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PARADOSSI A PARTE Andrea Belli Franco Pietropaoli Georges Brassens in italiano Tutti i testi originali di Georges Brassens. Tutte le traduzioni di Andrea Belli eccetto Il Gorilla di Fabrizio de André e Penelope di Enrico Medail

PARADOSSI A PARTE

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P A R A D O S S I A P A R T E

Andrea BelliFranco Pietropaoli

Georges Brassens in italiano

Tutti i testi originali di Georges Brassens. Tutte le traduzioni di Andrea Belli eccetto Il Gorilla di Fabrizio de Andrée Penelope di Enrico Medail

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Tutti i testi originali di Georges Brassens. Tutte le traduzioni di Andrea Belli eccetto Il Gorilla di Fabrizio de Andrée Penelope di Enrico Medail

P A R A D O S S I A P A R T E

Tu non sei di quelle che metton radiceAl patibolo del sì come BeatriceC’è nel vicinato da dover cercare un po’per chi non t’amò

Senza tariffario prendi belli e bruttiCuore di carciofo dai una foglia a tuttiNessun porto nella storia diede asilo maiA tanti marinai Da Pietro a Paolo passando per Marco e MatteoBaciateli tuttibaciateli tuttial resto ci penserà Dio!Passa tuttitra i tuoi seniPrendi brutti belli e scemi Fino a che tra le tue grazie ormaici perdermo anche noi

Dai Grandi ai Piccoligiù al più basso del corteoBaciateli tuttibaciateli tuttial resto ci penserà Dio!Finché con l’arco scelleratoCupido non miri al costatoE il poveretto che cadràpianga implorando pietà

Aspettando il bacio che ti farà moglieIl bacio che t'appaghi di tutte le voglieAspettando di trovar tra tutti quello cheTi rubi il cuore

Aspettando la felicità che portaQuello che un bel giorno chiuderà la portaAffiggendo un gran cartello che avrà scritto suNon si entra più

Baciali tutti (Embrasse-les tous)

Da Pietro a Paolo passando per Marco e MatteoBaciateli tuttibaciateli tuttial resto ci penserà Dio!Passa tuttitra i tuoi seniPrendi brutti belli e scemi Fino a che tra le tue grazie ormaici perdermo anche noi

Dai Grandi ai Piccoligiù al più basso del corteoBaciateli tuttibaciateli tuttial resto ci penserà Dio! Così tutte quelle roseQuelle occhiate malizioseQuei tuoi larghi decoltéSaran graziati perché Le ragazze a un nuovo amoreDanno in dono un nuovo cuoreE ogni cuore nuovo daUn'altra verginità

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Bacco a te mi appello, io m'appello a Bacco Guarda che imbecille che è l'oste qui di fiancoEro un socio a vita, gli ho dato capitaliQuando mi son bevuto l'ultimo centino Lui m'ha messo alla porta, lo sguardo da strozzino Ma non fa niente ci son degl'osti originali! Uno straccione che passa per la strada Mi trova sbronzo morto, mi crede per la bara S'attacca alle mie scarpe e scappa nei vialiMa sventura visto come son ridotte quelle suole ho paura non potrà andare dove vuole Ma non fa niente ci son passanti originali! Uno studente poi, certamente squattrinato S'attacca alla camicia, il buio l'ha ingannato quando vedrà la luce dal fondo degli occhialiPotrà ben constatare d'aver preso una sola Perché le righe son l'unica cosa intera Ma non fa niente ci son studenti originali! La moglie d'un bracciante s'attacca ai miei calzoni "No, signora non lo faccia, no, non son più buoni! son tutti rattoppati a fogli di giornaliSe li mette a suo marito ben presto glielo giuro Gli verranno certamente i geloni al culo Ma non fa niente ci sono coppie originali! E infine io ero là, nudo sulla strada Mi vede una puttana tutta scandalizzata Gli occhi spalancati sui miei genitali Proprio lei che ogni sera ne vede una montagna Va subito in questura e grida alla vergogna Ma non fa niente ci son battone originali! Allora un questurino che doveva aver buon cuoremi si avvicina un poco e dice “ma signore,col freddo che c’è qui si muore assiderati!”e temendo che prendessi un brutto raffreddorecon la sua mantellina mi da un po’ di calorema non fa niente, ci sono sbirri originali!

