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REGISTRATO AL TRIBUNALE DI FORLI’ IL 12 GENNAIO 1998 N. 36/97 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB FORLI’ - UNA COPIA 0,80 EURO LA TENACE INSISTENZA DI BENEDETTO XVI PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE Il modo umile di vincere ANNO IX - N. 15/16 22 AGOSTO 2006 H a parlato a braccio Benedet- to XVI, al culmine della giorna- ta universale di preghiera per la pace in Terra Santa e nel Medio Oriente, celebrando nella chiesa di Rhemes Saint-Georges: “Liberaci da tutti i mali e donaci la pace. Non do- mani o dopodomani: donaci, Signore, la pace oggi!”. Perché sa bene, il Papa, che senza questo supporto fondamentale, il sup- porto della preghiera e della mobilita- zione spirituale, non se ne esce dal- l’intrico politico, militare, culturale, re- ligioso e ideologico. Certo l’obiettivo geo-politico è chia- ro e il Papa lo ha ribadito all’Angelus: “Riaffermare il diritto dei Libanesi al- l’integrità e sovranità del loro Paese, il diritto degli Israeliani a vivere in pace nel loro Stato e il diritto dei Palestinesi ad avere una Patria libera e sovrana”. Il Papa non entra nelle dinamiche geo- politiche, rilancia l’appello al cessate- il-fuoco, alla creazione di un corridoio umanitario, all’avvio di negoziati. La presenza della Santa Sede al sum- mit di Roma del 26 luglio conferma questa linea. Benedetto XVI insiste sul registro religioso, co- me un antico Padre del- la Chiesa, pur consape- vole di andare incontro a prevedibili censure e incomprensioni. Qualche giorno fa il “Corriere della Sera” opinava sulla solitudine e il distacco del Papa. Curiosi questi esperti che recitano a sogget- to: una volta criticano il Papa per le sue “inge- renze” politiche, un’al- tra per i suoi “silenzi” e le ingerenze mancate. In realtà, impancandosi a critico, non si era accorto che Benedetto XVI se- guiva una linea che lo stesso, a buon diritto, potrebbe definire “profetica”, la linea dell’efficacia della preghiera, cui il Papa già aveva fatto cenno al primo Angelus. Non è un caso che il problema poli- tico-militare nella Regione del Monte Carmelo è posto proprio da una forza politico-militare che si proclama ‘par- tito di Dio’: “C’è ancora guerra tra cri- stiani, musulmani ed ebrei” - ha con- statato il Papa, che ha rilanciato la specificità cristiana e cattolica proprio nel dinamismo per la pace: “Oggi in un mondo multiculturale e multireligioso, molti sono tentati di dire: Meglio per la pace nel mondo tra le religioni, le cul- ture, non parlare troppo delle specificità del Cristianesimo, cioè di Gesù, della Chiesa, dei Sacramenti. Accontentia- moci delle cose che posso- no essere più o meno comu- ni... Ma non è vero”. Proprio di fronte all’abuso del nome di Dio “occorre affermare che la croce vince con l’amore, affermare il volto di Dio che vince e porta luce e riconci- liazione nel mondo”. Un atteggiamento profeti- co, quello del Papa, mite nel tratto, ma che va dritto al- la sostanza delle cose e del- la dinamica della storia: “Al- la violenza oppone proprio il contra- rio: l’amore fino alla fine, la sua Croce. Questo è il modo umile di vincere di Dio: con il suo amore - e solo così è possibile - mette un limite alla violen- za. Questo è un modo di vincere che ci appare molto lento, ma è il vero mo- do di vincere il male, di vincere la vio- lenza e dobbiamo affidarci a questo modo divino di vincere”. S ingolare intervento di Benedetto XVI all’An- gelus di domenica 20 agosto. Prendendo spunto da alcune frasi del grande monaco cistercense Ber- nardo di Chiaravalle, ha ri- cordato a lavoratori e va- canzieri il pericolo che de- riva da una esasperata dedizione al lavoro. La ricchezza e il pregio del- la sua teologia non stan- no tanto nell’aver percor- so vie nuove, quanto piut- tosto nell’essere riuscito a proporre le verità della fe- de con uno stile così chiaro ed incisivo da affascinare l’ascoltatore e da disporne l’animo al raccoglimento e alla preghiera. Si avver- te in ogni suo scritto l’eco di una ricca esperienza in- teriore, che egli riusciva a comunicare agli altri con sorpren- dente capacità suasiva. Per lui la for- za più grande della vita spirituale è l’amore. Dio, che è Amore, crea l’uo- mo per amore e per amore lo riscat- ta; la salvezza di tutti gli esseri uma- ni, mortalmente feriti dalla colpa originale e gravati dai peccati perso- nali, consiste nell’aderire fermamen- te alla divina carità, rivelataci piena- mente in Cristo crocifisso e risorto. Nel suo amore Dio risana la nostra vo- lontà e la nostra intelligenza innal- zandole al più alto grado di unione con Lui, cioè alla santità e all’unione mistica. Di questo san Bernardo trat- ta, tra l’altro, nel breve ma sostan- zioso Liber de diligendo Deo. C’è poi un altro suo scritto che vorrei segnalare, il De consideratione, indi- rizzato al Papa Eugenio III. Qui il tema dominante è l’importanza del racco- glimento interiore, elemento essen- ziale della pietà. Occorre guardarsi, osserva il santo, dai pericoli di una attività eccessiva, qualunque sia la condizione e l’ufficio che si ricopre, perché le molte occupazioni condu- cono spesso alla “durezza del cuore”, “non sono altro che sofferenza dello spirito, smarrimento dell’intelligen- za, dispersione della grazia”. L’am- monimento vale per ogni genere di occupazioni, fossero pure quelle ine- renti al governo della Chiesa. La pa- rola che, a questo riguardo, Bernardo rivolge al Pontefice, già suo discepolo a Chiaravalle, è provocatoria: “Ecco - egli scrive - dove ti possono trascina- re queste maledette occupazioni, se continui a perderti in esse… nulla la- sciando di te a te stesso”. Quanto utile è anche per noi questo richiamo al primato della preghie- ra e della contemplazione! Ci aiuti a concretizzarlo nella nostra esistenza san Bernardo, che seppe armonizza- re l’aspirazione del monaco alla soli- tudine e alla quiete del chiostro con l’urgenza di missioni importanti e complesse al servizio della Chiesa. * Equilibrio fra lavoro e riposo

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REGISTRATO AL TRIBUNALE DI FORLI’ IL 12 GENNAIO 1998 N. 36/97 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB FORLI’ - UNA COPIA 0,80 EURO

LA TENACE INSISTENZA DI BENEDETTO XVI PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE

Il modo umile di vincere

ANNO IX - N. 15/16 22 AGOSTO 2006

Ha parlato a braccio Benedet-to XVI, al culmine della giorna-ta universale di preghiera per

la pace in Terra Santa e nel Medio Oriente, celebrando nella chiesa di Rhemes Saint-Georges: “Liberaci da tutti i mali e donaci la pace. Non do-mani o dopodomani: donaci, Signore, la pace oggi!”.Perché sa bene, il Papa, che senza questo supporto fondamentale, il sup-porto della preghiera e della mobilita-zione spirituale, non se ne esce dal-l’intrico politico, militare, culturale, re-ligioso e ideologico.Certo l’obiettivo geo-politico è chia-ro e il Papa lo ha ribadito all’Angelus: “Riaffermare il diritto dei Libanesi al-l’integrità e sovranità del loro Paese, il diritto degli Israeliani a vivere in pace nel loro Stato e il diritto dei Palestinesi ad avere una Patria libera e sovrana”. Il Papa non entra nelle dinamiche geo-politiche, rilancia l’appello al cessate-il-fuoco, alla creazione di un corridoio umanitario, all’avvio di negoziati.La presenza della Santa Sede al sum-mit di Roma del 26 luglio conferma

questa linea.Benedetto XVI insiste sul registro religioso, co-me un antico Padre del-la Chiesa, pur consape-vole di andare incontro a prevedibili censure e incomprensioni.Qualche giorno fa il “Corriere della Sera” opinava sulla solitudine e il distacco del Papa. Curiosi questi esperti che recitano a sogget-to: una volta criticano il Papa per le sue “inge-renze” politiche, un’al-tra per i suoi “silenzi” e le ingerenze mancate.In realtà, impancandosi a critico, non si era accorto che Benedetto XVI se-guiva una linea che lo stesso, a buon diritto, potrebbe defi nire “profetica”, la linea dell’effi cacia della preghiera, cui il Papa già aveva fatto cenno al primo Angelus.Non è un caso che il problema poli-tico-militare nella Regione del Monte

Carmelo è posto proprio da una forza politico-militare che si proclama ‘par-tito di Dio’: “C’è ancora guerra tra cri-stiani, musulmani ed ebrei” - ha con-statato il Papa, che ha rilanciato la specifi cità cristiana e cattolica proprio nel dinamismo per la pace: “Oggi in un mondo multiculturale e multireligioso, molti sono tentati di dire: Meglio per la pace nel mondo tra le religioni, le cul-

ture, non parlare troppo delle specifi cità del Cristianesimo, cioè di Gesù, della Chiesa, dei Sacramenti. Accontentia-moci delle cose che posso-no essere più o meno comu-ni... Ma non è vero”. Proprio di fronte all’abuso del nome di Dio “occorre affermare che la croce vince con l’amore, affermare il volto di Dio che vince e porta luce e riconci-liazione nel mondo”.Un atteggiamento profeti-co, quello del Papa, mite nel tratto, ma che va dritto al-la sostanza delle cose e del-la dinamica della storia: “Al-

la violenza oppone proprio il contra-rio: l’amore fi no alla fi ne, la sua Croce. Questo è il modo umile di vincere di Dio: con il suo amore - e solo così è possibile - mette un limite alla violen-za. Questo è un modo di vincere che ci appare molto lento, ma è il vero mo-do di vincere il male, di vincere la vio-lenza e dobbiamo affi darci a questo modo divino di vincere”.

