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periodico dell’Associazione Artigiani Venezia - anno XXX - n. 02 - 2017 - spedizione in A.P. -70% - DCI VE

periodico dell’Associazione Artigiani Venezia - anno XXX ...ca Jaylene Cook, 25nne modella statuaria, arrampicata nuda in cima al monte Taranaki, sacro ai Maori. Quando tutta la

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    editoriale

    02|2017

    Mi è venuto un po' da sorridere quando ho visto su inter-net la bella facciotta mora e un po' stupita della giunoni-ca Jaylene Cook, 25nne modella statuaria, arrampicatanuda in cima al monte Taranaki, sacro ai Maori. Quandotutta la comunità è insorta contro questo gesto conside-rato irrispettoso e volgare e i giornali del mondo interone hanno parlato ("ma la nudità è qualche cosa di poten-te e naturale", ha dichiarato la filosofa kantiana Jaylene,fregandosene bellamente di quello che possono pensa-re gli altri) ci deve essere rimasta un po' male in effetti. Ma cosa sta succedendo al mondo che uno non può an-dare più nemmeno nudo dove gli pare, che non può nem-meno pisciare in santa pace in un giardinetto che toh,ecco che spunta il generale Agostini/alias CommissarioBasettoni e tiè, una bella multa, che non si può nemme-no andare a fare un po' di foto osè, che saranno mai infondo qualche seno nudo e qualche amplesso in PiazzaSan Marco. Senz'altro ai bei tempi ne avrà visti altri, no?E poi, infondo, meglio una bella tetta che qualche osce-no pic-nic, o no? Io penso veramente che la deriva del-la cultura e delle sensibilità, unita all'enormità dei nu-meri delle persone che si spostano e si sposteranno nelmondo stiano creando un mix esplosivo per le nostre cit-tà d'arte. E penso che ben poche città siano a rischio co-me Venezia, per la sua caratteristica fisica, morfologica,per la sua delicatezza intrinseca, per il suo stesso mera-viglioso e improbabile equilibrio. E' qui che il discorso sifa serio. Si, perchè in tutta onestà io mi sono letto e ri-letto premesse e testo della delibera sulla governancedel turismo a Venezia che, dopo 6 mesi di lavoro e 23progetti, sentite anche le pantegane dei rii più rappre-sentativi della città, il Sindaco e la Giunta hanno partori-to sul cosiddetto controllo dei flussi e mah! Se fosse, co-me in effetti sembra, il programma elettorale di un Sin-daco, conoscitore attento dei problemi di Venezia comesarebbe giusto che fosse, io questo Sindaco con questoprogramma l'avrei votato senza alcun dubbio. Si fossechiamato Brugnaro, Toni o Bepi, fosse stato rosa, rosso,verde o fucsia non me ne sarebbe fregato niente. L'avreivotato e basta! Il problema è che questo lavoro di appro-fondimento, chiamiamolo così, arriva dopo due anni di

    amministrazione, e arriva prima di un'estate che, se Pa-squa e le feste che l'hanno preceduta ci dicono qualchecosa, sarà bollente ... Mentre sul piano amministrativosiamo, appunto, ai programmi e alle intenzioni. A parte ivigili in aggiunta che certamente faranno da diga (e nonvorrei essere loro!), ma il resto, non voglio essere inge-neroso, sono intenzioni, forse, avanti tutta, mezza indie-tro. Come il ticket per piazza San Marco, citato due vol-te, che sembra l'iniziativa clou sul piano politico. Mi la-scia freddo, non capisco questa cosa, trovo che limitare icontrolli a San Marco sia del tutto inutile se non danno-so, ma va bene, facciamolo purché si faccia una cosa.Però, attenzione bene, è citato due volte, ma è definito"ammissibile", nemmeno Cirino Pomicino ai bei tempi oAldo Moro con le convergenze parallele! E infatti, al pri-mo stormir di fronde, arriva subito la smentita: ticket?ma chi ha detto ticket? ticket? mai detto ticket!Semmai controllo dei numeri, tornelli girevoli... E poimanca una cosa da questo documento, ed è una cosa di-rimente secondo me. Lo ha detto in tutta la sua sponta-nea ingenuità la Presidente della Commissione CulturaGiorgia Pea ed è ribadito in apertura anche in questa de-libera: si parla di rimodulare gli itinerari, di controllare iflussi, non si dice mai di RIDURLI. E allora proprio non cisiamo, mi sa che arrivati a questo punto, solo rimodu-lando non andiamo da nessuna parte. Ho già dato atto aquesta amministrazione di essere stata l'unica a porsi ilproblema. Però le amministrazioni parlano con atti am-ministrativi, non con delibere quadro, quelle forse sa-ranno buone per l' UNESCO, non lo so, ma certo non ri-solvono i problemi. Per quello ci vogliono le palle, le pal-le degli ultimi Maori che alla prima squinzietta che salenuda sulla loro montagna fanno il diavolo a quattro perdifenderla. Non si mettono certo a vendere i caffè allatroupe, già che ci sono. Quanto a Venezia mi sa che ilproblema lo riprenderemo in mano un attimo prima cheintervenga l'esercito a ripristinare l'ordine pubblico.Forse allora prenderemo coscienza tutti della gravitàdella situazione.

    il direttore responsabile Gianni De Checchi

    GLI ULTIMI MAORI E LA DELIBERA DEL SINDACO SUL TURISMO

  • editoriale03

    STORIE

    Giovanni Ardit, un orafo da record20

    BENVENUTO TRA NOI

    Da aspirante restauratrice ad artigiana del gelato22

    NORMATIVE

    Luce e gas più convenienti per imprese e abitazioni23

    CALEIDOSCOPIO VENEZIANO

    In viaggio tra le Associazioni della città: "Ruga Giuffa"23

    La scomparsa di Loris Volpato: Venezia perde uno dei grandi amanti della città24

    COTTO & CONFARTIGIANATO

    Pasticcio con bruscandoli e carletti31

    EVENTI

    Vianello: 20 anni di “terrazzi” d’arte a Venezia18

    CATEGORIE

    Il marchio Vetro Artistico Murano diventa interattivo14

    APPROFONDIMENTI

    Take Away: "provvedimento parziale e del tutto inefficace"09

    Orafi e Argentieri i numeri di un tracollo26

    Barbieri: a Venezia addio alle forbici28

    Venezia continua a perdere pezzi16

    RAPPORTO

    Murano glass? No, Murano hotel!05

    VENEZIA CHE CAMBIA

    LEGGENDO32

    NEWS30

    Anno XXX - n. 2/2017Iscr.Trib. n. 877del 12.12.1986Periodico della AssociazioneArtigiani VeneziaConfartigianato

    sede centraleVeneziaCastello S. Lio 5653/4tel. 041 5299211fax 041 5299259

    Ca’ Saviovia Fausta 69/atel e fax 041 5300837

    Lidovia S. Gallo 43tel 041 5299280fax 041 5299282

    MuranoCampo S.Bernardo 1tel e fax 041 5299281

    BuranoVia S.Mauro 58 tel e fax 041 5272264

    Pellestrinasestiere Zennari 693tel e fax 041 5273057

    direttore responsabileGianni De Checchi

    vicedirettoreG.B. “Titta” Bianchini

    testi a cura diClaudia Meschini

    foto diarchivio Confartigianatoarchivio TostapaneGianmarco Maggiolini

    direzione, redazionee amministrazioneCastello S. Lio 5653/4Venezia

    progetto grafico e impaginazioneFabrizio Bergerwww.tostapane.biz

    impianti & stampaL’Artegraficawww.lartegrafica.com

    in copertinafotografia diGianmarco Maggiolini

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    Murano glass? No, Murano hotel!Nell'ex fornace De Majo un hotel a 4 stelle con una dependance di 38 camere nell'ex vetreria Lag

    Da fornaci ad alberghi. E' stato rila-sciato lo scorso marzo dal Comune ilpermesso di cambio d'uso e realizza-zione di una dependance con 38 came-re a disposizione egli ospiti negli spazidell’ex vetreria Lag, ormai fallita echiusa, un ex complesso industrialeche si trova in fondamenta Santi aMurano. A presentare l'istanza è lasocietà torinese Leon srl, formata daun gruppo di imprenditori veronesi etorinesi che ha acquistato nel 2014l'intero complesso dell'ex De Majo, exfornace De Majo inclusa, un lotto di4800 metri quadrati tra fondamentaNavagero e la laguna proprio di fronteal Museo del Vetro e che sin da subitoha avviato il progetto di riuso alber-ghiero dell’ex fornace. La Lag, da unadestinazione artigianale, diventeràquindi una struttura turistico-ricettiva."La Lag era una vecchia fabbrica chefaceva una produzione legata all'illu-minazione ma è chiusa da anni - com-menta Luciano Gambaro, presidentedel Consorzio Promovetro - non vorreiche Murano diventasse un'isola di solialberghi, ma d'altronde fabbriche di

    sicuro non ne aprono più e sarebbe giàun miracolo riuscire a tutelare e salva-guardare quelle che oggi fanno produ-zione. Non ha nemmeno senso lascia-re gli immobili chiusi e diroccati peranni. Speriamo che l'apertura di qual-che albergo possa dare impulso alleattività storiche. Certo è che finora hosentito molte vetrerie avviare le prati-che per riconvertirsi in albergo mapochi hanno poi concretizzato per ivari problemi che si incontrano stradafacendo". A riconvertire una parte del-l'area industriale delle ex Conterie, adesempio, è stata la società francese,con sede a Milano, La Gare con le sue119 camere. L'hotel ricavato dall'ex vetreria Lagfungerà, come già accennato, dadependance dell'ex fornace De Majo,fallita e abbandonata da una decinad’anni, che diventerà invece un hotel 4stelle Superior. Le forme esterneresteranno quelle della fornace, maall'interno nasceranno 104 camere,un bar, un ristorante, un’area wel-lness e una sala conferenze da 130posti. Il cambio di destinazione da

    qui sottoe nelle pagine seguentistoriche vetrerie a Murano che saranno riconvertite in strutture turistiche oppure chiuse