Il relitto (L’épave)

E da quel giorno io lo spavaldo l’arroganteil cui motto è sempre stato a morte sbirri e guardienon son riuscito più a gridarlo in santa pace!certo ci provo ancora ma la voce si bloccae la lingua vergognosa ricade nella boccama non fa niente viviamo in tempi originali!

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Nella scuola in cui imparammo l'alfabetoLa maestra aveva un metodo avanzatoCome passò dolcemente il tempo in cuiQuella buona fata regnava su di noiRegnava su di noi Eravamo prima solo lazzaroniDei piccoli birbanti, insomma dei coglioniI mercanti di cappelli da somaroPer noi tutto l'anno erano al lavoro... La maestra aveva un metodo avanzatoAl più bravo in classe avrebbe dato un bacioUn bel bacio in bocca, un bacio birichinoCome alla francese, un bacio libertino... Nella nostra classe, era cambiato tuttoE a far sega a scuola non ci fu più un gattoI poveri mercanti di cappelli, crack!Conobbero di colpo il fallimento il crack!... Quando il direttore, a fine anno lesseTutti i risultati della nostra classeLa maestra allora cominciò a arrossireTutti primi ex - equo, tutti da premiare... La buona fatina alla ricreazionePensò di tener fede alle sua paroleE poiché eravamo una quarantinaLa seduta prese tutta la mattina... Ma questo sistema non fu tolleratoDal preside imbecille del nostro istitutoMalgrado i risultati, la maestrina buonaFu cacciata via per sempre dalla scuola... Il somaro allora ritornò a regnareE l'alunno bravo restò l'eccezioneA fine anno infatti il fiasco fu totaleTutti ultimi ex - equo, tutti a riparare... Nella scuola in cui imparammo l'alfabetoLa maestra aveva un metodo avanzatoCome passò dolcemente il tempo in cuiQuella buona fata regnava su di noi

La maestra di scuola (La maîtresse d’école)

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Tu la sposa modello grillo del focolaretu che non hai strappi nell'abito nuzialePenelope senza misteridavvero nell'attesa che il tuo uomo ritorninon culli proprio mai nel vuoto dei tuoi giornigraziosi ma ambigui pensieri Nella casa ordinata delle tue tante serementre aspetti il ritorno di un Ulisse di quartierefilando la tela e la pelleNelle ore malinconiche con l'animo dispersohai mai fantasticato in un cielo diversocontando delle nuove stelle O ancora non hai mai in nome del tuo votopensato all'amoruccio che passa per giocoche recita versi sospettiche fa nascere un fiore nell'orto più segretoed il pomo proibito fra i rami del fruttetoe poi ti scompiglia i merletti Hai mai desiderato la dolce imboscatadell'angelo demonio che passa per stradache scocca la freccia malignache rianima le estati e poi le butta giùdal piedistallo freddo delle loro virtùstrappando la foglia di vigna Ma non temere che il cielo ti porti rancorenon è davvero il caso che ti frustino il cuoreperché poi galoppi più in altoè la colpa comune è un peccato venialeè la faccia nascosta delle luna di mieleè il prezzo del tuo riscatto

Penelope (Pénélope)

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Le Parapluie (L’ombrello)

Il pleuvait fort sur la grand-route,Elle cheminait sans parapluie,J'en avait un, volé sans douteLe matin même à un ami.Courant alors à sa rescousse,Je lui propose un peu d'abriEn séchant l'eau de sa frimousse,D'un air très doux elle m'a dit oui.

Un petit coin de parapluie,Contre un coin de Paradis.Elle avait quelque chose d'un ange,Un petit coin de Paradis,Contre un coin de parapluie.Je ne perdais pas au change,Pardi!

Chemin faisant que se fut tendreD'ouïr à deux le chant joliQue l'eau du ciel faisait entendreSur le toit de mon parapluie.J'aurais voulu comme au déluge,voir sans arrêt tomber la pluie,Pour la garder sous mon refuge,Quarante jours, Quarante nuits.

Rit.

Mais bêtement, même en orage,Les routes vont vers des pays.Bientôt le sien fit un barrageA l'horizon de ma folie.Il a fallut qu'elle me quitte,Après m'avoir dit grand merci.Et je l'ai vue toute petitePartir gaiement vers mon oubli.

Pioveva forte sullo stradoneLei camminava senza ombrello,Io ne avevo uno, rubato senza dubbioLa mattina ad un amicoCorrendo allora in suo soccorsoLe proposi un po’ di riparoAsciugando l’acqua dal suo impermeabileCon un aria dolce, mi disse sì.

