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L’ESPRIT DES CHOSES Il nuovo arco Centro internazionale di ricerche e studi Martinisti N° 2 2010 A.D. Organo di informazione dell’Associazione Esprit des Choses o.n.l.u.s.

Lesprit Des Choses n 2

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L'sprit Des Chose

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L’ESPRIT DES CHOSESIl nuovo arco

ArcheoparcCentro internazionale di ricerche e studi Martinisti

N° 22010 A.D.

Organo di informazione dell’Associazione Esprit des Choses o.n.l.u.s.

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Chi siamo L’obiettivo

Pubblichiamo uno stralcio del-l’art. 2 dell’atto costitutivo. L’Associazione “L’Esprit des Choses” non ha fini di lucro. Essa si propone di perseguire esclusivamente finalità di solidarietà sociale, nel campo della promozione della cultura: di sviluppo e confronto culturale con la Francia e la Svizzera, relazioni cultu-rali con altri Paesi europei, nonchè di sostenere nei modi e metodi ritenuti più idonei il recupero, la ricerca di testi e/o libri, lo studio, la pubblica-zione, e la loro diffusione, l’edizione di libri con aspetti culturali legati a temi sociali e filosofici, la creazione e divulgazione di una biblioteca di-gitale e tradizionale, l’organizzazione di seminari, stages corsi e convegni, di interventi di riqualificazione su edifici di valenza storica per il loro recupero, e di sostenere progetti di studio nell’ambito scolastico/universitario con l’assegnazione di borse di studio, la realizzazione di eventi di valenza storica, filosofica, geografica, umanistica, artistica e teatrale, curandosi della convivialità tra i soci.

Direttore editoriale: Giancarlo TUMIATI

Direttore responsabile: Ennio Junior PEDRINI

iscr. Ord. Naz. Gior. n° 40997Comitato di redazione:Remi Boyer, Serge Niamke

Serge Caillet, Giuseppe GalloSegreteria: Luisa Farinelli

Stampato e distribuito con mezzi propriAutorizzazione del Tribunale di Torino

rilasciata il 16 aprile 1958

L’ESPRIT DES CHOSESll nuovo arco

INDICE

EditorialeSpirito di ecumenismo

Omaggio a Robert Amadoudi Serge Caillet

IeschouahGrande Architetto dell’Universo

Etica e iniziazione

Saggio di tipologia delle Società segrete

Cabala 144 domandedi Ibny Joshai

“Voile d’Elias Artista”oeuvre de Rémi Boyer

Il direttore risponde

Chiunque desidera contattarci o inviarci richieste di approfondi-mento può farlo inviando mail a:

[email protected]

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Spirito di ecumenismo di Giancarlo Tumiati

Cari amici lettori,eccoci al secondo numero della nostra rivista.

La calda accoglienza riservataci al di là degli errori di battitura di cui eravamo già noi a conoscenza, ci spinge a migliorare la forma e soprattutto i contenuti, al di là delle cassandre che ci volevano già defunti prima ancora di nascere ed al di là degli osteggi di cui siamo obiettivo da chi pensavamo ci fosse più vicino..

Proseguiamo il nostro impegno anche in onore di chi tanto ha dato nel corso della sua vita a cui noi dovremmo essere eternamente grati e che morì quasi dimentico nella piccola stanza di Parigi a cui dedichiamo un articolo a firma Serge Caillet.

Proseguiamo il nostro lavoro anche in onore di chi nel silenzio del proprio studio, senza ricevere alcun chè scrive, traduce e ci fornisce gratuitamente il materiale per la realizzazione concreta della rivista senza troppe chiacchiere e smancerie.

Continueremo anche nella pubblicazione del corso di Cabala brasiliana tradotto dal carissimo “Pino” (Giuseppe Gallo)

Sicuramente voi tutti vi sarete chiesto negli anni se esiste una etica della iniziazione, a questo quesito cerca di dare una risposta il nostro direttore responsabile in un ottimo articolo dal titolo:Etica ed iniziazione.

Abbiamo poi un ottimo saggio di Remì Boyer tradotto da “Alexander”sulla tipologia delle società segrete.

Amici tutti buone letture

Per motivi di spazio il previsto articolo sulla biodinamica sarà pubblicato nel prossimo numero, come la prima delle interviste impossibili a cura di Tritemio 2, ci scusiamo con gli autori

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Il mio fratello, il mio amico, il mio vecchio maestro si è addormentato, martedì 14 marzo 2006, nella Pace del Signore che aveva tanto cercato e tan-to amato per tutta la sua vita terrena, iniziata 82 anni orsono. « L’uomo può sostenere l’uomo ; ma non v’è che Dio che lo libera » dice il Filosofo incog-nito, che Robert Amadou, suo vecchio amico, ha raggiunto nella luce senza declino. Eccolo dunque liberato ed eccoci quindi orfani.Sarebbe troppo poco, certamente,

Omaggio a Robert Amadoun di Serge Caillet

Robert Amadou

dire che l’occultismo, il martinismo, la gnosi, la teosofia, in una parola la Tra-dizione dell’Occidente-Oriente devono molto a Robert Amadou. In verità, « gli siamo tutti debitori. Vergogna a chi ne vien meno ! ». Così si apriva, al riguardo di Papus, la prefazione di Robert al libro che il Dr. Philippe Encausse ha un tempo dedicato a suo padre, Papus, il « Balzac dell’occultismo ». Questo detto, lo adotto a mia volta, trattandosi di Robert e della sua opera immensa, frutto di oltre sessant’anni di strenuo lavoro, da cui il presente omaggio, per quanto modesto ed imperfetto, si sforzerà anzitutto di darne alcuni tratti principali.L’immenso compito, il primo servizio di Robert Amadou – e di alcuni molto rari compagni di viaggio – sarà stato, alla fine della guerra, di restituire l’occulto alla cultura. Le resistenze – ricordava nel 1987 – furono molto vivaci, a cominciare dai docenti dell’immutabile Sorbona dove trattò peraltro della Contemplazi-one secondo Aristotele. In questa accademia ripetitiva ed ostile, due eccezioni, diceva : Marcel Jousse, all’École pratique des hautes études, e Paul Valéry, al Collège de France. Paul Valéry… mi torna in mente un ricordo : ci troviamo, Robert, Catherine e pochi intimi, nel settembre del 1987, da qualche parte in riva al Mediterraneo, di cui Robert diceva essere il solo mare. In lontananza tra le brume alabastro si distinguono dei flutti. Robert, occhi fissi all’orizzonte, cita dei versi di Paul Valéry…Fu grazie a Paul le Cour che Robert Amadou entrò in campo. L’uomo di Atlantis, nel quale vedeva un che di profetico, gli fece conoscere quel « grande miscon-osciuto, l’abate Paul Lacuria, il « Pitagora francese », che fu sotto questo titolo l’oggetto della sua prima conferenza, il 7 marzo del 1943. Il conferenziere in erba non aveva che diciannove anni, ma Lacuria non l’ha mai lasciato, del quale ha pubblicato molti anni anni dopo la « Difesa delle Armonie dell’essere », che compone, con altri libretti inediti, Lacuria, sage de Dieu (Awac, 1981). Lo stesso anno, Robert darà all’insegna di Atlantis (1981) un copioso dossier su « L’abbé

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Lacuria et les harmonies de l’être ». (L’abate Lacuria e le armonie dell’essere).Nel 1950, Robert Amadou presenta l’Occultisme, esquisse d’un monde vivant (Julliard, 1950 ; nouv. éd., Chanteloup, 1987), che segna un tentativo ed è un col-po da maestro. Accolto dalla critica, l’opera diventerà classica, mentre l’autore pubblicava nello stesso anno, in collaborazione con Robert Kanters, una prezio-sissima Anthologie littéraire de l’occultisme (Julliard, 1950 ; nouv. éd., 1975). Il movimento era lanciato : i libri si susseguirono con regolarità, su tutti i fronti. Cito a titolo informativo : Eloge de la lâcheté (Julliard, 1951) ; Albert Schweitzer, éléments de biographie et de bibliographie (L’Arche, 1952) ; Recherches sur la doctrine des théosophes (Le Cercle du Livre, 1952) ; La poudre de sympathie (Gérard Nizet, 1953) ; La science et le paranormal (I.M.I, 1955) ; Les grands médiums (Denoël, 1957) ; La télépathie (Grasset, 1958)… Dal tutto traiamo almeno, nel 1954, il suo saggio storico e critico su La Parapsychologie, diventato anch’esso un classico, che segnava allora il rinnovamento della vecchia metap-sichica.Nel 1955, Robert lancia la rivista La Tour Saint-Jacques, che diventa ben presto un punto di riferimento. Essa ha come motto : « nulla di ciò che è strano ci è estraneo », e raggruppa le migliori penne del momento : René Alleau, Robert Ambelain, André Barbault, Armand Beyer, Eugène Canseliet, Marie-Madeleine Davy, Mircea Eliade, Philippe Encausse, Robert Kanters, Serge Hutin, Alice Joly, Louis Massignon, Pierre Mariel, René Nelli, Jean Richer, François Secret, Pierre Victor (Pierre Barrucand)… Ne dimentico molti. Ma come potrei dimenticare il caro Jacques Bergier, « cultore dell’insolito e scriba di miracoli » che vi portava la « nouvelle de nulle part et d’ailleurs », e di cui Robert mi aiutava un tempo a perpetuarne la memoria ? La rivista La Tour Saint-Jacques raddoppia allora la sua collezione di opere. Vi si affrontano con rigore, metodo ed amore i grandi antichi e le ricerche contemporanee, ed anche l’illuminismo, e Saint-Martin, e Huysmans, e tanti altri, le scienze tradizionali e la loro storia : magia, astrolo-gia…Se Robert Amadou non ha mai praticato l’alchimia, egli ha studiato Raymond Lulle et l’alchimie (Le Cercle du Livre, 1953), si è interessato a « l’Affaire Fulca-nelli » e si intrattenne notoriamente con Eugène Canseliet dans Le Feu du Soleil (Pauvert, 1978).Per contro, l’astrologia fu per lui una compagna costante. Nato a Bois-Co-lombes, il 16 febbraio del 1924, alle 2 del mattino, sotto il segno dell’Acquario e l’ascendente Sagittario, Robert aveva scoperto l’astrologia a 14 anni, con il libretto di René Trintzius, Je lis dans les astres ; iniziò a praticarla con le ef-femeridi di Choisnard, offerte da sua zia, e non ha mai cessato, per circa 70 anni, per tutti i fini utili, ivi compresi, diceva, i più quotidiani ed i più alti, poiché l’astrologia riguarda tutto e tutto viene interessato dall’astrologia. L’autentica astrologia rivela Sophia e si offre come un mezzo per conoscere Dio ; essa è, per vocazione, saggezza, e Robert era un amico di Dio e della sua Saggezza. In teo-ria e in pratica, ha seguito nella maniera più giusta la tradizione, in particolare Plotino, Tolomeo e Paracelso, senza trascurare i moderni, da Robert Ambelain ad Armand e André Barbault, pur disprezzando la presunzione di un’astrologia scientifica. Numerose sono state le sue pubblicazioni al riguardo, dal numero

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speciale de La Tour Saint-Jacques, nel 1956, fino al magistrale Question De sulle astrologie, nel 1985. Ha anche aggiornato Les Monomères. Symbolisme tradi-tionnel des degrés du zodiaque (Cariscript, 1985), ha studiato La précession des équinoxes. Schéma d’un thème astrosophique (Albatros, 1979) in rapporto con l’Ere du Verseau cara a Paul le Cour. Presso gli antichi, si è interessato a L’astrologie de Nostradamus, che ha contribuito a chiarire, ad esempio durante un colloquio, a Salon de Provence, nel 1985, e attraverso un dossier di quasi 500 pagine (diffusion ARCC, 1987/1992) – chi lo conosce? – o ancora a fianco degli Amis de Michel Nostradamus fondés par Michel Chomarat, nel 1983.Al di fuori dell’astrologia, entrando nel cuore della Tradizione occidentale, quan-ti altri antichi ha contribuito a rimettere e persino a mettere in luce ? Ha studiato Franz Anton Mesmer ed il suo magnetismo animale (Payot, 1971). Di Balsamo-Cagliostro, ha presentato al congresso internazionale di San Leo, nel giugno del 1991, Il rituale della massoneria egiziana (SEPP, 1996). Intendo quel Giuseppe Balsamo del XVIII° secolo, poiché ve n’è un altro – a meno che…. – chi mani-festa le stesse pretese e si comportò nello stesso modo, di cui Robert Amadou ha ritrovato la traccia, a Tolosa, nel…1644.Di Fabre d’Olivet ha pubblicato parzialmente, dopo averlo ritrovato nel 1978, il manoscritto inedito de La Théodoxie universelle che prolunga La Langue hé-braïque restituée dello stesso autore. Questo maestro di esoterismo, che Rob-ert venerava dall’adolescenza, trova il risultato della sua opera maggiore negli scritti di Saint-Yves d’Alveydre, da cui ha tratto dalla biblioteca della Sorbona il fondo che Philippe Encausse vi aveva depositato. Il pensiero di Saint-Yves trova la sua perfezione nell’opera del Dr. Auguste-Edouard Chauvet, che non aveva mai cessato di istruirlo perché era stato il suo maestro e non ha mai ces-sato di esserlo. A Chauvet ed al suo Esotérisme de la Genèse, Robert Amadou ha dedicato dei seminari, in particolare a Ergonia, nel 1981, dopo una serata di stu-dio e di omaggio, al centro l’Uomo della conoscenza, nel 1978, dove paragonò Chauvet al suo figlio spirituale, l’abate Eugène Bertaud, detto Jean Saïridès, di cui Robert fu amico. Su Chauvet, la sua vita, la sua opera, aveva deciso di com-porre un’opera conseguente che non è mai uscita. Ma ne trasse la materia per un opuscolo dalla lingua ebraica restituita all’Esoterismo della Genesi (Cariscript, 1987). Nell’ambiente di Chauvet si era costituita anche una società cristiana d’iniziazione : l’Ordine del Santo Graal che aveva fondato un altro Chauvet, chiamato James, ed il Dr. Octave Béliard (1876-1951), e Robert ha pubblicato La Queste du Saint Graal (Cariscript, 1987). In quanto alle società segrete, che sono state oggetto dei suoi incontri con Pierre Barrucand (Pierre Horay, 1978), Robert ne conosceva i meriti come i limiti e le bizzarrie. Ma amava designare i più degni col nome del buon pastore Pierre de Joux – del quale ha tratto dall’oblio Ce que c’est que la franche maçonnerie (Cariscript, 1988) – le definiva come « società succursali » della Chiesa interiore, a cominciare dall’Ordine martinista e dalla massoneria.Alla massoneria, Robert Amadou ha dedicato un dottorato in etnologia, nel 1984 : “Recherches sur l’histoire et réflexions sur la doctrine d’une société initiatique en Occident moderne”. Tra numerosi altri studi, notiamo la sua Tradition ma-çonnique (Cariscript, 1986), la sua collaborazione al Dictionnaire [universel]

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de la franc-maçonnerie di Daniel Ligou (1974 ; nouv. éd. à paraître en 2006), e, più recentemente, il suo contributo a l’Encyclopédie de la franc-maçonnerie di Eric Saunier (Librairie générale française, 2000). Senza omettere la sua par-tecipazione a numerose riviste istruttive, cominciando con Le Symbolisme per finire alla nostra cara Renaissance traditionnelle, di « René Désaguliers, Mas-sone dell’universalità », di Roger Dachez e di Pierre Mollier, amici fraterni, per la quale preparava ancora tanti articoli attesi e persino un numero speciale su Saint-Martin.Ma è al regime scozzese rettificato, anzitutto, che andavano gli slanci del cuore di Robert Amadou che ne ha notoriamente ripubblicato gli Archivi segreti di Steel e Maret (Slatkine, 1985) e messo in luce gli arcani del santo ordine. Di Jean-Baptiste Willermoz, fondatore e patriarca di questo regime senza eguali, ha inventariato i fondi L.A., pubblicato numerosi testi d’istruzione e redatto il più avvincente ritratto : « uomo onesto, perfetto massone, eccellente martinista».Ho citato alla rinfusa o quasi i grandi antichi di cui Robert venerava la memo-ria, e di cui ha difeso la causa dell’Illuminismo e contro-illuminismo nel XVIII° secolo (Carsicript, 1989). Almeno due nomi mancano a questo elenco. E che nomi ! Chi, non li conosce ? Louis-Claude de Saint-Martin, il Filosofo incog-nito, che ha segnato per sempre la vita, l’opera, il pensiero ed il cuore di Robert Amadou, dal giorno in cui scoprì nella libreria Chacomac, nel 1941 o 1942, il numero di Atlantis che gli era stato dedicato. Louis-Claude de Saint-Martin ed il martinismo (Le Griffon d’Or, 1946) inaugurò l’interminabile elenco delle pub-blicazioni dotte ed amorose – perché la conoscenza e l’amore sono i due pilastri della gnosi – che ha dedicato, per 60 anni, al suo vecchio amico, il teosofo di Amboise, nell’amicizia di Dio.Al suo libretto del 1946 che non ha mai ripubblicato, altri tre libretti si sono sosti-tuiti, che sono complementari : Calendrier de la vie et des écrits de Louis-Claude de Saint-Martin (Renaissance traditionnelle, 1978), “Martinisme” (1979, 1993) e

