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LA STAMPA LA STAMPA QUOTIDIANO FONDATO NEL 1867 GIOVEDÌ 12 MAGGIO 2016 & ANNO 150 N. 131 & 1,50  IN ITALIA (PREZZI PROMOZIONALI ED ESTERO IN ULTIMA) SPEDIZIONE ABB. POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/04) ART. 1 COMMA 1, DCB - TO www.lastampa.it NA CA CT MI RM LV 9 771122 176003 60512 Storico via libera della Camera, Boschi in aula con la spilla arcobaleno. I disobbedienti preparano le contromosse L’Italia svolta, sì alle unioni civili Renzi: scritta una pagina storica. Salvini: non rispettare la legge. Meloni: io le celebrerò CANNES Allen romantico apre il Festival dei sentimenti Caprara, Levantesi Kezich, Mattioli e Tamburrino ALLE PAGINE 26 E 27 VIA AL SALONE DEL LIBRO Il Nobel Ebadi e i diritti umani nel mondo arabo D’Orsi e Moual ALLE PAGINE 24 E 25 E UN COMMENTO DI P ANARARI A PAGINA 23 u Ci sono persone che abitano la vita fino a cent’anni senza lasciare tracce. E chi come Vinny Desautels di Roseville, California, in poco tempo ne ha lasciate già due, entrambe profondissime. La prima un paio di anni fa, quando Vinny ne aveva appena cinque e vide la madre parrucchiera preparare strane ca- pigliature. Erano destinate ai bambini che avevano perso le loro per via di un tumore, gli spiegò. Vinny decise di contribuire alla cau- sa e per due anni è cresciuto assieme ai suoi capelli e agli sfottò dei compagni. Finché a marzo si è seduto con molto orgoglio sulla poltrona della madre per farseli tagliare. Mentre li chiudeva in una busta indirizzata all’associazione che segue i bambini sotto te- rapia, ha avvertito un prurito all’occhio. Sembrava un’allergia, era il primo sintomo di un rarissimo tumore alle ossa. Così il sim- bolo della solidarietà suprema è diventato quello della suprema ingiustizia, di una man- canza di senso che lascia ammutoliti. La se- conda traccia. Ora Vinny combatte per con- segnarcene una terza. Quella di una vita che non si arrende ai suoi misteri e cerca, per quanto può, di ritardare il momento in cui ci capiremo forse qualcosa. c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Un senso Buongiorno MASSIMO GRAMELLINI I magistrati e il diritto di schierarsi ARMANDO SPATARO Giudici e politica C aro direttore, prose- gue in questi giorni la discussione attorno al- l’opportunità o meno per i magistrati di schierarsi pub- blicamente in vista del refe- rendum d’ottobre sulla rifor- ma costituzionale. Gli inter- venti, in proposito, non sono sempre raffinati, alcuni – co- me quello di Vladimiro Za- grebelsky di due giorni fa - lo sono troppo. CONTINUA A PAGINA 23 n L’Italia svolta dopo l’ap- provazione della legge sulle unioni civili che dà riconosci- mento giuridico alle coppie omosessuali. Una «pagina sto- rica» per Matteo Renzi. Ma il mondo cattolico è in subbuglio e il centrodestra insorge con il leader della Lega, Salvini, che invoca l’obiezione di coscienza per i sindaci invitandoli a non applicare la legge. Iacoboni, La Mattina, Paci e Sorgi ALLE PAG. 4 E 5 Furti e rapine ora rischiano processi lenti Se per la corruzione ci sarà una corsia preferenziale Feltri e Grignetti A PAGINA 6 IL CASO Torino, il mago delle liste taroccate Rabellino crea partiti finti candidando omonimi Giuseppe Salvaggiulo A PAGINA 7 COMUNALI “Tritolo per far saltare in aria il procuratore” La Dda di Bari: patto tra camorra e boss pugliesi Guido Ruotolo A PAGINA 9 NAPOLI Il capitalismo fa paura come il socialismo GIANNI RIOTTA GIOVANI AMERICANI P er studiare in un buon college americano si pagano, solo di tasse, 60.000 euro l’anno. Per affit- tare una stanza vicino al campus di una grande città Usa servono altri 2500 euro al mese. Un Master, laurea di specializzazione, costa 160.000 euro, fare l’avvocato 240.000. CONTINUA A PAGINA 23 L’imam guida le ronde anti-immigrati MARCO MENDUNI INVIATO A LA SPEZIA LE STORIE D opo una serie di epi- sodi di degrado e vio- lenza (un commer- ciante italiano massacrato perché aveva rimproverato due stranieri che orinavano in mezzo alla strada), era stato tra i primi a far senti- re la sua voce, mettendoci la faccia. CONTINUA A PAGINA 17 POCHI I PROFUGHI CHE HANNO I SOLDI PER PARTIRE, GLI ALTRI SONO BLOCCATI NEI CAMPI IN MEZZO AL DESERTO Africa, tra i disperati che sognano l’Europa JEROME DELAY/AP Sono 111 mila le persone costrette al nomadismo intorno al lago Ciad, di cui 6 mila nigeriani in fuga dalla furia islamista dei Boko Haram X enofobi, innalzatori di muri, innamorati dei fili spinati e delle bar- riere, non state in ansia! La maggior parte di costoro non arriverà da noi su squar- ci di caravelle tarlate, non bus- serà inopportunamente a Lampedusa, Lesbo, Ceuta mossa dal fanatismo della po- vertà e dell’avventura. Sono troppo poveri, sono uomini, donne, bambini nudi. CONTINUA ALLE PAGINE 2 E 3 DOMENICO QUIRICO INVIATO A BOL (CIAD) La zarina dell’antiterrorismo Usa: “Nuovi attacchi dell’Isis nell’Ue” Paolo Mastrolilli e Marco Zatterin A PAGINA 8 L’ALLARME L’ANNO PROSSIMO Pace fatta Muti dirigerà alla Scala Egle Santolini A PAGINA 29 Gli architetti che disegnano le scarpe VALENTINA FREZZATO ALESSANDRIA CONTINUA A PAGINA 17 U n anno fa fu niente me- no che Renzo Piano a disegnare, per Max Mara, una borsa. Qualche riga netta tracciata su un foglio bianco che poi è diventata pel- le pregiata. P DIRITTI NON OFFENDONO NESSUNO UGO MAGRI L’ 11 maggio 2016 è una di quelle date che tutti ricorderemo. Perché l’ultimo sì della Ca- mera alle unioni civili se- gna uno spartiacque tra il prima e il dopo, tra quando non si poteva nemmeno concepire una «formazione sociale» di sesso identico e adesso che invece si può. Per una volta la politica, il tanto bistrattato Parla- mento bersagliato dai po- pulismi, ha saputo cimen- tarsi in quest’impresa che rivoluziona la società e ag- giorna il costume naziona- le. Ma soprattutto, cambia la vita di tanti. CONTINUA A PAGINA 23

