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MH131 SULLA SCIA DELL'AMORE

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love, fiction, reading

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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Navy Husband Navy Woman

Silhouette Books © 2005 Debbie Macomber © 1991 Debbie Macomber

Traduzioni di Maria Elena Giusti e Marzia Delli Colli

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Special Edition

ottobre 2006 Seconda edizione Il Meglio di Harmony

luglio 2010

Questo volume è stato impresso nel giugno 2010 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

IL MEGLIO DI HARMONY

ISSN 1126 - 263X Periodico mensile n. 131 del 24/7/2010

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 777 del 6/12/1997 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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«Stai scherzando, vero?» chiese Shana Berrie, al tele-fono con Ali, sua sorella maggiore. Alison era sempre stata la saggia della famiglia, quella che, al contrario di lei, non avrebbe mai ceduto alla tentazione di impacchettare tutta la sua vita dalla sera alla mattina per trasferirsi in una città che cono-sceva a malapena e dove, solo in base all'istinto, aveva appena rilevato un bar pizzeria. Già, solo una persona con un disperato bisogno di cambiamenti, o ancora meglio di drastici cambiamen-ti, poteva optare per una scelta così radicale senza sentirsi fuori di senno. «Mi dispiace davvero, Shana, ma mi avevi dato la tua disponibilità per un'evenienza di questo genere» le ricordò sua sorella. In effetti, non poteva negarlo. Quando, qualche an-no prima, Ali, infermiera della Marina di stanza a San Diego, le aveva chiesto se fosse disposta a occuparsi di sua figlia in caso di necessità, lei non aveva esitato a rassicurarla. Allora non era stata una decisione ardua, forse per-ché la possibilità che fosse necessario il suo intervento le era parsa alquanto remota. Ma tutto era cambiato

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all'improvviso, quando sua sorella era rimasta vedova. «Già... certo...» mormorò con poca convinzione, scavalcando uno dei tanti scatoloni di cartone che in-gombravano la casa appena presa in affitto dove a-vrebbe iniziato la sua nuova vita. «Purtroppo non ho altra scelta» sottolineò a quel punto sua sorella. «Lo so.» Spostando una ciocca di capelli castani dalla fronte, Shana si appoggiò a una parete della cu-cina con un sospiro. «Ti avevo detto di sì perché per te era di estrema importanza, ma è inutile fingere, sai benissimo che non ho alcuna esperienza di bambini.» «Jazmine è fantastica» la rassicurò Ali. «Lo so, lo so, ma...» balbettò Shana, cercando le parole per esprimere il suo stato d'animo. «Il fatto è che sono arrivata a una svolta nella mia vita e... forse in questo momento non sono la persona più adatta per prendermi cura di tua figlia.» Doveva pure esserci un altro parente, da parte del padre. Qualcuno che avrebbe svolto quel compito me-glio di lei che, dopo la fine di una storia d'amore che l'aveva prosciugata, stava cercando di riprendere in mano la sua vita. Era un momento molto impegnativo e caotico, e aggiungere la presenza di una ragazzina di nove anni, ancora scossa per la prematura morte del padre, a-vrebbe potuto essere deleterio. «Mi dispiace, ma non ho alternative» insistette Ali. «Conto su di te, e così pure Jazmine.» Shana si mordicchiò un labbro: la scelta era già sta-ta fatta ed era ormai tardi per tirarsi indietro. Sua so-rella aveva bisogno del suo aiuto, indubbiamente. «Certo, lo farò, ma mi chiedevo se non ci fosse qual-cuno di più adatto...»

