101

NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Embed Size (px)

DESCRIPTION

The Official catalogue of the Second NON Worldwide Exhibition Firenze, Italy Sept 30th / Oct 2nd 2009

Citation preview

Page 1: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 2: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 3: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

nondi

Stefano Davidson

La non essenza o, meglio, l’essenza dell’assenza

Page 4: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

c Stefano Davidson 2009

Page 5: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Organizzazione artistica a cura di:

Tartaglia Arte

Stefano Davidson

Comitato promotore:

Dott.Andrea Valenti Produzione evento

Dott. Fabrizio Guarducci Presidente dell'Istituto di Arte e Cultura “Lorenzo de' Medici” di Firenze

Riccardo TartagliaCuratore e direttore artistico, della galleria Tartaglia Arte di Roma

Arch. Alessandro GuaitoliConsulente tecnico per installazione e la realizzazione del catalogo

Dott. Lapo ChiriciUfficio stampa e sviluppo relazioni media

Traduzioni:

Nancy PolliniIndira Fabiàn

Jerome Nicolas

Page 6: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 7: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Gianni Conti, Il mio ... non

Claudio Strinati, Il non

Lucia Mascalchi, Il non a Firenze

Fabrizio Guarducci, Il non e l’empowerment

Goran Kuzminac, Il non e la musica

Riccardo Tartaglia, Il non e il mondo dell’arte

Alessandro Guaitoli, Architettura ... non

non MANIFESTO

El arte de la ausencia o La ausencia del arte

L’art de l’absence Ou L’absence de l’art

LE 12 OPERE non

Sunyata

Moksha

Null-8 1,3 · 10 Pa

Ritratto di Nicolas Bourbaki / Portrait of Nicolas Bourbaki / Retrato de

Nicolas Bourbaki / Portrait de Nicolas Bourbaki

Ritratto di Stratone di Lampsaco /Portrait of Strato of Lampsacus / Retrato de

Stratone de Lampsaco / Portrait de Straton de Lampsaque

L’arte dell’assenza o L’assenza dell’arte

The art of absence or The absence of art

L'Uno / The One / El Uno / L’Un

Il quinto anello di Miyamoto / The Fifth Ring of Miyamoto / El quinto anillo de

Miyamoto / Le cinquième anneau de Miyamoto

Fuga da Samsara / Escape from Samsara / Fuga de Samsara / Fuite de Samsara

Il mare di Dirac / The Dirac Sea / El mar de Dirac / La Mer de Dirac

Indice

11

9

13

14

15

16

18

25

35

43

53

63

67

69

73

75

77

79

81

83

85

Page 8: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Mu

Sosan Hsin Hsin Ming

ATTENZIONE! / ATTENTION! / ¡ATENCIÓN! / ATTENTION!

Ringraziamenti

87

89

93

96

Page 9: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

9

Il mio ... non

Ho conosciuto la pittura di Stefano Davidson e non smette di stupirmi, in quanto il suo modo di dipingere, tradizionale e figurativo, riesce a rappresentare e a trasmettere tutte le ansie ed i tormenti della società odierna, senza mai essere considerabile una sterile interpretazione personale ed incomunicabile. In questa Esposizione non, assolutamente fuori dai suoi schemi normali di comunicazione artistica, io vedo che Davidson rappresenta il cataclisma dello spirito costantemente guidato e represso, ed annuncia che è venuto il momento di liberarlo davanti a uno spazio vuoto, che bisogna cominciare a considerare l'essere umano quale essere pensante e non soltanto recipiente. Si sentiva il bisogno di questo Evento, di questo non, che può sembrare una provocazione ma che altro non è che la medicina del nostro spirito, un'esperienza da ripetere quotidianamente nelle nostre case.

Gianni Conti

Page 10: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 11: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Il non

Il non è un progetto dell'artista Stefano Davidson la cui opera in quest'occasione trasferisce l'arte “visiva” in una dimensione diversa da quelle abitualmente ritrovabili in Mostre di stampo più tradizionale. La si potrebbe infatti definire forse “Surreale”, “Concettuale” o “Provocatoria”, visto che comunque questi sono termini entrati ormai da decenni nel linguaggio dell'arte, anche se di tanto in tanto vanno considerati in accezioni diverse da quelle comunemente adottate. Ciò accade poiché le suddette parole vanno a descrivere “categorie” artistiche legate non tanto all'irreale se non addirittura al bizzarro, bensì a qualcosa di estremamente “stravagante” che esula dai canoni tradizionali di catalogazione. Si potrebbe quindi pensare, assistendo a questa Esposizione Mondiale del non, che questo sia uno di quei casi. Lo si potrebbe pensare in quanto il suo autore, l'artista Stefano Davidson, è sempre stato legato ad un genere di arte molto tradizionale, la pittura, ed ha sempre preferito descrivere i suoi temi con tratti prettamente figurativi, che esulano completamente dall'astrattismo o dal concettuale. Lo si potrebbe pensare nonostante il figurativo di Davidson molto spesso sfoci nell'onirico, nel simbolico, se non addirittura proprio nel surreale (ricordiamo i dipinti “Cesenacido” o “Palingenesi surrealista” su tutti). Nel caso di questa mostra non però, la provocazione, che non si può negare esista, così come la concettualità, è comunque legata, secondo l'autore, ad una sorta di figurativo “personale”, cioè la capacità di generare immagini all'interno di se stesso da parte di ogni essere umano. Ecco quindi che ciò che ci troviamo di fronte non è più poi così lontano dai canoni di rappresentazione tradizionali; anzi, le informazioni che riceviamo su ciascuna opera dal relativo titolo e dalla sua spiegazione ci consentono di

11

Page 12: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

comprendere forse meglio queste ultime rispetto a molte altre forme d'arte, dove il concetto espresso fa parte dell'interiorità dell'autore, rimanendo “suo proprio”, mentre nel non è parte intima dello spettatore stesso. In conclusione, a parte queste brevi considerazioni sui contenuti dell'Esposizione non,ritengo assolutamente attuale il concetto di necessità di assenze espresso dall'autore. Non solo per il sovraccarico di tutto e di più nella nostra società civile, come da lui più volte sottolineato, ma poiché la “crisi” contingente sta lentamente abituando ciascuno di noi a fare a meno di un po' di superfluo facendo così rientrare un po' di in ognuna delle nostre vite, e chissà che ciò, in fondo, non possa farci anche un po' bene.

Prof. Claudio Strinati

Soprintendente per il Polo Museale della Città di Roma

non

12

Page 13: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Il non a Firenze

Tema intrigante questo dell'assenza, proprio in una città che di presenze ne soffre troppe: immanenza della storia, invasione dei turisti, inquinamento delle scritte che dirottano i flussi umani verso qualsiasi destinazione che prometta loro di soddisfare i bisogni più immediati della persona, trascurando qualsiasi altro aspetto, trascendente e necessario a completare un'immagine, fin troppo stereotipata, di un luogo diventato solo una meta turistica. Se ricordo la Firenze della mia infanzia, che era una elegante e signorile cittadina dei primi anni ’60, rammento quella che potrebbe essere il paradigma del non, ovvero un luogo - appunto - vissuto dall'essenza dei propri cittadini, che quasi concedevano - consapevolmente - ad altri il privilegio di godere della bellezza e armonia di quegli spazi, pensati principalmente per la vita civile, che nelle sue proporzioni e nei suoi monumenti si identificava. Anche le poche volgarità che erano - magari - capaci di partorire tecnici o commercianti, poco inclini al rispetto della buona tradizione estetica della misura, venivano riassorbiti nel tessuto urbano, in virtù di una diffusa bellezza, abituata ad annientare anche l'offesa dell'ignoranza, quando questa veniva inflitta in dosi inferiori alla sua odierna e copiosa erogazione. Non credo che esista altra realtà urbana che, come Firenze, necessiti di sperimentare la risanatrice esperienza del non e la sua catartica forza paradossale a cui, mi auguro, la città risponda con un'energia pari a quella che la sta conducendo verso l'omologazione più totale e indistinta, verso quel nulla senza confine, che è esattamente il contrario dell'essenza dell'assenza che, diversamente, abbiamo disperatamente bisogno di ritrovare dentro e fuori di noi.

Lucia MascalchiStorica e giornalista

Ministero dei Beni Culturali

13

Page 14: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Il e l'empowerment

Mi ha intrigato molto il progetto di Stefano Davidson. L'ho conosciuto proprio nel

momento in cui sto cercando di iniettare l'empowerment nelle diverse arti. Infatti,

da tempo, sento l'esigenza che il pubblico deve avere un proprio spazio per

sintetizzare e completare l'opera d'arte. È la passività dell'individuo davanti alle attuali proposte artistiche che mi spaventa;

l'individuo non ha possibilità di intervenire con il suo modus sentendi negli

imperata che la produzione artistica attuale offre. Oggigiorno si tende più a stupire più che a trasmettere. L'arte è saper comunicare

emozioni e valori oggettivi, non soggettivi, altrimenti non può riflettere le ansie, le

paure, i sogni e i bisogni spirituali di tutti noi, hic et nunc. Se questo non avviene l'arte diventa articismo, tendenza.Dobbiamo stemperare l'enorme sovrastruttura che frena gli stimoli della nostra

fantasia che ha sempre più bisogno di assenza per poter scattare.Forza Stefano, sei sulla strada giusta per riscoprire l'uomo.

Dott.Fabrizio Guarducci

Presidente dell'Istituto di Arte e

Cultura “Lorenzo de' Medici” di Firenze

non

14

Page 15: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Il non e la musica

Non occorre cercare lontano. Al contrario di altre forme di espressione artistica, la musica si basa sulle leggi fisiche dell'acustica. Una di queste leggi dice che due onde identiche in controfase si annullano ed il risultato è sorprendente: si ha il silenzio! La mente di un creatore si dibatte per cercare la via dell'espressione, le sue dita grattano le corde o battono sui tasti, la ricerca di un testo é estenuante, la comunicazione nel canto difficile ed impegnativa. La realizzazione di una canzone é solo il fiore finale di una pianta che ha radici profonde nello studio e nell'applicazione del difficile "mestiere della musica". E' molto più facile a questo punto prelevare il fiore già sbocciato e attraverso un "rimaneggiamento" rimetterlo sul mercato in veste simil-nuova. Lo fanno artisti di nome che hanno perso la vena creativa, ma anche nuove leve che non fanno altro che "Cover" di brani famosi. Il risultato è il non. Il silenzio, l'immobilità, il nulla, la fine dell'anelito, l'ultimo respiro, due onde che si scontrano e creano la superfice piatta.Una bolla di silenzio.Siamo all'oscillazione di un pendolo. Tra il nadir e lo zenith della creatività. E' l'energia insita nella musica stessa, che la spingerà di nuovo avanti verso un nuovo rinascimento si spera.

Goran KuzminacMusicista, Cantautore, produttore, chitarrista

15

Page 16: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Il non e il mondo dell'arte

Scrivere normalmente non è il mio mestiere, ma faccio volentieri un'eccezione in questo caso perché qualcosa sul non è necessario che la dica anch'io, visto che sono stato il curatore della Prima Esposizione Mondiale non tenutasi a Roma con il Patrocinio del Ministero dei Beni Culturali presso il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali. Sono figlio di artista a tutto tondo, difatti mio padre Piero Tartaglia ha dedicato tutta la vita alla pittura facendo parte inizialmente della corrente avanguardistica chiamata "The European Group" di Serge Poliakoff, con Karel Appel, Santomaso, Albert Bitram, Lucembert, Pierre Alechinske, Corneille, ma soprattutto fondando a sua volta quello che è noto come “Disgregazionismo” attraverso il quale, assumendosene la piena responsabilità, la sua arte ha demolito per poi riedificare i valori preesistenti. Le forme nel suo creare perdono forma e la riassumono dopo un processo di rielaborazione totale della loro architettura. Il mio interesse nei confronti del non in quanto Curatore Artistico e Gallerista è nato proprio perché questo Movimento pare portare alle estreme conseguenze quelle che furono le intuizioni di mio padre. Come detto, lui disgregava le forme per poi concederne un'interpretazione assolutamente legata ai criteri dell'Informalità, Davidson di contro, in questa sua provocazione, porta la scomposizione delle forme alla disintegrazione totale. Non esiste più l'opera fisicamente, ma esiste l'opera ricomposta nell'intimo dello spettatore utilizzando i colori della sua stessa sensibilità. Come Gallerista si può ritenere che appoggiare una sfida come quella del non possa equivalere ad un suicidio economico, non essendoci null'altro da vendere salvo l'assenza dell'opera, però a ben pensarci se qualcuno su Internet vende le stelle o appezzamenti sulla luna, perché non si può pensare di acquistare un'assenza? Tra l'altro non un'assenza a caso ma una delle 12 (tante quante sono le Opere non) con tanto di titolo, non dimensioni (che necessiteranno di un adeguato spazio in casa) e firma di sangue dell'autore a massima garanzia possibile sull'autenticità dell'acquisto visto che contiene il suo DNA... A parte queste considerazioni, in quanto conoscitore dell'arte e per mestiere

16

Page 17: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

osservatore di ciò che succede nel suo ambito comprese le compravendite di quanto a volte viene ingiustificatamente spacciato per tale, ho ritenuto che appoggiare una “sensibilizzazione” come quella fatta da Davidson (che non dimentichiamo è un artista assolutamente figurativo) sia stato un atto dovuto proprio nei confronti dell'Arte stessa.

Riccardo TartagliaCuratore e direttore artistico

della galleria Tartaglia Arte di Roma

17

Page 18: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Architettura … non

Sfogliando recentemente un vecchio manuale Hoepli, venuto fortunosamente in possesso della mia famiglia prima ancora che decidessi di diventare architetto, mi sono imbattuto in una curiosa quanto sintomatica polemica sull'architettura. Il manuale, a cura dell'Ing. I. Casali, si intitola “Tipi originali di casette popolari, villini economici, abitazioni rurali” e venne pubblicato nel 1915. La polemica, tenuta dal Casali a livello di estremo decoro, prendeva spunto dalla pubblicazione a Milano, nel luglio 1914, del Manifesto dell'architettura futurista, a cura di Antonio Sant'Elia, architetto, manifesto comparso sul n. 15 del periodico quindicinale Lacerba.Di fronte all'energica denuncia di Sant'Elia, il quale si scagliava con impeto contro il protrarsi dello “stile” infarcito di orpelli neoclassici, colpevole di aver annullato l'architettura dal '700 in poi, il Casali ironizzava. La pulizia, la necessità di liberazione del costruire dal “balordo miscuglio dei più vari elementi di stile, usato a mascherare lo scheletro della casa moderna”, pretese dal Sant'Elia, facevano sbottare il Casali in una pungente considerazione: ”Quindi nel linguaggio futurista, oltre le parole in libertà, oltre il dinamismo plastico, la musica senza squadratura, l'arte dei rumori, la poesia … vatela-pesca, il teatro sinfonico, ecc. dovremmo avere anche l'architettura … senza architettura”.A rileggere oggi il Manifesto dell'architettura futurista, sono portato, a causa della mia formazione culturale, a simpatizzare con Sant'Elia, catturato dal suo fervore razionalista e dalla forza e dalla poetica del suo scritto. Come si fa a non approvare “l'architettura del calcolo, dell'audacia temeraria e della semplicità; l'architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza”. Ma poi mitigo questa propensione pensando, non senza qualche nostalgia, ai rassicuranti villini del primo novecento, ove ho passato parte della mia infanzia, che permangono, sempre più rari, nel marasma edilizio che ci circonda, del quale peraltro il pensiero futurista non ha colpa. Da allora il dibattito architettonico ha subito mutevoli vicende. Ma le polemiche

18

Page 19: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

sullo stile, sul rapporto forma/funzione è ricorrente. Non paiono ancora del tutto placate le invettive del e sul “post-modernismo”, il quale pare abbia lasciato una triste eredità nell'architettura di accatto delle nostre periferie, dove la più bieca edilizia di speculazione si ammanta di timpani e lesene. Oggi si assiste, e confesso di provare per questo un disgusto sempre più accentuato, ad un forsennato consumo del territorio da parte di un’edilizia a dir poco prosaica, alla completa abdicazione di ogni tentativo di un disegno urbano e del paesaggio. Con l'avvento della simulazione tridimensionale nei sistemi di disegno assistito e automatizzato, per mezzo della tecnologia informatica siamo in grado di costruire la realtà virtuale dei nostri progetti. Questo fatto però non ci ha risparmiato dagli obbrobri. Capita così di osservare, nei cartelli di qualche cantiere, rendering che non hanno scongiurato la realizzazione dell'opera in costruzione. La globalizzazione sta producendo la perdita di coerenza e identità dei contesti urbani, anche di quelli storici. Si assiste ad una crescente “macdonaldizzazione” che livella qualsiasi individualità dei luoghi con la proliferazione delle stesse strutture, delle stesse insegne e alla “disneylandizzazione”, dove il falso diventa meglio del reale.Tanto più c'è appiattimento e mancanza di “anima”, quanto maggiore è la necessità di creare spazi artificiali. La passeggiata non la si fa più nel corso cittadino, ma nell'atrio del centro commerciale. Qui ci si incontra e ci si dà appuntamento. Ed il centro commerciale spesso scimmiotta il centro cittadino per simulare nella forma il “paese” che in realtà non è mai stato. Per altro verso lo sviluppo tecnologico, sia nel campo dell'informatica che della tecnologia edilizia, permette oggi di progettare, calcolare e realizzare opere dalle forme più impensate. Ciò ha portato nell'architettura progettata e costruita ad eloquenti esercizi formali. Le grandi firme dell'architettura internazionale sembrano aver ingaggiato una gara a chi realizza la forma più astrusa. Passata la moda dei grattacieli a supposta, vi è stata la moda dei “blob”, dei cartocci, e così via, a produrre forme estreme che paiono sfidare le leggi di gravità. Anche diverse città della provincia italiana vantano ipotesi di fallo ipertrofico nel loro tessuto urbano. Insomma, l'ennesima piaga formalista che deprime l'architettura, trasformandola in un inutile gioco geometrico.

