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Natale al caldo (2010) Il 2010 era stato un anno difficile: un anno di crisi, di aziende che chiudono, di tagli alla spesa pubblica, di scandali sessuali, ma nessuno si aspettava che persino Babbo Natale chiudesse i battenti. Boicotto aveva quindi deciso di lanciarsi in una crociata idealistica per portare doni e gioia a tutti i bambini del mondo, come del resto aveva fatto per tutta la sua vita. Si era procurato la lista dei bambini africani solitamente visitati da Santa Claus, aveva attaccato tutte le sue renne alla Dacia (dopo averle convertite tutte quante a gpl) ed era partito, con Silvia come navigatrice, alla volta del continente nero. Non aveva notato che i nomi della sua lista avevano un sapore vagamente veronese. “Ormai dovremmo essere sopra al Cairo” esclamò Niccolò. “Mah, può darsi, ma quello laggiù potrebbe essere anche Addis Abeba per quel che ne sappiamo!” gli rispose Silvia. Per quei due era già difficile leggere i segnali stradali di notte, farlo in volo a 10.000 metri d'altezza poi era decisamente più complicato. Dopo un rapido consulto decisero di atterrare in quella che sembrava un'oasi e attendere il mattino per provare ad orientarsi. Quando il sole sorse lessero su un cartello in cima a una cancellata: “La Missione S.r.l. - di Calabria, Pacca & C.”. Quel nome ricordò loro che pochi giorni prima avevano letto sui giornali degli scandali sul traffico di bambini nel cuore dell'Africa gestito da due missionari italiani, marito e moglie: Don Rosario e Suor Francesca. Non si aspettavano di certo di incontrare Mazzu dipinto di nero e con due labbroni gonfiati dal botulino, tenuto per mano da Anna e Olaf mentre Dobermann scattava foto a tutto spiano esclamando: “Ecco, così è perfetto! Stavolta li freghiamo!”. Silvia e Niccolò si avvicinarono sconcertati e quando gli amici li videro, tacquero e sorrisero imbarazzati. Per qualche minuto regnò il silenzio, come se stessero cercando le parole per spiegare ciò che stava accadendo. Fu infine Dobermann, con baldanza futurista tipica dell'italico condottiero in Abissinia, a prendere la parola: “Lo so che non è propriamente legale, ma stiamo cercando di snellire le pratiche per l'adozione del Mazzu. In fondo si tratta semplicemente di regolarizzare una situazione de facto che tutti conoscono... però potete immaginare le complicazioni burocratiche che si incontrano per adottare un figlio più anziano della madre! Così abbiamo pensato di creargli una nuova identità e Suor Fra e Don Rosy sono sempre disponibili ad aiutare i poveri bisognosi come noi, che poi lasceranno cospicue donazioni alla Missione, ovviamente!”. Come se avessero sentito nominare i loro nomi, i due coniugi uscirono da una capanna sorridendo: “Abbiamo appena concluso la trattativa per vendere cinquanta dei nostri ragazzi alle Milizie Rivoluzionarie del Mali. Gli Olaf ci hanno aiutato nella negoziazione, sapete loro sono esperti di queste cose, ricordate lo scandalo del loro asilo “Piccole Prigionie”? Beh, sono pronti i biscotti di pan di zenzero, ne volete un po'?” “Oh no grazie!” rispose prontamente il Mazzu “Ricordatevi che io e Dobermann stiamo osservando una settimana di digiuno completo per poi partire in una gara ciclistica alla conquista del Kilimangiaro. Chi cede per primo, perde. Chi perde, muore! Come piace a noi!”. Mentre discutevano di competizioni con la sopravvivenza come primo premio, udirono delle urla in lontananza e videro un polveroso polverone che si alzava all'orizzonte; in pochi minuti distinsero Cesco che fuggiva terrorizzato inseguito da un gruppo di enormi trogloditi pelosi e zannuti armati di clave: i krampus! “Aiuto!” urlò Cesco “Mi stanno inseguendo da settimane perchè alla festa di San Nicola li ho provocati un pochino versando addosso a uno di loro il bidone del brulè bollente!”. A giudicare da come ruggivano e da come agitavano le loro mazze piene di chiodi, i krampus parevano intenzionati a fargli la pelle. Come risvegliati da un richiamo ancestrale, i ragazzi venduti ai guerriglieri del Mali spezzarono le loro catene, corsero nelle loro capanne e ne uscirono coperti di pellicce di leoni e con

Natale al caldo (2010)

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Le avventure natalizie di un gruppo di amici di Arbizzano in Africa e Medio Oriente!

