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1 LANTERNA POLITECNICO Periodico dell’associazione studentesca “La Terna Sinistrorsa” #39 Autunno 2012 “La libertà è sempre quella di dissentire.” Rosa Luxemburg

Lanterna #39

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Il Lanterna vuol essere lo spazio, il mezzo di trasmissione delle nostre idee, del nostro sentimento collettivo, un “termine astratto” che tocca a noi riempire, ognuno con la propria fiamma, il proprio pensiero. Chiunque può scrivere un articolo per il Lanterna, affinchè non sia solo un giornale per gli studenti, ma possa essere sempre più il giornale degli studenti. Per metterti in contatto con noi, chiedere chiarimenti o proporre un articolo da inserire nel prossimo numero del Lanterna, ti basta mandare un’email a: lanterna AT ternasinistrorsa.it

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LAnTERnAPoLItECnICoPeriodico dell’associazione studentesca “La terna Sinistrorsa”

#39 Autunno 2012

“La libertà è sempre quella di dissentire.”

Rosa Luxemburg

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INDICE

Editoriale di Bruno P.03

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Il Polimi cambia organizzazione di David R.

L’InterRail non è una vacanza di Jacopo T. e Sofia C.

Esistono cuori che non esistono di Federico B.

Brucia via Celoria di Federico L.

Caro Karl, sta succedendo qualcosa... di Jacopo T.

Catena di produzione del (dis)incanto II di Shendbart D.

Arte e poesia

Spazio giochi

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Che cos’è la Terna Sinistrorsa?La Terna Sinistrorsa è un gruppo di studenti impegnato nella rappresentanza universitaria e nell’organizzazione di attività culturali e sportive.Le prime volte era lunga da spiegare, adesso me la cavo con venti parole.Ma non è tutto.Non esiste alcun legame tra la Terna e le forze politiche di sinistra.È più forte di me: non riesco a presentarla senza concentrarmi su quest’aspetto. I partiti hanno perso lo smalto, e mai come ora va sottolineata quest’indipendenza.Che cosa significa, in queste condizioni, essere sinistrorsi?Significa avere una linea politica di gruppo orientata verso sinistra.È vero, messa così è semplice, ma d’altra parte di che cosa stiamo parlando?Con la parola “sinistra” non si

definisce un preciso insieme d’idee politiche, ma si sintetizzano la loro impronta e le loro sfumature.La linea politica di gruppo, infatti, non esiste.Almeno a priori, perché ogni singolo la pensa a modo suo.Le scelte sono comuni, rivolte al miglioramento dell’università. E non ci s’interroga mai sulla loro natura più o meno mancina, perché devono essere giuste, e non di sinistra.Se il nome fosse Terna Cartesiana le dinamiche sarebbero le stesse.Si tratta quindi di un esercizio di trasparenza nei confronti dello studente, che ogni due anni è chiamato ad eleggere i sui rappresentanti: in altre parole, non c’è nulla da nascondere.La verità è che per conoscere un gruppo si deve andare al di là del nome e del colore della bandiera.Si deve capire qual è l’impegno che pone al servizio dell’università.Festeggiamo il 150esimo anno accademico del Politecnico, un’istituzione che anche grazie alla ricca biodiversità di associazioni è molto più che una grigia fucina di ingegneri.Partecipare significa cogliere l’opportunità di andare oltre la frequenza, lo studio e i sessanta crediti all’anno.E vivere l’università nel modo migliore.Buona lettura, buon Lanterna.

EDITORIALE

di Bruno Pizziol

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Il precedente logo della Terna sinistrorsa, sostituito cinque anni fa dal logo attuale. Grafica meno accattivante, ma miglior formalismo matematico!