19

Page 20: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

In questo oneroso esercizio di stile l'ispirazione pare venire dai più disparati esercizi. Qualche diceria vorrebbe che Frank O. Gehry si ispirasse appallottolando fogli di carta. Altre voci raccontano di superstar della progettazione folgorate dalla forma di un comune bivalve dell'Adriatico, la “vongola”. Le cronache raccontano che, nell'ultima Biennale d'Architettura, l'autore del Guggenheim di Bilbao abbia fatto una specie di outing, dando una bella lezione di umiltà. «Solo lo scorso anno sono crollate quattro delle mie strutture in costruzione» - ha raccontato - «mi chiedo perché mi consegnino ancora premi!».Eppure proprio dall'ultima Biennale d'Architettura pare venire un segnale interessante. Aaron Betsky, il cinquantenne direttore artistico chiamato a curare l'evento, pare abbia sottolineato in più occasioni che nel mondo contemporaneo non c'è bisogno di edifici, ma di idee, non di travi e ferro ma di nuovi sogni.Di fronte alla soverchiante, e spesso proterva, presenza del costruito si sente il bisogno di una sana riflessione sul vuoto, su una architettura che mi permetto di definire non.Lontano da me ogni ambizione di stilare un manifesto alla Sant'Elia, vorrei precisare qui alcuni concetti al solo fine di lenire lo spirito affranto.La migliore architettura (oggi) è quella che non si palesa. Il vuoto come architettura non è il nulla, ma è la condizione di possibilità di tutti gli eventi, di tutte le cose. Il vuoto in questo senso è il massimamente pieno. Il vuoto è inscindibile dal pieno e sta alla base di tutte le cose. E' il vuoto, nel senso più materiale del termine, che ci permette di vivere e usare ogni bene. La nozione di vuoto (shunya) non è vacuità nel senso difettivo occidentale, ma condizione di possibilità, un potenziale. Il vuoto è dinamico, pieno di possibilità in procinto di realizzarsi.L'architettura non è la più vasta ed utopica delle progettazioni. Essa è esentata dall'obbligo di stupire e, almeno temporaneamente, di realizzare. Si occupa di forma e di funzione ed é forma e funzione insieme. E' un esercizio formale che non si cristallizza in una forma fisica, ma dispone di perentorietà e di fini etici al pari di quelli espressi dall'architettura utopica di Boullè e di Ledoux.L'architettura non è basata sulla indeterminazione, sulla consapevolezza dell'impossibilità di prevedere tutte le funzioni e i ruoli possibili che lo spazio sarà

20

Page 21: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

chiamato ad assolvere nel tempo ed induce ad assumere un atteggiamento di progetto che punta l'attenzione sul programma, sulla valutazione di tutte le possibili combinazioni di usi/funzioni che lo spazio sarà chiamato ad assolvere. Il vuoto diventa lo strumento che consente e assicura tale indeterminazione, offrendo l'opportunità di riappropriarsi di uno spazio, con la massima possibilità di produrre l'inaspettato. L'architettura non ambisce a oltrepassare la frontiera dell'immateriale: il vuoto come spazio autentico, l'infinito come dimensione massima, il colore assoluto, sono i codici della pratica e diventano elementi essenziali per configurare una nuova visione dell'opera e della stessa identità dell'arte … per non smettere di sognare in un mondo migliore.

Alessandro GuaitoliArchitetto

21

Page 22: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 23: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Stefano Davidson

non Manifesto

ovvero:

La non essenza o meglio,

l’essenza dell’assenza

Page 24: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 25: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Il non individua nell’assenza la grande protagonista di questo inizio di terzo millennio poiché ritiene assolutamente evidente che la costante e ridondante presenza di “tutto” nella vita di ciascuno, in ogni momento della sua giornata, crei la necessità assoluta di assenze che gli consentano di riuscire a rilevare meglio e più distintamente le presenze. La troppa informazione, di qualunque genere sia, come si sa, crea infatti disinformazione poiché tutto diventa automaticamente, nonché contemporaneamente, il contrario di tutto.Il non nasce quindi dall’esigenza di riflettere sulla sempre più preoccupante assenza di assenze all’interno delle cose umane nel mondo cosiddetto “civile” dove tutto è compresso, tutto è pieno di tutto, tutti sembrano aver bisogno di tutto e subito. Per ragioni politiche o commerciali, ormai ogni nicchia di spazio e di tempo è stata riempita al limite della sua capienza. Dai muri delle città alle ex-immensità dell’etere, dal reale al virtuale, tutto è occupato da qualcosa. In pratica non rimangono più atolli di assenza, zone franche, tregue sensoriali ove poter riposare la mente, la quale non ha più materialmente il tempo di generare proprie fantasie, poiché colma di quelle di altri, indotte a forza giù per il nervo ottico, la coclea, le narici o la gola. Non c’è più tempo per pensare a ciò che si sta vivendo quotidianamente, poiché già domani si dovrà analizzare qualcosa di nuovo, che magari sarà esattamente l’opposto di ciò che è appena stato sperimentato. Ogni cosa ed il suo contrario esistono e sono qui, adesso. Il non nasce quindi per segnalare che ora è il momento di tirare il fiato, di frenare, di smetterla di guardare cosa fanno, o hanno fatto gli altri, e fare qualcosa noi. È necessario rientrare in noi stessi e occuparci di ciò che abbiamo dentro, c’è bisogno di pensare con le nostre singole teste e di tornare ad essere individui. Il non è la nostra capsula di salvataggio, è il nostro singolo spazio di sopravvivenza. Il non, in primis, siamo noi. Per far sentire meglio la sua voce il non ha scelto di manifestarsi in quanto

L’arte dell’assenza o L’assenza dell’arte

25

Page 26: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

movimento/progetto artistico, sia perché è proprio nel mondo dell’arte che ormai ci si trova di fronte ad una delle manifestazioni più evidenti del suddetto overload, sia perché l’arte è da sempre la prima forma di comunicazione a percepire il polso delle necessità di una società. Il non nasce quindi come una sorta di provocazione immateriale. Il non è un urlo muto che cerca di rimarcare quanto oggi possa essere vulnerabile la cultura, e quanto qualunque concetto possa essere strumentalizzato attraverso la saturazione dell’informazione: che sia esso etico, filosofico o fisico, non fa differenza. Parimenti il non è anche il tentativo di evidenziare come spesso si possa (e si cerchi di) far credere che sia arte anche ciò che arte non è, e di conseguenza come si riesca per raggiungere questo scopo a manipolare tutto, compreso il nulla. È per questo motivo che il non pretende di essere riconosciuto quale espressione artistica e si autonomina ultima frontiera dell’arte pittorica, nonché di qualunque altra forma di arte visiva o plastica. Il non si propone quindi quale concretizzazione del più grande paradosso commerciale ed economico della storia, inteso come compravendita del nulla, anziché di un qualcosa, spesso altrettanto inutile, ma decisamente più ingombrante e deteriorabile. Nel contempo il non sarà anche la realizzazione del massimo paradosso artistico, quale la preferenza dell’assenza di una espressione artistica, piuttosto che la sua presenza. Il non è in definitiva l’arte dell’assenza, ovvero la mancanza di qualunque forma d’arte nel senso materiale del termine. Ciò non significa che la creazione artistica non deve esistere, ma semplicemente che non deve essere percepita utilizzando alcuno dei cinque sensi ormai intasati da informazioni in continuo e costante arrivo da ogni dove. Oltretutto, molto spesso, gli inganni prodotti da vista, udito, tatto, olfatto e gusto sono tali da dovergli inibire la possibilità di condizionare il nostro modo di percepire l’arte. È solo in completa assenza di questi a volte inattendibili e comunque primitivi ausili che possiamo intuire la vera fonte della creazione artistica. È solo annullando ciò che costantemente ci rievoca i nostri bisogni primordiali, e con loro la nostra mortalità corporea, che possiamo accedere al vero infinito artistico. Il non sostituisce quindi la presenza di qualunque creazione

26

Page 27: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

artistica con la sua latitanza, evidente nella sua manifestazione tanto quanto lo sarebbe la sua presenza. L'assenza secondo il non è quindi molto più visibile della presenza, poiché quest’ultima è inadatta a rappresentare l'assoluto, il niente, l’

1ouden da cui il pan ha avuto origine. Anzi, si può certamente sostenere che l’indisponibilità fisica dell’opera, ed il vuoto che essa crea ove viene collocata (o forse sarebbe meglio dire non-collocata ) è assolutamente più rilevabile poiché, come detto poco sopra, essa non stimola alcuno dei sensi e, considerato quanto al giorno d’oggi, come detto, ognuno di essi viene in noi sollecitato continuamente ed in ogni modo, essa crea nel nostro cervello al momento della sua osservazione una sorta di tregua sensoriale, che consente così al nostro intelletto di lavorare senza alcun condizionamento. Il disimpegno dei sensi al cospetto di un’opera non permette al fruitore di concentrarsi solo ed esclusivamente sul reale significato della stessa, utilizzando meccanismi molto simili a quelli della meditazione. Conseguire il nulla come stato mentale accorderà infatti allo spettatore di essere totalmente concentrato sull' opera non e di raggiungere un livello di pensiero talmente alto a cui mai sarebbe potuto pervenire se fosse stato coscientemente attivo nell’atto stesso di pensare osservando qualcosa di specifico ed oggettivo. Comprendere ciò è fondamentale poiché ciascuna opera non dovrà essere considerata sempre ed assolutamente in modo integralmente soggettivo, di modo che sia il nostro proprio Io a materializzarla nella nostra mente esattamente come desideriamo che essa si presenti, a prescindere da ogni condizionamento esterno, sia esso indotto da vincoli di ordine culturale, così come da eventuali retaggi educazionali. Il non è infatti l’arte di ognuno, al di là delle sue oggettive capacità artistiche o creative. Ciascuna opera non è esattamente come desideriamo che sia, ed ognuna di esse corrisponderà sempre ed inevitabilmente al gusto di ciascuno. Il non supera quindi la barriera del gusto personale adattando la propria non-struttura alla discrezionalità di ciascun fruitore, inglobando anzi in se stesso qualunque esigenza

1ouden = niente / pan = tutto

27

Page 28: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

gli si proponga di volta in volta. L’opera d’arte nella concezione del non si deve quindi imporre e proporre solo in quanto potenziale, quando ancora non è, il che significa che l’arte non “deve essere” ma “può essere”. Per raggiungere questa condizione l’opera d’arte deve quindi non essere o, meglio, essere assente. Il non

2infatti va addirittura oltre il concetto di torii , poiché ha eliminato anche la struttura più essenziale nel suo cammino verso la perfezione, inseguendola attraverso l’intuizione di Antoine de Saint-Exupery il quale asserì che "la perfezione si ottiene non quando non c'è altro da aggiungere, ma quando non c'è altro da togliere".

3Il non è vicino tanto a Michelangelo , il cui scopo era eliminare tutto ciò che teneva la figura imprigionata nel blocco di pietra, quanto al pittore giapponese Ike No

4Taiga , quando sosteneva che “disegnare uno spazio bianco in cui non sia raffigurato assolutamente nulla è sicuramente l'impresa più difficile per un artista, perché non è facendo nulla che si ottiene il nulla, non è astenendosi dall'agire che si può evocare il vuoto”.

5Il non oltrepassa il ponte Shirakawa e l’attenzione di chi si pone al suo cospetto si

Elemento religioso shintoista che identifica l'intera natura come un tempio. Il torii è una trabeazione in legno, molto elementare, composta da due stipiti e due architravi, che viene posizionata in spazi aperti per segnare il confine tra territori di diversa conformazione. È una porta che non introduce in alcun luogo reale ma che, semplicemente, incornicia la natura come se fosse un quadro, indicando una via di meditazione verso il Tutto.

XVIII secolo.

Camminare su quel ponte diventa quindi un importante esercizio spirituale che consentSituato nel giardino della villa di Katsura (in Giappone) fu costruito con pietre grezze collocate a distanze e ad altezze diverse l'una dall'altra. Bisogna oltrepassarlo lentamente, facendo molta attenzione a dove si mettono i piedi. È come se su quel ponte si dovesse imparare di nuovo a camminare, come se si dovesse meditare sulla dimensione psicofisica del proprio incedere. Lì si viene spinti a fare attenzione sì alla forma, ma nel contempo si è ugualmente indirizzati verso una forma dell'attenzione. e di passare da una pietra all'altra osservando attentamente anche lo spazio che le separa in modo che l'estetica del vuoto trovi il suo fondamento in un'etica dell'attenzione.

“Io intendo scultura quella che si fa per mezzo di levare(…)”.

