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IL LIBRO IN CARTELLA

L'amore ai tempi del Genoma - Cartella stampa

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La cartella stampa del volume "L'amore ai tempi del genoma. Una prospettiva evoluzionistica", realizzata dall'Ufficio Stampa di Edizioni Psiconline (Resp. Sipo Beverelli)

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IL LIBRO INCARTELLA

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GLI AUTORI

FOTO AUTORE

Ludovico Verde è nato a Napoli, dove vive, nel 1966. Psicologo e psicoterapeuta, è dirigente presso il Servi-zio Tossicodipendenze e il Consultorio Materno Infantile del distretto 30 della Asl Napoli 1 Centro.Nell’ambito del Sistema gestionale qualità distrettuale della stessa Asl riveste inoltre l’incarico di responsabile per le attività formative. E’ professore a contratto in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Ha al suo attivo svariate pubblicazioni sul tema delle dipendenze patologiche, dell’organizzazione dei servizi sanitari, della formazione per gli adulti e della psicologia evoluzionistica.

Stefano Iacone è nato a Napoli nel 1967. Psicologo e psicoterapeuta sistemico, didatta dell’Istituto di me-dicina e psicologia sistemica (IMePs), dove insegna nel corso di specializzazione in Psicoterapia sistemico-relazionale. Presso l’IMePs è anche responsabile del dipartimento della ricerca, dedicandosi in particolare alla ricerca clinica sulle co-dipendenze affettive. Ha trattato questo tema in diversi articoli apparsi su riviste di psicoterapia sistemica. Oggi lavora come psicologo dirigente presso il Sert del distretto 30 della Asl Napoli 1 Centro. E’ autore di numerose pubblicazioni scientifi che sull’internet addiction o dipendenza da internet, psicopatolo-gia dell’età evolutiva e psicoterapia di coppia.

LUDOVICO VERDE STEFANO IACONE

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Avete mai pensato a quanto può aver rivoluzionato le regole dell’amare la scoperta del Dna? O quanto giochi nella se-duzione la ricchezza materiale di un uomo? E il matrimonio? Su quali basi poggia il patto-sentimentale-per-la-vita, oggi che il ruolo dell’uomo e della donna sono cambiati? Tutti interrogativi, questi ed altri, su cui rifl ette il libro “L’Amore ai tempi del Genoma”, saggio scritto per Edizioni Psiconline, casa editrice specializzata in psicologia, psicoterapia e scienze umane, nella collana ‘Ricerche e contributi in psicologia’, da Ludovico Verde e Stefano Iacone. “L’Amore ai tempi del Genoma è uno sguardo al futuro di questo sentimento, forse fi nalmente post-moderno,

per sempre libero dalle gabbie biologiche, ideologiche e culturali in cui pratiche ancestrali e violente, come la

mutilazione dei corpi, la segregazione delle donne, i matrimoni imposti, o scenari anacronisticamente contem-

poranei, come la dipendenza aff ettiva, tuttora, a volte, lo rinchiudono”.

IL LIBRO

L’ultimo capitolo dell’emancipazione femminile? Il kit per la prova del Dna. Dopo secoli di cinture di castità, anticoncezionali più o meno comodi, sfuriate di gelosia del compagno e prove di fedeltà da vera stakanovista dell’amore perfetto, la donna può finalmente entrare in una dimensione da nuovo millennio. La prova di pater-nità biologica a stretto giro - sono tanti e diversi i kit Dna disponibili on-line - apre una nuova era nel rappor-to di coppia: quella della trasparenza, del ‘ti amo’ leale e senza sotterfugi. Ed è nuova vita, forse, anche per l’isti-tuto giuridico-religioso del matrimonio.Scoperte e riflessioni si rincorrono in “L’Amore ai tempi del Genoma”, un viaggio trasversale di psicologia evolu-zionistica alla luce delle innovazioni nel campo biologi-co molecolare. Da Darwin a oggi tanto è cambiato e, forse, tanto ancora muterà. Po-tremmo essere alle soglie di una nuova epoca, dove il genoma azzera quella parte di cammino evolutivo in cui l’uomo e la don-na hanno architettato la ‘corre-sponsione di amorosi sensi’ per assicurarsi discendenza sana e forte, così come accudimento della prole e stabilità affettiva, ricorrendo a stratagemmi come fedeltà e gelosia o isti-tuti come il matrimonio.«Alla base dei moderni rapporti di coppia», dicono gli autori Stefano Iacone e Ludovico Verde «potrebbe sus-sistere un accordo esplicito che, in cambio della dimo-strazione scientifica di paternità genetica e della reci-proca assicurazione di sostegno morale ed economico fino al raggiungimento di una completa autonomia della prole, garantisca la libertà sessuale dei due part-ners».

Età del genoma, allora, come era New Age?«Di certo un nuovo stadio dell’evoluzione della specie umana», rispondono gli autori, «l’auspicio è che porti a una vera emancipazione femminile dall’obbligo di fe-deltà per rassicurare il compagno sulla paternità biolo-gica dei figli. Questo ha limitato a lungo la sfera emotiva delle donne, confinandola a doveri amorosi, che oggi non hanno più ragione di esistere. I test genetici di pa-ternità, facili, rapidi, affidabili e, ormai, poco costosi, sono a disposizione di chiunque, così come una conso-lidata giurisprudenza riconosce de facto il diritto/dove-re all’accudimento della prole».

Patti extramatrimoniali per un attacco finale alla fami-glia fondata sul matrimonio?

«Assolutamente no. E’ vero che il vincolo matrimoniale è retaggio sempre meno indispensabile alla sopravvivenza delle coppie mo-derne, come riferiscono i dati sulla convivenza e sui matrimoni. E’ al-trettanto intuibile, però, che que-sta crisi attuale può sfociare in una nuova consapevolezza del legame e consolidare la fiducia nell’istituto

matrimoniale, rivalutandolo. Il legame per la vita non fonderà più sulla necessità di assicurarsi il reciproco impegno all’accudimento della prole e la fedeltà ripro-duttiva. Rimarrà, invece, ancorato e imperniato su una corresponsione sentimentale leale e sincera. Questo potrebbe migliorare di netto la qualità dei rapporti».

