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Osservatorio settoriale: LE MACCHINE UTENSILI
Trend passati e Possibili evoluzioni
Quale lo stato di salute del settore Macchine
Utensili?
Vol.2 - Focus-on: Centri di lavoro Febbraio 2015
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Il Report intende fornire una panoramica sullo
stato di salute del business italiano delle Macchi-
ne Utensili, analizzando il triennio 2011-2013,
prendendo come riferimento un panel di azien-
de che rappresenta circa il 90% del fatturato to-
tale di settore per l’anno 2013, che è stato ritenu-
to quindi rappresentativo dell’andamento del
business in generale.
Il seguente volume evidenzia in particolare le
dinamiche dal passato ad oggi del comparto
Centri di Lavoro (2011-2013) e va a stimare e pre-
vedere i suoi possibili trend futuri (2014-2016).
Il documento si compone di due sezioni:
La prima, “Il settore delle macchine utensili in
Italia”, è finalizzata alla descrizione delle dinami-
che reddituali e finanziarie del settore nel suo
complesso grazie alla costruzione di un bilancio
di settore. Tale sezione ha la finalità di studiare
le dinamiche complessive del business e poter
così identificare i punti di forza e di debolezza
“generali”.
La seconda, “Il comparto dei Centri di Lavoro”
ha l’obiettivo di evidenziare le performance eco-
nomico-finanziarie ottenute dal comparto Centri
di Lavoro (vengono analizzati i risultati aggregati
delle realtà che si concentrano nella produzione
degli impianti).
La nostra analisi si focalizza principalmente sulla
comprensione delle dinamiche reddituali e finan-
ziarie delle aziende considerate, cercando di co-
glierne aspetti utili per individuare le strategie
sottostanti. In particolare saranno approfonditi i
seguenti temi:
il rapporto tra le performance ottenute dalle
aziende e la loro dimensione, indagando pos-
sibili relazioni positive o negative;
la dinamica del RONA (redditività del capitale
investito) come risultato delle scelte di Volu-
me Strategy piuttosto che di Value Strategy,
definendo rispettivamente maggiore impor-
tanza al grado di rotazione del Capitale Inve-
stito piuttosto che alla redditività delle ven-
dite;
il grado di controllo sulle dinamiche finanzia-
rie, quindi la capacità di controllare il grado
di liquidità e di gestirne la relazione tra ri-
schio finanziario e rischio operativo.
Gli obiettivi del lavoro sono quindi quelli di capi-
re se e come gli scenari prospettati per il settore
nel suo complesso siano generalizzabili per le
sottoclassi in cui abbiamo diviso il campione a
nostra disposizione e di indagare se esistano nic-
chie di eccellenza o aree caratterizzate da parti-
colari criticità.
EXECUTIVE SUMMARY
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Il settore nel suo complesso
LE MISURE REDDITUALI LE MISURE FINANZIARIE
DAL 2011 AL 2013
INCREMENTO DEL VOLUME D’AFFARI PARI AL 2,6%
45,5%
24,5%
30%
Medio piccole Medio grandi Grandi
39,1%
43,6%
17,3%
Accessori Centri di lavoro Tecnologia
NUMERO DI AZIENDE PER COMPARTO NUMERO DI AZIENDE PER CLASSE DIMENSIONALE
Dinamiche differenti di fatturato e ROE. Dal 2011 al 2013 la redditività del capitale proprio (ROE) incrementa di un punto percentuale; tutta-via fa registrare una dinamica altalenante: cresce nel corso del 2012, grazie a performance di ge-stione straordinaria, e si riduce nell’esercizio 2013 (l’incremento del triennio si eliminerebbe com-pletamente considerando il ROE al netto di tale gestione; replicando l’andamento evidenziato dal RONA). Diminuzione della redditività del capitale investi-to fisso netto, che nel 2012 decresce di circa 5 punti percentuali e si stabilizza nel corso del 2013. Contrazione dovuta ad un calo della redditività delle vendite (ROS). Le aziende diminuiscono la propria marginalità unitaria al fine di mantenere su livelli accettabili i volumi di vendita. Dinamiche dei costi: Buona capacità di razionalizzazione dei costi
connessi ai consumi; Crescente peso dei costi di struttura.
Circolo virtuoso della gestione della liquidità. Capacità delle aziende di coprire le uscite a breve
termine generate dalle passività correnti con le entrate generate dalle poste maggiormente liqui-
de delle attività correnti.
Circolo vizioso della gestione delle condizioni di incasso e pagamento.
I giorni medi delle dilazioni di pagamento conces-se dai fornitori sono inferiori ai giorni medi con-
cessi ai creditori per tutto il triennio.
Rischio finanziario e rischio operativo contenuti, ma in crescita.
Il ricorso al debito non sembra essere uno stru-mento utilizzato;
Irrigidimento delle strutture aziendali che po-trebbe portare ad un ulteriore diminuzione
della marginalità in caso di insaturazione degli impianti produttivi.
4
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IL COMPARTO DEI CENTRI DI LAVORO: IL PASSATO
Le imprese di Grandi dimensioni influenzano il comportamento dell’intero comparto, poiché generano circa l’84% del suo fatturato. Le imprese di Medio-Grande dimensione sono le uniche ad incrementare il livello di redditività dei mezzi propri, orientandosi verso strategie di mark-up ( in altri termini sviluppando capacità di creazione del valore spendibile sul mercato attra-verso un differenziale di prezzo). Le imprese di Grandi dimensioni, che optano per strategie di volume, mantengono i più alti livelli di RONA del comparto; mentre le aziende Medio-Piccole, che necessitano di un ridisegno strategi-co, sono le sole a registrare una diminuzione di entrambi gli indici. Dalle dinamiche dei costi si può osservare che : Le realtà di Grandi dimensione affiancano alla
propria produzione un forte utilizzo dei servizi esterni;
Le imprese Medio-Grandi investono sulle strutture tecnologiche di produzione;
Le aziende Medio-Piccole investono sulle com-petenze umane.
Criticità nella gestione finanziaria del comparto nel suo complesso, nello specifico da monitorare
la struttura debitoria in termini temporali (debiti a breve Vs debiti a medio-lungo termine).
Buona gestione delle condizioni commerciali (sia
di vendita sia di acquisto) per tutte le classi di-mensionali. A ciascun livello i tempi medi di paga-
mento dei debiti sono superiori ai tempi medi di incasso dei crediti.
Le realtà di Grande dimensioni riescono a ribalta-re il circolo vizioso del 2012 in virtuoso.
Rischio finanziario e operativo del comparto ten-
denzialmente basso. Le imprese di Grandi dimensioni non subiscono
particolari variazioni. Per le realtà minori:
Contrazione del rischio finanziario, grazie alla generazione di cassa dalla gestione operativa; Sostanziale costanza del rischio operativo.
DAL 2011 AL 2013
INCREMENTO DEL VOLUME D’AFFARI PARI AL 4,2%
31,3%
29,2%
39,6%
Medio piccole Medio grandi Grandi
4,47% 5,05% 5,02%10,86% 10,72% 10,97%
84,67% 84,23% 84,01%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
2011 2012 2013
Medio piccole Medio grandi Grandi
LE MISURE REDDITUALI LE MISURE FINANZIARIE
NUMERO DI AZIENDE PER CLASSE DIMENSIONALE COMPOSIZIONE DEL FATTURATO PER CLASSE DIMENSIONALE
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IL COMPARTO DEI CENTRI DI LAVORO: IL FUTURO
Continuo aumento sia del ROE che del RONA per le società di Medio-Grandi dimensioni che rag-giungono i livelli più alti di comparto per en-trambi gli indici. Le società di Grandi dimensioni otterranno
risultati migliori facendo attenzione a gestire correttamente i processi d’acquisto sfruttan-do l’aumento del potere contrattuale derivato dall’aumento dei volumi;
Le imprese Medio-Grandi manterranno gli otti-mi risultati raggiunti se sapranno mantenere alta la qualità dei propri prodotti e la perce-zione di differenziazione di essi da parte dei clienti;
Le realtà di Medio-Piccole dimensioni si do-vranno impegnare sul continuo monitoraggio delle scelte strategiche da effettuare in termi-ni di investimenti e/o logiche produttive che non le orientino verso scelte produttive di bas-sa qualità.
