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2. Descrizione dell’impianto metodologico e progettuale del modello e impostazione della ricerca 2.1. Sistema statistico di rilevazione di sfondo dei fabbisogni formativi 1. QUADRO DI RIFERIMENTO: L’ANALISI DEI FABBISOGNI FORMATIVI E I SISTEMI ECONOMICO SOCIALI nuovi strumenti di attuazione attraverso accordi di cooperazione tanto locale quanto globale. L’ADF scaturisce dalla combinazione integrata fra tre livelli di analisi:
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LINEE GUIDAPER LA DEFINIZIONEDI UN MODELLODI ANALISIdei fabbisogni formatividel territorio
Ricerca realizzata nell’ambito delle attività finanziative dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ai sensi della Legge 40/1987 - Annualità 2006
Ente CommittenteScuola Centrale Formazione00187 Roma, via XXIV Maggio 46
Ricerca realizzata a cura didott. Carlo Catania
INDICE1. Quadro di riferimento: l’analisi dei fabbisogni
formativi e i sistemi economico sociali nel contesto piemontese
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2. Descrizione dell’impianto metodologico e progettuale del modello e impostazione della ricerca
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2.1. Sistema statistico di rilevazione di sfondo dei fabbisogni formativi
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2.2. Metodologia di rilevazione di un sistema di indicatori per la valutazione delle aree professionali e delle relative proposte formative
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2.3. Elaborazione dei report settoriali (aree professionali) di rilevazione dei fabbisogni
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3. La continuità del modello proposto con le principali acquisizioni della ricerca in materia di analisi dei fabbisogni
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4. Strumenti 35
Riferimenti bibliografici 37
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Da tempo, in ambito nazionale e comunitario, è emersa l’attenzione verso i te-mi legati alla costruzione di un sistema a rete di osservazione permanente sulle profes-sioni, strettamente connesso all’analisi dei fabbisogni occupazionali e formativi. Si trat-ta in effetti di ambiti che hanno acquisito centralità in relazione alle prospettive di inte-grazione tra sistemi economico-sociali e sistemi educativi e formativi. Di tale centralità ne è testimonianza la ricca produzione legislativa degli ultimi anni (dal livello comunita-rio al recepimento nazionale) nonché l’implementazione di modelli e sistemi regionali, provinciali e territoriali di rilevazione dei bisogni, che hanno tentato di dare coerenza e continuità al rapporto tra domanda di figure professionali e competenze e program-mazione dell’offerta formativa territoriale, attraverso la creazione di sistemi informativi stabili e di monitoraggio/aggiornamento dei fabbisogni formativi, in relazione a spe-cifici comparti economico-produttivi e a circoscritti ambiti territoriali (almeno a livello provinciale e distrettuale).
Alla luce di tali considerazioni l’obiettivo primario del modello di seguito propo-sto dovrà, pertanto, essere rappresentato dal consolidamento e dall’ulteriore sviluppo di forme di raccordo e/o integrazione all’interno del sistema di istruzione e formazione e tra sistema di education e domanda di competenze del sistema economico territoria-le. La costruzione di specifiche modalità di raccordo, interazione e integrazione tra si-stemi diventa sempre più necessaria per migliorare non solo le performance di singole imprese o reti di imprese ma anche per orientare e programmare con maggiore effica-cia l’offerta formativa rispetto ai fabbisogni formativi e professionali delle imprese.
La necessità di creare forme stabili - o in via di progressiva stabilizzazione – di comunicazione e di retro-azione tra sistemi determina consistenti mutamenti nei pro-cessi di costruzione delle pre-condizioni per sostenere la competitività dei sistemi eco-nomico-sociali territoriali: i sistemi locali sono oggi denotati non solo dalla presenza di uno o più settori produttivi caratterizzanti, ma dalla rilevanza crescente del settore ter-ziario sia in via autonoma – ad esempio il settore turistico oppure il settore dei servizi alla persona e ai nuclei familiari – sia integrato con il sistema produttivo sotto forma di servizi alle imprese. Ragionare solo in termini di sistemi produttivi rappresenta, quindi, una riduzione della complessità del rapporto tra sotto-sistemi – istruzione/formazione professionale, impresa, mercati di riferimento e/o sviluppo – anche quando si prenda-no come unità di osservazione le tradizionali partizioni territoriali definite come distret-ti industriali, ‘milieux’, aree socio-economiche omogenee, etc. L’unità di osservazione diventa il sistema territoriale e l’obiettivo è quello di individuare, all’interno dell’unità di osservazione così definita, gli asset materiali e quelli immateriali su cui costruire po-litiche di sviluppo che valorizzino le capacità degli attori locali di progettare e gestire
1.QUADRO DI RIFERIMENTO:L’ANALISI DEI FABBISOGNI FORMATIVIE I SISTEMI ECONOMICO SOCIALI
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nuovi strumenti di attuazione attraverso accordi di cooperazione tanto locale quanto globale. L’ADF scaturisce dalla combinazione integrata fra tre livelli di analisi:
La capacità di governance pluri-attore, nella polarizzazione pubblico-privato, e multi-livello, nelle forme di interazione tra micro-imprese, PMI, Grandi Imprese, diventa centrale perché consente di coniugare locale e globale e di tenere assieme e potenzia-re capacità innovativa di impresa, di settore o di filiera e capacità innovativa di sistema, tramite la concertazione tra attori pubblici e privati e tutti gli stakeholders rilevanti. La necessità di integrare forme di competizione locale e globale ha determinato profondi mutamenti nell’approccio alle politiche di sviluppo locale e nella ridefinizione dei parametri strategici di sviluppo basati su tre elementi:
La competizione tra sistemi territoriali si basa su un mix di elementi endogeni ed »esogeni, in cui l’innovazione – di prodotto, di processo, di modelli gestionali e or-ganizzativi – gioca un ruolo decisivo per il posizionamento nazionale e internaziona-le e in cui la formazione rappresenta una leva centrale per la gestione strategica e la crescita dell’intero sistema territoriale;Le analisi dei fattori di competitività vanno compiute mettendo in forte relazione lo- »giche di tipo ‘problem setting’ con logiche di ‘problem solving’, utilizzando in mo-do integrato strumenti che costruiscano unità di knowledge che possano aiutare a prendere decisioni, servano da ‘facilitatori’ dei processi decisionali, agevolino forme di governance ad alto livello di inclusione dei principali stakeholders;Le politiche per lo sviluppo locale devono basarsi su approcci strategici di tipo reti- »colare – sia per le reti naturali sia nei confronti delle reti governate - indirizzate non solo alla co-progettazione degli strumenti di analisi ma anche alla implementazione omogenea e diffusa sul territorio e alla valutazione condivisa degli esiti in funzione di successive rimodulazioni.