“Sédir, levez-vous”. La théosophie de Louis-Claude de Saint-Martin (Cariscript, 1991). Occorre aggiungere « Louis-Claude de Saint-Martin, le théosophe mé-connu », sempre ivi pubblicato dal 1975 al 1981.« Munito di un istinto divinatorio eccezionale e del genio della scoperta », come ha molto bene scritto Eugène Susini, Robert Amadou è partito molto giovane a caccia degli inediti del Filosofo incognito. E ne ha trovati molti ! Ai cinque testi inediti che inaugurano, nel 1959, il suo percorso di inventore senza eguali, seguono il Portrait historique et philosophique (Julliard, 1961), la Conférence avec M. le chev. De Boufflers (1961), le Pensées mythologique (1961), il Cahier des langues (1961), i Fragments de Grenoble (1962), le Pensées sur l’Écriture sainte (1963-1965), le Étincelles politiques (1965-1966), il Cahier de métaphy-sique (1966-1968), il Carnet d’un jeune élu cohen / Le livre rouge (1968-1984), le Lettres aux Du Bourg (1977), Les nombres (1983), Mon livre vert (1991), il Traité des Formes (2001-2002), le Pensées sur les sciences naturelles… nel 1978, l’inventario del fondo Z gli aveva offerto la perla tanto ricercata : le carte personali di Saint-Martin tra le più preziose, passate dopo la morte del Filosofo incognito tra le mani di Joseph Gilbert. Nulla di strano in fondo !Parallelamente, Robert Amadou traeva uno ad uno dall’oblio quanto già stam-

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pato di Saint-Martin : Le Crocodile (Triades, 1962 ; 2a ed., 1979), l’Homme de désir (U.G.E., Bibliothèque 10/18, 1973), le Dix prières (L’Initiation, 1968, poi Cariscript, 1987), e ripubblicava le “œuvres majeures”, sotto il marchio del prestigioso editore tedesco Georg Olms, con delle introduzioni che sono puri capolavori. Nel 1986, nel corso di un colloquio che segnò a Tours la Présence de Louis-Claude de Saint-Martin (Société ligérienne de philosophie, 1986) Robert Amadou difese “Saint-Martin, fou à délier”. Louis-Claude de Saint-Martin ed il martinismo sono stati oggetto del suo dottorato di Stato in lettere e scienze umane, sostenuto a Parigi X, nel 1972, con la menzione “très honorable”. Dis-cussione (della tesi) che Combat qualificò a giusto titolo « gnostica » ! Per carità, Robert Amadou aveva anche riunito e destinato agli uomini del tor-rente preziosissime Maximes et pensées de Saint-Martin (André Silvaire, 1963 ; ed. augm, 1978). Ma quali servizi non sono in grado di rendere gli uomini di de-siderio ? Eugène Susini diceva di Robert Amadou che sapeva tutto del Filosofo incognito. Aveva ragione.Per la fortuna di tutti i martinisti, l’Initiation di Philippe Encausse dedicò la mag-gior parte dei suoi articoli a Saint-Martin. Altri sono da riscoprire nelle riviste che ha fondate : La Tour Saint-Jacques, Les Cahiers de l’homme-esprit, le Bul-letin martiniste. Quest’ultimo, Robert Amadou lo portò ad Antoine Abi Acar, direttore delle amate Editions Cariscript, rue Sainte-Croix de la Bretonnerie, dove mi riportano oggi tanti ricordi, si discuteva di teologia e di esoterismo, di astrologia e di teurgia attorno al caffé preparato da Antoine. Quanti progetti vi sono maturati ! Nel novero di questi, il Bulletin martiniste doveva reincarnarsi in Gnostica, che non è mai nata. Ma nel 1991, dall’entusiasmo di alcuni ap-prendisti gnostici, nasceva L’Esprit des choses, organo del Centre international d’études et de recherches martinistes (CIREM), diretto da Rémi Boyer, sotto la presidenza di Robert - che vi donò numerosi inediti di Saint-Martin – poi in au-tonomia. Robert mi impegnava anche a scrivere un corso di martinismo diffuso nel quadro dell’Istituo Eléazar, di cui aveva accettato sin dal 1990 la presidenza d’onore, e dove non ha cessato di assistermi, in perfetta comunione spirituale.Ma è impossibile capire Saint-Martin senza aver avvicinato l’opera del suo primo maestro, Martines de Pasqually, il teurgo incognito, di cui Robert Amadou ha esposto proprio qui, per la prima volta, la dottrina in una « Introduction à Mar-tines de Pasqually », testo senza precedenti e secondo a nessuno. Ne ha anche pubblicato due edizioni diverse del Traité de (ou sur) la réintégration (Robert Dumas,1974; Diffusion rosicrucienne, 1995) e pubblicato e commentati numer-osi documenti, sia massonici che teurgici, dell’Ordine degli eletti coëns. Ultimo capolavoro del periodo, concepito in collaborazione con Catherine Amadou : Les Leçons de Lyon aux élus coëns (Dervy, 1999), riuniscono le lezioni di tre allievi del maestro : Saint-Martin, Du Roy d’Hauterive, Willermoz.Il suo ultimo libro dedicato alla corrispondenza di Saint-Martin con Kirchberger, non vide la luce mentre era ancora in vita, ma Catherine porterà a compimento il progetto. In quanto ai nostri incontri annunciati presso Dervy, di cui avevamo tuttavia abbozzato il piano, non è stato possibile realizzarli. Quante altre opere annunciate ed attese come tesori di scienza e di erudizione, sono rimaste in pro-gramma o in cantiere ? Grazie a Dio, Catherine, che fu costantemente al suo

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fianco, competente, devota, efficace, continuerà non ne dubitiamo, nel compito a cui Robert l’ha preparata.Robert non ha cessato di cercare la verità, ad esempio nella storia e nella Tra-dizione. Leggete o rileggete il suo Occident, Orient. Parcours d’une tradition (Cariscript, 1987). Sin dalle sue prime lettere, nel 1982, mi esortava ad alzar-mi presto e mi dava la chiave : erudizione ! Robert aveva letto tutto, studiato tutto delle nostre cose, e la sua opera testimonia un’erudizione ineguagliata nella seconda metà del XX° secolo di cui fu e rimarrà il più sicuro e forse il più grande storico dell’occultismo, non foss’altro che per la vastità del suo campo d’investigazione.Fra tutte, tre biblioteche erano particolarmente care al suo cuore : anzitutto-Sainte-Geneviève, dove si era tuffato sin dall’adolescenza nell’astrologia e nella cabala – mi ci condusse già all’indomani del nostro primo incontro - ; poi la vecchia B.N., dove per vent’anni ne aveva occupato tutti i giorni (salvo qualche pellegrinaggio fuori Parigi) il posto 191 ; infine la nostra cara BML, di cui inven-tariò i fondi Bricaud e Papus, che utilizzò congiuntamente al fondo Willermoz, come noto.Papus ! Il divulgatore dell’occultismo era caro al cuore del più erudito degli oc-cultisti, e con lui quanti dei suoi compagni della Ierofania, secondo l’espressione classica di Michelet. Di Papus come di Jean Bricaud, ha ordinato gli archivi della nostra cara Bibliothèque municipale de Lyon, da cui trasse tante informazioni e pubblicazioni (che ci rammenta “L’Occulte à la Bibliothèque municipale de Lyon” (éd. augm. in Lyon carrefour européen de la franc-maçonnerie, 2003). Nel cuore di Robert Amadou, è impossibile dissociare Papus da suo figlio, il Dr. Philippe Encausse, di cui ha riabilitato la memoria quando docenti patentati lo hanno ingiuriato (A deux amis de Dieu : Papus & Philippe Encausse. Hommage de réparation, CIREM, 1995). Del legato Philippe Encausse alla BML, Robert mi offrì peraltro, nel 1986, di pubblicare alcuni documenti notevoli. 2. Ecco per l’inventario, (quanto mai sommario lo so bene) di un’opera immensa. A titolo infomativo, dicevo. Ma l’uomo non si confonde con la sua opera. Ricor-do Robert rammentarmi anche la messa in guardia di Freud : colui che diventa biografo, o storico, si costringe alla menzogna, ai segreti, all’ipocrisia, poiché è impossibile avere la verità biografica o storica. Ebbene, Robert detestava la menzogna quanto l’ipocrisia, non si lasciò mai sedurre dal mito moderno della coscienza obiettiva, ma cercò ed amò più di tutto la verità, perché la Verità è un essere, che è la Via come lo è la Vita. Andiamo ora all’essenziale, alla radice delle cose, alla radice di Robert Amadou che emerge meravigliosamente dalla sua opera come dalla sua vita.É all’età di tredici anni che i buoni padri gesuiti presso i quali compì i suoi studi secondari, (rue de Madrid) a Parigi, avevano aiutato la Provvidenza mettendo-lo al servizio del patriarca della Chiesa siriana cattolica, durante la sua venuta a Parigi, in occasione dell’esposizione universale del 1937. Alcuni anni dopo, Robert entrava nella Chiesa siriana cattolica, e svolse il proprio ruolo di cham-mas alla chiesa parigina Saint-Ephrem-des-Syrien. Si legava con Gabriel Khouri-Sarkis, che in seguito lo aiuterà nella fondazione e nella direzione dell’Oriente siriano. Ma il suo cuore e la sua intelligenza lo portavano verso la Chiesa siriana

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ortodossa, erede diretta della comunità giudeo-cristiana primitiva. Il 25 gennaio del 1945, fu ordinato nella successione siriana di saint Pierre, e la sua tesi di dottorato in teologia ha per titolo : « Ricerche sulle Chiese di lingua siriaca e le Chiese derivate ».Parentesi : nel 1944, Henri Meslin gli aveva imposto le mani per la consacrazione di vescovo gnostico, nella discendenza di Jules Doinel, « folle amante di Sophia », di cui ha pubblicato la biografia e ripubblicato e commentato Lucifer démasqué (Slatkine, 1983). Poi, nel 1945, Victor Blanchard lo consacrò vescovo gnostico, nella successione apostolica che questi aveva ricevuta, il 5 maggio del 1918, dal patriarca Jean II Bricaud, il quale l’aveva ricevuta da Mgr Louis François Giraud, successore ell’abbé Julio. Senza aver mai appartenuto formalmente ad alcuna chiesa gnostica, è a questo titolo che Robert accordava peraltro ad Alain Pédron un « incontro con T Jacques », pubblicato ne l’Initiation, nel 1978, sotto il titolo

“ Qu’est-ce que l’Eglise gnostique ? “ (compléments, CIREM, 1996). Robert Amadou non ha peraltro trascurato la cabala ed il sufismo. É stato am-messo in una confraternita sufi e dissertò su Il sufismo stesso (Caractère, 1991). Giudaismo, Cristianesimo e Islam sono i tre pilastri della saggezza abramitica.Sacerdote di Nostro Signore Gesù-Cristo, Robert Amadou officiava, particolar-mente per dei martinisti ; dava i sacramenti, a cominciare dal battesimo (Come potrei dimenticare che Robert volle che il nostro primo incontro avvenisse in oc-casione del battesimo di una giovinetta di cui Philippe Encausse era padrino ?), visitava i malati – sia al loro domicilio che negli ospedali – ed i carcerati ; pregava, celebrava ed esorcizzava. I suoi studi su Satana ed il male sono di grande interes-se. Chi li conosce ? Tale fu anche il senso della nostra riflessione comune sul’Aids di fronte alla Tradizione, tema di un breve incontro che organizzammo a Parigi, nel 1988. Ahimè, un volume progettato – uno in più ! – che non vide la luce.Senza appartenere a tante e pur diffidando delle forme associative, Robert non ha trascurato i benefici delle scuole succursali dove ha adempiuto la sua parte di servizi. La luce massonica gli era stata data, il 6 giugno 1943, nella Parigi oc-cupata, in seno alla loggia clandestina Alexandrie d’Egypte posta sotto la con-duzione di Robert Ambelain, all’ombra del quale si poneva Georges Lagrèze. La sua prefazione alla mia storia della Massoneria egiziana di Memphis-Misraïm ricorda quelle circostanze eroiche.Poi il Grande Architetto dell’Universo lo guidò verso il regime scozzese rettifi-cato, la cui dottrina gli era già così familiare. Maestro scozzese de Saint-André, il 23 marzo del 1966, in seno alla Grande Loggia nazionale francese – Opéra, fu investito cavaliere beneficente della Città santa, il 7 maggio del 1966, con il nome d’ordine Robertus ab Aegypto, e per motto In domum Domini ibimus, « andre-mo alla casa del Signore ». La sua casa, Robert la trovò quaggiù al Grand Prieuré d’Helvétie e nell’obbedienza della Grande Loggia svizzera Alpina che lo accolse nel 1978 la loggia In Labore Virtus, all’oriente di Zurigo. Il 18 maggio del 1969, un ultimo collegio, a Ginevra, lo aveva ammesso al cuore del sacro ordine, prima di affidargli il mandato di pubblicare ne Le symbolisme una messa a punto senza pari, che fece molto rumore « A proposito della grande professione », sotto lo pseudonimo di Maharba, anagramma di Abraham. Poi, a missione compiuta, Maharba entrò nel silenzio. Nel corso delle esequie, tre rose intrecciate, simbolo

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di forza, di saggezza e di bellezza, hanno sancito per sempre l’amicizia dei fratelli svizzeri per Robert e Catherine.Alla massoneria, come non associare qui il martinismo ? Dopo aver scoperto Saint-Martin, Robert aveva ricevuto da Aurifer, suo primo maestro, l’iniziazione martinista, il 6 giugno del 1942, al grado di Associato, poi ai gradi di Iniziato e di Superiore incognito, con le funzioni di Iniziatore, il 1° settembre dello stes-so anno, nella clandestinità iniziatica. Per analogia col suo patronimico e con l’inclinazione del suo carattere, aveva allora scelto per nomen Ignifer, il porta-tore del fuoco. Mai simbolo sarà stato più pertinente, più efficace ! Allo stesso modo, Robert trovò d’acchito il nomen di Catherine, Pacifera, nel 1965. Come potrei dimenticare che Robert mi fece a mia volta beneficiare di questo deposito insigne, nel 1994 ?Nell’Ordine martinista, Robert Amadou assecondò il suo vecchio amico Philippe Encausse che lo aveva risvegliato nel 1952, e di cui il figlio di Papus lo aveva vo-luto come grande oratore. Andava anche instancabilmente a portare la buona parola nei circoli formali o informali dove si coltivava particolarmente l’amicizia fraterna del Filosofo incognito, ossia quella di Martines de Paqually e di Papus. Robert sapeva, come Saint-Martin, distribuirvi l’imbeccata, a costo di essere “re-cuperato” e di servire talvolta da garanzia indebita. Ma nella speranza la sua carità era esemplare, come era esemplare la sua lucidità. Un ricordo lo illustrerà : usciamo da una riunione dove degli uomini di desiderio, per la maggior parte giovani, hanno molto parlato dell’iniziazione, delle scienze occulte. Robert ha talvolta corretto, consigliato un poco, ascoltato molto. Cosa ne pensi ? Gli dissi con aria disillusa, una volta soli, nella strada. Robert alza gli occhi al cielo, scuote la testa e mi risponde, terribile : « Bergson diceva : non si può pen-sare il nulla ! ».In tempi più difficili, con dei martinisti clandestini riuniti da Robert Am-belain di cui era il braccio destro, Robert Amadou ricostituiva nella Parigi dell’Occupazione le operazioni teurgiche di Martines de Pasqually e dei suoi emuli. Il 24 settembre del 1942, la Chose rispose all’appello dell’uomo di desid-erio. Ne susseguì la rinascita nel 1943, dopo che Robert Ambelain fu ordinato réau-croix da Georges Lagrèze, il 3 settembre di quell’anno. A sua volta Ambe-lain gli conferì i primi gradi coëns lo stesso mese e, all’equinozio d’autunno del 1944, lo ordinò réau-croix. Se Robert prese le sue distanze con la teurgia coën, non ha però mai cessato di studiarla e di attestare che essa supera la magia natu-rale e la magia celeste e può aprire una via spirituale a qualcuno, a condizione di non separarla dalla fede e dagli esercizi religiosi prescritti. Ma come il Filosofo incognito, coën di cuore, ed anche di azione, Robert rimase fino alla fine, a ben-eficio di qualcuno. I suoi “carnets d’un élu coën” (2001-2002) lo testimoniano.Allo stesso modo, Robert era stato ammesso da Robert Ambelain nel 1944, nell’Ordine cabalistico della Rose-Croix.A titolo informativo e quasi a margine, la fondazione, l’11 settembre del 1945, con Paul Laugénie e Edouard Gesta, degli Amici di Saint-Martin, caduti in son-no, poi risvegliati nel 1972, sotto la presidenza di Léon Cellier e la presidenza d’onore di Robert Amadou. Ahimè, gli Amici passarono poi dalla parte degli istitutori e Robert incalzato senza tregua, come Saint-Martin, e condannato ad