2

3

4

5

28

Page 29: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

deve concentrare esclusivamente sul vuoto, sull’estetica dell’assenza, e su quanto ciò può rappresentare o contenere, su come il non essere potrebbe invece essere, a seconda del soggetto che lo contempla, o dell’attimo in cui viene osservato. Si badi bene che nel non l’assenza è intesa sempre e comunque come mancanza “assoluta”. Non si può infatti ritenere non l’assenza, momentanea o definitiva, di un’opera che è stata o che è fisicamente tangibile e che, tra l’altro, rimane tale anche se collocata in una qualunque altra parte del mondo (cosmo?) o del tempo, rispetto a quella della sua abituale sistemazione. Ad esempio: quando nel 1911 Vincenzo Peruggia rubò La Gioconda dal Louvre, o quando, più recentemente, sparì L’Urlo dal Munch Museum, non si crearono degli involontari non poiché, non solo le due opere d’arte si trovavano comunque da qualche parte, ma soprattutto perché erano ed erano state. È infatti una delle leggi fondamentali che regolano il non quella che stabilisce che esso non è, non è stato e non sarà. Il non è ciò che Paul Klee cercava disperatamente, ciò che è "al di là dell’apparire", ossia ciò che va oltre la "comune radice terrestre". Il non è ciò a cui anelava Maleviç, quando realizzò il "quadrato bianco su bianco" tentando di bucare lo spazio pittorico nella direzione del "puro spazio originario". Il non è tutto ciò che si nasconde oltre i “tagli” di Fontana. Il non è il sottoinsieme di ogni possibile insieme artistico. Il non porta nell'arte quel nulla che già nella scienza e nella matematica si è fatto problematico e inquietante e che ricopre un ruolo altrettanto fondamentale, se non addirittura maggiore, della stessa realtà apparente. Il non è quindi un niente, ma è un niente come lo zero, come quel numero cardinale che indica la mancanza di ogni valore che però in un sistema di numerazione posizionale su base decimale aggiunto alla destra di altre cifre, serve a moltiplicarle per dieci. Il non è l’arte insita in ogni animo umano. Il non è tutta l’arte mai vista. Il non è tutta l’arte che avrebbe potuto essere ma non è stata, tutta quella che può essere ma non è, tutta quella che potrebbe essere ma non sarà. Ovviamente le caratteristiche principi delle opere non,ovverosia la loro incorporeità assoluta (da cui l’intangibilità) nonché la loro inudibilità, non consentono di classificarle seguendo canoni di catalogazione tradizionali. Questi

29

Page 30: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

ultimi del resto risultano assolutamente inadeguati anche per individuare l’eventuale posizione del non all’interno di una qualunque branca dello scibile

6 vuoto

30

Page 31: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

31

Page 32: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 33: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Stefano Davidson

non Manifesto

or rather:

non essence, or better,

the essence of absence.

Page 34: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 35: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

non views absence as the great protagonist of the beginning of the third millennium. Its unequivocal assertion is that the constant and redundant presence of "everything" in the life of western humans in every second of their day creates the absolute necessity for absences in order to better and more distinctly notice presence. It is widely known that information overload, in whatever form it takes, creates disinformation, given that everything automatically and simultaneously becomes the opposite of everything else. Hence non is born of the necessity to reflect on the ever more worrying absence of absence in human life in the so-called civilized world. Everything is squeezed together, everything is full of everything, everyone seems to need everything and all at once. By now, whether for political or commercial reasons, every niche of space and time has been filled to the limits of its capacity. From the walls of cities to the ex-immensity of the ether, from the real to the virtual; everything is occupied by something. In reality, there are no more atolls of absence, neutral zones, sensorial truces in which the mind can rest. The mind has positively no more time to create its own fantasies because it is full of those of others, forced into it by way of the optic nerve, the cochlea, the nostrils or the throat. There is no more time to think about our experiences of today since tomorrow will bring something new to ponder that will perhaps be the exact opposite to what we just experienced. Everything and its opposite exist and they are here, now. non, therefore, has come into being as a sign that now is the time to hold our breath, to take a break, to stop looking at what others are doing or have done, and do something ourselves. We must look at ourselves and concern ourselves with what we have inside. We must think with our own heads and return to being individuals. non is our survival kit. It is our only hope for continued existence. non is us. To make its voice heard, non has chosen to manifest itself as a movement/artistic project, precisely because the world of art is at the forefront of one of the most high

The art of absence or The absence of art

35

Page 36: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

profile displays of the fore-mentioned overload. Also because art as a form of communication is always the first to detect a pulse when it comes to the needs of a society. The non is therefore a type of immaterial provocation. non is a mute cry that seeks to point out how vulnerable culture is today, how any concept can be exploited through the saturation of information, whether it be ethical, philosophical or physical, there is no difference. Likewise, non is an attempt to highlight how often we are made to believe that something is art even if it is not and how as a consequence it is possible to manipulate anything, even nothingness. For this reason non demands to be recognized as artistic expression and

doesn't mean that artistic creation must not exist, but simply that it must not be perceived using any of the five senses that are by now congested with the continuous and constant flow of information coming from all around us. This is because very often the deceptions produced by sight, sound, touch, smell and taste are such that they must be barred from the possibility of conditioning our way of perceiving art. It is only in complete absence of these, at times unreliable and in any case primitive, aids that we can intuit the true source of artistic creation. It is only by annulling what constantly drags us back to our primordial urges, and thus to our physical mortality, that we can access true artistic infinity. non therefore substitutes the presence of an artistic creation with its lack, as notable in its manifestation as its presence would be. Absence, however, according non, is even more visible than presence, since presence is not capable of representing the absolute, the nothing, the ouden (ouden)

commissions itself as the last frontier in pictorial art and all other visual or plastic art forms. Hence non puts itself forward as the concretization of the biggest commercial and economic paradox in history: dealing in nothing, instead of in something, which is often just as useless but unquestionably more burdensome and perishable. At the same time, non also becomes the realization of the ultimate artistic paradox: preference for the absence of artistic expression over its presence . Ultimately, non is the art of absence, the lack of any art form in the material sense of the word. This

36

Page 37: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

7from which pan (pan) originates. It can easily be claimed that the physical unavailability of a work of art and the void this creates where it is placed (or perhaps it is better to say where it is non-placed ) is most certainly more notable since, as explained earlier, it stimulates none of the senses. Thus, considering how much our senses are constantly stimulated each day and in every way, the lack creates in our minds, at the moment of its observation, a kind of sensorial truce that allows our intellect to work without conditioning. The disengagement of the senses in the presence of a non work allows the person experiencing it to concentrate exclusively on its real meaning by using mechanisms very similar to those of meditation. Achieving nothingness as a mental state allows spectators to be completely concentrated on the non work and to reach a level of thought much higher than they would ever have been able to reach if they were consciously participating in the actual act of thinking while observing something specific and objective. To understand this is fundamental since each non work must absolutely always be considered in an integrally subjective way, in such a way that it is our own Self that materializes it in our minds exactly how we desire it to be represented irrespective of any external conditioning, imposed by either the bonds of cultural order or educational legacies. non is the art of everyone, irrespective of objective artistic or creative capacities. Each non work is exactly how we want it to be, and each will always and inevitably correspond to individual taste. Hence non overcomes the barriers of personal taste, adapting its own non-structure to the discretion of each individual, encompassing within it any requirement it is given time after time. The work of art within the concept of non must impose itself and propose itself only as potential, what is yet to be, which means that art isn't a “must be” but a “can be”. To achieve this state the work of art must therefore not be or, better yet, be absent. In

ouden = nothing / pan = everything7

37

Page 38: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

8fact, non even goes beyond the concept of torii , eliminating even the most essential structure in its path to perfection, which it pursues through the intuition of Antoine de Saint-Exupery who asserted that "Perfection is achieved, not when there is nothing more to add, but when there is nothing left to take away". non is

9close to Michelangelo whose method was to eliminate everything that kept a figure 10

imprisoned in the block of stone, and to the Japanese painter Ike No Taiga , who claimed that “drawing a blank space in which absolutely nothing is depicted is surely the most difficult task for an artist, because it is not by doing nothing that one obtains nothingness, it is by not refraining from acting that one can conjure up the

11void”. non even goes beyond the Shirakawa bridge. The attention of those who place themselves in its view must focus itself exclusively on the void, on the esthetic of absence, on how much it can represent or contain, on how not being could instead be, depending on the subject that is contemplated or the moment in which it is observed. Note that in non the absence is nevertheless always understood as "absolute" lack. You cannot define as non as the absence, either

Shintoist religious element that defines all of nature as a temple. The torii is a simply constructed trabeation in wood, composed of two side posts and two architraves, placed in open spaces to mark the border between differing terrains. It is a door that leads to no real place but that simply frames nature as if it is a painting, demonstrating a way of contemplating Everything.

"Io intendo scultura quella che si fa per mezzo di levare(…)" [I understand sculpture to be that which is done by taking away]

18th century.

Situated in the garden of the Katsura Imperial Villa (in Japan) it was build using rough stone placed at varying heights and distances. You have to cross it slowly, being careful where you put your feet. It is as if on that bridge you must learn to walk all over again, as if you are required to meditate on the psycho-physic dimension of your gait. There you are indeed forced to pay attention to the form, but at the same time you are directed towards a form of attention. To walk on this bridge therefore becomes and important spiritual exercise that allows you to pass from one stone to the next, observing attentively even the space that separates them in the same a way that the aesthetics of nothingness finds its foundation in an ethic of attention.

8

9

10

11

38

Page 39: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

temporary or permanent, of a work that was or that is physically tangible since it remains as such even if it is located in another part of the world (or cosmos?) or another time, with respect to its habitual location. For example, when in 1911 Vincenzo Peruggia stole La Gioconda from the Louvre, or when, more recently, The scream disappeared from the Munch Museum, unintentional non's were not created, not simply because the two works of art were somewhere, but also because they were and they had been. In fact one of the fundamental laws that regulates non establishes that non pard plain is not, was not, and will not be. non is what Paul Klee was desperately looking for, that which is “beyond appearance”, or rather, that which goes beyond “common terrestrial origins”. non is what Maleviç was yearning for when he produced his painting “White on White”, attempting to penetrate pictorial space with “pure primal space”. non is everything that is hidden behind Fontana's “tagli” (slashes). non is the subset of every possible artistic ensemble. non brings to art the null that has already been problematic and unsettling in science and mathematics where it has an equally, if not more, fundamental role than visible reality. non is therefore a nothing, but it is a nothing similar to zero, similar to that cardinal number that indicates the lack of any value, a value however that in a positional, decimal-based, numerical system, when added to the right of other numbers, serves to multiply them by ten. non is the art that is innate in every human spirit. non is all the art that has never been seen. non is all the art that could have been but wasn't, all that can be but isn't, all that could be but will not be. Obviously the principle characteristics of non works, their absolute physical unreality (which generates intangibility) as well as their inaudibility, prevent them from being classified according to the traditional rules of cataloguing. These rules prove themselves in any case to be wholly inadequate, even for identifying the potential position of non within a branch of human knowledge. Because of its very composition (this term is also completely inappropriate, better perhaps to say because of its very transcendence), non escapes any artistic, ethical, philosophical or semantic classification. This is because its affiliation with a specific area would constitute the identification of its presence and in

39

Page 40: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

consequence would lead to the negation of its very essence and, considering that this in itself is a negation, it would create a double negation which in turn produces

12 void.40

Page 41: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Stefano Davidson

O más bien:

La non esencia o mejor,

la esencia de la ausencia

non Manifiesto

Page 42: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 43: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

El non reconoce en la ausencia, la gran protagonista del inicio de este trcer milenio, porque considera absolutamente evidente que la constante y redundante presencia del “todo” en la vida de cada uno, en cada momento de nuestros días, crea la necesidad absoluta de ausencias que nos permita realzar mejor y más distintamente la presencia. La información en exceso, sea de cualquier género, como se sabe, crea efectivamente desinformación, porque todo se vuelve automáticamente y, al mismo tiempo, el contrario de todo. Por lo tanto, el non nace de la exigencia de reflexionar sobre la siempre preocupante ausencia de ausencias al interior de las cosas humanas en este mundo llamado “civilizado”, donde todo está contenido, donde todo está lleno de todo, donde todos parecen tener necesidad de todo e inmediatamente.Actualmente, por razones políticas o comerciales, cada rincón de espacio y de tiempo ha sido llenado al límite de su capacidad. Desde los muros de la ciudad hasta la ex-inmensidad del éter, desde lo real hasta lo virtual, todo es ocupado por algo.Prácticamente no quedan espacios de ausencia, zonas francas, treguas sensoriales para poder reposar la mente, la misma que no tiene materialmente el tiempo suficiente para generar sus propias fantasías, porque está llena de aquellas ajenas, inducida por el nervio óptico, el oído, la nariz o la garganta. No hay tiempo para pensar en aquello que se está viviendo cotidianamente, porque mañana ya se tendrá que analizar algo nuevo, que tal vez será exactamente lo opuesto de aquello que apenas ha sido experimentado. Cada cosa y su contrario existen, y están aquí, ahora. Por ello, el non nace para indicar que ahora es el momento de detenerse, de parar, de dejar de mirar lo que hacen o han hecho otros, y hacer algo nosotros. Es necesario entrar en nosotros mismos y ocuparnos de aquello que tenemos dentro, hay necesidad de pensar con nuestras propias mentes y regresar a ser individuos. El non es nuestra cápsula de rescate, es nuestro único espacio de sobrevivencia. El non, in primis, somos nosotros.

El arte de la ausencia o La ausencia del arte

43

Page 44: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Para hacer escuchar mejor su voz el non ha escogido manifestarse como movimiento/proyecto artístico, ya sea, porque precisamente en el mundo del arte es que nos encontramos frente a una de las manifestaciones más evidentes del llamado overload, o porque el arte es desde siempre la primera forma de comunicación que toma el pulso a las necesidades de una sociedad. El non nace, por lo tanto, como un tipo de provocación inmaterial.El non es un grito mudo que busca realzar en qué medida actualmente la cultura puede ser vulnerable, y en qué medida cualquier concepto puede ser instrumentalizado a través de la sobrecarga de información: que ello sea ético, filosófico o físico, da lo mismo. Igualmente, el non también es el tentativo para evidenciar como frecuentemente se puede (y se busca) hacer creer que es arte aquello que no lo es, y consecuentemente para lograr dicho propósito se logre manipular todo, e incluso la nada. Es por ello que el non busca ser reconocido como expresión artística, que además se autodenomina el último confín del arte pictórico, así como cualquier otra forma de arte visivo o plástico. Por ello, el non se propone como la concretización de la paradoja comercial y económica más grande de la historia, entendida como la compra venta de la nada, más bien que de algo, a menudo igualmente inútil, pero indudablemente mucho más grande y deteriorable. Al mismo tiempo el non será también la realización de la máxima paradoja artística, como preferencia de la ausencia de una expresión artística, más bien que su presencia.El non es definitivamente el arte de la ausencia, o más bien, la falta de cualquier forma de arte en el sentido material del término. Ello no significa que la creación artística no deba existir, sino que simplemente no debe ser percibida utilizando alguno de los cinco sentidos, ya obstruidos de información que llegan continua y constantemente de todas partes. Además, muy a menudo los engaños producidos por la vista, el oído, el olfato y el gusto, son tales, que debemos inhibirles la posibilidad de condicionar nuestro modo de concebir el arte. Es sólo en completa ausencia de estos engañosos y de cualquier manera primitivos auxilios que

44

Page 45: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

podemos intuir la verdadera fuerza de la creación artística. Es sólo anulando aquello que constantemente nos evoca nuestras necesidades primordiales, y con ello nuestra mortalidad corpórea, que podemos acceder al verdadero infinito artístico. Por ello, el non sustituye la presencia de alguna creación artística con su ausencia, evidente en su manifestación tanto como lo sería su presencia. La ausencia según el non es mucho más visible que la presencia, porque esta última es

13inadecuada para representar el absoluto, la nada, la ouden de cuyo pan se ha originado. Más bien, se puede ciertamente sostener que la indisponibilidad física de la obra, y el vacío que ella crea donde es colocada (o tal vez sería mejor decir non-colocada) es absolutamente más notable porque, como se ha dicho anteriormente, ello no estimula alguno de los sentidos y, dado que actualmente cada uno de ellos es solicitado continuamente y de cualquier manera, ello crea en nuestro cerebro al momento de la observación un tipo de tregua sensorial, que permite a nuestro intelecto trabajar sin ningún condicionamiento. El desempeño de los sentidos frente a una obra non permite al beneficiario concentrarse sólo y exclusivamente en el real significado de la misma, usando mecanismos muy similares a aquellos de la meditación. Conseguir la nada como estado mental, le permitirá al espectador estar totalmente concentrado en la obra non y lograr un nivel de concentración tan alto al que nunca hubiera llegado si hubiera estado conscientemente activo en el acto mismo de pensar observando algo específico y objetivo. Comprender aquello es fundamental porque cada obra non tendrá que ser considerada siempre y absolutamente en modo integralmente subjetivo, de modo que sea nuestro propio Yo la que materialice en nuestra mente exactamente como deseamos que ella se presente, al margen de los condicionamientos externos, sean ellos inducidos por vínculos de orden cultural, así como por eventuales herencias educativas. El non es, efectivamente, el arte de

13 ouden = nada / pan = todo

45

Page 46: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

cada uno, más allá de sus objetivas capacidades artísticas o creativas. Cada obra non es exactamente como deseamos que sea, y cada una de ellas responderá siempre e inevitablemente al gusto de cada uno. El non supera entonces la barrera del gusto personal, adaptando precisamente la no-estructura a la discrecionalidad de cada espectador, incluyendo más bien en si misma cada vez, cualquier exigencia que se le proponga. La obra de arte de acuerdo a la concepción del non se debe imponer y proponer sólo potencialmente, dado que todavía no es, lo que significa que el arte no “debe ser” sino que “puede ser”. Para lograr esta condición la obra de

14arte debe no ser o, más bien, ser ausente. El non va más allá del concepto de torii , porque ha eliminado también la estructura más esencial en su camino hacia la perfección, el cual es seguido a través de la intuición de Antoine de Saint-Exupery, quien señaló que “la perfección se alcanza, no cuando no hay nada más que añadir,

15sino cuando no queda más que quitar”. El non es tan cercano a Miguel Ángel , cuyo propósito era eliminar todo aquello que tenía a la figura aprisionada en el

16bloque de piedra, como al pintor japonés Ike No Taiga , cuando sostenía que “dibujar un espacio blanco en el que no se represente absolutamente nada es probablemente la empresa más difícil para un artista, porque no es haciendo nada que se obtiene la nada, y porque no es absteniéndose de actuar que se puede evocar

Elemento religioso sintoísta que indentifica toda la naturaleza como un templo. El torii es una entablado de madera, muy elemental, compuesto por dos columnas sobre las que se sustentan dos travezaños paralelos, que son puestos en espacios abiertos para señalar el límite entre territorios de diferente conformación. Es una puerta que no lleva a un lugar real pero que, simplemente, enmarca la naturaleza como si fuera un cuadro, indicando una vía de meditación hacia el Todo.

