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www.laltrasicilia.org 1 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 12– 15/31 dicembre 2007 « Chiù dugnu… chiù sugnu! Chiù dugnu… chiù sugnu! Chiù dugnu… chiù sugnu! Chiù dugnu… chiù sugnu! » Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 12 - 16 / 31 dicembre 2007 Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel/Fax: 0032 2 2174831 - 0032 475810756 Forse non tutti sanno che... Forse non tutti sanno che... Forse non tutti sanno che... Cos'è il signoraggio Cos'è il signoraggio Cos'è il signoraggio L'uomo L'uomo L'uomo che che che sconfisse sconfisse sconfisse la storia la storia la storia Salvatore Salvatore Salvatore Giuliano: Giuliano: Giuliano: di sicuro si sa solo che è morto Pagine 3 & 4 Pagine 3 & 4 Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai (come l’Italia è diventata piccola piccola) (come l’Italia è diventata piccola piccola) (come l’Italia è diventata piccola piccola) Pagina 7 Cuono Gaglione Cuono Gaglione cinquant’anni di pittura cinquant’anni di pittura Pagine 8 & 9 Pagine 10 & 11 L’ISOLALIBRI L’ISOLALIBRI L’ISOLALIBRI La Sicilia La Sicilia La Sicilia tra mito e tra mito e tra mito e simbolismo simbolismo simbolismo Maria Grazia Cucinotta e Paolo Fiorentino SICILIANI DELLA DIASPORA La Storia di Massimiliano Di Domenico Bagheresi d'oltreocano: le poesie di Calogero Fiorenza presto anche a Bagheria

L'uomo che Pagine 3 & 4 sconfisse · L'uomo che sconfisse ... Giuliano: di sicuro si sa solo che è morto Pagine 3 & 4 ... Partendo da quella che qualcuno credeva di fare passare

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Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 12 - 16 / 31 dicembre 2007

Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel/Fax: 0032 2 2174831 - 0032 475810756

Forse non tutti sanno che...Forse non tutti sanno che...Forse non tutti sanno che...

Cos'è il signoraggioCos'è il signoraggioCos'è il signoraggio

L'uomo L'uomo L'uomo che che che sconfisse sconfisse sconfisse la storiala storiala storia

Salvatore Salvatore Salvatore Giuliano: Giuliano: Giuliano: di sicuro si sa

solo che è morto

Pagine 3 & 4

Pagine 3 & 4

Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai

(come l’Italia è diventata piccola piccola)(come l’Italia è diventata piccola piccola)(come l’Italia è diventata piccola piccola) Pagina 7

Cuono GaglioneCuono Gaglione cinquant’anni di pitturacinquant’anni di pittura

Pagine 8 & 9

Pagine 10 & 11

L’ISOLALIBRIL’ISOLALIBRIL’ISOLALIBRI

La Sicilia La Sicilia La Sicilia

tra mito e tra mito e tra mito e

simbolismosimbolismosimbolismo

Maria Grazia Cucinotta e Paolo Fiorentino

SICILIANI DELLA DIASPORA

♦ La Storia di Massimiliano Di Domenico

♦ Bagheresi d'oltreocano: le poesie di Calogero Fiorenza presto anche a Bagheria

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C osa sta succedendo in Italia ed in Sicilia dietro la fittizia facciata dello scontro tra destra e sinistra? In Sicilia potrebbe veramente cambiare qualcosa? Capire casa è successo e cosa sta succedendo è fondamentale per prevedere le

mosse dei nostri nemici e cercare di scardinare il perverso sistema oppressivo tosco-padano. Con questo articolo iniziamo a dare uno sguardo più generale agli eventi degli dell'ultimo ventennio, coscienti che comunque le linee tracciate avranno bisogno di aggiustamenti e correzioni. Quello che si vuole dare è un primo organico tentativo di inquadramento delle lotte di potere che stanno sconquassando la penisola italiana e la stessa struttura di potere siciliana inquadrandole in un contesto internazionale. Partendo da quella che qualcuno credeva di fare passare impunemente come la fine.

I l popolano che 725 anni fa difese la sua compatriota dalle prepotenze dei soldati francesi allo scoccare del vespro, poteva immaginare quali conseguenze avrebbe

avuto il suo gesto? Salvatore Giuliano, quando reagì al carabiniere che lo scoprì mentre tentava di contrabbandare un misero sacco di grano, poteva mai essere cosciente di cosa il destino avrebbe tramato su quel fatto di sangue, all'apparenza insignificante per la storia (vedi post su questo blog)? Eppure questi sono due esempi di come ognuno di noi può diventare un fondamentale accessorio della mano implacabile del processo storico (non uso il manzoniano provvidenza per rispetto nei confronti di chi nel “processo” ci perse la vita...). Questi sono due esempi di eroi tragici nel senso “classico” del temine, due eroi tragici che svelano il lato greco dell'animo siciliano, un animo dotato di quel pathos che ci spinge ai tipici slanci istintivi sui quali il destino può poi ricamare facilmente le sue trame.

Al momento della caduta del muro di Berlino la Democrazia Cristiana era saldamente al potere in Italia. Nel dopoguerra era riuscita nella scalata perchè era stata capace di catalizzare le forze che si muovevano dietro la facciata democratica dell'occidente in una convergenza d'interessi favorita dal pericolo dato dal colosso sovietico. E questo aveva permesso a finanzieri e speculatori locali di rimanere saldamene in controllo del sistema-Italia.

Stati Uniti, liberal-massoni anglosassoni, massoneria italiana, il Vaticano e persino la stessa Russia sovietica puntellavano questa specie di baraccone chiamato Repubblica Italiana. Una seconda prova per i padani, che già avevano bruciato la prima possibilità offerta loro dall'impero britannico con il passo almeno tre volte più lungo della gamba compiuto da Mussolini. Ed invece di imparare dal primo fallimento, cosa fecero i nuovi leader settentrionali? Ricominciavano subito ad arraffare a più non posso dal meridione e visto che i Siculi avevano provato a ribellarsi questa volta usarono maniere ancora più forti, dando campo libero alla cosiddetta 'mafia' che cominciò a fare il bello ed il cattivo tempo in Sicilia, protetta da una connivenza CERCATA e GESTITA dai politici e dallo stato, e non da essi subita, come si è tentato di far passare.

Ma il 9 novembre del 1989 cade il muro di Berlino. Da quel giorno è uno stillicidio per l'Unione Sovietica, che crolla definitivamente nell'agosto del 1991 a seguito di un fallito colpo di stato da parte dei militari. L'alleanza dietro la famigerata DC (nel frattempo affiancata dai socialisti di Craxi) si rompe non appena la minaccia d'oltrecortina evapora. Alcuni degli attori rimasti pensano a quel punto di avere il mondo in mano e vengono allo scontro immediatamente.

Dietro la cosiddetta “sinistra” italiana, rimasta senza padrone, si assembrava già la finanza anglosassone, decisa a saltare alla gola dell'affaticato regime sempre intento a gozzovigliare nella corruzione e nel nepotismo ed a fare un bello scherzetto agli odiosi cugini americani, a cui cinquant'anni prima aveva dovuto cedere il controllo del Mediterraneo. Controllo del Mediterraneo che ha sempre coinciso con il controllo della Sicilia: controllo economico (ora concesso in usufrutto ai padani) e militare (riservato agli Stati Uniti).