Che cos’è una terna sinistrorsa?Una terna sinistrorsa è un sistema di riferimento ortogonale di assi x, y, z, i cui rispettivi versori i, j e k sono orientati in maniera tale che j ᴧ i = k.Assegnando rispettivamente a pollice, indice e medio gli assi x, y e z, è possibile rappresentare una terna destrorsa o sinistrorsa a seconda che la mano sia destra o sinistra.La definizione degli assi è però fondamentale! E di fatto la mano sinistra non è condizione né sufficiente né necessaria.La tecnica della mano sinistra, ovvero l’espediente mnemonico per determinare il verso dell’asse z con tre dita, fu introdotta a fine ‘800 dall’ingegnere britannico John A. Fleming e ancor oggi viene utilizzata per determinare il verso della corrente nei motori elettrici.

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Questa è una storia che qualcuno di voi avrà già sentito, almeno di sfuggita. Altri, che non l’hanno sentita, penseranno che arriviamo tardi, perché non si scrive di cronaca con un mese di ritardo. Ma la verità è che certi episodi non basta sentirli, ma bisognerebbe portarli sempre con noi, perché ricordare ed essere vigili è una della migliori difese che abbiamo contro la criminalità organizzata.

Chissà quante volte ci siamo passati davanti, senza nemmeno accorgercene. Oppure ci siamo persino fermati a prendere un panino con la salamella, con ripieno inversamente proporzionale alla pesantezza delle materie che ci aspettano. Beh, il furgone rosso di Loreno Tetti, “paninaro” di via Celoria, è stato ritrovato carbonizzato la mattina del 20 Luglio, proprio all’indomani delle

commemorazioni della strage di Via d’Amelio. L’incendio doloso è un biglietto da visita sin troppo esplicito della criminalità organizzata di stampo mafi oso e di certo non è una coincidenza il fatto che Tetti sia stato l’unico della zona a denunciare come i paninari della zona siano costretti a pagare la famiglia dei Flachi, cosca che da anni spadroneggia in Lombardia e con strettissimi collegamenti con la ‘ndrangheta calabrese. Basta pagare per rimanere tranquilli, o addirittura “essere protetti”. Questo è il modo di pensare che fa comodo alla mafi a. Una richiesta che non ha voluto accettare Tetti, che non ha abbassato la testa né baciato le mani, ma ha fatto l’unica cosa che un cittadino dovrebbe fare: denunciare alle autorità. Ma davanti al suo furgone, ovvero al suo lavoro, quasi la sua vita, ridotto in rottami carbonizzati, denuncia il suo sconforto e quasi un sentimento di tradimento da parte di uno Stato che non riesce a protegge chi si espone

pur di garantire la legalità. Come già

BRUCIAvIA CElORIA

di Federico Labriola

Il furgone bruciato di Lorenzo Tetti

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in altre occasioni la società civile di Milano si è subito attivata, organizzata per far cerchio intorno a Tetti e ridargli quella forza necessaria per risollevarsi e riprendersi la sua vita. Così lunedì 10 Settembre, la Terna Sinistrorsa ha aderito ufficialmente alla manifestazione organizzata da Libera Milano proprio qui in città studi, per festeggiare insieme la ripresa dell’attività di Tetti, con un nuovo furgone preso in affitto. Ma sarebbe riduttivo dire che abbiamo aderito solo in quanto associazione studentesca. Forse proprio perché viviamo l’università in modo attivo non possiamo che sentirci ancora “più” studenti, ancora “più” guardiani di Città Studi e appresa la notizia non abbiamo potuto trattenerci.

Ciascuno di noi si sentiva ferito, quasi personalmente. Come studenti del Politecnico abbiamo manifestato tutta la nostra solidarietà a Loreno Tetti, per il suo senso di legalità e il suo coraggio. Come studenti del Politecnico continuiamo a rivendicare con orgoglio la volontà di cacciare la mafia da Città Studi e tenere alta l’attenzione di tutti, perché è nell’indifferenza che la mafia prospera e noi non vogliamo lasciargli terreno.

