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L’impresa agricola multifunzionale 1. Il nuovo modello di agricoltura europea La nuova funzione sociale dell’agricoltura Il concetto di multifunzionalità 2. L’imprenditore agricolo multifunzionale Che cosa fa l’imprenditore agricolo multifunzionale? La nuova definizione di imprenditore agricolo Multifunzionalità e agriturismo 3. Le politiche per l’agricoltura multifunzionale I pilastri della PAC (Politica Agricola Comunitaria) Il secondo pilastro e la multifunzionalità

L’impresa agricola multifunzionale

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Page 1: L’impresa agricola multifunzionale

L’impresa agricola multifunzionale

1. Il nuovo modello di agricoltura europea La nuova funzione sociale dell’agricoltura Il concetto di multifunzionalità

2. L’imprenditore agricolo multifunzionale Che cosa fa l’imprenditore agricolo multifunzionale? La nuova definizione di imprenditore agricolo Multifunzionalità e agriturismo

3. Le politiche per l’agricoltura multifunzionale I pilastri della PAC (Politica Agricola Comunitaria) Il secondo pilastro e la multifunzionalità

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Principali mutamenti di domanda e offerta

L'agricoltura nel 20th

Rivoluzione tecnologica: chimica, meccanica, biologica/genetica (Green Revolution)

Crescita offerta>crescita domanda: prezzi decrescenti.

Strategia di politica economica: sussidio netto (nei paesi ricchi)

L'agricoltura nel 21th

Nei paesi ricchi crescita costo opportunità del tempo: maggiore domanda servizi-informazione-qualità

Crescente differenziazione della domanda

Strategia di politica economica: sussidio selettivo (nei paesi ricchi)

L’agricoltura nel 20th e nel 21th

Il reddito continua a crescere (ma meno), la popolazione è stabile ma è “invecchiata”

I comportamenti di consumo alimentare sono cambiati

Meno quantità, più qualità

Attenzione ai prodotti tipici e all’origine geografica dei cibi

Attenzione alla sicurezza alimentare (sanitaria, nutrizionale, ambientale, etica)

Crescente domanda non-food

Paesaggio ed eredità culturale

Sicurezza e sostenibilità ambientale

Servizi non-food (prevalentemente beni pubblici)

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TRE FUNZIONI:

Food function: agricoltura competitiva nei mercati mondiali (riduzione del sostegno attraverso il mercato) ma anche agricoltura di alta qualità in termini di qualità dei prodotti e di sicurezza alimentare (food safety vs. food security)

Environmental function: agricoltura che produce esternalità positive, che minimizza le esternalità negative e che contribuisce alla sicurezza ambientale

Rural function: agricoltura che conserva il paesaggio rurale, le tradizioni culturali locali e contribuisce allo sviluppo socio-economico delle comunità rurali.

Il Nuovo Modello di Agricoltura Europea

Il Nuovo Imprenditore-agricoltore: da soltanto produttore di merci…..ad (anche) erogatore di servizi (multifunzionalità)

“ridefinire il mestiere”

Il nuovo ruolo dell’agricoltura nella UE

La multifunziomalità è, dunque, il carattere fondamentale del nuovo modello di agricoltura europea

Non esiste, però, una definizione unica di multifunzionalità. O meglio, esistono due modi diversi di concepirla/definirla:

Definizione normativa: ciò che dovrebbe fare l’agricoltura per la società (quanto detto finora). La Multifunzionalità è quindi un obiettivo politico:

“…l’insieme dei contributi che il settore agricolo PUO’ apportare al benessere sociale ed economico della collettività e che quest’ultima riconosce come propri dell’agricoltura”

Definizione positiva: è tipico dell’impresa agricola:

Produrre molteplici output, alcuni sono beni (commodities) altri sono servizi (non-commodities)

Alcuni servizi sono connessi a beni publici, producono esternalità; quindi, non hanno mercato (non-commodity e non-market outputs)

In questa seconda ottica, l’imprenditore agricolo è multifunzionale per definizione; la politica deve “accentuarne” tale carattere a favore dei non-commodity e dei non-market outputs.

