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Maurizio Vitali PAESAGGI SONORI VISSUTI E IMMAGINATI DURANTE LE VACANZE 1 Le esperienze di natura intese a coltivare una nuova disposizione estetica ed etica implicano il riconoscimento della primarietà dell’incontro sensoriale con le cose, dove il corpo si fa “teatro della percezione” 2 Luigina Mortari Il paesaggio sonoro è uno dei temi che più mi appassiona nel lavoro didattico e su cui amo ritornare di frequente, sia nell’attività scolastica che con la riflessione personale 3 . Questo tema si incontra significativamente con l’argomento “Suono”, che costituisce il focus principale del lavoro che affronto nelle classi prime delle scuole secondarie di primo grado. Non esiste, in realtà, un programma definito nel dettaglio. In classe non realizzo mai esattamente gli stessi percorsi, sia perché i ragazzi sono diversi e per quanto mi è possibile cerco di adeguare la didattica alle loro domande, sia perché amo variare, improvvisare, sviluppare un argomento da diversi punti di partenza e con prospettive diverse. Così sperimentiamo e ricerchiamo dentro e attorno all’esperienza che sviluppiamo insieme, ragazzi e docente, ogni volta unica e diversa. Quanto indicato non impedisce che alcuni punti restino fissi per periodi di tempo più lunghi, entrando così in una sorta di curriculum sottinteso, uno di questi è l’introduzione alla manipolazione elettroacustica del suono che realizziamo attraverso l’utilizzo di software di editing dedicato. Utilizzare le mani (il mouse), l’orecchio (molto spesso in cuffia) e l’occhio per modificare il suono, consente di acquisirne miglior consapevolezza, sia in termini cognitivi che emotivi. Per cui, che si tratti del suono ascoltato e registrato direttamente da noi o proveniente da altri paesaggi, di esplorazioni di oggetti o ambienti, improvvisazioni o altri tipi d’invenzione musicale, ragazze e ragazzi sono accompagnati fin dai primi mesi di scuola ad utilizzare il software, almeno per quanto riguarda le sue funzioni principali, con due obiettivi essenziali: la costruzione di un materiale necessario ad avviare un processo compositivo (campionamento) e l’introduzione al montaggio multitraccia. 1 Diverse parti di questo articolo sono state lette e discusse nelle classi interessate prima della stesura definitiva, per condividerne i significati e per validare l’interpretazione offerta dal docente alle parole dei ragazzi. 2 L. Mortari, La ricerca per i bambini, Mondadori, Milano, 2009. 3 N. De Giorgi M. Vitali, Tracce di suono. Paesaggi elettroacustici nell'educazione al suono e alla musica, FrancoAngeli, Milano, 2013; E. Strobino M. Vitali, “Il paesaggio sonoro: per un’educazione musicale etica, estetica ed ecologica” (2020 in corso di pubblicazione), rivista Nuove musiche, Pisa University Press. Si vedano anche l’intervista a M. Vitali sul portale “Musica scuola” INDIRE-MIUR dal titolo “Paesaggi sonori del ‘900”, E. Strobino M. Vitali, (a cura di), Suonare la città, FrancoAngeli, Milano, 2003 e su Musicheria.net i seguenti articoli: “Interferenze” (2020); “Tempo differito e tempo reale” (2017); “Per una didattica del paesaggio sonoro” (2007), “La musica profumo del racconto. Il paesaggio sonoro dell'Uomo della folla di E.A. Poe(1984 - rev. 2004), .

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Maurizio Vitali

PAESAGGI SONORI VISSUTI E IMMAGINATI DURANTE LE VACANZE1

Le esperienze di natura intese a coltivare una

nuova disposizione estetica ed etica implicano il

riconoscimento della primarietà dell’incontro sensoriale

con le cose, dove il corpo si fa “teatro della percezione”2

Luigina Mortari

Il paesaggio sonoro è uno dei temi che più mi appassiona nel lavoro didattico e su cui amo ritornare di

frequente, sia nell’attività scolastica che con la riflessione personale3. Questo tema si incontra significativamente con l’argomento “Suono”, che costituisce il focus principale del lavoro che affronto nelle classi prime delle scuole secondarie di primo grado.