Un angolino d’ombrelloPer un angolo di ParadisoLei aveva qualcosa di un angeloUn angolino di ParadisoPer un angolo d’ombrelloNon ci avrei rimesso nello scambio!

Strada facendo, come fu dolceAscoltare in due il canto graziosoChe l’acqua del cielo faceva sentireSul tetto del mio ombrelloAvrei voluto, come al diluvioVedere senza sosta cadere la pioggiaPer tenerla nel mio rifugioQuaranta giorni, quaranta notti

Rit.

Ma stupidamente, anche sotto un temporaleLe strade vanno verso i paesiE presto il suo, fece un confineAll’orizzonte della mia folliaCosì accadde che lei mi lasciòDopo avermi detto grazieE la vidi, piccola piccolaAllontanarsi verso il mio oblio

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Aveva un seno fatto ad arte e i fianchi pieniStava adescando i maschi sopra il marciapiediDal modo in cui correva dietro a ogni clienteIo capì d’esser davanti a un’esordiente

Era dotata questo è vero ma attenzionesenza lo studio un dono è una perversioneFarsi puttana non è come farsi suoraO così dicono in latino alla mia scuola A vederla in quello stato mi commossiE volli insegnarle i trucchi non proprio ortodossiDi cui una donna deve pure aver premuraPer muover la parte più simile alla luna

Perché nell’arte della strada l’occasioneva colta lì dove la schiena cambia nomeNon si dimeni il deretano in modo egualeper droghere, un sagrestano un criminale

Addestrata a muover bene i primi passiLei mi investì per la metà dei propri incassiCi si aiutò per bene, vicendevolmenteFra lei che era il corpo ed io che ero la mente Ma una sera non so come sia successoForse per qualche brutto giro, lo confessoMi s'è ammalata questa qua, maledizioneE m'ha passato anche metà dell'infezione! Allora c’han portato in fretta all’ospedalem’hanno imbottito tutto di medicinalesenza badare al suo frignare, col pretestoda quel bastardo che ero io mi feci onesto

La poveretta però senza i miei consigliAndò a scafarsi nei bordelli, nei casiniSembra che muova il suo sedere anche al questoreSon tempi in cui s’è perso proprio ogni pudore!

Il mascalzone pentito (Le mauvaise sujet repenti)

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Le Mysotis (Il non-ti-scordar-di-me)

Quand tu partis, quand tu levas le campPour suivre les pas de ton vieux nabab,De peur qu' je n' sois triste, tu allas chez l' fleuristeQuérir un' fleur bleue, un petit bouquet d'adieu,Bouquet d'artifice, un myosotis,En disant tout bas ne m'oubliez pas.

Afin d'avoir l'heur' de parler de toi,J'appris à la fleur le langag' françois.Sitôt qu'elles causent paraît que les rosesMurmurent toujours trois ou quatre mots d'amour.Les myosotis eux autres vous dis'nt,Vous disent tout bas: “ne m'oubliez pas”.

Les temps ont passé d'autres fiancées,Parole d'honneur, m'offrir'nt le bonheur.Dès qu'une bergère me devenait chère,Sortant de son pot se dressant sur ses ergotLe myosotis braillait comme dixPour dire "Hé là-bas, ne m'oubliez pas."

Un jour Dieu sait quand,je lèv'rai le camp,Je m'envol'rai vers le ciel ou l'enfer.Que mes légataires, mes testamentaires,Aient l'extrême bonté, sur mon ventre de planterCe sera justic' le myosotisQui dira tout bas: “ne m'oubliez pas”.

Si tu vis encor', petite pécor',Un d' ces quat' jeudis, viens si l'cœur t'en ditAu dernier asile de cet imbécileQui a gâché son cœur, au nom d'une simple fleur.Y a neuf chanc's sur dix qu' le myosotisTe dise tout bas: “ne m'oubliez pas”.

Quando te ne andasti, quando alzasti i tacchi,Per seguire il tuo vecchio nababboPer paura che non fossi triste, andasti dal fioraioA prendere un fiore triste, un piccolo bouquet d’addioBouquet d’artificio un myosotisChe sussurava: “Non ti scordar di me”.