Quest’ultimo aspetto risulta di particolare interesse per la costruzione di un mo-dello di rilevazione dei fabbisogni formativi. Il passaggio dalle reti naturali, basate sul-
ambiente esterno
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L’ADF si presenta sempre come processo di mediazione tra posizioni, aspettative e richieste dei diversi attori implicati
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le relazioni fiduciarie tra operatori appartenenti a sotto-sistemi differenti, alle reti go-vernate, fondate sulla condivisione istituzionale di linguaggi e obiettivi operativi, deve essere facilitato e sostenuto, attraverso la presenza attiva delle Istituzioni intermedie (Province, Associazioni di categoria e Parti Sociali, centri di ricerca…). Infatti le Istituzio-ni intermedie possono attivare relazioni e ottimizzare risorse in funzione del raggiungi-mento di obiettivi di sistema condivisi o, rispetto ai quali, gli stakeholders trovano for-me parziali di convergenza e sovrapposizione. Un possibile esito a livello territoriale delle reti ‘governate’ è la strutturazione di poli formativi all’interno dei quali si defini-scono quadri regolativi condivisi, modelli di erogazione dei servizi di education e di va-lutazione degli esiti comuni, forme stabili di interazione e scambio con il sistema eco-nomico-sociale di riferimento.
Tale prospettiva ci pare costituisca l’indispensabile sfondo su cui debba essere costruito un sistema stabile e riconosciuto (quindi legittimato) di rilevazione dei fab-bisogni formativi. Così inteso, peraltro, il sistema chiama in causa gli attori sociali ed economici direttamente implicati (anzitutto le istituzioni locali e le imprese ma anche le parti sociali), attribuendo loro nuove (e più attuali) responsabilità nel campo dell’istru-zione e della formazione professionale:
Nell’individuazione di una » mappa di aree professionali (declinate in figure e spe-cifiche competenze) che possa sostenere le politiche si sviluppo territoriale e faci-litare le province e le regioni (ossia le istituzioni che sulla materia hanno le princi-pali competenze) nella programmazione dell’offerta formativa. Tale mappatura do-vrà caratterizzarsi in termini di essenzialità, verticalità (dinamica di filiera), coeren-za con il quadro nazionale e comunitario, entro un dispositivo periodicamente ag-giornabile;Nella definizione di un » modello di intesa tra comparti/ambiti economici e sistema di istruzione e formazione professionale, basato sulla strategia delle reti territoria-li e settoriali (poli formativi, Campus…). Tale modello deve poter evitare l’autorefe-renzialità degli organismi formativi (fornire un’offerta basata preferibilmente sui bi-sogni dell’organizzazione), consentire un sistema di cooperazione tra organismi di-versi, imprese ed altri attori portatori di interessi, condurre a piani formativi di in-sieme esito di intese effettive, verificabili concretamente e modificabili in base agli esiti reali;Nell’elaborazione di una strategia di » formazione continua e permanente che con-senta alle imprese di qualificare e specializzare le risorse umane, alle persone di va-lorizzare le proprie potenzialità, alle comunità locali di prevenire e combattere i fe-nomeni di esclusione sociale e di disagio;Nella condivisione delle » caratteristiche di qualità dei processi formativi connessi all’ambito dell’istruzione e formazione professionale, con riferimento alla progetta-zione, alla costruzione di piani formativi, alla didattica innovativa (alternanza, autoi-struzione a distanza, project work), alla valutazione ed alla certificazione;Nella risoluzione delle problematiche relative alle » figure sottoposte a specifiche normative, in modo da evitare corporativismi, garantire l’accessibilità, qualificare i percorsi. La professionalizzazione delle figure lavorative deve quindi potersi espri-mere entro un sistema aperto che garantisca trasparenza, mobilità, competitività e cooperazione circa le pratiche professionali (comunità di pratiche).
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La descrizione del seguente disegno di ricerca nasce dalla convergenza di espe-rienze e di buone pratiche già poste in essere, e quindi dalla considerazione della ne-cessità di valorizzare le esperienze pregresse, al fine di dare continuità di analisi e let-tura delle dinamiche socio-economiche indagate.
Anzitutto ci pare essenziale una premessa che consente di meglio inquadrare il tema dell’analisi dei fabbisogni in generale e nello specificità del presente contributo. La letteratura sull’argomento1, infatti, porta alla luce almeno tre distinte concezioni e tre diversi significati attribuiti all’analisi dei fabbisogni:
L’ADF come l’individuazione delle necessità di adattamento delle risorse umane al- »le strutture organizzative e alla modalità di lavoro dell’azienda in un determinato momentoL’ADF come analisi e interpretazione del complesso di » aspettative, bisogni, risorse, vincoli che la persona (il lavoratore) manifesta rispetto alla partecipazione ad inizia-tive di formazioneL’ADF come azione di ricerca che, attraverso l’utilizzo di specifiche tecniche e stru- »menti, analizza le variabili in gioco allo scopo di formulare una diagnosi dei bisogni e delle criticità (skills, organizzative, comunicative…) funzionali alla programmazio-ne di un’offerta formativa coerente, rigorosa, efficace.
Va da sé che il modello qui proposto di analisi dei fabbisogni si colloca piena-mente nella terza opzione poiché riguarda un’attività di ricerca finalizzate a rilevare i fabbisogni di un territorio e non di un singolo soggetto. Per esempio la prima definizio-ne ben si presta a spiegare il funzionamento di una rilevazione di fabbisogni in contesti aziendali e organizzativi determinati. La seconda definizione a sua volta guarda l’analisi dei fabbisogni da un’angolatura per così dire opposta, ossia quella dell’individuo (sia esso un lavoratore o più semplicemente un cittadino che vuol fondare le proprie scelte di aggiornamento e formazione su specifiche attività di diagnosi).
Diversamente quando il destinatario finale del processo di analisi è un intero ter-ritorio (pluralità dei committenti, variabilità delle dinamiche, incertezza delle ricadute effettive…) è possibile impostare un’analisi dei fabbisogni solo nella misura i ci si ha la forza di concepirla come un processo “ermeneutico”, ossia come un’attività di ricerca
2.DESCRIZIONEDELL’IMPIANTO METODOLOGICOE PROGETTUALE DEL MODELLOE IMPOSTAZIONE DELLA RICERCA
1 Cfr riferimenti bibliografici
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e di interpretazione finalizzata a supportare i committenti istituzionali nell’assunzione di scelte e decisioni efficaci ed efficienti.