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    artigianale a ricettivo, in questo caso,porta con sè anche l'accordo per ilquale la società dovrà farsi carico del-la riqualificazione dell'attiguo parcoNavagero. A gestire il nuovo hotel aquattro stelle sarà il gruppo spagnoloNh (Navarra Hoteles), il terzo in Euro-pa, molto attivo sul territorio venezia-no. Il progetto è stato affidato agli stu-di di architettura veneziani Feiffer eRaimondi e H&A Associati. Per que-st’ultimo studio l’architetto MicheleCarrano spiega: "La forma dei grandiedifici voltati resterà leggibile dal-l’esterno, resteranno i vetri piombati ei mattoni a vista. All’interno verrannoesposte opere in vetro e oggetti legatialla storia e alla produzione che inpassato trovava posto nella fornace,sarà una sorta di museo diffuso cheracconterà la storia del luogo". Ilvolume complessivo è di 18.700 metricubi: la proprietà assicura che nonverranno costruiti volumi aggiuntivi,solo saranno ricostruiti quelli giàdemoliti nel corso delle recenti bonifi-che del sito, rese necessarie per iresidui dell’attività produttiva. L’hotel,secondo i piani della proprietà,dovrebbe essere inaugurato tra la finedel 2018 e gli inizi del 2019. Al nuovohotel si potrà accedere dalla fonda-menta, in barca dalla laguna e dall’at-tiguo parco pubblico: in cambio il pri-vato dovrà garantire la cura del verde,riqualificando il già citato parco Nava-gero, e dovrà installare nuovi giochiper bambini. Per Murano sarà laseconda fornace trasformata in hoteldopo il già citato La Gare aperto treanni fa. Nell'ex vetreria Ferro, in riodei Vetrai, sono invece in corso i lavo-ri per realizzare 150 camere, un cen-tro benessere, un ristorante, unapiscina, strutture per conferenze earee verdi. Nel frattempo, comunque, l’ex presi-dente degli industriali del vetro hacreato una nuova ditta, la D.M. Illumi-nazione srl, che ha preso in affittod’azienda una parte della società poifallita, quella di Mirano. La De MajoIlluminazione, infatti, ha due sedi,quella di Murano, a Sacca Serenella,con la fornace dove si producevano gli

    oggetti in vetro, in particolare lampa-dari, e quella di via Galilei nella zonaindustriale di Mirano, destinata ai set-tori commerciale e design. E l’affittod’azienda, che occupa una ventina didipendenti, riguarda proprio e solo lasede di Mirano. In questo modo, però,la De Majo non produce più vetro nel-l’isola di Murano. Eppure la De Majoilluminazione poteva vantare unagrande tradizione, che nasce nel lon-tano 1947. De Majo per decenni haproposto soprattutto lampade e lam-padari di design in stile sia classicoche moderno per arredare gli spazidella casa con pezzi di illuminazioneraffinati elaborati in vetro di Murano eprodotti da più di 60 anni nell’isoladove il vetro può vantare un marchioper difendersi dalle dilaganti imitazio-ni. "La vendita del mio immobile in

    qui sotto Ex Conterie, che ora ospitano unalbergo e un ristorante

    a destra, dall’altol’ex vetreria Nason

    Vetreria Stefano Toso

    nella pagina successiva, dall’altola Vetreria Gritti- la parte affacciata sulla laguna diventerà ristorante

    Vetreria Cesare Toso in vendita

  • fondamenta dei Vetrai ed il relativo progetto di tra-sformazione in hotel, attualmente, c'è da dire,ancora fermo alla bonifica del terreno - puntualizzaDiego Ferro - si è compiuto allorquando avevo giàacquisito un'altra area in zona Faro, non lontanodalla scuola del Vetro Abate Zanetti, per aprire lanuova vetreria e mantenere i 20 dipendenti, ai qua-li, anzi, ultimamente se ne sono aggiunti altri due.Non credo che il problema del vetro e di Muranoderivi dall'apertura di alcuni alberghi di fascia altache anzi incentivano la presenza di una clientelacon forte potere d'acquisto rispetto a quella che cisarebbe se si aprissero bed&breakfast o semplicidue stelle, che sicuramente porterebbero in isolauna clientela attirata dal pezzo a buon mercato edalle solite "cineserie". I problemi di Murano sonoaltri ad esempio la concorrenza sleale e gli iterburocratici lunghissimi per mantenere in regola oaprire nuove vetrerie o fornaci, i percorsi lunghi etortuosi, i costi, la mancanza di sovvenzionamenti,tutti motivi che scoraggerebbero anche l'imprendi-tore più propositivo. Persino gli uffici della mia nuo-va vetreria sono a tutt'oggi allestiti provvisoriamen-te nei magazzini perchè da anni attendo i permessiper l'allestimento nel loco preposto e individuatogià nel 2010! Ad ogni modo preciso che le aziendeattualmente aperte e funzionanti a Murano dovreb-bero essere aiutate a rimanere produttive in talmodo si scongiurerebbe la deriva dell'isola". Sul proliferare degli alberghi a Murano si esprimeRiccardo Coletti, segretario generale della FilctemCgil di Venezia: "La costruzione continua di alberghial posto di fornaci con cambi di destinazione d'uso

    si sta purtroppo moltiplicando a Murano. E' questoil destino inesorabile dell'isola, un'industria artisti-ca millenaria che viene sostituita da un turismoveloce e a basso costo". Coletti guarda poi agliimprenditori del vetro rimasti a Murano. "Sono

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    pochi ormai, e fanno i conti con la competizionescorretta, con un mercato superato da produzionisoprattutto cinesi che dà ragione alla contraffazio-ne, e dove qualsiasi meccanismo messo in campoper combatterla è inefficace. Le azioni prodottefinora hanno aperto la strada solo a un aumento difalsi made in Murano. Perché questo? Perché nes-sun sostegno viene dato alle imprese, nessunosgravio agli imprenditori che, lottando con moltacaparbietà, fanno i conti con costi energetici eaggravi sulle tasse locali e governative", aggiungel'esponente della Filctem Cgil. "Per noi è inconcepi-bile vedere Murano e la sua produzione spariregiorno dopo giorno, ma è altrettanto inconcepibilevedere imprenditori che chiudono le fornaci e poi leadibiscono ad alberghi, spostando la produzione inaltri Paesi o in terraferma usando, senza alcunaobiezione, il marchio di Murano". Andrea Della Valentina, presidente del settoreVetro di Confartigianato Venezia intende mettere inrilievo che "il proliferare degli hotel a Murano è laconseguenza della scarsa tutela data in genereall'artigianato, una mancanza che induce a far sìche spazi prima adibiti a questo settore venganoconvertiti alla ricezione, una mancanza che èsoprattutto causa dell'impoverimento della struttu-ra produttiva tipica dell'isola. Il rischio è che si per-dano maestranze e competenze e non si forminonuovi maestri del vetro e Murano da isola del vetrodiventi per davvero un isola di hotel, di lusso omeno. Affermo ciò evidenziando però che un paio distrutture di eccellenza alberghiera possono far del

    bene all'economia dell'isola, soprattutto se ricava-te in edifici che erano dapprima adibiti alla realizza-zione di un tipo di vetro industriale e quindi non piùcoerente con Murano stessa".

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    Take Away: "provvedimento parziale e del tutto inefficace"Il Consiglio comunale approva la delibera per il decoro urbano.Kebab e pizze al taglio capri espiatori.

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    La natura del problemaIl decoro del Centro Storico è la batta-glia di tutti. Anche ConfartigianatoVenezia considera questa problematicacome un'emergenza non più procrasti-nabile. Il degrado ha poi molte facce.Una di queste, forse nemmeno la piùimportante, ma certamente una dellepiù fastidiose visivamente e impattanteeconomicamente in termini di asportodei rifiuti, pulizia e spazzamento, è rap-presentata dal fenomeno dei pasti con-sumati in maniera itinerante o stazio-nando sulla pubblica via, in luoghiinopportuni quali fondamenta, ponti evere da pozzo.

    "E’ chiaro ed evidente - commenta DeChecchi - che i cosiddetti “bar”, inquanto Pubblici Esercizi, effettuanodelle somministrazioni di prodottiall’interno dei propri locali o nei platea-tici che hanno a disposizione, ma quan-do cedono degli alimenti per l’asportoeffettuano delle semplici vendite esat-tamente identiche a quelle degli altrioperatori. Ed è di altrettanta evidenzaquindi, e un semplice ed empirico giroper Venezia basta e avanza per com-prenderlo, che il numero dei così detti“bar”/PE con vendita per asporto, pro-posta al pubblico in modo sempre piùintensivo con banchi esterni al locale

    in questa pagina e nelle seguentil’eccesso di pubblici esercizicon take awaypuò provacare situazioni di degrado urbano

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    con panini, pizze e altri cibi in mostra,sovrasta a dir poco le attività mera-mente artigiane e commerciali".Secondo l'Associazione è palese per-tanto che, se si vuole colpire il fenome-no del consumo di cibo sulla pubblicavia occorre intervenire certamente sul-la totalità dei soggetti che concorronoa crearlo, a maggior ragione su chi nerappresenta la maggiore quantità ."Diversamente - chiude il vice presi-dente Bertoldini - apparirebbe del tuttoillogico vietare delle aperture a un par-ticolare settore merceologico (venditae/o produzione alimenti finalizzati alconsumo su pubblica via) e consentiread altri soggetti di vendere per asporto,quindi per essere consumati sulla pub-blica via, i medesimi prodotti. Questoconfigurerebbe, a nostro avviso, ipotesidi alterazione della libera concorrenzatra le imprese e di eccesso di potere daparte dell’Amministrazione".Chi vive e opera in città sa bene che talefenomeno non è in crescita di per se,per forme di abitudine alimentari parti-colari o per particolari orientamentidell’offerta gastronomica, ma crescesemplicemente seguendo i trend delturismo e seguendo la domanda diquest’ultimo di cibi rapidi e a basso, senon bassissimo costo."Di fronte a fenomeni di questo genere- spiega Gianni De Checchi, segretario

    di Confartigianato Venezia -, tipici dimolte realtà urbane ad alta intensitàturistica, noi riteniamo in generale cheinterventi di tipo mirato, volti a colpireesclusivamente l’offerta e tesi ad agireunicamente sulle attività economiche,siano illiberali oltre che destinati a nonprodurre risultati soddisfacenti".In effetti, già in passato, negli ultimi 30anni, le varie amministrazioni comuna-li succedutesi hanno tentato la stradadello sbarramento amministrativo anuove aperture per contrastare feno-meni di concentrazioni di attività e perevitare che intere aree della Città Anti-ca venissero “colonizzate” da attività apreminente vocazione turistica, stra-

