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C e n t ro Sperimentale Kerê Comune di Catania Assessorato Servizi Sociali (Legge 285/97)

Orecchie d'asino n°11

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Periodico di letteratura, animazione e attività creative intorno al pianeta infanzia

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Page 1: Orecchie d'asino n°11

C e n t ro Sperimentale Kerê

Comune di CataniaAssessorato Servizi Sociali (Legge 285/97)

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L’asino guardò l’albero di fico: l’estate sarebbe arrivata, quando i suoi rami

sarebbero rinverditi. E con l’estate avrebbe avuto inizio una nuova stagione, fatta di pace e amicizia fra

tutti gli animali. E gli animali dell’isola, infatti, erano tuttilì, davanti all’albero da un tempo immemorabile, ad

aspettare ancora e sempre la nuova stagione. Possibile che non arrivi mai?

Eppure l’asino non desiderava altro. «Forse non basta desiderare una nuova stagione, perché questa arrivi

davvero...,» pensava l’asino.«Bisogna aiutare l’albero a rinverdire, o la nuova stagione non giungerà mai e alla fine il fico

rinsecchirà, e di tutta la storia vecchia e nuova dell’isola di Utopia nessuno capirà mai un fico secco.»

Potrebbe iniziare così la storia dell’Asino nell’isola di Utopia,l’isola dove tutti gli animali (esseri umani compresi)sapranno vivere in pace e in perfetta armonia, senzaprepotenti che la fanno da padroni e i più debolisempre costretti a subire.

L’Asino non si è mai arreso, perché ha capito chel’isola di Utopia esiste davvero, basta cercarla nelluogo e nel tempo in cui si vive e non in un lontanofuturo: e l’albero di fico, la più umile fra le piante, aspetta solo che qualcuno l’aiuti a germogliare.

Noi ci abbiamo provato da sempre, insieme ai bambini e airagazzi dei nostri laboratori.

E questo numero di Orecchie d’asino interamente dedicatoalle attività del Laboratorio Arteinfanzie

ne è una testimonianza.

A.M.

Laboratorio Video(pp. 12 - 13)

Laboratorio Musicale(pp. 14 - 16)

Il grande libro dei desideri(pp. 17 - 31)

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Direttore responsabile: Ada MollicaRedazione: Mario Bonica, Benedetto Caldarella, Concetta Rovere.Collaboratori al n. 11: I bambini dei laboratori di animazione pittorica del Centro Kerê, Paola Carrà,Tanya Carretta, Irene Molinari, Daniela Orlando, Regina UlleriProgetto Grafico: Aldo KappadonaSegreteria: Chiara RovereEdizioni: ManipolazioniStampa: Tipografia Edi.Bo. s.r.l. CataniaRedazione e Amministrazione: Via Bologna 6 - 95128 Ct - Reg. Trib. di Catania n°1195 del 20/4/95.

Tutti i materiali bibliografici e video citati in questo numero sono reperibilipresso Centro Sperimentale Kerê via Macherione 21 Catania

Editoriale (pp. 2)

Città laboratorio(pp. 4 - 5)

Lettere asinine (pp. 6)

Il copioneNella città stregata(pp. 7 - 10)

La boratorio ArteinfanzieUna lettura del progetto in chiave psicologica(pp. 11)

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PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEI RAGAZZI CON SINDROME DI DOWN

(Per informazioni rivolgersi a Paola Gherardini o Nerina Micci,Associazione Italiana Persone Down, Via delle Milizie 106 - 00192 Roma - tel. 06-3723909 - fax 06-3722510 - e-mail: aipd @pronet. it)

Il sistema scolastico italiano vive, dapiù di trent’anni, la presenza più o menointegrata di alunni in situazioni di handicap. La normativa, che è tuttora la più avanzataa livello europeo e mondiale, ha affrontatoin questo lungo periodo una serie di trasformazioni e adattamenti migliorativi,per venire incontro alle problematiche viavia emerse nell’attuazione dell’integrazione. Da più parti si sente peròl’esigenza di una riflessione sull’andamento e sugli esiti di tale percorso.L’Osservatorio scolasticodell’Associazione Italiana Persone Downha effettuato una ricerca a livello nazionalesugli indicatori di qualità dell’integrazionescolastica degli alunni con sindrome diDown.L’indagine, condotta su un campione di385 alunni, ha individuato alcuni punti didebolezza del processo di integrazione:questi riguardano principalmente le modalità di utilizzo delle strutture, e lecarenze in relazione all’aggiornamento,alla progettualità, alla collaborazione.

Nonostante questo, e certamente grazieall’inserimento scolastico, si rileva chesono comunque più alti e più generalizzatii livelli di apprendimento e di competenzenei ragazzi con sindrome di Down rispettoalle precedenti valutazioni.I risultati di questa ricerca sono raccolti neivolumi di:

- Paola Gherardini e Salvatore Nocera,L’integrazione scolastica delle personeDown, ed. Erickson;- La difficile storia degli handicappati, acura di Andrea Canevaro e Alain Goussot,ed. Carocci.

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“Per tutta la vita Danilo Dolci hacercato connessioni e comunicazioni possibili per liberare quella creativitànascosta in ogni persona e ha chiamatoquesta ricerca “maieutica”, strappando iltermine dalle strutture filosofiche perincorporarlo in una pratica sociale, educativa e civile.Il suo impegno è stato quello di scoprirecome gli esseri viventi strutturano le lororelazioni, come queste relazioni possonoessere l’inferno del parassitismo e dellaviolenza così come la potenzialità dell’incontro reciprocamente adattivo.Danilo spese gli ultimi anni della sua vita adenunciare la deriva autoritaria e oppressiva di uno scenario sociale cheinvece di promuovere la crescita personaledell’individuo lo manipola a fini commerciali, instupidendolo e privandolodelle sue facoltà creative.

È urgente riprendere questa ricerca, portarla nei territori dove è attiva la resistenza alle forme del nuovo dominio,enucleare un metodo che sappia risponderealle istanze poste dalla testimonianza diDanilo Dolci nelle aree dell’educazione,del lavoro sociale, della creatività artisticaed espressiva, della salvaguardia dell’ambiente e del genere umano. La relazione maieutica consente il dispiegarsi di nuove forze, per arricchirsireciprocamente. La deriva narcisista e consumistica viceversa trasforma le relazioni in feticcida usare strumentalmente nel senso dellamanipolazione.Il sogno poetico che ciascuno si porta dentro è lo spazio per un progetto di società per cui valga ancora la pena dispendere la propria vita”

LA STRUTTURA MAIEUTICA E LA GESTIONE DEI CONFLITTI

(Dal depliant di presentazione del Convegno Internazionale di Palermo del 16-18 Novembre 2001 presso i Cantieri Culturali alla Zisa, a cura del Centro Psicopedagogico per la Pace di Piacenza)

ANCHE IL CENTRO KERÊ È CADUTO NELLA RETE

Da gennaio 2002 il Centro Sperimentale Kerê di Catania aprirà le porte al pubblico nellanuova sede virtuale presso l’indirizzo web http://homepage.mac.com/centrokere.

Il sito ospiterà oltre le produzioni realizzate da bambini e ragazzi all’interno del Centro, materiali proposte e notizie relative ad altre realtà socio culturali del territorio.

In particolare sarà possibile scaricare direttamente dal sito testi, immagini e videoclip disponibili nell’archivio Download copioni e…

Veniteci a trovare, vi aspettiamo!

