117
PROGETTO DI RICERCA 2006 – B4/Z Committente: CeMiSS (Centro Militare di Studi Strategici - Ministero Difesa) La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Direttore della Ricerca: Angelantonio Rosato

La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

  • Upload
    vankien

  • View
    213

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

PROGETTO DI RICERCA 2006 – B4/Z

Committente: CeMiSS (Centro Militare di Studi Strategici - Ministero Difesa)

La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione

Russa.

Direttore della Ricerca: Angelantonio Rosato

Page 2: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

2

Page 3: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

3

CONTENTS

INTRODUCTION EXECUTIVE SUMMARY CHAPTER ONE THE CURRENT STATUS OF RELATIONS BETWEEN THE EUROPEAN UNION (ITALY) AND THE RUSSIAN FEDERATION § 1.1 Diplomatic relations between the EU and the Russian Federation § 1.2 The Energy Charter Treaty (ECT) and the EU-Russia Dialogue § 1.3 Europe-Russian Energy Relations § 1.4 And Italy? § 1.5 The Risk of Energy Terrorism § 1.6 The Gas Crisis between the Ukraine and Russia § 1.7 The Political Context of Ukraine-Russian Tension… § 1.8 and their Effects in Eastern Europe CHAPTER TWO RUSSIAN ENERGY GEO-POLITICS, AND THE POWER

OF GAZPROM § 2.1 Russian Natural Gas Production § 2.2 Gazprom: A Brief Look at its Origins and Achievements § 2.3 The Gazprom Net in Europe, and its Holes § 2.4 The Power of Gazprom § 2.5 And Tomorrow? § 2.6 Gazprom’s Double Role § 2.7 Target #1: Europe

Page 4: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

4

CHAPTER THREE THE IMPRACTICALITY OF THE ASIAN ROUTE FOR MOSCOW § 3.1 The Asian Route for Russian Hydrocarbons? § 3.2 China § 3.3 The Structural Problems § 3.4 India § 3.5 Putin’s Copernican Revolution in Foreign Politics § 3.6 The EurAsian Myth CHAPTER FOUR SCENARIOS § 4.1 Future Trends in EU-Russia Energy Relations § 4.2 Risk-Scenario 1: The Gazprom-Sonotrach Axis, a Future Gas OPEC? § 4.3 Risk Scenario 2: The Inability of Russia to Provide Sufficient Energy for Growing European Needs § 4.4 What is Italy’s National Interest? § 4.5 What do Gazprom and the Kremlin want? § 4.6 Italian Anxieties § 4.7 ENI-Gazprom: The Accord of 14 November 2006 § 4.8 Will the Accord solve Italy’s Energy problems? CHAPTER FIVE MEDIA, ENERGY, AND POLITICAL POWER IN RUSSIA § 5.1 The Main Mass Media Owners in Russia § 5.2 Gazprom’s Role at Home: Concentration of the Mass Media, and Propaganda for the Kremlin § 5.3 The Presidential Elections 2008: Sto delat? § 5.4 The Political Elite: Who’s Who in Moscow § 5.5 Confusion and horror vacui § 5.6 Succession Scenarios § 5.7 What does Putin want? § 5.8 The Circle Turns § 5.9 A Brief Note for Europe

Page 5: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

5

CHAPTER SIX THE ILLUSIONS ABOUT THE CASPIAN HYDROCARBONS, OR THE TRUTH ABOUT THE NEW GREAT GAME § 6.1 BTC: An Alternative to Moscow? § 6.2 East-West Energy Corridor § 6.3 European/Italian Projects for Other Routes § 6.4 The Routes from Russia § 6.5 The Caspian Energy Reserves CONCLUSIONS ACRONYMS BIBLIOGRAPHY SUPPORTING DOCUMENTATION/ADDITIONAL SOURCES

ACKNOWLEDGMENTS

Page 6: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

6

INDICE

INTRODUZIONE EXECUTIVE SUMMARY ENGLISH EXECUTIVE SUMMARY ITALIANO CAPITOLO PRIMO STATUS DELLE RELAZIONI TRA LA UE (ITALIA) E LA FEDERAZIONE RUSSA § 1.1 Relazioni diplomatiche tra UE e Federazione Russa § 1.2 Energy Charter Treaty (Ect) e dialogo UE-Russia § 1.3 Relazioni energetiche Europa - Russia § 1.4 E l’Italia? § 1.5 Rischio terrorismo energetico § 1.6 La crisi del Gas tra Ucraina e Russia § 1.7 Il contesto politico delle tensioni Russia-Ucraina § 1.8 Gli effetti in Europa orientale CAPITOLO SECONDO GEO-POLITICA ENERGETICA RUSSA E POTENZA DI GAZPROM § 2.1 La produzione russa di gas naturale § 2.2 Breve excursus storico: origini ed affermazione di Gazprom § 2.3 La rete di Gazprom in Europa, ed i suoi buchi § 2.4 Potenza di Gazprom § 2.5 E domani? § 2.6 Il doppio ruolo di Gazprom § 2.7 I° Target: Europa

Page 7: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

7

CAPITOLO TERZO IMPRATICABILITÀ ECONOMICA DELLA VIA ASIATICA PER MOSCA § 3.1 La via asiatica per gli idrocarburi russi? § 3.2 Cina § 3.3 I problemi strutturali § 3.4 India § 3.5 La rivoluzione copernicana di Putin in politica estera § 3.6 Il mito dell’EurAsia CAPITOLO QUARTO SCENARI § 4.1 Trend futuri nelle relazioni energetiche tra UE e Russia § 4.2 Scenario - Rischio 1: l’Asse Gazprom-Sonatrach, futura Opec del gas? § 4.3 Scenario - Rischio 2: incapacità della Russia di coprire la crescita della domanda europea § 4.4 Dove sta l’interesse nazionale italiano? § 4.5 Cosa vuole Gazprom / Cremlino? Accesso al downstream europeo. Per una partnership strategica paritaria UE-Russia § 4.6 Le paure italiche § 4.7 Il recente accordo ENI-Gazprom (14 XI 06) § 4.8 L’accordo risolve i problemi energetici dell’Italia? CAPITOLO QUINTO MEDIA, ENERGIA E POTERE POLITICO IN RUSSIA § 5.1 Proprietà dei principali mass media in Russia § 5.2 Ruolo per l’interno di Gazprom: concentrazione mass media e propaganda pro-Cremlino § 5.3 Le presidenziali del 2008: Sto delat? § 5.4 Elite politica: chi conta a Mosca? § 5.5 Confusione ed horror vacui § 5.6 Scenari di successione § 5.7 Che cosa vuole Putin? § 5.8 Il giro del cerchio

Page 8: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

8

§ 5.9 Breve postilla per Europa CAPITOLO SESTO L’ILLUSIONE DEGLI IDROCARBURI CASPICI OVVERO IL NUOVO GRANDE GIOCO FUORI DAL MITO § 6.1 BTC: via alternativa a Mosca? § 6.2 East-West Energy Corridor § 6.3 I progetti di vie alternative per Europa/Italia § 6.4 Le vie dalla Russia § 6.5 Riserve energetiche nel Caspio CONCLUSIONI ACRONIMI, SIGLE ED ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFIA ELENCO DELLA DOCUMENTAZIONE DI SUPPORTO

RINGRAZIAMENTI

Page 9: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

9

PROGETTO DI RICERCA 2006 – B4/Z Direttore della Ricerca: Angelantonio Rosato

Committente: CeMiSS (Centro Militare di Studi Strategici - Ministero

Difesa)

La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione

Europea (Italia) e Federazione Russa.

Introduzione Scopo della ricerca La ricerca si propone di fornire un’analisi accurata e approfondita su un tema attuale – la “Sicurezza Energetica”, in russo Energobesopasnost’- nelle relazioni tra l’Unione Europea nel suo complesso (l’Italia in particolare) e la Federazione Russa. Oggi la “Sicurezza Energetica” è il tema più importante per l’economia dell’Italia e dell’Europa in generale in quanto riguarda direttamente il nostro interesse nazionale presente e futuro. La ricerca è destinata alle autorità politiche e militari ed eventualmente agli imprenditori del settore. La Russia è uno dei principali fornitori di metano per l’Italia (30%) e per l’Europa (25%); Gazprom, colosso energetico russo e monopolista statale del gas, è divenuto oggi un’arma formidabile nelle mani del Cremlino al fine di perseguire la sua geo-politica energetica. Inoltre è recente l’istituzione di un asse strategico tra la Federazione Russa (Gazprom) e l’Algeria (Sonatrach), da cui importiamo la quota maggiore di gas (35,4%). Tale accordo secondo alcuni esperti mirerebbe a creare un cartello mondiale del gas sul modello dell’OPEC. Tutto ciò rappresenta un rischio reale per l’Italia e l’Europa? configura l’eventualità di un ripetersi della crisi energetica sofferta nella scorsa stagione, non solo nel lungo periodo, ma già nel prossimo inverno? Per rispondere a tali domande è necessario (diremmo urgente) uno studio ponderato sullo status della “Sicurezza Energetica” nel continente con particolare riferimento ai rapporti tra UE e Russia; sugli sviluppi, i rischi e le soluzioni più adeguate, senza dimenticare le possibili implicazioni per l’Italia. Tale è lo scopo del presente lavoro, per il quale ci si è avvalsi delle migliori fonti russe, internazionali ed italiane disponibili, effettuando sempre puntuali riscontri incrociati per verificare la veridicità delle informazioni fornite.

Page 10: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

10

Struttura della ricerca La ricerca sarà strutturata in questo modo: si comincerà col dare un esaustivo quadro delle attuali relazioni diplomatiche ed energetiche tra la UE – Italia in primis- e la Russia. Saranno poi trattate le due principali iniziative esterne della UE in campo energetico verso Est: Energy Charter Treaty (Ect) e Dialogo Ue-Russia. Particolare attenzione sarà data al contesto politico: le tensioni tra Russia e Georgia con il rischio di terrorismo energetico; e soprattutto la crisi del gas dello scorso inverno tra Mosca e Kiev che ha avuto pesanti ripercussioni sull’Europa – in particolare sull’Italia - a causa della ripetute e notevoli diminuzioni delle forniture di gas russo ai Paesi UE via Ucraina. Nel secondo capitolo si affronterà il tema della geo-politica energetica russa, delle sue strategie, degli scenari futuri. Per far questo sarà necessario analizzare approfonditamente quello che rappresenta lo strumento fondamentale della politica energetica di Mosca, ovvero Gazprom: si ricostruiranno le sue origini e le tappe che lo hanno portato a divenire il super-monopolio del gas russo che è oggi, la rete delle sue partecipazioni ed alleanze in Europa. Si cercherà poi di spiegare la potenza di Gazprom ed i suoi limiti, il suo doppio ruolo, all’estero ed all’interno della Federazione russa. In particolare per l’estero, Gazprom rappresenta oggi la cinghia di trasmissione tra il Cremlino e la sua geo-politica energetica che ha come primo obiettivo l’Europa, e poi Usa ed Asia. Nel successivo capitolo si esaminerà come il grande progetto russo di diventare un supplier globale di energia si scontri con la dura realtà dell’impraticabilità della via asiatica per Mosca, in particolare Cina ed India e con esclusione del Giappone, almeno nel breve-medio periodo. L’Europa rimane la destinazione naturale degli idrocarburi russi e lo sarà ancora a lungo, volenti o nolenti. Ciò si connette alla vera e propria rivoluzione copernicana operata dal presidente Putin: orientare la politica estera della Russia in maniera ferma e costante verso occidente, in senso euro-atlantico, convinto, come il suo predecessore Pietro il Grande, che lì sia il futuro della Russia. Nel capitolo dedicato agli scenari, si analizzeranno i trend futuri nelle relazioni energetiche tra UE e Federazione Russa, ed i rischi maggiori: il presunto rischio dell’Asse Gazprom-Sonatrach come nuova Opec del Gas; soprattutto quello dell’incapacità della Russia di coprire la forte crescita futura della domanda europea di energia e le serie conseguenze per la UE e l’Italia in particolare. A questo punto sarà necessario fermarsi a riflettere su quale sia l’interesse nazionale dal punto di vista energetico e quali siano le strade migliori per perseguirlo: oltre alla mai

Page 11: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

11

abbastanza ripetuta necessità urgente di una diversificazione delle fonti (ovvero allargare il numero dei nostri Paesi fornitori), sicuramente è necessario venire a patti con la Russia, fare un accordo paritario di partnership strategica, sul modello di quello che sta realizzando con successo la Germania: tecnologia ed apertura del proprio mercato in cambio di gas. Il capitolo media, energia e potere politico in Russia vuole fornire una panoramica del sistema politico-economico russo e degli stretti rapporti, quasi osmotici, tra mass media, Stato e compagnie energetiche, in primis Gazprom, evidenziando il suo ruolo interno come strumento di propaganda pro-Cremlino. Tale ruolo si rivelerà in tutta la sua potenza con le prossime elezioni presidenziali (dicembre 2008): a questo proposito si cercherà di tracciare degli scenari di successione a Putin, che ha chiarito più volte di non volersi ricandidare, dato che la Costituzione russa non lo permette. Nell’ultimo capitolo si affronterà la questione degli idrocarburi caspici collegata al cosiddetto Nuovo Grande Gioco in Asia centrale per il petrolio ed il gas. Infatti spesso si sente dire, anche da fonti qualificate, che gli idrocarburi della regione potrebbero risolvere il problema della dipendenza dell’Europa dalla Russia (secondo alcuni addirittura dal Medio Oriente) se si costruissero delle pipeline in grado di portare tali riserve energetiche (descritte come pressoché illimitate) ai mercati mondiali, naturalmente bypassando la Russia. Analizzeremo la fondatezza di tali affermazioni e la praticabilità della strada caspica per l’Europa. Nelle conclusioni tireremo le fila ed analizzeremo le conseguenze del discorso fin qui fatto; e cercheremo di fornire al decisore, alle autorità politiche e militari italiane ed al lettore interessato degli utili suggerimenti, delle raccomandazioni, insomma una piccola Road Map allo scopo di accrescere la nostra energobesopasnost’ presente e futura; la nostra come Europei, ma soprattutto come Italiani. Questo per quanto riguarda la parte generale/analitica/propositiva. Nella parte specialistica/di supporto/bibliografica verrà fornita documentazione di supporto (studi, presentazioni, tabelle, cartine e grafici), che riteniamo utile per la comprensione della ricerca. Inoltre il lettore desideroso di approfondire alcune delle tematiche affrontate potrà consultare la bibliografia allegata al presente lavoro, con riferimenti a testi in russo, inglese ed italiano dei migliori specialisti della materia.

Angelantonio Rosato

Page 12: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

12

Page 13: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

13

RESEARCH PROJECT 2006-B4/Z

Research Director: Angelantonio Rosato

Client: CeMiSS (Centro Militare di Studi Strategici / Military Centre for

Strategic Studies)

Italian Ministry of Defence

Energy Security Relations between the European Union (Italy) and the Russian Federation.

Executive Summary

The following is a summary of the purpose of the project, the methodology applied, the analysis, and above all the results, the proposals, and the conclusions arrived at. Project purpose and methodology The research aimed to produce an accurate and detailed analysis of the theme “Energy Security” – in Russian Energobesopasnost’ - in relations between the European Union in its entirety, and Italy in particular, and the Russian Federation. Today, energy security is one of the most important and discussed themes for the economies of Italy and of Europe in general. It directly involves our present and future national interest. The project was designed for consultation by political and military authorities, and for industrial entities within the sector. 30% of Italian and 25% of European methane is supplied by Russia. Gazprom, the colossal Russian energy giant and state gas monopoly, has developed into a formidable weapon in the hands of the Kremlin, as it pursues its energy geo-politics. In addition, there is the recent development of a strategic axis between the Russian Federation (Gazprom) and Algeria (Sonatrach), from which Italy obtains the largest percentage (35.4%) of gas imported. According to some experts, this axis aims at creating a global gas cartel after the OPEC model.

Page 14: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

14

Does all this represent a risk for Italy and Europe? Is it an indication of a possible repeat of the energy crisis suffered during the winter 2006, not only in the long term, but rather already in the near future? It is necessary (we would say urgent), to respond to such questions with a study of the status of “Energy Security” on the continent, with particular reference to the relations between the European Union and Russia, of the developments, risks, and possible solutions, without forgetting any implications for Italy. This is the area of this current project, for which the best available Russian and Italian sources were consulted. This information was in turn subjected to cross referencing in order to check for veracity and reliability. Structure and results of the research In the first chapter we concentrated on the current status and possible developments of the relationship between the two subjects. Since the end of November 2006, these relations have been stalled, as demonstrated by: the failure of the EU-Russia summit at Helsinki on the 24th of November to renew the Partnership and Cooperation Agreement between the EU and the Russian Federation, mainly due to the Polish veto; and by the refusal of the State Duma (clearly in accord with the wishes of the Kremlin) to ratify the European Energy Charter. The bilateral relations between Moscow and several other European capitals proceed more positively. It is enough to cite the agreement with Germany for the construction of the North European Gas Pipeline, and that one from mid-November 2006 between ENI and Gazprom. In the light of all this it is valid to predict that in future Moscow will prefer bilateral relations with single European partners, rather than with Brussels. In this way, the negotiating position of the Kremlin will definitely be stronger and more effective, and they will be able to apply the divide and conquer tactic against the European States. These already operate with a minimum of group coordination, preferring national interest to the general interests of the Union. Regarding energy relations, it should be underlined that rather than dependence, we need to talk about an interdependence between the European Union and Russia, with the later in the less favourable position. It is true that the enlarged European Union imports 25% of its gas and 20% of its oil from Russia, but it is also true that 90% of the energy exported by Moscow is purchased by Europe. Particular attention was dedicated to the Italian situation, which is characterized by a heavy dependence on imports from outside the EU, mainly Algeria and Russia, and the urgent necessity to diversify the sources.