La democrazia cristiana è così isolata ma all'inizio forse non se ne rende conto: i liberal-massoni anglosassoni tradiscono subito, rompono con la massoneria cattolica padana e celebrano in pompa magna il 17 febbraio 1992 l'inizio di tangentopoli. La

L'uomo che sconfisse la storia L'uomo che sconfisse la storia L'uomo che sconfisse la storia Salvatore Giuliano: Salvatore Giuliano: Salvatore Giuliano: di sicuro si sa solo che è morto

D i sicuro si sa solo che è morto. Ma è morto veramente il bandito Giuliano in quella misteriosa notte di Castelvetrano? Non sembra: il suo fantasma vaga ancora, ostaggio di quanti cercano a tutt’oggi di strumentalizzarne le gesta per portare acqua (sporca) al proprio mulino. Così anche ieri abbiamo, nostro malgrado, assistito al più laido

dei teatrini (Enigma, Rai 3 alle 23:30) con i soliti cialtroni che tentavano di spartirsi le misere spoglie di un uomo che più che protagonista è stato nella realtà vittima degli eventi che in quegli anni si agitavano. Giuliano eroe Shakesperiano dunque, che anela alla libertà ed alla vita. Che è disposto a tutto pur di raggiungerle ma che è schiacciato dal destino e dalle sue stesse azioni. Ri-guardiamo e commentiamo il vecchio film di Rosi e gli eventi che in esso sono ritratti, smascherando le menzogne che sin da allora sono state perpetrate ai danni di tutti i siciliani, di tutti gli italiani.

I l maranzano vibra alle luci di un lampione nella asciutta notte estiva di un qualunque paesino tra quelli che

furono teatro, nella seconda metà degli anni 40, delle gesta di Turiddu. Le uniche voci di questa asciutta nottata saranno le voci dei mitra, nella più carica ed insieme più stereotipata scena del film. Un film percorso in lungo ed in largo dall’ostinato silenzio degli uomini siciliani e dai loro sguardi penetranti, dalle disperate grida delle donne e dai loro scialle neri, pendenti. Un ritratto che il regista deve forse al suo istinto, da cui pare si lasci guidare durante le riprese esterne, ma che scompare quando si passa al freddo calcolo dell’aula di tribunale: il silenzio prima assunto a dignità di un popolo, ora viene stracciato e ridotto a viltà, ad omertà. “Ma come”, sembra dire la cinepresa, “ora che siete tra le accoglienti braccia dello stato, vi ostinate a non parlare? Eh no! Allora non ci siamo, ora non ci va più bene...” Anzi no (sottovoce) va benissimo! Questo ci da l'occasione per accusarvi, per dimostrare a tutti che la colpa è solo vostra, che tutto questo lo volete voi! Ecco che tutto è rivoltato, e neanche ce ne siamo accorti: ancora segretamente gongolanti per le imprese di Giuliano colonnello dell’EVIS, ancora fieri di quegli uomini (gli abitanti di Montelepre) che silenziosi accettavano i soprusi di uno stato che non sa più che pesci pigliare, ecco che la stilettata ci ferisce rapida ed indolore. Solo dopo ci accorgeremo del sangue, ma non sapremo più dire come e perché. Incapacità del regista di cogliere e di far fruttare a dovere gli indizi raccolti sul campo? Mancanza del coraggio necessario per dire veramente tutto? O solo dei limiti. Un confine politico, diciamo, che il regista si dà? Fatto sta che il giudizio non lascia scampo a Giuliano, al MIS, ed infine ai siciliani tutti. Tirando le somme l’unica cosa che si riuscirà a dire

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consorteria toscopadana e romanocentrica è in rotta: a sud nel frattempo si completa l'accerchiamento cercando di colpire Andreotti scoprendo i legami del sistema di potere da lui presieduto con la criminalità organizzata in Sicilia che assicurano a Roma il necessario blocco di voti per tenere il controllo in tutta Italia.

Ma il destino ha in serbo un diversivo. A Palermo si era fatto notare un giudice, Giovanni Falcone. Il Siciliano Falcone si era messo in testa di sconfiggere la mafia, e aveva fatto passi da gigante riuscendo a rompere quel muro di silenzio che tutti si erano trovati di fronte quando interrogavano qualche pesce un po' più grosso finito chissà

come nella rete. Subito numerosi ostacoli si frapposero, lucchetti invisibili cominciarono a scattare, dita appiccicose a trattenere. Ma Falcone, animato da una incrollabile fiducia nello stato e nella verità continuava, incapace di capire che era proprio da quello stato che lui credeva di servire che i sabotaggi arrivavano.

La nuova sinistra italiana, che aveva trovato nell'odio verso gli yankee il collante ideale che saldasse il connubio con le massonerie d'oltremanica, vide in Falcone quello che ci voleva per realizzare i suoi piani. Gli fu fatto trovare il pacco dono: un nuovo pentito pronto a cantare a comando, tal Pellegriti (http://www.ilconsiglio.blogspot.com/2007/11/il-popolo-siciliano-tenta-lo-scacco.html). Il colpo di

grazia. Un colpo di stato elegante e sottile. Pellegriti inguaia Andreotti, gli eroi antimafiosi ed anticorruzione vanno al potere ed i liberali conquistano i mercati finanziari padani e la loro lucrosa appendice mediterranea.

Ma nessuno di quegli ominicchi aveva previsto quanto quel Siciliano fosse deciso a redimere la sua terra combattendo solo con le armi della giustizia e della verità. Quanto fosse deciso a recitare la sua parte fino in fondo, coerente e cocciuto come tutti i suoi conterranei.

Falcone capisce subito che lo stanno usando e svela l'ordito bloccando il colpo di stato, cosa che provoca la reazione furiosa dell'antimafia. Senza l'intervento del giudice non ci saremmo accorti di niente. Nessuno si sarebbe accorto di niente. Saremmo passati da una miseria all'altra, da un regime ad un altro che tutto avrebbe cambiato affinchè tutto potesse rimanere lo stesso.

Il Popolo Siciliano è così entrato in scena prepotentemente. Giovanni Falcone si è fatto trasportare dalla passioni, dalla sua incrollabile fede nella verità e nella giustizia non potendo comportarsi in modo diverso. La sua fine fisica segna l'inizio di una nuova guerra, di un nuovo Vespro che il Popolo Siciliano è ora chiamato a combattere

per onorare la memoria del suo eroe. L'anima di Falcone sta chiamando ognuno di noi alle sue responsabilità di Siciliano: l'Ora del Vespro è tornata a scoccare.

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di diverso dall’ufficialità è che Giuliano non è morto come descritto nel rapporto dei carabinieri. Poca cosa: in Sicilia lo hanno sempre saputo tutti, anche gli scecchi. E, considerando che l'ufficialità non dice proprio niente su questa storia.... beh! Allora il succo di questo “film-inchiesta” sembra essere veramente striminzito...

