani impegno essenziale nella testimonianzadell’Incarnazione e della Risurrezione di Cristo.

LIBERTÀ DI PENSIERO, CAPACITÀ DI PENSARE

12 Formazione/Riflessioni1-2015

Cesira AmbrosioCenacolo della Penisola Sorrentina

Il

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Volontari per il Mondo:

13Volontari per il mondo

rescono le adesioni alle ini-ziative dei Volontari per ilMondo: non solo da parte

dei “tierrini”, ma anche di personeesterne al nostro movimento dispiritualità, sensibili a quelle con-dizioni di povertà e sofferenzanelle quali nascono quasi tutti ibambini delle terre di Missione in cui siamo presenti: Camerun eRwanda.Ci siamo trovati in un gruppettoaffiatato a casa di Sandra Terrac-ciano sabato 14 Febbraio: PaoloCicchitto, Imma De Luca, MariaPaciello, Federica Laudisi, TizianaPetrachi, Claudio De Polo. Altriancora, trattenuti da cause impe-ditive, avrebbero voluto esserci...,e in qualche modo c’erano, comeFrancesca Cocomero, che ha op-tato per Skype.Anche quest’anno le adozioni adistanza, iniziativa nata 27 annifa, sotto l’energico impulso diSandra Terracciano, hanno raccol-to frutti sorprendenti. Sono tanticoloro che ci aiutano, non solo

quanti fanno parte della nostraAssociazione, ma anche numerosiesterni, non poche persone cheogni anno si aggiungono e com-pensano largamente il numero diquanti per vari motivi ci devonolasciare.Tutti, indistintamente, agisconocon uno spirito di generosità nonconsueto, che talora stupisce.Tanto da suscitare una notazione

di Imma, nel corso della riunione,degna di essere riferita: «davveroqui si assiste a quanto il brano delVangelo ci dice sul gesto della vec-chietta che dona poco, ma donatutto quello che ha». Sta realmenteavvenendo, lo riscontriamo spes-so: nel segreto del loro cuore tantepersone si lasciano avvincere daquella inspiegabile gioia che la ca-rità sa donare, e che riesce a com-

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Membri dell’Associazione “Volontari per il mondo” responsabili delle Adozioni. Da sinistra:Sandra Terracciano, Claudio De Polo, Federica Ludovisi, Tiziana Petrachi, Imma De Luca

Claudio De PoloCenacolo di Roma

le adozioni

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14 Volontari per il mondo

prendere solo chi la mette in atto;altre addirittura scelgono di resta-re nell’anonimato: …non sappiala tua sinistra ciò che fa la tua destra (Matteo 6, 1-4).Le adozioni sono molto cresciutenel tempo per numero, efficaciaed esperienza, assumendo una di-mensione che richiede oggi meto-di aggiornati di “gestione”, di ela-borazione dello “stato corrente edelle strategie future”, per usaretermini mutuati dall’impresa. E diimpresa di fatto ora si tratta: serveuna nuova organizzazione, proce-dure standardizzate, precise rego-le di comunicazione interna edesterna: per questo si è pensatoalla creazione di un modello orga-nizzativo basato su nuovi crite-ri, un più costante raccordo tradonatori � madrine e padrini � mis-sionari in loco e bambini destina-tari dei sussidi.Sandra ci è stata molto di aiuto, lasua esperienza è e resterà impa-reggiata, ce ne rendiamo conto,pertanto essa resterà la Madrinaper eccellenza e costante punto diriferimento. Sarà coadiuvata daImma in quel delicato compito dicollegamento con le madrine e ipadrini che attendono un periodi-co riscontro al loro impegno. Siformerà poi un gruppo di alcuni

di noi, cui saranno affidati compi-ti di supporto di vario genere.È importante che anche gli opera-tori in loco, missionari e missio-narie, lavorino in sintonia con noi,perciò si è pensato di far giungeralcuni di loro in Italia entro l’anno,come nostri ospiti, sia come se-gno di gratitudine che per con-sentire loro l’apprendimento diquanto occorre per armonizzare inostri sforzi.È stato in virtù dell’analisi com-piuta in questa occasione che abbiamo realmente compreso ledimensioni di ciò cui ha dato vi-ta Sandra. Le adozioni, dal tem-po della creazione dell’iniziativa,hanno riguardato circa 600 bam-bini, molti dei quali adulti oggi, ealcuni attualmente in solide po -sizioni professionali grazie allequalifiche conseguite.

Molti di quei piccoli sono oggilaureati o universitari, si sono spo-sati nella loro terra per aiutare i lo-ro concittadini, e così facendo tra-smettono modelli culturali cheaiutano la crescita e il graduale af-francamento da quella condizio-ne di soggiacenza che ha condan-nato il continente africano a di-pendere per secoli dall’occidentesviluppato. Non solo, non va sot-tovalutato l’effetto della concezio-ne sociale che questi giovani por-tano nella loro terra, modelli edu-cativi e famigliari che non potreb-bero affermarsi in altro modo senon attraverso il veicolo della cul-tura. Le adozioni rappresentano il “core” dell’attività del nostrogruppo e superano per dimensio-ne quantitativa i contributi dellaCEI, che ad oggi ha approvato laquasi totalità dei nostri progetti.

Sono un vero successo che va in-coraggiato, ne va diffusa l’imma-gine, essi realizzano un modello diaiuto di tipo non speculativo cheva perseguito, perché credibile edisinteressato.Si spera solo che la propagandafondamentalista, oggi presenteanche in Camerun, non arrivi adintaccare questi sforzi, che le mis-sioni cattoliche continuino adoperare, che i donatori abbianoconsapevolezza dell’importanzadel loro ruolo. I bimbi adottativengono iscritti all’anagrafe, con-trariamente a quanto spesso ac-cade per molti di loro che non ar-rivano mai ad acquisire la dignitàdi persone, ma sono e restano allastregua di merce umana, come glieventi drammatici di questi tempici mostrano ampiamente.«Spero presto di poter pubblicaresul TRnews le storie di alcuni diquei ragazzi divenuti adulti e pie-namente inseriti nel loro contestosociale», ci dice Sandra mentre ciconcediamo la pausa del pranzo,del quale non ci è sfuggita la bel-lissima preparazione, né il caloredella conversazione che l’ha ac-compagnata.Lo vorremmo anche noi perchéqueste storie così sottaciute nelfrastuono del mondo di oggi cicommuovono e ci fanno sperare,per noi e per i nostri figli.Esse sono solide àncore di salvez-za, isole di bene in oceani di male.