«Oh cara, io ti amerò per sempre», disse Lui

«Oh, si, si, si!», disse Lei«Per sempre, naturalmente, è soltanto

un modo di dire», disse LuiElla lo incenerì col tostapane elettrico

Snoopy

LIBERI D’AMARE AI TEMPI DEL GENOMA

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IL LIBROIl libro in poche righe.........parola agli autori

« “L’Amore ai tempi del Genoma” è un testo che affronta il tema dell’amore e della dipendenza affettiva dal punto di vista della psicologia evoluzionistica, da una prospettiva, cioè, ispirata al pensiero darwiniano e alla teoria dell’evo-luzione della specie. Non è un libro destinato agli specialisti bensì, sia nel linguaggio che nella struttura, un’agevole lettura divulgativa destinata al grande pubblico. Il testo è diviso in tre parti, tra loro complementari.

Vita di relazione: amore, fedeltà, gelosia e... - La prima è la sezione per così dire “teorica”, dove, con un approccio vivace e pop-scientifico, alcune componenti fondamentali della vita di relazione umana, come l’amore, la fedeltà, la gelosia, il legame di attaccamento e il senso morale vengono reinterpretati alla luce dei meccanismi propri dell’evoluzione naturale. La prospettiva evoluzionistica viene poi utilizzata per spiegare, comprendere e dare un senso ad una serie di tema-tiche fondanti la nostra contemporaneità come la manipolazione dei corpi e la chirurgia estetica. Viene fuori che anche queste pratiche, apparentemente mortificanti ed invasive, possono avere un risvolto utilitaristico declinate nell’agone della competizione sessuale.

Amore in quantità - Nel libro parliamo anche di temi più complicati, come le patologie dell’amore - il troppo-amore e la dipendenza affettiva - che apre una pagina su scenari apparentemente incomprensibili come quello delle donne-che-amano-troppo e che permangono all’interno di un rapporto di coppia anche se questo mette a rischio la loro incolumità e sicurezza, non solo per sé stesse ma, a volte, anche per la propria prole. E’ uno scenario sempre più diffuso nella coppia moderna ed è, probabilmente, una risposta adattativa alla instabilità e provvisorie-tà dei nostri tempi: delegare ad un partner la risoluzione del nostro malessere, delle nostre paure.

Coscienza inutile - C’è un’utilità della coscienza? Ce lo siamo domandati e, come nel resto del libro, abbiamo cer-cato di dare una spiegazione alla luce della prospettiva evoluzionistica. Ne esce, in una visione un po’ esasperata, che è forse solo una ridondanza, un orpello inutile, in parte inspiegabile, un dispendio di energie con delle poten-ziali ricadute ‘negative’ anche nell’ambito affettivo e relazionale.

Dna d’amorosi sensi - Il libro arriva, poi, a suggerire la possibilità che si sia giunti alla soglia di un mutamento epo-cale, potenzialmente derivante dalle nuove conoscenze sul genoma e dalla lettura del Dna di ciascuno di noi, che azzera di fatto il problema per cui fedeltà e gelosia sono nate: l’esigenza degli uomini di essere ragionevolmente sicuri di allevare il proprio figlio biologico e quello della donna di non disperdere il patrimonio affettivo e materiale del proprio compagno.

Coppia che stress - Nella seconda parte del libro il lettore viene guidato all’interno delle difficoltà più comuni delle coppie come l’incapacità di comporre le differenze, di conciliare individualizzazione e autonomia, convivendo sere-namente nel movimento della coppia che si evolve. E’ la sezione dedicata alla disfunzione chiamata “dipendenza affettiva”. Attraverso la presentazione di casi clinici reali, popolati dalle vicende di personaggi che “amano troppo”, accostati alle storie degli amanti celebri dell’arte e della letteratura, viene efficacemente descritto come siano tutti sospesi in una “bolla” relazionale che isola e protegge le coppie dal mondo esterno, facendole inciampare in mal riposte pretese di sostanziale immutabilità. Vengono così raccontate le storie di Carla e Riccardo, di Sara e Giovanni, che tra emozioni, impulsività e dipendenza ci accompagnano lungo un percorso di emancipazione possibile».

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IL LIBROL’amore con il calcolatore, quello che tiene conto dei soldi in banca del tuo lui, non è sentimento perverso ma puro istinto ancestrale. Chiudi le pagine del libro e una volta nella vita, finalmente, puoi dire di non essere una fredda opportunista ma una semplice e schietta amante-a-tutto-tondo. E’ una delle tante provocazioni a cui spinge la lettura di “L’Amore ai tempi del Genoma: una prospettiva evoluzionistica”. Ludovico Verde e Ste-fano Iacone, psicologi e psicoterapeuti con la verve tipi-ca dei napoletani, non risparmiano sagacità e vezzo nel racconto del sentimento più antico e misterioso del mondo.

Strappano sorrisi e riflessioni, accompagnano con tatto nelle pagine difficili della “dipendenza affettiva”, quella che lascia in piedi i rapporti anche quando lui beve, si droga, picchia o sperpera al tavolo da gioco quel che guadagna. Motivo conduttore è l’amore e arma d’intrat-tenimento alla lettura senz’altro il linguaggio.

Parole, Parole, Parole - Te ne accorgi subito, quando dalle prime battute, già nella prefazione della sociologa e ricercatrice dell’Istat, Francesca Della Ratta Rinaldi, si può leggere: «Se credete alla magia del colpo di fulmine e dell’amore romantico, questo libro potrebbe spiazzar-vi». Un fuori campo iniziale, una provocazione, un’allegoria. Fatto sta che dici addio, melanconica, alle anime gemel-le, alla prospettiva favolistica del destino, e deragli nel più realistico contratto-d’amore. Quello che esiste dai tempi dell’uomo primitivo. «L’amore in realtà non è cambiato molto da quando frequentavamo le savane», dice Ludovico Verde, «la società è cambiata, certo, sono diversi i ritmi dell’evoluzione, ma l’amore resiste, so-pravvive, anche romantico, e in questa prospettiva bio-logico-evoluzionistica continua a essere prima di tutto uno strumento e non un fine». Strabuzzi gli occhi e, machiavellica più che mai, pensi al fine-che-giustifica-i-mezzi. Già, ma qual’è l’obiettivo?