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un approccio mortificante e mortifero.3. Restituire l’occulto alla cultura fu il primo impegno, la prima consegna di Robert Amadou. Con alcuni della sua tempra, ha combattuto con successo con-tro i recuperi mercantili ed universitari dell’occultismo. Poi ha restituito agli occultisti, a tutte le donne, a tutti gli uomini di desiderio, parecchio del loro patrimonio dimenticato.Nel corso di uno dei nostri ultimi incontri, convinsi Robert che un terzo im-pegno ci era ormai imposto. In quanto dei mascalzoni cercarono di impadronirsi dell’occultismo. Questi non l’avevano risparmiato durante gli ultimi anni della sua vita terrena e non risparmieranno neppure la sua memoria, negli anni a ve-nire. Ma nuove lotte si sono preparate sul campo di battaglia. Contro tanti oc-cultisti della domenica, Robert Amadou viveva l’occultismo – sinonimo per lui di esoterismo – al quotidiano, poiché nel suo quotidiano era al servizio di Dio e delle cose di Dio, il sacro, nostri « oggetti » amava dire, nell’eco di Saint-Mar-tin. Così, Robert non lasciava mai la sua sottana che significava il suo impegno religioso ed iniziatico, libero di scandalizzare i borghesi per i quali non esiste, in materia di abbigliamento come altrove, che un modello, unico e profano. Robert Amadou si rifiutava di barare, detestava l’ipocrisia, non cedeva ad alcun terror-ismo, non sopportava l’ingiustizia e non fece mai la minima concessione che pot-esse, in qualche modo, alienare la sua libertà. Alla ricerca della perfezione, che è, diceva, il solo fine dell’uomo che deve diventare Dio, non sopportava affatto la mediocrità. La sua penna, a titolo privato, ma anche talvolta pubblicamente, quando si trattava di riparare a qualche oltraggio, assumeva talvolta la forma di una spada. Brandiva allora la parola dell’abbé de Rancé, di cui aveva fatto suo il motto : « quelli che vivono nella confusione non possono impedirsi di compiere delle ingiustizie », e le sue parole colpivano sul vivo. Questo gli valse delle amicizie per l’eternità, qualche inimicizia passeggera e parecchie contrarietà.Per Robert e Catherine, la Grecia fu per qualche anno un paradiso. Quando minacciava di trasformarsi in inferno, fece ritorno a Parigi, che fu un purgato-rio. Gli ultimi due anni della sua vita terrena sono stati per Robert, privato dei suoi libri e malato di fibrosi polmonare di origine ignota, una prova perman-ente, tanto morale quanto fisica. Eppure, la fatica sempre più pesante non gli impediva, a prezzo di sforzi quotidiani, di mettersi ogni giorno al suo tavolo di lavoro, salvo che nell’inverno del 2006, e persino di recarsi ancora in biblioteca, particolarmente alla BNF dove si recò ancora soltanto due giorni prima del suo arresto cardiaco, accompagnato e sostenuto da Catherine, che è stata un mod-ello di coraggio e di devozione. Nel 2003, Robert aveva concelebrato una messa per il bi-centenario della morte del Filosofo incognito, nella chiesa Saint-Roch, a Parigi, e quella « sporca malattia », come lui stesso diceva, non gli ha nemmeno impedito di partecipare alla celebrazione di una messa annuale per Saint-Martin, a Honfleur nel 2004, poi a Saint-Roch nel 2005. Nel 1985, un’altra liturgia an-nuale celebrata da Robert in memoria di Philippe Encausse, il 22 luglio, riuniva i parenti di Philippe che Jacqueline ha raggiunto a sua volta, nel febbraio scorso.Il 22 marzo, alle dieci e trenta, a Montfermeil, nella Chiesa Sainte Marie Mère de Dieu, la liturgia dei defunti secondo il rito siriano ortodosso è stata concelebrata,

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in aramaico ed in francese, dal padre Yakup Aydin, della Chiesa siriana, assistito dal padre Antoine Abi Acar, della Chiesa maronita, e dal padre Jean-François Var, della Chiesa cattolica ortodossa di Francia. Quest’ultimo aveva, al mattino, celebrato una breve cerimonia, all’ospedale Cochin, alla presenza di Catherine e di pochi intimi, riuniti attorno al corpo di Robert. Altri amici, a volte venuti da lontano, si sono ritrovati in seguito al Père Lachaise, sotto una pioggia battente, per un ultimo addio. Al braccio di Catherine, Jacqueline Corcellet, l’amica di sempre, ed un’altra Jacqueline, venuta dalla Grecia.Colui che Albert-Marie Schmidt, nel 1950, promuoveva giovane maestro, senza mai ritenersi tale, ma rivendicando lo stato di un vecchio studente, non ha mai cessato, per decenni, di istruirsi ed istruirci. Robert Amadou non me ne vorrà se riprendo a mia volta la formula immortale con la quale Joseph de Maistre quali-ficava Saint-Martin e con la quale mi auguro di onorarlo a mia volta. Robert era il più istruito, il più saggio ed il più elegante dei teosofi moderni.« Chiunque ha trovato la sua fiaccola non ha più nulla da cercare ; ma gli rimane solo da conservarla, cosa che è incomparabilmente più difficile » dice il Filosofo incognito. Servitore del Signore e della sua Chiesa, amico di Saint-Martin e con lui di tutti gli Amici di Dio, combattendo una buona lotta, Robert Amadou fu per me, come per altri, una fiaccola della luce del Signore. Dio volendo, Dio aiutando, cercheremo di conservare quella luce. In quanto a Robert, beneficia ormai di una più grande luce ed in attesa della luce piena, della compagnia di Sophia, Saggezza divina e icona del Cristo. Al loro fianco persegue, io lo credo come lo credeva lui stesso, il suo compito in seno ad Abramo.Addio al teosofo, al rosa-croce dell’ ethnocide ! Addio mio vecchio maestro, fratello mio e mio amico !

Blog de Serge Caillet : [email protected] Caillet bibliografia sommaria: -L’Ordre de la Rose-Croix AMORC. Entretien avec Raymond Bernard sur le rosicrucianisme contemporain, Villeneuve-Saint-Georges, Editions rosicruciennes, 1983. -Sâr Hiéronymus et la FUDOSI. Préface de Robert Amadou, avec le compte rendu inédit de deux con-vents. Paris, Cariscript, 1986; nouv. éd. revue et considérablement augmentée à paraître sous le titre: Les Sârs de la Rose-Croix. -La Franc-maçonnerie égyptienne de Memphis-Misraïm, Préface par Rob-ert Amadou, Paris, Cariscript, 1988; nouv. éd. revue, corrigée et considérablement augmentée, Paris, Dervy, 2003. «Trois siècles de résurgences templières», in Milites Templi. Il patrimonio monumentale e artistico dei Templari in Europa, Perugia, Volumnia, 2008.

Una biblioteca per “l’Esprit...” n Il Centro Internazionale di Ricerche e Studi Martinisti sta predisponendo una biblioteca. Si raccolgono testi, volumi, libri e manoscritti. Chiunque lo desidera può partecipare a questa in-iziativa donando e inviando quanto ritiene utile alla crescita del progetto. Contattare il cel. 393 9988875

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Ieschouah, Grande Architetto dell’Universon di Christian Rebisse

Papus ebbe cura di porre a margine dei documenti dell’Ordine Martinista la for-mula: «Alla Gloria di Ieschouah, Grande Architetto dell’Universo». Ciò facendo, Papus dava all’Ordine Martinista una particolare connotazione. «È allo stesso Saint-Martin che l’Ordine è debitore, non soltanto del sigillo, ma anche del nome mistico del Cristo […], che fregia tutti i documenti ufficiali del Martinismo» dice-va Papus. Eppure Louis-Claude de Saint-Martin non utilizza mai questa espressione nelle sue opere. Partendo da questo fatto, mi è parso interessante tentare di analiz-zare brevemente la formula utilizzata da Papus cercando di considerare i diversi aspetti che essa evoca nella Tradizione, ed in particolare nel Martinismo.La Cabala cristianaSecondo la tradizione ebraica, il nome del Dio Onnipotente si scrive con quattro let-tere o Tetragramma composto dalle lettere Yod Hé Vav Hé (h w h y). Nel XV° secolo è nata in Italia una particolare corrente cabalistica: la «Cabala cristiana». Quei cristiani vedevano nella Cabala uno stru-mento atto a dimostrare la veridicità del cristianesimo. Per loro, se il nome di Dio, prima del cristianesimo, era stato presen-tato come un Tetragramma, è perché Dio non si era ancora totalmente manifestato agli uomini. Essi consideravano che con Gesù-Cristo, Dio si rivelò veramente, e provavano questa dimostrazione appog-giandosi sul nome ebraico di Gesù, Ie-schouah, che scrivevano aggiungendo la lettera Shin al centro del Tetragramma (h w c h y).Nel XV° secolo, Pico de la Mirandola si

fece promotore di questa teoria che fu divulgata dal libro di Johann Reuchlin, «De Verbo Mirifico». Papus, che era ap-passionato di Cabala, introdusse nel Mar-tinismo del XX° secolo l’uso di chiamare il Cristo con il nome di «Ieschouah». Era cosciente delle teorie che il Rinascimento aveva attribuito a questo nome? Questo non è certo in quanto il suo libro, «La Ca-bala, tradizione segreta dell’Occidente», non si occupa di questo aspetto della Ca-bala.Il Grande ArchitettoPhilibert Delorme, parlando di Dio nel suo trattato di architettura, utilizzava nel 1567 la seguente espressione; «questo grande architetto dell’universo, Dio On-nipotente». Pare essere stato il primo ad utilizzare il concetto di Grande Ar-chitetto dell’Universo. Questa idea di un Dio che abbia ordinato l’universo come un architetto deriva probabilmente dai Cabalisti cristiani quale Francesco Giorgi di Venezia (cfr. «De Harmonia Mundi»), per quanto questa nozione non sia as-sente nei Vangeli . Altri dopo Philibert Delorme riprenderanno questa teoria, in particolare Kepler nel suo «Astronomia nova». Nel XVIII° secolo questa espres-sione è adottata dalla Massoneria che ne fa un punto chiave del suo simbolismo. Il Martinismo è nato nell’area massonica del XVIII° secolo; è dunque normale tro-varvi il riferimento al Grande Architetto dell’Universo. Tuttavia questa espressione assume nel Martinismo un particolare sig-nificato che merita di essere evidenziato.Contrariamente a certe tradizioni che assimilano il Grande Architetto

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dell’Universo a Dio, nel Martinismo, ed in particolare presso Martinès de Pasqually ed i suoi discepoli, è al Cristo che questa qualifica fa riferimento. L’espressione «Grande Architetto dell’Universo» non appare nel celebre trattato di Martinès, tuttavia la si trova nei rituali e “catechismi” Cohen. Sottolineiamo che per l’autore del «Trattato sulla reintegrazione degli esseri», il Cristo non è Dio nel senso specifico che gli attribuisce la teologia cristiana. Infatti Martinès de Pasqually aveva un partico-lare concetto della natura del Cristo.L’Angelos-ChristosMartinès qualifica il Cristo come «Spirito doppiamente forte» e lo classifica tra una delle quattro categorie dei primi esseri emanati: « quella degli «spiriti ottonari». Leggendo Martinès ci si può chiedere se il Cristo non costituisca da solo la catego-ria che egli designa con il nome di «spir-iti ottonari». Questa posizione che fa del Cristo una sorta di angelo superiore, non è un’innovazione. Essa trae origine nel cristianesimo primiti-vo. Infatti, se si studia la storia del cristian-esimo, ed in particolare ciò che concerne la cristologia, si constata rapidamente che i primi cristiani non vedevano nel Cristo, Dio stesso che si incarna nel mondo. Per contro, si può constatare che il concetto di un Angelo-Messia, di un «Angelos-Chris-tos», domina il pensiero del cristianesimo fino alla seconda metà del II° secolo. Nella letteratura cristiana dei primi secoli, il Cristo riceve talvolta la qualifica di an-gelo, ed i Padri della Chiesa gli danno il titolo di «Angelo del Gran Consiglio», un concetto preso da Isaia. Occorre sottolin-eare che le divergenze di opinione dei pri-mi cristiani sulla natura del Cristo erano importanti e diedero luogo a numerose controversie. È soltanto nel IV° secolo, con il Concilio di Nicea, che il dogma della divinità del Cristo è stato imposto a tutti i cristiani (Il lettore che desiderasse avere precisi elementi al riguardo potrà consultare un dizionario alle voci: Arian-

esimo, Docetica, Nestorianesimo, Mono-fisismo, Monoteismo,…).I nomi del CristoPer designare il Cristo, Martinès utilizza diversi nomi dove ciascuno evidenzia un aspetto del mistero divino. Egli lo chiama talvolta «Il Messia», un nome che Ron-sard aveva utilizzato qualche secolo prima. A volte, come Bossuet, Pascal o Corbeille, lo chiama «Il Riparatore». Utilizza anche i termini: «La Saggezza» o «La Chose» per designare il Cristo. Queste diverse espres-sioni saranno anche utilizzate dai disce-poli di Martinès, che siano Louis-Claude de Saint-Martin, Jean-Baptiste Willermoz o gli altri.Il nome più enigmatico che Martinès de Pasqually utilizza per designare il Cristo è quello di «Hély», (scritto con una “H” e non Elia con una “E”, come il profeta). Secondo Martinès, questo nome sig-nifica «forza di Dio» e «ricettacolo della Divinità». Ciò che Martinès intende qui sottolineare, è che il Cristo non è unica-mente un personaggio nato circa duemila anni fa, ma che è anzitutto l’«Eletto Uni-versale», ossia un essere che è stato scelto per assolvere diverse missioni. Per lui, questo Eletto Universale si è incarnato in diversi momenti della storia per guidare l’umanità. Questo modo di considerare il Cristo come un profeta, un inviato di Dio, era abituale nel giudeo-cristianesimo. Lo si ritrova ad esempio nelle «Omelie Cle-mentine», che parlano del Cristo, come «Verus Propheta», un inviato venuto più volte da Adamo a Gesù, passando attra-verso Mosé, per guidare l’umanità .Il Messia ricorrenteSecondo Martinès de Pasqually, Hély, os-sia il Cristo, si è manifestato attraverso i profeti, le guide dell’umanità, coloro che vengono chiamati gli Eletti. Tra questi Martinès indica: Abele, Enoch, Noé, Melchisedech, Giuseppe, Mosé, Davide, Salomone, Zorobabele e Gesù-Cristo che sono tutti stati dei canali della mani-