LASTAMPA QUOTIDIANO FONDATO NEL 1867 Caprara, Levantesi ... · lastampa quotidiano fondato nel 1867 la stampa quotidiano fondato nel 1867 giovedÌ 12 maggio 2016 & anno 150 n. 131

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Page 1: LASTAMPA QUOTIDIANO FONDATO NEL 1867 Caprara, Levantesi ... · lastampa quotidiano fondato nel 1867 la stampa quotidiano fondato nel 1867 giovedÌ 12 maggio 2016 & anno 150 n. 131

LA STAMPAQUOTIDIANO FONDATO NEL 1867

LA STAMPAQUOTIDIANO FONDATO NEL 1867

GIOVEDÌ  12  MAGGIO  2016 & ANNO  150  N.  131 & 1,50 €  IN  ITALIA  (PREZZI  PROMOZIONALI  ED  ESTERO  IN  ULTIMA)  SPEDIZIONE  ABB.  POSTALE  ­  D.L.  353/03  (CONV.  IN  L.  27/02/04)  ART.  1  COMMA  1,  DCB  ­  TO  www.lastampa.it

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Storico via libera della Camera, Boschi in aula con la spilla arcobaleno. I disobbedienti preparano le contromosse

L’Italia svolta, sì alle unioni civiliRenzi: scritta una pagina storica. Salvini: non rispettare la legge. Meloni: io le celebrerò

CANNES

Allen romanticoapre il Festivaldei sentimentiCaprara, Levantesi Kezich, Mattioli

e Tamburrino ALLE PAGINE 26 E 27

VIA AL SALONE DEL LIBRO

Il Nobel Ebadie i diritti umaninel mondo arabo

D’Orsi e Moual ALLE PAGINE 24 E 25E UN COMMENTO DI PANARARI A PAGINA 23

uCi sono persone che abitano la vita fino a cent’anni senza lasciare tracce. E chi come Vinny Desautels di Roseville, California, in poco tempo ne ha lasciate già due, entrambeprofondissime. La prima un paio di anni fa, quando Vinny ne aveva appena cinque e videla madre parrucchiera preparare strane ca-pigliature. Erano destinate ai bambini cheavevano perso le loro per via di un tumore, glispiegò. Vinny decise di contribuire alla cau-sa e per due anni è cresciuto assieme ai suoi capelli e agli sfottò dei compagni. Finché a marzo si è seduto con molto orgoglio sullapoltrona della madre per farseli tagliare.

Mentre li chiudeva in una busta indirizzata all’associazione che segue i bambini sotto te-rapia, ha avvertito un prurito all’occhio.Sembrava un’allergia, era il primo sintomo di un rarissimo tumore alle ossa. Così il sim-bolo della solidarietà suprema è diventato quello della suprema ingiustizia, di una man-canza di senso che lascia ammutoliti. La se-conda traccia. Ora Vinny combatte per con-segnarcene una terza. Quella di una vita chenon si arrende ai suoi misteri e cerca, per quanto può, di ritardare il momento in cui ci capiremo forse qualcosa.