L’équipe del Centro Sperimentale Kerê

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LA VITA DEI NOSTRI FIGLI, L’AMIAMO DAVVERO?

In base al vincolo d’amore che sento per i bambini, desidero condividere con voi una veritàche purtroppo sta interessando l’umanità intera. In molte nazioni i bambini spendono lamaggior parte del loro tempo nelle strade, più di quanto noi non possiamo immaginare;molti di loro, addirittura, giocano a fare la guerra vera. Ci sono ragazzi e adolescenti poiche vivono situazioni da incubo nelle carceri minorili. Io credo che se tutti questi ragazzi da piccoli avessero avuto la possibilità di avere i proprigenitori più “vicini” a loro, oggi non si troverebbero in tutti questi guai. Certo ci sono bambini che nascono dove già il male è radicato, ma alcuni bambini vivonosituazioni angosciose perché ci sono arrivati per caso o perché sono troppo soli.Pensavo, quanto è meraviglioso il lavoro che viene svolto per i tossicodipendenti, le ragazze madri, gli alcolizzati etc. ma immaginatevi quanti centri di recupero ci sarebberoin meno se iniziassimo a educare sin da piccoli i nostri bambini. L’alberello, per quanto miriguarda, si raddrizza soltanto quando è verde!Questa purtroppo è la realtà, e se vuoi fare qualcosa, incomincia a dare un bel pugno sullostomaco al male, insieme a me! Recentemente è stato scritto un piccolo manuale, che ciaiuta a capire meglio cosa si nasconde dietro a un gioco, o qualsiasi altra cosa che potrebbe sembrare banale. Avete, per esempio, riflettuto attentamente su quali programmitelevisivi seguono i nostri figli? su certi comportamenti “indotti” violenti o autolesionisti?Mi piacerebbe conoscere su questi temi il parere di altri genitori e operatori d’infanzia ingenere: perciò invito i lettori di questo periodico a scrivere le loro lettere alla redazione diOrecchie d’Asino.Un caloroso abbraccio,

Mamma Tanya

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SCENA 1: LA CITTÀ STREGATA

Scene di vita nella città stregata: pantomimasulla frenesia cittadina, l’inquinamento, la violenza, ecc. col rumore assordante del trafficodelle tivvù, ecc.

VOCI DEI BAMBINI: La città stregata era cosìbuia, molto buia, piena di oscurità… Facevatanta paura, soprattutto quando passavano lemacchine a tutta velocità e c’era tanta violenza.C’era il rischio di prendere brutte malattie, edera facile morire per inquinamento. C’eranotante televisioni che parlavano di tante cose

brutte: incidenti, violenza, la morte di tante persone innocenti, le malattie, la mucca pazza, la droga, la povertà… E poi la violenza sui bambini… e l’inquinamento e i bambini chemuoiono di fame… Tutta colpa di MerchantMoney, il Signore del Mercato Totale!Nessuno aveva il coraggio di ribellarsi. Solo noibambini potevamo trovare il coraggio di ribellarci grazie all’immaginazione.

SCENA 2: L’IMMAGINAZIONE

Notte di luna piena: Una creatura fantastica, l’Immaginazione, si aggira

L’IMMAGINAZIONE.

MERCHANT-MONEY (IL MERCATO TOTALE).

LA BANDA DI MERCHANT-MONEY:- I VIOLENTI- GLI INQUINANTI- I PIRATI DELL’ASFALTO- GLI AVVELENATORI- I GUERRAIOLI

- I MAFIOSI- LA MORTE

BAMBINI E RAGAZZI POVERI DELLACITTÀ.

LE CREATURE DELLA SPERANZA.

Scena: un bosco-città stregato.

PERSONAGGI E INTERPRETI:

Scritto dai bambini e ragazzi del laboratorio discrittura creativa e drammatizzazione, tenuto dalCentro Kerê presso la ludoteca Millepiedi diBarriera, Catania, per la quinta edizione dellaRassegna Incontri (anno 2000-2001),è stato realizzato scenicamente a diretto contatto col pubblico di adulti, quasi in forma di teatro-denuncia, Autori e interpreti: Anna e Rachele Vergato, Francesca Sanfilippo,Alex Stella, Gianluca Arcidiacono, MartinaTorrisi, Valeria e Rosangela Di Mauro, Mariella e Giuseppe Ragusa, Francesco Cristaldi, Samuele Muzio, Marco Piana, Angela Bentino,Silvia Vazzania.

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tra il pubblico, narrando la rovina di quellacittà da quando…

L’IMMAGINAZIONE: Cari amici, voi cheguardate questa città ormai distrutta, vi chiederete che cosa sia successo. Ebbene! io velo racconterò…Io sono l’Immaginazione… L’immaginazioneaiuta i bambini e i grandi a giocare. Ma i grandinon hanno più immaginazione: i poveri sonoavviliti e i ricchi pensano solo ad arricchirsi.Solo cacciando via Merchant Money,l’Immaginazione potrà tornare in questa città!Un tempo la nostra città era un posto di pace eamore, ma purtroppo con la venuta di MerchantMoney e dei suoi scagnozzi questa città si è trasformata in una “città stregata”.Per colpa sua la gente fu divisa in ricchi e poveri. Fra i poveri le condizioni di vita eranopessime. Le case erano diroccate, buie, sporche… gli ospedali erano pieni di personemalate o in condizioni gravissime… Nella cittàpovera si sentivano solo rumori di ambulanze,macchine della polizia, clacson, sirene, spari eurla…I ricchi invece diventavano sempre più ricchi:loro possedevano i soldi, le case, il cibo… Erasempre più evidente la differenza tra il lusso deiricchi e la miseria dei poveri…

SCENA 3: MERCHANT MONEY E LABANDA DEI MALVAGI

Merchant-Money con tutta la sua banda governala città, dopo averla stregata: dividere in ricchie poveri, trasformare tutto in merce da vendere econsumare, ecc.

MERCHANT: Esiste solo il denaro! Anche lepersone sono merce, voglio guadagnare datutti… Devono morire tutti, è l’unico modo perguadagnare! I miei affari; comprare e venderearmi, che rendono parecchio e sono un buonaffare, e poi la droga… la merce più richiesta! In questa città dobbiamo distruggere tutto ciòche è buono. E dobbiamo distruggere il villaggiodei bambini…

AVVELENATORI: Noi stiamo iniziando a spacciare la droga anche nel villaggio dei

bambini e nelle scuole.

MERCHANT: Bene… E voi cosa fate per rendere sempre più ricco il mio regno?

VIOLENTO 1: Vendiamo sempre più armi. E i nostri clienti più importanti sono sempre glieserciti, ma soprattutto i governi di tutto ilmondo, che pensano a fare le guerre, che sonoaffari d’oro per noi.

VIOLENTO 2: Non scordiamoci di mafia egrande criminalità! Quelli sono pure ottimiclienti nostri, in Sicilia, in Brasile, in Russia,negli Stati Uniti d’America…

SFRUTTATORE: Io faccio di meglio! Sfrutto ibambini poveri: di nascosto, è chiaro! Gli facciofare tanti bei lavori pesanti, ma specialmentepalloni, scarpe e tappeti per la felicità dei ricchi!