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festazione di Hély. Tuttavia, egli considera che è attraverso Gesù-Cristo che Hély si è manifestato nella sua maggiore gloria .Questo particolare aspetto degli insegna-menti di Martinès de Pasqually è relativa-mente conforme a quello dei giudeo-cris-tiani, i primi cristiani. A quell’epoca, la natura del Cristo non era ancora oggetto di dogma. Alcuni lo consideravano come un angelo, altri un profeta ed altri ancora come il Messia. Di fatto, i primi cristiani erano più preoccupati del messaggio del Cristo che di costruire teorie intellettuali con-cernenti i misteri della natura di Dio. A quell’epoca il Cristo era considerato come un inviato del Padre ma, generalmente, non era assimilato a Dio. Una volta di più, è alle concezioni del cristianesimo primitivo che Martinès si ricollega. L’idea, adottata da Martinès, del Cristo come un inviato venuto più volte e sotto diverse spoglie per guidare l’umanità errante, è particolarmente interessante. Se allargata all’insieme delle religioni, si potrebbe dire che è lo stesso Dio ad essersi manifestato nelle guide che sono all’origine di tutte le religioni, e che così, sotto aspetti appar-entemente differenti, è una stessa luce che brilla.L’organizzatore del CaosSecondo Martinès de Pasqually, il primo intervento del Cristo nella storia risale all’origine stessa del mondo, nel mo-mento in cui la Creazione era ancora allo stato di Caos. Come ci dice il «Trattato», il mondo materiale è stato creato dagli spiriti ternari, operanti per ordine di Dio. Dal loro lavoro sorse un mondo ancora allo stato di Caos. La prima missione del Cristo, di Hély, è consistita nel mettere in ordine questo Caos iniziale. È la discesa del Cristo in questo Caos che ha organiz-zato la Creazione e dato inizio al mondo materiale. In questo senso, si può dire che il Cristo è stato l’Architetto della Creazi-one, il Verbo organizzatore. È in questo modo che Martinès de Pasqually, come

Louis-Claude de Saint-Martin e Jean-Baptiste Willermoz, vedevano la funzione essenziale del Cristo in quanto «Grande Architetto dell’Universo».L’istruttoreNel suo «Trattato» Martinès dice che Ad-amo, dopo la Caduta, prese coscienza del suo errore ed implorò il perdono divino. Davanti alla sua sincerità, Dio inviò Hély per “riconciliarlo”. Tuttavia, essendo Ad-amo ora incarnato nel mondo della ma-teria, doveva ricevere un insegnamento sul modo di condurre d’ora innanzi una vita conforme alla sua missione. La sua posizione nel mondo materiale gli impe-diva di utilizzare le facoltà spirituali di cui un tempo era provvisto. Hély fu dunque incaricato di trasmettere agli uomini un nuovo insegnamento. Seth, il terzo figlio di Adamo fu scelto per ricevere queste conoscenze segrete che, dopo di lui, fu-rono trasmesse di generazione in genera-zione agli uomini di desiderio.L’anno 4000Nel XVII° secolo, l’arcivescovo Usher James (1581-1656), teologo irlandese, compose una cronologia biblica secondo il Nuovo Testamento. Con questo stu-dio, stabilì che al momento della nascita del Cristo, la Terra esisteva da 4000 anni. Questa cronologia era generalmente accet-tata dalle diverse Chiese inglesi del XVIII° secolo. Fu ugualmente adottata dalla Massoneria nelle «Costituzioni di An-derson». Così, per la Massoneria, l’anno 1796 era considerato come l’anno 5796 (1796+4000). Martinès si era allineato a questa opinione ed insegnava che il Cristo era venuto sulla Terra nell’anno quattro-mila. La venuta di Gesù Cristo nel mondo ci porta ora a sottolineare due aspetti del Cristo: anzitutto quello del «Riparatore» e poi quello del «Riconciliatore».Il RiparatoreNumerosi Eletti hanno guidato l’umanità da Adamo fino ai nostri giorni, ciascuno apportando un messaggio ed un inseg-namento specifico per l’avanzamento

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dell’umanità. Tuttavia, secondo la Tra-dizione martinista, l’uomo non può ac-cedere ad un certo stadio di evoluzione spirituale che dopo la venuta del Cristo. In effetti, la missione del Cristo è stata, non di salvare gli uomini, ma di aprire il canale cosmico che consentiva all’umanità di varcare certe sfere spirituali fino ad al-lora inaccessibili. Se il Cristo ha aperto la via, spetta all’uomo di inerpicarsi su quel sentiero. Il Cristo non ha salvato l’umanità facendo il lavoro al suo posto, ma aprendogli una via ed indicandogli come camminare.Per aprire questa via, la missione del Cristo con la sua incarnazione fu quella di un Riparatore. Egli ha infatti realizzato un lavoro di «riparazione», di rimessa in ordine, di purificazione della Creazi-one universale: nel mondo terrestre e nell’immensità celeste. Per quanto con-cerne il piano terrestre, ha rigenerato le tre basi costitutive del mondo materiale: lo zolfo, il sale ed il mercurio lavandoli dalle loro scorie. Nel mondo celeste, ha rigenerato i sette pilastri del Tempio uni-versale. Questi pilastri sono i sette pianeti del mondo celeste attraverso cui fluisco-no nel mondo temporale le virtù divine. Questa rigenerazione delle sette fonti della vita fu resa effettiva nella Pentecoste, cioè sette settimane, ossia quarantanove giorni dopo la Pasqua. Allora, ci dice Saint-Mar-tin, «si aprì una cinquantesima porta dalla quale tutti gli schiavi attendevano la loro liberazione, e che si riaprirà nuovamente alla fine dei tempi .Il RiconciliatoreDopo aver evocato la funzione “ripara-trice” del Cristo, vediamo cosa caratter-izza la sua funzione di «Riconciliatore». La «Riconciliazione» è la tappa prelimi-nare che ciascun uomo deve superare in-dividualmente nella sua evoluzione verso la reintegrazione che sarà la tappa finale dell’evoluzione collettiva dell’umanità. Secondo Saint-Martin, nel processo di rigenerazione, l’uomo vive un’esperienza

interiore importante nella quale incontra il Cristo. Il Cristo è infatti l’intermediario cosmico indispensabile per questo pro-cesso di rigenerazione. Ecco perché la Tradizione martinista parla di lui come del «Riconciliatore».Saint-Martin ha espresso questa idea in modo velato in molte delle sue opere. Ad esempio, in «Degli Errori e della Verità», quando precisa che l’ottava pa-gina del «Libro dell’Uomo», «tratta del numero temporale di colui che è il solo appoggio, la sola forza e la sola speranza dell’uomo».L’imitazione del CristoCon la sua missione, il Cristo non ha sem-plicemente compiuto una purificazione, aperto un sentiero. Egli ha anche indi-cato all’uomo la strada da seguire per ac-cedere alla rigenerazione mistica. Con la sua incarnazione, egli ha voluto dipingere all’uomo la propria situazione, indicargli l’intera storia del suo essere e la strada del ritorno verso il Divino. Per Saint-Martin, il processo della rigenerazione mistica passa attraverso una imitazione interiore della vita del Cristo. Nel suo libro «Le Nouvel Homme», espone le tappe di questo processo dall’Annunciazione fino alla Resurrezione, ossia dalla visita dell’Angelo, l’«amico fe-dele» che ci rivela la prossima nascita di un nuovo uomo in noi, fino alla ricon-quista del nostro corpo glorioso, che seg-na l’inizio della nostra ascensione verso le sfere superiori dove la nostra rigenera-zione deve trovare il suo coronamento.I diversi avvenimenti della vita del Cristo sono degli archetipi che simboleggiano le diverse tappe spirituali che noi possiamo vivere interiormente incorporandoci al corpo mistico del Cristo. Secondo il Filo-sofo Incognito, la realizzazione di questa rigenerazione porterà l’uomo più lontano del Cristo, in quanto è chiamato ad una missione più grande di quella del Cristo.Gesù-CristoCome avete potuto constatare sin

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dall’inizio di questo studio, in nessun mo-mento abbiamo parlato di Gesù, ma del Cristo. Questa deliberata scelta merita un commento. Per i Martinisti, il Cristo è anzitutto un personaggio a-temporale che si è incarnato più volte. Jean-Baptiste Willermoz vedeva in Gesù-Cristo un du-plice essere: un uomo, Gesù, il cui veicolo corporeo aveva accolto il Cristo. Per lui, Gesù-Cristo non è un uomo comune, ma un uomo scelto per recuperare l’umanità dal suo esilio indicandogliene il cammino. Questo “uomo” non è Dio, ma un uomo, un secondo Adamo che è stato particolar-mente legato al Cristo nella sua incarnazi-one. Ecco perché il suo nome è doppio: «Gesù-Cristo». L’uomo, Gesù, fu assistito nella sua specifica missione, la sua incar-nazione, attraverso il Cristo (Hély), che lo ha guidato e che spesso agiva attraverso lui. Gesù aveva fatta sua la volontà di Hély ed i suoi atti erano il riflesso del pensiero divino. Contrariamente all’uomo che è un essere ternario, Gesù-Cristo è un es-sere quaternario. Ai suoi tre componenti umani se ne aggiunge un quarto, la pre-senza divina del Cristo, di Hély. Nella sua missione, il Nuovo Adamo, Gesù-Cristo, è riuscito là dove Adamo aveva fallito. Ha operato con la sua Volontà unendola a quella di Dio con l’intermediazione del Cristo. Da quel momento, il secondo Ad-amo si è totalmente fuso nel Cristo, è un tutt’Uno con lui.Questo aspetto che Jean-Baptiste Will-ermoz ha sviluppato nel suo «Trattato delle due nature» non è formulato diret-tamente da Martinès, ma ci sono buone ragioni per ritenere che Willermoz l’abbia ricevuto dal suo Maestro. Si può osservare che come lui, egli non confonde il Cristo con Gesù. Martinès avrebbe forse svilup-pato questo punto se avesse terminato il suo «Trattato», in quanto questo «mi-drash» giudeo-cristiano doveva andare fino all’Ascensione del Cristo, mentre si ferma a Saul. Per Willermoz, il Cristo non ha sofferto la

Passione, ma è Gesù, l’uomo, che ha sof-ferto in quanto lo Spirito di Hely era in-sensibile al dolore. In quel momento della Passione, l’uomo era solo nella sofferenza, ecco perché, come insegnava Martinès, sulla croce ha detto: «Hély [e non Signo-re] perché mi hai abbandonato». Saint-MartinI diversi punti evocati in questo studio ci mostrano come si può capire il con-cetto di «Ieschouah, Grande Architetto dell’Universo». Non è possibile evocarne in questa sede tutti gli aspetti; ci acconten-teremo pertanto di questi pochi elementi essenziali. Peraltro, tentare di definire il Cristo da un punto di vista ontologico sarebbe impresa temeraria. Al riguardo, Louis-Claude de Saint-Martin era più riservato del suo amico Jean-Baptiste Willermoz. Quando un giorno un disce-polo lo interrogava su questo argomento, rispose: «Contenetevi nell’insegnare la di-vinità di Gesù-Cristo, la sua onnipotenza, ed allontanate per quanto potrete l’idea dei vostri discepoli dalla ricerca della composizione di Gesù-Cristo che è stato uno scoglio per tanti». La riserva di Saint-Martin ci appare la più ragionevole che ci sia su questo punto. Già nel IV° secolo, uno dei Padri della Chiesa, Sant’Ephrem, pretendeva che fosse umanamente impos-sibile ed irragionevole voler definire Dio. Si dedicò d’altronde a sviluppare una teo-logia basata non su dogmi, ma sulla poe-sia. Per noi, Martinisti moderni, così come per Saint-Martin, è forse più importante dedicarci ad incontrare il Cristo, Iesch-ouah, Grande Architetto dell’Universo, nel nostro cuore, piuttosto che cercare di capirlo con la nostra testa!

A cura di Alexander ottobre 2002

N.d.T.: «Trattato delle due nature» di J.B.

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Etica e iniziazionen di Yesod

Esistono diverse interpretazioni del termine “etica”, come l’etica, può essere espressa da innumerevoli punti di vista siano essi: laici, scientifici, economici… l’etica del lavoro, quella religiosa, cristiana, ecc. e per ogni lettura c’è un ulteriore approfondimento. Ad esempio nell’etica cristiana troviamo l’etica cristocentrica, l’etica delle grazie e l’etica della fede. L’etica si fonda sui valori morali e sul concetto di responsabilità che implica una scelta tra il bene e il male. Personalmente tenterò di esaminare l’etica sotto il profilo della riflessione antropologica quindi legata al comportamento dell’uomo riallacciandomi a Socrate il padre fondatore dell’etica e di Platone con i suoi “dialoghi”, dove avviene la ricerca della sapienza la “Sophia”, allargata all’illuminismo di Immanuel Kant, che ra-zionalizza l’agire morale dell’uomo svincolandola dall’aspetto esteriore e rigorosamente legata al dovere e al rispetto della libertà altrui. Senza pretesa di aver inquadrato cos’è l’etica, passiamo ad analizzare il termine iniziazione a cui seguirà il centro del tema e cioè l’etica dell’iniziazione. L’iniziazione storica è un rituale della società pretecnologica di natura sociale o religiosa. Si tratta di un ingresso in società o in una associazione, segreta o meno, che prevede un processo guidato con un piano gerarchico delineato, che avviene solitamente in più passaggi. Si tratta in parole povere di una correlazione tra una simulta-nea morte ed una immediata rinascita. Ritengo che nel martinismo l’iniziazione porti alla autocostruzione dell’individuo, o meglio alla realizzazione di un uomo nuovo affrancato, attraverso l’acquisizione della gnosi. Ciò avviene percorrendo modelli di studio di base, che condurranno attraverso vie individuali alla reintegrazione nelle cause prime, fine ul-timo del martinismo. Le iniziazioni massoniche o della chiesa romana ( e associazioni ad essa legata es. Opus Dei) divergono da quelle martiniste che sono completamente diverse nella forma, nella trasmissione anche fisica, per rituale, luogo, giuramento, così come la struttura ed i passaggi di grado e l’essenza dei riti. Diversi anche i riti massonici e mar-tinista che seppure con diversi punti di legame si differenziano anche profondamente, Mi riferisco ad esempio alla catena di guarigione e alle tecniche di reintegrazione. E’ altresì evidente la differenza tra il sacerdozio e la sua ritualità rispetto al rito cattolico, la chiesa gnostica, o altri riti che comunque hanno la necessità di una iniziazione o meglio di una ordinazione, entrambe su basi etiche, in questo caso religiose-morali. La mia esperienza personale mi ha condotto alla ricerca di una etica o meglio della Sophia nel martinismo, che si ricollega direttamente alla fonte, l’etica di Platone collegata fino a Voltaire alla quale mi lego per affinità con l’unico mio limite di rispettare la libertà altrui. La parola libertà qui va intesa nella sua pienezza e non in senso meramente giuridico (esempio: libertà di amare, di scegliere, di vivere, ecc). E’ quindi a ragione che il martinismo si può ridefinire un ordine illuministico come la massoneria, seppure nei suoi gradi più elevati “superiore” come sostenuto dal Soro. La profonda differenza si evince, e non è di secondaria impor-tanza, nella trasmissione della dottrina, entrambe tendenti versi gli stessi scopi di massima, penso al tema dell’universalità della pace, peraltro condivisa da ogni uomo di buon senso senza alcuna necessità di appartenenza, ma con obiettivi che si intersecano raramente nella crescita interiore personale e collettiva. La reintegrazione dell’uomo di desiderio la sua rigenerazione sono la base del martinismo, la sua essenza, viene poi allargata al

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simbolismo, alla cabala, alle meditazioni dei 28 giorni, solo per citarne alcune. Diventa quindi determinante il ruolo dell’iniziatore quando il neofita si propone e lo stesso iniz-iatore non può negare l’iniziazione ma al massimo ritardarla nel tempo, secondo una sua valutazione. L’iniziatore deve valutare quindi con una serie di ragionamenti: la capacità, la potenzialità, l’umanità, il desiderio di crescita interiore, la percezione dei contenuti in-dividuali inespressi ma a volte latenti, ecc. della persona che andrà ad accogliere. Grande diventa quindi la responsabilità dell’iniziatore nel prosieguo della crescita dell’iniziato, ma rimane fondamentale il ruolo dell’iniziato, ciò è stato altresì magistralmente dettato da Stanislao de Guaita con l’inciso “Tu sei l’iniziato, sei uno che gli altri hanno messo sulla via; sforzati di diventare un adepto”. Eccoci al dunque, senza la pretesa di aver esaurito l’argomento posto in tema “etica e iniziazione”: è evidente che il legame iniziatico assume un vincolo tra l’iniziatore e il suo allievo, dopo la libera scelta determinata dall’adesione. Deve obbligatoriamente esserci etica nell’iniziazione. Guai non esistesse. Assisteremmo ad un livellamento tendente al basso diretto alle necessità quotidiane del mondo pro-fano, che seppure da affrontare con razionalità, non devono essere e non devono divenire l’obiettivo del martinista. Sono altre le consorterie per soddisfare queste esigenze di grup-pi che non conducono a nessuna elezione interiore. Lo stesso modo di porsi dell’iniziatore è determinante per l’iniziato, a prescindere dalla ritualità che è la base di ogni iniziazi-one etica. E’ il rapporto diretto di guida che si instaura con esso, che deve continuare in una forma di accompagnamento, pungolo continuo, sollecitazione e indirizzo, fino a che l’iniziato debitamente preparato spiccherà il suo libero volo. Fino a ora ho esaminato il ruolo dell’iniziatore ma è opportuno valutare anche e soprattutto il ruolo dell’iniziato almeno con un concetto fondamentale. Nel martinismo non può esistere il reclutamento né il proselitismo e la crescita dell’iniziato deve essere continua e armonica, ognuno con i propri tempi. E’ il recipendiario e la sua coscienza che dovrà iniziare l’ascesa personale e la comprensione degli insegnamenti successivi attivandosi nella pratica. L’etica ritorna in campo prepotentemente e la definizione tra il bene e male assume qui una veste del tutto nuova che definirei libero arbitrio. Quindi l’etica si trasforma in equilibrio, o meglio nella difficile arte alchemica di mediare tra il nostro lato “oscuro” che quando diventa mani-festo con l’iniziazione deve essere trasformato in traguardi a tappe successive per giungere all’Essere Rigenerato-Reintegrato.

