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104 Da leggere: Sintomi di felicità (Sperling), autobiografia del tenore Marco Voleri, che ha scoperto nel 2006 di essere affetto dalla sclerosi multipla OGGI IN FAMIGLIA VENE VARICOSE: IL LASER LE CANCELLA Milano, febbraio E -mail di una nostra lettrice: «Che stress, ‘ste vene varicose! Ho deciso di darci... un taglio! Il medico dice che l’unico intervento utile per risolvere il problema- varici è lo stripping della safena». Ossia: pic- cola incisione nella piega dell’inguine, e un’altra in corrispondenza della caviglia; la vena malmessa viene isolata ai due capi, intubata con una sonda, uncinata all’estre- mità superiore, tirata e “sfilata” via dal bas- so. Intervento chirurgico classico e super- collaudato, che, se correttamente eseguito, regala risultati a dir poco ottimi. «Ma che oggi non è più “la” soluzione», interviene il dottor Marco Floriani, chirurgo al Policli- nico di Milano e responsabile della Chirur- gia vascolare e laser al centro Kiba del capo- luogo lombardo. «Allo stato attuale, infatti, si sta imponendo un trattamento alternati- vo e fortemente innovativo: la fotocoagula- zione con il laser a diodi». IL SANGUE TORNA A SCORRERE Tecnicamente si chiama Evlt, che sta per Endo-venous laser treatment . «Endovenoso», perché lo specialista si avvale di una sottilis- sima fibra (mezzo millimetro di diametro), che introdotta con delicatezza, e sotto l’oc- chio vigile dell’ecografia, nel tubo venoso sfiancato, provvede a trattarlo “dall’inter- no”. Trattarlo, come? «L’obiettivo che si prefiggono lo stripping e la laserterapia è lo stesso: eliminare nella safena l’inversione del flusso di sangue, che, scorrendo verso l’alto per poi ridiscendere (a causa del cat- tivo funzionamento delle valvole venose), genera un ingorgo nella gamba. Quel che cambia è il modo con cui otteniamo que- sto risultato: nel primo caso, rimuoviamo del tutto il pezzo di strada dissestato, nel secondo, lo “tappiamo”», spiega Floriani. La fibra laser, nella vena, emette infatti un fascio di luce che interagisce con l’emoglo- bina e l’acqua (i due fondamentali ingre- dienti del sangue), producendo calore e trasformando la safena in un tubicino rat- trappito. Che col tempo diventerà un lun- go pezzo di spago. E se ne resterà lì, inerte, vita natural durante. Il sangue, come nello stripping , verrà così costretto a imboccare le principali autostrade venose, scorrendo li- beramente attraverso le vie collaterali sane. Senza più ristagni e intasamenti. UNA TERAPIA PIù RISPETTOSA «Nella laserterapia, però, ecco il punto, i vantaggi per il paziente sono evidenti: non c’è ricovero (il trattamento è ambulatoriale, come diciamo noi: significa che il paziente si alza dal lettino operatorio, cammina, si rive- ste e se ne torna a casa); l’anestesia è locale; i fastidi dolorosi dopo l’intervento sono net- tamente inferiori rispetto alla tradizionale tecnica chirurgica; il sanguinamento è pra- ticamente inesistente, e la ripresa dell’attivi- tà avviene nel giro di un giorno, e non di dieci». Dopo il trattamento (dura nel com- plesso una ventina di minuti), l’arto viene inguainato in una calza elastica che andrà tenuta per quattro giorni continuativamen- te, e solo nelle ore diurne per altri quattro. CI VOGLIONO CAUTELA E PRECISIONE «I laser sono strumenti meravigliosi, che in molte situazioni ci consentono di ottenere lo stesso risultato della chirurgia tradizio- nale (e non di rado superiore), con un trau- ma assai inferiore e quindi nel rispetto dell’integrità del paziente», commenta Flo- riani. «Parliamo tuttavia di strumenti par- ticolarmente delicati, con un potenziale d’energia che, se non correttamente dosato, può produrre danni irreparabili». In poche di Edoardo Rosati UN RAGGIO INDOLORE RISOLVE L’INGORGO UNA FIBRA SOTTILISSIMA COME UN CAPELLO COAGULA IN UN LAMPO IL VASO MALATO. IL PAZIENTE SI ALZA E TORNA A CASA. è IL “MIRACOLO” DELLA NUOVISSIMA CURA CHE SFIDA LA CHIRURGIA TRADIZIONALE SALUTE E BENESSERE Le gambe “provate” dalle vene varicose possono essere trattate oggi con ottimi risultati e minima invasività grazie alla terapia laser, come ci spiega in queste pagine il chirurgo vascolare Marco Floriani.