Avendo la voglia di parlare di teInsegnai al fiore la lingua franceseE appena lo feci, sembrava che le roseMoromorassero sempre, tre o quattro parole d’amoreI myosotis tra i tutti i fiori, vi diconoVi dicono sussurrando: “Non ti scordar di me”.

Il tempo passò e altre ragazzeParola d’onore, mi diedero la felicitàQuando una pastorella, mi divenne caraUscendo dal vaso, in modo aggressivoIl myosotis, frignò come fossero in dieciPer dire: “Ehi tu laggiù, non ti scordare di me!”

Un giorno Dio lo sa, alzerò i tacchi anch’ioE me ne andrò in cielo o all’infernoChe i mei legali, i miei testamentariCome ultima volontà, suo mio petto pianterannoA buon rigore, il mysotisChe dirà sussurrando: “Non ti scordar di me”.

Se sei ancora viva, piccola scioccaUno di questi giorni, vieni se il cuore te lo diceAll’ultimo asilo di quest’imbecilleChe ha legato il suo cuore, al nome di un semplice fioreCi sono nove possibilità su dieci, che il myosotisTi dica sussurrando: “Non ti scordar di me”.

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P A R A D O S S I A P A R T E

Sulla piazza di una cittàla gente guardava con ammirazioneun gorilla portato làdagli zingari di un baracconeCon poco senso del pudorele comari di quel rionecontemplavano l'animalenon dico come e non dico dove

Attenti al gorilla

D'improvviso la grossa gabbiadove viveva l'animales'aprì di schianto non so perchèforse l'avevano chiusa maleIl gorilla uscendo fuori di làdisse "Quest'oggi me la levo"parlava della verginitàdi cui ancora viveva schiavo

Attenti al gorilla

Il padrone si mise ad urlare"Il mio gorilla fate attenzionenon ha veduto mai una scimmiapotrebbe fare confusione"Tutti i presenti a questo puntofuggirono in ogni direzioneanche le donne dimostrandola differenza tra idea e azione

Attenti al gorilla

Tutti quanti corron di frettadi quà e di là con grande fogasi attardano solo una vecchiettae un giovane giudice con la togaVisto che gli altri avevan squagliatoil quadrumane accelleròe sulla vecchia e sul magistratocon quattro salti si portò

Il Gorilla (Le Gorille)

Attenti al gorilla

"Beh", sospirò pensando la vecchia,"che io fossi ancora desideratasarebbe cosa alquanto stranae più che altro non sperata""Che mi si prenda per una scimmia"pensava il giudice col fiato corto"non è possibile, questo è sicuro"il seguito prova che aveva torto

Attenti al gorilla

Infatti lui, sdegnata la vecchia,si dirige sul magistratolo affera forte per un'orecchiae lo trascina in mezzo a un pratoQuello che avvenne tra l'erba altanon posso dirlo per interoma lo spettacolo fu avvincentee la suspence ci fu davvero.

Attenti al gorilla

Dirò soltanto che sul più bellodello spiacevole e cupo drammapiangeva il giudice come un vitellonegli intervalli gridava "Mamma"Gridava "Mammma" con quel talecui il giorno prima come ad un pollocon una sentenza un pò originaleaveva fatto tagliare il collo !

Attenti al gorilla

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P A R A D O S S I A P A R T E

La fanciulla d’un tempoal primissimo inciampoperdeva il suo onorema quei modi adessonon vanno ed è un fessochi non fa l’amore

E tutta la scuolati lascia da solaperché alla tua etàa sedici annisei ancora nei pannidella castità

Malgrado gli sguardidi quelli più grandie esperti di vitache strappano il fiorecol loro vigorestretto tra le dita

E che ridono adesso di ciò che hai messo nascosto da tuttidella tua causa buonaognuno sragionasui tuoi preconcetti

E sei presa di mirae resti passivaalle loro parolea quel ritornellotu dai retta a quello che ti dice il cuore

Perché non c'è vergognae non è una colpavoler rifiutarené merito o un vantomia piccola, in quantoal farsi scopare

Canzoncina per chi resta bambina (Chansonnette pour celle qui reste pucelle)

Ma certo se vienela sete d’estatevai e corri a giocarecon la Venere accesama sei poi ti pesanon ti preoccupare

Ma se ti lasci andaresai, si può restarevergini e casteanche con undicimilauomini in filaparadossi a parte

Ma se ti lasci andaresai, si può restarevergini e castee darsi ad undicimilauomini in filaparadossi a parte