“Io intendo scultura quella che si fa per mezzo di levare(…)”[Yo entiendo por escultura lo que se realiza a fuerza de quitar]

Siglo XVIII.

14

15

16

46

Page 47: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

17el vacío”. El non va más allá del puente Shirakawa , y la atención de quien se pone frente a él debe concentrarse exclusivamente en el vacío, en la estética de la ausencia, en cuanto ello puede representar o contener, y en como el no ser podría más bien ser, según el sujeto que lo contempla, o el momento en el que es observado. Se observa que en el non la ausencia es entendida siempre y de cualquier manera como la falta “absoluta”. No se puede asumir como non la ausencia, momentánea o definitiva, de una obra que ha sido o que es físicamente tangible y que, además, existe igual aunque fuera colocada en cualquier otra parte del mundo (¿cosmos?) o del tiempo, respecto a su ubicación habitual. Por ejemplo, cuando en el 1911 Vincenzo Peruggia robó La Gioconda del Luvre, o cuando, recientemente, desapareció L’Urlo del Museo Munch, no se crearon los involuntarios non porque, no sólo las dos obras de arte se encontraron en algún lugar, sino sobre todo porque fueron y habían sido. Efectivamente, una de las leyes fundamentales que regula el non es aquella que establece que aquello que no es, no ha sido, y no será. El non es aquello que Paul Klee buscaba desesperadamente, aquello que es “más allá de la apariencia”, es decir aquello que supera la “común raíz terrestre”. El non es aquello que anhelaba Malevic, cuando hizo el “cuadrado blanco sobre blanco” intentando agujerear el espacio pictórico en la dirección del “puro espacio originario”. El non es todo aquello que se esconde detrás de los “tajos” de Fontana.

Situado en el jardín de la ciudad de Katsura (en Japon), fue construido con piedras toscas colocadas en diferentes alturas y distancias una de otra. Es necesario pasarlo lentemente, poniendo mucha antención en donde se meten los pies. Es como si sobre aquel puente se debiera aprender a caminar de nuevo, como si se debiera meditar sobre la dimención psicofísica de la propia postura. Allí se viene forzado a poner atención a la forma, pero al mismo tiempo se está igualmente dirigido hacia una forma de atención. Así, caminar sobre aquel puente se convierte en un importante ejercicio espiritual que permite pasar de una piedra a otra observando atentamente también el espacio vacío que las separa, de tal manera, que la estética del vacío encuentra su fundamento en una ética de la atención.

17

47

Page 48: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

El non es el subconjunto de cada posible conjunto artístico. El non lleva al arte aquella nada que ya en la ciencia y en las matemáticas ha sido problemática e

48

Page 49: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

un mundo convexo. El non es el vacío que compensa lo lleno. El non va más allá de la percepción sensorial. El non es el virtual supremo. El non es la única forma de arte visivo que puede ser observado con los ojos cerrados. El non es el dogma del arte. El non, finalmente, es definible como la gestación perenne y, por consiguiente, representa el máximo femenino, el origen. El non es Dios.

Vacío.18

49

Page 50: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 51: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Stefano Davidson

Ou bien :

La non essence, ou plutôt

l’essence de l’absence

non Manifeste

Page 52: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 53: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Le non voit dans l’absence la grande protagoniste de ce début de troisième millénaire: il tient en effet pour absolument évident que la présence constante et redondante de "tout" dans la vie de chacun, à tout moment de la journée, crée la nécessité absolue d’absences qui lui permettent d’appréhender les présences, à la fois mieux et plus distinctement. Comme on sait, l’excès d’information, de quelque genre que ce soit, crée de la désinformation, tout devenant automatiquement et simultanément le contraire de tout. Le non naît donc de l’exigence de réfléchir sur un phénomène de plus en plus inquiétant: l’absence d’absences à l’intérieur des choses humaines dans le monde "civil", où tout est comprimé, où tout est plein de tout, où tous semblent avoir besoin de tout, tout de suite. Pour des raisons politiques et commerciales, chaque recoin d’espace et de temps a désormais été rempli à la limite de ses capacités d’accueil. Des murs de la ville aux ex-immensités de l’éther, du réel au virtuel, tout est occupé par quelque chose. En pratique, il ne reste plus d’atolls d’absence, de zones franches, de trêves sensorielles où pouvoir se reposer l’esprit, lequel esprit n’a plus le temps matériel de générer ses propres fantaisies, puisqu’il est plein de celles des autres, incorporées de force par le nerf optique, la cochlée, les narines ou la gorge. Nous n’avons plus le temps de penser à ce que nous vivons quotidiennement, car dès demain nous devrons analyser quelque chose de nouveau, qui sera peut-être exactement le contraire de ce que nous venons d’expérimenter. Chaque chose et son contraire existent, ici et maintenant. Le non naît donc pour signaler que le moment est venu de retenir son souffle, de freiner, de cesser de regarder ce que font les autres, ou ce qu’ils ont fait, et de faire nous-mêmes quelque chose. Il est nécessaire que nous rentrions en nous-mêmes et que nous nous occupions de ce que nous avons en nous; nous devons penser par nous-mêmes et redevenir des individus. Le non est notre capsule de sauvetage, c’est notre espace personnel de survie. Le non, in primis, c’est nous.

L’art de l’absence Ou L’absence de l’art

53

Page 54: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Pour mieux faire entendre sa voix, le non a choisi de se manifester en tant que mouvement/projet artistique: d’abord, parce que c’est dans le monde de l’art que nous sommes désormais en présence de l’une des manifestations les plus évidentes du susdit overload; ensuite, parce que l’art est depuis toujours la première forme de communication qui prenne le pouls des besoins d’une société. Le non voit donc le jour comme une sorte de provocation immatérielle. Le non est un hurlement muet qui essaye de montrer combien la culture peut être vulnérable aujourd’hui, de montrer que n’importe quel concept peut être instrumentalisé à travers la saturation de l’information: peu importe qu’il s’agisse d’un concept éthique, philosophique ou physique. De même, le non est aussi la tentative de montrer que l’on peut souvent (et que l’on essaye de) faire passer pour de l’art ce qui n’en est pas; et que pour atteindre ce but, on en arrive à tout manipuler, y compris le néant. C’est pour cette raison que le non veut être reconnu comme une expression artistique et qu’il se proclame lui-même "la frontière de l’art pictura " et de toute autre forme d’art visuel ou plastique. Le non se présente donc comme la concrétisation du plus grand paradoxe commercial et économique de l’histoire: l’achat et la vente du néant, plutôt que de quelque chose, souvent tout aussi inutile, mais nettement plus encombrant et périssable. Et le non sera aussi la réalisation du plus grand paradoxe artistique: la préférence de l’absence d’une expression artistique, plutôt que sa présence . Le non est en définitive l’art de l’absence, c’est-à-dire le manque de toute forme d’art au sens matériel du terme. Cela ne veut pas dire que la création artistique ne doive pas exister, mais simplement qu’elle ne doit pas être perçue par le biais des cinq sens désormais engorgés d’informations arrivant à jet continu de toutes les directions possibles. De plus, les illusions produites par la vue, l’ouïe, le tact, l’odorat et le goût sont souvent si puissantes qu’il faut empêcher ces sens d’avoir la possibilité de conditionner notre manière d’appréhender l’art. C’est seulement en l’absence complète de ces auxiliaires, parfois indignes de foi et en tout cas primitifs, que nous pouvons avoir l’intuition de la véritable source de la création artistique. C’est seulement en annulant ce qui évoque constamment en nous nos

54

Page 55: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

besoins primordiaux, et avec eux notre mortalité corporelle, que nous pouvons accéder au véritable infini artistique. Le non remplace donc la présence de toute création artistique par son inexistence, aussi évidente dans sa manifestation que le serait sa présence. L’absence selon le non est donc beaucoup plus visible que la présence, puisque cette dernière est inappropriée pour représenter l’absolu, le

19néant, l’ouden qui est à l’origine du pan. On peut même soutenir que l’indisponibilité physique de l’œuvre, et le vide que celle-ci crée là où elle est placée (peut-être vaudrait-il mieux dire "non-placée"), est absolument plus perceptible: en effet, comme nous venons de le dire, elle ne stimule aucun sens et, étant donné qu’au jour d’aujourd’hui chacun de ceux-ci est continuellement sollicité en nous de toutes les manières possibles, elle crée dans notre cerveau au moment de son observation une sorte de trêve sensorielle qui permet à notre intellect de travailler sans aucun conditionnement. Le désengagement des sens en présence d’une œuvre non permet à l’observateur de se concentrer exclusivement sur la signification réelle de celle-ci, en utilisant des mécanismes très semblables à ceux de la méditation. Atteindre le néant comme état mental permettra en effet au spectateur d’être totalement concentré sur la non œuvre et d’atteindre un niveau de pensée si élevé qu’il n’aurait jamais pu parvenir à ce stade s’il avait été consciemment actif dans l’acte même de penser en observant quelque chose de spécifique et d’objectif. Il est fondamental de comprendre cela, puisque chaque œuvre non devra être considérée toujours et absolument de manière intégralement subjective, de façon que ce soit notre propre Moi qui la matérialise dans notre esprit, exactement comme nous désirons qu’elle se présente, indépendamment de tout conditionnement extérieur, qu’il soit induit par des contraintes d’ordre culturel, ou par d’éventuels héritages de l’éducation. Le non est en effet l’art de chacun, indépendamment de ses capacités artistiques ou créatives objectives. Chaque œuvre non est exactement

ouden = rien / pan = tout.19

55

Page 56: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

comme nous désirons qu’elle soit, et chacune d’elle correspondra toujours et inévitablement au goût de chacun. Le non dépasse donc la barrière du goût personnel, en adaptant sa propre non-structure au pouvoir discrétionnaire de chaque observateur, en englobant même en soi toute exigence qui se proposerait au cas par cas. L’œuvre d’art dans la conception du non doit donc s’imposer et se proposer seulement comme potentielle, lorsqu’elle n’est pas encore, ce qui signifie que l’art ne "doit pas être", mais qu’il "peut être". Pour atteindre cette condition, l’œuvre d’art doit donc ne pas être, ou plutôt elle doit être absente.

20En effet, le non va même au-delà du concept de torii , car il a éliminé également la structure la plus essentielle dans son chemin vers la perfection, en recherchant celle-ci à travers l’intuition de Saint-Exupéry, qui affirmait que "l’on obtient la perfection non pas quand il n’y a plus rien à ajouter, mais quand il n’y a rien à enlever".

21Le non est proche autant de Michel-Ange , qui avait pour objectif d’éliminer tout ce qui emprisonnait la figure dans le bloc de pierre, que du peintre japonais Ike No

22Taiga , qui soutenait que "dessiner un espace blanc dans lequel il n’y ait absolument rien de représenté, est certainement l’entreprise la plus difficile pour un artiste, car ce n’est pas en ne faisant rien qu’on obtient le néant, ce n’est pas en s’abstenant d’agir que l’on peut évoquer le vide". Le non franchit le pont

Élément religieux shintoïste qui identifie la nature entière comme un temple. Le torii est un entablement en bois, très élémentaire, composé de deux montants et de deux architraves, qui est placé dans des espaces ouverts pour marquer la limite entre des territoires de différentes conformations. C'est une porte qui n'introduit dans aucun lieu réel, mais qui encadre simplement la nature comme si c'était un tableau, en indiquant une voie de méditation vers le Tout.

« J'appelle sculpture celle qui se fait en enlevant […]. »e

XVIII siècle.

20

21

22

56

Page 57: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

23Shirakawa et l’attention de ceux qui se placent en sa présence doit se concentrer exclusivement sur le vide, sur l’esthétique de l’absence et sur ce que cela peut représenter ou contenir, sur le fait que le non être pourrait être en fonction du sujet qui le contemple, ou de l’instant où on l’observe. Remarquons bien que dans le non, l’absence est toujours considérée comme manque "absolu". En effet, on ne peut pas considérer comme non l’absence, momentanée ou définitive, d’une œuvre qui a été ou qui est physiquement tangible et qui reste d’ailleurs telle, même si elle est placée à n’importe quel autre endroit du monde (cosmos?) ou du temps, par rapport à son emplacement habituel. Par exemple: quand Vincenzo Peruggia a volé La Joconde au Louvre en 1911, ou quand, plus récemment, Le Cri a disparu du Munch Museum, il ne s’est pas créé des non involontaires: en effet, non seulement ces deux œuvres d’art se trouvaient quand même quelque part, mais surtout elles étaient et avaient été. En effet, une des lois fondamentales qui règlent le non établit que celui-ci n’est pas, n’a pas été et ne sera pas.Le non est ce que Paul Klee cherchait désespérément, ce qui est "au-delà de l’apparaître", c’est-à-dire ce qui va au-delà de la "commune racine terrestre". Le non est ce que recherchait Malevitch quand il a réalisé le "carré blanc sur fond blanc", en tentant de trouer l’espace pictural en direction du "pur espace originaire". Le non est tout ce qui se cache derrière les "déchirures" de Fontana. Le non est le

Situé dans le jardin de la villa de Katsura (au Japon), il a été construit avec des pierres brutes placées à distance et à des hauteurs différentes les unes des autres. Il faut le franchir lentement, en faisant très attention aux endroits où l'on met les pieds. C'est comme si, sur ce pont, on devait apprendre de nouveau à marcher, comme si l'on devait méditer sur la dimension psychophysique de sa propre progression. On est incité à faire attention à la forme, mais, en même temps, on est également orienté vers une forme de l'attention. Marcher sur ce pont devient donc un exercice spirituel important qui permet de passer d'une pierre à l'autre en observant aussi, attentivement, l'espace qui les sépare, de sorte que l'esthétique du vide trouve son fondement dans une éthique de l'attention.