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Natale al caldo (2010)

Il 2010 era stato un anno difficile: un anno di crisi, di aziende che chiudono, di tagli alla spesa pubblica, di scandali sessuali, ma nessuno si aspettava che persino Babbo Natale chiudesse i battenti. Boicotto aveva quindi deciso di lanciarsi in una crociata idealistica per portare doni e gioia a tutti i bambini del mondo, come del resto aveva fatto per tutta la sua vita. Si era procurato la lista dei bambini africani solitamente visitati da Santa Claus, aveva attaccato tutte le sue renne alla Dacia (dopo averle convertite tutte quante a gpl) ed era partito, con Silvia come navigatrice, alla volta del continente nero. Non aveva notato che i nomi della sua lista avevano un sapore vagamente veronese.

“Ormai dovremmo essere sopra al Cairo” esclamò Niccolò. “Mah, può darsi, ma quello laggiù potrebbe essere anche Addis Abeba per quel che ne sappiamo!” gli rispose Silvia. Per quei due era già difficile leggere i segnali stradali di notte, farlo in volo a 10.000 metri d'altezza poi era decisamente più complicato. Dopo un rapido consulto decisero di atterrare in quella che sembrava un'oasi e attendere il mattino per provare ad orientarsi. Quando il sole sorse lessero su un cartello in cima a una cancellata: “La Missione S.r.l. - di Calabria, Pacca & C.”. Quel nome ricordò loro che pochi giorni prima avevano letto sui giornali degli scandali sul traffico di bambini nel cuore dell'Africa gestito da due missionari italiani, marito e moglie: Don Rosario e Suor Francesca. Non si aspettavano di certo di incontrare Mazzu dipinto di nero e con due labbroni gonfiati dal botulino, tenuto per mano da Anna e Olaf mentre Dobermann scattava foto a tutto spiano esclamando: “Ecco, così è perfetto! Stavolta li freghiamo!”. Silvia e Niccolò si avvicinarono sconcertati e quando gli amici li videro, tacquero e sorrisero imbarazzati. Per qualche minuto regnò il silenzio, come se stessero cercando le parole per spiegare ciò che stava accadendo. Fu infine Dobermann, con baldanza futurista tipica dell'italico condottiero in Abissinia, a prendere la parola: “Lo so che non è propriamente legale, ma stiamo cercando di snellire le pratiche per l'adozione del Mazzu. In fondo si tratta semplicemente di regolarizzare una situazione de facto che tutti conoscono... però potete immaginare le complicazioni burocratiche che si incontrano per adottare un figlio più anziano della madre! Così abbiamo pensato di creargli una nuova identità e Suor Fra e Don Rosy sono sempre disponibili ad aiutare i poveri bisognosi come noi, che poi lasceranno cospicue donazioni alla Missione, ovviamente!”. Come se avessero sentito nominare i loro nomi, i due coniugi uscirono da una capanna sorridendo: “Abbiamo appena concluso la trattativa per vendere cinquanta dei nostri ragazzi alle Milizie Rivoluzionarie del Mali. Gli Olaf ci hanno aiutato nella negoziazione, sapete loro sono esperti di queste cose, ricordate lo scandalo del loro asilo “Piccole Prigionie”? Beh, sono pronti i biscotti di pan di zenzero, ne volete un po'?” “Oh no grazie!” rispose prontamente il Mazzu “Ricordatevi che io e Dobermann stiamo osservando una settimana di digiuno completo per poi partire in una gara ciclistica alla conquista del Kilimangiaro. Chi cede per primo, perde. Chi perde, muore! Come piace a noi!”.

