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ONDA DURTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno VII, n.2, Dicembre 2004 http://web.tiscali.it/liceoporporato/onda/onda_d'urto.htm — ins.resp. a.denanni 250 studenti del Porporato fanno animazione di “Estate Ragazzi” Clamoroso!!! Indice: Una foresta al Porporato pag. 2 Il diritto di sognare pag. 2 Statistiche sull’infanzia p. 3 I bambini soldato pag. 3 Estate Ragazzi pag.4-5 Una brasiliana fra noi pag. 6 Progetti Unicef pag. 7 L’infanzia del Brasile pag. 8 I bambini della Shoah pag. 8 La strage degli innocenti pag.9 Supplemento d’anima pag. 10 Un campione tra noi pag. 12 Cineforum d’istituto pag.13 Test divertentissimo pag.14 Orange County pag.16/17 Il mistero dei templari pag.17 Il Codice Da Vinci p.18/19 Cos’è il mondo? pag. 19 Lettere alla redazione p.20/21 La velocità e la vita pag.20 Appello al vs. cuore pag.20 I nomi più gettonati pag.21 Pubblicità P.E.T.ardi pag.22

Onda d'Urto Dicembre 2004

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N 2 Giornale degli studenti Liceo Porporato

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Page 1: Onda d'Urto Dicembre 2004

ONDA D’URTOPeriodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno VII, n.2, Dicembre 2004

http://web.tiscali.it/liceoporporato/onda/onda_d'urto.htm — ins.resp. a.denanni

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250 studenti del Porporato fanno

animazione di “Estate Ragazzi”

Clamoroso!!!

Indice: Una foresta al Porporato pag. 2 Il diritto di sognare pag. 2 Statistiche sull’infanzia p. 3

I bambini soldato pag. 3 Estate Ragazzi pag.4-5 Una brasiliana fra noi pag. 6 Progetti Unicef pag. 7 L’infanzia del Brasile pag. 8

I bambini della Shoah pag. 8 La strage degli innocenti pag.9 Supplemento d’anima pag. 10 Un campione tra noi pag. 12 Cineforum d’istituto pag.13

Test divertentissimo pag.14

Orange County pag.16/17 Il mistero dei templari pag.17 Il Codice Da Vinci p.18/19 Cos’è il mondo? pag. 19

Lettere alla redazione p.20/21 La velocità e la vita pag.20 Appello al vs. cuore pag.20 I nomi più gettonati pag.21 Pubblicità P.E.T.ardi pag.22

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ADOZIONI A DISTANZA Sono stati raccolti per i

bambini del Bangladesh e versati nel c/c

della Rishilpi € 5717

Una foresta al Porporato “Un mondo di bambini” è il titolo di apertura di questo numero di Onda d’urto, ma anche un mon-do di animatori di bambini, che frequentano il Li-ceo Porporato. Da un’indagine che abbiamo fatto nelle classi risulta che 250 giovani fanno anima-zione di Estate Ragazzi nelle parrocchie, nei co-muni o presso altri enti. E poi dicono che i giovani sono menefreghisti, senza valori, disattenti ai biso-gni dell’altro, superficiali, fracassoni! Ci saranno pure quelli e in certe situazioni di svago e di ami-cizia lo sono pure questi 250, ma il mondo giova-nile non è solo quello che compare sui giornali ne-gli episodi di cronaca nera come quello del liceo di Milano allagato per la “bravata” di un gruppo di giovani incoscienti. La realtà giovanile è molto varia e lo slancio positivo, l’entusiasmo, la dispo-nibilità, la voglia di protagonismo... sono di gran lunga superiori al “rumore dell’albero che cade”. Purtroppo “la foresta che cresce” non fa notizia. In questo numero del nostro giornale, che esce pri-ma di Natale, in cui - come da stereotipo - si è tutti più buoni (?), abbiamo voluto dar spazio a questo spaccato di bontà di molti giovani del nostro istitu-to, convinti che in loro si rispecchi la stragrande maggioranza dei giovani e questo episodio segna-lato è solo uno tra i tanti impegni positivi che molti portano avanti senza fare rumore (basta pensare alle adozioni a distanza in Bangladesh o all’impegno di tanti nel volontariato!). A tutti, impegnati e non impegnati, buone Natale e buone vacanze.

La Redazione

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Il diritto di sognare Ultimamente si parla molto di bambini. Bambini sfruttati, bambini viziati, bambini vittime di attentati, bambini soffocati dalle continue immagini che ci ven-gono proposte alla televisione. Nell’immaginario comune rappresentano la speranza di un mondo nuovo, di un possibile cambiamento. Per questo si discute su come tutelarli dagli atti scon-siderati degli adulti, che troppo spesso, non si preoc-cupano di difendere la loro innocenza. I bambini hanno la capacità di trovare il lato buono e magico di ogni situazione, tutto può diventare un gio-co: una nuova scoperta, un nuovo mondo. Ma stiamo distruggendo anche questo. Ogni bambino ha il diritto di essere protetto, eppure ancora oggi nel mondo 246 milioni di bambini sono costretti a lavorare, tre quarti di loro sono sfruttati in attività pericolose e 2 milioni sono vittime di sfrutta-mento sessuale (dati UNICEF 2004). Per non parlare dei bambini soldato che continuano ad essere tantissi-mi. Solo il 3 settembre scorso centinaia di bambini sono stati uccisi, feriti e maltrattati durante la strage di Be-slan. Ora sono tornati a scuola ma la loro vita non sarà più la stessa, ci vorranno anni di terapia perché superi-no il dolore e gli orrori che hanno conosciuto. E men-tre subivano sulla loro pelle ogni tipo di crudeltà, i bambini più fortunati, nelle altri parti del mondo, ve-devano le immagini della tragedia in televisione. An-che senza capire interamente cosa stava succedendo, sono rimasti colpiti e spaventati e, con il loro tipico intuito, hanno individuato il nocciolo della questione chiedendosi perché stava accadendo, se sarebbe suc-

cesso ancora e anche a loro. Ma l’intervento della televisione non si ferma qui. Infatti capita sempre più spesso di trovarsi di fronte a bambini che parlano e ragionano co-piando la battute di pubblicità o di programmi televisivi. È un fenomeno forse meno impor-tante degli altri, ma altrettanto preoccupante. Viene da chiedersi se l’innocenza esista ancora o se i più piccoli siano così condizionati da ciò che ci circonda da aver perso completamente la spensieratezza e la spontaneità che li caratteriz-zano. Tornare indietro è un’utopia, ma se ritrovare la magia di quando si è bambini è davvero impos-sibile, cerchiamo almeno di impegnarci a con-

servarla in questi piccoli portatori di speranza che hanno il diritto di sognare.

“I bambini sono semi di luce che cercano amore, ispi-razione, guida e la promessa di un mondo di armonia e generosità. Agli adulti spetta la grande responsabili-tà di offrire loro un terreno in cui far germogliare la luce che è in ognuno di noi.” Autore sconosciuto

Sara 2BL

A chi

ama dormire

ma si sveglia sempre di buon

umore. A chi saluta ancora con un bacio. A

chi lavora molto e si diverte di più. A chi va in fretta in auto, ma

non suona ai semafori. A chi arriva in ritardo ma non cerca scuse. A chi spegne

la televisione per fare due chiacchiere. A chi è felice il doppio quando fa a metà. A chi si alza presto

per aiutare un amico. A chi ha l'entusiasmo di un bambino ma pensieri da uomo. A chi vede nero solo quando è buio.

A chi non aspetta Natale per essere più buono.

Auguri

BUON NATALE 2004 La Redazione

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Statistiche sull’infanzia nel mondo

Nel mondo ci sono 2,1 miliardi di bambini, circa il 35% della po-polazione mondiale. Ogni anno ne nascono circa 129 milioni. In tutto il mondo, 1 bambino su 4 vive in estrema povertà con fami-glie che hanno un reddito inferiore ad un dollaro al giorno. Su 100 bambini nel mondo:

° 55 sono nati in Asia (19 in India, 18 in Cina); ° 8 in America Latina e nei Caraibi; ° 16 nell’Africa Subsahariana; ° 7 in Medio Oriente e Nord Africa; ° 6 nell’Europa orientale; ° 8 nei Paesi industrializzati.

Continuando l’analisi, tenendo sempre il riferimento di 100 bambini, possiamo notare: Registrazione: la nascita di 33 bambini non viene registrata per-ché non sono mai nati; Vaccinazioni: 27 bambini non vengono vaccinati contro le malattie; Malnutrizione: 32 bambini soffrono di malnutrizione prima dei 5 anni, solo 44 vengono allattati ai primi mesi di vita; Acqua e impianti igienici: 18 bambini non hanno accesso ad acqua potabile e 39 vivono in aree prive di impianti igienici; Istruzione: 18 bambini non frequentano la scuola, 25, invece, ini-ziano a frequentare la prima elementare, ma non proseguono fino alla quinta; Alfabetizzazione: 17 bambini non sanno né leggere né scrivere; Lavoro minorile: ° 1 bambino su 4 tra i 5 e i 14 anni dei Paesi in via di sviluppo; ° la metà dei bambini che lavorano lo fanno a tempo pieno; ° 8 bambini su 21 nati in Africa lavorano; ° 12 bambini su 55 nati in Asia lavorano; ° 1 bambino su 8 nati in America Latina lavora. Speranza di vita: nei Paesi più poveri le persone hanno una speran-za di vita media intorno ai 64 anni, nei Paesi industrializzati è di 78 anni, nei Paesi dove è molto diffuso l’AIDS è attorno ai 40/50 anni.

I problemi più gravi dei bambini riguardano la fame e la malnutri-zione, l’abbandono, lo sfruttamento e le gravi malattie. Bisognerebbe fare qualcosa per risolvere questi gravissimi proble-mi, qualcosa di concreto: aiuti umanitari, raccolte di fondi, ecc… Purtroppo, però, ciò non sempre accade; noi che viviamo in un Pae-se sviluppato dobbiamo metterci nei panni di chi vive nei Paesi più poveri in modo da poter comprendere a fondo ciò che quella gente è costretta a sopportare ogni giorno della sua vita e pensare: per-ché questo accade? Come si può risolvere? Se è vero che siamo tutti uguali, perché c’è gente che vive da re e, poco distante, gen-te che muore di fame e di stenti? Non sarebbe il caso di fare qualcosa? Da http://www.aquiloneblu.org/numeri/condizione_infanzia.htm Jodie & Elena 1A/L

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I bimbi-soldato nel mondo

Escalation di terrore, dati alla mano, non è l’ultimo bollettino delle vittime del terrori-smo, ma l’esito di una ricerca estesa e scru-polosa condotta dalla Coalizione “Stop, all’uso dei bambini soldato!”. Presentata a Londra, la “Relazione Globale sui Bambini Soldato 2004”, è un’amara denuncia delle violenze perpetrate ai danni dell’infanzia: il reclutamento dei bambini nella macchina del-la guerra.

Lo studio, realizzato nell’arco di tre anni (aprile 2001-marzo 2004) su 196 paesi, rap-presenta la rassegna più completa del feno-meno, su scala mondiale. In esso si sottolinea come, nonostante i richiami dell’ONU, il coinvolgimento dei bambini nei conflitti ri-sulti stagnante o persino aggravato. Drogati, rapiti e minacciati sono facilmente addestra-bili alle lusinghe dei signori della guerra, ap-poggiati dalla complicità dei governi che – denuncia il rapporto- “hanno continuato a provvedere per gli addestramenti militari e a fornire assistenza alle forze armate che si av-valevano dei bimbi-soldato, incoraggiando le forze paramilitari a fare altrettanto".

Si calcola che siano oltre 300.000 i minori arruolati, 40.000 dei quali in Afghanistan, Angola e Sierra Leone; 25.000 in Costa D’Avorio e Sudan. Dalla Relazione risulta che ad essere coinvolti non sono solo i paesi in situazione di conflitto più o meno nota, ma anche diversi governi occidentali colpevoli di aver fornito appoggio all’addestramento dei piccoli. L’allarme che viene dato è chiaro, e comporta ricadute di lungo periodo, perché “i governi ed i gruppi armati stanno rubando l'infanzia a generazioni intere di minori”, af-ferma Casey Kelso, direttore della Coalizione promotrice della ricerca. Per conoscere più da vicino l’argomento:

www.bambinisoldato.it

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“ESTATE RAGAZZI” NEL PINEROLESE CON 250 STUDENTI DEL PORPORATO

Moltissimi ragazzi del Pinerolese sono stati impegnati du-rante l’estate in attività di animazione nei vari “Estate Ra-gazzi” o campi estivi organizzati perlopiù dagli oratori o dai comuni. In base ad un’indagine che abbiamo fatto, circa 250 di questi ragazzi/e frequentano il liceo Porporato Dedichiamo queste due pagine di “Onda d’urto” a questa importante esperienza della rimpianta estate di molti stu-denti del Porporato!

“TESTIMONIANZE”… Nome e classe? 1. Francesca DG. 4A L 2. Francesca M. 4A L 3. Jessica 3D S 4. Giulia 2A L

Dove hai fatto l’animatrice/ animatore? 1. A Pinerolo, al Murialdo 2. A Bricherasio 3. A Pinerolo, alla Tabona, presso la parrocchia dei S. Michele e Lorenzo 4. A Piscina.