Iniziative sul tema della mafia organizzate dalla Terna Sinistrorsa - 2011, 2012

MAFIA: chi non sa è colluso

Mercoledì 14 Dicembre ore 16.15Campus Leonardo - Aula Osvaldo De Donato

(Campus Bovisa - Videoproiezione in aula L.0.1)

Relatori:

Nando dalla Chiesa

Elisabetta Pugliese

Massimo Brugnone

Sandro Immordino

In apertura ci sarà il saluto del Rettore

Sociologo, Presidente della Commissione Antimafia del Comune di Milano

Magistrato Antimafia della Procura di Bari

Coordinatore regionale per la Lombardia dell'associazione antimafia "Ammazzateci tutti"

Evento finanziato dal Politecnico di Milano

Presidente dell'associazione antimafia "Fuori dal coro"

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Viviamo le aule, frequentiamo le lezioni, studiamo per gli esami. La comunità accademica però non è solo questo e non conoscere cosa succede oltre quello che vediamo direttamente ci fa capire la nostra Università solo a metà. Per questo

cercheremo di aggiornarvi sulle novità che affronterà il Politecnico, i suoi docenti e il personale amministrativo nei prossimi mesi. Cambiamenti che avranno importanti ricadute anche su noi studenti: per questo non solo cercheremo di seguirli da vicino, ma anche di portare un contributo costruttivo.Il percorso è partito con la legge 240 Gelmini, una legge centralista: impone molti paletti che ridimensionano l’autonomia come concetto fondante di ogni istituzione pubblica che abbia il fine dell’educazione. E’ stata imposta una riforma della governance e i gradi di libertà possibili sono rimasti pochi. Come ogni cambiamento, si può cogliere la sfida per una migliore organizzazione, e per alcuni aspetti ciò è avvenuto, mentre per altri ci si è dovuti adeguare.Ricostituendo i dipartimentiPer farla breve gli attuali 16 dipartimenti si riorganizzeranno

IL POLIMI CAMBIAORGANIZZAZIONE

di David Rossi

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in 12 strutture, di cui sono stati approvati i progetti scientifici nel Senato accademico di luglio. Alcuni rimangono come sono oggi, altri verranno divisi e riaccorpati. Ogni docente ha dovuto decidere entro settembre a quale struttura afferire, si stanno organizzeranno i pre-consigli di dipartimento e verranno eletti i nuovi direttori.Il transitorio si chiuderà con la rielezione della componente docente e del personale amministrativo presente in Senato accademico e in Consiglio d’amministrazione, così che dal gennaio 2013 si avranno i nuovi organi centrali al completo. Entro fine anno verrà anche istituito il Comitato Unico di Garanzia, che lavorerà per garantire le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e per la diffusione del Codice etico di Ateneo.Le nuove scuoleParallelamente anche le Scuole, ovvero le ex-facoltà, potrebbero subire una profonda riorganizzazione nei prossimi mesi: a ottobre si dovranno presentare i nuovi progetti culturali, che verranno approvati definitivamente a dicembre, seguirà la formazione delle nuove strutture e l’elezione dei nuovi Presidi. Su questa riorganizzazione pende anche un ricorso al TAR da parte del Ministero contro il nostro Statuto, che contesta alcuni dei compiti che lo Statuto attribuisce alle Scuole.Cercheremo di dare un contributo a questo importante passaggio, continuando a portare il punto di vista degli studenti in queste

discussioni, non dimenticando che l’organizzazione delle strutture che gestiranno la didattica inevitabilmente ne influenzeranno la sua qualità. Inoltre i rappresentanti degli studenti votano per i Presidi di Scuola, e ci confronteremo con loro prima delle elezioni per capire il loro progetti relativamente alla didattica, e orientarli verso la risoluzione delle criticità degli studenti.Infine in questo anno accademico avranno luogo le celebrazioni dei 150 anni dalla fondazione del Politecnico di Milano. Alcuni pezzi di storia sono già stati raccolti sul blog creato per l’occasione: blog.150.polimi.it

