27
OS 1: Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare Quadrante item Riferimento CCI FORZE F1.1 RESILIENZA ECONOMICA DEL COMPARTO AGROALIMENTARE RISPETTO AGLI ALTRI SETTORI PRODUTTIVI OG1 - cap.1 OS1 - cap.1 11 (Struttura del valore aggiunto) Il cap. 1 dell’OG1 “la struttura dell’economia Italiana” par. 1.1 fotografa le modifiche della struttura economica italiana nel periodo 2007-2015 con una riduzione del settore industriale e delle costruzioni (settore secondario), un incremento del settore dei servizi (terziario) ed una stabilità del settore primario (2,1%). Figura 2 OG1 Composizione del valore aggiunto lordo delle macro-aree Figura 3 OG1 Incidenza del valore aggiunto lordo dell’agricoltura, silvicoltura geografiche per macrosettore, 2016 (%) – C.11 e pesca sul valore aggiunto totale, 2016 (%) – C.11 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat, Conti Nazionali Fonte: elaborazioni su dati Eurostat, Conti Nazionali L’indicatore C 25 – 1.2 descritto nel cap. 1 dell’OS 1 riguarda “il reddito agricolo in Italia e il divario rispetto al resto dell’economia”. Il parametro misura il valore creato dall’impresa agricola che resta all’imprenditore e ai familiari che prestano lavoro nell’azienda, una volta detratti dal valore aggiunto netto i salari, gli affitti e gli interessi passivi. Di seguito vengono commentati i dati dei valori in termini reali ovvero deflazionati. In Italia nel 2018 il reddito che resta all’imprenditore è di 17.400 euro per unità di lavoro familiare (C.25), in confronto a 14.100 euro medio dell’UE a 28 e ai 26.300 euro medio dell’UE a 15. 0 20 40 60 80 100 Nord-Est Nord-… Centro Sud Isole Italia Primario Secondario Terziario 0 1 2 3 4 5 6 Molise Basilicata Sardegna Calabria P.A.… Puglia Sicilia P.A. Trento Abruzzo Emilia-… Campania Umbria Toscana Veneto Friuli… Marche Piemonte Valle… Lombardia Lazio Liguria % VA settore primario/VA totale economia (%) media Italia media UE 28

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OS 1: Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

FORZE F1.1 RESILIENZA ECONOMICA DEL COMPARTO AGROALIMENTARE RISPETTO AGLI ALTRI SETTORI PRODUTTIVI

OG1 - cap.1 OS1 - cap.1

11 (Struttura del valore aggiunto)

Il cap. 1 dell’OG1 “la struttura dell’economia Italiana” par. 1.1 fotografa le modifiche della struttura economica italiana nel periodo 2007-2015 con una riduzione

del settore industriale e delle costruzioni (settore secondario), un incremento del settore dei servizi (terziario) ed una stabilità del settore primario (2,1%).

Figura 2 OG1 Composizione del valore aggiunto lordo delle macro-aree Figura 3 OG1 Incidenza del valore aggiunto lordo dell’agricoltura, silvicoltura

geografiche per macrosettore, 2016 (%) – C.11 e pesca sul valore aggiunto totale, 2016 (%) – C.11

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat, Conti Nazionali Fonte: elaborazioni su dati Eurostat, Conti Nazionali

L’indicatore C 25 – 1.2 descritto nel cap. 1 dell’OS 1 riguarda “il reddito agricolo in Italia e il divario rispetto al resto dell’economia”. Il parametro misura il valore

creato dall’impresa agricola che resta all’imprenditore e ai familiari che prestano lavoro nell’azienda, una volta detratti dal valore aggiunto netto i salari, gli affitti

e gli interessi passivi. Di seguito vengono commentati i dati dei valori in termini reali ovvero deflazionati. In Italia nel 2018 il reddito che resta all’imprenditore è

di 17.400 euro per unità di lavoro familiare (C.25), in confronto a 14.100 euro medio dell’UE a 28 e ai 26.300 euro medio dell’UE a 15.

0 20 40 60 80 100

Nord-Est

Nord-…

Centro

Sud

Isole

Italia

Primario Secondario Terziario

0123456

Mo

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%

VA settore primario/VA totale economia (%)

media Italia

media UE 28

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Figura 1 OS1 Evoluzione del reddito d’impresa (C.25) in Italia, UE-28 e UE-15 Figura 3 OS1 Evoluzione del reddito orario dell’imprenditore agricolo e del salario lavoro dipendente medio dell’economia* in Italia (2007-2018)

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CEA) Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CEA)

Figura 7 OS1 Pil pro capite (C.9) in Italia (anno 2017) Figura 9 OS1 Incidenza del Valore aggiunto lordo a prezzi base dell’agricoltura, silvicoltura e pesca

sul Valore aggiunto totale (C.11), in Italia (anni 2007 e 2016)

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CN) Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CN)

Dai dati risulta che in Italia il salario orario medio di un lavoratore dipendente è passato da 15 a 16,9 euro l’ora, mentre il reddito d’impresa è passato da 6,6 a

10,6 euro l’ora (2007/2018). L’economia italiana nel periodo 2007-2015 è stata caratterizzata da una prolungata situazione di recessione e due periodi di crisi

economica (2008-2009; 2012-2013), con rilevanti impatti sulla crescita economica e sull’occupazione.

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OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

FORZE F1.2 PRESENZA DI ALCUNE PRODUZIONI AD ALTO VALORE AGGIUNTO ED ELEVATE SPECIALIZZAZIONI TERRITORIALI

OG1 - cap.1 , cap.2, cap.5;

26 (Valore aggiunto netto aziendale)

Il cap. 3 dell’OG1 tratta la “produzione e valore aggiunto dell’agricoltura” ed evidenzia che la produzione italiana nel complesso si caratterizza per una minore incidenza della produzione animale rispetto alla media europea (28% sulla produzione agricola totale, rispetto al 40% dell’UE a 28), un maggiore peso delle coltivazioni (specializzazione in vitivinicoltura, ortaggi e frutta, olivicoltura) ed un maggiore ruolo economico delle attività di supporto all’agricoltura e delle attività secondarie (complessivamente il peso dei servizi e delle attività secondarie è del 17% per l’Italia, a fronte dell’8,6% dell’UE). La produzione totale dell’agricoltura in Italia, pari a 55,9 miliardi nel 2018 a valori correnti, tra il 2007 e il 2018 è cresciuta del 15%, con i due principali comparti, le coltivazioni e gli allevamenti, aumentati rispettivamente dell’8% e del 9%, mentre più dinamici sono risultati i servizi di supporto e le attività secondarie; la crescita delle attività secondarie testimonia un più ampio processo di ricerca da parte delle aziende agricole italiane di una maggiore diversificazione della produzione, fonti integrative di reddito e nuove modalità di incontro con il consumatore, che ha avuto un impatto positivo sulla tenuta del valore aggiunto agricolo nazionale nell’ultimo decennio. A prezzi costanti si osserva una tendenziale contrazione del valore delle coltivazioni mentre sostanzialmente stabili sono rimasti nell’arco del periodo i volumi produttivi della zootecnia. Le figure riprese dal documento sintetizzano la composizione della produzione in Italia e a livello comunitario.