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Per il villaggio di DJOUTH:

15Volontari per il mondo

spettacolo, organizzato dalCenacolo di Roma per aiu-

tare i bambini del villaggio diDjouth, in Camerun, non avrebbepotuto creare un’atmosfera mi-gliore, tra le musiche, l’interpreta-zione commossa e le scenografiecoinvolgenti che hanno trascinatoil numeroso pubblico in un viag-gio tra il mistico e il religioso: pro-tagonista Gesù, la sua passione, lasua profonda umanità.Versione italiana del celebre JE-SUS CHRIST SUPERSTAR (film del1973 tratto dal musical omonimo,in cui si narra l’ultima settimanadella vita di Gesù prima della cro-cifissione), fa emergere in assolutouna figura di Cristo non divina macome un essere umano non cosìsicuro, anzi: triste, stanco, pieno didubbi e confusione anche rispettoal Padre (come quando lo invoca,disperato, chiedendo «mostramiadesso che non sarò ucciso invano,mostrami che c’è uno scopo per cui

mi vuoi far morire...») e ci fa riflet-tere su quanto sia gravoso e dolo-roso il progetto di Dio per ognunodi noi, su come la nostra sofferen-za incarnata nella sofferenza diGesù rientri in un disegno piùgrande, che non capiamo, che nonsiamo capaci di accettare e di por-tare sulle spalle ma che ci renderàmigliori, scintille inconsapevoli diun Amore.Immenso. Momenti di un’intensi-tà grandiosa: la canzone di MariaMaddalena, densa della femmini-lità più dolce, investita da un amo-re che non sa comprendere («È unuomo, è solo un uomo...»); la can-zone di Giuda, figura cardine, ra-zionale e coerente, non traditorema vittima suo malgrado, come ilsuo maestro, di un destino avversopiù grande e forte di lui («La follami fa paura / Perché stiamo diven-tando troppo rumorosi / E ci an-nienteranno se andiamo troppo ol-tre. / Ascolta Gesù l’avvertimento

che ti do, / Per favore ricordati chevoglio che noi sopravviviamo, / Maè triste constatare che le nostre pos-sibilità diminuiscono di ora in ora./ Tutti i tuoi seguaci sono ciechi, /Troppo cielo nelle loro menti. / Èstato bello ma ora tutto si sta dete-riorando...»); l’entrata in Gerusa-lemme e Gesù a cospetto del Padree della propria paura di morire.Ho cercato di salvare con foto epiccoli video alcuni emozionantipassaggi del musical, ma ora che lirivedo, a distanza di un mese, mirendo conto che è un’opera in cuici si immerge dall’inizio alla fine eche va vista e vissuta nella sua in-terezza con partecipazione emo -tiva e la reazione di mio figlio, 11anni ne è la prova: «mamma, nonriesco a raccontarlo, mi sembravadi stare in un sogno, dentro una favola, in un mondo musicale maiconosciuto prima, ricordo unagrande lunghissima emozione manon bene la storia».

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Francesca Del Sette, giornalista

Sabato 22 novembre è stato presentato con grande affluenza, al Teatro Viganò di Roma, il musical IL FIGLIO DELL’UOMO, dalla compagnia LE BARCHE DI CARTA, diretta da Tommaso Sbardella.

protagonista Gesù, la sua passione, la sua profonda umanità

Una serata di sorrisi e solidarietà a Napoli con uno spettacoloteatrale a sostegno della scuola per bimbi sordomuti curatada Eva Gawin in Camerun. Grande il divertimento per la vis comica della compagnia “I triccaballacche”, che si è esibita anche quest’anno con generosità. Attenta la partecipazionedel pubblico all’illustrazione delle finalità dell’iniziativa, intito-lata “Il bene che non fa rumore” e curata da “Volontari per ilmondo” in collaborazione con l’Associazione “Vita attiva”.

Mariagrazia D’Isanto, Cenacolo di Napoli

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“Mandiamo il nostrocuore in missione”! Questo lo slogan

che nel cenacolo di Bari abbiamo scelto per pro-muovere la Giornata del Volontariato.Al fine di raccogliere fondi per i progetti di Volon-tari per il mondo, abbiamo dato vita al “mese del-la solidarietà”. Già in novembre, infatti, abbiamocreato un mercatino solidale, con la vendita diuna serie di manufatti di vario genere, creati conle mani e con il cuore da una persona che, purnon appartenente al movimento, ha del suo tem-po, della sua creatività, della sua manualità, delsuo denaro per questa nostra iniziativa. «Non an-drete in terra di missioni, ma con un piccolo con-tributo metterete un pezzettino del vostro cuoreaccanto a quello dei più poveri e sfortunati». Conqueste parole abbiamo invitato tanti, che hannorisposto generosamente, a mettere una goccia so-la, ma essenziale, nel grande mare della solidarie-tà, per realizzare ciò che ci insegna papa France-sco: «Per cambiare il mondo bisogna fare del benea chi non è in grado di ricambiare». Un’altra ini-ziativa abbiamo organizzato in occasione del Na-tale: un concerto, il cui ricavato è stato in partedevoluto per i progetti di Volontari per il mondo.L’iniziativa, in collaborazione tra i cenacoli di Ba-ri, Cisternino e Santo Spirito, è stata l’occasioneper creare un momento di incontro informale tradi noi, famiglia di famiglie, e anche per far cono-scere ad altri il nostro movimento, con la distri -buzione di materiale informativo e del nostro pe-riodico. Con gioia abbiamo seguito l’esibizione dei BlueSberries, che ci hanno appassionato conl’esecuzione di celebri blues, swing italiani e stra-nieri e un omaggio a Mina. Anche l’incontro diNatale del nostro cenacolo, con la guida spiritualedon Corrado, è stato dedicato al volontariato, conla proiezione di uno dei filmati che Paolo Cicchit-to ci ha inviato dalle terre di missione. Una forteemozione ha riempito i nostri cuori, un silenzioche valeva più di tante parole è seguito al terminedella proiezione e in questo silenzio è stata intro-

dotta la “Parola”... Il “verbo che si è fatto carne”,con tutti i verbi che dovrebbero comporre il no-stro Natale: “spogliarsi, abbassarsi, fare silenzio,ascoltare, decentrarsi da noi stessi” per dare spa-zio alla Bellezza di Dio. E il Natale deve riempirsiproprio di quella “vera gioia” che nasce dalla ri-scoperta che Dio continua a innamorarsi di noi,che si “abbassa” per incontrarci così come siamoe ci parla attraverso la nostra storia, indicandocila via per la crescita di Cristo in noi: «avevo fame emi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avetedato da bere...». Credo che questo debba essere,oggi più di ieri, solo l’inizio di un nostro percorsointeriore e di una testimonianza esterna di quan-to Papa Francesco ci insegna: Mettere cioè i pove-ri al centro del cammino della Chiesa e quindi alcentro anche del cuore del nostro cenacolo, con laconvinzione che la vera carità non è solo donarequalcosa ma saper riconoscere l’ingiustizia chedietro la povertà si nasconde. Martin Luther Kinginfatti diceva: «La vera misericordia è più che get-tare una moneta a un mendicante; è arrivare a ca-pire che un edificio che produce mendicanti habisogno di ristrutturazioni». Mi piace concluderecon le parole di don Tonino Bello: «Schierarsi dal-la parte dei poveri significa soltanto partire dagliultimi per andare verso tutti». E allora... Buoncammino a tutti noi!

MANDIAMO IL NOSTRO CUORE

IN MISSIONE

16 Volontari per il mondo1-2015

Luciana CiannameaCenacolo dei Bari

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iamo al culmine di un’epoca di degrado defi-nitivo? Oppure ci sono segnali di speranza e diRisurrezione?