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La società segreta costituisce un fenomeno universale. Presente sin dall’antichità, si è mani-festata in tutti i campi della vita, sia nella sfera politica, economica, militare, scientifica, reli-giosa, artistica, in particolare letteraria, o nel caso che ci concerne, nella sfera della Tradizione e dell’occultismo . In campo politico ad esempio, molti movimenti politici internazionali sono nati in salette riservate dove alcuni oscuri sconosciuti si riunivano per cambiare il mondo. Nel campo artistico, certi cerchi surrealisti hanno funzionato come società segrete . La società seg-reta si avvale di molteplici forme, più o meno adattate ai tempi o agli spazi che attraversa. Dai bambini ai vecchi, tutti gli elementi delle nostre società hanno fatto e fanno ancora ricorso alla società segreta.La società segreta costituisce il vettore abituale di manifestazione del mondo dell’occultismo, della Tradizione, dell’Iniziazione. Questo mondo s’interpenetra con tutte le forme di espres-sione della natura umana. Il sublime affianca il mediocre, il volgare affianca la bellezza, l’errore, la verità, … la menzogna, la conoscenza,… in un paradosso vivente che permette l’emergere dell’Esseità. Il Divino si eleva nel bel mezzo della melma. Il fascino dell’umano per il segreto, la tendenza naturale all’auto-allucinazione ed al meraviglioso hanno ricoperto la nozione di so-cietà segreta di una vernice di superstizioni e di credenze che rende difficile la sua comprensione. La nostra epoca moderna, con la prolificazione di società segrete a pretesa iniziatica, che non si rivelano poi ad un attento esame né segrete, né iniziatiche, ha generato una confusione senza precedenti sulla scena già oscura dell’occultismo, e attirato l’attenzione, oltre che dei ricercatori tradizionali o universitari , quella del grande pubblico e di giornalisti “sensazionalisti” , come dei servizi governativi della maggior parte degli Stati . Tenteremo qui di dare qualche elemento di discriminazione alle tante persone che si interessano di occultismo, di tradizioni, o più in generale di società segrete, allo scopo di passare dalla confusione al discernimento. La confusio-ne rimarrà malgrado tutto, in generale ed in particolare, in questo campo, in quanto è senz’altro indispensabile per dissimulare le poche società segrete a carattere veramente iniziatiche e de-qualificare la pletora di curiosi o di squilibrati che sono attratti dall’argomento. Citiamo Lanza del Vasto che aveva perfettamente descritto la situazione nella sua prefazione al libro di Louis Cattiaux “Il Messaggio Ritrovato”: “La congiura degli imbecilli, dei ciarlatani, e dei Saggi è perfettamente riuscita. Questa congiura aveva come oggetto quello di nascondere la verità. Gli uni e gli altri hanno servito questa grande causa, ciascuno secondo i suoi mezzi: gli imbecilli per mezzo dell’ignoranza, i ciarlatani attraverso la menzogna, i Saggi tramite il segreto…”.

“La volontà, la finalità di una società segreta iniziatica è di fornire a colui che cerca, non la felicità, ma la liberazione, il risveglio, qualche indizio sufficiente per scoprire le piste autentiche come le vie senza uscita, e trarre profitto dagli errori che non mancherà di commettere, come tutti gli autentici ricercatori hanno fatto prima di lui”.Tentativo di definizione della società segreta Potrebbe non essere possibile dare una definizione precisa e soddisfacente della società segreta. Diremo semplicemente che la società segreta, in campo tradizionale, si caratterizza, non per il segreto, non per la caratteristica chiusa o clandestina, ma per il rito. Intendiamo per rito, l’esistenza di un corpus dottrinale e di una prassi iniziatica. Questo non implica necessariamente pratiche rituali come ne esistono, ad esempio, nelle società massoniche, cavalleresche, rosacrociane… conosciute, ma piuttosto la presenza di una tecnica di risveglio, di liberazione, precisa e verificabile, veicolata in generale da

Saggio di tipologia delle Società segrete

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un corpus dottrinale espresso in un modello del mondo particolare nel mezzo dell’origine della detta società (ermetismo, martinismo, buddismo, shivaismo,…).Una tale definizione, restrittiva e tuttavia conforme alla Tradizione, eliminerebbe la quasi to-talità delle pretese società segrete conosciute, senz’altro troppo conosciute.Esamineremo dunque l’insieme di ciò che è generalmente riconosciuto con l’espressione “soci-età segreta”, e precisamente ogni organismo che si presenta come spirituale, esoterico, occultista, tradizionale, iniziatico, o sotto qualunque altra qualificazione.Iniziazione e società segrete Tutte le società segrete tradizionali si pretendono iniziatiche. Ben poche lo sono, la maggior parte di loro assume altre funzioni diverse da quella iniziatica, fun-zioni che presenteremo in seguito. La nozione generale di iniziazione riveste infatti diversi liv-elli di logica, di cui alcuni non trattano dell’Iniziazione nel suo senso esoterico. In quest’ultimo senso, l’Iniziazione è una questione tecnica. Si tratta di conquistare stati d’essere non-umani, o più che umani , attivando di fatto ed in realtà quei centri, chiamati stelle in certe scuole, ruote in altre, più spesso chakras, prima di procedere ad una serie di separazioni (dal corpo saturniano il corpo lunare, poi il corpo mercuriale, fino al corpo solare secondo l’ermetismo) per la costituzi-one finale del corpo di gloria (o corpo cristico, o corpo arcobaleno, ecc.), attività messa in opera e sfoderata con tecniche precise, spesso pericolose, di alta teurgia, di alchimia interna, tecniche di accesso all’Esseità o all’Assoluto.Anche qui la definizione, per quanto conforme alla Tradizione, è restrittiva. Rigetteremo la troppo comoda credenza secondo la quale “la vita è iniziazione”. Questo è senz’altro vero, per quanto dovrebbe trattarsi di una vita totalmente cosciente ed unificata. Soprattutto, è uno degli argomenti messi avanti da quelli, troppo numerosi, che inventano di sana pianta dei pretesi sistemi iniziatici risalenti all’antichità . In senso più ampio e tuttavia accettabile, l’iniziazione è scienza del cambiamento. Il vero cambiamento, il passaggio cioè da un livello logico ad un livello immediatamente superiore comporta una mutazione, un salto, una discontinuità o trasformazione, di più grande interesse teorico, e della più alta importanza pratica, in quanto permette di lasciare un mondo riconosciuto come ombra, per entrare in un altro, più “reale”, anche se non è la “Realtà”.I livelli logici devono dunque essere riconosciuti e rigorosamente separati se si vuole evitare la confusione e far uso del paradosso per un surplus di comprensione. Eraclito aveva già rile-vato “la strana interdipendenza dei contrari”, che chiamava enantiodromìa. Più una posizione è estrema, più è probabile una enantiodromìa, una conversione nel suo contrario. La storia delle società segrete è ricca di comportamenti enantiodromici. Infatti, in assenza di reale tec-nica d’Iniziazione, l’individuo posto nell’impossibilità di elevarsi al livello logico (o a-logico) superiore, passa all’opposto della sua posizione iniziale. Ne deriva che passare da un sistema al suo opposto non è un cambiamento. Questo illustra, teoricamente, il mito occidentale secondo cui l’iniziato deve portarsi al di là delle due colonne opposte, situate all’entrata del santuario. Da questo deriva che l’iniziato che deve passare da un mondo “A” ad un mondo “B”, immedi-atamente superiore, non saprà trovare cosa genera il passaggio nel mondo “A” stesso, da cui la necessità di un’ingerenza del sistema “B” nel sistema “A”. Non si tratta di un’evoluzione ma di un salto quantistico .Questa nozione di ingerenza si esprime perfettamente nelle strutture piramidali delle società segrete, e nella naturale articolazione che esiste tra i tre grandi tipi funzionali di società segrete.Tipologia funzionale delle società segrete Le società segrete assumono tre funzioni particolari nettamente distinte, ma complementari: exoterica (o exo-esoterica secondo certi autori), meso-terica, esoterica.Società del tipo 1: funzione exo-esoterica. Questa funzione, di fatto exoterica, è anzitutto di natura terapeutica. Consiste nel ristabilire nell’individuo l’allineamento, la congruenza, tra il

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corpo, l’emozione ed il pensiero. Si tratta in pratica di riconciliare l’individuo con se stesso e con il suo ambiente. Questa funzione implica anche una componente culturale non trascura-bile, l’individuo è invitato a studiare, meditare, e se possibile integrare, un modello del mondo, qualificato come spirituale, che gli permetta di trovare una risposta soddisfacente per il mentale, rassicurante per il cuore, ai grandi problemi che la vita non cessa di porgli. Questa funzione, importante per l’individuo che ne beneficia, è anche regolatrice sul piano sociale. Aiutando l’individuo a trovare un equilibrio nel mondo così com’è, le società segrete di questo tipo fa-voriscono la stabilità e la lenta evoluzione dei sistemi politici, economici e sociali dominanti. La massoneria oggi illustra perfettamente quest’ultimo punto.La totalità delle società segrete esteriori, ma si può ancora parlare di società segrete?, assumono questa funzione exo-esoterica.Società del tipo 2: funzione mesoterica. Queste società, meno numerose e più ristrette, costi-tuiscono già delle vere scuole tradizionali. Esse si sforzano infatti di dare ai propri allievi le qualificazioni di base indispensabili per pretendere di abbordare una via reale. Queste qualifica-zioni possono variare a seconda delle correnti tradizionali, così per la corrente rosacrociana, la conoscenza e la padronanza del Trium Hermeticum sarà pretesa, cioè l’alchimia, l’astrologia e la magia, secondo l’asse della Qabalah (organizzazioni spiritualiste, come l’A.M.O.R.C., non ab-bordando la questione fondamentale dell’alchimia operativa, né alcuna altra scienza di Hermes, non possono in alcun caso pretendersi rosacrociane). Due costanti caratterizzano questa funzi-one e si ritroveranno invariabilmente in tutte le organizzazioni di questo tipo:- La sperimentazione dell’universo come “risposta” AD UNA VOLONTA’ ORDINANTE. Ot-tenere risposta dall’universo è in effetti la qualità, se non è la definizione, del Mago, colui che essendo volontà, fa rispondere l’universo ;- La ricerca dello stato obiettivo. Per illustrare cosa intendiamo per stato obiettivo e per risveglio, citeremo un estratto della notevole opera di Ouspensky, Frammenti di un insegnamento scon-osciuto (Stock, Paris 1974, pag. 206).

“Il terzo stato di coscienza è il ricordo di sé, o coscienza di sé, coscienza del proprio essere. È normalmente ammesso che abbiamo questo stato di coscienza o che possiamo averlo a volontà. La nostra scienza e la nostra filosofia non hanno visto che noi non possediamo questo stato di coscienza e che soltanto il nostro desiderio è incapace di crearlo in noi, per quanto netta sia la nostra decisione.Il quarto stato di coscienza è la coscienza obiettiva. In questo stato, l’uomo può vedere le cose come sono. Talvolta, nei suoi stati inferiori di coscienza, può avere degli sprazzi di questa cosci-enza superiore. Le religioni di tutti i popoli contengono testimonianze sulla possibilità di un tale stato di coscienza, che qualificano con “illuminazione”, o con diversi altri nomi, e che dicono in-descrivibili. Ma la sola via corretta verso la coscienza obiettiva passa attraverso lo sviluppo della coscienza di sé. Un uomo normale artificialmente portato ad uno stato di coscienza obiettiva e riportato poi al suo stato normale, non si ricorderà di niente e penserà semplicemente che ha perso conoscenza per un certo tempo. Ma, nello stato di coscienza di sé, l’uomo può avere degli sprazzi di coscienza obiettiva e conservarne il ricordo.Il quarto stato di coscienza rappresenta uno stato completamente differente dal precedente; è il risultato di una crescita interiore e di un lungo e difficile lavoro su di sé.Tuttavia il terzo stato di coscienza costituisce il diritto naturale dell’uomo com’è e, se l’uomo non lo possiede, è soltanto perché le sue condizioni di vita sono anormali. Senza alcuna esag-erazione, si può dire che nell’epoca attuale il terzo stato di coscienza non appare nell’uomo che con brevi e molto rari sprazzi e che è impossibile renderlo più o meno permanente senza uno speciale allenamento.Per la grande maggioranza delle persone, anche istruite e di pensiero, il principale ostacolo sulla

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via della coscienza di sé, è che credono di possederla…”.Questo riferimento ad uno stato d’essere centrale, ad un asse del mondo, ad un Regno del Cen-tro è comune a tutte le tradizioni, la sua importanza è considerevole. Così, il Maestro massone è ricevuto nella Camera di Mezzo, riferimento ad un Regno del Centro, accessibile a colui che può cessare di pensare all’universo attraverso le sue molteplici rappresentazioni, per percepire l’universo, libero dal mondo diluente dell’avere e del fare per quello dell’essere. Il processo di ricordo di sé provoca una distruzione delle identificazioni e delle cristallizzazioni mentali, di conseguenza le credenze che sottintendono la personalità profana, la Persona, la maschera, andranno distrutte nel corso di questa ricerca dell’essere. Ben pochi sono pronti a perdere le immagini che hanno di se stessi e del mondo, prodotti dei loro molteplici condizionamenti, fonte delle loro sofferenze ma anche di qualche effimero piacere. Osserviamo dunque che ben poche organizzazioni assumono questa funzione ed invitano i loro membri ad innescare questo processo. Nel corso degli anni 90, sullo slancio dei lavori del Gruppo di Tebe, numerosi respon-sabili di movimenti ed organizzazioni tradizionali, rosacrociani, martinisti, massonici, krem-merziani, pitagorici ed altri si riunirono per scambiare e mettere in comune le loro conoscenze. Un’esperienza simile era avvenuta in Italia negli anni trenta, non senza successo.I lavori, molto ricchi, condussero i responsabili tradizionali ad interrogarsi su di un insuc-cesso condiviso e costatato. La maggior parte dei membri di organizzazioni iniziatiche, molto spesso non abbordavano mai la Ricerca stessa e si perdevano nelle molteplici considerazioni umane. Quelli che ci riuscivano sembravano in ogni caso essere stati condannati al successo, indipendentemente dal contesto tradizionale nel quale la vita, Dio e gli dei, li avevano portati ad operare. Un laboratorio si consacrò alla costruzione di un insieme di tecniche che avreb-bero permesso di porre il ricercatore nel giusto atteggiamento del sistema di studio. Vennero perseguite numerose sperimentazioni, su campioni rappresentativi di persone appartenenti a svariate aree, ma anche su gente non appartenente ad alcun particolare movimento. Da queste sperimentazioni è nato il Quadrante, un insieme di quattro tecniche, ciascuna indispensabile e totale (cioè autosufficiente), la cui pratica assidua e la combinazione diedero probanti risultati. Venne allora deciso da parecchi responsabili di organizzazioni tradizionali, indipendentemente dalla corrente nella quale si identificano, di dare questo insieme di tecniche come propedeutica obbligatoria ai loro membri. Ecco l’estratto di un documento che pone in evidenza la procedura e gli obiettivi ricercati :

“La verifica di una pratica reale è sempre comportamentale:- padronanza dell’ambiente;- arte di “piegare” il tempo;- sviluppo dell’energia e della solarità;- una maggiore serenità.Ecco qualche criterio, tra gli altri, che vi consentirà di sapere se siete sulla buona strada.Ricordiamo:- La divisione della coscienza porta all’Attenzione;- La pratica della lettera A porta alla Vacuità;- La pratica dei Suoni porta alla Padronanza del potere di creazione;- La pratica della Meditazione dell’Infinito nel Corpo porta alla Fusione.L’insieme, attraverso la presenza Hic et Nunc, permette l’Autonomia. Autonomo, significa Autosnomos, “che dà a se stesso la propria legge”. Questo significa uscire dal cerchio delle iden-tificazioni, diluizioni, rappresentazioni e cristallizzazioni mentali, per raggiungere il Centro o semplicemente “io sono” o “io sto”. Non più “essere vissuto” per vivere.Non è che nel Centro che si può dare a se stessi la propria legge, essere autonomo. Non è che attraverso il Centro, l’Asse dell’Essere, che Teurgia ed Alchimia possono essere realizzate”.