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Un sensoBuongiornoMASSIMO GRAMELLINI

I magistratie il diritto

di schierarsiARMANDO SPATARO

Giudici e politica

Caro direttore, prose-gue in questi giorni ladiscussione attorno al-

l’opportunità o meno per imagistrati di schierarsi pub-blicamente in vista del refe-rendum d’ottobre sulla rifor-ma costituzionale. Gli inter-venti, in proposito, non sonosempre raffinati, alcuni – co-me quello di Vladimiro Za-grebelsky di due giorni fa - losono troppo.

CONTINUA A PAGINA 23

n L’Italia svolta dopo l’ap-provazione della legge sulleunioni civili che dà riconosci-mento giuridico alle coppie omosessuali. Una «pagina sto-rica» per Matteo Renzi. Ma ilmondo cattolico è in subbuglioe il centrodestra insorge con illeader della Lega, Salvini, cheinvoca l’obiezione di coscienzaper i sindaci invitandoli a nonapplicare la legge.  Iacoboni,La Mattina, Paci e Sorgi ALLE PAG. 4 E 5

Furti e rapineora rischianoprocessi lentiSe per la corruzione ci saràuna corsia preferenziale

Feltri e Grignetti A PAGINA 6

IL CASO

Torino, il magodelle listetaroccateRabellino crea partiti finticandidando omonimiGiuseppe Salvaggiulo A PAGINA 7

COMUNALI

“Tritolo per farsaltare in ariail procuratore”La Dda di Bari: patto tracamorra e boss pugliesi

Guido Ruotolo A PAGINA 9

NAPOLI

Il capitalismofa paura come

il socialismoGIANNI RIOTTA

GIOVANI AMERICANI

Per studiare in un buoncollege americano sipagano, solo di tasse,

60.000 euro l’anno. Per affit-tare una stanza vicino alcampus di una grande cittàUsa servono altri 2500 euroal mese. Un Master, laurea dispecializzazione, costa160.000 euro, fare l’avvocato240.000.

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L’imamguida le rondeanti­immigratiMARCO MENDUNIINVIATO A LA SPEZIA

LE STORIE

Dopo una serie di epi-sodi di degrado e vio-lenza (un commer-

ciante italiano massacratoperché aveva rimproveratodue stranieri che orinavanoin mezzo alla strada), erastato tra i primi a far senti-re la sua voce, mettendocila faccia.

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POCHI I PROFUGHI CHE HANNO I SOLDI PER PARTIRE, GLI ALTRI SONO BLOCCATI NEI CAMPI IN MEZZO AL DESERTO

Africa, tra i disperati che sognano l’Europa

JEROME DELAY/AP

Sono 111 mila le persone costrette al nomadismo intorno al lago Ciad, di cui 6 mila nigeriani in fuga dalla furia islamista dei Boko Haram

Xenofobi, innalzatori dimuri, innamorati deifili spinati e delle bar-

riere, non state in ansia! Lamaggior parte di costoronon arriverà da noi su squar-

ci di caravelle tarlate, non bus-serà inopportunamente aLampedusa, Lesbo, Ceutamossa dal fanatismo della po-vertà e dell’avventura. Sonotroppo poveri, sono uomini,donne, bambini nudi.

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DOMENICO QUIRICOINVIATO A BOL (CIAD)

La zarina dell’antiterrorismo Usa:“Nuovi attacchi dell’Isis nell’Ue”

Paolo Mastrolilli e Marco Zatterin A PAGINA 8

L’ALLARME

L’ANNO PROSSIMO

Pace fattaMuti dirigeràalla Scala 

Egle Santolini A PAGINA 29

Gli architettiche disegnano

le scarpeVALENTINA FREZZATOALESSANDRIA

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Un anno fa fu niente me-no che Renzo Piano adisegnare, per Max

Mara, una borsa. Qualche riganetta tracciata su un fogliobianco che poi è diventata pel-le pregiata.

PIÙ DIRITTINON OFFENDONO

NESSUNOUGO MAGRI

L’11 maggio 2016 è unadi quelle date chetutti ricorderemo.

Perché l’ultimo sì della Ca-mera alle unioni civili se-gna uno spartiacque tra ilprima e il dopo, tra quandonon si poteva nemmenoconcepire una «formazionesociale» di sesso identico eadesso che invece si può.Per una volta la politica, iltanto bistrattato Parla-mento bersagliato dai po-pulismi, ha saputo cimen-tarsi in quest’impresa cherivoluziona la società e ag-giorna il costume naziona-le. Ma soprattutto, cambiala vita di tanti.