Page 15: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

15

The gas crisis of winter 2006 between the Ukraine and Russia and the ensuing political implications is examined, the effects of the crisis on the rest of Europe, and the risk that the crisis could occur again soon, either in the Ukraine or in another transit State such as Bielorussia. The second chapter examines Russian energy geo-politics, its strategies, and possible future scenarios. In order to do this it was necessary to make a detailed analysis of that which represents the fundamental instruments of Moscow’s energy politics, i.e. Gazprom. The origins and stages of Gazprom’s path to becoming a Russian gas super-monopoly are traced, and its web of alliances and activities in Europe. An attempt is made to explain the power of Gazprom, and the limits of that power, and the monopoly’s dual role within and external to the Russian Federation. For foreign observers, Gazprom represents the driving belt between the Kremlin and an energy geo-politics which has chosen Europe as a primary objective, followed then by the USA and Asia. In the succeeding chapter, the conflict between the Russian dream of becoming a global supplier of energy, and the hard facts of the impracticality of the Asian route are looked at. This impracticality regards at least China and India during the short term (the discourse is different for Japan). Europe remains the natural destination for Russian hydrocarbons, and it will remain so for a long time, whether they like it or not. All this is linked to the truly Copernican revolution under Putin’s guidance: to firmly and consistently point the foreign politics of Russia towards the West, in a Euro-Atlantic manner, convinced, as his predecessor Peter the Great was, that therein lies the future of Russia. In a chapter devoted to scenarios, we analysed future trends and the main risks involved in energy relations between the European Union and the Russian Federation. These are the presumed risk of a Gazprom-Sonatrach Axis under the OPEC model, and above all, the graver risk of the incapacity of Russia to fulfil the expected dramatic growth of the European demand for energy, with harsh consequences for the European Union and Italy in particular. At this point we pause to reflect on what might be our national interest regarding energy, and the best way to realize it. Apart from the necessity to find other supplier States, it would surely be in Italy’s interests to enter into accords with Russia, and to construct a strategic partnership similar to that which has already been successfully negotiated between Russia and Germany: a wide-ranging alliance between the largest German and Russia energy-sector companies, formed according to a Moscow-Berlin agreement. In order to arrive at such a partnership it will be necessary to satisfy the Russian request for access to the Italian downstream, or to direct

Page 16: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

16

distribution channels in Italy. In exchange, Russia could offer access to their upstream, i.e. to the research and development of their energy reserves, and collaboration for the maintenance and expansion of their pipelines toward Italy. This would be advantageous for each party: helping Russia to develop its upstream would mean helping to assure the maximum possible Russian gas flow to cover the expansion in future Italian gas needs, and provide a solid guarantee for our energy security. The access to the Italian downstream, if the distribution is allowed to follow free market rules, would also permit a maximum pricing competition to the advantage of the Italian consumer. Only time will tell if the mid-November 2006 agreement between ENI and Gazprom, received perhaps a little too enthusiastically by some in Italy, will proceed according to this plan. For now, all that can really be said is that it concerns the first step of a new energy dialogue between Italy and Russia. An agreement which appears to suit ENI and to especially please Gazprom, but will it be good for Italy? It is too early to pass judgement. Much will depend on the effective implementation of the cooperation projects for the Russian upstream. Projects have been announced, but no clear facts have emerged regarding the operative contents of the agreement. The next chapter, dedicated to media, energy, and political power in today’s Russia, provides a panorama of the domestic Russian situation, and of the close, almost osmotic, relations between the mass media, State, and energy companies, primarily Gazprom. The role of the mass media as an instrument of pro-Kremlin propaganda is described. This role will be revealed in all its force in the forthcoming Presidential elections (December 2008). An attempt is made to present alternative scenarios for post-Putin period. Putin has declared several times that he will not seek to re-present himself as a candidate, at least not as President (the Russian Constitution does not permit a third consecutive candidature). It is emphasised that attempts on the part of some Western Governments (with America here in the first position) to interpose in Russian consultations planned for 2007 (Parliament and State Duma) and 2008 (Presidential), are destined to failure. The Russian are increasingly less inclined to accept lessons on Democracy from anyone, above all now, when they have something of which the West has a need; energy. Finally, it is underlined that, despite appearances, Putin is today our best option in Moscow. He is the Zapadnik, the only serious and reliable pro-West supporter in the Russian political world. Over time, Vladimir Vladimirovich has brought about a series of irreversible strategic choices, a true Copernican revolution in Russian foreign politics, and a decisive geo-political swerve towards the European-Atlantic community.

Page 17: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

17

This is a significant event in the history of Russia, teeming with the potential for important developments for Russia, which has not been fully understood in the West, perhaps because it has not been sufficiently studied. A well-known Russian academic, Sergei Medvedev, has compared it to the Ivan the Terrible’s conquest of Kazan, the capital of the Mongol hordes, recognised as the historic event of most influence in the development of modern Russia. The so-called New Great Game in Central Asia, i. e. the discussions regarding the hydrocarbons in the Caspian, are the subject of the succeeding chapter. One often hears, even from well-informed sources, that the hydrocarbon reserves in the area could resolve the problem of European dependence on Russian sources (and on the Middle East, according to certain speculations) if a pipeline bypassing Russia were to be constructed that would be capable of transporting energy reserves - described as ‘unlimited’- to the global market. In reality, the claims are not correct, and the strategies are impractical. Above all because the energy reserves in the Caspian and in Central Asia are less than is generally believed, and will certainly not be able to replace the Russia energy. In the second place because Russia controls a major part of the hydrocarbon export routes. A dent was made recently in the flow through these routes by the new BTC pipeline, but the BTC has limits and is coupled with certain risks. It should be added that during recent years Moscow has cleverly reconstituted its geo-political position as dominus in Central Asia, undermining the American influence in a major part of the ex-Soviet republics. It follows that Russia is - and it is probable that it will remain so for a long period – the best and securest road for the export of energy reserves from the region. And above all that the Caspian, unless extraordinary discoveries are made of immense hydrocarbon reserves, cannot be an alternative source for Europe: neither will Turkey in the foreseeable future become a secure and reliable energy bridge for the transit of Caspian energy towards Europe. The solution to the problem of the European thirst for energy must be found elsewhere. But where? Most probably in the Persian Gulf (Iran has 15% of the world’s proven gas reserves), and then in North Africa, the Caribbean, and in South-East Asia, for example in Indonesia and Brunei. Again, the word of the day is ‘diversification’, overcoming the problem of distance of the transport to Europe through the use of methane tankers for the liquefied natural gas (LNG). But in order to do this, an adequate number of re-gasification plants must be developed, a move which will require much time and investment. Diversification is an area where Italy has failed to take decisive steps. In the mean time, Russia is destined to remain the principal, if not only,

Page 18: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

18

individual supplier of the European market in the years to come. In consequence, Europe cannot afford to turn its back on Russia as a source of energy. But neither has Moscow many alternatives. The European Union remains Russia’s closest and most profitable energy customer, and will remain so for some time. The European demand is strong and is expected to grow exponentially in the next few years. An efficient and reliable pipeline network for the delivery of Russian hydrocarbons is already in place, rigidly orientated toward Europe, with a total length of between three and four thousand km. In addition, the prices that the Europeans have paid for energy have always been very high, and they will continue to be so in the future (the American market is attractive for Moscow only as a customer for oil and LNG). To prove this, only one statistic is necessary: in 2005 the volume of Russian oil and gas supplied to Europe reached the record figure of the equivalent of 400 million tons of oil, or one third of the total methane and oil consumed in the 25 European Union States. Instead, for the Russians, despite their own propaganda, China and the rest of Asia do not represent attractive alternatives to Europe as energy markets, neither today nor tomorrow. In truth Russia and the European Union are interdependent, or it could even be ventured that Russia has more need of us than we do of them, given that today Russia is only a regional (EU) energy supplier. Moscow exports around 95% of the crude oil and 100% of the natural gas toward Greater Europe (if Turkey is included). The Russian presence in other global energy markets is negligible. In consequence it would be sensible to reach an accord, a major European energy pact, to the mutual benefit of both parties. But that which is rational, is not always realizable in international relations: the parties will probably again sign a series of pieces of paper (à la Energy Charter Treaty) with pompa magna, and it is difficult to imagine that we will see an authentic strategic accord signed in the foreseeable future. The two reasons are fundamental and closely connected. Firstly, national egos prevail in Europe, and therefore States prefer to act with a minimum of coordination, following their exclusively national interests, a situation aggravated by the latest improvident enlargement to 25 States. Secondly, Russia historically prefers to cultivate bilateral relationships and understandings with single States, for various reasons. Proposasl for Italy The question therefore is one of a national plan, and, if the aim is a complete Energobesopasnost’ (Energy Security), Italy will need to initiate a bilateral energy partnership with Russia. It must be founded on a simple quid pro quo: access to our downstream in exchange for an

Page 19: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

19

increased, more secure supply, and above all of the assurance of an effective participation in the Russian upstream. The premise exists for a serious strategic pact, and the conditions are favourable. Italy has an important energy market. In addition to this, Italy is able to supply the investment and the technology that the Russians need to develop their own end. The bilateral political relations are not the best, but they can be strengthened and improved. We must be guided by a healthy political realism that follows our national interests, and not the (elusive) attitudes of the European Union, or worse, of Poland, which would destroy our relationship with Russia. The accord of November 2006 between ENI and Gazprom, despite its limits, could be a good basis for the development of a real strategic agreement in the future. However, the base must be widened and consolidated politically because Russia is not content with energy accords only at the industrial/commercial level, and remains extremely suspicious of Europeans. There is a particular need to amplify the cooperation between the ENI and Gazprom, even at the cost of sacrificing some privileges conceded in the past to ENI in Italy. This cooperation should be founded on equal rights and equal obligations for both partners. With the carrot comes the stick. BTC and the future Nabucco pipeline have been planned for the transport of Caspian hydrocarbons via Turkey to the West, bypassing the territory of the Russian Federation, and are useful instruments of pressure and guarantee when dealing with Moscow. We must however avoid falling prey to the illusion that this route could one day substitute Russian pipelines. The agreement between Italy and Algeria for the construction of the Galsi gas pipeline is another step in the right direction. But it is not enough. We cannot tire of repeating that Italy needs to go ahead with the diversification of the sources and the development of re-gasification plants. In the near future, an alternative to Russian gas transport routes over the Ukraine and Bielorussia must urgently be found. Germany has already made this move to secure its own supplies. One alternative for Italy could be the extension of the Blue Stream pipeline, a project where ENI is already a collaborator. But this will not suffice: Italy needs to construct a line to be attached to the NEGP, the underwater pipeline between Russia and Germany, to bring the hydrocarbons to its domestic consumers. And this should not be the last step. The final objective should be to arrive at a triangular political energy agreement with Berlin and Moscow, who have already formed a solid partnership between themselves. These steps would create a situation ideal for the liberation of Italian dependence on the pipelines cross the Ukraine through which 36.5% of

Page 20: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

20

the total of the gas imported by Italy (a higher percentage than that imported from Algeria, our principal gas supplier). The other large capacity land pipeline “Siberia-Europe” is also lacking in reliability because it crosses Bielorussia, then Poland. The Bielorussian stretch (controlled by Beltransgaz, State owned and based in Minsk) is particularly insidious because it carries 20% of the gas destined for Europe, and is the probable location of the next gas crisis. Conclusions Dealing with Russia is difficult but necessary for Italy. It requires prudence, consistency, a firm hand, and a clearly defined strategic plan. It also requires loyalty, because the Russians will respect a pact if they do not feel they have been tricked, and above all if the pact is favourable for them, as shown by the events connected with the Molotov-Ribbentrop Pact, and the punctual energy deliveries to Europe during the Cold War. In dealing with Moscow one needs to follow the rule “Be as pure as a dove and as clever as a snake.” There is also a need to act in unison, with a single, national plan of approach. Not in dribs and drabs, presenting Italy in Moscow in the form of differing and often opposing delegations, each one claiming to speak in the name of the State, but in reality representing only themselves. This unfortunately is a common occurrence, and fails to positively impress Moscow, a system which is accustomed to the concept of authority, i.e. that of the State, as one and indivisible. Note well that Moscow is presently shopping for friends in Europe, a Russia in chase of States as reliable energy partners. If we do not react, others will, and at our cost. Then, again shocked and impotent, we will be left to cry over spilt milk and over our lack of foresight, when, (and not if, after the Ukraine-Russia disagreement of last winter) the next gas crisis comes. In fact it would be natural for this type of crisis to occur periodically because the traditional European pipeline which carries gas to Italy via the Ukraine, Bielorussia, and Poland etc crosses a territory – the new Eastern border of the European Union – which is extremely unstable and dangerous, a true black hole in European geo-politics. A region where much worse events could occur than a temporary hic-up in the gas supply. Therefore this black hole must be avoided by new gas or oil pipelines from Russia and from other new sources of energy. The temptation to bypass Moscow should be avoided, not because the Russians were always able to deliver a secure and reliable hydrocarbon supply to us during the Cold War, despite the fact that we were ideological enemies, but because avoiding Moscow is practically impossible. It would be a paradox today if, in a globalized 21st century, we wanted to construct a new iron wall around Russia. We would only

Page 21: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

21

end up depriving ourselves of the energy necessary to sustain our economy and our comfortable Western standard of living. Appendix In the Sourses / bibliography the support documentation (studies, presentations, tables, maps, and graphics) is listed. Readers who wish to consult particular themes in more detail may refer to the bibliography attached to this report, with references to texts in Russian, English, and Italian from prominent experts in the various fields. Angelantonio Rosato

Page 22: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

22

Page 23: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

23

PROGETTO DI RICERCA 2006 – B4/Z

Direttore della Ricerca: Angelantonio Rosato

Committente: CeMiSS (Centro Militare di Studi Strategici - Ministero Difesa)

La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione

Europea (Italia) e Federazione Russa.

Executive Summary

Di seguito viene fornito un quadro riassuntivo riguardo le finalità del lavoro, la metodologia seguita, l’analisi effettuata e soprattutto i risultati, le proposte e le conclusioni a cui si è pervenuti.

Finalità e metodologia La ricerca ha come finalità la realizzazione di un’analisi accurata e approfondita sulla “Sicurezza Energetica” - in russo Energobesopasnost’ - nelle relazioni tra l’Unione Europea nel suo complesso (l’Italia in particolare) e la Federazione Russa. Oggi la “Sicurezza Energetica” è uno dei temi più importanti ed attuali per l’economia dell’Italia e dell’Europa in generale; riguarda direttamente il nostro interesse nazionale presente e futuro. La ricerca è destinata alle autorità politiche e militari ed eventualmente agli imprenditori del settore. La Russia è uno dei principali fornitori di metano per l’Italia (30%) e per l’Europa (25%); Gazprom, colosso energetico russo e monopolista statale del gas, è divenuto oggi un’arma formidabile nelle mani del Cremlino al fine di perseguire la sua geo-politica energetica. Inoltre è recente l’istituzione di un asse strategico tra la Federazione Russa (Gazprom) e l’Algeria (Sonatrach) da cui importiamo la quota maggiore di gas (35,4%). Tale accordo secondo alcuni esperti mirerebbe a creare un cartello mondiale del gas sul modello dell’OPEC. Tutto ciò rappresenta un rischio reale per l’Italia e l’Europa? Configura l’eventualità di un ripetersi della crisi energetica sofferta nella scorsa stagione invernale, non solo nel lungo periodo, ma già nel prossimo

Page 24: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

24

futuro? Per rispondere a tali domande è necessario (diremmo urgente) uno studio ponderato sullo status della “Sicurezza Energetica” nel continente con particolare riferimento ai rapporti tra UE e Russia; sugli sviluppi, i rischi e le soluzioni più adeguate, senza dimenticare le possibili implicazioni per l’Italia. Tale è lo scopo del presente lavoro, per il quale ci si è avvalsi delle migliori fonti russe, internazionali ed italiane disponibili, effettuando puntualmente riscontri incrociati per verificare la veridicità delle informazioni. Struttura e risultati della ricerca Nel primo capitolo ci siamo occupati dello status attuale delle relazioni tra i due soggetti e dei possibili sviluppi. Queste relazioni alla fine di novembre ’06 sono caratterizzate da una situazione di stallo come dimostrano: il fallimento del vertice UE-Russia ad Helsinki del 24 novembre riguardo l’accordo per il rinnovo del Partnership and Cooperation Agreement tra UE e Federazione Russa, principalmente a causa del veto polacco; il rifiuto della Duma di Stato (chiaramente d’accordo con il Cremlino) di ratificare la Carta Energetica Europea. Meglio vanno i rapporti bilaterali tra Mosca ed alcune capitali europee: basti citare l’accordo con la Germania per la costruzione del North European Gas Pipeline, e l’accordo di metà novembre ’06 tra ENI e Gazprom sull’energia. Alla luce di tutto ciò è possibile prevedere che in futuro Mosca privilegerà i rapporti con i singoli partner europei, piuttosto che con Bruxelles: in tal modo la posizione negoziale del Cremlino sarà sicuramente più forte ed efficace, e potrà applicare la tattica del divide et impera con i Paesi europei. Questi già oggi si muovono in ordine sparso, senza coordinamento, privilegiando sempre gli interessi nazionali su quelli generali dell’Unione. A proposito delle relazioni energetiche, si è sottolineato come più che di dipendenza occorrerebbe parlare di interdipendenza tra UE e Russia, con quest’ultima a trovarsi nella posizione più scomoda: è vero che la UE allargata importa dalla Russia il 25% del proprio fabbisogno di gas naturale ed il 20% di quello di petrolio, ma è altrettanto certo che oggi Mosca dipende per il 90% delle sue esportazioni di energia dall’Europa. Attenzione particolare è stata dedicata alla situazione italiana, caratterizzata da una grave dipendenza dalle importazioni extra-UE, in primis da Algeria e Russia, ed alla necessità urgente di diversificazione delle nostre fonti di approvvigionamento. Si è poi parlato della crisi del gas tra Ucraina e Russia dello scorso inverno, delle sue implicazioni politiche, dei suoi effetti sul resto

Page 25: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

25

dell’Europa, e del rischio che la crisi si possa riproporre presto, anche con un altro Paese di transito delle pipeline come la Bielorussia. Nel secondo capitolo si è affrontato il tema della geo-politica energetica russa, delle sue strategie, degli scenari futuri. Per far questo è stato necessario analizzare approfonditamente quello che rappresenta lo strumento fondamentale della politica energetica di Mosca, ovvero Gazprom: si sono ricostruite le sue origini e le tappe che lo hanno portato a divenire il super-monopolio del gas russo che è oggi, la rete delle sue partecipazioni ed alleanze in Europa. Si è poi cercato di spiegare la potenza di Gazprom ed i suoi limiti, il suo doppio ruolo, all’estero ed all’interno della Federazione russa. In particolare per l’estero, Gazprom rappresenta la cinghia di trasmissione tra il Cremlino e la sua geo-politica energetica che ha come primo obiettivo l’Europa, e poi Usa ed Asia. Nel successivo capitolo si è esaminato come il grande sogno russo di diventare un supplier globale di energia si scontra con la dura realtà dell’impraticabilità della via asiatica per Mosca, in particolare per quanto riguarda Cina ed India almeno nel breve-medio periodo (diverso il discorso per il Giappone). L’Europa rimane la destinazione naturale degli idrocarburi russi e lo sarà ancora a lungo, volenti o nolenti. Ciò si connette alla vera e propria rivoluzione copernicana operata dal presidente Putin: orientare la politica estera della Russia in maniera ferma e costante verso occidente, in senso euro-atlantico, convinto, come il suo predecessore Pietro il Grande, che lì sia il futuro della Russia. Nel capitolo dedicato agli scenari, sono stati analizzati i trend futuri nelle relazioni energetiche tra UE e Federazione Russa, ed i rischi maggiori: il presunto rischio dell’Asse Gazprom-Sonatrach come nuova Opec del Gas; e soprattutto quello, assai più grave, dell’incapacità della Russia di coprire la forte crescita futura della domanda europea di energia e le serie conseguenze per la UE e l’Italia in particolare. A questo punto ci si è fermati a riflettere su quale sia il nostro interesse nazionale dal punto di vista energetico e quali siano le strade migliori per realizzarlo. Oltre alla necessaria diversificazione dei Paesi fornitori, sicuramente occorre venire a patti con la Russia, costruire una partnership strategica sul modello di quella che ha negoziato con successo la Germania: un’alleanza a vasto raggio tra le più grandi compagnie tedesche e russe all’interno di un’intesa politica Mosca - Berlino. Per raggiungere tale partnership è necessario soddisfare la prioritaria richiesta russa di accesso al nostro downstream, ovvero alla distribuzione diretta in Italia. In cambio la Russia dovrà offrire l’ingresso al proprio upstream, cioè alla ricerca ed allo sviluppo delle sue riserve energetiche, e la collaborazione alla manutenzione ed espansione della propria rete di