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    volgendo il tessuto socio economicodella città e impattando, come poi difatto è avvenuto, sulla politica immobi-liare stravolgendo anch’essa.Allo scopo basti ricordare solo la deli-bera 73/03, che certamente non hasvolto il suo ruolo di freno ad attività dipizze a taglio e kebab, dal momentoche oggi ne stiamo ancora parlando, nédi maschere e né di chincaglierie, di cuiVenezia è piena più che mai.Oppure la delibera 102/2012 , che pre-valentemente ha normato i PE interve-nendo in ampie aree di Venezia, ma ciònon ha certo impedito la loro enormeproliferazione come riteniamo sia sottogli occhi di tutti."In entrambi questi casi - prosegue ilSegretario - si è cercato, in buona fedee con condivisibili obiettivi, di normareil territorio intervenendo sulle nuove

    aperture e su alcune tipologie di trasfe-rimenti di sede, ma i risultati sono sta-ti assolutamente scarsi per non direirrilevanti".Confartigianato Venezia non ritienequindi che la strada maestra sia agiresulla libera iniziativa d’impresa, cheper noi rimane un valore inviolabile esacrosanto, ma semmai sui controlli daparte delle istituzioni e degli organi divigilanza all’uopo preposti.Quindi, in parole povere, se si intendo-no vietare i bivacchi e il consumo dipasti per strada, come è giusto e dove-roso, l’amministrazione Comunale vietiquesto ed attui attraverso la PoliziaUrbana gli opportuni controlli e sanzio-ni adeguatamente i comportamenti noncorretti, senza agire sulla libera inizia-tiva imprenditoriale."L’esperienza passata - commentaAndrea Bertoldini, vice presidente del-l'Associazione di San Lio - ci portainfatti a dire che simili interventi nellamigliore delle ipotesi non produconoeffetti di sorta e, nella peggiore, intro-ducono elementi pericolosi di concor-renza tra operatori.Ferma restando pertanto questa con-vinzione di fondo, la nostra Associazio-ne non si è sottratta ad una valutazionesulla bozza di delibera ricevuta dal-l’Amministrazione, ritenendo comun-que opportuno formulare alcune osser-vazioni al fine di migliorarla, renderlapiù efficace, più applicabile ed evitaresoprattutto un contenzioso che a nostrogiudizio appare inevitabile in assenza dialcuni correttivi. Per fare ciò siamopartiti dai numeri.

    Quali attività devono essere escluse Con il termine “ vendita e produzione diprodotti alimentari atti a essere consu-mati su pubblica via” usato nel testodella delibera viene data un’accezionegenerica per identificare la gamma diprodotti di cui si vorrebbe fermare ilconsumo. E’ evidente che in questopassaggio, probabilmente e sperabil-mente “oltre” la stessa volontà degliestensori, siano comprese attivitàbenemerite che da sempre fanno ilvanto e la storia della nostra gastrono-mia più tipica, dell’immagine del made

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    in Italy e dell’artigianato italiano eveneziano.Non è sarcastico ritenere che possaricadere nelle forche caudine di unsimile provvedimento un produttore dibiscotti artigianali tradizionali, peresempio, o un gelataio artigianale;entrambi fanno un prodotto che puòessere consumato sulla pubblica via e ilbuon senso non è normato da alcunaleggi .Abbiamo chiesto quindi l’esclusione di:- gelaterie artigianali;- cioccolaterie artigianali;- pasticcerie artigianali;- panificatori artigiani;- prodotti tipici e tradizionali artigianalida forno.

    Agire anche sulla domandaLa nostra Associazione ritiene che lastrada scelta dal Comune di Firenze, diagire in forma congiunta sia sull’offer-ta, sia sui controlli e sulle sanzioni chesulla domanda, sia il modo migliore pergarantire dei risultati concreti .Quindi abbiamo richiesto l’inserimentodi specifici articoli che prevedano da unlato il divieto di organizzazione di “alco-ol tour” nella Città Antica con relativesanzioni e divieto di somministrazione

    e vendita di alcolici; dall'altro una rigi-da regolamentazione delle feste di lau-rea, addio al nubilato/celibato condeposito dei nominativi dei responsabi-li delle feste in modo vincolante perpoter essere serviti e identificabili incaso di danni e molestie gravi.

    Agire sui controlliIl tema dei controlli nella Città Antica èarticolato e controverso."Ci sembrano evidenti e chiare le diffi-coltà dell’Amministrazione in tal senso- prosegue il Segretario De Checchi - ,ma riteniamo che un intervento delibe-rativo che si pone il problema di inter-venire sul decoro della città non possalasciare sullo sfondo quasi come nonesistessero i soggetti che questo deco-ro lo dovrebbero far rispettare attraver-so gli opportuni controlli e le debitesanzioni".D’altro canto sono note a tutti, ancheattraverso le notizie di stampa, le con-dizioni in cui versa l’organico mediodella polizia municipale che può conta-re allo stato su 360 addetti per gestiretutti i servizi di due città. Infatti, nondeve sfuggire che pur trattandosi di ununico Comune, Venezia e Mestre sonodue realtà oggettivamente diverse e

  • con diversificate esigenze e che Vene-zia è una delle capitali mondiali delturismo di massa con un afflusso chela colloca ai vertici mondiali .Basta il solo confronto con una cittàmolto simile a Venezia per vocazioneturistica come Firenze che può contaresu un numero di agenti praticamentetriplo, tenendo presente che nel 2016Firenze dichiara un totale di meno di 13milioni di turisti (fonte Firenze Today)contro i 27/30 milioni di Venezia.

    In questo contesto, sono in costanteaumento la tensione e le aspettative neiconfronti dei vigili sul problema deicontrolli anche sui bivacchi e sui pasticonsumati sulla pubblica via, che peròoggi risultano vietati unicamente inPiazza San Marco e zone limitrofe (area monumentale) e non nelle altrezone."Pensavamo quindi - chiude Bertoldini- che questa delibera potesse esserel’occasione per fare ordine sulla mate-ria e per rafforzare anche in termini divigilanza il rapporto tra vigili e cittadini,dando la possibilità ai primi di poterintervenire anche al di fuori dell’areamarciana e ai secondi di avvertire lapresenza di controlli che oggi in tuttafranchezza non vengono percepiti forseanche a causa delle aree troppo ristret-te in cui i divieti agiscono".Abbiamo chiesto che venisse inseritoun apposito articolo che ampliasse ildivieto di consumo di cibi stazionandosulla pubblica via in luoghi non all’uopoattrezzati individuandoli e rafforzandolinel tempo con appositi interventi ( Giar-dinetti Reali, Giardini, S. Elena, GiardiniPapadopoli, Panchine Santa Margheri-ta…)

    Come andrà a finire"Si sa che l'Amministrazione approveràla delibera presentata e che rimarràsorda alle nostre osservazioni - èl'amara chiosa del Segretario Gianni DeChecchi - Da un'attenta lettura dellabozza si capisce che se la stessa nonverrà sostanzialmente modificata esarà quindi un provvedimento inutile edinefficace, parleremo quindi ancorauna volta della classica occasione spre-cata. Ci si limiterà a colpire le nuoveaperture di attività artigianali e com-merciali di prodotti atti al consumo sul-la pubblica via, lasciando completa-mente fuori tutto il mondo,numerosissimo e articolato, dei Pubbli-ci esercizi (bar) e delle grandi e mediestrutture di vendita (i supermercati)che a Venezia ormai hanno tutti il lorobanco take away, pronto a sfamare leorde di turisti che ogni giorno invadonola città". La montagna che partorisce iltopolino, appunto.

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    Il marchio Vetro Artistico Murano diventa interattivoIl bollino garantisce assoluta originalità, unicità e valoredel processo creativo. E' già stato distribuito alle aziendeche aderiscono al marchio di tutela

    Arriva un bollino, realizzato seguendo lepiù moderne tecnologie, a certificare ilvetro di Murano doc, un nuovo sviluppoper il marchio del vetro, operativo giàdal 2001. Si tratta di un'etichetta appli-cata ad ognuno dei prodotti originali,leggibile tramite smartphone, tablet epc, e contenente l'intera filiera produtti-va del prodotto con foto e informazioniche arrivano fino all'indicazione delmaestro vetraio autore. E' questa larisposta che la Regione Veneto, il Con-sorzio Promovetro di Murano e laCamera di Commercio hanno volutofornire per combattere il dilagare della

    contraffazione del vetro, uno dei prodot-ti principe dell'artigianato veneziano eveneto. "Vetro Artistico di Murano", cosìsi chiama, è un marchio collettivo e saràutilizzato da aziende con tipologia mer-ceologica e con prodotti estremamentedifferenti per valore e grandezza. A caratterizzare le nuove etichette indue versioni (bianco o trasparente) è latecnologia Clear to Cyan sviluppata da3M, ovvero pellicole ottiche multistratoformate da centinaia di sottilissimi stra-ti di polimeri che riflettono e rifrangonola luce provocando variazioni cromati-che uniche a seconda del punto di

