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1 LUTFI ALIA Poesie SIENA 2014

Lutfi Alia | EMMA

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Poesie

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1

LUTFI ALIA

Poesie

SIENA 2014

2

Alla mia nipotina Emma ALIA

LUTFI ALIA

EMMA Poesie

SIENA 2014

3

Redattore: Maria Rosa Vigni

Copertina: “Ville di Corsano”

Fotografia: Pietro Cinoti

4

Il libro è corredato con 6 pitture in omaggio da Walter Fusi

5 pitture del ciclo “Carmina Burana” – 2007.

1 pittura del ciclo “Ascolta le luci” – 2000.

5

Prefazione.

Un poeta sensibile, dotato di un’ampia gamma di sentimenti: dalla

nostalgia alla felicità amorosa, dalla malinconia al rimpianto, dalla tenerezza

all’allegria, invero molto rara.

Così si presenta con la sua nuova raccolta Lufti Alia, un docente di

medicina, di origine albanese, ma ormai da molti anni italiano.

Autore di importanti volumi di Anatomia Patologica, ma anche e, forse,

soprattutto Poeta. Per vocazione, per profonda passione. Non soltanto nella

lingua madre, ma anche in italiano.

I protagonisti delle sue poesie sono i sentimenti e i paesaggi.

L’amore, un tema declinato con delicatezza, con dolcezza, quasi un richia-

mo alla poesia del dolce stilnovo; il rimpianto per la terra natia, non tanto

genericamente il Paese delle Aquile, ma il Vali con le sue montagne boscose;

l’amicizia offerta con semplicità e qualche volta non compresa nel suo valore.

Forse anche protettive dell’esule nel suo solitario vagabondare, eppur in

palese contrasto con gli aperti prati fioriti nelle valli profumate del natio Vali,

fra le montagne “spettinate” di boschi.

I paesaggi di Siena, le sue strade contorte e ombrose, i suoi tetti, i balconi

fioriti. Siena come un’amante misteriosa, indifferente eppure affascinante.

Fa da sfondo gran parte dei brani di questo raccolta, e spesso con un ruolo

da protagonista, un paesaggio urbano, quello delle vie di Siena, sinuose,

ricche d’ombra e di mistero, ma “lastricate” e, quindi, indifferenti alle vicissi-

tudini, ai sentimenti, al dolore. Illuminate talvolta da anguste strisce di cielo,

o da balconi fioriti, ma pronte ad accogliere la notte, il buio, i tristi pensieri, la

livida pioggia.

Siena approdo, Siena balsamo per ferite mai chiuse,

Siena storia, ma anche Siena mistero, Siena che racchiude il segreto e

l’indifferenza.

I versi di Alia sono un regalo a Siena, in cui i temi più comuni della

medievale città -le contrade, il Palio, i palazzi, sono negletti o appena sfiorati.

Il paesaggio del Chianti, delle Crete senesi sono rapidamente delineati.

Ma certamente il personaggio principale della raccolta è la luna, “fredda e

silenziosa, luna che ride, luna che piange, luna che sale, luna che scende, luna

che compare, luna che si nasconde, luna di giorno, luna di notte, luna calante,

luna piena, eburnea luna”, “la silente luna, pallida eremita”, “danza la luna

piena, timida e silenziosa”. Un vero personaggio, la luna, molto umano, anzi

molto femminile. Indimenticabile.

Un posto speciale discreto e tenerissimo fra i versi di Alia è occupato dai

ricordi della madre lontana che invecchia, della madre che soffre e suscita

6

ansia e sensi di colpa, rimpianti e ricordi: la poesia Elegia della madre è un

canto alto e triste, che merita di essere ricordato

La tenerezza nelle poesie dedicate alla nipotina Emma è struggente,

dolcissima.

Dobbiamo essere veramente grati a questo poeta che dalla terra che

fronteggia il nostro Paese al di la’ dell’Adriatico, ci ha portato un canto

semplice e profondo.

Guido MORGESE

7

I. MISTERI SENESI

8

“Carmina Burana”: Opera di Walter FUSI – 2007

9

L’AMORE SENESE.

Cammino ogni giorno

nel denso mistero senese,

calpestando il grigio indifferente,

e l’ombra della torre del Mangia

che mi accompagna con i suoni di bronzo

scesi dalla campana appesa al cielo.

Per molti anni e pochi giorni

persi negli anfratti del tempo,

macinando pensieri senza costrutto,

nel calvario d’abbandono,

senza badare al mio destino,

passo nel labirinto senese

percorrendo le vie lastricate,

anguste, tortuose ed ombreggiate,

mi fermo sotto i gerani fioriti su davanzali,

e davanti ai portali chiusi.

Il mio passo ebbro rifugge il morente sole,

e la luna che sorge al orizzonte,

muro dopo muro la città nel mistero,

davanti il mio cammino incerto,

apre il sentiero verso la via di Città,

ove una luce senza margini d’ombra,

illumina l’oscurità del tempo,

il mio cammino tormentato,

e il nuovo amore senese.

10

IL GIORNO SENESE.

Si sveglia Siena

al canto degli uccelli,

e ai suoni delle campane,

si innalza ebbra da misteri notturni,

lascia indietro le notti magiche,

battezzata dalle sue albe dorate,

e come lo sbadiglio della vita che si sveglia,

il giorno sorge e lucente rifulge.

Inizia il cammino al mattino rorido,

sulla terra scende tutta l’energia dal cielo,

formicolante gioisce il giorno senese,

si disperde il libertino splendore,

nel labirinto delle vie lastricate,

nei cortili stretti e le case arroccate,

il loro traguardo la piazza del Campo,

e la sagoma della torre del Mangia

che esplode al sole assieme a noi,

in un tripudio rosso,

che brilla senza riluttanza e senza posa,

sotto il ritmo della corsa dei cavalli,

e l’esultanza dei contradaioli.

11

NOTTE SENESE.

Il sole tramonta come un canto soave,

si chiude lento il giorno senese,

respira la città un palpito sopito

sotto il silenzio del crepuscolo.

Su onde confuse di vento,

le nuvole stese come un triste velo,

affumicano lento il cielo,

nascondendo la luna calante

mentre la città entra nel notturno

come un film in bianco e nero.

Abbracciato con il freddo della sera,

il buio si arrampica sulla punta dei campanili;

va distesa verso le colline nude,

furba scende la notte tenebrosa,

ma rimane sospesa su Siena;

ha paura di occupare il suo spazio,

le luci le strappano il volto annerito.

Il buio denso come uno straccio squarciato,

nell’ètere allunga la ragnatela nera,

entra nei vicoli stretti e profondi,

si sdraia sui mattoni incupiti,

e nei rigurgiti della notte magica,

oscura il vecchio rossore,

spegne il suono rumoroso del giorno,

mette in narcosi la campagna annebbiata,

inizia la sinfonia sorda del notturno senese.

Notte silenziosa

notte serena

lenta processione,

di tanto buio all’estremo orizzonte.

Dentro Siena riposa la vita

stanca dalla giornata faticosa,

le mura vibrano di bisbiglianti fruscii,

mentre io sto immobile dentro il notturno,

nei chiaroscuri del tempo che avevo perso,

logoro con i miei sogni in silenzio,

che ondeggiano sopra i pensieri stenti,

mi scaldo con la fiducia nel futuro,

e per il nuovo amore senese.

12

VIA DEI TUFI.

Ogni pomeriggio

tornavo a piedi a casa;

prendevo la vecchia via dei Tufi,

stretta, ripida e dissestata,

accompagnato dall’eco dei miei passi,

che disordinati calpestavano l’asfalto

e le piccole pozzanghere dopo la pioggia autunnale.

Pensieroso

camminavo solitario con il cuore stretto,

sotto l’ombra degli ulivi,

sentivo il respiro lungo del vento,

parlavo con i ramoscelli delle querce,

litigavo con i rovi pensili sulla strada,

ascoltavo i canti dei passeri,

ed i versi dei fagiani innamorati,

e quando entravo nel cortile della dimora,

dalla veranda pieno di rose rosse,

mi invitava la padrona di casa ,

a prendere insieme una camomilla.

Lei mi raccontava le sue vecchie storie d’amore,

ed io il mio calvario senza fine.

Tornai venti anni dopo in via dei Tufi

ho trovato vuoto il cortile,

silenziosa la casa,

non c’era più la vecchia signora,

le rose erano appassite,

solo un bocciolo di rosa bianca,

sul davanzale della finestra,

pendeva sul vuoto

solitario e pensieroso.

13

VIA BANCHI DI SOTTO.

Lungo il selciato in Via Banchi di Sotto,

al bagliore delle lampadine,

tra loro legate e nel vuoto appese,

sotto il cielo di notte senese,

luce e buio intrecciati insieme

e la mia passeggiata indifferente.

Infilato nel corteo lungo e rumoroso

dei contradaioli gioiosi, alla vigilia del Palio,

che percorre lo spazio stretto in Banchi di Sotto,

in due flussi disordinati di andata e ritorno,

il mio passo lento sotto il peso della solitudine,

si unisce con la gente nel tripudio fragoroso,

un’eco di gioia invade il vicolo,

come un canto stonato uscito dal mistero senese.

14

VIA MASSETANA.

La finestra della mia stanza

guarda sulla via Massetana,

che sale nei meandri verso Porta San Marco,

tra i filari di pini e cipressi,

che ariosi rapiscono il mio sguardo.

La finestra vecchia della mia stanza,

si affatica a far passare la luce,

si fa ombra su di me,

e tiene nascosti i ricordi,

che giocano furtivi sui muri bianchi.

Le macchine che passano di notte,

mi impediscono di dormire,

e nella lunga insonnia,

dalla finestra della mia stanza,

guardo la luna alle porte del cielo,

dove vaga solitaria e malinconica,

mi parla senza voce con un sussurro di luce,

mentre io nella mia solitudine,

ammiro il suo magico incanto.