Page 26: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

26

pipeline verso l’Italia. Si tratterebbe di un accordo vantaggioso per entrambi: aiutare la Russia a sviluppare il suo upstream significa assicurarsi un maggiore flusso di gas russo nel futuro in grado di coprire la crescita della domanda italiana e mettere così una solida garanzia sulla nostra sicurezza energetica. L’accesso al nostro downstream, se applicato secondo le regole del libero mercato, permetterebbe inoltre una maggiore competizione nella distribuzione in Italia a vantaggio dei consumatori. Il tempo dirà se l’accordo tra ENI e Gazprom di metà novembre ‘06, salutato forse un po’ troppo entusiasticamente da alcuni in Italia, vada in tal senso oppure no. Per adesso quello che si può dire è che si tratta di una prima tappa del nuovo dialogo energetico tra Italia e Russia. Un accordo che va bene ad ENI, e soprattutto a Gazprom; ma all’Italia? È troppo presto per dare un giudizio definitivo; molto dipenderà dall’effettivo implementamento dei progetti di cooperazione nello sviluppo dell’upstream russo. Progetti finora solo annunciati, ma niente affatto chiari, almeno stando alle poche notizie trapelate circa i contenuti operativi dell’accordo. Il capitolo media, energia e potere politico in Russia vuole fornire una panoramica del sistema interno russo e degli stretti rapporti, quasi osmotici, tra mass media, Stato e compagnie energetiche, in primis Gazprom, evidenziando il suo ruolo interno come strumento di propaganda pro-Cremlino. Questo ruolo si rivelerà in tutta la sua potenza con le prossime elezioni presidenziali (dicembre 2008): a questo proposito si è cercato di tracciare degli scenari di successione a Putin il quale ha chiarito più volte di non volersi ricandidare, almeno come presidente (peraltro la Costituzione russa non lo permetterebbe). Inoltre si è sottolineato come sia destinata ad un sicuro fallimento la tentazione da parte di alcuni occidentali (gli americani in primis) d’intromettersi nelle prossime consultazioni russe del 2007 (parlamentari, Duma di Stato) e del 2008 (presidenziali). La ragione è che i Russi sono sempre meno inclini ad accettare lezioni di democrazia da chicchessia, sopratutto ora che sanno di avere qualcosa di cui noi abbiamo bisogno, ossia l’energia. Infine si è sottolineato come, malgrado le apparenze, oggi Putin sia il nostro uomo migliore a Mosca: lo Zapadnik, l’unico filo-occidentale serio ed affidabile nel mondo politico russo. Vladimir Vladimirovich infatti ha compiuto, ormai da tempo, una scelta strategica irreversibile, una vera e propria rivoluzione copernicana nella politica estera russa, una decisa sterzata geopolitica in direzione della civiltà euro-atlantica. Si tratta di un avvenimento epocale nella storia russa, pregno di sviluppi importanti per il futuro della Russia, ma che in occidente non è stato compreso, forse perché non sufficientemente studiato. Un noto studioso russo, Sergei Medvedev, lo ha paragonato alla

Page 27: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

27

conquista di Kazan, la capitale dei Mongoli invasori, da parte di Ivan il Terribile, ossia all’evento che ha influenzato tutta la storia successiva della Russia moderna. Nel capitolo successivo si è affrontata quella che abbiamo definito l’illusione degli idrocarburi caspici collegata al cosiddetto “Nuovo Grande Gioco in Asia centrale”. Spesso si sente dire, anche da fonti qualificate, che gli idrocarburi della regione potrebbero risolvere il problema della dipendenza dell’Europa dalla Russia (secondo alcuni addirittura dal Medio Oriente) se si costruissero delle pipeline in grado di portare tali riserve energetiche (descritte come pressoché illimitate) ai mercati mondiali, naturalmente bypassando la Russia. In realtà, si tratta di affermazioni non corrette, di strategie non praticabili. Prima di tutto perché le riserve energetiche presenti nel Caspio ed in Asia centrale sono meno consistenti di quanto si credeva, sicuramente non in grado di sostituire la Russia. In secondo luogo perché questa possiede tuttora un sostanziale monopolio delle vie di esportazione di tali idrocarburi, solo recentemente intaccato dall’oleodotto BTC, il quel però ha i suoi limiti e rischi. A tutto ciò va aggiunto che Mosca in questi anni ha sapientemente ricostituito la sua posizione geo-politica di dominus in Asia centrale, scalzando l’influenza americana dalla maggior parte delle locali repubbliche ex-sovietiche. Ne consegue che la Russia è – e verosimilmente lo resterà a lungo - la migliore e più sicura via per esportare le riserve energetiche della regione. E soprattutto che il Caspio, a meno di straordinarie scoperte di nuovi super-giacimenti, non può essere per l’Europa una fonte di approvvigionamento alternativa rispetto alla Russia; né la Turchia può diventare un ponte energetico sicuro ed affidabile per il transito degli idrocarburi caspici verso i Paesi UE, nel prevedibile futuro. La soluzione del problema della sete europea di energia va cercata altrove. Dove? sicuramente nel Golfo Persico (l’Iran ha il 15% delle riserve mondiali provate di gas), e poi nel Nord Africa, Caraibi e sud-set asiatico, in Indonesia e Brunei per esempio. Ancora una volta la parola d’ordine è diversificazione delle fonti, anche se lontane, utilizzando metaniere per trasportare in Europa il GNL (gas naturale liquefatto). Ma per far questo bisognerà sviluppare un numero adeguato di rigassificatori: occorreranno molto tempo e denaro (e l’Italia è in forte ritardo su questo fronte). Nel frattempo la Russia è destinata a rimanere il principale fornitore individuale per l’Europa negli anni a venire, anche se non l’unico. Ne consegue che l’Europa non può volgere le spalle alla Russia come fonte energetica. Però neanche Mosca ha molte alternative. La UE rimane il mercato energetico più vicino e redditizio e lo resterà a lungo; la domanda

Page 28: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

28

europea è molto forte e crescerà in maniera esponenziale nei prossimi anni; esiste già un’efficiente, diversificata ed affidabile rete di pipeline per la consegna degli idrocarburi russi, orientata rigidamente verso l’Europa, di una lunghezza complessiva compresa tra i 3.000 ed i 4.000 km. Inoltre, i prezzi pagati dagli europei sono sempre stati molto alti e continueranno ad esserlo nel futuro (per Mosca il mercato USA è più attraente solo per il petrolio ed il GNL). A conferma di tutto ciò basti citare un dato: nel 2005 il volume delle forniture all’Europa di petrolio e gas russo ha raggiunto la cifra record di 400 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ovvero 1/3 dei consumi complessivi di metano e petrolio nella UE-25. Invece per i Russi, malgrado la loro stessa propaganda, la Cina e l’Asia in generale non presentano attrattive paragonabili all’Europa come mercato energetico, né oggi né domani. In verità UE e Russia sono interdipendenti, anzi probabilmente è la Russia ad avere più bisogno di noi, dato che oggi ha solo un ruolo regionale come supplier di energia: Mosca esporta circa il 95% del greggio ed il 100 % del gas naturale verso la Greater Europe (ovvero inclusa la Turchia). La presenza russa sugli altri mercati mondiali dell’energia è trascurabile. Di conseguenza sarebbe ragionevole trovare un accordo, realizzare un grande patto energetico euro-russo, su una base di pari convenienza. Ma ciò che è razionale, non sempre è reale nelle relazioni internazionali: probabilmente si firmeranno ancora molte carte in pompa magna (v. Energy Charter Treaty), ma difficilmente assisteremo nel prevedibile futuro alla firma di un vero accordo strategico. Ciò per due ragioni fondamentali e strettamente connesse: primo, in Europa predominano gli egoismi nazionali per cui gli Stati membri preferiscono agire in ordine sparso e perseguire il loro esclusivo interesse nazionale (situazione aggravata dall’ultimo improvvido allargamento a 25 dell’Unione); secondo, la Russia storicamente privilegia i rapporti e le intese bilaterali con i singoli Stati, anche per ovvie ragioni strategiche e di peso specifico. Proposte per l’Italia Dunque la questione si sposta su un piano nazionale e per quanto concerne l’Italia, se vogliamo ottenere una piena Energobesopasnost’- (Sicurezza Energetica), dobbiamo realizzare una partnership energetica a due con la Russia. Dovrà essere fondata su un semplice do ut des: accesso al nostro downstream in cambio di maggiori e più sicure forniture, soprattutto di una vera ed articolata partecipazione

Page 29: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

29

all’upstream russo. I presupposti per un serio patto strategico ci sono e sono buoni: noi abbiamo un importante mercato energetico; inoltre possiamo fornire gli investimenti e la tecnologia di cui i russi hanno bisogno per sviluppare i loro campi. I rapporti politici bilaterali sono discreti, ma vanno rinsaldati e migliorati: deve guidarci un sano realismo politico che persegua il nostro interesse nazionale, non quello (inafferrabile) della UE, o peggio della Polonia che distruggerebbe i nostri rapporti con la Russia. L’accordo di novembre ’06 tra ENI e Gazprom, malgrado i suoi limiti, può essere una buona base per sviluppare una vera intesa strategica in futuro; ma la base deve essere allargata e consolidata politicamente perché la Russia non si accontenta di accordi industriali settoriali ed è estremamente sospettosa nei confronti degli Europei, da sempre. In particolare occorre ampliare la cooperazione tra il Cane a sei zampe e Gazprom, anche a costo di sacrificare alcuni privilegi ormai datati dell’ENI in Italia, sempre però su una base paritaria e di reciprocità. Oltre la carota servirà anche il bastone: BTC, i futuri gasdotti Nabucco ed IGI per portare gli idrocarburi caspici in Italia via Turchia bypassando il territorio della Federazione russa sono utili in questo senso, ovvero come strumento di pressione, come garanzia nei confronti di Mosca, ma senza cadere nell’illusione che possano un giorno sostituirsi al tubo russo. Bene anche l’accordo tra l’Italia e l’Algeria per la costruzione del gasdotto Galsi. Ma non è abbastanza. Occorre, non ci stancheremo mai di ripeterlo, andare avanti con la diversificazione delle nostre fonti e lo sviluppo dei rigassificatori. Nel prossimo futuro urge soprattutto trovare vie alternative all’Ucraina ed alla Bielorussia per il transito del gas russo destinato all’Italia, come sta facendo la Germania per le sue forniture. Una via sarà il prolungamento del gasdotto Blue Stream (alla cui costruzione partecipa l’ENI), ma non è sufficiente. Occorrerebbe anche agganciarsi al NEGP, il gasdotto sottomarino baltico tra Russia e Germania, realizzando una derivazione verso l’Italia. Però non bisogna fermarsi a questo: l’obiettivo finale è costituire un’intesa politico - energetica triangolare con Berlino e Mosca, le quali hanno già avviato una solida partnership. Questa sarebbe la soluzione ideale per affrancarsi dalla dipendenza dal tubo che attraversa l’Ucraina e dal quale passa il 36,5 % del totale del metano che l’Italia importa (una quota maggiore delle importazioni nazionali dall’Algeria, nostro principale fornitore di gas). Anche l’altra grande pipeline terrestre “Siberia – Europa” è poco sicura perché attraversa la Bielorussia e poi la Polonia. Particolarmente insidioso il tratto sul territorio bielorusso (controllato da Beltransgaz, compagnia di

Page 30: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

30

Stato di Minsk) dove passa il 20% del gas destinato ai Paesi europei e dove probabilmente ci sarà la prossima crisi del gas). Conclusioni Trattare con i Russi è difficile, ma necessario per l’Italia; richiede prudenza, costanza, polso fermo e chiarezza strategica di intenti. Occorre anche lealtà, perché i Russi sanno rispettare i patti se non si cerca di imbrogliarli, e soprattutto se conviene loro, come dimostrano storicamente le vicende legate al Patto Molotov-Ribbentrop, e le puntuali forniture russe all’Europa occidentale negli anni della guerra fredda. Insomma nel trattare con Mosca occorre seguire il precetto evangelico: “Siate puri come colombe ed astuti come serpenti”. Inoltre bisogna agire uniti, un unico sistema-Paese. Non in ordine sparso, presentandosi a Mosca con differenti ed a volte contrastanti delegazioni, ciascuna delle quali afferma di parlare a nome dell’Italia, ma che invece rappresenta solo se stessa. Ciò accade spesso purtroppo, e fa una pessima impressione sui Russi, abituati a concepire l’autorità, cioè lo Stato, come uno ed indivisibile. Sarà opportuno d’ora in poi tener ben presente che Mosca sta facendo shopping di amici in Europa, la Russia è a caccia di Stati - partner energetici affidabili: se non ne approfittiamo noi, lo faranno altri, a nostre spese. Ed allora, di nuovo sbalorditi ed impotenti, potremo solo piangere sul latte versato e sulla nostra scarsa previdenza, quando (e non se) si verificherà la prossima crisi del gas, dopo quella dello scorso inverno tra Ucraina e Russia. Infatti è naturale che queste crisi accadano periodicamente perché le pipeline tradizionali europee che ci portano il gas via Ucraina, Bielorussia, Polonia ecc attraversano un’area – la nuova frontiera orientale della UE – estremamente instabile e pericolosa, un vero e proprio buco nero geopolitico in Europa. Una regione dove può accadere qualcosa di molto peggio di una temporanea crisi delle forniture di gas. Pertanto è questo buco nero che va schivato con nuovi gasdotti / oleodotti dalla Russia e nuove fonti di energia da altri Paesi. Non si deve tentare di bypassare Mosca; non tanto perché durante tutta la guerra fredda ci ha assicurato sempre e costantemente le forniture dei suoi idrocarburi malgrado militassimo in campi ideologici avversi, ma perché è praticamente impossibile. Sarebbe paradossale se oggi, nel XXI secolo globalizzato, volessimo costruire una nuova cortina di ferro attorno alla Russia: finiremmo solo col privarci di quell’energia tanto necessaria per sostenere la nostra economia ed il nostro confortevole stile di vita occidentale.

Page 31: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

31

Appendici Nella parte specialistica/bibliografica viene fornita la documentazione di supporto (studi, presentazioni, tabelle, cartine e grafici), utile per la comprensione della ricerca. Inoltre il lettore desideroso di approfondire alcune delle tematiche affrontate potrà consultare la bibliografia allegata al presente lavoro, con riferimenti a testi in russo, inglese ed italiano dei migliori specialisti della materia.

Page 32: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

32

Page 33: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

33

Capitolo I Status delle relazioni tra la UE (Italia) e la Federazione russa In questo capitolo si cercherà di dare un esaustivo quadro delle attuali relazioni diplomatiche ed energetiche tra la UE – Italia in primis - e la Federazione Russa, con particolare attenzione al contesto geo-politico. Inoltre si darà un breve quadro delle due principali iniziative esterne della UE in campo energetico: Energy Charter Treaty (Ect) e, in particolare per quanto riguarda il suo vicino orientale, il Dialogo Ue-Russia. Si accennerà infine alla cosiddetta crisi del gas tra Russia ed Ucraina, ossia le tensioni tra Mosca e Kiev che hanno avuto pesanti ripercussioni sull’Europa durante lo scorso inverno a causa delle ripetute riduzioni di forniture di gas russo ai Paesi UE via Ucraina. Relazioni diplomatiche tra UE e Federazione Russa Ecco una breve sintesi dei principali avvenimenti internazionali nel 2006 che riguardano Russia ed Europa:

- Maggio ’06, Vertice UE – Federazione Russa a Soci (Caucaso,

Russia): la UE ha chiesto alla Russia di costituire una partnership energetica. Putin si è detto favorevole, ma solo a condizione che la UE permetta alle aziende russe l’accesso al mercato energetico europeo per quanto riguarda il downstream, ovvero la partecipazione alla distribuzione diretta in Italia, Germania ecc. Da sottolineare che già ci sono pompe della Lukoil a New York.

Temi affrontati al Vertice Soci:

- sicurezza rifornimenti energetici;

- interscambio: I° partner della Russia è la Germania; segue a grande distanza l’Italia (6%)

- 2006, Presidenza russa del Consiglio d’Europa e del G8. - Metà luglio ’06, Vertice a S. Pietroburgo.

Page 34: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

34

- Luglio ’06, rimandato l’ingresso della Russia nel WTO (fallito accordo bilaterale USA-RUS a margine del Vertice G8 a S. Pietroburgo).

- ottobre 2006, Vertice UE in Finlandia: il Presidente Vladimir Putin ha ribadito il suo rifiuto di firmare la Carta Energetica europea (Energy Charter Treaty), ma si è detto disponibile a venire a patti con la UE su regole comuni ed obbligatorie.

- Novembre 2006: Usa e Russia dichiarano di aver raggiunto l’accordo bilaterale che permetterà l’ingresso di Mosca nel WTO.

- 24 novembre 2006, Vertice UE - Federazione Russa a Helsinki: fallimento del piano di rinnovare l’accordo cosiddetto “Partnership and Cooperation Agreement” tra Bruxelles e Mosca, base delle loro relazioni bilaterali. Le due parti avevano progettato di lanciare nel corso del vertice di Helsinki i negoziati per un nuovo ambizioso trattato che avrebbe dovuto includere importanti aree di cooperazione tra cui: energia, migrazione. Ma la Polonia ha posto il veto sui negoziati e si rifiuta di toglierlo a meno che la Russia non elimini a sua volta il bando posto ai prodotti alimentarti (carne e verdure) polacchi. Nel corso del vertice, la maggior parte degli Stati membri della UE ha cercato di convincere la Polonia a cambiare la sua posizione, ma inutilmente. É la prima volta che uno dei dieci nuovi membri che sono entrati nella UE nel 2004 pone il veto su un accordo così importante per la UE.