I segnali dai “media” sono sconfortanti, ma pro -viamo a concentrarci sui molti esempi controcor-rente.

Torna la vita in un borgo anticoPer esempio Brunello Cucinelli e il recupero delborgo di Solomeo, in Umbria.In 30 anni questo imprenditore “visionario” (comequalsiasi grande imprenditore...) ha restaurato in-teramente il borgo medievale abbandonato, tra-sformandolo in abitazioni, servizi e laboratori diproduzione dei suoi capi d’abbigliamento.Si tratta di manufatti artigianali, possibili solo conla maestria, manualità e occhio esercitato di perso-nale italiano, abituato da secoli ad avere negli occhila bellezza. E infatti ha chiamato “un progetto dibellezza” il passo successivo, che è quello di recu-perare nella pianura sottostante una piccola zonaindustriale e trasformarla in tre Parchi connessi.Uno dell’Industria, con un piccolo stabilimento nelverde, un Oratorio Laico, per il quale ha preso ispi-razione da Don Alberto, ex parroco di Solomeo, sa-lesiano, e uno Agrario, con coltivazioni mediterra-nee biologiche, da utilizzare per le mense aziendalie le famiglie dei collaboratori.Cucinelli continua a portare avanti il suo sogno diun capitalismo “garbato”, vale a dire di rendere piùumano il lavoro: non gelosia di possesso o di pro-fitto, ma dono, prodotti costosi, ma per meglio trat-tare coloro che li fabbricano con le loro mani.Non un edificatore (Dio ci scampi dal cemento...),ma un restauratore giardiniere...: facendo un pas-so indietro, tornando alla semplicità della vita eall’etica.Così nel borgo, tornato a nuova vita, fervono lescuole di antichi e sempre nuovi mestieri come sartoria, agricoltura, arte muraria, ecc.Tra i suoi ispiratori, San Paolo: ecco un altro uomoilluminato sulla via di Damasco! Grazie.

Terra Madre e Dio PadreAbbiamo avuto recentemente la ventura di visitarela manifestazione che si svolge a Torino, su ideazio-ne di Carlo Petrini, con il nome di “Terra Madre”.È stato commovente, oltre ogni aspettativa, avereconferma tangibile del nostro essere tutti fratelli,con le gambe posate su la Madre Terra, che ci sostie-ne, e lo sguardo rivolto al Cielo, al Padre Creatore.La varietà delle forme e dei colori delle persone edei loro vestiti donano in pieno il senso della ric-chezza della varia umanità, così come le infiniteforme e colori dei cibi, che l’uomo ha scoperto oche si è inventato nei millenni.Dal pane di segale, con burro e pesce conservatodella Lituania, alle uova azzurre di galline della Bo-livia; dai 41 formaggi di un unico produttore artigia-no di Francia alla noce moscata, che scopriamo es-sere il nocciolo di un frutto del Sudest asiatico, dicui si mangia tutto ( frutto fresco esterno, tisana cal-da ottenuta per infuso dall’involucro del seme, sinoalla parte finale, che usiamo grattugiare in cucina!).Decine di varietà di mele, lo zucchero estratto dopoore d’infusione, dai fiori dell’albero del cocco, daparte di popoli che non hanno a disposizione altritipi di dolcificanti naturali, e così via.La biodiversità, così importante nelle evenienze incui una malattia può far scomparire del tutto unaspecie che siamo abituati ad utilizzare (la Xilellaper l’olivo, il Trapezio per il pomodoro San Marza-no, ecc.): meno male che ci sono delle persone stra-ordinarie, che avendo salvato dalla scomparsa spe-cie antiche, come il Fiaschetto di Torre Guaceto ed ilRegina di Torre Canne, ci hanno permesso di ri-prendere a coltivare i migliori pomodori da salsa...Tutto questo ci è sembrato un’icona di risurrezione,che ci ha permesso di passare dalla scomparsa allaripresa di una vita vegetale, così preziosa per il pia-neta e per noi esseri umani!Nell’era in cui tanti uomini seminano solo distru-zione e morte, è prezioso l’esempio dei costruttoridi pace, di coloro che si oppongono, aumentandoil bene, affinché si possa alla fine ripetere, come adEmmaus: «insieme parleremo e mangeremo!».

Dobbiamo vedere tuttonero?

1-2015 17Sguardi sul mondo

Rosalba Ciannamea eArmando BalestrazziCenacolo di Ostuni-Cisternino

Gemme di speranza

S

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pesso si crede che la schiavitù sia un fattodel passato. Invece, questa piaga sociale èfortemente presente anche nel mondo at-

tuale”. È così che il Pontificio Consiglio della Giu-stizia e della Pace commenta l’omelia del Papa inoccasione della Giornata mondiale della Pace, ilprimo Gennaio. Un inno alla solidarietà, al rispet-to di noi stessi e del Prossimo, che è proprio quel-lo che la parola suggerisce: immanente, concreto,vicino, quotidiano. Papa Francesco sottolinea come solo nella frater-nità, e nel riconoscere agli altri pari dignità, puògermogliare fecondo il seme della pace. Schiavitù è proprio ciò che strappa via all’uomo iconnotati e la sua stessa identità, che non solo loomologa, ma lo etichetta, condannandolo all’in -feriorità. Noi sappiamo, constatiamo con manoquotidianamente, quanto molto di ciò che ci cir-conda spesso eserciti su di noi un fascino ed un attaccamento quasi viscerale, del tutto similea quello provato dello schiavo nei confronti delpadrone. La consapevolezza di essere perduti, perché già siè persa la nostra identità, senza quelle catene che,in un modo o nell’altro, ci ancorano comunquesaldamente a terra. E la libertà dalla schiavitù è anche questo: abbat-timento dei limiti mentali che impediscono di ve-

dere un mondo diverso, che affogano la speranzain un mare di “è così che va”.Questa moderna schiavitù dunque è esponenzial-mente più sottile e subdola, e per questo efficace,di quella “antica” a cui siamo abituati a pensare.Non ha il sapore del sale e della terra, il dolore del-le piaghe e la fatica dei lavori forzati. Essa può as-sumere forme ben più gentili, accoglienti, unabella mela rossa nel Giardino dell’Eden. E proprioper questo, spesso siamo noi gli architetti dellagabbia. Ci premuriamo che sia confortevole, checi ospiti comodamente e che, soprattutto, sia ce-lata a tutti. Come un rifugio segreto, in cui tutto èpermesso, anche abbandonarsi senza remore alleproprie debolezze. Ovviamente, non si pensi checiò che succede nella gabbia non abbia conse-guenze esterne. È impossibile evitare di “conta-giare” il mondo che ci circonda, e le nostre rela-zioni. La nostra schiavitù non ci permette di vive-re rapporti sani, in crescita, perché sempre in-fluenzata dal nostro sentirci “inadeguati”. Chi nonsta bene con se stesso, non starà bene con il Pros-simo e anzi, sarà egli stesso fautore di altre formedi schiavitù.Il percorso di Libertà che ognuno di noi deve fare,per arrivare alla Pace, alla serenità e al migliora-mento delle relazioni, parte dall’interno e solo co-sì, passando per il “prossimo”, può arrivare a toc-care sponde più lontane, che prossime non sono,ma che ad ogni modo ci chiamano. È nella libertàdi vivere noi stessi e anche le nostre debolezze,senza maschere o giustificazioni, che si compie lavera opera di Discernimento, nella piena consa-pevolezza che Dio ci ama e ci vuole così per quelliche siamo. Consci del Suo amore, dunque, abbia-mo il dovere di amarci, di migliorare, e così, anda-re incontro a chi ancora è schiavo, di se stessoquanto del mondo che lo circonda.