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«Ti evito perdite di tempo, perché non c'è proprio nessuno» tagliò corto la sorella. «Allora, d'accordo, ci penso io.» Shana cercò di mostrare un minimo di entusiasmo, ma non fu certa di esserci riuscita. Non aveva molta esperienza come zia, però avrebbe presto avuto l'opportunità di migliorare, occupandosi a tempo pieno di sua nipote mentre Ali partiva per un incarico di sei mesi a bordo di una por-taerei. Quando sua sorella le aveva chiesto di controfirma-re il modulo con cui lei si offriva per essere impiegata in qualsiasi parte del mondo, garantendo che qualcuno si sarebbe occupato di sua figlia durante la sua assen-za, le era sembrata una formalità più che una vera possibilità. Senza contare, poi, che Peter era ancora vivo. In Marina da dodici anni, Ali non aveva mai avuto incarichi in mare e aveva viaggiato molto con la figlia e il marito, pilota della Marina, finché due anni prima lui non aveva perso la vita in un incidente durante un addestramento. Da quel momento, era cambiato tutto. Shana sospirò. Negli ultimi anni anche nella sua vi-ta erano cambiate molte cose, anche se non così tragi-camente. Brad... Scosse la testa. Brad faceva ormai parte del passato, e lì doveva rimanere. Fra loro era tutto finito, tanto che, come diceva spesso alle sue amiche, a volte do-veva compiere uno sforzo persino per ricordare il suo nome. «Non ho molto tempo» disse Ali, richiamando la sua attenzione. «La Woodrow Wilson partirà fra pochi giorni. Accompagnerò lì Jazmine questo finesettima-na, ma non potrò fermarmi più di una notte.»

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Shana ingoiò una protesta. Per questioni di sicurez-za nazionale, sapeva che la sorella non avrebbe potuto dirle di più, ma proprio quel finesettimana? Doveva ancora finire di vuotare gli scatoloni del trasloco e, come se non bastasse, aveva appena iniziato il pas-saggio di consegne al bar pizzeria che aveva da poco rilevato. Certo non doveva essere l'unica ad aver accolto con disappunto la notizia della partenza di Ali. «Che cosa ne pensa Jazmine?» chiese, spostando l'attenzione sul-la nipotina. L'esitazione di Ali bastò a comunicarle ciò che vo-leva sapere. Fantastico! Sua madre le aveva spesso ricordato quanto fosse stata difficile lei da bambina... Tutto sommato, occuparsi della nipote in un momento complesso della sua vita sarebbe stato una specie di pagamento karmico. «Se devo essere sincera, Jazmine non è proprio en-tusiasta al pensiero di trasferirsi lì» ammise infatti sua sorella. Del resto, chi avrebbe potuto biasimarla? In soli nove anni di vita, Jazmine aveva già affron-tato numerosi traslochi e, dopo aver perso il padre, ora avrebbe dovuto separarsi anche dalla madre per sei lunghi mesi. Il tutto per andare a vivere con una zia che conosceva a malapena e in una città dove non era mai stata. Non c'era da stupirsi che non fosse elettrizzata all'i-dea. «Andrà tutto bene» mormorò Shana, sforzandosi di sembrare ottimista. «Allora è vero che hai rotto con Brad?» indagò Ali brutalmente. «Brad?» ripeté lei, come se avesse sentito quel no-

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me per la prima volta. «Oh, intendi Brad Moore. Sì, è finita. A dire il vero, era già finita da tempo, ma o lui si era dimenticato di dirmelo o io non ero stata abba-stanza attenta.». «Oh, mi dispiace» disse la sorella. L'ultima cosa di cui aveva bisogno Shana in quel momento era della compassione di Ali. «Non preoc-cuparti, ho già superato la cosa. La mia vita è splendi-da, o almeno lo sarà ben presto. È tutto sotto control-lo» concluse senza prendere fiato. Se lo avesse ripetu-to qualche volta, avrebbe persino finito per crederci. «Quando la mamma mi ha detto che ti saresti tra-sferita da Portland a Seattle, pensavo che fosse per motivi di lavoro. Non me ne avevi mai parlato.» La sorella fece una pausa, poi aggiunse: «Hai portato an-che tutte le tue piante? Ormai devi averne un centi-naio». Shana rise. «Più o meno. Sì, le ho portate con me. Non te ne ho parlato perché ho deciso di trasferirmi all'improvviso.» Dopo avere passato un finesettimana a Seattle per riflettere su Brad e sulla loro relazione, Shana si era resa conto che per loro non c'era futuro. Avevano parlato di matrimonio per cinque anni. Anzi, lei aveva parlato di matrimonio, mentre lui ave-va fatto in modo di tenerla legata a sé senza in realtà prometterle niente di definitivo. E lei glielo aveva permesso finché... Inaspettatamente lo aveva colto in flagrante in quel-lo che avrebbe dovuto essere un pranzo di lavoro con una collega, che si era rivelata in realtà una bionda con un fisico da sballo. A volte poteva anche essere distratta, ma non era certo stupida e non le ci era voluto molto per ricordare