In che periodo? 1. Fine giugno + prima settimana di luglio 2. Da giugno ad agosto 3. Dal 14/06 al 9/7 4. Dal 21 giugno al 9 luglio.

Da chi era organizzato? 1. Da Aldo Rizzo 2. Dall’oratorio 3. Dal Parroco e da Suor Gemma 4. Da noi animatori e dalla parrocchia.

In quanti animatori eravate? 1. Circa 15 2. 60-65 animatori 3. Circa 30 4. Venti

Con quanti bambini? 1. Circa 170 2. 200-220 circa 3. Circa 100 4. Circa 150.

Di che età? 1. Dai 4 ai 14 anni 2. Dai 4 ai 14-15 anni 3. Dai 5 ai 13 anni 4. Dalla prima elementare alla terza media.

Quali erano le attività principali? 1. Erano giochi organizzati, laboratori di creatività, riunioni tra animatori e bambini (momento formativo) e palco 2. I giochi (organizzati e liberi) e i laboratori di creatività 3. La caccia al tesoro il lunedì, il grande gioco e la gita il venerdì, gli altri giorni ogni gruppo aveva un suo pro-

gramma autonomo 4. L’Inno, la scenetta del giorno recitata da noi animatori sul tema dell’Estate Ragazzi (quest’anno era “Il Signore

degli Anelli”), momenti di gruppo e giochi organizzati divisi per età, preghiera. Questo le prime due settimane, la 4

Interviste a cura di Francesca N. 4A L

La vignetta di Charlie B. segue a pag 7

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terza si è preparato uno spettacolo sulla base delle scenette fatte da noi animatori, con l’inserimento di canti e balletti. L’ultima sera si è proposto lo spettacolo a tutto il paese nel salone - teatro.

Gite? 1. Sì, in piscina e in montagna 2. Sì, una volta la settimana per tutto il periodo. In piscina, in montagna, in un parco giochi… 3. Una alla settimana. Siamo andati alle Cupole, a Colle Don Bosco e l’ultima settimana abbiamo fatto

un’uscita in una fattoria 4. Sì. Tutti gli anni si va un giorno in montagna e uno al parco acquatico “Le Caravelle”.

Perché hai deciso di prenderti questo impegno? 1. Per stare a contatto con i bambini e anche per divertirmi 2. Perché mi piacciono i bambini e mi diverto con loro 3. Perché è un lavoro che amo. Mi piace moltissimo lavorare con i bambini e i ragazzi, soprattutto quando rie-

sco a trasmettere qualcosa di positivo 4. Mi piace stare con i bambini e poi ho sempre frequentato l’ambiente da “animata”. Considero gli animatori

come “un modello”, così appena ho avuto l’età ho iniziato anch’io. Sei stata/o pagata/o? 1. Sì ma solo quando facevo il mattino 2. Sì, ma credo che l’avrei fatto anche senza guadagno 3. No 4. No.

L’avevi già fatto altri anni? 1. Sì 2. Sì, questo è stato il quarto anno 3. Sì, lo faccio da 3 anni 4. È stata la prima volta con Estate Ragazzi, però avevo fatto l’animatrice

all’oratorio tutto l’anno.

Lo rifarai? 1. Non lo so 2. Credo di sì! 3. Certamente! 4. Sì, sto continuando tuttora

Aspetti positivi? 1. Stare con i bambini e avere responsabilità; il divertimento. 2. Il contatto con i bambini, sentirsi responsabili e… molto divertimento! 3. Quando vedi che il programma per cui ti sei sbattuta funziona e soprattutto piace ai ragazzi! 4. I bambini infondono tantissima allegria e una gran voglia di vivere; poi è un’esperienza che arricchisce e

responsabilizza molto.

Aspetti negativi? 1. Quando i bambini non ti prendono sul serio 2. Non ce ne sono stati! 3. Quando non riesci a coinvolgere tutti in qualcosa! 4. Lavorare con 150 ragazzi, di età diverse, in uno spazio non molto grande... non è la cosa più semplice del

mondo! Comunque basta essere ben organizzati e tutto si risolve. Poi ci sono i normali contrasti tra anima-tori, anche se a volte un po’ forti: chi era da più anni che faceva l’animatore pensava di poter “comandare” a suo piacimento i più piccoli e poterli trattare male come e quando voleva...

Giudizio e commento generale sull’esperienza? 1. Sono contenta perché oltre a divertire i bambini sono riuscita a divertirmi pure io, anche se a volte nel grup-

po degli animatori ci sono state delle incomprensioni. In ogni caso il giudizio è positivo. 2. Esperienza molto divertente e da rifare 3. Questo lavoro mi appaga molto, voglio riuscire a trasmettere qualcosa a qualcuno che poi, a sua volta, lo

trasmetterà ad un altro. E poi adoro stare assieme ai bambini; spero di poter continuare ancora per anni. 4. Sicuramente è un’esperienza positiva che aiuta a crescere, a responsabilizzarsi e a confrontarsi con gli altri.

Certo bisogna avere tanta pazienza, buona volontà e anche tempo materiale per farlo: le tre settimane di E-state Ragazzi sono il frutto di un lavoro iniziato almeno un mese prima con uno stage di preparazione, che termina la settimana prima dell’inizio effettivo dell’attività trovandosi mattino e pomeriggio all’oratorio per preparare il materiale delle giornate.

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ADESSO VI RACCONTO… ...LA MIA ESPERIENZA DI ESTATE RAGAZZI Quest’estate ho fatto l’animatrice, per il secondo anno, e sicuramente lo rifarei, nonostante l’estremo sfinimento fisico

e psicologico a fine giornata!(scherzo!). Certo biso-gna essere sempre sull’attenti, allegri e disponibili con i bambini e, quel che a volte è peggio, con i geni-tori. Ma in cambio i bimbi sanno dare affetto, sorrisi e simpatia in un modo che molto poco ha a che vedere con quello in cui si ricevono dagli “adulti”! È un’esperienza che consiglierei a chiunque, special-mente a chi ama essere a contatto con i bambini (anche “bambini” di 14 anni) e giocare. Il ruolo impli-ca la necessità di una certa responsabilità nei compor-tamenti propri e degli animati, pur rimanendo in un atmosfera informale, amichevole e scherzosa. È quin-di importante riuscire a essere simpatici agli occhi dei bambini, che esigono attenzioni e atteggiamenti total-mente diversi da quelli che si aspetta un “adulto”, ma anche manifestare una certa maturità (non sarebbe opportuno che i bimbi rimanessero gravemente dan-neggiati dall’esperienza, a livello sia fisico che psico-

logico!). Bisogna dunque abituarsi a vedere le cose nella loro ottica, cercando di ricordarsi ogni tanto che dovremmo essere su un livello

“superiore” (per quanto sia nelle nostre possibilità!). La figura dell’animatrice è inoltre piuttosto sfaccetta-ta, in quanto talvolta bisogna essere allo stesso tempo il clown della situazione, la mamma, la sorella mag-giore, l’amica, la “maestra” (molto molto più raro!), o la baby sitter. In ogni caso i bambini (più o meno grandi) si fanno un’opinione di te, si costruiscono una tua immagine che, a mio parere, è molto importante, in quanto credo che riescano a vederci senza i pregiudizi dei grandi. Ed è quindi immensamente soddisfacente avere l’affetto di un bimbo di 3 – 4 anni, e allo stesso tem-po, la stima di un ragazzino di 14! Inoltre è indispensabile sottolineare il fattore forse principale che spinge a continuare ad animare: il fatto che il nostro lato infantile in mezzo ai bimbi trova una valvola di sfogo e il divertimento è sempre più che assicurato anche per gli animatori! Per quanto una giornata in mezzo a loro (per non par-lare dei campi estivi!) a volte possa “far sclerare”, la gratifica di quando ti corrono incontro a braccia aper-te, si confidano con te e vengono a cercarti sorridenti è indescrivibile e giustifica tutto il resto! Francesca 4AL

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Nome, cogno-me, età, nazionalità. Mi chiamo Larissa Trento, sono Brasiliana e ho 16 anni. Per ora frequento la 2BL, ma cambio spesso classe a seconda della materia. Da quanto tempo sei in Italia? Sono arrivata il 4 settembre di quest’anno. Perché hai dovuto trasferirti? Sono venuta in Italia grazie ad un’associazione non go-vernativa, l’AFS Intercultura, che organizza soggiorni e scambi culturali per i ragazzi di tutto il mondo. Ho volu-to trasferirmi qui in Italia per conoscere una cultura di-versa, una nuova lingua straniera e venire a contatto con un altro tipo di vita. È un’esperienza meravigliosa! Per quanto tempo pensi di rimanere? Ho intenzione di fermarmi fino al termine dell’anno sco-lastico. Quali sono le difficoltà più grandi che stai incontran-do? Per ora non ho problemi, ma posso assicurarvi che impa-rare a scrivere e a parlare l’italiano non è molto facile…! Cosa ti piace e cosa no dell’Italia? Una cosa che mi piace molto è che questo è un paese ric-co di storia e di cultura. Il mio bisnonno era italiano, di un paese vicino a Trento, quindi la mia famiglia ha origi-ni italiane. Per me stare qui è bellissimo, non mi sembra ancora vero! Sinceramente non ho ancora visto nulla che non mi piaccia. Un momento… forse…. Berlusconi…?! (Dobbiamo rassegnarci, questo qui non ce lo invidia pro-

prio nessuno…(n.d.a.) Cosa ti manca del tuo Paese? Ovviamente tutti i miei amici.

Secondo te qual è la differenza più evidente tra l’Italia e il Brasile? Forse, anche perché viviamo in un paese tropicale, noi brasiliani siamo più aperti, estroversi e festosi di voi ita-liani. Le tue abitudini sono cambiate? Sì, ma in poche cose. Per esempio in Brasile mi sveglia-vo alle 6,00 perché la scuola inizia alle 7,15. Un’altra cosa a cui ero abituata era il mangiare sovente il riso con i fagioli neri (piatto tipico del Brasile), qui invece non si usa. Ma la cucina italiana mi piace molto…! E poi è cambiata la famiglia: in Brasile vivevo con mia madre e mio fratello maggiore, che ha 17 anni. Ora invece sono in una famiglia composta da due sorelline più piccole, i genitori che mi ospitano e il cane di casa. Cosa puoi dirmi della scuola? La scuola brasiliana è molto diversa: nel mio paese non esistono molti tipi di indirizzi (come il classico, linguisti-co, sociale, ecc..), ma uno soltanto, lo scientifico. S’inizia a studiare chimica, fisica e biologia già a 13 anni e a 17 se si vuole si possono continuare gli studi all’università. Inoltre le classi sono composte da 50 a 200 studenti, ma per fortuna c’è una grande organizzazione. Questo per quanto riguarda il sud del Brasile; purtroppo ci sono molte differenza con il nord, che è molto povero.

Sara2BL

UNA BRASILIANA TRA NOI

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Progetti dell‘Unicef per i cittadini del futuro La gioventù non è composta solo da bambini prove-nienti da famiglie benestanti, con un reddito annuo che permette loro di possedere qualsiasi cosa e un promet-tente futuro; ma anche da altri che muoiono perché non sono stati vaccinati contro le sei principali malattie che colpiscono l’infanzia o che sono costretti a lavorare già in giovane età e non possono garantirsi un’istruzione. Di fronte a questa situazione l’Organizzazione della Nazioni Unite non è rimasta indifferente. Nel 1946 ha creato l’Unicef, Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Quest’ultimo, il cui iniziale obiettivo era di aiutare l’infanzia vittima della seconda guerra mondia-le, in cinquantotto anni ha ottenuto una lista intermina-bile di successi tra cui l’estensione della sua opera be-nefica a più di 158 paesi e la vincita di un premio No-bel per la pace. Nel 2000, i paesi del mondo, riuniti nell’assemblea generale dell’ONU, hanno fissato una serie di importantissimi traguardi per ridurre da qui al 2015 le gravi disparità fra Nord e Sud del mondo. Per il raggiungimento di tali obbiettivi l’Unicef ha scelto di operare in cinque settori. Offrire prevenzione da malattie. Povertà, malnutri-zione e carenze igieniche possono compromettere gra-vemente la salute di un bambino trasformando in mi-nacce letali anche le più banali infezioni: malaria, dis-senteria, polmonite e morbillo uccidono più di qualsiasi guerra. Per salvare la vita ai bambini affetti da tali pa-tologie non occorrono costose tecnologie, ma misure a basso costo come vaccini, vitamine o zanzariere. Proteggere i bambini e i loro diritti. Nel mondo mol-tissimi bambini sono ridotti in schiavitù, o vittime di sfruttamenti sessuali, o oggetto di traffici per scopi ille-citi o sfruttati per lavorare. Ogni “giovane cittadino” ha diritto ad essere protetto. Per questo l’Unicef lotta per esigere dai governi il rispetto delle leggi e delle norme internazionali, promuovere la considerazione dei diritti dell’infanzia nelle famiglie e nelle comunità e assistere le vittime dello sfruttamento e della violenza. Aiutare i bambini nella prima infanzia. Quasi 11 mi-lioni di bambini muoiono prima di aver compiuto cin-que anni. Le cause sono malnutrizione, scarse condi-zioni igienico-sanitarie e malattie. Anche lo stato di salute delle madri e il loro livello di istruzione influi-scono sulla possibilità di sopravvivenza di un bambino molto giovane. I primi anni di vita sono cruciali: un bambino ben nutrito e curato fin da piccolo avrà la pos-sibilità di crescere più sano e intelligente. Garantire a tutti un’istruzione. 121 milioni di bambi-ni nel mondo non vanno a scuola neppure un solo gior-no della propria vita e più della metà sono bambine. Eppure, è dimostrato che una bambina che ha studiato avrà meno figli e li crescerà più sani ed istruiti, saprà proteggersi meglio da rapporti sessuali indesiderati e dal contagio dell’AIDS e, soprattutto, assumerà un ruo-

lo economico, politico e sociale più incisivo nella so-cietà. Difendere dal contagio dell’HIV/AIDS. L’infezione da HIV/AIDS è una delle più gravi emergenze sanitarie della storia umana. Nel mondo si contano annualmente migliaia di bambini che ereditano il virus da madri sie-ropositive, cui se n’aggiungono più di 14 milioni resi orfani dall’AIDS, e nel 95% questi provengono dai pa-esi più poveri dell’Africa.