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Società del tipo 3: funzione esoterica Probabilmente, il qualificativo di iniziatico dovrebbe essere riservato a questo terzo tipo di società segrete. Queste società, per lo più collegiali, sono concepite come veri laboratori di ricerca. Conducono i loro adepti nelle fasi terminali delle Vie reali, Via del Risveglio, Via del Corpo di Gloria, Via della Pietra in Rosso, Via Essenziale, Via Estrema, le denominazioni sono numerose per designare questa fase in cui l’individuo lascia tutto ciò che è umano, liberato anche dalla liberazione, accede realmente all’Immortalità cosci-ente e diventa un dio. A questo stadio, è quasi spiazzante parlare di organizzazioni, o di società, che sono comunque creazioni umane; i termini di Discendenza, di Ordo nel senso sacerdotale del termine sarebbero più adeguati. La relazione tra l’Istruttore e l’allievo, o il discepolo (colui che applica la disciplina), costituisce la base di queste Società molto chiuse, i cui nomi sono raramente pronunciati, e che rimangono sconosciute, anche agli storici dell’esoterismo.In certi casi, meno rari di quanto si possa pensare, le Discendenze, (veicoli delle Vie segrete), sono preservate in tradizioni familiari, famiglie di aristocratici o spesso di religiosi, (ma non necessariamente e sempre meno). La famiglia concepita come scuola iniziatica è in effetti un concetto molto tradizionale. Così il maestro indiano Krishnamacharya, depositario della filiazi-one pitagorica indiana, ha sviluppato tutto un insegnamento mirante a fare della famiglia una scuola esoterica. In Italia, famiglie aristocratiche di Venezia o di Firenze erano depositarie di un segreto iniziatico. Villiers de l’Isle Adam ne parla esplicitamente nel suo romanzo a chiave Isis. Ancora oggi, è soltanto nel cerchio ristretto della famiglia, talvolta allargato a qualche amico stretto che, per ragioni tecniche, certe operazioni segrete possono essere praticate (Via d’Erim, Via d’Afrodite Rossa, Via shivaita del Dio Azzurro (Blu), Tradizione Rosa+Croce Lascaris ad esempio) esattamente come in passato o nell’antichità, accadeva nelle famiglie del khan o nelle famiglie faraoniche.Tipologia strutturale delle società segrete A questi tre grandi tipi di società segrete, corrispon-dono molto spesso tre tipi di strutture:- strutture esterne, facilmente accessibili, con beni al sole, ostentanti talvolta uno stupefacente potere economico;

- strutture semi-interne, chiamate talvolta anche società di quadri, molto discrete, ma peraltro presenti, note agli specialisti;

- strutture interne, inafferrabili, molto flessibili, in quanto organismi viventi piuttosto che or-ganizzazioni.Le relazioni tra queste strutture sono ricche di svariati modelli e talvolta contradditori. Sono state brillantemente esposte in uno studio pubblicato nell’opera di Michel Monereau, Magie et sociétés secrètes, studio al quale rinviamo il lettore.Le oscillazioni della scena massonica ed occultista Esiste, lo si constata, un’articolazione naturale tra le funzioni exoteriche (o exo-esoteriche), mesoteriche ed esoteriche. Questa articolazione non si manifesta affatto sulla scena tradizionale, massonica ed occultista, nelle relazioni tra le società segrete del tipo 1, 2 o 3. Una delle tentazi-oni delle società exoteriche, che molto spesso reclutano abbondantemente, in una logica quan-titativa, risiede nella loro pretesa di assumere la funzione iniziatica. Ebbene, vi è una contrad-dizione stridente tra l’iniziatico e l’edonismo personale predicato da queste società, come tra il numero dei loro aderenti e le esigenze dell’iter iniziatico. La ricerca della felicità si pone agli antipodi della Ricerca iniziatica. Sarebbe pericoloso per il ricercatore credere che società segrete di questo tipo propongano delle vie di liberazione. Utili, come abbiamo visto, per la loro carat-teristica terapeutica, esse si trasformano in Via di assopimento nel momento in cui assumono la pretesa di una funzione che non saprebbero assumere. Ma c’è di più, prendendo a prestito abu-sivamente i nomi degli ordini iniziatici semi-interni ed interni, hanno costretto questi ultimi ad occultarsi sempre più, qualcuno sfuggendo talvolta solo per poco alla scomparsa. Ecco il motivo

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per cui tutte queste derive, che ognuno potrà facilmente riconoscere, furono sempre denunciate da personaggi tanto diversi come Émile Dantinne, Jean Mallinger, che aveva combattuto l’A.M.O.R.C., Giuliano Kremmerz, Louis Cattiaux e tanti altri ermetisti di valore.L’articolazione naturale tra le funzioni vorrebbe che le società del tipo 1, exoteriche ed estreme, confidino i loro elementi più promettenti alle società del tipo 2. Quelli che avrebbero attraver-sato le difficoltà inerenti ad una autentica preparazione potrebbero allora abbordare le Vie reali sotto la guida di istruttori qualificati in una società del tipo 3. Questo schema ideale sembra abbia funzionato raramente, malgrado gli sforzi reiterati di certi Ordini iniziatici, a caratteris-tica veramente esoterica, per favorirel’emergere di organizzazioni esterne serie, assumenti co-scientemente il lavoro pre-iniziatico. L’articolazione tra le funzioni , spesso non si applica oggi che a degli “incondizionati” che, mettendo a soqquadro strutture ed idee ricevute, adottano l’attitudine eroica, e forzano la natura a consegnare loro le chiavi della Via, poiché nessuna umana, società, sembra poterli aiutare. Ma può essere diversamente nel Kali-yuga? Questa situazione ha portato i collegi interni, iniziatici, ad inserirsi nelle società esterne, con una du-plice vocazione. L’ingerenza ha, da una parte, per obiettivo quello di orientare o di ri-orientare la scena esoterica ed alcune organizzazioni, specialmente la massoneria, (considerata talvolta come apocrifa), verso l’iniziatico ed il divino, di distoglierle da una politica priva di saggezza e dalle conseguenze spesso disastrose e, d’altra parte, dall’osservare gli elementi più promettenti per cooptarli in organizzazioni più interne.Il caso della Massoneria La Massoneria offre una moltitudine di aspetti, molto diversi gli uni dagli altri. Innanzitutto, in generale, le obbedienze massoniche costituiscono molto spesso delle organizzazioni esterne più stabili e più utili. Ignorando molto sovente l’esistenza e la funzione di ordini più interni e con caratteristiche più ermetiche, sono poco meno che l’anticamera di queste. In seno alla Massoneria, i Riti egiziani assumono una posizione a parte. Per molto tem-po, i Riti egiziani hanno funzionato esclusivamente come sistema di alti gradi. Oggi, l’Ordine di Memphis Misraïm, diventato una grande obbedienza massonica, come il Gran Santuario Adriatico del Rito di Misraïm e Memphis, rimasto più riservato, aprono Logge azzurre. Gli or-dini semi-interni, come l’Ordine Martinista, l’O::H::T::M:: (Ordre Hermétiste Tétramégiste et Mystique o Ordre Pytagoricien), ed alcuni altri, sono stati considerati, talvolta concepiti, come perfezionamento della Massoneria, quanto meno a vedervi i migliori elementi allo scopo di dirigerli verso strutture più interne, suscettibili di qualificarli per le “alte scienze”. È più che mai il caso della Massoneria che rappresenta ancora una scuola preparatoria per correnti più er-metiche, tanto nell’Europa continentale che nei paesi anglosassoni (la SRIA, Societas Rosicru-ciana in Anglia recluta ad esempio nella Massoneria) o sudamericani (caso delle organizzazioni dell’ex F.U.D.O.S.I., sempre presenti sul continente sudamericano). Tuttavia, se il disprezzo per la Massoneria, ostentato da personaggi come Jean Mallinger, è ancora condiviso da alcuni, la maggioranza dei membri dei collegi semi-interni ed interni ha conservato un profondo rispetto per la Massoneria, compresi i gradi azzurri. Molti pensano che manifestando tutto il valore simbolico ed operativo di ciascun grado, la Massoneria rappresenti più che “una semplice scuola elementare dell’Iniziazione”. Peraltro, molto discreti e poco conosciuti, i Capitoli, le Logge ed altri Aeropagi riuniscono studenti sinceri e gli specialisti dell’ermetismo che sono meno rari di quanto si possa credere in generale: se ne trovano nella maggior parte dei riti, nella maggior parte delle obbedienze, molto spesso, là dove meno ce lo si aspetta.La maggior parte degli ordini martinisti ha reclutato nella massoneria. In certi casi, rari, sono i riti massonici che hanno reclutato, e reclutano ancora oggi tra i martinisti. Il R.E.R. presenta una coerenza interna perfetta, basata sulla dottrina di Martinès de Pasqually, e rappresenta il Rito massonico cristiano per eccellenza, ed è per questo motivo che funziona talvolta come un ordine semi-interno conducente ad una operatività segreta (quella dell’Ordine dei Cavalieri

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Massoni Eletti Coëns dell’Universo, fondato da Martinès de Pasqually). Nella quasi totalità degli ordini semi-interni, la Maestranza massonica è pretesa, cosa che dimostra l’importanza di questa preparazione per la comprensione dei diversi corpus che propongono queste organiz-zazioni.Alcune esperienze riuscite Esistono tuttavia alcuni esempi di collaborazione riuscita tra le or-ganizzazioni esterne, semi-interne ed interne. Il caso più noto è quello del sistema messo in atto da Robert Ambelain attraverso l’Ordine di Memphis Misraïm, e ampiamente sviluppato da Gérard Kloppel, suo successore. Certi membri dell’Ordine di Memphis-Misraïm possono essere invitati a raggiungere l’Ordine Martinista Iniziatico. Si ritrova anche nel sistema di Ambelain, un Ordine degli Eletti Coëns, ed una struttura terminale raggruppante diverse filiazioni tra cui quelle della Rosa+Croce d’Oriente. L’insieme ha funzionato bene fino a questi ultimi anni grazie ad una forte centralizzazione, ma i problemi inerenti alla struttura massonica, diventata troppo importante per rimanere una componente strettamente tradizionale, altri intrighi, molto profani, essendo sopravvenuti, ebbero ragione di questo bell’edificio che è esploso recentemente. Segnaliamo che la Tradizione Ambelain è manifestata anche da altri collegi interni che ne hanno riunito l’insieme delle filiazioni, reali o di desiderio, ma che le dispiegano secondo una concezione diversa e molto riservata, talvolta come complemento ad altre filiazioni ermetiste. Il caso della Gran Bretagna è stupefacente. La Società Rosicruciana in Anglia, citata prece-dentemente, costituisce la principale società segreta della Grande Loggia Unita d’Inghilterra. In Francia, è naturalmente nella G.N.L.F. che questa società rosacrociana effettua reclutamenti. Sembra tuttavia che salvo qualche eccezione, i membri della S.R.I.A. si disinteressino oggi dell’ermetismo operativo. Tuttavia, in Gran Bretagna, molto naturalmente, numerosi riti e collegi tradizionali, con orientamenti molto diversi, reclutano tra i numerosi massoni delle logge azzurre. Il complesso sistema così costituito copre quasi tutto il campo di espressione della spiritualità.Uno dei casi più interessanti risiede nel tentativo fatto all’inizio del secolo da certi adepti dell’Ordine di Osiride. L’Ordine di Osiride reclutava tra i membri degli Arcana Arcanorum Massonici, cioè nei quattro ultimi gradi del Rito Massonico Orientale di Misraïm o d’Egitto, scala di Napoli. Ma non essendo questo sistema sempre soddisfacente, Giuliano Kremmerz (1868-1930) creò la Fratellanza Templare e Magica di Myriam. F+T+M+M fu una notevole or-ganizzazione preparatoria alle operatività osiridee, benché certe eminenti personalità di questa corrente come il Principe Caetani, e lo stesso Kremmerz alla fine della sua vita, considerarono la creazione della F+T+M+M come un errore. La F+T+M+M come l’Ordine di Osiride hanno sopravvivenze attuali.È precisamente nel 1896 che Kremmerz costituì la Fratellanza Terapeutica Magica di Myriam, Fr+T+M di Myr, che alcuni leggeranno Fratellanza Terapeutica e Magica di Myriam, altri, non senza ragione, Fratellanza Templare e Magica di Myriam.La Fr+T+M+M si manifestò ufficialmente con una circolare il 26 dicembre 1898, Kremmerz proclamando la restaurazione di una “Confraternita spirituale magica (…) sul modello delle antichissime confraternite sacerdotali isiache d’Egitto, di cui la Rosa-Croce è l’imitazione più recente e più nota”. Di fatto, la Fr+T+M+M si colloca alla congiunzione di due grandi cor-renti tradizionali, l’una proveniente dalla Tradizione delle antiche Confraternite di monaci rossi che sbocciarono segretamente nel Medioevo in Italia, l’altra emanante direttamente dalla Tradizione napoletana così come si manifesta nell’Ordine di Osiride. Ci si può interrogare sulle ragioni che spinsero Kremmerz a manifestare così una corrente aristocratica mai destinata ad una qualsiasi forma di esteriorizzazione, cosa che gli valse tra l’altro i rimproveri del Principe Don Leone Caetani (1869-1935) che pubblicò sotto il nome di Ottaviano il punto di vista ortodosso pagano nella rivista Commentarium nel 1911. Alcune lettere della figlia del Prin-