Singolare intervento di Benedetto XVI all’An-gelus di domenica 20

agosto. Prendendo spunto da alcune frasi del grande monaco cistercense Ber-nardo di Chiaravalle, ha ri-cordato a lavoratori e va-canzieri il pericolo che de-riva da una esasperata dedizione al lavoro.

La ricchezza e il pregio del-la sua teologia non stan-no tanto nell’aver percor-so vie nuove, quanto piut-tosto nell’essere riuscito a proporre le verità della fe-de con uno stile così chiaro ed incisivo da affascinare l’ascoltatore e da disporne l’animo al raccoglimento e alla preghiera. Si avver-te in ogni suo scritto l’eco di una ricca esperienza in-teriore, che egli riusciva

a comunicare agli altri con sorpren-dente capacità suasiva. Per lui la for-za più grande della vita spirituale è l’amore. Dio, che è Amore, crea l’uo-mo per amore e per amore lo riscat-ta; la salvezza di tutti gli esseri uma-ni, mortalmente feriti dalla colpa originale e gravati dai peccati perso-nali, consiste nell’aderire fermamen-te alla divina carità, rivelataci piena-mente in Cristo crocifi sso e risorto.Nel suo amore Dio risana la nostra vo-lontà e la nostra intelligenza innal-zandole al più alto grado di unione con Lui, cioè alla santità e all’unione mistica. Di questo san Bernardo trat-ta, tra l’altro, nel breve ma sostan-zioso Liber de diligendo Deo.C’è poi un altro suo scritto che vorrei segnalare, il De consideratione, indi-rizzato al Papa Eugenio III. Qui il tema dominante è l’importanza del racco-glimento interiore, elemento essen-ziale della pietà. Occorre guardarsi, osserva il santo, dai pericoli di una attività eccessiva, qualunque sia la

condizione e l’uffi cio che si ricopre, perché le molte occupazioni condu-cono spesso alla “durezza del cuore”, “non sono altro che sofferenza dello spirito, smarrimento dell’intelligen-za, dispersione della grazia”. L’am-monimento vale per ogni genere di occupazioni, fossero pure quelle ine-renti al governo della Chiesa. La pa-rola che, a questo riguardo, Bernardo rivolge al Pontefi ce, già suo discepolo a Chiaravalle, è provocatoria: “Ecco - egli scrive - dove ti possono trascina-re queste maledette occupazioni, se continui a perderti in esse… nulla la-sciando di te a te stesso”.Quanto utile è anche per noi questo richiamo al primato della preghie-ra e della contemplazione! Ci aiuti a concretizzarlo nella nostra esistenza san Bernardo, che seppe armonizza-re l’aspirazione del monaco alla soli-tudine e alla quiete del chiostro con l’urgenza di missioni importanti e complesse al servizio della Chiesa.

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Equilibrio fra lavoro e riposo

2 22 AGOSTO 2006 - ANNO IX - N. 15/16 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO

IL DISCUSSO CONCERTO DI UNA DISCUTIBILE STELLA DELLO SPETTACOLO

Il 5 agosto ricorreva la festa del-la “Madonna della Neve”, una me-moria liturgica specialmente senti-

ta nella città di Roma e in particolare nella Basilica di S. Maria Maggiore; fa-moso tempio edifi cato sul luogo del-l’eccezionale nevicata che avvenne in quello stesso giorno nell’anno 352 e preannunciata in sogno, così vuole la tradizione, da Maria stessa, al Pa-pa del tempo. Quest’anno però la fe-sta romana è passata ampiamente in sordina; schiacciata dalle roventi po-lemiche relative all’evento musica-le più reclamizzato dell’estate che si sarebbe svolto l’indomani allo Stadio Olimpico: il megaconcerto della rock-star americana Madonna. La signora in questione, per chi non lo sa, è sul-la breccia da ormai più di vent’anni e caratterizza (a cominciare dal no-me che si è data!) le sue performan-ces “artistiche” con canzoni, danze e suppellettili esplicitamente (si potrà ancora dire?) blasfeme. In particola-re, nel Tour 2006, il pezzo forte è rap-presentato da lei che appare in cami-cia rossa appesa ad un’enorme croce tempestata di specchietti, con in te-sta una corona di spine d’acciaio. Su

Ad ognuno la sua responsabilitàtale messa in scena sono piovute da ogni parte dell’orbe cattolico le più apocalittiche sentenze, ragion per cui il presente articolo, anche per-ché pubblicato dopo un mese dal suo verifi carsi, complice il rallentamen-to estivo della redazione del giorna-le che lo ospita, si sofferma su altro. Si vuole cioè far partecipe il pazien-te lettore di una rifl essione maturata nei giorni successivi all’evento.Una rifl essione che guarda il concerto da un punto di vista diverso; che guar-da non quello che è avve-nuto sul palco, ma ciò che si vedeva dal palco. Già, perché tutti hanno inveito sulla protagonista, ma nes-suno ha detto niente su chi assisteva. Va detto, allo-ra, che settantamila spet-tatori paganti hanno accol-to con ovazioni inconteni-bili le provocazioni della rockstar. Settantamila per-sone fra le quali stavano, inutile negarlo, anche tan-ti “cattolici praticanti”. L’immancabile gossip ci ha reso noto che erano pre-

senti anche politici, calciatori, nobil-donne e quant’altro, dichiaratamen-te “cattolici”. Sorge, allora, sponta-neo domandarsi come si concilia la cattolicità con le provocazioni di una cantante che fa proiettare un video, applauditissimo, con i volti dei perso-naggi che, a suo dire, rappresentano il Male e inserisce fra Hitler e Bin La-den un frammento con Papa Ratzin-ger. Con una tipa che urla strizzata in una tuta di pelle nera: “Sapete qua-li sono due miracoli avvenuti a Roma?

Quell’imprecisato disagioANCORA UNA FRA LE MILLE ANALISI DELLA SITUAZIONE GIOVANILE

L’Italia ha vinto la Coppa del mondo e la pioggia ha smesso di cadere po-co prima del mio show!”. Si potreb-be dire: Va là bigotto! e se si trattas-se di bigotteria sarei anche contento. Temo, invece, l’ennesima conferma: anche nel nostro “mondo” la fi loso-fi a di vita ha preso il sopravvento sul-la coerenza della fede.Questo concerto ne è stata la non ne-cessaria conferma. Rimpiango il pub-blico di un’altra rockstar, tale Si-nead O’Connors, che qualche anno

fa, durante la sua esibizio-ne stracciò un poster di Gio-vanni Paolo II al grido: Scon-fi ggi il vero nemico! Allora una valanga di fi schi e d’in-sulti costrinse la suddetta a lasciare in lacrime il pal-co. Il 5 agosto, a Roma, al-l’Olimpico, urla da stadio e scroscianti applausi non sono cessati neppure dopo l’ultima domanda che ha il-luminato i megaschermi che circondavano il palco: Ha-ve You Confessed? (Vi siete confessati?).

Daniele Casi

“Confl ittualità” con i genitori e con le famiglie, “insofferenza” alle norme e alle regole, “disagio” che comporta “disattenzione agli studi o al lavoro”, grande “inconsapevolezza” sui ritmi biologici dell’uomo e della donna. Fi-no a esperienze “drammatiche” come quelle che portano alla droga o all’al-col. Sono le “aree” problematiche del mondo adolescenziale su cui si pro-pone di intervenire il Centro di ricerca sull’adolescenzialità “Creada”, voluto dalla Confederazione italiana dei Con-sultori familiari di ispirazione cristiana, insieme con l’Associazione per l’Abba-zia di Mirasole e l’Università Cattolica. Offrire ai Consultori familiari, al mon-do della scuola e a “tutti gli organismi che a livello nazionale hanno respon-sabilità consultive, educative e forma-tive” ricerche, studi scientifi ci e mate-riale utile sugli adolescenti.Questo l’obiettivo principale della nuo-va struttura, che ha iniziato la sua at-tività il 1° luglio ed è stata presentata

il 6 luglio, a Milano, con una conferen-za stampa a cui ha partecipato, tra gli al-tri, Goffredo Grassa-ni, presidente della Confederazione ita-liana dei Consultori familiari di ispirazio-ne cristiana: lo ab-biamo intervistato. Come nasce l’idea del Centro? “Ci siamo resi con-