Non esiste, in realtà, un programma definito nel dettaglio. In classe non realizzo mai esattamente gli stessi percorsi, sia perché i ragazzi sono diversi e per quanto mi è possibile cerco di adeguare la didattica alle loro domande, sia perché amo variare, improvvisare, sviluppare un argomento da diversi punti di partenza e con prospettive diverse. Così sperimentiamo e ricerchiamo dentro e attorno all’esperienza che sviluppiamo insieme, ragazzi e docente, ogni volta unica e diversa.

Quanto indicato non impedisce che alcuni punti restino fissi per periodi di tempo più lunghi, entrando così in una sorta di curriculum sottinteso, uno di questi è l’introduzione alla manipolazione elettroacustica del suono che realizziamo attraverso l’utilizzo di software di editing dedicato.

Utilizzare le mani (il mouse), l’orecchio (molto spesso in cuffia) e l’occhio per modificare il suono, consente di acquisirne miglior consapevolezza, sia in termini cognitivi che emotivi. Per cui, che si tratti del suono ascoltato e registrato direttamente da noi o proveniente da altri paesaggi, di esplorazioni di oggetti o ambienti, improvvisazioni o altri tipi d’invenzione musicale, ragazze e ragazzi sono accompagnati fin dai primi mesi di scuola ad utilizzare il software, almeno per quanto riguarda le sue funzioni principali, con due obiettivi essenziali: la costruzione di un materiale necessario ad avviare un processo compositivo (campionamento) e l’introduzione al montaggio multitraccia.

1 Diverse parti di questo articolo sono state lette e discusse nelle classi interessate prima della stesura definitiva, per

condividerne i significati e per validare l’interpretazione offerta dal docente alle parole dei ragazzi. 2 L. Mortari, La ricerca per i bambini, Mondadori, Milano, 2009.

3 N. De Giorgi M. Vitali, Tracce di suono. Paesaggi elettroacustici nell'educazione al suono e alla musica, FrancoAngeli,

Milano, 2013; E. Strobino M. Vitali, “Il paesaggio sonoro: per un’educazione musicale etica, estetica ed ecologica” (2020 in corso di pubblicazione), rivista Nuove musiche, Pisa University Press. Si vedano anche l’intervista a M. Vitali sul portale “Musica scuola” INDIRE-MIUR dal titolo “Paesaggi sonori del ‘900”, E. Strobino M. Vitali, (a cura di), Suonare la città, FrancoAngeli, Milano, 2003 e su Musicheria.net i seguenti articoli: “Interferenze” (2020); “Tempo differito e tempo reale” (2017); “Per una didattica del paesaggio sonoro” (2007), “La musica profumo del racconto. Il paesaggio sonoro dell'Uomo della folla di E.A. Poe” (1984 - rev. 2004), .

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Al termine dello scorso anno scolastico mi sono congedato dalle classi prime assegnando il seguente

compito per delle vacanze estive. “Scarica dei suoni in formato WAV da un sito tra quelli incontrati durante l’anno, organizzali in una

composizione personale multitraccia che abbia una durata complessiva non superiore a due minuti. Il numero minimo di suoni utilizzabili è quattro il numero massimo è otto, almeno metà devono essere suoni naturali.

Per realizzare la tua composizione prova a partire da un’idea che potrà essere un paesaggio sonoro (reale o fantastico) una storia, ma anche un’immagine fissa (una foto, un quadro, un disegno). Ancor più semplicemente, puoi partire da un’emozione o da una sensazione che vuoi rappresentare. Nella composizione cura particolarmente la qualità dei singoli suoni inseriti e l’equilibrio complessivo del montaggio.