    qui sopraLuca Zaia

    Presidente della Regione Venetomentre fotografa il bollino

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    osservazione.Il marchio ipertecnologico, che consen-tirà al cliente finale di capire se staacquistando un falso oppure l'originalee che si legge semplicemente avvici-nando un telefonino all'etichetta, è sta-to presentato lo scorso 31 gennaio aPalazzo Balbi, sede della Giunta regio-nale, dal Presidente Luca Zaia e dairesponsabili del Consorzio Promovetro."La guerra ai tarocchi - ha detto Zaia - èda sempre una delle mie priorità, daquando sono Presidente del Veneto per-chè il Veneto è sinonimo di qualità e laqualità va valorizzata e difesa. Il vetro diMurano non è solo un’arte unica almondo ma anche un grande elementoidentitario, che va difeso con ogni mez-zo. Ora questo marchio va promosso almeglio, perché venga conosciuto ed uti-lizzato, da quanti più turisti possibile"."Si tratta di una rivoluzione per il vetrodi Murano - assicura Luciano Gambaro,presidente del Consorzio Promovetro -la tecnologia va al servizio di una storiamillenaria con uno strumento innovati-vo a tutela di un territorio e della suatradizione. Da oggi i clienti potrannotrovare nei negozi applicati ai prodotti

    questo nuovo strumento e avere unasicurezza in più. Va detto però che que-sto per noi è un punto di partenza e nondi arrivo, perchè senza un sostegno for-te e pianificato si rischia di vanificaretutto il lavoro fatto mettendo a repenta-glio una tradizione che rappresenta unpatrimonio di Venezia, del Veneto, e del-l'Italia tutta". Oggi la concorrenza sleale di prodottirealizzati al di fuori di Murano raggiun-ge l'incredibile percentuale dell'80% diquanto venduto nei negozi del solo cen-tro storico di Venezia: un'indagine dallaCamera di Commercio di Venezia su uncampione di 12 negozi e 120 oggetti, haevidenziato la presenza sui prodotti di41 diciture diverse, 9 delle quali fannoriferimento a Murano. In pratica solo unquarto delle filiere produttive e com-merciali risulta prodotta in isola."Il marchio esiste dal 2000 e vi aderi-scono una sessantina di aziende, unagaranzia di origine e autenticità deiprodotti per migliaia di consumatori -aggiunge il segretario di Confartigiana-to Venezia Gianni De Checchi - Oggigrazie alla Regione si va oltre con unanuova dignità tecnologica, e si ha unavera carta di identità del prodotto rac-contando la storia di aziende e artigia-ni. Chiediamo che si faccia quanto pos-sibile per rafforzare i finanziamentisulla promozione di questa importanteevoluzione tecnologica del marchio.Senza, è destinato a rimanere sullacarta, va fatto conoscere per esseredavvero utile. Le aziende di Murano nonhanno le risorse per farlo, serve quindiun ulteriore sforzo della Regione, chene è la proprietaria". Promovetro e Confartigianato sonoinfatti sicuri che la Regione dovrebbeinvestire tra i 200mila ed i 500mila eurol'anno per tre anni per arrivare ad unrisultato concreto, solo così il bollinopotrà funzionare. Per il nuovo bollinotracciabile la Regione ha finora investi-to 100mila euro, ma quello che chiedo-no Promovetro e Confartigianato è unosforzo programmatico. Il bollino garan-tisce assoluta originalità, unicità e valo-re del processo creativo. E' già statodistribuito alle aziende che aderisconoal marchio di tutela.

    qui sotto, a destraLuciano Gambaro, presidente del Consorzio Promovetroe il funzionario Sergio Malara

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    Venezia continua a perdere pezziEnnesimo smacco alla città:se ne va a Rovigo l'Ispettorato al Porto

    Al peggio non c’è mai fine, sembraveramente una scure quella che potreb-be abbattersi a breve sul mondo dei tra-sporti veneziani su barca. Non bastavano le quotidiane difficoltàoperative del trasportatori costretti avere e proprie acrobazie per districarsitra canali intasati e rive di carico/scari-co fatiscenti, ora ci si mette anche laburocrazia.E' diventato ormai ufficiale che la sedeveneziana dell’Ispettorato di Porto, giàtrasferita negli ultimi anni dal CentroStorico alla terraferma, venga ora gra-dualmente svuotata in vista di un defini-tivo trasferimento a Rovigo! “Da qualche tempo i segnali di questopossibile trasferimento erano inequivo-cabili, oggi sono diventati un fatto concre-to - spiega il Presidente dei TrasportatoriConfartigianato Venezia MassimilianoBrusato - già ora la sede veneziana del-l’Ispettorato è rimasta con un solo dipen-dente prossimo alla pensione. Questosignifica che un altro settore economico

    a sinistrala manifestazione di protesta dei Trasporti avvenuta a Venezia il 16 novembre 2012

    qui sottoscene di ordinario “trasporto” a Venezia

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    fondamentale per lasopravvivenza di Vene-zia abbandonerà presto

    la città”. E le conseguen-ze sono tutt’altro che irri-

    levanti.“Evidentemente non sono

    state attentamente valutate lepossibili ripercussioni di un trasferi-

    mento a Rovigo - puntualizza il VicePresidente Emiliano Ghira - dall'Ispet-torato di Porto dipendono licenze dinavigazione, certificati di navigabilità,collaudi, passaggi di proprietà e imma-tricolazioni praticamente per ogni tipodi imbarcazione”. “Ci fosse la certezza

    che tutte procedure funzionassero allaperfezione per via telematica - concludeil segretario De Checchi - il trasferi-mento a Rovigo potrebbe anche essereindolore ma sappiamo benissimo chenon è così e questo vale in modo parti-colare per l’ufficio dell’Ispettorato diPorto dove le pratiche venivano comple-tate in ufficio grazie all’operatività deifunzionari presenti, difatti le procedureon line non sempre funzionano alla per-fezione. Ora bisognerà andare fino aRovigo per espletarle?". Venezia è città d’acqua e certo non ècosa di poco conto perdere un altroufficio di riferimento per i possessori dibarche. La città storica, infatti, ha giàperso molti altri uffici negli ultimi anni,basti pensare all’ex Ufficio di Colloca-mento o all’Ufficio Metrico e Telemati-co della Camera di Commercio maquesti sono solo i casi più recenti, oandando più indietro negli anni, basticitare la sede di Alitalia in BacinoOrseolo e le Assicurazioni Generali,sempre in Bacino Orseolo. In controtendenza, la Corte dei Conti che, dopoanni di "esilio" all'ex palazzo del-l'Agenzia delle Entrate (nel frattempotrasferita a Marghera), è tornata nellostorico palazzo dei Camerlengi, ai pie-di del ponte di Rialto. Il restauro radi-cale era cominciato tre anni fa, mal'edificio era stato abbandonato da piùtempo, esattamente dal 2010.

    a destrail presidente dei trasportatoriConfartigianato Venezia Massimiliano Brusato

    qui sottoil Vice Presidente Emiliano Ghira

    a fondo paginatraffico acqueo a Venezia

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    Vianello: 20 anni di “terrazzi” d’arte a Venezia“Vianello Pavimenti” festeggia il successo della sua attività

    "Vianello Pavimenti”, a San Stae 1775,compie 20 anni e in un periodo di crisi,in cui tante attività artigiane fanno fati-ca a mantenere un trend positivo,l'azienda di Stefano e Marco Vianellocontinua, con successo, l'impegno dimantenere viva un'antica arte che risa-le al 1400, conosciuta come tecnica del"terrazzo", cugina lontana del mosaico. Questi maestri artigiani si sono specia-lizzati nel restauro delle pavimentazioniantiche e la sfida è quella di avvicinarsiil più possibile all'originale. La loro abi-lità sta proprio nel non far intuire chesono intervenuti nella lavorazione. "Ilnostro impegno - spiegano - è crearepavimenti originali nel rispetto dell'an-tica tradizione del seminato venezianoper soddisfare i clienti più esigenti". Fondata a Venezia in centro storico nel1997 dai due fratelli, l'azienda artigianasi è consolidata in questi anni, inseren-dosi tra le leader del settore e perse-guendo tre principali obiettivi: preser-vare il metodo originale della seminadel terrazzo troppo spesso riprodotto inmaniera impropria con pre-miscelatiche vorrebbero imitare il pavimento allaveneziana tradizionale senza raggiun-gerne la qualità estetica. Secondoobiettivo, continuare la ricerca di inno-vazioni tecnologiche per ottenere sem-pre più alti livelli qualitativi nei nuovirivestimenti e contemporaneamentesalvaguardare i manufatti antichi, stori-ci rovinati dal trascorrere del tempo oda interventi sbagliati fatti in passato.Terzo obiettivo, applicare le antiche tec-niche di lavorazione nell’ottica delrispetto degli ambienti storici dove ven-gono eseguiti gli interventi. La ditta è composta da i quattro titolari:

    Stefano Vianello che ha intrapreso ilmestiere di terrazziere già a 16 anni coni migliori maestri veneziani assimilan-done le antiche tecniche di lavorazionee, nel tempo, ha realizzato lavori di pre-gio in edifici storici pubblici e privati e innumerose chiese veneziane. Marco, chesi è diplomato elettricista installatoreelettromeccanico ed ha maturato unalunga esperienza come artigiano spe-cializzato in impiantistica termo-idrau-lica ed elettrica. Appassionatosi poi del-l'antica tradizione dei terrazzi allaveneziana, ha iniziato a collaborare conil fratello. La gestione della parteamministrativa e commerciale dellaVianello snc è affidata, invece, allacapacità e disponibilità di GabriellaAmadio e Giorgia Magarotto sempre adisposizione del cliente dal brief alcompletamento del progetto. "L’attenzione ai materiali e agli stru-menti del passato ci spinge a ricercare

    qui sottoStefano e Marco Vianello con Gabriella Amadio e Giorgia Magarottofesteggiano i 20 anni di attività