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DEFINIZIONE DI MULTIFUNZIONALITA’ La Commissione agricoltura dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico definisce la multifunzionalità’ in agricoltura nel modo seguente: “Oltre alla sua funzione primaria di produrre cibo e fibre, l’agricoltura può anche disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e il territorio e conservare la biodiversità, gestire in maniera sostenibile le risorse, contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali, garantire la sicurezza alimentare. Quando l’agricoltura aggiunge al suo ruolo primario una o più di queste funzioni può essere definita multifunzionale.” La multifunzionalità non deve essere quindi confusa con due termini correlati ad essa ma sostanzialmente diversi quali “diversificazione” e “multisettorialità”. Possiamo intendere la multifunzionalità come la possibilità che una stessa attività abbia due o più sbocchi (prodotti), mentre per diversificazione si intende che differenti attività economiche, come ad esempio la produzione alimentare e il turismo, si combinano all’interno della stessa unità gestionale (azienda agricola). Per multisettorialità invece si intende che una persona o un gruppo di persone (agricoltori o imprenditori rurali) sono occupati in differenti attività’, agricole e non agricole. Da una parte avremo aziende agricole specializzate con lavoratori occupati solamente nel settore agricolo, ma allo stesso tempo multifunzionali perché l’attività agricola oltre alla produzione alimentare genera diversi benefit per la società. Dall’altra parte avremo aziende diversificate con persone occupate in diverse attività e quindi multisettoriali, ma dove ogni attività può teoricamente essere considerata monofunzionale. Un Decreto legge recepisce il nuovo ruolo dell’ agricoltura Il ruolo multifunzionale dell’agricoltura ha trovato riscontro, in Italia, nell’emanazione del decreto legislativo n. 228 del 18 maggio 2001 che, in attuazione della cosiddetta “legge di orientamento” dà una nuova configurazione giuridica e funzionale all’impresa agraria e definisce, per la prima volta sul piano normativo, il distretto rurale e il distretto agroalimentare: in sostanza, amplia lo spettro delle attività che possono definirsi agricole. Per il decreto le attività principali dell’impresa agraria sono “dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria a tale ciclo...che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci, salmastre e marine” e quelle connesse “alla manipolazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione di prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dell’allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda... comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione e di ospitalità.”

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Il decreto 228/2001 inoltre precisa che “rientrano tra le attività agrituristiche,... ancorché svolte all’esterno dei beni fondiari nella disponibilità dell’impresa, l’organizzazione di attività ricreative, culturali e didattiche, di pratica sportiva, escursionistiche e di ippoturismo, finalizzate ad una migliore conoscenza e fruizione del territorio, nonché la degustazione dei prodotti aziendali, compresa la mescita del vino”.

Il contesto socio economico e la riscoperta della dimensione “locale” La specializzazione produttiva ha portato ad aziende che per poter essere competitive hanno bisogno di far leva sulle cosiddette economie di scala, e quindi ampliare continuamente la base produttiva e la quantità ottenuta al fine di ridurre i costi di produzione. La conseguenza è la presenza di aziende sempre più grandi in cui l’introduzione dell’innovazione deve condurre alla riduzione dei costi; ciò risulta tanto più evidente nelle aziende zootecniche in cui il passaggio dalla stabulazione fissa a quella libera ha portato senz’altro a notevoli miglioramenti produttivi in termini di benessere animale, ma soprattutto ha ridotto l’utilizzo di manodopera. Tale evoluzione, che si è accompagnata negli anni a un notevole calo del numero delle aziende agricole e della superficie agricola utilizzata (Sau), soprattutto nelle aree montane del nostro Appennino, rende difficile il permanere di attività agricole in aree marginali, in quanto troppo onerose in relazione alle minori produzioni ottenute. Ciò nonostante sono sorte delle realtà aziendali anche in questi territori, in controtendenza alla logica produttivistica, che hanno saputo cogliere le occasioni messe in atto dai nuovi orientamenti della PAC e dalla legislazione nazionale. L’azienda agricola non è più soltanto produttrice di derrate alimentari, ma anche erogatrice di servizi ai singoli ed alla collettività. Questa è una delle indicazioni più significative della recente revisione di medio termine della politica agricola comunitaria. Parliamo quindi di un’azienda che contribuisce a proteggere l’ambiente ed il territorio, a valorizzare le produzioni tipiche e di qualità, ad elevare il potenziale turistico di una determinata area, ad accrescere lo sviluppo rurale. È l’azienda agricola multifunzionale, quella che esercita l’agriturismo e vende direttamente i propri prodotti, ma non solo. È anche fattoria didattica, cura e mantiene il verde pubblico, riqualifica l’ambiente, gestisce le aree venatorie e la forestazione.