Non a caso il punto di partenza metodologico del progetto è rappresentato da uno strumento specifico, la matrice bi-dimensionale costruita dall’incrocio tra sistemi territoriali (a seconda dei casi possono essere province, distretti industriali, aree econo-miche omogenee, mileux, etc..) e figure professionali: il livello di ‘tensione’ sul singolo profilo professionale nasce dalla ponderazione del mismatching tra domanda di com-petenze e capacità del sistema formativo di offrire percorsi coerenti con la costruzione delle competenze richieste dalle imprese. L’utilizzo della matrice bi-dimensionale ha certamente numerosi vantaggi conoscitivi e strategici: assicura in primo luogo un’ana-lisi di stock che evidenzia gli scollamenti tra domanda di competenze e offerta di per-corsi formativi nello spazio economico-sociale del mercato locale del lavoro; in secon-do luogo è utilizzabile per andare a verificare i cambiamenti nel tempo delle core com-petencies di ciascun profilo professionale, individuando sia gli elementi di continuità sia le dinamiche interne di cambiamento, di riaggregazione e/o diffusione su altri pro-fili professionali contigui.
L’utilizzo estensivo di uno strumento conoscitivo come la matrice bi-dimensio-nale ‘Sistemi territoriali/Profili professionali’, tuttavia, incontra consistenti limitazioni ri-spetto ad alcune dimensioni fondamentali di quella che abbiamo definito in preceden-za governance pluri-attore e multi-livello dei sistemi economico-sociali territoriali e in particolare:
La centratura attorno a singole posizioni professionali e alla misurazione delle 1. per-formance ad esse correlate;La scarsa connessione con le forme di organizzazione dei processi fondamentali di 2. business diffusi nella maggior parte delle imprese o in aggregazioni territoriali quali i distretti o le aree economiche omogenee;La ridotta capacità di identificare gli elementi interstiziali e i processi ‘emergenti’ 3. all’interno delle imprese o di network di imprese e di captare la ‘domanda debole’ e/o i fabbisogni latenti;La focalizzazione sull’incontro tra domanda e offerta di competenze in termini sta-4. tici (modelli sincronici/analisi di stock) e difficoltà a fare analizzare l’incontro tra do-manda e offerta di competenze in termini dinamici di medio-lungo periodo (model-li diacronici/analisi di flusso).
La considerazione di questi fattori critici ha contribuito alla maturazione di una proposta metodologica in cui la matrice bidimensionale viene declinata in un disegno di ricerca più ampio e funzionale alla costruzione di un modello di rilevazione dei fab-bisogni che tenga conto degli elementi di complessità sopra descritti e sappia, pertan-to, perseguire i seguenti obiettivi:
Creare un sistema di osservazione dei mestieri e delle professioni presenti nel con- »testo regionale e provinciale, secondo una modalità in progress e quindi sempre re-visionabile e migliorabile;Disporre di una rappresentazione adeguata, non frammentata ma essenziale, dei »punti di tensione e delle tendenze di sviluppo e/o declino per ciascuna area profes-sionale (e relative figure) dei sistemi socio-economici territoriali;Saper distinguere e contestualizzare il rapporto tra il referenziale professionale »
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(standard relativi alle competenze in uscita, strumento di confronto per la valutazio-ne) ed il referenziale formativo (compiti e competenze chiave, obiettivi formativi e di apprendimento). Superare una visione di “programmazione” statica del sistema per una logica di go- »vernance dinamica, che pone Regioni e Province in una prospettiva di valorizzazio-ne dei diversi apporti entro una rappresentazione razionale dei vincoli e delle op-portunità;Animare un sistema virtuoso che non si limiti all’ adeguamento circa le necessità, ma »si sforzi di prevenirle con soluzioni anticipatrici e nel contempo creative, con parti-colare riferimento alla strategia dell’eccellenza e dei poli formativi.
Si tratta di un modello che definisce un campo di riferimento chiaro per il siste-ma di istruzione e formazione professionale, e che nel contempo consente di identifi-care gli attori e le relazioni che si possono tessere tra gli stessi, in una logica non de-terministica, bensì orientata alla piena valorizzazione di tutte le risorse che concorrono alla creazione di una vera e propria cultura della formazione condivisa nell’ambito dei contesti territoriali.
Entrando più nel dettaglio l’elaborazione di un modello sarà distinta in tre diver-se fasi, che non soltanto corrispondono a tre fasi temporali di un progetto, ma rappre-sentano soprattutto tre diversi livelli di profondità dell’indagine, con relativi strumenti e modalità attuative. Le tre fasi sono:
a) e. Sistema statistico di rilevazione di sfondo dei fabbisogni formativi (fase quantita-tiva)b) Metodologia di rilevazione di un sistema di indicatori per la valutazione delle f. aree professionali e delle relative proposte formative (fase qualitativa)c) Elaborazione dei report settoriali (aree professionali) di rilevazione dei fabbiso-g. gni formativi
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2.1.SiStema StatiStico di rilevazione di Sfondo dei fabbiSogni formativi Si tratta del quadro di sfondo che consente di rappresentare le dinamiche de-mografiche, del mercato del lavoro (in atto e previsionali), a livello regionale e provin-ciale oltre che subprovinciale là dove possibile e necessario, in riferimento alle figure professionali richieste.
Si tratta di uno strumento di sfondo perché rappresenta il primo livello di ana-lisi quantitativo, cui seguirà un livello più partecipativo/qualitativo e di consultazione dei soggetti reali (stakeholder), che influenzano la domanda di formazione, e quindi ha una funzione di rappresentazione delle dinamiche generali del campo di riferimento e di supporto per una corretta lettura ed interpretazione delle necessità evidenziate dai soggetti significativi interpellati. Questa fase dovrà effettuare (o reperire da indagine pregresse) una prima cata-logazione dei dati ricavabili dalle fonti ufficiali (excelsior, istat…) sui settori produttivi. I dati raccolti, là dove sarà necessario, subiranno una riclassificazione e razionalizzazio-ne in funzione degli obiettivi dell’indagine, in modo da favorire la definizione di qua-dri socio-economici coerenti con i contesti territoriali e con la successiva formulazione in aree professionali/occupazionali. L’analisi in serie storiche dovrebbe poi garantire la lettura degli effetti delle dinamiche di breve e medio periodo sui flussi di fabbisogni formativi relativi al periodo considerato.
La procedura di elaborazione delle fonti (nonché delle indagini pregresse), com-porterà una serie di operazioni intermedie:
Studio e approfondimento dei sistemi di classificazione in uso; »Raccolta, analisi e interpretazione delle ricerche pregresse condotte sul medesimo »territorio sul tema indagato;studio della struttura del database e del software per la fruizione dei dati; »raggruppamento delle figure (unit group) sulla base dell’analisi dei dati a livello pro- »vinciale rispetto ai fabbisogni espressi dalle imprese dei diversi settori produttivi;aggregazione dei dati per aree professionali e costruzione di apposite tavole a livel- »lo provinciale con differenti disaggregazioni (per titolo di studio, per inquadramen-to professionale, per dimensione d’impresa, per tipologia artigiana e non). Riaggregazione delle figure professionali esistenti a livello regionale e provinciale »nelle aree professionali/occupazionali.