Energy Charter Treaty (Ect) e dialogo UE-Russia L’obiettivo dell’Unione europea in campo energetico, almeno a parole, è di promuovere lo sviluppo di un reale mercato integrato del gas e dell’elettricità che comprenda anche la periferia dell’Unione. Da questo principio direttivo discendono come corollari una serie di importanti iniziative della UE in campo energetico. Queste concernono essenzialmente il mercato comune (interno). Tuttavia in alcuni casi l’azione comunitaria riguarda anche le relazioni esterne dell’Unione, in particolare con alcuni paesi produttori da cui l’Unione è sempre più dipendente per il proprio fabbisogno energetico, come per esempio la Russia. Tra le iniziative più importanti dell’Unione in questo ambito vanno segnalate: l’Energy Charter Treaty (ECT) ed il Dialogo UE-Russia;

Page 35: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

35

inoltre il dialogo con i produttori Opec e del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg). Quelle che interessano al nostro discorso sono le prime due. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica ed in considerazione della dipendenza europea dalle forniture di gas naturale dall’Est, all’inizio degli anni ’90 venne lanciata l’iniziativa dell’Energy Charter Process, intesa come quadro multilaterale destinato a supportare la collaborazione tra est ed ovest in materia energetica. Il risultato più importante di tale piano è stata la firma nel 1994 dell’Energy Charter Treaty, che ha tracciato il più completo quadro normativo esistente in materia di cooperazione internazionale per l’energia. Tra i firmatari figurano sia i singoli membri che la UE (allora le Comunità europee). L’ECT è giuridicamente vincolante per i firmatari e concerne cinque grandi aree: libertà di transito lungo condotte e reti di distribuzione; miglioramento dell’efficienza energetica; meccanismi di risoluzione delle dispute tra Stati o tra investitori privati e Stati; investimenti esteri nel campo dell’energia; libero scambio di merci, materiali ed equipaggiamenti per l’energia (secondo le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, Wto). Seppur ambiziosa ed allettante, l’Energy Charter rischia però di rimanere lettera morta, a lungo e nelle sue parti essenziali. E ciò per i seguenti motivi: primo, gli Stati Uniti non hanno firmato l’ECT; secondo, la GosDuma (la Camera bassa del Parlamento russo) continua a bloccare la ratifica dell’Energy Charter, peraltro firmata da Mosca ormai da tempo; in tal modo viene impedita di fatto la sua realizzazione sul territorio della Federazione Russa. La ragione profonda del contrasto tra Bruxelles e Mosca sta nella diversa interpretazione dell’Energy Charter. Per la UE essa rappresenta sostanzialmente un modo per estendere una parte dell’acquis communautere, ossia il corpus giuridico, le regole dell’Unione, ai partner esterni, in questo caso la Russia, in particolare circa il riconoscimento del libero accesso alle pipeline. Questo è il principio vigente nel mercato interno europeo del libero acceso di tutti alla rete di trasporto. Principio che naturalmente cozza con il monopolio di Gazprom sull’export di gas russo, monopolio sancito dalla legge della Federazione russa; in definitiva tale assioma europeo si scontra con la nuova concezione strategica dell’energia, oggi vigente a Mosca. L’incomunicabilità è tale che i Russi hanno definito tale principio - considerato dagli europei una pietra miliare del libero mercato – “comunista”. Il che, detto dagli eredi dell’Unione sovietica, è apparso quantomeno paradossale ai burocrati di Bruxelles.

Page 36: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

36

Altro importante strumento è il Dialogo Ue-Russia: lanciato nell’ottobre 2000, anch’esso ha finora stentato a conseguire gli obiettivi sperati nel settore energetico. Bruxelles imputa il fallimento sostanziale del dialogo alla peculiare situazione del mercato interno del gas russo, dominato da un gigante –Gazprom- controllato dal Governo. Questo ha per legge il monopolio sulle esportazioni di gas naturale russo, e pertanto, secondo i suoi critici in occidente, applicherebbe un’aggressiva politica di dumping nei confronti degli importatori al fine di precludere l’uso delle infrastrutture di accesso al mercato europeo a potenziali concorrenti indipendenti. In realtà, come vedremo nel prosieguo del lavoro, non è esattamente così: Gazprom non è certo un ente filantropico, ma non è suo obiettivo finale di cacciare tutte le compagnie straniere, in particolare quelle europee, dal territorio della Russia; semplicemente perché Mosca – e la stessa Gazprom - hanno bisogno più che mai della loro tecnologia e dei loro investimenti. A fine 2006 la Duma di Stato russa persiste nel non ratificare la Carta Energetica. Fatto ancora più importante: nello stesso periodo durante un vertice UE in Finlandia, il Presidente Vladimir Putin ha ribadito la sua contrarietà allo spirito della Carta, inteso come libero accesso di tutti al tubo russo, ma si è detto disponibile a venire a patti con la UE su regole comuni ed obbligatorie. Né la situazione pare cambiata alla vigilia dell’anno nuovo. A conclusione di questa rapida carrellata sulle relazioni istituzionali tra la UE e la Federazione russa, il panorama non sembra esaltante. Occorre tuttavia sottolineare che le relazioni bilaterali, in particolare tra Mosca ed alcune capitali europee, vanno assai meglio. Ed è probabile che questo sia l’approccio che il Cremlino preferirà anche in futuro: le relazioni bilaterali con i singoli Stati europei. Questo tipo di politica è già in corso con la Germania, come vedremo in seguito quando ci occuperemo del recente accordo per la costruzione del gasdotto baltico NEGP.

Relazioni energetiche Europa - Russia L’Europa è il mercato più prossimo e più redditizio per le risorse energetiche della Russia. Esiste una rete di trasporto terrestre antica, affidabile, diversificata e capillare basata sulle pipeline per la consegna degli idrocarburi russi all’Europa – una rete immensa - lunga dai 3mila ai 4mila km – se si pensa che per tutta l’Asia la rete russa oscilla tra i

Page 37: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

37

5mila ed i 6mila km. Dal punto di vista dei prezzi, il mercato europeo è quello che assicura i maggiori profitti per la Russia – unica eccezione il mercato statunitense, ma solo per petrolio e LNG (gas naturale liquefatto). Per fare un paragone, mentre Mosca usa le tariffe applicate all’Europa occidentale come base per fare i prezzi (quasi) di mercato agli ex-Paesi sovietici, la Cina insiste per comperare il gas dalla Russia ad un prezzo che è per il 60 % inferiore a quello che attualmente paga l’Ucraina alla Russia. Il rapporto energetico tra Russia ed Europa è antico ed affidabile visto che Mosca non è mai venuta meno ai suoi impegni contrattuali, persino durante la guerra fredda (la guerra del gas tra Ucraina e Russia dello scorso inverno e le sue ripercussioni sull’Europa non fanno testo in questo discorso e verranno esaminate in seguito). Nel futuro si prevede un sostanziale incremento del fabbisogno europeo di idrocarburi - anche per la rapida decadenza della produzione interna europea di energia (esaurimento progressivo delle riserve nel Mare del Nord) - e dunque un aumento di importazioni di energia dalla Russia. Semmai il problema è se la Russia sarà in grado di soddisfare tale incremento della domanda europea in futuro; ma per non mettere troppa carne al fuoco, rimandiamo l’analisi di tale problema ad un successivo capitolo. Per quanto riguarda il presente, nel 2005 il volume di petrolio e gas naturale russo esportato verso i mercati europei ha toccato la quantità record di 400 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ovvero un terzo dei consumi di petrolio e gas della UE-25. In altre parole, come scrive Rossi, “oggi l’Unione Europea allargata dipende dalla Russia per circa il 25% del proprio fabbisogno di gas naturale e per il 20% per quello di petrolio. Ma se questo sembra provocare disagio in qualcuno, che cosa potrebbe dire a sua volta la Russia, che con il passaggio dell’UE da 15 a 25 membri ha visto la propria dipendenza dall’Europa, come valore totale del proprio commercio estero, passare dal 36,8 al 52,1%, in sostanza, almeno 173 miliardi di dollari nel 2005? E di questi, circa 130 miliardi sono esportazioni russe, in prevalenza di energia, metalli, legname e così via. E’ poi interessante notare che i primi tre paesi europei come percentuale del commercio estero russo sono, a fine 2005, Germania 9,7%, Olanda 7,9% (ma qui giocano le forniture di petrolio russo ad Amsterdam / Rotterdam, da dove però vengono ridistribuite verso il mondo intero) e poi Italia con il 6,8%. A confronto, la Cina copre solo il 5,8% del commercio russo e gli Stati Uniti, appena il 2,2 %.”1

1 Rossi Sergio A., L’arma spuntata di Putin, in “Aspenia” n. 32, Roma (Aspen Institute Italia), 2006.

Page 38: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

38

Per quanto concerne l’energia in particolare, è la Russia a dipendere dall’Europa per il 90% delle sue esportazioni, e quindi, se ipoteticamente l’Europa cessasse improvvisamente di comprare gas e petrolio da Mosca, l’economia russa collasserebbe. In generale va sottolineato che oggi la Russia, malgrado le sue formidabili riserve di idrocarburi, non è ancora un global supplier di energia, anche se esistono progetti in tal senso che verranno esaminati successivamente. Circa il 95% per cento del greggio russo ed il 100% del suo gas naturale vengono attualmente esportati verso l’Europa allargata (Turchia inclusa). La presenza della Russia nei mercati energetici degli Stati Uniti e dei Paesi dell’Asia-Pacifico è attualmente irrilevante. Questo ha profonde implicazioni sulle future destinazioni dei flussi di energia dalla Russia, come si vedrà nei successivi capitoli e nelle conclusioni.

Page 39: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

39

E l’Italia? In tale contesto la situazione dell’Italia non è rosea, dato che importiamo l’86% del nostro fabbisogno di gas. In particolare il 30% del metano che consumiamo (380 milioni di metri cubi vengono bruciati ogni giorno) viene dalla Russia, mentre la nostra produzione è in diminuzione (14% contro 24% di appena 5 anni fa). Così aumentano rapidamente le importazioni per placare la sete d’energia che cresce inesorabilmente – la domanda italiana è salita circa del 9% nel 2004 - ed in particolare l’import dalla Russia: nei primi sette mesi dell’anno passato le forniture di gas e petrolio russo all’Italia sono cresciute del 15,8%. Importazioni che recentemente hanno subito delle notevoli quanto strane riduzioni; durante la crisi del gennaio 2006 tra Kiev e Mosca addirittura del 24 %. È stato calcolato che se l’Italia subisse una diminuzione costante del 6 % delle forniture, dopo 300 giorni saremmo alla canna del gas. Per inciso i tagli di metano russo durante la crisi del gas dello scorso inverno sono stati intorno all’8,1 %, con un impatto sui consumi italiani del solo 1,4 %. Cosa vuol dire ciò? Molto semplicemente che le maggiori responsabilità per la difficile situazione in cui è venuta a trovarsi l’Italia durante la crisi sono da attribuire, più che ai Russi, a chi, essendone responsabile, non ha stoccato la quantità opportuna di riserve strategiche di cui il Paese ha bisogno oggi. I problemi maggiori dell’Italia sono in sintesi due, strettamente connessi tra loro: primo, la scarsa diversificazione delle fonti di approvvigionamento – tra gli Stati europei siamo i più dipendenti dalle importazioni; e le nostre provengono per circa i 2/3 da Paesi non comunitari – i grandi fornitori extra-Ue dell’Italia sono la Russia, l’Algeria (35,4%) ed in misura meno consistente la Libia. L’altra questione riguarda il ritardo nello sviluppo dei rigassificatori: impianti dove possono approdare navi cariche di gas liquefatto che viene poi ri-gassificato ed introdotto nelle condutture nazionali. Il sistema delle navi svincolerebbe il nostro paese dalla schiavitù dei gasdotti internazionali? Se la Russia decidesse di chiudere i rubinetti, potremmo andare via mare a procacciarci direttamente il metano da altri fornitori come l’Indonesia o i Paesi del Golfo persico. Solo che in Italia è in funzione attualmente un solo rigassificatore, di dimensioni ridotte e di proprietà dell’ENI, ubicato a Panigaglia. Tuttavia va chiarito che, se anche fossero messi in opera gli altri rigassificatori previsti in tempi ragionevoli (altamente improbabile), ciò potrà solo alleggerire la dipendenza dell’Italia dal tubo russo (ed algerino), ma non cancellarla del tutto. Ancora una volta la parola d’ordine è diversificazione. Parola al vento?

Page 40: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

40

Rischio terrorismo energetico A rendere incerto il nostro futuro c’è poi il rischio terrorismo. Gli attentati di gennaio ’06 a due condutture del gasdotto Mozdok-Tbilisi (a ridosso del confine, ma su territorio russo) che hanno praticamente azzerato le forniture a Georgia ed Armenia, mostrano che esiste un pericolo reale di terrorismo energetico. I Georgiani accusano i Russi, che danno la colpa ai separatisti Ceceni. Questi ultimi hanno dimostrato più volte di avere la capacità di colpire anche lontano dalle loro basi. Il Cremlino però continua a seguire la linea dura e a rifiutare qualsiasi trattativa con i Ceceni, molti dei quali nel frattempo, privati di qualsiasi possibilità di opposizione democratica, si sono radicalizzati in senso jihadista e wahabita: esistono prove di connessioni e di campi d’’addestramento di Al Qaeda nel Caucaso. Fanatismo, frustrazione e situazione di stallo potrebbero spingere i separatisti a compiere un atto di terrorismo spettacolare in Russia e/o in Europa contro obiettivi russi tipo ambasciate, consolati, uffici commerciali; oppure, meglio ancora, contro infrastrutture di compagnie energetiche russe come Gazprom. Se per ipotesi i Ceceni (o chi per loro) riuscissero a sabotare la porzione del gasdotto russo che attraversa l’Ucraina, ciò comporterebbe seri problemi perché via Ucraina passa l’80 per cento del gas diretto in Europa; per l’Italia si tratta del 36,5 per cento del metano importato. Oppure i terroristi potrebbero tentare di colpire direttamente obiettivi europei, considerati dai Ceceni (e non solo) amici di Mosca. Insomma, la questione del gas russo rischia di diventare sempre più esplosiva. La crisi del gas tra Ucraina e Russia La crisi del gas dello scorso inverno, uno dei più freddi degli ultimi anni, con significative riduzioni del flusso di gas russo destinato all’Italia e ad altri Paesi europei, ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica e della classe dirigente politica, il problema della sicurezza energetica. Problema che fino ad allora era stato un po’ trascurato, per usare un eufemismo. Tutto inizia con la richiesta di Gazprom a Kiev, al momento di rinegoziare i contratti, di alzare il prezzo politico – a dir la verità piuttosto basso, intorno ai 50$/1000 m3 – delle forniture di gas russo. Kiev non acconsente ed inizia un braccio di ferro tra i due Paesi slavi che porta in breve a notevoli diminuzioni – anche se temporanee – delle

Page 41: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

41

forniture destinate ai Paesi europei come l’Italia; queste forniture infatti viaggiano nel gasdotto che attraversa l’Ucraina. Ad aggravare la situazione contribuisce il grande freddo di gennaio-febbraio ’06 abbattutosi in Russia e nel resto dell’Europa. Kiev e Mosca si scambiano pesanti accuse reciproche: Mosca sostiene che la colpa è dell’Ucraina la quale opererebbe prelievi illegali di gas destinato alla UE dalla pipeline che transita sul suo territorio – accusa non nuova da parte di Mosca. Kiev proclama la sua innocenza, addossando tutta la responsabilità per le mancate forniture a Gazprom: questo, secondo gli Ucraini, userebbe il gas come strumento di pressione (geo)politica cercando di mettere la UE contro l’Ucraina. Solo dopo alcuni mesi viene trovata una soluzione (temporanea) grazie ai buoni uffici della UE. Infine, verso la fine di ottobre ’06, viene firmato un accordo tra Mosca e Kiev che fissa il nuovo prezzo del gas a 130 $, a margine di una visita in Russia del primo ministro ucraino Viktor Yanukovich, filorusso. Ma in realtà si tratta solo di una tregua temporanea: la questione non è affatto risolta, e potrebbe tornare presto d’attualità, specialmente in inverno. Di chi è stata la colpa della crisi del gas: Ucraina o Russia? Difficile dirlo, anche se le responsabilità in questo caso sembrano più dalla parte di Kiev. E tutto sommato ci interessa poco: ciò che per noi conta è che è accaduto, dunque può succeder di nuovo. Come evitarlo in futuro? Da sottolineare: nella porzione del gasdotto russo che attraversa l’Ucraina transita l’80 per cento del gas diretto in Europa; per l’’Italia si tratta del 36,5 per cento del metano importato. Il contesto politico delle tensioni Russia-Ucraina La questione del gas tra Kiev e Mosca a novembre 2006 è lontana da una soluzione e potenzialmente pericolosa, malgrado la calma apparente. Dal punto di vista strettamente energetico, occorre notare che durante l’estate Kiev ha provveduto a stoccare una quantità di riserve strategiche pari a soli 4,1 miliardi di m3 gas, ovvero circa ¼ della quantità prevista dagli accordi internazionali (17 miliardi m3). Le prospettive non sono incoraggianti per il prossimo inverno. Ad aggravare ancor più il problema è la situazione politica interna in Ucraina, confusa ed incerta, senza soluzione in tempi brevi: la classe dirigente appare in preda ad un continuo e compulsivo ribaltone di alleanze politiche, ormai endemico. Il presidente Yushenko è debole ed indeciso, mentre il suo Partito - Nostra Ucraina - perde pezzi, dividendosi tra chi rimane al governo di Yanucovich e chi si unisce

Page 42: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

42

all’opposizione della Timoshenko. Yanukovich è considerato un filo-russo: sconfitto dalla cosiddetta rivoluzione arancione a Kiev, è tornato al potere grazie alla spaccatura nel fronte filo-occidentale ucraino. Intanto il Cremlino, che ha ormai imparato dagli errori commessi in passato, attende fiducioso che la situazione si evolva in suo favore per riprendere l’iniziativa politica. Perché la Russia ci tiene tanto all’Ucraina? Occorre capire che questa, ossia l’antica Kiev-Rus’, per i Russi è molto più di un’ex colonia: culla della loro civiltà e leva per tornare ad essere superpotenza, non saranno mai disposti a rinunciarvi. Inoltre, oggi Mosca nutre forti sospetti per quanto riguarda il rapporto tra Ucraina e Occidente e vede come fumo negli occhi un possibile ingresso di Kiev nella NATO, ma anche nella UE. Se ciò accadesse, è probabile che la politica del Cremlino verso l’Occidente cambierebbe in modo repentino e radicale; anche la stabilità interna del Paese ne risentirebbe e Putin potrebbe cadere. Inoltre, pare che i perdenti della lotta politica a Mosca siano migrati a Kiev per lavorare come consiglieri dell’attuale leadership nazionalista (Yushenko, Timoshenko ecc). In particolare sono segnalati alcuni oligarchi ed ex potenti della famiglia di Elcin’, nemici giurati di Putin. Come si vede il Cremlino di motivi ne ha molti per inserirsi nella lotta politica a Kiev. Gli effetti in Europa orientale Non è solo l’Europa occidentale ad essere investita dalla crisi del gas, tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006. Incertezze ed allarmi si registrano in modo particolare nei Paesi dell’ex-Comecon e dell’ex-Urss, a seguito dei nuovi prezzi del gas stabiliti da Mosca a fine dicembre 2005 e della breve sospensione delle forniture a Kiev, nella cosiddetta “guerra del gas”. In particolare, l’Ungheria subisce consistenti tagli al suo approvvigionamento da Mosca. L'area dell’Europa centro-orientale è rifornita da Mosca in una misura che va dal 70 al 100% del suo fabbisogno di gas. Allarme e proteste erano già venuti dai Paesi di transito del gas russo (Polonia, Ucraina, Baltici), a seguito dell’accordo Putin-Schroeder (aprile 2005) per la costruzione del citato gasdotto sottomarino baltico (o NEGP, North European Gas Pipeline) che unirà la Russia (Vyborg) alla Germania (Greifswald).