Ma vediamo i colpi assestati dal film più in dettaglio: 1.- Il MIS. Senza nessun preavviso, senza nessun indizio ecco che la notizia ci coglie di sorpresa, subliminalmente inserita mentre siamo impegnati a seguire i disordini di piazza: il movimento indipendentista siciliano è appoggiato dalla mafia.E’ cosa certa e scientificamente provata: il siciliano non possiede alcuna indipendenza di pensiero, vota solo chi gli viene suggerito dalla mafia. Questo passaggio è importante, incide profondamente sulla coscienza di chi vede il film. Chi ha votato per il MIS ha votato per la mafia. Lo stato vi ha salvato, come si dimostrerà più avanti. 2.- I siciliani e la mafia. Il film ha il coraggio di suggerire una certa contiguità tra la mafia e le forze dello stato. La mafia, (forse) bastonata dal regime mussoliniano, scarica i banditi e la Sicilia tutta non appena sente odore di un nuovo accordo con Roma. Ma questo non riesce a fare accendere una lampadina nel cervello del regista, non riesce a suggerirgli un qualche motivo per cui i Siciliani sarebbero così ritrosi a buttarsi tra le braccia di mamma Italia: i siciliani del film sono onesti e codardi o spavaldi e (quindi) malfattori. Niente vie di mezzo, niente sconti. Incassiamo. Grazie mille.

3.- Infine Giuliano. Giuliano è un mostro

sanguinario, che non ha remore a tradire tutto e tutti pur di salvare la pelle. I siciliani, la mafia e lo stato: tutti erano tenuti in scacco da questo villano assetato di sangue. Ovviamente ciò non può essere detto apertamente, o lo spettatore (siciliano) avrebbe repulsione istantanea per il film. Piuttosto si viene introdotti lentamente a quest’ennesimo dato di fatto da chi fa finta di non essere di parte. Il giudizio rimane sospeso e sembra pendere dal lato positivo sin quasi alla fine del film, dove poi le sue azioni sono rappresentate in modo tale da non lasciare più dubbi. Pisciotta tradisce (e questo si che è un dato di fatto!) e si redime, Giuliano non si pente e viene condannato. Nessuna introspezione. Il bandito è le sue azioni. L’uomo Giuliano non trova alcuno spazio. Eppure la chiave della vicenda è tutta qui. Si vuole uccidere l’immagine di un Giuliano diventato eroe popolare. Durante la gestazione del film si cerca il modo di farlo, ed alla fine (proviamo a dipingerci la scena)... un colpo di genio, un ardito deus ex machina arriva a salvare la troupe: senza esprimersi esplicitamente si lascerà parlare la cinepresa, e si farà in modo che l’immagine di Giuliano si uccida da sola agli occhi dello spettatore. A Portella della Ginestra. Il luogo dove il vero Giuliano aveva ucciso se stesso. Il regista effettivamente a questo punto racconta le cose come stanno, ma se ne sta rendendo conto? Non era Giuliano a tenere in scacco la mafia, lo stato, persino gli isolani. Ma la Sicilia stessa, che aveva trovato il suo eroe tragico in cui potersi specchiare e che, tramite le sue azioni, tentava disperatamente di scardinare il suo destino oramai segnato. Una tragedia da lei stessa scritta, e per la quale non poteva che tristemente riservare il finale più adatto ma che il

Popolo Siciliano capì vedendosi riflesso in quel giovane senza speranza. Portella sarà la fine emotiva di quel periodo storico: il culmine, il ring sul quale tutti i protagonisti della storia si incontrano e si scontrano per dichiarare un vincitore. La chiave di volta grazie alla quale si fissano gli equilibri che reggeranno il potere dello stato in Sicilia sino agli inizi degli anni novanta. Dopo, i protagonisti della storia non hanno più ragione di esistere. Si sgonfiano. Alcuni, compiuta a fondo la loro parte, muoiono a conclusione della vicenda. Altri continuano a vagare, personaggi in cerca di un nuovo autore, sino a quando un'altra fine, più anonima, non li riuscirà ad ingaggiare. Ci potrebbe bastare questo. La comprensione di un momento che esemplifica cinquant’anni di storia intrisi di sangue. Nuove inchieste, nuovi film, possono anche offrirci qualche scorcio diverso, ma poco aggiungerebbero a tutto ciò. Chi furono i mandanti di Portella? Anche questo perde importanza di fronte alle conseguenze del gesto. Ed è questa, infine, la più grave mancanza del film: quella di essersi soffermato esclusivamente sulle cause e di aver sorvolato sin troppo sugli effetti, che già allora dovevano essere in buona parte intuibili. Effetti passivamente ridotti nel film ad un generico, quanto banale, trionfo della mafia, profilato più come una evitabile condanna scelta dai siciliani stessi che come nuovo mezzo di oppressione sostituito al pugno duro del fascismo. Una negligenza dalla lingua un poco pelosa che

continua sino ai nostri giorni. La punta nascosta di un iceberg manifesto.

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La Storia di La Storia di La Storia di Massimiliano Di DomenicoMassimiliano Di DomenicoMassimiliano Di Domenico

N ato e cresciuto a Palermo, subito dopo la laurea in scienze statistiche, il desiderio di realizzarsi professionalmente lo ha portato ad

abbandonare la sua Sicilia per cominciare una nuova avventura lavorativa.

Prima tappa a Roma, seconda tappa in un’azienda italiana a Sao Paolo, in Brasile, pian pianino le sue ambizioni di carriera internazionale lo hanno portato a girovagare per il mondo e a conoscere molti paesi: Nord America, Sud America, Olanda, Francia, Inghilterra…

Da poco trasferitosi a Bruxelles, potrebbe decidere, finalmente, di stabilizzarsi definitivamente con la sua famiglia.

Nel suo piccolo è un vero e proprio ambasciatore di Palermo nel mondo per quanta gente ha mandato in vacanza nella nostra bella Sicilia e per quanti amici stranieri ha convinto a tifare per i nostri bellissimi colori rosa e nero!!

Adesso ha 40 anni, parla cinque lingue e ha un ruolo di imprenditore in una multinazionale angloamericana; puo’ dire di essere riuscito a realizzare in pieno i suoi desideri professionali, ma rimane l’amarezza di non aver potuto trovare tutto questo nella sua amata città.

Torna spesso per riabbracciare i suoi genitori e sua sorella e ogni volta trova la città "leggermente" migliorata, ma lo addolora constatare che i cambiamenti sono inesorabilmente lenti. Della sua citta' glimanca molto il sole, il calore, il colore, il senso dell'umorismo tipico dei palermitani e il buon cibo, poi le panelle e «’u pani ca mievusa», che solo a pensarci ne sente già i profumi!

In mezzo al turbinìo lavorativo, ha trovato anche il tempo per l’amore.

Non ha mai creduto al destino, ma ha dovuto ricredersi per come ha conosciuto colei che sarebbe divenuta la sua affascinante sposa francese; si chiama Cecile, l’ha conosciuta la prima volta ad Orlando in Florida, poi l’ha rivista ad Hong Kong, una terza volta il destino di cui parlava, gli ha dato l’occasione di ritrovarla a Cannes e ancora una volta a Roma, dove finalmente si sono fidanzati.

Anche Cecile ama l’Italia e Palermo e le ha insegnato anche qualche parola in siciliano. Adesso sono in attesa del loro primogenito che, maschio o femmina che sia, inizierà senz’altro alla fede rosanero!

Segue la sua squadra, dovunque si trova, cercando di vedere sempre le partite dal vivo, ma quando non gli è possibile si organizza con la tv satellitare.

Pensa che per una città avere una squadra di calcio a buoni livelli sia una grande occasione di visibilità e di respiro internazionale.