Alla luce di quanto fin qui esposto, il sistema di rilevazione sarà costruito tenen-do conto dei seguenti criteri guida:
L’individuazione dei fabbisogni non sarà concepita in chiave meccanicistica, bensì »interpretativa;Il fabbisogno non sarà analizzato in chiave unidirezionale, ovvero solo come emana- »zione della domanda di lavoro, ma anche in relazione alle caratteristiche che atten-gono all’offerta di lavoro che riflette da un lato le dinamiche demografiche e dall’al-tro le propensioni di ordine culturale della popolazione;
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Il sistema dovrà prevedere delle aree di interesse peculiare, corrispondenti alle fa- »sce deboli della popolazione, che presentano particolari ostacoli alla realizzazione di un progetto di inserimento nel mercato del lavoro.
Il sistema statistico di rilevazione dei fabbisogni si struttura in quattro aree di in-tervento, tra di loro integrate:
Monitoraggio delle caratteristiche della domanda di lavoro locale »Identificazione delle criticità e dei punti di forza del mercato del lavoro locale »Monitoraggio delle fasce deboli dell’offerta di lavoro e politiche di parità »Identificazione dei fabbisogni formativi di riferimento. »
È evidente che, alla luce dei presupposti metodologici su cui si fonda il disegno di ricerca (cfr. par. 1), sia le aree di intervento sia gli indicatori di rilevazione saranno og-getto di un percorso di validazione preliminare che prevede un momento di formula-zione della proposta, un secondo momento di concertazione con gli attori sociali ed economici implicati, un terzo momento di sperimentazione, un momento finale di vali-dazione degli indicatori.
Quella di seguito illustrata va quindi intesa come un’esemplificazione di come potrebbe configurarsi, in sede di progettazione finale, il sistema di rilevazione statisti-co dei fabbisogni.
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ESEMPLIFICAZIONE
Monitoraggio delle caratteristiche della domanda di lavoro localeObiettiviAnalizzare la dinamica delle assunzioni e delle trasformazioni delle posizioni lavorative, con attenzione anche alle diverse forme di lavoro non standard e alla stabilizzazione dei rapporti instabili e a fini formativi, allo scopo di rilevare i fabbisogni di un mercato del lavoro fortemente articolato e di sostenere una politica di istruzione e formazione che consenta di migliorare l’inserimento lavorativo dei giovani e delle donne
Criteri ispiratoriInformazioni dettagliate sulle assunzioni e sulle trasformazioni dei rapporti di lavoro
Periodicità trimestrale, con sequenza storica di medio periodo (2-3 anni)
TemiAnalisi delle comunicazioni obbligatorie da parte delle imprese
Analisi delle previsioni di assunzione
Livello di aggregazioneRegione, Provincia e zona
Dati e indicatoriOccupazione Tasso di variazione dello stock di occupati
dipendenti nel settore privato
Tasso di variazione dello stock di occupati
Quota di occupati per settore economico
Dati dai Centri per l’impiego Posti di lavoro richiesti da imprese (vacancies) per qualifica professionale Istat
Posti di lavoro richiesti da imprese (vacancies) per livello di inquadramento
Posti di lavoro richiesti da imprese (vacancies) per area lavorativa
Analisi degli avviamenti Composizione e tasso di variazione del flusso di avviamenti
Tasso di flessibilizzazione
Analisi delle trasformazioni Trasformazioni da tempo determinatoa tempo indeterminato
Trasformazioni da tempo pienoa tempo parziale
Trasformazione da tempo parzialea tempo pieno
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Analisi delle cessazioni Composizione e tasso di variazione del flusso di cessazioni
Analisi del saldo tra avviamenti e cessazioni
Saldo tra avviamenti e cessazioni
Analisi delle previsioni di assunzione Quadro delle assunzioni previste per tipologia contrattuale, genere e fasce d’età
Indice di difficoltà di reperimento per settore
Indice di difficoltà di reperimento per grandi gruppi professionali
Identificazione delle criticità e dei punti di forzadel mercato del lavoro localeObiettiviCercare di mettere in luce con il massimo di anticipo possibile i problemi critici al fine di delineare i fattori cruciali della politica della formazione.
Criteri ispiratoriBilanciamento tra completezza e sinteticità delle informazioni: set di grandi indicatori che coprano l’intera gamma degli aspetti del mercato del lavoro locale, possibilmente a confronto con il quadro regionale
periodicità annuale, ma sequenza di medio periodo con la costruzione di serie storiche, fondate anche su medie mobili a base triennale
dimensione previsiva a medio termine per i flussi demografici in ingresso e in uscita nella/dalla età attiva e in uscita dal sistema formativo.
TemiDisoccupazione: livello / flussooccupazione: livello / flussodinamica demografica delle forze di lavoro potenzialidinamica dei flussi in uscita da sistema formativoposti di lavoro vacanti e assunzioni previstecriticità: cassa integrazione e mobilitàimprese: livello e flusso
Livello di aggregazioneRegione e Provincia.
Dati e indicatoriDisoccupazione Tasso di disoccupazione
Tasso di variazione dello stock di disoccupati
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Occupazione Tasso di occupazione (popolazione15-64 anni)
Tasso di variazione dello stock di occupati
Quota di occupati per settore economicoTasso di occupazione settoriale
Dinamica delle forze di lavoro Saldo tra la popolazione in ingresso e quella in uscita nella/dalla età attiva
Dinamica demografica Movimento demografico
Dinamica dei flussi in uscitadal sistema formativo
Tasso di variazione dei diplomatiper tipologia scolastica
Tasso di variazione degli allievi usciti dai corsi di formazione per settore formativo
Tasso di occupazione degli allievi uscitidai corsi di formazione per settore formativo
Posti di lavoro vacantie assunzioni previste
Tasso di variazione previsto per settore
Indice di difficoltà di reperimento per settore
Indice di difficoltà di reperimento per grandi gruppi professionali
Criticità: cassa integrazioneguadagni e mobilità
Tasso di variazione delle ore di CIGS
Tasso di variazione dello stock di iscritti alle liste di mobilità
Flusso di ingressi nelle liste di mobilità con e senza indennità
Flusso di ingressi nelle liste di mobilitàper settore
Imprese Tasso di variazione delle imprese attiveper settore
Tasso di natalità
Tasso di mortalità per settore
Dati dai Centri per l’impiego Tasso di variazione dello stock di iscritti
Tasso di variazione del flusso di avviamenti
Saldo tra avviamenti e cessazioni
Tasso di avviati
Flussi di assunzioni e cessazioni Andamento delle assunzioni,delle cessazioni e dei saldi
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Monitoraggio delle fasce deboli dell’offerta di lavoroe politiche di paritàObiettiviIdentificare le figure più soggette al rischio di disoccupazione di lungo periodo o di pre-carietà (età, genere, competenze ed esperienze), con particolare riferimento ai sogget-ti non in possesso di titolo di studio (diploma e qualifica) e definirne la dimensione al fine di indicare misure di intervento.