Page 43: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

43

Capitolo II Geo-Politica energetica russa e potenza di Gazprom In questo capitolo si affronterà il tema della geopolitica energetica di Mosca, come funziona e quali sono i suoi obiettivi. In particolare si analizzerà il principale strumento nelle mani del Cremlino per promuoverla: Gazprom. Finiti i tempi della super-potenza atomica, la nuova bomba globale che Mosca agita per imporsi sulla scena internazionale si chiama energia. La politica di pressione energetica non è una novità: è stata ideata negli anni ‘90 e portata a perfezione nell’era Putin. Il Cremlino la usa con disinvoltura per influenzare o punire le ex-repubbliche sovietiche ed i già satelliti Paesi dell’Est. Nel passato il caso più eclatante fu quello della Lettonia che assistette, impotente, alla repentina mossa russa di chiudere i rubinetti al terminale petrolifero nel porto lettone di Ventspils, con pesanti conseguenze economiche per la repubblica baltica. Ma sono state colpite anche la ribelle Georgia e, recentemente, l’Ucraina. La vera notizia dopo i fatti ucraini dello scorso inverno è che Putin sta dimostrando di poter fare questo gioco anche con i Paesi europei occidentali. Da dove deriva tale forza? Dalla natura: la Russia ha riserve provate di gas per 47.700 miliardi di metri cubi, le più grandi al mondo (seguono Iran e Qatar). Le riserve russe di petrolio, per quanto considerevoli, non sono tali da poter parlare di geopolitica del greggio verso l’Europa; anche in considerazione della presenza di supplier-concorrenti maggiori e meglio posizionati nel Golfo persico. Quindi il tema del petrolio di Mosca viene trattato solo lateralmente in questo lavoro per concentrarsi sul gas russo, questo sì essenziale per la sicurezza energetica della UE e dell’Italia in particolare. La produzione russa di gas naturale Per quanto concerne la produzione totale russa di gas naturale, essa ha sfiorato i 600 miliardi di metri cubi nell’anno passato. La parte del leone l’ha fatta naturalmente Gazprom; tuttavia si è assistito ad una progressiva, seppur parziale, diversificazione, grazie all’aumento della produzione da parte delle compagnie petrolifere indipendenti. Questa è aumentata da 29 a quasi 45 miliardi di metri cubi negli ultimi cinque anni, e si è attestata a circa 47-48 miliardi a fine 2005, con la prospettiva di crescere ancora fino a 100 miliardi di metri cubi entro il 2008-2010. Invece la produzione del Gazprom aumenta a ritmi abbastanza bassi,

Page 44: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

ovvero nell’ordine dell’1,7% nel 2004 e dello 0,8% nel 2005, fermandosi a 547,9 miliardi di metri cubi, a fronte di una previsione iniziale di circa 580-590 miliardi di metri cubi. Russia: produzione di gas naturale nel 2000-2005

584555

29

581551

30

595563

32

621.4581

40.4

635.9591

44.9

641594

470

100200300400500600700

2000 2001 2002 2003 2004 2005

miliardi m.cubi Totale gas Gas naturale Gas da petrolio

Fonte: elaborazione e stime D&E su dati Rosstat e Ministero dell’Industria ed Energia della Federazione Russa, gennaio 2006 Se si esclude Gazprom, le più ingenti riserve di gas naturale in Russia sono attualmente possedute da Lukoil (quasi 700 miliardi di metri cubi). Tra le società petrolifere la produzione maggiore nel 2004 è stata effettuata da Surgutneftgas (14,3 miliardi), seguita da Rosneft (9,4 miliardi), TNK-BP (8 miliardi) e Lukoil (5 miliardi di metri cubi). Come è evidente, le compagnie petrolifere sono attratte soprattutto dall’esportazione, assai più redditizia delle vendite sul mercato interno russo, dato il prezzo relativamente “calmierato” del gas per il consumo nazionale. Pertanto esse sono interessate alla graduale liberalizzazione del mercato del gas naturale, che dovrebbe progredire soprattutto a partire dal 2006. In effetti, le esportazioni di gas naturale russo, aumentate del 6,3% nel 2004, nel 2005 hanno accresciuto la propria dinamica fino all’8%. I maggiori acquirenti di gas naturale russo nel 2004 sono stati, tra i paesi dell’Unione Europea, la Germania (31,3 miliardi di metri cubi), l’Italia (21,5 miliardi) e la Francia (13,3 miliardi) coprendo un terzo dell’export

44

Page 45: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

45

russo, mentre la Turchia ha acquistato altri 14,5 miliardi di metri cubi, attraverso il gasdotto del Mar Nero ("Blue Stream"). Tra i paesi Csi, i maggiori acquirenti sono stati l’Ucraina (32,3 miliardi di metri cubi), e la Bielorussia (17,8 miliardi), benché ai prezzi agevolati che sono appunto al centro della disputa tra Mosca e Kiev del dicembre 2005-gennaio 2006. Breve excursus storico: origini ed affermazione di Gazprom Gazprom è un colosso energetico emerso dalle ceneri dell’ex ministero del Petrolio sovietico ed oggi divenuto una super-compagnia sia per quanto concerne le riserve di gas che le pipeline. Come? Attraverso quali tappe? Dopo la disintegrazione dell’URSS (1991), Viktor Chernomyrdin – allora capo di Gazprom e di lì a poco Primo Ministro – immagina un piano per conservare l’unità delle infrastrutture e della rete di trasporto del gas di Russia, Ucraina e Bielorussia, naturalmente sotto il controllo di Gazprom. Chernomyrdin segue il principio fondamentale del gas-geopolitics: per vincere occorre non solo l’accesso a grandi riserve, ma anche un sistema efficiente e sicuro per arrivare ai mercati internazionali. Non basta avere il gas, bisogna anche poterlo consegnare in maniera pratica ed economica (questo è il problema degli idrocarburi del Caspio: sono land-locked). Corollario del principio di cui sopra: chi controlla le pipeline, controlla l’acquirente/buyer – e in qualche misura il Paese produttore del gas. Quello di Chernomyrdin era buon piano ma fallì perché Ucraina e Bielorussia si rifiutarono di cedere il lucroso business del gas transit. Dopo l’indipendenza Kiev e Minsk scelsero di nazionalizzare le pipelines esistenti sul loro territorio. I principali componenti della rete sovietica furono così suddivisi tra i tre Stati successori dell’URSS. Sembrava la sconfitta definitiva per Gazprom, ma in realtà era solo una momentanea battuta d’arresto. La compagnia decise di puntare ancora più in alto: impadronirsi di tutta la rete di transito del gas, non solo nell’ex Unione sovietica ma anche in Europa centro-orientale. Obiettivo finale: controllare l’intero sistema di distribuzione regionale del gas in Europa.

Page 46: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

46

La rete di Gazprom in Europa, ed i suoi buchi Ad oggi Gazprom ha realizzato solo in parte il suo piano. In Bielorussia, per esempio, la rete di gas-pipeline costruita prima dell’indipendenza e poi passata a Minsk è ancora sotto il controllo di Beltransgaz, compagnia di Stato. Rete da non confondere con la post-sovietica Yamal-Europe pipeline, costruita da Gazprom e di sua proprietà, che trasporta il gas russo via Bielorussia verso la Polonia e poi la Germania. È in costruzione un raddoppio della linea (Jamal II), sempre sotto controllo di Mosca. In Ucraina, la Soyuz pipeline e quella doppia Urengoy- Uzhgorod sono restate finora sotto il controllo di Kiev. In Georgia è in corso un braccio di ferro: Tbilisi si ostina a resistere alla pressione di Mosca che propone gas a buon mercato in cambio del controllo sulle condotte in territorio georgiano. L’Armenia, nel tentativo di diversificare le sue fonti di approvvigionamento, sta costruendo una pipeline per connettersi all’Iran. Ma Gazprom insiste affinché il diametro del nuovo tubo sia più piccolo di quello originariamente concepito al fine di impedire che l’Armenia possa sifonare il surplus di gas iraniano alla Georgia. Altrove Gazprom guadagna terreno. In Estonia (Paese non considerato amico) Gazprom possiede più azioni (30,64 %) rispetto al governo estone (27 %) della Compagnia nazionale del gas, AS Eesti Gaas. Da sottolineare che Eesti Gaas possiede la rete di distribuzione del gas presente nel Paese baltico. Il catalogo delle compagnie penetrate da Gazprom nell’ex spazio sovietico include Gazsnabtranzit in Moldova (Gazprom possiede il 50 % del capitale autorizzato); la lituana Stella Vitae (Gazprom detiene il 30 %). Gazprom inoltre possiede il 25 % della lettone Latvias Gaze. Non solo, Gazprom, ha pure una significativa presenza oltre i confini dell’ex-URSS. Per esempio in Polonia: la rete di condotte del gas che attraversa il Paese è stata costruita insieme alla Russia, e Gazprom possiede una quota pari al 50 %. Gazprom infine controlla il 46 % della compagnia polacca EvRoPol Gaz. Emmanuel Bergasse, responsabile per Central and Eastern Europe dell’International Energy Agency, afferma: "Gazprom oggi ha un potere di mercato tale da essere in grado di portare direttamente il gas al consumatore finale”. Insomma in teoria Gazprom può controllare tutta la catena del gas dall’estrazione fino alla caldaia di casa. Bergasse aggiunge: "Obiettivo dichiarato di Gazprom è di estendere la sua posizione dominante, con ovvie conseguenze per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento dell’Europa".

Page 47: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

47

In sintesi si stima che Gazprom fino ad oggi abbia speso 2,6 miliardi USD in partecipazioni (shareholdings) in decine di Compagnie di gas europee: in Italia, Francia, Austria, Serbia, Grecia, Finlandia, Turchia, ed altri Paesi. Potenza di Gazprom Cos’è Gazprom oggi?

- la più importante compagnia di gas esistente: 20 per cento della produzione mondiale; 17 per cento delle riserve provate mondiali (oltre 60 per cento delle riserve russe), ossia 29,1 trilioni m3. Alle riserve di gas vanno aggiunti: 1,22 miliardi di tonnellate of condensato e 1,36 miliardi di tonnellate di petrolio, per cui l’aggregato delle riserve attuali di Gazprom ha un valore complessivo di 138,6 miliardi USD.

- la più grande impresa in assoluto dei mercati emergenti con una capitalizzazione di 252.210 milioni di dollari (Fonte dato: sito ufficiale Gazprom http://www.gazprom.ru/, aggiornato al 14/02/07).

- assicura un quarto delle entrate fiscali russe - possiede l’intera rete dei gasdotti russi e la maggior parte dei

depositi di metano nel Paese - è l’unica società a cui la legge della Federazione Russa

permette di esportare il metano fuori dai confini della Csi - gestisce tutta la commercializzazione del gas, sia russo che

centro-asiatico, fornito al mercato internazionale.

Lo Stato russo è il maggior azionista della compagnia, con il 51 per cento. Lo scorso dicembre (2005) la Duma ha dato il via libera alla liberalizzazione di Gazprom (per attirare gli indispensabili investimenti stranieri), ma in realtà lo Stato continuerà per legge a detenere la maggioranza assoluta del pacchetto azionario (51 per cento) e dunque il controllo della compagnia. Da qui il nomignolo che gira a Mosca: Gosprom, perché in russo Gos significa statale. Inoltre la compagnia - dopo l’acquisizione di Sibneft nel 2005, allora di proprietà dell’oligarca buono (amico del Cremlino) Roman Abramovich, e dei bocconi migliori di Yukos (affaire Kodorkhovski) - controlla

Page 48: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

48

notevoli riserve di petrolio e mira a divenire in futuro il leader del mercato globale dell’energia. Ma anche Gazprom non è priva di difetti: perché obbedisce alle logiche del Cremlino più che a quelle del mercato con ovvie conseguenze sul piano operativo (vedi ritardi negli investimenti e nelle infrastrutture di cui si parlerà nel successivo capitolo), e soprattutto perché le sue dimensioni colossali lo rendono uno strumento molto potente, ma poco flessibile. Alcuni dati significativi riguardo Gazprom nel 2005:

Export di gas:

- 156,1 miliardi m3 diretti all’Europa - 76,6 miliardi m3 diretti a Paesi dell’ex Unione Sovietica - >619,1 miliardi RUR (Rubli russi) ricavati da export a

Europa/2005 = circa 23,6 miliardi USD - 108,4 miliardi RUR ricavati da export a Paesi ex-Unione

Sovietica/2005. (Esclusi IVA, accise e tasse doganali)

- Produzione totale di gas naturale da parte di Gazprom nel 2005: 547,9 miliardi m3

La sensibile differenza tra produzione ed esportazione di Gazprom è dovuta a: necessità di accumulare riserve strategiche; forte crescita del consumo interno della Russia che oggi assorbe oltre il 60% di tutto il gas fornito da Gazprom. La compagnia russa esporta solo 1/3 circa del suo gas, ma ricava i 2/3 dei suoi introiti dalle esportazioni (causa tariffe calmierate del mercato interno russo). Alcuni previsioni/stime riguardo Gazprom:

- Gazprom ha affermato nel gennaio ’07 che i suoi export revenues (introiti) sono cresciuti del 43% nel 2006 fino alla cifra record di 37.2 miliardi USD.

- Secondo le autorità di Mosca, il PIL della Russia supererà presto i livelli pre-1991 (data che corrisponde al crollo

Page 49: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

49

dell’URSS e dell’economia sovietica), grazie soprattutto all’export di idrocarburi.

Previsioni 2010:

Produzione stimata di gas naturale da parte di Gazprom nel 2010: 550-560 miliardi m3

(Fonte dati: sito ufficiale Gazprom: http://www.gazprom.ru) E domani? È iniziata la costruzione del “North European Gas Pipeline” (NEGP), avveniristico gasdotto sottomarino posato nel Mar Baltico che permetterà a Gazprom di portare il gas russo in Germania e nel resto dell’Europa nord-occidentale, forse persino in Gran Bretagna. Bypasserà dunque Polonia, Bielorussia ed Ucraina, creando una via alternativa che ridurrà la dipendenza di Mosca dalla tradizionale via di transito terrestre degli idrocarburi verso i ricchi mercati europei; e metterà molti Paesi dell’Est in difficoltà, se nel frattempo non avranno diversificato le loro fonti di approvvigionamento energetico (difficile che ciò accada in tempi brevi). Qualche rischio però c’è anche per l’Italia, che vedrà il baricentro energetico spostarsi inesorabilmente verso il Nord Europa. L’accordo per il gasdotto sottomarino fu firmato nell’aprile 2005 da Putin con il cancelliere tedesco Schröder e suggella la nascita di un asse energetico-strategico tra i due Paesi: attualmente Mosca soddisfa il 32 per cento circa del fabbisogno energetico di Berlino, ma in futuro la cifra è destinata a crescere notevolmente, insieme alla dipendenza europea dagli idrocarburi russi. Particolare illuminante: oggi il pensionato (politico) Schröder ha un ruolo di responsabilità, si dice molto ben pagato, nel consorzio tra Gazprom e le tedesche Basf ed E.On, creato per costruire materialmente il North European.

Page 50: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

50

Il doppio ruolo di Gazprom Occorre sottolineare a questo punto che Gazprom non è solo una super-compagnia energetica ma molto più; si può affermare che oggi ha un duplice ruolo: uno per l’estero e uno per l’interno. Ruolo per estero: Strategia di Gazprom/Cremlino Gazprom rappresenta la «cinghia di trasmissione» tra il Cremlino e la sua politica energetica globale, volta in primo luogo verso l’Europa, e poi USA ed Asia. Ecco una cronaca di alcune recenti mosse di Putin che testimoniano la particolare attenzione di Mosca per l’Europa dal punto di vista energetico: Nord Europa: accordo Putin-Schroeder per la costruzione del citato gasdotto sottomarino baltico (o NEG, North Europe Gaspipeline) che unirà la Russia (Vyborg) alla Germania (Greifswald), con possibile estensione alla Gran Bretagna. Europa Centro-orientale: visite di Putin del febbraio ’06; questi ha scelto Budapest e Praga per fugare gli allarmi dei Paesi ex satelliti e garantire che Mosca non solo proseguirà e rafforzerà, una volta scaduti i contratti in vigore, le forniture di gas (oltre due terzi del fabbisogno dei due Stati), ma si impegna fin d’ora perché partecipino anche Ungheria e Repubblica ceca ai due grandi progetti di gasdotti che Gazprom ha realizzato o realizzerà entro il 2010. Infatti, a Praga Putin ha prospettato la possibile partecipazione ceca al gasdotto NEGP, anche nella fase di costruzione. E a Budapest ha affermato che potrà raggiungere l’Ungheria il gasdotto sottomarino Blue Stream, quello che unisce le coste del Mar Nero russo a quelle turche presso il terminale di Samsun. E che, a seguito degli accordi là siglati lo scorso novembre ’05 da Putin, Erdogan e Berlusconi, raggiungerà con un nuovo lungo segmento l’Italia meridionale. Blue Stream potrà essere prolungato fino all’Ungheria, nel quadro di un futuro accordo cui partecipi anche Budapest. Tre sono le direttrici di flusso del grande progetto geo-politico-energetico di Putin:

- Sud Europa: il gas arriverà dalla Russia occidentale (bacino Volga-Urali, storica fonte per l’Europa), insieme a nuove risorse

Page 51: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

51

presenti sia nel Caspio russo (regione Astrakhan) sia alla frontiera del Kazakistan; tale flusso sarà sostenuto a medio termine dal retrostante bacino della Siberia occidentale e da una quota crescente di gas non russo (giacimenti centroasiatici che corrispondono ad 1/8 delle riserve russe), trasportato grazie alle condotte potenziate del vecchio network ex-sovietico. Il Caucaso è destinato a divenire il grande collettore del gas verso il sud Europa via Mar Nero (Blue Stream e non solo); le condizioni tecnico economiche (know-how, partnership e possibilità di investimenti per le compagnie occidentali) già esistono. Tutto ciò può coincidere con le aspirazioni geopolitiche russe, se il serbatoio centro-asiatico resterà disponibile.

- Nord Europa/USA: flussi da oltre il circolo polare artico, dove si

trovano i nuovi forzieri dell’impero; si tratta di giacimenti solo marginalmente sfruttati sotto il permafrost artico – a Pečora e nella penisola di Jamal, Siberia nord-occidentale - e giacimenti off-shore, molto ricchi, estesi tra il Mare Barents e il Mare di Kara. La perla è il giacimento off-shore di Štokmanov, uno tra i maggiori al mondo, già operativo. Norvegia e Russia, messi da parte gli annosi contenziosi di frontiera, sono ora associate in grandi progetti di esportazione di gas liquefatto (Gnl), da Murmansk verso le coste atlantiche degli USA. Tuttavia il gas di Pe ora, penisola di Jamal, Mare di Barents e di Kara servirà soprattutto per i grandi flussi verso il nord Europa, via gasdotto sottomarino baltico NEG, flussi destinati a garantire la sicurezza energetica dell’Europa.