Al momento della consegna dovrai presentare con la composizione anche una breve relazione che preveda la presentazione dell’idea compositiva e le procedure tecniche principali che hai utilizzato per realizzarla.

Puoi chiedere aiuto ai tuoi compagni, anche lavorare insieme a loro, ma al termine devi produrre un tuo elaborato personale, diverso dal loro. Buone vacanze!”

Al rientro, dopo l’estate, ho inizialmente ascoltato tutte le produzioni consegnate per poter proporre

successivamente alle classi un ascolto selezionato e problematizzante. Insieme ai ragazzi abbiamo riascoltato alcuni lavori, discusso e scelto le composizioni che ci sono apparse più convincenti, anche attraverso le parole degli autori che le descrivevano.

Mario Mastromatteo - Il Mare (2:08) Guardo una foto del mare, chiudo gli occhi e riaffiorano i ricordi di una fantastica serata di pesca sugli

scogli e la magnifica sorpresa dei delfini che nuotavano davanti a me, una nave all’orizzonte e il rumore magnifico delle onde.

https://youtu.be/bMY3vlwjP-0

Giulia Cecchetto – Paesaggio di paura (1:20) La mia composizione rappresenta l’immagine di una casa abbandonata dove accade un omicidio. Ho

pensato a tutti i suoni che mi servivano, li ho messi su Audacity, pulendoli e normalizzandoli, finché mi sono sembrati buoni, quindi li ho organizzati.

https://youtu.be/onz0p2HQq7c

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Sofia Ghilardi – Composizione (2:16) Ho realizzato la composizione ispirandomi alla montagna e alla natura, la maggior parte dei suoni

utilizzati sono infatti naturali. Ho immaginato di camminare nel bosco, udire gli uccellini, le cicale e il ronzio delle api. Poco dopo entravo in una grotta dove si sentivano diverse gocce. All'improvviso, un grosso masso, cadeva nell'acqua generando un forte tonfo. Man mano che mi avvicinavo all'uscita si sentiva il ruscello sempre più forte. Quindi iniziava a soffiare un forte vento, si sentivano le pecore in lontananza. Finalmente il villaggio, giusto in tempo per sentire le campane della chiesa.

Ho tagliato secondo le mie necessità tutti i suoni, li ho puliti con la dissolvenza, sia in entrata che in uscita, poi ho modificato l’altezza cercando di renderli uniformi ed equilibrati.

https://youtu.be/GZCMiArZF8I

Caterina Pavesi - "Welcome to our fairy world" (1:06) La mia composizione è ispirata ad un mondo fantastico. Ho cercato di creare un sottofondo di tre

melodie in successione, scelte con attenzione, mentre per gli altri suoni messi in risalto ho cercato quelli che più mi ricordavano i suoni delle foreste incantate, dei mondi fatati: la voce di una fata, la risata di un elfetto, il vento, i cristalli e una strana voce che, in inglese, dice: "Benvenuto nel nostro mondo delle fate".

https://youtu.be/ONgcRBou2pY

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Leonardo Sesti - "La perla nera" (1:46) Ero un marinaio. Prima affrontavo acque tranquille, poi si alzava il vento ed iniziava un forte temporale.

Il mare era in burrasca, gli scrosci di pioggia si confondevano con le onde sciabordanti e i tuoni facevano pensare al peggio. Poi, improvvisamente, la pioggia è cessata, il vento è calato e un mio compagno ha preso la chitarra facendoci capire che non dovevano più temere.

https://youtu.be/1Fsy5ehu13o

Durante una delle discussioni realizzate in classe, Mario ci ha detto di aver voluto raccontare, con la sua

composizione, una delle esperienze più felici dell’estate. Si trovava in vacanza sul Gargano e quella sera l’intera famiglia aveva deciso di fermarsi in spiaggia per attendere il tramonto e per cenare con gli amici. Mentre lui col padre si era messo a pescare sugli scogli, un branco di delfini si era improvvisamente avvicinato alla riva, dove era rimasto per diversi minuti. Si è trattato di un evento eccezionale, una presenza straordinaria sia dal punto di vista visivo che sonoro, non a caso ripreso nei giorni successivi anche da alcuni giornali nazionali. Io stesso avevo trovato e letto con curiosità questa notizia.