“architetti della gabbia”?

18 Giovani1-2015

Francesca CocomeroGruppo Tr Giovani di Roma

“S

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uesta è stata per me la prima occasione di par-tecipare alle giornate di spiritualità della Fami-glia Salesiana. Alcuni di noi, avendo già preso

parte all’evento negli anni scorsi, erano rimasti davve-ro entusiasti, alimentando in noi la curiosità e il desi-derio non solo di parteciparvi, ma di voler tornarci an-cora nei prossimi anni. Si è respirato un clima di fami-glia e di gioia, di confronto e di dialogo, ci si è resi con-to di far parte di qualcosa di più grande, di qualcosache trova l’essenza, il suo perché, nel donarsi comple-tamente ai giovani.Sono stati giorni davvero intensi di formazione, e hoavuto la possibilità di conoscere persone stupende come il nuovo Rettor Maggiore.La strenna da lui presentata è chiara, semplice e ilmessaggio essenziale:

I GIOVANI ALLE GIORNATEDI SPIRITUALITÀ SALESIANA

1-2015 19Giovani

PROSSIMI APPUNTAMENTI NAZIONALI25-28 Luglio: Campo Comunitario 15-18/19-2526-30 Agosto: Esercizi Spirituali

Nelle foto. I giovani alle “Giornate di Spiritualità Salesiana” a Roma

Elvira ScognamiglioAnimatrice Settore Giovani

“Stiamo con i giovani che vivono nella periferia,lontani quasi da tutto, esclusi e senza opportuni-tà, perché lo stare “nella periferia” è qualcosa dicostitutivo del nostro DNA salesiano”.Sono ritornata a casa, nella mia quotidianità, pie-na di gioia e con la voglia di mettermi a lavoro!

Q

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Dalla Spagna all’altra sponda dell’Atlantico…

Cari Fratelli del TR!Da Burgos, in Spagna, vogliamoinformarvi dell’immensa graziae gioia che ha comportato per ilnostro cenacolo la possibilità di

celebrare un autentico e fraterno incontro con ilcenacolo di Santa Fe in Argentina. Siamo infatticonvinti che lo Spirito, alleato in questa occasionecon le nuove tecnologie, ci ha fatto il dono di con-dividere due riunioni con i nostri fratelli argentini.La volontà comune di conoscerci e il vantaggio ag-giunto che comporta la comunicazione nella stes-sa lingua, ci ha permesso, infatti, nel mese di gen-naio, di conoscerci personalmente attraverso unaconnessione skype, nella quale né la distanza geo-grafica, né il differente fuso orario hanno costituitoun ostacolo al sentirci vicini ai nostri fratelli argen-tini e al sentirci contagiati dal loro entusiasmo, vo-glia e allegria, con i quali si impegnano a vivere ilcarisma del Movimento nel loro ambiente, e ab-biamo ricevuto, inoltre, il dono della loro affettuo-sa accoglienza.La fraternità condivisa in questo primo incontroha portato come frutto un secondo incontro, nelcorso del quale abbiamo fatto una lectio divinatransatlantica, che abbiamo iniziato con l’invoca-zione dello Spirito attraverso il canto dei nostriamici argentini, musicisti professionisti ed ecce-zionali; abbiamo proseguito con la lettura del Van-gelo e, in seguito, abbiamo condiviso la preghierapersonale che, in ciascuno di noi, sia in Spagna chein Argentina, ha suscitato il Vangelo della conver-sione di San Tommaso.Posso dirvi che, almeno per noi, l’esperienza è sta-ta un autentico cammino di Emmaus, nel quale ildono che comporta la condivisione della preghierapersonale in Comunità, ci ha permesso di speri-mentare l’azione e la rivelazione di Dio in due Co-munità tanto lontane, geograficamente, ma tantovicine nel desiderio di guardare alla vita e agli av-venimenti come autentiche chiamate di Dio.Un Dio che ci ha regalato la vita, la fede, le personeche ci hanno aiutato a vederlo presente nelle no-stre esistenze e, adesso, l’opportunità di poter con-tinuare a camminare nella costruzione del Regno

insieme a nuovi fratelli, sperimentando che questocammino si può percorrere all’interno di una Co-munità fraterna capace di superare, con l’impulsodello Spirito, qualsiasi barriera.

Dall’Argentina all’altra riva dell’oceano…

Cari fratelli in Cristo Risorto, ditutta la famiglia del TR!Da questa terra argentina (San-ta Fe de la Vera Cruz), sentendo-ci in comunione con l’amata

Comunità di Burgos in Spagna, non ci resta checondividere con voi l’esperienza vissuta da questaparte, dalla nostra cultura latinoamericana. In co-munione con dei fratelli in Cristo, che se non fossestato per Gesù Risorto quasi di sicuro non avrem-mo conosciuto, possiamo dare tranquillamentetutto il merito a Gesù per tutta questa esperienzatanto umana quanto divina. Ricevere la semplicitàe il calore dei cuori di Raúl e Merche, di Vicky e diÁlvaro, e la grande ricchezza che questi posseggo-

SENZA BARRIERE.Dalla Spagna

all’Argentina

20 Cenacoli1-2015

I nostri amici spagnoli durante il collegamento con il cenacolo argentino. Da sinistra: Merche, Àlvaro, Vicky e Raùl.

Sullo schermo del computer gli amici argentini

a cura di Raùl del Barrio

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no, è tutto un dono di Dio; conversare con le bam-bine della famiglia dalla quale il contatto si è rea-lizzato, imparare nuovi termini, godere della pu-rezza di queste piccole. Anche la preghiera condi-visa (in questo caso la Lectio), che è stato come es-sere una sola anima e un solo cuore, tutto questo èstato motivo di ringraziamento per il nostro adora-to Padre celeste.A partire da questo permanente Morire e Risusci-tare, e con il fuso orario diverso, Dio è stato con-tento che un vincolo di amore e comunione in LUIe nella sua Parola, facesse il giro del pianeta.Entusiasti e contenti come i nostri fratelli spagnoli,continueremo a essere testimoni di Gesù Risorto,attraverso il muro di barriere che sembravano tan-to complicate e insormontabili, attraverso Inter-net. E con l’audacia di coloro i quali sono animatidallo Spirito di Gesù, vogliamo invitare anche i fra-telli italiani a vivere questa esperienza di incontronella preghiera attraverso Internet.Come abbiamo detto all’inizio, tutto sia per lamaggior Gloria di Dio.

Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testi-moni della tua Pasqua...: in gesti tanto semplici,tanto umani e tanto divini come pregare con e dalcuore, attraverso Internet.