15

LA NOTTE DI SAN LORENZO.

In basso il nero fondo

nasconde i segreti senesi,

in alto uno spicchio di luna,

ed i pallidi astri sparsi nel cielo polveroso,

aperto nella notte di San Lorenzo,

illuminato dalle stelle cadenti,

che piovono infuocate

come esili pensieri,

s’infilano lenti nel buio denso,

a tutti hanno esaudito i desideri,

a me hanno negato quelli veri,

anche se me lo avevano promesso,

non hanno portato il mio amore,

smarrita nella oscurità della notte,

tra la lunga veglia e il sonno perso

e le lacrime di San Lorenzo.

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LA PORTA CAMOLLIA.

“Cor magis tibi Sena pandit” *

Tre archi

sorgono maestosi,

come un grido profondo

che sale dalla pietra serena,

si aprono e si chiudono alle tre porte,

legate con le vie strette,

profonde, ombreggiate,

allungate tra le corti scurite,

e le case arroccate,

passando lungo i portali aperti,

muro dopo muro della città nel mistero,

il loro traguardo la piazza del Campo,

e la sagoma della torre del Mangia.

Tre porte,

tre uscite,

tre entrate,

nel crinale del tempo senza soste

hanno aperto il cuore senese ai viandanti,

ai vecchi etruschi e ai romani,

alla gloria dei paladini,

in continuità dei pellegrini,

e tutti gli amici e nuovi ospiti,

che hanno imbastito i rioni senesi.

Sotto l’arco di queste porte,

hanno abbassato la testa,

i barbari rabbiosi,

e vandali sozzi,

i re conquistatori e sconfitti,

tutti, i vecchi e i nuovi nemici.

Le porte di Camollia

rimaste immobili nel corso dei secoli,

come una fotografia attempata,

dove i colori sono tratteggiati,

su una parete crepata dal tempo.

Aperte rimangono le porte

nella notte indolente,

ogni mattina bagnate di rugiada

si innalzano ebbre di misteri notturni.

17

E nel giorno rumoroso senese,

come lo sbadiglio della vita che si sveglia,

iniziano il perpetuo cammino,

formicolante gioisce Siena,

si disperde il libertino splendore,

aspettando i giorni festosi del palio,

e le canzoni dei contradaioli,

accompagnati dalle chiarine

e dai suoni delle campane,

insieme riempiono tutto il cielo senese,

annunciando la vittoria dell’Istrice,

che mette il vestito festoso per tutte le stagioni.

* “Il cuore grande Siena ti apre”

La vecchia scrittura sulla Porta di Camollia.

18

LA NOTTE SULLE CRETE SENESI.

Sfoglio la notte

di Siena addormentata,

e dalla mia anima

distesa come un velo scosso dai venti,

fuggo avvolto dall’invisibile,

sempre più lontano

dallo sfolgorio delle luci.

Trapasso

spazi sospesi sopra sospiri infiniti,

e mi fermo

dove si estendono le crete senesi,

in dolci onde nude,

in un ampio respiro di mistero,

che si unisce in rapsodie notturne,

tra i colli grigi e i pianori verdi,

dove muore affannosamente la monotonia,

ma non muoio io e il mio amore …

19

LUNA SENESE.

Un orizzonte di notte profonda,

oscura silenziosa solitudine,

mormora placida Siena magica,

sotto poche forme confuse,

indistinte in bianco e nero.

Seduto sul pendio dei pensieri,

guardo la luna sul cielo poggiarsi,

e nel chiaror della luce eburnea,

che lenta squarcia il buio,

mi desto da un lungo sogno,

sul tempo che tace.

Notte e mente misteriosa,

illuminate dalla luna,

luce e buio insieme,

il visibile ridiventa invisibile,

di fronte a me sta la luna senese,

fredda e silenziosa,

luna che ride,

luna che piange,

luna che sale,

luna che scende,

luna che compare,

luna che si nasconde,

luna di giorno,

luna di notte,

luna calante,

luna piena,

eburnea luna

lenta si innalza sulla montagna

per poi adagiarsi sul confine del cielo,

insieme con le stelle lucenti,

che accompagnano i miei pensieri,

fatti di fantasie infinite,

dispersi nell’aria senese.

20

DANZA DELLA LUNA.

In una serata subdola senese,

ebbro dei misteri della notte,

seduto in Piazza del Campo

sotto il freddo silenzioso del buio,

mirando l’orizzonte chiuso,

vedo dietro la nuvola che si dissipa,

come danza la luna piena,

timida e silenziosa,

su Siena cammina maestosa,

inumidisce il suo bianco velo,

si unisce con quello delle stelle,

insieme iniziano il battesimo dell’alba,

che biancheggerà potente l’indomani,

al mattino rorido,

devastando il buio denso,

per far nascere il nuovo giorno senese.

21

LA LUNA CALANTE.

Su Siena scende in ritardo la sera,

da tutte le parti calano i misteri,

dietro le confuse nuvole dense

la luna calante ferma la corsa.

Resta come una finestra aperta,

e mi reca un messaggio da lontano,

raccontandomi tutto,

niente mi nasconde,

prima di andare nel suo viaggio senza sosta,

la silente luna,

pallida eremita,

in distonia la sua vita traviata,

mi ha lasciato solo nel mio dolore,

sequestrato dal notturno senese,

aspettando con nostalgia,

di ritornare a Siena

dopo la notte ipnotica.

22

LUNA BLU.

La luna

sale sull’orizzonte notturno,

infrange il buio

cade nel mare,

nel lago e nel fiume,

spensierata si specchia diventando blu,

tremula con ritmo delle onde,

si frantuma in mille lustrini,

raggi di luna,

aneliti notturni,

splende in blu la luna,

si lava nell’acqua di Fonte Gaia,

si asciuga nella notte,

per rinascere eburnea

luna nuova

insiem con il pigoglio delle stelle,

nel cielo notturno senese.

23

LA LUNA FREDDA.

L’ultima sera insieme,

una candela nella camera buia,

scavava nel nero inesauribile,

creava un cerchio di luce sul soffitto

e poi venne spenta dalle nostre lacrime.

Nel buio denso di quella notte

dalla finestra aperta,

indifferente,

guardava la luna fredda

noi due

insieme

come Romeo e Giulietta,

accompagnati

dalla melodia di Madame Butterfly

tra ricordi teneri e incantevoli

e tanti rimpianti.

24

PRIMAVERA SENESE

Il giorno primaverile

si sveglia con un silenzio magico,

la rugiada ancora sonnolente al mattino,

dappertutto risuscita la vita gioiosa,

la campagna cambia e si riplasma,

balugina fitta dentro l’aria,

i fiori giocano tutti insieme

si veste il mondo senese

al nitido colore,

a me dà tutta la gioia

di poter parlare con i fiori.

25

L’AUTUNNO SENESE

Arriva lento l’autunno giallo,

cammina con passi umidi su Siena

copre tutto con il velo di nebbia,

il cielo piange pioggia,

dall’alto spira il vento d’acqua,

piano, piano rapisce l’orizzonte,

i colori dell’autunno giocano insieme,

coprono la terra con tappeto giallo.

Ad un cielo senza sole,

volano le foglie gialle,

tutte capovolte,

tappezzando la foresta e le strade.

Nelle montagne vuote danzano i fulmini,

le cime dei torri coperti dal velo di nebia,

litiga il vento con gli alberi fatui,

e sotto le nuvole grigie,

nella notte senza la silente luna,

malato si sdraia l’autunno,

trema la sua anima dorata.

Soffre a lungo e muore all’improvviso,

quando arriva il primo bianco sfarfallio,

con la neve canta l’elegia l’autunno,

si trasforma in scheletro invernale,

coperto tutto dalla coltre bianca.

26

L’INVERNO SENESE

L’aria gelata d’inverno,

flagella Siena addormentata,

il giorno si spegne lento in silenzio,

il vento sbilenco muove le nuvole,

il flebile cielo si chiude lentamente

come un’ alcova vecchia.

E nella strettezza del giorno invernale,

dal cielo annerito scende la notte,

umida, congela la città,

avvolge Siena nelle tenebre fredde,

la copre con la nebbia argentata,

parla con se stessa nelle urla del vento,

porta via le foglie morte,

litiga con gli alberi messi a nudo,

sveste lento le strette strade,

e il giorno si sveglia

da un calar dei fiocchi di neve,

nel cielo ghiacciato in mille cristalli,

una scesa morbida nel giorno spento,

copre torri, vie, piazze e case,

si chiude la città come in una sfera di cristallo,

un paesaggio affogato tutto bianco.

27

L’ARCOBALENO.

Piove, su Siena

bagnata l’aria dalle goce di piogia

bagnate le case e le dolci colline,

bagnate i cipressi,

le querce e i tigli,

bagnate anche i raggi del sole

dall’acquazzone è infranta la luce,

libera l’arcobaleno come un salutto d’addio,

un’immagine grande e magico,

prodigio arcuato, muto, armonioso,

su Siena costruisce il ponte dei colori,

s’inalza soave come la nostra fantasia,

si accende e si spegne, sopra le colline,

va lontano e lascia dietro le montagne

e lo spazio irridescente del remoto,

riempito tutto dal silenzio

ed il mio amore bagnato dalle lacrime.

28

IL CANTO DEL CHIANTI.

Oggi il Chianti si è svegliato in briosa atmosfera,

brilla in questo giorno di primavera,

esteso da Gaiole fin a Pianella,

mentre io nella mia solitudine

segueo la sinfonia della foresta da lontano,

assetato bevo un pò di vino,

monto il cavallo senza le redini,

e corro verso le colline incantate.