Tornato a casa Mario ha deciso di fissare l’emozione provata quella sera in riva al mare attraverso il suo progetto di paesaggio sonoro: è andato a ricercare, sui siti presentati in classe, tutti i suoni che ricordava di aver ascoltato e li ha montati in un processo rievocativo che lo ha molto coinvolto, compreso il suono finale della nave che, non senza sorpresa, mi ha ricordato i segnali acustici raccolti da Murray Schafer nel porto di

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Vancouver, diventati una vera e propria icona per gli studiosi del paesaggio sonoro. Una magia: l’emozione di Mario è risultata contagiosa per tutti i presenti e la sua abilità pubblicamente riconosciuta.

Tra i prodotti presentati c’è un altro paesaggio sonoro che ha destato la nostra attenzione proprio per l’aspetto naturalistico, quello presentato da Sofia. Anche lei in classe ha raccontato la propria storia che ha certamente arricchito il significato e il valore dell’elaborato.

Sofia va spesso in vacanza in montagna, le piace molto il rapporto con la natura che ama osservare e ascoltare. In questo lavoro ha provato, a differenza di Mario, a fare un salto di fantasia, immaginando per sé una piccola avventura: la scoperta di una grotta umida da esplorare in solitudine. L’idea ha immediatamente innescato un gioco sul rapporto che in questi casi s’instaura tra curiosità e timore, tra desiderio della scoperta e paura dello sconosciuto, del buio, del chiuso, ben rappresentati dal tonfo del grosso masso che cade nell’acqua e che scuote l’ascoltatore per l’intensa rotondità e l’ampia risonanza. Il paesaggio disegnato da Sofia traduce bene queste sfumature emotive, compreso il finale che mantiene ancora aperto questo carattere di ambiguità: al suono rassicurante del ruscello, che la ragazza ci indica come simbolo della possibilità d’uscita dalla grotta, si contrappone una altro suono d’acqua, quello certamente più inquietante di un forte temporale che d’estate, in montagna, può risultare occasione di ansia, soprattutto quando si viene colti alla sprovvista. Ci sono però altri suoni, dall’evidente carattere antropico, che sciolgono e risolvono definitivamente il possibile smarrimento: prima quelli che vengono descritti come suoni di pecore, ma poi, soprattutto, il suono delle campane che, insieme alle voci di paese, ci rassicura definitivamente e ci rincuora.

Entrambi i lavori, che potremmo definire come “classiche” soundscape composition (composizioni

realizzate utilizzando suoni dell’ambiente), sono basati su racconti personali che secondo Matteo Frasca4 hanno consentito di trasformare un “paesaggio interno preadolescenziale in un’opera d’arte”, quantomeno in un oggetto-artefatto estetico condiviso. Un’operazione di questo tipo non è da ritenersi mai scontata ed acquisisce un particolare valore sociale nel momento della sua condivisione pubblica. Importante, continua Frasca, è notare come la manifestazione di un evento di questo tipo retroagisce anche sulla funzione docente, un docente-adulto che rimane colpito e coinvolto nell’esperienza adolescenziale che si manifesta e non teme di condividere anche il proprio vissuto emotivo coi ragazzi. Ecco così che le storie di vita e il materiale sonoro utilizzato per narrarle acquisiscono nuovo valore, un interesse che viene dalla loro possibilità di porsi tra le cose, di toccare più livelli: dall’autobiografia, alle risonanze individuali e collettive, ai paesaggi conservati nella memoria individuale che possono riverberare in presenza di altri e acquisire nuovo valore proprio grazie alla messa in atto di un’operazione di ascolto attivo e partecipato.

