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L’EUROPA NEL ‘500 Carlo V, Francesco I, Filippo II, Elisabetta I Carlo V, nella mano sinistra regge una spada e con la destra poggia lo scettro sul mondo

L’EUROPA NEL ‘500

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L’EUROPA NEL ‘500. Carlo V, Francesco I, Filippo II, Elisabetta I. Carlo V, nella mano sinistra regge una spada e con la destra poggia lo scettro sul mondo. L’impero di Carlo V. - PowerPoint PPT Presentation

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L’EUROPA NEL ‘500Carlo V, Francesco I, Filippo II, Elisabetta ICarlo V, nella mano sinistra regge una spada e con la destra poggia lo scettro sul mondo

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L’impero di Carlo V Mentre la Riforma protestante si diffondeva in

Europa, Carlo D’Asburgo, il futuro Carlo V, grazie a una serie di legami di parentela, vide concentrarsi nelle sole sue mani un immenso potere: dal padre ereditò le Fiandre, dal nonno materno il Regno di Spagna, i domini italiani e le colonie americane, da quello paterno i possedimenti asburgici dell’Austria e la candidatura al Sacro Impero Romano-germanico. Le altre monarchie nazionali fecero di tutto per impedire questa enorme concentrazione di Stati nelle mani di Carlo, che invece fu aiutato dai banchieri tedeschi e nel 1519 fu incoronato sovrano di un impero tanto esteso da fargli dire con fierezza che “non vi tramontava mai il sole”.

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I nemici di Carlo V Per prima cosa, il suo vasto impero era pur sempre

costituito da Nazioni e popoli molto diversi fra loro, per lingua, razza, cultura e soprattutto religione: non dimentichiamo infatti che la riforma protestante stava proprio in quegli anni creando una grave separazione tra protestanti e cattolici; per cui, Carlo V, che era cattolico, combatté tenacemente i protestanti, che egli chiamava “infedeli”.

C’era poi la Francia, che, come abbiamo visto dalla cartina, era circondata dai possedimenti di Carlo e si sentiva costantemente minacciata.

C’erano inoltre i Turchi, che dalla penisola balcanica e dall’Africa del Nord tentavano continuamente di invadere l’Europa.

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La lotta contro i TurchiLa ripresa della loro espansione avvenne

ad opera del sultano Solimano il Magnifico, che nel 1529 arrivò persino ad assediare Vienna. A questa provocazione Carlo V rispose con una spedizione in Nordafrica contro i Turchi, nel 1535, nei pressi di Tunisi. L’imperatore vinse la battaglia, ma fu una vittoria inutile, perché il re di Francia, Francesco I, si alleò con Solimano e la minaccia turca riprese con più forza.

Il sultano Solimano

Il re di Francia Francesco I

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La contesa per l’Italia La guerra tra Carlo V e Francesco I per la conquista dell’Italia durò dal

1521 al 1544 e gli Stati Italiani cercarono di salvarsi alleandosi o scontrandosi tra loro, secondo la convenienza.

1525 – battaglia di Pavia: Francesco I fu sconfitto e fatto prigioniero, firmò la resa, ma una volta libero ritornò alla carica contro Carlo.

1527 – il sacco di Roma: dopo i fatti di Pavia, si era formata una lega degli Stati italiani contro Carlo, capeggiata da papa Clemente VII, della famiglia Medici. Carlo V organizzò allora una spedizione punitiva contro il papa e il 6 maggio del 1527 diciottomila soldati tedeschi mercenari, i lanzichenecchi, saccheggiarono Roma e il Vaticano, sotto gli occhi atterriti del pontefice, che si salvò rifugiandosi in Castel Sant’Angelo.

1529 – pace di Cambrai: segnò una nuova sconfitta di Francesco I e la pace di Carlo con Clemente VII, il quale ottenne l’aiuto dell’imperatore per ristabilire i Medici alla guida di Firenze.

1544 – pace di Crépy: mise fine ai ripetuti tentativi di Francesco I di strappare l’Italia a Carlo. Il re francese si era alleato con i Turchi, con Enrico VIII d’Inghilterra, con i principi tedeschi luterani. Carlo invece si era alleato con papa Paolo III, con Genova, con la Repubblica di Venezia. I Francesi riuscirono solo a tenersi la Savoia e tre anni più tardi Francesco I morì.

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L’impero si divideNel 1555, dopo aver firmato un

trattato di pace con i protestanti, ad Augusta, Carlo V divise il vasto impero tra il figlio Filippo II e il fratello Ferdinando I. La guerra tra Francia e Spagna per il possesso dell’Italia continuò anche dopo l’abdicazione di Carlo e si concluse nel 1559, con la pace di Cateau-Cambrésis.