I problemi dell’infanzia sono una triste realtà del nostro pianeta, una realtà attenuata dall’azione dell’ONU e di molte associazioni non governative, ma, tuttavia, la questione è ancora lontana dalla soluzione effettiva. L’unico modo per incominciare a risolvere tale questio-ne è prenderne coscienza: non si può credere che la condizione dei bambini meno agiati non sia di nostra competenza o nascondere le proprie responsabilità die-tro sporadiche donazioni di pochi euro. Il primo vero problema da combattere è l’indifferenza della gente. Solo a partire da questo si potrà seria-mente pensare di creare un futuro mi-gliore per il mondo.

Gioia V/A ginnasio

Segue vignetta di pag. 4

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Mondo multilaterale Solitamente siamo abituati a considerare come “mondo” solamente l’“Occidente”, inteso come Stati Uniti e, natural-mente, Europa; si aggiungono poi altri paesi marginali, che nell’ultimo periodo stanno assumendo un ruolo sempre cre-scente come possibili “mondi del futuro”. Infatti, accanto al nucleo dei due blocchi USA ed Europa, affini ma distinti, che condividono da tempo scambi a livello economico di beni materiali, ma anche spirituali, si presen-tano sempre più forti ed influenti altri tre “mondi”: la Cina che cresce e si sviluppa costantemente; il mondo arabo e i popoli islamici del Mediterraneo, i quali negli ultimi anni hanno manifestato alquanto “rumorosamente” la loro pre-senza; e infine i popoli africani, custodi di una tradizione e di un modo di concepire la vita differente dai popoli di altri continenti, nonostante l’Africa sia ancora debole economi-camente e fragile politicamente. Il mondo che ci si prospetta, dunque, è un mondo vario e composto da culture differenti che si arricchiscono le une le altre facendo risultare il benessere e la dinamicità che deriva dalla molteplicità.

Francesca 4 AL

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L‘infanzia del Brasile vista con gli occhi di un missionario

Don Trombotto, sacerdote della parrocchia di Frossasco, è andato più volte ad operare da missionario in Brasile a Joaquim Gomes, nel nord-est del paese. Conosce bene la realtà di quel luogo e soprattutto è infor-mato su qual è la condizione dell’infanzia, alla quale si è dedicato con particolare attenzione in questi anni.

“Ho iniziato a svolgere l’attività di missionario all’età di cinquant’anni e, da quel momento, sebbene abbia ora-mai raggiunto l’età di 74 anni non ho più smesso e tutto-ra non rinuncio, appena le condizioni lo permettono, a fare una visita di volontariato nel paese di Joaquim Go-mes. Il paesaggio che questo territorio ci regala è molto simile a quello di altre zone sottosviluppate situate nelle periferie delle città: le case sono, di ridottissime dimen-sioni, addossate l’una all’altra e spesso abitate da 10-12 persone che convivono ammassate in 20 mq; mancano i più elementari servizi; le strade asfaltate sono solo due, le altre sono tutte sterrate e piene di buche. Solo guar-dando il paesaggio ci si può, quindi, rendere conto di come predomini in questo territorio una generale situa-zione di povertà, una povertà che, spesso, riversa le sue peggiori conseguenze sui bambini, presenti nel paese in gran numero. Vi è innanzi tutto da dire che le famiglie presenti sono molto numerose e, molte volte, compren-dono non solo figli naturali ma anche figli adottati (chiamati criados). Ricordo di essere rimasto piuttosto stupito quando, chiedendo a un uomo il numero dei suoi figli, mi sono sentito rispondere «Ho cinque figli miei più sette criados». Molto presente è inoltre la realtà del-le ragazze madri e sono anche molti i fanciulli che vedo-no i propri padri partire verso la capitale dello stato in cerca di lavoro. Date le condizioni di povertà non stupi-sce come tali bambini brasiliani maturino alquanto in fretta. Essi, poiché molte volte abitano in Fazendas (proprietà terriere in cui hanno il diritto di risiedere solo finché il padrone li terrà a lavorare) a soli 5-6 anni lavo-rano la canna da zucchero e le femmine si curano dei fratellini più piccoli e accudiscono la casa. Quando compiono 15 anni essi organizzano una grande festa, corrispondente al nostro festeggiamento dei 18 anni, e, nonostante siano molto giovani,a volte hanno già una famiglia e dei figli. L’istruzione non è molto diffusa, tuttavia sono presenti alcune scuole che, apposta per ri-cevere più bambini possibili fanno turni durante tutto il corso della giornata. Molti bambini non hanno nulla da mangiare, ricordo infatti che una volta celebrai messa nella piazza della città di Maceiò e, al momento della ripartizione eucaristica, molti bambini, vedendo che di-stribuivamo del cibo, ci si avvicinarono per ottenerne un poco. Tale denutrizione, unita alle condizioni in cui è costretta a vivere, portano all’infanzia una situazione di salute notevolmente precaria. Molti bambini hanno pan-ce gonfie, piene di vermi, altri sono provati dalla dissen-teria o ricchi di piaghe e pustole provocate dagli insetti delle malsane case; per questo motivo a Joaquim Gomes nessuno (né tra noi missionari né tra la popolazione lo-cale) si stupisce più a veder quotidianamente funerali di bambini. Per quanto concerne le loro aspettative per il futuro a una parte di ragazzi che vivono alla giornata

si contrappone un numero di fanciulli che sperano in un avvenire migliore da vivere nella città; anche se, talvol-ta, le ragazze, sognando di allontanarsi da casa e di farsi una famiglia loro, ripetono la storia che hanno già vissu-to le loro madri. Però, nonostante tutto, è impressionante vedere come i bambini di Joaquim Gomes non facciano capricci e non abbiano pretese, siano curiosi, vivaci, volenterosi e si rallegrino anche solo per un piatto di fagioli, per una canzoncina o il sorriso di un amico”

Gioia V/A gin

I BAMBINI DELLA SHOAH Tra il 1933 e il 1945 i nazi-fascisti uccisero quasi sei milioni di ebrei. Cosa avevano fatto per provocare un simile trattamen-to? Proprio niente. Semplicemente erano ebrei. Il 27 gennaio il nostro Paese dedica a tutti loro e alla shoah (in ebraico significa disastro) un giorno «della memo-ria»: non dimenticare cosa successe serve a far sì che non ricapiti mai più. Lo sapevate che di quei sei milioni di morti un milione e mezzo erano bambini? Scritti così, sulla carta, questi numeri enormi non dicono molto. So-no appunto solo numeri… Ma adesso provate a immagi-nare che tutti quei bambini potessero prendersi per ma-no e formare una fila: il primo starebbe fermo in piedi tra la neve di Aosta, l'ultimo vedrebbe il Vesuvio, a Na-poli. Mille chilometri e anche di più. A questo punto pro-vate a immaginarvene uno: ha i capelli chiari o scuri? Gli occhi verdi o nocciola? È grassoccio oppure min-gherlino, maschio o femmina, è un piccolino o un adole-scente? Tra quel milione e mezzo di bambini ebrei, uno sarà certo somigliato all'immagine che avete in testa a-desso: prima che i nazisti negassero loro ogni diritto e, infine, anche la vita abitavano in tutti i Paesi d'Europa. Nei campi di concentramento dei nazisti finirono gli e-brei della Grecia, con la carnagione olivastra e i riccioli scuri, e gli ebrei olandesi pallidi e biondi, gli ebrei tede-schi (chissà che occhi azzurri...) e quelli jugoslavi, quel-li, polacchi, russi, ungheresi, francesi, italiani... Erano proprio come voi: giocavano appena potevano e magari si dimenticavano di fare i compiti, ridevano e piangeva-no, andavano a spasso con la mamma e il papà, litigava-no con i fratelli. «Immaginate uno di loro - ha detto Pia Jarach una sopravvissuta ai lager – portatevelo appres-so, nel cuore, verso la vita». (Dai cartelloni della mostra 2003 “Shoah, l’infanzia rubata”, Milano)

Giornata della memoria

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E’ il 4 settembre 2004, un gruppo di terroristi ceceni oc-cupano una scuola di Beslam, nell’Ossezia del nord (Russia). All’interno della scuola ci sono almeno 1500 persone, di cui il 70% bambini; sono tutti ammassati nella palestra dell’istituto senza ac-qua né viveri. La cellula terroristica chiede il riti-ro delle truppe russe dalla Cecenia, minacciando di far esplodere la scuola se questo non accade. La situazione si protrae per alcuni giorni, poi è la strage; alcuni ostag-gi tentano la fuga scatenando la sparatoria dei terroristi, in seguito vi è anche lo scoppio di una delle cariche esplosive presenti nella scuola. Immediatamente parte un blitz da parte delle forze spe-ciali russe: finisce in un bagno di sangue. 322 persone perdono la vita, 155 sono bambini: è l’ennesima strage degli innocenti! Degli ostaggi liberati dalle forze russe, molti sono nudi o in mutande a causa del caldo all’interno della palestra. << Una grande tristezza per la perdita di vite umane in-nocenti e le sofferenze inflitte a tante famiglie coinvolte in un atto di terrorismo>> con questi sentimenti il Papa, Giovanni Paolo II, si è raccolto in preghiera dopo aver

saputo ciò che è successo. La politica condanna il terrorismo, ovviamente senza rendersi conto che è stato proprio il terrorismo a provo-care la strage; perché in fondo non erano atti terroristici

quelli che le truppe russe svolgevano in Cecenia?! Torture e uccisioni barbariche, che evi-dentemente non sono degne di cronaca di fronte al “molto più interessante” conflitto iracheno; e a pagare sono sem-pre gli innocenti. Innocenti che non hanno nessuna colpa e che probabilmente non erano neanche a conoscenza del conflitto in Cecenia. Ma i politici che si sono tanto impegna-

ti a battibeccarsi e ad affermare l’ingiustizia del terrori-smo (tra l’altro non c’era bisogno di loro per affermarlo) si sono ricordati di tutti quei bambini e di tutte le altre vittime? NO! Ma il grande popolo della pace ha deciso di ricordarli e dirgli addio con un piccolo gesto. E allora parte il passa-parola, un messaggio, poche parole: << Stasera accendi una candela per i bimbi russi!>>. E il messaggio invade le case, migliaia di candele accese sui balconi o alle fi-nestre nella notte, un solo significato:<< Noi non vi ab-biamo dimenticato!>>. Jessica 3^D/S

All’inizio di questo terzo millen-nio, l’Europa e soprattutto l’Italia si trovano coinvolte in un processo di calo delle nascite. In media, nel no-stro paese, i nuclei famigliari sono composti da qualcosa come 2,6 perso-ne: ciò significa poco più della coppia e di “mezzo figlio”. Inoltre il costante, anche se lento, allungamento della vita proprio nelle regioni più sviluppate del mondo fa sì che in esse l’età media del-la popolazione sia sempre più avanzata. D’altro canto, paesi decisamente più poveri o addirittura sottosviluppati, co-me l’Africa, registrano un forte aumen-to demografico che spesso cozza con la disponibilità (scarsa) di risorse. Si trat-ta, ovviamente, di una semplificazione, ma questo può essere considerato un quadro generale della situazione demo-grafica mondiale. Perché le cose vanno così? Nei paesi poveri l’alta natalità è sempre stata una costante: la gente, sperando di farsi aiu-tare dai figli nel mandare avanti il mè-nage familiare, tende a farne molti, consapevole anche dell’alta mortalità infantile che purtroppo regna in quei

luoghi (raggiungendo a volte livelli de-gni dei periodi romano e medioevale). Anche la mortalità in questi luoghi è alta, e solo per questo l’aumento demo-grafico di solito non è talmente elevato da bastare da solo a mandare in crisi le economie locali. Nelle zone del mondo in cui invece la situazione economica media delle fa-miglie non è così disastrosa, e dove quindi i giovani non lavorano in gene-re prima di aver conseguito un diplo-ma scolastico, il ragionamento in ma-teria di procreazione è in sostanza l’opposto: più una famiglia fatica ad arrivare alla fine del mese, meno cre-sce di numero. Questo perché decenni di relativo benessere economico han-no radicato nei “paesi ricchi” la con-cezione (giusta secondo me) che un figlio deve essere seguito finché non arriva all’età adulta, e che quindi biso-gna tenere in conto che per un figlio bisogna spendere dei soldi. Se da noi quindi un figlio è sostanzialmente

visto (da un punto di vista puramente economico) co-me una spesa, in zone mol-

to disagiate egli è considerato un inve-stimento che dopo qualche anno potrà aiutare a mandare avanti la famiglia. Intendiamoci, non credo che noi occi-dentali abbiamo maturato questa con-cezione perché vogliamo più bene ai nostri figli di quanto ne vogliano delle persone, per esempio, del Mali; sem-plicemente lo sviluppo economico e la maggior ricchezza delle famiglie da noi ha fatto maturare dei modi di pen-sare che nelle famiglie povere del Ter-zo Mondo ( che sono la stragrande maggioranza) non c’è ancora. Sul pia-no demografico, quindi, questo signi-fica che la riduzione delle nascite in Europa e Nordamerica è molto eleva-ta, specialmente in un periodo di crisi economica (soprattutto per i paesi dell’UE) come questo. Ciò spiega an-che perché, pur aumentando di anno in anno nelle aree sviluppate la per-centuale di immigrati da paesi poveri, essi sono ben lungi dallo spopolarsi. Michele, 2ACl

