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More articles on www.nisimasa.com and www.frantinisimasa.it FILM DEL GIORNO FILM OF THE DAY TORINO 6 26-11-08 Quando si parla di divorzio, c’è sempre il ri- schio di scadere nella banalità e nel luogo co- mune. Negli ulmi anni, però, il cinema indipendente americano ha cercato di appro- fondire questo tema, dedicandogli una parte importante della sua produzione - uno degli esempi più importan è Noah Baumbach, che lo ha reso un tema centrale della sua filmo- grafia come in The Squid and the Whale. Con The New Year Parade, Tom Quinn ha creato un film capace di riempire quegli spazi di solito la- scia bianchi e di ingrandire nel deaglio dove si era abitua a dare le cose per scontate. Mike (Adam Conway) e Julie (Irene Longshore) sono fratelli nella Philadelphia operaia e wor- king class. Lui viaggia sulla trenna, lavora nel pub di famiglia e si preoccupa di tenere uni i cocci, mediando tra i genitori e cercando di far quadrare il bilancio. Lei è una sedicenne idea- lista che spera di rivedere madre e padre tor- nare assieme, si ene tuo dentro salvo poi scivolare nell’alienazione nei confron dei suoi amici e della sua stessa madre. Il doppio punto di vista offre un contributo in- teressante. Si cerca di scavare nelle differenze di comportamento tra una generazione che deve fare i con con le responsabilità, e una che si sente maggiormente parte in causa e sogna semplicemente che le cose possano an- dare per il verso giusto. Il tuo mentre il padre (Greg Lyons), adultero ed egoista, concentra le sue forze sulla vioria della sua band – dove Mike suona il banjo – nella Mummers Parade, pica parata di Philadelphia in cui diverse as- sociazioni si sfidano su un numero musicale. The New Year Parade rispea tue le carae- rische del cinema indipendente. Si concentra sui silenzi per enfazzare le esplosioni – le li, il bellissimo finale – cerca di disegnare una mappa dei senmen senza renderli ridicoli o groeschi. È un film riconoscibile e circoscrivi- bile, ma non per questo meno bello da vedere. When talking about divorce there’s always the risk of falling into banality and common place. That’s why independent American cinema tried, in recent years, to focus on with movies such as The Squid and the Whale by Noah Baumbach, who built a big part of his filmo- graphy on the subject of divorce. Tom Quinn’s The New Year Parade, is able to fill in the gaps, write in the blank pages and to zoom in on some subjects usually took for granted. Mike, played by Adam Conway, and Julie, Irene Longshire, are brother and sister in working class Philadelphia. He’s about thirty, works in the family pub, and is worried about all of his family, his mum, sister, and even his relaon- ship with his selfish and adulterious father. She is sixteen and undoubully a dreamer. She hopes to see her parents get back together and speaks to nobody about the situaon unl it become such a problem it drives her to alie- nate her friends, and her mother. This double view-point creates some intere- sng links. Quinn tries to explore inmately the differences in behaviour between the ge- neraons. Mike has to deal with responsibility while Julie is simply dreaming of everything turning out ok. Meanwhile the father, played by Greg Lyons, concentrates solely on his band, where Mike plays the banjo, taking part in Mummers Parade, a tradional Philadel- phian event where associaons compete in a musical contest. The New Year Parade respects all the charac- teriscs of independent cinema. This film con- centrates on the silences, meaning that when something snaps, when fights occur, it is very explosive, as in the last scene. It’s an instantly recognisable film, and sll a joy to watch. 