23

57

Page 58: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

sous-ensemble de tout ensemble artistique possible. Le apporte dans l'art ce néant qui est déjà problématique et inquiétant dans la science et dans les

non

58

Page 59: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

24 Vide.

59

Page 60: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 61: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

nonLE 12 OPERE THE 12 WORKS

LAS 12 OBRAS LES 12 ŒUVRES

Page 62: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 63: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Opera in omaggio a Plotino il filosofo che ricostruisce per via negativa il processo logico che porta ad ammettere l'Uno al di sopra della pensabilità degli oggetti finiti. Il disperdersi dell'Anima nel mondo presuppone un'unità da cui essa procede, cioè il Íïýò (Noùs) o Intelletto, il quale a sua volta non può essere pensato senza ammettere un Uno al di là di esso. È il modo intuitivo di pensarsi e costituirsi dell'Intelletto che ci fa capire la necessità dell'Uno assoluto. L'Uno va ammesso non perché sia possibile dimostrarne direttamente l'esistenza (poiché in tal caso verrebbe ridotto a un semplice dato oggettivo), ma in quanto condizione della stessa attività logica e raziocinante che permette di pensare gli oggetti finiti e riconoscerli per quello che sono, cioè errore, sviamento. Secondo Plotino infatti il pensiero pensato, cioè posto in maniera quantificabile e finita, è un'illusione e un inganno, dovuto a una mentalità materialista. Nel pensare qualcosa, anche una qualunque realtà sensibile, questa non si pone come un semplice oggetto, ma è in realtà soggetto che si rende presente al pensiero; la caratteristica principale del pensiero, cioè, è quella di possedere la mente, non di essere posseduto, e comporta dunque la perdita della coscienza che viene rapita dal suo stesso oggetto. Compito della filosofia è riconoscere l'errore insito nel senso comune, e riportare l'uomo lungo un percorso di ascesi a identificarsi con l'attività suprema e inconscia del pensiero, nella quale è presente tutta la realtà, eliminando il superfluo fino a giungere all'estasi. L'Uno non è un oggetto, ma un soggetto di pensiero, superiore allo stesso essere, e anzi non descrivibile a rigore neppure come soggetto, né come pensiero di sé, perché ogni riflessività è ancora un raddoppio; esso non è né coscienza, né volontà, né amore, né atto morale. Per questo ci appare come un nulla, come negatività totale. Ma, dice Plotino, si tratta di un nulla gnoseologico, non ontologico: un nulla che vuol dire potenziamento, non diminuzione; pienezza traboccante, non un semplice vuoto. Ad esso tuttavia la nostra coscienza vi giunge per decremento, anziché per innalzamento: per superare se stessi infatti occorre secondo Plotino sprofondare in se stessi.

L'Uno / The One / El Uno / L’Un

Pensiero su aria / Thought on air / Pensamiento en aire / Pensée sur aircm.100x100

63

Page 64: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Homage to Plotinus the philosopher who reconstructs from a negative starting point the logical process that leads to acknowledging the One as beyond the conceivability of finite objects. The diffusion of the Soul in the world presupposes a unity from which it comes, that is the Íïýò (Noùs) or Intellect, which in itself cannot be thought of without acknowledging a One beyond it. It is the intuitive way to think of oneself and to construct the Intellect that makes us understand the necessity of the absolute One. The One becomes acknowledged not because it is possible to directly prove its existence (since this would reduce it to simple objective data), but because it is the same rational and logical activity that allows us to think of finite objects and recognizing them for what they are: error and deviation. In fact, according to Plotinus a thought formed in a quantifiable and finite manner is an illusion and a deception, the product of a materialistic mind. Thinking of something, even a perceivable reality, does not give rise to a simple object, but rather a subject that becomes present to thought; the primary characteristic of thought is that of possessing the mind, not of being possessed, and therefore it creates a loss of the conscience that is taken from its own object. The duty of philosophy is to recognize the error inherent in common sense, and to bring man back to the a path of ascesis, to identify itself with the supreme and unconscious activity of thought, in which all reality is present, eliminating the superfluous to the point of reaching ecstasy. The One is not an object but a subject of thought, superior to being, yet not strictly describable even as a subject, or as thought of itself, because every reflexivity is again a double. It is neither conscience, nor will, nor love nor moral act. Because of this it appears to us as nothingness, as total negativity. But, says Plotinus, it is a gnoseological, not an ontological nothingness; a nothingness that means strengthening, not decline; overflowing fullness, not a simple void. Nevertheless our conscience arrives at it by decline, rather than by elevation. In fact, surpassing oneself, according to Plotinus, happens by collapsing into oneself.

Obra en honor a Plotonio el filósofo que reconstruye a través de la negación el proceso que lleva a admitir al Uno más allá de la pensabilidad de los objetos terminados. La dispersión del Alma en el mundo presupone una unidad de donde ella proviene, es decir, el Íïýò (Noùs) o Intelecto, el que a su vez no puede ser pensado sin admitir un Uno, más allá de él mismo. Es el modo intuitivo de pensarse y constituirse del Intelecto que nos hace entender la necesidad del Uno absoluto. El Uno es admitido no porque sea posible demostrar directamente su existencia (porque en tal caso sería reducido a un simple dato objetivo), sino como condición

64

Page 65: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

de la misma actividad lógica y racionante que permite pensar en los objetos terminados y reconocerlos por aquello que son, es decir, error, desviación. Según Plotino el pensamiento pensado, es decir, puesto de manera cuantificable y terminada, es una ilusión y un engaño, debido a una mentalidad materialista. Al pensar en algo, incluso cualquier realidad sensible, ésta no se presenta como un simple objeto, sino en realidad como un sujeto que se hace presente en el pensamiento; la característica principal del pensamiento, es aquella de poseer la mente, no de ser poseído, e implica por lo tanto la pérdida de consciencia que es raptada por su mismo objeto. La tarea de la filosofía es reconocer el error ínsito en el sentido común, y devolver al hombre a lo largo de un recorrido de renuncias para identificarse con la actividad suprema e inconsciente del pensamiento, en el que está presente toda la realidad, eliminado todo lo superfluo hasta alcanzar el éxtasis. El Uno no es un objeto, sino un sujeto del pensamiento, superior al mismo ser, y más bien no es describible propiamente ni como sujeto, ni como pensamiento de sí, porque cada reflexividad es todavía el doble; y ello no es ni conciencia, ni voluntad, ni amor, ni acto moral. Por ello aparece como un nada, como negatividad total. Pero, dice Plotonio, que se trata de un nada gnoseológico, no ontológico: un nada que quiere decir potenciamiento, no disminución; plenitud, no simple vacío. Sin embargo, a ello nuestra conciencia llega por disminución, antes que por elevación: para superarse a sí mismos, es necesario según Plotonio, sumergirse en sí mismos.

Œuvre en hommage à Plotin, le philosophe qui reconstruit par voie négative le processus logique qui mène à admettre l’Un au-dessus de la pensabilité des objets finis. La dispersion de l’Âme dans le monde présuppose une unité dont celle-ci procède, c’est-à-dire le Íïýò (Noùs) ou Intellect, lequel à son tour ne peut pas être pensé sans admettre un Un au-delà de lui. C’est la manière intuitive de se penser et de se constituer de l’Intellect qui nous fait comprendre la nécessité de l’Un absolu. L’Un doit être admis non pas parce qu’il est possible de démontrer directement son existence (car il serait réduit dans ce cas à une simple donnée objective), mais en tant que condition de l’activité logique et de la faculté de raisonnement qui permet de penser les objets finis et de les reconnaître pour ce qu’ils sont, c’est-à-dire une erreur, un égarement. Selon Plotin, en effet, la pensée pensée, c’est-à-dire posée de manière quantifiable et finie, est une illusion et un leurre, produit par une mentalité matérialiste. En pensant quelque chose, même une quelconque réalité sensible, celle-ci ne se pose pas comme un simple objet, mais elle est en réalité un sujet qui se rend présent à la pensée; c’est-à-dire que la caractéristique principale de la pensée est de posséder l’esprit, pas d’être possédée, et elle comporte donc la perte de la conscience qui est ravie par son objet même. La fonction de la philosophie est de

65

Page 66: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

reconnaître l’erreur inhérente au sens commun et de ramener l’homme sur un parcours d’ascèse, une ascèse qui doit être identifiée comme l’activité suprême et inconsciente de la pensée, dans laquelle toute la réalité est présente, en éliminant le superflu jusqu’à atteindre l’extase. L’Un n’est pas un objet, mais un sujet de pensée, supérieur à l’être même, et à la rigueur même pas descriptible comme sujet, ni comme pensée de soi, car chaque réflexivité est encore un redoublement; il n’est ni conscience, ni volonté, ni amour, ni acte moral. C’est pour cette raison qu’il nous apparaît comme un néant, comme une négativité totale. Mais Plotin dit qu’il s’agit d’un néant gnoséologique, non pas ontologique: un néant qui veut dire renforcement, pas diminution; plénitude débordante, pas un simple vide. Toutefois, notre conscience n’arrive à lui que par diminution, et par élévation: en effet, selon Plotin, pour se dépasser soi-même, il faut plonger en soi-même.

66

Page 67: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Il quinto anello di Miyamoto / The Fifth Ring of MiyamotoEl quinto anillo de Miyamoto / Le cinquième anneau de Miyamoto

Opera dedicata a Musashi Miyamoto colui che fu universalmente riconosciuto il più grande spadaccino giapponese, nel 1642, egli scrisse il "Libro dei cinque anelli" conosciuto anche come “Il libro degli elementi” o “Il libro dei cinque elementi”, dato che ognuno dei cinque capitoli del libro ha il nome di uno degli elementi che secondo l'autore costituivano il mondo. I cinque anelli sono: Terra, Acqua, Fuoco, Vento, Vuoto.Nel Libro del Vuoto Miyamoto esplica il concetto di 'Ku' che significa 'vuoto'; 'Ku' secondo l'autore è ciò che non si può conoscere. Ciò che non si può conoscere è quindi vuoto e di conseguenza il vuoto è il nulla. È solo praticando la forma che secondo Miyamoto si può riuscire a percepire il vuoto ed è conoscendo il tangibile che si può giungere al 'ku'. In genere, invece, aggiunge l'autore, capita che quando non si riesce a capire qualcosa, si tira fuori 'ku' ; ma questo non è veramente 'ku', questo è ignoranza. Ad ogni buon conto alcuni passaggi base del libro sul quinto anello si possono riassumere più o meno così:“Quando si ha avuto un cattivo insegnamento, o si seguono falsi princìpi e non si riesce a risolvere i problemi essenziali, chiamare questo 'ku', non è far uso del vero significato. (...)Quando i veli dell'illusione sono scomparsi, allora avviene la comprensione del vero 'ku'. (...)Fai di 'ku' la tua Via e che la tua Via sia 'ku'. (...)Un samurai era tale solo agli occhi altrui, non ai suoi, non ne aveva, era gia' morto. Per un samurai non c'era un domani, non c'era un ieri, non c'era nemmeno il presente, c'era solo il qui e ora, era il qui e ora, era il Ku. Il Ku era tutta la sua vita, tutta la sua esistenza, tutti i suoi ieri, oggi, domani. (...)La spada, le tecniche, i combattimenti, divenivano solo aspetto esteriore, manifesto, fenomenico, di una fermezza, di una costante, di un distacco che era tutto interiore.”

Obra dedicada a Musashi Miyamoto, aquel que fue universalmente reconocido como el más grande espadachín japonés, que en 1642 escribió el “Libro de los cinco anillos”, conocido también como “El libro de los elementos” o “El libro de los cinco elementos”, porque cada uno de los cinco capítulos del libro tiene el nombre de uno de los elementos que según el autor constituían el mundo. Los cinco anillos son: Tierra, Agua, Fuego, Viento, Vacío. En el libro del Vacío, Miyamoto explica el concepto de 'Ku', que significa 'vacío'; 'Ku' según el autor es aquello que no se

Vuoto su aria / Void on air /cm.314x159,2

Vacío en aire /Vide sur air

67

Page 68: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

puede conocer. Aquello que no se puede conocer es por lo tanto vacío y en consecuencia el vacío es la nada. Es sólo practicando la forma que según Miyamoto se puede lograr percibir el vacío y conociendo lo tangible que se puede alcanzar el 'Ku'. En general, más bien, agrega el autor, sucede que cuando no se logra comprender algo, se saca el 'Ku'; pero ello no es verdaderamente 'Ku', ello es ignorancia. Algunos pasajes básicos del libro sobre el quinto anillo, se pueden resumir más o menos de la siguiente manera: “Cuando se ha tenido una mala enseñanza, o se siguen falsos principios y no se logra resolver los problemas esenciales, llamar a ello 'ku', no es hacer uso del verdadero significado. (...)Cuando los velos de la ilusión desaparecen, entonces se produce la compresión del verdadero 'ku'. (…)Has de 'ku' tu Vía y que tu Vía sea 'ku'. (…)Un samurái era tal sólo a los ojos de los otros, no a los suyos, no los tenía, él ya estaba muerto. Para un samurái no había un mañana, no había un ayer, no había ni siquiera el presente, era el aquí y el ahora, era el 'ku'. El Ku era toda su vida, toda su existencia, todos sus ayeres, hoy, mañanas. (…) La espada, las técnicas, los combates, se volvían sólo aspecto exterior, manifiesto, fenoménico, de una firmeza, de una constante, de un desinterés que era completamente interior”.

Œuvre dédiée à Musashi Miyamoto, l’homme qui a été universellement reconnu comme le plus grand spadassin japonais. En 1642, il a écrit le Livre des cinq anneaux, connu aussi sous le titre de Le Livre des éléments ou de Livre des cinq élément, car chacun des cinq chapitres du livre porte le nom de l’un des éléments qui constituaient le monde, selon l’auteur. Les cinq anneaux sont: Terre, Eau, Feu, Vent et Vide. Dans le Livre du Vide, Miyamoto déclare textuellement: “Le vide s’appelle Ku; le vide est ce que nous ne pouvons pas connaître. Mais le vide ne signifie pas que nous nous trouvions devant le néant: celui qui connaît le « plein » connaît aussi le vide. Souvent, quand les gens ne comprennent pas, ils disent que c’est Ku, mais ce n’est pas là le sens du vide, leur raisonnement est illusoire. Un samouraï qui ne comprendrait pas l’Hejo (la stratégie) et qui penserait que l’énigme est due au vide, se tromperait lourdement. Pour connaître la voie de l’Hejo, le samouraï devra être expérimenté dans tous les arts martiaux, il suivra toujours le juste chemin et son cœur ne connaîtra pas d’hésitations; il s’exercera sans pause pour éduquer son corps et son esprit et se libérer de toutes les mystifications. Quand il aura atteint son objectif, il comprendra la signification de Ku. […] Le Ku sera votre voie et votre voie sera le Ku. Le bien est dans le Ku, il ne connaît pas le mal. Là où est la sagesse, la raison, la Voie: là est le Ku”.

68

Page 69: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Work dedicated to Musashi Miyamoto, who was universally recognised as the greatest Japanese swordsman and who in he wrote "The Book of Five Rings", also known as “The Book of the Elements” or "The Book of Five Elements," given that each of the five chapters of the book takes the name of one of the elements that, according to the author, constitute the world. The five rings are: Earth, Water, Fire, Wind, Void. In the Book of the Void Miyamoto expounds on the concept of Ku, which means "void." According to the author, 'Ku' is that which cannot be known. That which cannot be known is therefore the void and hence the void is nothingness. It is only through practising form, according to Miyamoto, that one is able to percieve the void and it is by knowing the tangible that one can arrive at 'ku'. On the other hand, the author adds, it often happens that when one doesn't understand something, it is thought of as 'ku' ; but this is not the true 'ku', this is ignorance. To add to this, some basic passages from the Book of the Fifth Ring can be summarized more or less as follows: “When one has had bad teaching, or if one follows false principles and is not able to resolve essential problems, to call this 'ku', is to not understand its true meaning. (...)When the clouds of bewilderment clear away, there is the true 'ku'. (...)Make 'ku' your Way and your Way will be 'ku'. (...)A samurai was a samurai only in the eyes of others, not in his own eyes, he didn't have them, he was already dead. To a samurai there was no tomorrow, there was no yesterday and there was not even a present, there was only the here and now. He was the hear and now. He was Ku. Ku was his whole life, his entire existence, all of his yesterdays, todays and tomorrows. (...)The sword, the techniques, the battles, were only an outer shell, overt, real, steadfast and constant and with a detachment that was completely internal.”