Figura 15 OG1 Composizione della produzione a prezzi base in Italia, Figura 16 OG1 Composizione della produzione a prezzi base nell’UE a 28, valori correnti valori correnti

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat, CEA

Vitivinicoltura20,1%

Ortaggi13,4%

Latte10,3%

Frutta e agrumi9,8%

Cereali7,8%

Carni suine6,4%

Carni bovine6,3%

Florovivaismo5,4%

Pollame5,3%

Coltivazioni foraggere

3,9%

Uova2,9%

Olivicoltura2,3%

Coltivazioni industriali

1,8% Patate1,3%

Carni ovicaprine

0,3%Altri prodotti

2,7%

Italia

Vitivinicoltura7,0% Ortaggi

8,8%

Latte14,6%

Frutta e agrumi7,4%

Cereali12,1%

Carni suine9,2%

Carni bovine8,7%

Florovivaismo5,5%

Pollame5,7%

Coltivazioni foraggere

5,5%

Uova2,6%

Olivicoltura1,1%

Coltivazioni industriali

4,9%

Patate3,0%

Carni ovicaprine

1,5% Altri prodotti2,4%

UE 28

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Rispetto alla media europea l’Italia si caratterizza per un’agricoltura a maggiore valore aggiunto: il valore aggiunto a prezzi base ha rappresentato nell’ultimo

decennio mediamente il 57% della produzione agricola nazionale (41% per l’UE a 28). Infatti, la maggior quota della produzione totale dell’UE a 28 è stata assorbita

dai consumi intermedi, cioè dai costi correnti (59%) a fronte del 43% per l’Italia.

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

FORZE F1.3 FATTORI DI PRODUZIONE DI ELEVATA QUALITA' Documento strategico SR FVG

Negli ultimi anni i prodotti di qualità (Dop, IGP e Stg) sono aumentati sia in termini numerici che in valore, crescendo in misura anche maggiore dei comparti di riferimento, e si sono affermati come settore significativo del comparto agroalimentare nazionale e fattore di competitività delle realtà agricole locali. Il Friuli Venezia Giulia (n° denominazioni) è posizionato tra le regioni meno rappresentative in Italia, al quintultimo posto su ventuno per quanto riguarda il comparto Agroalimentare e al 14° posto per quanto riguarda i vini a denominazione.

Tuttavia, la regione conta prodotti molto rilevanti in termini di valore e si colloca al 5° e al 6° posto in Italia per quanto riguarda l’impatto economico del comparto Agroalimentare e Vino, rispettivamente. In particolare, i prosciutti di san Daniele e di Sauris e il formaggio Montasio sono conosciuti a livello nazionale e mondiale, mentre il Prosecco è il primo tra i vini a denominazione in Italia e sta conoscendo negli ultimi anni una crescita esponenziale, anche legata al forte incremento della domanda estera. Tra il 2016 e il 2017 il valore delle produzioni di qualità è passato da 886 a 834 milioni di euro (-5,9%). Questa riduzione è stata determinata esclusivamente da quanto si è verificato nel comparto vino mentre l’agroalimentare di qualità è aumentato del 2,8% (da 318 a 327 milioni di euro). Il comparto del vino il valore della produzione ha subito un calo del 10,7% dovuto all’andamento dei vini IGP e all’andamento climatico che ha portato ad una riduzione delle quantità prodotte. Per quanto riguarda gli operatori coinvolti, nel triennio 2015-2017 si è assistito ad un ridimensionamento del numero di produttori e trasformatori coinvolti che è stato più sensibile per alcuni prodotti. Tra questi, in particolare va sottolineata la riduzione del numero di coloro che operano nel comparto del Montasio DOP che si sono ridotti di un terzo nel triennio.

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Figura 3 – Produzione dei principali prodotti agricoli in FVG

Fonte: Documento strategico per lo sviluppo rurale FVG Fonte: Documento strategico per lo sviluppo rurale FVG

Fonte: Documento strategico per lo sviluppo rurale FVG

23,26%

14,90%23,12%

2,39%

1,24%

8,69%

5,42%

10,30%

6,44%

1,76%

2,48%

Produzione dei principali prodotti agricoli ai prezzi di base anni 2017

Vino Latte Cereali Foraggi

Ortaggi Frutta Carni bovine Carni suine

Pollame Uova Altri settori

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OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

FORZE F1.4 FORTE CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE DELLE PRODUZIONI E LEGAME CULTURALE CON IL TERRITORIO E IL PAESAGGIO

PSR 2014-20 - OS3

Le PB non trattano nello specifico l’argomento dell’ITEM. L’argomento viene trattato specificatamente nell’OS3. Dove viene analizzato il ruolo delle “produzioni

di qualità certificate biologiche” e 2.2 “Le produzioni di qualità certificate a Indicazione Geografica”. La struttura del settore agricole evidenziata nell’OG 1 al paragrafo 2 che le aziende agricole montane gestiscono però una proporzione più grande di territorio,

per la maggiore presenza di aree boscate e seminaturali (praterie) che rivestono un ruolo ambientale importante: queste aziende hanno una dimensione

mediamente più estesa in termini di SAU, in quanto le coltivazioni sono prevalentemente estensive e a basso valore aggiunto per unità di superficie. L’agricoltura

praticata nelle aree montane è significativamente diversa da quella delle aree collinari e pianeggianti, in quanto si sono sviluppate le attività produttive che

meglio si adattano alle caratteristiche e alle dotazioni di questi specifici territori. Nel periodo 2010-2017, sulla base dei dati RICA, la perdita di aziende e superfici

in montagna risulta consistente, in particolare nel Nord-Est.

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

DEBOLEZZE D1.1 REDDITO AGRICOLO INFERIORE RISPETTO AD ALTRI SETTORI ECONOMICI OS1 - cap.1 25 (reddito netto d'impresa)

Il paragrafo 1.2 dell’OS 1 evidenzia il divario del reddito rispetto al resto dell’economia (I.2). Dal documento e dai relativi grafici risulta che:

In Italia, tra il 2007 e il 2018 il salario orario medio di un lavoratore dipendente è passato da 15 a 16,9 euro l’ora, mentre il reddito d’impresa agricola per

ora lavorata (calcolato applicando un coefficiente fisso di conversione delle ULA, pari a 1.800 ore) è aumentato tendenzialmente in maniera più sostenuta

– al netto delle forti variazioni registrate nelle annualità 2010 e 2013 – ed è passato da 6,6 a 10,6 euro l’ora.