LA STRAGE DEGLI INNOCENTI Una strage che non abbiamo dimenticato e che vogliamo ricordare a tutti in questo numero di “Onda

d’urto” dedicato ai bambini. Soprattutto in questo periodo del Natale, che ricorda la nascita 2000 anni fa di un bambino di nome Gesù, che è venuto al mondo per portare la pace tra gli uomini. Per stroncare

questa missione sul nascere, allora come oggi, si è compiuta una strage di innocenti

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Denatalizzazione

"Salvaci, Dio dai molti nomi, dalla vendetta. Finché ci sono ancora bimbi vivi, rimanga viva la parola "insieme" Nessuno di noi è eroe da solo. Io sto insieme ai bambini bruciati Sono anch'io uno di loro: uno della scuola di Beslam." Eugenij Evtushenko

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Giuseppe Maria & Gesù in stile Manga

Il postino suonò due volte. Mancavano cinque giorni a Natale. Aveva fra le braccia un grosso pacco avvolto in carta preziosamente disegnata e legato con nastri dorati. «Avanti», disse una voce dal-l'interno. Il postino entrò. Era una casa malandata: si trovò in una stanza piena d'ombre e di pol-vere. Seduto in una poltrona c'era un vecchio. «Guardi che stupendo pacco-ne di Natale!» disse allegra-mente il postino. «Grazie. Lo metta pure per terra», disse il vecchio con la voce più triste che mai. Il postino rimase imbambola-to con il grosso pacco in ma-no. Intuiva benissimo che il pacco era pieno di cose buone e quel vecchio non aveva cer-to l'aria di spassarsela bene. Allora, perché era così triste? «Ma, signore, non dovrebbe fare un po' di festa a questo magnifico regalo?». «Non posso... Non posso pro-prio», disse il vecchio con le lacrime agli occhi. E raccontò al postino la storia della figlia che si era sposata nella città vicina ed era diventata ricca. Tutti gli anni gli mandava un pacco, per Natale, con un bi-

gliettino: «Da tua figlia Luisa e marito». Mai un augurio personale, una visita, un invi-to: «Vieni a passare il Natale con noi». «Venga a vedere», aggiunse il vecchio e si alzò stanca-mente. Il postino lo seguì fino ad uno sgabuzzino. Il vecchio aprì la porta. «Ma...» fece il postino. Lo sgabuzzino traboccava di regali natalizi. Erano tutti quelli dei Natali precedenti. Intatti, con la loro preziosa carta e i nastri luccicanti. «Ma non li ha ne-anche aperti!» esclamò il posti-no allibi-to. «No», disse mesta-mente il vecchio. «Non c'è amore dentro».

Silent Night (Bianco Natale) in 144 diverse versioni e 97 lingue su: http://silentnight.web.za/translate/index.htm

Sembrano passati secoli dalle vacan-ze estive, dal sole, dal divertimento spensierato, di cui hanno preso il po-sto libri, verifiche e interrogazioni… Ma tenete duro stanno arrivando final-mente le vacanze di Natale, costellate dalla settimana bianca, dalla nevicata di regali e di panettoni, come ogni anno. E come ogni anno tornano le tradizioni del pino addobbato e del presepe: ogni cosa, sommersa da un soffice manto di neve, risplende delle decorazioni che le persone diligente-mente creano per Natale; all’interno delle case, poi, c’è un piccolo angolo riservato al simbolo cristiano del Nata-le, il presepe. Pensate che questo termine deriva dal latino “praesepe” (eh sì, il latino è come il prezzemolo: spunta ovunque!) e significa “stalla, casa”: in questo modo accoglie in sé sia un’accezione più tecnica, che ritra-

e il luogo della nascita di Cristo (la stalla appunto), sia una più profonda, che vede la casa come famiglia, pove-ra ma unita attorno al neonato. La tradizione del presepe popolare fu istituita da San Gaetano di Thiene agl’inizi del 1500, anche se la prima rappresentazione del presepe si attri-buisce a San Francesco, che la compì a Greggio nel 1223. Questa tradizione si sviluppò molto nell’Italia Centro-Meridionale, in particolar modo nel Regno di Napoli; giunse nell’Italia Settentrionale solo nel XVII secolo, ma ebbe subito un rapido sviluppo. In alcuni paesi, ancora oggi, il presepe non occupa solo una piccola parte della casa, bensì tante camere o, ad-dirittura, una chiesetta. Quest’ultimo è il caso di Bibiana, un paese situato all’ingresso della Val Pellice, dove ogni anno gli animatori della Parroc-

chia allestiscono un gran presepe all’interno di una chiesa minore. Si tratta di un lavoro molto lungo, forse anche noioso e fati-coso, ma che in fin dei conti porta sempre ad ottimi risultati e reca con sé grandi soddisfazioni. Il lavoro inizia a metà otto-bre per togliere i banchi dalla chiesa e portarvi dentro i materiali. Nelle settimane successive si costruisce un’impalcatura che deve reggere cieli e montagne (fatti rigorosa-mente di carta o telo), poi si passa al posizionare le case e i vari personaggi, divisi tra fissi e mobili (compiono cioè dei movi-menti). «Dodici anni fa nacque l’idea di fare un presepe» mi spiegano Flavio e Daniela, capi del Gruppo Animatori di Bi-biana «così iniziammo a costruirne uno nella chie-sa parrocchiale di San Marcellino; successiva-mente iniziammo ad ag-giungere sempre nuovi personaggi e quindi ci trasferimmo in un locale della parrocchia. Quattro anni fa il parroco ci ha permesso di utilizzare la chiesetta di Santa Maria, dove stiamo lavorando tuttora. L’apertura al pub-blico è prevista per il 25 dicembre e durerà sino a poco dopo l’Epifania. Vi aspettiamo numerosi!». Buon Natale a tutti!

IL PRESEPIO DI BIBIANA I REGALI NELLO SGABUZZINO

Era la Vigilia di Natale e la com-messa non vedeva l'ora di andarse-ne. Pensava in continuazione alla festa che l'attendeva appena finito il lavoro. Sentiva già i mormorii di ammirazione che l'avrebbero ac-compagnata mentre entrava vestita con l'abito da sera di velluto, con il cavaliere che la scortava... Quando arrivò l'ultima cliente. Mancavano solo cinque minuti alla chiusura. «Non è possibile che venga proprio al mio banco» pen-sò. Finse di non sentire quando quella si schiarì la voce e disse piano: «Signorina, signorina quan-to costano quelle calze?». «Credo che sul cartellino ci sia scritto 3 euro» rispose brusca. «Non ne avete di meno care?». «1 euro e mezzo» scattò guardando l'orologio. «Mi faccia vedere quel-le meno care». «Spiacente signora, stasera chiu-diamo alle 18,30 perché, se non lo sa, oggi è la Vigilia di Natale». Siccome non apriva bocca si deci-se a guardarla. Era pallida, aveva l'aria affaticata, le occhiaie profon-de… non doveva avere neanche 30 anni. «Ma i miei figli non hanno nean-che un regalo» disse alla fine tutta d'un fiato. «Fino a stasera non ave-vo soldi». «Mi dispiace per lei signora» disse la commessa e se ne andò. Non giunse fino al fondo del banco. La donna non aveva detto una parola ma non le riuscì di fare

un passo in più. Quando si voltò notò nei suoi occhi l'espressione più triste che avesse mai visto. Si ritrovò dietro al banco: «D'accordo, signora, ma faccia presto». Un sorriso le illuminò il volto, e si mise a correre dai calzi-ni ai nastri poi ai lettori portatili. Alla commessa quei pochi minuti sembravano lunghi come l'eternità. Finalmente si decise per alcune paia di calze, per qualche nastro colorato, un wolkman e due dischi di fiabe natalizie. La commessa gettò gli acquisti in un sacchetto e le diede il resto dei 50 euro. Ormai non c'era più nessuno. Andò di corsa negli spogliatoi e si infilò in fretta il vestito e corse fuori dal negozio incontro al suo «cavaliere» che l'attendeva in mac-china, con il motore acceso. Fu al terzo semaforo rosso che vide la donna del negozio: cammi-nava in fretta tenendo stretto con-tro il suo esile corpo il pacco dei doni per i suoi figli. Il suo volto, che aveva perduto la patina di stanchezza, era ancora illuminato dal sorriso. In quel breve istante qualcosa av-venne dentro di lei. Non vide solo una donna: vide i suoi quattro bambini che, il matti-no dopo, si sarebbero infilati felici le calze nuove, messi i nastri nei capelli e avrebbero ascoltato le favole natalizie sul lettore nuovo.

SIGNORA SI CHIUDE

SUPPLEMENTO D’ANIMA Dibattito sulla spiritualità (by Irene)

Racconti di Natale

Michele VA Gin

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SPLASH

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Tanto per cominciare…come ti chiami e che classe frequenti? Mi chiamo Daniele Foti e frequento la II A/Cl

Quale sport pratichi e a che livelli? Gioco a Pallamano da 5 anni. Par-tecipo al campionato Under 18 e gioco, contemporaneamente, nella Serie C maschile.

Come ti sei avvicinato a questo sport?

Mi sono avvicinato alla Pallamano alle scuole me-die, giocando durante le ore di ed. fisica. Poi un giorno un amico, Andrea (che, tra l’altro, frequenta la IV/D Soc. nel nostro istituto, ndr.), con cui gioco tuttora, interessato a questo sport, mi ha chiesto di accompagnarlo ad un allenamento di una squadra che stava nascendo proprio in quel periodo, l’Atletico Pinerolo. Così, dopo aver cominciato più per curiosità che per passione, non abbiamo più smesso.

Sicuramente sai che la nostra scuola partecipa al Campionato Studentesco di Pallamano… Si, ho fatto anch’io parte della squadra per due anni consecutivi, in seconda e in terza. Facevamo alle-namenti pomeridiani e partite al mattino: ho avuto la possibilità di conoscere molti ragazzi della scuo-la e, nel complesso, ho trovato l’esperienza molto divertente. Inoltre, mi fa piacere ricordare che sia la squadra femminile sia quella maschile sono, più di una volta, riuscite a ottenere buoni piazzamenti nel torneo. Sono molto contento che la scuola par-tecipi a tale campionato, perché penso che sia utile far avvicinare i ragazzi anche a sport talvolta meno

conosciuti. Riconosco, però, un so-lo “difetto” a tale attività, e cioè

che il Comitato Nazionale dei Giochi Sportivi Stu-

denteschi organizza solo campionati a livello di allie-vi (categoria che comprende ragazzi aventi un’età com-presa tra i 14 e i 16 anni,

ndr.) e non anche a livello di juniores (categoria che comprende ragazzi

aventi un’età com-presa tra i 17 ei 19 anni, ndr.), quindi p u r t r o p p o quest’anno io non potrò più far parte della squadra.

Quanto tempo dedichi alla Pal-lamano? Svolgo due allena-menti a settimana da due ore ciascu-no (uno con la squadra Under 18 e l’altro con la Prima Squadra), cui si aggiungono due partite settimanali, general-mente giocate il sabato e la domenica.

È dura conciliare lo sport con lo studio? Si, infatti, soprattutto all’inizio, mi è capitato di do-ver rinunciare a uno o due allenamenti per studiare o, viceversa, di aver sacrificato allo sport il tempo che mi sarebbe dovuto servire per la scuola. Tutta-via andando avanti, tenendo alle due co-se nella stessa manie-ra, ho imparato ad or-ganizzarmi per riusci-re a svolgerle entram-be al meglio.

Sono necessarie particolari qualità per praticare questo sport? Velocità, riflessi e controllo palla, ma soprattutto chi pratica questo sport deve avere una forte intesa con i compagni di gioco e un grande spirito di squadra. Se si ha quest’ultimo, la tecnica diventa un fattore secondario.