Ridendo con la gioia del vino,

che non si arrende ai vuoti di memoria,

passo nei boschi tra querce e alloro,

il mio pensiero chiede un varco,

per arrivare negli uliveti del Chianti,

dove il vento azzurro troppo vicino al cielo,

gioca con i ramoscelli nuovi dell’ulivo.

Quando il tramonto spegne il giorno,

si chiude il Chianti nel suo fresco respiro,

tra il verde dei prati e gli ulivi fioriti,

e il mare delle stelle lucenti.

Sotto il grande ulivo che sovrasta la valle,

ricordo una vecchia canzone di mia madre,

che ogni sera mi cantava con bella voce,

per l’ulivo, che diventò il bel talamo di Ulisse,

e i suoi ramoscelli portati dalle bianche colombe,

annunciando al mondo pace e amore.

29

II. NOTTURNO SENESE

30

“Carmina Burana”: Opera di Walter FUSI – 2007

31

LA VOCE DEI TUOI OCCHI.

Al calare di una notte variopinta

in uno scorcio di via Banchi di Sotto

il brusio delle voci della gente

ha rapito il tuo gioioso saluto,

ma ho visto nei tuoi occhi uno sguardo,

che cadeva sfuggente su di me,

mi sono sentito travolto da una luce d’amore,

e la voce dei tuoi occhi mi ha conquistato,

nello spirito mi ha inserito l’amore,

senza lasciarmi via di fuga.

Quella sera il tempo si è fermato

Per la fiamma dei tuoi occhi,

per il tuo sorriso che sfiorava il mio pensiero,

e nello stupore del mio cuore,

un brivido incontrollato correva sottile.

Un sorriso nuovo sorgeva caldo,

illuminando il mio cammino senese.

32

SERENATA NOTTURNA.

Questa sera nessuno dorme,

Siena ha perso il suo sonno,

ascoltando la mia serenata,

che ha invaso i vicoli angusti

in un tripudio festante.

I suoni del canto,

salgono per le pareti della strada,

sfiorano il vecchio rossore,

la musica si apre in onde estese,

scivolando gioiosa tra la gente.

Sotto il ritmo della mia canzone,

i gerani danzano sul davanzale,

pendono sul vuoto in allegria,

e dietro i fiori cresciuti filanti,

splende il tuo sorriso casto,

insieme con la mia canzone.

Affranta la melodia sale lenta,

si unisce con il ritmo della chitarra,

un eco d’amore percorre la strada.

Questa sera estiva senese

ho cantato per te una dolce serenata,

la nostra canzone d’amore,

una nenia vecchia per il tuo cuore.

33

TI AMO ...

La notte furba

montata sul cavallo di tenebre,

corre al galoppo impazzito,

mentre io e te chiusi nel mondo d’amore

tra anguste pareti di silenzio,

battuti dal vento del sogno,

nel letto della notte,

coperto dai baci calorosi,

incantato dagli occhi castani che brillano,

sospiro mentre guardo le tue pupille,

e indovino una frase

che suona a stormo,

ti amo …………………

Tutto questo vissuto in un istante,

e messo a fuoco per sempre

nel lungo notturno senese

sotto il mare delle stelle.

34

TU SEI LA MIA SHEHERAZADE

Questa sera divento complice

dei tuoi giochi d’amore mia Sheherazade,

insieme vissuti nelle mille e una notte,

lasciando sciogliere i desideri,

e i sogni diventare fari accesi,

vivendo in quella stanza mille peccati,

senza spazi e senza limiti,

un amore cui niente è proibito.

Corrono i giorni uno dopo l’altro,

noi due vestiti del nero di notte fonda,

ci stringiamo, ci abbracciamo,

nel desiderio di entrambi,

di ascoltare le parole dei nostri corpi,

liberare emozioni, pensieri, sentimenti.

Nelle lunghe notti vissute insieme,

ti seguo quando ridi sull’onda di gioia,

quando mi parli con la voce dolce,

come sbatte sui muri il gemito dell’amore,

intrecciati giriamo intorno noi stessi,

ti accarezzo,

ti bacio,

ti assaggio,

mi nascondo tra i tuoi capelli sciolti sul cuscino,

e nella nostra schermaglia d’amore,

vince il tuo desiderio e la tua passione.

35

VIENI COME SEI.

Sono seduto in una panchina,

nel giardino di Sant’Agostino,

nascosto sotto i ramoscelli dei pini piegati,

aspettando il nostro incontro,

e tu ancora non sei arrivata.

Lo so che vuoi diventare bella,

ma io come sempre ti dico,

non badarci se i capelli sono spettinati,

se manca il rossetto color ciclamino,

non tardare a farti bella,

vieni come sei,

l’amore e la luna

non hanno bisogno di trucchi.

36

TUOI CAPELLI.

Quando scendi la via della Galluzza

invade lo spazio la tua bellezza

nascosta nella sostanza del sorriso

levigata dalla furia del vento

che modella le tue forme leggiadre.

Il vento birichino

ti accarezza i capelli lunghi, ondulati,

caduti sulle spalle delicate.

In questa tua bellezza,

se ti avesse visto Botticelli,

avrebbe dipinto color castagna,

i capelli di Venere,

mentre io sarei diventato per sempre,

il pirata del tuo amore.

37

IO, TE E LA LUNA.

Ti ricordi quella notte,

quando il venticello dei nostri baci,

ha scosso le nostre anime,

e appena la luna eburnea,

ha infilato la luce fioca dalla finestra,

ci ha riconosciuti

e sorpresa dai raggi del nostro amore,

mortificata

è andato a nascondersi dietro le nuvole.

38

UNA SERA A SIENA.

Sotto una luce morbida,

Siena si scioglie in vicoli solitari,

indifferente

avvolge l’eco dei nostri passi,

sulle pietre fredde sconnesse.

É una notte senza nome,

mentre camminiamo nelle vie vuote,

legati nella nostra solita intimità,

la mia mano sulle tue spalle delicate,

la luna sulla montagna,

in un pensiero ordinato da imitare,

con tenerezza la testa poggi,

sopra il mio cuore che batte in fretta,

il mio bacio si ferma sulla tua bocca,

e ho bevuto amore dalle tue labbra,

dissetami di te.

39

LA LUCE SPIRALE.

Quando scendi dal letto

colore di luna il tuo vestito,

nasconde sotto il fremito di sirena,

il candore del tuo corpo nudo,

la metamorfosi delle tue forme leggiadre,

i sogni, i desideri, la coscienza,

imbevuti dalla nebbia d’amore,

ti scopro con le mie carezze,

ti copro con i miei baci,

tu fai saltare a pezzi la notte,

intorno spargi la luce a spirale.

40

LA PREDILETTA

Passano giorni, mesi, anni,

per sempre nel mio cuore rimani.

Come te shans non ha avuta nessuna,

tu sei prediletta dalla fortuna.

Ogni giorno ti vedo gioiosa,

tu fanciulla con le stelle in aureola.

E la rabbia quando mi accanisce,

davanti a te come nebbia svanisce.

Anche la ruggine dei litigi imbroglianti,

si sciolgono per tuoi sentimenti folgoranti.

Non finiscono i baci caldi come il vino,

ogni volta che mi vieni incontro.

Batte il mio cuore come l’onda del mare,

per te mio amore grande.

Tra gli altri, l’amore accende fuoco di paglia,

il nostro cresce come la tempesta.

La nostra vita è pieno di nostalgia, gioia, emozione,

che legano il nostro bell’amore.

41

SEI ANCORA MIA.

Dopo che ti sei allontanata,

sono rimasto solo in ombra,

chiuso tra le mura della mia stanza,

come un vortice del vento incerto,

mentre la mia anima

come un fantasma

esce e vola via,

si perpetua in malinconia,

trapassa tutta Siena,

infine trova te,

ti circonda con l’amore,

ti stringe tra le braccia invisibili,

si riempe con la tua bellezza,

ti libera dai pensieri rinchiusi tra le mura,

ti porta accanto a me,

e tu rimani più amata

ancora più mia,

ti nascondo dentro i miei versi,

e i libri già scritti;

però in te c’è più amore

di quanto c’è in tutte le mie poesie.

42

QUANTE VOLTE ?

Quante volte

ho seguito i miei passi stanchi,

nella mia solitudine,

nei vicoli stretti di Siena,

coperti dal buio fondo,

sfuggendo agli sguardi dei fantasmi,

senza rinunciare alla nostra spirale,

per approdare nel piccolo paradiso,

dove abbiamo riunito i nostri amori,

e ripetuto i sogni fino all’alba.

43

BUON COMPLEANNO.

Oh, mia adorata,

padrona dei miei sogni,

stasera avverto con nostalgia

il tormento della tua assenza.

Tu rugiada di fresco mattino,

cenerentola del piccolo paradiso,

sinfonia dei giorni d’amore,

principessa dei bei sogni,

fata di mille e una notte,

che invade il mistero senese.

Nei ricordi teneri e incantevoli,

i tuoi occhi fulgidi,

belli di sorrisi stellati,

di cui si riveste il mio pensiero,

rimangono incancellabili,

nella parte sofferente della mia anima.

Questa notte aspetti fino a tardi,

l’arrivo del mio fantasma,

invisibile, ambiguo, e misterioso,

insieme con il vento lieve della sera,

entrerà nella tua camera vuota,

accenderà una ad una le candele,

in fila le legherà insieme,

con sorsi di vino rosso ti farà gli auguri,

ti regalerà tanti baci, quanto i tuoi anni,

per la torta ti lascerà il nostro amore,

e prima di fuggire come un ladro,

ti canterà una serenata per il tuo compleanno.