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Per semplificare il concetto possiamo suddividere le attività multifunzionali dell’azienda agricola in 4 settori: Il settore verde che include la gestione e la manutenzione del territorio dal punto di vista ambientale, paesaggistico e naturalistico, la conservazione della biodiversità, la gestione sostenibile delle risorse. Il settore blu che prevede la gestione delle acque superficiale, la tutela della acque di falda, l’utilizzo dell’acqua come fonte di energia. Il settore giallo che racchiude le attività che generano coesione e vitalità nelle comunità rurali, preservandone l’identità culturale e storica e favorendone lo sviluppo socioeconomico. Il settore bianco che garantisce cibo sicuro e di qualità. La multifunzionalità è quindi un sistema agricolo diverso, maggiormente legato al territorio, che utilizza le risorse locali e cerca di costruire nuovi legami fra produttori e consumatori. Il concetto di multifunzionalità è comparso nelle politiche internazionali, nel dibattito in seno al WTO (World Trade

Organization) o (Organizzazione mondiale del commercio) (OMC) e all’Unione Europea in relazione alla rimozione delle barriere protezionistiche e delle politiche di sostegno dei prezzi agricoli, verso la fine del secolo scorso.

La multifunzionalità dell’agricoltura viene definita, dall’Istituto Nazionale Economia Agraria, come la “capacità del settore primario di produrre beni e servizi secondari, di varia natura, congiuntamente e in certa misura inevitabilmente collegata alla produzione di prodotti destinati all’alimentazione umana e animale”. Secondo la definizione della Direzione Generale Agricoltura della Commissione Europea, la multifunzionalità riunisce i “ruoli complementari che l'agricoltura svolge all'interno della società, in aggiunta al suo ruolo di produttore di cibo”, tra cui “la fornitura di beni pubblici, quali la sicurezza alimentare, lo sviluppo sostenibile, la tutela dell'ambiente, la vitalità delle zone rurali e il mantenimento di un equilibrio generale all'interno della società tra i redditi degli agricoltori e i redditi delle persone in altre occupazioni”.

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Imprenditoreagricolo

CommoditiesCommodities Serviziambientali

paesaggistici

Serviziambientali

paesaggistici

Servizieducativie culturali

Servizieducativie culturali

ServizisocialiServizisociali

Servizi riabilitativi/terapeutici

Servizi riabilitativi/terapeutici

Trasformazione agro-alimentareTrasformazione agro-alimentare

CommercializzCommercializz

Artigianatotipico

Artigianatotipico

Turismo, svagointrattenimento

ristorazionesport

Turismo, svagointrattenimento

ristorazionesport

Valorizzazioneprevalente

MERCATOMERCATO STATOSTATO

PART-TIME IN

ALTRI SETTORI

PART-TIME IN

ALTRI SETTORI

Prodotti agric.di qualità

Prodotti agric.di qualità

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Costruire la diversificazione in senso multifunzionale Sviluppare “l’impresa agricola di servizio”

Favorire un mix di prodotti-servizi molto più ricco (di servizi)

Potenziare i servizi venduti sul mercato (es. agriturismo)

Componente servizi “non-market” molto rilevante

Il livello “critico” di azione collettiva

Servizi “non-market” non erogabili su base esclusivamente individuale

Servizi “non-market” non pagabili su base esclusivamente individuale

Favorire l’“Economia dei contratti”

“Contratto” tra soggetti erogatori organizzati e comunità locale e non (istituzioni)

Prestazione ben individuata e misurabile

Coordinamento con beni-servizi market-oriented

SOPRATTUTTO: favorire (culturalmente, politicamente e finanziariamente) i progetti di sviluppo delle imprese agricole

IL BUSINESS PLAN: documento che serve a delineare il quadro di un’azienda nell’arco di un determinato orizzonte temporale, consentendo di fornire una vera e propria “fotografia” dell’azienda nel suo complesso e del suo business.