AVVELENATORE: Gli affari migliori li facciamo noi! Grazie all’inquinamento delmondo, che procede benissimo. Ho distrutto glialberi, ho inquinato il mare, ho fatto un belbucone nell’ozono…

AVVELENATORE 2: I veleni sono tanti: scarichi inquinanti, fumo delle macchine, smoge poi coloranti, conservanti e diserbanti…

INQUINANTI: Noi inquiniamo proprio tutto:facciamo la mucca pazza, il pesce pazzo, l’uccello pazzo, il coniglio pazzo… Inquiniamocon il fumo delle macchine, lo smog, gli scarichinel mare, aumentiamo il buco nell’ozono.

VIOLENTI: Oh, com’è bello uccidere per guadagnare tanti bei soldini, terrorizzare lagente…

PIRATA DELL’ASFALTO: Noi guidiamo freneticamente ed uccidiamo le persone! È tantobello investire e uccidere le persone!… 180, 500all’ora… Un motore di 2000 cavalli, la miasupercar, nera!(Canta) “Amico sì, tu morirai, tu morirai con lamia macchinaa!”

MERCHANT: Non bisogna uccidere le persone,disgraziato! Bisogna solo impaurirle o al massimo mandarle in ospedale! L’importante èguadagnare il più possibile. Anche con le minacce e poi cercando anche di convincerli…

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e ammazzarli al momento giusto!Ma ricordatevi che la nostra arma più potente,per il nostro mercato universale è la pubblicità:

TELESPOT 1: La droga fa bene, aiuta tutti avedere molto lontano, molto, moltissimo.

TELESPOT 2: La velocità! È come l’estasi… tifa perdere il controllo e ti eccita la guida!

TELESPOT 3: L’inquinamento è bello: fa beneall’ambiente con tante buone sostanze chimiche,biochimiche e strachimiche!

CORO DI TELESPOT (canta):Eravamo in trenella casa dei vampir:una testa sanguinò,l’orologio si fermò,una tomba si aprì:tutto il sangue scivolò…

MERCHANT: E a questo punto del nostro show,amici e colleghi, trionferà nel mondo solo lei: lamorte!

Entra la Morte, con una danza macabra.Tutti applaudono.

MERCHANT: Seguitela e obbeditele! E ricordatevi di tenere sotto controllo i bambiniprima che si ribellino contro di noi… Dobbiamoaumentare lo spaccio e tenere sempre accese letelevisioni e tanta pubblicità per tenerli sott’occhio e farli diventare dei bravi consumatori!

SCENA 4: I BAMBINI POVERI

Così per anni, finché un giorno un gruppo dibambini e ragazzi poveri si raduna in un angolosegreto e discute per ribellarsi ai mostri... macome fare?

MARIELLA: Basta! Non voglio vivere più inquesta città… è diventata un incubo.

GIUSEPPE: In questa città non c’è spazio pergiocare. Non so dove andare… Se scendiamo per strada, ci investono le

macchine… A me piace giocare a palla, ma nellastrada non si può…

VALERIA: Ogni giorno è sempre la stessa cosa,la banda di Merchant Money sta distruggendo lacittà.

ROSANGELA: È vero, vuole sempre venderetutto!

GIUSEPPE: Merchant Money avvelena i polli ela carne, per guadagnare di più.

CAMILLO: Così ci sono molte malattie. Stiamosempre male!

MARTINA: Certo, con tutto questo inquinamento non possiamo più giocare neanchenei parchi.

JESSICA: Sapete cosa ha fatto Merchant Moneyper guadagnare più soldi? Ha inquinato tutte leacque della città con delle sostanze tossiche.

GRACE: L’ultima trovata per poter guadagnareancora di più è quella degli spot pubblicitari,come quello sulle droghe, che sono buone efanno vedere molto lontano, lontanissimo…

DEBORA: Siamo soli e indifesi, MerchantMoney ci distruggerà tutti!

RACHELE: Cosa possiamo fare?

MARIELLA: Dobbiamo chiedere aiuto.

VALERIA: Siamo soli, chi ascolterà dei bambinipoveri come noi?

SCENA 5: L’IMMAGINAZIONE E I BAMBINI

Appare ai ragazzi l’Immaginazione, che li incitaa ribellarsi e a cambiare la città, donando loroun vaso magico: la Speranza. Con questo i ragazzi potranno sconfiggere labanda di Merchant-Money.

L’IMMAGINAZIONE: Perché dite questecose?… Io sono l’Immaginazione.

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Ho ascoltato i vostri discorsi, scoprendo lavostra disperazione, ma, allo stesso tempo, lasperanza che avete dentro. Sono venuta qui peraiutarvi.

ROSA: Perché ci vuoi aiutare?

L’IMMAGINAZIONE: In questa città un temporegnavano l’amore, la felicità, la pace… Io chesono l’immaginazione di tutti voi… io solaposso aiutarvi a riportare in questa città ilmeglio della vita…

GRAZIELLA: Come possiamo fidarci di te? Noinon ti conosciamo… potresti essere una trappoladi Merchant Money!

TUTTI I BAMBINI: Sì, ha ragione! Come possiamo fidarci di te?

DEBORA: E se vuoi aiutarci davvero, ce l’haiun piano per sconfiggere Merchant Money? Noisiamo solo dei ragazzi, non lo vedi?

VALERIA: E siamo talmente poveri, che abbiamo perso anche la fiducia in noi stessi…

RACHELE: Se sei davvero l’immaginazione,porta in questa città una tua magia!

L’IMMAGINAZIONE: Ragazzi, io vi do questomagico vaso che contiene un potere col qualespero… anzi no! col quale dovete battereMerchant Money… In questo vaso sono racchiuse tutte le cose belle che un tempo c’erano nella città, voi dovrete fare in modo dibuttarlo contro il castello nero del malvagionemico.La speranza è pace, è serenità… è una cosa cheporta bene. Qui ormai sono quasi tutti disperati,solo Money è pieno di speranza per i suoi affari.Solo i bambini che hanno deciso di ribellarsipossono ritrovare la speranza. Anche i grandi potrebbero ribellarsi, ma sonotroppo vigliacchi!

MARTINA: Dobbiamo portare la speranza nelmondo e soprattutto in questa città.

SCENA 6: LA LOTTA

I ragazzi tendono l’agguato: appena Merchant-Money scende in strada, aprono il vaso magico,da cui fuoriescono: la pace, l’amicizia, l’amore,la speranza, la serenità e la felicità.

L’AMORE: Io sono l’amore… Vengo in questacittà per sconfiggere Merchant Money!

LA SERENITÀ: Io sono la serenità e voglio chei bambini crescano insieme a me!

LA SPERANZA: Io sono la Speranza e voglioaiutare voi e tutto il mondo a ritrovare ciò chenel mondo si è perso!

LA PACE: Io sono la pace cacciata via daMerchant Money. Ma ora torno per aiutare tuttivoi…

L’AMICIZIA: Io sono l’amicizia… Sono statacacciata via da Merchant Money; ma ora, tuttiinsieme, riusciremo a sconfiggere lui e la suabanda!

LA FELICITÀ: Io sono la felicità e voglio chesia mia questa città!

Così la banda dei malvagi viene cacciata via, el’Immaginazione, che si rende conto che questolieto fine è solo immaginario, si rivolge al pubblico.

L’IMMAGINAZIONE: Guardate cosa riesce aimmaginare l’immaginazione! persino la vittoriadel bene sul male… persino la felicità di tutti gliesseri umani…Forse dovreste rifletterci un po’ su questa storiache vi abbiamo raccontato… Forse l’unica ricchezza vera del mondo sono io: la vostraimmaginazione… la vostra infanzia perduta!