Va tuttavia sottolineato che la riduzione del divario di reddito tra il settore agricolo e il resto dei settori si è verificato in una fase di stagnazione salariale

in Italia; infatti, il salario orario medio dipendente, che si trova al di sotto del livello sia dell’UE a 28, sia dell’UE a 15, dal 2009 al 2018 è cresciuto in modo

molto meno marcato, rispetto al contesto europeo.

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Figura 2 OS1 Evoluzione del rapporto tra il reddito dell’imprenditore agricolo Figura 3 OS1 Evoluzione del reddito orario dell’imprenditore agricolo e del salario orario e il salario medio dell’economia (I.2) in Italia, UE-28 e UE-15 (2007-2018, valori in %) da lavoro dipendente medio dell’economia* in Italia (2007-2018)

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CEA e CN) Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CEA e CN)

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

DEBOLEZZE D1.2 STRUTTURE AGRICOLE PIU' PICCOLE, MINORE CRESCITA DELLA PRODUTTIVITA' E REDDITO AGRICOLO INFERIORE ALLA MEDIA UE, DIFFERENZIATO A LIVELLO TERRITORIALE, SETTORIALE E TRA AZIENDE DI DIMENSIONI DIVERSE

OG1 - cap.2; documento strategico per lo sviluppo rurale delle aree del FVG

25-24-26-20 (RN d'impresa, reddito netto dei fattori agricoli, VA netto aziendale); 28 (indice produttività totale dei fattori)

Il documento OGI al cap 2 descrive la struttura del settore agricolo, caratterizzato da:

Secondo i dati Istat, al 2016 in Italia vi sono 1.145.680 aziende agricole pari all’11% del totale dell’UE a 28 (10.467.760 unità).

Il settore agricolo italiano continua a essere caratterizzato da strutture di dimensioni ridotte: nel 2016, le aziende con meno di 5 ettari rappresentano il 62%

del totale e coltivano appena l’8% della SAU nazionale mentre le grandi aziende, con SAU maggiore di 50 ettari, pur rappresentando solo il 4% del totale

detengono il 43% circa della SAU.

La maggior parte delle aziende (77,5% del totale) è concentrata nella classe dimensionale di superficie compresa tra 1 e 10 ettari (25% media UE-28).

La valutazione puntuale del processo di contrazione del numero delle aziende agricole e della SAU tra il 2010 e il 2016 è resa complessa dalle variazioni nella

copertura statistica dell’universo d’indagine. In Italia la contrazione del numero di aziende tra il 2010 e il 2013 è stata dell’11% e testimonia un processo di

ristrutturazione del settore che ha interessato maggiormente le unità più piccole e fragili e la forza lavoro familiare, mentre le aziende più strutturate hanno

mostrato una maggiore tenuta. La SAU e la SAT sono state poco influenzate dalle differenze del campo d’indagine e mostrano lievi variazioni rispetto all’inizio

del decennio (rispettivamente +1,4% e -0,9% nel 2016 rispetto al 2010), confermando quindi un aumento delle dimensioni medie aziendali.

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Il numero di imprese agricole registrate presso le CCIAA nel 2018 segna una diminuizione del 13% rispetto al 2010 e dell’1,2% rispetto al 2015. La quota delle

imprese giovanili è pari al 7,6%. La dinamica a livello nazionale delle sole iscrizioni è stata decrescente tra il 2010 e il 2014, mentre negli anni successivi c’è

stata una crescita, con un numero massimo nel 2017 (29.397 iscrizioni) e una nuova leggera riduzione nel 2018. L’imprenditoria femminile nel settore primario

interessa il 28,8% delle imprese (fonte Registro Imprese).

Le aziende agricole montane gestiscono però una proporzione più grande di territorio, per la maggiore presenza di aree boscate e seminaturali (praterie) che

rivestono un ruolo ambientale importante: queste aziende hanno una dimensione mediamente più estesa in termini di SAU, in quanto le coltivazioni sono

prevalentemente estensive e a basso valore aggiunto per unità di superficie.

Nel periodo 2010-2017, sulla base dei dati RICA, la perdita di aziende e superfici in montagna risulta consistente, in particolare nel Nord-Est.

Di seguito si riportano alcune tabelle ed un grafico tratto dal documento OG1 e dal documento strategico per lo sviluppo delle aree rurali FVG (ultimo grafico).

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Dal documento strategico per lo sviluppo rurale delle aree del FVG emerge che in relazione alla frammentazione delle imprese agricole si rileva che le stesse, nel

periodo 2013-2016 sono diminuite del 7,76%, da 20.176 a 18.611 (13.881 nel 2017), in misura nettamente inferiore alla diminuzione nazionale del - 22,21%, nel

contempo si assiste ad un aumento della SAU, +8,79% rispetto al 2013 (+1,39% a livello nazionale) e della dimensione media aziendale del 18%, 12,43 ha nel 2016

rispetto ai 10,54 ha del 2013.

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

DEBOLEZZE D1.3 DEBOLEZZA ECONOMICA DELLE AZIENDE IN ALCUNE AREE DEL TERRITORIO E DI ALCUNI SETTORI PRODUTTIVI (PER ES. AREE SVANTAGGIATE DI MONTAGNA E CON ALTRI SVANTAGGI, ...)

OS1 - cap. 3 26 (valore aggiunto netto aziendale)

Il paragrafo 3 dell’OS 1 tratta il “livello del reddito agricolo in tutti i settori, in tutte le regioni, per le aziende più piccole e nelle aree con svantaggi naturali. La

Commissione propone di leggere e analizzare l’andamento dei livelli del reddito agricolo per diverse tipologie di aziende e nei diversi territori, rispetto alla media

nazionale nel settore agricolo. Sotto il profilo metodologico viene proposto di utilizzare il valore aggiunto netto aziendale (C.26, corrispondente agli indicatori di

impatto I.4 e I.5). Il valore si intende riportato alle unità di lavoro. I dati presentati sono posti a confronto con il valore medio dell’agricoltura italiana, come se si

trattasse di un indice di specializzazione.

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La lettura territoriale mostra un’apprezzabile variabilità tra le regioni italiane, due terzi delle quali si collocano al di sotto del dato medio nazionale.

Il valore aggiunto netto per unità di lavoro si conferma molto consistente per le aziende specializzate nell’allevamento dei granivori e dei bovini da latte,

nonché per quelle ortofloricole; presso la media si attestano, invece, le aziende specializzate nel vino e gli altri allevamenti, mentre più distanti si pongono

seminativi, altre permanenti e le aziende miste.

Il valore aggiunto per unità di lavoro cresca con l’aumentare della dimensione economica.

Lo svantaggio naturale (specie in montagna) resta rilevante nelle performance economiche delle aziende.