Serve a verificare la validità di un progetto di impresa e a ridurre il rischio di spiacevoli errori.

Rappresenta il biglietto da visita delle neoimprese per banche e finanziatori, sia pubblici sia privati.

Funzioni interne Funzioni esterne

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Costruire la multifunzionalità: strategie per la diversificazione

TRE MODI DI DIVERSIFICARE:

RIPOSIZIONAMENTO

Integrazione con altri redditi extra-aziendali

Agricoltura

convenzionale

(Core-Business)

Integrazione rurale

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Esempi di Approfondimento (deepening) Produzioni tipiche o di qualità

Nuove forme di certificazione e valorizzazione

Nuovi prodotti (nuove varietà, agricoltura biologica, piccoli frutti, fiori)

Trasformazioni nell’impresa agricola (pane, vino, formaggio, birra)

Organizzazione collettiva dell’offerta (gruppi di offerta, es. Bovinmarche)

Filiere corte tra produzione e consumo Vendita diretta (farm shop, farmers market)

Esempi di Ampliamento (broadening)

Conto-terzismo

Agriturismo (ospitalità, ristorazione, …)

Agri-Cultura (fattorie didattiche, aziende museo)

Benessere (fitness, sport)

Salute (agricoltura sociale, agricultural therapy)

Ambiente Cura e gestione del verde pubblico e privato Gestione della natura e del paesaggio Prevenzione incendi e cura foreste Produzione di energia (eolica, biomassa) Gestione riserve faunistico-venatorie Lavori pubblici (manutenzione OOPP, spalatura neve)

Esempi di Riposizionamento (regrounding) Nuove forme di gestione

Gestione associata Accordi intra o inter-familiari (gestione della

successione) Pluriattività

Nella famiglia Dello stesso imprenditore

Funzioni residenziali e villaggi rurali Restauro e manutenzione vecchie costruzioni Funzioni di cura e manutenzione

Funzioni di integrazione Laboratorio artigianale o artistico Negozio rurale Folklore e fiere rurali

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L’agriturismo è componente fondamentale della visione normativa di multifunzionalità

Esercita tutte le tre funzioni: food, environment, rural (non altrettanto il turismo rurale, il turismo enogastronomico.)

L’agriturismo è componente fondamentale della visione positiva di multifunzionalità

E’ il principale servizio di mercato (non-commodity market output)

E’ la prima (unica?) vera esperienza di multifunzionalità

Soprattutto, l’agriturismo trae vantaggio da una definizione più ampia di impresa agricola (impresa agricola multifunzionale)

Diviene a tutti gli effetti parte dell’attività agricola

Le attività agricole congiunte possono essere molto più numerose e meno vincolanti

Tale aspetto è, esplicitamente, riconosciuto per legge:

La legge 730/1985, e la recente legge 96/2006 che l’ha abrogata, richiama l’impresa agricola da codice civile

Art. 2135 cod.civ: “è imprenditore agricolo colui che esercita una attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamento del bestiame…alla trasformazione dei prodotti agricoli”

Legge di orientamento e modernizzazione del settore agricolo (D.Lgs 228/01)

L’art.1 sostituisce l’art.2135 cod.civ: “..si intendono attività agricole (anche) quelle orientate alla fornitura di beni e servizi mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse normalmente impiegate nell’attività agricola.. ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definito per legge”

Questa legge introduce di fatto nell’ordinamento il concetto di impresa agricola multifunzionale e ridefinisce la 730/85. Ma la nuova legge 96/2006 ribadisce il riferimento all’Art. 2135 c.c.

La forma più diretta, che consente agli imprenditori agricoli di “chiudere” la filiera agro-zootecnica direttamente in azienda, è rappresentata dall’erogazione di servizi turistici: ristorazione, alloggio, ma anche organizzazione di attività culturali, sportive, didattiche e ricreative.