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Questa crisi economica, è un’anomalia eccezionale provocata da fattori imprevedibili oppure è parte strutturale dell’attuale sistema economico? Una crisi economica può avere, fondamentalmente, due interpretazioni diverse. Secondo la prima intepretazione, essenzialmente liberista e prevalente sul piano politico, si ritiene che le cause della crisi siano l’eccesso della spesa pubblica (crisi fiscale) e la sproporzione tra stipendi e produzione.La soluzione consisterebbe quindi nell’alienazione di molti diritti dei lavoratori dipendenti (duramente conquistati nel secolo scorso), licenziamenti di massa, blocco consistente delle assunzioni e privatizzazioni. Ma da tutto ciò discende la crisi

dei debiti sovrani e perciò il fallimento dell’economia statale. Quest’ottica viene portata avanti, in primis, ovviamente da chi detiene il potere economico (circa l’1% della popolazione in generale), ovvero gli imprenditori più ricchi, banchieri, lobbisti, ma anche dall’Unione Europea, dal nostro Governo cosiddetto “tecnico”(che sta applicando misure terapeutiche di questo tipo). La “libera” informazione italiana, in mano ai padroni, fa di tutto per difendere queste idee, farle passare come le uniche sostenibili e così anestetizzare la gente. Ma c’è un’altra concezione della crisi, che ribalta completamente la visione precedente.Sostiene che essa è causata dall’assenza di regole nel movimento del capitale, dalle “cure” imposte da chi sostiene la prima interpretazione, dall’impoverimento sociale e soprattutto dalla socializzazione delle perdite dei privati.Quest’ultimo fenomeno, che riguarda il rapporto tra pubblico e privato, a partire dalle banche è un dato di fatto molto determinante circa l’interpretazione da dare alla crisi. Da tutto ciò, alcune considerazioni: le agenzie di rating impongono la privatizzazione delle democrazie, influenzano pesantemente gli esiti delle elezioni, come si è visto dal crollo delle borse dopo la vittoria del primo turno di Hollande o la pesante campagna contro Syryza in Grecia. Un altro tipo di soluzione esiste: la creazione di un’unica banca

CARO KARL, stA suCCEDENDO quAlCOsA DI “IMpREvEDIBIlE”!

di Jacopo Tamborini

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centrale europea, incremento dell’occupazione, diminuzione dell’orario di lavoro per far aumentare le assunzioni (“lavorare meno, lavorare tutti”), equità fiscale, riduzione delle spese militari e quindi, riassumendo, una gestione collettiva del mercato. Siamo quindi di fronte a due concezioni totalmente diverse. Un aspetto di grande rilievo riguarda, come prima accennato, il rapporto tra pubblico e privato: questa situazione disastrata non discende

da un fallimento degli Stati, come si vuole far credere, ma al contrario è il fallimento del libero mercato, di cui lo Stato paga il conto. Prendiamo come esempio l’Italia: buona parte dei buchi nel bilancio è dovuta ai miliardi di evasione fiscale che si accumulano all’anno, dei paradisi fiscali di cui usufruisce la grande borghesia e del lavoro in nero. Ma anche dei miliardi spesi per rifinanziare le banche, sempre più giocatrici d’azzardo e meno “cassaforti” .

“Kapitalismus” - Vignetta pubblicata sul giornale “Der neue Postillon” ZurigoSvizzera, 1896