Criteri ispiratoriInformazioni dettagliate sulle persone in cerca di lavoro e sulle situazioni di precarietà e di partecipazione parziale al lavoro (part time)
periodicità trimestrale, con sequenza storica di medio periodo (2-3 anni).
TemiAnalisi dettagliata delle rilevazioni sulle forze di lavoro
analisi degli iscritti ai centri per l’impiego: dati di stock (fine trimestre) e di flusso(entrati / usciti nel trimestre)
analisi degli iscritti alle liste di mobilità: dati di stock (fine trimestre) e di flusso(entrati / usciti nel trimestre).
Livello di aggregazioneRegione, Provincia e zona
Dati e indicatoriAnalisi dettagliata delle rilevazioni sulle forze lavoro
Tasso di disoccupazione per fasce d’etàe genere
Tasso di variazione dello stock di disoccupati per fasce d’età e genere
Tasso di occupazione (popolazione 15-64 anni)
Tasso di variazione dello stock di occupati
Dati dei Centri per l’Impiego Composizione e tasso di variazione dello stock di iscritti
Composizione e tasso di variazione dello stock di iscritti di lunga durata (oltre 12 mesi) (solo disponibili ai sensi della legge 181)
Composizione e tasso di variazionedei cancellati dall’anagrafe degli iscrittiper motivi diversi dall’avviamento al lavoroe dal pensionamento
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Analisi degli avviamenti Composizione e tasso di variazione del flusso di avviamenti
Tasso di avviamenti
Analisi degli avviati Composizione e tasso di variazione degli avviati
Tasso di flessibilizzazione
Analisi delle trasformazioni Trasformazioni da tempo determinatoa tempo indeterminato
Trasformazioni da tempo pienoa tempo parziale
Trasformazione da tempo parzialea tempo pieno
Analisi degli iscrittialle liste di mobilità
Quadro delle caratteristiche degli iscrittialle liste di mobilità
Quadro del flusso di ingressinelle liste di mobilità
Identificazione dei fabbisogni formativi di riferimentoObiettiviIndividuare i fabbisogni formativi tramite l’analisi delle dinamiche riferite ai settori produttivi / occupazioni, in riferimento agli specifici territori provinciali, identificando quali settori / occupazioni vanno “promossi” e fornire informazioni relative ai fabbiso-gni al fine di sostenere la formulazione dell’offerta formativa; inoltre tramite la rileva-zione delle spontanee propensioni dei giovani e delle persone in cerca di lavoro, in ri-ferimento alle dinamiche proprie della domanda occupazionale e formativa rilevata al punto precedente.
Criteri ispiratoriInformazioni dettagliate sullo sfasamento attuale e previsto a medio termine tra fabbi-sogni del sistema produttivo e disponibilità di forza lavoro
periodicità annuale, ma sequenza storica di lungo periodo e dimensione previsiva a me-dio termine (flussi demografici e in uscita da sistema formativo)
tempestività / scadenza fissa (piano della formazione professionale e scelte per l’atti-vazione di corsi scolastici)
TemiDinamica demografica delle forze di lavorodinamica dei flussi in uscita da sistema formativoposti di lavoro vacanti e assunzioni previstesituazione delle liste di mobilità e delle persone in cerca di lavoro
Livello di aggregazioneRegione, Provincia e zona
Dati e indicatori
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Occupazione Tasso di variazione dello stock di occupati
Quota di occupati per settore economico
Tasso di occupazione settoriale
Tasso di variazione dello stock di occupati dipendenti nel settore privato
Demografia delle forze di lavoro Saldo tra la popolazione in ingresso e quella in uscita nella/dalla età attiva
Movimento demografico
Dinamica dei flussi in uscitadal sistema formativo
Tasso di variazione dei diplomatiper tipologia scolastica
Tasso di variazione degli allievi uscitidai corsi di formazione per settore formativo
Tasso di occupazione degli allievi uscitidai corsi di formazione per settore formativo
Posti di lavoro vacantie assunzioni previste
Tasso di variazione previsto per settore
Indice di difficoltà di reperimento per settore
Indice di difficoltà di reperimento per grandi gruppi professionali
Quadro delle caratteristiche richiesteper gruppi professionali
Dati dai Centri per l’impiego Flusso di avviamenti per settore
Saldo tra avviamenti e cessazioni
Flusso di avviamentiper qualifica professionale Istat
Dati dai Centri per l’impiego Saldo avviamenti – cessazioni per qualificaprofessionale Istat
Posti di lavoro richiesti da imprese (vacancies) per qualifica professionale Istat
Dati dai Centri per l’impiego Iscritti ai Centri per l’Impiego (disponibili ai sensi della l. 181) per titolo di studio
Iscritti ai Centri per l’Impiego (disponibili ai sensi della l. 181) per qualificaprofessionale Istat
Dati dai Centri per l’impiego Avviati al lavoro per titolo di studio
Tasso di avviamento al lavoroper titolo di studio
Quadro delle caratteristiche degli iscrittialle liste di mobilità
2.2
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2.2.metodologia di rilevazione di un SiStema di indicatori per la valutazione delle aree profeSSionali e delle relative propoSte formative
Costituisce la fase più qualitativa del modello proposto e si basa su una classica metodologia che la ricerca sociale utilizza quando si tratta di rilevare non meri dati ma informazioni in profondità, ed in presenza di determinate condizioni di ricerca. Stiamo parlando, in particolare, di quelle metodologie (come il focus group o il metodo del-phi) che attraverso l’utilizzo di gruppi di testimoni qualificati, perseguono l’obiettivo di conoscere in profondità uno specifico ambito tematico, trattando con rigore scientifi-co e metodologico il cosiddetto “giudizio informato”. Per esso si intende un giudizio complesso e articolato, generabile dall’interazione e dal confronto di gruppi di esperti che, in qualità di soggetti particolarmente competenti in ordine al problema oggetto di ricerca e, quindi, in qualità di detentori di informazioni significative sull’argomento trattato, possono ragionevolmente contribuire a migliorare il processo decisionale. Si tratterà quindi di effettuare una vera e propria indagine sul campo per racco-gliere informazioni significative in contesti nei quali il requisito della complessità spes-so si unisce a quello della specificità dell’oggetto analizzato. Ne consegue che nelle in-dagini che hanno come scenari ampi spazi territoriali, occorre corredare dati di caratte-re quantitativo ad analisi qualitative in grado di descrivere in profondità il contesto di riferimento, allo scopo di qualificare ulteriormente l’analisi prospettica.