Multifunzionalità e agriturismo

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La possibilità da parte dell’azienda agricola di fornire questi servizi è prevista, come abbiamo visto, da normative sull’agriturismo di carattere sia nazionale (legge quadro statale L. 20 febbraio 2006 n. 96) che regionale (In Emilia-Romagna legge regionale 31 marzo 2009, numero 4).

Gli obiettivi sociali e ambientali che si è prefissa la legislazione agrituristica statale e regionale e la successiva politica di promozione della diffusione delle attività agrituristiche possono essere individuati nei seguenti: • integrazione del reddito agricolo; • valorizzazione e recupero delle tradizioni del mondo rurale; • recupero del patrimonio di edilizia rurale; • freno all’esodo agricolo e allo spopolamento delle aree rurali marginali.

Per esercitare l’attività agrituristica i titolari devono essere in possesso dei requisiti legali che definiscono la figura dell’imprenditore agricolo, dei suoi familiari e relativi dipendenti. L’attuale normativa è basata sul principio della connessione dell’attività turistica rispetto alle tradizionali attività agricole produttive.

La connessione è garantita dalla prevalenza delle giornate lavorative (calcolabili con apposite tabelle) dedicate all’attività agricola principale rispetto a quella agrituristica, dall’utilizzo, anche attraverso ristrutturazione edilizia dei fabbricati già destinati all’attività agricola (non è ammessa l’edificazione di fabbricati nuovi da destinare all’attività agrituristica), dall’impiego nell’attività di ristorazione di una quota significativa di prodotti aziendali. Le attività che possono essere svolte in agriturismo sono molteplici. Tra le principali ricordiamo: somministrazione cibi e bevande; affitto di alloggi indipendenti ricavati nell’ambito dell’azienda agricola o in fabbricati di sua pertinenza; affitto di camere all’interno dell’azienda; agri-campeggio; attività ricreative, culturali, formative; attività naturalistiche; attività formative, didattiche, pedagogiche; attività salutistiche (erboristiche, ginnastica, percorso vita, bagni di fieno); attività sportive (agriturismo ippico, agriturismo pescatorio, agriturismo venatorio, noleggio biciclette, tiro con l’arco,

etc.).

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In Emilia Romagna l’attività agrituristica è regolata dalla legge regionale 31 marzo 2009, numero 4. Gli imprenditori agricoli che intendono svolgere attività agrituristica devono ottenere dalla Provincia l’abilitazione all’esercizio e apposita certificazione relativa al rapporto di connessione con l’attività agricola, nonché l’iscrizione all’elenco provinciale. • L’abilitazione viene rilasciata agli imprenditori agricoli provvisti di attestato di frequenza ai corsi

previsti dall’articolo 9 della legge; • La certificazione del rapporto di connessione rilasciata dalla Provincia, sulla base di una descrizione

dell’azienda agricola comprensiva di un dettagliato elenco delle attività agricole esercitate, definisce le attività agrituristiche che potranno essere svolte nel rispetto del principio di connessione.

Prima di fare domanda per l’apertura di un agriturismo è necessario frequentare un corsi di formazione alla conclusione del quale verrà rilasciato un attestato di frequenza al corso per operatore agrituristico previa verifica dell’apprendimento. Una volta frequentato il corso e ottenuta l’abilitazione all’esercizio dalla Provincia, l’imprenditore dovrà presentare al

Comune nel cui territorio ha sede l’azienda dichiarazione di inizio attività. A tale dichiarazione dovrà allegare i seguenti documenti: 1. descrizione dettagliata, comprensiva di elaborati grafici, dei locali, delle attrezzature e

degli spazi esterni da destinare all’attività; 2. autoclassificazione dell’azienda; 3. dichiarazione concernente l’iscrizione all’elenco provinciale degli operatori agrituristici; 4. dichiarazione relativa ai contenuti del certificato di connessione. Entro il 1° ottobre di ogni anno l’operatore agrituristico deve comunicare al Comune e alla Provincia il calendario di apertura dell’impresa, nonché l’elenco dei prezzi che intende applicare per i servizi agrituristici di somministrazione pasti e bevande e per il pernottamento. Tali prezzi dovranno essere rispettati per tutto l’anno successivo, salvo eventuali variazioni che dovranno essere comunicate al Comune e alla Provincia entro il 31 marzo. Le variazioni potranno essere applicate solo dopo la comunicazione.