Sarà necessario mettere in atto un processo di razionalizzazione delle strutture debitorie per far
fronte alla necessità di intervenire sulle scelte di miglioramento tecnologico e di gestione delle
condizioni di vendita e acquisto. Le aziende di Grandi dimensioni continueranno a
mantenere un contenuto livello di rischio finanzia-rio, in quanto già fortemente strutturate nella gestione del debito e diversificate in termini di
flussi di cassa; Le realtà di Medio-Grande dimensione potranno
ridurre il rischio finanziario attraverso una attenta e corretta gestione dei flussi di cassa operativi;
l’attenzione dovrà essere posta sullo sfruttare al massimo la forza contrattuale;
Le società di Medio-piccole dimensioni registre-ranno un aumento del rischio finanziario causato
dalla continua necessità di investimento, se l’in-cremento del fatturato non sarà correttamente
pianificato e gestito.
DAL 2013 AL 2016
INCREMENTO DEL VOLUME D’AFFARI PARI ALL’ 11,7%
7,31%5,59% 4,84%
21,40%
23,59%25,48%29,92%
19,62% 18,95%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
2014 2015 2016
Medio Piccole Medio grandi Grandi
LE MISURE REDDITUALI LE MISURE FINANZIARIE
REDDITIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO NETTO (RONA) MATRICE ROS vs TURNOVER
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INDICE
1. Analisi del settore Macchine Utensili in Italia
1.1 Il settore macchine utensili: una visione di insieme pag. 7
1.2 Il settore macchine utensili: le misure reddituali pag. 9
1.3 Il settore macchine utensili: le misure finanziarie pag. 11
2. Focus on: il comparto dei Centri di Lavoro
2.1 Il comparto dei Centri di Lavoro: le misure reddituali pag. 14
2.1.1 Le misure reddituali: le possibili evoluzioni pag. 18
2.2 Il comparto dei Centri di Lavoro: le misure finanziarie pag. 20
2.2.1 le misure finanziarie: le possibili evoluzioni pag. 22
2.3 Conclusioni pag. 23
Indice
7
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1.1 Il settore macchine utensi-
li: una visione di insieme
Il settore delle Macchine Utensili in Italia è com-
posto da un elevato numero di realtà aziendali,
che concorrono alla composizione di uno dei set-
tori che maggiormente influenzano l’intera filie-
ra della produzione manifatturiera nazionale. Le
aree di specializzazione dei produttori si posso-
no dividere tra la produzione di macchine utensi-
li in senso stretto, la robotica, l’automazione, la
produzione di centri di lavoro, di prodotti ausilia-
ri, come componenti ed accessori, di software.
L’elevata numerosità degli operatori componen-
ti il settore impone la creazione di sottoinsiemi
di analisi che rendano possibile capirne i risultati
e conoscerne le determinanti chiave. Tale appro-
fondimento consente di identificare le variabili
rilevanti anche per la costruzione dei risultati
prospettici.
È esattamente in tal senso che è stata sviluppata
l’analisi presentata in questo documento. Nello
specifico la lettura degli andamenti di settore è
stata prima effettuata aggregando tutti i risultati
in una visione di insieme e, successivamente, so-
no state costruite delle categorie logiche che
hanno permesso un maggior dettaglio di appro-
fondimento.
Lo studio si basa sui dati di bilancio, per il trien-
nio 2011-2013, di un campione di aziende pari a
circa il 90% del fatturato totale del settore per
l’anno 2013.
Leggendo i risultati ag-
gregati è possibile no-
tare una crescita delle
performance commer-
ciali dell’intero settore
(grafico 1). In altri ter-
mini, è possibile affermare che la capacità di ge-
nerare fatturato nel corso del triennio (2011-
2013) sia aumentata di circa 2,6 punti percentua-
li. Questa evidenza, tuttavia, non consente di
identificare ne le cause di tale trend ne di capire
se il suo andamento è seguito da un altrettanto
miglioramento del livello di marginalità genera-
to. Per iniziare a rispondere al primo quesito il
settore è stato suddiviso in tre classi dimensio-
nali: con fatturato inferiore ai 25 mln di euro le
imprese sono state classificate Medio Piccole,
con valore compreso tra 25 e 50 mln di euro Me-
dio Grandi e superiore ai 50 mln di euro di Grandi
dimensioni. Questa lettura dei risultati consente
di iniziare a ragionare in maniera maggiormente
7.938.794 7.940.963 8.147.331
0
2.000.000
4.000.000
6.000.000
8.000.000
10.000.000
2011 2012 2013
+0,03% +2,60%
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Incremento
del volume di
affari (+2,6%)
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
45,95%
24,32%
29,73%
Medio piccole Medio grandi Grandi
Grafico 2: Numero di aziende per dimensione
Grafico 1: Fatturato annuo di settore
1. Analisi del settore Macchine Utensili
in Italia
Valori espressi in migliaia di Euro
8
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analitica su quelle che possono essere le deter-
minanti dei risultati del settore nel suo comples-
so. Come mostrato dal Grafico 2 (pagina prece-
dente) in termini di numerosità di aziende, il set-
tore è caratterizzato da un’elevata frammenta-
zione dimensionale; al contrario, guardando il
fatturato complessivo per ciascun anno conside-
rato (Grafico 3), si nota che circa il 77,7% del fat-
turato complessivo nel triennio è concentrato
nelle aziende di Grandi dimensioni. In termini di
trend le grandi realtà del settore fanno registra-
re una leggera decrescita del peso percentuale,
passando da un 78,3% nel 2011 ad un 77,7% nel
2013. Le aziende Medio Piccole mantengono una
quota del Fatturato totale costante e pari al 10%,
mentre le aziende di Medio Grandi dimensioni,
dal 2011 al 2013, aumentano la propria quota del-
lo 0,5%, passando dall’ 11,6 al 12,2%.
E’ interessante seguire anche la dinamica com-
merciale per ciascuna classe dimensionale al pas-
sare del tempo. Il Grafico 4 mette in luce come
l’aumento del fatturato totale del settore sia for-
temente condizionato dalle performance delle
imprese di Grandi dimensioni. Nel 2012 infatti,
nonostante le aziende di Medio Piccole e Medio
Grandi Dimensioni aumentino il proprio fattura-
to, i ricavi totali di settore rimangono pressoché
invariati poiché le aziende di Grandi dimensioni si
contraggono. Al contrario nel 2013 il fatturato di
settore aumenta del 2,6%,trainato dalle dinami-
che fatte registrare delle aziende di Grandi di-
mensioni. Al fine di integrare l’esigenza di accu-
ratezza dell’analisi con l’obiettivo di ottenere
risultati rilevanti e non dispersivi, l’analisi è stata
ulteriormente dettagliata per 3 distinti cluster.
Nello specifico, le aziende sono state raggruppa-
te in macro aree di specializzazione produttiva il
più affini possibile al proprio interno.
