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In questo numero: Pegasus 50.21 per il QATAR Hinkley Point C Nuclear Power Station Gilgel Gibe III La più grande diga d’Africa Monster Showdown Il nostro punto di vista sul Mondo... Numero 08 Ottobre 2017 Seguiteci anche su https://www.facebook.com/DieciItaly/

Numero 08 Ottobre 2017 Il nostro punto di vista sul Mondo · con centinatura delle gallerie, per i tratti che devono essere percorsi da mezzi o che saranno sede di macchinari. In

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In questo numero:

• Pegasus 50.21 per il QATAR

• Hinkley Point C Nuclear Power Station

• Gilgel Gibe III La più grande diga d’Africa

• Monster Showdown

Il nostropunto di vistasul Mondo...

Numero 08Ottobre 2017

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Con una popolazione di appena 1,5 milioni di persone il Qatar, pur essendo il più piccolo fra gli stati del Golfo Persico, è anche quello la cui economia ha avuto negli ultimi anni la più grande crescita a livello mondiale, grazie a un vasto programma di investimenti varato per superare la dipendenza econo-mica derivata dallo sfruttamento petrolifero. Il programma ha avuto benefiche ricadute in ogni ambito sociale, dal lavoro all’istruzione, dalla sanità ai rapporti con i paesi occidentali: è notizia di questa estate infatti, la crisi apertasi con altri Stati del Golfo, in cui il Qatar però gode di vasti appoggi a livello inter-nazionale, sia con i Paesi Europei che con il potente alleato di sempre, gli Stati Uniti d’America. Il Qatar rimane infatti il principale Partner economico e militare dell’Area, ospitando fra l’altro la più grande base militare e logistica dell’intero Golfo Persico, da cui si controllano tutte le operazioni in atto sull’in-tera area Medio-Orientale. La collaborazione con gli Stati Uniti risale ai primi anni ’90, durante la prima guerra del Golfo, in cui Marines e Forze Armate del Qatar respinsero l’invasione delle truppe Irachene. Dal 2013, il piccolo ma tecnologicamente avanzato Esercito del Qatar (appena 150.000 uomini) sta ampliando la sua rete Logistica, per armonizzarla con quella degli Stati Uniti. Il dispiegamento di una forza di intervento (anche piccola) richiede infatti una perfetta organizzazione in grado di movimentare in poche ore una considere-

50.21per il QATAR

DoahQatar

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vole mole di materiali: armamenti, carburante, cibo, materiale sanitario o elet-tronico, tutto quanto è necessario ai militari per operare, deve, in brevissimo tempo, essere raccolto e trasportato nei luoghi designati nel giusto ordine di priorità. Per questo, le Forze Armate si stanno dotando di quanto di meglio il mercato possa offrire in termini di stoccaggio e movimentazione materiali. Fra i materiali acquisiti spiccano due Pegasus 50.21, acquistati direttamen-te presso la NBK di Doah, Dealer ufficiale DIECI in Qatar. A parte la livrea “militare”, i due Pegasus sono macchine di serie, i cui requisiti rispondono pienamente al compito assegnato: grande portata, potenza e capacità di sol-levamento, semplicità di utilizzo e manutenzione, affidabilità, e tutte le dota-

zioni necessarie ad operare con sicurezza e comfort in un clima come quello di Doah, in cui per la metà dell’anno le temperature raggiungono (e a volte superano) i 42 gradi!! La capacità di rotazione a 360°, l’inversione automatica dei comandi, gli stabilizzatori a livellamento automatico (che facilitano le ope-razioni di posizionamento della macchina quando si deve operare su terreni accidentati), il Sistema adattivo di controllo della stabilità (che permette di operare in qualsiasi condizione di sfilo, adattando di conseguenza l’area di lavoro della macchina) e le dimensioni contenute, ne fanno la macchina ideale per un utilizzo intensivo come quello Logistico, in cui è necessario operare con grande precisione e in tempi strettamente preordinati, mantenendo allo stesso tempo quella versatilità e capacità di rapido adattamento agli imprevi-sti che caratterizzano l’ambiente “militare”.