Il frutto dell’amore - «Avere una prole sana e affidabi-le», afferma Stefano Iacone, «è l’immancabile risvolto utilitaristico. Quello che c’è sempre, anche quando il sentimento ci sembra disinteressato, cieco, che non vede, sente o parla di altro. In realtà la parte più ance-strale del nostro cervello, il lato più arcaico del nostro ‘Io’ sta già elaborando le sue sofisticate considerazioni. En-tra in gioco tutto, per valutare se il candidato partner ha quegli adattatori dell’evoluzione utili a procreare una prole sana». Questione di look! Ti consoli, in fondo un bell’uomo non spiace mai. Solo questo basta?

Il sentimento nel calcolatore - «Fermo restando che la scelta sessuale è appannaggio delle donne», rispondo-no i due autori, «le variabili che incidono sono diverse e vanno dalla prestanza fisica, che risponde alla capacità di controllo sull’ambiente esterno, fino all’affidabilità e stabilità del carattere e all’abilità nel produrre risorse, tali da permettere il sostentamento della donna in allat-tamento, nella gravidanza e nel lungo periodo». Bello, ricco e intelligente. Non le sembra una formula un po’ utopistica?

I figli degli altri - «Talvolta prestanza fisica, stabilità caratteriale e finanziaria non coincidono, le donne così ricorrono a strategie particolari. Pare che il 5-10 per cento dei nati all’interno delle coppie monogamiche in Italia, non appartenga al genitore biologico. Questo ci fa pensare che la donna sceglie un compagno affidabile dal punto di vista caratteriale e magari va a cercare ma-teriale genetico, come la prestanza fisica, da altre parti».

E’ menopausa, lo determina la donna - E’ tinta di rosa la scelta amorosa dell’umana specie, dunque, fatto sta che nelle pagine dell’Amore-ai-tempi-del-genoma il sesso debole si prende le sue rivincite e arriva ad un’inattesa autodeterminazione. «E’ probabile, anche se nella psicologia evoluzionistica manca la verifica speri-mentale», continua Ludovico Verde, «che la donna a un certo punto nella storia del genere umano abbia deciso di eliminare la capacità riproduttiva in parte della pro-pria esistenza. Questo per soddisfare l’esigenza delle più giovani di essere aiutate nella crescita dei piccoli, macchine biologiche in grado di risucchiare energie fi-siche e relazionali enormi, così come di togliere compe-titrici sessuali in seno al gruppo e salvaguardare il più possibile la stabilità delle coppie. Sull’amore saldo l’uo-mo ha investito molto della propria evoluzione, sele-zionando anche armi emozionali come la fedeltà e la gelosia, utili a salvaguardare l’unione nel tempo». Ieri. E oggi?

Quando l’amore scopre il Dna - «L’amore al tempo del genoma è alle soglie di una grande mutazione. Per la prima volta nella storia del genere umano abbiamo possibilità di avere certezze sulla paternità dei piccoli con il test del Dna. Questo potrebbe probabilmente cambiare gli equilibri tra gli uomini e le donne. Gli uo-mini non avranno più la necessità di esercitare sulle donne il controllo e queste di sottomettervici. E’ l’alba di un amore più libero e più consapevole, starà al tem-po svelare quale forma avranno i nuovi legami e in che direzione andrà l’evoluzione della specie».

ADDIO AL COLPO DI FULMINE, ARRIVA IL GENOMA

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L’INTERVISTADomande in lettura........risposte dagli autori!

Linguaggio diretto e provocatorio? Come mai?

«E’ una scelta precisa, voluta, soprattutto nella prima parte, dove diamo sfogo a un liguaggio ‘pop-scientifico’, che viaggia al di là delle consuetudini accademiche. Questo per stimolare maggiormente l’atteggiamento critico e riflessivo del lettore, spingendolo a una valuta-zione analitica dei temi trattati».

Amore ai tempi del genoma. Perché questo titolo?

«L’intenzione è stata quella di rendere contemporanei quanto più possibile i temi affrontati nelle va-rie discipline scientifi-che e confrontarli con la psicologia, evoluzio-nistica in particolare, tenendo conto degli sviluppi conoscitivi in campo biologico e del-le nuove realtà mostra-te dalla genomica».

Cos’è l’amore?

«Un mezzo per verifica-re quanto più possibile le qualità del partner che si è scelto, superan-do le barriere e le maschere che la razionalità impone alla propria trasparenza emotiva. L’amore in realtà non è cambiato molto da quando frequentavamo le savane. E’ cambiata la società, sono mutati i ritmi dell’evoluzio-ne. L’amore romantico, però, resiste anche in questa prospettiva biologico-evoluzionistica ma è considerato uno strumento e non un fine».

Nel testo dite che non esistono le anime gemelle, non

c’è campo per la magia del colpo di fulmine. Una scure

sul cuore?

«L’amore ha sempre un risvolto utilitaristico. Anche quando ci sembra disinteressato, cieco, sordo, muto, - e a volte, pure scemo….! - in realtà la parte più arcaica del nostro cervello già sta lavorando, compiendo una valu-tazione del partner, degli strumenti di adattamento di cui dispone e, quindi dei requisiti che ha nel produrre

una sana e affidabile prole. Solo che, a volte, complici i potenti strumenti di mistificazione di cui ci ha dotato l’evoluzione naturale, questa valutazione produce risul-tati ingannevoli».

Come sono nati e come si sostengono, nella specie

umana, modelli comportamentali come la fedeltà, il

senso morale, l’altruismo?

«Sono tutti modelli comportamentali che, per avere una credibilità, una plausibilità e soprattutto una soste-nibilità da un punto di vista culturale, biologico ed eco-logico devono avere necessariamente un risvolto utili-

taristico, una ricaduta, cioè, in termini di miglioramento della fitness, dell’adattamento di quegli individui, o meglio, di quei gruppi di individui che li manifestano. Questi scenari è stato possibile dimostrarli an-che con modelli matematici mutuati dalla teoria dei giochi. Il problema, quindi, non è tro-vare il singolo gene dell’altrui-smo o della fedeltà, come qualche osservatore disatten-to vorrebbe far credere, bensì comprendere le possibili rica-dute adattative di questi mo-delli comportamentali ».

Perché gli uomini e, ancor di più, le donne hanno svi-

luppato quel sofisticato strumento di comunicazione

simbolica che è il linguaggio?