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Questo è lo scenario del liberismo, senza regole, propugnato con forza in passato soprattutto negli U.S.A. ma anche in altri paesi come il Regno Unito (vedi Margaret Tatcher) e da molti esponenti della politica italiana; ma quando il privato non funziona, quando un imprenditore fa troppi debiti, quando l’impresa è sull’orlo del fallimento, ecco allora che il socialismo ritorna utile, l’intervento dello Stato nell’economia serve! Così facendo, però, ci si deve aspettare che lo Stato vada in perdita anch’esso. Un altro aspetto su cui soffermarsi è il divario sempre più ampio tra ricchi e poveri che il sistema continua a mascherare o comunque a giustifi care dicendo:”tutti, se vogliono, possono avviare un’impresa e fare i soldi”; peccato che le pari opportunità non esistono in un sistema in cui vince il più forte e chi rimane indietro è perduto, un sistema in cui di libertà ce n’è tanta: la libertà di fregare il prossimo. È forse giusto, o meglio, è forse “umano” che un amministratore delegato di una grande azienda guadagni 1000 volte quanto guadagna un suo dipendente medio?Tutto questo avviene in una situazione di precariato in cui il proletariato è sempre più inerme e sfruttato e i giovani hanno diffi coltà a trovare lavoro nonostante lo studio di una vita.Viene spontaneo il desiderio di una giustizia sociale, di una redistribuzione dei redditi in base alle esigenze della popolazione: l’esigenza di fare giustizia dal basso per portare

la bilancia in equilibrio. La politica riformista del “difendiamo i diritti degli sfruttati, ma anche degli sfruttatori” ha ormai fatto il suo corso (rafforzando il potere): bisogna prendere posizione. È necessaria inoltre un’amministrazione pubblica che difenda questo spirito d’iniziativa in nome dell’uguaglianza e dei diritti fondamentali. Di queste rifl essioni ne sentiamo ben che in televisione, mentre ci riempiono le orecchie e il cervello con parole come “spread, troika, credit crunch, BTP”.E di rifl esso pensiamo che queste siano le basi dell’economia, i pilastri che non possono essere intaccati.Come abbiamo visto, però, c’è un’altra visione del problema e quindi un’altra soluzione!

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LuCCIoLE PER LAntERnE

L’InTERRAILNON è uNA vACANZA

di Jacopo Tamborini e Sofia Croci

Come alcuni sapranno, viaggiare in InterRail consiste nell’acquisto di un biglietto ferroviario che consente, in alcuni giorni scelti nell’intervallo di validità, di spostarsi liberamente in tutta Europa a basso costo (a meno che non si decida di passare da Parigi: costerà più la prenotazione dei treni che il biglietto!!). Dopo mesi di incertezze e un’interminabile, anzi, interminata sessione estiva, si parte: siamo in cinque, uno zaino a testa e i nostri biglietti. Dall’alto della nostra grande esperienza di 13 giorni di viaggio ci prendiamo la briga di formulare i consigli necessari alla tua sopravvivenza se vorrai intraprendere quest’avventura. Innanzitutto il vero InterRail-Man dorme nelle stazioni in attesa dei treni o in parchi pubblici! In quest’ultimo caso è fondamentale

informarsi presso i clochards indigeni circa l’orario dell’irrigazione in modo da scroccare docce gratis la mattina presto o talvolta evitarle (dipende dalle abitudini). In alternativa si può optare per l’ostello della gioventù. L’ostello è un luogo misterioso popolato da personaggi caratteristici, quali: il tipico Viaggiatore Solitario che ti trascinerà in giro per vie che nemmeno lui conosce; l’ Inglese Alcolizzato che sveglierà in piena notte l’esperto d’informatica del gruppo in cerca di assistenza tecnica; il gruppo di spagnoli che ti impedirà in ogni modo di mangiare un piatto di pasta seduto a tavola; il Pazzo che non è né cliente né dipendente ma che svolge con zelo il suo “ruolo”. Questi soggetti sono in fondo l’attrazione più divertente dell’ostello. Certo, potrebbe capitarti di trovare il tuo letto occupato da uno sconosciuto o di doverti accampare

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nei posti più improbabili in mancanza di letti liberi o ancora la tua camera potrebbe trovarsi all’interno di un bagno comune. Ma queste sono solo inezie in confronto alle opportunità di carriera che solo l’ostello può offrire: se conquisti la fiducia della proprietaria sarai promosso a custode e sarai autorizzato a regolare il flusso degli ospiti. L’InterRail Man ha il dovere morale di approfittare dei lunghi tragitti in treno per riprendere le forze; questo può a volte risultare impossibile a causa della presenza di mocciosi insopportabili e genitori inadeguati. La scelta delle città da visitare deve essere ben ponderata. Soggiornare a Praga può essere rischioso se ami la birra dato che costa poco e un coma etilico potrebbe rovinare la piacevole gita a te ed eventualmente ai tuoi compagni di viaggio.