I tre cluster costruiti suddividono le aziende in
produttori di Accessori, produttori di Centri di
Lavoro e produttori di Macchine di Misura
(Tecnologia). Il Grafico 5 mostra la suddivisione
del settore in base ai comparti di specializzazio-
ne produttiva individuati. Il comparto più popo-
lato risulta essere quello dei produttori di Centri
di Lavoro che pesa per il 43,6% del totale, quello
degli Accessori pesa per il 39,1%, mentre il meno
numeroso è quello della Tecnologia che pesa per
il 17,3%.
10,0% 10,2% 10,1%
11,7% 11,9% 12,2%
78,3% 77,9% 77,7%
0,0%
20,0%
40,0%
60,0%
80,0%
100,0%
120,0%
2011 2012 2013
Medio piccole Medio grandi Grandi
Grafico 3: Composizione del fatturato per anno
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
2,20%
0,97%1,85%
5,39%
-0,52%
2,38%
-1,0%
0,0%
1,0%
2,0%
3,0%
4,0%
5,0%
6,0%
2011 2012 2013
Medio piccole Medio grandi Grandi
Grafico 4: Variazione % annua del fatturato per classe di-
mensionale
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Grafico 5: Numero di aziende per cluster
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
45,5%
24,5%
30%
Medio piccole Medio grandi Grandi
9
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Sintetizzando tutte le informazioni a disposizio-
ne è possibile visualizzare (Tabella 6) come è
composto al proprio interno ciascun comparto
che verrà studiato.
1.2 Il settore macchine uten-
sili: le misure reddituali
Le dinamiche del venduto del settore delle Mac-
chine Utensili sono state positive per tutto il
triennio 2011-2013. Il volume d’affari passa da 7,9
mld di euro a 8,1 mld di euro, incremento pari a
2,6 punti percentuali. Tale aumento è stato ge-
nerato per la quasi totalità nel 2013.
Le dinamiche di redditività del capitale proprio
(ROE), misurato dal rapporto tra Reddito Netto
su Totale Mezzi Propri, cresce di circa 5 punti
percentuali nel 2012, mentre decresce di circa 4
punti percentuali nel 2013 (Grafico 8). Tale evi-
denza è il risultato del forte aumento del Reddi-
to Netto tra 2011 e 2012. Tuttavia, l’ottimo risulta-
to registrato non è sintomo di un buon risultato
del business. Il miglioramento della redditività è
frutto di un migliore risultato nella gestione
straordinaria e pertanto non potrà garantire co-
stanza di risultati
nel medio perio-
do. Tale risvolto
è evidente nei
risultati 2013,
dove una conti-
nua diminuzione
del reddito ope-
rativo di gestio-
ne caratteristica e, parallelamente, un peggiora-
mento della gestione straordinaria portano ad
un “tracollo” della redditività degli azionisti.
Per meglio comprendere l’evoluzione della red-
ditività del capitale proprio è utile analizzare:
(a) La strategia finanziaria, ossia comprendere
se le scelte sono maggiormente orientate
verso l’utilizzo di capitale di rischio o di ca-
pitale di debito. Infatti, fin tanto che il co-
sto del denaro (interessi passivi) risulta
inferiore alla redditività del capitale investi-
to (ROI o RONA), il rapporto di indebita-
mento può fungere da volano della redditi-
vità per gli azionisti (ROE).
(b) La strategia di business, cioè comprende-
re, tramite la scomposizione della redditivi-
tà del capitale investito nelle sue compo-
nenti di marginalità (ROS) e turnover, su
quali scelte operative poggia l’economicità
e la crescita delle imprese. Realtà con alti
livelli di ROS avranno piani aziendali con
obiettivi orientati alla massimizzazione dei
mark-up, mentre realtà con alti livelli di
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Grafico 8: ROE
10,34%
15,39%
11,90%
0,00%
2,00%
4,00%
6,00%
8,00%
10,00%
12,00%
14,00%
16,00%
18,00%
2011 2012 2013
La volatilita’ del
roe nel triennio e’
figlia di dinamiche
straordinarie
Tabella 6: Sintesi del database
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
0,00
5,00
10,00
15,00
20,00
20112012
2013
10,34%
15,39%
11,90%
0,22 0,270,18
ROE Gearing ratio
Grafico 9: ROE Vs Gearing Ratio
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
AccessoriCentri di
lavoro
Macchine di
misura
Medio piccole 55,81% 31,25% 57,89%
Medio grandi 18,60% 29,17% 26,32%
Grandi 25,58% 39,58% 15,79%
Tot aziende 100,00% 100,00% 100,00%
Numero di aziende
10
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turnover avranno piani aziendali con obiet-
tivi orientati alla massimizzazione dei volu-
mi di vendita.
La leva finanziaria è uno strumento utilizzato
come moltiplicatore della redditività del capitale
proprio (anche se negli ultimi anni l’introduzione
di vincoli legislativi ne limita l’utilizzo). Tale indi-
ce è misurato dal rapporto tra posizione finan-
ziaria netta e mezzi propri, quindi un basso livel-
lo di questo indicatore (come si evince dal grafi-
co 9 pagina precedente) fa emergere una buona
capacità settoriale di remunerare i propri share-
holders senza il bisogno del moltiplicatore ester-
no. Tale situazione è, oggi giorno, elemento di
maggior positività in considerazione delle condi-
zioni di minor flessibilità del mercato del debito.
Al contrario, dal punto di vista della redditività
degli investimenti, il settore è caratterizzato da
una dinamica negativa. Infatti, come mostra il
Grafico 10, nel 2013 l’indicatore analizzato
(RONA, cioè il rapporto tra il reddito operativo e
il capitale investito netto) registra un lieve peg-
gioramento, che segue una riduzione di circa 5
punti percentuali subita nel 2012.
Tale trend evi-
denzia un’inca-
pacità del set-
tore di genera-
re il ritorno
sperato dagli
investimenti
effettuati. Tut-
tavia, tale ana-
lisi strategica necessita di un approfondimento
ulteriore per determinare quali scelte strategi-
che abbiano pesato maggiormente sul risultato
negativo evidenziato. Infatti, l’indicatore di sin-
tesi RONA contiene al suo interno 2 determinan-
ti chiave: scelta di marginalità Vs scelta di volu-
me. In altri termini, l’indicatore RONA può esse-
re scomposto in altri 2 indicatori fondamentali:
ROS e Turnover.
Il primo indicatore, calcolato come rapporto tra
reddito operativo e ricavi netti, misura quanto
profitto le aziende siano in grado di generare
per ogni euro di vendita; il secondo, misurato dal
valore dei ricavi netti su CIN, indica quanti euro
di fatturato le aziende sono in grado di generare
per ogni euro investito.
Il Grafico 11 ci permette di visualizzare efficace-
mente le scelte effettuate all’interno del settore.
Da tale analisi si
evince una so-
stanziale con-
trazione della
marginalità ge-
nerata dalle
vendite (ROS)
mentre il Turno-
ver fa registrare una dinamica tendenzialmente
costante. Il settore sembra essersi spostato len-
tamente verso una scelta strategica basata sui
volumi di vendita e non sulla capacità di ricarico
di ogni singola vendita effettuata (volume Vs
ricarico), in risposta all’attuale crisi di mercato.