to che per offrire un servizio serio al-le famiglie c’è bisogno di un fonda-mento anche scientifi co. È nata così l’idea di studiare alcuni casi di adole-scenti tramite tre strutture fondamen-tali: la funzione educativa, fi nalizza-ta alla promozione della personalità dell’adolescente imperniata sull’idea di responsabilità e libertà; l’interdisci-plinarietà, grazie a un approccio non solo psicologico ma anche giuridico e medico; l’attenzione al mondo del-la scuola, ma anche a quello dei cen-tri o luoghi di aggregazioni giovanile, come gli oratori. Senza escludere, in-fi ne, le istituzioni pubbliche e i servizi dei Comuni destinati ai minori. Tutti i casi vengono trattati con metodi inno-vativi, come quello del coinvolgimento del nucleo familiare, già sperimentato con risultati positivi negli Stati Uniti”. Quando si parla di adolescenti, in genere la categoria utilizzata è quel-la di “disagio”... “Più che di disagio, credo che si debba

parlare dell’adolescenza come di un periodo della vita dell’uomo, che pos-siamo defi nire come periodo di matu-razione, quindi di insicurezza relativa. Un periodo, cioè, che può portare an-che al disagio, ma solo come conse-guenza”. Cosa chiedono gli adolescenti al mondo degli adulti? “Certezze e amore: due richieste a mio avviso chiarissime, e alle quali non si può rispondere adeguatamente se non si conoscono e si amano gli ado-lescenti, che vanno avvicinati in modo serio e responsabile, tenendo presen-te che quello tra adolescenti e adulti è in primo luogo un problema relaziona-le, non solo educativo”. Quali sono i “nodi” dell’adolescen-za su cui è più urgente intervenire? “La grande confl ittualità con i genito-ri e le famiglie, l’indifferenza tipica del-l’adolescenza alle norme e alle rego-le. Quel non meglio precisato disa-gio che comporta la disattenzione agli studi e al la-voro, fi no ad arri-vare a esperienze drammatiche co-me quelle legate alla droga e all’al-col. Tutti fenome-ni complessi che per essere analiz-zati e risolti richie-dono un approccio basato sull’interdi-sciplinarietà, oltre che un’attenzione

particolare al vissuto della singola per-sona e del suo nucleo familiare”. Uno degli ambiti in cui gli adole-scenti rischiano di sentirsi più “di-sorientati” è l’affettività: come riu-scire a dare loro una “grammatica dei sentimenti”? “Oltre che una grammatica, oggi è ne-cessario fornire alle nuove generazio-ni una sintassi in tema di affettività, in un periodo della vita in cui gli adole-scenti sono disorientati non solo per il marasma ormonale che attraversano, ma anche per i messaggi spesso am-bigui e contraddittori della cultura do-minante. Il primo suggerimento che gli adulti dovrebbero seguire per avvici-nare il mondo degli adolescenti è quel-lo di dare loro fi ducia, formandoli alla libertà, alla responsabilità, al solidari-smo e alla socialità reale. Poi bisogna accompagnarli con amore, senza spa-ventarsi se i risultati non vengono su-bito o non sono sempre positivi”.

3 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO22 AGOSTO 2006 - ANNO IX - N. 15/16

Con la speranza verso VeronaDAL 6 AL 10 AGOSTO A MONTEVECCHIO: TRE GIORNI BIBLICA GUIDATA DA DON VALENTINO COTTINI

La prossimità del Convegno del-la Chiesa italiana a Verona e del tema della Speranza ad esso le-

gato ha suggerito l’idea di proporre una rifl essione intorno a questo argo-mento nella ormai consueta tre gior-ni biblica a Montevecchio dall’8 al 10 agosto offerta dal Centro di Spiritua-lità “Buon Pastore” e animata dal bi-blista veronese don Valentino Cotti-ni. Don Valentino ci ha accompagnato con passo sicuro e con rifl essioni pro-fonde a coniugare la serietà dell’ese-gesi storico-letterale con un approc-cio vivo ed attualizzante della Parola di Dio. Ha fatto cogliere, attraverso il senso biblico della parola “speran-za”, il disegno di Dio sull’uomo e sul-la storia di oggi.Il percorso ha preso l’avvio dal chie-derci se ha senso parlare di speranza in questo tempo e la risposta affer-mativa vuol dire dare senso alle real-tà umane, dare valore alla fede cri-stiana e manifestare fi erezza nell’es-sere cristiani. Questo ha consentito di dare spessore al titolo del Convegno “Testimoni di Gesù Risorto, speran-za del mondo” e al contenuto di que-ste rifl essioni imperniate non tanto su “cosa” è la speranza, ma su “chi” è la speranza cristiana, che è sperare su Qualcuno. E i cristiani sono i testimo-ni di questa speranza.La ricerca è poi proseguita per coglie-re il senso della speranza all’interno della Scrittura. La radice base della parola speranza in ebraico signifi ca corda e dice una tensione, una cor-da tesa tra due punti: uno situato nel passato e uno nel futuro. La speran-za è questa corda che unisce il passa-to e il futuro dando signifi cato al pre-sente. La speranza cristiana è la con-seguenza della fede e nel momento in cui si esprime, si esprime nella cari-tà, nella testimonianza.Non poteva mancare una sosta pro-lungata su un personaggio dell’A.T.,

Abramo - fi gura umana che ha incar-nato la speranza alla maniera umana, con le sue luci e le sue ombre – fi gura letta attraverso due fi ltri che ci sono stati dati nel N.T. e precisamente nel-la Lettera agli Ebrei e nella Lettera ai Romani. Attraverso brani tratti dai Profeti abbiamo incontrato esempi di speranza falsa, come quando non si riproietta il tutto nella relazione con il Dio d’Israele o il Dio di Gesù Cristo, relazione che deve essere viva come sottolinea la Lettera di Pietro “… per una speranza viva …”.

Cosa vuol dire vivere la speranza è stato poi visto brevemente nei Libri sapienziali e nei Salmi dove è stato evidenziato che la comunione con Dio non si interrompe alla morte. Cre-dere nel Dio della vita si traduce poi nello sperare che la vita continui ol-tre la morte e questo si fonda sulla certezza di essere amati da Dio che è un Dio fedele.La rifl essione della seconda giornata è stata dedicata ad una vera e propria “lezione” sulla Lettera ai Romani 5,1-11, con proiezioni nel N.T. e sulla fi -gura di Edith Stein (ricordata nella li-turgia del giorno), ebrea uccisa nel-la camera a gas, dopo essere entrata nel Carmelo. Questa monaca ha vissu-to la speranza sperando di essere sal-

vata anche umanamente, ma il punto focale della sua speranza è stato la fi -ducia in Colui di cui aveva fatto espe-rienza vivendo l’amore.In Paolo la speranza diventa la sfi da cristiana, perché è il contrario della rassegnazione e perché è fondata su una Persona; dal punto di vista umano certamente si nutre anche di “capar-re” ricevute nel cammino verso il suo fi ne, ma questo non è la sua specifi -cità. Sottolineature sul Dio della spe-ranza, il Dio che è la speranza, che la dona perché è Lui la speranza e che

viverla signifi ca vivere nella gioia, nella pa-ce nello Spirito san-to, ha dato spessore teologico e pratico al-la lezione, portando a comprendere che è il complesso della rela-zione che dà senso a tutti gli attributi che cercano di qualifi ca-re il Dio che ci sta da-vanti, che è colui che suscita la nostra spe-ranza. Come si fa a coltivare questa virtù

teologale? La speranza dipende dal-la coscienza profonda di una relazio-ne, di un affi damento, dalla coscien-za di essere stati e di essere amati, e che questo Dio - nel quale credia-mo - è veramente presente nella vita di ciascuno. La speranza è uno status che deriva dalla fede, che caratteriz-za la fede del cristiano su questa ter-ra, del cristiano che spera nel compi-mento di una relazione che rivive in virtù della risurrezione di Cristo gra-zie alla potenza del Padre.C’è una visione unitaria della vita in Dio che mette insieme le tre dimensio-ni fondamentali del vivere cristiano: il vivere nella fede che è il credere; il vi-vere la speranza che è il tendere ver-so una meta e il vivere nella carità che

è l’attuare ciò che abbiamo ricevuto e ciò a cui abbiamo aderito.Nel terzo giorno, la Lettera di Pietro ha consentito di riprendere i concetti fondamentali che sono stati illustra-ti precedentemente e sono state da-te due chiavi di lettura – l’estraneità e l’elezione - che diventano la strada che permette una lettura abbastanza facile del testo. Dopo l’inquadramen-to storico, con passaggi successivi sul concetto di estraneità e su quello di elezione e spiegati con continui riferi-menti neotestamentari e sottolinean-do come la Scrittura è un paradigma della vita, è emerso chiaramente che la Lettera di Pietro prolunga e porta a compimento tutto il concetto della speranza di cui si è detto nei due gior-ni precedenti. La speranza deve esse-re testimoniata con fi erezza, ma deve esprimersi “con dolcezza e rispetto”, deve cioè esprimere un certo modo di vivere da cristiani; il discorso del-la testimonianza verso l’esterno è poi legato profondamente all’identità del cristiano, che è una persona che vive della speranza che gli è stata da-ta dallo Spirito Santo e che si identifi -ca come oggetto in Gesù Cristo.Un altro elemento molto importante che è emerso consiste nel fatto che tutto si inserisce dentro ad un discorso trinitario, di pura gratuità dell’amore e della misericordia, di elezione a po-polo di Dio costruito su Cristo. Questo dà senso alla speranza cristiana, la rende viva e fa in modo che i cristia-ni possano essere testimoni di speran-za. Queste brevi note non sono cer-tamente esaustive sulla ricchezza dei contenuti che ci sono stati dati e di cui ringraziamo di cuore don Valenti-no, ma ci aiutano a entrare con mag-gior consapevolezza nella realtà ec-clesiale del Convegno e del cammino che verrà proposto a Verona alle no-stre Chiese locali.