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l'esistenza di una certa Sylvia, una vecchia fiamma che Brad le aveva presentato qualche anno prima. A quanto pareva, le braci non si erano ancora spen-te, come aveva dimostrato il bacio appassionato che si erano scambiati nel parcheggio del ristorante prima di partire insieme. La imbarazzava l'idea di averli seguiti, tuttavia era stato illuminante vedere che andavano a casa di Brad, dove non avrebbero certo discusso le clausole di un contratto. Anche quando lo aveva affrontato apertamente, Brad aveva sostenuto che si era trattato di un pranzo di lavoro. Ogni somiglianza con Sylvia era puramente casuale e lei non aveva nessun motivo di metterlo sot-to processo. Si era risentito aspramente per quegli ingiusti so-spetti, dichiarandosi innocente finché lei non gli aveva confessato di averlo seguito fin sotto casa. A quel punto, aveva cambiato tattica e, mostrandosi mortificato, le aveva assicurato che si era trattato solo di una stupida avventura di cui era già pentito e che non avrebbe lasciato alcun segno. Le aveva ripetuto che l'amava e che era lei la donna che voleva sposare, quella che sarebbe stata la madre dei suoi figli. Per qualche giorno, Shana gli aveva lasciato lo spa-zio necessario per spiegarsi, poi aveva deciso di pren-dersi un po' di tempo per riflettere ed era partita per Seattle. Le ci era voluto un po' per capire che in realtà, an-che dopo cinque anni, non conosceva Brad come ave-va creduto, e a quel punto era più propensa a credere che non si fosse trattato della semplice avventura di un giorno.

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Con tutta probabilità, la storia con Sylvia andava avanti da mesi... o forse più. Era stato su una panchina di Lincoln Park a West Seattle che aveva deciso che non era più possibile sal-vare quel rapporto. La fiducia che aveva in Brad era stata calpestata senza pietà e l'idea di costruire una vi-ta insieme era ormai assurda. «Ero molto giù di morale» ammise con sua sorella. Distrutta sarebbe stata la parola più appropriata, ma non le andava di usare accenti melodrammatici. «Ero seduta in un parco a West Seattle e riflettevo sulla mia vita.» «A West Seattle? E come ci eri arrivata?» Shana sospirò. «Mi ero persa mentre cercavo l'auto-strada.» Ali rise. «Avrei dovuto immaginarlo. Il bar pizzeria è nel parco?» «Dall'altra parte della strada. Sai che vado pazza per i gelati, vero? Riescono a risollevarmi da qualsiasi crisi.» Cercò di scherzare, anche se allora non sarebbe bastato tutto il gelato del mondo per risollevarla. «Allora... in un certo senso, è stato Brad a spingerti a Seattle.» Shana sbuffò. In effetti, dopo aver analizzato la si-tuazione con Brad ed essersi resa conto di voler porre fine alla loro relazione, aveva deciso di cambiare città perché vivere nello stesso posto avrebbe reso tutto più difficile. «Be', a dire il vero, West Seattle è una comunità de-liziosa. L'attività era in vendita, così decisi di parlare con i proprietari, un'anziana coppia molto carina che non vedeva l'ora di andare in pensione.» «E alla fine hai deciso di rilevarla? Sei sicura della tua scelta? Shana, per l'amor del cielo, che ne sai tu di