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Una intensa attività ferve a Hinkley Point, sul tratto di costa del Somerset che si affaccia sul canale di Bristol: escavatori e camion lavorano incessan-temente per scavare e livellare il terreno, mentre ponteggi e gru si stagliano nettamente sul caratteristico sfondo grigio di mare e cielo in un giorno di feb-braio. Fra il bruno della terra e il grigio di cielo e mare, spicca anche l’inusuale livrea bianca di numerose Autobetoniere Dieci F7000, quel particolare tono di bianco chiamato “Flash White” o “Bianco Anti-radiazione”. Una livrea inusuale ma perfettamente adeguata al compito assegnato: le nostre F7000 stanno costruendo una nuova Centrale Nucleare, la Hinkley Point C.Nel Regno Unito, la produzione di Energia Elettrica da fonte nucleare risale al lontano 1956, quando a Caldell Hall fu aperta la prima centrale. Il program-ma ha raggiunto il suo picco di massima espansione alla fine degli ani 90, quando l’energia derivata da fonti nucleari, raggiunse il 26% del totale. Con l’invecchiamento degli impianti e l’innovazione tecnologica, alcuni dei reat-tori più datati sono stati dismessi (fra cui Hinkley Point A e B, accanto a cui sorgerà il nuovo impianto) e la produzione nucleare è scesa al 19%. La fine del monopolio di Stato sul Nucleare e l’apertura ai capitali privati hanno dato nuovo impulso al programma, e 8 nuovi reattori (incluso il nuovo Hinkley Point C) sono in vari stadi di realizzazione.La costruzione di un moderno impianto nucleare è simile al monoblocco di

Hinkley Point CNuclear Power Station

Hinkley PointEngland

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un motore: la base in calcestruzzo deve svolgere la duplice funzione di isolare totalmente l’impianto dal terreno, sostenere il peso “dell’Isola” (così è chia-mato il blocco che conterrà il reattore vero e proprio) e contenere tutte le pre-disposizioni per gli impianti accessori, come pompe, tubazioni, dispositivi di sicurezza, tunnel di accesso, e così via. Per questo la costruzione deve avve-nire meticolosamente secondo progetto, con estrema precisione, rispettando ogni incavo e curva in cui dovrà essere alloggiato uno specifico strumento.Per fare questo vengono utilizzati miscele di cementi speciali, estremamente resistenti al calore, alla corrosione, e con una bassissima percentuale di ritiro durante l’essiccazione. Sono le F700 a fare la spola fra i punti di distribuzione del calcestruzzo e le varie zone di costruzione, distribuite su un’area immensa (circa 174 ettari) di terreno estremamente sconnesso, su cui le F7000 fanno ben valere le loro doti “off road”, la capacità di trasporto (5 metri cubi di ce-mento!), e la possibilità di rotazione della cabina di 180°, particolarmente ap-prezzata negli spazi angusti delle canalizzazioni e degli impianti che scendono per diversi metri nel terreno.La fine dei lavori (che occupano circa 5.000 persone) e l’inizio della produzio-ne di energia, è previsto per il 2025, si dovrà aspettare ancora un po’, quindi, per vedere il completamento di un’opera colossale, a cui hanno contribuito anche le nostre F7000.

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L’Etiopia, uno dei più grandi paesi africani, è legato all’Italia per i fatti storici che ci videro prima avversari (fra la fine dell’800 e gli anni 40 del secolo scor-so), e poi, dai primi anni 2000, Partner commerciali e politici: l’Etiopia è impe-gnata nella lotta al terrorismo a fianco dei paesi occidentali, dal 2013 è attivo il nuovo Programma della Cooperazione Italiana in Etiopia (con investimenti per 90 milioni di Euro in ogni campo), ed entrambi i paesi agiscono nell’ambito dell’IGAD, l’Autorità Regionale di Sviluppo del Corno d’Africa. E’ nel quadro di questi intensi rapporti che, a circa 300 km dalla capitale Addis Abeba, è stata realizzata la Gilgel Gibe III, una centrale elettrica capace di generare 6.500 Gwh/anno. Un progetto tutto italiano, a partire dall’impresa esecutrice (la Salini Costruttori, del Gruppo Impregilo), così come i materiali impiegati. Un progetto che si affianca agli impianti già esistenti di Gibe I, Gibel II, e a quello di Beles, e che insieme forniscono il 50% del fabbisogno energetico Etiope, esportando energia anche ai paesi vicini. L’opera è stata costruita sul fiume Omo, ed è composta da una diga in calcestruzzo alta 243 metri (la più alta del continente Africano!), da un invaso capace di contenere oltre 9 mi-liardi di metri cubi d’acqua, da una centrale con 10 turbine tipo Francis, e da diversi tunnel che ospitano le condotte e gli impianti accessori. Ed è proprio nello scavo dei tunnel (oltre 5 km complessivi) e nella successiva posa delle