Quale posto ha la pallamano nei tuoi progetti futuri? Sinceramente non ho mai pensato ad un futuro nel-la Pallamano, e per ora mi limito a giocare sempli-cemente per divertimento. Tuttavia se più in là do-vessero presentarsi opportunità importanti…perché non dovrei accettarle?

Gioia V/A Gin.

un campione fra noi... Nuovi sport e nuovi “campioni” che condividono con noi i banchi di

scuola. Questa volta abbiamo intervistato Andrea, che pratica la Pallamano

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CINEFORUM D’ISTITUTO

La redazione del giornalino scolasti-co ha organizzato un cineforum gra-tuito e aperto a tutti, che avrà luogo nell'AULA AUDIOVISIVI, con la vi-sione di un film al mese da Ottobre a Maggio, ogni secondo lunedì del mese dalle ore 13 alle 15,30 c.a. Qui di seguito i film in programma, che saranno presentati e commentati di volta in volta su "Onda d'urto". Ecco il programma: La venticinquesima ora (Spike Lee) La storia affascinante di un uomo che, prima di andare in galera, cerca di trovare delle risposte alle sue pau-re e di riallacciare i rapporti con la sua vita di un tempo, pur non riu-scendo a uscire dalla strada che ha imboccato (11.10.04) Fregole e sangue (Stuart Hagman) II percorso di due ragazzi (uno più svogliato, l'altra più attivista ma an-che più ingenua) attraverso la conte-stazione universitaria del '68, con i suoi ideali e le sue contraddizioni (8.11.04) II favoloso mondo di Amelie (Jean-Pierre Jeunet) Uno stranissimo film, che parla di altruismo, paure e difficoltà, visto in chiave fantastica attraverso gli occhi di una ragazza francese (13.12.04) Pulp Fiction (Quentin Tarantino) Un coltello nella piaga della società americana e delle sue violente con-traddizioni, un noir cinico e ironico che ha cambiato la storia del cine-ma. Ave Taranti noooo!! (10.1.05) Casablanca (Michael Curtiz) Una grande storia di spionaggio, amore, amicizia e guerra. Sarà an-che un film in bianco e nero, ma fida-tevi: ne vale la pena! (14.2.05) Full Metal Jacket (Stanley Ku-brick) Un grandissimo film non solo di guerra, che si apre ad un'analisi del-la violenza dell'ambiente militare e dell'ipocrisia del conflitto in Vietnam. Vero e proprio capolavoro che, data la presente situazione internaziona-le, torna ad essere quanto mai attua-le (14.3.05) Johnny stecchino (Roberto Benigni) Tutta la comicità e l'estro di Benigni sono riassunti in questo film, in cui un timido guidatore di autobus si trova alle prese con un suo sosia, capo mafioso braccato dai suoi av-versari (11.4.05) Bowling for Columbine (Michael Moore) Una serrata critica alla legazione delle armi negli USA, che prende spunto dal massacro avvenuto al Columbine. Un film molto intelligen-te, triste, ma allo stesso tempo ag-guerrito e ironico (9.5.05)

Pulp Fiction Due uomini vestiti di nero sono in macchina, discuto-no di hamburger, del fatto che nei cinema olandesi si possa ordinare in assoluta tranquillità un boccale di birra e della sensualità dei massaggi ai piedi. Poi si fermano, tirano fuori dal

bagagliaio due pistole ed entrano in un palaz-zo; la scena successiva è un carneficina, in cui una serie di ragazzi che avevano fregato una banda mafiosa vengono massacrati. Nella scena precedente, che è anche quella ini-ziale, due innamorati discutono sul tipo di lo-cale più conveniente da rapinare, e alla fine optano per svaligiare proprio il ristorante in cui si trovano: e in men che non si dica, tra vez-zeggiativi romantici e coccole, tirano fuori pi-stole più grandi di loro..Un inizio di film tra-volgente, come mai se ne erano visti prima, che solo Tarantino poteva regalarci. E il bello è che il ritmo non cala mai, passando per romanzetti porno, pugili corotti che però imbrogliano anche i corruttori, giovani spose in overdose, macchine inondate di sangue per errore e gare di boogie. A questo punto mi sento in dovere di tranquil-lizzare quella parte di lettori che, leggendo le righe qua sopra, se mai aveva pensato di vede-re questo film, abbandonerebbe subito l’idea e butterebbe la cassetta nel gabinetto: Pulp Fiction non è mai (tranne che, devo ammetter-lo, in un punto) un film particolarmente im-pressionante. La violenza è sempre presente, ma è talmente fumettistica da non offendere il buon gusto degli spettatori. I dialoghi sono tra i più belli mai scritti nella storia di Hollywood, sempre accesi, guizzanti e assolutamente divertenti nella loro assurda ri-produzione della volgarità dell’ambiente socia-le descritto nel film. I personaggi sono carica-ture, non persone a tutto tondo, eppure non sono mai scontati e non si rifugiano neanche una volta nei luoghi comuni: si vede il boss più potente della città mentre cammina per la stra-da con in mano patatine e cocacola, oppure killer spietati che discutono di bibite e canne come due sedicenni. Solo un personaggio si trasforma, e una scena molto interessante san-cisce la sua definitiva trasformazione da male del mondo sostenuto “dall’amico venti milli-

metri” a uomo timorato di dio. Anche questa sequenza non r i n u n c i a c o m u n q u e all’irriverenza tipica del film,

come testimonia la focaccina (descritta nei mi-nimi particolari) davanti alla quale avviene l’importante decisione. Ultima cosa: stranissimo lo stravolgimento temporale effettuato da Tarantino, per cui sce-

ne che dovrebbero essere cronologicamente successive ad altre vengono invece anteposte a queste ultime; in base a questa scelta il film viene in realtà scomposto in una serie di episo-di in parte indipendenti, tanto che a volte si vede agire un personaggio che in precedenza era morto! In conclusione Pulp Fiction è un film che può piacere o non piacere, ma che non può non es-sere visto: credo che trasmetta sensazioni forti, nel bene o nel male: questo è quello che voleva Tarantino. Io me ne sono praticamente inna-morato e ne ho fatto il mio film-culto (forse ve ne eravate accorti); spero che sarà così anche per voi!!!!

Casablanca Casablanca è un film conosciu-tissimo dalle generazioni che ci precedono ma che, forse a causa del bianco e nero, non ha ricevu-to la fama che merita anche

presso ai giovani. Lo dirò subito, non è un film particolarmente profondo, ma è animato da un intreccio travolgente: Casablanca, in Marocco, è la città in cui più si affollano i disperati euro-pei che, un po’ per difficoltà economiche, un po’ per sfuggire al nazismo, tentano di giunge-re negli Stati Uniti. I lasciapassare per il tanto sognato volo verso una nuova vita sono però rarissimi, e così non passa inosservata la noti-zia dell’ omicidio di due ufficiali tedeschi e del furto delle lettere di transito di cui erano in possesso. Forse che Rick (Humphrey Bogarth), proprietario del più frequentato locale di Casa-blanca, ne sa qualcosa? Nel frattempo arrivano in città un noto combattente anti-nazista, Vic-tor Lazlo, braccato dai suoi nemici, e la sua bella moglie sembra conoscere in qualche mo-do Rick… Il film si sviluppa attraverso questi fili conduttori, con un bel colpo di scena finale. Casablanca è un contenitore di grandi senti-menti, avventure e amori; alcune scene e battu-te, soprattutto quelle dell’ ultima sequenza, sono passate alla storia. Bogarth si presenta col suo classico atteggiamento da duro col cuore spezzato, ma man mano che la storia si svilup-pa anche lui riscopre un po’ di umanità. Anche Ingrid Bergman, che interpreta la moglie di Lazlo, è perfetta nel suo ruolo: distrutta da un amore impossibile a cui essa stessa ha rinun-ciato, ma allo stesso tempo determinata quanto basta per giungere ai propri scopi. Casablanca, in conclusione, è un film che va visto cercando di farsi coinvolgere dalle atmo-sfere, dagli avvenimenti e dagli intrighi, narrati d a un genere cinematografico

che ormai non c’è più, e forse andrebbe risco-perto. Michele, 2ACl

RECENSIONE dei FILM di GENNAIO/FEB. 2005

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1) Io sono un uomo. Se il figlio di Larry è il padre di mio figlio, chi sono io per Larry? a) Suo nonno b) Suo zio c) Suo figlio 2) Quale delle seguenti parole non c’entra con le altre? a) Grazioso b) Pensiero c) Sorriso d) Coltello 3) Completate la seguente analogia: L'alto sta al basso come il cielo sta... a) Alle nuvole b) Alla terra c) All’aria 4) Le statistiche rivelano che gli uomini hanno più incidenti in auto rispetto alle donne. L'unica conclusione certa che se ne può trarre è: a) In realtà gli uomini sono migliori al volante, ma guidando di più sono maggiormente esposti agli incidenti b) La maggior parte dei camionisti sono uomini c) Non ci sono sufficienti informazioni per trarre una conclusione 5) Che cos’è un “ulano”? a) Un cane b) Un dotto musulmano c) Un soldato 6) Quanti km può percorrere un cane in 3 minu-ti, se corre la metà di un’auto che va a 40 km/ora? a) 1 km b) 2 km c) 3 km 7) Quale di queste parole è più vicina al signifi-

cato di “è” a) Vive b) Esiste c) Sono 8) “ Nessun uomo è buono, ma alcuni uomini non sono cattivi”. Pertanto: (scegli l’affermazione che ti sembra più giusta) a) Nessun uomo non è cattivo b) Tutti gli uomini non sono cattivi c) Tutti gli uomini non sono buoni 9) Le parole della seguente frase possono esse-re disposte in modo da formare una frase sen-sata: “distruggere bombardamenti città non possono e uomini i”? a) Vero b) Falso 10) Un consiglio comprensibile è: a) Cattivo b) Reprensibile c) Intelligibile Rommy 3A/L

Soluzioni: 1.c; 2. a; 3. b; 4. c; 5. c; 6. a; 7. b; 8. c; 9. b; 10. c

Capodanno cinese Il 22 gennaio 2004 è stato il capodanno cinese. Il 2004 è sta-to l’anno della scimmia. Il 2005 sarà l’anno del Gallo. Secondo l’antica tradizione i dodici animali che contraddistin-guono i mesi dell’anno e gli anni in successione del calenda-rio cinese sono quelli che nell’ordine sono andati a salutare Buddha. Sul prossimo numero di Onda d’urto pubblicheremo i segni zodiacali cinesi che abbiamo distribuito qualche anno fa alla Festa dei giovani

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1: Che cosa è un OGM (organismo geneticamente modifi-cato)? a) Il prodotto della trasformazione dei rifiuti dovuta alla azio-ne dei batteri. b) Un organismo, animale o vegetale, cui viene modificato il codice genetico per trasformarlo a piacimento. c) Un organismo, animale o vegetale, che cambia sesso. d) Roba da mangiare. e) Un embrione modificato a seconda dei desideri dei genito-ri. 2: Che cosa è l' "Effetto serra"? a) Un sistema di coltivazione intensiva. b) L'innalzamento della temperatura del globo terrestre. c) Una forma molto rara di claustrofobia. d) Un piano energetico per diminuire i costi del riscaldamen-to. e) Non so bene cosa sia ma sicuramente c'entra il buco nell'o-zono. 3: Che cosa è il debito dei paesi del sud del mondo? a) Soldi che non vedremo mai. b) Una conseguenza dei cattivi investimenti dei paesi poveri. c) Un metodo di governo coercitivo esercitato dai paesi ricchi su quelli poveri. d) La tassa sul mezzogiorno. e) Non so bene cosa sia ma ho sentito che bisogna cancellar-lo. 4: Cosa ne pensi delle spese militari? a) Non importa quanti, sono soldi spesi bene. b) Fare il militare è un mestiere come un altro, per cui spen-dere i soldi va bene, ma i nostri ragazzi non dovrebbero esse-re mandati a morire. c) Si dovrebbero spendere quei soldi per ospedali, scuole ed altri servizi pubblici. d) Se io spendo voglio essere protetto adeguatamente. I mili-tari sono pagati anche per morire. Sono favorevole ad un e-sercito di professionisti. e) Secondo me l'esercito esercita un utile esercizio come pro-tezione civile, solo che dovrebbe esercitarsi meglio. 5: Per migliorare il mondo, a cosa rinunceresti? a) Al cellulare. b) Al fast food. c) Agli sbiancanti nei detersivi. d) All'automobile. e) Al terzo mondo. 6: Cosa pensi dell'utilizzo dell'uranio impoverito? a) Sono favorevole al suo utilizzo nei paesi del sud del mon-do, però utilizzerei quello arricchito, per far felici tanti pove-ri. b) E' giusto sperimentare nuovi tipi di armi, l'importante è che avvenga lontano dall'Italia. c) Se proprio si devono produrre le armi, almeno buttiamo via le munizioni. d) Riguardo alla messa al bando dell'uranio impoverito, pen-so proprio che non sia il caso di fare un concorso. E' meglio tenerselo stretto, non si sa mai potesse servire. e) Ma l'uranio non era pericoloso? 7: Cosa pensi della "Tobin Tax"? a) Non so che cosa sia di preciso, ma in ogni caso non si