Sebbene le circostanze lo hanno portato fisicamente lontano dalla sua Palermo, non sente la distanza dentro il suo cuore perché su di esso è impressa una frase ma r c h i a t a a f u o c o : Rosanero sempre e dovunque… �

Bagheresi d'oltreocano: le poesie di Calogero Bagheresi d'oltreocano: le poesie di Calogero Bagheresi d'oltreocano: le poesie di Calogero Fiorenza presto anche a BagheriaFiorenza presto anche a BagheriaFiorenza presto anche a Bagheria

L a sensibilità artistica e il talento tipici della terra bagherese attecchiscono e crescono rigogliosi anche oltre oceano.

Se n’è potuto rendere conto il sindaco di Bagheria Biagio Sciortino che, nel suo ultimo viaggio negli Stati Uniti, ha incontrato, in mezzo alle centinaia di concittadini emigrati negli States, il poeta Calogero Fiorenza.

Calogero Fiorenza, nato a Bagheria il 20 gennaio del 1922, è emigrato negli USA nel 1966 dove ha svolto principalmente l’attività di sarto. Ritiratosi dall’attività nel 1987, Fiorenza, che a Bagheria è tutt’oggi ricordato col nome di “Lillino”, si è dedicato anima e corpo alla poesia, una passione che gli ha regalato grandi soddisfazioni.

Molte delle sue poesie sono state trasmesse dal programma della Radio Italiana a Chicago. Come autore è presente nella antologia “A Prism of Thoughts” (Un Prisma di Pensieri) che si trova nella Libreria del Congresso Americano.

Nel 1997 Fiorenza è stato nominato “Poeta dell’Anno” dalla International Society of Poets. Le poesie di Calogero Fiorenza parlano un linguaggio semplice, e sono il risultato di una profonda riflessione interiore ricca di pathos, caratterizzata da una vena comica ed una tensione religione alla ricerca del mistero della vita.

Il poeta bagherese ha radunato alcune tra le sue opere più significative in una raccolta dal titolo “Voci e Visioni”, che Fiorenza ha personalmente donato al Sindaco Sciortino.

Nei prossimi mesi l’opera di Fiorenza verrà diffusa in città, sotto il patrocinio del Comune di Bagheria.

«Vogliamo dare ai nostri cittadini la possibilità di conoscere ed apprezzare il talento dei nostri

emigranti - ha detto il sindaco Sciortino - e quel grande amore e quella sottile malinconia che

ancora, dopo tanti anni di lontananza, li tiene legati alla loro terra». (News ITALIA PRESS)

SICILIANI DELLA DIASPORA

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Sesta Edizione Premio Nazionale Sesta Edizione Premio Nazionale Sesta Edizione Premio Nazionale "Messina Città d'Arte" Pittura e Fotografia "Messina Città d'Arte" Pittura e Fotografia "Messina Città d'Arte" Pittura e Fotografia

D a tempo si è messo in moto il complesso programma per l'organizzazione della sesta edizione del Premio Nazionale "Messina Città d'Arte" 2007, promosso dal pittore messinese Biagio Cardia, che

sarà presentato il 21 Dicembre, presso l'ex Chiesa Santa Maria degli Alemanni situata nel centro cittadino. Anche quest'anno è stata fatta una scelta accurata dei premiati, per il loro impegno nel mondo dell'Arte.

Tra gli Artisti premiati: Giuliano Giuliani , art ista romano, laureato in Giurisprudenza all'Università La Sapienza e all 'International School of Comics di Roma, grande esperienza artistica, con la partecipazione a numerose

collettive e personali di pittura, ricevendo premi e segnalazioni prestigiosi, inserito in pubblicazioni del settore artistico, in particolare in Europa e in USA. Marina Iorio, di Napoli, la nostra artista conosciuta da tempo nella nostra città, per la sua par tecipazione a l le mostre organizzate dal nostro gruppo. Inserita in un contesto dell'arte internazionale, oggi si presenta con le sue ultime opere informali, interessata a creare un linguaggio artistico personale, attraverso una

sintesi di linee, forme simboliche e colori, le sue opere si trovano in permanenza in numerose Gallerie, in Italia ed anche a New York. Patrizia Emanuela Lanzafame di Mazzarino(CL), diplomata all'Istituto d'Arte, artista figurativa ritrattista e amante del paesaggio siciliano, tanto che ha voluto fortemente inserirsi nel Movimento Artistico "Irrealismo", promosso dallo stesso Cardia, collaborando, nel mese di Settembre 2007, all'organizzazione di una collettiva a Mazzarino, con la partecipazione di numerosi artisti di diverse città. Anna Maria Sanfilippo di Sciacca(AG), diplomata all'Istituto d'Arte della sua città, nei suoi dipinti troviamo la Natura, predominante il mare; ha partecipato a numerose collettive e personali riscuotendo grande successo di critica, un'Artista che entra a pieni meriti nel nostro premio, nella consegna della targa.

La presentazione del Premio sarà preceduta dall'organizzazione di una importante collettiva di pittura, dal 15 al 21 Dicembre 2007, allestita nella stessa Chiesa del milleduecento, adibita oggi per manifestazioni artistico-culturali. Alla mostra, oltre alle opere degli artisti premiati si potranno ammirare anche quelle di altri partecipanti: per la pittura - Biagio Cardia(ME), Daniela De Berardinis(RM), Emanuela Filone(ME), Graziella Raffaele(CZ), Fiorangelo Prestipino(ME) e Zuna(Me); invece per la fotografia Cristina Collodel(PD). Una nota importante del premio: sarà presentato l'elenco dei nomi che saranno inseriti in un libro di pittori messinesi e della provincia, "da Antonello da Messina ad Oggi", dalle ricerche fatte da Biagio Cardia, che andrà in stampa nel 2008. L'obiettivo principale dell'artista peloritano è quello di promuovere l'Arte nella città di Messina. �

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Chiesa Santa Maria degli Alemanni

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IN SICILIA - IN SICILIA - IN SICILIA - IN SICILIA - IN SICILIA - IN SICILIA - IN SICILIA - IN SICILIA

C’ è chi dice che la colpa sia dell’antimafia, c’è chi sostiene che invece il problema sia come spartire la torta, io credo che il dato di fatto sia uno: l’incapacità di fare e proporre

qualsiasi cosa da parte di una classe politica vecchia e confusa. Vecchia dentro e confusa nelle idee.

Di cosa parliamo? Ma del famoso Casinò di Taormina. Una licenza che può da sola dare da lavorare a mille persone, generare un gettito erariale per più di 200 milioni di euro l’anno e rilanciare il nome di una delle località turistiche più belle e preziose del mondo. A Taormina decenni di ‘urbanesimo’ vergognoso hanno scempiato il deturpabile coi parcheggi, con gli alberghi a sette piani (e una stella) e con ‘ritocchi’ estetici da far inorridire un qualunque amante del borgo medievale. Vi scrivo dopo aver cercato inutilmente il contatto dell’On. Ballistreri, l’ultimo in ordine di tempo ad aver chiesto la licenza per il Casinò per questo disgraziato comprensorio. Avrei voluto chiedergli perché credeva che Taormina dovesse avere una struttura del genere e perché lui solo l’aveva richiesta ufficialmente all’Ars attraverso una interrogazione all’Assemblea. Sarebbe più corretto dire che ‘avrei voluto chiedere’, perché alla luce di un articolo pubblicato su Repubblica due giorni dopo, penso sia inutile riaprire l’argomento. Anche in questo campo abbiamo chiuso, e per sempre. In Spagna (non a Macao) hanno deciso di spazzare via una parte del deserto vicino Aragona, tra Madrid e Barcellona (nel deserto!) per far posto a due o tre cosucce: su una superficie di 5.000 ettari troveranno posto 32 hotel-casinò, due parchi tematici (I parchi gioco saranno costruiti seguendo il tema "James Bond" e verranno chiamati Spyland), un ippodromo, uno stadio e svariate aree residenziali. Nasce così, nel nulla, la Grande Escala… vamos amigos.