CONTINUA A PAGINA 23

Page 2: LASTAMPA QUOTIDIANO FONDATO NEL 1867 Caprara, Levantesi ... · lastampa quotidiano fondato nel 1867 la stampa quotidiano fondato nel 1867 giovedÌ 12 maggio 2016 & anno 150 n. 131

LA STAMPAGIOVEDÌ 12 MAGGIO 2016 .Lettere e Commenti .23

Delle coppie che tra poche setti-mane, a partire dai primi di lu-glio, non appena il governo avrà

emanato il suo decreto transitorio, po-tranno fissare un appuntamento in mu-nicipio con l’ufficiale dello stato civile e promettersi sostegno a vicenda. Nella buona e nella cattiva sorte. In quanto di questo fondamentalmente si tratta, di una legge che aggiunge dignità e sicu-rezza, conferisce garanzie e diritti a chi non ne aveva, senza però toglierne ad al-tri. Che dunque realizza il sogno di qua-lunque democrazia liberale, dove si vuo-le accrescere la felicità collettiva som-

mando le libertà individuali e abbatten-do i divieti. Da ieri, sia detto senza che suoni retorico, siamo tutti quanti un po’ più liberi.

È la ragione per cui nessuno dovreb-be sentirsi offeso né ferito. La Cirinnà è una legge che dalle ore 19,40 di ieri ap-partiene all’Italia intera, compresi quan-ti fino a un attimo prima non erano stati d’accordo. Tutti hanno titolo per dichia-rarsi vincitori, non solo Renzi che senza dubbio ha il merito di averci creduto conforza e ora può aggiungere al proprio carnet una conquista civile di quelle ma-iuscole, paragonabile al divorzio e allalegge 194 sull’aborto. Insieme con Renzi hanno vinto pure quanti ritengono, a torto o a ragione, che il Paese non sia an-cora pronto per le adozioni gay e sono

riusciti a farne terreno di un approfondi-mento a parte, destinato a proseguire.

Hanno vinto i militanti Lgbt che,mentre ieri in Aula si votava, distribui-vano coccarde arcobaleno davanti a Montecitorio e certo avrebbero deside-rato un riconoscimento più pieno, una legittimazione meno avara sul piano del-le parole, visto che di matrimonio non si parla mai. Però la sostanza è quella. E in fondo non escono sconfitti neppure i so-stenitori del Family Day che, con le loro mobilitazioni, si confermano una pre-senza ancora in grado di premere sul le-gislatore. Ha fatto sentire la propria vo-ce la Chiesa, attraverso un innovativo Si-nodo sulla famiglia che, per chi crede, è arrivato provvidenziale nel vivo del con-fronto e, per chi non crede, resta comun-que frutto della lungimiranza di Papa Francesco. Ma pure i laici per una volta hanno onorato la propria tradizione e hanno magnifiche ragioni per sentirse-ne orgogliosi.

Nell’insieme questa legge, attraversole tensioni da cui è nata, i compromessi di cui i protagonisti sono stati capaci, ha fatto vivere una pagina nobile alla nostracoscienza civile. È stata una bella lotta diidee, e tante altre così ce ne vorrebbero.

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

LA STAMPAQUOTIDIANO FONDATO NEL 1867

LA STAMPAQUOTIDIANO FONDATO NEL 1867

MARTEDÌ  10  MAGGIO  2016 & ANNO  150  N.  129 & 1,50 €  IN  ITALIA  (PREZZI  PROMOZIONALI  ED  ESTERO  IN  ULTIMA)  SPEDIZIONE  ABB.  POSTALE  ­  D.L.  353/03  (CONV.  IN  L.  27/02/04)  ART.  1  COMMA  1,  DCB  ­  TO  www.lastampa.it

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Le forze centrifughe scuotono l’Europa

Brexit, l’allarmedi Cameron“Pace a rischio”Austria, il Cancelliere si dimetteLa Polonia: da noi niente profughi

MARISA BRUNI TEDESCHI

“Racconto alle miefiglie Valeria e Carlala guerra e gli amori”INTERVISTA DI Leonardo Martinelli A PAGINA 28

uOgni volta che inciampo in un comizio del sindaco DeMagistris penso con qualche brivido che c’è stato untempo in cui quel furbo arruffapopolo era un magistra-to. Lo spacciatore di rivoluzioni alle vongole che sul pal-co arringa la folla fingendo di farne parte ha avuto inpassato il terribile potere di privare altri individui dellalibertà. Di sicuro fa meno danni dove sta ora, al governodi una città che non vuole essere governata, ma amma-liata. L’ultimo monologo del tribuno napoletano ha rag-giunto vette retoriche da repubblica delle banane. An-date a godervelo sul web, se volete ripassare le ragioniper cui da settant’anni in Italia comandano i democri-stiani. Perché l’unica alternativa sembra essere questopopulismo d’accatto, che specula sulla rabbia degli im-

poveriti per costruirsi un dominio personale. Sono ormai abbastanza vecchio per sapere che chi

urla in piazza «Potere al popolo!» si immedesima a talpunto nel popolo che il potere lo vuole tutto per sé. Edopo trent’anni di gargarismi leghisti mai seguiti da unatto concreto non mi spaventa un caudillo che incitaalla secessione le plebi furenti e minaccia a salve il go-verno centrale, al grido di «Renzi, cacati sotto». Macontinuo a trovare esilarante e terribile lo sdoppiamen-to di personalità che porta il santone partenopeo ad an-nunciare che «dopo le elezioni del 5 giugno tutto cam-bierà: io uscirò dal Palazzo e governerò in strada!», co-me se il sindaco uscente fosse un altro e non lui.