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Passando alle peculiarità relative alla regione Emilia Romagna, ecco le più significative: a. Ospitalità: numero massimo di dodici camere (con tre letti in media) e di otto piazzole adeguatamente

attrezzate, elevabili a diciotto camere e quindici piazzole nei parchi nazionali, nelle aree protette e nei siti della Rete “Natura 2000” (come specificato nell’art. 5 della legge).

b. Somministrazione di pasti e bevande: non si possono superare i cinquanta pasti giornalieri su base mensile (il mese viene considerato sempre di 30 giorni), con due pasti aggiuntivi per ogni camera o piazzola presente nell’azienda agrituristica, per incentivare l’offerta di servizi di soggiorno.

La somministrazione di pasti e bevande è disciplinata dall’articolo 6. Viene stabilito che almeno l’80% dei prodotti utilizzati per i pasti provengano dallo stesso agriturismo, da altre aziende agricole del territorio o da prodotti regionali a denominazione certificata (Dop, Igp, Igt, biologico, Doc, Docg, QC). Le preparazioni enogastronomiche sono caratterizzate dall’utilizzo di materie prime aziendali, tipiche e del territorio, nonché da lavorazioni che devono portare ad un prodotto finale espressione delle tradizioni enogastronomiche tipiche locali e della cultura alimentare dell’Emilia-Romagna più classica o aggiornato in relazione alle attuali tendenze culinarie locali. Sono ammesse occasionalmente offerte enogastronomiche non regionali nell’ambito di iniziative culturali, scambio di esperienze con altre realtà, iniziative sociali o di promozione specifica.

c. Accesso a persone disabili: l’accessibilità delle strutture può essere assicurata con opere provvisionali rispondenti alla normativa tecnica in vigore e compatibili con le caratteristiche di ruralità degli edifici. Devono essere garantiti i requisiti di accessibilità ad almeno una camera con relativo bagno e alla sala ristorazione e a un bagno quando è prevista l’attività di somministrazione di pasti e bevande.

d. Norme igienico-sanitarie: in proposito la regione è molto dettagliata, ed elenca le norme da rispettare sia nell’ospitalità sia nella somministrazione all’articolo 13.

e. Ospitalità rurale familiare: l’articolo 16 della legge regionale introduce questa nuova forma di ospitalità che può essere svolta esclusivamente nei territori delle Comunità montane o delle Unioni dei Comuni montani, nelle aree svantaggiate, naturali e protette, nelle zone Sic (siti di interesse comunitario) e in zone di protezione speciale. Le attività di Ospitalità rurale familiare devono fregiarsi di un ulteriore apposito logo predisposto ed approvato dalla Regione.

f. Club d’eccellenza: come da articolo 17 della legge regionale, la Regione riconosce e sostiene Club di aziende d’eccellenza che valorizzano specializzazioni agrituristiche sia in termini di servizi erogati che di prodotti offerti. I Club, costituiti da imprese agrituristiche, per ottenere il riconoscimento regionale devono essere organizzati e coordinati da un organismo di gestione, cui spettano compiti di, progettazione, realizzazione, valorizzazione e promozione del Club. I Club devono inoltre definire i criteri qualitativi, adottare un marchio distintivo e un sistema di controllo interno che selezioni le aziende e ne garantisca nel tempo il mantenimento delle specificità.