OGGI IN FAMIGLIA sALute e beNessere veNe vArIcOse: IL ... · e funziona anche contro le emorroidi Filo diretto con i logopedisti fino al 9 marzo: per info sulle problematiche del

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104 ● Da leggere: Sintomi di felicità (Sperling), autobiografia del tenore Marco Voleri, che ha scoperto nel 2006 di essere affetto dalla sclerosi multipla

OGGI IN FAMIGLIA

veNe vArIcOse: IL LAser Le cANceLLA

Milano, febbraio

e-mail di una nostra lettrice: «Che stress, ‘ste vene varicose! Ho deciso di darci... un taglio! Il medico dice che l’unico

intervento utile per risolvere il problema-varici è lo stripping della safena». Ossia: pic-cola incisione nella piega dell’inguine, e un’altra in corrispondenza della caviglia; la vena malmessa viene isolata ai due capi, intubata con una sonda, uncinata all’estre-mità superiore, tirata e “sfilata” via dal bas-so. Intervento chirurgico classico e super-collaudato, che, se correttamente eseguito, regala risultati a dir poco ottimi. «Ma che oggi non è più “la” soluzione», interviene il dottor Marco Floriani, chirurgo al Policli-nico di Milano e responsabile della Chirur-gia vascolare e laser al centro Kiba del capo-luogo lombardo. «Allo stato attuale, infatti, si sta imponendo un trattamento alternati-vo e fortemente innovativo: la fotocoagula-zione con il laser a diodi».

IL sANGue tOrNA A scOrrereTecnicamente si chiama Evlt, che sta per Endo-venous laser treatment. «Endovenoso», perché lo specialista si avvale di una sottilis-sima fibra (mezzo millimetro di diametro), che introdotta con delicatezza, e sotto l’oc-chio vigile dell’ecografia, nel tubo venoso sfiancato, provvede a trattarlo “dall’inter-no”. Trattarlo, come? «L’obiettivo che si prefiggono lo stripping e la laserterapia è lo stesso: eliminare nella safena l’inversione del flusso di sangue, che, scorrendo verso l’alto per poi ridiscendere (a causa del cat-tivo funzionamento delle valvole venose), genera un ingorgo nella gamba. Quel che cambia è il modo con cui otteniamo que-sto risultato: nel primo caso, rimuoviamo del tutto il pezzo di strada dissestato, nel secondo, lo “tappiamo”», spiega Floriani.

La fibra laser, nella vena, emette infatti un fascio di luce che interagisce con l’emoglo-bina e l’acqua (i due fondamentali ingre-dienti del sangue), producendo calore e trasformando la safena in un tubicino rat-trappito. Che col tempo diventerà un lun-go pezzo di spago. E se ne resterà lì, inerte, vita natural durante. Il sangue, come nello stripping, verrà così costretto a imboccare le principali autostrade venose, scorrendo li-beramente attraverso le vie collaterali sane. Senza più ristagni e intasamenti.

uNA terApIA pIù rIspettOsA«Nella laserterapia, però, ecco il punto, i vantaggi per il paziente sono evidenti: non c’è ricovero (il trattamento è ambulatoriale, come diciamo noi: significa che il paziente si alza dal lettino operatorio, cammina, si rive-ste e se ne torna a casa); l’anestesia è locale; i fastidi dolorosi dopo l’intervento sono net-tamente inferiori rispetto alla tradizionale tecnica chirurgica; il sanguinamento è pra-ticamente inesistente, e la ripresa dell’attivi-tà avviene nel giro di un giorno, e non di dieci». Dopo il trattamento (dura nel com-plesso una ventina di minuti), l’arto viene inguainato in una calza elastica che andrà tenuta per quattro giorni continuativamen-te, e solo nelle ore diurne per altri quattro.