Ovviamente a Tormina non c’è spazio per tutte queste attività, o meglio non nel comune di Taormina ma nel comprensorio si, hai voglia a spazi da occupare.

Ma cosa accadrà da quelle parti? Pioveranno dal cielo (senza una lira di contributi pubblici) 17 miliardi di euro di investimenti, il complesso attrarrà 12 milioni di visitatori all'anno e diventerà il resort-casinò più ampio e frequentato d'Europa.

Tornando a noi viene facile pensare al calo di turisti (Taormina tanto per restare in tema -6% circa) ed alle difficoltà a trovare lavoro. Ma davvero si vuole lasciare che una regione come la nostra veda il suo sviluppo bloccato da becere beghe di partito? Davvero si può pensare che per colpa della mafia non dev’esserci sviluppo e che la

presenza sul territorio di criminali (a Las Vegas no, sono tutti bravi angioletti. E vogliamo parlare dei Narcos che hanno fatto grande la Spagna che oggi conosciamo? Andiamo a leggere L’Espresso di

qualche anno fa e rendiamoci conto di cosa parliamo) possa bloccare per sempre la nostra terra al tempo del tardo medioevo? Perché assumere la mafia come alibi per non fare le cose è come non uscire di casa perché si teme un incidente. Alla fine si muore dentro per non rischiare nulla. Siamo diventati una regione di gente che non ha il coraggio di rischiare, che non ha la forza di chiedere alla politica quello che la politica deve dare.

Quanto costa una licenza? Nulla. È una misura a costo z e r o e d i m p a t t o m e r a v i g l i o s a m e n t e

sconvolgente. È solo questione di volontà. Certo è che se si vuole stupire, o rispondere a questi livelli bisogna pensare in grande. Ma noi abbiamo qualcosa che il deserto spagnolo non avrà mai: il primo patrimonio mondiale di beni culturali. Mi si obbietterà: non ci sono i soldi. L’ho già detto: non costa nulla, perché chi prende la licenza poi si costruisce l’albergo, il Casinò, il museo, il parco per attrarre, se poi questi ci sono già, meglio. E non c’è incentivo a fare i lavori male, tanto per lucrarci oggi e scappare con la cassa domani poiché sono investimenti che si ripagano col tempo, nel medio periodo. Un brutto albergo un servizio scomodo, non convengono a nessuno.

Non è giusto neanche pensare che noi cittadini o singoli imprenditori possiamo portare avanti un progetto del genere, ci vorrebbero fior di intelligenze per rendere fruibile una simile massa di progetti, ma dobbiamo avere il coraggio di cerare fuori ciò che qui manca ed offrire il nostro territorio, senza scempi, allo sviluppo.

Ah dimenticavo: a Villa Ragno hanno inaugurato una mostra sul Presepe, senza informare gli organi di stampa, come si usa da queste parti. C'è la mostra e manca il pubblico. A qualcuno potrebbe venire in mente di dire: il corpo c'è ma... la testa dov'è?

Carmelo Cutrufello (09/12/2007 - Jonia news)

Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai Un casinò di guai (come l’Italia è diventata piccola piccola)(come l’Italia è diventata piccola piccola)(come l’Italia è diventata piccola piccola)

«Quando le persone intelligenti «Quando le persone intelligenti «Quando le persone intelligenti si arrendono, lasciano il mondo si arrendono, lasciano il mondo si arrendono, lasciano il mondo

nelle mani dei cretini.» nelle mani dei cretini.» nelle mani dei cretini.»

Saggio cineseSaggio cineseSaggio cinese

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8888 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 12– 15/31 dicembre 2007

Di l'Etna fumanti l'agresti abituri

si schiuinu memori d'un tempu chi fu. Arricordanu li patri a li figli vinturi di li patri li santi sicanii virtù.

O libbira Terra, ritaggiu di l'avi, arrisviglia l'ignavi da lu longu tirpuri. Rinnova di li vespiri l'urgogliu e la fidi: si lotta, si cridi, si vinci e si mori.

Un Populu feru risurgi e s'avanza,

conquista, nun domu, la so' Libbirtà; di li giuvini cori l'ardenti spiranza prurumpi sincera di centu citati.

O libbira Terra, ...

Palermu risurgi ed aìsa un vissillu, Catana e Missina arrispunninu olà, Geruni a Drepanu

già lancia nu' squillu, già Nisa è ridesta, Girgenti verrà.

O libbira Terra, ...

Un innu di guerra, frati me', risoni,

la Matri nni chiama... cu resta e nun va? Sicilia, Sicilia, semu tutti liuna,

giurammu ed avirrai la to Libbirtà:

O libbira Terra, ... l'aveva rinchiuso.

⌧ ⌧ ⌧

Così scriveva l'avvocato Attilio Castrogiovanni dal

carcere di Catania, dove il suo impareggiabile

ardore per la causa dell'indipendenza siciliana

l'aveva rinchiuso.

L’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAPOESIA

Cuono Gaglione Cuono Gaglione cinquant’anni di pitturacinquant’anni di pittura

L ’artista Cuono Gaglione è nato ad Acerra nel 1947 ma attualmente vive a Ragusa . Si dedica alla pittura dal 1957,

ha studiato all’istituto d’arte di Napoli frequentando anche il Magistero di pittura dal 1965 al ’71. Durante la sua permanenza in Germania nel ’71, fa parte del gruppo dei neo espressionisti ad Heidelberg. Il suo ritorno in Italia sarà costellato da grandi successi e le sue partecipazioni alle più qualificate rassegne Nazionali ed estere, meritando affermazioni, riconoscimenti e premi. Le sue opere figurano in molte collezioni pubbliche e private in città prestigiose quali New York, Dublino, Parigi, Roma, Napoli,

Venezia , Norimberga, Brooklyn Bruxelles , Strasburgo e decine di grandi e piccoli comuni in Italia e all'Estero.

L'attività artistica é ininterrotta da quando aveva 10 anni, e quest'anno ricorre il 50° anno di attività artistica, nel 2003 e nel 2005 i PARLAMENTI EUROPEI di Bruxelles e di Strasburgo hanno festeggiato L'artista con due imponenti mostre presso le loro sedi (queste due manifestazioni hanno visto come principale artefice organizzativo, l'instancabile Francesco Paolo Catania,Presidente de L'Altra Sicilia, con sede a Bruxelles). Il presidente dell'ordine dei giornalisti italiani Lorenzo Del Boca definì Cuono Gaglione durante la conferenza stampa del 3 novembre 2003 presso la sala stampa del Parlamento Europeo " IL PITTORE DEL SUD".

L'attività di Cuono Gaglione come artista, continua, sono infatti, diverse istituzioni culturali italiane a contendersi le sue mostre (Santiago del Cile, Tokyo, Varsavia, Madrid, Colonia, Bonn a chiedere la presenza dell'artista Campano ma di adozione Ragusano).