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2. AGRI-DIDATTICA Da qualche anno in campagna si può assistere a un fenomeno particolare: alla consueta operosità contadina si aggiungono la vivacità e la curiosità di bambini e ragazzi, intenti ad esplorare un mondo a loro sconosciuto. Secondo un recente censimento, in Italia circa 900 aziende agricole (in crescita) hanno aperto le porte alle scuole e a chiunque si voglia avvicinare al mondo rurale, affiancando agli usuali processi produttivi la funzione di centri culturali e di formazione. Le aziende agricole propongono a insegnanti e studenti itinerari alla scoperta dell’agricoltura e delle tradizioni culturali, storiche, ambientali, gastronomiche, con un approccio originale e concreto all’alimentazione. Nascono così le fattorie didattiche. Le motivazioni che hanno spinto gli agricoltori ad intraprendere questo tipo di iniziative sono sia di carattere economico sia di carattere sociale: da un lato c'è la necessità di promuovere le produzioni aziendali e di trovare forme di reddito supplementari, dall'altro si sente il bisogno di colmare la profonda frattura culturale ed emotiva che si è venuta a creare tra i cittadini e la realtà rurale. Le proposte educative sono molteplici: in azienda i ragazzi entrano in contatto con le diverse filiere produttive, possono vedere gli animali domestici, imparano a riconoscere le piante ed i fiori, comprendono che nel terreno c’è vita, diventano testimoni di tradizioni che stanno ormai scomparendo. La didattica in agricoltura negli altri Paesi europei è variamente diffusa: Si passa dalle 1400 fattorie didattiche in Francia, suddivise in 77 reti locali o nazionali, alle 300 in Spagna. Anche le forme con le quali essa viene proposta sono diverse: si va dalle city farm, riproduzioni di aziende agricole in area urbana dove gli aspetti legati alla fornitura di servizi (organizzazione di corsi, visite, laboratori, etc.) sono molto più importanti rispetto a quelli produttivi, alle fattorie di animazione, a quelle di scoperta, storiche, didattiche. Nel 1990 le varie federazioni e gruppi nazionali si sono riuniti sotto una rete europea, la E.F.C.F. European Federation of City Farm. In Italia l’offerta delle fattorie didattiche tende a strutturarsi per reti locali (“Fattorie Aperte” in Emilia Romagna; Circuito delle fattorie Didattiche della Regione Lombardia) o per progetti nazionali (“Scuola in fattoria”; ”Educazione alla campagna amica”). In Emilia Romagna, nel titolo II della legge regionale 31 marzo 2009, numero 4, l’art. 22 definisce i criteri e i requisiti delle fattorie didattiche. Sono, in sostanza, le imprese agricole, singole o associate, che svolgono, oltre alle tradizionali attività agricole, anche attività educative rivolte ai diversi cicli di istruzione scolastica e alle altre tipologie di utenze finalizzate, in primo luogo, alla conoscenza del territorio rurale, dell’agricoltura e dei suoi prodotti, e in generale del legame esistente tra alimentazione e patrimonio storico-culturale. Analogamente al disposto per gli agriturismi - precisa che l’attività è consentita a chi ha frequentato il corso di formazione per operatore di fattoria didattica , con verifica dell’apprendimento.

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AGRICOLTURA SOCIALE Il termine agricoltura sociale può essere usato per indicare quelle esperienze che fanno uso delle risorse presenti nelle aziende agricole, per facilitare percorsi di inclusione sociale di persone in situazione di disagio. In particolare l’agricoltura sociale è quell’attività che impiega le risorse, materiali e immateriali dell’agricoltura per promuovere o accompagnare azioni terapeutiche, di riabilitazione, di inclusione sociale e lavorativa di persone svantaggiate o a rischio di esclusione sociale e quindi migliorare le condizioni di vita della comunità locale. E’ il progetto che fa di un’azienda agricola un’azienda agricola sociale. Le relazioni col territorio sono essenziali. Prima di tutto è necessario un’idea di cosa si vuole realizzare nell’azienda agricola riguardo un’attività nel campo sociale, confrontarla e proponendola alle locali Organizzazioni Professionali Agricole (Cia, Coldiretti, Confagricoltura). Altri punti di riferimento importanti sono le Aziende Sanitarie Locali, il Dipartimento di Salute Mentale, i Centri per l’Impiego, gli Uffici per le Politiche Sociali dei Comuni, la Provincia, la Regione, le Associazioni di familiari, le Amministrazioni Carcerarie, ecc.