«In questo caso ci avventuriamo in un terreno che, più che essere ipotesi scientifica, è speculazione pura. Avanziamo l’ardita ipotesi che il linguaggio si sia sele-zionato, tra le trame stocastiche della selezione natura-le, come un potentissimo strumento di mistificazione e nascondimento, per permettere agli uomini e, in parti-colare, alle donne, di mimetizzare le proprie emozioni e i propri stati d’animo, al fine di regolare al meglio il livel-lo comunicativo e relazionale con il proprio partner. Il vantaggio è stato quello di dilatare i tempi della relazio-ne e della comunicazione, lo svantaggio quello di ri-nunciare a capirsi, perché l’espressione delle emozioni, che negli altri animali avviene attraverso l’esibizione di

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L’INTERVISTAL’INTERVISTAinequivocabili segnali corporei, è stato ammantato da questo potente strumento di travisamento simbolico: il linguaggio».

Emerge un grande potere delle donne, anche di auto-

determinazione.

«Le donne sono fondamentali nella scelta. Per questo gli uomini devono stressarsi nel presentarsi al meglio. La selezione sessuale avviene ad opera delle donne e questo lo osserviamo in tante specie di mammiferi so-ciali. Pensiamo al leone, che mostra la sua bella criniera per essere scelto, o alle piume più sgargianti degli uc-celli in corteggiamento. Le donne della specie umana guardano alla capacità di controllo sull’ambiente ester-no. Scelgono uomini aitanti, muscolosi, perché presu-mono che siano in grado di controllare meglio l’am-biente circostante e difendere sia le compagne che i fi-gli. Valutano la stabilità affettiva, per avere garanzie sulla durata del rapporto e guardano anche agli uomini che possono dimostrare di avere un’affidabilità e stabi-lità caratteriale, in grado di produrre risorse tali da per-mettere il sostentamento della donna, in allattamento e gravidanza, così come nel lungo periodo».

Donne super, che autodeterminano anche la meno-

pausa. Come è possibile?

«Ovviamente si parla di concetti di psicologia evolutiva, che spesso non possono avere una verifica sperimenta-le. Dunque, riguardo alla menopausa, abbiamo teoriz-zato, sulla base di numerosi studi e ricerche analizzate,

che la donna l’abbia deter-minata nel corso evolutivo della specie, per dare spa-zio a una maggiore cura dei nipoti e per sottarre competitrici sessuali in se-no al gruppo. Il fine è pret-tamente sociale, di garan-zia della continuità della specie, attraverso una de-dizione totale al gruppo, nella cura dei piccoli prima di tutto. Le donne giovani avevano bisogno di aiuto per crescere i piccoli, mac-chine biologiche in grado

di consumare enormi quantità di energie sia fisica che relazionale. Nello scenario preistorico e preindustriale è molto probabile che i piccoli avessero bisogno di cura su scala trigenerazionale e questo, col passare dei seco-li, può aver portato alla determinazione di uno stop della capacità riproduttiva delle donne da una certa età biologica in poi».

Com’è l’amore ai tempi del genoma?

«E’ un amore più libero dai patti per la procreazione. Gli uomini non sono più costretti a essere gelosi della pro-pria donna, costringendola a metodi contraccettivi tra i più svariati per assicurarsi la certezza di essere i padri biologici dei figli. La prova del Dna, che oggi si può fare anche acquistando con facilità kit su Internet, non dà via di scampo a inganni e sotterfugi. La donna non deve più arrampicarsi su mille specchi per dar prova della propria fedeltà. L’unione si basa su criteri oggettivi di trasparenza e, visti gli strumenti legali offerti, sono pos-sibili contratti tra le parti che assicurino ai due partner l’accudimento dei figli sulla lunga durata».

L’AMORE DIFFICILEQuando e perchè l’amore è disfunzionale?

«Tutta le patologie dell’amore hanno il loro punto di

Bizzarria

L’autunno negli occhi

L’estate nel cuore

La voglia di dare

L’istinto di avere

E tu

Tu lo chiami Amore

E non sai che cos’è

E Tu

Tu lo chiami Amore

e non ti spieghi perché

Fabrizio De André

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L’INTERVISTApartenza nella sopravalutazione del sentimento amoro-so, nell’idealizzazione romantica del desiderio. Quindi si finisce nella pericolosa convinzione di poter basare un organismo estremamente complesso come la coppia su un sentimento effimero e passeggero come la pas-sione. La coppia oggi è sbilanciata tutta sul versante affettivo a discapito di quello normativo e sociale. Levi-Strauss definiva il matrimonio come un “fatto sociale globale” e quindi non solo una questione privata tra due innamorati. Si creano così coppie con premesse totalizzanti, asfittiche, tormentate dalle forti passioni, che alla fine però devono fare i conti con la delusione, perché il partner verrà necessariamente meno alle pro-messe di immutabilità del sentimento e della cura».

Il libro affronta anche il tema della dipendenza affet-

tiva, una delle principali patologie dell’amore. Di cosa

si tratta?

«Potremmo definirla come una patologia emblematica dei nostri tempi dove la coppia è attraversata da un senso di precarietà e sfiducia. L’amore non regala più alcuna certezza, ma instabilità e provvisorietà. Non fa mancare però intense emozioni, offre ancora forti sen-sazioni. A questo punto si affaccia la soluzione dipen-denziale: delegare ad un oggetto esterno, ad un part-ner che-ci-fa-emozionare, la risoluzione del nostro ma-lessere, delle nostre paure. La dipendenza, per quanto dolorosa e disfunzionale, ci regala una grande prevedi-bilità. L’uomo problematico, alcolista o caratteriale, di cui ci siamo innamorati, farà sempre le stesse cose e soprattutto non ci abbandonerà mai. E con questo sia-

mo tornati drammaticamente nella savana dei nostri progenitori».

Ci sono anche uomini-che-amano-troppo?

«Certamente! Anzi aggiungeremmo una considerazio-ne importante. La dipendenza affettiva è una patologia di una coppia non di un singolo individuo. Ế un patto scellerato tra due individui che credono che solo all’in-terno del loro folle amore abbia un senso la loro vita. L’incontro con l’altro ha il magico potere di sanare tutte le ferite interiori, da forza e ci si sente improvvisamente guariti da quel malessere che ci accompagna da tempo. Il patto di questa coppia diventa tragico quando en-trambi si convincono che in questo spazio siano al ripa-ro dalle paure, dai dolori, dal male che il mondo ci può arrecare. Quindi dove c’è una donna che ama troppo, c’è anche un uomo convinto a suo modo che quella coppia sia qualcosa di unico e che non è disposto in al-cun modo a perdere. Questo è alla base di moltissimi atti violenti degli uomini».