1-2015 21Cenacoli

I nostri amici argentini. Da sinistra: Marcos, Alexis, Verònica, Belèn, Vladia, Verònica

DAL CENACOLO DI LECCE a cura di Tiziana Petrachi

In data 27 febbraio 2015 il Cenacolo TR di Lecce ha partecipato all’incon-tro diocesano delle Aggregazioni Laicali, organizzato dalla locale ConsultaDiocesana e presieduto dall’Arcivescovo Metropolita di Lecce, Mons. Do -menico D’Ambrosio. L’incontro, dal titolo “La sfida della comunione”, si è tenuto dalle ore 19.00 alle ore 21.00 presso la Parrocchia Santa Maria delle Grazie in Santa Rosa diLecce, con l’espressa finalità di favorire ed approfondire la conoscenza reci-proca tra le aggregazioni laicali operanti all’interno della Diocesi, nonché alfine di ottenere un vicendevole arricchimento in vista di una comunanza diintenti: essere tutti in Uno. Nel corso dell’incontro otto delle aggregazionilaicali presenti sono state chiamate ad effettuare una breve presentazione,nonché a rendere una testimonianza della propria esperienza laicale. Per il Cenacolo TR di Lecce ho avuto il piacere e l’onore (nella mia qualità diCoordinatore Locale) di compiere una sintetica, ma esaustiva presentazionedel nostro Movimento, comunicando agli altri fratelli anche la mia perso -nale esperienza di riavvicinamento alla fede tramite il cammino intrapresoda ormai dieci anni nel TR. La serata si è conclusa con il ringraziamentodell’Arcivescovo a tutte le Aggregazioni Laicali presenti, concluso conl’espresso invito a tutti i fedeli ad essere sempre “testimoni” del Risorto inogni momento della vita.

Venerdì 13 marzo 2015, invece, il Cenacolo TR di Lecce animerà una (dalleore 19.00 alle ore 20.00) delle “24 Ore per il Signore”, iniziativa del Pontifi-cio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, proposta anche quest’anno per il periodo quaresimale, e che vedrà i vari gruppi laicalie parrocchiali alternarsi nell’Adorazione Eucaristica per veniquattro ore consecutive presso la locale Chiesa Cattedrale (come avverrà in Vaticano edin altre Diocesi italiane), mentre i sacerdoti amministreranno il sacramentodella riconciliazione a quanti si accosteranno ad esso, rendendo possibileun autentico momento di grazia.Ci è sembrato significativo condividere con voi queste esperienze, soprat-tutto perché vissute in un periodo così importante come la Quaresima, inquanto le reputiamo come tappe fondamentali nel nostro cammino di preparazione all’evento pasquale del 5 aprile p.v.

Sopra: L’Arcivescovo Metropolita di Lecce, Mons. Domenico D’Ambrosio, con Papa Francesco

Sotto: la locandina dell’iniziativa della diocesi di Lecce: “24 Ore per il Signore”

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Nazioni Unite hanno dichiarato il 2015“anno internazionale della luce” per fa-vorire la migliore comprensione del va-

lore e del ruolo della luce. Il 18 gennaio, a Manila,davanti al Papa, migliaia e migliaia di candele si sono accese per significare che la luce di Dio è con noi. Nel 2015 ricorre il bicentenario di donBosco, il luminoso Santo dei giovani. Anche il nostro Movimento farà festa e conti -nuerà ad esaltare la luce del Cristo Risorto e apromuovere la Via Lucis nel mondo.In questo contesto, approfitto per parlare anch’iodi luce, di quella “celeste”, però, così come ci è ve-nuta in abbondanza da Dio a mezzo del Suo Fi-glio diletto che, grazie a Dio (è proprio il caso didirlo!), ci sforziamo di avere come compagno diviaggio nella nostra vita quotidiana. Spero tantoche sia proprio questa luce a “illuminare” l’altra,di cui si parlerà a lungo, perché si possa conveni-re che il progresso ha senso soltanto se illuminale menti degli uomini e porta ad una maggiorecomprensione e solidarietà tra i popoli, contri-buendo a unificare sforzi e mezzi per promuove-re l’uomo nella sua integralità, eliminando cosìinammissibili ingiustizie.Auspico che chiunque disserterà sul progressoscientifico ottenuto nel nome della luce lo facciaesaltando soprattutto gli sforzi di uomini e don-ne, le cui mani e intuizioni non avrebbero maipotuto operare e leggere nel profondo dei misterie fare luce negli anfratti sconosciuti del cosmo, sela luce originale e creativa di Dio non li avesse illuminati.Meditare, oggi, sul tema tanto esaltante della lucealla luce della creazione divina, significherebbe

ritrovarsi anche in una riflessione comune e cer-tamente salutare per tutti gli uomini e le donne di buona volontà, nel rispetto delle sensibilità di ognuno!Per concludere (se mai) che Dio è amore che si èdonato all’uomo perché, quale segno miglioredella creazione, fosse egli stesso luce nel mondoe custode amorevole e illuminato di tutte le cose,per tutto il giorno nel quale la stessa notte, nellavita dell’uomo, potesse essere illuminata perchéridondante di amore. E sarebbe bene meditareseriamente, penso, anche sulla “sacralità” dellaluce che, rendendo santo il giorno della nostrastessa vita, con-sacri, nel tempo che ci è dato, laforza del nostro impegno e la consistenza dellanostra fede.A tal proposito, è desolante rilevare che talvolta ilnostro giorno non è più “sacro” e “luminoso” eche sono pochi quelli che si emozionano di fron-te al dono del sole accecante, della luna irradian-te e delle stelle scintillanti!Dovremmo, per questo, ridurre in noi il disagiodella notte e tutti, ad uno ad uno, prendere co -scienza che con la luce nel cuore, la luce del giorno santo, per davvero possiamo essere feliciin virtù del dono che fin dall’inizio Dio ha fatto ad ognuno di noi, solo per amore.E così diventerebbe inutile anche interrogarci sul“perché nella nostra vita c’è il male” e “perché Dioè silenzioso”. La risposta ce l’avremmo già in noistessi, se il nostro cuore fosse illuminato. Faccia-mola esplodere, allora, questa luce, come lampoaccecante, usciamo dal buio dell’indifferenza, allontaniamo le ombre, evitiamo di nascondere i nostri difetti con l’oscurità, ed entriamo nello

La protagonista del 2015

22 Cenacoli /Via Lucis1-2015

Vittorio ViggianoCenacolo di Potenza

LA LUCE: se ne parlerà nel mondo per tutto l’anno 2015. Che splenda per tutti!