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Santone subitoBuongiornoMASSIMO GRAMELLINI

nNel Regno Unito scatta l’al-larme Brexit. A lanciarlo è Ca-meron che evoca scenari terri-bili nel caso di uscita del suo Pa-ese dall’Ue. «Così sarebbe a ri-schio la pace», ha detto il pre-mier britannico. In Austria sidimette il Cancelliere sconfittoalle elezioni. Mastrolilli, Perosino, Sforza, Simoni e Zatterin ALLE PAG. 2 E 3

La direzione del PdL’ira di Boschicontro la sinistra“Da voi arrivanosoltanto accuse”n Alla direzione del Pd af-fondo di Maria Elena Boschicontro la sinistra. Cuperlo laattacca dopo la frase «Al refe-rendum chi vota no, vota comeCasaPound». E la ministra re-plica: da voi soltanto accuse.

Bertini, Maesano, Magri,Pitoni e Sorgi ALLE PAG. 8 E 9

I magistratie l’opportunità

del silenzioVLADIMIRO ZAGREBELSKY

Toccano una questionenon nuova le polemi-che attorno agli inter-

venti di singoli magistrati odi loro gruppi associativi sul-la riforma della Costituzione.

CONTINUA A PAGINA 25

UE, LA SFIDAPER IL NUCLEO

RISTRETTOMARTA DASSÙ

La gestione delle crisisembra essere diventa-ta la «nuova normalità»

dell’Europa. Un tempo si di-ceva che era bene che fossecosì. Grazie alle crisi - questala tesi - l’Europa si fortifica-va. Oggi è una storia che nonconvince più. Dal 2009, l’Eu-ropa è stata investita dai ri-flessi della crisi finanziaria(debito sovrano e banche),dalla crisi greca (con le lace-razioni conseguenti nei rap-porti Nord-Sud), dalla guer-ra in Ucraina (con le tensioniche ne sono derivate sull’asseOvest/Est) e infine dalla crisidei rifugiati, che ha messo in-sieme i punti cardinali di unacrescente ri-nazionalizzazio-ne. E oggi stiamo aspettandodi capire se, con il referen-dum del 23 giugno, la GranBretagna uscirà o resterànell’Unione europa. Muri e«Brexit» dominano il dibatti-to attuale, scatenando ten-sioni prima che passioni. Mala realtà è che nessuna dellecrisi precedenti è stata dav-vero risolta. Mentre si discu-te di Brexit torna in primopiano anche il rischio Grecia:la possibilità niente affattoteorica che falliscano gli sfor-zi fatti per salvare le sortidell’anello più debole e vulne-rabile dell’euro.

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GLI ISLAMISTI DI BOKO HARAM HANNO SCONFINATO. L’ESERCITO SVUOTA I VILLAGGI: CHI RESTA SARÀ UCCISO

In Ciad la nuova trincea dei taleban d’Africa

JEROME DELAY/AP

Centomila i profughi costretti a lasciare i villaggi sulle rive del lago Ciad svuotati dai soldati (nella foto)

La Finanza in Banca: ci fu un ordine dall’alto per piazzare i bond. E la Consob si autoassolve

Etruria, la cabina di regia della truffan Dentro Banca Etruriac’era una «cabina di regia»che avrebbe organizzato ilcollocamento delle obbliga-zioni subordinate alla basedella truffa. La Finanza: ci fuun ordine dall’alto.

Paolucci e Spini ALLE PAG. 6 E 7

DOMENICO QUIRICOINVIATO A KAYA (CIAD)

Mezzogiorno. Luce, luce.Così intensa da rima-nere ammirati, stupe-

fatti, come se uscendo da una sorta di semioscurità gli occhi si spalancassero, vedessero più chiaro, sempre più chiaro. Sulle acque del lago Ciad, che chiamiamo lago ma che è un mare, un errore della natura che ha colmato di acqua dolce questa enorme voragine nel cuore dell’Africa e l’ha impri-gionata fra pareti di deserti in-combenti come un lento desti-no e di fertili savane dai contor-ni azzurrognoli, danzano lumi-nose frange di argento.