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La Spagna severa di Filippo II

Dall’immenso palazzo dell’Escorial a Madrid, Filippo II governò per decenni con una politica molto dura:

Egli fu intollerante nei confronti dei non cattolici; Soffocò ogni tentativo di autonomia da parte degli

Stati finiti sotto il suo dominio; Non si interessò della crescita economica, pur

sempre necessaria per creare benessere nelle società del suo impero;

Impose tasse sempre più forti per far fronte alle enormi spese dell’apparato statale e delle guerre; ma, dal momento che questo spesso non bastava, Filippo costrinse lo Stato spagnolo a indebitarsi in maniera drammatica con le banche di mezza Europa. E questo diede inizio all’inevitabile declino

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Anche l’Italia fu vittima degli sperperi spagnoli

Anche agli Stati italiani dominati dagli Spagnoli furono chiesti denaro e uomini da mandare in guerra. L’Italia meridionale fu ridotta quasi alla fame e il malcontento fu tale che i nobili cominciarono a usare contro i più deboli i metodi violenti e corrotti dei dominatori. E dall’enorme massa di povera gente cominciò a emergere il fenomeno del brigantaggio.

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Filippo ferma la minaccia turca

Fatta la pace con la Francia, nel 1559, la Spagna di Filippo II riprese la guerra nel Mediterraneo contro l’impero ottomano. Infatti, i pirati turchi sul mare assalivano le navi europee e spagnole che portavano il grano dalla Sicilia in Spagna. Finché, nel 1571, tutti gli Stati Italiani, sia quelli dominati dalla Spagna sia quelli indipendenti, si unirono militarmente sotto la guida di Giovanni d’Austria, fratellastro di Filippo II, e con un’imponente flotta navale affrontarono i Turchi a largo di Lepanto, il 7 ottobre, e fermarono per sempre la loro avanzata verso l’Europa

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E in Francia? All’indomani della pace di Cateau-Cambrésis, scoppiano gli scontri

tra cattolici e calvinisti, i quali in Francia erano detti ugonotti. Essi costituivano una minoranza, ma erano battaglieri ed erano presenti in ogni ceto sociale, dal più umile a quello più aristocratico. C’erano ugonotti persino tra le famiglie nobili, come quella dei Borbone. Tra i più tremendi episodi vi è certamente quello passato alla storia col nome di strage di San Bartolomeo, avvenuta appunto nella notte tra il 23 e il 24 agosto del 1572, quando alcune bande di cattolici massacrarono 2300 ugonotti arrivati a Parigi per festeggiare le nozze del loro capo Enrico di Borbone con una principessa cattolica. Altri 12000 ugonotti furono uccisi nei giorni successivi in tutta la Francia.

Queste guerre di religione durarono fino al 1598, quando l’ugonotto Enrico di Borbone si convertì al cattolicesimo per poter salire sul trono di Francia; divenne re col nome di Enrico IV ed emanò proprio in quell’anno l’Editto di Nantes, che concedeva ai protestanti la libertà di culto e gli stessi diritti civili e politici dei cattolici. Così la Francia poté finalmente pensare al suo sviluppo economico e all’espansione coloniale.

“Parigi val bene una messa” – questa la frase che Enrico IV avrebbe pronunciato nell’atto solenne della sua conversione al cattolicesimo

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E in Inghilterra? Nel 1547 muore Enrico VIII e inizia una serie di lotte religiose tra anglicani, cattolici e

protestanti. Molto violento fu il regno di Maria Tudor (1553-58), che impose il cattolicesimo e fu detta Maria la Sanguinaria (Bloody Mary).

Alla sua morte salì al trono la sorellastra Elisabetta I, figlia di Anna Bolena, colei che aveva causato lo scisma tra Chiesa anglicana e romana. La sua salita al trono fu da molti considerata illegittima, ma il regno di Elisabetta durò 45 anni. Elisabetta riaffermò la religione anglicana, sviluppò l’economia coloniale, promosse nel suo Paese la cultura rinascimentale italiana, di cui il teatro di William Shakespeare è in Inghilterra il più alto esempio.

Elisabetta fu però spietata con i nemici, in special modo con la cugina Maria Stuart, la regina cattolica di Scozia, che aveva cercato di far uccidere Elisabetta, perché ella si riteneva erede legittima del trono inglese. Quando però la Scozia si convertì al calvinismo, Maria fuggì a Londra ed Elisabetta la fece imprigionare e dopo 19 anni giustiziare.

Filippo II di Spagna, già adirato con Elisabetta che autorizzava pirati e corsari inglesi a rapinare le navi spagnole provenienti cariche di merci dalle Americhe, alla morte di Maria Stuart dichiarò guerra alla regina. Egli era sicuro che l’avrebbe sconfitta con la sua Invincibile Armata, una flotta di 140 galeoni, 2500 cannoni e 30000 uomini. Nel 1588 ci fu lo scontro, ma la tattica inglese ebbe la meglio: la flotta spagnola dovette ritirarsi e tornando in Spagna fu annientata da una tempesta. Tramontava anche la stella di Filippo II.