Le

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spazio dalla protervia degliuomini dal cuore di pietraper dare testimonianza incontrocorrente, sovrappo-nendoci a loro con il cuoredi carne, pulsante di amo-re illuminante.Spesso, invero, accendia-mo qualche candela, manon ci accorgiamo se essaillumini per davvero! Molto spesso la teniamosotto il moggio e, quindi,non la facciamo rendere; ecosì, assecondiamo l’iner-zia e l’incertezza dei nostripassi.La dobbiamo alzare, inve-ce, questa candela, in mo-do che tutti possano ve-derla e restarne “irradiati”:a cominciare dal condo-mino, egoista ed iroso, cheincontriamo nelle scale, per finire al conducente,frettoloso e disattento, che non dà precedenza achi ne ha diritto, o a chi dovrebbe salutarci alla“Francesco”, e cioè con il sorriso sulle labbra e con la luce negli occhi, e non lo fa. Anzi che confonderci in una umanità approfitta-trice e insicura, o che corre senza sosta, dobbia-mo sforzarci, insomma, di tenere accese questefiammelle onde poter irradiare la luce ai ciechi,agli storpi, alle vedove e agli orfani del nostrotempo, quale atto di amore per rivivere con loroil giorno santo e provocare in loro il “benefico incendio” dei cuori infreddoliti.Noi, in particolare, che ci riteniamo figli della luce e fratelli in cammino sulla “Via della Luce”,

cerchiamo di dare più coerenza ai nostri proposi-ti e ai nostri comportamenti e ri-cominciamo, inquesto anno nuovo, il percorso di una seria testi-monianza che ci veda giovani-maturi (trentenni,cioè) a colloquio sincero e devoto con Dio, acco-munati dalla stessa fede e dallo stesso Padre buo-no, illuminati ed illuminanti, in piena adesione a quanto ci continua a suggerire il Cristo risorto. La pace e la felicità sono state già riposte amore-volmente da Dio in ognuno di noi fin dall’inizio,quando venendo alla luce, volle farci anche liberi.In nome di questo dono, allora rispondiamo po-sitivamente e diamoci da fare, per il benessere sia nostro che di quanti incontriamo, alla luce del giorno.

Una cartolina con le immagini della Via Lucis dello scultore Giorgio Rossi, realizzata dal Cenacolo di Potenza

1-2015 23Cenacoli /Via Lucis

Cenacolo di Francavilla in Sinni (PZ)La Risurrezione di Gesù è stato un evento che ci ha cambiato la vita, ci ha fatto recuperare la sua presenzacerta in mezzo a noi, facendoci sentire forti e sicuri del suo amore. Il percorso del cammino spirituale TR significa per noi conoscere in profondità Gesù e quindi rinforzare le nostre speranze, la nostra fede.Il movimento è gioia quando si medita tutto questo, quando si pratica la Via Lucis e ci si carica di voglia di trasmettere queste esperienze in famiglia, negli altri, in chiunque possa averne bisogno.Stiamo provando a diffondere la speranza e la gioia di Cristo con un percorso di volontariato tra gli ospitidi una struttura che accoglie anziani e non, chiamata Colle verde, in Francavilla. È un piacere grande daresolidarietà, vedere alcuni di loro sorridere e partecipare a lavoretti e canti a ritmo di organetto, suonato da un anziano, e trovarli disponibili anche a muoversi a passi di danza. È sempre bello avere Gesù nel cuore e sulla bocca.

Carmelina Vitola

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La gratitudine che fa esplodere la gioia del cuore

24 Cenacoli /Testimonianze

bbiate un po’ di pazienza!Desidero farvi partecipi diuna cosa che mi frullava

nella testa, domenica scorsa 23novembre, mentre stavo sulla viadel rientro a casa con i miei amiciSandro e Denise, che considerocome fratelli maggiori nella fede,l’udito rallegrato da quei bei can-ti che conosciamo che rendeva-no gioioso quel cielo, chiazzatodi vaporose nuvolette che il soledel tramonto cominciava a tinge-re coi colori del crepuscolo... Ilcuore e la mente si trastullavano,rivedendo quei due giorni vissutiintensamente nella struttura Rasdi Castellammare ed era un ri-cordo ricco di quella gratitudineche fa esplodere di gioia il cuore.Questi due giorni – 22 e 23 no-vembre – sono stati un ritornaresui primi passi del TR, con la ric-ca testimonianza del nostro pri-mo coordinatore Agostino: nonun ricordo nostalgico di un mo-vimento ancorato al passato, maun movimento che si protendeverso il futuro affinché anche leprossime generazioni possano il-luminare la loro vita colla luce ra-diosa della Pasqua, come ci han-no fatto rilevare le incoraggianti,calde, vibranti parole che sgor -gavano dal cuore del nostro donSabino; e, soprattutto, il lavoro di fraterna condivisione in cuiciascun membro del gruppo haricordato il momento in cui ha conosciuto il TR e gli effetti chequesto ha portato nella sua vita enel suo modo di vivere la quoti-dianità, nostro banco di prova.Ascoltando i due relatori e, so-prattutto, le testimonianze, nella

stanza la cui porta-finestra si af-faccia sull’ampio golfo di Napoli,stimolato dalla domanda: che co-sa è cambiato nella tua vita, dopoaver conosciuto il TR?, contenutanel questionario, ho ripercorsonel mio cuore le tappe del miocammino nel TR, facendo un pa-ragone tra la vita che conducevoprima di conoscere il TR e quellache conduco ora. E ho scopertouna cosa stupenda.Quello che tento di dirvi è che,prima di conoscere il movimen-to, pur andando a Lourdes (èsempre il mio amore!), e in altripellegrinaggi organizzati che mipermettevano di stare a contattocon gli altri, c’erano delle ombre,le chiamo così, che mi tormenta-vano e che non mi lasciavanodormire in pace, offuscando lagioia che avevo in cuore duranteil giorno. Ne dico solo due, quelle che mitormentavano di più. Il comples-so di inferiorità nei confronti,permettetemi questo termine,dei più fortunati di me perché,avendo gli arti in buono stato, sidavano da fare e, unito a questo,quel complesso di inutilità chemi faceva dire: “Ma tu, Peppe,che ci stai a fare?”. Avevo tantodesiderio di fare anch’io qualco-sa, fino al momento in cui mi erorassegnato all’idea che le cosedovevano andare in questo mo-do; ma questa conclusione mi la-sciava con un senso di insoddi-sfazione. Perché racconto questecose? Perché in questi due giorniho scoperto che quei complessinon sono che un ricordo. Mi so-no scoperto cambiato!

Si, apparentemente, sono quellodi sempre; ma il mio cuore, il miointimo, il mio modo di vedere le cose è cambiato, quelle ombreche mi tormentavano in con -tinuazione sono sparite, comenebbia al sole.Credo che questo cambiamentosia cominciato a verificarsi dopoil lontano, indimenticabile no-vembre ’96, quando Alessandro,il fratello di Marco, che ho co -nosciuto a Lourdes, e Sandro diCassino mi invitarono a Paco-gnano e da lì è successo tuttoquel che è successo. Per farla bre-ve: il TR è stato un bellissimo re-galo della Signora di Massabielle(Lourdes! Ogni volta che vi ritor-no La ringrazio) e l’averlo cono-sciuto è stato soprattutto un ar-ricchimento dello spirito, un ri-trovarsi nella Gioia del Risorto,uno scambiarsi esperienze inuno spirito di condivisione, co-me si legge nelle prime paginedegli Atti. E ogni volta che vi ri -vedo tutti è una grande festa chefa cantare il cuore!