Pertanto, la prima fase quantitativa di rilevazione statistica troverà la sua concre-tizzazione e contestualizzazione interpretativa attraverso la formazione di gruppi focus settoriali e territoriali, cui dovranno partecipare testimoni qualificati provenienti dai di-versi soggetti che concorrono alla qualità dell’offerta formativa nel rispettivo ambito di riferimento, e precisamente:
Regione ed enti locali »Associazioni imprenditoriali, di categoria e sindacali, camera di commercio »Istituzioni scolastiche e istituzioni formative »Università »Centri di ricerca. »
Per testimoni qualificati si intendono quindi quei soggetti che istituzionalmen-te operano a livello di definizione di politiche e di indirizzo, scelti in modo rappresen-tativo sull’intero territorio regionale e all’interno di ciascuna comunità professionale, in modo da favorire la contestualizzazione delle dinamiche e delle variabili caratterizzanti le diverse aggregazioni professionali.
I focus avranno quindi i seguenti compiti:individuare le figure professionali necessarie allo sviluppo equilibrato dell’ambito/ »settore e le caratteristiche peculiari di queste sotto forma di competenze essenziali identificare i fattori di qualità e di innovazione dell’offerta formativa »
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delineare piani di informazione e di orientamento sia degli operatori sia dei giova- »ni e delle loro famiglie definire le modalità del coinvolgimento dei vari attori del polo formativo al fine di »concorrere alla qualificazione dell’istruzione e formazione professionale elaborare indicazioni circa l’offerta territoriale in rapporto ai fabbisogni ed alle dota- »zioni strutturali e di servizio delle istituzioni scolastiche e formative coinvoltesupervisionare le attività di monitoraggio al fine di validare i processi attuati ed ela- »borare indicazioni migliorative.
Dal punto di vista del modello di riferimento, il lavoro di supporto ai focus group perseguirà, pertanto, le seguenti linee di azione:
focalizzazione delle figure professionali.1. Si intendono individuare, specie nella formazione superiore e nell’alta formazione, le figure professionali ed il loro carat-tere (ordinario / strategico) così da apprezzarne il valore entro i processi di svilup-po del settore.l’offerta formativa di formazione iniziale,2. formazione superiore e formazione continua con particolare riferimento alle qualifiche ed ai diplomi, alle specializzazio-ni post-qualifica e post-diploma da acquisire dopo un adeguato periodo di espe-rienza lavorativa.indicazione di innovazioni organizzative.3. Tali innovazioni riguardano le istituzioni che erogano l’offerta formativa e la natura dei servizi di supporto, specie per ciò che concerne la valenza territoriale.
La rilevazione di informazioni qualitative attraverso i gruppi focus sarà, inoltre, supportata e corredata dall’utilizzo di strumenti più specifici quali:
questionari »metodo delphi »Nominal Group Technique (NGT) »brainstorming »
Per il dettaglio si rinvia al paragrafo strumenti. La somministrazione di questionari riguarderà in particolare le associazioni imprendi-toriali e professionali e altri gli soggetti del sistema. Il questionario potrà essere utiliz-zato sia durante i gruppi focus sia a distanza e sarà finalizzato a rilevare le tendenze di mercato dei vari comparti economici nelle diverse aree professionali. Il metodo di rile-vazione si riferisce alla mappa delle figure professionali standard per il sistema di istru-zione e formazione professionale, mappa che sarà proposta e concertata con gli attori partecipanti agli specifici focus group. Si tratterà di rilevare, sempre con riferimenti ai contesti provinciali, i seguenti tre fenomeni:
tendenza di mercato di settore economico1. tendenze occupazionali di area professionale 2. tendenze occupazionali relative alle singole figure professionali presenti in ciascun 3. comparto.
Lo schema di rilevazione mira a fornire alla Regione ed alle Province un punto di riferimento preciso, o perlomeno indicativo, per poter programmare le iniziative forma-tive che impegnano risorse pubbliche e mobilitano i cittadini a compiere scelte di per-corso.
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Dal punto di vista metodologico, i soggetti partecipanti a ciascun focus sono chiamati ad esprimere la propria valutazione circa i punti oggetto della rilevazione, in-dicando per ognuno di essi, in riferimento al prossimo biennio, se siano in questo pe-riodo interessati da fasi di espansione, stazionarie o di regressione.
Si chiede inoltre di indicare i fenomeni che dal proprio punto di vista giustificano tale giudizio, in assenza dei quali verrebbe modificato lo scenario ipotizzato. Ciò con-sente di contestualizzare e completare quanto espresso in forma sintetica, indicando così una tendenza relativa ad un preciso scenario, modificandosi il quale tale previsio-ne perde di fondatezza. Lo schema seguente esemplifica il percorso di analisi e valutazione indicato
SCHEMA 1
Settore _________________
TENDENZA DI MERCATO COMPLESSIVA DEL COMPARTO (in termini di fatturato) in regressione stazionaria in espansione
Fenomeni che giustificano tale giudizio
TENDENZAOCCUPAZIONALECOMPLESSIVADEL SETTORE (in termini di numero di addetti richiesti) in regressione stazionaria in espansione
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Fenomeni che giustificano tale giudizio
QUALIFICAPROFESSIONALE in regressione stazionaria in espansione
1.
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Fenomeni che giustificano tale giudizio
DIPLOMA in regressione stazionaria in espansione
1.
2.
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3.
Fenomeni che giustificano tale giudizio
DIPLOMA SUPERIORE in regressione stazionaria in espansione
1.
2.
3.
Fenomeni che giustificano tale giudizio
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SPECIALIZZAZIONI in regressione stazionaria in espansione
1.
2.
3.
Fenomeni che giustificano tale giudizio
ULTERIORI TIPOLOGIE PROFESSIONALI in regressione stazionaria in espansione
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Fenomeni che giustificano tale giudizio
Figure a valenza strategica
Formazione iniziale
Formazione superiore
Formazione continua
Aspetti innovativi dell’offerta formativa
Formazione iniziale
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Formazione superiore
Formazione continua
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2.3.elaborazione dei report Settoriali(aree profeSSionali) di rilevazione deifabbiSogni
I report costituiranno l’output finale del lavoro di ricerca e dovranno compendia-re l’insieme di dati quantitativi e qualitativi raccolti nelle fasi precedenti. Si tratterà di strumenti di documentazione operativa sui contenuti delle professionali, a disposizio-ne sia per gli utenti finali sia per gli attori decisionali (con ovvie differenziazioni di lin-guaggio e descrizione). Inoltre uno degli obiettivi che i report dovranno perseguire sa-rà quello di potenziare l’uniformità e la condivisione di un linguaggio comune allo sco-po di intervenire con efficacia e tempestività sui diversi bacini di impiego.
L’obiettivo sarà pertanto quello di elaborare dei report che non si limitino a co-struire una nomenclatura di figure, e per ciascuna di esse le rispettive tendenze, ma di presentare una descrizione dettagliata anche dei contenuti richiesti in termini di com-petenze, e la loro declinazione in conoscenze, abilità e capacità previste.