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    metodi per trasformare le materie prime da taglioindustriale ad esclusivo, utilizzando sia macchinariantichi che i più moderni frantoi. La nostra attenzioneè posta inoltre anche alla sostenibilità, difatti utilizzia-mo prodotti naturali quali cemento, calce, marmo, oliodi lino, sia nella realizzazione dei nostri prodotti cheper il trattamento delle superfici d’arredo. Il micro-topping ad esempio non contiene solventi nocivi, nonrilascia formaldeide o altre sostanze tossiche siadurante la sua lavorazione che una volta asciugato egrazie alla sua formulazione a base di acqua ha unbasso impatto ambientale", aggiungono Stefano eMarco."Il cliente - aggiungono i due artigiani - può contaresulla collaborazione esperta di noi terrazzieri per rea-lizzare un pavimento personalizzato, scegliendo frauna gamma di essenze, decori e materiali dai croma-tismi infiniti".Una curiosità: grazie all’elevata conducibilità termicadei materiali naturali e privi di resine impiegati, il ter-razzo alla veneziana con leganti in cemento si propo-ne come un’ottima soluzione per ambienti con riscal-damento a pavimento sia per l’alta resa termica siaper l’omogeneità del riscaldamento interno. Vediamo ora nel dettaglio le altre tipologie di pavi-mento realizzate dalla ditta artigiana, oltre al classico"terrazza alla veneziana": il "pastellone in calce"archetipo del pavimento alla veneziana dotato di gran-de elasticità e morbidezza presuppone una manoesperta e minuziosa, capace di evitare, nella stesura,buchi o avvallamenti. Utilizzato negli edifici storici vin-colati, può essere di colore rosso, giallo e più rara-mente verde. Valida alternativa al tradizionale in calceè il "pastellone a stucco". Il microtopping è perfettoper le ristrutturazioni, sopra delle vecchie piastrelle,

    sopra un pavimento radiante, sopra una superficie inlegno. In soli tre millimetri di spessore ti permette dirinnovare ogni superficie: calcestruzzo, ceramica,legno… le eccellenti doti di adesione di microtopping ela sua preparazione specifica, lo rendono applicabilesu qualsiasi tipo di supporto. Inoltre, non è necessariorimuovere le superfici esistenti e non serve nemmenoregolare i serramenti presenti. Ma, come già accennato, oltre alla realizzazione dipavimenti nuovi, la ditta si è specializzata nel restau-ro. "ll restauro di un terrazzo alla veneziana può avve-nire a seconda dello stato di degrado con due diverseprocedure. Si può “ripristinare” l’intero terrazzo,riportandolo allo stato originale della posa o “rappez-zare” eventuali parti mancanti. In entrambi i casi, fon-damentali sono l’esperienza e la sensibilità cromaticadel terrazziere e il rispetto della “regola dell’arte” cheda sempre accompagna la creazione e il restauro diquesti pavimenti. L’intervento inizia con la levigaturadelle superfici mediante abrasivi detti “mole ad impa-sto”, in progressione da una grana grossa ad una gra-na fine, per spianare avvallamenti e strisci del pavi-mento - spiegano i Vianello - Successivamente ilpavimento viene lavato per essere preparato alla fasesuccessiva di stuccatura. Questa consiste nello sten-dere manualmente un impasto di stucco ad olio e pig-menti naturali per colmare eventuali porosità. A com-pleta essiccazione si può procedere con la lucidatura.Questa avviene attraverso l’utilizzo di mole di finituradi grana extra-fine. Si procede quindi al completa-mento delle lavorazioni con l‘oliatura del pavimentocon stracci di juta per favorirne l’assorbimento fino arifiuto, rendendo così il pavimento idrorepellente".Insomma in due parole "il pavimento a regola d'arte".

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    Giovanni Ardit, un orafo da recordMossi i primi passi a 8 anni, ora, a quasi 90, prosegue con la stessa passione di allora

    Pluripremiato da Confartigianato Vene-zia, prima per i 25 anni di fedeltà agliartigiani nel lontano 1978 e poi con ilpremio speciale "Vecio Leon" per l'inos-sidabile carriera, Giovanni Ardit, vene-ziano, nato il 28 marzo 1928, è decisoancora a non mollare, anzi, condivideogni pomeriggio con il figlio Alberto illaboratorio orafo sul retro della suabottega in calle del Pistor 4589 a Can-naregio. Sono ben 82 anni che Giovanni

    Ardit fa l'orafo artigiano, un record. Lesue raffinate creazioni le si possonoammirare nelle vetrine del suo negozio.Ogni giorno Giovanni prende il vaporet-to a San Stae, scende alla Ca' d'Oro e sireca nel negozio/laboratorio dove sedu-to nel banco da orafo crea collane, spil-le, anelli, gemelli. Ambidestro disegnagioielli, incastona pietre preziose, lavo-ra l'oro, usa seghetti, tenaglie, trapani.Il suo incantevole mondo è racchiuso in

    qui sottoGiovanni Ardit, quasi 90 anni,ancora al lavoro nella sua bottega artigiana

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    pochi metri quadri ma alla sera dopoaver appeso il grembiule e abbassato leserrande gli si stringe il cuore vedere lacalle buia."Sono sparite - lamenta l'artigiano ora-fo - le attività del vivere quotidiano. Inquesta che è una laterale della StradaNuova hanno chiuso ben cinque negozi.Non riconosco più la mia Venezia. Leoreficerie erano 380, ora sono meno dicento". Giovanni, ironico e pluripremia-to, racconta la sua vita. La passione perl'oro e le pietre preziose nasce da bam-bino. Aveva otto anni. Al suonare dellacampanella - frequentava la scuola ele-mentare Manzoni - il piccolo Giovannisaltava il pasto, correva a Rialto e incol-

    lava naso e occhi sulle vetrine dei labo-ratori di oreficeria: lo incantavano lemani abili degli orafi Sorato e D'Este edegli incastonatori Donadini e Derai."Quest'ultimo un giorno - racconta Gio-vanni - vedendomi sempre tra i piedi mifece entrare e mi disse una frase chenon ho più dimenticato: guarda ma noncercare di imparare, impara". I primilavori li realizzò con il rame poi conl'oro. Dopo aver creato un anello perfet-to i suoi maestri glielo spaccavano amartellate. Mi dicevano: "Rifallo uguale.Li guardavo sbigottiti ma tacevo. Eranomolto severi, da adulto ho capito e li rin-graziavo". Dopo Rialto si spostò ai Frarie a 14 anni aprì un laboratorio. "A casanella mia camera, ho lavorato così finoai 18 anni, dopo ne ho aperto uno mio inquesta calle. Pagavo 3000 lire per unapiccola vetrina e un buco; tre personenon ci stavano ma ero felice. Mi eroindebitato; mio padre e la banca voleva-no aiutarmi, rifiutai. Di mese in mesecon il lavoro mi pagavo i debiti. In callepassavano i miei amici che andavano alcinema Giorgione, all'uscita ero ancoralà; chiudevo a mezzanotte".Nel 1954 Giovanni si sposò, nacqueroDaniela e Alberto che segue le ormepaterne. Nel tempo l'artigiano oraforicevette la proposta di spostarsi in unnegozio più grande. "Era di fronte almio, ho accettato e sono ancora qui",spiega. Tra le ordinazioni recenti fedineper le suore e per le coppie lei/lei.

    a destranumerosi sono stati i riconoscimenti nella lunga e prestigiosa carriera di Giovanni Ardit (qui premiato dal Presidente Vitturi)

    qui sottoGiovanni Ardit con il figlio Alberto

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    Da aspirante restauratrice ad artigiana del gelatoCambio di rotta per Anna Baggio che inaugura "Il Cornetto" alla Bragora

    Il suo numero fortunato o scaramantico,se si preferisce, è il 17 e lo ha scelto perinaugurare, lo scorso 17 febbraio, ovvia-mente alle 17, la gelateria "Il Cornetto"a Castello 3600/C in zona Bragora."Anche l'appuntamento con il notaio peril contratto di locazione è stato stilato indata 17, il 17 gennaio alle 17, per la pre-cisione", racconta Anna. I gelati di Anna sono quelli della rino-mata gelateria "Fantasy" di Lucio Caro-lo in calle dei Fabbri, difatti i muri delnuovo piccolo locale preso in gestionesono di proprietà di Lucio, un marchio digaranzia e di qualità, quindi, a cui peròAnna vuole aggiungere qualcosa di suo:"Qui i clienti potranno "costruirsi" ilgelato a proprio piacimento aggiungen-do le più svariate granelle, anche più diun tipo a gelato, inoltre preparerò anchei panini al gelato e le crepès". Anna Baggio è originaria di Bassano delGrappa ma vive a Venezia da molti annie di recente ha anche sposato un vene-ziano che lavora per un hotel ma l'aiutaanche in gelateria. "In realtà quello del-la gelataia è un mestiere che mi è capi-tato per caso non per scelta, difatti hostudiato per diventare restauratrice,prima frequentando il liceo artistico conindirizzo restauro poi conseguendo lalaurea triennale in Beni Culturali. Perun certo periodo sono anche riuscita asvolgere il lavoro di restauratrice colla-borando con mio padre, restauratorelibero professionista e al contempo, peravere una mia completa autonomia eco-nomica, avevo anche iniziato a lavorarecome dipendente per alcune gelateriedel centro storico. In realtà pensavo sitrattasse di un occupazione provvisoriae che avrei lasciato quest'ambito affer-mandomi invece come restauratrice".

    Ma le cose per Anna non sonoandate per il verso giusto ed illavoro stabile e definitivo nelcampo del restauro non si èconcretizzato. "Anzi per circaun anno ho dovuto smettere dilavorare perchè ho contratto unamalattia che mi crea tuttora dolorialla mano, il linfodema, ovvero la perdi-ta di proteine e globuli bianchi dal siste-ma linfatico. Devo ancora oggi cercaredi non affaticare le mani e tenerle cal-de". Questa malattia e la mancanza disbocchi concreti ha affossato definitiva-mente l'aspirazione di diventare restau-ratrice ma ora Anna vuole dare il megliodi se in questa nuova attività tutta sua:"Il Cornetto".

    Benvenuto tra noi!

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    Luce e gas più convenienti per imprese e abitazioniVerificare la convenienza è veramente facile!