44

DOPO CHE HO BEVUTO IL VINO

Oggi lo spazio senese è aperto,

brilla questo giorno di maggio,

seguo da lontano il miraggio

della città formicolante,

e senza rimorsi di coscienza,

seguendo le orme di Omar Khayyam,

ti raggiungo nel piccolo paradiso,

mischio i baci con i sorsi di vino,

e sulle onde agitate d’amore,

che scivolano dentro di me,

lascio il bicchiere vuoto di vino,

monto il cavallo senza briglia,

e corro verso il cielo incantato.

45

I PALPITI DELLA NOTTE

In una notte strinata di malinconia,

stavo sveglio,

mentre dormivo in te,

incantato dalla tua imagine,

ho ascoltato i palpiti della notte,

l’emozione sorgeva dal mio cuore,

in dolce aria d’amore.

Accanto al tuo corpo bianco

come luna piena,

ho visto la tua ombra nera,

come il silenzio che ti nega,

ed il desiderio mi angoscia,

dalla paura di amarti troppo,

ma anche temo

che il mio amore sia troppo poco.

46

RITORNERÒ.

Ho lasciato la parte di notte,

il letto riscaldato dal nostro amore,

il tuo lampo di ricordi e speranze,

con un passo perso e incerto,

sono entrato nell’enigma del mattino,

dietro mi seguiva uno sciame di sogni,

e il tuo desiderio per ritornare di nuovo.

47

LA TUA BELLEZZA.

Quando ti ho visto,

ho chiuso gli occhi,

eri come un sole,

mi hai abbagliato con il tuo splendore.

48

TI STO CERCANDO.

Ti ho cercato tutto il giorno

finchè il vetro del vespro,

si è frantumato dalla disperazione,

non ti ho trovato da nessuna parte,

ancora ti cerco dappertutto e non ti vedo,

e ora ti chiedo:

con quale luna stai viaggiando?

49

SIRENA.

Quel giorno che pioveva,

i tuoi occhi avevano colore di pioggia,

il corpo la bellezza di una sirena,

ed io affogavo nel tuo sguardo intenso.

50

IL TUO CORPO D’AMORE.

Le gocce di pioggia,

come lacrime di una vergine,

cadono sui vetri della mia stanza,

si sciolgono in mille molecole invisibili,

ma non si cancella la tua immagine,

ed il tuo lunare corpo d’amore.

51

NON CHIUDERE GLI OCCHI.

Perché chiudi gli occhi quando ti bacio?

Non senti la dolcezza dell’amore?

Perchè nascondi la tua passione infuocata?

O di me hai paura?

Non temere mia adorata,

io non ho la faccia del diavolo,

non sono neanche un angelo,

io respiro nel tuo casto sguardo,

tu sei vento che diventa eros,

mentre io un morto

risuscitato dall’amore.

52

ERA NOTTE.

Era una notte senza nome,

era la più bella notte,

quando ci siamo incontrati per la prima volta,

tutto se ne stava immobile,

la luna fermò la corsa,

il cielo sovrapposto sull’amore,

cadute le stelle,

diventate polvere,

d’intorno divinamente fu vento,

ma lasciò dentro i nostri cuori,

il grande eterno amore.

Ora che io non ci sono più,

abbi un pò di pietà,

non cancellare quella notte,

passata nel nostro piccolo paradiso,

era una notte di lungo amore,

che doveva rimanere per sempre solo notte,

e non doveva arrivare il mattino.

53

IL PRIMO BACIO.

Scivola il mio tempo rimasto,

senza ritorno, senza perdono,

per il mio spirito vinto e stremato,

tra pensieri sfumati di giorni sbagliati,

e tanti ricordi caduti in oblio

ma Tu padrona dei miei sogni,

non mi fai mai scordare,

il primo bacio sotto il gelsomino,

rimasto sigillato per sempre,

che mi segue a ogni piè sospinto…

54

LO SGUARDO CLANDESTINO.

Con un sguardo clandestino,

vedo il tuo viso sorridente,

dipinto di rosa,

come i nostri sogni accesi,

e sotto la maglia trasparente,

vedo come biancheggia il tuo seno,

tutto bianco latte,

liberato dalle ombre.

Mentre tu mi guardi intensamente,

i raggi di sole di questo giorno d’estate,

trapassano tra le tue ciglia,

mi riscaldano l’anima,

e il giorno prende il tuo nome.

55

FIORI DI CILIEGIO.

In un meriggio annegato di luce,

di aria ricamato del caldo primaverile,

lo zefiro vivace accarezza i fiori,

lento stempera il sonno dei ciliegi,

e fa cadere i petali bianchi,

come lettere d’amore sognatrici,

che danzano con i flussi del vento,

e parano noi entrambi sotto il ciliegio,

nascosti nella nostra intimità,

riscaldati nei teneri abbracci,

riempiti di baci

e lusinghe d’amore.

56

FIAMMA DEI GERANI

Cammino per le vie di Siena

sospinto da immense stanchezze,

e della mia attesa sfinita,

entro in una strada deserta,

dove fiorisce un giardino di gerani,

che profumano su due davanzali,

arrossano i fiori quieti l’orizzonte,

la primavera è affogata in due finestre.

Mi chiedo smarrito in questa luce di gerani,

intravedo ad un guizzo di fiamma,

il tuo intenso splendore,

che tiene accesa la strada nel buio,

invitandomi verso il piccolo paradiso,

ove trema un intimo cuore,

avvolto con l’aria dei gerani.

O mia adorata

mentre mi guardi dalla finestra,

con gli occhi pieni d’impazienza,

scende come fulmine la luce dell’invito.

L’oscuro vicolo affatica il mio cammino,

i lastroni sconnessi

rendono incerti i miei passi,

ma io salgo le scale trafelato,

entro nel notturno senese,

cado al balzello dei gerani,

condividendo il fuoco d’amore.

57

INCANTATO DAL TUO SGUARDO.

Mentre ti guardavo intensamente,

mi sono perso nel tuo sguardo,

che irradiava tanto amore.

Nel diluvio dei miei pensieri,

scrutavo i tuoi occhi sorridenti,

come li ho già conosciuti,

ma saettarti con occhiate furibonde,

ho guardato dentro i tuoi occhi,

come mai prima d’ora veduti.

Ho visto tanta tenerezza,

e stupisco che l’amore abbia questo volto interno;

ti guardo ancora con i miei occhi curiosi,

cercando d’indovinare qual è il resto,

rimasto ancora dentro.

58

NOSTALGIA

Come brucia il deserto,

per la profonda sete,

come dalla fame di ossigeno,

sente dolore il cuore,

come appassiscono i fiori,

senza acqua e senza sole,

mi fa soffrire la nostalgia,

tormentata tra desiderio e ricordo.

Così sono diventato ladro;

ho rubato il bel consiglio di Neruda,

e vengo accanto a te,

a fare quello che la primavera fa con le ciliegie.

59

NELLA NOSTRA INTIMITÀ

Nelle lunghe passeggiate a Pian del Lago

entrambi camminiamo negli stretti viottoli,

mettendo in ballo i nostri sentimenti,

entrambi ascoltiamo in silenzio

il muto canto della foresta

che dondola le nostre anime al vento

e riunisce i nostri corpi.

Mi guardi negli occhi

e ti guardo intensamente,

il tuo soave sorriso attraverso il sole

mi sussurra il tuo amore,

il mio cuore batte con il tuo cuore,

i nostri volti si avvicinano piano,

entrambi chiudiamo gli occhi,

ed io depredo con i baci caldi,

il tuo bel sorriso,

insieme

lasciamo fuori tutto il mondo.

60

IL VECCHIO E LA BELLA

Amica mia che succede con te?

Sono invecchiato e non mi conosci,

non dimenticare,

un giorno diventerai come me,

non sarai più come sei.

In questo mondo nessuno rimane ragazzo,

perderai anche tu la bella gioventù,

le brutte rughe che io ho nel volto,

un giorno le avrai anche tu.

Sono stato anch’io giovane come te,

le cose ognuna a sua volta,

oggi ho io i capelli bianchi,

domani avrai anche tu gli stessi.

Mia amica capricciosa

il mio tempo sta arrivando al traguardo,

e nelle traversie della vita stravolta,

tristezza mi ha dato il cammino faticoso,

ma ho avuto anche gioia in questo mondo.

A te ha regalato la bellezza splendente,

a me ha lasciato nel cuore l’amore,

anche se siamo inamorati,

diavoléssa rimani tu bella giovane,

mentre io, un vecchio santone.

61

LA NOTTE SENZA LUNA.

Chiuso nella mia solitudine senza orizzonte,

sotto il cielo cupo senese,

in una notte senza luna,

vedo solo una stella

dove brillano i miei sogni.

All’infinito aspetto di scendere

solo nelle mie mani,

appoggiare lentamente sul mio petto,

accarezzare il volto sorridente,

sentire il calore dell’amore,

e prima di andare

per ritornare all’indomani,

vorrei baciarti gli occhi,

regalandoti delicatamente il mio cuore.

Quando aprirai le palpebre,

nel tuo splendido sguardo,

io rimarrò davanti sigillato,

guardando per sempre

il bacio passionale,

rimasto archiviato nei tuoi ricordi.

62

NON SONO IO ...

Non sono io che faccio rumore,

é il vento

che litiga con gli alberi.

Non sono io che rido,

é il vino

che ho bevuto ieri.

Non sono io che lamento,

sono le rose

che chiedono di me.

Non sono io che mi nascondo,

è la furtiva luna

dietro le nuvole.

Non sono io che piango,

sono i ricordi

che hanno perso l’amore.

63

SPERANZA.

Vorrei camminare accanto a te in silenzio,

guardare i tuoi occhi,

dove è rinchiuso il cielo,

condividere il tuo sorriso

come fiori di primavera,

pronunciare il tuo nome,

che é tutto la tua anima,

ma non riesco,

perché tu rimani lontano,

ecco perché parlo stupidamente

e metto il mio cuore dietro le parole,

nascondo il mio amore per paura

che tu faccia lo stesso.