- Estremo oriente, Cina, sud-est Asia, Giappone, India, USA:

flussi dai giacimenti in Siberia centrale, orientale, isola di Sakhalin. Mosca vorrebbe acquisire il 10% del mercato USA; far viaggiare flotte di supermetaniere, in una settimana, dal Mare di Barents agli impianti di ri-gassificazione sulla costa atlantica dell’America; o dall’isola di Sakhalin verso gli impianti sulle coste giapponesi, coreane, cinesi ed ancora statunitensi sul Pacifico. Si tratta soltanto di progetti per ora: il potenziale energetico presente potrà trasformarsi in flusso commerciale solo grazie a partnership con le corporation occidentali e dei Paesi emergenti. Ai Russi manca il know-how; ma sopratutto è la convenienza economica di tali flussi ad essere dubbia, come si vedrà nel capitolo successivo.

Page 52: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

52

I° Target: Europa Questo è il grande sogno di Putin. A suo sostegno accorrerebbe la meteorologia: il progressivo scioglimento del permafrost (ghiaccio perenne) causato dal riscaldamento terrestre faciliterà lo sfruttamento delle riserve, e renderà navigabili rotte artiche ora difficilmente praticabili per le navi metaniere. Questo per domani. Ma intanto oggi gli enormi costi (a causa delle attuali sfavorevoli condizioni climatiche e geografiche) rallentano lo sviluppo dei giacimenti siberiani. Inoltre, sorgono sempre più dissidi con i partner occidentali per il controllo dei pozzi: vedi per esempio la diatriba con Shell, operatore del consorzio per lo sfruttamento del giacimento di Sakhalin. Così prima tappa del progetto di Vladimir Vladimirovich è l’Europa, dove Mosca ha stabilito stretti e collaudati legami con alcuni governi (Germania, in primis) e compagnie energetiche per organizzare una grande rete di sicurezza e business. La “Sicurezza energetica” è oggi il servizio più importante che Mosca può e vuole vendere all’Europa; è stato il tema centrale dell’agenda della presidenza russa del G8 nel 2006. E lo sarà anche negli anni a venire. Però c’è un ostacolo, la cosiddetta “nuova Europa” di Rumsfeld: tutta la “Nuova frontiera orientale” della UE e della NATO, dai Paesi Baltici a Polonia, Ucraina fino alla Georgia, è percepita a Mosca come ostile: Nato dell’Est, un nuovo cordone sanitario anti-Russia. Con l’ingresso nella UE di Romania e Bulgaria nel 2007, si estenderà fino al Mar Nero e si compierà la saldatura con il M. Baltico. Sempre più ad est, sempre più vicino ai confini russi. Tutto questo desta molta preoccupazione a Mosca, ma l’intelligenza di Putin sta nell’aver capito (come Lenin) che non è il territorio ad essere importante: si può rinunciare a pezzi di esso, temporaneamente. L’essenziale è mantenere il controllo dell’hard core, ovvero unità e centralizzazione dello Stato, coerenza geo-politica. Poi, quando arriveranno stagioni migliori si recupererà anche il territorio. Oggi ciò che conta per Mosca è rafforzarsi, durare. Tuttavia si pone per Putin/Gazprom un problema immediato: la rivoluzione arancione a Kiev consegna ai nemici della Russia la disponibilità immediata del territorio ucraino per gas-pipeline alternative a quelle russe, che potrebbero portare i flussi di idrocarburi (non solo gas ma anche petrolio) dall’Asia centrale dove il vincitore della competizione globale tra le compagnie occidentali è oggi la Chevron Texaco.

Page 53: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

53

Così potrebbe materializzarsi l’incubo (per Mosca) del corridoio Caspio - Azerbajan - Georgia-Mar Nero - Odessa (già esiste l’oleodotto Odessa – Brody con possibile estensione fino a Danzica, Mar Baltico) per portare il gas centroasiatico direttamente alla “Nuova Europa”, bypassando la Russia; in prospettiva fino al terminale di Danzica (Mar Baltico, Polonia), dove è possibile liquefare e mandare il gas via mare agli USA; oppure da Brody avviarlo alla commercializzazione regionale via Ucraina e Polonia. Si tratta di una Minaccia reale per Mosca: già da tempo compagnie occidentali che operano nel Caspio azero e kazako hanno costruito postazioni sulla costa del Mar Nero per favorire i futuri flussi di idrocarburi centro-asiatici verso occidente. Inoltre l’ingresso nella UE di Romania e Bulgaria rende attuali progetti di corridoi per portare il gas azero e turkmeno in Europa via Caspio – Caucaso – Turchia – Europa sud-orientale (per esempio il progetto Nabucco), sempre escludendo Mosca. Infine è operativo l’oleodotto BTC (Baku-Tbilisi-Ceyhan), che per ora trasporta solo petrolio azero fino alle coste del mediterraneo orientale, bypassando i Dardanelli e la Russia. In un non lontano domani però si potrebbe avere una pipeline sottomarina caspica in grado di portare anche il greggio kazako di Tengiz, Karatchaganak, Kashagan (operatore ENI), sottraendolo alla servitù delle pipeline russe. Spesso gli analisti della regione sostengono che BTC si rivelerà un fattore di stabilità nel Caucaso, in quanto porterebbe pace e sviluppo economico. Tale previsione è discutibile per le seguenti ragioni: Georgia ed Azerbaigian percepiranno delle cospicue oil royalties per il passaggio dell’oleodotto sul loro territorio, ma nulla garantisce che tali entrate saranno utilizzate per la crescita economica dei Paesi e che verranno ridistribuite alla base della piramide sociale. Più probabilmente, le elite georgiane ed azere, animate da uno spirito di revanche verso Russia ed Armenia rispettivamente, utilizzeranno le nuove risorse finanziarie per aumentare le loro spese militari. Ciò a breve-medio termine potrebbe portare ad un riaccendersi dei conflitti semi-congelati della regione, come quello per il Nagorno-Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian; e quelli per l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, regioni separatiste della Georgia, la cui leadership si sta dimostrando attualmente molto nazionalista e poco realista. Ruolo per l’interno: concentrazione mass media e propaganda pro-Cremlino

Page 54: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

54

Si rimanda per la trattazione di questo tema al cap. V.

Page 55: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

55

Capitolo III Impraticabilità economica della via asiatica per Mosca Alla fine del capitolo precedente abbiamo descritto il grande sogno geo-politico-energetico di Putin. Nel presente capitolo si esaminerà come tale ambizioso progetto di fare della Russia un supplier globale di energia si scontri con la dura realtà dell’impraticabilità della via asiatica per Mosca, in particolare riguardo a Cina ed India (ma con esclusione del Giappone), almeno nel breve-medio periodo. L’Europa rimane oggi la destinazione naturale degli idrocarburi russi, e lo sarà ancora a lungo, volenti o nolenti. Vedremo come questo discorso si collega a quello della vera e propria rivoluzione copernicana in politica estera concepita da Vladimir Vladimirovich e messa pazientemente in opera da quando è al potere: orientare le relazioni internazionali della Russia verso occidente in maniera ferma e costante, in senso euro-atlantico. La via asiatica per gli idrocarburi russi? Spesso a Mosca si guarda all’Asia, in particolare alla Cina, ma anche all’India ed ai Paesi del sud est asiatico, come futuro sbocco delle esportazioni di idrocarburi russi. Ciò ha spesso un carattere di revanche: in pratica i neo-conservatori russi ed alcuni circoli moscoviti nazionalisti, delusi dall’atteggiamento (secondo loro) ostile dell’Europa, spingono per ri-orientare i flussi energetici russi da Ovest ad Est, il che sarebbe accompagnato da un capovolgimento di tutta la geo-politica di Mosca verso oriente. Insomma lasciare l’Europa per andare in Asia. Questa posizione, condivisa da alcuni economisti, sarebbe supportata dall’impetuosa crescita delle economie asiatiche e dalla loro presunta sete di idrocarburi russi. In realtà dietro queste affermazioni c’è una buona dose di ignoranza della situazione reale, o di bluff. Innanzitutto, pur volendo, Mosca non sarebbe in grado oggi di ri-posizionare velocemente i suoi flussi energetici dall’Europa verso l’Asia, semplicemente perché tutta la sua rete esistente di pipeline è costruita per l’esportazione verso occidente; ricordiamo che la quota delle esportazioni russe di energia verso l’Europa ammonta oggi al 90% del totale. Per ri-orientare tale percentuale di esportazioni verso l’Asia occorrerebbero molti soldi, investimenti, tecnologia (che spesso la Russia non ha), e soprattutto tanto tempo: nel migliore dei casi almeno dieci anni. Ma, e questa è la vera domanda, ne varrebbe la pena?

Page 56: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

56

Prima di approfondire la questione vale la pena notare che l’attuale direzione dei flussi russi verso l’Europa non corrisponde ad una posizione ideologica (le sue origini affondano spesso nella guerra fredda, dunque si tratta di rifornimenti a Paesi nemici, o almeno neutrali), bensì ad una semplice ragione: la prossimità geografica tra Russia ed Europa, che rende naturale, in un certo senso, l’attuale direzione dei flussi verso occidente. Mentre le regioni sviluppate della Cina sul Pacifico, il Giappone, il subcontinente indiano, i Peasi del sud-est asiatico distano migliaia di chilometri da Mosca (vero centro della Russia), e sono divisi da essa da imponenti ostacoli naturali: terra (Siberia, catene montuose tra le più alte al mondo per l’India) e mare aperto. Per non parlare delle differenze culturali tra questi popoli ed i Russi, più vicini come civiltà a quella europea. Qualcuno potrebbe rispondere che pecunia non olet, e tutti questi problemi possono essere agilmente superati se c’è il ritorno economico all’impresa. Ma questo ci sarebbe davvero? Prendiamo i due case-study più rilevanti – Cina ed India ed analizziamoli più approfonditamente. Cina A prima vista c’è molto spazio per una collaborazione su larga scala tra Russia e Cina. Mosca è un grande esportatore di idrocarburi mentre la Cina è la più importante economia emergente, sempre più assetata di energia. Nel 2010 le importazioni nette d’energia di Pechino potrebbero raggiungere i 180-200 milioni di tonnellate di petrolio ed i 20-25 miliardi di metri cubi di gas naturale. Particolarmente impressionanti le statistiche del 2004, quando la domanda di petrolio da parte della Cina crebbe del 15,8 %, quella di gas del 19% e quella di carbone del 14,6 %. Così molti sono giunti alla conclusione che questi trend continueranno all’infinito e che la Cina ha un potenziale virtualmente illimitato come importatore d’energia; ne consegue, sempre secondo costoro, che Mosca dovrebbe approfittarne, ri-orientando i suoi flussi energetici verso oriente. Il fatto è che a volte le proiezioni lineari sono stupide e le cose sono più complicate di come appaiono ad un’analisi superficiale. Innanzitutto viene da chiedersi: se esiste una tale potenzialità per le esportazioni russe di energia verso la Cina, perché non è stata ancora realizzata? Infatti, malgrado la sua vicinanza geografica alla Russia, oggi l’Impero di mezzo importa la maggior parte del suo petrolio (oltre l’80%) da Medio Oriente, Sud Est asiatico ed Africa occidentale. Le importazioni cinesi di energia dalla Russia sono insignificanti: da Mosca arrivano circa 15

Page 57: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

57

milioni di tonnellate di greggio e derivati del petrolio ogni anno, il che corrisponde a meno del 5 % del totale delle esportazioni russe. Ancora peggio per quanto concerne il gas naturale e l’elettricità: praticamente le importazioni cinesi dalla Russia equivalgono a quasi zero. Perché? Una risposta potrebbe essere che la Russia ha perso il treno negli anni ’90 quando non ha capito che era l’alba del rapido sviluppo economico delle tigri asiatiche e della Cina in particolare. Ma non è ancora sufficiente. In realtà ci sono alcuni problemi strutturali che impediscono, anche per il futuro, una santa alleanza per l’energia tra Mosca e Pechino. I problemi strutturali Primo problema, le stime precedenti sulla crescita della domanda di petrolio della Cina non devono trarre in inganno: si tratta di un fenomeno contingente causato dalle attuali insufficienze della produzione di energia elettrica insieme all’uso massiccio di generatori diesel. Ma tale problema sarà risolto in tempi relativamente brevi grazie alla costruzione su larga scala di centrali a gas, carbone e nucleare sul suolo cinese. Infatti, e questo è il secondo punto, la Cina ha deciso di dare priorità allo sviluppo del suo proprio potenziale energetico, ed oggi il suo solo deficit serio di energia riguarda il petrolio, da cui è altamente dipendente; così non stupisce che l’unico accordo energetico importante tra Mosca e Pechino, recentemente siglato, prevede che le esportazioni di petrolio russo raddoppieranno per il 2010, arrivando a 30 milioni di tonnellate all’anno. Ma è pur sempre una goccia nel mare di energia destinata all’Europa, se si pensa che nel 2005 il volume sommato di petrolio e gas russi per il mercato europeo ammontava alla cifra record di 400 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ovvero 1/3 del consumo combinato di gas e petrolio nella UE-25. E ciò senza considerare che la domanda europea di energia è destinata a crescere impetuosamente nei prossimi anni. Per il gas e l’elettricità il discorso è del tutto diverso. Uno dei principi essenziali della dottrina di politica energetica del Partito comunista cinese è basarsi sulle risorse nazionali per ragioni di sicurezza. Un’importante conseguenza è che la Cina pone grande enfasi e concentra i suoi sforzi nello sviluppo dei suoi giacimenti di gas, costi quel che costi. Per esempio, Pechino ha appena concluso la costruzione di un gasdotto di 4000 km denominato OVEST-EST dai campi di Tarim e Changqing nella Provincia dello Xinjiang, dove le riserve provate di gas ammontano a 700 miliardi di metri cubi, verso le regioni orientali

Page 58: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

58

affamate di energia. Nello stesso tempo, la Cina si è rifiutata di firmare un contratto con la Russia per l’importazione di gas dai giacimenti di Kovykta nella regione di Irkutsk, argomentando, tra l’altro, che le riserve locali di gas sono insufficienti; mentre in verità le riserve provate di gas di Kovykta ammontano a 1,2 trilioni di metri cubi. Per quanto riguarda l’elettricità, la Cina ha notevoli riserve di carbone (possiede il 12,6 per cento delle riserve mondiali ed è tuttora un esportatore netto di carbone) ed un alto potenziale idroelettrico che le permetteranno di sviluppare abbastanza energia elettrica senza dipendere dalle importazioni di gas, almeno nel medio periodo. Una delle tradizionali dispute tra Cina e Russia che ha frenato storicamente le importazioni di gas ed energia elettrica è quella sui prezzi. Riprendendo l’esempio del campo di Kovykta, un progetto chiave che avrebbe potuto diventare un canale importante di flusso dalla Russia alla Cina, è stato praticamente congelato a causa del disaccordo sui prezzi. I Cinesi hanno a lungo insistito per un prezzo non superiore a 30-35 $ per 1000 metri cubi di gas consegnato al confine russo-cinese, mentre la soglia di convenienza economica da parte russa per il campo di Kovykta oscilla all’interno di un range di 75-120 per 1000 metri cubi di gas. La Cina ha risposto che sarebbe irragionevole di comprare gas ad un prezzo superiore ai 40 $: a queste condizioni le conviene utilizzare il suo carbone nazionale come combustibile per le centrali elettriche. Difficile darle torto. Nel luglio del 2002 il governo russo ha emanato un decreto che ha conferito a Gazprom pieni poteri al fine di coordinare le negoziazioni con le controparti circa le esportazioni di gas russo verso l’Asia orientale. Da allora sono passati quattro anni, ma non è stata ancora risolta la disputa sui prezzi. Gazprom ha proposto vari progetti per realizzare l’esportazione di gas alla Cina – flussi dal campo di Chayanda nella Yakutia oppure la costruzione di una bypass pipeline attraverso le due Coree – ma tutti si sono dimostrati irrealizzabili. Per quanto riguarda poi gli accordi sulle forniture di gas ed elettricità firmati in pompa magna nel marzo 2006 da Putin e Hu Jintao, essi sono nulla più che buone intenzioni sulle supposte quantità di forniture. Ma nulla dicono a proposito dei prezzi previsti, che rimangono il principale problema allo sviluppo della collaborazione russo-cinese nel campo energetico. Anche nel settore della generazione di elettricità la Cina dà priorità allo sviluppo della sua capacità nazionale. Per il 2010 la capacità aggregata delle centrali elettriche cinesi è destinata a raggiungere il livello di 660 milioni di KW. Per il 2025 saranno operative altre centrali a combustile fossile per un’addizionale capacità di 171 GW. Così è prevedibile che la domanda cinese di energia elettrica dalla Russia diminuirà sensibilmente

Page 59: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

59

nel futuro. Già oggi, vi sono molti problemi nella collaborazione, sempre a causa delle dispute sui prezzi. Last but not least, la geografia pesa. Malgrado Cina e Russia abbiano una frontiera comune esiste una grande distanza tra molti dei super-giant russi e le regioni industrializzate ed affamate di energia della Cina, situate sulla costa del Pacifico. Ciò comporta che i costi infrastrutturali per realizzare concretamente i presunti grandi flussi energetici dalla Russia via pipeline o linee elettriche sono molto alti. E ciò ci riporta al discorso di cui sopra sulle dispute sui prezzi tra Pechino e Mosca. Inoltre la crescita del fabbisogno di gas di tali regioni cinesi economicamente sviluppate sarà probabilmente soddisfatta attraverso la costruzione di rigassificatori per il gas naturale liquefatto (LNG) trasportato via mare. E questo gas non arriverà dalla Russia perché l’unico progetto russo di LNG concreto nell’area è Sakhalin-2, il cui gas è già destinato per i prossimi 20-25 anni a Giappone, USA e Corea. E, come si sa, è difficile e molto costoso rompere un take or pay agreement, ossia un contratto a lunga durata. Vi sono, certo, molti altri progetti di LNG e super metaniere dalla Russia a tutto il mondo, ma per ora sono solo sogni geopolitici. Così da qualunque lato si giri la scatola cinese, riesce difficile immaginare in un futuro vicino e ragionevolmente prevedibile un massiccio ri-orientamento dei flussi energetici russi verso l’Impero di mezzo. Se ci fossero ancora dubbi sulla scarsa appetibilità per la Russia del mercato cinese rispetto all’Europa, basti dire che oggi i prezzi di consegna del gas russo per la Cina sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli per l’Ucraina prima del 2005, ossia persino prima della ri-negoziazione dei contratti tra Kiev e Mosca a seguito alla crisi del gas di cui si è parlato diffusamente nel primo capitolo. Né le prime esperienze di collaborazione finora tentate inducono all’ottimismo la parte russa: per esempio, la partecipazione di Gazprom nella realizzazione del già citato gasdotto OVEST-EST è stata un fallimento, e la compagnia russa ha perso il contratto. India La situazione con l’India è persino più complicata. La dipendenza del Paese dalle risorse energetiche è pure alta e continuerà a crescere . L’India produce poco petrolio (circa 40 milioni di tonnellate all’anno) e la sua produzione è destinata a scendere ulteriormente, mentre la domanda aumenterà in maniera rapida, costringendo l’India ad importare