Nei lavori di Giulia e Caterina troviamo invece due esempi di paesaggi sonori fantastici. La scelta delle

ragazze di visitare attraverso il suono alcuni spazi della propria immaginazione risulta efficace e rende i due percorsi estremamente godibili e comprensibili anche ad un pubblico esterno che non le conosce direttamente. Abbiamo quindi due prodotti che esplicitano il gusto e il piacere con cui è possibile giocare, anche in assenza di grandi competenze tecniche, con elementi non banali di una grammatica della fantasia musicale che senza spiegare sa rappresentare il mondo con chiarezza e consente di vivere esperienze rilevanti sia sul piano estetico che culturale5.

Gioco di regole e gioco simbolico, direbbe Delalande, si mischiano alla dimensione più esplorativa del suono elettroacustico, restituendo tutte le possibilità del suono in una prospettiva di educazione all’arte del suono, che un’educazione musicale aggiornata e attenta non dovrebbe mai dimenticare di promuovere6.

4 Ho sottoposto l’articolo prima della pubblicazione ad alcuni collaboratori del Centro Studi M. Di Benedetto. Ringrazio

tutti per le restituzioni offertemi ed in particolare Matteo Frasca che ha interagito con alcune riflessioni e idee che ho fatto mie. 5 Cfr. M. Piatti E. Strobino, Grammatica della fantasia musicale, FrancoAngeli, Milano, 2011, ispirata a G. Rodari,

Grammatica della fantasia. Introduzione all'arte di inventare storie, Einaudi, Torino, 1973. 6 F. Delalande, Le condotte musicali, CLUEB, Bologna, e F. Delalande, La musica è un gioco da bambini, FrancoAngeli,

Milano, 2002 e il recente E. Pappalardo, Composizione, analisi musicale e tecnologia nella scuola, ETS, Pisa, 2019

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Infine il lavoro di Leonardo rappresenta una zona intermedia, un punto di mezzo. Non è un paesaggio sonoro classico, ma neanche un paesaggio sonoro completamente fantastico. Questa forma d’ibridazione restituisce bene il senso di continuità esistente tra i due estremi di soundscape composition, che altro non sono se non i poli di un unico asse di senso che percorre una stessa pratica artigianale7. A ben rappresentare questo gioco che attraverso l’occorrenza del paesaggio reale, possibile, virtuale, si spinge verso l’immaginario e la fantasia è in particolare l’utilizzo che Leonardo sceglie di fare del suono del tuono. In classe ne abbiamo discusso a lungo. La presenza di sette sequenze identiche di tuono, ripetute in successione, ci pone in presenza di un evento che “sembra” naturale, ma che per la sua scansione ritmica ben evidenziata dall’oscillogramma, tale non può essere. In natura non è possibile in effetti assistere ad una sequenza ordinata di questo tipo, ma la percezione complessiva e l’interazione con gli altri suoni la rende comunque credibile e accettabile. L’evento naturale, spesso fonte d’ispirazione ritmica per l’uomo, è qui ricostruito attraverso la manipolazione del suo suono come artefatto, il gioco di creazione di una tempesta è inventato attraverso l’attenta cucitura di brevi sequenze sonore identiche. Pratica e pensiero, intelligenza della mano e sensibilità dell’orecchio.

Così, ancora una volta, lavorare col paesaggio sonoro ci ha stupiti, ha aiutato a conoscerci meglio

attraverso il suono e ad entrare con consapevolezza in uno dei mondi affascinanti della musica e ha consentito di far emergere qualità comuni e personali inattese, rendendo utili e piacevoli diverse ore di ricerca passate insieme, a scuola.

7 Diversi sono i riferimenti di questo libro alla pratica artigianale intesa secondo le riflessioni proposte in R. Sennett,

L’uomo artigiano, Feltrinelli, Milano, 2008.