Tabella 4 OS1 - Livelli medi del Valore Aggiunto Netto aziendale nei periodi 2007-2015 e 2015-2017 in Italia, UE-28 e UE-15 (valori in euro e incidenza in %)

media 2007-2015 media 2015-2017

C.26 Valore Aggiunto Netto aziendale - Italia (euro) 24.048,37 30.836,33

C.26 Valore Aggiunto Netto aziendale – UE28 (euro) 17.267,32 20.515,28

C.26 Valore Aggiunto Netto aziendale - Italia/UE28 (%) 139% 150%

Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CEA)

Figura 23 OS1 -Valore aggiunto netto aziendale (C.26), dettaglio Italia Figura 1 OS1 -Valore aggiunto netto aziendale (C.26) - dettaglio Italia,

(anno 2017) triennio 2015-2017

Fonte: elaborazioni su dati RICA

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Figura 25 OS1 -Valore aggiunto netto aziendale per orientamento produttivo (TF8) rispetto al valore nazionale (C.26-I.4)

Fonte: elaborazioni su dati RICA Fonte: elaborazioni su dati RICA

Figura 26 OS1 - Valore aggiunto netto aziendale per classe di dimensione economica rispetto al valore nazionale (C.26-I.4)

Fonte: elaborazioni su dati RICA Fonte: elaborazioni su dati RICA

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Figura 27 OS1 Valore aggiunto netto aziendale per zona svantaggiata* (C.26-I.4)

Fonte: elaborazioni su dati RICA

Legenda: 0 Territorio comunale non svantaggiato; 2 Territorio comunale parzialmente montano e parzialmente svantaggiate (art 3, prf 3); 3 Territorio comunale totalmente montano e totalmente svantaggiato (art 3, prf

3); 4 Territorio comunale con svantaggiato totale o parziale per spopolamento (art, 3 prf 4); 5 Territorio comunale con svantaggiati specifici, in modo parziale o totale (art 3, prf 5)

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

DEBOLEZZE D1.4 SCARSA CONOSCENZA E LIMITATO RICORSO AGLI STRUMENTI DI GESTIONE DEL RISCHIO CON DIFFERENZE TERRITORIALI E SETTORIALI

OS1 - cap.4

La strategia della gestione del rischio in agricoltura, analizzata nel capitolo 4 dell’OS1, è considerata oggi come uno dei principali strumenti di politica economica

per la tutela dei redditi dei produttori agricoli colpiti da calamità naturali, condizioni climatiche avverse, fitopatie o infestazioni parassitarie, oltre che per il

contrasto delle dinamiche negative di mercato e la volatilità dei prezzi. Gli strumenti previsti dalla misura 17 del PSRN 2014-2020 sulla gestione del rischio in

agricoltura sono riconducibili a tre tipologie: le polizze assicurative agricole agevolate (sotto-misura 17.1), i Fondi di Mutualità per la copertura di rischi climatici,

fitosanitari e epizoozie (sotto-misura 17.2) e l’IST settoriale, lo strumento di stabilizzazione del reddito (sotto-misura 17.3). Di seguito vengono commentati i dati

dei valori assoluti assicurati e del loro tasso di crescita tendenziale, comprensivi di alcuni grafici del documento citato.

Dal 2015 le polizze assicurative agevolate per le colture vegetali vengono finanziate attraverso la Misura di gestione del rischio del PSRN 2014-2020, le polizze

agevolate sulle strutture vengono invece sovvenzionate attraverso il Fondo di solidarietà nazionale (FSN), infine le risorse pubbliche per il comparto

zootecnico provengono in parte dal PSRN (per le polizze agevolate a copertura delle epizoozie) e in parte dal FSN (per quanto concerne lo smaltimento delle

carcasse); Nel 2015 c’è il passaggio della misura della gestione del rischio sul secondo pilastro della PAC;

A livello territoriale, le regioni del Nord Italia mostrano le quote maggiori di valori assicurati. Il Trentino-Alto Adige la regione più assicurata, con un’incidenza

di produzione soggetta a copertura che, nel 2017, ha superato il 90% della PPB regionale. Seguono Friuli-Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna, che però

-0,10

0,10

0,30

0,50

0,70

0,90

1,10

1,30

1,50

VA medio per zona svantaggiata 2017 (indice)

-

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

No Z SVA Parz.montano

Tot. montano Par. 4 Par. 5 Italia

VA/UL per zona svantaggiata 2015-2017

2015 2016 2017 ITA 17

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tra il 2017 e il 2018 mostrano trend decrescenti di incidenza. Tra le regioni del centro Italia è invece l’Umbria la regione che mostra la maggiore affezione agli

strumenti di gestione del rischio, con quote di produzione assicurata del 30% circa della PPB. Le regioni del Sud mostrano, invece, incidenze molto contenute

di valori assicurati per l’intero periodo e, inoltre, dai dati è riscontrabile un calo nelle quote di produzione assicurata tra il 2014 e il 2018. In questo caso, la

regione che manifesta l’affezione maggiore allo strumento delle polizze agricole agevolate è la Basilicata.

Per quanto riguarda la distribuzione dei valori assicurati per gruppo colturale, è possibile notare come storicamente – in particolare nell’arco temporale 2010-

2018 – le produzioni più assicurate sono l’uva da vino, la frutta precoce, il riso e il mais. Nel 2018, in aggregato queste produzioni costituiscono oltre il 72%

dei valori assicurati delle colture vegetali.

Tabella 5 OS1 Evoluzione dei valori assicurati Figura 33 OS1 Incidenza dei valori assicurati Figura 34 OS1 Valori assicurati per regione

per comparto (milioni di euro), anni 2010/18 per comparto assicurativo, anno 2018 (in mln di euro), anno 2018

Fonte: elaborazioni su dati SGR, Agea Fonte: elaborazioni su dati SGR, Agea Fonte: elaborazioni su dati SGR, Agea

Per quanto riguarda il numero di imprenditori agricoli assicurati, la Commissione per la PAC post-2020 nel quadro dell’OS1 propone l’indicatore R.5, che consiste

nell’incidenza delle aziende agricole che hanno attivato strumenti di gestione del rischio nell’ambito della PAC (sviluppo rurale e OCM) sul totale delle aziende

agricole. Con i dati al momento disponibili, di seguito si propone in via provvisoria l’indicatore che misura il numero di imprenditori assicurati per il comparto

delle colture vegetali (con polizze agricole agevolate finanziate dal secondo pilastro) e la quota rispetto al totale degli imprenditori agricoli, per meglio

comprendere la dimensione del fenomeno in esame. Per imprenditore agricolo si intende il conduttore dell’azienda agricola che ha stipulato la polizza.

Di seguito sono commentati i dati dei valori assoluti e del loro tasso di crescita tendenziale.

Il grafico proposto dal documento riporta l’incidenza delle aziende agricole che hanno attivato strumenti di gestione del rischio nell’ambito della PAC (sviluppo

rurale e OCM) sul totale delle aziende agricole.