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come si gestisce un locale di questo tipo?» «Non ne so molto» ammise lei. «Ma ho lavorato nel settore delle vendite e in mezzo alla gente per anni. Sono pronta per un cambiamento ed è successo tutto al momento giusto.» «Ma come puoi permetterti di acquistare un'attività già avviata?» «Semplice, con i soldi che avevo risparmiato per il matrimonio.» Benché acquistare un'attività potesse sembrare una decisione impulsiva e irrazionale, le era sembrata al-l'improvviso la cosa giusta, soprattutto dopo aver ammesso con se stessa che non ci sarebbero stati nes-sun matrimonio e nessuna luna di miele con Brad. Scosse la testa con un sospiro. L'unica cosa che im-portava a quel punto era che stava entrando in una nuova fase della sua vita ed era pronta ad affrontarla con tutta l'energia necessaria. «È un posto delizioso, ti piacerà» mormorò. Aveva già mille idee su come trasformarlo per renderlo suo, e gli Olsen le avevano promesso di aiutarla per facili-tare il passaggio di gestione. «Hai affittato una casa?» indagò la sorella. «Sì, quella domenica stessa.» Una volta presa la decisione, nessuno avrebbe più potuto fermarla. La fortuna aveva voluto che ci fosse una casa disponibile a due strade di distanza. Il proprietario l'aveva appena tinteggiata e aveva da poco sostituito la moquette. Le era bastata un'occhiata per decidere che quella casetta anni Cinquanta, con una piccola veranda e il caminet-to di mattoni, era perfetta per lei. Tornata a Portland, aveva scritto la lettera di dimis-sioni e aveva telefonato a Brad. «Non deve essere stato facile compiere un passo di

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questo genere» commentò Ali con una punta di com-miserazione. «Al contrario, è stato semplicissimo» rispose lei al-legramente. «Immagino che sarai curiosa di sapere che cosa mi ha detto Brad.» Moriva dalla voglia di dirglielo. «Be'...» «Quando l'ho chiamato, mi ha chiesto dove avevo passato il finesettimana» continuò senza aspettare una risposta.» «E tu glielo hai detto?» Shana sorrise. «All'inizio non mi ha dato neppure il tempo di aprire bocca. Era molto preoccupato e aveva cercato in ogni modo di rintracciarmi. Aveva paura che potessi combinare qualcosa di brutto. Come se fossi così disperata da togliermi la vita per lui.» Sbuf-fò. «Quando sono riuscita a parlare, gli ho spiegato che avevo fatto un giro in macchina e...» «Un giro di tre giorni?» la interruppe Ali. «Già. Lui si è infuriato perché non lo avevo avverti-to dei miei spostamenti.» Ma la ciliegina era stata il seguito. «A quel punto, gli ho annunciato che avevo fatto programmi per il resto della mia vita e che lui non era incluso.» Ali ridacchiò proprio come facevano da bambine, quando si confidavano prima di addormentarsi. «E lui, come ha reagito?» «Non so, perché non ho aspettato una risposta. Ho riagganciato e ho iniziato a preparare le valigie.» «Non ha cercato di richiamarti?» «Non per i primi due giorni. Il terzo giorno mi ha mandato un'e-mail e io ho bloccato il suo indirizzo.» Questo doveva averlo mandato su tutte le furie, ma Shana non aveva avuto l'occasione di sapere come a-