64

HO SBAGLIATO CON TE.

Ho sbagliato

con il mio silenzio,

e alla fine ho perso tutto di te

la futura vita insieme,

il prodigio dei tuoi occhi di fata,

il tuo sorriso casto,

il primo bacio promesso,

o solitaria rosa bianca,

di sole vestita.

65

III. SILENZIO

66

“Carmina Burana”: Opera di Walter FUSI – 2007

67

SILENZIO.

Il tempo sospeso nel silenzio dell’anima,

intorno a me un vuoto oscuro,

deriso silenzio impone inutile,

dentro di te cela il fuoco d’amore,

ma il resto è ancora in ombra.

68

LACRIMA INNAMORATA.

Ricordo quel giorno,

quando mi hai accarezzato

una lacrima innamorata,

con il tuo dito dolce ed incredulo,

mi hai consolato con un bacio,

mi hai salutato con il tuo casto sorriso,

poi lentamente e senza guardarmi,

ti sei allontanata,

svaniti il tuo profumo e la tua impronta,

incombe il vuoto della tua presenza,

lampo breve che divide,

l’attesa del rimpianto,

di vite vissute e amori sognati,

il passato senza traccia,

ma anche senza un futuro.

69

MALINCONIA

Un pomeriggio triste,

noi due soli nella piazza Lizza

nascosti sotto i ramoscelli stanchi dei pini,

accompagnati dai versi dei cigni,

ed il silenzio grigio del vespro senese.

Abbracciati nella nostra intimità

guardiamo l’orizzonte indefinito,

e tra nostalgia e amore,

sospesa sta la malinconia,

davanti alle nostre ombre incrociate,

assieme con il sole che tramonta,

il crepuscolo lento le scioglie.

Resta dentro di noi l’amore,

e la Lizza come testimone.

70

NON STAI LONTANO DA ME.

Davvero non vuoi venire stasera?

Come puoi stare sola?

....................

Anche se io non sono accanto a te,

al posto delle mie dita

nei tuoi capelli,

pettinerà la nostalgia,

ed i nostri bei ricordi,

che ti baceranno lenti gli occhi,

ti ruberanno il sonno,

lasciandoti sveglia tutta la notte,

non per condannare,

ma per sentirmi accanto.

71

CREPUSCOLO

Il crepuscolo carezza l’orizzonte arrossito,

spegne il giorno con fruscii di vento,

che spinge le nuvole sopra le montagne,

il cielo senese lento perde il celeste,

là dove il buio inizia a offuscare la luce,

dove inizia a perdere lo splendore,

dove si dividono il giorno e la notte,

Venere apre l’occhio messaggero,

disperde i raggi nell'infinito,

accende la catena delle stelle brillanti,

con luce bianca accecano le tenebre,

si apre la strada del giorno senese,

che l’indomani nascerà con il sole.

72

LE PERLE DELLE LACRIME

Quando io sarò lontano,

prova a non piangere di nostalgia,

sii forte in questo nostro destino,

se all’improvviso inizia la cascata delle lacrime,

non le lasciare cadere in terra,

raccogli queste perle d’amore,

portale come retaggio tramanda,

nascondi nella tua grande anima.

Il giorno che ritornerò dal mondo pazzo,

con le perle di lacrime,

faremo insieme una collana,

e legheremo per sempre i nostri cuori.

73

PERSI ENTRAMBI.

Nel silenzio infinito di una sera

mentre camminavo in Via di Città,

ho sentito qualcuna che mi chiamava.

Un attimo soltanto, e mi tremava il cuore,

per quella inconfondibile voce,

che arrivò fragrante

come il nostro amore.

È passato molto tempo da allora,

ritorno ogni giorno invano in questa via,

ma non mi richiama nessuno,

non capisco se sono perso io o è persa lei;

mi sembra

ci siamo persi entrambi.

74

NELLA NOSTRA INTIMITÀ.

Nelle lunghe passeggiate a Pian del Lago,

camminando negli stretti viottoli,

mettendo in ballo i nostri sentimenti,

entrambi ascoltiamo in silenzio

il muto canto della foresta

che dondola le nostre anime al vento

e riunisce i nostri corpi.

Mi guardi negli occhi

e ti guardo intensamente.

Il tuo soave sorriso attraverso il sole

mi sussurra il tuo amore,

il mio cuore batte con il tuo cuore,

i nostri volti si avvicinano piano,

entrambi chiudiamo gli occhi,

ed io depredo con i baci caldi,

il tuo bel sorriso,

lasciando fuori tutto il mondo.

75

SONO RITORNATO.

Quella notte

non eri tu con me, era l’oscuro,

il Satana che non ha pietà del mio lungo penare,

in una messa dei morti per i vivi,

sotto il ritmo triste da Requiem,

mi accompagnava verso la barca di Caronte,

tante volte persa e di nuovo ritrovata,

allora impenetrabile,

ed ora presa a noleggio,

per compiere l’ultimo viaggio.

Prima di spegnermi nel vuoto immenso,

volevo nascondermi in questa dimora,

cosi da non vivere più nei tuoi pensieri,

ma alla fine ho cambiato idea,

sono ritornato indietro nella nostra Siena,

ho deciso di non lasciarti sola,

la morte può aspettare ancora.

76

IL CANTO TRISTE.

Cammino indifferente

nelle strade sinuose di Siena,

nei quei giorni pigri

quando il tempo passa come funerale

sotto il ritmo di un canto triste.

I miei passi pesanti e lenti

battono le strade lastricate e anguste,

coperte dalle tenebre furbe

dietro di me il fantasma di Mefistofele

accompagnato da quel canto triste,

arrivato da lontano,

entrambi seguono la mia esistenza

come ombre fatali

fino a tardi la sera,

quando il mio spirito fuggitivo

cade nei misteri d’amore senese.

77

IL MIO FANTASMA.

Nella mia corsa torbida di solitudine,

nei sentieri senza uscite

sotto il cielo chiuso come l’occhio cieco

il mondo nel silenzio mortale,

e Siena coperta nelle tenebre,

il vento sospira le magie delle streghe,

la notte chiude tutto nel buio,

le uniche parti vive di notte senese,

vino rosso nei bicchieri di cristallo,

il fumo e le scintille nel camino,

ed io trasformato in fantasma,

girando nel vuoto della notte,

nella solitudine piena di fatiche,

alla libagione del vino Chianti,

mi trabocca inesistente in questo mondo,

non vedo niente,

non sento, non incontro quella che cerco,

ora ho capito che non esiste niente intorno a me

tutto è già vento.

78

OMBRA DEL DESTINO

Non riesco a distruggere l’ombra del destino,

che mi segue minacciosa da dietro,

insieme con i sogni perduti,

cercando di derubare,

il nostro amore,

i nostri calorosi abbracci,

l’immenso tesoro dei baci,

a lasciare nel vuoto,

nebbie del nulla,

prima niente è successo.

79

NON MI PIACE IL PARADISO.

Non mi piace il paradiso,

c’è troppo ordine e solitudine,

il silenzioso spazio provocatorio,

quel falso splendore,

ove tutto scorre in tranquillità,

e la calma assorda i pensieri.

Eden è troppo triste,

lo spazio è senza orizzonte,

li è proibito fare l’amore,

ed io stanco dalla noia,

ho capovolto il paradiso,

sono tornato in questo mondo,

rimango nella parte rumorosa,

correndo nella vita tumultuosa,

confrontandomi con i pericoli,

nelle strade piene di guai.

Il mio destino preferito sei tu amore mio.

quando voglio ti chiamo con gioia,

ti invito nelle cene piene di allegria,

tu bevi un bicchiere di vino

ed io il fuoco d’amore.

80

VERSI TRISTI. L’amore non vive per qualche settimane o mesi, ma impavido dura tutta la vita fin al giudizio finale. William Shakespeare

Come mai ……………

è passato, è finita questa storia,

uno spicchio amaro della mia vecchia vita,

storia breve, quanto un giorno invernale,

lunga,

quanto dura la sofferenza di memoria,

misurata la mia vita con dolore.

Io, uomo di dolori

che stanno divorandomi la mente,

uomo fautore del proprio destino,

uomo che spera,

uomo che sogna,

uomo che anela,

uomo che fugge,

io, senza niente ormai,

uomo da niente.

Rimasto davanti alle speranze perse,

non riesco a liberarmi

dalla catena delle promesse infrante,

tutto è andato invano,

ma voglio chiudere con te

il conto delle mie sofferenze,

con una poesia triste,

che suona addio forse anche per sempre…

81

PRIMA DI ANDARMENE.

... io sono straniero e povero. E passerò; ma nelle

tue mani deve restare tutto ciò che un tempo, se fossi

stato più forte, sarebbe potuto diventare la mia patria.

Rainer Maria Rilke

Volevo vederti prima d'andarmene

per consegnarti,

il cofanetto dei miei pensieri stanchi,

legati con il mio destino confuso,

spiegare perché parto,

e poi abbracciarti,

a ricordare quanto vale il mio amore.

Avevo chiesto un posto

per stare accanto a te,

per vivere senza timore la vita,

ma tu me lo avevi negato,

straniero tra gli stranieri mi sono sentito,

e come la risposta,

ti invio questa poesia.

Non voglio dirti altro che tu non sai,

ma esprimere meglio i pensieri,

con arte ricordarti

che ormai sono andato via,

quello che tu vedi, non sono io,

è solo la mia ombra,

che a te fa paura.

82

C’ERA UNA VOLTA A SIENA...

Nella insonnia stancante,

con il mio pianto mesto e silenzioso,

cercavo i ricordi di quella notte,

del tempo cancellato senza impronte.