Page 60: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

60

circa 200 milioni di tonnellate all’anno entro il 2020, e 250 milioni di tonnellate all’anno per il 2030. Oggi Delhi importa oltre 80 milioni di tonnellate all’anno, di cui il 70% proviene dal Medio Oriente; il resto viene dall’Africa e dall’Asia sud-orientale. Per quanto riguarda il gas naturale, è prevedibile che la produzione indiana, la quale attualmente corrisponde a circa 30 miliardi di metri cubi all’anno, sia destinata a crescere molto in futuro attraverso lo sviluppo dei giacimenti nazionali fino a 50 miliardi di metri cubi entro il 2020, e fino a 66 miliardi entro il 2030. Ma questo non basterà per coprire la crescita della domanda interna di gas per cui le importazioni nette sono destinate a crescere da quasi zero a 28 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2020 e 44 miliardi entri il 2030. Il gas naturale sarà importato soprattutto sotto forma liquefatta: l’India ha approvato un programma per la costruzione di 12 nuovi terminali per la rigassificazione di LNG (gas naturale liquefatto), nei quali non è coinvolta nessuna compagnia russa. Ciò detto, è assai improbabile che l’interscambio energetico tra Russia ed India sia destinato a svilupparsi per una serie di ragioni oggettive. Innanzitutto, gli impedimenti strutturali: il trasporto di petrolio e gas naturale attraverso nuove pipeline continentali sarà irrealizzabile a causa delle limitazioni fisiche e politiche, in una parola geo-politiche. Riguardo le prime, occorre ricordare che India e Russia sono separate dalle catene montuose più alte del pianeta; circa le seconde, le pipeline in oggetto dovrebbero attraversare regioni ben note per la loro instabilità - per esempio Afghanistan e Pakistan. Instabilità che è anche fisica, dato che entrambi i Paesi sono a grave rischio sismico. L’alternativa sarebbe di trasportare il petrolio russo via mare verso l’India; ma ciò sarebbe economicamente stupido, considerando la struttura esistente dei terminali russi (orientati verso occidente ed assai lontani dall’India rispetto al Medio oriente) ed i conseguenti vantaggi competitivi dell’export verso l’Europa. Questi problemi potrebbero essere forse risolti allestendo una flotta di super-petroliere con una capacità di trasporto di oltre 200mila tonnellate; ma i terminali russi non sono attrezzati per navi di tale stazza, che comunque avrebbero seri problemi a superare gli Stretti turchi, già ampiamente congestionati, in entrata ed in uscita dal porto di Novorossiisk , uno dei più importanti terminali russi. Se poi si pensasse di trasportare LNG via mare all’India, occorre ricordare la mancanza di capacità da parte russa di produrre abbastanza gas liquefatto per l’esportazione: gli unici nuovi progetti - Sakhalin–2 e Štokman - sono già orientati verso altri mercati, più redditizi di quello indiano. Per tali ragioni l’India è uno dei mercati più difficili per gli idrocarburi russi. È difficile immaginare un imprenditore sensato che, date le

Page 61: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

61

crescenti opportunità di vendere gas e petrolio all’Europa a caro prezzo, decidesse di rischiare attraversando via mare gli Stretti Turchi, Suez e Bab el Mandeb con ottime probabilità di perdere molti soldi a causa dei ritardi dei tanker dovuti alla congestione del traffico in questi colli di bottiglia. Ed anche se Mosca decidesse di espandere le esportazioni con grandi investimenti per costruire terminali nei suoi porti nell’estremo oriente russo, è assai logico ritenere che gli idrocarburi sarebbero destinati a Giappone, la costa occidentale degli USa, Cina e Corea, a causa dei problemi connessi con il traffico dello stretto di Malacca. Infine, anche l’India, come la Cina, sta dando la priorità allo sviluppo delle sue riserve energetiche nazionali. In particolare il carbone, di cui Delhi possiede il 10 % delle riserve mondiali, in India è una risorsa chiave per la produzione di energia elettrica (81 % rispetto al 7 % ricavato dal gas ed il 4 % dal petrolio). Basandosi sui presenti livelli di produzione, l’India ha sufficiente carbone per i prossimi 220 anni. In base alle statistiche, Delhi potrebbe alzare la produzione domestica di carbone da 364 miliardi di tonnellate all’anno nel 2002, a 705 entro il 2030, il che permetterebbe di coprire interamente la domanda interna. In sintesi il sistema di consegna degli idrocarburi russi è basato sul tubo e per ragioni di prossimità fisica, convenienza economica e vicende storiche è già rigidamente orientato verso l’Europa. Certo, è sempre possibile ri-orientarlo verso l’Asia magari costruendo un bel gasdotto attraverso il Pamir e l’Hindu Kush, ma che senso avrebbe? La rivoluzione copernicana di Putin in politica estera Alcuni neo-conservatori russi, intossicati dall’attuale forte flusso di petrodollari ed ossessionati dall’idea di allontanare la Russia dall’Europa, criticano questo approccio di tipo economico ed affermano che la scelta della via asiatica per la Russia è soprattutto una scelta ideologica, secondo loro di civiltà, e dunque prescinde da mere considerazioni di interesse economico. Ci si potrebbe limitare a sottolineare la debolezza (o malafede) intellettuale di tali signori che sono gli stessi che spesso usano l’argomento economico nel tentativo di dimostrare che l’Asia sia la destinazione naturale per la Russia; così facendo mescolano i due piani, quello ideologico e quello scientifico. Per lo meno, dunque, le loro idee sono molto confuse. Invece a livello strategico appare assai chiara la dottrina del Presidente Putin. Infatti questi ha concepito ed operato ormai da tempo una rivoluzione copernicana della politica estera russa. Si tratta di una chiara sterzata geopolitica verso occidente, in senso euro-atlantico e, malgrado alcune incomprensioni, Putin non è disposto a tornare indietro. Il che

Page 62: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

62

taglia la testa al toro, almeno finché Vladimir Vladimirovich comanda. Il presidente russo è convinto, come il suo predecessore Pietro il Grande, che in Europa - ed in senso più lato in occidente - risieda il futuro della Russia. Non dunque in Asia come pensano i seguaci della (falsa) teoria geopolitica dell’Eurasismo, recentemente tornata di moda a Mosca grazie allo studioso russo Aleksandr Dugin. Il mito dell’EurAsia “L’Eurasismo rappresenta una radicale revisione della storia politica, ideologica, etnica e religiosa del genere umano”. Questo, secondo Dugin, il succo della teoria geopolitica di cui egli è uno dei massimi rappresentanti odierni. Essa nasce agli albori del secolo scorso per mano di alcuni esponenti della diaspora russa come, tra gli altri: Trubeckoj, Savickij, Alekseev, Bromberg, Hara-Davan. Oggi l’Eurasismo è di nuovo in auge, dopo la parentesi della guerra fredda e del mondo bipolare. La dottrina in questione rivendica ed auspica la reazione delle culture non anglosassoni, ed in particolare della civiltà russo-asiatica, contro la supremazia americana. Il tutto condito con teorie neocolonialiste e prudori terzomondisti. Il punto di partenza è il presunto tentativo degli Stati Uniti di voler imporre alle altre civiltà il proprio modello in maniera surrettizia attraverso la globalizzazione. Secondo gli eurasisti si tratta di un complotto che, sebbene avanzato, può essere fermato e sconfitto. Non dagli Stati nazionali, ormai troppo gracili per combattere nell’arena globalizzata, ma attraverso una radicale trasformazione degli equilibri e delle alleanze mondiali. Ossia tramite la creazione di grandi gruppi di Stati a livello continentale (zone meridiane), federati ma non subordinati gli uni agli altri. I teorici dell’Eurasismo ne individuano quattro: la zona atlantica, formata dalle due Americhe e dall’Oceania, controllata da Washington; la zona eurafricana, imperniata sull’Unione Europea; la zona pacifica e quella russo - asiatica. Ognuna di tali zone bilancia le altre e le ultime tre insieme bilanciano quella atlantica. Ciascuna zona meridiana si compone a sua volta di sottosistemi regionali – i “grandi spazi” – comprendenti Stati ed organizzazioni internazionali tra loro culturalmente vicini. Da notare che la denominazione della teoria potrebbe trarre in inganno gli osservatori superficiali: la Russia, secondo gli eurasisti, è chiaramente orientata verso l’Asia, e non verso l’Europa. Infatti l’arco di volta di tutto il sistema è l’egemonia russo-asiatica sul mondo, che sarà

Page 63: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

63

assicurata, secondo i seguaci dell’Eurasismo, dall’asse Mosca-Teheran. Tale asse sarà in grado di garantire il successo dell’ambizioso progetto in virtù della caratteristica peculiare dei due Stati/civiltà: sia la Russia che l’Iran sono autosufficienti dal punto di vista energetico e pertanto dispongono di una potenza economica, militare e geo-politica tale da poter diventare insieme il motore del processo di aggregazione dell’intera zona russo asiatica. E qui vediamo come il discorso sull’Eurasia, che sembrava così lontano dal presente lavoro, si innesti nel nostro discorso sulla sicurezza energetica tra Europa e Russia. Se domani a Mosca tali teorie, una volta tramontata la stella filo-occidentale di Putin, dovessero trasformarsi in fattiva politica estera, magari ad opera di un leader autoritario nazionalista imbevuto d’eurasismo, quel giorno l’Europa dovrà davvero preoccuparsi della sua sicurezza energetica; le piccole dispute economiche e contrattuali di oggi saranno solo un nostalgico ricordo dei bei tempi andati quando i Paesi europei potevano avere tutto il gas che volevano ed a prezzi tutto sommato contenuti dalla gran madre Russia.

Page 64: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

64

Page 65: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

65

Capitolo IV Scenari In questo capitolo si analizzeranno i trend futuri nelle relazioni energetiche tra UE e Federazione Russa, e le incognite maggiori: il presunto rischio dell’Asse Gazprom-Sonatrach, visto da alcuni come nuova Opec del Gas; soprattutto il rischio reale dell’incapacità della Russia di coprire la forte crescita futura della domanda europea di energia e le serie conseguenze per la UE e l’Italia in particolare. A questo punto sarà necessario fermarsi a riflettere su quale sia l’interesse nazionale dal punto di vista energetico e quali siano le strade migliori per perseguirlo: oltre alla mai abbastanza ripetuta urgente necessità di una diversificazione delle fonti (ovvero allargare il numero dei nostri Paesi fornitori), sicuramente è necessario venire a patti con la Russia, fare un accordo paritario di partnership strategica, sul modello di quello che sta realizzando con successo la Germania: tecnologia ed apertura del proprio mercato in cambio di gas. Trend futuri nelle relazioni energetiche tra UE e Russia

“Sembra quasi un paradosso – scrive Sergio A. Rossi, esperto del Sole 24 Ore - che la Russia odierna, ovvero la seconda grande economia mondiale emergente per tasso di crescita media del Pil, tra il 5 e il 6% negli ultimi cinque anni (solo la Cina ha fatto meglio), debba preoccuparsi seriamente per il futuro della propria industria energetica, proprio quando petrolio e gas hanno costituito la chiave dei suoi successi produttivi. Ma le cifre parlano da sole: secondo il Ministero dell’Industria e dell’Energia (Agenzia Interfax del 10 gennaio 2006), nel 2005 la produzione russa di gas naturale è aumentata di appena l’1%, a 640,6 miliardi di metri cubi, e quella di petrolio del 2,4%, a 470,2 milioni di tonnellate, quando negli anni 2002-2003 quest’ultima aveva raggiunto tassi di crescita tra il 7 e oltre il 9%”.2

Che conseguenze avrà tutto ciò sulla sicurezza energetica europea, in particolare per quanto riguarda il gas naturale? Secondo lo scenario ottimistico del “Russian Energy Strategy to 2020” (approvato dal Governo Russo nell’agosto 20033), le esportazioni di gas russo verso

2 Rossi Sergio A., L’arma spuntata di Putin, op. cit. 3 Cfr.. WWW.mte.gov.ru

Page 66: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

66

l’Europa in senso lato4 cresceranno di soli 30-50 miliardi di metri cubi all’anno nel periodo preso in considerazione. Queste proiezioni sono, lo ribadiamo, molto (forse troppo) fiduciose perché si basano sul pieno sviluppo di almeno uno dei giant field nell’estremo Nord russo, Penisola di Yamal o Mare di Barents. In realtà dare per scontato tali risultati in un così breve lasso di tempo è quanto meno azzardato, considerando le grandi difficoltà climatico-ambientali dei campi in oggetto ed il ritardo russo negli investimenti tecnologici necessari. Tuttavia, pur volendosi attenere a questo scenario ottimista, sorgeranno lo stesso problemi per l’Europa, che nel frattempo vedrà il suo fabbisogno di gas crescere circa 10 volte tanto. Secondo tali proiezioni, la quota russa delle importazioni di gas europee è destinata a cadere dai 2/3 /di inizio secolo a solo 1/3 nel 2020.5 Recentemente Gazprom, resasi conto delle apprensioni suscitate in Europa, ha cercato di correggere il tiro, dichiarando che le stime contenute nel “Russian Energy Strategy to 2020” sono troppo pessimistiche, e ne ha prodotte altre più generose riguardo alla capacità produttiva e di esportazione da parte della Russia. Ciononostante il problema per l’Europa rimane, dato che secondo le nuove stime la quota russa di esportazione verso l’Europa in senso lato è destinata a contrarsi fino al 40-50%. Ciò significa che il gas russo diventerà irrilevante per noi? Niente affatto: qualunque scenario si avvererà, la Russia è destinata a rimanere il maggior fornitore individuale per l’Europa anche negli anni a venire Le implicazioni per la sicurezza energetica europea si riassumono in una semplice parola: diversificazione (almeno in linea teorica e per un non immediato futuro). Occorre trovare nuove fonti per il nostro gas di domani e favorire l’integrazione dei fornitori nel mercato comune europeo. Tra le aree più interessanti da esplorare sicuramente il MO (in particolare Iran e Qatar) non solo per il loro enorme potenziale energetico, ma anche per la loro relativa vicinanza. Da non dimenticare che l’Iran, il quale possiede il 15% delle riserve mondiali provate di gas, è geograficamente più prossimo all’Europa rispetto ai campi siberiani; inoltre in futuro Teheran potrebbe avere una frontiera comune con noi, se la Turchia venisse integrata nella UE (il che non è affatto scontato. Altre aree interessanti sono: il sud est asiatico, l’Indonesia, Brunei ed i Caraibi; ma nessuna di queste per convenienza economica è paragonabile ad una regione che si trova alle porte di casa nostra, ossia il

4 Si intende qui per Europa: EU-25, Turchia, ed i candidati dell’Europa sud-orientale all’ingresso nella UE. 5 Cfr. Gotz R., The Russian Energy Strategy and European energy supply, German Institute for International and Security Affairs (SWP), March ’04.

Page 67: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

67

nord Africa, dove spicca come produttore l’Algeria, il maggior fornitore dell’Italia.

Scenario - Rischio 1: l’Asse Gazprom-Sonatrach, futura Opec del gas? Nel 2005 circa l’85% delle importazioni di gas in Europa provenivano da due uniche fonti: Russia e Algeria6. Questo dato, sostanzialmente invariato oggi, ed una recente partnership siglata tra Algeri e Mosca hanno creato forti allarmi in Europa. All’inizio di agosto 2006 a Mosca Gazprom e Sonatrach (Compagnia di Stato algerina) firmano un’intesa sul gas i cui memorandum prevedono la possibilità di scambi azionari e progetti congiunti nei settori dell’esplorazione e dell’estrazione, la creazione di joint-venture, la partecipazione comune ad aste per l’esplorazione / estrazione di metano e petrolio, lo scambio d’informazioni su progetti che comprendono anche la liquefazione del gas naturale per rifornire i mercati più lontani. Così nasce in Europa e soprattutto in Italia il timore che l’Asse Gazprom-Sonatrach possa materializzare una OPEC del gas, un grande cartello del gas Mosca-Algeri in grado di dettare le sue condizioni all’Europa. Ma tale rischio esiste davvero? Recentemente, a margine della firma di un importante accordo per il Gasdotto Galsi di cui si parlerà a breve, il presidente algerino Bouteflikà ha voluto rassicurare Prodi: “Sono tutte speculazioni prive di fondamento. Non è una nuova Opec del gas. Si tratta soltanto di un accordo per la cooperazione tecnica”.7 “Chi parla di Opec del Gas lo fa a sproposito – afferma Davide Tabarelli, economista e studioso di questioni energetiche – Il mercato del petrolio è completamente diverso da quello del gas e comunque le forniture all’Italia sono regolate da contratti a lunga scadenza che non possono essere violati senza intaccare la reputazione internazionale dell’azienda. Non dimentichiamo poi che l’Algeria, nostro principale fornitore, ha mantenuto constante l’erogazione di gas anche negli anni della guerra civile che dilaniava il Paese”.8 Ma allora perché questa santa alleanza tra Russia ed Algeria? Una spiegazione originale e realistica viene da Franco Bernabè, ex-amministratore delegato dell’Eni ed ora vicepresidente europeo, responsabile per oil and gas della Banca Rothschild: “Diversamente da

6 Cfr. International Energy Agency, BP Statistical Review of World Energy 2005. 7 Cfr. Corriere della Sera, 17 novembre 2006. 8 Cfr. intervista al Sole 24 Ore, 6 agosto 2006.