Tale scelta metodologica nasce dalla consapevolezza che fermarsi ad una descri-zione troppo superficiale non aiuterebbe i soggetti decisori a programmare un’offerta formativa mirata sia sul piano delle figure aree e figure prevalenti sia dal punto di vista della progettazione formativa e dei contenuti richiesti. Occorre, invece, sforzarsi di pro-blematizzare la questione fino alle competenze che ciascuna figura sottende, poiché da ciò dipende, in ultima istanza, la possibilità di definire standard formativi validi per tutti in grado di dare ordine a una materia che da sempre si distingue per frammenta-zione e contingenza. Ciascun report sarà quindi elaborato a partire dai seguenti criteri:
rappresentare l’universo delle figure esistenti per singolo comparto, il rispettivo li- »vello di tensione e di sviluppo ovvero di declino in termini proiettivi e revisionali;consentire la correlazione dei dati secondo il principio di verticalità e di progressivi- »tà formativa e professionaledefinire percorsi di sviluppo orizzontale nella prospettiva delle cosiddette compe- »tenze trasversali, nonché delle specializzazioni professionaliorientarsi verso i comportamenti e le competenze richieste alle persone anziché le »semplici conoscenzeaggregare le aree professionali e le rispettive figure in aree formative, tali da rap- »presentare vere e proprie “culture del lavoro” organiche e complete, in grado di poter sostenere percorsi formativi ad un tempo educativi, culturali e professionali, all’interno dell’attuale architettura ordinamentale dei titoli e delle qualifiche;fornire una descrizione dei fabbisogni che tenga conto dei presupposti organizza- »tivi e culturali su cui si basa l’attuale organizzazione del lavoro, contestualizzata alla grande, media e piccola impresa (evitando in ogni caso un modello descrittivo fran-tumato e mansionistico, tipico del modello taylorista-fordista);
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È importante osservare come non tutte le figure professionali siano riconducibi-li a percorsi formativi strutturati: infatti, una parte di queste vengono formate secondo la modalità del training on the job, ovvero tramite l’esperienza diretta e l’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze secondo metodologie “dirette” quali l’imitazio-ne, l’applicazione di procedure operative, l’approccio per tentativi ed approssimazioni, l’intuizione, etc.
Di conseguenza l’elaborazione dei report dovrà operare la traduzione dei fab-bisogni emergenti nelle diverse aree settoriali in corrispondenti indicazioni per la for-mulazione delle proposte formative e per la conseguente programmazione dell’offerta territoriale, secondo uno schema analogo a quello di seguito proposto:
SCHEMA 2PROGRAMMAZIONE DELL’OFFERTA FORMATIVAIN RELAZIONE AI FABBISOGNI RILEVATI
La Formazione strutturata rappresenta l’insieme delle attività del sistema di Istru-zione e formazione professionale che comprende la formazione iniziale in diritto-dove-re, la formazione superiore oltre alla formazione per adulti. Per i giovani, tale formazio-ne è strutturata in modo da consentire il perseguimento di tutte le mete educative, cul-turali e professionali proprie di tale ambito, mentre per gli adulti tale formazione è più breve e non comprende le componenti proprie dell’ingresso nella cittadinanza.
Vi è inoltre l’Apprendistato, che consente di svolgere percorsi in diritto dovere (qualifica) e per i diplomi (che può riferirsi anche ai Diplomi di laurea).La Formazione continua rappresenta un insieme di opportunità (specializzazioni, riqua-
Diploma superiore
Formazione iniziale Apprendistato
Formazione strutturata(Competenza della Regione)
Formazione sul lavoro(Competenza delle parti sociali)
Formazione continua
Apprendistatoper i diplomi
Specializzazione post-Diploma superiore
Apprendistatoprofessionalizzante
specializzazioni
Formazione istituzionale
Formazione di ingresso
al nuovo ruolo
Diploma Apprendistatoper i diplomi
Specializzazionepost-Diploma
Qualifica IF P Apprendistatoin diritto dovere
Specializzazionepost-Qualifica
Riqualificazione
Sostegno formativo
REPORT PER AREA/SETTORE PROFESSIONALE
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lificazione, sostegno formativo a progetti ad hoc) che possono impegnare la Regione anche in forma di compartecipazione a progetti definiti e finanziati dalle imprese e lo-ro associazioni. La Formazione sul lavoro si riferisce a figure che si creano solo ed esclusivamen-te attraverso percorsi di training on the job. Essa comprende l’apprendistato professio-nalizzante, la formazione cosiddetta istituzionale (quella che le imprese medio-grandi propongono ad ogni persona in fase di avvio) e la formazione in ingresso ai ruoli che si rivolge a persone dotate di potenziale che vengono proposte per assumere ruoli di più elevata responsabilità. Quest’ultima formazione, ovviamente, non rilascia titoli di stu-dio.
Così strutturati, sia il rapporto finale di ricerca sia i report settoriali dovranno es-sere:
in linea con i cambiaa. menti nel mercato del lavoro; a seguito delle innovazioni tec-nologiche e dell’evoluzione stessa dell’organizzazione del lavoro, diventa infatti in-dispensabile potersi riferire a standard che indichino gli elementi che “compongo-no” un profilo professionale e le qualificazioni a questo associate; in linea con l’attuale processo di riforma del sistema formativo italianob. secondo due macrocategorie: una relativa ai profili professionali riferibili alla formazione ini-ziale e superiore e una relativa a tutti i lavoratori che si trovano in condizione di for-mazione continua (life long learning);innovativic. in termini qualitativi e quantitativi, sulla base di un impianto che si ispi-ra al principio della Qualità totale e al miglioramento continuo, in linea con le più accreditate modalità di progettazione, programmazione e pianificazione impiegate nell’Unione Europea e in Italia;dinamicid. in quanto in grado di consentire l’adeguamento dei profili professionali al-le continue trasformazioni delle professioni attraverso la predisposizione di percor-si modulabili a seconda delle peculiarità di fabbisogno in termini di diversità di ap-prendimenti.
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La proposta di modello intende porsi in continuità con il patrimonio di modelli e strumenti già consolidati per la rilevazione dei fabbisogni formativi, nonché degli ele-menti conoscitivi già sviluppati sui diversi territori, allo stesso tempo introducendo ele-menti di innovazione nei processi di analisi dei fabbisogni.
Il sistema economico-sociale territoriale nelle diverse realtà regionali e provincia-li ha infatti già attivato un modello di interazione tra sotto-sistemi (con modalità e gradi diversi di scambio, relazione, condivisione) che attraverso la rilevazione dei fabbisogni formativi attribuisce al sistema di education una valenza di investimento economico e sociale e di anticipazione dei fabbisogni del sistema di produzione di beni e servizi, al di là dei cicli congiunturali del mercato del lavoro.