Parole sfrattate,

pezzi di sogni,

ricordi caduti in oblio

come se davvero non esistessi;

dalla disperazione non dormivo,

e con un cucchiaio vuoto,

nutrivo la mia anima ferita,

cercavo di ingannarla come un bambino,

raccontando una favola a me stesso,

alla mia insonnia dopo mezzanotte,

ma una favola vera

uscita dalla parte amorfa del pensiero,

dispersa nel notturno senese,

ripetendo come un ritornello,

c’erano una volta a Siena

io, te e la luna ……..

83

DOPO MEZZANOTTE

In questo tempo sotto pressione,

dorme Siena in silenzio.

Tutto dorme

le strade,

i cortili stretti,

i tetti,

i piccioni e i merli.

Dorme la gente,

sotto il peso del buio,

aspettando l’indomani,

le nuove speranze,

ancora senza segnali.

Dormono anche i sogni,

con le porte chiuse,

solo i tuoi pensieri,

in questa lunga notte,

mi tengono ancora sveglio,

cercando il sentiero verso te,

per vivere una notte nuovamente,

una volta sola,

una volta ancora.

84

LA GELOSIA

Un cuculo canta da dove non so,

lontano sento il suo spirito svegliato,

nella sua canzone nascosto il mistero,

che mi invita a uscire

dall’oscuro limite senese,

e questa mattina,

ho rinunciato ai desideri mai saziati,

estesi del troppo e del vano,

sono passato oltre il Pian del Lago,

correndo verso la foresta fiorita,

ascoltando le canzoni degli uccelli

raccoglievo i fiori della ginestra ariosa

per farne un mazzo grande,

come il sole di Gauguin bello tondo,

da dove si apriva una raggiera di colore giallo.

La gente abbagliata nelle strade,

dai quei bei fiori gialli di foresta

visto in me, il sole di gelosia,

il mio cuore messo in sofferenza,

e dentro il colore giallo,

tutta la brezza del tuo amore.

85

TEMPO SOSPESO.

Il sole cammina lento nel suo tramonto,

il buio subdolo chiude il giorno,

con le mani tese strappo le tenebre,

non permetto di mordermi il dolore di notte furente,

ricerco la luce del giorno per accendere le stelle,

nel cielo notturno iniziano a lampeggiare,

in fila le lego in una poesia,

dalla stella Polare fin all’ultima,

tutte le ho raccolte per accendere il cielo,

aspettando in questo tempo sospeso,

che il giorno sventola in fretta di luce brillante.

86

CAVALIERE DELLA TRISTEZZA.

Cavallo della tristezza,

nel vecchio sentiero mi aspettava,

lo cavalcavo e correvamo nell’invisibile,

cercando di uscire dalla notte fonda,

ma nella sua corsa impazzita,

all’improvviso mi ha spronato,

sono caduto in terra,

come un cavaliere delle ballate,

colpito alla schiena,

da una freccia della notte infedele.

87

IL DESTINO.

Il mio destino

come un demone addormentato,

dimenticato nella sua solitudine,

arrampicato sul “mea culpa”

avvelena e annerisce i miei giorni rimasti,

trascina nel buio i miei angeli,

che respirano con fatica katarsis.

Sotto le ombre nere di una vita sgretolata,

il destino demoniaco,

cerca di uccidere il mio tempo,

cerca di uccidere i miei sogni,

cerca di uccidere il mio futuro,

cerca di uccidere il mio amore

ma io scavo la fronte del cielo,

libero sfreccio nel celeste,

dove non può raggiungermi il demone,

e non può uccidermi quattro volte.

88

MI SENTO STANCO DALLA VECCHIAIA.

Mi sento stanco dalla vecchiaia,

avvolto dalle tenebre di notte senza sonno,

guardando l’infinito del cielo stellato,

e chiedo a me stesso:

vale vivere, o meglio morire ?!

Con questo vecchio dilemma

e con le mani nelle tasche vuote,

cammino nelle strade imbrunite di Siena,

pensieroso guardo la gente,

ma nessuno mi parla,

nessuno mi chiede,

che cosa ho nel mio cuore,

che cosa ho nella testa biancata dalle fatiche …

Così camminando stanco e senza speranza,

un giorno si spegnerà il mio corpo,

senza rumore e senza lamento,

come un sospiro della luna,

che lento tramonta nell’orizzonte stretto.

Nei giorni, quando non sarò a Siena,

sotto la terra diventerò invisibile,

sparso come la materia oscura,

gli amici non mi vedranno nel mio bar preferito,

seduto davanti alla tazzina di caffè,

con la sigaretta, che si brucia dentro,

come la mia anima ferita ……

Nelle strade di Siena,

strette, ombrose, lastricate,

mancheranno i miei passi stanchi,

anche la mia tosse secca di fumatore

e così in silenzio mi dimenticheranno per sempre.

E quando sentirai che ti manco troppo,

amore mio, non ti scordare di me,

nella biblioteca prendi i miei libri,

sfogliali uno dopo l’altro,

mi troverai nascosto tra le pagine polverose,

seduto tra le righe strette,

soprapensiero,

e per sempre taciturno,

mentre sopra la mia tomba silenziosa,

coperto dai pettali delle rose appassite,

come un abate povero,

crescerà solitario un cipresso.

89

IV. IL TEMPO SOSPESO

90

“Carmina Burana: Opera di Valter Fusi - 2007

91

LA PRIMA LETTERA.

Ricordo sempre

la prima lettera di mia madre,

che mi inviò quando ero studente,

poche parole e tanto amore,

scritte in tutte le lettere,

senza punti e senza virgole,

le lettere come geroglifici,

sopra e sotto le righe,

la calligrafia da prima elementare,

ma io la leggevo con il cuore.

Tra le parole che scriveva mia madre,

sentivo le vecchie ninne nanne,

ascoltavo i consigli della mia maestra,

e la sua preoccupazione

per il futuro dottore.

Era semplice la lettera di mia madre,

ma i suoi comandamenti

mi parlavano con la voce alta

mi ispiravano speranza e fiducia.

Mia madre scriveva poco

e firmava con uno scarabocchio,

alla fine non dimenticava i saluti

“ti abbraccio e ti bacio gli occhi”,

ed io ancora non capisco,

dove la trovava mia madre

tutta questa poesia.

92

MADRE.

É invecchiata mia madre

scalando le montagne di fatica,

si stringe il tempo fedifrago,

sui capelli ha lasciato strisce bianche,

e sotto il peso degli anni,

mia madre è diventata più piccola,

si è abbassata verso la terra

ma, dentro il suo petto,

il cuore è rimasto grande.

Con le sue mani ha cucito le nostre vite

affaticate dalla povertà e dai sogni infranti,

ha pianto in silenzio di nascosto,

con gli occhi miti rivolti al futuro,

per fare ricca la nostra infanzia,

tra l’innocenza e le ninne-nanne,

e la sua tenerezza che nessuno conosce.

Ora che è diventata vecchia,

ogni volta dimentica qualcosa,

arrabbiata litiga con se stessa,

e nel vago parla con i raggi di sole,

che entrano dalla finestra aperta;

mentre la sera,

dopo la lunga stanchezza,

con il sorriso della vita,

pensierosa guarda il cielo,

chiacchiera con la luna e le stelle,

e quando io la guardo da lontano,

brilla come un punto vivo all’orizzonte.

93

ELEGIA DELLA MADRE.

Madre, madre mia

l'ansia si fa più pesante,

più soffocante,

guardando la tua sofferenza,

il dolore del corpo ammalato,

che tu tenevi nascosto,

che non riuscivo a toglierti.

......................................

Lo sguardo perso sulla via dell’eternità,

la voce affogata nella tua anima,

la parola incastrata tra le labbra,

su quel rimasto e l’altro fatto cenere,

in un nonnulla vestito di dolore,

l’ultima luce

uscì da occhi sommersi nel buio,

le ciglia gelate dalla vita spenta,

bagnate dall’ultima lacrima calda,

insorta dagli occhi stanchi,

con nostalgia per i figli.

…………………………………..

Da tempo lontano nel tuo candore,

dal celeste scendi a me senza parole,

nei primi chiarori di ogni giorno,

ti vedo sussistere nel vago,

incrociato con la luce il tuo mite sguardo.

94

PADRE.

Era la vita di mio padre,

che non si è mai lasciata vivere

come avrebbe voluto.

A volte,

la sentiva passare,

come una dolce brezza di vento,

che spandeva il profumo del fiore.

A volte,

riempita di fatica, rabbia e rancore,

sotto gli occhi increduli e stanchi,

con le speranze sempre zoppicanti,

e di tanti pensieri mai messi in ordine.

…………………………………

Era la sua vita,

una lunga corsa fermata a mezza strada,

che non è stata mai abbastanza per saziarti,

vissuta dagli istanti che lo accarezzavano,

e poi ferita dalle schegge di sogni in frantumi.

………………………………………….

Era il dolore

che sorprendeva il suo corpo stanco,

però lui lo teneva nascosto

sotto il suo sorrisso.

………………….

Era il mio padre

che desiderava molto dalla vita,

perché lo sapeva che

a volte la vita prende di più,

ma di solito regala poco,

ingiustamente.

………………………………..

Era la sua dedizione e l’amore,

nella presenza dei tutti noi vissuti insieme,

davanti ad occhi che sognavano sempre,

un raggio di sole ad illuminare le nostre vite.

…………………………………..

Era il padre,

anche il mio miglior amico

che mi stava vicino,

mi stringeva la mano quando mi sentivo solo,

mi illuminava nei momenti bui

e mi guidava quando perdevo la strada.

………………………….

95

Ora la casa è rimasta sorda,

il suo passo non risuona,

non si sente la sua voce forte,

non si vede il suo sguardo mite,

e il suo sorriso espresso in ogni lingua.

Ci mancano i suoi modi di domatore,

che tenevano tra le sue mani, sempre,

le redini delle nostre anime ribelle.