poteva fare a meno di una nuova tassa? Se ne pagano già tan-te! b) Se questa tassa è solo dello 0,01%, perchè spendere tanto tempo e soldi per fare una legge? c) Se queste transazioni valutarie speculative sono così dan-nose, perchè non hanno ancora fatto una legge che le vieti? d) La Tobin Tax va bene, ma siamo in grado di farla pagare? e) Non potete farmi una domanda così dettagliata; e se io non sapessi cosa è la Tobin tax? 8: Cosa pensi del diritto di manifestare e di chi manifesta? a) Sono i soliti facinorosi, bacino del terrorismo. Gli farei pagare il costo della polizia che serve a tenerli a bada. b) Manifestare sì, ma in maniera educata. Non sopporto gli urli, gli slogans, gli striscioni, i canti, il rumore, i sospiri di tutta quella gente. c) Mi piace chi manifesta, anche se non capisco per cosa. d) Vorrei capire bene per cosa manifestano. Magari la prossi-ma volta ci vado anch'io. e) Farei un bel distinguo, perchè secondo me non è giusto manifestare per tutto: non dovrebbero dare così facilmente i permessi per manifestare a chiunque. Punteggi: 1) a:3 ; b:1 ; c:10 ; d:5 ; e:7 2) a:3 ; b:1 ; c:10 ; d:5 ; e:7 3) a:5 ; b:7 ; c:1 ; d:10 ; e:3 4) a:3 ; b:7 ; c:1 ; d:5 ; e:10 5) a:3 ; b:1 ; c:1 ; d:10 ; e:5 6) a:10 ; b:5 ; c:1 ; d:7 ; e:3 7) a:10 ; b:5 ; c:3 ; d:1 ; e:7 8) a:5 ; b:10 ; c:3 ; d:1 ; e:10 8 punti: Forse non lo sai, ma in realtà fai già parte della Rete di Lilliput. Attenzione a non trasformare la tua vita in una crociata. 9- 18 punti: Sei una persona che vive nel giusto equilibrio tra l'ambiente, gli altri e il benessere. Il mondo potrà sempre con-tare su di te. 19-35 punti: Attenzione a non buttarti nelle iniziative solo perchè te lo dicono gli altri. Credi veramente in quello che fai? Forse è meglio informarsi di più. 36-50 punti: Vivi in maniera troppo aggressiva, stile "yuppy". Fai attenzione che il tuo sistema di vita non ti si ri-volti contro: non è piacevole ritrovarsi senza valori cui ispi-rarsi per vivere. 51-66 punti: Vivi una vita a cui non riesci a stare dietro. Fai attenzione che il tuo affanno non diventi angoscia. Impara a rallentare. 67-80 punti: La natura vi ha concesso il raro privilegio della felicità, anche se accompagna-ta dalla mancanza di consape-volezza di chi vive con la testa tra le nuvole. Non sappiamo se invidiarvi o compatirvi.

TEST: MISURA IL TUO TASSO DI GLOBALIZZAZIONE!

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ORANGE COUNTY La mitica fiction giovanile del momento

Abbiamo deciso di dedicare una pagina ad un telefilm che piace molto ai giovani e che in genere, tra gli studenti del Porporato, o è adorato o è detestato.. a cosa potrei riferirmi, se non al mitico O.C. (Orange County)? Per quei pochi che non ne conoscessero la trama, la vicenda è ambientata in California e narra le vicissitudini di un gruppo di ragazzi (tutti o quasi “figli di papà”, questo va detto) nonché dei rispettivi genitori. La storia si sviluppa tra i so-liti intrecci amorosi, difficoltà economiche e litigi famigliari. Ma badate, da fan sfegatato (e me ne vergogno anche un po’) di O.C., posso dire che non si tratta di un semplice surrogato di Dawson’s Creek; sicuramente ci sono alti e bassi, e alcune battute e certe situazioni sono un tantino irrealistiche, ma nel complesso la sceneggiatura è molto più brillante che nel suo predecessore, e i personaggi sono più divertenti, anche se un po’ più caricaturali. Orange County può essere a volte un po’ stupido, anche se molte altre non lo è, ma sicuramente non tocca mai quegli apici di noia da morfina a cui arrivavano i monologhi di Dawson… Protagonista indiscusso è Seth Cohen, che con il suo modo di essere estroverso e la sua ironia alza moltissimo il livello generale; tra gli adulti non si può non citare suo padre (interpretato da Peter Gallagher, l’unico nel cast che

avesse già una certa notorietà), uomo dalla battuta sempre pronta, ma anche ottimo punto di riferimento per la famiglia. Accanto a questi personaggi, poi, ce ne sono anche di più “seri”: ne sono esempi Ryan, figlio adottivo dei Co-hen, con un losco passato ma anche con un gran talento con le ragazze, e Marissa, la sua fidanzata, con cui tuttavia ha un rapporto complicato. E la spettacolarità di O.C. sta proprio in questa varietà di tipi, di situazioni e di atmosfere, che rende diverso ogni episodio e che lascia spazio per un sac-co di colpi di scena, come quando si scopre che il padre di uno dei protagoni-sti è gay. Questa serie non pretende di spiegare la complessità del mondo dei giovani, e spesso non lo descrive neanche realisticamente. Ne traccia piuttosto una esagerazione, un modello in cui non ci sono tempi morti e da seguire col fia-to sospeso. Per fare riflessioni filosofiche esistono, per fortuna, il cinema e la letteratura: a tutto il resto ci pensa Orange County, che si limita a far passare bene il mercoledì sera. E che male c’è? Californiaaaaaaaaa!!!!!!!!! Michele 2Acl

L’adorabile canaglia di Chino, Ryan, e le sue avventure a Newport Beach, dopo il successo riscosso negli USA, sono giunte da noi in Italia e hanno appassionato milioni di giovani. Purtroppo però, siamo ormai giunti

all’ultima puntata e chissà quanto tempo dovremo attendere che arrivi la seconda serie! (sempre che non abbiate la possibilità di guardarle in inglese sui canali americani!!!!); Come dicevo prima, Ryan (Benjamin McKenzie) è uno dei protagonisti di O.C., che mette in scompiglio la paradisiaca Orange County, sconvolgendo le vite della gente ricca di Newport Beach. Do-po essersi trasferito, Ryan ha una nuova vita, frequenta nuove perso-ne, fa nuove amicizie… ma ogni tanto il suo passato torna a bussare alla sua porta… Ma stravolgendo la vita dei Cohen e dei loro amici, Ryan saprà cavarse-

la, o almeno è questo che speriamo tutti!!!! Il mio commento??? O.C. mi piace molto, è coinvolgente ed emozio-nante!! Un intreccio di passioni, sogni, spe-ranze e delusioni che si alternano sul favoloso scenario della Califor-nia. Credo che i temi trattati si avvi-cinino di più alla realtà (per quanto possano avvicinarsi, intendo) rispet-to ad altri telefilm basati sugli stessi argomenti. Inoltre O.C. non ha successo solo in tv, ma anche la colonna sonora del telefilm sta riscuotendo parecchio consenso tra il pubblico.

Romina 3° A/L

Tu la conosci Claudia?

Genere: Commedia Regia: Massimo Venier Con: Aldo, Giovanni & Giacomo, Paola Cortellesi, Max Pisu Uscita: 17 dicembre

Giovanni è un uomo con una vita sempre uguale, è sposato con Claudia e conside-ra questa unione un fortunato miracolo. Aldo è un tassista che non fa altro che innamorarsi, da qualche mese pensa so-lo a Claudia che non vuole saperne di lui. Giacomo è separato e vive da solo; ha una vita tranquilla, con un buon lavoro, un po’ di soldi e una bella casa, quando conosce Claudia capisce di non avere niente. Claudia è il centro di tutto, ama il mari-to anche se ha difficoltà a dirlo, è una donna inquieta, dal fascino incontrolla-bile, scatena una folle girandola senti-mentale intorno a sé…Il resto è tutto da scoprire! Jodie IA/L

O.C. ? Coinvolgente ed emozionante!!

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Il mistero dei templari

Genere: Avventura/Azione Regia: Jon Turteltaub Con: Nicolas Cage, Harvey Keitel, Jon Voight, Diane Kruger, Sean Bean Origine: USA Uscita: 7 dicembre

Benjamin Franklin Gates è l'ultimo discen-dente di una famiglia il cui compito per tanti anni è stato quello di custodire il tesoro dei padri fondatori, i quali hanno nascosto gli indizi per trovare il tesoro che si trova sul retro della Dichiarazione d'Indipendenza. Quando Benjamin scopre l'esistenza di un piano per rubare la Dichiarazione, l'unica possibilità per continuare il lavoro degli avi è rubarla egli stesso prima degli altri...Un film adatto per chi cerca l’avventura!

Jodie IA/L

Riassunto del I° episodio di O.C.

Ryan Atwood e suo fratello maggiore Trey tentano di ruba-re un’auto, ma la polizia li coglie in flagrante e dopo un breve inseguimento Ryan e Trey finiscono fuori strada. Così Trey finisce in prigione, mentre a Ryan viene affidato come legale d’ufficio Sandy Cohen, che lo fa uscire in quanto minorenne. Sandy capisce che Ryan è solo un ragazzo sbandato,ma con grandi potenzialità, trascinato in cattive situazioni a causa del fratello. Sandy è molto comprensivo e incoraggia Ryan a sfruttare al meglio la vita. All’uscita della prigione, Dawn,la madre di Ryan si presen-ta a prendere il figlio, infuriata, trattandolo molto male. Sandy assiste alla scena e dà a Ryan il suo numero di casa,nel caso ne avesse bisogno. Una volta arrivato a casa, Ryan affronta le ire della madre ubriaca e del suo compagno AJ,anche lui sbronzo.AJ pic-chia Ryan e la madre sbatte il figlio fuori di casa. Ryan fa qualche telefonata per trovare un posto dove stare,ma nessuno sembra dargli ospitalità. Alla fine, un po’ esi-tante, guarda il biglietto da visita di Sandy Cohen e chia-ma. Sandy lo va a prendere e insieme si dirigono a casa Cohen. Arrivati nel cortile della bellissima villa, Sandy lascia Ryan in macchina, mentre va a parlare con sua moglie Kir-sten.Kirsten non si dimostra molto favorevole, non si fida a prendere in casa un ragazzo come Ryan. Ma alla fine cede alle insistenze di Sandy e accetta, seppur con un po’ di apprensione. Nel frattempo Ryan è sceso dalla macchina per fumare e incontra una ragazza sul marciapiede della villa di fronte,Marissa Cooper. I due iniziano a parlare (e un po’ a flirta-re) e Marissa crede che Ryan sia il cugino dei Cohen,sebbene lui le dica la verità (ma lei crede che stia scherzan-do). Marissa finisce per invitare Ryan ad un party la sera successiva,dove sarà presente tutta la “crema” di Newport. Arriva Luke, il ragazzo di Marissa, a prenderla,e nel frat-tempo arriva anche Sandy che chiama Ryan in casa.Kirsten dà il benvenuto a Ryan (con evidente imbarazzo) e gli prepara da dormire nella dependance della piscina. Il mattino dopo Ryan si sveglia, esce dalla dependance,e osserva la meravigliosa vista su Newport. Entra in casa,dove trova un ragazzo seduto sul pavimento che gioca alla Playstation. Il ragazzo lo guarda e gli chie-de semplicemente se vuole giocare. Ryan annuisce e i due iniziano a giocare. Più tardi arriva Sandy, contento che suo figlio Seth e Ryan abbiano fatto amicizia, e suggeri-sce ai due di uscire. Seth e Ryan vanno a fare un giro sulla “Summer Breeze”,la barca di Seth. I due conversano e capiamo che Seth é un ragazzo timido e impacciato, un pò imbranato insom-ma, che non lega molto con i ragazzi della sua comunità.Seth rivela a Ryan di avere una cotta per Summer Ro-berts,la migliore amica di Marissa, ma di non averle mai nemmeno rivolto la parola. Nel frattempo a casa di Marissa, la ragazza mente per l’ennesima volta a due signori che cercano suo padre Jimmy. Marissa dice che il padre non è in casa, mentre in realtà é nel suo studio. Jimmy dice alla figlia di non preoccuparsi,ma sembra preoccupato lui stesso. www.theocitalia.com/index.php?pagina=episodi/riassuntis1.php

THE TRANSPLANTS Recentemente mi è capitato tra le mani il cd di una band di cui non avevo mai sentito parlare. Si era formata nel 1999 riunendo membri di varie band (Rob Aston, Tim Armstrong dei Rancid e Travis Barker dei Blink 182) al fine di incidere un singolo, rivo-luzionario album. E così è stato: i loro ritmi mi hanno immedia-tamente travolto. L’impronta musicale principale è il punk, gene-re che lascia spazio alla scatenata energia del batterista, ma su questa base sono inserite lunge parti hip pop in cui si alternano Armstrong ed Aston. La struttura musicale delle canzoni è quasi sempre la stessa: una chitarra introduce un motivo punteggiante che si ripete per buona parte del brano, variando poi nel ritornel-lo (ripetuto più volte con sempre maggior grinta) e facendo da sfondo alle due voci (una nasale e molto bassa, inquietante nei suoi toni quasi crudeli; l’altra più coinvolgente e chiara, ma an-che meno originale). I testi sono uno sguardo disilluso alla società dei nostri giorni: si spazia dalle guerre fatte solo al fine di arricchirsi alle lotte tra gang, alla fine degli amori e ai tradimenti degli amici. I temi so-no sviluppati nel modo pìù duro e violento possibile: la band non riesce ad intravedere una possibilità di riscatto e non tenta nem-meno di uscire dalla spirale di odio in cui si trova coinvolta, pur denotando la tristezza di una condizione che non riguarda solo loro, ma l’intera società in cui viviamo.