26/11 massimo 1 27/11 massimo 1 INTERVIEW We’ve Never Been to Venice è il film di debuo del regista sloveno Blaz Kun. Un film pieno di intuito, che merita di essere visto. Come sapevi di essere pronto per fare questo film? Avevo bisogno di realizzare un lungometrag- gio; era diventata un’urgenza assoluta. Un’ur- genza non connessa a questa storia in parcolare, ma piuosto alla volontà di met- tere alla prova le mie idee. Ero pietrificato dalla paura di girare un film, di assumermi il ri- schio e di inoltrarmi nell’avventura. Il film era desnato ad essere a basso costo ma ha co- streo me e la mia partner Rolanda, co-sce- neggiatrice del film, a due ipoteche per potere arrivare alla parola fine. Un debito che paghe- remo per i prossimi 25 anni. Ma entrambi lo ri- faremmo ancora. Ti sei ispirato ad altri film durante la prepara- zione del tuo? No. Dopo avere deciso di fare lunghe inqua- drature stache, insieme con il mio DoP ab- biamo riguardato qualche film, in parcolare di Tsai Ming-Liang. Ma era una quesone tec- nica, che non aveva nulla a che fare con l’ispi- razione. E’ un film molto delicato, fao più di ges che di parole, qual è stato il tuo approccio con gli aori? Abbiamo parlato per ore, discusso i ruoli e al- cune scene parcolari, confrontadoci sulla psi- cologia dei personaggi. Volevo che ci capissimo il meglio possibile. In ogni caso la mise en scène è stata faa sul set appena prima di gi- rare la scena. Intuivamente e abbastanza ve- locemente, dal momento che avevamo solo dodici giorni per girare il film. Descrivi il tuo film in poche parole. Dolore, alienazione, perdita. We’ve never been to Venice, is the debut of Slo- venian director Blaz Kun. It’s an intuive film worth watching. How did you know that you were ready to make this film? I needed to make a feature film, and it became an absolute urgency. That was not so much due to this parcular story, but more about trying out my ideas. I was desperate to shoot a film, to take the risk and enter the adven- ture. So this was meant as a low-budget film, it took me and my partner Rolanda, co-writer on the film, two mortgages to get it finished. We will be paying them off for the next twenty five years, but we’d both do it again. Did any other films inspire you during the preparaon of your own? No. Aer I decided to do long steady shots ho- wever, my DoP and I did watch some films other films again, Tsai Ming-Liang’s in parcu- lar, but it was a technical thing. It had nothing to do with inspiraon. Since it is a very delicate film, more about ge- stures than talking, what was your approach to the actors? We would talk for hours, discussing their roles and some parcular scenes, debang the psy- chology behind them. I tried to make sure we could understand each other as well as possi- ble. The mise en scène however, was done on locaon, just before shoong the scene, intui- vely and quite quickly since we only had twelve days to shoot the film. Could you list few words that describe your film? Pain, alienaon, loss. Hamilton Sanà Blaz Kun Bistra Georgieva 26/11 ambrosio 1 27/11 nazionale 1 We’ve Never Been to Venice Torino 26 h. 12.30 h. 10.30 THE NEW YEAR PARADE h. 22.00 h. 14.30 Gazzea quodiana in collaborazione con NISI MASA, rete europea del cinema giovane A daily gazee in collaboraon with NISI MASA, European network of young cinema NISIMAZINE Un’immagine dal film - An Image from the film by Federico Torres FOTO DEL GIORNO PHOTO OF THE DAY ..Deux hommes dans Manhaan? *Intervista completa su : www.frannisimasa.it Full interview on :www.frannisimasa.it