Anno Colture Strutture Zootecnia Totale

2010 4.805 520 541 5.866

2011 5.314 628 620 6.562

2012 5.454 696 672 6.822

2013 5.873 729 674 7.276

2014 6.422 804 698 7.924

2015 5.705 830 976 7.511

2016 5.103 804 970 6.877

2017 5.156 917 1.334 7.407

2018 5.605 851 1.323 7.779

Var. 17/16 1,0% 14,1% 37,5% 7,7%

Var. 18/17 8,7% -7,2% -0,8% 5,0%

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Figura 35 OS1 Evoluzione degli imprenditori agricoli assicurati (comparto colture vegetali, polizze

agricole agevolate), serie storica 2010-2018

Fonte: elaborazioni su dati SGR, Agea, SìCamera-Infocamere

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

DEBOLEZZE D1.5 CARATTERISTICHE OROGRAFICHE DI PARTE DEL TERRITORIO (COLLINA, MONTAGNA) CHE RIDUCONO LA REDDITIVITÀ AGRICOLA E FORESTALE E DETERMINANO L’ABBANDONO DELLE AREE SVANTAGGIATE

OS1 - cap. 3;

Il paragrafo 3 dell’OS 1, relativamente alle aree svantaggiate, conferma come l’effetto dello svantaggio naturale resta rilevante nelle performance economiche

delle aziende, anche in relazione alle più limitate possibilità di scelte imprenditoriali dovute ai vincoli imposti dalla localizzazione.

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Figura 2 OS 1 - Valore aggiunto netto aziendale per zona svantaggiata* (C.26-I.4)

Fonte: elaborazioni su dati RICA

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

DEBOLEZZE D1.6 SCARSA PROPENSIONE ALL'INTRODUZIONE DELLE INNOVAZIONI, IN PARTICOLARE PER LE AZIENDE MARGINALI CONDOTTE DA IMPRENDITORI ANZIANI

Premesse OS2

Nelle premesse al documento OS2, viene riportata l’influenza di alcuni fattori endogeni che influenzano la produttività e la capacità delle imprese di confrontarsi

con il mercato: gli investimenti, le caratteristiche e l’evoluzione strutturale del settore agricolo e agroalimentare, ed in particolare la dimensione fisica ed

economica aziendale, l’incidenza dei capi azienda giovani, la co-presenza di vere e proprie imprese che operano sul mercato e di aziende marginali e rivolte

all’autoconsumo, il rapporto costi/ricavi del settore nel complesso e dei singoli comparti, le performance economico-finanziarie che influenzano la capacità delle

imprese di finanziarsi (con fondi propri e di terzi).

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

DEBOLEZZE D1.7 INADEGUATE INFRASTRUTTURE PER LA VIABILITA’, IN PARTICOLARE SECONDARIA CON CONSEGUENTI PROBLEMI DI ACCESSO ALLE AZIENDE AGRICOLE E FORESTALI

OG 1 cap 5 REGIONE FVG – CHIESTO INSERIMENTO ITEM

Dall’analisi del settore forestale nell’OG1 cap 5 emerge che nonostante che più di un terzo della superficie nazionale sia ricoperta da boschi e che nell’ultimo

secolo si sia assistito ad un aumento della superficie e della provvigione legnosa, non si è avuto un adeguato incremento della gestione, delle utilizzazioni e

-0,10

0,10

0,30

0,50

0,70

0,90

1,10

1,30

1,50

VA medio per zona svantaggiata 2017 (indice)

-

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

No Z SVA Parz.montano

Tot. montano Par. 4 Par. 5 Italia

VA/UL per zona svantaggiata 2015-2017

2015 2016 2017 ITA 17

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degli investimenti produttivi nei processi selvicolturali e di prima trasformazione e l’Italia rimane uno dei principali importatori mondiali di legname (oltre l’80%

del nostro fabbisogno industriale importato da tutti i continenti).

Figura 3 OG1 Produzione e valore aggiunto della branca silvicoltura in volume - Anni 2000-2017 (indice 2000=100)

Fonte: Istat Contabilità Nazionale (Paolo Panfili e Andrea Morreale). Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia 2017-2018

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

OPPORTUNITA' O1.1 SEGMENTAZIONE E QUALIFICAZIONE DELL'OFFERTA IN RISPOSTA AI BISOGNI EMERGENTI DEI CONSUMATORI E DELLE COLLETTIVITÀ

PSR 2014-20

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OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

OPPORTUNITA' O1.2 EVOLUZIONE DELLE POLITICHE E AZIONI COMUNITARIE IN MATERIA DI SUPPORTO CONTRO LE FLUTTAZIONI DEI REDDITI

OS1 - cap.4

La strategia della gestione del rischio in agricoltura è analizzata nell’ITEM D1.4 “scarsa conoscenza e limitato ricorso agli strumenti di gestione del rischio con

differenze territoriali e settoriali”.

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

OPPORTUNITA' O1.3 AVVIAMENTO E DIFFUSIONE DEI NUOVI STRUMENTI PER LA GESTIONE DEL RISCHIO (FONDI DI MUTUALIZZAZIONE E IST)

OS1 - cap.4 – Visione Italiana sul green deal MIPAFF- rete rurale

Dal documento MIPAFF – rete rurale “Visione Italiana sul green deal” emerge che il Green deal dovrebbe costituire l’occasione anche per il sistema agroalimentare per sostenere gli investimenti nelle filiere rivolti alla transizione ecologica, passando da un’economia lineare, che genera spreco o rifiuto, a un’economia circolare, che valorizzi i sottoprodotti. Nei territori rurali le azioni necessarie a consolidare le dinamiche di crescita sono fortemente legate alla valorizzazione delle risorse ambientali, culturali, economiche e sociali per cui è necessario rafforzare le azioni per garantire la multifunzionalità del sistema agricolo e forestale, la creazione di un ambiente che assicuri qualità della vita e la prevenzione e il contenimento di fenomeni di dissesto, inclusi quelli derivati dagli incendi boschivi, il rafforzamento della relazione tra urbano e rurale e tra produzione e consumo, la biodiversità delle produzioni agroalimentari, forestali e della pesca e degli ecosistemi, la tutela del paesaggio e delle risorse naturali e la gestione forestale sostenibile attiva. Il capitolo 4, paragrafo 4.2 dell’OS1 riporta un quadro relativo dei Fondi di Mutualizzazione:

Dal 2019 sono state attivate le misure 17.2 e 17.3 relativamente ai Fondi di mutualizzazione e IST settoriale;

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Con il DM 10158 del 5/5/2016 e s.m.i. sono stata pubblicate le «Disposizioni per il riconoscimento, la costituzione e la gestione dei fondi di mutualizzazione

che possono beneficiare del sostegno di cui all’articolo 36, paragrafo 1, lettere b), c) e d) del regolamento (UE) n. 1305/2013 del 17 dicembre 2013»;

Con il DM 1411 del 7/2/2019 sono state pubblicate le «Procedure attuative per il riconoscimento e la revoca dei Soggetti gestori di cui al decreto

ministeriale 5 maggio 2016».