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Come previsto dal Progetto, all’intemo delLABORATORIO ARTEINFANZIE sono stati realizzati5 laboratori permanenti di attività espressive, da ottobre 2000 a maggio 2001: animazione musicale,animazione ludica, video, scrittura creativa e drammatizzazione, animazione pittorica. Un sottile filo conduttore che tiene insieme i significatispecifici di ciascun laboratorio, riversandoli in un piùampio contenitore, può essere riconosciuto nel lavorodi costruzione del gruppo, unità articolata che ricomprende, arricchendole, le singole individualità.Si è cercato di offrire al quartiere, ma non solo, unapossibilità ponderata di sperimentazione per quelledinamiche che, a partire dai primi anni di vita, l’individualità in divenire mette in gioco, imparando adiversificare l’espressione delle proprie potenzialità edesigenze nei differenti contesti, muovendosi dall’ambiente familiare per una esplorazione dell’universo.La diversificazione (per fasce d’età e per attività di ciascun laboratorio) proposta dall’offerta complessivadel progetto Arteinfanzie può allora essere considerataquale scansione interna di una realtà complessa poichédeclinata sulla consapevolezza di - e sull’attenzione a -alcune specificità rilevanti proprie dei momenti esistenziali interessati.In tal modo il Centro è diventato una sorta di stazionedi posta, dove si sono incontrate e confrontate, oltrechésingole individualità, differenti modalità di approccioai compiti evolutivi che si pongono alla base del lavorodi costruzione della persona e di sua significazioneall’interno del gruppo.Essere partiti come percorso flessibile e non rigidamente ancorato al perseguimento diobiettivi/competenze chiusi o alla realizzazione di unprodotto finale ha rappresentato, per i singoli laboratorie per il progetto complessivo, punto di forza e di apertura. Si è, così, potuto lavorare principalmente sull’individuazione e valorizzazione delle potenzialitàdel/la singolo/a entro lo specifico insieme che si andava costruendo e, solo dopo, all’interno del gruppoin via di stabilizzazione, è emersa ed è stata colta l’esigenza/possibilità di convogliare energie ed acquisizioni di percorso in un lavoro di sistematizzazione e presentazione di quanto sperimentato durante i mesi di attività dei laboratori.Non tanto, quindi, un “saggio” finale o la definizionedi un manufatto da mostrare quanto, piuttosto, una narrazione per immagini, movimento e/o parole delpercorso effettuato e condiviso.Entro questo quadro d’insieme, il contributo psicologico ha trovato possibilità di utilizzo ed integrazione nel lavoro sia di progettazione di ciascunlaboratorio che di raccordo all’interno del più ampioprogetto. Si è optato per una modalità operativa filtrata, basata più sul confronto con gli/le

operatori/trici che sul lavoro diretto con i/le partecipanti ai laboratori, ciò con il duplice obiettivo dicaratterizzare il contributo psicologico nel segno dellapre/visione dei possibili nuclei conflittuali e/o problematici e di evitare una medicalizzazione dell’intervento.Tale impostazione si è rilevata funzionale anche perquanto riguarda l’inserimento nei singoli laboratori deicasi segnalati dai Servizi Sociali, per i quali è stata realizzata una preliminare opera di raccordo e presentazione con i/le rappresentanti dei servizi divolta in volta interessati (Ente Locale, USSM); ciò haconsentito di spostare il fuoco dell’intervento dall’azione diretta sulla singola persona al monitoraggio del metodo di lavoro da seguire con eper la stessa, liberando così il soggetto dal peso diun’ingombrante - e, soprattutto, potenzialmente discriminatoria - visibilità.Avere investito energie nell’individuazione del e nelconfronto sul metodo con gli/le operatori/trici ha facilitato l’avvio di una comunicazione fluida ed efficace, ciò che ha reso possibile al lavoro psicologicodi essere presente in modo sostanziale pur rimanendosullo sfondo della operatività dei laboratori.Si diceva della costruzione del gruppo quale obiettivodi percorso forte, segnale trasversalmente presente inogni segmento del più ampio progetto.Le diverse possibilità di utilizzo dei suoni, dei movimenti nello spazio, dei segni, della funzione deltratto, della parola quali opportunità autorappresentative, delle tecniche di racconto perimmagini hanno rappresentato modalità distinte seppurintimamente correlate di espressione della capacità diridefinire il mondo attraverso una diversa consapevolezza di sé.Accanto ai punti forti del progetto è possibile individuare alcune aree che, nel prosieguo dell’esperienza, diventino oggetto di un lavoro di progettazione che tenga conto delle acquisizioni di percorso sin qui maturate.Insieme alla possibilità/necessità di utilizzare in maniera sistematica modalità aperte di confronto edintegrazione tra i laboratori cui si è accennato in precedenza, una dimensione da valorizzare ben oltrequanto già effettuato pare essere quella del coinvolgimento dei nuclei familiari, ciò che realizzerebbe quella commistione di e comunicazionetra i mondi delle diverse età auspicata quale effettivosegnale di superamento della rigidità che - delegandoalle agenzie sociali la gestione di parte del tempo dell’infanzia e dell’adolescenza - vuole tenere separatilinguaggi e realtà che trarrebbero, invece, reciprocoarricchimento dall’offerta di più articolate e ponderateopportunità di incontro.

Paola Carrà

L A B O R ATORIO A RT E I N FANZIE: UNA LETTURA DEL PROGETTO IN CHIAVE PSICOLOGICA.

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Dal linguaggio dei ragazzialla lingua delle immagini

Metti 15 ragazzi dai 14 ai 18 anni, diversi peresperienza e modo d’essere, aggiungi un pó dicinema, una videocamera, quattro animatori e unbel pó di fantasia ed otterrai il laboratorio videoe multimedia realizzato presso il CentroSperimentale Kerê all’interno del progettoArteinfanzia. Un’esperienza da vivere più che un corso formale sulle tecniche audiovisive.Per questa specifica caratteristica sin dall’inizioil laboratorio ha avuto una partecipazione completa e convinta. I ragazzi hanno sperimentato insieme agli operatori un percorsodi conoscenza del linguaggio cinematografico edelle tecniche multimediali in genere.Molti di loro, come tutte le nuove generazioni,erano già abituati a distinguere più o meno consapevolmente i vari messaggi celati dietrol’immagine, bombardati come sono soprattuttodalla TV. Pochi però conoscevano i segreti di

una vera e propria arte: raccontare con le immagini e i suoni. Il laboratorio ha permesso disperimentare tale conoscenza, di impadronirsi ditecniche utili a raccontare se stessi. Ma si èsoprattutto sperimentato in divenire il formarsidi un gruppo, in cui le diversità pian piano sismussano e si trasformano in ricchezze per tutti.Il gruppo era inizialmente una miscela di realtàlontane sia per estrazione sociale che per conoscenze pratiche. Alcuni dei ragazzi presentavano difficoltà non solo nell’apprenderema anche nel relazionarsi tra loro.