Mentre discutevano di competizioni con la sopravvivenza come primo premio, udirono delle urla in lontananza e videro un polveroso polverone che si alzava all'orizzonte; in pochi minuti distinsero Cesco che fuggiva terrorizzato inseguito da un gruppo di enormi trogloditi pelosi e zannuti armati di clave: i krampus! “Aiuto!” urlò Cesco “Mi stanno inseguendo da settimane perchè alla festa di San Nicola li ho provocati un pochino versando addosso a uno di loro il bidone del brulè bollente!”. A giudicare da come ruggivano e da come agitavano le loro mazze piene di chiodi, i krampus parevano intenzionati a fargli la pelle. Come risvegliati da un richiamo ancestrale, i ragazzi venduti ai guerriglieri del Mali

spezzarono le loro catene, corsero nelle loro capanne e ne uscirono coperti di pellicce di leoni e con

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enormi mascheroni rituali e si unirono alla spietata caccia di Cesco brandendo lunghe lance. La situazione era decisamente precipitata e Silvia e Niccolò preferirono ripartire al volo.Poco distante qualcun'altro doveva salire sul Kilimangiaro per una sciata fuori pista con Benjamin: Kabul. Al ricevere il suo regalo aveva fatto una faccia strana: un i-jacket? Un dispositivo di sicurezza della Apple progettato dal Mazzu per salvarsi in caso di valanga? Kabul, quando era in compagnia dei suoi veri amici, perdeva i suoi falsi timori di nonnetto e diventava quanto di più spericolato e delinquente possa essere uno sciatore, tuttavia per non offendere Silvia e Niccolò si portò comunque il dono in cima alla montagna. E fu una fortuna, perchè quella volta la valanga lui e i suoi scriteriati veri amici la provocarono per davvero e l'i-jacket entrò in funzione, trasformando i suoi abiti in una sfera di plastica trasparente che rotolò sulla superficie della neve fino a valle. Quando Kabul raggiunse il primo villaggio e la tribù vide un uomo bianco in tanga fuxia che calava dalla montagna dentro una sfera invisibile lo scambiarono per una divinità. Da quel giorno Kabul ebbe potere, onori e rispetto, tutto tranne che donne, perchè nonostante gli venissero ripetutamente offerte, lui rifiutava dicendo: “No no, io guladdone!”.Prossima tappa? Il Rwanda! Il Kigali Institute of Science and Technology e la National Rwandese University avevano da poco fatto partire una collaborazione e avevano inaugurato un corso di laurea in “Fashion and design for slums” che si proponeva di formare professionisti in grado di abbellire le baraccopoli delle grandi città africane sotto il motto: “Ci può essere stile anche nel morire di fame”. Una delle varie borse di studio era stata istantaneamente vampirizzata da Luscia, che aveva colto l'occasione per iniziare una quarta laurea. Silvia e Niccolò la trovarono mentre, assieme ad altri studenti europei, decideva la

collocazione ideale di un negozio di Prada nel centro di Korogocho. Ancora immersi in questa folle aria di spendaccioneria per derelitti, i nostri δωράφοροι (badilate di cultura classica!!!) si diressero verso l'ultima meta del loro viaggio: Dubai! La città degli sceicchi e degli alberghi di extra-lusso, dove la speculazione edilizia raggiunge le sue vette più inaccessibili. Il posto giusto dove incontrare due spregiudicati palazzinari come Elena e Chinghianni, “la coppietta del mattone” come li soprannominava sardonicamente Beppe Grillo nei suoi spettacoli elencando i loro interessi immobiliari in mezzo Nord Italia: case ad Arbizzano, San Rocco, San Pietro, Mattarello... ma ciò non era sufficiente a