Michele 2 ACl

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Frasi tratte da vere valutazio-ni del rendimento sul lavoro: • "Dall' ultimo mio rapporto, questo impiegato ha raggiun-to il fondo ed ha cominciato a scavare". • "Io non permetterei a questo impiegato di riprodursi". • "Questo socio non e' tanto un ex-possibilita', ma proprio una possibilita' inesistente". • "Lavora bene quando viene tenuto costantemente sotto osservazione e messo con le spalle al muro come un topo in trappola". • "Dire che ha una intelligen-za profonda e' come dire che una pozzanghera in un par-cheggio e' un abisso". • "Questa giovane ha delle manie di adeguatezza". • "Si pone delle mete molto facili da raggiungere e poi regolarmente non riesce a raggiungerle". • "Questo impiegato sta pri-vando, da qualche parte, un villaggio del suo idiota". • “Questo impiegato dovrebbe andare lontano - E prima ci va, meglio è”. Frasi di curriculum veri (così dice l’autore!) e di domande d’impiego tratte liberamente dal libro E. Consul, "La mia azienda sta stirando le cuoia - 1000 curricula ridicula dell'i-talia che cerca lavoro" (Edizioni Sperling&Kupfer). INTESTAZIONE - Spettabile Reclutement Su-pervisor - ROMA: 9mbre 1995 - MI:8bre - NA:7mbre - Cavagliere illustrissimo - Escimio dottor. - Gent.Mo Lider - Allego mio profilum vite - Le mando il mio cuniculum STATO CIVILE - Annullato dalla sacra Ruota - Coniata - Coniugato fino al ... - Divorato - Inguaiato - Matrimonio in vista - Mollato - Nobile ESORDI - Ritengo indispensabile la circoncisione del curriculum - Sono guardia giurata, esper-to pistola, difesa personale, giudo ... -Sono disintegrato da un mese [disoccupato+cassintegrato] - Il mio menage lavorativo e'

cominciato ... - Vi scrivo senza occhiali per-che' non li trovo piu', scusate i ceroglifici ... - Vi scrivo questa unica missi-va in questo frangente in cui trovami ... - La Vostra offerta mi inebria - Sono un laureato in econo-mia e commercio, vi scrivo perché voglio diventare un manager con la A maiusco-la... - Ho visualizzato la Vs. inser-zione leggendola sul giorna-le... - Allego alla presente il mio identikid... - Vi chiedo di essere infiltrato nella vostra Banca dati... - Prendo sputo dalla vostra inserzione... - In risposta al Vostro annun-cio premetto che dispongo di un ampio bagagliaio d'espe-rienza... - Mi sono impelagato in un lavoro che fa piangere... - Sono in offerta speciale per-ché tra due giorni mi dimet-to... - Allego un breve straccio del mio curriculum... - Se nel mio curriculum trova-te due buchi è perché ho avu-to due figlie - Spero di essere ancora "just in time" per inviarvi un curri-culum, anche se sono passati 32 giorni dalla inserzione... - Mi è giunto il tam-tam della vostra ricerca... - Vi farò una breve ricapitola-zione del mio bedground - Volete un venditore coi baf-fi, pelo e contropelo? - C'era una volta un laureato in filosofia al primo impiego che cercava lavoro... - Vi allego una breve ma mi auguro chiara circumnaviga-zione delle mie esperienze professionali - La mia può sembrare un'O-dissea, ma Ulisse in confronto non è nessuno, ho viaggiato per tutta la vita. - Il mio curriculum è breve e potrebbe stare nel palmo di una mano: sono monoazien-dale. - Non ho segreti, vi scrivo senza veli - Ecco la mia testa su un piat-to d'argento - La vostra inserzione è tenta-colare - Sono perito agrario ancora in erba…

Curriculum & domande d’impiego

“ORGOGLIO E PREGIUDIZIO” di Jane Austen Avete mai letto un romanzo al femminile, in cui le protagoniste sono le donne? Io ne ho letto uno da poco:”Orgoglio e pregiudizio” di Jane Au-sten. Questa la trama: i Bennet, di modesta estrazione sociale, vivono con le cinque figlie a Longbourne . Charles Bingley ricco scapolo viene a abitare vicino, con le due sorelle e l'amico Fitzwilliam Darcy. Bingley e Jane, la maggiore delle Bennet, si innamorano. Darcy attratto dalla seconda, Elizabeth, la offende con il suo comportamento altezzoso. Darcy e le sorelle di Bingley, urtati dalla mancanza di tatto e dai modi grossolani della signora Ben-net, riescono a separare Bingley e Jane. Tempo dopo Elizabeth torna a incontrarsi con Darcy che, nonostante le sue prevenzioni, la ama. Ne chiede la mano ma non nascondendo quanto la richie-sta costi al suo orgoglio. Elizabeth indignata lo rifiuta. Durante un breve viaggio nel nord dell'Inghilterra, Elizabeth incontra Darcy che si mostra pentito. Elizabeth apprende che la sorella Lydia è fuggita con Wickham, amico di Bingley e uomo di non saldi principi. Con l'aiuto di Darcy i fuggiaschi sono rintracciati, Darcy li fa sposare e provvede alla loro sistemazione. L'attacca-mento tra Jane e Bingley si rinnova, i due si fidanzano. Nono-stante l'opposizione della zia di Darcy, Lady Catherine, anche Darcy e Elizabeth si fidanzano. La storia è ambientata in Inghilterra alla fine del Settecento. Co-me sfondo ha una storia d’amore sbocciata tra alcune ragazze della media borghesia e i ragazzi nobili. Questo contrasto caratte-rizza il romanzo e sottolinea l’orgoglio e i pregiudizi che condi-zionano i comportamenti dei protagonisti. Ma con l’amore trion-fano i sentimenti buoni e tutto finisce come il lettore si aspetta. E’ quindi un classico degno di essere letto almeno una volta nella vita. Elisa 3°a/L

IL CODICE DA VINCI e il rivoltarsi di Leonardo Negli ultimi due anni, le insegnanti di Storia dell’Arte hanno suggerito ai loro allievi la let-tura di alcuni romanzi che narrano vicende di opere d’arte e/o artisti. Oltre alle motivazioni didattiche vi era e vi è l’invito a riflettere su come alcuni autori contemporanei possano muovere da documenti o fatti reali per inventa-re situazioni e vicende più o meno interessanti e storicamente attendibili. La distribuzione editoriale, tra i tanti titoli, ha presentato ottime pagine e grandi “bufale”, ma, ahinoi, anche testi che potevano suggerire interpretazioni storiche e culturali fuorvianti. Ne è un caso eclatante il CODICE DA VINCI che ha entusiasmato il pubblico al punto tale che in molti sono accorsi a Milano per vedere il “cenacolo” vinciano, sperando di trovare nel colore e nelle forme dell’affresco le “tracce” sostenute da D. Brown. Intanto le ossa dell’artista toscano si ribaltavano idealmente nella tomba di Amboise!! Vi invitiamo a leggere alcuni chiarimenti raccolti in una pubbli-cazione regionale. Chissà, magari un approfondimento storico sulle religioni e sulla storia potrebbe nascere proprio da queste curiosità.

Prof. Tiziana Fornero

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Con questa domanda ho inizia-to le “interviste” a bambini di 5 anni di una scuola materna e a un bambino di 10 anni che, sfortunatamente per loro sono riuscita ad acciuffare e “tormentare” un po’ con le mie domande. Qualcuno fra i più piccoli mi ha rispo-sto, anche se con timore di sbagliare ed essere sgridati dalla maestra, che il mondo è “una palla grande come una casa”, ed altri hanno aggiunto “…dove vivono tutti”. Il bambino di 10 anni mi ha risposto che “ il mondo è un piane-ta, la Terra, dove vive un insieme di gente organizzata”. Risposte che forse ad alcuni sembreran-no un po’ banali ma messi davanti a questa domanda, noi che ci riteniamo “i grandi” saremmo in grado di fare molto meglio? Alla domanda “Cos’è il mondo?” si pensa subito: “Che domanda sciocca, è semplicissimo! Il mondo è…”, ed è in questo preciso momento che il cervello inizia ad annaspare e cercare disperata-mente una risposta intelligente. Nella testa scorrono vari pensieri: quelli filo-sofici e profondi sull’insieme etnico multirazziale degli uomini; quelli scien-

tifici sulla crosta terrestre, il nucleo e simili, quelli religiosi circa la creazione del pianeta come opera di Dio, i 7 gior-ni ecc… Tutto ciò, però, scivola via velocemente e l’unico pensiero che rimane fermo in testa è l’immagine della Terra vista da un satellite: grande e rotonda. Proprio come hanno detto quei bambini della scuola materna. Nemmeno cercando la risposta sul di-zionario i risultati sono granché miglio-ri. Il mio dizionario (già un po’ vec-chiotto) dice: “Corpo celeste, la Terra, complesso organizzato di elementi che accolgono la vita; insieme di esseri di una stessa specie o specie diverse, orga-nizzato secondo forme che gli sono proprie; totalità degli uomini…” e a-vanti così per un’altra mezza pagina. In fondo, togliendo un po’ di paroloni raffinati e riassumendo, sono le stesse cose dette dai bambini. “Cos’è il mondo?’” Basta quest’unica domanda così sempli-ce ed al tempo stesso complicata, a far-ci capire che, anche crescendo, l’idea

che abbiamo del mondo rimane pressoché inalterata (cosa che non avviene invece con l’opinione che si ha di esso). Infatti i bambini, magari per la loro in-genuità e spensieratezza, vedono il mondo in chiave molto più ottimista. Ciò è dimostrato da un’altra delle mie domande “Vi piace il mondo?” che ha ottenuto da tutti un “SÌ!” entusiasta e convintissimo, cosa che è forse meno comune con degli adulti. Le risposte di grandi e piccoli alla do-manda “Cosa non ti piace del mondo?” sono invece più simili. Sia i bambini della materna, sia quello di 10 anni hanno risposto: “Le malattie, le persone cattive, la guerra e il terrori-smo, perché fanno paura”. Non sono le stesse cose che spaventa-no anche gli adulti? Quindi nella “gara” bambini contro a-dulti, chi “vince”? Forse entrambi, dato che, in fondo, giocano nella stessa squadra.

Giulia G. 5 A ginn

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“COS’È IL MONDO?” Bambini contro adulti

Un intricato e pericoloso viaggio tra i misteri dell’arte, della scienza e della fede. Questa è forse la definizione che meglio si addice all’intrigante ultima fatica dello scrittore americano Dan Brown, “Il Codice Da Vinci”. Romanzo thriller straordinaria-mente bene architettato dal punto di vista narrativo, che miscela sapientemente realtà e finzione, menzogne e verità di una reli-gione, il Cristianesimo, che non avrebbe, secondo il libro, nessun fondamento divino. Servendosi con spregiudicatezza di ogni strumento più o meno lecito, il prof. Brown dimostra di non essere un principiante in fatto di critica e analisi di famose opere pittoriche o architettoniche (è infatti anche un abile storico dell’arte), particolarmente quelle riconducibili all’eminente e talvolta banalizzato Leonardo, attorno al cui ingegno è praticamente costruita l’intera trama. Con grande abilità l’autore coinvolge nel suo romanzo pure la Chiesa Cattolica, additandola come l’ideatrice di un co-lossale imbroglio che perdura ormai da quasi due-mila anni, facendo leva su alcuni suoi aspetti non propriamente cristallini e sulle ambiguità di alcuni suoi settori, in modo parti-colare quelli più tradizionalisti e conservatori. Ne nasce una sto-ria avvincente e piena di colpi di scena che rendono pressoché impossibile staccarsi dal libro (un tomo di oltre 500 pagine) pri-ma di arrivare alla fine; un romanzo con un ottima divisione per capitoli che ne facilita notevolmente la lettura, rendendolo in buona sostanza credibile (ma quasi per nulla veritiero), tuttavia

a tratti esso risulta anche un po’ ingenuo e visibilmente influen-zato da teorie stile “new age” della più infima specie. Il giudizio, nella complessità di una seria valutazione letteraria, non può che essere molto positivo, ma sarebbe un peccato arri-vare sprovveduti alla lettura di questo capolavoro che ha alle sue spalle una letteratura alquanto vasta e variegata e alla quale

si ispira chiaramente, in particolar modo per l’elaborazione della figura di Jacques Saunière, nella re-altà parroco campagnolo francese di fine ottocento sulla cui moralità ci sarebbe molto da discutere, che nel roman-zo appare in panni completamente differenti ma sempre correlati al mistero del Santo Graal, altro tema fondamen-tale del thriller di Brown. Inutile continuare a scrivere oltre, un libro che ha venduto decine di milioni di copie in appena quattro mesi dalla sua distribuzione non può che attrarre, quantomeno per curiosità, altrimenti non resta che attendere il film, le cui riprese dovrebbero iniziare al Louvre già nella primavera del prossimo anno per consentirne l’uscita nei cinema

entro il Natale 2005. Affidato alla prestigiosa regia di Ron Ho-ward, la pellicola vedrà anche Tom Hanks nei panni del prota-gonista del romanzo, l’americano Robert Langdon e una compa-gna d’eccezione (non ancora scelta, ma indiscrezioni parlano di un’attrice francese) chiamata a interpretare la protagonista fem-minile, Sophie Neveu.