GILGEL GIBE IIILa più grande Diga d’Africa

Gilgel GibeEtiopia

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armature che è stato impiegato un Pegasus. Per avere ragione delle rocce magmatiche della zona è stato necessario l’uso degli esplosivi: il Pegasus è stato impiegato per la realizzazione dei numerosi fornelli di mina necessari per l’avanzamento delle gallerie, con diametri rispettivamente di 12 metri (per le gallerie di presa e condotta forzata) e di 8 metri (per le gallerie di deviazione). L’uso del cestello ha permesso di effettuare la perforazione dei fornelli su tutto il fronte di scavo della galleria, raggiungendo anche i punti in prossimità della volta. Dopo il brillamento, il materiale di risulta viene asportato con pale meccaniche e dumpers, lo scavo viene approfondito, e una volta raggiunta la roccia viva, il ciclo ricomincia. A seconda dell’uso dei tunnel e delle condizioni della roccia, le pareti possono essere rivestite con cemento (nei tratti non sottoposti a pressione), con camiciature in acciaio (nei tratti a pressione), o con centinatura delle gallerie, per i tratti che devono essere percorsi da mezzi o che saranno sede di macchinari. In tutte queste operazioni, il Pegasus ha trovato modo di essere proficuamente impiegato, in modo particolare nella posa delle centine, pesanti diverse tonnellate, e che devono essere posate con estrema precisione per poter essere connesse fra loro. Oggi la diga di Gilgel Gibe III è pienamente in funzione, e altri impianti sono in via di progetta-zione, altri tasselli “Made in Italy” sulla via dello sviluppo del Continente Nero.

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Redattori: Roberto Bigliardi e Michele Becchi

Le gare di “Monster Truck”sono una particolare manifestazione motoristica diffusa in America, e che negli ultimi anni sta iniziando a diffondersi anche in Europa. Ogni anno migliaia di appassionati affollano le arene e stadi per ammirare i particolari veicoli di questa categoria: un peso che può arrivare fino a 5 tonnellate e alti oltre tre metri, sono dotati di trazione integrale, 4 ruote sterzanti, ammortizzatori a lunga escursione, motori di oltre 9.000 cc, potenze di oltre 2.000 cavalli, e soprattutto pneumatici di oltre un metro e mezzo di diametro. Il tutto è sormontato da colo-ratissime carrozzerie che (esteriormente) richiamano la forma di veicoli normali, ma che, all’interno contengono sistemi di sicurezza che nulla hanno da invidiare alle cabine ROPS-FOPS dei nostri elevatori! All’interno della pista, i “Monster” si esibiscono in gare di velocità e di evoluzioni “freestyle”, percorrendo un tracciato costellato di ostacoli e rampe di terra su cui letteralmente volano, dando sfoggio della loro potenza, e incantando, con il loro aspetto aggressivo, le migliaia di spet-tatori che affollano le tribune. Come per esempio lo scorso luglio, al “Monster Showdown” di Monterrey, una importante città del Messico vicina al confine con gli Stati Uniti: la manifestazione (che ha fatto registrare il tutto esaurito) si è svolta allo “Estadio de Bèisbol”, un impianto della capacità di 27.000 spettatori. L’unico a restare imperturbabile di fronte alla “grinta” dei Monster Truck sembrava essere lo ICARUS 40.17 di servizio sul tracciato: se non in velocità, l’Icarus avrebbe po-tuto confrontarsi ad armi pari, in quanto a dimensioni e potenza, con i veicoli in gara, se non fosse stato impegnato durante tutta la manifestazione a risistemare i vari ostacoli e a soccorrere i mezzi dopo i numerosi incidenti. Per la stessa natura della gara, infatti, l’Icarus messicano è stato molto più occupato dei suoi “fratelli” in servizio sui vari circuiti di Formula 1: se durante i Gran Premi gli incidenti sono una iattura per le varie scuderie (sempre a caccia di punti per risalire le classifiche) durante il “Monster Shodown” fanno realmente parte dello spettacolo, e l’interven-to dell’Icarus, per sollevare e spostare con celerità le 5 tonnellate di un Monster, si è reso necessario in parecchie occasioni! Grazie ai numerosi accessori, l’Icarus si è poi dimostrato un vero tuttofare, alternando la Pala (per risistemare le rampe in terra) alle forche (per sollevare i mezzi) e al cestello (per sistemare le luci o i nume-rosi artifici pirotecnici che corredano o spettacolo). Un lavoro continuo, che inizia con l’allestimento, e che si conclude solo con lo sgombero dei materiali, alla fine della manifestazione!! Tanto che il nostro Icarus “messicano” deve aver pensato “Durante la Fiesta, pochissima Siesta”!

MonterreyMexico