Grafico 10: RONA
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
23,13%
18,55% 18,23%
0,00%
10,00%
20,00%
30,00%
2011 2012 2013
0,00
5,00
10,00
20112012
2013
2,49 2,292,46
9,278,09
7,42
TURNOVER ROS
Grafico 11: ROS Vs TURNOVER
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Peggioramento del-
la redditività gene-
rata dagli investi-
menti effettuati
Le scelte strategi-
che si concentra-
no sulla gestione
dei volumi
11
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Tuttavia è utile capire le determinanti della con-
trazione della marginalità. Sono state già analiz-
zate le dinamiche sottostanti i fatturati, che nel
triennio hanno fatto registrare un incremento.
Ma i costi hanno seguito la stessa dinamica? Il
Grafico 12 (pagina successiva) mostra come si
sono modificati i costi per gli anni considerati e
una loro analisi più dettagliata è in grado di spie-
gare la perdita di marginalità sottolineata.
Suddividendo la valorizzazione della variazione
delle rimanenze tra componenti di costo diretto
(materie e servizi) e componenti di costo indu-
striale è possibile evidenziare i seguenti compor-
tamenti nel triennio considerato:
(a) Buona capacità
del settore di
razionalizzare la
componente dei
costi connessi ai
consumi
(materie e servizi). Tale comportamento fa
emergere una sostanziale capacità del setto-
re di gestire il processo di industrializzazione
dei prodotti venduti;
(b) Punto di attenzione
nel livello di satura-
zione del tubo pro-
duttivo. Infatti, il
crescente peso dei
costi di struttura sul
fatturato evidenzia
un sostanziale sotto
assorbimento dei costi strutturali delle socie-
tà che nel corso del 2012 fa registrare il livello
più alto e nel 2013, sebbene l’ulteriore incre-
mento del fatturato, non riesce ad invertire
la tendenza (nonostante il tentativo di au-
mentare i volumi attraverso la riduzione dei
ricarichi unitari).
L’impossibilità di sfruttare a pieno le strutture
produttive ha eroso i livelli di marginalità del set-
tore; tale situazione è un elemento di attenzione
per le dinamiche future sia di gestione delle poli-
tiche di approvvigionamento (make or buy) sia
di gestione delle logiche di pricing (saturazione
degli impianti con riduzione dei margini unitari
Vs insaturazione degli impianti e incremento dei
ricarichi). Pertanto è vitale per il settore mante-
nere il controllo sulle strutture interne e sulle
dinamiche dei volumi di vendita.
1.3 Il settore macchine uten-
sili: le misure finanziarie La stretta delle banche nell’erogazione di capita-
li di prestito alle imprese fa si che la gestione dei
flussi monetari risulti essere elemento fonda-
mentale per la buona riuscita imprenditoriale.
È proprio per verificare lo stato di salute del set-
tore in termini finanziari che si è proceduto allo
studio dei livelli di liquidità primaria e secondaria
delle aziende analizzate. Nello specifico, i due
indicatori misurano la capacità dell’impresa di
coprire le uscite a breve termine generate dalle
passività correnti con le entrate generate dalle
poste maggiormente liquide delle attività cor-
renti (crediti e magazzino).
Il Grafico 13 (pagina successiva) sintetizza le evi-
denze che emergono. Il risultato sia in termini di
Liquidità Primaria (acid test, cioè indicatore più
stringente per
effetto dell’esclu-
sione del valore
delle scorte) che
Secondaria è posi-
tivo e molto
Grafico 12: Composizione dei costi (rapporto sul fatturato)
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Circolo virtuoso
nella gestione dei
consumi
Circolo vizioso
nella gestione
dei livelli di sa-
turazione
Circolo virtuoso
della gestione
della liquidità
12
www.dgmco.it
prossimo al valore 1, cioè quello considerato otti-
male. Tale evidenza conferma un buon bilancia-
mento della struttura in termini di liquidità e rile-
va la buona capacità del settore di gestire le dina-
miche in termini di possibile compensazione tra
quanto dovuto ai fornitori e quanto “gestibile” in
termini di credito e magazzino. Tuttavia, gli indi-
catori di liquidità non danno indicazione sulla cor-
retta gestione delle dilazioni di pagamento, ma si
limitano a giudicare la bontà della possibile com-
pensazione tra elementi.
Per verificare la corretta gestione delle logiche di
gestione delle dilazioni di pagamento e incasso si
è sviluppata la matrice di seguito riportata che,
incrociando le condizioni di incasso e pagamento,
fa emergere i possibili disallineamenti operativi.
A tal proposito si evidenzia una situazione di ten-
sione in tutto il triennio considerato: il pagamen-
to dei fornitori avviene prima dell’incasso dei
clienti. Questa gestione è particolarmente evi-
dente nel corso del 2012 e rientrata parzialmente
nel corso dell’ultimo esercizio analizzato ma, tut-
tavia, rimane ancora potenzialmente critica
(anche se per
pochi giorni) ri-
schiando di ge-
nerare possibili
tensioni nella
gestione dei flus-
si di cassa.
Inoltre, le tensioni finanziarie connesse alla ge-
stione dell’attività corrente possono condurre al
ricorso al debito finanziario che non sempre risul-
ta essere possibile per l’imprenditoria italiana. Al
contrario ultimamente esso sembra rappresenta-
re un freno all’operatività, per effetto di quei pa-
rametri europei che impongono il rispetto di ran-
king vincolanti per le banche stesse.
Il trend evidenziato sui costi e la situazione rileva-
ta a livello di gestione delle condizioni di paga-
mento e incasso fa sorgere l’esigenza di analizza-
re i potenziali rischi ad essi connessi. Nello speci-
fico il rischio operativo legge il grado di flessibilità
della struttura di costo aziendale e in altri termini
consente di verificare la capacità di adattamento
ai cambiamenti di mercato senza dover ricorrere
a interventi strutturali, mentre la lettura del ri-
schio finanziario permette di verificare la capacità
del settore di affrontare eventuali cambiamenti
e/o necessità ricorrendo al possibile mercato del
debito. Risulta facile capire che una situazione di
alto rischio finanziario associato ad un alto rischio
operativo risulterebbe essere una circostanza
difficilmente sostenibile nel lungo periodo; al
contrario una situazione opposta potrebbe con-
sentire alle realtà aziendali di affrontare con faci-
lità eventuali cambiamenti di contesto sia in ter-
mini di risposta al mercato sia in termini di ulte-
riori contrazione dei bancari.
La dinamica temporale del rapporto tra i due ri-
schi appena descritti è mostrata dal Grafico 15
(pagina successiva). Nello specifico tale rappre-
sentazione mette in luce una buona condizione
del settore sia nella gestione degli aspetti finan-
ziari sia nella gestione delle strutture di costo.
Infatti, il ricorso al debito non sembra
Grafico 14: Matrice giorni medi di dilazione
GG
MED
I FO
RN
ITO
RI
GG MEDI CLIENTI
2011
2012
2013
77,50
78,00
78,50
79,00
79,50
80,00
80,50
81,00
81,50
82,00
81,00 83,00 85,00 87,00 89,00 91,00
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Circolo vizioso
della gestione del-
le condizioni di in-
casso e pagamento
Grafico 13: Liquidità Primaria Vs Liquidità Secondaria
0,00
0,50
1,00
1,50
20112012
2013
0,620,60 0,63
1,311,30
1,33
Liquidità Primaria Liquidità Secondaria
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
13
www.dgmco.it
essere una soluzione “fin qui” utilizzata dalle
realtà analizzate, an-
che se nel corso del
2012 si registra un lie-
ve peggioramento
dell’indicatore. Tale
situazione è conse-
guente al peggiora-
mento dei tempi di
pagamento dei debiti commerciali (si veda l’a-
nalisi precedente), infatti, il miglioramento di
tali condizioni nel corso del 2013 genera quella
“boccata di ossigeno” che permette all’indica-
tore di rischio finanziario di rientrare nei para-
metri “standard” del settore.