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FILM DEL GIORNO

FILM OF THE DAY

TORINO

626-11-08

Quando si parla di divorzio, c’è sempre il ri-schio di scadere nella banalità e nel luogo co-mune. Negli ul;mi anni, però, il cinemaindipendente americano ha cercato di appro-fondire questo tema, dedicandogli una parteimportante della sua produzione - uno degliesempi più importan; è Noah Baumbach, chelo ha reso un tema centrale della sua filmo-grafia come in The Squid and the Whale. ConThe New Year Parade, Tom Quinn ha creato unfilm capace di riempire quegli spazi di solito la-scia; bianchi e di ingrandire nel de<aglio dovesi era abitua; a dare le cose per scontate.Mike (Adam Conway) e Julie (Irene Longshore)sono fratelli nella Philadelphia operaia e wor-king class. Lui viaggia sulla tren;na, lavora nelpub di famiglia e si preoccupa di tenere uni; icocci, mediando tra i genitori e cercando di farquadrare il bilancio. Lei è una sedicenne idea-lista che spera di rivedere madre e padre tor-nare assieme, si ;ene tu<o dentro salvo poiscivolare nell’alienazione nei confron; dei suoiamici e della sua stessa madre.Il doppio punto di vista offre un contributo in-teressante. Si cerca di scavare nelle differenzedi comportamento tra una generazione chedeve fare i con; con le responsabilità, e unache si sente maggiormente parte in causa esogna semplicemente che le cose possano an-dare per il verso giusto. Il tu<o mentre il padre(Greg Lyons), adultero ed egoista, concentra lesue forze sulla vi<oria della sua band – doveMike suona il banjo – nella Mummers Parade,;pica parata di Philadelphia in cui diverse as-sociazioni si sfidano su un numero musicale.The New Year Parade rispe<a tu<e le cara<e-ris;che del cinema indipendente. Si concentrasui silenzi per enfa;zzare le esplosioni – le li;,il bellissimo finale – cerca di disegnare unamappa dei sen;men; senza renderli ridicoli ogro<eschi. È un film riconoscibile e circoscrivi-bile, ma non per questo meno bello da vedere.

When talking about divorce there’s always therisk of falling into banality and common place.That’s why independent American cinematried, in recent years, to focus on with moviessuch as The Squid and the Whale by NoahBaumbach, who built a big part of his filmo-graphy on the subject of divorce.Tom Quinn’s The New Year Parade, is able tofill in the gaps, write in the blank pages and tozoom in on some subjects usually took forgranted.Mike, played by Adam Conway, and Julie, IreneLongshire, are brother and sister in workingclass Philadelphia. He’s about thirty, works inthe family pub, and is worried about all of hisfamily, his mum, sister, and even his rela;on-ship with his selfish and adulterious father. Sheis sixteen and undoub:ully a dreamer. Shehopes to see her parents get back togetherand speaks to nobody about the situa;on un;lit become such a problem it drives her to alie-nate her friends, and her mother.This double view-point creates some intere-s;ng links. Quinn tries to explore in;matelythe differences in behaviour between the ge-nera;ons. Mike has to deal with responsibilitywhile Julie is simply dreaming of everythingturning out ok. Meanwhile the father, playedby Greg Lyons, concentrates solely on hisband, where Mike plays the banjo, taking partin Mummers Parade, a tradi;onal Philadel-phian event where associa;ons compete in amusical contest.The New Year Parade respects all the charac-teris;cs of independent cinema. This film con-centrates on the silences, meaning that whensomething snaps, when fights occur, it is veryexplosive, as in the last scene.It’s an instantly recognisable film, and s;ll a joyto watch.

26/11 massimo 127/11 massimo 1

INTERVIEW

We’ve Never Been to Venice è il film di debu2odel regista sloveno Blaz Ku1n. Un film pieno diintuito, che merita di essere visto.Come sapevi di essere pronto per fare questofilm?Avevo bisogno di realizzare un lungometrag-gio; era diventata un’urgenza assoluta. Un’ur-genza non connessa a questa storia inpar;colare, ma piu<osto alla volontà di met-tere alla prova le mie idee. Ero pietrificatodalla paura di girare un film, di assumermi il ri-schio e di inoltrarmi nell’avventura. Il film erades;nato ad essere a basso costo ma ha co-stre<o me e la mia partner Rolanda, co-sce-neggiatrice del film, a due ipoteche per poterearrivare alla parola fine. Un debito che paghe-remo per i prossimi 25 anni. Ma entrambi lo ri-faremmo ancora.Ti sei ispirato ad altri film durante la prepara-zione del tuo?No. Dopo avere deciso di fare lunghe inqua-drature sta;che, insieme con il mio DoP ab-biamo riguardato qualche film, in par;colaredi Tsai Ming-Liang. Ma era una ques;one tec-nica, che non aveva nulla a che fare con l’ispi-razione.E’ un filmmolto delicato, fa-o più di ges, chedi parole, qual è stato il tuo approccio con glia-ori?Abbiamo parlato per ore, discusso i ruoli e al-cune scene par;colari, confrontadoci sulla psi-cologia dei personaggi. Volevo che ci capissimoil meglio possibile. In ogni caso la mise enscène è stata fa<a sul set appena prima di gi-rare la scena. Intui;vamente e abbastanza ve-locemente, dal momento che avevamo solododici giorni per girare il film.Descrivi il tuo film in poche parole.Dolore, alienazione, perdita.