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M. é una splendida ragazza di Picanello; famiglia numerosa, un pó di problemi economici, un grande desiderio: diventareparrucchiera. Ma non riesce a trovare il modogiusto per uscire da casa, prendereinformazioni, fare pratica. M. approda al laboratorio senza saperne troppo, senza conoscere nessuno e segue i primi incontri dall’angolo della stanza temendo il contatto congli altri. M. però sorride alle battute, guardacon attenzione tutte le proiezioni e pian piano siscioglie. Sceglie alcuni amici fidati, trova un suoruolo e riesce pure a scambiarlo con quello dialtri. M. diviene una delle protagoniste più attive del lavoro di gruppo che ha portato allarealizzazione del grande corto: Gigi Polpetta.Oggi M. fa la parrucchiera e porta dentroun’esperienza che è servita a lei e a quelli chel’hanno conosciuta.

Ognuno a suo modo tutti i ragazzi e gli operatorihanno fatto una grande scoperta: il linguaggiodelle immagini non è solo uno stratagemma per

realizzare efficaci pubblicità ma per raccontare eraccontarsi, lavorare in gruppo, creare competenze e collaborare per la realizzazione diun progetto. Chiunque si ritrovi per la primavolta di fronte alla propria immagine proiettata

si aspetta di esprimere qualcosa, un messaggioimmediatamente comprensibile, diretto. Per avvicinarsi a ciò non basta conoscere ilmezzo audiovisivo ma anche le capacità espressive del nostro corpo e il modo di farleemergere, di utilizzarle al meglio; farlo nelrispetto degli altri e dell’altro trasformando unmezzo espressivo come il video in un veicolo dise stessi e del proprio vissuto.Obiettivi raggiunti grazie al dinamismo dellasperimentazione: non ci sono lezioni ma incontri, incontri che producono il frutto di chiapprende, si confronta, crea.

Irene Molinari

Le immagini sono tratte dal corto “Gigi Polpetta”

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4 gli ambiti di applicazione

Ascolto • Percezione del proprio corpo• Percezione di ciò che circonda • Le emozioni

Movimento • Esplorazioni • Espressività • Individualità-gruppo• Invenzione-imitazione

Spazio • Dinamiche corpo-spazio • Ordine-disordine • Pieno-vuoto ecc.

Respiro • Emissioni pure-articolate e canti

Si sono individuati 3 livelli relazionali

1° livello soggettivo (il bambino decide, sceglie, si espone).

Il bambino è invitato a prenderecoscienza del fatto che partecipare agli incontri

è una sua scelta libera e autonoma. Si è rafforzata così la sua motivazione

ad unirsi al lavoro comune ad accettare le regole e a manifestarsi

2° livello interpersonale (fare parte del gruppo,relazioni interne con i compagni, con le guidecon l’assistente)Il gruppo prende corpo: si chiariscono e tendo-no a stabilizzarsi i rapporti interni tra i compa-gni e tra il gruppo e le guide.Si è insistito sulla necessità del contributo diognuno per raggiungere dei risultati, nel sensoche ogni contributo individuale, positivo onegativo che sia, viene a incidere su un risultatoche è comune e condiviso comunque. Si è così sviluppato un senso di partecipazionepiù responsabile, si è nutrita l’autostima e si èincrementata la capacità di tutti nell’apprezzareogni piccolo sforzo proprio o del compagno afare del proprio meglio.Partendo dall’esempio delle guide si è cercatodi valorizzare le differenze e di infondere lacapacità di rispettare e integrare chi mostra difficoltà.Si è lavorato sulla necessità di rispettare leregole e sulla possibilità di cambiare se non più

Il corso di animazione musicaleche si è svolto nel 2000-2001 presso il CentroKerê ha rappresentato il primo dei tre cicli diincontri di cui è formata l’intera proposta di 3 anni concepita per un unico gruppo di bambininell’età inclusa dai 6 ai 10 anni (a parte qualche eccezione).

Spunto di partenza l’analisi di semplici nozionidella fisica:

la fonte di ogni suono è un movimento chegenera la vibrazione di un corpo.

Le vibrazioni si trasmettono nello spazio permezzo dell’aria e giungono al nostro orecchioche le percepisce, le classifica, le interpreta.

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necessarie o inadatte.È andata cosi crescendo una graduale accettazione spontanea dei ruoli.

3° livello comunicativo-espressivo (il lavorocreativo, la ritualità).È il livello del confronto del bambino con illavoro espressivo: concentrarsi, mettersi allaprova, superare l’imbarazzo di esporsi, attivare eguidare l’immaginazione, inventare, esprimersicon gli altri, riconoscere la dimensione rituale.

Ci si è dedicati alla realizzazione di uno spettacolo per il pubblico solo l’ultimo mese.A quel punto era giusto provarsi all’esperienzadi proporre un lavoro del gruppo, che durantel’anno ha preso il nome di “Compagnia dellaluna”, ed entrare nella magia della scena...Soddisfazione e affetto sono state le emozionicon cui, a fine spettacolo, ci siamo lasciati... perrivederci ancora!

Daniela Orlando

Dal diario di bordo: l’incontro del 16 ottobre 2000

I bambini, di cui poi conosceremo inomi, giocano nell’anticamera del laboratorioprima di accedere alla stanza dei sogni dettaanche la stanza di Giggly Puff.Attendono curiosi di entrare nello strano stanzone. Daniela Orlando e Angelisa Marrocciasono le due guide: conducono i bambini attraverso il gioco, la creatività e la disciplinacorporea alla comprensione delle basi dellamusica. Io sono qui in funzione di assistente etengo il diario di bordo degli incontri.

•Si cominciaDaniela e Angelisa si presentano ai bambini e liinvitano a scalzarsi e a ricomporsi in silenzio,premessa questa di ogni incontro.Concentrazione: dispongo i bambini in fila.Oltre la tenda nera le due guide attendono misteriose, i bambini forse non lo hanno capitoma il corso in questo modo è stato già avviato

partendo dal richiamo all’ordine del rito dello“scalzamento”.

• PresentazioneOgni bambino varcando la soglia è invitato adire il proprio nome. Si formano due file, sempre in silenzio, capeggiate dalle guide.

• SilenzioIn silenzio si seguono i passi garbati delle guidedescrivendo delle curve sinuose in tutte le direzioni, bisogna rispettare la traiettoria “è importante sapere ascoltare con tutto ilcorpo”. Attraverso la ripetizione dell’esercizio ibambini capiranno i concetti di ordine e spazio.

• Responsabilizzare Ciascun bambino è invitato a turno a fare ilcapofila “bisogna camminare con l’intento diandare” da qualche parte, quindi con consapevolezza. Certo per chi non è allenato èfacile perdere la concentrazione.

• CerchioIl gruppo è dedicato alla luna dal momento checi s’incontrerà sempre di Lunedì, per questodobbiamo impegnarci a fare un cerchio tondo eluminoso. “Posso stare vicino ad Iside” - Massimo -”Iside ricorda che il suo nome significa luna”,che coincidenza!

• Espressione vocale e corporeaSi sta in cerchio tutti insieme e ogni componentea turno deve presentare il proprio nome

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creativamente con il corpo e con la voce, tutti glialtri devono imitare il compagno più fedelmentepossibile...

• Il canto è un respiro“Il canto non è altro che un esercizio di pieno edi vuoto, è un respiro che diventa suono”.