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Il diritto del Libanesi all’integrità e sovranità del loro paese, il diritto degli Israeliani a vivere in pace nel loro stato e il diritto dei Palestinesi ad avere una Patria libera e sovrana. Sono queste le principali condizioni che il Papa ha indicato per garan-

tire una pace giusta e duratura in Medio Oriente. Purtroppo la realtà storica e politica è assai diversa e anche la comunità internazionale non ha la forza, e forse, la volon-tà di favorire le condizioni per una pace vera. A farne le spese, come sempre, sono i civili inermi, donne e bambini di entrambe le parti, le strutture civili e produttive. Di fronte a questa tragedia il Papa ha continuato a richiamare al senso di respon-sabilità i governanti delle nazioni in causa, anche con parole solenni: “Nel nome di Dio mi rivolgo a tutti i responsabili di questa spirale di violenza, perché immediata-mente si depongano le armi da ogni parte!”. Alla comunità internazionale ha detto: “ai Governanti e alle Istituzioni internazionali chiedo di non risparmiare nessuno sfor-zo per ottenere questa necessaria cessazione delle ostilità e per poter iniziare co-sì a costruire, mediante il dialogo, una durevole e stabi-le convivenza di tutti i popoli del Medio Oriente”. Oltre a quest’indispensabile contributo umano il Papa conti-nua a chiedere a tutti gli uomini di buona volontà l’impe-gno della preghiera, poiché la vera pace è dono di Dio. Inoltre il Papa chiede a tutti di continuare ed intensifi ca-re l’invio degli aiuti umanitari a quelle popolazioni tanto provate e bisognose.La rete di Caritas Internationalis, a fi anco delle agenzie dell’Onu, degli aiuti internazionali e di molte associazio-ni, da subito si è collegata con Caritas Libano e Caritas Gerusalemme per organizzare gli aiuti umanitari, compi-to reso molto diffi cile per l’impossibilità di aprire corridoi umanitari a causa dei continui bombardamenti. Dopo un

primo momento, che ha visto organizzare l’assistenza di più di 87.000 persone, ora l’emergenza è quella di riaccompagnare queste persone nei villaggi d’origine e pro-gettare i primi interventi di ricostruzione. Il compito più diffi cile rimane quello di riten-tare un cammino di riconciliazione negli elementi della società che vorrebbero usare ancora la violenza. Tutta la rete Caritas è impegnata a sostenere il pesante compito che attende Caritas Libano. Senza peraltro dimenticare la crisi, che in toni oggi più silenziosi, continua nella striscia di Gaza dove le limitate possibilità di Caritas Geru-salemme sono messe a dura prova. Per una pace duratura, lungo è il cammino di ri-conciliazione. Perché una pace fragile, dimenticata dall’opinione pubblica, dalla soli-darietà e non costruita sulla ricerca negoziale della giustizia per tutti, si trasforma fa-cilmente in nuovo confl itto.Per sostenere gli interventi in corso la Diocesi indice una colletta per domeni-ca 10 settembre. Le offerte potranno essere inviate alla Caritas diocesana in

Curia (Piazza Dante 1, Forlì) oppure direttamente a Caritas Italiana (causale “Emergenza Medio Orien-te 2006”) tramite:- c/c postale n. 347013;- c/c bancario 11113 - Banca Popolare Etica, Piaz-zetta Forzatè, 2 Padova; CIN: S ABI; 05018 CAB: 12100; Iban: IT23 S050 1812 1000 0000 0011 113 - Bic: CCRTIT2T84A;- c/c bancario 10080707 - Banca Intesa, P.le Gre-gorio VII, Roma; CIN: D ABI: 03069 CAB: 05032; Iban: IT20 D030 6905 0320 0001 0080 707 - Bic: BCI-TITMM700;- Cartasì e Diners, telefonando a Caritas Italiana 06 541921 (orario d’uffi cio).

10 SETTEMBRE: AIUTIAMO UNA TERRA MARTORIATA

4 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO 22 AGOSTO 2006 - ANNO IX - N. 15/16

Come riconciliare le diversità?NEL MONDO GLOBALE È SEMPRE PIÙ IMPORTANTE L’UNITÀ DEI CRISTIANI

Si è conclusa, sabato 29 luglio, a Chianciano Terme (Si), la 43a sessione di formazione ecume-

nica promossa dal Sae (Segretariato attività ecumeniche) sul tema “Chia-mati alla fede nei giorni della storia. Chiese, identità, laicità”. Durante la settimana si sono alternate relazioni e tavole rotonde, con esperti di pro-venienza cattolica, ortodossa, prote-stante, ebraica e musulmana, e lavo-ri in dodici gruppi di studio. La sessio-ne si è conclusa con gli interventi dei due moderatori, Gioachino Pistone del Centro culturale protestante di Milano, e Simone Morandini dell’Istituto studi ecumenici S. Bernardino di Venezia, e una mozione sull’insegnamento delle religioni nella scuola pubblica. RISCOPRIRSI CRISTIANI“Vorrei che questa sessione si conclu-desse - ha dichiarato Gioachino Pisto-ne - con una piccola ma precisa con-sapevolezza: lo Spirito ci chiama ad essere nel mondo testimoni della pos-sibilità che esistano diversità riconci-liate, che il dialogo è costitutivo del-l’identità, sia cristiana sia di cittadini e di esseri umani”. Sono stati due, per Pistone, gli elementi centrali della ses-sione: gli atteggiamenti delle Chiese sulla questione della identità e su quel-la della laicità. Per quanto riguarda il primo aspetto, occorre “un’identità mi-te e che, in una scala, si metta al pri-mo posto l’identità cristiana, al secon-

do quella confessionale e al terzo quella eccle-siale. È necessario, poi, lasciarsi converti-re”. Per quanto riguar-da il secondo aspetto, “pur nella diversità del-le opzioni presentate, i diversi interventi hanno segnalato la necessi-tà di ridefi nire una laici-tà in Italia, auspicando uno Stato che non si ri-tiri dal confronto con le religioni ed in cui le re-ligioni, la maggioritaria e le minori, possano avere una parte nell’agorà pubblica”. Durante la ses-sione, a giudizio di Pistone, è emerso un “segno di urgenza”: “Si è verifi cata una sorta di riduzione dei grandi dibat-titi ecumenici al tema etico, con parti-colare riferimento alla sessualità, alla famiglia e alla bioetica. Insomma, bi-sogna riscoprire l’identità cristiana”.LA SFIDA ATTUALE“Abbiamo vissuto una sessione viva, negli interventi, nelle relazioni, nelle meditazioni, con un dialogo intercon-fessionale intenso”. Questo è il pen-siero di Simone Morandini. Tra i se-gni che hanno caratterizzato la setti-mana, “la presenza dell’ebreo Amos Luzzatto e del musulmano Adel Jab-bar fi anco a fi anco a parlare di laici-tà in una società plurale e a disegnare

convivenze possibili, mentre in questi giorni, purtroppo, la storia mostra ben altri scenari; la qualità degli interven-ti delle donne; la pagnotta e la botti-glia di vino portati all’altare, nel culto della santa cena e nell’eucaristia, sen-za essere benedetti né utilizzati per la celebrazione come segni di un popo-lo di Dio che ancora è frammentato, che ancora attende la piena comunio-ne”. Rispetto al tema della sessione, la fede nella storia e, in modo partico-lare, la fede vissuta nello spazio pub-blico, Morandini ha sottolineato come “il problema si ponga in modo partico-larmente acuto in questo tempo di glo-balizzazione, in cui la visibilità nuova delle fedi fa sì che esse siano poste come reciprocamente in presenza”. Sembra, infatti, “attivarsi una dinamica

identitaria allergica, che crea diffi coltà per lo stesso movi-mento ecumenico, che molti dicono in una fase delicata”. Anche per la comunità civi-le non è facile misurarsi con tale nuova confi gurazione del religioso: in una visione escatologica della storia, ha sostenuto Morandini, “è pos-sibile pensare una laicità che non trascura la rilevanza del fatto religioso, ma lo assume nella sua pluralità, una laicità che non pretende di imporre modelli etici, ma neppure di

espungere quei fattori etici che ne co-stituiscono la stessa base. Emerge qui una sfi da per le Chiese e le comunità religiose, per la comunità civile, per lo stesso movimento ecumenico”.UNA MOZIONETra i dodici gruppi di studio, quello sul-la pedagogia dell’interreligioso ha pre-sentato, durante la chiusura dei la-vori del Sae, una mozione sull’inse-gnamento delle religioni nella scuola pubblica, in cui si afferma che è “ne-cessario e indilazionabile l’avvio di percorsi che, attraverso studi, dibatti-ti, proposte didattiche e relative spe-rimentazioni, si pongano nell’ottica di un insegnamento aconfessionale, e per tutti, dei fenomeni storico-religiosi all’interno della scuola pubblica”.