We’ve never been to Venice, is the debut of Slo-venian director Blaz Ku1n. It’s an intui1ve filmworth watching.How did you know that you were ready tomake this film?I needed to make a feature film, and it becamean absolute urgency. That was not so muchdue to this par;cular story, but more abouttrying out my ideas. I was desperate to shoota film, to take the risk and enter the adven-ture. So this was meant as a low-budget film,it took me and my partner Rolanda, co-writeron the film, two mortgages to get it finished.We will be paying them off for the next twentyfive years, but we’d both do it again.Did any other films inspire you during theprepara,on of your own?No. A(er I decided to do long steady shots ho-wever, my DoP and I did watch some filmsother films again, Tsai Ming-Liang’s in par;cu-lar, but it was a technical thing. It had nothingto do with inspira;on.Since it is a very delicate film, more about ge-stures than talking, what was your approachto the actors?We would talk for hours, discussing their rolesand some par;cular scenes, deba;ng the psy-chology behind them. I tried to make sure wecould understand each other as well as possi-ble. The mise en scène however, was done onloca;on, just before shoo;ng the scene, intui-;vely and quite quickly since we only hadtwelve days to shoot the film.Could you list few words that describe yourfilm?Pain, aliena;on, loss.

Hamilton San1à

Blaz Ku,n

Bistra Georgieva

26/11 ambrosio 127/11 nazionale 1

We’ve Never Been to VeniceTorino 26

h. 12.30h. 10.30

THE NEW YEAR PARADE

h. 22.00h. 14.30

Gazze<a quo;diana in collaborazione con NISI MASA, rete europea del cinema giovaneA daily gaze<e in collabora;on with NISI MASA, European network of young cinema

NISIMAZINE

Un’immagine dal film - An Image from the film

by Federico TorresFOTO DEL GIORNO

PHOTO OF THE DAY

..Deux hommes dans Manha2an?

*Intervista completa su : www.fran;nisimasa.itFull interview on :www.fran;nisimasa.it

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Dopo aver dire<o una quindicina di film, Ru-pert Wya< gira The Escapist, storia di unuomo, Frank, rassegnato a passare il restodella sua vita in prigione. Un giorno però ri-ceve una le<era riguardante la salute della fi-glia, una tossicodipendente che non soprav-viverà a lungo, a meno che qualcuno non siprenda cura di lei. Determinato a rivederla,anche se solo per un’ul;ma volta, il prigionieronon ha altre alterna;ve che l’evasione. La forzadel film deriva da un cast straordinario - BrianCox, Joseph Fiennes, Liam Cunningham, SeuJorge, Dominic Cooper, Steven Mackintosh eDamian Lewis - e dalla colonna sonora di Ben-jamin Wallfish, che ampli-fica il senso di agoniaregnante nella prigione in-glese. Un montaggio appa-rentemente confuso, chemescola flash-back, flash-forward e sogni, riesce a im-mergere lo spe<atore nellabirinto di questa fuga. Icomplici dell’evasione ven-gono presenta; allo spe<a-tore fin dall’inizio dellastoria, e l'avanzare dellaloro odissea verso la libertà,con rivalità e confli= cheprendono il sopravvento,assicura al film una tensionecostante. Brian Cox è instato di grazia, riuscendo a creare un perso-naggio calmo e sensibile a metà tra SpencerTracey, Humphrey Bogart e Marlon Brando. Loscopo di Rupert Wya< era realizzare “un filmche funzionasse come storia di genere, un rac-conto di fuga dal carcere che ele<rizzasse e in-trigasse il pubblico a<raverso l'evasioneemo1va del protagonista”. Un obie=vo deci-samente riuscito.