saziare la loro sete di calcestruzzo: volevano fare il botto in Arabia. Non fu difficile rintracciarli, o meglio rintracciare il loro ufficio megagalattico. Appena li vide, Chinghianni sbottò con il suo solito stile: “Timeo Boicotto et dona ferentem!” (e vai, cultura classica A NASTRO!) e li fece accomodare nel suo studio, maniacalmente ordinato, tanto che spostava lui le sedie solo in direzioni ortogonali. Dopo aver loro consegnato i regali, Silvia e Niccolò chiesero ai due speculatori se avessero notizie di Martina o di Alex. La prima era scomparsa da mesi: stava realizzando proprio a Dubai una sauna - centro wellness - palestra fitness – lago di Loch Ness per un potentissimo emiro e improvvisamente aveva smesso di aggiornare il suo stato su Facebook, facendo perdere le proprie tracce. Alex, un po' preoccupato per la situazione, aveva preso il primo aereo per Dubai ma era precipitato sul deserto arabico e nessuno aveva più saputo nulla nemmeno di lui. “Dovevamo consegnargli la maglia autografata di Schevchenko” disse Niccolò estraendo il regalo rosso-nero dal sacco. Chinghianni ed Elena sbarrarono gli occhi e gli si gettarono sopra per nasconderlo alla vista di occhi indiscreti. “Siete pazzi, c'è la pena di morte per chi espone i colori di Muhammad Al-Ex!”. Silvia e Niccolò si guardarono allibiti. I due squali dell'edilizia sospirarono. “Ok vi racconteremo la verità... Alex è stato salvato da una tribù di abitanti del deserto” spiegò Chinghianni sorbendo voluttuosamente un bicchiere di pessimo Valpolicella di Soave per calmarsi “In breve tempo si è messo sulle tracce della sua bella ed ha scoperto che era finita in un harem di Medina, così ha cambiato il suo nome in Muhammad Al-Ex, ha addestrato per settimane i pacifici beduini che lo avevano salvato trasformandoli in una banda di tagliagole, ha attaccato Medina liberando Martina (che fa pure rima) e i

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due ora spadroneggiano per la regione seminando morte e distruzione. Ci credo che non vogliono far avere loro notizie in Italia! Ora sono una leggenda per il popolo arabo quali non se ne vedevano dai tempi della guerra contro l'Impero Ottomano!”.Un po' sconvolti dalle rivelazioni delle ultime ore, Silvia e Niccolò girovagarono per qualche ora per i vicoli del famoso centro storico di Dubai, assaggiando tutto ciò che incontravano di commestibile, con la scusa del “conoscere la cultura locale”. Avevano la pancia piena di pita e carne disidratata di cammello quando sentirono la voce di Zeno che urlava: “Sì, lo compreremo! Tutto intero! Ce lo faremo spedire a casa! E lo piazzeremo all'Isola d'Elba per passarci i weekend!” e pochi secondi dopo lo videro gesticolare come un matto indicando un hotel di 300 piani, mentre Giulia cercava invano di placarlo. Quando li vide, una luce di speranza baluginò negli occhi della giovine: “Oh aiutatemi, per sbaglio ho fatto inghiottire a Zeno il farmaco sperimentale per il Parkinson... quello che amplifica il bisogno di forti emozioni! Zeno non si tira mai indietro se si tratta di comprare, ma adesso è proprio fuori misura: non solo vuole portarsi a casa questo hotel, ma ha già firmato un protocollo d'intesa con il Governo Italiano per l'acquisto dell'Isola d'Elba, tutta quanta!! Vuole mettersela in giardino!!” Nonostante la disperazione di Giulia, Silvia e Niccolò trovavano piuttosto normale, parlando di Zeno, il comportamento descritto. Certo, davanti a un uomo che acquistava alberghi e isole, il regalo che dovevano consegnargli (un buono da 300€ da spendere nei migliori outlet di Verona e Mantova) sbiadiva miseramente.Zeno aveva appena ritirato il suo regalo quando udirono delle urla, degli spari, delle esplosioni. Le persone del suk si fecero da parte e comparve di nuovo Cesco, sempre più impolverato. Dietro di lui c'era una vera folla: i krampus, i Ribelli del Mali, Kabul e la sua tribù, Al-Ex, Martina e i 40 ladroni, l'Interpol, la Lega Nord sezione di Bergamo, il Borgo Valsugana Football Club, i Cavalieri dello Zodiaco, i dipendenti della Regione Marche, Roberto Saviano, Barak Obama e Mazinga Zeta. “Sono sempre di più!!” urlava il povero Cesco, mentre altra gente si staccava dal gruppo degli osservatori e, senza motivo apparente, cominciava ad inseguirlo urlando, brandendo bastoni, scimitarre, carabine, motoseghe. Silvia e Niccolò si guardarono con l'aria di chi ha capito cosa fare, saltarono sulla Dacia, completamente scaricata dai regali, diedero un colpo di redini al tiro di renne e, mentre il sole tramontava dietro le dune del deserto arabico che circonda Dubai, si lanciarono anche loro alla folle rincorsa di Cesco. Non importa che tu sia Cesco o il krampus, quello che importa è che cominci a correre!!

E BBON NATALE A TUTTI!!