La gestione del rischio in agricoltura nell’attuale programmazione non si esaurisce con la misura 17, ma a questa si affiancano gli strumenti previsti nel primo

pilastro della PAC, nell’ambito dell’OCM unica, in particolare nei settori ortofrutta e vino (sezione 4.3 del documento).

Nella disciplina comunitaria sul settore ortofrutticolo storicamente sono state finanziate sia le spese amministrative di costituzione di fondi mutualistici, sia quelle

per l’assicurazione del raccolto. Le OP non si sono dimostrate interessate al primo strumento, che quindi non è stato inserito nella Strategia nazionale dal 2009

in poi. L’Omnibus (Reg. UE n. 2393/2017) ha previsto la possibilità di finanziare anche il ripianamento dei fondi di mutualizzazione a seguito di crisi di mercato,

pertanto a partire dal 2019 lo strumento è stato introdotto nella Strategia nazionale. Tuttavia la sua applicazione è stata rimandata, essendo in corso la definizione

dei criteri di demarcazione e complementarietà con gli strumenti di gestione del rischio previsti nel secondo pilastro.

Per quanto riguarda, invece, le assicurazioni del raccolto, al fine di evitare il rischio di doppio finanziamento, dal 2014 e nell’attuale Strategia nazionale si è deciso

di non inserire l’azione, ma di rinviare al fondo di solidarietà nazionale e successivamente alla misura 17 del PSRN. Inoltre, va sottolineato che fino a quando è

stato possibile per le OP ortofrutticole inserire nei propri programmi operativi le spese per le assicurazioni del raccolto, cioè fino al 2013, il ricorso allo strumento

è stato scarso (meno dell’1% della spesa complessiva dell’OCM ortofrutta). Le uniche polizze che possono essere finanziate attualmente dall’OCM in ambito

ortofrutticolo sono quelle legate alle perdite commerciali delle OP, dovute a mancati o scarsi conferimenti di prodotto da parte dei soci a seguito di eventi

calamitosi, ma ad oggi non risulta che siano state oggetto di contribuzione con i programmi operativi.

Per quanto riguarda il vino, la riforma dell’OCM del 2008 (Reg. 479/2008), confermata poi dalla disciplina attuale (Reg. 1308/2013), ha previsto nel pacchetto di

misure anche l’assicurazione del raccolto e il sostegno alla costituzione di fondi di mutualizzazione.

L’Italia inizialmente ha deciso di inserire solo la prima misura nel proprio Programma nazionale di sostegno 2014-2018 (PNS), che ha costituito l’8% della spesa

dell’OCM vino, per un valore di 132,6 milioni di euro. Le Amministrazioni in cui l’incidenza della spesa per assicurazione del raccolto sul totale della spesa OCM è

stata più elevata sono Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, la provincia autonoma di Trento e la Toscana; due regioni, Calabria e Valle

d’Aosta, non hanno mai attivato la misura. Successivamente, con il PNS 2019-2023 attualmente in vigore, si è deciso di far confluire questa misura nel PSRN, per

evitare il rischio di doppio finanziamento.

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Figura 36 OS1 Incidenza della spesa per la misura dell’assicurazione del raccolto

sul totale della spesa OCM vino (dati provvisori 2014-2018)

Fonte: elaborazioni RRN-Ismea su dati AGEA

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

OPPORTUNITA' O1.4 POSSIBILI INTRODUZIONI NEL SISTEMA AGROALIMENTARE DI INNOVAZIONI DI PROCESSO E DI POSSIBILI INCREMENTI DELLA QUALITA' DEI PRODOTTI

OS2,

Nelle premesse dell’OS2 viene trattato il tema della competitività delle imprese del settore e il conseguente miglioramento della redditività influenzato da diversi

fattori. Alcuni sono influenzati da fattori di contesto esogeni, come quelli relativi all’andamento economico complessivo, alla competitività del sistema Paese e

alla dotazione d’infrastrutture dello stesso. Altri fattori endogeni influenzano la produttività e la capacità delle imprese di confrontarsi con il mercato: gli

investimenti, le caratteristiche e l’evoluzione strutturale del settore agricolo e agroalimentare, ed in particolare la dimensione fisica ed economica aziendale,

l’incidenza dei capi azienda giovani, la co-presenza di vere e proprie imprese che operano sul mercato e di aziende marginali e rivolte all’autoconsumo, il rapporto

costi/ricavi del settore nel complesso e dei singoli comparti, le performance economico-finanziarie che influenzano la capacità delle imprese di finanziarsi (con

fondi propri e di terzi).

Un ruolo importante per l’incremento della competitività delle imprese è, poi, giocato dall’orientamento all’innovazione, e in particolare la capacità di cogliere

le opportunità dello sviluppo tecnologico e della digitalizzazione, che a sua volta richiede anche il rafforzamento del capitale umano e delle capacità manageriali

e organizzative nelle imprese, tramite opportuna formazione. Questo tema è oggetto di approfondimento nel Policy Brief sull’AKIS. Altri fattori di competitività

derivano dalla capacità delle imprese agricole di accrescere il valore aggiunto diversificando le fonti di reddito, migliorando l’orientamento verso la domanda e

adottando strategie orientate alla qualità dei prodotti a cui il mercato finale riconosce un plus di prezzo (come ad es. i prodotti di qualità certificata).

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Gli strumenti principali che la Commissione mette in diretta relazione con l’obiettivo 2 sono il sostegno agli investimenti delle imprese agroalimentari (sia

nell’ambito dello sviluppo rurale sia nell’ambito dei programmi settoriali) e il sostegno diretto alle imprese di determinati settori agricoli che hanno problemi di

competitività. In maniera indiretta, inoltre, contribuiscono all’obiettivo del miglioramento della competitività altri tipi generali d’intervento come i premi

d’insediamento (per i giovani e per la diversificazione), la cooperazione, la formazione e gli scambi di esperienze.

Infine, la strategia di supporto alla competitività delle imprese deve tenere conto delle ricadute ambientali degli interventi e perseguire la sostenibilità economica,

sociale e ambientale e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Il sostegno all’ammodernamento quindi riguarda tutti i tipi di investimenti produttivi, compresi

quelli che mirano a migliorare l’efficienza delle risorse, come gli investimenti per ridurre le perdite e gli sprechi di alimenti.

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

MINACCE M1.1 CRESCENTE RISCHIO CLIMATICO E METEOROLOGICO E INSORGENZA DI PROBLEMI SANITARI COME FITOPATIE ED EPIZOOZIE

OS1 - cap.4; OS4 - cap.3 e 4

45 (perdita agricola diretta attribuita alle calamità naturali)

La strategia della gestione del rischio in agricoltura è analizzata nel capitolo 4 dell’OS1 ed è riportato più nel dettaglio nell’ITEM O1.3 “avviamento e diffusione

dei nuovi strumenti per la gestione del rischio”. La gestione del rischio è uno dei principali strumenti di politica economica per la tutela dei redditi dei produttori

agricoli colpiti da calamità naturali, condizioni climatiche avverse, fitopatie o infestazioni parassitarie, oltre che per il contrasto delle dinamiche negative di

mercato e la volatilità dei prezzi.