Sir

Intimidazioni, violen-ze, soprusi: anche nel 2005 la libertà religio-

sa continua a subire ag-gressioni in tutto il mon-do, in particolare in Cina, Iraq, Terra Santa, Tur-chia. È la fotografi a scat-tata dal Rapporto 2006 sulla libertà religiosa nel mondo, curato, come di consueto, dall’associa-zione “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs), giunto all’ottava edizione.Nel 2005, ha osservato il presidente Acs Italia, Orazio Petrosil-lo, l’associazione ha raccolto dai suoi oltre 500mila benefattori nel mon-do (sono 18 i segretariati nazionali) 74 milioni e mezzo di euro, impiega-ti in 6mila progetti in 145 Paesi. Aiu-ti per l’edilizia religiosa, formazione teologica, aiuti pastorali particola-ri, apostolato biblico e sostentamen-to dei religiosi, i principali settori di intervento. Tra le iniziative realizza-te, “è arrivata a 40 milioni di copie la stampa, iniziata nel 2003, della Bib-bia del fanciullo in 135 lingue, per al-cune delle quali costituisce il primo testo scritto”. Prosegue il sostegno ai preti ortodossi russi in diffi coltà e a tutt’oggi sono tre le chiese battello costruite per loro sul Volga. L’AMBIVALENZA DELLA CINA

Libertà religiosa: si continua a morire

Intervenendo alla presentazione del Rapporto, il direttore dell’agenzia AsiaNews, padre Bernardo Cervellera, ha denunciato, tra l’altro, le persecu-zioni della Chiesa in Cina, a proposito delle quali ha parlato di “ambivalen-za”. “Da un lato - ha detto - il gover-no cinese tenta di mostrare un volto positivo al mondo, dall’altro perma-ne la mentalità stalinista dei quadri intermedi, l’Associazione patriotti-ca e l’Uffi cio affari religiosi, che con gli ostacoli al dialogo e le ordinazio-ni episcopali illecite hanno acuito le tensioni con la Santa Sede”. Secondo la ricerca, in Cina funzionano a pie-no ritmo i campi di concentramento e di tortura per i Falun Gong e i bud-disti tibetani, e proseguono gli arresti di cattolici e protestanti. Dei tre ve-

scovi scomparsi oltre sei anni fa non si è saputo più nulla. Per padre Cervellera “è ne-cessario parlare chiaro, de-nunciare le violazioni alla li-bertà religiosa senza chiude-re gli occhi e usando termini adeguati”. FONDAMENTODI OGNI LIBERTÀ“Sono convinto che la liber-tà religiosa sia il fondamento della libertà tout-court” per-ché “essa signifi ca il rispet-to per la sacralità della vi-ta e la libertà della persona:

due valori sui quali si fondano le so-cietà davvero democratiche e civili”. Così il vicedirettore del Corriere del-la sera, Magdi Allam. Dopo aver ram-mentato che “dieci milioni di cristia-ni e un milione di ebrei sono stati co-stretti a fuggire da Paesi arabi”, Allam ha denunciato “l’esistenza di intolle-ranza religiosa anche all’interno del-la religione islamica” (la violenza dei sunniti waabiti contro gli sciiti in Iraq) per la quale, ha detto, “il fanatismo ha fi nito per ritorcersi contro gli stessi musulmani”. Atti di “un terrorismo di matrice fondamentalista che tuttavia - ha precisato il giornalista egiziano - è di natura aggressiva e non reattiva, perché è presente non solo in Iraq, ma anche in Egitto, Indonesia, Arabia Sau-dita, Paesi nei quali non può essere vi-

sto come risposta alla guerra scatena-ta dagli Usa, e che non deve essere in alcun modo giustifi cato”. COSÌ NEL MONDOColpiti dalla minaccia del terrorismo, segnala il Rapporto, in Iraq e in Pa-lestina decine di migliaia di cristiani hanno scelto la via dell’esilio, men-tre in Arabia Saudita e Iran si consu-mano gravi violazioni della libertà re-ligiosa, e in India i missionari cristiani sono oggetto di sistematica violenza. Nella panoramica della libertà reli-giosa nei cinque continenti offerta da Acs, la maglia nera va all’Asia dove si registrano gravi violazioni a questo diritto anche nel Myanmar, nel Laos, in Vietnam e Corea del Nord. In Indo-nesia la libertà religiosa è minacciata dal terrorismo integralista islamico. Quanto all’Africa, il confl itto in cor-so in Uganda ha provocato la morte di un operatore Caritas e ha creato un clima di persecuzione contro la Chie-sa cattolica, mentre in Algeria è sta-ta approvata une legge che proibisce le conversioni dall’islam, che intan-to avanza inesorabilmente in Kenya e Nigeria. Nel continente americano, nonostante gli sforzi di pacifi cazione, proseguono in Colombia le violenze delle Farc contro esponenti religio-si; in Venezuela si acuisce le tensione tra Stato e Chiesa cattolica. Diffi col-tà anche per le comunità cristiane di Cuba e dell’Ecuador.

5 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO22 AGOSTO 2006 - ANNO IX - N. 15/16

Tagli all’editoria minoreCOMUNICATO DELLA FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Il decreto Bersani emanato nei gior-ni scorsi dal Governo Prodi preve-de misure che impongono tagli alle

spese in diverse direzioni. Alcuni col-piscono anche il mondo dell’editoria e dell’informazione. Per l’anno 2006 i contributi previsti dovrebbero rima-nere invariati, anche se a fronte di un fabbisogno di circa 140 milioni di eu-ro, la Finanziaria ne ha previsti 98. Ma per il 2007 e il 2008 i tagli am-monteranno a 50 milioni di euro per

anno che si sommerebbero ai 42 mancanti per il 2006.Si tratta di interventi pesanti che penalizzano anche i set-timanali aderenti alla Fisc. I tagli potrebbero colpire in-fatti sia i contributi diretti alle varie testate, sia quel-li indiretti che si sostanziano in interventi dello Stato pres-so enti che erogano servizi a costi agevolati, per esempio Poste Italiane.La Fisc, in sintonia con la Me-diacoop e i media non profi t con i quali collabora da tem-po, esprime la propria forte preoccupazione per i minori contributi che verranno ero-gati negli anni a venire. Il servizio di informazione sul territorio che i settimana-li cattolici locali svolgono da lunghissimi anni, il contribu-

to al dibattito e al confronto che por-tano all’interno del Paese va sostenu-to e non mortifi cato. La pluralità di voci che rende effettiva quella demo-crazia informativa che da sempre e da più parti viene invocata non può e non deve essere messa in discussione da tagli indiscriminati che colpiscono tutti in maniera indistinta.Sono fi niti i tempi di elargire contri-buti a pioggia. Oggi è il momento di intraprendere “un’opera di pulizia,

distinguendo tra operatori veri del-la comunicazione e coloro che si an-nidano nel comparto con l’intento esclusivo di accedere ai sostegni pub-blici”, come è stato ricordato in ma-niera ampia e condivisa nella recen-te assemblea nazionale di Mediacoop, svoltasi a Roma il 7 luglio, a cui an-che la Fisc ha partecipato. Ma è an-che tempo di dare vita ad un nuovo disegno di legge di riforma dell’edi-toria che dovrebbe perseguire alcuni obiettivi essenziali, tra cui quello di distinguere tra veri giornali d’infor-mazione che garantiscono pluralismo e democrazia sul territorio e testate di altro genere.I 160 periodici che rappresentiamo signifi cano un milione di copie ogni settimana. Non si tratta di una real-tà qualunque, ma di una signifi cati-va presenza nel Paese che ha lunghe tradizioni, antiche origini e forti ra-dicamenti nel territorio. Mortifi care questa presenza vorrebbe dire toglie-re voce a chi non dispone delle risor-se economiche dei grandi gruppi edi-toriali. Si privilegino, allora, i contri-buti diretti rispetto a quelli indiretti a chi effettivamente svolge un servi-zio informativo che in ambito locale è ancora molto gradito e ricercato sul-la carta stampata, come conferma il gradimento che ci assegnano i nostri lettori e i nostri abbonati.

Fisc

L’Associazione Italiana Genito-ri (A.Ge.) esprime dissenso e preoccupazione per quanto de-

ciso dall’accordo sindacale che elimi-na ogni spazio di “libera scelta educa-tiva delle famiglie” nella scuola italia-na. Si torna indietro di cinque anni ad una scuola “autoreferenziale”, defi ni-ta dalle sole corporazioni del persona-le scolastico, senza alcuno spazio di “contrattazione educativa” tra famiglia e scuola.Il dissenso si riferisce anzitutto al me-todo per cui:- le norme di legge vengono vanifi -

cate, perché i sindacati si rifi utino di negoziarne l’applicazio-ne pratica;

- le norme sono disapplica-te e non abrogate, per-ché si è preso atto che non vi sono le condizioni per realizzarle.

Ci domandiamo se non sa-rebbe più “coerente con la cultura della legalità”, cor-reggere più semplicemen-te le leggi che si ritengo-no sbagliate, oppure crea-re le condizioni attuative e defi nire i contratti di lavoro, in modo che le leggi siano applicate correttamente.La preoccupazione riguar-

da invece il merito dei “contenuti che vengono abrogati”:- le attività opzionali e facoltative che

i genitori potevano “scegliere” e per le quali veniva assicurato l’organico necessario;

- i piani di studio personalizzati, da de-fi nire insieme tra scuola e famiglia, per commisurare l’insegnamento al-le effettive esigenze dei ragazzi;

- la funzione tutoriale per cui i docenti erano tenuti ad assicurare ai genito-ri “un rapporto costante, un suggeri-mento per l’orientamento, una cura re-sponsabilizzata nei riguardi dei fi gli”;

- la permanenza dei docenti nella stes-

sa classe per almeno un periodo di-dattico di più anni, per cui si limitava “il carosello” degli insegnanti;

- l’anticipo di frequenza della “scuola dell’infanzia” ai bambini di due anni e mezzo.

Ci domandiamo se in questo modo non si toglie ogni spazio alla “libertà di scelta educativa delle famiglie”, sanci-ta dalla Costituzione e dalla legge che istituisce l’autonomia scolastica.Forse l’autonomia della scuola sta di-ventando “l’autonomia del personale della scuola” indifferente alla doman-da dei cittadini e delle esigenze dei ra-gazzi?

L’Associazione Italiana Ge-nitori (A.Ge) ritiene che que-sto accordo contrattuale vio-li i diritti legittimi dei genitori, “la libertà di apprendimen-to degli studenti” e l’autono-mia didattica ed organizzati-va delle scuole.Sottolinea, inoltre, la grave anomalia italiana secondo la quale i contratti sindacali possono vanifi care le leggi e sminuire le prerogative di un Parlamento, legittimato a le-giferare dal mandato eletto-rale dei cittadini.

Maurizio SalviPresidente Nazionale A.Ge.

Fuori i genitori?

“Una decisione assolutamente inac-cettabile, sia dal punto di vista scienti-fi co che da quello etico”.Così Emanuela Lulli, ginecologa a Pe-saro, tra i soci fondatori dell’Associa-zione “Scienza e vita”, defi nisce il voto del Consiglio competitività dell’Unio-ne europea sul VII programma quadro per la ricerca, che il 24 luglio ha da-to il “via libera” alla ricerca sulle cellu-le staminali embrionali, vietando quel-le che prevedono la distruzione degli embrioni, ma nel contempo autoriz-zando la ricerca su linee staminali em-brionali già esistenti (e quindi deriva-te dalla distruzione di embrioni umani, come nel caso degli embrioni criocon-servati, o da quelli “freschi” uccisi nei laboratori dove questa pratica è per-messa).Nel caso della decisione dell’Ue, come in occasione del voto di pochi giorni fa al Senato italiano, per l’esperta è pre-valsa “la politica del compromesso, e non quella dei valori”: di qui la neces-sità di “continuare a combattere la bat-taglia a favore della difesa della vita, dall’inizio al suo termine naturale, par-lando alla gente senza illuderla e spie-gando esattamente cosa fa la scienza, come si è fatto durante la campagna referendaria per la legge sulla fecon-dazione assistita”. Con la decisione dell’Ue, crolla la “mi-noranza di blocco” che intendeva por-re degli argini a questo tipo di ricerca... “Tutto è partito da lì: venendo meno tale minoranza di blocco, si è comin-ciato a lavorare con l’antilingua del politichese, che ha aperto una breccia nella tutela dell’essere umano sotto forma di embrione, minandone così la dignità e compromettendone il futuro”. Il “via libera” dell’Ue alla ricerca sulle cellule staminali è basato sul concetto di “distruzione” degli embrioni. Perché vietarla in alcuni casi e permetterla, di fatto, in altri?”L’Unione europea ha detto no alla di-struzione degli embrioni, e sì invece al-l’uso di linee embrionali ricavate dagli stadi successivi. Per trovare tali linee bisogna comunque passare dalla di-struzione degli embrioni: se sono crio-conservati, bisogna infatti riportarli a temperatura normale e vedere se pro-seguono il loro sviluppo. Per tirar fuori poi le linee staminali, gli embrioni devo-no morire: o di morte naturale, oppure prelevando tali linee a partire dalla dif-fi coltà di stabilire il momento discrimi-nante in cui tale operazione - su un em-brione destinato comunque alla distru-zione - possa essere effettuata.Di qui l’ambiguità e la mancanza di chiarezza delle procedure, oltre che l’inamissibilità morale della posta in gioco, che è la morte dell’embrione”. Il fatto che non venga stabilita una da-ta precisa su quando è avvenuta la di-struzione degli embrioni apre la strada ad una prassi “senza controllo”... “An-che questa è una posizione assoluta-mente ambigua. La scienza sa, infatti, che con i crioconservati si ottiene po-co o niente. Da qui alla decisione di utilizzare anche embrioni freschi, ucci-si magari in altri laboratori dove ciò è consentito, il passo è breve”.

A. B.

L’ANTILINGUADEL POLITICHESE

CELLULE STAMINALI

I PRIMI PROVVEDIMENTI DEL NUOVO GOVERNO SULLA SCUOLA

6 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO 22 AGOSTO 2006 - ANNO IX - N. 15/16

SGUARDO RETROSPETTIVO SU UNA ATTIVITÀ CHE HA COINVOLTO E APPASSIONATO GIOVANI E ADULTI

Una ‘commedia’ domestica

Rimet e Pirandello. Sì, proprio loro. Uno è il Jules che ha bre-vettato il campionato del mon-

do di calcio, l’altro è il Luigi che ha reinventato il modo di fare di teatro. Ma che c’azzeccano l’un con l’altro? E soprattutto, cosa c’entrano in un trafi letto concepito per narrare la 3° rassegna del “San Luigi Musical”? For-se niente. O forse tutto. Andiamo per ordine. Al di là delle brillanti performances che hanno visto alternarsi per più di un mese presso la Sala Multimediale S. Luigi i gruppi teatrali delle parroc-chie di Rocca S. Casciano, Villanova, Romiti, Cappuccinini e le compagnie teatrali di Predappio, dell’Associa-zione Culturale Gallo & Teo di Raven-na e dell’Azione Cattolica della no-stra Diocesi, proviamo poeticamente a ‘vedere oltre’.

Non so se a qualcuno sia capitato di leg-gere una re-cente biogra-fi a pubblicata su ‘L’Avvenire’ di Carlo Baroni su Jules Rimet. Si evince come il francese, vis-suto nei primi decenni bellici del secolo scor-so e cattolico convinto, ebbe l’intuizione di

trasportare la moda pattriottista di farsi la guerra su un rettangolo ver-de. Senza versare sangue. E di come nel calcio (o nello sport sui generis) si veda “uno spirito profondamente cri-stiano, la possibilità di avvicinare le classi sociali e di elevare moralmente e spiritualmente i più poveri”. (For-se fu anche il primo ad intuire che “le cose andrebbero meglio se a volte il mondo venisse preso a calci”, sotto-linea umoristicamente Baroni). E co-sì nacque la Coppa Rimet, un torneo di calcio per nazioni che si svolse ogni quattro anni, e che sarebbe andato alla prima nazione che lo avesse vin-to per tre volte (per i non-specialisti, fu vinto dal Brasile proprio sull’Italia nel 1970). Dal 1974 divenne l’attuale Fifa World Cup. Già, allora c’erano gli scontri, c’era la guerra (e l’intuizione di Rimet per

calmierarla non fu niente male). Og-gi è come allora, fortunatamente su scale diverse (speriamo…). Gli psicologi spiegano come la com-petitività sia un qualche cosa di ende-mico nell’individuo, i teologi che va placata per amor del prossimo. Seguendo i primi ed il barone france-se sono così spiegati i moventi del no-tevole riscontro emotivo che ha susci-tato il recente successo della nazio-nale italiana di calcio: la psicologia e la storia. Seguendo i secondi, occor-re cercare un movente di concerta-zione non confl ittuale. E visto che i ‘disguidi’ si sono ‘evoluti’ sul campo socio-culturale (e religioso?), e che il ‘pallone’ non può coinvolgere olisti-camente tutti, entra in ballo il nostro Pirandello. Contemporaneo di Rimet, trasformò il palcoscenico teatrale da un luogo di fantasia ad un luogo dove la real-tà stessa è messa in questione, in-nanzi ad un pubblico partecipe. E do-ve emerse il tipico pessimismo deca-dentista della vi-ta dell’uomo. La solitudine, la ca-maleonticità della realtà, le masche-re affi biateci da-gli altri, nessuna certezza, la nulli-tà dell’uomo. Ma altresì, l’avversio-ne all’ipocrisia e l’apertura all’amo-

re che trasforma la vita. Insomma, il teatro come una palestra di vita. An-che, e soprattutto, verso gli altri. Do-ve abbattere le barriere introspettive tra gli individui. E dove trovano spa-zio anche gli eclettici. Come piaceva al giovane Karol Wojtyla…“Il teatro. Se ci si preoccupa dell’in-casso, è un’impresa commerciale. Se ci si interessa allo spettacolo, è un’ar-te. Se si punta alle persone, è educa-zione. Favorisce il dominio di se stes-si. Aiuta ad irrobustire la volontà. Ci fa immedesimare negli altri. Cemen-ta le amicizie”, riassumendo dal li-bretto informativo sulla rassegna.E così su questa scia si sono alterna-ti sul palco il Buon Samaritano moder-no, Einstein, san Francesco, un Pinoc-chio un po’ particolare, l’avido signor Scrooge, il Seymour che vende l’anima ad una pianta, e lo stesso Pirandello.Chi ha vinto? Hanno (o meglio abbia-mo) vinto tutti. Anche l’Italia.

F. G.

La carità non è andata in ferieQUANDO LA VOLONTÀ DI FARE NOTIZIA SI SCONTRA CON LA MANCANZA DI INFORMAZIONE CORRETTA

Dopo una necessaria pausa agostana, ha riaperto, nei gior-ni scorsi, le sue porte, il Centro

di Ascolto e Prima Accoglienza “Buon Pastore” di via Fossato Vecchio. Torna così pienamente operativo uno dei luo-ghi di più importante espressione del-la “caritas” della nostra comunità dio-cesana. Un luogo che, nell’anno 2005, ha visto passare nei suoi locali oltre do-dicimila bisognosi. La chiusura del cen-tro, per buona parte del mese appena trascorso, ha però suscitato perplessi-tà in qualcuno che, con articoli apparsi sulla stampa locale, ha lamentato disa-gi agli utenti della struttura. Siamo an-dati a parlare con Antonella Fabbri, ani-ma e guida del Centro di Ascolto per capire come stanno le cose.Antonella, quest’anno siete andati in ferie lasciando i poveri in mezzo alla strada?Assolutamente no! Innanzitutto io so-no qui dal ’94 e la chiusura si è sem-pre fatta. Non è una novità. Purtroppo è una necessità. Il centro dispone, in-fatti, solo di otto operatori e si appog-gia sul lavoro dei volontari. Dilazionare le ferie non è possibile perché, quan-do siamo aperti, per assicurare piena operatività ai diversi servizi del centro è necessaria la presenza di tutti noi.

Ma le persone che assistete come fanno?Innanzitutto bisogna sapere che il me-se di agosto è un periodo di grandi ri-torni nei paesi di origine per tanti nostri ospiti. Molti altri si spostano, poi, verso la riviera. Dunque diminuisce drastica-mente il numero degli utenti del cen-tro. Inoltre, almeno due mesi prima della chiusura, lavoriamo per sistema-re quelli che rimangono in altre sedi. I minorenni per esempio vengono ospi-tati da famiglie della zona di Portico di Romagna; gli adulti nella sede estiva della Casa della Carità a San Bene-detto in Alpe. Nessuno quindi viene la-

sciato sulla strada e poi qui dentro il lavo-ro continua. In che senso?Intanto continua a funzionare quella che chiamiamo “se-conda accoglienza”, cioè l’alloggio per i lavoratori. Ogni mat-tina, poi, ci sono due operatori che, con al-cuni ospiti, fanno le pulizie e la disinfe-zione di tutti i locali. Solo quest’operazio-

ne impegna due settimane. Proseguo-no ad opera di volontari anche altre at-tività come la sistemazione del guar-daroba e il riordino dell’archivio.Nell’articolo che ho letto si solleva-vano perplessità sul vostro metodo di “Approccio educativo” e si parla-va di soldi chiesti in cambio dei ser-vizi. La Caritas chiede soldi ai biso-gnosi?Il discorso è questo: qui non si fa cari-tà cieca; inoltre la gente non viene da noi per la sopravvivenza, ma per tro-vare un più generale sostegno. Noi vogliamo conoscere i nostri utenti, la loro storia, la situazione lavorativa ed

economica. Con loro impostiamo così un progetto, una pianifi cazione di so-stegno per innescare un cambiamento positivo. L’approccio educativo consi-ste in questo: noi diamo qualcosa die-tro l’impegno da parte degli utenti di fare qualcosa. Ma qualcosa che serva a loro. Ad esempio frequentare un cor-so professionale, un corso di lingue. Li aiutiamo poi nell’inserimento lavorati-vo e devono farci vedere che vogliono inserirsi ed impegnarsi. Così a quelli che cominciano a lavorare e soggior-nano al centro chiediamo un contribu-to alle spese. Inizialmente di 15 euro. Poi, a seconda delle situazioni e del consolidarsi del rapporto di lavoro, ar-riviamo fi no a 80 euro mensili. Chi non paga perde diritto ai servizi; ma que-sto non perché noi ci dobbiamo gua-dagnare, bensì per educare a dirit-ti e doveri. Potrà sembrare strano ma chiedere soldi, in queste situazioni, si-gnifi ca dare dignità alle persone.Parlando con Antonella ho constatato che aveva ragione san Paolo: la cari-tà è paziente e non manca di rispetto; non cerca il suo interesse e non tie-ne conto del male ricevuto. Tutto sop-porta e si compiace, noi con lei, del-la verità.

Daniele Casi

7 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO22 AGOSTO 2006 - ANNO IX - N. 15/16

102I sacerdotiin gita RICÒ

Piombato dalla montagna a Ricò, tenne ieri, alle ore 15, avanti la chiesa, una conferenza sul Sociali-smo certo Nanni Torquato. Esile di persona, di voce e più di argomen-ti, non ottenne applausi neppure alle frecciate contro la religione e i preti; e ciò anche per mancan-za assoluta di socialisti. L’esito di questa conferenza si deduce mol-to chiaramente dalla risposta di un fi glio del gran Papà il quale in-terrogato dallo stesso oratore del-l’impressione che gli aveva fatto il suo discorso rispose ingenuamente: “Gnint”. Non aggiungo altro. Il ter-reno di Ricò è troppo refrattario a certe coltivazioni.

ACQUA POTABILEIl Municipio ha fatto distribuire i patti per l’acquisto dell’acqua po-tabile nelle case private. Intanto per trovare delle adesioni ha fat-to asportare dalle piazze principa-li le fontanelle che vi aveva collo-cato. Molti però vogliono aspettare la prima prova estiva, per non fare delle spese inutili.

GIORNALE FEMMINILEIn mezzo a tante pubblicazioni fri-vole e inutili che dedicate alla don-na, sembra che si siano proposte il poco lodevole fi ne di incoraggiar-ne la vanità e di corromperne il gu-sto, la “Cordelia”, la splendida ri-vista settimanale per le signorine, di cui è capo la notissima scrittri-ce Ida Baccini, è oggi il miglior mo-dello del genere. Una rivista che da venticinque anni sta impavida sul-la breccia dando prova crescente di energia e di forza, rappresenta oggi una magnifi ca eccezione. La “Cordelia” è il giornale più ricco, più attraente, più serio che possa capitare fra le mani di una signori-na. Si pubblica tutte le settimane in fascicolo di sedici pagine di gran formato e vi collaborano i miglio-ri scrittori d’Italia. L’abbonamento annuo non costa le L. 5, con diritto al premio (un magnifi co volume di 300 pagine scritto quest’anno ap-positamente per le associate, da Ida Baccini).

PEL RIMBOSCHIMENTOSu proposta del ministro di agricol-tura onorevole Nerio Malvezzi, il Re ha fi rmato il decreto col quale il comitato forestale della provin-cia di Forlì è incaricato di promuo-vere a termini della legge 20 giu-gno 1877 n. 3717 il rimboschimen-to e il consolidamento dei terreni montani i quali per la loro natura e situazione compromettono la resi-stenza del suolo e il regolare corso delle acque. L’esecuzione e la sor-veglianza dei lavori sarà affi data alla commissione forestale. Il Go-verno concorrerà per una metà alle spese pel rimboschimento e rinsal-damento; l’altra metà rimane a ca-rico dell’amministrazione provin-ciale di Forlì. Una commissione tec-

nica nominata dal Prefetto in seno al Comitato forestale visiterà e col-lauderà ogni anno i lavori compiu-ti e presenterà una relazione par-ticolareggiata al comitato predetto che col proprio voto la rimetterà al ministero di Agricoltura.

ISTITUTO S. LUIGIDomenica ebbe luogo nella sala Marco Melozzo la prima adunanza semestrale della Sottosquadra “Al-lievi D. C.” istituita e diretta dal sac. Don Giuseppe Rambelli. La presidenza d’onore fu data al no-vello sacerdote don Alberto Cane-stri, il quale disse belle, opportune

e commoventi parole per eccitare i giovani soci al bene, incoraggiando-li a continuare e migliorare l’opera intrapresa. Erano presenti il chieri-co Venturi, don Pezzi, don Luzzi e tutti i soci, tranne di uno mancante per ragioni superiori. Fu poi coro-nata da una modesta cena; e tutto servì ad entusiasmare gli animi gio-vanili, e a riconfermare l’ardore e il vivo desiderio di educarsi secon-do i retti principi della Religione e l’esigenza dei tempi che corrono.

CONTINUANO I LAMENTISUL SERVIZIODELLA LUCE ELETTRICAUn tale ci scrive: Non si comprende perché debbano pagarsi per la luce elettrica che addirittura non fa più lume le convenute tariffe. Quando non si ha servizio è giusto che non si paghi e quando il servizio è cat-tivo è giusto che si paghi di meno. La impunità di cui pretende gode-re l’impresa sarebbe fondata sul-la dabennaggine degli altri e que-sto non va.