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cipe Caetani permettono di concludere che Kremmerz fu un umano che è riuscito a “strappare” una parte di un insegnamento tradizionale fondamentale proprio ad un Collegio molto più radicale, e a-umano nel suo approccio e nella sua esperienza del mondo. Se questa piccola parte non è che una briciola di un insegnamento molto più vasto, sembra peraltro che sia essenziale. È senza dubbio il motivo per cui il Principe Caetani doveva disapprovare il Kremmerz che, al termine della sua vita, riconobbe di essersi sbagliato divulgando, per quanto poco, quanto non era destinato ad esserlo. Probabilmente dunque, un coacervo di fattori portò Kremmerz a questa scelta. Fra questi, ne ricorderemo due. Vi è anzitutto la necessità pedagogica. L’Ordine di Osiride reclutava notoriamente ma non esclusivamente nella Massoneria, soprattutto nei Riti massonici egiziani, in particolare nei quattro ultimi gradi della Scala di Napoli chiamati Arcana Arcanorum. Ma le devianze e le sostituzioni che sono proprie alla Massoneria avevano finito per artefare anche i Riti massonici egiziani, rendendo questa procedura insoddisfacente (ecco perché oggi molti Massoni che credono di possedere gli ultimi gradi nelle obbedienze di Mis-raïm o di Memphis-Misraïm, ignorano di fatto il reale tenore di questi gradi). Così Kremmerz pensò di creare una Scuola preparatoria, di natura isiaca, riconducente al Collegio Ermetico, di natura osiridea, scuola che ebbe, e che conserva una grande influenza.Gli Arcana Arcanorum Gli Arcana Arcanorum, che tanto inchiostro hanno fatto scorrere a sproposito in questi ultimi anni, creando così un mito inutile, costituiscono i gradi terminali di diversi ordini semi-interni, od anche le pratiche “terminali” di diversi sistemi tradizionali. È op-portuno distinguere il sistema dei fratelli Bédarride, basato sulla Cabala ed il Regime di Napoli, che costituisce il vero sistema degli A.A. Gli A.A. sono presenti anche in certi rami dell’O::H::T::M::, ed in altri Ordini o Collegi ermetisti. Gli Arcana Arcanorum sono definiti da Jean Pierre Giudicelli de Cressac Bachelerie, nel suo libro De la Rose Rouge à la Croix d’Or, Éditions Axis Mundi (Paris-1988), a pagina 67: «Questo insegnamento concerne una teurgia, cioè una messa in relazione con gli Eoni-guida che devono subentrare per far capire un processo, ma anche una via alchemica molto chiusa che è un Nei Tan, cioè una via interna». Gli Arcana Arcanorum massonici sono in realtà, più che i gradi terminali della massoneria egiziana, l’introduzione ad un altro sistema. Infatti, non abbiamo trovato ad oggi nessun responsabile di organizzazioni tradizionali massoniche ed altri che detengano la totalità del sistema, la maggioranza igno-rando persino il contenuto reale degli A.A. Gli A.A. costituiscono infatti una qualificazione per altri ordini più interni collegati alla corrente osiridea o pitagorica o ancora alla corrente degli antichi Rosa+Croce, come l’Ordine dei Rosa+Croce d’Oro di antico sistema, l’Ordine dei Fratelli Iniziati d’Asia, ed altri, rimasti sconosciuti, sfuggendo così alla ricerca storica e soprat-tutto ai problemi umani. Jean Pierre Giudicelli de Cressac Bachelerie, riferendosi a Brunelli, conferma nel suo libro, già citato, De la Rose Rouge à la Croix d’Or, a pagina 79, che gli A.A. costituiscono di fatto l’introduzione ad altri ordini: «Come ha indicato il G.M. Brunelli nelle sue notevoli opere sui riti di Misraïm e Memphis, altri ordini succedono agli Arcana Arcano-rum. Ma usciamo qui dall’aspetto massonico per scoprire quattro o cinque altri ordini (Grande Ordine Egiziano, Riti Egiziani nonché tre altri che non possiamo menzionare)». Inoltre, certe organizzazioni tradizionali, non utilizzando l’appellativo “Arcana Arcanorum”, detengono la totalità o parte dell’insieme teurgico degli A.A., ad esempio l’Ordine dell’Aurum Solis, che costituisce una emanazione della Scuola di Firenze e non ha alcun legame, contrariamente a quanto alcuni affermano, con la corrente anglosassone della Golden Dawn. Il sistema completo degli Arcana Arcanorum, di cui la massoneria egiziana non deterrebbe dunque che una parte, comporta infatti tre discipline:- Teurgia e Cabala angelica: in particolare le invocazioni dei 4, dei 7 e la grande operazione dei 72;- Alchimie metalliche: tra diverse vie, in documenti in nostro possesso sembrano dare priorità

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alla via dell’Antimonio, ma altre vie, in particolare la via della Salamandra sembra costituire un elemento centrale di questo sistema, in quanto risalente allo stesso tempo alla via esterna ed alla via interna;- Alchimie interne: a seconda delle correnti interne, le vie praticate differiscono, in misura mi-nore tecnicamente rispetto ai loro rispettivi ambienti filosofici e mistici, talvolta totalmente op-posti. Le alchimie interne, come peraltro le alchimie metalliche troverebbero la loro origine in Oriente e, più precisamente, secondo Alain Daniélou, nello Shivaismo. Comunque sia, fanno parte dell’eredità tradizionale occidentale da almeno due millenni, come attestato da alcuni papiri egiziani.È certamente in questo ultimo aspetto delle alchimie interne che si ritrovano gli aspetti più specificatamente osiridei degli A.A. È probabile che nel Medioevo e nel Rinascimento, questo sistema fosse esclusivamente caldeo-egiziano. Sarebbe soltanto poco a poco, e principalmente nei suoi aspetti magici e teurgici, che il sistema avrebbe subito, in certe strutture tradizionali, una “cristianizzazione” od una “ebraicizzazione”. Troviamo talvolta al riguardo l’espressione

“cristianesimo caldeo”.Sarebbe un errore prendere la tipologia presentata nella prima parte di questo lavoro come un modello assoluto, essa non è che una griglia di lettura, utile in certi casi, di un mondo molto complesso. Il mondo segreto è un mondo molto vivo, fatto di processi, di cambiamenti, di infor-tuni, un mondo eminentemente ricco, ma che non è fatto per gli ingenui.A conclusione di questa introduzione, incitamento al viaggio nel Mondo Segreto, è opportuno ricordare il carattere eroico della Ricerca, attestato da tutte le saghe. Tutte le Tradizioni hanno descritto le Vie reali con metamorfosi guerriere. Non si tratta soltanto di un’immagine di stile, è la precisa indicazione delle qualità richieste per partire all’assalto della Cittadella dell’Essere. La conoscenza è Scienza ed Arte, Scienza, in quanto ogni fase è verificabile, sperimentalmente. Arte in quanto l’adepto è un creatore, non più semplice attore di questo mondo, ma realmente il suo creatore ed il suo organizzatore.

R.B.

Bibliografia succinta per approfondire la filosofia dell’occultismo e dell’ermetismo, e la storia e la specificità delle società segrete presenti o attive nel corso del XX° secolo:

- Robert Amadou, L’occultisme, esquisse d’un monde vivant, Éditions Chanteloup, Paris 1987.- Giuliano Kremmerz, Introduction à la science hermétique, Éditions Axia Mundi, Paris 1986.- Massimo Introvigne, Il cappello del mago, Sugarco Edizioni, 1990.- Serge Caillet, Sâr Hiéronymus et la F.U.D.O.S.I., Cariscript, 1986.- Pierre Barrucand, Les sociétés secrètes, entretiens avec Robert Amadou, Éditions Pierre Horay, 1978.- Jean Pierre Giudicelli de Cressac Bachelerie, De la Rose Rouge à la Croix d’Or, Éditions Axis Mundi, Paris 1988.- La rivista L’Originel (25 rue Saulnier, 75009 Paris) ha dedicato molti numeri, i numeri dal 2 a 5, alle società segrete ed ai movimenti tradizionali.- La rivista L’Esprit des Choses pubblicata dal CIREM, Centro Internazionale di Ricerche e di Studi Martinisti (BP 08, 58130 Guérigny), ha pubblicato numerosi studi e documenti sui riti egiziani, Cagliostro e gli Arcana Arcanorum.

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INTRODUZIONE - Quando abbiamo tenuto le conferenze sulla Cabala, io ed il mio Mae-stro spirituale, il rabbino Jodachay Bilbakh, abbiamo percepito che l’occidente manca delle informazioni di base su questa nobile, bella e profonda Tradizione esoterica del Medio Oriente. La Cabala è giunta in Occidente quasi sempre con due estremi indesiderabili: attraverso opere estremamente semplici, povere di informazioni, e mischiata allo spiritismo od altra dottrina religiosa ortodossa, o in forme accademiche, piene di difficili espressioni rabbiniche, testi quasi inaccessibili al Cercatore laico. Così si è creato un rifiuto a tutto ciò che si riferisce alla Dottrina Cabalistica.Alcuni scrittori attuali hanno fatto di tutto per cambiare la visione del Cercatore occidentale su questa Tradizione esoterica. Tali sforzi sono stati fondamentali per far capire al pubblico in genere perché i Grandi Iniziati europei dei secoli passati ammiravano la Cabala e la adottarono per decifrare e svelare il sacro testo biblico, ed anche per comprendere più a fondo e mistica-mente gli insegnamenti di Gesù e del Cristianesimo. I Rosa+Croce, per esempio, che apparvero nel XIV sec. d.C. nell’antica Germania e nel Sud della Francia, erano grandi cabalisti e cristiani esoteristi. La loro storia è oscura, piena di mis-teri, di fatti inediti ed enigmatici. Si dicevano eredi dei grandi insegnamenti occulti degli Esseni, dei Cristiani Gnostici, dei sacerdoti Egizi ed Indù. La Chiesa Cattolica, al tempo della Santa Inquisizione, perseguitò i Rosa+Croce, li trattò come gli Esseni, come i Cristiani Gnostici, i Neoplatonici ed i terribili adepti delle dottrine dei Maghi Persiani. La Chiesa li giudicò eretici meritevoli di prigione, di persecuzioni o tortura, e di condanna a morte per rogo.I religiosi ortodossi attuali ritengono che la Rosa+Croce sia una setta eretica segreta, che in-terpreta la Bibbia con i metodi della Cabala. L’accusano, perciò, di non avere un suo metodo d’interpretazione biblica, e di aver preso in prestito dal giudaismo esoterico. Anche noi affer-miamo che la Rosa+Croce ha realmente adottao nei suoi libri, nei suoi manifesti, nelle sue opere pubbliche, nelle sue difese accademiche, i procedimenti cabalistici che il cristianesimo ed il giudaismo applicavano alla Bibbia. Perciò, è apparsa in pubblico come un Ordine sublime, di alto sapere e d’indiscusso valore Tradizionale Iniziatico.Nella Fama Fraternitatis R.C. o “Confessione della Confraternita Rosa+Croce”, i suoi Maestri hanno scritto: Mentre alcune penne d’aquila sono sul Sentiero, non dobbiamo tralasciare di sollecitarvi ad una lettura assidua e continua delle Sacre Scritture. Chi prova questa grande gioia deve sapere che si avvicina molto alla nostra Confraternita, all’essenza del nostro sapere, che in questo grande miracolo del mondo, non ha avuto nessuna sillaba che non sia stata scritta nella nostra memo-ria. Così, chi fa di questo unico Libro Santo il filo conduttore della sua vita, l’oggetto più alto della sua aspirazione alla Conoscenza ed alla descrizione dell’universo, ci è molto vicino ed è nostro perfetto Fratello. Non vogliamo che abbia sempre la bocca piena di questo libro, ma che avvicini abbastanza ed in modo coerente il senso delle epoche del mondo, il senso universale. Non abbiamo nemmeno il costume di disonorare la Parola della Sapienza Divina come alcuni che - essendo senza limiti il numero delle interpretazioni - difendono l’opinione del loro gruppo, o come altri che, con meschinità, ridicolizzano le esegesi, malleabili come la cera, che servono allo stesso tempo i teologi, i filosofi, i medici e gli astrologi. “Così, il nostro compito è testimo-

La CABALA, 144 domande

n di Ibny Joshai

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niare che, sin dall’origine del mondo, l’uomo non ha avuto altra opera più bella, più grande e più salutare dei Libri Sacri. Benedetto sia chi li possiede, ma anche chi li legge, ed ancora più, chi li penetra profondamente, ma chi li comprende e si mette al loro servizio è, tra tutti, quello che più somiglia a Dio.Le ‘penne d’aquila’ menzionate dai Rosa+Croce sono un’indicazione simbolica del doppio in-segnamento segreto Rosa+Croce: l’aquila é l’insegnamento cabalistico cristiano, il miele del leone è l’insegnamento della Cabala Giudaica. Il candidato all’Iniziaione nella Confraternita Rosa+Croce doveva prendere con gli artigli dell’aquila e quelli del leone, la Chiave dal marmo bianco. Questa chiave è l’insegnamento Rosa+Croce segreto. l’aquila ed il leone indicano la Cabala Giudaica e quella Cristiana.Anche i Massoni hanno preso dalla Cabala buona parte dei loro insegnamenti simbolici e fi-losofici. I principali scrittori massoni, le leggende massoniche, alcune parole di passo, alcuni ornamenti simbolici del Tempio di Salomone ricordano che l’insegnamento del giudaismo eso-terico, derivano dalla Cabala. La figura stessa di Salomone, col suo Tempio Sacro, evoca l’ideale cosmico e mistico della Cabala, la dottrina segreta dei Profeti, degli Esseni ed anche dei primi Cristiani.Per questo, molti Massoni e Rosa+Croce si sono presentati alle nostre conferenze, ed hanno sollecitato conferenze chiuse, per fare una série di domande sugli aspetti cabalistici dei loro ordini, ed avere chiarimenti direttamente emanati dalla Cabala. Altri ordini, considerati caba-listici, si sono presentati alle nostre conferenze con propositi uguali a quelli dei massoni e dei Rosa+Croce, oltre ad un numero sempre crescente di laici. A tutti questi Cercatori, dedichiamo queste nostre 144 Domande sulla Cabala, che, speriamo, contribuirà alla più ampia divulgazi-one della scienza esoterica dei giudei.144 DOMANDE SULLA CABALA1ª : Che cos’è la Cabala? - La Cabala è la scienza esoterica dei giudei, e la loro Tradizione. Per il pubblico moderno è un codice esoterico d’interpretazione della Bibbia. Infatti, il Vecchio Testa-mento, è scritto nell’antica Lingua Sacra ebraica che rivela il suo contenuto solo con un codice matematico/esoterico che permette di scoprire anche il futuro. Questo codice, secondo alcuni storici giudei contemporanei di Gesù, come Giuseppe Flavio e Filone d’Alessandria, ha dato agli Esseni il potere della profezia e della divinazione, la loro precisione era stupefacente.Per l’ortodossia moderna, la Cabala é uno studio segreto, destinato ai rabbini che vogliono esplorare in profondità il giudaismo talmudico; pur avendo una grande conoscenza del campo esoterico, vogliono andare ancora più a fondo, nel lato mistico ed esoterico delle Sacre Scritture e della Tradizione degli antichi Maestri.La Cabala si è consolidata nelle comunità giudaiche solo alla fine del 18° sec.. Prima era quasi del tutto bandita, sconsigliata dagli ortodossi. Il rabbino Yehuda Ashlag (1886-1955), ha tra-dotto lo Zohar in ebraico, dall’aramaico originale, che velatamente descrive le basi dottrinarie della Cabala. Questo rabbino operò magnificamente, anche se entro certi limiti, per farla ricon-oscere dalle autorità religiose giudaiche. Tuttavia, alcune dottrine presentate dallo Zohar, come la reincarnazione, sono accettate dai rabbini ortodossi solo molto raramente.2ª: Come si scrive correttamente la parola Cabala in portoghese, e qual é la traduzione letterale? - Ci sono molti modi di traslitterare il termine ebraico hlbk, come: Kabalah, Khabbalah, Ka-ballah, e Cabaláh. Nei nostri scritti, usiamo la forma semplice e generale di Cabala.La parola ‘Cabala’ si può tradurre con “ricezione”; comprende significati come “ricezione se-greta” o “Tradizione ricevuta da bocca ad orecchio”. Questi significati rivestono la Cabala col Mantello della segretezza esoterica, cioè, con l’aspetto del segreto svelato solo ai spiritualmente nobili e disposti a seguire il Cammino dell’Iniziazione. Secondo il giudaismo ortodosso, Mosè, autore dei primi 5 libri della Bibbia (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio) ha

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ricevuto, nei suoi incontri con Dio nei picchi inaccessibili del Sinai, la rivelazione divina in tre livelli: 1º) un livello più denso e letterale, che ha dato origine ai 5 libri menzionati; 2º) un livello più profondo, di ordine morale e giuridico, che ha formato la così detta Tradizione Scritta, presentata principalmente dal Talmudh; 3º) una tradizione orale, che in parte è stata riportata nel Talmudh, e nel suo aspetto filosofico e mistico, si è trasformata nella Cabala.3ª: Che cos’è il Talmud? Contiene insegnamenti cabalistici? - La religione giudaica ortodossa ha come libri sacri principali il Vecchio Testamento della Bibbia, ed un secondo libro, che rac-coglie gli insegnamenti orali e pratici di molte generazioni di Maestri o rabbini, ed è chiamato