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

MINACCE M1.2 FLUTTUAZIONE DEI PREZZI DEI PRODOTTI AGRICOLI, DELLE MATERIE PRIME ENERGETICHE E DEGLI ALTRI FATTORI PRODUTTIVI, CON INSTABILITA' DELLE RAGIONI DI SCAMBIO

OS1 - cap.2 24 (I.3) variazioni annuali del reddito netto dei fattori agricoli

Il paragrafo 2.2 dell’OS1 tratta l’argomento dell’instabilità dei prezzi internazionali e nazionali. Dal documento emerge che la variabilità nel tempo del reddito

agricolo dipende da una serie di fattori, in larga misura esogeni quali le oscillazioni dei prezzi internazionali dei prodotti agricoli, dei prezzi internazionali dei mezzi

di produzione e l’andamento meteo-climatico a livello nazionale o locale, che impatta sulle dinamiche delle rese e quindi delle produzioni.

Nel lungo periodo il divario tra i prezzi agricoli nell’UE e i prezzi mondiali si è ridotto per effetto della maggiore apertura commerciale dell’UE, conseguente alla

riduzione del sostegno di mercato della PAC. La maggiore integrazione, se da un lato offre grandi opportunità, dall’altro lato ha reso i prezzi interni all’UE più

soggetti alle fluttuazioni dei mercati mondiali. Queste peraltro risultano amplificate a causa del cambiamento climatico, che comporta un aumento dell’intensità

e della frequenza di eventi meteorologici estremi e una maggiore esposizione della produzione a rischi sanitari e fitosanitari.

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Come osservato dalla Commissione europea, grandi fluttuazioni dei prezzi e delle produzioni possono determinare vincoli di cash flow o problemi di liquidità

mentre l’incertezza riguardo il reddito atteso, insieme alla bassa profittabilità, possono portare a bassi investimenti, con conseguente perdita di competitività e

innovazione nel lungo termine (cfr. Commissione Europea, 2018).

Per quanto riguarda le tendenze recenti dei prezzi:

A livello mondiale i prezzi dei prodotti agricoli stanno seguendo un andamento flessivo; secondo le stime della Banca mondiale, nel medio termine dovrebbero

rimanere abbastanza stabili, ma non si escludono variazioni dei prezzi derivanti dalle fluttuazioni dei listini dei prodotti energetici, dovuti a eventi

meteorologici avversi o tensioni geopolitiche e commerciali tra i principali paesi produttori di energia e gli utilizzatori.

Nel contesto europeo e italiano, i prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori hanno registrato una flessione dal 2013 al 2016.

Se nella media nazionale l’indice dei prezzi complessivo e l’indice di reddito appaiono poco variabili, a livello di singole produzioni e localmente vi sono

oscillazioni significative, anche per effetto dell’andamento climatico (es. la crescita dei listini dei prodotti vegetali nell’ultimo triennio, a fronte di volumi

raccolti spesso risultati ai minimi storico). Dal lato dei costi, anche i prezzi degli input nell’ultimo triennio sono aumentati e, inoltre, spesso le quantità di input

utilizzati sono aumentate come conseguenza degli andamenti meteo-climatici (ad esempio, trattamenti aggiuntivi richiesti per le coltivazioni in una stagione

siccitosa o al contrario troppo umida).

La variabilità degli andamenti dei prezzi è evidente nelle figure successive riportano i dati degli indici dei prezzi Ismea. Complessivamente, nell’ultimo

decennio, i prezzi dei prodotti delle coltivazioni sono aumentati del 24%, soprattutto per coltivazioni industriali, vino, frutta e agrumi, olio. Per i prodotti

zootecnici la crescita dei listini è stata complessivamente più contenuta (+11%), soprattutto a causa degli andamenti registrati dal comparto dei bovini sia da

carne che da latte e dal trend negativo di avicoli e ovicaprini.

Nel periodo 2007-2018 secondo i dati dei conti agricoli dell’Istat i prezzi alla produzione (prezzi impliciti o “prezzi output”) sono cresciuti meno della metà di

quelli degli input (+16% a fronte di +24%), spinti dai rialzi dei prezzi di concimi (+33%), energia elettrica (+26%) e mangimi (+28%). Ne è conseguita una

contrazione dell'indice della ragione di scambio per i produttori agricoli del 7% tra il 2007 e il 2018;

Le dinamiche dei prezzi output e dei prezzi input diversificate a livello settoriale hanno impattato sull’andamento della ragione di scambio a livello territoriale.

Ad esempio, nelle regioni del Nord a maggiore vocazione zootecnica, la ragione di scambio si è assestata su valori negativi a partire dal 2011 e fino al 2016,

per poi risalire nel biennio successivo.

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Figura 15 OS1 Andamento annuale dei prezzi mondiali delle commodity Figura 16 OS1 Dinamica annuale dei prezzi dei prodotti agricoli in Italia e UE-28

(2007-2018, indice 2010=100) (2010-2017, indice 2010=100)

Fonte: elaborazioni su dati Banca mondiale Fonte: elaborazioni su dati Eurostat

Figura 17 OS1 Dinamica annuale dei prezzi all’origine dei prodotti Figura 18 OS1 Dinamica annuale dei prezzi all’origine dei prodotti agricoli in

Italia (2007-2018, indice 2010=100) delle coltivazioni in Italia (2007-2018, indice 2010=100)

Fonte: ISMEA Fonte: ISMEA

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Figura 19 OS1 Dinamica annuale dei prezzi all’origine dei prodotti della Figura 20 OS1 Dinamica dei prezzi output, dei prezzi input e della zootecnia in

Italia (2007-2018, indice 2010=100) ragione di scambio dell’agricoltura in Italia (2007-2018, indice 2010=100)

Fonte: Ismea Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici della branca Agricoltura

Figura 21 OS1 Dinamica della ragione di scambio dell’agricoltura per Figura 22 OS1 Dinamica della ragione di scambio dell’agricoltura in Italia

macro-area geografica (2015-2018, indice 2010=100) ( 2015-2018, indice 2010=100)

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici della branca Agricoltura Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici della branca Agricoltura

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

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Quadrante item Riferimento CCI

MINACCE M1.3 DIFFICOLTÀ DELL'ECONOMIA E PERDURARE DEGLI EFFETTI DELLA CRISI ECONOMICA

OG1 - cap.1 6, 7, 9, 11 (tasso di occ., tasso di disoccupazione, PILl procapite, strutt. economia)

Il documento OG1 cap 1 riporta una sintesi della situazione economica generale e valore aggiunto per macro-settori. Il quadro che emerge dall’analisi è quello di seguito riportato:

L’economia italiana nel periodo 2007-15 è stata caratterizzata da una prolungata situazione di recessione e due periodi di crisi economica (2008-2009; 2012-

13) che hanno lasciato il paese con un livello del Pil reale che nel 2018 è ancora inferiore a quello del 2007, mentre per il 2019 si prevede un ulteriore

rallentamento, con un allargamento del divario di crescita dell’Italia rispetto alla media UE28 e UE15 in termini reali.