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    A distanza di poco più di un anno dall'ade-sione anche di Confartigianato Venezia alConsorzio CAEM, è il momento delle valuta-zioni. Il Consorzio CAEM - Consorzio Acqui-sti Energia e Multiutility è un organismo

    promosso per l’acquisto sul liberomercato di energia elettrica e

    gas per conto delle impre-se aderenti. Finalmen-

    te abbiamo intrapre-so la strada giusta -spiega il direttoreGianni De Checchi- dopo aver dato fi-ducia negli ultimianni ad alcuni for-

    nitori di luce e gasanche locali ci siamo

    accorti che l'attività dimonitoraggio puntuale

    delle tariffe di luce e gasviene garantita solo nel periodo

    iniziale, poi dal secondo anno il fornitoretende ad uniformare le tariffe". E questo èstato sostanzialmente il motivo per cui an-che Confartigianato Venezia da settembre2015 è entrata nel Consorzio CAEM.Il consorzio compra l’energia, l’impresa ri-sparmia sulle bollette di luce e gas: sostan-zialmente funziona così il meccanismo chepermette agli imprenditori iscritti a Confar-tigianato di alleggerire i costi di luce e gas.In nome del principio "l’unione fa la forza",questi gruppi di acquisto aggregano la do-manda di energia non solo di imprese maanche di famiglie, cercano le migliori tariffee riescono a strappare ai fornitori prezziscontati rispetto a quelli di mercato. "I risparmi che ho riscontrato personalmen-te - spiega Francesco Polo, referente delloSportello Energia Confartigianato Venezia -

    vanno dal 10% in su e non è davvero poco sesi considera che l’energia elettrica ed il gasrappresentano una voce di costo molto pe-sante, tra l'altro i casi riscontrati in cui il ri-sparmio era pressoché nullo o addiritturanon conveniente si contano sulle dita di unamano". Questo significa che i fornitori pre-scelti dal CAEM (Eviva Spa per le imprese edAIM ENERGY per le utenze domestiche) as-sicurano effettivamente dei prezzi di luce egas assolutamente convenienti. Dal primo gennaio di quest’anno, giusto ri-cordarlo, è stata introdotto la cosiddetta Tu-tela Simile, una sorta di prova generale cheprelude alla fine del mercato tutelato del-l’energia elettrica. Dal 2018, infatti, oltre 30milioni di consumatori, tra imprenditori efamiglie, dovranno vedersela con i prezzi li-beri di luce e gas. Che significa una giungladi offerte nelle quali sarà difficile orientarsie dove si moltiplicano i rischi di cadere nel-le mani di fornitori spregiudicati. "Proprioper questo motivo - spiega Gianni De Chec-chi - siamo sicuri di poter giocare un ruolomolto importante: siamo assolutamente ingrado di "prendere per mano" imprenditorie famiglie e guidarli nella stipula dei nuovicontratti, garantire loro la possibilità dicambiare agevolmente fornitore, poter con-frontare le proposte degli operatori, difen-derli dagli errori di misurazione e di fattura-zione". "Prima di cambiare il fornitore di lu-ce/gas, però, - precisa Francesco Polo -suggeriamo di rivolgersi al nostro SportelloEnergia per verificare gratuitamente l'effet-tivo risparmio: è sufficiente consegnare co-pia dell'ultima bolletta della luce e del gasdell'azienda o della propria abitazione edentro 48 ore siamo in grado di fornire l'ana-lisi gratuita e non vincolante dei possibili ri-sparmi".

    qui sottoFrancesco Polo

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    La scomparsa di Loris Volpato: Venezia perde uno dei grandi amanti della cittàDe Checchi: "dinamico esponente delle categorie, un esempio per tutti"

    Si è spento Loris Volpato, ex presidente dellaConfcommercio, aveva 84 anni. Loris è statoil primo presidente di Ascom Venezia, infattiera l'ormai lontano 1991 quando, assieme aRoberto Magliocco, aveva fondato AscomVenezia e in seguito divenne inoltre vice pre-sidente vicario dell'Unione commerciantidella provincia. Orefice, aveva la bottega aCannaregio, a due passi dall'ex Cinema Italiae qui viveva con la moglie e aveva cresciuto ledue figlie. Per lunghi anni Loris Volpato è stato anchepresidente della Società orafa veneziana,antico sodalizio erede della Scuola degli"Oresi" della Repubblica di Venezia. "ConVolpato se ne va un pezzo di storia - com-menta il presidente Ascom Venezia RobertoMagliocco - Loris era una persona molto cor-retta, precisa, ligia al dovere, uno di cui ci sipoteva sempre fidare. Ha dato tanto al sinda-cato, eppure aveva continuato a curare per-sonalmente il suo negozio. Nella sua lungamilitanza sindacale in Confcommercio haricoperto incarichi di rappresentanza, aven-do sempre a cuore la tutela degli operatoricommerciali insieme allo sviluppo delle atti-vità commerciali e turistiche. Disegnava gio-ielli ed il nostro logo, un ponte di Rialto stiliz-zato, è nato da una sua idea". "Venezia perde uno dei grandi amanti dellacittà e delle categorie, non in senso lobbisti-co del termine ma come un uomo che si èspeso per il bene della città lagunare, unesempio per tutti - aggiunge Gianni De Chec-chi, Segretario di Confartigianato Venezia -Era un uomo molto impegnato in politica e inAssociazione e ricordo la sua particolarededizione per la manifestazione "Oro diVenezia". Era stato un ottimo amico del com-pianto presidente di Confartigianato Venezia,Gino Vitturi. Ricordo ancora con molta sim-patia alcuni suoi consigli. E' stato anche uno

    dei fautori della consulta comunale dell'arti-gianato, facendo approvare una deliberainnovativa e ne è stato uno degli animatori".De Checchi ricorda infine come, grazieall'opera di Volpato, si potè recuperare e riu-sare per laboratori artigiani e abitazioni l'an-tico monastero di Cosma e Damiano alla Giu-decca. Intenso è stato il suo impegno sindacale uni-to, come già detto, all'impegno politico e civi-co come consigliere comunale: sono note lesue battaglie contro l'impoverimento e ildegrado del centro storico che perdeva abi-tanti e attività. Nel 1997 si candidò a sindacocon una lista civica di commercianti.

    qui sottoLoris Volpato

    nella pagina a destrain alto

    un momento dellafesta per il Natale

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    in bassoPaolo Brandolisio

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    In viaggio tra le Associazioni della città: "Ruga Giuffa"

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    Sono ormai trascorsi oltre dodici anni da quandol'artigiano della pelle Stefano Piacentini, con bot-tega in Ruga Giuffa ebbe l'idea, insieme ad altricommercianti, ristoratori ed artigiani della calle enon solo, di dar vita ad un'associazione che con-tribuisse con una grande festa popolare ad ani-mare durante il periodo di Natale questa zona diCastello.

    Da allora la tradizione si è perpetrata ed oggi,l'associazione Ruga Giuffa è presieduta non più daStefano, bensì dall'artigiano nostro associato"remer", costruttore di forcole", Paolo Brandolisiocon bottega sempre in zona. "L'associazione è noprofit - spiega Palolo - e conta circa 35 bottegheassociate che in amicizia e con spirito solidalecontribuiscono ad organizzare ogni anno la mani-festazione "Natale in Ruga Giuffa". Il nostro scopoè di raccogliere fondi da devolvere in beneficenza,contributi per lo più devoluti al reparto di pediatriadell'Ospedale Civile di Venezia. I fondi vengonoraccolti anche grazie ai biglietti della lotterianatalizia che ogni anno elargisce due premi prin-cipali: un viaggio interamente pagato da noi com-mercianti e un "fuori porta benessere" offertoinvece dall'agenzia a cui ci appoggiamo. In palio cisono poi anche molti altri premi sempre offertidagli associati così come da noi sono offerti i cic-chetti, la pasta e fagioli, le immancabili fette dipandoro e di panettone e le bibite che arricchisco-

    no i banconi allestiti nel vicino campiello "Del Poz-zo Roverso", accanto alla calle. Durante la festanon manca mai l'esibizione di un gruppo musica-le e la tradizionale gara di torte, l'affluenza di resi-denti e non solo è sempre folta e festosa. Que-st'anno Natale in Ruga Giuffa ha fruttato oltre3000 euro, già devoluti al reparto di pediatria"."Dobbiamo ringraziare - aggiunge Paolo - anchela sede dell'Unesco che si trova nei pressi dellacalle e che ci da l'opportunità di usufruire degliallacciamenti per le luminarie in calle e nel cam-piello vicino, dove negli ultimi anni si è svolta lafesta. "ll nostro spirito - conclude Paolo - è di far capi-re che oltre al luogo di lavoro, la Ruga Giuffa èanche un mezzo per creare un minimo di rappor-to sociale e di comunità fra le persone". Un paiodi anni fa l'associazione "Ruga Giuffa" ha dato ilproprio contributo alla Fondazione Midget pedia-tria di Venezia per salvare una bambina di 8 annimalata di talassemia major e che aveva un asso-luto e urgente bisogno di trapianto di midollo.

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    Orafi e Argentieri i numeri di un tracolloIn 40anni perso il 60% dei laboratori artigiani

    La secolare tradizione orafo artigianaleveneziana non brilla più. Dal 1976 al2016, in quarant'anni, le botteghe arti-giane in Centro Storico sono quasi lette-ralmente sparite; dai 51 laboratori arti-giani del 1976, oggi sono rimaste attivesolo 21 attività orafe. Una fotografia inchiaro scuro molto preoccupante, quel-la che riguarda l'eccelsa e secolare tra-dizione orafa veneziana che oggi – para-dossalmente – rischia l'estinzione.“Eppure nei secoli l'arte orafa in Lagu-na ha raggiunti livelli altissimi, e i nostrimanufatti erano tra i più ambiti dallemaggiori corti europee – spiega EnricoSimionato, orafo veneziano della Con-fartigianato -. C'era e c'è un sapereincredibile dietro certe realizzazioni chesommava varie maestrie artigiane. Ilproblema è anche questo, se la nostracategoria è a rischio, con essa è arischio anche un saper fare unico esecolare, che una volta perso non sirecupererà più”.