A(er direc;ng approximately fi(een films, Ru-pert Wya< made The Escapist. It features aman, Frank Perry, who has resigned himself tospend the rest of his life in prison. One day, hereceives a le<er telling him about his dau-ghter’s health. She’s a drug addict and is goingto die very soon unless someone takes care ofher. Resolved to see her, even if only oncemore, the prisoner has no alterna;ve but toescape. The strength of this film lies in an awe-some cas;ng: Brian Cox, Joseph Fiennes, LiamCunningham, Seu Jorge, Dominic Cooper, Ste-ven Mackintosh and Damian Lewis all feature.The score is composed by Benjamin Wallfish,

which serves to heightenthe agony that reigns in thisBri;sh prison. An apparen-tly confusing edi;ng mixesup flash backs, flash for-wards and dreams, losingthe spectator in the maze ofthe escape. His accomplicesare presented to the au-dience from the very begi-ning of the film. As theirjourney towards liberty con-;nues, rivalries and conflictstake over within the variedcompany, with a constanttension that never goesaway. Brain Cox steals the li-melight and succeeds in

crea;ng a sensi;ve and quiet character, mer-ging Spencer Tracey, Humphrey Bogart, andMarlon Brando. Frank would do anything toaccomplish this jailbreak. Rupert Wya<’s aimwas to make a film “which succeeds within itsgenre, meaning a prison escape story whichthrills and intrigues [and that] reaches the au-dience by way of Frank's story and his emo1o-nal escape” and he definetely achieved it.

Zemsta (La vende2a) è un film del regista po-lacco Andrzej Wajda, basato sulla commediadell’autore culto del Roman;cismo polaccoAleksander Fredro. Racconta la storia di duefamiglie aristocra;che del XVII secolo co-stre<e, a causa del declino delle loro dinas;e,a vivere in par; diverse di un castello a pezzi.Passano il tempo a rendersi infelici a vicenda.I capofamiglia sono in lo<a costante per ledonne e per il controllo del loro stravaganteregno. Gli altri membri si dedicano alla lussu-ria e ai loro avidi interessi. Amori ostacola;,scambi di iden;tà, aman; segre; e an;chefaide - il tu<o riunito inuna deliziosa farsa.Roman Polanski è Pap-kin, una specie di ver-sione polacca del DonGiovanni, interpretatosolitamente da a<oripiù giovani. La sceltadel famoso regista erauna sfida: Polanski offreuna performance ecce-zionale, me<endo in scena un modo tu<onuovo di intendere il personaggio. Il sogge<oè universale e la storia molto acca=vante, l’at-mosfera sempre intensa. Per guardare e ap-prezzare il film sarebbe opportuno conoscerealmeno un po’ la storia e la mentalità polacca,ma forse è sufficiente essere aper; al nuovo.Altrimen; si corre il rischio di guardarlo comeuna specie di Romeo e Giulie2a in versionecommedia. In effe= molte persone lo vedonocosì, e quindi non amano il film: non ne col-gono le idee so<o la superficie. Il principalescopo di Fredro (e di Wajda) era me<ere inscena i vizi e le imperfezioni polacche ridico-lizzandoli; uno scopo raggiunto appieno.