A Berlino è severamente vietato praticare graffitismo sui muri, a meno che non sia il Muro!; non è una città adatta ai nazi dato il gran numero di testimonianze circa la Shoah; è invece suggestiva per coloro che si troverebbero a proprio agio tra le statue di Marx ed Engels. Se sei un ingegnere fisico o un simile, ti potrai divertire a Colonia mediante esperimenti con barchette di carta nella fontana a spirale vicino al Duomo. L’economia di Amsterdam, com’è noto, si basa su prostituzione e droga, ma al solo scopo di distogliere l’attenzione dei turisti dal costo esorbitante dei beni di prima necessità e dal tempo imprevedibile. In questa città il biglietto del pullman vale per 24 ore di viaggio effettivo: la logica dell’InterRail-man porta ad usufruirne appieno, trascorrendo dunque la notte sul mezzo.

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Se vuoi visitare Parigi, metti in conto di fare code simili a quelle di Gardaland: Moulin Rouge sta a Raptor come Tour Eiffel sta a Blue Tornado. Avrai però la possibilità di ripassare Analisi: i nomi dei matematici più illustri e rompicoglioni sono marchiati tutt’intorno alla Torre. È opportuno inoltre accertarsi riguardo all’orario delle metropolitane, onde evitare di farsi spedire in quartieri poco raccomandabili dalle indicazioni fuorvianti di controllori disinformati e di ritrovarsi sbandati nel cuore della notte in una città straniera. Ormai è chiaro, l’InterRail non è una vacanza! È un’avventura che permette di viaggiare economicamente e conoscere il mondo in modo inusuale e completamente libero, a patto di non dimenticarsi gli oggetti assolutamente necessari: una scorta di pennarelli indelebili, taccuino per segnare ogni cazzata, coltello a

serramanico e scatola di fazzoletti legata in cima allo zaino. Buon viaggio e in culo alla balena!

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(continua dal numero precedente)

La cosa che mi stupisce di più nell’industria cinematografica é l’importanza acquisita dalle logiche di mercato a scapito del valore artistico. Le case di produzione alla fine sono aziende, ma come tali hanno rinunciato alla qualità del loro prodotto principale, optando per la speculazione. Il momento della verità per i film é la prima, sopratutto per i blockbuster, dove l’importanza del giudizio del pubblico eclissa quella della critica. Se la partenza è un flop la nave affonda, ma in questi casi i topi sanno come mettersi in salvo: la prima settimana alle sale viene richiesta una percentuale maggiore (75-90%) degli incassi. Basta addescare durante quella settimana i lettori del libro al quale si è ispirato il film, i fan dell’episodio precedente in una trilogia o gli appassionati del genere

ed il gioco è fatto. I popcorn sanno un pò di fregatura, e adesso sappiamo perché sono così cari: con i soli biglietti i proprietari dei cinema non arrivano a fine mese.Parlando di biglietti, i film in 3D sono migliori e per questo si paga di più, vero? “Avatar” ci ha mostrato un mondo nuovo usando una tecnologia elevata ad arte e all’improvviso tutti si sono trovati a cavalcare l’onda tridimensionale. Anche i film girati normalmente possono essere convertiti dopo le riprese, ma la qualità viene ridotta drasticamente. Infatti ”Scontro tra Titani”, ”L’ultimo Dominatore dell’Aria” e tanti altri hanno rischiato di far crollare il nascente movimento 3D e lo stesso James Cameron si è opposto alla conversione in post-produzione. Eppure i suddetti film sono stati un successo al botteghino ed è questo quello che conta. Per loro, non per noi.Ho banalmente esposto l’aspetto economico perche voglio arrivare alla radice del problema: Hollywood non si fida più delle sue storie. I supereroi con i quali siamo cresciuti si stanno acaparrando il grande schermo, non per via delle loro storie fantastiche, ma perchè noi paghiamo per vederli, e non ce la sentiamo di fare altrimenti.Nel futuro non sarà uno sceneggiatore, ma un produttore, uno con in mano i soldi a dire: “Dobbiamo fare un film di Batman con Aquaman al suo fianco!”. Forse non si rendono conto che seguiamo le gesta di un uomo vestito da pipistrello non perchè siamo stupidi, ma perché significano