CONTINUA ALLE PAGINE 4 E 5Schianchi e Simoncelli ALLE PAG. 4 E 5

Fronte Sudl’Italia

alla provaSTEFANO STEFANINI

La politica estera ha biso-gno di realismo e di lun-gimiranza: dell’uno per

affrontare crisi e problemi contingenti, dell’altra per sape-re dove vuole andare. Per l’Ita-lia, il realismo si è affacciato ie-ri quando il ministro Gentiloni ha riconosciuto, per la prima volta, un «ruolo nella transizio-ne» al generale libico Khalifa Haftar che dalla Cirenaica si oppone al governo di unità na-zionale di Fayez al Sarraj.

CONTINUA A PAGINA 25

Nel Ticino gli storioniper il caviale italiano

LE STORIE

Simona MarchettiA PAGINA 19

La provocazionedegli studenti nudi

Fabrizio AssandriA PAGINA 19

Il futuro di Ghizzonie i numeri di Unicredit

FRANCESCO MANACORDAMILANO CONTINUA A PAGINA 7

Inumeri, come spesso accade, raccontanomolto anche se non tutto. E i numeri delledue maggiori banche italiane, impegnate an-

che a tenere in piedi attraverso il fondo Atlanteil sistema creditizio nazionale in difficoltà, rac-contano due cose.

PIÙ DIRITTINON OFFENDONO

NESSUNOUGO MAGRISEGUE DALLA PRIMA PAGINA

MASSIMILIANO PANARARI

Topografie della cultura. Ma i luoghi fisici dove si parladi cultura, quindi, contano ancora? A giudicare dal Fe-stival di Cannes e dal Salone del libro di Torino si di-

rebbe proprio di sì. E (pur in epoca di onnipresente minacciaterroristica) ci troviamo di fronte all’ennesima conferma diquanto l’andare in determinati posti si riveli importante peril consumo e la produzione culturale. Così, operatori e appas-sionati di film e libri continuano a recarsi di persona a certiappuntamenti, per ragioni in parte differenti e in parte simili.

Gli operatori della cultura compongono, da sempre, una tri-bù itinerante, competitiva sui mercati ma bisognosa di ritro-varsi (anche per ragioni identitarie) in ambiti e luoghi condivi-si, come lo sono i festival e le fiere. Non ci sono più la «Repub-blica delle lettere» e le varie declinazioni della comunità dei chierici e dei sapienti del passato; a rimpiazzarle ci ha pensatola formula (inossidabile nonostante l’egemonia di Internet e dei format della teleconferenza e della call) del festival, mix di incontro, confronto e mondanità a cui i professionisti dell’eco-nomia della cultura non possono rinunciare (e non c’è «tutto esaurito» degli hotel dei dintorni che possa farli desistere). An-che perché, da che mondo è mondo, non esiste viatico migliore– e più affidabile – per fare affari del guardarsi negli occhi estringersi la mano. Ecco, allora, che i festival culturali diventano una sorta di eredi(su scala ridotta e con ambizioni, certo, «geograficamente»più limitate) del grande progetto illuministico e liberale della sfera pubblica; perché proprio qui, nell’era della connessione permanente e della comunicazione istantanea garantite dalle tecnologie digitali, si ripropongono delle agorà per dibattere edelle opportunità per dire la propria con più «caratteri» e pen-sieri di quelli forniti da un tweet o da un whatsapp. Giustap-punto come nell’idea originaria (e, speriamo, ancora duratura)di opinione pubblica, naturalmente rispolverata secondo una logica postmoderna per cui a risultare centrali sono le dimen-sioni dell’evento e dell’happening. E quella della performance: una delle motivazioni che spingono il pubblico ad affluire «in massa» a questi momenti è l’ascoltare dal vivo la voce e le ri-flessioni dei propri beniamini culturali. E vedere scrittori, filo-sofi e registi raccontare (e raccontarsi) nelle vesti di perfor-mer, cosa che rappresenta una tappa obbligata del processo di«starizzazione» (ossia di trasformazione in star) dell’intellet-tuale e della figura del produttore di idee e beni immateriali. Epure del processo di neotribalizzazione, come dicono da tem-po i sociologi, per cui nell’era delle piattaforme social e dell’of-ferta (potenzialmente) illimitata per tutti i gusti si va spasmo-dicamente alla ricerca di chi è affine, inseguendo un desiderio di ritrovata comunità. Proprio quella che si forma, seppure dans l’espace d’un matin (o, meglio di un week end), in occasione di queste kermesse e inquesti posti e spazi che permettono di consolidare delle reti sociali non tra «numeri» di un’audience passiva o meri fan, matra «prosumer». Ovvero, tra consumatori che, sempre di più, possono influire su talune scelte e prodotti dell’industria cul-turale a colpi di feedback e interazioni (specie grazie ai social media), facendosi così anche, in qualche modo, produttori. E dandosi, non a caso, appuntamento tutti quanti insieme ap-passionatamente ai festival (Torino come Cannes), che rap-presentano degli autentici social network della cultura. In car-ne e ossa, però – e, al proposito, non c’è smaterializzazione dell’economia che tenga.