All’interno di questo quadro di riferimento già sono stati identificati gli elemen-ti strutturali attraverso la definizione dei settori strategici per lo sviluppo, dei settori in declino, dei vettori tecnologici e dei modelli organizzativi verso i quali indirizzare il sistema della formazione professionale. Elementi strutturali e di retro-azione sistemi-ca sono stati definiti all’interno di una cornice di concertazione in cui le evidenze em-piriche costruite attraverso differenti disegni di ricerca e strumenti di rilevazione sono trasformate in knowledge condivisa tramite un processo di concertazione con gli atto-ri stessi che sono portatori del fabbisogni e determinano l’ampiezza e l’intensità della domanda di competenze professionali.
La metodologia proposta si pone in diretta continuità con il quadro di riferimen-to sopra delineato per realizzare:
strumenti e indicatori per la valutazione dei percorsi formativi;1. costruire elementi conoscitivi per rendere maggiormente coerenti articolazione e 2. contenuti dell’offerta di istruzione con i fabbisogni evidenziati;prefigurare esigenze formative emergenti attraverso l’identificazione di ‘domanda 3. debole’ o fabbisogni latenti in particolare di competenze trasversali (social skills) o, in subordine, tecnico-professionali;definire un set di indicatori omogenei che possano essere aggiornati periodicamen-4. te.
3.LA CONTINUITÀDEL MODELLO PROPOSTOCON LE PRINCIPALI ACQUISIZIONI DELLA RICERCA IN MATERIADI ANALISI DEI FABBISOGNI
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Il disegno proposto deve essere sostenuto da un corposo kit di strumenti e me-todologie che integrano approcci diversi (di natura quantitativa e qualitativa) in funzio-ne di obiettivi distinti, in una prospettiva di analisi che seguirà sia un percorso orizzon-tale (rilevazione dati a livello macro e micro territoriali sui diversi comparti economico-sociali indagati) sia un percorso verticale (di approfondimento e ricostruzione dei signi-ficati, dei processi, delle logiche sottese). La combinazione di diversi strumenti consen-tirà sia la rilevazione delle linee evolutive e dei vettori di cambiamento locale e globa-le, sia la loro validazione tramite procedure di progressiva convergenza e di ‘consensus building’ tra i principali stakeholders.
Gli strumenti utilizzati per l’analisi dei fabbisogni, la loro verifica e validazione e per l’identificazione di configurazioni innovative di governance dei sistemi economico-sociali territoriali saranno:
Strumenti di rilevazione statistica1. dei dati, a partire dalle fonti ufficiali di riferimen-to (istat, excelsior…) e facendo tesoro anche delle esperienze di rilevazione già re-alizzate;focus group2. (sia in interazione diretta sia in interazione a distanza via internet) per costruire strumenti e selezionare indicatori per la valutazione delle proposte forma-tive. Saranno inoltre elaborati specifici questionari (come nell’esemplificazione pro-posta nello schema 1) a supporto dei gruppi focus;nominal group technique (ngt)3. per gerarchizzare e definire i livelli di priorità ri-spetto all’articolazione dei percorsi e alla strutturazione dei contenuti dell’offerta di istruzione;delphi4. per identificare la domanda ‘debole’, i fabbisogni latenti e le necessità for-mative emergenti soprattutto di competenze trasversali (social skills) connesse alla riorganizzazione dei processi di business a livello locale e globale;brainstorming5. per la prefigurazione di assetti e strumenti innovativi, funzionali alla costruzione di modelli di governance pluri-attore e multivello ad elevata integrazio-ne tra sistema di education e sistemi produttivi territoriali
In altre parole si è optato per un modello ibrido, che valorizza approcci metodo-logici differenti, a partire dalla consapevolezza che solo tramite l’uso combinato e criti-co di strumenti diversi è possibile giungere a quadri descrittivi sufficientemente esau-stivi, precisi, aggiornati, che sappiano supportare i processi decisionali. Se infatti il mo-dello si limitasse ad accumulare e catalogare dati e flussi senza offrire adeguate chiavi interpretative non sarebbe in grado di aiutare il decisore a migliorare la propria capa-cità di giudizio e di valutazione, perdendo di fatto la sua ratio e la sua funzione prima-ria. Viceversa, se la valutazione si fondasse solo su criteri discrezionali, sulle congettu-re e le opinioni prevalenti all’interno delle “reti naturali” (o informali) non supportando tali congetture con rigorose analisi di dati e tendenze, il rischio sarebbe quello di ab-bandonare il processo decisionale ad una arbitrarietà illimitata e basata solo sulla per-cezione e sull’intuito del decisore.
4.STRUMENTI
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Entrando più nel merito degli strumenti proposti, la scelta dei metodi qualitati-vi come i focus group e il metodo delphi, nasce dalla consapevolezza dei proponenti in merito alla particolare adattabilità di queste tecniche all’oggetto dell’indagine. Si è in altre parole convinti che questi strumenti, più e meglio di altri, permettano di perse-guire gli obiettivi indicati e presentino caratteristiche favorevoli al contesto nonché alla ratio della ricerca. In particolare ci pare di poter sottolineare i seguenti fattori:
La letteratura scientifica e le buone pratiche suggeriscono di adottare queste tec- »niche a fronte a oggetti di indagine caratterizzati da complessità e ampia incertez-za delle variabili in gioco. L’oggetto “fabbisogni formativi” presenta indubbiamen-te tali caratteristiche, per le ragioni più volte illustrate. Si tratta certamente di un contesto di indagine che non si muove all’interno di una prospettiva di razionalità “olimpica” (dove si può ambire al controllo assoluto di tutte le informazioni in cam-po), ma più realisticamente fa proprio il paradigma della razionalità limitata, in cui i processi decisionali hanno luogo in presenza di variabili incerte e parecchie zone d’ombra;Per di più ciò che rende adatto questo oggetto ad essere studiato e indagato dai »metodi qualitativi è riconducibile alla sua natura non statica ma dinamica e quin-di soggetta a continui e a volte repentini mutamenti. Non a caso il principale pro-blema che devono affrontare tutti i sistemi di rilevazione dei fabbisogni formativi è quello di studiare le tendenze (in regressione, stazionarie, in espansione..) allo sco-po di produrre quadri proiettivi e previsionali dei diversi comparti occupazionali;Infine, l’ambizione del modello di ricerca di voler valorizzare il ruolo e la responsa- »bilità dei soggetti economici e sociali direttamente coinvolti, nonché la convinzio-ne che favorire la più ampia concertazione possa contribuire a migliorare i proces-si decisionali, ci sembra possano essere perseguiti in modo più efficace attraverso la scelta di metodi che fondano la propria ragion d’essere sull’interazione di gruppi ad hoc, sul confronto tra esperti detentori di informazioni significative funzionali al-la coproduzione di significati condivisi.
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Stampa dicembre 2006