CAtENA DI pRODuZIONE DEl (DIS)InCAnTO II

di Shendbart Dalani

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qualcosa per noi, la sua storia, il suo carattere e le sue motivazioni sono genuine e andiamo al cinema per vederle raccontate. E così per molti altri. Si dice che i migliori comici sanno anche far piangere il pubblico, allora perche l’intrattenimento non si prende mai sul serio? Muoio un po’ dentro quando sento dire “è un bel fi lm, se spegni il cervello”, perchè me lo ripetono ogni volta. Signifi ca che concepiamo il cinema come fuga dall’esistenza, come fonte di oblio e non di ispirazione. Così condanniamo a morte i fi lm appena fi niamo di vederli.Ogni anno migliaia di autori sconosciuti mandano sceneggiature originali alle case di produzione, pieni di speranze, per vederle fi nire

nel cestino prima di essere lette. Mi è diffi cile credere che nessuno di loro sia in grado di raccontare una storia onesta, con una trama plausibile e con personaggi di un certo spessore, che nessuno di loro abbia qualcosa da dire. Lo sceneggiatore è la persona più importante per la realizzazione di un fi lm. “Dobbiamo fare di tutto perché lui non venga a saperlo” disse Irving Thalberg, produttore leggendario americano. Hollywood lo ha preso alla lettera: l’anello debole della catena sono loro, e lo saranno fi no a quando noi non ci sveglieremo un giorno, intossicati dalla magia industriale e dai sogni fabbricati. Solo con le storie vere ritroveremo l’incanto del grande schermo.

“É successo a Holliwood”. E continuerà a succedere

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Questo libro l’ho visto quasi per caso.Quasi perchè in effetti era esposto in Feltrinelli, impossibile da non vedere.Per caso perchè, alla fin fine, non mi curo mai dei libri consigliati, per cui dev’essere davvero un caso eccezionale se l’ho notato.Sono sempre piuttosto scettico sulle nuove uscite, soprattutto nel caso di romanzi di autori a me sconosciuti.Neanche la quarta di copertina (“1: Non toccare le lancette; 2: Domina la rabbia; 3: Non innamorarti mai, mai e poi mai.”) nè la seconda (“...è al tempo stesso una coinvolgente favola e un romanzo di formazione”) mi convincevano.Eppure il mio profondo amore per le fiabe mi ha fatto squillare il cervello e mi ha detto: “Compralo!”.Con i libri capita spesso, preso dall’interesse magari arrivo alla cassa con quattro o cinque libri, poi mi rendo conto che i fondi non bastano e,

non sapendo a quale libro rinunciare, abbandono l’intera missione e ripongo i libri sui rispettivi scaffali.Questa volta, invece, ho comprato quel libro e nessun altro, benchè combattuto tra: “I libri consigliati sono spazzatura! Servono per far vendere!” e: “È una fiaba! Insta-buy!”.Così, senza se e senza ma, appena salito sul treno ho iniziato a leggerlo.“La meccanica del cuore”, del francese Mathias Malzieu, racconta una delle storie d’amore più singolari che io abbia mai potuto apprezzare.Jack è nato con il cuore malfunzionante, così la levatrice Madelaine gli inserisce un orologio a cucù che lo regoli e lo faccia funzionare come si deve.