………………………….

Era il padre,

tra noi è rimasto il dolore nel padre,

e padre nel dolore.

96

LO STRANIERO.

Triste e con dolore

in fuga con fatica,

ho girovagato da una terra a un'altra,

senza una dimora mia,

libero, ma senza la libertà,

come una quercia senza radici,

una pietra precipitata nel crepaccio,

dentro di me un fiume amaro.

Pellegrino del proprio destino,

uomo che sperava,

uomo che sognava,

uomo che anelava,

uomo che fuggiva,

rimasto senza niente,

uomo da niente.

Con le mani ho catturato il vento caldo,

ho rubato gli occhi del giorno

e ne ho fatto lanterna,

sono uscito nelle strade aperte del mondo,

ho corso, ho corso, ho corso

verso un nuovo tempo,

ma quando mi hanno visto cosi solo,

hanno detto: “quello non è il nostro”.

Il destino mi ha tolto gli amori,

mi ha chiuso tutte le porte,

e quando mi hanno visto uomo romito,

hanno detto: “lui è profugo”.

Hanno detto che sono itinerante,

mi hanno legato la voce,

hanno cercato di prendermi gli occhi,

hanno incatenato i miei pensieri,

e poi hanno detto: questo è “lo straniero”.

Ho camminato

per le strade del mondo,

con tutte le ragioni di essere vivo,

ho riunito la mia voce con la vostra,

vi ho offerto tutta la mia amicizia,

anche se mi chiamate “straniero”.

La mia amicizia non è un peso,

ed io non sono indifferente,

quando mi chiamate straniero,

ma non potete portare via quello che sono,

ed io non dimentico di essere me stesso.

97

LA SFIDA DI ANNA.

Nella sua gioventù Anna incontrò il cancro

che viaggiava dentro il suo seno

annidarsi subdolo, nascosto, silenzioso,

i suoi tormenti le avevano ucciso il sorriso,

e il cuore traboccava di dolore.

Aspettava in ansia la diagnosi,

con le mani ancora tremanti,

la parola spenta sulle labbra,

la paura dilagava

tra le lacrime amare e sospiri,

e nel vissuto denso di dolore.

La triste notizia

come rintocchi di una campana,

trapassava la sua anima fragile,

che stava tra realtà e cuore,

ma non trovava il suo porto.

In una piccola stanza d’ospedale,

lunghe le notti senza sonno

intrecciati nel cancro e l’anima sofferente,

le chiazze di dolore invisibili,

si attaccano ai muri bianchi e nudi,

strillando come una musica triste.

Il cancro litiga,

il cancro urla,

echeggiando rauco sotto le lenzuola,

soffocato dai farmaci.

Nella cura del suo corpo,

hanno iniziato a cadere le ciocche,

ha perso i bei capelli,

allora ha visto il suo cancro,

ma il cielo non è caduto.

Dopo lunghi giorni di lotta con il male,

la sfida con la morte è finita,

ha riportato in luce la sua vita,

ha ritrovato la gioventù ed il suo amore.

Ora un nuovo raggio luminoso

sorge dai suoi occhi lucenti,

che guida il suo sguardo,

le asciuga le lacrime,

e tiene acceso un sorriso dolce.

98

MIO AMICO CENTENARIO ...

Ci incontriamo ogni mattina

in via Ventiquattro Maggio

con il mio amico centenario di Boccheggiano,

che mi aspetta seduto su una panchina

spillando in silenzio il suo passato.

Lui mi racconta storie vecchie,

nel tempo molto vecchie,

per quelle che non abbiamo letto nei libri,

per quelle che non hanno scritto i giornali,

per le fatiche da Sisifo dei contadini,

per il lavoro duro nella miniera di ferro,

e i viaggi con l’asino fin a Siena

quando stava dentro le mura di cinta,

chiusa sola in se stessa.

Alla fine, con una voce fioca

conta gli anni fin al cento

e mi dice: “tra un mese fò centouno”.

Ride e alza la mano verso il cielo

e poi aggiunge:

“ora sono l’ombra della morte che conta i vivi,

Ai quali prossimi mandare gli inviti

di farmi compagnia ... ”

99

NEL DOLORE DELLA SOLITUDINE

Nella mia solitudine,,

chiuso nella prigione della notte senese,

senza mura e cancelli,

guardiano notturno

la bottiglia di vino,

entrambi di fronte l’uno all’altra,

svuotiamo noi stessi,

dividiamo il dolore tr noi,

nei giorni infiniti di abbandono.

Dalla disperazione

ho bevuto il vino ed i sogni,

cosi tanto che sono ubriaco,

il mondo mi gira intorno,

ma sono convinto,

non sono caduto per terra,

di nuovo in piedi

correndo nel buio denso,

rinato dalla mia solitudine,

dalla terra fino al cielo,

ho mosso le stelle dall’universo,

calandole una ad una a terra,

e gridando al mondo:

chi ha detto che è lontano il cielo?

Chi ha detto che lo tocca soltanto il sole?

E ho mischiato la terra con il cielo,

calpestando gli spiriti bestiali,

ignorando tutti gli infedeli,

bevevo vino per ogni bestemmia,

aspettando un domani non molto distante,

quando percorrerò anch’io la mia strada,

soltanto e sempre in pace.

100

IL TEMPO SOSPESO

Solitario del tempo sospeso,

cammino per le strade del mondo,

in ogni tempo,

e senza tempo,

svegliando la mia vita,

che era un pò addormentata,

sentire tutto in tutte le maniere,

vivere nella mia libertà,

essere me stesso allo stesso tempo.

Cammino nella mia solitudine,

ma non sono eremita,

non sono neanche Robinson,

non porto la spada del samurai,

neanche l’arco di Robin Hood,

sono Ulisse viaggiatore,

che sfugge il giorno,

e vive dentro un giorno,

anche nelle notti in metamorfosi,

dello spazio senza tempo,

viaggiatore senza soste,

sempre nelle ricerche,

non pretendo il paradiso,

voglio fare solo la catarsi

dei peccati di me stesso,

della vita tumultuosa,

della vitalità silenziosa,

del mondo pieno di misteri.

Sono viaggiatore solitario,

dimenticato dai nemici,

ricordato dagli amici,

romito pellegrino nelle vie del mondo,

ogni volta mi trovo,

dove sono stato sempre,

sono vicino e distante,

assente durante il giorno,

presente durante la notte.

101

V. IL VENTO E LA LUNA.

102

“Carmina Burana”: Opera di Walter FUSI – 2007

103

IL MIO VALI

Davanti a te la mia corsa si ferma,

e ti guardo pieno di nostalgia,

sono il tuo figlio,

io, il tuo sangue scolaro,

di nuovo da te ritornato,

oggi busso alla tua porta,

ti chiedo di accettarmi come ogni estate.

Il mio Vali ascolta bene,

sono io che parlo con te,

il tuo figlio che ti segue dappertutto,

sempre arrivato in fretta,

passeggiando sul tuo corpo,

dal Pian di Vali,

fino ai piedi della montagna,

dove scorre rumoroso l'Emathia,

con il letto stretto e poca acqua.

Dalla città noiosa sono fuggito,

riposo trovo nella tua tranquillità,

tutti e due nel fuoco dell’amicizia,

valle canora dove si snoda il fiume,

con i fiori profumati di montagna,

accanto si alzano le cime rocciose,

in entrambi i lati la foresta spettinata,

senza fine i prati fioriti,

all’alba verdi,

al crepuscolo arrossati,

il giorno gioiscono per le canzoni degli uccelli,

durante la notte per il grido dei grilli,

e guardo da lontano,

la veduta senza macchia,

i cortili, i barbacani, gli spalti, le terricole,

terre arate e case in catena nel tuo letto,

sotto l’ombra all’infinito dei monti,

sopra, il cielo bacia le vette bianche,

dove Sant’Antonio guardiano rimane,

così corro pieno di gioia,

nei prati vestiti con la rugiada mattutina,

bevo acqua fresca in ogni fontana,

corro in ogni foresta e in ogni montagna,

il giorno vivo la tua bellezza,

la notte ogni tua stella.

104

LA SOLITUDINE DI VALI.

Un bel giorno d’estate,

sono tornato nel mio paese nativo,

da per tutto regna la tranquillità

e la mia nostalgia per il mio bel Vali.

Con i miei passi lunghi ed incerti,

cammino nei sentieri fioriti,

appoggiato sulle falde delle montagne bianche,

accompagnato dalle canzoni degli uccelli,

e dai voli affrettati delle colombe.

Da per tutto trovo una bordata di case abbandonate,

in fila, una vicina l’altra,

nascoste tra gli alberi inclinati,

come barche che si affondano nel mare verde,

mentre le montagne bianche,

rimangono mute,

congelate nella loro solitudine.

105

IL MIO PAESE SULLE MONTAGNE.

Lieve, lontano il Vali mi invita,

mi scosse e dentro mi scuote ancora,

la nostalgia mi prende per mano,

mi conduce in quei bei luoghi,

appollaiati tra i piedi dei monti,

dove il sole illumina il paesaggio,

e il canto del vento freddo,

mi fa ricordare,

quante volte ho abbracciato le montagne.

106

SOLE CHE SORGE IN RITARDO.

Il sole oggi è sorto tardi a Siena.

Era rimasto nascosto nell’alba bianca,

inceppato sulle cime delle montagne,

lontano, nella mia patria,

sequestrato come pegno di nostalgia,

e dopo che si è liberato,

respirando riflessi caldi,

ha corso in fretta con i raggi sorridenti,

per portarmi i saluti da lontano,

dal mio paese nativo.

107

LE CASE DEI PICCIONI.