    “Oggi si lavora per non andare in perdi-ta – dice sconsolato il presidente degliorafi della Confartigianato San LioGianluca Bastianello – e mentre i gran-di gruppi, le multinazionali del gioielloriescono a restare a Venezia grazie alleeconomie di scala, gli artigiani chiudo-no”. Per Bastianello e Simionato i pro-blemi maggiori sono legati "ad unaburocrazia che invece di agevolare l'ar-tigiano veneziano che vuole lavorare incittà lo penalizza, con i suoi assurdiregolamenti che non tengono conto del-l'unicità del Centro Storico”. Altro problema che sta mettendo inginocchio l'intero sistema artigianoveneziano “è l'annosa questione delcaro affitti nelle aree dove c'è maggiorpassaggio di turisti e quindi clienti. Perun artigiano che fa ogni singolo pezzo amano, e non ha disponibilità economi-che importanti, è impossibile tenertesta alle offerte che le grandi catenepossono fare”. E così anche per il setto-

    qui sopraGianluca Bastianelloal lavoro nella suaBottega di orafo

    a destraun’opera di Povoleri,il tipico Moretto

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    re orafo il futuro sembra guardare al tra-monto, più che ad una nuova alba.“Per questo l'appello alle istituzioni si faaccorato – continua Bastianello – ameno che non ci sia un preciso disegnodi svendere la città all'omologazione.Bisognerebbe istituire una sorta di zonafranca, anche fiscale, per salvare la tra-dizione, agevolazioni e incentivi per chiqui lavora da anni e non arriva in cittàsolo per avere il negozio anche a Vene-zia. Un aiuto ai nostri artigiani orafipotrebbe poi arrivare anche dalla realiz-zazione della proposta fatta dal nostrosegretario Gianni De Checchi, di preve-dere nei Bookshop dei Musei Venezianiapposite aree per la vendita dei prodottiartigiani veneziani, dove l'oreficeriapotrebbe avere un'ottima visibilità perproduzioni che, ad esempio, riguardanocopie autenticate di gioielli e moneteesposte nelle mostre”. Un'ultima ma non meno importantequestione è poi quella della sicurezza,“O meglio dell'insicurezza davanti il dila-gare di atti criminali in città – concludeBastianello. Visto che oggi ti entrano innegozio ed aggrediscono, o si organizza-no colpi con tecniche paramilitari efumogeni, come il recente caso in piazzaSan Marco, sinceramente se vedessi piùpresidi delle forze dell'ordine e militariin città non mi spaventerei, ne' cometurista, ne' come cittadino, ne' comeimprenditore”.

    ORAFILe imprese artigiane non sono "compro oro".No a nuovi costi e oneri burocratici

    Confartigianato è intervenuta anche in merito al dibattito che inquesti giorni è in corso al Parlamento sulla regolamentazionedelle attività di «compro oro».“Si ritiene positiva l’emanazione di un decreto legislativo sul-l’attività di «compro oro» che, in attuazione della direttiva Ueantiriciclaggio 849 del 2015, avrà il merito di regolamentare inmodo organico queste attività, rafforzando i controlli per con-trastare le attività criminali. È importante però segnalare che inuovi adempimenti, così come previsti dal testo in questione,non rispettano i principi europei di proporzionalità e del ThinkSmall First e dunque caricano di inutili costi e complicazioniburocratiche anche le imprese artigiane orafe che svolgonosoltanto marginalmente la compravendita di oro usato”.A tal proposito nei giorni scorsi una delegazione di Confartigia-nato Orafi, guidata dal Presidente Nazionale Andrea Boldi, èintervenuta in audizione alla 6ª Commissione Finanze e Tesorodel Senato sulle disposizioni per l’esercizio delle attività «com-pro oro», sollecitando modifiche al provvedimento.“La delegazione di Confartigianato Orafi ha chiesto ai nostrilegislatori che vengano distinti gli operatori che hanno comeunica finalità commerciale l’acquisto di oro usato, dagliimprenditori che svolgono l’attività principale di artigiano orafoe comprano oro usato solo in via residuale e occasionale, con laconseguenza che anche gli oneri amministrativi dovrannoessere proporzionali all’attività svolta. Come ha sostenuto inaudizione il Presidente Boldi, l’acquisto di oro usato per lariconversione in oggetti d’artigianato non può essere infattiequiparato al rischio ricettazione di un’attività di «comprooro»”.Secondo Confartigianato Orafi, le imprese artigiane vannoescluse dagli obblighi di iscrizione nel registro degli operatoricompro oro istituito presso l’OAM (Organismo degli Agenti inattività finanziarie e dei Mediatori creditizi) e di tenuta di unconto corrente dedicato alle transazioni di compravendita dioro. “La norma potrebbe far sì che questi adempimenti scatti-no per le imprese artigiane soltanto nel caso in cui si superinoi limiti di occasionalità e residualità della compravendita dimetalli preziosi usati e si oltrepassi una soglia di guadagnoderivante da tale attività”.“Auspichiamo che il legislatore ponga attenzione a queste fon-damentali differenze e non equipari gli orafi artigiani ai negozicommerciali di «compro oro», anche nell’ottica del percorso inessere verso la sburocratizzazione delle imprese – ha conclu-so Andreina Facchinetti –. Non si vorrebbe infatti che l’origina-rio obiettivo di perseguire un risultato positivo contro la ricet-tazione si trasformi nell’ennesima complicazione burocraticanei confronti delle piccole imprese artigiane”.

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    Barbieri: a Venezia addio alle forbiciAi minimi storici una categoria che ha fatto la storia dell'artigianato

    Grido d'allarme di ConfartigianatoVenezia: "In quarant’anni la presenza dibarbieri e parrucchieri in centro storicosi è ridotta del 60 per cento. Soprattuttoi primi, i barbieri, sono una “specie” invia d’estinzione non venendo più rila-sciate nuove licenze, come stabilito dal-l’Unione Europea. In attività ne sonorimasti appena 7, quando nel 1976 era-no addirittura 32", spiega Enrico Vetto-re, responsabile dell'Ufficio Categoriedell'Associazione di S.Lio. Una dellebotteghe più amate dagli uomini di untempo, verrebbe da dire, è in via di spa-rizione. Un luogo dove trascorrere iminuti in attesa leggendo il giornale oparlando, quindi sedendosi sulla poltro-na per farsi fare barba, appunto, ocapelli. Secondo Enrico Vettore non aiutano iltariffario, sostanzialmente fermo daanni e non adeguato all’aumento del-l’inflazione, il continuo rialzo delle spe-se di gestione e ovviamente, come nelcaso di altre attività commercialicostrette ad abbassare la saracinesca emagari tentare di resistere altrove sulmercato, quello degli affitti alle stelle elo spopolamento del centro storico. Mail “nemico numero uno” di questa cate-goria artigianale, che soffre in centrostorico come mai forse prima, restal'abusivismo e la concorrenza sleale equesto vale anche per i parrucchieri peruomo e donna, che quarant’anni fa era-no addirittura 186 e che poi hanno visto112 colleghi abbassare per sempre lasaracinesca. Solo i centri di estetica (nerimangono ancora 15) reggono all’urtodella concorrenza spietata, dell’abusivi-smo, delle attività gestite da cinesi o dachi si arrangia in casa o perfino al par-co. "L’abusivismo, poi, sottolinea il refe-rente della Confartigianato, è infatti unfenomeno dilagante. Basti pensare a chi

    esercita in abitazione senza la licenza, achi lavora pure a domicilio, o alle donneextracomunitarie che tagliano i capellisulle panchine dei parchi (cosavista sempre più spessoanche a Mestre). E c’èpure la grande con-correnza dellecatene straniere,dei negozi ospita-ti dai centri com-merciali oppureda quelli cinesiche con appena 8euro offrono untaglio di capelli. Ilmalumore nellacategoria è notevole".Unificati da diversi anni inun unico settore denominatoacconciatori uomo-donna, i parrucchie-ri e i barbieri, soprattutto quelli checontinuano a dedicarsi solo all’ambitomaschile, risentono forse più di altrecategorie le problematiche che oggirendono sempre più precaria e difficilel'attività artigianale. Considerando chebarbieri e parrucchieri per signoralavorano al 90 per cento con i residenti,il calo demografico non può non influirenegativamente sull’andamento dellaloro attività. A ciò bisogna aggiungere ilcalo generalizzato del potere d’acquistoche rende gli acconciatori una categoriadi cui servirsi con molta meno frequen-za di un tempo. "Sono tutte situazioni molto penalizzan-ti per i nostri associati, e anche per que-sto servirebbero maggiori controlli daparte delle istituzioni preposte - conclu-de Vettore - e non scordiamoci queglioperatori in regola che hanno cessatol’attività per pensionamento ma che, inrealtà, continuano a fare l’acconciatorein nero".