EsIstONO CuORI ChE NON EsIstONO

di Federico Bortot

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Acacia, anzi, Miss Acacia è una bellissima ballerina tanto miope da dover portare sempre un paio di spessi occhiali da vista, pena le più mirabolanti acrobazie aeree.Jack, naturalmente, se ne innamora appena la vede, ma Madelaine, per preservare il suo cuoricino debole, lo allontana da Miss Acacia finchè non gli farà perdere le tracce della sua amata.Ma come ogni eroe che si rispetti, il cuore a cucù compirà un viaggio fino a Granada, conoscendo sulla via niente meno che George Melies, l’unico in grado di ricaricare il suo orologio.Curiosamente la storia non si lascia prevedere facilmente: ci sono incontri inaspettati con personaggi famosi, episodi insoliti e protagonisti tutti un po’ sopra le righe.Soprattutto, la cosa che più ho amato di questo racconto è lo stile, quasi come se fossero i pensieri di un bambino ma scritti da un adulto.Per uno come me, cresciuto a Gianni Rodari e Roald Dahl, è stato come tornare indietro di tanti anni, quando ancora avevo il tempo per fantasticare, per inventare.Soprattutto mi ha fatto tornare in mente, date le tematiche, quando ci si innamora per la prima volta: l’amore eterno, la ragazza perfetta, il mondo tutto per noi!È un romanzo che mi ha fatto tornare bambino, ma con la consapevolezza di un adulto.Non è certo uno di quei libri classici à la De Amicis o Stevenson, ma per essere il leader di un gruppo hipster e alternativo se la cava bene con le

parole.Il ritmo è sempre incalzante e le vicende si susseguono senza forzature; persino i dialoghi sono spontanei e verosimili, senza paroloni alteri o elucubrazioni metafisiche.Si parla di ragazzi e di amore, ma in un modo e con delle parole che solo pochi sanno trattare senza cadere nella banalità.In verità non credo di riuscire a fare una recensione veramente obiettiva sul libro perchè mi ha emozionato tanto che non troverei un difetto neanche se ci fossero plot holes delle dimensioni di Giove.Forse non è neanche un gran libro.Ma una cosa è certa: mi ha emozionato, nel bene e nel male, come pochi racconti hanno saputo fare.

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ARtE E pOEsIA

a cura di Federico Labriola

Tenetevi stretti ai sogniperché se i sogni muoiono,la vita è un uccello con le ali spezzateche non può volare.

Tenetevi stretti ai sogniperché quando i sogni se ne vannola vita è un campo aridogelato dalla neve.

Langston Huges - Sogni

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Si ferma.Davvero.Ma il tempo.Ti abbandonano i sensi,pervaso dai sensilatenti di una forma,immagine pura,un riflesso del mare.Sprofondi.Ricordi profondi,ricordi profumi.Senti il tempoche scorre,senza lancette:sulla pelle. Federico Labriola - Sinestesie

Persistenza della memoria - Salvador Dalì

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spAZIO GIOChIEasy

Il 99 diventa SEi

Get Crazy!

Inviaci la risposta con una breve motivazione, a: [email protected] I tre fortunati vincitori riceveranno un premio dalla redazione!

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Spostando due fiammiferi trasforma il 99 in un sei

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unisci i puntini!

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CONtAttI

RIuNIONI

DOvE tROvARCI

Vorresti organizzare con noi un’atti-vità culturale, proporre un viaggio o una conferenza? Vuoi essere informa-to di tutte le nostre iniziative e della nostra attività di rappresentanza? Contattaci pure all’indirizzo: [email protected] telefono: 02.2399.2639

Alice Colombo [email protected]

Nadia [email protected]

Tutti i mercoledì alle 18 in Leonardo o Bovisa. Controlla sul nostro sito:www.ternasinistrorsa.it

LEONARDO: aula Terna (quarto piano della Nave, vicino B.4.1)BOVISA_LA MASA: aula rappresentanti accanto alla CLUPBOVISA_DURANDO:aula rappresentanti vicino all’ovale

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GRAFICA

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Interamente finanziato dal Politecnico di Milano

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