“Insegnamenti”, che in ebraico è “Talmud”.Il Talmud contiene insegnamenti che possono essere considerati esoterici e mistici, perfino fi-losofici, ma ad un livello molto più morbido di quello della Cabala. Si occupa delle comunità gi-udaiche e delle forme giuridiche di condotta dei loro membri. Inoltre, fissa il modo d’insegnare i comandamenti delle Scritture e le relative interpretazioni. Il Giudaismo Rabbinico, del tutto in sintonia alle leggi ed ai regolamenti del Talmud, è l’unica corrente che sopravvisse alla Guerra Giudaica del 68-70 d.C., nella quale le truppe della Roma Imperiale espulsero i giudei da Geru-salemme, disperdendoli nelle altre nazioni.4ª: Si può capire la Cabala senza studiare il Talmud? - La Cabala, nel suo ambiente naturale, che è il Giudaismo Rabbinico, è presentata come un livello di conoscenza più alto di quello del Tal-mud. Così, i rabbini dicono che la Torah (I 5 Libri di Mosè), è come il fondamento ed il primo piano dell’edificio della religione giudaica; il Talmudh è il secondo piano, e la Cabala, il terzo. Con questo ragionamento nessun rabbino accetta di Iniziare un allievo (discepolo) se prima non ha costruito la base, il primo piano ed il secondo. In merito, dicono: “Si può costruire una casa cominciando dal terzo piano?”. Qui sorge un evidente problema: secondo i rabbini, possono essere cabalisti solo quelli che accettano l’ortodossia religiosa giudaica, ed in essa sono cresciuti fino al secondo piano. Tuttavia, il mio Maestro ha trovato una via sicura che porta alla Cabala senza fare il discepolato rabbinico e convertirsi all’ortodossia giudaica. Questa via sarà rivelata, poco a poco, in questo libro ogni volta che si affronteranno questioni simili a questa. 5ª: Chi erano gli Esseni? Praticavano la Cabala? - Erano detti Esseni i giudei che abbandon-arono le loro case e la posizione sociale per costituire, nel II sec. a.C., nel deserto di Giudea, sulla riva occidentale del Mar Morto, una comunità esoterica iniziatica e praticare un tipo di Cabala, per alcuni aspetti, diverso dalla Cabala rabbinica praticata dagli altri giudei. Gli Esseni praticavano la magia, l’astrologia, la chiromanzia ed una medicina segreta, che noi chiamiamo fito/astro/terapeutica, perché usavano soprattutto vegetali con proprietà curative, raccolte in momenti astrologici previsti e calcolati. Secondo alcuni esoteristi, Gesù ha studiato la dottrina e le conoscenze esoteriche degli Esseni, ed è stato un Iniziato di elevato grado della loro comunità. Anche Giovanni Battista e Giovanni Evangelista erano discepoli Esseni che poi entrarono nel primo cristianesimo. L’esseno Giovanni Battista divenne molto importante nella storia occulta dei Misteri Orientali. I suoi discepoli istituirono la Scuola dei Misteri Mandeani, che, come gli Esseni, formarono una comunità segreta esoterica di elevata sapienza iniziatica, che perdura fino alla seconda decade del XX sec., in alcune regioni dell’Iraq, dove erano conosciuti come Cristiani di San Giovanni. Recentemente, intorno al 1947, nel luogo in cui vissero gli Esseni, in una serie di grotte asciutte dei monti presso al Mar Morto, sono stati scoperti molti docu-menti oggi conosciuti come ‘Manoscritti del Mar Morto’. Si tratta dell’antica biblioteca degli Esseni, costituita da molti scritti che contengono le dottrine cabalistiche della comunità Essena. Gli esperti incaricati di studiare i Manoscritti del Mar Morto hanno concluso che gli Esseni sono scomparsi dalla Terra intorno al 70 d.C., dopo la guerra di Tito, generale romano parente dell’imperatore Vespasiano, che distrusse Gerusalemme ed espulse i giudei dalla Palestina.6ª: Quali sono i metodi d’interpretazione esoterica del testo ebraico della Bibbia usati dalla Ca-

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bala? - Come abbiamo già detto, la Cabala è un insieme di regole e metodi segreti che servono per decifrare in modo esoterico il Vecchio Testamento Biblico, che è stato scritto, quasi tutto, in ebraico, e piccole parti nell’antico aramaico semitico.Sia l’ebraico che l’aramaico sono considerati Lingue Sacre, le lingua degli angeli; entrambi usa-no un alfabeto d’origine sconosciuta, noto come Alfabeto Ebraico. Le lettere di questo alfabeto hanno una triplice caratteristica: ogni lettera è, allo stesso tempo, un simbolo grafico come un geroglifico, un numero sacro, che dà luogo ad una aritmetica divina colma di intelligenti signifi-cati esoterici, ed un suono, che esce dalla bocca degli angeli e dello stesso Dio Creatore, pertanto, si presenta come un insieme mantrico che dà la possibilità di formare parole dotate di forza magica. Il cabalista riceve, con l’iniziazione, gli insegnamenti per applicare questi tre aspetti delle lettere dell’alfabeto ebraico. Così, per esempio, col suono delle lettere, egli può invocare i Nomi divini di Dio, l’Essere Supremo e Benedetto, e quelli delle Creature Angeliche. Se il cabalista conosce bene la pronuncia sacra dei Nomi degli Esseri Divini di Dio, può mantenere un profondo legame magico con il Mondo Divino e quello Angelico. Con l’aritmetica delle let-tere il cabalista può imparare la sacra arte della matematica divinatoria e profetica degli Angeli e di Dio. Può penetrare i segreti celesti che Dio opera attraverso i numeri ed i processi magici creativi, basati sulla manipolazione numerica e sonora dei mantra. Attraverso il simbolismo grafico delle lettere, il cabalista può interpretare con precisione, mistica e reale, i testi biblici delle religioni ortodosse ed essoteriche.7ª: Se le lettere dell’alfabeto ebraico sono sacre ed hanno un triplice carattere simbolico, anche le parole che formano sono sacre e dotate dello stesso carattere simbolico e mistico? - Si, questo è l’aspetto principale della lingua ebraica ed aramaica. Le parole formate dalle lettere sacre sono ugualmente ideogrammi sacri. Questa è la base mistica ed esoterica sulla quale la Cabala edifica i suoi metodi di esegesi occulta.Il mio Maestro, Sig. Jodachay Bilbak, in merito, dice: “Dobbiamo sapere che nella Dottrina dei Misteri, in particolare nella Cabala, la Parola non indica solo il nome di un essere, azione o cosa creata, ma è anche il Seme che si sviluppa fino a diventare l’essere, l’azione o la cosa. Parola ed Essere sono la stessa cosa, ma ad uno stadio di sviluppo diverso. La Parola, alla fine del processo creativo, diventa l’Essere nominato; è l’anima e l’essenza di ciò che è nominato”.8ª: Perché la Cabala è una dottrina riservata a pochi? - Nella Bibbia, Proverbi 25:2 leggiamo :

“È gloria di Dio nascondere le cose”. In Deuteronomio 29:28, leggiamo : “Le cose nascoste sono di Jehovah Elohim, nostro Dio, le cose rivelate sono per noi ed i nostri figli”. Così, dalle Sacre Scritture, sappiamo che Dio nasconde la Conoscenza del suo Essere Santissimo, la svela solo ai Maestri scelti, ai cabalisti, ed ai loro allievi, misticamente chiamati figli o Ibny, o meglio, bnei, infatti il termine ebraico per figlio è ben. Il famoso rabbino cabalista Simon ben Johai nello Zohar dice: “Noi viviamo sul guscio della realtà e non sappiamo raggiungere il nocciolo. Il segreto è nel cuore di ciò che appare; il con-osciuto è solo l’aspetto apparente dello sconosciuto”. La difficoltà sta nel raggiungere il cuore della realtà e trascendere l’apparente. Chi non sa superare l’apparente, vede il conosciuto come se fosse occulto e misterioso, pieno di aspetti enigmatici ed oscuri. Per lui, il cammino cabalis-tico deve rimanere interdetto perché gli manca la capacità di superare le apparenze e penetrare nel nocciolo della realtà. Sono ammessi nel cerchio degli allievi di Cabala solo quelli che hanno imparato a superare le apparenze e raggiungere il giardino segreto della realtà. Purtroppo, il nu-mero di quelli che hanno questa capacità è veramente ridotto, anche se molti dicono di averla.9ª: Alcuni scrittori dividono la Cabala in Cabala Pratica e Cabala Teorica. I rabbini cabalisti accettano questa divisone? - Questa divisione non compare negli scritti dei rabbini cabalisti, e nemmeno nell’insegnamento dei Maestri di Cabala, ma serve per spiegare i due modi di inseg-nare dei rabbini. Si considera come parte teorica della Cabala la Tradizione dei Patriarchi che

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riguarda il misterioso Essere Santissimo ed Occulto di Dio; la Sua attività creatrice, che ha fatto sorgere l’Universo, gli Angeli, l’Uomo, le altre creature e cose universali; l’attività degli Angeli, la loro Caduta e quella dell’uomo; l’origine del male, del caos e della materia corrotta, l’attività divina della Redenzione che rinnoverà la materia, l’universo, gli angeli e gli uomini terrestri caduti; il risorgere dell’uomo caduto ed il Cammino che deve percorrere per reintegrarsi nel divino. La parte teorica della Cabala che parla della creazione, negli scritti cabalistici, è chiamata Maas-seh Bereshith (Opera della Creazione).La parte teorica della Cabala che parla dei tremendi modi divini della manifestazione di Dio, della manifestazione dei suoi poteri e qualità, negli scritti cabalistici, è chiamata Maasseh Mer-cabah - Opera del Carro Celeste.L’Opera della Creazione è esposta nel Genesi, o Sepher Bereshith, e dal santo libro ‘Sepher Yetsirah’ (Sepher in ebraico significa libro, e Yetsirah significa creazione). Nel Sepher Yetsirah leggiamo le seguenti parole:

“Yah, Jehovah Tzebaoth, Signore degli Eserciti cosmici angelici, il Dio Vivente, Re dell’Universo, Onnipotente, Suprema Bontà e Misericordia, Sublime e Santissimo, Supremo ed Esaltato, ha ordinato, formato e creato l’Universo con 32 misteriosi Sentieri costituti da una decade uscita dal Nulla (le 10 Sephiroth) e 2 Lettere sante.” Sono le misteriose attività della manifestazione di Dio, dei Suoi Poteri, delle Sue Qualità e dei Suoi Angeli santissimi, che la Cabala chiama Carro Celeste o Merkabah, descritte nei libri biblici: Ezechiele 2, 2°Re 2:11-12 e nello Zohar. La parte pratica della Cabala è segreta, ed è rivelata solo ai così detti ‘di dentro’, o bnei (figli), cioè a quelli che possono far parte degli allievi di un vero Maestro di Cabala. I bnei ricevono gli insegnamenti cabalistici sulla Magia, sul contatto con gli Angeli, con gli Esseri celesti, e con i Poteri di Dio. Imparano a seguire le regole di purificazione rituali, con il lato scientifico-al-chemico delle prescrizioni sacerdotali dei libri dell’Esodo e del Levitico, con i metodi iniziatici poi adottati dai Profeti, soprattutto gli eremiti che seguivano il Profeta Elia. Alcuni Maestri cabalisti hanno trovato i metodi apocalittici occultati nei Libri di Enok e nell’Apocalisse di Es-dra, ed hanno offerto ai loro allievi, oltre ai metodi iniziatici segreti comuni alla linea rabbinica dello Zohar, del Sepher Yetzirah e di altri libri di rabbini cabalisti famosi, i metodi che danno al discepolo il dono della profezia e della escatologia .10ª: Alcuni scrittori dicono che Mosè, uno dei patriarchi Biblici, era iniziato nell’Arte religiosa e nella Magia egizia. Questo è accettato dai rabbini cabalisti? Secondo l’insegnamento giudaico, quello cristiano ed anche per la Cabala, Mosè non è considerato un Patriarca. I Patriarchi sono solo i primi Padri biblici d’Israele. In questo senso, sono considerati Patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe, ed anche i 12 figli di Giacobbe che hanno dato origine alle 12 tribù d’Israele. Mosè è il legislatore del popolo d’Israele, è cioè il guardiano e codificatore della Legge, conosciuta in ebraico col nome di Torah. In merito all’affermazione che Mosè era Iniziato in tutte le scienze dell’antico Egitto, la trovia-mo nel Nuovo Testamento, negli ‘Atti degli Apostoli’ . Si tratta del discorso di difesa di Stefano, diacono cristiano, di fronte ai sacerdoti giudei. Perciò, pare che la tradizione giudaica accetti l’idea che Mosè era un alto iniziato nelle scienze religiose e magiche egizie. Basandosi su questa affermazione del Nuovo Testamento, alcuni commentatori occidentali di Cabala giungono ad affermare che Mosè ha trasformato l’Iniziazione egizia in giudaico/cabalistica. Ma i Maestri cabalisti preferiscono insegnare che Mosè ha ricevuto la Torah ed i 10 Comandamenti diret-tamente dagli Angeli di Jehovah. Secondo questi Maestri, l’allievo cabalista può, a sua volta, seguendo gli insegnamenti segreti della Cabala, entrare in contatto con gli Angeli della Torah e ricevere ancora la Legge Divina. - Continua sul prossimo numero-

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Nouveau titre de la collection L’Esprit des Choses, née de la collaboration entre le Centre International de Recherches et d’Etudes Martinistes et les Editions Rafael de Surtis, cet es-sai est le troisième et dernier volet d’un triptyque formé de La Franc-maçonnerie comme voie d’éveil et de Masque, Manteau, Silence, le Martinisme comme Voie d’Eveil, du même auteur. Cet ouvrage s’attache à distinguer l’Initiation au Jardin, à laquelle se rattache la Rose-Croix, de l’Initiation dans la Cité, à laquelle se rattache la Franc-maçonnerie. Cette distinction, qui n’est pas une opposition, indique une articulation, et un chemin possible, entre l’expérience duelle de l’initiation et la conscience non-duelle caractéristique d’Elias Artista et de son insaisissabilité. Pour la première fois, sont publiés des éléments de tradi-tions orales qui illustrent la permanence de courants d’une Rose-Croix méditerranéenne, davantage orphique que prométhéenne, poïétique que pragmatique. Elle n’en est pas moins subtilement opérative et porteuse des arcanes majeurs de l’alchimie interne. Lima de Freitas, dans un texte magnifique, explore le mythe fondateur de Christian Rosenkreutz et en éclaire certains mystères. Enfin, l’ouvrage se clôt par un conte chevaleresque et alchimique, les Mémoires de Rossinante, une plongée contemporaine et traditionnelle dans le célèbre Don Quichotte de Cervantès. Ce conte sert notamment à l’interrogation des candidats sur la voie du Cinabre interne et externe.Sommaire : La Rose-Croix comme voie d’éveil, une Tradition orale par Rémi Boyer :Intro-duction mystérique - Initiation au Jardin et Initiation dans la Cité - La Voie à suivre Seul

- La Voie d’Elias Artista - La Géométrie Supérieure des Constructeurs - Fernando Pessoa et le tombeau de Christian Rosenkreutz par Lima de Freitas - Les Mémoires de Rossinante par Rémi Boyer. Postface de Manuel Gandra.

Bon de souscription à retourner aux Editions Rafael de Surtis, 7 rue Saint-Michel, 81170 Cordes-sur-Ciel (France)

Nom : Prénom :Adresse :

Je souscris à ... exemplaire(s) du livre Sous le Voile d’Elias Artista de Rémi Boyer au prix de 22 Euro l’unité (prix de lancement franco de port). Ci-joint mon règlement à l’ordre des Editions Rafael de Surtis.

n.d.r. Riceviamo e pubblichiamo con piacere la recensione dell’ultima fatica di Rémi Boyer. Ne consigliamo l’acquisto, il volume è in lingua francese

Vient de paraître chez Rafael de Surtis

SOUS LE VOILE D’ELIAS ARTISTA

LA ROSE-CROIX COMME VOIE D’EVEILUne Tradition orale

Par Rémi Boyer. Contribution et illustrations de Lima de Freitas

Postface de Manuel Gandra

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“La nebbia lentamente salea ricoprire il lento scorrere delle acque, delle passioni,dei sogni che sfuocano nei contornilasciando il triste gusto di ciòche non abbiamo saputoveramente coglierenel favoloso giardinoche la vita ci ha posto dinnanzi”

“Tritemio”