@MPanararic BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

CANNES E SALONEI SOCIAL NETWORK

DELLA CULTURA

I MAGISTRATIE IL DIRITTO DI SCHIERARSI

Mi spiego: Zagrebel-sky parte da un as-sunto condivisibile,

secondo cui la questione nonpuò essere affrontata solo sulpiano della contrapposizionetra il lecito (come l’eserciziodel diritto alla libertà diespressione) e l’illecito (che èsempre sanzionato). Bisognaconsiderarla – egli afferma -anche sotto il più delicatoprofilo della opportunità, chenon coincide con la liceità delcomportamento. L’inoppor-tunità dello schierarsi deimagistrati sarebbe legata alfatto che il dibattito attornoalla riforma della Costituzio-ne non è legato alla loro espe-rienza professionale e li tra-scina inevitabilmente nella

contrapposizione al Parlamen-to ed al governo. Sarebbe infi-ne difficile attendersi dai ma-gistrati argomenti nuovi e piùefficacemente esposti rispettoa quelli propri dei costituzio-nalisti: il loro coinvolgimentonella campagna per il «No»,pertanto, sarebbe legato allasola speranza di attrarre con-sensi in virtù della propria fun-zione. Sintesi forse troppo lun-ga, ma necessaria per confuta-re – non certo con la brillantez-za del confutato – la tesi che neè oggetto.

Non credo affatto, per co-minciare, che i principi ed i te-mi costituzionali, anche quellinon compresi nel Titolo IV, de-dicato alla magistratura e allagiurisdizione, siano estranei alnostro impegno professionale:ne sono anzi riferimento irri-nunciabile quando i magistratiparlano e scrivono, nelle aule e

fuori, nel penale e nel civile,tanto che la loro possibile vio-lazione essi possono rimetterealle valutazioni della Consulta.Ma, anche ipotizzando che nonfossimo in grado di offrire aicittadini riflessioni originali (come accade spesso ai «giuri-sti pratici», appellativo nonsempre benevolo riservato aipubblici ministeri), non vedoaffatto cosa vi sarebbe di criti-cabile se i magistrati si adope-rassero per diffondere ed illu-strare il pensiero critico e leobiezioni alla riforma costitu-zionale che tanti accademici(tra cui ben 20 ex presidenti ovice presidenti della Corte Co-stituzionale!) hanno già elabo-rato in significativi ed agili te-sti destinati alla divulgazione.Personalmente non aspiro adaltro se non a diffondere tale il-luminato pensiero: anzi, mionora citarne la provenienza.

Ragionando nell’ottica diZagrebelsky si finirebbe con ilritenere che solo i costituzio-nalisti siano legittimati ad im-pegnarsi per il »No», il che è amio avviso inconcepibile. Edaggiungo che sono lieto di ave-re al mio fianco cittadini diogni estrazione sociale, cultu-rale e professionale, tutti con-vinti che la Costituzione sia un

bene comune e che la si debbadifendere proprio per le ragio-ni che altri, meglio di noi, han-no saputo illustrare. Difficile,del resto, pensare che solo 50 o100 accademici possano riu-scire a parlare ed interloquirecon i milioni di votanti cuiquelle ragioni devono essereesposte con pazienza e con ledifficoltà di un contesto comu-nicativo che predilige frasi adeffetto o paragoni provocatorie che non offre ancora egualespazio ai due «fronti».

Si dice: «certo ma i magi-strati vengono ascoltati inquanto magistrati e ciò pesanella discussione»! E allora?Personalmente non mi sonomai presentato ai cittadini co-me meritevole di particolareattenzione per il mio ruolo edandrei in giro a parlare di Co-stituzione con eguale ostina-zione se fossi avvocato, archi-tetto o un impiegato. Torniamoallora alla domanda centrale:possono i magistrati essere li-mitati nei loro diritti perchéqualcuno ha voluto politicizza-re il referendum? Non credo,

purché, come codici disciplina-ri e deontologici prevedono,non siano iscritti a partiti, né partecipino in modo sistemati-co e continuativo alle loro atti-vità, manifestino il loro pensie-ro secondo criteri di equilibrio,dignità e misura, preservandola propria immagine di indi-pendenza ed imparzialità.

Ed è per questo che occorreselezionare le occasioni pub-bliche di intervento, rifiutandoquelle strettamente partitichee amministrando con sapienzale proprie parole: questa èl’unica «opportunità» che ilmagistrato deve considerareper evitare che quel termine –come ha scritto Giancarlo DeCataldo – «scivoloso ed inaf-ferrabile... si tramuti in un’ar-ma da brandire contro vocidissenzienti in quanto tali». Ilche, sia ben chiaro, non ha nul-la a che fare con il pensiero diZagrebelsky che non vuolecerto una magistratura passi-va e silente.