1642

Page 70: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 71: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Sunyata sta ad indicare che ogni forma, esistenza o non esistenza, è vacuità e ogni vacuità è ognuna di queste. Quest'opera monumentale vuole essere la rappresentazione più simbolica, ma fedele nel contempo dei venti tipi di vacuità elencati nella letteratura dei Prajnaparamitasutra e cioè: Vacuità degli organi di senso (adhyatana úûnyatâ). Vacuità dei fenomeni percepiti (bahirdhâ úûnyatâ). Vacuità degli organi di senso e dei fenomeni percepiti (adhyatanabahirdhâ úûnyatâ). Vacuità della vacuità (úûnyatâ úûnyatâ). Vacuità dello spazio (mahâ úûnyatâ). Vacuità dell'assoluto (paramârtha úûnyatâ). Vacuità dei fenomeni condizionati (samskrtasunyata). Vacuità dei fenomeni non condizionati (asamskrtasunyata). Vacuità di ciò che è al di là dell'eterno e del nulla (atyantasunyata). Vacuità di ciò né inizia né termina, del Samsara (anavaragasunytata). Vacuità di ciò che degli insegnamenti che vanno accolti (anavakarasunyata). Vacuità dell'intima natura dei fenomeni (prakrtisunyata). Vacuità di qualsiasi fenomeno o dharma (sarvadharmasunyata). Vacuità delle carattetistiche di ogni singolo dharma (svalaksanasunyata). Vacuità dell'inconcepibile (anupalambhasunyata). Vacuità dei fenomeni privi di identità (abhavasvabhavasunyata). Vacuità dei fenomeni che posseggono delle sostanzialità (bhavasunyata). Vacuità di ciò che è privo di sostanzialità (abhavasunyata). Vacuità dell'identità (svabhavasunyata). Vacuità della natura trascendente (parabhavasunyata).

Sunyata intends to show that each form of existence or non existence is emptiness and each emptiness is all of these. This monumental work strives to be the most symbolic yet faithful representation of the twenty types of emptiness listed in the literature of the Prajnaparamitasutra. These are: Emptiness of the sensory organs (adhyatana úûnyatâ). Emptiness of perceived phenomena (bahirdhâ úûnyatâ). Emptiness of the sensory organs and perceived phenomena (adhyatanabahirdhâ úûnyatâ). Emptiness of emptiness (úûnyatâ úûnyatâ). Emptiness of space (mahâ úûnyatâ) . Absolute emptiness (paramârtha úûnyatâ). Emptiness of qualified

SunyataVacuità su Nulla / Emptiness on Nothingness / Vacuidad en Nada / Vacuité sur Néant

cm.450x260

69

Page 72: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

phenomena (samskrtasunyata). Emptiness of unqualified phenomena (asamskrtasunyata). Emptiness of that which is beyond the eternal and nothingness (atyantasunyata). Emptiness of that which neither begins nor ends, of the Samsara (anavaragasunytata). Emptiness of that which is accepted in the teachings (anavakarasunyata). Emptiness of the intimate nature of phenomena (prakrtisunyata). Emptiness of any phenomenon or dharma (sarvadharmasunyata). Emptiness of the characteristics of each single dharma (svalaksanasunyata). Emptiness of the inconceivable (anupalambhasunyata). Emptiness of phenomena that are devoid of identity (abhavasvabhavasunyata). Emptiness of phenomena that possess substance (bhavasunyata). Emptiness of that which is devoid of substance (abhavasunyata). Emptiness of identity (svabhavasunyata). Emptiness of transcendent nature (parabhavasunyata).

Sunyata indica que cada forma, existencia o no existencia, es vacuidad y cada vacuidad es cada una de estas. Esta obra monumental quiere ser la representación más simbólica, pero al mismo tiempo fiel de los veinte tipos de vacuidad elencados en la literatura de los Prajnaparamitasutra es decir: Vacuidad de los órganos del sentido (adhyatana úûnyatâ). Vacuidad de los fenómenos percibidos (bahirdhâ úûnyatâ). Vacuidad de los órganos del sentido y de los fenómenos percibidos (adhyatanabahirdhâ úûnyatâ). Vacuidad de la vacuidad (úûnyatâ úûnyatâ). Vacuidad del espacio (mahâ úûnyatâ). Vacuidad del absoluto (paramârtha úûnyatâ). Vacuidad de los fenómenos condicionados (samskrtasunyata). Vacuidad de los fenómenos no condicionados (asamskrtasunyata). Vacuidad de aquello que está más allá de lo eterno y de la nada (atyantasunyata). Vacuidad de aquello que no inicia ni termina, del Samsara (anavaragasunytata). Vacuidad de aquello que de las enseñanzas son admitidas (anavakarasunyata). Vacuidad de la naturaleza íntima de los fenómenos (prakr t i sunyata) . Vacuidad de cua lquier fenómeno o dharma (sarvadharmasunyata). Vacuidad de las características de cada uno dharma (svalaksanasunyata). Vacuidad de lo inconcebible (anupalambhasunyata). Vacuidad de los fenómenos que carecen de identidad (abhavasvabhavasunyata). Vacuidad de los fenómenos que poseen sustancialidad (bhavasunyata). Vacuidad de aquello que carece de sustancialidad (abhavasunyata). Vacuidad de la identidad (svabhavasunyata). Vacuidad de la naturaleza trascendente (parabhavasunyata).

70

Page 73: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Sunyata indique que toute forme, existence ou non existence, est vacuité, et que toute vacuité est chacune de ces formes. Cette œuvre monumentale se veut la représentation la plus symbolique, mais en même temps la plus fidèle, des vingt types de vacuité énumérés dans la littérature des Prajnaparamitasutra, c’est-à-dire: Vacuité des organes de sens (adhyatana úûnyatâ). Vacuité des phénomènes perçus (bahirdhâ úûnyatâ). Vacuité des organes de sens et des phénomènes perçus (adhyatanabahirdhâ úûnyatâ). Vacuité de la vacuité (úûnyatâ úûnyatâ). Vacuité de l’espace (mahâ úûnyatâ). Vacuité de l’absolu (paramârtha úûnyatâ). Vacuités des phénomènes conditionnés (samskrtasunyata ). Vacuité des phénomènes non conditionnés (asamskrtasunyata). Vacuité de ce qui est au-delà de l’éternel et du néant (atyantasunyata). Vacuité de ce qui ne commence ni ne finit, du Samsara (anavaragasunytata). Vacuité de la part des enseignements qui doivent être appris (anavakarasunyata). Vacuité de l’intime nature des phénomènes (prakrtisunyata). Vacuité de n’importe quel phénomène ou dharma (sarvadharmasunyata). Vacuité des caractéristiques de chaque dharma (svalaksanasunyata). Vacuité de l’inconcevable (anupalambhasunyata). Vacuité des phénomènes dépourvus d’identité (abhavasvabhavasunyata). Vacuité des phénomènes qui possèdent des substantialités (bhavasunyata). Vacuité de ce qui est dépourvu de substantialité (abhavasunyata). Vacuité de l’identité (svabhavasunyata). Vacuité de la nature transcendante (parabhavasunyata).

71

Page 74: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 75: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Opera ispirata dalla più elevata filosofia induista, dove Moksha è vista come la trascendenza di qualsiasi senso di coscienza o identificazione con tempo, spazio e legge di causa-effetto (karma), da parte di un essere legato al mondo fenomenico. Qui il concetto di liberazione (nel senso escatologico del termine) non è visto come un traguardo soteriologico nello stesso modo in cui è concepito, ad esempio, in un contesto cristiano; significa dissoluzione totale del senso dell’individualità, o ego, e distruzione definitiva dell’identificazione con un nome ed una forma (nama-rupa). Le Scritture induiste come le Upani ad e la Bhagavad Gita (e specialmente la scuola di pensiero non-duale Advaita Vedânta), affermano che il Sé o Super-Anima si trova al di là dell’essere e del non-essere, oltre qualsiasi senso di tangibilità o comprensione. Moksha è considerata il finale e definitivo abbandono della concezione materiale e mondana di sé, la perdita del legame all’esperienza nella dualità, ed il ristabilimento della propria natura fondamentale, sebbene tale natura sia vista come ineffabile ed al di là della sensazione.

Work inspired by the highest level of Hindu philosophy, where Moksha is seen as the transcendence of all sense of conscience or identification with time, space and the laws of cause and effect (karma), on the part of beings tied to the phenomenal world. Here the concept of liberation (in the eschatological sense of the word) is not seen as a soteriological finishing line in the same way it is understood in Christian contexts, for example. It means the total dissolution of the sense of individuality, or ego, and the complete destruction of identification (nama-rupa). Hindu writings such as the Upanishads and the Bhagavad Gita (especially the non-dual school of thought Advaita Vedânta), maintain that the Self or Supersoul finds itself beyond being and non being, beyond any sense of tangibility or comprehension. Moksha is considered the final and definitive abandonment of the material and worldly idea of self, the loss of ties to experience in duality, and the re-establishment of a true fundamental nature, even if that nature is seen as inexpressible and outside the realm of sensation.

Obra inspirada por la más elevada filosofía hinduista, donde Moksha es considerada como la trascendencia de cualquier sentido de conciencia o

Moksha

Assenza su estasi / Absence on ecstasy / Ausencia en éxtasis / Absence sur extasecm.161x80,3

73

Page 76: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

identificación con el tiempo, espacio y ley de causa-efecto (karma), por un ser vinculado al mundo fenoménico. Aquí el concepto de liberación (en el sentido escatológico del término) no es visto como un objetivo soteriológico en el mismo modo en el que es concebido, por ejemplo, en un contexto cristiano; significa disolución total del sentido de la individualidad, o ego y destrucción definitiva de la identificación con un nombre y una forma (nama-rupa). Las escrituras hinduistas como el Upani ad y la Bhagavad Gita (y especialmente la escuela del pensamiento no-dual Advaita Vedânta), afirman que el Sí o Súper-Alma se encuentra más allá del ser y del no-ser, además de cualquier sentido de tangibilidad o comprensión. Moksha es considerada el final y definitivo abandono de la concepción material y mundana de sí, la perdida de vínculo con la experiencia en la dualidad, y el restablecimiento de la propia naturaleza fundamental, aunque tal naturaleza sea vista como inefable y más allá de la sensación.

Œuvre inspirée par la plus haute philosophie hindouiste, dans laquelle Moksha est considérée comme la transcendance de n’importe quel sens de conscience ou d’identification avec le temps, l’espace et la loi de cause à effet (karma), par un être lié au monde phénoménique. Ici, le concept de libération (au sens eschatologique du terme) n’est pas considéré comme une finalité sotériologique de la même manière dont il est envisagé, par exemple, dans un contexte chrétien; il signifie dissolution totale du sens de l’individualité, ou ego, et destruction définitive de l’identification à un nom et à une forme (nama-rupa). Les Écritures hindouistes comme les Upanishad et la Bhagavad-Gita (et en particulier l’école de pensée non duelle Advaita Vedanta) affirment que le Soi ou Super-Âme se trouve au-delà de l’être et du non-être, au-delà de tout sens de tangibilité ou de compréhension. Moksha est considérée comme l’abandon final et définitif de la conception matérielle et mondaine de soi, la perte du lien à l’expérience dans la dualité et le rétablissement de sa propre nature fondamentale, bien que cette nature soit considérée comme ineffable et au-delà de la sensation.

74

Page 77: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Opera ispirata al mondo informatico dove i “null” (Java, C# e altri) possono essere “keyword” usate per rappresentare una variabile non assegnata o un puntatore che non punta a nessun indirizzo di memoria particolare o un riferimento che non si riferisce a nessun oggetto esistente. Allo stesso modo “Null” viene usato in SQL come rappresentazione simbolica dell'assenza di informazioni. Questo utilizzo metadatato di “null” è differente dal carattere (non stampabile) null usato in ASCII e unicode, che ha un valore numerico di zero — nonostante sia differente dal carattere ASCII che indica lo zero (“0”). Il carattere ASCII vuoto (" ") non è la stessa cosa di una stringa vuota (""), che a sua volta è talvolta confusa con il puntatore null in linguaggi come C. La maggior parte delle forme di assembly hanno un'istruzione di non-operazione (NOP) (spesso con un valore numerico di zero) — ovvero un comando per fare nulla. Work inspired by the world of information technology where "null" (Java, C# and others) can be "keywords" used to represent an unassigned variable, or a pointer that doesn't point at any particular memory address, or a reference that does not refer to any existing object. Similarly, in SQL "Null" is used as the symbolic representation of the absence of information. This metadata use of "null" is different from the (unprintable) null character used in ASCII and unicode, which has a numeric value of zero — also different from the ASCII character that indicates zero ("0"). The empty ASCII character (" ") isn't the same thing as an empty string (""), which is sometimes confused with the null pointer in languages such as C. Most forms of assembly have no-operation instructions (NOP) (often with a numeric value of zero) — or rather a command to do nothing.

Obra inspirada en el mundo informático donde los “null” (Java, C# y otros) pueden ser "keyword" usados para representar una variable no asignada o un puntador que no apunta en ninguna dirección de memoria particular o una referencia que no se refiere a ningún objeto existente. Del mismo modo "Null" es usado en SQL como representación simbólica de la ausencia de información. Este uso metadatato de “null” es diferente al carácter (no imprimible) null usado en ASCII y unicode, que tiene un valor numérico de cero – no obstante ser diferente del carácter ASCII que indica el cero (“0”). El carácter ASCII vacío (" ") no es la misma cosa que un string

Null

Nulla su nulla / Nothingness on Nothingness / Nada en nada / Nul sur nulcm.110x101

75

Page 78: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

vacío (" "), que a su vez es a veces confundida con el puntador null en lenguajes como C. La mayor parte de las formas de assembly tienen una instrucción de no operación (NOP) (frecuentemente con un valor numérico de cero) – o más bien, un comando para hacer nada.

Œuvre inspirée par le monde informatique où les « null » (Java, C# et autres) peuvent être des « mots-clefs » utilisés pour représenter une variable non assignée ou un pointeur qui ne pointe aucune adresse de mémoire particulière ou une référence qui ne se réfère à aucun objet existant. De même, « null » est utilisé en SQL comme représentation symbolique de l’absence d’informations. Cette utilisation de « null » en tant que métadonnée est différente du caractère (non imprimable) null utilisé en ASCII et Unicode, qui a la valeur numérique de zéro – bien qu’il soit différent du caractère ASCII qui indique le zéro (« 0 »). Le caractère ASCII vide (« ») n’est pas la même chose qu’une chaîne vide (« »), que l’on confond parfois à son tour avec le pointeur null dans des langages comme C. La plupart des formes d’assembly ont une instruction de non-opération (NOP) (souvent avec la valeur numérique de zéro) – c’est-à-dire une commande pour ne rien faire.

76

Page 79: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Opera ispirata dal vuoto cosmico. Convenzionalmente infatti si definiscono diversi gradi di vuoto, ciascuno utilizzato in differenti applicazioni pratiche. Per ottenere, mantenere e misurare ciascuno di essi in generale sono necessari differenti sistemi di pompaggio e materiali per la costruzione delle camere da vuoto. Il titolo sopracitato vuole indicare che l'opera si rifà inequivocabilmente all'unità di misura del vuoto calcolato per il cosiddetto Spazio interstellare.

Work inspired by the cosmic void. Traditionally, various levels of void are defined and used in different practical applications. To obtain, maintain and measure each of these it is generally necessary to have different pumping systems and materials for the construction of vacuums. The title cited above aims to communicate that this work is unequivocally related to the unit of measure of void calculated for so-called interstellar Space.

Obra inspirada en el vacío cósmico. Convencionalmente se definen diferentes grados de vacío, cada uno utilizado en diferentes aplicaciones prácticas. Para obtener, mantener y medir cada uno de ellos generalmente son necesarios diferentes sistemas de bombeo y materiales para la construcción de las bombas de vacío. El título citado indica que la obra se reajusta inequivocablemente a la unidad de medida del vacío calculado por el llamado Espacio interestelar.