Al contrario si evince un sostanziale peggiora-
mento del rischio operativo (anche se contenu-
to in termini di valore). In altri termini l’analisi
mette in luce un percorso di irrigidimento delle
strutture aziendali del settore macchine utensi-
li che potrebbe condurre, in caso di contrazio-
ne dei volumi di vendita, ad un eccessivo livello
di insaturazione e quindi ad un ulteriore con-
trazione dei livelli di marginalità generati.
Tuttavia, l’analisi fin qui presentata sconta un
limite evidente: la lettura globale è in grado di
descrivere adeguatamente le dinamiche delle
diverse categorie aziendali individuate?
L’analisi di dettaglio che verrà presentata nei
paragrafi successivi (in questo volume dedica-
ta al comparto degli Accessori) ha quindi l’o-
biettivo di analizzare specificatamente ciascun
cluster presentato in fase di apertura del pre-
sente documento.
Grafico 15: Matrice Rischio finanziario Rischio operativo
RIS
CH
IO F
INA
NZ
IAR
IO
RISCHIO OPERATIVO
2011
2012
2013
0,10
0,15
0,20
0,25
0,30
0,35
0,15 0,20 0,25 0,30 0,35 0,40
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Rischi contenuti
sia a livello fi-
nanziario sia a
livello operativo
14
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2.1 Il comparto dei centri di
lavoro: le misure reddituali Il comparto dei Centri di Lavoro copre il 48% del
numero di imprese operanti nell’intero settore e,
nel 2013, genera circa il 57,8% del fatturato totale
di settore. Al proprio interno (come mostrato
dal grafico 16) le aziende più numerose sono di
Grandi dimensioni (39,6%) mentre le aziende Me-
dio-Piccole e Medio-Grandi si spartiscono rispet-
tivamente il 31,2% ed il 29,2%.
Per descrivere il comparto in esame è utile vede-
re la dinamica del fatturato per il triennio consi-
derato e analizzare come questa evolve nel tem-
po per ciascuna classe dimensionale.
Il Grafico 17 mette in luce come complessiva-
mente dal 2011 al 2013 il fatturato del comparto
in esame subisca una variazione positiva (+ 4,2%),
analogamente alla dinamica del settore nel suo
complesso (+ 2,6%). L’incremento dei ricavi è in
crescita nel triennio in osservazione: + 1,7% nel
biennio 2011-2012 e + 2,4% in quello successivo.
Per meglio comprendere le determinanti di tale
situazione è utile suddividere i risultati per classi
dimensionali (grafico 18).
La composizione del fatturato, che accentua an-
cor di più quella del settore complessivo, sembra
non subire particolari variazioni nel corso del
triennio oggetto di analisi; nello specifico, le
aziende di Grandi dimensioni si attestano intor-
no all’84% della quota di mercato disponibile,
mentre le Medio-Grandi occupano circa l’11%, la-
sciando il restante 5% alle realtà di Medio-Piccole
dimensioni. Fonte: elaborazione di DGM Consulting
4.519.343
4.597.653
4.710.385
4.400.000
4.450.000
4.500.000
4.550.000
4.600.000
4.650.000
4.700.000
4.750.000
2011 2012 2013
+ 1,73% + 2,45%
Grafico 17: Fatturato comparto Centri di Lavoro
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
4,47% 5,05% 5,02%10,86% 10,72% 10,97%
84,67% 84,23% 84,01%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
2011 2012 2013
Medio piccole Medio grandi Grandi
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Grafico 18: Composizione del Fatturato per anno
Grafico 16: Composizione del comparto dei Centri di Lavoro
per numero di aziende in base alla loro dimensione
31,25%
29,17%
39,58%
Medio piccole Medio grandi Grandi
2. Focus on: il comparto
dei Centri di Lavoro
Valori espressi in migliaia di Euro
15
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Segmentando i risultati commerciali per classe
dimensionale è possibile indagare le variazioni
annue del fattu-
rato in maniera
più specifica. Il
grafico 19 mo-
stra la variazio-
ne percentuale
annua del fattu-
rato per ciascu-
na classe dimensionale. Come si evince analiz-
zando le dinamiche del triennio 2011-2013, sono
le realtà di Medio-Piccola dimensione che risen-
tono maggiormente delle dinamiche di volatilità
dei fatturati. Particolare attenzione va prestata
al comportamento fatto registrare dalle realtà di
Grandi dimensioni, che presentano un continuo
trend di crescita del fatturato (nel 2012 +1,2% e
nel 2013 +2,2%).
Contrariamente a quanto fatto registrate in ter-
mini di fatturato, la redditività del capitale pro-
prio evidenzia delle dinamiche positive solo per
le realtà di Medio-Grande dimensione e di con-
trazione per le società appartenenti agli altri clu-
ster dimensionali.
Le determinanti di tale evoluzione per le imprese
di Medio-Grandi dimensioni sono da rintracciare
nell’ottimo risultato ottenuto dalla gestione ca-
ratteristica del business, dove è stato consegui-
to un aumento più che proporzionale dei ricavi
rispetto ai corri-
spondenti costi.
Le imprese di
Medio-Piccole
dimensioni ridu-
cono la redditi-
vità del capitale
proprio in quan-
to l’aumento
dei costi di ge-
stione caratteri-
stica, in partico-
lare quelli per il personale e per servizi, è più che
proporzionale rispetto all’aumento dei ricavi di
vendita. La gestione straordinaria ha contribuito
positivamente al risultato aziendale, senza però
riuscire a invertire la tendenza.
Infine, le realtà di Grandi dimensioni: mostrano i
livelli più alti dell’indicatore nel biennio e conte-
stualmente la riduzione maggiore. La contrazio-
ne del ROE è causata principalmente dalle per-
formance di gestione caratteristica.
Per iniziare a comprendere le logiche sottostanti
il trend della marginalità del capitale proprio, è
indispensabile verificare il livello di sfruttamento
della leva finanziaria, anche in considerazione di
quanto rilevato a livello globale di settore. Il gra-
fico 21 (pagina seguente) conferma, anche in
questo caso, che la leva finanziaria non è uno
strumento sfruttato come moltiplicatore della
14,82%
1,89%0,45%
4,82%
1,21%2,18%
0,00%
2,00%
4,00%
6,00%
8,00%
10,00%
12,00%
14,00%
16,00%
2011 2012 2013
Medio piccole Medio grandi Grandi
Grafico 19: Variazione % annua del Fatturato per classe di-
mensionale
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Realtà di minori di-
mensioni risento-
no maggiormente
dell’effetto crisi
9,01% 9,38%
21,53%
4,14%
10,95%
15,31%
0,00%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
Medio piccole Medio grandi Grandi
ROE 2012 ROE 2013
Grafico 20: ROE 2012 VS ROE 2013
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Le Realtà di medio -
grandi dimensioni
sono le uniche che
riescono a incre-
mentare il livello
di marginalità sui
mezzi propri
16
www.dgmco.it
redditività. Infatti, il livello di indebitamento
esterno risulta essere prossimo allo zero a pre-
scindere dal dimensionamento aziendale. Si può
notare però come, a livello generale, all’aumen-
tare delle dimensioni aziendali si registri un au-
mento della redditività del capitale proprio e una
diminuzione del livello di utilizzo della leva finan-
ziaria. Ottimo risultato in un contesto macroeco-
nomico non particolarmente stimolante come
quello attuale.