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    È figlia d'arte, soprannominata Figaro,ed è la sola “barbiera” in attività a Vene-zia. Un record, certo, anche se quandoIrene Pitzalis parla di quest’ultimoaspetto osserva: "Non mi stupirebbeessere la sola donna a fare in Europa unmestiere che rimane tipicamentemaschile". Di origine sarda, 45 anni, haimparato l’arte del taglio di barba ecapelli osservando il padre Giovanninella sua bottega storica al ponte di S.Antonio, due passi da campo San Lio.Lui iniziò a fare il barbiere da dipenden-te nei primi anni Sessanta in Riva degliSchiavoni, poi nel 1968 aprì questa atti-vità in proprio. Nel giugno del 2015, Ire-ne Pitzalis, figlia di Giovanni, dopo lamorte del padre ha iniziato a lavorareda titolare nella bottega paterna doveda ben 24 anni affiancava il genitore eancor prima, da bimba, si divertiva avedere suo padre lavorare."Ho seguito icorsi dell'Accademia Nazionale Accon-ciatura Maschile, a Mestre, conseguen-do il titolo di maestro acconciatore -spiega Irene - e continuare l'attività dimio padre mi gratifica e mi piace, prefe-risco lavorare come barbiere, le donnedal parrucchiere spesso si lascianoandare a chiacchiere e a pettegolezzi e

    la cosa a lungo andare mi annoierebbe,mentre invece con i clienti maschi ilrapporto è più sobrio, schietto, almenoper i miei gusti". I clienti di Irene, a par-te qualche turista di passaggio (unuomo più volte l’anno arriva perfino daVienna, perché poi ha la madre qui aVenezia) e qualche new entry, sono, ingran parte, gli stessi che aveva il padre:"mi sembra di essere a casa, in fami-glia, conosco quasi tutti !", aggiungesoddisfatta Irene . "Il barbiere è diven-tato davvero il mio mestiere, e non èfacile perché bisogna saperci fare con laforbice e il rasoio tra sfumature, taglio erasatura. Fare bene la barba non è cosada tutti, ci vogliono esperienza e capaci-tà. Il risultato è una clientela fidelizzatada tempo", afferma la barbiera di Vene-zia. "Il mio sogno sarebbe stato quellodi fare la stilista, ma alla fine anche perfare barba e capelli a un uomo ci vuolestile. E questo lavoro lo amo e i clienti losanno. Una curiosità? Beh, nella miabottega si fa come ai vecchi tempi: nonsi prende la prenotazione, ma ci si met-te seduti ad attendere il proprio turno. Etutti lo rispettano. Peccato che in girotante persone stiano svilendo quest'ar-te, ma io non mollo e vado avanti".

    Irene Pitzalis, la barbiera di Venezia

    a destraIrene Pitzalis,la “Figaro” di Venezia

    nella pagina accantoEnrico Vettoreresponsabile dell’UfficioCategorie di ConfartigianatoVenezia

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    Artambiente si rinnovaAmpliamento e nuovo look per l'ufficio di Medicina del Lavoro a San Polo

    Stucco e pittura fa bea figura si dice aVenezia, ma non solo. Artambiente conl'ampiamento degli spazi dell'ufficio aSan Polo ha voluto porre l'accento sullaqualità del servizio. Arredi rinnovati e pareti di colore caldorendono l'ambiente più accogliente peri clienti che usufruiscono delle visitemediche e dei corsi di formazione."Abbiamo voluto che gli spazi fosseropiù accoglienti perché siamo convintiche le aziende e i loro dipendenti meri-tino di essere coccolati non solamentedal nostro personale, ma anche daglispazi a loro dedicati" afferma SerenaBaldan direttrice della società che dapiù di 20 anni gestisce i servizi di sorve-glianza sanitaria per moltissime azien-de veneziane. "Gli spazi sono collocati in una posizio-ne strategica di Venezia, comodi per es-sere raggiunti da tutta la Città e dallesue Isole. Ovviamente siamo in un con-testo storico e dapprima si è privilegia-to il fattore logistico" precisa GilbertoDal Corso Presidente di ArtambienteS.c.r.l. "ma adesso abbiamo miglioratoanche il comfort dell'ambulatorio equindi sia per la sala d'attesa, per gliambulatori medici che per la sala corsiabbiamo cercato di migliorare l'acco-glienza fornendo la sede di sedie ergo-nomiche e spazi più ampi".L'operazione di lifting sembra quindiessere stata tutta dedicata al servizio alcliente da sempre principale elementostrategico per la società che contrastala concorrenza di molti professionistiche operano "senza fissa dimora" intutta la città. Ricordiamo anche che pertutti i soci di Confartigianato Venezia,Artambiente applicherà uno scontodell'8% su tutti i servizi erogati.

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    Le ricette della MarisaAnna, detta Vanda, la figlia di Marisa porta avanti la tradizione della madre che aprì la locanda nel 1965

    Proprio ai piedi del Ponte dei Tre Archi c'è l'osteria dalla Marisa, piccola locanda sulcanale di Cannaregio, sulla cui riva è possibile gustare i pranzi e le cene estive. Lacucina, portata avanti da Anna Bianchi, chiamata Vanda, figlia della Marisa Bertolini,è molto semplice: piatti abbondanti e fedeli alla tradizione. Dalla Marisa si possonotrovare gli intramontabili della cucina veneziana casalinga: moscardini in umido,“spienza” bollita (milza), baccalà mantecato a mano o frittura mista di pesce. Casa-linghe tagliatelle al sugo del masaro (il maschio dell'anatra) o cinghiale tra i primi.Fra i secondi, fagiano ripieno arrosto, un piatto che avrebbe da solo giustificato la visi-ta per chi ama la cacciagione, e poi petti d'anatra, capriolo al forno e cervo in salmì.

    Il vino, bianco e rosso, della casa è sfuso. Non mancano le specialità dipesce tradizionali. "Un tempo al posto dell'attuale sede dell'Universitàqui c'era il macello - spiega Anna - quindi noi lavoravamo molto con le

    frattaglie, che tutt'oggi restano tra le nostrespecialità". Una curiosità, chi nel corso dellasettimana prenota per primo una cena per ilweek end per almeno 7/8 persone ha diritto ascegliere il menù: se di carne, cacciagione,pesce o frattaglie, a cui gli altri clienti perquella sera dovranno adeguarsi. Per pranzola scelta è semplice e in stile familiare, unpaio di pietanze a portata. Visto il piccolo spa-zio in cui è ospita questa locanda aperta nellontano 1965, occorre prenotare.

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    a destraAnna Bianchi, figlia di Marisa

    in altol’ingresso dell’osteria Dalla Marisa

    PASTICCIO CON BRUSCANDOLI E CARLETTI

    Ingredienti per 4 persone: mezzo kg tra carletti (gli strigoli) e bruscandoli (germogli di luppolo selvatico) le caratteristiche erbe prima-verili; 2 etti e mezzo di ricotta fresca; 1 etto di grana grattugiato; una noce di burro, un pezzetto di cipolla; 2etti di pasta fresca a lasagna; un ciuffo di prezzemolo; olio, sale e pepe qb. Per realizzare mezzo litro dibesciamella, 2 cucchiai di farina; 40 g. di burro; mezzo litro di latte; noce moscata qb.

    Preparazione: Dopo aver pulito i carletti e spellato per bene i bruscandoli fino a raggiungere la parte più tenera, far soffrigge-re in una padella l'olio d'oliva, la noce di burro, la cipolla e il prezzemolo battuto, una volta indorato il tuttoaggiungere le erbe, il sale e il pepe. Le erbe saranno pronte quando tutta l'acqua rilasciata si sarà asciugata.Aggiungere a questo punto la ricotta fresca all'impasto. Preparare quindi la besciamella mettendo in un tega-me il burro. Un volta sciolto aggiungere la farina, il latte e un pizzico di sale. La besciamella sarà pronta quan-do risulterà addensata. Aromatizzare con la noce moscata. Su una teglia porre un po' dell'impasto di erbe ericotta e un po' di besciamella in modo che le lasagne non si attacchino al fondo, quindi poggiarvi sopra uno stra-to di pasta e l'impasto di erbe e ricotta, realizzare complessivamente tre strati. Sull'ultimo porre l'impasto avan-zato, la besciamella ed il grana grattugiato, infornare per circa 30 minuti a 170 gradi con il forno già caldo.

    Vino di accompagnamento: Chardonnay & Sauvignon Vigneti delle Dolomiti Igt - Maso Grener

  • LeggendoContinua la simpatica iniziativa dedicata alle piccole

    librerie ed editorie veneziane. A tutte abbiamo chiesto echiediamo di collaborare con noi presentando un volume,

    saggio, romanzo etc che i nostri associati potranno poi acquistare con uno sconto del 10% sul prezzo di copertina.

    Libreria “Toletta” - Dorsoduro 1214 Venezia"IL MOSE SALVERÀ VENEZIA ?" prezzo di copertina 18,00 €Dirompente, documentatissimo, inquietante: i tre ingegneri navali, autori dellibro, spiegano qual è l'uovo di Colombo che avrebbe garantito il funziona-mento del MOSE e un risparmio di qualche miliardo (di Euro!). "In questo librointendiamo spiegare all'opinione pubblica come è fatto veramente il MOSE,quali sono le sue criticità tecniche, alcune tuttora non risolte, e proporre quelconfronto puntuale con la Paratoia a Gravità, che è sempre stato impedito.Un'operazione "verità" su di un'opera che crediamo, contrariamente a quan-to alcuni vecchi e nuovi supporter si ostinano a proclamare, il mondo purtrop-po non ha motivo di invidiarci"Autori: Vincenzo Di Tella, Gaetano Sebastiani, Paolo Vielmo • Edito da: Unicorno Edizioni

    Libreria “Bertoni” - San Marco 3637/B Venezia"I GIOCHI DI QUANDO ERAVAMO RAGAZZI A VENEZIA, A TRIESTE, IN FRIULI" prezzo di copertina 13,00 € Quando eravamo bambini, di quanti anni mi tocca andare indietro, bastava un gra-dino, un ponte su cui scivolare, una ringhiera di ferro, disegnare con un gesso “lapista” su masegni grigi, e correre con la fantasia, riempire di stucco i “cimbani”,cioè i dischetti metallici copri-bottiglie, per essere Bartali o Coppi, per essereFangio o Nuvolari, un pallone per essere i campioni mondiali di calcio.Autore: Andrea Penso • Edito da: Corbo e Fiore Editore

    Libreria “Marco Polo” - Cannaregio 5886/A - Dorsoduro 2899 Venezia“LE OTTO MONTAGNE”prezzo di copertina 18,50 €La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli.La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all'altro,silenzio, tempo e misura. Lo sa bene Paolo Cognetti, che tra una vettae una baita ambienta questo potentissimo romanzo. Una storia di ami-cizia tra due ragazzi - e poi due uomini - cosí diversi da assomigliarsi,un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno,alla continua ricerca di una strada per riconoscersi.Autore: Paolo Cognetti • Edito da: Einaudi

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    200 le richieste seguite per concessione crediti, rinnovo fidi e finanziamenti agevolati

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    gli Euro risparmiati dalle aziende sulle forniture di luce e gas attraverso il nostro Sportello Energia

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