cI vOGLIONO cAuteLA e precIsIONe«I laser sono strumenti meravigliosi, che in molte situazioni ci consentono di ottenere lo stesso risultato della chirurgia tradizio-nale (e non di rado superiore), con un trau-ma assai inferiore e quindi nel rispetto dell’integrità del paziente», commenta Flo-riani. «Parliamo tuttavia di strumenti par-ticolarmente delicati, con un potenziale d’energia che, se non correttamente dosato, può produrre danni irreparabili». In poche

di Edoardo Rosati

uN rAGGIO INdOLOrerIsOLve

L’INGOrGOuna fibra sottilissima come

un capello coagula in un lampo il vaso malato. il paziente si alza e torna

a casa. è il “miracolo” della nuovissima cura che

sfida la chirurgia tradizionale

sALute e beNessere

Le gambe “provate” dalle vene varicose possono essere trattate oggi con ottimi risultati e minima invasività grazie alla terapia laser, come ci spiega in queste pagine il chirurgo vascolare Marco Floriani.

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Premessa: le emorroidi servono. Ebbene sì: sono “cuscinetti” strategici, nel canale anale, che s’incastrano tra loro a formare una sorta di rete, di barriera. una diga naturale che contribuisce a garantire la continenza (soprattutto dei liquidi e dei gas). la malattia emorroidaria (quella che tormenta circa 3,7 milioni di italiani, generando dolore, prurito e sanguinamenti) compare quando queste soffici strutture (fatte di vasi sanguigni e tessuto connettivale) si sfibrano e «prolassano». insomma: fuoriescono. come le varici di una gamba, tutto sommato. morale: anche in tal caso la laserterapia s’è rivelata un’arma strategica.

«Il trattamento si chiama HeLP: Hemorroid Laser Procedure», spiega il dottor marco floriani. «non si pone l’obiettivo di asportare le emorroidi, ma di “asciugarle”, eliminando il rifornimento di sangue, grazie all’azione fotocoagulante di un raggio laser mirato. il cui grande vantaggio è quello di consentire l’intervento senza anestesia alcuna. neppure locale!».

La manovra dura 15-20 minuti. Il paziente lascia l’ambulatorio dopo poco più di un’ora. E in piena autonomia. benefici dopo l’operazione? «assenza di dolore, sensazione di dover evacuare presente solo nel 50 per cento dei casi, ripresa della normale attività lavorativa già dal giorno successivo. in genere, la risoluzione del problema avviene nell’80 per cento dei pazienti, e solitamente nel giro di tre-sei settimane».

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e funziona anche

contro le emorroidi

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LA Luce che rIsANA Un chirurgo con una fibra laser. Gli attuali laser a diodi sono dispositivi miniaturizzati, poco ingombranti, leggeri, selettivi e potenti, e vantano una durata senza usura praticamente illimitata.

parole: gli interventi laser non sono di per sé particolarmente ardui, ma richiedono elevata competenza, assoluta cautela e pre-cisione massima. «Inoltre, non mi stanche-rò mai di ripeterlo, i risultati davvero buo-ni si ottengono quando l’indicazione all’in-tervento è corretta, e il paziente è stato studiato con estrema attenzione dal chirur-go vascolare». I cONtrOLLI dOpO L’INterveNtOLa “cancellazione” delle vene malate, è bene saperlo, può non risolvere per tutta la vita il disagio. Già: nel 20-25 per cento circa dei casi le varici possono, col passare del tempo,

riaffiorare in maniera più o meno evidente, anche dopo un trattamento eseguito a rego-la d’arte. Colpa di una certa predisposizione (una debolezza congenita delle pareti veno-se), del tipo di lavoro svolto, della scarsa tendenza a muoversi (camminare a passo svelto è l’attività motoria che più di tutte stimola la circolazione venosa)... «Ecco per-ché è opportuno che un paziente operato», raccomanda infine Floriani, «si ripresenti allo specialista almeno una volta all’anno, per una visita e un controllo eco-colorDop-pler della circolazione venosa. Si potrà così valutare assieme se è il caso di mettere in cantiere un piccolo ritocco». ●

● La squadra degli esperti in flebologia e chirurgia vascolare è contattabile per una consulenza gratuita nel canale Salute (curato dal nostro mensile wellness OK ) sul sito www.oggi.it

700 MedIcI A dIspOsIzIONe deI LettOrI

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