• Il libro magicoMassimo chiede di potere andare in bagno lo accompagno ma si dirige verso l’ingressoanziché verso il bagno; si sofferma ad osservareun’immagine di Gesù e mi chiede: “perchéPadre Pio aveva quelle ferite nelle mani?”Quando rientriamo tutti i bambini sono sdraiati apancia in giù disposti a raggiera con la testarivolti verso il centro del cerchio, qualcuno cantaa squarciagola “Luna Luneraaah”: è Ismaele cheè riuscito a sgattaiolare in bagno senza chiedereil permesso. “Non fate chiudere il libro delle

storie” dice Daniele, “perché è delicato ed è lanostra fantasia a tenerlo aperto”. La luce è fioca,“pensate a questo posto come ad un grandeprato, sentite come il suolo regge il nostrocorpo, se fossimo sulle nuvole il corpo verrebberisucchiato nel vuoto. Inizia la storia magica...,vaghiamo sparsi nello spazio tranquilli, ad uncerto punto udiamo una voce che ci innervosiscema lentamente ci fa addormentare (ora sono tutti sdraiati a terra). Alla voce si sostituisce un suono magico che cifa riaprire gli occhi e ci accorgiamo di essercitrasformati in serpenti, “sapete che il serpentenon ha bisogno delle braccia né delle gambe:ognuno di voi sperimenterà questa condizione,dovete immedesimarvi e credere di essere

serpenti”... voce soave e musica serpeggiante di violino: “ampi respiri

interni e silenziosi… che strano essere serpenti!

• Il risveglioNuovo stato, i bambini si sono ammassati alcentro della stanza quasi per consolarsi a vicenda, poi si sente di nuovo il canto: quellavoce soave e gli occhi si chiudono, ci si preparaal risveglio. Suoni di violino, si riaprono gliocchi: i bambini si stirano sorridenti, sbadiglianohanno voglia di ballare di abbracciarsi di cantare, provano gioia di essere vivi ed essereassieme, Iside e Massimo sono avvinghiati in untango, poi si avvicinano contenti per chiedermicome hanno lavorato.

• La merenda e brindisi alla sceltaDurante la merenda si riaffronta il discorso giàintrapreso la volta precedente sulla volontà enecessità di scelta, che ogni componente dellacompagnia della luna ha di proseguire o no que-sto corso. Si fa un brindisi alla scelta, tutti ibambini intendono proseguire.

Disegna o racconta la storia fantastica che hai appena vissuto:

Rossella: ...io e la mia amica Ramona ci siamoabbracciati perché eravamo contente, com’erabello!...Dario: ...oggi sono andato a giocare in un posto bellissimo...Iside: ...mi è piaciuto quando abbiamo fatto iserpenti anche se ho avuto difficoltà a strisciare,ricordo che il movimento partiva dai piedi…Alessandro: Quando eravamo serpenti mi sentivo un Pitone e Claudia mi prende sempre lagomma...

Si è trattato di un training che ha portato i bambini a essere disinvolti e più sicuri di se, ditutto questo si è avuto ragione e prova nel saggio finale realizzato a giugno in uno spazioall’aperto, dove per l’occasione i bambini sisono trasformati in piccoli esseri magici daibuffi cappelli a punta che, a quanto pare, sannoprendersi cura delle creature bisognose e chesono capaci di allontanare il male senza compiere ingiustizie.Per educare un bambino è necessario vedere lecose anche attraverso i suoi occhi.

Regina Ulleri

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Eleonora, Davide, Gabriele, Simone, Paola, Stefania, Rossella, Marco,Valentina… sono entrati a piedi scalzi e occhi bendati nella casa del silenzio. Hanno ascoltato i suoni silenziosi del buio, hanno visto e toccato la morbida superficie di silenzio. Hanno ritrovato a poco a poco ciascuno dei cinque sensi, udito, tatto,olfatto, vista, gusto: li hanno lasciati giocare liberamente nel gioco

fantastico delle sinestesie e delle metafore(il gioco della poesia). Poi hanno provato ad ascoltarsi, ad ascoltareil proprio respiro, il battito del cuore, il fluiredel sangue nelle vene. Sono entrati a poco a poco dentro gli orizzonti infiniti della loro corporeità ehanno scoperto una vegetazione rigogliosadi efflorescenze e piante multicolori: una

distesa fiorita di grandi e piccoli desideri (a volte sogni, a voltepaure).

Così ha avuto inizio il viaggio fantastico dei bambini dellaboratorio di scrittura creativa e drammatizzazione:con la riscoperta delle

percezioni, con un incontroimprevisto con il tempo disteso e lo spazio infinito dell’attenzione al proprioio corporeo. E da qui è nata spontanea l’esigenza el’urgenza di tutti i bambini di esprimerele proprie percezioni, di tracciare dei

segni che sappiano raccontare un io spesso nascosto nell’ombra. Segni-scrittura, segni-gestualità, segni-parole, segni-disegni, e quindi rappresentazioni iconiche e pittoriche.L’incontro con gli altri bambini del laboratorio di animazione pittorica è statodunque spontaneo, quasi necessario. Il gioco dei segni si è intrecciato con suonie disegni e poi con immagini in movimento. Così la penna e il pennello si sonofacilmente trasformati in obiettivo di telecamera, in giochi audiovisuali, per darecorpo e voce a un gran bisogno di comunicazione tenuto represso forse per troppo tempo.

Così è nato il GRANDE LIBRO DEI DESIDERI, nella sua dupliceforma: quello di carta stampata (che trovate racchiuso in queste pagine), e il grande manoscritto di quasi 2 metri conservato presso lasede del Centro Kerê!

Mario Bonica e Concetta Rovere

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I l S i lenzio

Il silenzio è tutto nero, un po’ morbido e un po’duro… dentro il silenzio penserei un castello dove ci sonotante guardie, un re… io andrei a frugare neicassetti, negli armadi… per trovarci un diario dovec’è scritto dove si trova un tesoro…

Nel silenzio… ci costruirei tante cose…una casa col silenzio, per abitarci…e poi mi sentirei un po’ sola e un po’ triste…

Il silenzio era fatto che c’erano delle nuvole, e poic’era il vento, mi sembrava che c’era il vento che facevazzz… zzz… e poi ho sentito qualcuno che parlava… e toccandolo, il silenzio era come trasparente, era fresco e poi mi solleticava la mano… Io dentro il silenzio vorrei sognare tante cose belle, però in silenzio… per esempio che io ho incontrato una cosa speciale…

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Ques to l ib ro è…

RACHELEQuesto libro è… duro comeuna pietra. Ha l’odore di... profumo di margherita.Ha sapore di pizza.

NOEMIQuesto libro è… duro comeuna pietra. Ha l’odoredi… puzza di sedia dilegno e ha sapore dicapelli.

STEFANIAQuesto libro è: liscio e duro come il legno di un albero a il profumo di albero e il sapore di calamaro.

MARCO Questo libro è… Questo libro è morbido come un letto. Ha il profumo di una mela. Ha il sapore di vernice.

AMANDA Questo libro è… morbido come una foglia… ha il profumo del mare e il sapore di cartone.

GIORGIA Questo libro è… morbido come una tenda: ha il profu-mo di un fungo buono, il sapore di vernice.

ELEONORAQuesto libro è duro come il mattone, liscio

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come cartoncino…fa puzza di un foglio… ha un sapore di polvere.

DAVIDEQuesto libro è duro come un ferro di una macchina edi dentro come un cuscino… fa puzza di uova marciee ha un sapore di una schifezza di una spazzatura.

PAOLAQuesto libro è freddo, liscio, morbido e pieghevolecome un cuscino. Ha il profumo di nuovo e di rosa. Ha il saporedi... Il libro non sa di niente.

FEDERICAQuesto libro è… duro come il ferro quando è ghiaccio. Ha l’odore di una maglietta e il sapore di spirito.