In termini di redditività operativa, come si evin-
ce guardando il grafico 22, le società di Medio-
Piccola dimensione presentano i livelli di RONA
più bassi del comparto. A livello di trend, inoltre,
sono le uniche che non si discostano da quanto
fatto registrare a livello complessivo di settore,
infatti, sono le sole che non garantiscono un ri-
torno degli investimenti in crescita nel biennio
analizzato. Al contrario i cluster dimensionali
maggiori, hanno livelli più alti di RONA e in cre-
scita. In particolare le imprese di Medio-Grande
dimensione mostrano un aumento della redditi-
vità del capitale investito di circa 5 punti percen-
tuali, mentre quelle di Grandi dimensioni di 0,4,
dimostrando ancora una volta di influenzare for-
temente il risultato globale del comparto (+0,9
punti percentuali).
Tale situazione necessita di un ulteriore appro-
fondimento attraverso l’analisi delle determinan-
ti sottostanti il RONA. Nello specifico la scompo-
sizione di tale indicatore conduce a identificare
le scelte strategiche attuate dai diversi comparti,
evidenziando comportamenti che possono esse-
re ricondotti a: volume strategy Vs value strate-
gy. Per facilitare la lettura di tali strategie è stato
utile costruire una matrice che incrocia i due indi-
catori sottostanti il RONA: l’indice di ritorno sulle
vendite (ROS) e l’indice di rotazione del capitale
investito (Turnover). Il primo indicatore ci per-
mette di studiare la marginalità delle aziende e
quindi quanto esse sono in grado di incamerare
come profitto da ogni euro di vendite; il secondo
misura quanto ogni euro investito è in grado di
trasformarsi in ricavi. La dinamica temporale è
ben visualizzata dal grafico 23 (pagina successi-
va). Tale visualizzazione consente di identificare
comportamenti distintivi in tutti e tre i cluster
analizzati: le aziende di Grandi dimensioni hanno
intrapreso un
percorso strate-
gico che sem-
bra voler massi-
mizzare i volu-
mi venduti
(posizione
2013), a discapito della marginalità unitaria. Que-
sta scelta è fortemente confermata anche dai
risultati conseguiti nell’esercizio 2013 che sposta-
no il posizionamento nella matrice dal quadrante
della marginalità verso il quadrante dei volumi.
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Grafico 22: RONA 2012 VS RONA 2013
9,95%
12,30%
24,10%
8,27%
17,21%
24,52%
0,00%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
25,00%
30,00%
Medio piccole Medio grandi Grandi
RONA 2012 RONA 2013
0,00%
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
Mediopiccole
Mediograndi
Grandi
4,14%
10,95%15,31%
0,54 0,21 0,10
ROE 2013 Gearing Ratio
Grafico 21: ROE 2013 VS Gearing ratio
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Strategie di Volu-
me per le società di
grandi dimensioni
17
www.dgmco.it
Le aziende di Medio-
Grandi dimensioni al
contrario hanno messo
in atto nel corso del
2013 una strategia volta
alla massimizzazione
della marginalità facen-
do registrare un pro-
cesso di evoluzione che
le ha portate ad allontanarsi dal quadrante più
critico. La scelta di orientarsi principalmente su
logiche di mark-up non ha tuttavia precluso un
incremento anche del
turnover.
Infine, le realtà di mino-
ri dimensioni rimango-
no “incagliate” in pro-
cessi di difficile evolu-
zione e che fanno
emergere una strategia
aziendale non piena-
mente definita. Tuttavia, è possibile evidenziare
un primo approccio al cambiamento che sembra
condurre le strategie delle piccole realtà ad una
scelta di miglioramento dei volumi di vendita.
Un ulteriore step di approfondimento di quanto
presentato fin qui passa da un’analisi di dettaglio
delle dinamiche dei costi operativi. Il grafico 24
(pagina successiva) è costruito rapportando cia-
scuna tipologia di costo operativo al fatturato di
ogni classe dimensionale.
Da tale rappresentazione si può evincere che
non esistono grandi differenze a livello di strate-
gia produttiva tra i diversi cluster dimensionali.
Infatti, tutte le realtà analizzate presentano una
struttura di costo molto simile, facendo traspari-
re che tutti coprano l’intera catena del valore
anche se con logiche differenti. Nello specifico,
le aziende di Grandi dimensioni affiancano alla
propria produzione un forte utilizzo di servizi
esterni, probabilmente, per concentrarsi sulle
attività a maggior valore aggiunto e demandare
ad altri quelle a minor valore. Tale scelta è, inol-
tre, affiancata da una gestione oculata degli ac-
quisti di materia che (al netto della valorizzazio-
ne delle rimanenze finali) si allinea alle percen-
tuali degli altri cluster dimensionali, evidenzian-
do come le società di grandi dimensioni compri-
no esternamente con la logica del conto trasfor-
mazione e non conto acquisto. Tale scelta per-
mette, alle società appartenenti a questo clu-
ster, di sfruttare a pieno le economie di volume.
Tale scelta sposta l’attenzione di queste realtà
su due processi fondamentali per poter governa-
re adeguatamente le proprie performance di
marginalità:
(a) Il processo di ge-
stione degli acquisti
diviene centrale per
garantire un corretto
presidio delle dina-
miche sottostanti le
performance nel me-
dio-lungo periodo. In
altri termini, i piani
strategici non pos-
sono sottovalutare
l’esigenza di miglio-
ramento sia delle
dinamiche di acqui-
sto pure (definizione
delle condizioni di
Strategie di
mark-up per le
società di me-
dio grandi di-
mensioni
Necessità di ri-
disegno strate-
gico per le
realtà di picco-
le dimensioni
Grafico 23: Dinamica temporale ROS Vs TURNOVER
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
18
www.dgmco.it
acquisto) sia delle logiche di gestione logisti-
ca;
(b) Il disegno adeguato delle strutture centrali
(progettazione, R&D e programmazione)
risulta essere elemento centrale per la for-
mulazione del margine di vendita coerente
con le aspettative. In altri termini, è necessa-
rio che le strutture aziendali siano pienamen-
te sfruttate e concentrate sul continuo presi-
dio dell’innovazione di prodotto; elemento
distintivo per questo livello di realtà.
Osservando la struttura di costo delle realtà di
Medio-Grandi dimensioni, è possibile constatare
che la scelta è stata quella di investire sulle strut-
ture tecnologiche di produzione (la voce ammor-
tamenti è la più consistente dei diversi cluster
analizzati), contenedo così i costi connessi ai ser-
vizi esterni acquistabili e garantendo un maggior
volume di output. Stessa logica produttiva, an-
che se con modalità di esecuzione differente, è
stata quella attuata dalle società di medio-
piccola dimensione; anch’esse hanno optato per
un processo di maggior internalizzazione pro-
duttiva che tuttavia si è concentrato nella strut-
turazione di competenze umane e non tecnolo-
giche; tale situazione risulta coerente con l’idea
fondante di una medio-piccola dimensione di
presidiare esclusivamente una parte della filiera
produttiva garantendo una specializzazione pro-
duttiva ai propri clienti finali.
In contesti caratterizzati da queste strutture di
costo (sia per le Medio-Piccole, sia per le Medio-
Grandi) è rilevante che le scelte strategiche sia-
no in grado di presidiare:
(a) I processi produttivi garantendo sia un ade-
guato livello di saturazione sia un corretto
livello di efficienza produttiva. In altri termini
è vitale garantire la tenuta dei volumi di ven-
dita per permettere un buon livello di satura-
zione (principale elemento di attenzione per
le realtà di medio-grandi dimensione);
(b) I processi di miglioramento della qualità e il
presidio dei processi di sviluppo “umano”
che garantiscono alle realtà sia di non perde-
re volumi di vendita sia di mantenere elevata
marginalità unitaria (principali elementi di
attenzione per le realtà di medio-piccola di-
mensione).