Qual’è il repertorio di comportamenti di questi sog-

getti nel rapporto di coppia?

«Si crea il cosiddetto “effetto tunnel”, caratteristico in tutte le dipendenze. Il mondo intorno sparisce e ci si concentra soltanto sul partner, su quello che fa e tutti gli sforzi sono tesi a controllarlo. Si finisce per perdere completamente di vista la complessità della propria vi-ta, ci si dimentica dei propri bisogni mentre si rivolge totalmente l’attenzione sull’altro. Così la propria vita va a rotoli nel vano tentativo di “guarire” l’altro. I protago-nisti di queste storie sono lacerati da sentimenti oppo-sti, oscillano tra grandi sensazioni di vuoto e momenti di euforia, tra disperazione e onnipotenza».

Ci sono catene fisiche e legami interiori? Quali e quan-

do?

«Quando parliamo di qualsiasi coppia, dobbiamo tene-

CURIOSITA’Neuroni specchio: sono una specifica classe di neuroni che, attivati dall’esecutore durante l’azio-ne, vengono ripetuti anche nell’osservatore della medesima azione.

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L’INTERVISTA

re presente che i due innamorati hanno dato origine ad un “noi”: è un organismo dotato di vita propria, plasma-to da una mente bi-personale. Nella dipendenza affet-tiva la mente bi-personale ha il sopravvento su quella individuale, la schiaccia , la annulla. Le emozioni, i ricor-di personali, anche quelli dolorosi, spariscono nel nulla. E’ uno dei principali motivi per i quali non si riesce a la-sciare un pessimo partner violento e trascurante: quan-do sei all’interno della “bolla” non riesci a pensare a te stesso. Più che di catene parlerei, quindi, di un grande contenitore, una “bolla”, che avvolge, protegge e allo stesso tempo soffoca i due amanti».

Ci sono qualità sociali o comportamentali che carat-

terizzano le donne e gli uomini-che-amano-troppo? «Non c’è differenza di età anagrafica, livello di studio, condizione socio-economica. Tutti, potenzialmente, possono cadere vittima del troppo-amore. Mi sembra importante sottolineare che non esiste una personalità tipo o una predisposizione particolare. E’ una possibilità che si attua solo nell’incastro di coppia: i due partner si “uniscono” nella “fondata” percezione che l’altro lo pos-sa improvvisamente guarire da tutte le sofferenze, pas-sate e presenti. L’essenza folle della dipendenza affetti-va può essere colta solo all’interno di un legame poten-tissimo e letale. Se la vediamo come una patologia indi-viduale, diventa incomprensibile, direi anche banale, un insignificante “eccesso” d’amore. La grande differenza tra uomini e donne si crea nei tentativi di mantenere inalterato questo legame: l’uomo arriva a violenze inau-dite e apparentemente incomprensibili, la donna mette

in atto incredibili strategie di auto-annietamento. Nel libro abbiamo esaminato a fondo alcune di queste sto-rie».

Si può guarire dal troppo amore?

«Certamente. Non è un percorso facile, non esistono soluzioni semplicistiche, né proponiamo alcuna solu-zione fai-da-te».

Nel libro suggerite però degli itinerari per svincolarsi

dalla dipendenza affettiva. Quali?

«La psicoterapia è lo strumento principale. Sebbene il pensiero sistemico sia centrale nella nostra attività clini-ca, l’aspetto innovativo, che più ci sta a cuore, è l’utilizzo delle più recenti scoperte delle neuroscienze nella pra-tica terapeutica, come i neuroni specchio, la neuro-ge-nesi ippocampale. E’ eccessivo parlare di psicoterapia “fondata” sulle neuroscienze, ma siamo convinti che le preziosissime conoscenze, che provengono da questi studi, saranno in futuro un vero spartiacque tra una psicoterapia efficace e tanta cialtroneria che purtroppo circola soprattutto in TV».

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IL CASO CLINICOUna storia di ordinaria violenza

Carla 33 anni in seduta individuale con il terapeuta parla del marito: Riccardo, 35 anni.

C.: E’ difficile , dottore, la mia storia. Riccardo mi ha legato a lui tanto più intensamente quanto più spesso è riuscito a sorprendermi, a farmi passare dalla gioia al dolore e soprattutto non mi ha mai pienamente appagato, non mi ha mai realmente riempito. Un po’ è come se mi rimanesse sempre un pezzo di desiderio che deve aspettare un altro

giro di giostra, un po’ è una continua frustrazione. Lo credevo un dio, con lui era come stare in paradiso e la nostal-gia dello stare lontano era infinita. Dopo diventava un demonio… la verità è che non riusciamo ad odiare fino in

fondo chi si ama, mai del tutto, ne abbiamo bisogno, così gli attribuisco nuovamente sentimenti positivi e ritorna ad essere un dio.

T.: E’ come stare sulle montagne russe…

C.: Soffro il martirio ma voglio ricaderci, so che mi fa male ma ci corro incontro. Mi ripeto mille volte che non devo rivederlo, che non devo telefonargli, ma devo assolutamente dirgli l’ultima cosa e alla fine lo vedo lo stesso. Non voglio più sfiorarlo, ma dopotutto sarà l’ultima volta e così facciamo l’amore. Lo odio ma provo una strana tene-rezza per lui. E’ una battaglia nella quale non riesco più a controllare nulla, neanche i miei sentimenti. Come si chia-ma una malattia di questo tipo? Una malattia da cui uno non vuole guarire?

Carla conviveva da circa dieci anni con Riccardo e la figlia Veronica, di 15 anni, nata dalla precedente unione falli-mentare con Roberto. L’incontro con Riccardo era stato invece molto differente: lui era un artista chiuso e malinco-nico ma con il fascino del bel tenebroso. Riccardo fin da principio faceva uso “filosofico” di sostanze stupefacenti, soprattutto cannabis e superalcolici. Tra lui e Carla c’era stato un lento avvicinamento che era sfociato in una convi-

venza. Veronica aveva circa 6 anni quando la storia iniziò. Le “crisi” di Riccardo si erano subito manifestate in modo drammatico, l’uso di alcool era saltuario ma amplificava bene i suoi sbalzi umorali. Si trasformava profondamente, diventava dittatoriale e vio-lento. Alzò le mani su Carla in molte occasioni, ma gli episodi più gravi coinvolsero anche Vero-nica e la madre ne era consapevole. Si erano allontanati, Riccardo era andato anche a vi-vere con un’altra donna, ma erano sempre tornati insieme. Il crollo emotivo che portava Carla a richie-dere una psicoterapia era legato all’aut-aut della figlia, ormai adolescente: “O se ne va Riccardo, o me ne vado io”. Quando arriva dal terapeuta Carla era depressa, trascurata nell’aspetto, priva di energia, sembrava ave-re 15 anni in più. Ciò nonostante era pronta a perdonare Riccardo e a ricominciare la loro vita di coppia.

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IL CASO CLINICOC.: Adesso non ce la faccio più…

T.: Me l’ha già detto

C.: Adesso però è troppo. Le racconto. Sono tornata a casa e Riccardo mi ha dato della zoccola e della puttana.

T.: Niente di nuovo.

C.: Mi ha strappato la borsa e mi sono fatta male. A questo pun-to è intervenuta mia figlia, Veronica. Lo ha riempito di male pa-role. Lei non si tiene più niente, risponde anche al posto mio. Dice che è esasperata da Riccardo ma soprattutto dalla mia pas-sività. Dice che sono una cretina e preferisco un mostro come Riccardo all’affetto di una figlia. Riccardo è rimasto impassibile per qualche minuto, poi si è scatenato l’inferno. Ha picchiato Veronica violentemente. Ho cercato di dividerli ma è stato peg-gio, le ho prese anche io. Siamo andate all’ospedale, Veronica ha denunciato Riccardo, io ho detto che abbiamo litigato tra di noi. Veronica è andata da un’amica, io ho trovato Ric-cardo davanti alla televisione, come se niente fosse successo. E adesso che si fa?

T.: Non lo so, lei cosa sente di poter fare in questo stato?

C.: Sempre più confusa. Prima di arrivare in ospedale ero furibonda, volevo denunciarlo, poi non ce l’ho fatta. Ho pensato alla sua famosa “bolla”. Pensavo ‘adesso è fatta’, ‘si è rotta’, non torno indietro. Non è tanto facile, lei me l’ave-

va detto, mi sono rimangiata tutto, ho negato l’evidenza.

T.: Che cosa ha questo potere su di lei?

C.: Gli occhi di Riccardo, prima sprigionano una rabbia infinita, sem-bra una belva inferocita, ti vorrebbe ammazzare, poi senti che è un bambino…

T.:…impaurito…

C.: Peggio , terrorizzato.

T.: Da cosa ?

C.: Non lo so, Veronica non doveva intervenire, si doveva fare i fatti suoi, nella mente di Riccardo non c’è spazio per null’altro che noi due. Niente si deve intromettere, nulla ci può separare, non c’è spazio neanche per mia figlia, per mia madre che è malata…io dedico tutte le mie energie a Riccardo, ma se concedo una goccia d’energia ad altri, per Riccardo è come se mi scopassi una squadra di calcio intera. Però adesso è troppo, sento tanto dolore…un vuoto… e tanta pena, ma oggi non credo che riuscirò più a credere alla bella favola di Carla e Riccardo insieme contro il mondo. Non voglio più appartenergli. Non credo più alla sua “bolla”, è la fine.

T.: Adesso è il momento di fare qualcosa di importante.

C.: Fa male ma sono pronta.

LA PATERNITA’ IN UN CLICK

Il kit per fare un test di paternità su Dna prende piede in Internet. Le ri-chieste hanno subìto un’impenna-ta del 300% dal 2004 a oggi. I costi vanno dai 99 ai 400 euro, contro i 500 e fi no ai 3mila pagati in un la-boratorio. Se il patrimonio geneti-co corrisponde per almeno il 50% tra padre e fi glio, allora può essere data l’attribuzione di paternità con un livello di certezza del 99,99%, anche se gli esperti minimizzano. Sono una ventina i siti italiani che spediscono a casa i kit e almeno una quindicina i laboratori che fan-no queste analisi, i più grandi dico-no di fare almeno 3-5mila analisi del genere ogni anno.

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Continuava a percepirlo come un bambino indifeso, ipersensibile, incompreso dalla famiglia. Mi raccontò di un presunto abuso infantile, subìto da un cugino più grande, e di un rapporto iper-protettivo con la madre, descritta come una donna dal carattere autoritario e molto esigente, che aveva costantemente mortificato figlie e padre.

Carla, invece, era la terza di tre sorelle. La primogenita aveva avuto in passato un atteggiamento ribelle e provocatorio, la secondogenita era molto defilata e autonoma, Carla era stata invece sempre piuttosto responsabile, silenziosa, attenta agli altri, particolarmente vicina al padre, descritto come un uo-mo sensibile ma infelice. Quando era morto improvvisamen-te per una forma di leucemia fulminante, Carla aveva perce-pito un vuoto incolmabile nella sua vita, aveva 17 anni e non sapeva cosa fosse una vita da adolescente. Dopo pochi mesi morì anche una zia a cui era fortemente legata; era la zia “si-gnorina” che nutriva per lei una tenerezza filiale, era la figura materna accogliente, in conflitto con la madre dura e repres-siva. Raccontò che in ogni modo era stata accompagnata sempre da una sensazione di diversità, di paura, di solitudine, a cui aveva cercato di dare diverse risposte.

Roberto era stata la prima risposta ai suoi bisogni affettivi, fallimentare. Per lui Carla provava un sentimento di gratitudi-ne, forse perché dalla loro unione era nata Veronica, che negli anni era diventata come una sorellina, comprensiva ed intel-ligente.

Riccardo invece aveva rappresentato l’uomo apparentemente caldo, passionale, sensibile, ma allo stesso tempo fragile e proprio per questo rassicurante. Riccardo la faceva sentire importante come mai le era capitato in passato. Certo le sue fragilità avevano un prezzo ma erano giustificate ai suoi occhi dalla sofferenza interiore che egli si por-tava dentro da bambino.

Nel racconto della paziente, prima e durante gli incontri congiunti, in seguito, i due partner mi rimandavano l’im-magine di due bambini feriti e disperatamente attaccati l’uno all’altro, chiusi nella loro “bolla” relazionale utile a di-fenderli dalle sofferenze frutto di un mondo crudele. Lei si doveva fare carico dei fallimenti di Riccardo - non si era mai separato dalla madre, non era mai stato economicamente indipendente – e Carla era il capro espiatorio delle sue continue frustrazioni.

Riccardo, al contrario era il compagno-figlio, che non sarebbe mai andato via, che non l’avrebbe lasciata sola, infan-tile, egocentrico, ma che aveva bisogno di lei come mai nessuna persona al mondo. Al pari, da bambina abbando-nata, Carla non avrebbe mai avuto il coraggio di abbandonarlo, soprattutto quando lui tornava, dolce e remissivo, chiedendole perdono.

La psicoterapia di coppia fu lunga e complessa, il coinvolgimento di Riccardo fu problematico e seguì un percorso tortuoso. In particolare fu arduo difendere il setting di coppia come l’unico in grado di affrontare il loro problema. Infatti Riccardo fu evasivo per molto tempo e Carla cercò un sostegno individuale, che però fu valutato inadatto e

IL CASO CLINICO

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precoce.

La fase di ri-connessione attraverso la tecnica del rispecchiamento fu lunga e difficile: lo yoga condiviso non ebbe alcun particolare effetto, anzi acuì violentemente la differenza tra prima e dopo. Carla toccò con mano che Riccardo non era più o forse non lo era mai stato quello che aveva sognato. La delusione fu soppiantata dall’amarezza, dal controllo ossessivo, dalla provocazione continua e Carla cadde in un ritiro progressivo. Si sentiva inaridita, indecisa. Era in lutto. Riccardo, dal canto suo, percepiva il lutto ma la passività di Carla lo spiazzò. Non riusciva a reagire alla depressione della compagna. Si sentì spinto ad abbandonare progressivamente il campo. Riprese a bere con assi-duità ma solo in compagnia di amici e non aveva più crisi violente. Non era un abbandono né una frattura, la bolla si stava svuotando. Nelle sedute questo non veniva verbalizzato, ma lo si avvertiva sul piano emozionale: gli incon-tri da tumultuosi e imprevedibili divennero noiosi e prevedibili. Si trascinarono per diversi mesi su questo tenore: più il terapeuta li avvicinava, più i due partner sentivano che la “bolla” si stesse impoverendo. Questo ha permesso di aprire la terapia ad altri setting: Carla fu invitata a partecipare ad un gruppo di mindfulness e Riccardo invitato a partecipare ai gruppi di auto-aiuto per alcolisti presenti nel suo quartiere. Questa fase di elaborazione del lutto fu tortuosa ma sicuramente meno sofferta. Dopo circa un anno Carla si trasferì a casa del nuovo compagno. Riccardo fece delle sfuriate di gelosia ma riuscì a stare a casa da solo per alcuni mesi, finché non ha trovato una seconda crocerossina.

IL FIORE SPEZZATO

Passa dal 53% al 42% la percentuale di don-ne che dichiarano di aver subito violenza dai propri mariti. Aumentano però gli atti violen-ti subiti dagli ex. E’ la verità scomoda delle 4 mura che emerge dal rapporto “Le voci segre-te della violenza 2009”, reso noto alla fi ne di luglio dall’Osservatorio di telefono Rosa. Solo l’1% delle violenze è compiuto da sconosciu-ti. Il 12% delle vittime dice di aver subito mal-trattamenti già durante il fi danzamento. Nel 61% dei casi, inoltre, i comportamenti violen-ti si consumano solo in casa. 1782 i casi consi-derati e hanno, se italiane, tra i 35 e i 54 anni, se straniere tra i 25 e i 44 anni. L’aggressione va dalle ipotesi di stalking, e quindi appostamenti (15%), minacce (53%), pedinamenti (14%), telefonate continue (15%), sms e lettere ( 15%), insulti verbali (22%) e danni materiali (6%), alla violenza psicologica (31%) o fi sica (23%). Ancora il 12% delle vittime dichiara di restare con il proprio persecutore per “amore”.

IL CASO CLINICO

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«Per la stesura di questo saggio, abbiamo preso spunto da studi e ricerche in primo luogo di biologia evoluzionisti-ca, la straordinaria e geniale intuizione di Charles Darwin, che tutte le forme viventi presenti sulla terra sono il frut-to di un lungo cammino di evoluzione per selezione (a tal proposito, vorremmo con forza ribadire che l’evoluzione delle specie per selezione naturale non è una teoria: è un fatto scientificamente, biologicamente e statisticamente dimostrato!). In secondo luogo l’evoluzione più recente della moderna neuropsicologia, in particolare ci riferiamo alla scoperta dei neuroni specchio e alle sue potenziali ricadute anche nella clinica e nella psicoterapia. Ma non solo. Sullo sfondo del nostro lavoro ci sono gli studi di genetica delle popolazioni, la teoria dei giochi, lo studio dei fenomeni caotici e anche il continuo riferimento a fonti letterarie e artistiche.Ad esempio, il desiderio di studiare le mille sfaccettature dell’amour fou viene principalmente dalla letteratura e dalla musica. Opere come il Don Giovanni, Carmen o il Castello di Barbablu sono dei veri trattati sulle infinite sfu-mature dell’ amore e nel libro non risparmiamo i riferimenti a questi capolavori».

Indice

Prefazione

Parte I

Anteprima: nascita nella savanaDi cosa parliamo quando parliamo d’amorePrimo Interludio - La parola è stata data all’uomo per nascondere il suo pensieroSesso, bugie e chirurgieSecondo interludio - Menti Morali: altruisti per forzaL’amore ai tempi del GenomaTerzo interludio - Coscienza come un’infanziaCome una specie di Epilogo - Donne che amano troppoSuggerimenti Bibliografici

Parte II

Schiavi d’amore. Psicopatologia delle dipendenze affettiveSenza di lui non esisto. La dipendenze affettivaUna tempesta nella mia mente. Emozioni, impulsività e dipendenza Masochismo e perversioneLa violenzaL’amour fou in letteraturaBibliografia

Parte III

Non più prigionieri dell’amore. Neuroscienze e psicoterapia di coppiaSono nei suoi pensieri. Neuroni specchio, l’empatia e la coppiaPer me è diventato un estraneo. L’empatia distortaLa psicoterapia nelle dipendenze affettiveIl rispecchiamento nella coppia: riconnetterli per poterli separareTante storie per un percorso terapeutico Carla. Una storia di ordinaria violenza Un percorso diverso per una donna rimasta solaBrutta rogna, dottore. I problemi del terapeuta Il dilemma etico Gli psicofarmaci Che fine fanno queste coppie?Bibliografia

Postfazione e ringraziamenti

LE FONTI

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LA CASA EDITRICEIL MONDO PSICONLINEEdizioni Psiconline srl, casa editrice specializzata in psicologia, psicoterapia e scienze umane, nasce nel 2005 direttamente dal-la esperienza di Psiconline.it, psicologia e psicologi in rete, dalla sua mission di diffondere on&off line una corretta cultura psi-cologica.Il gruppo di lavoro, che ha ideato e realizzato Psiconline.it, sito in breve diventato il punto di riferimento della psicologia in Italia, ha individuato oltre che nella rete anche nell’editoria un possibile punto di forza, che potesse consentire la divulgazione di psicologia e la diffusione di informazioni e di cultura in questo specifico e particolare campo del sapere. Da questa intuizione è scaturita l’esigenza di radunare sotto una sigla unitaria il grande capitale di cultura ed informazione già presente on line e di renderlo disponibile anche a chi non ha la possibilità di frequentare internet. Naturalmente ampliandolo ed indirizzandolo sia agli specialisti che a coloro che sono interessati alla materia.I titoli pubblicati, per tale ragione, sono al tempo stesso di grande impegno scientifico e di taglio divulgativo, indirizzati a uno spettro di lettori ampio e variegato.Dotata di un’unità di comunicazione e pubbliche relazioni, così come di un ufficio stampa, Edizioni Psiconline mette a disposi-zione dei giornalisti e di quanti operano nel mondo dell’informazione e della comunicazione l’imponente banca dati del net-work Psiconline in psicologia, psicoterapia e scienze umane.

Il catalogo di Edizioni Psiconline conta oggi 5 diverse collane.1) La Biblioteca di Psiconline: i volumi pubblicati nella collana sono tratti da Psiconline.it, la psicologia e gli psicologi in rete, e contengono gli articoli pubblicati on line che hanno avuto la capacità e il privilegio di stimolare il maggior interesse nei visi-tatori del sito. La divisione per macro argomenti aiuta ulteriormente il lettore, consentendogli di avere immediatamente a di-sposizione un quadro complessivo e poliedrico dell’argomento trattato, assemblando insieme più voci e modi di lettura. L’obiettivo fondamentale della collana, mutuando la mission del sito Psiconline.it, è quello di favorire la crescita e lo sviluppo di una corretta cultura psicologica on&off line.2) Ricerche e Contributi in Psicologia: Teoria e Tecnica unite per parlare a tutti. Agli addetti ai lavori, che ogni giorno si rap-portano con la materia, la vivono e la costruiscono, ma anche a coloro che, nel loro percorso culturale e formativo, si interessa-no di psicologia e si confrontano con i suoi termini, le sue metodiche, le sue continue evoluzioni e scoperte. Una collana dedi-cata al “pensare” e al “fare” dove la teoria si trasforma in azione e dove l’idea assume un immediato connotato pratico. Dedicata ai professionisti, agli studenti, agli appassionati di una materia così bella ed interessante e mai abbastanza indagata nel suo profondo e continuo divenire. 3) Psicologia in rete: Come viaggia oggi sui nuovi media la psicologia? Quali e quanti strumenti offre la tecnologia per perlu-strare con maggiore dettaglio la nostra psiche? Punti di forza e momenti di debolezza nel click della nuova era del comunicare aprono la strada a un dialogo editoriale che vuole perlustrare il nuovo modo di fare psicologia e di parlare della psicoterapia e delle scienze umane. Una collana che porta avanti uno dei punti di forza della mission del network Psiconline, quella di mette-re in rete le dinamiche e le tematiche di settore, così come i suoi protagonisti e interpreti. 4) Punti di Vista: Un modo diverso o personale di vedere gli argomenti della psicologia. Ricerche, contributi, opinioni, punti di vista di chi si interessa di psicologia e di scienze umane. 5) Strumenti: Gli strumenti della psicologia ed il loro uso professionale. Teoria e pratica in azione a vantaggio di chi offre e di chi chiede ausilio in campo psicologico.

LA STORIA E IL NETWORKPsiconline.it, psicologia e psicologi in rete, prende vita nel 1998 sull’idea di un gruppo di psicologi, abilitati ed iscritti all’Ordine professionale, che da molti anni collabora nel tentativo di favorire una maggiore e più corretta diffusione della psicologia nelle sue varie applicazioni, da quelle cliniche a quelle formative e sociali. Nel 1999 si trasferisce on line ed inizia il suo brillante cam-mino di successo sul web. Nel 2000 nasce Psiconline srl, che dà forma legale all’intero progetto e lo trasforma in una realtà ca-pace di sostenersi autonomamente. Dal 2000 numerosissime sono state le iniziative intraprese, focalizzando in ogni caso la nostra attenzione su internet e psicologia.Il Network consiste in un gruppo di siti dedicati alla psicologia ma ognuno con una sua tematicità specifica e capace di incide-re profondamente nel suo settore. Ciascuno con un suo carattere e leader nel comparto di competenza:

• Psiconline.it (http://www.psiconline.it/) è il sito di riferimento per la psicologia in Italia;• Psicologi Italiani (http://www.psicologi-italiani.it/) offre l’elenco on line dei professionisti del settore;• Psychostore®-Psiconline Professional Store (http://www.psychostore.net/catalog/index.php) è la libreria on line spe-

cializzata in psicologia, psicoterapia e scienze umane;• Studenti di Psicologia (http://www.studentidipsicologia.it/) è il sito dedicato ai vecchi e nuovi studenti di psicologia;• Scuole di Psicoterapia (http://www.scuoledipsicoterapia.it/), offre materiale per la formazione professionale di psico-

logi e psicoterapeuti;• Edizioni Psiconline (http://www.edizioni-psiconline.it), l’ultima nata, è la casa editrice dedicata alla psicologia, alla

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