GERMANOQuesto libro è… duro e liscio come una roccia. Ha l’odore di… una mela marcia; ha il sapore di…

ROSSELLAQuesto libro è duro come gli angoli di un quaderno;ha l’odore di un foglio e sapore di polvere.

ROSALIA Questo libro è: duro come il tavolo e liscio come unapiuma. Ha un profumo di vernice. Ha il sapore proprio diniente.

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La farfalla gialla gioca con la palla insieme alla cavalla nella stalla e vola sulla spalla di una bella stella e balla.

(Eleonora)

Il gatto rompe il piatto e gioca al salto. Il gatto è matto. Il gatto gioca con gli altri otto gatti e va a mangiare il cioccolatto.

(Stefania)

Filastrocca del bambino. Bambino carino e bellino e molto scherzosino Cattivino beve vino insieme a un pinguino e gioca con un gattino che ha un orecchino.Bambino carino bellino scherzosino cattivino moroncino pinguino pennino gattino orecchino birichino tavolino lavorino ornodino alberino fogliettino ricciolino.

(Riccardo)

parole in gioco

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C’era una bambina che passeggiava e ha incontrato un cane di nome Pane. Che poi le fece le coccole e il cane si trasformò in un pane la bambina piange e così incontra un altro cane di nome pane.

Filastrocca del cane pazzo mangione di pane. Il cane mangiò il pane. Questo cane invece di dire mani diceva mane e così tutti pensavano: “pazzo il cane che mangia il pane”. Il cane che aveva un faccione e si copriva di lane. Cane Cane con faccione gran mangioneguardava lontano uno stregone.

(Paola)

Il cane inseguiva le rane che stavano sulle nane ma erano lontane e si mangiavano il pane delle lane.

(Federica Pistone)

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La stella è come una sorella che ti sta vicino la notte. Bella come un’ancella posata sopra una sella. Di notte nella stanza si apre una finestrella ed entra una pipistrella un po’ stupidella e mangia una caramella.

(Valentina Martinez)

Questa è la storia della paura che assomiglia a una frittura.È una vera rottura ma è anche sicura e dura...mio papà che ha paura si prende la calura e dopo un po’ si misura la temperatura.

(Rossella)

Michele avendo le tele essendo pittore dipinge il fiele e le mele.

(Davide)

Una palla che stava sulla stalla... poi venne una farfalla e balla davanti alla cavalla.

(Simone)

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s t o r i ei m p o s s i b i l i

Stefania incontra Anastasia a una festa di fate e di elefanti che bevono la fanta con fantasia.

STEFANIA

Il re fece la regia a un film con un brigante e un elefante che giocava a pallone e una zebra che faceva l’arbitro.

GABRIELE.

La regina tutta elegante stava a casa con la lampada accesa e l’elica che girava allegra

RACHELE

Paola con Marco Polo partì e mangiarono un pollo trovato vicino adun palo con un orologio da polso. Dopo giorni mangiarono un polpoche veniva dalle alpi, poi andarono al polo sud e videro una pallaaccanto a una pala. Viaggiando viaggiando una penna gli fece penaperché era piena, e la fecero diventare ariosa. Marco Polo si ammalòe Paola gli diede una pillola trovata dentro una lapa.Pane cotto, pane cotto incontrò una pacona cruca. Ma che cosasarà? Sarà nepa? Sarà nape? Sarà canepo? oppure cope? chi lo sa?Forse il coio? o il cane? Intanto la Paconacruca confusa e crudaandò dal cane Punaco. Il porcospino intanto cucina la noce che urlaall’impazzata.

PAOLA

Rossella ha comprato un rullo va in un prato a raccogliere una rosa eincontra Andrea che le dà un orsetto rosso e ridono a bocca apertacome una ruspa. Ma l’orsetto si ruppe… guardano il sole e trovanoun ranocchio e si siedono e vedono una sella rigida.

ROSSELLA

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Prima di prima

- Federica: Prima di prima... io ero una scimmia. Ero triste ed ero sola a casamia e poi ero andata a Roma e ho incontrato per la prima volta lamia famiglia…Ero un filo d’erba, mi sentivo libera, ero nel cielo della città, perché ero stata strappata dal vento… c’era freddo, ero triste. Ho visto dall’alto un mostro nero. Si vedevano solo i suoi occhi bianchi: era cattivo… io sono salita sempre più in alto nel cielo, poimi sono poggiata sulla luna…Poi sono volata via… mi sentivo da sola come se non ci fosse nessuno accanto a me e dopo sono ritornata qui.

- Rossella: Prima di prima io ero una coccinella che volava sopra l’erba, erouna stella posata sulla luna e c’erano tante stelle. Ero l’acqua diuna piscina… poi mi sono messa a correre: ho incontrato una casae ho bussato e mi ha aperto un filo di acqua e siamo andati inpiscina.Ed ero una stella marina… Un signore si è buttato in mare e iosono arrivata sulla sabbia e stavo tremando perché stavo morendoe poi ho sentito un rumore… sono saltata in mare e ho salvato lui emi sono salvata anche io perché la mia anima era a metà in cielo…poi si è messo a piovere.

Paola:Prima di prima… Io ero un delfino e nuotavo nell’acqua ghiacciata. Vedevo tante cose belle e diverse. Un leone che saltavae si divertiva. E un pesce che saltava dentro cerchi infuocati equando si bruciava andava al pronto soccorso con l’ambulanza.Ero il vento violento, trascinavo via tutte le cose, ma nel frattempo ero anche dolce. Trascinavo le cose in aria, ma eranosempre a terra come una fotocopia. Portavo via tutto ma niente.C’era un albero: volava via ma rimaneva a terra, tutto volava viaanche il sole, la terra invece no.Io ero il vento che voleva far volare tutto e ci riusciva. Ero un vento

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forte e dolce, in una campagna con una distesa d’erba e un alberogrande bello e maestoso. Io quando facevo volare le cose... lecose volavano ma nello stesso tempo restavano a terra pesanti. Ero un vento trasparente e ghiacciato come il ghiaccio, ero anchedispettoso perché facevo cadere i capelli alle persone. Mi sentivo leggera e trasportata ma non so da che cosa, ma mi sentivo leggera e osservata dalle persone e mi cadevano i capelli.

- Gabriele: Prima di prima… ero il vento, non violento, ero grigio, freddo, triste.Portavo via un sacco di cose belle e quelle brutte niente. Portavoun sacco di cose, castelli, case, alberi… Il sole è rimasto tutto buio.La pioggia continua.

- Eleonora:Prima di prima… io ero una farfalla che volava sopra il sole: vede-vo un bambino con l’aquilone che volava nel cielo. Io ero una fata magica e c’erano le farfalle che volavano nel cielo e il delfino nelmare… poi io ero un pesce, ero cantante, ero azzurro nell’acqua,ero felice perché nuotavo e stavo con gli altri pesci. Con gli altripesci di altre razze avevo paura perché non li conoscevo… certevolte mi piaceva stare anche con quelli delle altre razze però mipiaceva stare con quelli che ho conosciuto quando ero piccola. L’acqua era ghiacciata e mi piaceva, così potevo nuotare bene.

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Nell’acqua c’erano tante tane di tanti pesci. Io ero un pochino grande, certi amici miei erano piccoli, altri erano grandi.