Sottolineiamo il coraggio di Gaglione che pur essendo a conoscenza di difficoltà, nei due Parlamenti Europei di Bruxelles e di Strasburgo, espose opere su Salvatore Giuliano, sui

martiri briganti dell'invasione dei Savoia in Sicilia e nel meridione, sugli emigranti, e sulle bellezze della Sicilia.

A tale proposito il critico d'arte Danilo Caruso in una mostra personale dell'Artista tenuta a Lercara Friddi in Sicilia, organizzata dalla responsabile locale de L’Altra Sicilia, Sara Bonaccorso, scriveva: Cuono Gaglione e il sud d'Italia «Megàle Hellàs».

Una tendenza all'adeguamento formale verso modelli di cultura classici - tensione che parzialmente si rifà a tematiche mitologiche - si presenta nelle tele di Cuono Gaglione.

Questo spirito di "grecità" si manifesta in due modi:

1) da un lato per mezzo della rappresentazione di puntualizzazioni naturali non umane (per esempio gli agrumi) nella loro versione spontanea ed armonica con tutto il resto delle cose, e per mezzo delle figure femminili che compaiono accompagnate da quella grazia e da quell'equilibrio dinamico già canoni del bello nella matura statuaria greca;

2) dall'altro lato attraverso la rivisitazione del motivo dell'identità culturale, tema che fu nell'antichità il caposaldo sociale dei popoli ellenici pur nella loro letterale divisione politica.

La dedica a Salvatore Giuliano di un ciclo pittorico ha proprio quest'ultimo significato: rievocare il valore di una autonomia "nazionale" siciliana dal confronto con gli eventi ed i personaggi di quei tempi, nei quali Giuliano è interpretato come novello Robin Hood e la controversa vicenda di Portella delle Ginestre assurge a momento indelebilmente drammatico.

Da ciò che è stato il retaggio culturale greco-classico, oltre a spunti di estetica, l'artista

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9999 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 12– 15/31 dicembre 2007

“S icily through symbolism and myth: gates to heaven and the underworld”. É il titolo della nuovissima creazione di Paolo Fiorentino. Un nuovo lavoro sulla Sicilia per questo autore che da sempre dedica la sua attenzione letteraria proprio alla cultura, alle tradizioni e atutto quello che riguarda l’Isola. La magia della Sicilia tra simboli e miti. É questa la tematica affrontata da Fiorentino nel libro. Con questa opera l’autore parla della terra meravigliosa sotto un punto di vista nuovo e inesplorato. La Sicilia viene messa al microscopio come isola, al centro del mediterraneo, importante luogo d’incontro e di scambio. Culla della cultura e della civilizzazione europea. Intreccio di popoli e conoscenze. Un viaggio nelle meravigliose città dell’Isola, esplorandone i simboli e i significati.

Nel testo Paolo Fiorentino parla del mito quale veicolo di significati che spesso si nascondono e si confondono tra le pieghe della favola e del folklore. Questo è un aspetto che in Sicilia assume una rilevanza assoluta. Infatti il simbolismo dei miti siciliani valica il confine del mediterraneo per collegarsi alla tradizione celtica e a quella indù.

Significativo è l’esempio del simbolo della triskeles o trinacria, che racchiude un valore cosmico. Si tratta infatti di un simbolo che la Sicilia ha acquisito, in quanto di origine indoeuropea. Un altro capitolo è dedicato ai miti dell’acqua e del fuoco, che in questa regione trovano simbiosi spirituale e geologica. In particolare si da risalto alla sacralità legata all’acqua, comune a più culture e religioni, quale inconscio richiama all’origine marina della vita e al nesso tra filogenesi (evoluzione della specie umana dal mare) e ontogenesi (sviluppo embrionale nel liquido amniotico del grembo materno). Inoltre viene esaminato anche il mito dei ciclopi, con l’introduzione di note mediche e antropologiche. �

Legas; First Edition edition (January 15, 2007) www.arbasicula.org

ISBN 18881901572 - 128 pp. - Prezzo: $12.95 Il libro è reperibile online sul sito web: www.amazon.com

riprende il concetto più nobile: quello della libertà, la libertà ed il diritto delle genti ad autodeterminarsi in corpi sociali che non siano soggetti ad ingerenze esterne.

È come se in un ricorso storico fossero rivissute nuovamente le passioni intellettuali che furono al centro dell'attenzione all'epoca delle guerre dei Greci in favore della propria indipendenza contro i Persiani nel V ° secolo a. C.

Ma del Meridione in genere il pittore di Acerra (trasferitesi in Sicilia negli anni '70) riprende molteplici aspetti che ne costituiscono l'essenza più profonda radicata nel territorio.

Rilevante è la presenza dell'immagine dell'acqua (mare, laghi, sorgenti) che da ispirazione a raffigurazioni naturalistiche o mitologiche (sirene, ninfe), o delle attività pratiche connesse (per esempio la pesca).

La Grecia classica definì il sud d'Italia «Megàle Hellàs» («Magna Grecia», da cui la Sicilia era geograficamente distinta): Gaglione r i c onosce ques t a comune dimensione marina dell'essere circondati dalle acque.

Più appariscente su questa linea di attaccamento alla terra può apparire la maschera di Pulcinella -più volte rappresentata-, però questo non offusca il fatto che altresì gli stessi prodotti della natura (limoni, arance, etc.) si pongano alla luce di questo medesimo angolo interpretativo. �

L’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLALIBRI

Maria Grazia Cucinotta e Paolo Fiorentino

La Sicilia tra mito e simbolismoLa Sicilia tra mito e simbolismoLa Sicilia tra mito e simbolismo

« La colpa è dei Siciliani. Il Nord non avrebbe mai potuto saccheggiare

la Sicilia nel modo in cui l'ha saccheggiata, se non avesse trovato qui, nell'isola, dei complici.

Dei complici che hanno sempre tradito gli interessi della Sicilia.

Dei complici. Ieri. Oggi. Sempre.

Giuseppe Garretto

"Realtà Siciliana (1960)"

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10101010 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 12– 15/31 dicembre 2007

I l signoraggio è una truffa monetaria e psicologica a cui tutti noi siamo

soggetti. Questa truffa si nasconde e si potenzia dietro una cortina di silenzio e di morte e ha attraversato gli ultimi 300 anni senza lasciar trapelare nulla della propria esistenza.

Si usa dire che « il più grande inganno del diavolo sia stato far credere all’umanità che lui non

esiste » ed è proprio grazie a questa diabolica tecnica che il signoraggio è padrone del mondo ma in maniera trasparente per tutti noi.

Non sentirai mai parlare di signoraggio in TV o suoi libri, nessun cantante ci farà mai una canzone né un comico uno spettacolo. I politici non litigheranno mai per il signoraggio e non vedrai mai la Guardia di Finanza arrestare qualcuno per quest’argomento.

Il signoraggio è il massimo potere del pianeta e tutti noi ne siamo schiavi.

Tecnicamente il signoraggio è il lucro che si genera dal creare moneta.

La legislatura internazionale prevede attualmente che siano le Banche Centrali a creare moneta, sia contante che scritturale.

Un esempio chiarirà il meccanismo: creare una moneta (sia essa di carta, in metallo o virtuale come un c/c) ha dei costi, dovuti alla materia prima, alla manodopera e ai servizi necessari di contorno, come la distribuzione, le tecniche anticontraffazione, etc..