In un bel giorno d’estate,

la mia casa nel lontano Vali

si è svegliata dalla solitudine,

dai miei pasi pesanti

e dal vento freddo

che scendeva dalle cime dei monti,

che fa cadere le noci sui tetti,

fa battere la latta arrugginita sulla porta,

mentre dentro la vecchia casa,

regna il selenzio dell’abbandono,

tra i vetri rotti entra la luce lacerata,

sulle mura grigie gioca la mia ombra storta

e nelle camere vuote,

i piccioni hanno costruito le nuove dimore.

108

LA LUNGA ASSENZA.

Prima della fuga scritta sulla terra

volevo staccare la mia ombra

da quel mondo di ribalderia,

spegnere il fuoco del mio spirito,

dimenticare gli antichi deliri;

ma quando sono partito

ho visto che avevo spento i sogni.

Ora legato alle corde dei ricordi,

bivacco in un altro mondo,

da quella parte sospiro il tramonto,

dall’altra respiro nell’alba,

e la traccia del mio sguardo,

pieno di dolore e nostalgia,

mi conduce fin alla parte perduta,

dove lo spazio intorno

non porta il mio peso,

ma la mia lunga assenza.

109

IL MIO PEGNO

Un giorno ho sfrecciato nel cielo,

ho lasciato indietro le mie montagne,

al cuore ho messo le ali per carezzare il celeste,

sono passato oltre l’orizzonte,

mi sono sentito libero nello spazio immenso,

lontano dal mondo impazito.

Ma quando l’aereo è atterrato

nell’altra parte del mondo,

mi mancava l’altra parte della mia anima,

ma non me l’avevano rubata,

neanche era persa,

l’ho lasciata in pegno alla mia patria.

110

LA MIA NOSTALGIA.

Mi mandi qualche foglia verde,

dai rami inclinati del tiglio,

che è rimasta solo,

nel cortile della nostra casa,

screpolata dalla solitudine.

Mi mandi una sola foglia

dalla nostra quercia,

accarezzata dal vento dei monti,

e dove riposa la rugiada ogni mattina.

Mi mandi una foglia leggera,

della rosa che abbiamo impiantato insieme,

nel cortile della nostra casa,

anche se è appassita dalla malinconia.

Mandami anche il ciclamino,

che ho nascosto tra le pagine del libro,

che ti ho regalato nel tuo compleanno,

per spegnere la mia nostalgia.

111

IL VENTO E LA LUNA.

Vento birichino

che gioca con le foglie,

che spinge le nuvole contro il cielo,

spettina i capelli delle ragazze,

accarezza le montagne,

rapisce il grido dei gabbiani,

girovaga per tutto il mondo,

diventa almeno una volta,

anche il mio buon socio,

e quando vai verso l’oriente,

prendi un pò della mia anima,

colmata dalle lacrime di nostalgia,

e portala lontano verso l’alba,

falle sorpassare il mare ondeggiato,

e quando arrivi nel mio lontano Vali,

appoggiala sulle cime delle montagne,

nei prati inebrianti di profumi dei fiori,

all’alba verdi, al crepuscolo arrossati,

falle passare le foreste spettinate,

lasciala lì durante tutto il giorno a riposare,

e tardi, la sera,

qui a Siena

me la riporta la luna.

112

I RICORDI DEL MIO VALI.

C'è un posto nella mia mente

in cui tengo archiviato,

le montagne e le foreste di faggio,

le quercie ed i tigli,

le colline rociose e i prati fioriti,

le case bianche, con i cortili chiusi

anche il vento fredo che accarezza la valle,

gli ho nascosto in un grande “file”

come gli ho contemplato molti anni fà

tutto del mio Vali,

regno di bellezza,

il paradiso di uno spazio senza fine,

e di un tempo senza domani.

113

VI. CANTO DI GIOIA

114

“Ascolta le luci”: Walter FUSI – 2000.

115

L’ARRIVO DI EMMA.

Da molto tempo mi hai fatto magia,

volando nei miei sogni,

come le promesse delle favole,

nascosta sulle due ali d’amore

tu mia principessa,

tu mia regina

tu mia bella Emma.

Ora che sei arrivata,

rimarrò con te cara nipotina,

raggi di luce dei miei occhi,

anima della mia anima.

Ti prometto nipotina mia,

ogni giorno giocheremo insieme,

ti prenderò nelle mie mani,

ti dondolerò nella culla,

ti insegnerò i segreti del mondo,

ti canterò tenere ninne-nanne,

e quando ti sveglierai,

ti stringerò forte

sul mio petto affettuoso e caldo

fin al mio ultimo respiro.

116

UNA CANZONE PER LA MIA NIPOTINA EMMA.

Sei arrivata come raggio di sole,

mia bella nipotina Emma.

Dentro le nostre case

ci hai portato l’arcobaleno,

l‘arco alto e lungo

dalla Danimarca all’Italia,

e pieno di colori dei fiori dell‘Albania!

Mi parli danese ed italiano,

e canti in albanese come l‘usignolo,

chiacchiera con me tutto il giorno,

il tuo vocabolario,

pieno di parole sconnesse,

e di suoni di tutte le lingue del mondo,

che nessuno sa tradurre,

tranne me, che parlo con te.

Quando mi chiedi:

Nonno come è l’Albania?

Non riesco a spiegarti così da lontano!

ma ti dico in modo chiaro,

l’Albania è dentro al tuo sangue.

Ogni giorno giochiamo insieme,

ti vedo correndo nei prati danesi,

e sulle coline delle crete senesi,

come si arrampica sulle montagne albanesi,

e quando mi inviti a venire dietro di te,

io corro, ma non riesco a seguirti piccola mia,

nel mio corpo pesano troppo gli anni!

117

NINNA NANNA.

Cara Emma, bella di mamma,

vieni con me a fare la nanna,

come una rosa pieno di profumo,

dormi tranquilla al tuo lettino.

Ninna nanna, ninna o…

chiudi gli occhi e sogna cara bambina,

come un pulcino fino a domattina,

dormi, dormi e fai un bel sonno,

ti sveglierai quando è giorno.

Tanti baci ti diamo insieme con babbo,

a te piccinina di Ville di Corsano,

una dolce canzone ti canta la mamma,

buona notte piccola Emma.

Ninna nanna, ninna o…

chiudi gli occhi e sogna cara bambina,

come un pulcino fino a domattina,

dormi, dormi e fai un bel sonno,

ti sveglierai quando è giorno.

118

BUON COMPLEANNO EMMA.

Come tenera farfalla,

le tue ali stanno per spiccare il volo,

percorrerai la vita ancora per lungo tempo,

e al 21 luglio di ogni anno,

da tutti arriveranno gli auguri,

buon compleanno cara Emma

la mia nipotina più bella.

Mamma e babbo

sempre ti stanno intorno,

insieme con te anche noi nonni,

tutti ti facciamo gli auguri

Buon compleanno Emma

cara ragazzina,

una vita giocosa e bella,

ricca di felicità e amore,

perché tu ne hai pieno il cuore.

Ma non è ancor finita:

troppo bella sarà la tua vita!

Fatti dare un aiutino

e continua il tuo cammino...

Ecco, brava, vai avanti

il lungo cammino dei tuoi anni

così devi contare fino a cento!

Uno, due, tre..

li conterai insieme a noi.

quattro, cinque, sei e dai,

non ti fermerai mai!

sette, otto, nove, dieci, undici ...

passeranno veloci

dodici, tredici, quattordici …

li conterai da te…

quando a diciotto arriverai

con un bello innamorerai...

e poi venti, trenta, quaranta…

ed anno dopo anno

arriverai al cento,

ma nel tuo lungo percorso,

quello che conterà di più,

sarà ciò che sentirai più vero,

ed i nostri bei ricordi,

che non si spegneranno mai.

119

QUANDO ANDRAI A SCUOLA.

Quando andrai a scuola,

io non so come aiutarti,

però una cosa posso dirti con chiarezza

al cuore danese di tua madre,

il tuo babbo ha regalo luce di sole albanese,

e sopra essi, con la tua mano,

tu devi scrivere in lingua italiana.

120

VICINO E LONTANO.

Il tuo nonno è come una luna calante, sospeso nei cieli dell’abbandono, con la metà illuminata

sorride alla sua bella nipotina, con la metà oscura,

piange di nascosto la lontananza.

121

GIOCHI CON I RAGGI DI LUCE

Insieme giochiamo tutti i giorni,

vengo dietro ai tuoi salti di farfalla,

alle tue corse nei prati senesi

rido quando mi inviti a seguirti,

mentre tu raccogli fiori,

e giochi con raggi di luce

io sorrido con l’erba verde,

che danza insieme con te.

122

BUON NATALE EMMA

Si sveglia il giorno ai suoni delle campane,

s’inalza gioioso con i canti di natale,

Ville di Corsano brilla dai luci e colori,

le case vestite di mille lumi,

tutti con la gioia ricambiamo gli auguri,

Buon Natale, Buon Natale.

Nella nostra casa abbiamo un bel presepe

con Maria, Gesù bambino e Giuseppe,

un albero di abete con la stella fiammeggiante,

sui rami magici frutti e giocatoli,

per te cara Emma pieno di regali.

La notte tardi inizia la magia,

dal camino scende lento Babbo Natale,

accanto a te piccolina lascia i regali,

perchè tu sei stata la più brava,

hai riempito di gioia la nostra vita,

Insieme con noi hai cantato anche te,

con versi acuti riempite di risate,

hai danzato con i salti di farfalla,

insieme abbiamo festeggiato il Natale

così gioiosa si perpetuerà per ogni anno.

.

123

INDICE

Prefazione: 5

Guido Morgese

I. Misteri senesi 9

II. Notturno senese 29

III. Silenzio 65

IV. Il tempo sospeso 89

V. Il vento e la luna. 101

VI. Canto di gioia 113

Siena 21 luglio 2013