2.1.1 le misure reddituali: le
possibili evoluzioni A partire dalle dinamiche evidenziate per il trien-
nio considerato, è stata sviluppata un’analisi del-
le prospettive reddituali per il comparto dei Cen-
tri di lavoro con riferimento al periodo 2014-
2016. Come evidenziato
dai grafici 25 e 26 i risul-
tati attesi evidenziano:
(a) un continuo peggio-
ramento per quanto
concerne le realtà di
Medio-Piccole dimen-
sioni;
(b) Una sostanziale co-
stanza di risultati per le
realtà di Medio-Grandi e
Grandi dimensioni.
Analizzando le variabili
macro-economiche si
può rintracciare la dina-
mica prevista per i prez-Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Grafico 24: Dinamica temporale dei costi operati sul fatturato
51,3
1%
51,4
8%
47,
45%
47,
34%
52,6
0%
49
,33%
18,8
4%
20,6
9%
21,7
7%
21,8
4% 24
,88
%
22,4
8%
22,4
7%
24,7
7%
19,9
1%
19,7
1% 18,7
5%
18,7
9%
-10%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Medio piccole2012
Medio piccole2013
Medio grandi2012
Medio grandi2013
Grandi 2012 Grandi 2013
Variazione altre rimanenze
Accantonamenti per rischie altri
Ammortamenti esvlautazioni
Oneri diversi di gestionecaratteristica
Costi per il personale
Costi per godimento dibeni di terzi
Servizi
Consumo materie prime
19
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zi di vendita, i quali, considerato il livello di sta-
gnazione dell’economia italiana, probabilmente
non faranno registrare eccessivi incrementi. Per-
tanto, la crescita del fatturato (circa + 11% dal
2013 al 2016 relativamente al comparto) prevista
per tutte le classi dimensionali, sarà frutto dell’
aumento dei volumi di vendita. Va inoltre, evi-
denziato che a fare da contraltare alla costanza
dei prezzi di vendita si registra una previsione di
crescita dei costi di approvvigionamento delle
materie prime. Ne consegue che risulterà vitale
attuare
strategie di
cost saving
in grado di
fronteggia-
re l’inevita-
bile contra-
zione delle
marginalità
unitarie.
Anche nel
caso delle
previsioni
di redditivi-
tà è utile
scomporre
le determi-
nanti del
RONA così
da poter
evidenziare quali siano le dinamiche evolutive
attese per i diversi comparti analizzati e quali
saranno le strategie attuate. La prima evidenza è
lo spostamento del comparto verso strategie di
alto turnover e basso margine, spiegabile dal
fatto che esso viene fortemente influenzato dal-
le realtà di grandi dimensioni che, come già ac-
cennato in precedenza, cominciano nel 2013
questo tipo di azione e proseguono per tutto il
triennio di previsione.
7,31%5,59% 4,84%
21,40%
23,59%25,48%29,92%
19,62% 18,95%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
2014 2015 2016
Medio Piccole Medio grandi Grandi
Grafico 26: RONA triennio 2014-2015-2016
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
3,00%1,70%
0,98%
12,47%
12,99%14,24%
15,64%
9,48% 9,03%
0%
4%
8%
12%
16%
20%
2014 2015 2016
Medio Piccole Medio grandi Grandi
Grafico 25: ROE triennio 2014-2015-2016
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Grafico 27: Matrice ROS Vs TURNOVER per il triennio 2014-2016
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
20
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Tuttavia è utile fare alcune specifiche:
(a) Le società di Grandi dimensioni possono ot-
tenere migliori
risultati facen-
do attenzione
a gestire cor-
rettamente i
processi di ac-
quisto (sia in
termini di ma-
teriali sia in termini di servizi). L’aumento di
volumi fornisce a queste tipologie di società
maggior potere contrattuale che deve essere
necessariamente sfruttato per migliorare le
proprie performance reddituali;
(b) Le società di Medio-Grandi dimensioni, che
continuano la
scelta strategi-
ca baricentrata
sulla marginali-
tà, otterranno i
risultati miglio-
ri se sapranno
mantenere alta
la qualità dei
propri prodotti
e la percezione di differenziazione di essi da
parte dei clienti così da renderli disposti a
pagare un prezzo alto;
(c) Le società di Medio-Piccole dimensioni regi-
streranno un
peggioramen-
to pericoloso.
L’aumento del
fatturato sarà
accompagnato
infatti da una
progressiva
diminuzione
del turnover e della marginalità che possono
facilmente condurre a scelte strategiche sba-
gliate in termini di investimenti e/o logiche
produttive che privilegiano la “bassa quali-
tà”; tali comportamenti possono facilmente
aprire opportunità alla concorrenza straniera
di spostare l’attenzione sull’elemento “basso
-prezzo”.
2.2 Il comparto dei centri di
lavoro: le misure finanziarie
Come già indicato a livello globale di settore, le
dinamiche finanziarie possono essere uno degli
elementi differenziali per la buona riuscita dei
piani strategici aziendali; per questo, anche per il
comparto dei centri di lavoro, la descrizione del-
le performance finanziarie passa attraverso la
verifica di tre dinamiche aziendali distinte: la li-
quidità a disposizione, la dilazione nei pagamenti
di clienti e fornitori e i potenziali rischi nella ge-
stione delle risorse finanziarie.
Per quanto riguarda la liquidità sia primaria , co-
me mostrato dal grafico 28, tutti i cluster analiz-
zati fanno registrare risultati inferiori a 1 (valore
soglia). Tale
situazione
mette in luce
che il compar-
to dei Centri
di Lavoro, al
contrario di
quanto indica-
to a livello
complessivo
di settore, non ha una buona capacità di governo
delle dinamiche di copertura dei debiti a breve
termine con disponibilità liquide immediate o
differite di breve termine. Tuttavia considerando Medio-piccole
aziende: scelte
strategiche da
“rifocalizzare”
La gestione della
struttura debito-
ria: breve termine
Vs Medio lungo
quale elemento di
attenzione
Medio-grandi
aziende: attenzio-
ne alla qualità
Grandi aziende:
Possibilità di au-
mentare il potere
contrattuale
Grafico 28: Liquidità Primaria Vs Liquidità Secondaria 2013
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
0,00
0,50
1,00
1,50
Mediopiccole
Mediograndi
Grandi
0,64 0,83
0,41
1,19 1,371,20
Liquidità Primaria 2013 Liquidità Secondaria2013
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l’indicatore di liquidità secondaria, che tiene con-
to anche delle rimanenze in magazzino, ritenute
teoricamente attività monetizzabili in un arco
temporale breve, tutte le realtà superano ampia-
mente il valore soglia di 1.
La non ottima situa-
zione di liquidità
evidenziata dai gra-
fici precedenti esi-
ste nonostante il
buon contributo
generato dalla ge-
stione delle condi-
zioni di incasso e
pagamento.
Analizzando la matrice (grafico 29) risulta evi-
dente che, in tutte le classi individuate, la gestio-
ne del circolante risulta essere un elemento di
eccellenza. Infatti a tutti i livelli le dilazioni otte-
nute sugli acquisti sono superiori alle dilazioni
concesse nel 2013. Questo potrebbe consente di
controllare eventuali tensioni finanziarie nel bre-
ve termine.