Nel periodo 2007-2015 la struttura dell’economia italiana si è modificata notevolmente: la situazione di crisi economica ha colpito fortemente il settore

industriale e le costruzioni (settore secondario) che hanno ridotto la propria incidenza in termini di valore aggiunto corrente, a vantaggio dei servizi (settore

terziario); invece il peso del settore primario, cioè l’intera branca agricoltura, silvicoltura e pesca, è rimasto stabile al 2,1%. Anche tra il 2015 e il 2018 il settore

primario ha mantenuto invariato il proprio ruolo, mentre si è registrato un piccolo recupero del settore secondario.

La composizione del valore aggiunto per macro-settore è piuttosto differente nelle aree geografiche italiane (dati 2016). L’incidenza del settore primario è

maggiore della media nazionale nel Sud e nelle Isole, leggermente superiore anche nel Nord Est, più bassa nel Nord Ovest e nel Centro. Si nota invece che

l’incidenza del settore secondario è molto bassa nelle Isole (13,7%) ed è inferiore alla media nazionale anche nel Centro e nel Sud (meno del 20%).

In particolare, nella maggioranza delle regioni italiane nel 2016 l’agricoltura pesa più che nella media dell’UE a 28 (1,6%). Fanno eccezione Valle d’Aosta,

Liguria, Lombardia e Lazio.

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

MINACCE M1.4 RIDUZIONE DELLE RISORSE FINANZIARIE PUBBLICHE E DEI SISTEMI DI SOSTEGNO

OS1 - cap. 3

Nelle premesse dell’OS3 viene evidenziato che la forte competizione, l’instabilità dei mercati e la volatilità dei prezzi, richiedono modalità adeguate di sostegno

agli agricoltori: una delle sfide economiche prioritarie della futura PAC riguarda la capacità di garantire e di stabilizzare i redditi degli agricoltori e di aumentarne

la resilienza, attraverso un sostegno più mirato ed equilibrato fra settori e aziende. I pagamenti diretti rappresentano una componente essenziale della politica,

insieme alle misure di mercato e al sostegno agli strumenti di gestione del rischio, anche se le opportunità di migliorare la competitività e la resilienza delle singole

aziende deriveranno da un più ampio quadro di interventi basato su strategie economiche, sociali ed ecologiche. Considerate le fisiologiche oscillazioni del reddito,

i pagamenti diretti sono, pertanto, giustificati dalla necessità di assicurare un reddito adeguato e certo per l’agricoltore al fine di perseguire l’obiettivo della PAC

di mantenere l’attività agricola sul territorio dell’Unione, considerando il ruolo che l’agricoltura riveste per l’approvvigionamento alimentare.

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Il cap. 3 dell’OS 1 riporta un approfondimento dell’incidenza dei pagamenti diretti sul reddito delle aziende agricole. Dall’analisi emerge che i pagamenti diretti

contribuiscono alla stabilità di reddito agli agricoltori, impegnati a fronteggiare una forte volatilità di prezzi e produzione. L'impatto dei suddetti pagamenti è

integrato da strumenti di mercato e dalle strategie di sviluppo rurale. In generale, si registra una certa variabilità dell’incidenza dei premi per settore, dimensione

aziendale, regioni. Di seguito vengono riportati i fatti principali:

Il numero di beneficiari dei pagamenti diretti in Italia è di circa 842 mila aziende, pari al 12% del totale UE-28 con un importo medio per azienda di circa

4.650 euro, che rappresenta appena il 70% della media UE (2016).

Il valore dei contributi erogati attraverso il primo pilastro resta evidente in Italia; in media il supporto (senza gli investimenti) Ue vale il 22% del valore

aggiunto netto: il peso percentuale dei pagamenti diretti in Italia risulta nettamente inferiore rispetto alla media comunitaria.

Il solo pagamento di base (PB) incide per oltre il 9,3% sul valore aggiunto netto nel 2017, in calo rispetto ai due anni precedenti presi in considerazione,

dovuto alla riduzione dei massimali nazionali nell’attuale periodo di programmazione per effetto della “convergenza esterna”.

La portata del contributo del pagamento di base sul VA è variabile tra i diversi orientamenti produttivi: da una incidenza quasi doppia rispetto alla media

nazionale per i seminativi (18,5%), a valori di pochi punti per le aziende specializzate in ortoflorovivaismo (1%), nella produzione di vino (2,2%) e negli

allevamenti di granivori (2,6%). Si deve tenere conto, tuttavia, anche della variabilità di redditività nei diversi orientamenti.

La portata del contributo del pagamento di base sul VA per dimensione economica mostra una incidenza decrescente all’aumentare della dimensione

economica aziendale, con valori che vanno dal 25% nel caso di aziende rientranti nella classe 2.000-8.000 euro al 6% nel caso di aziende appartenenti alla

classe più alta (>=500.000 euro), a fronte di una media nazionale del 9,3%.

Per quanto riguarda il contributo delle indennità compensative per la montagna, il peso della misura si conferma sostanzialmente ridotto e non in grado di

compensare i reali svantaggi derivanti dalla collocazione montana, ma resta anche un aiuto di base importante per le aziende situate in tali zone.

Figura 28 OS1 Incidenza degli aiuti del I e II pilastro (senza investimenti) Figura 29 OS1 Incidenza media del pagamento di base su valore aggiunto per orientamento

sul VA per OTE principale (media Italia 2017) produttivo (media 2017, valori in %)

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%

COP

Altri seminativi

Ortofloricoltura

Viticoltura

Frutt. e agrimicoltura

Olivicoltura

Colt.i perm. diverse

Bovini da latte

Ovini, caprini, ..

Bovini misti

Granivori

Policolturali

Polivallevamenti

Miste

I pilastro/VA II pilastro/VA

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Fonte: elaborazioni su dati RICA

Figura 31 OS1 Incidenza media del pagamento di base su valore aggiunto per

classe di dimensione economica (2017, valori in %)

Fonte: elaborazioni su dati RICA Fonte: elaborazioni su dati RICA

OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

MINACCE M1.5 MARGINALIZZAZIONE DELL’AGRICOLTURA NELL’ECONOMIA E AUMENTO DI INFRASTRUTTURAZIONE/URBANIZZAZIONE, COMPETIZIONE NELL'USO DEL SUOLO

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OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare

Quadrante item Riferimento CCI

MINACCE M1.6 NUOVI SOGGETTI (AD ES. GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO) CHE SPECULANO SULLE MATERIE PRIME AGRICOLE

PSR 2014-20