Il costo maggiore è il materiale di cui è composta la moneta, e l’insieme di tutti i vari costi su indicati vanno a determinare il suo VALORE INTRINSECO.

La moneta però riporta sulla facciata un numero che indica un altro valore: il VALORE NOMINALE (o, per l’appunto, DI FACCIATA o anche LEGALE).

I due valori (intrinseco e nominale) differiscono tra loro e la loro differenza determina quello che si chiama SIGNORAGGIO, ossia il guadagno che ha chi ha creato quella moneta.

Ovviamente chi crea moneta tende a segnare un valore nominale più alto possibile rispetto al valore intrinseco, altrimenti ci rimette.

Avviene ad esempio nelle monetine da 1 centesimo poiché per farle occorre spendere 15 centesimi.

Ora vediamo ciò che avviene nella creazione della moneta-oro e della moneta-carta.

Anticamente le monete metalliche erano in oro e quindi con un valore intrinseco piuttosto alto. Il “signore” che coniava queste monete imprimeva loro un valore nominale più alto per poterci

guadagnare e permettersi così un “aggio” economico notevole.

Infatti questo Potente riceveva l’oro dai commercianti con la richiesta di convertirlo in moneta sonante e semplicemente metteva la sua effige per GARANTIRE la bontà del pezzo da lui creato (coniato). Era una sorta di garanzia e per questo aveva il suo guadagno.

Ad esempio con 9 grammi d’oro si poteva coniare una moneta e dire che era da 10 gr. d’oro (ma in realtà composta da 9 gr. d’oro + 1 gr. di metallo non nobile). La differenza tra valore nominale (10) e valore intrinseco (9) era il signoraggio (un grammo d’oro per moneta). Verosimilmente l’operazione poteva essere eseguita dal Signore anche coniando 10 monete impiegando realmente 10 gr. d'oro per ogni pezzo ma trattenendone una come compenso, sempre del 10% di lucro si trattava!

Quando all’oro si è sostituita la carta il discorso è peggiorato (per noi) e il signoraggio è arrivato a quasi il 100%.

Infatti per stampare una banconota da 5 euro o una da 500 euro bastano 30 centesimi di euro e consideriamo anche che tale banconota non è più legata all’oro (non ha più ‘copertura’ e non è più ‘convertibile’). Questo vuol dire che il Signore moderno, ossia chi oggi CREA moneta (ad esempio la BCE in Europa o la Federal Reserve negli USA) ha un potere enorme. Infatti questi organi privati (tutte le Banche Centrali sono private) possono ricattare o comunque influenzare intere Nazioni.

Basti pensare che la Banca Mondiale (di proprietà della Federal Reserve e della Banca d’Inghilterra, a loro volta tutt’e due private e padrone anche del Fondo Monetario Internazionale) nega prestiti a quei Paesi che NON ACCETTANO di privatizzare il settore dell’acqua potabile! E questo è solo un esempio.

Chi ha ben capito il meccanismo del signoraggio ora avrà anche compreso che ELIMINARE la banconota è un’azione PEGGIORATIVA in quanto sparisce, per le Signore Banche, il ‘costo’ e aumenta al 100% il signoraggio sulla moneta elettronica. Inoltre la moneta è sottoposta ad un interesse (ad. es. 3%) che fa lievitare il debito dei Cittadini di un Paese sovrano oltre il valore nominale della moneta stessa! In pratica una moneta (banconota) da 100 euro costa al cittadino 103 euro e al Banchiere solo 30 centesimi. Questo è il signoraggio.

Si potrebbe ovviare a tutto ciò in un modo molto semplice: basterebbe infatti che lo Stato, finalmente Sovrano, emettesse moneta senza debito, come fa, ad esempio, con le monete metalliche (naturalmente quelle con valore nominale maggiore del valore intrinseco, ad esempio i pezzi da 50 centesimi, 1 e 2 euro). I più smaliziati avranno capito ora la presa in giro del defunto governatore DUISENBERG nei confronti di TREMONTI quando quest'ultimo chiedeva di sostituire le monete metalliche da 1 e 2 euro con banconote di pari valore e l'ex governatore (morto in circostanze misteriose) rispose dicendo: "Ma il sig. Tremonti sa che così

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««« Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.» George Orwellatto rivoluzionario.» George Orwellatto rivoluzionario.» George Orwell

Forse non tutti sanno che...Forse non tutti sanno che...Forse non tutti sanno che...

Cos'è il signoraggioCos'è il signoraggioCos'è il signoraggio

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11111111 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 12– 15/31 dicembre 2007

facendo il suo Paese perderebbe il diritto di signoraggio sulla massa di denaro sostituita?".

Dal momento che la banconota non ha un corrispettivo in oro (le banconote sono convertibili in dollari USA ma dal 1971 il Dollaro USA non è più convertibile in oro) non c’è ragione che ad emetterla sia una entità privata né tanto meno che questa entità abbia un monopolio su tale emissione. Inoltre le spese per servire questo prestito (interesse) sarebbero evitate e lo Stato, ovvero tutti noi, avrebbe la REALE autonomia di gestione del Paese.

Chi teme che lo Stato possa in qualche modo iniziare a stampare moneta fuori misura e fuori controllo è una persona che non ha fiducia nello Stato.

Sappiamo bene che i politici nostrani sono collusi con ogni interesse immaginabile (banche, petrolio, armi, droga, prostituzione ecc..) ma la domanda che dobbiamo porci è molto semplice: Perché un politico dovrebbe RIFIUTARE la responsabilità di creare denaro per il popolo?

Se egli è onesto non ci dovrebbero essere problemi poiché opererà secondo ETICA e REGOLE corrette e democratiche. Solo un politico disonesto, con un ultimo barlume di sincerità dirà: «No, guarda.. non darmi questa stampante in mano perché mi conosco e mi stamperei montagne di soldi per me e i miei amichetti!».

Fortunatamente in questo caso la soluzione è semplice: si ringrazia e si manda a casa l’individuo prima che possa fare, per sua stessa ammissione, dei danni terribili.

L’ultimo caso è che il politico sia effettivamente disonesto... Ma se è disonesto perché dovrebbe rifiutare una così ghiotta occasione?

Non per remore morali in quanto abbiamo detto che è già disonesto. Se non lo fosse (disonesto) accetterebbe subito la stampante e si comporterebbe come i tanto decantati Governatori di una qualsiasi e privatissima Banca Centrale, ai quali è riconosciuta stima e saggezza fuori dall’ordinario e notoriamente operano secondo il bene della Comunità.

Einaudi ebbe a dire: «Alla scarsità dell’oro si è sostituita la saggezza del governatore [della Banca Centrale, n.d.A.]”» (sic!).

Ma allora un ladro perché non ruba? Forse perché c’è un pezzo grosso molto più potente di lui? Forse c’è un’entità che NON VUOLE dargli la stampante e far si che si crei denaro per il popolo (pur con il

rischio di ruberie politiche)? E questa entità superiore è onesta? Se così fosse DOVREMMO IMMEDIATAMENTE cedergli ogni potere, poiché saprebbe ben governarci, di sicuro meglio del politico di cui sopra, o no? E se fosse invece disonesta perché ha in mano la stampante e affama il popolo facendolo vivere in un regime di anemia finanziaria? E questa entità superiore disonesta tanto, anzi più, del politico chi è se non Il Grasso Bankiere©?