1-2015

Peppe MiolloCenacolo di Cassino

A

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scorso venerdì 19 dicembre, a pochissimigiorni dalla celebrazione della nascita di

Gesù, si è tenuta nel seminario di Vico Equense laLectio Divina presieduta da monsignor FrancescoAlfano, arcivescovo di Sorrento-Castellammare diStabia. Dopo l’accoglienza iniziale, tutti i presenti,dai veterani ai ragazzi rappresentati dal Gruppo TRdi Gragnano, insieme al Vescovo, hanno dato inizioalla Lectio Divina con un canto di invocazione alloSpirito Santo e la lettura del Vangelo di Luca (1, 26-

38) dedicato all’an-nuncio dell’angeloGabriele a Maria,che risponde «Ecco-mi, sono la serva delSignore».Attraverso la letturaesegetica di questoepisodio, fatta dalnostro Vescovo, ilmessaggio finale èapparso evidente atutti i presenti: es-

sere in grado di dire “Eccomi” ogni volta che il Signo-re ci chiama, e farlo attraverso la spiritualità pa-squale della gioia e della disponibilità che è stata, dasempre, il leitmotiv del nostro Movimento. Noi gio-vani presenti, in modo particolare, abbiamo rispo-sto a questa “chiamata” con gioia e voglia di perce-pire nuove indicazioni in un periodo importante co-me quello dell’Avvento. Le nostre attese non sonostate deluse: l’atteggiamento e la semplicità con cuiDon Franco si è messo in sintonia con noi ragazzi hareso il clima della celebrazione piacevole e leggero,mettendoci a nostro agio, nonostante la Lectio fosseprincipalmente indirizzata agli adulti. Il punto sucui Don Franco ha focalizzato l’attenzione ha fatto ilresto: la consapevolezza che “nulla è impossibile aDio” ha accresciuto in noi tutti la speranza e la fi -ducia nei confronti di quel Dio, affinché anche noipossiamo essere pronti, nel presente e nel futurodella nostra vita, a dire “eccomi”.

UNA LECTIO DEL PERIODO DI AVVENTO

1-2015 25Cenacoli

I giovani del cenacolo con monsignor Alfano e Agostino Aversa

Feste di Natale: tombolata di beneficenza dei pre-adolescenti

oi, preadolescenti del ce-nacolo Penisola Sorrenti-

na non abbiamo avuto nem-meno il tempo di cambiarel’anno ai telefoni e agli orolo-gi, che ci siamo ritrovati tut-ti insieme a casa di Cesira eAgostino (un po’ nostri non-ni) per fare un incontro diver-so dagli altri: una tombolatadi beneficenza. Abbiamo invi-tato i nostri cugini e qualcheamico della nostra età. Abbia-mo raccolto dei soldi (più di 100 euro) da mandare airagazzi sordomuti in Africa. Agostino ci ha proiettatoun video su di loro e ci siamo così potuti meglio met-tere nei loro panni e abbiamo pensato che conduce-vano una vita difficile per la loro povertà e ancora piùbrutta perché impediti dal loro handicap. Per noi il

mezzo per aiutarli era questatombolata: abbiamo pagato lecartelle della tombola e perogni vincita abbiamo ricevutopiccoli premi o dolcini. Mariella (coordinatrice del Ce-nacolo) e mia madre Lucia cihanno organizzato. Abbiamofatto del bene, divertendocitutti insieme, bambini e adultiaccompagnatori. Abbiamo si-curamente colpito nel cuore lepersone nuove e forse si sono

convinte a partecipare anche agli altri nostri incontri.Abbiamo chiuso la tombolata con una preghiera:«Questa sera, Gesù, la gioia brilla in noi come una stella, perché abbiamo donato i nostri soldini ai bambini africani. Ti preghiamo, falli diventare allegrie sani come noi».

Ciro D’auriaGruppo Tr Giovani di Gragnano

Emanuele Fico (anni 12), Cenacolo Penisola Sorrentina

“Eccomi”, la lectiodel Vescovo

Lo

N

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Nel bicentenario della nascita di Don Bosco il Cena-colo di Bari sta vivendo con fede e partecipazione gliappuntamenti programmati presso la Parrocchia delRedentore di Bari.Sabato 24 gennaio, festa di San Francesco di Sales,Don Galeone ha commentato il tema della Strenna2015, che ha come titolo Come Don Bosco, con i giova-ni, per i giovani, e che ci ha fatto rivivere l’ispirazionee la passione pastorale di don Bosco, la Pastorale gio-vanile. Il carisma salesiano è di stare con i giovani, co-noscere e amare il loro mondo, risvegliare in loro ilsenso di Dio, stare con i giovani della periferia, con ipiù poveri e gli emarginati.Martedì 27 abbiamo incontrato don Luigi Ciotti, fon-datore e presidente dell’Associazione “Libera”. DonFrancesco Preite, direttore dell’oratorio, ha ricordatola vicenda del venticinquenne cittadino albanese, vit-tima innocente della mafia, ammazzato nelle vicinan-ze dell’oratorio, affermando: «Come potevamo festeg-giare don Bosco se non ripartendo dalla giustizia?».Don Luigi Ciotti si è soffermato sui temi della legalità,della dignità e del coraggio della responsabilità. Haconcluso dicendo: «Prima ancora di insegnare la lega-lità, bisogna insegnare la responsabilità, l’ascolto dellapropria coscienza». (…) «Non basta indignarsi, nonbasta commuoversi, bisogna muoversi». Ha fatto quin-

di riferimento a don Bosco, che ha vissuto un periododi crisi come il nostro, ha iniziato il suo percorso nel-letperiferie: «quelle geografiche» e «quelle dell’anima».Anche il nostro oratorio vive alla periferia della città e,come don Bosco, dobbiamo aiutare i nostri giovani avivere con dignità e responsabilità, educandoli a dive-nire «buoni cristiani, onesti cittadini».Sabato 31 abbiamo partecipato alla solenne concele-brazione Eucaristica presieduta da Mons. FrancescoCacucci, che ha ripreso il tema dei giovani afferman-do: «Vivere don Bosco, oggi, significa tornare a starecon i giovani. Educare, per don Bosco, vuol dire amarecon il cuore». Egli ha amato i giovani con tutto il suocuore, la sua volontà, la sua forza per promuovere laloro crescita e condurli alla salvezza eterna. Preghia-mo e ringraziamo don Bosco affinché sia la nostraGuida e ci aiuti a divenire Testimoni credibili, capacidi trasmettere i veri valori della vita ai nostri giovani.