Œuvre inspirée par le vide cosmique. Conventionnellement, en effet, on définit plusieurs degrés de vide, chacun étant utilisé dans différentes applications pratiques. Pour obtenir, maintenir et mesurer chacun d’eux, il faut en général des systèmes de pompage différents et des matériaux pour la construction de chambres à vide eux aussi différents. Le titre cité ci-dessus indique que cette œuvre renvoie sans équivoque possible à l’unité de mesure du vide calculé pour l’espace interstellaire.

-8 1,3 · 10 Pa

Vuoto su spazio / Emptiness on Space / Vacío en espacio / Vide sur espacecm.130x108

77

Page 80: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 81: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Dedicato a colui che pur non essendo mai esistito ha in buona sostanza permesso la codificazione simbolica del nulla. Solitamente infatti, l'insieme vuoto è indicato col simbolo Ø oppure , usato per la prima volta dal gruppo di matematici dell'inizio del XX secolo formato da Henri Cartan, Claude Chevalley, Jean Coulomb, Jean Delsarte, Jean Dieudonné, Charles Ehresmann, René de Possel, Szolem Mandelbrojt e André Weil, che scrivevano sotto lo pseudonimo collettivo di Nicolas Bourbaki.

Dedicated to those who, though having never existed, made possible the symbolic codification of nothingness. In fact, the empty set is normally indicated by the symbol Ø or , used for the first time by the group of early 20th century mathematicians, Henri Cartan, Claude Chevalley, Jean Coulomb, Jean Delsarte, Jean Dieudonné, Charles Ehresmann, René de Possel, Szolem Mandelbrojt and André Weil, who wrote under the collective pseudonym Nicolas Bourbaki

Dedicado a aquel que no habiendo nunca existido ha permitido la codificación simbólica de la nada. Por lo general, el conjunto vacío es indicado con el símbolo Ø o sino , usado por primera vez por el grupo de matemáticos de inicios del siglo XX, Henri Cartan, Claude Chevalley, Jean Coulomb, Jean Delsarte, Jean Dieudonné, Charles Ehresmann, René de Possel, Szolem Mandelbrojt y André Weil, que escribían bajo el seudónimo colectivo de Nicolas Bourbaki

Dédié à celui qui, bien que n’ayant jamais existé, a largement permis la codification symbolique du néant. En effet, l’ensemble vide est généralement indiqué par le symbole Ø , ou bien , utilisé pour la première fois par un groupe de

emathématiciens du début du XX siècle formé d’Henri Cartan, Claude Chevalley, Jean Coulomb, Jean Delsarte, Jean Dieudonné, Charles Ehresmann, René de Possel, Szolem Mandelbrojt et André Weil, qui écrivaient sous le pseudonyme collectif de Nicolas Bourbaki.

F

F

F

F

Ritratto di Nicolas Bourbaki / Portrait of Nicolas BourbakiRetrato de Nicolas Bourbaki / Portrait de Nicolas Bourbaki

Nulla su aria / Nothingness on air / Nada en aire / Néant sur aircm.141x42,1

79

Page 82: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 83: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Opera strettamente legata al termine Samsâra (dal sanscrito "scorrere insieme") che indica, nelle religioni dell'India quali l'Induismo, il Buddhismo e il Giainismo, il ciclo di vita, morte e rinascita (reincarnazione) detto anche, seppure impropriamente, ciclo di trasmigrazione delle anime. In senso lato può indicare anche l'oceano dell'esistenza, la vita terrena, il mondo materiale, che è permeato di dolore e di sofferenza, ed è, soprattutto, insustanziale: infatti, il mondo quale noi lo vediamo, e nel quale viviamo, altro non è che miraggio, illusione mâyâ. Immerso in questa illusione, l'uomo è afflitto quindi da una sorta di ignoranza metafisica (avidyâ), ossia da una visione inadeguata della vita terrena e di quella ultraterrena: tale ignoranza conduce l'uomo ad agire trattenendolo così nel Samsâra. Nella vita attuale ogni individuo deve necessariamente compiere la propria esperienza, per poi poter giungere alla liberazione definitiva.

Work closely linked to the term Samsâra (from the Sanscrit "flow together") which indicates in the religions of India such as Hinduism, Buddhism and Jainism, the cycle of life, death and reincarnation also called, albeit inappropriately, the cycle of the transmigration of the soul. In the broader sense it can also mean the ocean of existence, earthly life, the material world which is filled with pain and suffering, and which is above all insubstantial. In fact, the world which we see and the world in which we live is nothing but a mirage, an illusion, mâyâ. Immersed in this illusion, man is therefore afflicted by a kind of metaphysical ignorance (avidyâ), which is an inadequate vision of earthly life and of the afterlife. This ignorance causes man to act by keeping him in Sa sâra. In actual life each individual must necessarily complete their own experience, in order to achieve ultimate liberation.

Obra estrechamente ligada al término Samsâra (del sanscrito "el transcurrir de las existencias") que indica que en las religiones de la India, tales como el Hinduismo, el Budismo y el Jainismo, el ciclo de vida, muerte y renacimiento (reencarnación), conocido también, aunque inapropiadamente, como el ciclo de la transmigración del alma. En sentido lato, puede también indicar el océano de la existencia, la vida eterna, el mundo material, que está cargado de dolor y sufrimiento, y que es, sobre

Fuga da Samsara / Escape from Samsara Fuga de Samsara / Fuite de Samsa

Assenza su assenza / Absence on absence / Ausencia en ausencia / Absence sur absencecm.170x170

81

Page 84: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

todo, insustancial: en realidad, el mundo tal como lo vemos, el mundo en el que vivimos, no es más que un espejismo, una ilusión mâyâ. Sumergido en esta ilusión, el hombre está afligido por una suerte de ignorancia metafísica (avidyâ), es decir, por una visión inadecuada de la vida terrenal y de aquella ultra terrenal: tal ignorancia conduce al hombre a actuar manteniéndolo en el Samsâra. En la vida actual cada individuo debe necesariamente realizar su propia experiencia, para luego poder alcanzar la liberación definitiva.

Œuvre étroitement liée au terme Samsara (du sanscrit « couler ensemble ») qui indique dans les religions de l’Inde comme l’Hindouisme, le Bouddhisme et le Jainisme, le cycle de vie, de mort et de renaissance (réincarnation), appelé aussi, quoique de manière inappropriée, le cycle de transmigration des âmes. Au sens large, il peut indiquer aussi l’océan de l’existence, la vie terrestre, le monde matériel, qui est imprégné de douleur et de souffrance, et qui est surtout insubstantiel: en effet, le monde tel que nous le voyons, et dans lequel nous vivons, n’est qu’un mirage, une illusion (maya). Plongé dans cette illusion, l’homme est donc affligé par une sorte d’ignorance métaphysique (avidya), c’est-à-dire par une vision inadéquate de la vie terrestre et de la vie ultra terrestre: cette ignorance conduit l’homme à agir, ce qui le retient dans le Samsara. Dans la vie actuelle, chaque individu doit nécessairement accomplir sa propre expérience, avant de pouvoir parvenir à la libération définitive.

82

Page 85: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Opera ispirata e concepita contemplando Il Mare di Dirac. Si tratta di un modello teorico del vuoto visto come un mare infinito di particelle di energia negativa. Fu inventato dal fisico Britannico Paul Dirac nel 1930 per risolvere il problema posto dagli stati quantistici a energia negativa, non limitata inferiormente, previsti dell'equazione di Dirac per elettroni relativistici. Infatti, siccome l'equazione di Dirac non possiede un limite inferiore all'energia degli stati soluzione dell'equazione, non è possibile identificare uno stato di minima energia o stato fondamentale del sistema. Pertanto non è possibile trovare il sistema in uno stato stabile. Per risolvere questo paradosso, Dirac introdusse il concetto di mare di Dirac, pensando allo stato fondamentale del sistema, il vuoto, come costituito da un mare di particelle tali da occupare tutti gli stati a energia negativa e lasciare liberi solo gli stati a energia positiva.

Work inspired and conceived while contemplating the Dirac Sea, a theoretical model of the void seen as an infinite sea of particles of negative energy. Invented by the British physicist Paul Dirac in 1930 in order to resolve the problem posed by anomalous negative energy quantum states with no inferior limit, as predicted by the Dirac equation for relativistic electrons. In fact, since the Dirac equation doesn't posses an inferior limit to the energy of the equation's solution states, it is not possible to identify a minimum energy state or the system's fundamental state. Hence, it is not possible to see the system in a stable state. To resolve this paradox, Dirac introduced the concept of the Dirac sea, regarding the system's fundamental state, the void, as being made up of a sea of particles that occupy all of the negative energy states and leave only the positive energy states unoccupied.

Obra inspirada y concebida contemplando El Mar de Dirac. Se trata de un modelo teórico del vacío visto como un mar infinito de partículas con energía negativa. Fue inventado por el físico Británico Paul Dirac en el año 1930 para resolver el problema formulado por los estados cuánticos con energía negativa, no limitada inferiormente, previstos por la ecuación de Dirac para electrones relativísticos. Efectivamente, ya que la ecuación de Dirac no posee un límite inferior a la energía de los estados de solución de la ecuación, no es posible identificar un estado de

Il mare di Dirac / The Dirac Sea / El mar de Dirac / La Mer de Dirac

Paradosso su vuoto / Paradox on void / Paradoja en vacío / Paradoxe sur videcm.70x70

83

Page 86: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

mínima energía o estado fundamental del sistema. Por lo tanto, no es posible encontrar el sistema en un estado estable. Para resolver esta paradoja, Dirac introduce el concepto de mar de Dirac, pensando en el estado fundamental del sistema, el vacío, constituido por un mar de partículas que ocupan todos los estados con energía negativa y dejan libres sólo los estados con energía positiva.

Œuvre inspirée et conçue en contemplant La Mer de Dirac. Il s’agit d’un modèle théorique du vide vu comme une mer infinie de particules d’énergie négative. Il a été inventé par le physicien britannique Paul Dirac en 1930 pour résoudre le problème posé par les états quantiques à énergie négative, sans limite inférieure, prévus par l’équation de Dirac pour des électrons relativistes. En effet, comme l’équation de Dirac ne possède pas de limite inférieure à l’énergie des états pour la solution de l’équation, il n’est pas possible d’identifier un état d’énergie minimale, ou état fondamental du système. Il n’est donc pas possible de trouver le système dans un état stable. Pour résoudre ce paradoxe, Dirac introduit le concept de « Mer de Dirac », en pensant à l’état fondamental du système, le vide, comme étant constitué d’une mer de particules telles qu’elles occupent tous les états à énergie négative et qu’elles ne laissent libres que les états à énergie positive.

84

Page 87: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Ritratto di Stratone di Lampsaco /Portrait of Strato of Lampsacus Retrato de Stratone de Lampsaco / Portrait de Straton de Lampsaque

Opera dedicata a colui che diresse la scuola aristotelica dal 288 a.C. al 269 a.C. e che in opposizione alle teorie ivi sostenute affermò l'esistenza del vuoto. Le teorie di Stratone furono probabilmente connesse alla nascita della scienza della pneumatica, avvenuta ad opera di Ctesibio e proseguita da altri scienziati alessandrini, che studiarono la compressibilità dell'aria (Pneumatica di Filone di Bisanzio, 250 a.C.). Essi assumevano una posizione intermedia fra i sostenitori e i critici della teoria dell'esistenza del vuoto. Per gli alessandrini non era possibile avere il vuoto in grandi volumi, ma solo vuoto disseminato tra una particella e l'altra (i latini lo chiamarono poi vacuum intermixtum) e con questo riuscivano a spiegare facilmente le proprietà di compressibilità ed elasticità dell'aria.

Work dedicated to the director of Aristotle's Lyceum from 288 a.C. to 269 a.C. and who , in opposition to the theories supported there at the time, acknowledged the existence of the void. Strato's theories were probably connected to the birth of pneumatic science, later put into practice by Ctesibius and followed up by other Alexandrian scientists who studied the compressibility of air (The Pneumatica of Philo of Byzantium, 250 a.C.). They assumed an intermediate position between supporters and critics of the theory of the existence of the void. For the Alexandrians it wasn't possible to have emptiness in great volumes, but only the emptiness that spreads between one particle and another (the Romans later called it vacuum intermixtum). Using this they were able to easily explain the properties of air compressibility and elasticity.

Obra dedicada a aquel que dirigió la escuela aristotélica del 288 a.C. al 269 a.C. y que en oposición a las teorías allí sostenidas, afirmó la existencia del vacío. Las teorías de Stratone estuvieron probablemente relacionadas con el nacimiento de la ciencia de la neumática, desarrolladas por obra de Ctesibio y seguidas por otros científicos alejandrinos, que estudiaron la compresibilidad del aire (Neumática de Filone di Bizancio, 250 a.C.). Ellos asumieron una posición intermedia entre los defensores y los críticos de la teoría de la existencia del vacío. Para los alejandrinos

Intuizione su Aria / Intuition on air / Intuición en Aire / Intuition sur Aircm.25,7x30

85

Page 88: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

no era posible tener el vacío en grandes volúmenes, sino sólo vacío diseminado entre una partícula y otra (los latinos lo llamaron luego vacuum intermixtum) y con ello lograron explicar fácilmente la propiedad de la comprensibilidad y elasticidad del aire.

Œuvre dédiée à celui qui dirigea l’école aristotélicienne de 288 à 269 avant J.C. et qui, par opposition aux théories qui y étaient soutenues, affirma l’existence du vide. Les théories de Straton furent probablement liées à la naissance de la science pneumatique, fondée par Ctésybios et développée par d’autres savants alexandrins qui étudièrent la compressibilité de l’air (Pneumatica de Philon de Byzance, 250 avant J.-C.). Ces savants défendaient une position intermédiaire entre les partisans et les opposants de la théorie de l’existence du vide. Pour les Alexandrins, il n’était pas possible d’avoir le vide dans de grands volumes, mais seulement du vide disséminé entre une particule et l’autre (les Latins l’appelèrent ensuite vacuum intermixtum); ils arrivaient ainsi à expliquer facilement les propriétés de compressibilité et d’élasticité de l’air.

86

Page 89: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Opera dedicata a Hisamatsu Shin'ichi colui che trattò in modo innovativo i concetti filosofici esposti dal buddhismo zen, per il quale riveste una particolare importanza la singolare concezione del nulla (mu). Molti studiosi hanno evidenziato la profonda differenza fra la concezione orientale del nulla e la definizione occidentale assunta nel mondo moderno. In generale si intende il nulla come mancanza, assenza, o negazione. Queste definizioni non corrispondono al nulla del buddhismo zen. Hisamatsu Shin'ichi ha dedicato un testo, intitolato La pienezza del nulla, all'analisi delle differenze fra la concezione del nulla propria dello zen e le altre. Hisamatsu distingue tra l'altro alcune interpretazioni del nulla che non corrispondono affatto al nulla dello zen e cioè: Il Nulla come negazione della presenza. Il Nulla come negazione del giudizio. Il Nulla come idea. Il Nulla come prodotto dell'immaginazione. Il Nulla come assenza di coscienza.

Work dedicated to Hisamatsu Shin'ichi who dealt with the philosophical concepts proposed by Zen Buddhism in an entirely innovative way, placing, as such, particular importance on the singular concept of nothingness (mu). Many scholars have highlighted the profound difference between the oriental idea of nothingness and the western definition accepted in the modern world. In general, nothingness is understood as lack, absence or negation. These definitions do not correspond to the nothingness of Zen Buddhism. Hisamatsu Shin'ichi dedicated a text intitled The Fullness of Nothingness, to the analysis of the differences between the Zen idea of nothingness and others. Among other things, Hisamatsu identifies interpretations of nothingness that do not correspond at all to the nothingness of Zen, such as: Nothingness as the negation of judgement. Nothingness as an idea. Nothingness as a product of the immagination. Nothingness as the absence of conscience.