E’ evidente che il politico NON VUOLE E NON PUO’ prendere la stampante in nome del popolo perché i banch ier i pr iva t i i n t e r n a z i o n a l i NON L O PERMETTERANNO MAI.

Eleggiamo persone che sono sponsorizzate dai banchieri e che quindi non opereranno mai in un’ottica popolare ma sempre a vantaggio dei loro VERI DATORI di lavoro.

E ’ p u r v e r o c h e s o l o POLITICAMENTE si potranno invertire le cose ma per far ciò

occorre la CONSAPEVOLEZZA di una grande fetta della popolazione, che sia informata, cosciente e motivata ad operare un RADICALE CAMBIAMENTO NELLA SCENA POLITICA.

A tal fine questo articolo deve essere divulgato presso il Popolo tutto, assieme ad altri scritti, libri, manifestazioni e dibattiti pubblici che spieghino quale sia LO VERO MALE DELLO MONNO e le soluzioni terribili e dolorose che si dovranno presto adottare per non cadere nel baratro.

In un prossimo articolo approfondiremo aspetti importanti della questione e chiuderemo in un terzo articolo parlando di Riserva Frazionaria, altra truffa questa, vera responsabile dell’Inflazione e del potere delle Banche Commerciali che creano denaro dal nulla tramite i Conti Correnti che ci obbligano oggi ad avere.

Sandro Pascucci - www.signoraggio.com

«««Il banco trae beneficio dall'interesse su tutta la moneta che crea dal nulla.Il banco trae beneficio dall'interesse su tutta la moneta che crea dal nulla.Il banco trae beneficio dall'interesse su tutta la moneta che crea dal nulla.»»» [William Paterson, fondatore Bank of England, [William Paterson, fondatore Bank of England, [William Paterson, fondatore Bank of England, 1694]1694]1694]

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«««Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione, e mi infischierò Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione, e mi infischierò Permettetemi di emettere e gestire la moneta di una nazione, e mi infischierò di chi ne fa le leggi.di chi ne fa le leggi.di chi ne fa le leggi.»»» [Mayer Anselm [Mayer Anselm [Mayer Anselm Rothschild] Rothschild] Rothschild]

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«««Il denaro non rappresenta altro che una nuova forma di schiavitù impersonale, Il denaro non rappresenta altro che una nuova forma di schiavitù impersonale, Il denaro non rappresenta altro che una nuova forma di schiavitù impersonale, al posto dell'antica schiavitùal posto dell'antica schiavitùal posto dell'antica schiavitù personale. personale. personale.»»» [Lev Tolstoj] [Lev Tolstoj] [Lev Tolstoj]

“Pochi italiani sanno che la Banca d’Italia è privata - un vero Stato nello Stato, avente come

azionista altre banche, tutte private - essa risponde solo alla Banca centrale europea, che a sua volta dipende dalla Banca Mondiale, quindi alla fine non deve rendere conto né al

governo nazionale, né tanto meno al parlamento. Le conseguenze sono facilmente immaginabili: controllare la politica monetaria di uno Stato vuol dire esserne i veri padroni.”

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12121212 L’ISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 12– 15/31 dicembre 2007 12121212

te ne innamorerai !te ne innamorerai !te ne innamorerai !

SICULIANA (AG): SICULIANA (AG): SICULIANA (AG): CASTELLO CHIARAMONTECASTELLO CHIARAMONTECASTELLO CHIARAMONTE

I l castello di Siculiana è un monumento all'anonima e ricca architettura castellana. Costruito sull'estremita della cresta rocciosa di un promontorio, forse sede dell'antica Cena, dominava con le sue torri, un tempo merlate, il paese che porta il medesimo nome e la vallata dolcemente adagiata sul mare Mediterraneo. L'origine del fortilizio è araba. Fu Federico Chiaramonte che lo ricostruì e gli diede splendore. Nel 1311, con grande pompa di apparati, si celebrò, nel castello, il secondo matrimonio tra l'unica figlia di Federico, Costanza, ed il nobile genovese Brancaleone Doria, il quale nel 1335 divenne governatore di Sardegna. Numerosi furono gli sposalizi ed accordi nobiliari celebrati nel castello, incoraggiati da un'antichissima credenza che vuole benedetti dalla Provvidenza i patti conclusi sulla "Rocca di Siculiana". Nel mezzo della piazza d'armi alla fine del '300 fu realizzata una profonda cisterna, ancora intatta, per la conservazione di acqua piovana, vitale in caso di assedio. La chiesa di S. Lorenzo, posta sull'ala Sud del Maniero è la più antica del paese, fu edificata nel XVII sec. Essa fu la prima sede di culto del SS. Crocifisso, che è attualmente custodito nell'omonimo santuario del paese. Il fortilizio fu adibito in diverse epoche anche a carcere. L'ultimo

barone di Siculiana riconosciuto con regio decreto fu Antonio Perez. Il barone Agnello agli inizi del nostro secolo demolì il "Quarto Nobile", l'ala di maggiore interesse artistico del castello, per costruirvi una sontuosa residenza. In quest'ultima dimorò, ospite del barone Francesco Agnello, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, insigne scrittore del '900. Qui, secondo diversi studiosi, scrisse pagine del Suo capolavoro "Il Gattopardo". (Castelli.it)

SiculianaSiculianaSiculiana dista 13 Km. da Agrigento, alla cui provincia appartiene, 85 Km. da Caltanissetta, 105 Km. da Catania, 124 Km. da Enna, 301 Km. da Messina, 148 Km. da Palermo, 149 Km. da Ragusa, 230 Km. da Siracusa, 160 Km. da Trapani. Sorge in una zona collinare interna, posta a 129 metri sopra il

livello del mare. Sito su una fertile collina, Siculiana si distingue per la ricca produzione di uva, mandorle, ortaggi, frutta e cereali. Spiccato è l'allevamento di ovini grazie alle numerose aree adibite a pascoli. Il nome deriva dal latino Siculius che significa "di gente sicula". In epoca araba era già esistente un casale fortificato che nel secolo XI venne distrutto dai Normanni. Nel 1310 i l s ignore Feder ico Chiaramonte barone del borgo fece costruire un Castello che divenne sua fissa dimora. L'attuale centro venne fondato a partire dal XV secolo dal nobile catalano Gilberto Isfar. In seguito esso fu possesso prima della famiglia Bosco poi dei Filangieri e infine della famiglia Bonanno alla quale rimase sino all'abolizione del regime feudale. Nel settore monumentale citiamo la Chiesa Madre di gusto barocco dedicata a S. Leonardo che racchiude la cappella del SS. Crocifisso patrono del paese e la cinquecentesca <Ieretta a scopo difensivo. Nome illustre fu quello di Vincenzo

Sinagra (1899-1973) signe giurista che insegnò nelle Università di Catania e Palermo e si occupò dei problemi concernenti il Diritto del lavoro.

sicilia.indettaglio.it

SICULIANA - TORRE SALSA RISERVA NATURALE DEL WWF La costa di Siculiana è tra le più belle dell’agrigentino, magnifiche le

spiagge di Giallonardo e delle Pergole, mentre la Riserva di Torre Salsa è un’oasi da non perdere per gli amanti della natura incontaminata.

Vieni in Sicilia... Vieni in Sicilia... Vieni in Sicilia...