Alberto Tessa, ex 5BSpp 03/04

”IL CODICE DA VINCI” Romanzo di grande successo con una miscela di menzogne e verità sul cristianesimo

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Ogni giorno sentiamo notizie di persone morte, ma non ci facciamo molto caso, dentro di noi pensiamo di essere invulne-rabili. Sappiamo che la morte esiste, ma non ci rendiamo conto di quanto possa essere vicina a noi. Così pensavo anch’io fino a poco tempo fa, finché la morte non è arrivata troppo vicina a me, portandosi via una persona che conoscevo, un ragaz-zo di appena 24 anni. Non aveva colpe e non se l’è cercata, perché svolgeva solo il suo lavoro e non pensava certo che questo in un attimo poteva portargli via la vita. Abbiamo pianto per lui e ancora adesso una lacrima scappa ogni tanto, perché è incredibile credere che non ci sia più. La sua morte ci ha fatto nascere molti interro-gativi: alcuni hanno trovato spiegazioni nella fede, altri sono rimasti con interroga-tivi aperti. Molti mi hanno parlato della morte come apertura alla vita eterna, accanto a Dio, della persona che è mancata, ma nessuno mi ha preparato ad affrontare questo mo-

mento, nessuno mi ha detto che avrebbe fatto così male, molto più male di quello che pensassi. E’ strano, il 25 dicembre, il giorno in cui tutti festeggeranno allegramente la nascita di Gesù, la famiglia di questo ragazzo piangerà la sua morte avvenuta esattamen-te un mese prima e noi pure saremo a fe-steggiare con le nostre famiglie con la morte nel cuore per la sua scomparsa. È con questo dolore che scrivo a “Onda d’urto” e vi chiedo di riflettere. A Natale mentre vi divertirete abbiate un pensiero per queste persone e per tutti i milioni di persone che non festeggeranno, ma pian-geranno la scomparsa di un innocente. Al fondo di questa lettera non troverete

nessuna firma, non perché mi vergogni, ma perché voglio che questo scritto non sia identificato solo con il mio dolore, ma come strumento per riflettere su tutte quel-le persone che perdono un caro e che, co-me me, soffrono. Non buttatela lì dicendo: «se ne faranno una ragione!», perché non esiste ragione nella morte di un innocente e il dire: «devi fartene una ragione!» è so-lo un luogo comune che molti dicono sen-za riflettere. Spero di aver fatto abbastan-za appello al vostro cuore e vi ringrazio se vorrete accogliere questo invito!

LETTERE ALLA REDAZIONE LA VELOCITÀ E LA VITA Ciao ragazzi, ho scritto questo articolo per darvi delle informazioni molto im-portanti: poche settimane fa è morto un ragazzo di soli 18 anni, una persona buona, sveglia, ma con un solo vizio: andare veloce! Ovvero il suo hobby (se così si può definire) era “correre con la sua auto”. Quando ripenso a questa storia mi viene una sola parola in men-te: INCONCEPIBILE…. Già, perché sembra così strano, irreale ed illogico…. Una persona un giorno c’è e l’altro non c’è più……… Ho pianto molto, anche se molti ti dicono di non piangere, che non serve a niente, mentre altri ti dicono piangi, così ti sfo-ghi….. Ebbene, ho seguito il secondo consiglio. Anche se poi, ripensandoci tra le lacrime, ho pensato che bisogna ANDARE AVANTI. Questo ragazzo mi ha insegnato molte cose, tra cui l’importanza della VITA. La VITA…. Non è facile e semplice, non è un gioco o una cosa da poco, non è scontata, non è una cosa che puoi prestare o ria-vere indietro…. Nonostante ci proponga degli ostacoli piccoli, medi, grandi o addirittura ENORMI bisogna trovare la forza di andare avanti e superarli…. Magari con la mano nella mano di un’amica. Mi ha insegnato di non dare mai per scontata la presenza di una persona e che il divertimento non è SINONIMO DI SUICI-DIO….. non vuol dire sballarti, correre sull’autostrada, buttarti da un ponte, perché la tua META è la MORTE….. È naturale che prima o poi (si spera tardi) tutti moriamo…. Però una perso-na così giovane non può morire per un gioco da immaturi. Il mio messaggio principale è: APRITE GLI OCCHI!! Questa è realtà…. Volete fare un gioco, volete divertirvi….. fatelo pu-re….. ma non mettete a rischio la cosa più bella e preziosa che

avete… la vostra VITA… Perché nessuno ve la darà indietro. Basta veramente poco….un attimo e tutto crolla….come un castello di sabbia…. Con la sola e unica differenza che il ca-stello si potrà rifare, mentre la vita no. Le cose più semplici sono le cose più im-portanti, perché sono proprio esse a ren-dere la vita UNICA e SPECIALE. Un tramonto o un’alba sul mare, una foto di quando eravate piccoli, una canzone che vi piace, il vostro cane, pane e nutel-la…. Vivete la vita il più possibile… Può sembrare una cosa banale…. ma non lo è. Vivi, ricorda e poi ricorda, e non MORI-RE per diventare un RICORDO. Chiara 1A spp

Look e personalità Ciao a tutti. Con questa lettera voglio sollecitare una ri-flessione di tutti sull’importanza dell’apparenza nella no-stra cultura e nella nostra società. Non voglio fare l’allarmista, e non credo che nei nostri giorni l’esteriorità conti più che cent’anni fa. Il tema dell’apparenza però è quanto mai attuale, specialmente tra i giovani. Dagli anni della contestazione, è diventato normale che ragazzi della stessa fascia sociale si vestano in modi molto diversi, a seconda delle correnti ideologiche cui appartengono; an-che adesso questo si sente tantissimo: la distinzione (più o meno rigida a seconda dei luoghi e delle persone) tra “cabinotti”, “alternativi”, punk e tanti altri ne è una prova. C’è da chiedersi, però, quanta importanza si attribuisca al modo di vestire e in generale all’aspetto esteriore, quando si giudica una persona. Secondo me molta, ma non sono sicuro che questo sia giusto. Sicuramente alla nostra età si cominciano ad avere degli orientamenti politici che, in certi casi, vengono ostentati (tanto a destra quanto a sini-stra) tramite il modo di vestire. Di conseguenza, nel mo-mento in cui vediamo qualcuno evidentemente diverso da noi tendiamo a prenderne le distanze (anche se non sem-pre, almeno si spera!), talvolta con una punta di disprezzo. Eppure quante volte capita di scoprire che i nostri pregiu-dizi erano infondati? Penso che formare categorie diverse non sia in sé così sbagliato, ma bisogna fare lo sforzo di giudicarle con una certa flessibilità e di evitare dannose generalizzazioni; altrimenti commettiamo lo stesso errore di chi pensa che, per il fatto che un marocchino è uno scippatore, lo siano per forza anche gli altri. Non dico che non si possa affer-mare che una persona è cretina: questo è un dirit-to sacrosanto che va sfruttato senza parsimonia, ma di cui non bisogna nemmeno abusare. Sta in questo, secondo me, la differenza tra libertà di giudizio e superficialità.

Michele 2A Cl

Dibattito

Dibattito

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APPELLO AL VOSTRO CUORE

Flusso vitale

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LETTERE ALLA REDAZIONE

AMO 1. i miei due bambini vi amo più della mia vita 2. il mio fidanzato ti adoro e spero di stare con

te sempre 3. il mare che ho a due passi da casa 4. la cioccolata: come potrei vivere senza lei! 5. la musica sempre e solo musica

CORSO di DJEMBÈ Ciao ragazzi!!! Siamo Angela, Elisabeth e Rosa del “Gruppo percussioni” del Porporato. Da alcuni anni nel nostro liceo viene attivato un corso di percussioni basato sull’insegnamento di ritmiche africane da suonare sul djembé, strumento a percussioni africano. Quest’anno verrà affiancata l’attività di danza afro. Queste attività permettono di avvicinarsi ad

una musica forse poco conosciuta ma molto coinvolgente e nello stesso tempo conoscere gli aspetti della cultura africana. Il corso con tutta probabilità verrà attivato il mercoledì, dalle 13 alle 15, e sarà gratuito, finanziato dalla scuola. Per farlo partire ab-biamo bisogno della vostra partecipazione!! Per ulteriori informazioni, rivolgersi a: Eli-sabeth e Angela (3 b/spp piano terra) e/o a Rosa (3 a/l 2° piano). P.s.: Se siete indecisi, potete iscrivervi comun-que, perché la prima lezione sarà di prova!!!

“AMO” & “ODIO” (Prova anche tu)

ODIO 1. le bugie 2. arroganza 3. la musica Aeavy metal 4. l'inverno 5. la sveglia la mattina

Fateci sapere le 5 cose che amate e le 5 che odiate. Le pubblicheremo!!!

I nomi più gettonati del 2004/05

SARA 42 FRANCESCA 40 GIULIA 33 FEDERICA 32 ELISA 32 VALENTINA 28 CHIARA 25 MARTINA 23 JESSICA 23 ILARIA 21 STEFANIA 20 ALESSIA 20 FRANCESCO 10 ALESSANDRO 9 ANDREA 8 LUCA 6 MATTIA 6 MATTEO 6

Gli unici LE MORENA MARLON VERDANIA ISIDORA GINEVRA GERONIMO REOLA PRORAIMA RORAIMA AZZURRA MAMBULE MATUCA PAMELA ALFRED ALBERTA SHARON CASSANDRA by Rory and Tina!! 1c/soc

Per un confronto I più comuni del 2003/04

CHIARA = 39 SARA = 39 FRANCESCA = 35 ELISA = 35 VALENTINA = 33 GIULIA = 32 STEFANIA = 30 FEDERICA = 24 SILVIA = 23 ELENA = 22 ALESSANDRA = 22 ROBERTA = 21 ALESSIA = 20 MANUELA = 20 ANDREA = 11 LUCA = 10 ALESSANDRO = 8 MARCO = 8 SIMONE = 6 MATTEO = 6 LORENZO = 5

DIZIONARIO INGLESE-PIEMONTESE

BRICK: altura LEAN-OUT: eccone lì un altro LEE-MOON: limone (da cui il detto: "SOON CAR SEA: questi limoni costano cari) LORD : alticcio, ubriaco LOVER: labbro MOUSE: mi alzo MUST-IN : cane da combattimento NOOSE-ALE: un uccello PEACE-A-CAN : fungo non commestibile POOH-DAISY: se potessi PIN-BUS: più in basso (variante: PIN-OUT: più in alto) POOH'S-THIN: portalettere POOR-SEEN: fungo commestibile pregiato POOR-CELL: suino QUEEN-TOUCH: tipica esclamazione pie-montese. Margherita 1 A CL

SESSO E SENTIMENTO Ciao, siamo Aurora, Martina e Luca, persone di classi diverse ma con un unico pensiero: l’anima gemella è troppo profonda per essere giudicata o “descritta” in un articolo. Sull’ultimo giornalino, infatti, era stata pubblicata una lettera che ci ha fatto pensare molto e speriamo non solo noi. Reputiamo quella lettera stupida (scusate il termi-ne) non solo perché è volgare (questo giornale viene letto da molte persone!), ma anche perché dà un immagine dell’uomo di perfetto maniaco ses-suale. Nella realtà non è sempre così; certo, lo sap-piamo, esistono anche queste persone, ma non so-no tutti maschi e soprattutto non tutti i maschi lo sono. L’amore non è una cosa da dividere in due grandi categorie: SESSO e SENTIMENTO. Non si può neanche parlare degli uomini come pedofili e delle donne come piccole creaturine in-difese. Noi dobbiamo prendere l’amore così com’è, ma non per questo l’amore deve prenderci come sia-mo. Se si ha la volontà, nulla è impossibile.

Rory, Tina & Cerfy 1C/soc 1B/cl

PROVERBIAMO!!!!!???? - "Le parole volano, gli scritti restano....specialmente quelli con il voto." - "Val più la pratica che la grammatica....che la storia, che la geografia, che la ma-tematica, che..." - "Sbagliando s'impara.Sì, ma facendo giusto si perde meno tempo." - "Quando si è in ballo bisogna ballare.E quando si è in bagno bisogna bagnare?" - "Tutto il mondo é paese. Provincia di?" - "Chi semina odio, raccoglie pentimenti. Niente di commestibile comunque."

- "Una bugia tira l'altra...ovviamente non è fra le due quella con le gambe più cor-te." - "Occhio per occhio....occhio al quadra-to." - "Ride bene....chi ha i denti." - "Chi lascia la strada vecchia per la nuo-va...arriva prima perché è asfaltata." - "Chi fa da sè...fa più fatica." - "Chi di spada ferisce....becca otto anni senza condizionale." - "I soldi non son tutto...c'è anche l'oro" - "I tonti cornano." -"Occhio per occhio...ssantaquacchio"