Obra dedicada a Hisamatsu Shin'ichi, aquel que trató de manera innovativa los conceptos filosóficos expuestos por el budismo zen, para el que reviste una particular importancia la singular concepción de la nada (mu). Muchos estudiosos han evidenciado la profunda diferencia entre la concepción oriental de la nada y la

Mu

Nulla su assenza / Nothingness on absence / Nada en ausencia / Néant sur absencecm.112,3x58,13

87

Page 90: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

definición occidental asumida en el mundo moderno. En general, se entiende la nada como falta, ausencia, o negación. Estas definiciones no corresponden a la nada del budismo zen. Hisamatsu Shin'ichi ha consagrado un texto, titulado La plenitud de la nada, al análisis de las diferencias entre la concepción de la nada correspondiente al zen y las otras. Hisamatsu distingue además algunas interpretaciones de la nada que no corresponden en absoluto a la nada del zen, es decir: La nada como negación de la presencia. La nada como negación del juico. La nada como idea. La nada como producto de la imaginación. La nada como ausencia de conciencia.

Œuvre dédiée à Hisamatsu Shin’ichi, l’homme qui a traité de manière innovatrice les concepts philosophiques exposés par le bouddhisme zen, pour lequel la conception singulière du néant (mu) revêt une importance particulière. Beaucoup de chercheurs ont souligné la différence profonde entre la conception orientale du néant et la définition occidentale qui s’est affirmée dans le monde moderne. En général, on entend par « néant » le manque, l’absence ou la négation. Ces définitions ne correspondent pas au néant du bouddhisme zen. Hisamatsu Shin’ichi a consacré un texte, intitulé La plénitude du néant, à l’analyse des différences entre la conception du néant propre au zen et les autres conceptions. Hisamatsu distingue entre autres certaines interprétations du néant qui ne correspondent nullement au néant du zen: le Néant comme négation de la présence; le Néant comme négation du jugement; le Néant comme idée; le Néant comme produit de l’imagination; le Néant comme absence de conscience.

88

Page 91: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Opera ispirata al grande libro del Nulla (...) Quando il profondo significato delle cose non viene compreso la pace essenziale della mente è disturbata senza alcun vantaggio. La via è perfetta come un vasto spazio in cui nulla difetti e nulla sia in eccesso. In realtà, spetta a noi decidere se accettare o rifiutare il fatto che non vediamo la vera natura delle cose. (...) Negare la realtà delle cose è non cogliere la loro realtà; asserire la vanità delle cose è non cogliere la loro realtà. Più parli e pensi a ciò, più ti allontani dalla verità. Smetti di parlare e pensare e non ci sarà nulla che non sarai in grado di sapere. (...) Quando gli oggetti del pensiero svaniscono, il soggetto pensante svanisce, poiché quando la mente sparisce, gli oggetti svaniscono. Le cose sono oggetti a causa del soggetto; la mente è tale a causa delle cose. Comprendi la relatività di questi due e la realtà basilare: l'unità della vacuità. In questo Vuoto i due sono indistinguibili e ognuno di essi contiene in sé il mondo intero. Se non fai differenza tra il grezzo e il fine non sarai tentato al pregiudizio e all'opinione.(...) Vacuità qui, Vacuità lì, ma l'universo infinito rimane sempre davanti ai nostri occhi. Infinitamente grande e infinitamente piccolo; nessuna differenza, poiché le definizioni sono scomparse e non si vedono limiti. Così pure circa l'Essere e il non-Essere. Non perdere tempo in dubbi e discussioni che non hanno nulla a che vedere con ciò. Una cosa, tutte le cose: si muovono e si mescolano, senza distinzione. Vivere in questa realizzazione significa essere privi di ansietà circa la non-perfezione. Vivere in tale fede è la strada al non-dualismo, poiché il non-duale è uno con la mente fiduciosa.(...) La Via è oltre il linguaggio, poiché in essa non c'è “Nessun ieri” “Nessun domani” “Nessun oggi”.

Work inspired by the great Book of Nothing from which follow some passages to help gain a better understanding of its essence. (...) When the deep meaning of things is not understood the mind's essential peace is disturbed to no avail. The way is perfect like vast space where nothing is lacking and nothing is in excess. Indeed, it is due to our choosing to accept or reject that we do not see the true nature of things. (...) To deny the reality of things is to miss their reality; to assert the emptiness of things is to miss their reality. The more you talk and think about it, the further astray

Sosan Hsin Hsin Ming

Vuoto su vuoto / Void on void / Vacío en vacío / Vide sur vide

cm.87,37x54

89

Page 92: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

you wander from the truth. Stop talking and thinking and there is nothing you will not be able to know. (...) When thought objects vanish, the thinking-subject vanishes, as when the mind vanishes, objects vanish. Things are objects because of the subject; the mind is such because of things. Understand the relativity of these two and the basic reality: the unity of emptiness. In this Emptiness the two are indistinguishable and each contains in itself the whole world. If you do not discriminate between coarse and fine you will not be tempted to prejudice and opinion. (...) Emptiness here, Emptiness there, but the infinite universe stands always before our eyes. Infinitely large and infinitely small; no difference, for definitions have vanished and no boundaries are seen. So too with Being and non-Being. Don't waste time in doubts and arguments that have nothing to do with this. One thing, all things: move among and intermingle, without distinction. To live in this realization is to be without anxiety about non-perfection. To live in this faith is the road to non-duality, because the non-dual is one with the trusting mind.(...) The Way is beyond language, for in it there is "no yesterday," "no tomorrow," "no today."

Obra inspirada en el gran Libro de la Nada, del cual a continuación han sido evocados algunos pasajes para comprender mejor su esencia. (…) Cuando el profundo significado de las cosas no viene comprendido, la paz esencial de la mente es disturbada sin ninguna ventaja. La vía es perfecta, como un vasto espacio, cuando nada escasea y nada hay en exceso. En realidad, corresponde a nosotros decidir entre aceptar o rechazar el hecho que no vemos la verdadera naturaleza de las cosas. (…) Negar la realidad de las cosas no es tomar su realidad; afirmar la vanidad de las cosas no es tomar su realidad. Mientras más hables y pienses en ello, más te alejas de la verdad. Deja de hablar y pensar, y no existirá nada que no estarás en grado de saber. (…) Cuando los objetos del pensamiento desaparecen, el sujeto pensante desaparece, porque cuando la mente desaparece, los objetos desaparecen. Las cosas son objetos a causa del sujeto; la mente es tal a causa de las cosas. Comprenden la relatividad de estas dos y la realidad esencial: la unidad de la vacuidad. En este Vacío los dos son indistinguibles y cada uno de ellos contiene en sí el mundo entero. Si no diferencias entre el vasto y el fin no estarás tentado al prejuicio y a la opinión. (…) Vacuidad aquí, Vacuidad allá, pero el universo infinito permanece siempre frente a nuestros ojos. Infinitamente grande e infinitamente pequeño; ninguna diferencia, porque las definiciones desaparecen y no se ven límites. Así también a cerca del Ser y el no-Ser. No perder tiempo en dudas y discusiones que no tienen nada que ver con ello. Una cosa, todas las cosas: se mueven y se mezclan, sin distinción. Vivir en esta realización significa estar

90

Page 93: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

privado de ansiedad a cerca de la no-perfección. Vivir con tal fe es el camino al no-dualismo, porque el no-dual es uno con la mente confiada. (…) La vía está más allá del lenguaje, porque en ella no hay “Ningún ayer”, “Ningún mañana” “Ningún Hoy”.

Œuvre inspirée par le grand livre du Néant. (…) Quand la signification profonde des choses n’est pas comprise, la paix essentielle de l’esprit est troublée sans aucun avantage. La voie est parfaite comme un vaste espace où rien ne manque et où rien n’est en excès. En réalité, c’est à nous qu’il revient de décider si nous voulons accepter ou refuser le fait que nous ne voyons pas la vraie nature des choses. (…) Nier la réalité des choses, c’est ne pas appréhender leur réalité; affirmer la vanité des choses, c’est ne pas appréhender leur réalité. Plus on parle de cela et plus on pense à cela, et plus on s’éloigne de la vérité. Cessez de parler et de penser, et il n’y aura rien que vous ne serez capables de savoir. (…) Quand les objets de la pensée disparaissent, le sujet pensant disparaît, car quand l’esprit disparaît, les objets disparaissent. Les choses sont objets à cause du sujet; l’esprit est tel à cause des choses. Comprenez la relativité de ces deux notions et la réalité fondamentale: l’unité de la vacuité. Dans ce Vide, les deux notions ne peuvent être distinguées et chacune d’elles contient en soi le monde entier. Si vous ne faites pas la différence entre le brut et le fin, vous ne serez pas tentés par le préjugé et par l’opinion. (…) Vacuité ici, Vacuité là, mais l’univers infini reste toujours devant nos yeux. Infiniment grand et infiniment petit; aucune différence, car les définitions ont disparu et l’on ne voit pas de limites. Même chose pour l’Etre et le non-Etre. Ne perdez pas de temps en doutes et en discussions qui n’ont rien à voir avec cela. Une chose, toutes les choses: elles se meuvent et se mêlent, sans distinction. Vivre dans cette réalisation, cela veut dire être dépourvus d’anxiété quant à la non-perfection. Vivre dans cette foi, c’est la voie du non-dualisme, car le non-duel ne fait qu’un avec l’esprit confiant. (…) La Voie est au-delà du langage, car il n’y a en elle “Aucun hier”, “Aucun demain”, “Aucun aujourd’hui”.

91

Page 94: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 95: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Il tema trattato in occasione di questa esposizione, dedicata in gran parte al tema

della mancanza di assenze nel mondo cosiddetto civile, non deve assolutamente far

dimenticare a chi è intervenuto o a chi sta leggendo questo catalogo che, a tutt'oggi,

gran parte della popolazione della terra vive invece la suddetta assenza sulla propria

pelle quotidianamente.

Volendo riassumere, per difetto, elencherò qui di seguito solo alcune delle grandi

assenze che fanno sentire eccome la loro presenza:

?

?950.000.000 (novecentocinquantamilioni) per mancanza di cibo;

?2.000.000.000 (due miliardi) sono i senzatetto;

?200.000.000 (duecentomilioni) di persone sono senza lavoro;

?incalcolabile il numero di esseri umani che soffre per la mancanza di libertà.

Questi dati agghiaccianti, uniti ai contenuti del non, possono far capire ancora di

più il motivo per cui da questa parte del mondo c'è davvero bisogno di un po' più di

assenze, visto che queste consentirebbero probabilmente la formazione di qualche

presenza dove il confine tra i due concetti è davvero questione di vita o di morte.

The theme presented on the occasion of this exhibition, dedicated in large part to the

lack of absence in the so-called civilized world, must not let those who have taken

part or who are reading this catalogue forget that, by contrast, in the world today a

large part of the population experiences absence on a daily basis. To summarize,

below is a list of just a few of the enormous absences that make their presence all too

keenly felt:

1.000.000.000 (un miliardo) di persone soffre per mancanza d'acqua;

ATTENZIONE! / ATTENTION! / ¡ATENCIÓN! / ATTENTION!

93

Page 96: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

?1.000.000.000 (one billion) people suffer from lack of water ;

?950.000.000 (nine hundred) and fifty million for lack of food;

?2.000.000.000 (two billion) are homeless;

?200.000.000 (two hundred million) people are without work;

? an incalculable number of human beings suffer from the lack of freedom.

These appalling figures viewed in conjunction with the contents of non make even

more clear the reason why, in this part of the world, a little more absence is needed,

given that it would probably allow for the formation of some presence in those areas

where the boundary between the two concepts is truly a matter of life and death.

El tema tratado en ocasión de esta exposición, dedicada en gran parte al tema de la

alta de ausencias en el mundo llamado civilizado, no debe absolutamente hacer

olvidar a qui está participado o a qui está leyendo este catogo que, actualmente, gran

parte de la población de la tierra vive más bien la citada ausencia cuotidianamente

sobre la propia piel. Resumiendo, por defecto, citaré seguidamente sólo algunas de

las grandes ausencias que hacen sentir su presencia:

?1.000.000.000 (mil millones) de personas sufren por falta de agua;

?950.000.000 (novecientos cincuenta millones) por falta de comida;

?2.000.000.000 (dos mil millones) no tienen techo;

?2 00.000.000 (doscientos millones) de pesonas no tienen trabajo;

?incalculable el nero de seres humanos que sufren por la falta de libertad.

Estos datos espeluznantes, unidos al contenido del non pueden hacer entender

todavía mejor el motivo por el cual en esta parte del mundo hay verdaderamene

necesidad de un poco de ausencias, dado que tas consentirían probablemente la

formación de alguna presencia donde el lite entre los dos conceptos es

94

Page 97: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

absolutamente de vida o muerte.

Le thème traité à l'occasion de cette exposition – consacrée en grande partie au

manque d'absences dans le monde dit “civil” – ne doit absolument pas faire oublier

à ceux qui sont intervenus ou à ceux qui lisent ce catalogue qu'aujourd'hui encore,

une grande partie de la population de la Terre vit et subit quotidiennement la susdite

absence.

Pour résumer, par défaut, je vais énumérer ici quelques-unes des grandes absences

qui font lourdement sentir leur présence:

?1.000.000.000 (un milliard de personnes souffrent du manque d'au;

?950.000.000 (neuf cent cinquante millionsdu manque de nourriture;

?2.000.000.000 (deux milliards sont sans abri;

?200.000.000 (eux cents millions de personnes sont sans travail;

?un nombre incalculable d'res humains souffrent du manque de libert.

Ces chiffres terrifiants, unis aux contenus du non, peuvent faire comprendre

encore mieux la raison pour laquelle de ce côté-ci du monde, on a vraiment besoin

d'un peu plus d'absences, puisque celles-ci permettraient probablement la

formation d'une prence ola frontie entre les deux concepts est vrament une question

de vie ou de mort.

Stefano Davidson

95

Page 98: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

vI

Culturali per aver creduto in questo progetto artistico già in occasione della First non

Worldwide Exhibition.

vUn ringraziamento al Comune di Firenze, in particolare al Quartiere 1 per la

concessione del Patrocinio a questo evento.

vRingrazio di cuore il Dott. Andrea Valenti senza il cui mecenatismo e generosità il

progetto Second non Worldwide Exhibition non sarebbe stato possibile.

vUn ringraziamento sentito al Dott. Fabrizio Guarducci che ha ospitato l'evento presso

la chiesa di San Jacopo in Campo Corbolini parte integrante dell'Istituto di Arte e

Cultura Lorenzo de' Medici di Firenze.

vUn grazie alla Dott.ssa Lucia Mascalchi, al Maestro Goran Kuzminac, all'Arch.

Alessandro Guaitoli, a Riccardo Tartaglia, al Dott. Fabrizio Guarducci, e a Gianni

Conti per i loro interventi introduttivi a questa pubblicazione.

vGrazie a Lapo Chirici e al suo impeccabile lavoro di Ufficio Stampa e Responsabile

delle Relazioni Esterne.

vUn particolare ringraziamento a Nancy Pollini, Indira Fabiàn e Jerome Nicolas per

le traduzioni.

vUn ringraziamento a Gabriele Balducci, fabbro in Verucchio (RN), autore materiale

delle “attaccaglie” non.

v Un ringraziamento all'Arch. Alessandro Guaitoli senza il cui puntuale aiuto ed i suoi

preziosi suggerimenti probabilmente non sarei mai riuscito a finire questo catalogo, né

ad allestire la mostra così come volevo.

vUn ultimo ringraziamento al Dott. Fabio Norcini, grazie al cui interessamento il non è

stato portato a Firenze.

l mio primo ringraziamento va al Ministero e alla Soprintendenza dei Beni

Ringraziamenti

96

Page 99: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)
Page 100: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)

Finito di stampare nel mese di settembre 2009da Modulgrafica Forlivese S.r.l.

Page 101: NON (The 2nd Worldwide Exhibition - Firenze,2009)