*Procuratore della Repubblica di Torino

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

ARMANDO SPATARO*SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

n L’intervento di Vladi-miro Zagrebelsky sul temagiudici-riforma costituzio-nale pubblicato martedì.

Così su «La Stampa»

IL CAPITALISMOFA PAURA COME IL SOCIALISMO

Il salario medio Usa è circa55.000 euro l’anno, un gio-vane professionista arriva

magari a 60.000, ma quanti anni gli ci vorranno prima che riesca a ripagare il debito con-tratto per studiare? Le banchenon gli daranno un mutuo per la casa e, per chi ha solo il di-ploma di scuola, lavori da ope-raio ne restano pochi. I ragazziche si laureeranno a giugno saranno i primi, dalla grande crisi 2008, a trovare un mer-cato del lavoro in leggera ri-presa, ma le previsioni resta-no opache.

In questo clima non c’è dastupirsi se i Millennials, i nati aGuerra Fredda finita, intorno agli Anni Ottanta, si dichiara-no, in un sondaggio dell’Uni-versità di Harvard, scettici sia sul capitalismo sia sul sociali-smo http://goo.gl/5deHPe .Nel Paese che il Labour Party del segretario Corbyn consi-dera culla del «Capitalismo da rovesciare e di cui noi siamo i nemici», i giovani sono così de-

lusi dal mercato e dalla crisi da bocciare a sorpresa «sociali-smo» e «capitalismo», alla pari.

Solo nel 2000 gli studiosi Lip-set e Marks potevano, nel sag-gio «It did not happen here», spiegare che, al contrario del-l’Europa, il socialismo non ave-va messo radici in America per le ragioni già chiarite dal classi-co viaggio di Tocqueville, trop-po individualisti e fieri gli ame-ricani, troppo scettici sullo Sta-to, per dire no al capitalismo e sìal socialismo, legati a Benjamin Franklin e alla vita industriosa, non all’Apocalisse economicadel «Capitale» di Marx. In sedicianni, gli Stati Uniti, tra i giovani soprattutto secondo Harvard,hanno maturato invece diffi-denza tanto per il mercato libe-ro quanto per l’economia cen-tralizzata. La svolta, a ben guar-dare, data al 1989, quando i mil-lennials nascevano e il futuropremio Nobel per l’economia Paul Krugman spiegava «vivia-mo nell’epoca delle speranze ca-lanti». I figli, per la prima volta da due secoli, non avrebbero su-perato lo status economico dei padri. La globalizzazione, dal1981 a oggi, ha trasformato la Ci-

na da paese con 9 poveri su 10 cittadini, in nazione con un solo povero ogni 10 abitanti. Il mer-cato ha assicurato all’Asia il maggior salto di benessere dellastoria umana, in una sola gene-razione, ma in America (come in Europa dove lo stato sociale - per ora ma fino a quando? - am-mortizza gli effetti dolorosi) l’automazione ha distrutto mi-lioni di posti di lavoro, e altri an-cora ne cancellerà.

Questo nuovo scenario, e ildilagare della disuguaglianzadeprecata dal tomo del profes-sore Picketty, amareggia ilpresente dei ragazzi. I seguacidi Trump alzano arrabbiatil’ultima bandiera del capitali-smo, i paladini di Sanders ri-spondono con il vessillo otto-centesco del socialismo, inmezzo tanti sono meno focosi,ma altrettanto scontenti delpresente, senza spazi di vitaper una famiglia, una profes-sione, una maturazione uma-na. Un mio studente a Prince-ton University, assistendo allacampagna elettorale 2016, miha detto «La ascoltavo parlaredi fascismo, capitalismo, socia-lismo, libero mercato, credevo

parlasse del passato. Poi hosentito Trump e Sanders, gliinsulti, “fascista!”, “sociali-sta!”, e ho capito: la Storia nonpassa mai».

Sbaglierebbe però chi dedu-cesse dall’amarezza dei millen-nials, frutto anche della delusio-ne seguita alla presidenza Oba-ma, che i giovani avevano ap-poggiato con passione, il ritornodel passato, bandiere rosse inpiazza, Wall Street assediata. I ragazzi lamentano «questa» economia bloccata, non inse-guono utopie. Chiedono investi-menti per il lavoro, scuola menocara, accesso al credito, una po-litica che non sia solo lobby, ma anche progetto sociale e di co-munità, cittadinanza vera, oltre social media e smartphone. Hil-lary Clinton, pur nella sua cam-pagna ingessata, senza calore, sembra infine averlo compreso: la carica di Trump e Sanders, da destra e sinistra, è lamento rauco per questa infelicità. Un travaglio che può ancora miglio-rare l’America ma che, privato di sbocchi veri da una Casa Bianca e un Congresso sordi, si radicalizzerebbe in inverno po-pulista. Gli Usa ripiomberebbe-ro allora nel buio che Richard Hofstadter chiamava «Lo stile paranoico della politica ameri-cana».

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