DON BOSCO FOREVER : IERI, OGGI, DOMANI

26 Cenacoli /Testimonianze

IL BENE CHE NON FA RUMORE, IERI E OGGIParlare del mio volontariato mi riesce un po’ difficile,perché sinceramente non mi sembra di fare niente dieccezionale. Come cristiana battezzata ho messo dasempre Dio al centro della mia vita e il prossimo da-vanti a me stessa. Ma questo non è frutto di una ricer-ca: tutto l’ho imparato nella mia famiglia, dai mieigenitori. Negli anni ’50 avevamo una bottega, dove sivendeva di tutto, dagli aghi al concime; naturalmen-te tutta la “contrada” veniva da noi. Ho nitido il ricor-do di mia madre che preparava il pane, cucinava lapasta e la sera scodellava in tre grandi piatti “mezza-ni”, cosicché tutta la gente presente mangiava pasta,pane e un bicchiere di vino. Tante volte mio padreall’improvviso diceva: «mo’ recitiamo il Rosario, per-ché nella mia famiglia prima si recitava il Rosario e poi si mangiava». Tutto normale da sempre. La Do-menica tornando da messa il mio papà mi chiedeva:«che ha detto il prete?». In chiesa dovevo stare moltoattenta, perché poi, a tavola, con mio padre si parlavadi quello che aveva detto il sacerdote: “La Parola”.Se una persona stava male, mio padre correva a pren-dere il medico che, venendo da Ostuni, aveva bisognodi un luogo dove visitare la gente: casa nostra. Se i ra-gazzi avevano bisogno di un po’ di doposcuola e il

maestro veniva da Cisternino, in campagna, papà met-teva a disposizione la nostra casa. Quella volta che unasignora doveva raggiungere un figlio emigrato a Torinoe non sapeva a chi lasciare la figlia disabile, mio padresi offrì di tenerla con noi. E quando una zia si ammalòdi leucemia ed era incinta di due gemelli, i miei genitorisi fecero avanti per aiutarli, dicendo che dove mangianoin tre, mangiano anche in cinque: il Signore ci aiuterà.Morirono purtroppo sia la mamma che i due bambini.Sono tutti ricordi che mi vengono in mente come granidi un rosario; ne potrei raccontare mille altri. Sono cre-sciuta fra buoni esempi e confidando sempre nel Signo-re. Nella vita ho avuto i miei dubbi, le mie crisi, i mieibui, ma mai mi sono sentita abbandonata, né da Dio nédai fratelli. E credetemi: la vita mi ha messo tante voltein ginocchio, con tante prove. Vivo la vita giorno pergiorno con la consapevolezza che, essendo un dono, ladevo condividere con chi il Signore mi mette accanto: ildisabile, il ragazzo, il povero, l’amico, il nemico.La mattina chiedo allo Spirito Santo, con la VergineMaria (che non dimentico mai d’invocare), di aiutarmia fare insieme un’altra esperienza di vita, di gioia, di do-lore e di perdono reciproco.Devo tutto ai miei buoni maestri. Grazie.

Alma Miolla, Cenacolo di Bari

Gloria Sicilia, Cenacolo Ostuni-Cisternino

1-2015

Don Luigi Ciotti durante il suo intervento

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sublime vita. Oggi ti vedo come Giobbe, uomo giustoprivato di tutto e piagato nella sua carne.Cosa dirti ancora amica mia? Quando Dio ama,dona, quando chiede, predilige. L’esperienza diGiobbe non è sterile, ma è feconda. Uniamoci nelmistero per dire al Signore: “Mio Dio, aiutaci adAmarti a modo Tuo”.

80 anni1° novembre 2014: il fondatore del nostro Movimento

donSabinoPalumbieri

compie 80 anni, circondato dall’affetto di tanti membri del TR.

1-2015 27Notizie di famiglia

L’esperienza di Giobbe non è sterile, ma è feconda

OMAGGIO A ELEONORA

Il nostro Coordinatore Generale Raffaele Nicastro ha raggiunto i 60 anni di età, entrando, così, a far parte della categoria dei “giovani anziani”. I familiari hanno organizzato una festa a sorpresa. Nella foto la famiglia... in festa

Marisa Bellomo, Cenacolo di Bari

Carissima Eleonora,domenica 8 febbraio 2015 abbiamo con grande

gioia festeggiato i tuoi ottant’anni, circondata datante persone che ti vogliono bene, serena e con-tenta: anche il TR era con te per donarti l’amore del Risorto.Ti ho conosciuta nel lontano 1988 e allora è iniziatala nostra amicizia condivisa anche da Lidia. Ti ri-cordo bella ed imponente, ti sostenevi a un bastone,la malattia iniziava inesorabilmente a minare latua bellezza. Avevi tanto sofferto per la perdita deltuo sposo, ancora giovane eri rimasta con quattrofigli da crescere e mandare a scuola, hai fatto ancheda papà. Non avevi grandi mezzi: ti sei rimboccatale maniche lavorando e pregando, il Signore ti hasempre sostenuta. I tuoi figli sono cresciuti e con i tuoi sacrifici si sono laureati.Purtroppo la malattia aumentava e dal bastone seipassata a un letto di dolore. Al primo incontro cisiamo guardate negli occhi e l’empatia ha suggel-lata la nostra amicizia che si è mutata in simpatia,poi in sintonia per sfociare nell’amore più bello. Tiho fatto conoscere Gesù Risorto che mi aveva conso-lata in un momento triste della mia vita e Lui daquel momento non mi ha più lasciata. AttraversoLui, mia forza, ho potuto donare a te il Suo Amore,sorreggendoti nei tuoi grandi e immensi dolori chesono proseguiti negli anni.Quante domande e quanti perché legittimi, masenza risposta. La tua anima è lo specchio di una

Hanno raggiunto la casa del PadreOnofrio Antuofermo, 17 settembre 2014nonna di Titta Boccia, coordinatrice del settore Giovani delMovimento, 6 novembre 2014Antonia Piacente, 7 novembre 2014padre di Maria, mamma della nostra sorella Angela Piccolo,responsabile del Cenacolo di Barletta, 24 dicembre 2014mamma di Luciana, Cenacolo di Barletta, 15 febbraio 2015

Auguri!Auguri!

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1-2015

ESERCIZI SPIRITUALI26-30 AGOSTO 2015

Si può cantare oggi la vita in un mondo “senza speranza”?

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Senza il vostro

aiutonon

possiamo farenulla

Indicare sempre la causale del versamento

VOLONTARI PER IL MONDO - ONLUSwww.testimonidelrisorto.it

Via Castelfidardo, 68 - 00185 Roma

Per saperne di più contattaci o visita il nostro sito! L’Associazione è ONLUS, la ricevuta del versamento è valida ai fini delle detrazioni fiscali

Partecipa anche tu ai nostri progetti di promozione e sviluppo in Camerun, in Ruanda, in Moldavia e in BrasileSe vuoi, puoi versare un contributo per la realizzazionedi uno dei seguenti obiettivi progettuali:• adozione a distanza € 30 (mese) • adotta un insegnante € 100 (mese) • adotta una ragazza madre € 30 (mese) • aiuto per un orfanello di Suor Immacolata € 20 (mese) •borsa di studio per scuole superiori € 50 (mese)• borsa di studio per l’Università € 100 (mese) • borsa di studio per semi-narista € 100 (mese) •per scavare un pozzo € 1.500•per scavare un pozzoartesiano € 10.000 • colonia estiva per un orfanello € 30 • un generatoreelettrico € 1.500 •per un nostro progetto (offerta libera)

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Inoltre, per i ragazzi, secondo un programma differenziato per fasce di età:� riflessioni sul tema � attività di animazione � laboratori

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Troverai un’oasi di pace e di spiritualità per meditare sul tema: