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La voce muta degli occhi Alessio Vailat

La voce muta degli occhi

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Alessio Vailati

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Page 1: La voce muta degli occhi

La voce muta degli occhi

Alessio Vailat

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La voce muta degli occhi

Alessio Vailati

Page 4: La voce muta degli occhi

Prima edizione: marzo 2009

Ebook © Clepsydra Edizioni

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*

Così quando ti dico gli occhiparlo di te, delle tue stagioni,

dei paesaggi che li attraversanocome nel cielo gli aquiloni.

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Cosa rimane

E cosa rimane dei nostri occhi,degli sguardi intagliati nel silenzio,cosa delle mattine dell’invernochiuso dentro una nuvola, sbadiglio di sonno nel gelo che volge in nebbia?

Poca cosa, dici. Senz’altro un’idea-taciuta nel guizzo dell’iride verde-che parla l’idioma di prati e d’onde e rassomiglia all’estate.

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Hanno i tuoi lunghi capelli

Hanno i tuoi lunghi capelli il color della notte; hanno i tuoi occhiriflessi di luci notturne specchiate nei porti.

E sopra c’è un lieve ondeggiaredi fronde e il chiaro fluire d’un muoversi d’onde

e vivi, ti scuoti nel vento,nell’aria che i sogni accompagnaa un dolce risveglio.

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Questa notte ho sognato

Questa notte ho sognato te e il tuo nomecome ritrovato nel tempo perché il tempoera un granello di sabbia ai nostri piedi

e ho sognato i tuoi capelli lunghi neri,la chiarità serena del tuo sguardo.

Questa notte, per tutta la notte, ho guardatonel lucore del tuo volto la luna e il solee l’onda placida dopo la burrasca

e da lontano nel sogno una voce m’ha svelatoche mille volte nei secoli e in mille formeper un incanto a me sei destinata.

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Non che la tua voce

Non che la tua voce oggi rassomiglial volo incerto d’un mattino di nebbia,tu che sai della luce che scintillanell’onda limpida discesa sulla sabbia.

Raccontami dello sguardo che ricordanevai e ghiacci e albori mattutini:tu mi dirai allora dei tuoi occhiil segreto che tanto sbalordisce …

È che la tua voce sempre rassomigliaal canto di sirena che m’incantaal sottile refolo, all’idea che innalzasino alla vertigine ogni forma di bellezza.

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Altra cosa

Altra cosa da questa scogliera che affondae riaffiora come carta specchiata nel cielo;altra cosa le stelle, la pioggia a dirottoche scroscia sui vetri appannati ed il vento e le stagioni passate ...

Ogni cosa è altra e diversa se è diversa da te : ogni voce che parla o canta, ogni volto che ride o piange, ogni cuore che più veloce batte. E non bastano gli ori sul velluto della nottenon basta neppure il chiarore abbaglianteche come lama scardina le porte d’ogni stanzanel mezzogiorno bruciato dall’estate.

Ma ogni cosa è la stessa se tu saluti e danzicol tuo passo lieve e ondulante,ogni cosa è la stessa se il tuo profumo la sfiorase l’immagine della tua bocca stempera, ridendo, il rigore del paesaggio.

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Così tutto si confonde, tutto porta il tuo nomee nulla si distingue da te, dalle tue manidalla bellezza delle tue forme.

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I tuoi occhi

I tuoi occhi, i tuoi occhi, chiarissimo ghiaccio che brucia brivido e cristallo, acqua pura

specchio di sole i tuoi occhi di pietra preziosa e gemma dura, bagliore antico di secoli lontani

e sono i tuoi occhi le tue mani

un palpito assurdo che acceca un segno divino, un presagio, questo sono i tuoi occhi:

un incantevole viaggio.

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Così sei tu

Quando il cielo del suo più intenso azzurrocolora case e strade e tutt’intornonon s’ode quasi d’altro che un sussurro breve e sommesso - e s’approssima il giornoa declinare rapido e svanire-

così sei tu, così è la voce tua che vavaga nell’aria e quasi canta e diresa parole dolci o amare; e dire sa se è bene o male, se è miele o salela nostalgia di sempre. Oh, quanto valeil tuo caro sorriso che perduraed è così com’è la bianca nuvola che imbroglierà l’imbroglio della noia!

(Il tuo sorriso nei miei occhi ancora durae sai che ridere non è più di moda)

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Se la tua voce

I.

Se la tua voce fosse soltanto tua, quella voce che placa la mia sete e che fruscia nell’aria, nel cielo lieve,al vento fra i rami, simile alle foglie

se quegli occhi di chiaromare, limpidi,fossero soltanto tuoi ed in loro io potessiscrutarne l’anima con il cuore dell’oceano

tu chiamami, allora, sempre ogni giorno e in ogni ora

e guardami una volta ancora perché il tuo sguardo possaessere la mia memoria …

II.

Ma la tua voce non ti appartiene.

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La tua voce è la voce dell’alba, lucidaquando il mondo si ridesta dal sonnoe il cielo vibra di sogni e di speranza.

E il tuo sguardo! Il tuo sguardo di cristalloappartiene al cucciolo che tieni in braccio.

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Ti si apriranno sotto le ciglia gli occhi

E ti si apriranno sotto le ciglia gli occhi come petali d’un fiore di cristallo

si chiuderanno -oh, so che lo faranno-in un battito d’ali a bere il cielo.

Ma prima di chiudersi il tuo sguardodarà forma al mondo, ad ogni cosa e d’ogni cosa assumerà la forma:

sarà acqua e terra, sole e pioggiasarà silenzio e poi sarà parola …

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La stanza

Fu quando la tua voce alla musicasi fuse e sul sottile varco della soglia,listata per un filo di luce, s’aprì la portache la tua immagine diventò silenzio,la tua presenza un segno immemore,intangibile come l’ombra alla parete. Che importa se di fuori un vociare assurdo si leva e il mondo assorda?È questa stanza il mondo, è questa luce,filtrata come l’acqua da crepe di roccia,come fredda goccia alla caldana.

Il tuo gesto è sospeso, il groviglio si dipana, non vale più cercare: già la musica celestetintinna dai tuoi lobi. Il fruscìo della tua vesteora è vero. La mia attesa non è vana.

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Erice

In ogni pietra di questo borgo anticoad ogni selciato che al cielo irto sale o plana, all’inverso, giù nel mare

già l’eco pare in secoli lontaniissarsi come a sfolgorar sull’ondee superar le sponde, accese spondenell’agostano vento di grecale.

S’infittiscono i volti, il vento per i vicolilungo le mura corre; s’invola il tempoe insieme il sole …

Oggi, domani: cosa scampa dei secoliandati in un battito delle tue ciglia?

S’invischia il cielo dentro un souvenir e sgretola la spera. Così d’improvvisouna tarda nebbia fuma nella sera.

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Era un frusciare d’onde

Era un frusciare d'onde fra sabbia e scogli dove l'orizzonte s'incide sopra il mare. Tu non pensare che la giostra dell'estate, accesa fra le palme, lo sventolare di vessilli al vento siano meglio del baccanale urbano: quando la notte coprirà la rena sarà vano ogni nostro sogno, ogni grano di sabbia non sarà d'oro.

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Arabeschi

Gli arabeschi, il cerchio esilesul polso, ai lobi, la smaniadelle dita lunghe …

I ponti sotto gli archi passatitutti; e l’equilibrio è rotto, il vento forte ti tira i capellili scompiglia. Ogni cosa perde il giusto ordine: le case, i tettigli occhi. Anche le nocchenei tuoi astucci, nelle tasche.

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Nebbia

La nebbia aggiusta il male, lo vela. Cancella dal mondo l’idea del lontano, al presente ti incolla. E ti adagi, aderiscialle strade, ai viottoli che sbucanocome se dal vapore o dal sogno.

Puoi perderti nel ritmo dei tuoi tacchistrisciando sguardi e provare a inventarti,scordando la tua bellezza dentro il fumo, in un rapido volo.

Ma uno stridere di gomme, emerso dal fondo, di nuovo ti tira giù.

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Oggi ancora in città

Oggi ancora in città su quel giro di fumoche disegna nell’aria i suoi anellie dissolve gli amori, i ricordi

è la tua sigaretta che tutto confondeed è nebbia la nebbia che nascecome fior dalle labbra.

Sempre taci e ritagli il tuo voltonel cielo col taglio degli occhied insinui più cauta un segreto:

nel tuo sguardo la guerra e la famenon hanno più un senso.

Poi nel giro di fumo, nell’ariainvernale è di nuovo silenzio.

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Tutti i diritti dei testi riservati all’autoreCopertina © Anila Resuli

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