Zemsta (The Revenge) is Andrzej Wajda's Po-lish film based on the play by the cult authorfrom the Polish Reinassance Aleksander Fre-dro. It is about two 17th century aristocra;cfamilies that are forced, due to the decline ofancestral legacies, to inhabit separate parts ofa crumbling castle. They try to make eachother miserable. The heads of the families tryto outwit one another over women and overthe control of their extravagant realm. The restof the families members pursue their lust andgreedy interests. Thwarted lovers, mistakeniden;;es, secret lovers and lengthy blood

feuds, all gathered to-gether in a deligh:ulfarce.Roman Polanski playsPapkin, a role usuallyplayed by younger ac-tors, he is a sort of Po-lish Don Juan. Thechoice of giving it to theworld famous directorwas a challenge; none-

theless he plays it excep;onally, showing awhole new understanding of this character.The subject is universal and the story is verycatchy, keeping the atmosphere intense at all;mes. The best condi;on in which to watchand enjoy the film is probably to know at leasta bit about Polish history and mentality; ormaybe just to be open-minded. You wouldotherwise think of it as a kind of a Romeo andJuliet number, except this is a comedy. Indeedmany people see it that way, hence they donot like the film; they don’t understand theideas beneath the surface. The main purposeof Fredro, and of Wajda, was to show the Po-lish vices and laugh at them. That task is welldone.

CRITICA

REVIEWThe EscapistOut of Compe11on

The RevengeRoman Polanski

CRITICA

REVIEW

Rupert Wya2Ireland/UK, 2007

Andrzej WajdaPoland, 2002

Tania Laniel Elżbieta M. Stachowiak26/11 ambrosio 229/11 ambrosio 3

FOCUS ONCinque storie d’amore per cinque giovani regis;. Cinque riflessioni sulla natura dell’amore in-felice. Ma è proprio vero che le storie d’amore devono finire male? Sì se l’amore non c’è. E' que-sto che provano a so<olineare i cinque cortometraggi propos; nella sezione “Le storie d’amorefiniscono male” presente nel concorso Italiana.Cor;. La mancanza dell’amore crea un vuotoemo;vo, uno spazio bianco difficile da colmare. In Macchie di sole Adriana, la protagonista do-dicenne impara, dalla sorella maggiore che la trascura e ha una relazione con un uomo sposato,che l’amore altro non è che un fugace incontro so<o un ombrellone. Lezione che riverserà nel-l’ambigua amicizia con un bambino più piccolo di lei. Per Adele, l’eroina interpretata da IaiaForte ne Il citofono, l’amore è il pretesto per il sacrificio di se stessa, per essere finalmente pro-tagonista di una grande tragedia lirica come la divina Callas, un fantasma che la accompagna dal-l’infanzia. L’incontro d’amore è un’idea che si trova solo nei film, perchè la realtà è una no<e dipioggia, questo è quello che si evince in Sonderbehandlung. O forse neanche nei film, a giudi-care da 69bites, viaggio raccontato in chiave documentaris;ca che compie Gaska, novella Va-len;na di crepaxiana memoria. Nel cortometraggio dire<o da Kristoph Tassin e MariannaSchivardi, la perdita di un volo aereo porterà la protagonista a vagare per Barcellona, sospesatra l’onirico e il reale, su set di film porno che si confondono con la quo;dianità. Forse l’unicomodo di ragionare sull’amore e sulle scelte che si fanno per esso è passeggiare solitari in una Ve-nezia dall’aria casalinga, come fanno i protagonis; di Italiano per stranieri. Ognuno è immersoin un suo microcosmo di relazioni ed emozioni che viene alla luce durante l’apprendimento del-l’Italiano. La lingua diventa il collante di frammen; di vita diverse. L’impressione finale è quelladi una generazione che denuncia l’assenza di amore nella realtà, una realtà nuda e che non offreripari per l’individuo des;nato a non trovare mai la propria realizzazione emo;va.