- Bruna:Prima di prima… ero uno scoiattolo, dentro l’albero avevo unacasetta e volevo andare sopra ma non ci riuscivo perché non c’eraun altro buco. Sbattevo sempre la testa e poi ci sono riuscita e hoscavato. Era solo lo scoiattolo. Ho dato tanti morsi all’albero e hofatto il buco: volevo andare sopra perché volevo vedere la fogliaverde. Nella tana ero chiusa e non potevo uscire. Ero piccolina.

- Davide: Prima di prima… ero un pesce. Avevo tanti amici della mia razza,gli altri erano nemici perché erano più grandi di me. Ce l’avevanocon noi, perché ci insultavano… I pesci nemici erano azzurri… ioero felice, l’acqua era calda e i nemici erano lontani.

- Rachele:Prima di prima io ero una stellina che cammina. Io ero un’altalenache dondolava.

- Stefania:Prima di prima… io ero un delfino che nuotava nell’acqua… io eroun dinosauro che mangiava le foglie… io ero un leopardo… Io eropesce verde e mi trovavo nella foce del fiume… mentre nuotavosono volata nel cielo con gli uccelli ed ero felice: vedevo palazzi epersone e animali, andavo nella casa degli uccelli e parlavamo epoi tornavo a casa e c’era un piccolo polipo…La conchiglia era il nostro letto.

- Marco:Prima di prima… ero un leone che mangiava sempre… io ero una farfalla che volava. Io ero un coniglio che saltava.

- Gabriele:Prima di prima… io ero un puma che correva. Io ero un delfino chefaceva le acrobazie. Io ero un uccello che volava. Io ero un pescee ho visto altri pesci più grandi e mi prendevano in giro ed erano

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miei nemici, ma avevo amici e andavamo a giocare… A volte ci incontravamo con i nemici e una volta io e i miei compagni ci siamo seccati e gli abbiamo lanciato una sfida di combattimento, ma abbiamo perso, poi abbiamo avuto la rivincita eabbiamo vinto.

- Davide:Prima di prima… io ero un pesce rosso e giocavo con i miei amiciche erano della mia razza… ma non ero solo: io e i miei amici ave-vamo anche dei nemici ma i nemici abitavano lontano ma ognitanto ci incontravamo e facevamo una sfida… ma io e la mia razzaeravamo un pochino deboli perché eravamo piccoli… Un giorno eravamo stati battuti ma noi abbiamo voluto la rivincitacon un’altra sfida a combattere e questa volta abbiamo vinto.

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Vorrei essere una farfalla che vola nel mezzo al cielo, che si tuffa nel mare… che raggiunge il sole… poi la farfalla si poggia sulla montagna e nuota sul marefreddo e poi vola a poggiarsi sul sole caldissimo… e poi la farfalla vive felice enon bisticcia mai e sta con tutti e incontra un pinguino e una farfalla e volano insieme e nuotano felici e contenti…(Federica.)

Un pinguino e una bambina passeggiavano tranquillamente nella montagna verdeggiante, quando videro una farfalla di nome Eleonora molto simpatica ed elegante. Il pinguino (che di nome si chiama Gelsomino) vide un’altra farfalla dinome Federica molto giocherellona. Insieme i personaggi vanno sopra il sole. (Paola.)

Io sono una grande rondine che ama molto il cielo e la terra. Io dentro il mio paesaggio vorrei volare, volare sempre più lontano per raggiungere altri amici evedere pure gocce d’acqua che vengono dal mare e il sole mi illumina con i suoiraggi belli e grandi.(Valentina.)

Vorrei essere un dinosauro in mezzo alle montagne… forse un po’ annoia-to… poi ha sete e va a bere… poi dorme e dopo tanti giorni cammino tanto epoi incontro un dinosauro e giochiamo insieme. (Gabriele.)

Vorrei essere una tigre e vorrei entrare nella piramide… però sono solo e mi spavento… vorrei un compagno… Lì c’è il clima caldo e scotta… ci sono gli scorpioni e sono pericolosissimi.(Simone.)

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Vorrei essere un dinosauro… mi trovo in mezzo alle montagne… io cerco un compagno e cerco cerco e trovo un lago e bevo e poi cerco cerco e trovo unpiccolo dinosauro e me lo mangio e sono triste ma triste ma poi trovo un altrodinosauro e facciamo la lotta.(Davide.)

Se io fossi un gatto avrei un padrone (Marco) e di notte andrei a passeggio conla mia palla nella strada… e a volte andrei sui palazzi e gli edifici… e di pomeriggio, quando c’è il sole, andrei a casa degli altri, e quando piove giocherei con la corda.(Riccardo.)

Vorrei essere una farfalla che vola fra le montagne… ma ho una malattia: l’allergia agli alberi. Mi vengono starnuti e raffreddori… alla fine la farfalla sviene e un signore la salva e se la porta a casa a curarla… e poi questo signore esce sul balcone e la fa volare e la farfalla ritorna al paesaggio naturalee vola ed è felice.(Marco.)

Io sono un delfino che nuota nell’acqua e mi piace stare nell’acqua e mi piace tuffarmi e mi piace stare con i delfini e con i pesci e con i granchi e mi piacemangiare e mi piacerebbe volare e non mi piace quando pescano gli altri mieiamici… e mi chiamo Stefania… e a me non piace avere questo stupido mal di pancia che mi perseguita. (Stefania.)

Vorrei essere una farfalla che vola vicino alla farfalla Federica e voliamo in altonel cielo e ci tuffiamo nel mare e dal mare al cielo blu vado sopra l’albero esopra le rondini… e incontro anche il pinguino Gelsomino e andiamo insieme agiocare. ( Eleonora.)

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Al Sig. Solana e a tutta la NATO,Al Sig. Clinton e ai suoi alleati

Capi di Governo di tutta Europa,Al Sig. Milosevic

“Lasciateci giocare in pace!”

Noi ragazzi della Ludoteca Millepiedia nome dei bambini e ragazzi siciliani

chiediamo ai Governi Europei e ai Signori della NATOdi cessare i bombardamenti sulle città e sulle terre della ex Jugoslavia!

Noi sappiamo che i missili non sono “intelligenti”! I missili uccidono e uccidono alla cieca,

come nel caso dei bambini serbi uccisi mentre giocavano al pallone... e che il Signor Solana ha chiamato “effetti collaterali”

(come se nemmeno fossero esseri umani!)... Vergogna, Signor Solana!

Non si aiutano i bambini del Kosovo uccidendo i bambini serbi...

A lei e a tutti i sostenitori dei “missili umanitari”noi vogliamo ricordare

che tutti i bambini e i ragazzi del mondo hanno diritto alla vita! E perciò rifiutiamo la vostra guerra, perché uccide come tutte le guerre

e non aiuta nessun profugo a tornare in una terra distrutta dalle bombe dei buoni e dei cattivi!

Fino a quando?... Questa lettera era stata scritta nel ‘99 dai bambini e dai ragazzi di una ludoteca catanese... Ma la voce dei “piccoli” non ha cittadinanza nelle politiche dei “Grandi”, e la guerra continuaa uccidere e distruggere e a trasformare gli esseri

umani in semplici numeri di un gioco al massacro infinito... (M. B.)

Signor Solana, Signor Clinton e alleati,Signor Milosevic,

lasciate giocare in pace i bambini,o andate a farvi la guerra fra di voi

più lontano possibile dai bambini di tutto il mondo...E ricordatevi che ai bambini non si dicono bugie,

specialmente dopo avergli rubato l’infanziae il diritto stesso alla vita!