È, inoltre, evidente che la possibilità di accedere
a mercati non solo italiani pone le aziende di
maggiore dimensione in un contesto più strin-
gente sul versante delle dilazioni di pagamento
che, tuttavia anche in questo caso, risultano ben
compensate da una buona gestione delle dilazio-
ni di incasso. Va inoltre sottolineato che, le realtà
di Medio-Piccola dimensione sono le uniche che
nel corso del 2013 non hanno diminuito i giorni
medi dilazioni concessi mantenendo invariato il
differenziale tra i giorni concessi e i giorni otte-
nuti; al contrario le altre realtà incrementano
positivamente il differenziale tra pagamenti e
incassi nel corso del 2013 (da sottolineare il caso
delle Grandi realtà che addirittura riescono ad
invertire il segno dello spread, passando da una
situazione critica ad una positiva) .
Al fine di completare l’analisi è utile verificare gli
impatti anche sulla dinamica temporale del ri-
schio operativo e di quello finanziario delle
aziende (grafico 30).
Così come è già stato sottolineato, il livello di
rischiosità che corrono le aziende del settore
Macchine Utensili è sostanzialmente basso e
questa evidenza rimane tale anche per i compo-
nenti del comparto Centri di Lavoro nel 2013. No-
nostante tale evidenza, al suo interno, le dinami-
che sono differenti. Infatti, le realtà di Grandi
dimensioni non fanno registrare cambiamenti
significativi che, al contrario risultano evidenti
per gli altri due cluster analizzati. Nello specifico:
(a) Contrazione del rischio finanziario: il flusso di
cassa operativo risulta essere positivo per i
cluster di Medio-Piccole e Medio-Grandi di-
mensioni. Da sottolineare che in entrambi i
casi le realtà rinvestono buona parte di quan-
to generato durante l’anno;
(b) Sostanziale costanza del rischio operativo, in
altri termini, le realtà di medio-grande e me-
dio piccola- dimensione sembrano non aver
Grafico 30: Rischio operativo Vs Rischio finanziario
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
Grafico 29: Matrice giorni medi di dilazione
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
La gestione del
circolante quale
elemento positivo
per la generazio-
ne di cassa
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avuto la necessità / possibilità di intervenire
sulle strutture di costo operative.
2.2.1 le misure finanziarie: le
possibili evoluzioni Nel prossimo triennio l’evoluzione delle dinami-
che finanziarie saranno molto diverse tra di loro.
In particolare è possibile ipotizzare che la conti-
nua evoluzione del contesto competitivo e la
previsione di crescita dei fatturati (come già indi-
cato nei paragrafi precedenti) farà emergere
sempre più la necessità di intervenire sulle scelte
di miglioramento tecnologico e sulle scelte di
gestione delle condizioni di vendita e acquisto.
Tali necessità non potranno essere affrontate
senza un processo di razionalizzazione delle
strutture debitorie. Tuttavia, anche senza l’ipo-
tesi di ulteriore necessità di indebitamento è
possibile prevedere quelle che saranno le evolu-
zione del rischio finanziario per le tre categorie
di aziende fino ad ora analizzate.
Il grafico 31 aiuta a visualizzare il trend evolutivo.
Come presentato graficamente i possibili cam-
biamenti sono molto diversi nelle tre diverse ca-
tegorie aziendali. Nello
specifico:
(a) Le grandi aziende, già
fortemente strutturate
nella gestione del debi-
to e diversificate in ter-
mini di flussi di cassa,
continueranno a gene-
rare un flusso di cassa
maggiore rispetto
all’apertura di nuovi
debiti finanziari;
(b) Le realtà di medio-
grande dimensione
potranno ridurre forte-
mente il rischio finan-
ziario attraverso una
corretta gestione dei
flussi di cassa operativi. In altri termini, do-
vranno sfruttare al massimo la forza contrat-
tuale ottenuta attraverso l’incremento dei
valori di acquisto per poter correttamente
controbilanciare l’eventuale peggioramento
in termini di condizioni di vendita;
(c) Le realtà di medio-piccola dimensione sono
quelle che faranno registrate il peggioramen-
to più critico. Infatti, gli incrementi dei fattu-
rati, se non correttamente pianificati e gesti-
ti, causeranno un incremento eccessivo delle
necessità di investimento e, conseguente-
mente, un innalzamento del rischio finanzia-
rio.
È possibile, quindi concludere che a livello finan-
ziario la crescita prevista per i prossimi anni deb-
ba essere correttamente gestita per poter ga-
rantire alle realtà di Medio-Grandi e Grandi di-
mensioni la creazione di flussi di cassa sempre
più positivi; al contrario, le realtà di Medio-
piccola dimensione dovranno prestare particola-
re attenzione per evitare che si avveri il detto
popolare: di crescita si può anche morire.
Grafico 31: Dinamica temporale del Rischio Finanziario
Fonte: elaborazione di DGM Consulting
0,610,74
0,87
0,070,00 -0,07
-0,05-0,18
-0,29-0,40
-0,20
0,00
0,20
0,40
0,60
0,80
1,00
2014 2015 2016
Medio Piccole Medio grandi Grandi
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Il comparto dei Centri di Lavoro, nel triennio
2011-2013, fa registrare un incremento del fattu-
rato (+4,2%), superiore all’incremento del volu-
me d’affari del settore delle Macchine Utensili
(+2,6%). L’incremento dei ricavi di vendita è pre-
visto anche per il triennio 2014-2016.
La redditività del capitale investito netto è mag-
giore rispetto al settore nel suo complesso, ma il
divario si sta assottigliando (nel 2013 è di circa
3,9 punti percentuali). La dinamica del compar-
to, infatti, mostra una decrescita più marcata
rispetto al settore, nello specifico si evidenzia un
brusco calo nel 2012.
Per quanto riguarda il rischio finanziario, il com-
parto dei Centri di Lavoro replica i bassi livelli
fatti registrare dal settore, ma dimostra una peg-
giore gestione della liquidità, nonostante una
migliore capacità di gestione dei tempi medi di
incasso e pagamento.
Dettagliando per classe dimensionale il compar-
to si è potuto constatare che le realtà di Grandi
dimensioni influenzano le performance generali
generando l’84% del fatturato totale. Inoltre, tali
realtà presentano i livelli più alti di redditività del
capitale investito (sono le uniche ad essere over-
performing), ma le sole aziende che conseguono
un incremento del RONA, considerando il trien-
nio 2011-2013, sono quelle Medio-Grandi.
Tutte le classi dimensionali non mostrano una
buona capacità di gestione della liquidità prima-
ria, ma il livello di copertura dei debiti a breve è
positivo considerando l’indice di liquidità secon-
daria. La gestione del circolante è invece un ele-
mento positivo per la generazione di cassa in
quanto tutte le realtà mostrano tempi medi di
pagamento superiori ai tempi medi di incasso. In
quest’ottica il maggior differenziale fra dilazioni
ottenute e concesse è registrato dalle società
Medio-Piccole.
Per il futuro (triennio 2014-2016) è previsto un
continuo aumento del RONA per le realtà di Me-
dio-Grande dimensione, mentre per le società di
Medio-Piccole e Grandi è stimata una decrescita
di risultati.
A livello finanziario, l’attenzione si sposta sulle
realtà di Medio-Piccola dimensione che dovran-
no gestire correttamente i flussi di cassa operati-
vi per sostenere correttamente la crescita del
fatturato, mentre per le aziende di dimensioni
maggiori è prevista un’ulteriore diminuzione
dell’indicatore di rischiosità.
Conclusioni
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