Five love stories from five young directors. Five reflec;ons on the nature of unhappy love, butis it really true that love stories must end badly? Yes it is if there is no love. This is the aspect thatthese short films, presented in the sec;on Italiana.Cor; “Le storie d'amore finiscono male” (LoveStories Ends Badly), try to underline. The lack of love will leave you void of emo;on, with a blankspace that’s difficult to fill. In Macchie di sole, Adriana, the main character, twelve years old, le-arns from an older sister that love is only a brief encounter under a parasol. For Adele, the he-roine played by Iaia Forte in Il citofono, love is the pretext for her self-sacrifice. She finally fulfillsher dreams and becomes the protagonist of a lyrical tragedy, the same as the Divine Callas, aghost that’s followed her since childhood. The encounter with love is an idea you only find infilms. The reality is maybe just a rainy night as we see in Sonderberhandlung. Or perhaps nei-ther films get it right. 69bites features a journey made by the main character, Gaska, told in adocumentary style. In Kristoph Tassin and Marianna Schivardi’s short film, a(er missing a plane,the protagonist is driven to wander around Barcelona. Suspended between irony and reality,she ends up on a porno film set. Maybe the only way to reason about love and life’s choices isto go for a walk through a domes;c Venice, like the protagonists of Italiano per stranieri. Eve-ryone is plunged into their own microcosm of rela;onships and feelings, which come to light du-ring the learning of a language that links fragments of very different lives together. The finalimpression is that of a genera;on who denounces the absence of love in reality. It’s a nakedreality that doesn't offer shelter for the individual des;ned to never find his or her own emo-;onal fulfillment.

La sezione Italiana.Cor; è suddivisa in tre bloc-chi tema;ci: “Quelli della mia età”, “Altri tempialtri spazi” e “Le storie d’amore finisconomale”. Il focus on di oggi propone una rifles-sione su quest’ul;mo gruppo di cortome-traggi.

The Italiana.Cor; sec;on is divided in threethemes, “Quelli della mia età”, “Altri tempi altrispazi” and “Le storie d’amore finiscono male”.Our Focus On for today offers a reflec;on onthe last theme.

Jennyfer Rapisarda

26/11 ambrosio 329/11 greenwich 1

26/11 greenwich 127/11 greenwich 1

h. 22.15h. 10.30

h. 12.15h. 22.15

h. 18.00h. 14.45

Italiana.Cor,

NISIMAZINE TORINO26-11-08 #6

allegato indipendente deLA RIVISTA DEL CINEMA

Reg. Trib. Torino n. 5560 del 17/12/2001

DIR. RESPONSABILEAlberto BarberaRESP. PROGETTO

Marta MussoCAPO REDATTORE E GRAFICA

Tommaso CaroniREDAZIONE

Cicek Coskun, Sahar Delijani, Simone Do<o,Flavio Fulio Bragoni, Bistra Georgieva, HasmikHovhannisian, Dorothy Kirk, Tania Laniel, An-drea Ma<acheo, Ilona Nukševica, Sebas;anoPucciarelli, Jennyfer Rapisarda, Hamilton San-;à, Mirtha Sozzi, Elżbieta M. Stachowiak - Fe-derico Torres (fotografo di redazione)

TRADUZIONISahar Delijani, Chloe Eades, Helena Hamlyn,Dorothy Kirk, Chloe Mackay

CORREZIONE BOZZESebas;ano Pucciarelli

ORGANIZZAZIONEMaddalena Longhi(coordinamento per l’Asso-ciazione Fran;), Mirtha Sozzi (coordinamentoNisi Masa), Luca Vigliani (Logis;ca)

TIPOGRAFIAMondostampe - Grafica & Stampa

Proge-o dida.co realizzatocon il contributo di EDISU Piemonte

dal Gruppo Studentesco“Professione: Reporter”

in coll. con Fran, e Nisi Masawww.fran,nisimasa.itwww.nisimasa.com

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Un’immagine da Il CitofonoAn Image from Il Citofono