COLLINA DI PONDONon ostante le contrarietà avute, da chi non si aspettavano, è sta-ta ricostituita la “Società Cattoli-ca”, sotto il nome di “Cooperazio-ne Agricola”. I soci sono già in nu-mero di 20, pochi se si vuole, ma di buona volontà. Ad unanimità di voti sono stati eletti a presiden-te Mordenti Antonio, a vice presi-dente Fantini Giovanni, a segreta-rio Zanzani Rodolfo e a consiglieri Mancini Francesco e Fabbri Loren-zo. Coll’aiuto di Dio, vogliamo spe-rare che di giorno in giorno i soci saranno per crescere.

Come da tradi-zione nel cal-do dell’estate, i sacerdoti han-no dedicato una giornata a cele-brare il patrono dei parroci, san Giovanni Ma-ria Vianney, det-to il santo cura-to di Ars. Antici-pando il giorno liturgico (4 ago-sto), giovedì 3 un folto numero

di sacerdoti, as-sieme a diverse familiari del cle-ro, si sono recati a visitare l’antica abbazia di S. Sil-vestro di Nonan-tola; colpiti dal-la sua bellezza, nel giorno del-l’ordinazione di monsignor Pizzi, hanno pensato di rivederla con cal-ma sotto la sua

guida.Dopo la messa concelebrata si è visitato il mu-seo diocesano, sempre sotto la guida del nuo-vo Vescovo, e prima di ritorna-re alle proprie case una oppor-tuna refezione ha rinforzato le ormai esaurite energie.

SaduranoGilberto Giorgetti ha curato un libro ricco di documenti e di fotogra-

fi e che ha come tema “L’antica pieve di S. Maria Assunta in Sa-durano”. Quasi abbandonata nei decenni scorsi la pieve collinare

è assurta a nuova vita e noto-rietà per l’azione di don Dario Ciani, che ne ha fatto un vivace centro di molteplici attività. Il libro ripercorre la storia più antica della chiesa e del “pae-se”, recuperando le memorie storiche, le leggende, descri-vendo accuratamente l’am-biente sociale e demografi co, la chiesa e le opere d’arte in essa contenute.Naturalmente in primo piano quelle attività che fanno da contorno all’opera di accoglien-za di don Ciani; fra di esse pos-sono essere ricordate la festa di primavera, Sadurano Serena-de, Sadurano Visual, Le tisane d’arte. Un opportuno volumet-to (nella foto) per chi volesse conoscere passato e presente di una comunità rinata.

8 L’ECO DELLA DIOCESI DI FORLì-BERTINORO 22 AGOSTO 2006 - ANNO IX - N. 15/16

quindicinale registrato al Tribunale di Forlìil 12 gennaio 1998 al n. 36/97

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CAPPUCCININI (via Ri-dolfi 27, Forlì, telefono 0543/33563) domenica ore 21: 3, 10, 17, 24 set-tembre; 1 ottobre.

CIVITELLA DI ROMA-GNA (via Farnetti 3, Civi-tella di Romagna, telefono 0543/983226) domenica ore 18,30: 17, 24 settem-bre; 1, 8, 15 ottobre.

S. MARTINO IN STRADA (piazzale della Pieve 2, S. Martino in Strada, telefono 0543/86005) lunedì ore 21: 16, 23, 30 ottobre; 6, 13 novembre.

BUSSECCHIO (via Campo di Marte 150, Forlì, telefo-no 0543/60627) domenica ore 18: 22, 29 ottobre; 5, 12, 19 novembre.

S. MARIA DEL FIORE (via Ravegnana 92, Forlì; telefo-no 0543 724141) venerdì ore 21: 20, 27 ottobre; 3, 10, 17 novembre.

Monache Agostinianedi Forlimpopoli

DOMENICA3 SETTEMBRE

ore 16 Parrocchia diS. Rufi llo a Forlimpopoli

PROFESSIONEPROFESSIONESOLENNESOLENNE

di

suorANNA ANNA

CHIARACHIARASANULLISANULLI

la celebrazione sarà presiedutadal Vescovo monsignor Lino Pizzi

saranno presenti anche Monachedei diversi Monasteri Agostiniani d’Italia

Nella prima mattinata di marte-dì 25 luglio è morto monsignor Bruno Bazzoli, da alcuni an-

ni ospitato in Seminario per gravi pro-blemi di salute. I funerali si sono svol-ti nella basilica di S. Mercuriale nella mattina di mercoledì 26.Presieduta dal Vescovo, con la parte-cipazione di molti sacerdoti e fedeli, la liturgia funebre è stata caratterizzata da intensa commozione e ricordo.Il ricordo del defunto è stato introdot-to da monsignor Dino Zattini, vicario generale e rettore del Seminario che lo aveva assistito spiritualmente ne-gli ultimi mesi; vi è poi stata l’omelia di mons. Vescovo che ha commenta-to i testi delle letture e al termine mon-signor Livio Lombardi ne ha tessuto l’elogio. Era nato a Forlì, nella parrocchia dei Romiti, nel 1914 e aveva seguito da vicino le orme del fratello Luigi di qual-che anno maggiore.Compiuti gli studi nel seminario di For-lì e di Bologna era diventato sacerdo-te nel 1938, recandosi poi a Roma per acquisire il titolo dottorale in utroque iure che gli consentì di ricoprire que-gli incarichi diocesani nei quali era ri-chiesta specifi ca competenza giuridi-ca: come Cancelliere e Giudice per le cause matrimoniali.Aveva insegnato religione soprattutto all’Istituto tecnico femminile, lasciando nelle allieve, un ricordo incancellabile. Svolse il ministero sacerdotale nel-le parrocchie di Villanova e risiedette qualche tempo presso il fratello nella parrocchia di S. Tomé. Nel 1952 suc-cesse a don Pippo nella parrocchia di S. Mercuriale nella quale rimase fi no al 1994 (continuando il ministero par-rocchiale nella piccola parrocchia di S. Giorgio). Nel frattempo gli venivano ri-

conosciuti i suoi meriti con l’attribuzio-ne delle più alte onorifi cenze pontifi cie (fi no a Protonotario Apostolico sopran-numerario).

Monsignor Lombardi nelle sue paro-le si è soffermato in modo particolare sugli anni della formazione e su quelli dell’apostolato a Villanova assieme al-la grande personalità di don Alessan-dro Tassani.Per il periodo di S. Mercuriale: “I gio-vani delle associazioni di A. C. o degli Scout, gli adulti della S. Vincenzo, gli ammalati o i bambini del catechismo non si trovarono mai senza la sua pre-senza attenta, appassionata e sempre anche sorridente, con un empito di so-lidarietà e di collaborazione che tutti avvertivano come segno particolare di amore educante ed elevante; avevano la sensazione di aver accanto non tan-to il parroco, quanto lo stimato e de-

siderato amico don Bru-no che li aiutava ad esse-re se stessi, quali il buon Dio, padre amoroso, vole-va che fossero. Aveva un cuore grande don Bruno, servito da fi ne fi uto umano e cristiano, che sembrava simboleggiato da quel suo naso sul quale anche so-stò, intelligente ed ilare, la divertita penna ad inchio-stro di china del grande nostro Nadiani. Immede-simandosi con la sua par-rocchia e con la sua città nutrì un amore che oltre le persone si estendeva al-le cose che si affaticava a conservare per continua-re a mantenere, attraver-so esse, l’amato rapporto

con le persone, uscite dal palcosceni-co in cui avevano ben operato”. Naturalmente non può essere taciuta la grande operosità che ha dimostrato verso la basilica di S. Mercuriale con i grandi restauri della metà degli anni cinquanta i quali però si rivelarono di-scutibili sotto molti aspetti (anche se la colpa non fu prevalentemente sua) e ci hanno consegnato quella proble-matica costruzione romanicheggian-te che oggi vediamo; una azzardata opera di scavo mise in forse, speria-mo non per sempre, le tracce più an-tiche della costruzione (secondo l’opi-nione del grande archeologo Mario Mazzotti).La gestione quotidiana del decoro del-la basilica non fu aliena dall’aver am-massato in maniera anche incongrua materiali diversi che provocavano nel-l’attento visitatore vivo sconcerto.

Franco Zaghini

La morte di mons. Bazzoli

Centri Missionari dell’Emilia-Romagna

CONVEGNO MISSIONARIOCONVEGNO MISSIONARIOREGIONALEREGIONALE

2-3 settembre 2006Cà Pace-Centro di Educazione alla Pace

Casa Baciccia, viale Abruzzi 88, Pinarella di Cervia

FAMIGLIA E MISSIONE:SPERANZA PER IL MONDO

2 giorni di testimonianze e confronticon le famiglie per il cammino della Chiesa

“La famiglia inviata:ispirazione, sostegno e mandato”

“La famiglia accolta:inserimento, testimonianza ed evangelizzazione”

“La famiglia ritornata:nuovo mandato e nuovo progetto”

SABATO 2 SETTEMBRE: ore 9 aperturaDOMENICA 3 SETTEMBRE: conclusione con il pranzo

Iscrizioni e informazioni: Segreteria Regionale c/o Cen-tro Missionario diocesano di Reggio Emilia, telefono 0522 436840 e fax 0522 433991; e-mail: [email protected].