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vesse reagito, perché non si erano più sentiti. In passato era sempre stata lei a ricucire gli strappi, ma ora il tempo era scaduto e la storia con Brad Moo-re era ormai alle spalle. Invece di prendersela con se stessa per averci mes-so tanto a capire di che pasta fosse fatto, Shana aveva deciso di procedere a testa alta e di iniziare una nuova vita senza uomini. A ventott'anni ne aveva fatto il pie-no e non aveva intenzione di perdere altro tempo. «Non ho mai avuto una gran simpatia per Brad» confessò Ali. «Potevi dirmelo prima» la rimproverò lei, senza na-scondere una certa irritazione. «Come avrei potuto farlo? In cinque anni ci siamo viste una volta sola e sembrava che quell'uomo ti pia-cesse tanto!» «Se ti fossi fermata un po' più a lungo in un posto, forse avremmo avuto la possibilità di vederci più spesso» replicò Shana prontamente. Ali sospirò. «È quello che succede quando sei in Marina, non sei più padrone della tua vita. Ma adesso dimmi, onestamente, stai davvero bene?» «Onestamente?» ripeté Shana e si concesse una pausa per considerare la domanda. «Sto benissimo» affermò poi, decisa. «È la verità. Certo, questa rottura mi ha fatto male, ma più che altro mi sono arrabbiata con me stessa per non essermi svegliata prima. Mi sento in splendida forma, come se mi fossi liberata da un incantesimo. Adesso vedo gli uomini con occhi di-versi.» La sorella rimase in silenzio per qualche istante. «Forse pensi di stare bene, però non è detto che tu ne sia fuori del tutto.» «Che cosa intendi?»

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Ali sospirò di nuovo. «Dopo la morte di Peter, mi sono mossa nella nebbia per settimane, sopraffatta dallo shock e dal dolore...» «Ma questo è diverso» la interruppe Shana. «Non è paragonabile alla tua perdita.» «È diverso solo in parte» obiettò Ali. «È sempre difficile staccarsi da qualcuno che ha fatto parte della tua vita per anni. Nel bene e nel male.» «Adesso, però, ti senti meglio, vero?» «Sì. Un giorno ho capito all'improvviso che potevo tornare a sorridere. Potevo vivere, anzi dovevo farlo. Mia figlia aveva bisogno di me, come anche i miei pazienti. Certo non ho mai smesso di amare Peter e credo che lo amerò per sempre.» La voce le tremò leg-germente. «Anch'io gli vorrò bene per sempre. Peter è stato una presenza importante» disse Shana con un nodo alla gola. «Era una persona speciale.» Peter era stato un marito e un padre eccezionale e il cuore le sangui-nava ancora per la sorella. Brad non aveva niente in comune con lui. «Ti do gli estremi del volo con cui arriveremo a Se-attle questo finesettimana» concluse Ali, cambiando argomento. Shana aveva quasi dimenticato che presto sarebbe stata investita del ruolo di mamma. «Oh, certo. Aspet-ta, prendo una penna.» Frugò nella borsa, dove recu-però una penna e una ricevuta stropicciata su cui scri-vere. Non vedeva l'ora di passare qualche ora con sua so-rella. Certo non si sarebbe trattato di una visita molto lunga, ma era sempre meglio di niente, visto che non avevano più avuto occasione di incontrarsi dal funera-le di Peter.

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«Tu e Jazmine ve la caverete benissimo. È una bambina deliziosa, ma non dimenticare che è piuttosto precoce per i suoi nove anni.» «In che senso?» «Essendo figlia unica e avendo viaggiato molto, ha vissuto spesso fra gli adulti. Legge già libri da ragaz-zina e la musica che ascolta è piuttosto... be', insom-ma... vedrai.» «Grazie per avermi avvertita.» «Sono sicura che te la caverai benissimo» la inco-raggiò Ali. Shana aveva molti dubbi in proposito. «Me lo dice-sti anche quando ti chiesi se potevo buttarmi giù dal letto a castello e in quell'occasione rischiai di rom-permi un braccio.» «Allora avevo solo sei anni!» protestò Ali. «Non me lo hai mai perdonato, vero?» «Ricordo ancora la botta. Rimasi senza respiro per qualche secondo!» Proprio come si sentiva in quel momento. Era inutile negare che Shana stava ancora lottando per riprendere il controllo della sua vita. Niente più Brad, niente più stipendio fisso, nessuna conoscenza nell'arco di chilometri, una nuova attività che l'avreb-be impegnata dal mattino alla sera e, per completare il quadro, una nipote adolescente di cui prendersi cura. I prossimi sei mesi si preannunciavano davvero in-teressanti.

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