Page 68: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

68

quel che si crede non penso che il recente accordo tra Gazprom e Sonatrach prefiguri una sorta di Opec del gas, e cioè un cartello dei produttori per strangolare l’Europa sui prezzi, ma ritengo che sia piuttosto un campanello d’allarme sulle crescenti difficoltà, soprattutto russe, di far fronte agli impegni di fornire tutto il gas che per contratto Mosca deve garantire agli acquirenti europei, Italia compresa”. Da dove deriva tale convinzione? “…a differenza di quanto avvenne in passato per il petrolio, nel gas non c’è eccesso di offerta ma semmai il contrario, soprattutto a causa degli enormi ritardi negli investimenti di Gazprom che non è in grado attualmente di fronteggiare il declino strutturale dei suoi giacimenti; ritardi che mettono in pericolo il rispetto dei contratti su cui si è basata l’enorme espansione commerciale della stessa Gazprom. Infatti l’intesa tra Russi ed Algerini ha un carattere principalmente tecnico ed è volta ad ottimizzare il sistema dell’offerta ed il bilanciamento dell’immissioni di gas nella rete”. Ma allora l’alleanza tra Gazprom e Sonatrach non dovrebbe preoccupare l’Europa? “È giusto preoccuparsi, ma non per gli effetti sui prezzi ma semmai per i problemi che l’alleanza segnala relativamente alla capacità dei Russi di far fronte agli impegni presi sulle forniture. Se Russi ed Algerini non riuscissero a risolvere i problemi tecnici che hanno di fronte, i primi a farne le spese saremo noi Europei, specialmente se il prossimo inverno russo dovesse essere ancora una volta molto rigido, ed il fatto che Gazprom e Sonatrach abbiano accelerato gli accordi testimonia che la situazione era ed è a rischio”.9 Così torniamo al punto di partenza: il rischio che la Russia non sia in grado di coprire la crescita impetuosa del fabbisogno europeo di gas. Scenario - Rischio 2: incapacità della Russia di coprire la crescita della domanda europea La supposta incapacità della Russia di coprire la crescita della domanda europea sommata alla nostra mancata diversificazione delle fonti è destinata a creare gravi problemi in futuro alla UE, e soprattutto all’Italia. Si tratta di una supposizione credibile? Come scrive Rossi:“Una serie di fattori negativi minacciano o frenano l’ulteriore sviluppo dell’industria russa del gas e del petrolio, mentre quella del carbone sembra andar meglio, con una crescita di quasi il 6% nel 2005. Va sottolineato che le industrie del petrolio e del gas ed i loro derivati rivestono un’importanza strategica per l’economia russa, in quanto coprono insieme oltre il 25% del Pil e il 21,4% della produzione

9 Cfr. intervista al Sole 24 Ore, 8 agosto 2006

Page 69: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

69

industriale, apportando un introito complessivo annuo derivato dall’esportazione, che se era vicino ai 90 miliardi di dollari nel 2004, dovrebbe ben superare i 120 miliardi come risultato finale del 2005. In breve, l’industria energetica costituisce uno dei principali fattori di potenza della Russia odierna, come le armi nucleari e le alte tecnologie, soprattutto aerospaziali, nonché le esportazioni di armamenti”. Ma se l’industria energetica è così strategica per la Russia, perché si prevede l’incapacità della Russia di coprire la crescita della domanda europea in futuro? “Il graduale rallentamento dei ritmi di crescita del settore - spiega Rossi- deriva da vari fattori, tra i quali vi sono l’insufficienza dell’ammodernamento tecnologico-organizzativo, gli inadeguati investimenti per l’esplorazione e la trivellazione di nuovi pozzi petroliferi e giacimenti di gas, nonché l’insufficiente rete di oleodotti e gasdotti, soprattutto ai fini di aumentare in prospettiva le esportazioni, pur soddisfacendo la crescente domanda interna. Un ulteriore fattore di freno è stato causato dall’incertezza nei rapporti tra grandi società petrolifere e potere politico generata nel 2004 dal culmine dell’affare Yukos, con la svendita e nazionalizzazione di fatto della società, caricata di tasse arretrate in pratica pari alla sua capitalizzazione. Tale effetto negativo è comunque in via di superamento graduale”. Tuttavia bisogna anche notare che “la rete esistente di gasdotti ed oleodotti è ormai vicina o ha già superato in parte la durata di esercizio tecnicamente prevista, ed ha quindi una forte esigenza di essere rinnovata”.10 Ad aggravare i forti ritardi nella ricerca e sviluppo dei giacimenti e delle pipeline, concorrono le grandi difficoltà climatico - ambientali che caratterizzano i campi russi, in particolare quelli siberiani e dell’isola di Sakhalin. Non va dimenticato che molti di questi giacimenti si trovano sotto il permafrost, ossia il ghiaccio perenne, assai difficile da perforare. Tutto ciò pone un serio problema strategico per l’Europa e l’Italia, sopratutto in assenza di una diversificazione delle fonti, impossibile a breve termine. Ingenua ed illusoria è anche l’idea di risolvere i nostri problemi con la formula magica dei rigassificatori, che possono solo alleviare la nostra dipendenza energetica da pochi fornitori, ma di certo non eliminarla del tutto. Ciò infatti sarà impossibile se non si risolvono i seguenti problemi: prima di tutto bisogna sviluppare a monte gli impianti per la liquefazione del gas naturale, in modo da allargare il mercato mondiale del gas liquefatto, oggi di dimensioni abbastanza modeste. Poi occorre costruire

10 Rossi Sergio A., L’arma spuntata di Putin, op. cit.

Page 70: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

70

un sufficiente numero di metaniere in grado di trasportare una considerevole quantità di tale gas. E soprattutto fare gli accordi con i Paesi produttori. Ma questo non servirà a nulla se non verrà superato l’attuale pesante ritardo dell’Italia nello sviluppo dei suoi rigassificatori: non meri problemi tecnici, sempre risolvibili, ma assai più ingarbugliate polemiche politiche, specialmente tra centro / governo e periferia / comunità locali che non vogliono i rigassificatori nel loro “giardino di casa” per più o meno giustificati motivi di sicurezza e di ecologia. Considerando quanto detto, aggravato dall’antico ed insuperabile campanilismo vigente in Italia, ne deriva che sarà molto difficile risolvere i nostri problemi grazie ai rigassificatori in tempi ragionevoli. Dove sta l’interesse nazionale italiano? Ed allora quale strada rimane per l’Italia, nell’attesa di una seria diversificazione delle fonti, che però, inutile farsi illusioni, richiederà molto tempo e lavoro? Quella di fare accordi strategici con i nostri principali fornitori esistenti (Russia ed Algeria) al fine di consolidare, aumentare la nostra quota di gas e contemporaneamente aiutarli a soddisfare in tempi rapidi la crescita della nostra domanda. Insomma gas in cambio di tecnologia per sviluppare i campi e costruire le pipeline dei Russi e degli Algerini; tecnologia che l’Italia possiede, come ha dimostrato la partecipazione di ENI al successo del progetto Bluestram, il gasdotto sottomarino posato nel Mar Nero. Con l’Algeria le cose si stanno muovendo come testimonia la firma a metà novembre 2006 di un’intesa tra Roma ed Algeri che prevede cinque contratti con la Compagnia statale Sonatrach per l’aumento delle forniture di gas naturale il quale sarà trasportato dal futuro gasdotto sottomarino Galsi. Questo porterà il gas algerino dalla costa nordafricana via Sardegna (che finalmente sarà metanizzata) alla Toscana, per riconnettersi alla rete nazionale italiana. Il gasdotto, della lunghezza di quasi 1000 km sarà costruito a partire dal 2008 e completato entro il 2011; il metanodotto sarà posato per circa 300 km ad oltre 2500 metri sotto il livello del mare. La sua capacità sarà di 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno, di cui due miliardi gestiti direttamente da Sonatrach. I contratti firmati a novembre 2006 concernono soprattutto Edison ed Enel, con 2 miliardi di metri cubi di gas all’anno ciascuno. Il resto andrà alla Hera (un miliardo), alla Ascopiave (500 milioni) ed alla Worldenergy (500 milioni). Galsi, che assicurerà la fornitura di gas algerino per almeno 15 anni, si va ad aggiungere al già esistente metanodotto Transmed, costruito in

Page 71: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

71

cooperazione da Eni e Sonatrach, che porta il gas algerino in Italia via Tunisia. Transmed, operativo dal 1977, è in via di potenziamento: oggi ha una capacità di 24,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, ma dovrebbe arrivare a 31 miliardi entro il 2009. Cosa vuole Gazprom / Cremlino?Accesso al downstream europeo. Per una partnership strategica paritaria UE-Russia Ma tutto ciò non basterà con i Russi, perché quello che veramente essi vogliono è l’accesso al nostro downstream. Gazprom aspira ad entrare senza intermediari e solidamente nel business della distribuzione del gas in Europa; ovvero non restare un mero esportatore di materia prima, ma avere anche un ruolo attivo nell’economia energetica europea. Ciò significa che i Russi vogliono vendere direttamente all’acquirente finale, alle famiglie ed alle imprese nazionali europee. Se si concedesse ciò a Mosca, in cambio l’Europa avrebbe maggiori quantità di gas “sicuro” per lungo tempo; soprattutto i paesi UE avrebbero la possibilità di partecipare direttamente all’upstream ossia all’estrazione degli idrocarburi russi ed alla loro commercializzazione. Per ottenere tali risultati occorre la comune volontà politica; e per costruire questa servono solide basi di reciproco interesse. Ecco le solide e più realistiche basi su cui edificare una duratura partnership strategico-energetica tra UE e Federazione russa:

• nel futuro, almeno fino al 2030, il mercato più importante a livello mondiale per l’importazione del gas resterà l’Europa, come già lo è adesso.

• Secondo le proiezioni dell’International Energy Agency, le importazioni di gas dell’Europa-OECD nel 2030 saranno più del doppio di Nord America, Cina ed India, messi insieme.11

• Last but not least, occorre ricordare (e ricordarlo a Mosca quando necessario) che è la Russia a dipendere dall’Europa per il 90% delle sue esportazioni totali di energia. Nel futuro energetico della Russia, volente e nolente, c’è l’Europa.

11 Cfr OECD/IEA, “World Energy Outlook – Middle East and North Africa Insights”, Paris 2005. Da notare che l’insieme OECD-Europe include Paesi esportatori di gas come la Norvegia e l’Olanda. Inoltre, se fossero comprese anche le nazioni dell’Europa orientale, le stime sulle importazioni europee sarebbero ancora più elevate.

Page 72: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

72

Le paure italiche Molte polemiche sono scaturite da un possibile ingresso del monopolista russo del gas nel nostro Paese. Avere Gazprom in Italia può impensierire qualcuno non proprio disinteressato all’ingresso di un pericoloso concorrente; tuttavia la partecipazione della compagnia russa al downstream, ossia la vendita diretta del gas nel nostro Paese, dovrebbe essere salutata con favore dal consumatore italiano che trarrà sicuramente dei benefici da una maggiore concorrenza tra supplier, rispetto al monopolio oggi vigente. Se poi è l’orso russo in quanto tale a far paura, occorre rammentare che la presenza di stazioni di benzina della Lukoil a New York non ha provocato reazioni isteriche a Washington che sicuramente tiene molto alla sua sicurezza energetica, e non solo a parole. L’ingresso di Gazprom in Italia dunque non solo non sarebbe una catastrofe, come qualcuno vorrebbe farci credere, ma anzi auspicabile; naturalmente in un contesto di aperto, effettivo regime concorrenziale ed in presenza di una crescente diversificazione dei fornitori di gas per il nostro Paese. Al fine di evitare di cadere dalla padella-Eni alla brace-Gazprom. Il recente accordo ENI-Gazprom (14 XI 06) Il 14 novembre ’06 viene firmato a Mosca il tanto atteso accordo tra Eni e Gazprom: i giornali italiani salutano entusiasticamente la firma con affermazioni di questo tipo: accordo strategico tra Italia e Russia per l’energia; i russi hanno ottenuto quello che volevano, l'accesso diretto al nostro mercato; gli italiani quello di cui avevano bisogno, il gas. Un comunicato stampa dell’Eni a margine dell’accordo, che non è stato reso pubblico, afferma che Gazprom «estenderà la durata dei contratti di fornitura di gas fino al 2035 a Eni, che così si conferma il primo cliente mondiale di Gazprom». L'ex ad, Vittorio Mincato, aveva negoziato un prolungamento della durata al 2027. I contratti di fornitura attuali riguardano in totale 25 miliardi di metri cubi l'anno, di cui 15 in scadenza nel 2017 e 10 nel 2021 e 2022. In cambio «Gazprom venderà, a partire dal 2007, direttamente sul mercato italiano quantitativi crescenti di gas (parte dei volumi venduti oggi a Eni) fino a un potenziale di circa tre miliardi di metri cubi dal 2010 e per tutta la durata del contratto». I russi potranno accedere al mercato italiano grazie al fatto che l'Eni cederà loro la sua capacità di trasporto sul gasdotto Tag. In sostanza non aumenterà la concorrenza in

Page 73: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

73

Italia, ma semplicemente Gazprom commercializzerà volumi precedentemente trattati dall’ENI. Da sottolineare che 3 miliardi di metri cubi equivalgono a circa il 2,16 % dei consumi annuali italiani, al 13 % delle importazioni nazionali dalla Russia, al 2 % di quelle della UE; insomma non proprio una grande cifra, e di sicuro non è la tanto auspicata liberalizzazione del mercato. Tuttavia c’è dell’altro nell’accordo, come recita il comunicato della compagnia italiana: «Eni e Gazprom hanno identificato una serie di progetti di grande rilievo (società e asset), sia in Russia, sia all'estero, che hanno deciso di perseguire congiuntamente». Scaroni, amministratore delegato dell'Eni, ha inoltre spiegato ai giornalisti, a margine della firma dell’accordo, che nel 2007 la sua società avrà la possibilità di acquisire assieme a Gazprom «asset petroliferi in Russia» i quali daranno ad Eni una quota di una compagnia produttrice di olio e gas. Scaroni non ha specificato quale, né lo ha fatto Miller, l’altro firmatario dell’accordo di novembre, presidente del Consiglio d’amministrazione di Gazprom. Secondo indiscrezioni potrebbe trattarsi di Arcticgaz, una compagnia russa, già parte di Yukos, la quale potrebbe essere acquisita insieme da ENI ed Enel che a sua volta ha come partner la russa Esn. In cambio «Eni aiuterà Gazprom fuori dalla Russia, in particolare in Africa». Scaroni ha aggiunto che sarà possibile un impegno comune nel settore della liquefazione del gas, ma non in quello della rigassificazione. E questo ha un senso: oggi, se è grave la carenza di rigassificatori, lo è ancora di più quella di liquefattori da costruire presso i Paesi che hanno i giacimenti. Da sottolineare che le parti hanno rimandato al prossimo anno la decisione su quali precisi progetti collaborare concretamente. Chi ci guadagna e chi ci perde in questo accordo? Di sicuro ci guadagna Gazprom che mette un piede (anche se piccolino per ora) nel mercato della distribuzione diretta del gas in Italia. Inoltre, Gazprom ottiene di partecipare allo sviluppo dei campi africani e forse anche di altri grandi giacimenti internazionali dove opera l’ENI. Cosa ci guadagna l’ENI e soprattutto l’Italia? Il primo qualcosa, la seconda poco o niente, almeno a giudicare dalle (scarse) informazioni trapelate circa l’accordo che le due compagnie si sono ben guardate dal rendere pubblico. È vero che l’ENI ottiene l’estensione dei contratti fino al 2035, ma neanche un metro cubo di gas in più e neppure un giorno prima della consegna prevista; proprio quello di cui l’Italia invece avrebbe bisogno per aumentare la sua sicurezza energetica. All’Italia infatti servirebbe che il tubo russo si allargasse e non che si allungasse nel tempo. Come scrive Nicolazzi su Limes: “l’accordo non cambia né il diametro né la pressione di quello che già c’è, e che probabilmente si poteva dare per acquisito a tempo indeterminato

Page 74: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

74

indipendentemente dalla formalizzazione del rinnovo. Nella storia dell’energia sino ad oggi non si è mai udito che resti vuoto un tubo che collega un produttore capace di riempirlo con un cliente più che solvibile… Insomma la notizia non è che Gazprom dopo il 2017 terrà ancora pieno il tubo e continuerà a mandare in Italia quel che è già impegnato a mandare per l’adesso, ma che fino al 2035 continuerà a mandarcelo (quasi) tutto via Eni”.12

L’accordo risolve i problemi energetici dell’Italia? Questo accordo ENI – Gazprom risolverà una volta per tutte i problemi energetici dell’Italia? Presumibilmente no, perché è mancato il vero do ut des in grado di soddisfare le nostre esigenze di sicurezza energetica: accesso al downstream italiano in cambio di fattiva partecipazione all’upstream russo. Di fatto l'intesa non modifica di molto la situazione sul campo. Innanzitutto Gazprom che già vendeva due miliardi di metri cubi l'anno attraverso Promgas, aumenterà la sua quota solo di un altro miliardo: certo non è l’apertura del mercato italiano alla distribuzione diretta che i Russi si aspettavano; comunque un primo passo, e domani è un altro giorno - devono aver pensato i Russi al momento di firmare. In secondo luogo, e parallelamente, la durata delle forniture all’Italia viene allungata in maniera significativa, ma non viene aumentata. Terzo ed ancora più importante, malgrado le vaghe assicurazioni, manca la previsione e la formalizzazione dell’ingresso strategico dell’Eni – ci piacerebbe molto dire dell’Italia - nell’Upstream russo, ovvero nella ricerca e nello sfruttamento dei giacimenti della Russia: in sostanza allo sviluppo di quali giacimenti parteciperà concretamente l’ENI in Russia? Ed a quali condizioni? Dalle informazioni trapelate non risulta che vi siano impegni specifici nell’accordo appena siglato, ma solo nebbiose promesse di prendere decisioni in tal senso il prossimo anno. Inoltre, e va sottolineato, tutto rischia di essere rimesso in discussione da un eventuale cambio ai vertici di Gazprom che potrebbe verificarsi presto perché, secondo fonti moscovite bene informate, il Cremlino non è soddisfatto di come viene attualmente amministrato il monopolista russo del Gas ed in particolare di come è stata gestita la crisi ucraina dello scorso inverno dai dirigenti di Gazprom. Infine, volendo sintetizzare il significato dell’accordo ENI-Gazprom per l’Italia: è presto per dire se son rose e soprattutto se fioriranno.

12 Nicolazzi Massimo, Cucinare con Gazprom, in Limes – Rivista Italiana di Geopolitica, 6 / 2006.

Page 75: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

75

Capitolo V Media, energia e potere politico in Russia In questo capitolo si vuole fornire una panoramica del sistema politico-economico russo e degli stretti rapporti, quasi osmotici, tra mass media, Stato e compagnie energetiche, in primis Gazprom, evidenziando il suo ruolo interno come strumento di propaganda pro-Cremlino. Tale ruolo si rivelerà in tutta la sua potenza con le prossime elezioni presidenziali (dicembre 2008): a questo proposito si cercherà di tracciare degli scenari di successione a Putin, che ha chiarito più volte di non volersi ricandidare, dato che la Costituzione russa non lo permette. Proprietà dei principali mass media in Russia In questo paragrafo si vuole fornire una panoramica del sistema dei mass media in Russia, evidenziando i suoi stretti rapporti con lo Stato e le compagnie energetiche nazionali, in particolare Gazprom e Lukoil. Proprietà diretta dello Stato russo Giornali e settimanali l) Rossijskie Vesti 2) Rossijskaja Federačija 3) Agenzia di stampa Itar Tass 4) Agenzia di stampa Ria Novosti 5) Agenzia stampa Interfax Televisioni In Russia esistono 3 tv pubbliche ufficiali, appartenenti al monopolio statale per le radiotelecomunicazioni VGTRK: 1) Первый канал /l° Canale / (ex canale unico URSS) , denominato pure ORT 2) RTR / Kanal Rossija (RTR Planeta = versione satellitare) 3) Kanal Kultura (si caratterizza per essere completamente priva di pubblicità) Inoltre abbiamo due casi particolari: 4) TVZ: tv locale per l’area Mosca, non di grande qualità, è controllata dal sindaco della capitale.

Page 76: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

76

5) Russia Today: TV governativa satellitare per estero,, trasmette solo in lingua inglese, priva di pubblicità. Fondata recentemente, ha come scopo principale quello di diffondere un’immagine positiva della Russia all’estero. I suoi Headquarters sono a Mosca. Nome Ufficiale: Autonomous non-profit organization TV-Novosti (ANO), Russia Today TV Channel. Radio l) Radio Rossija Proprietà diretta dell’azienda statale del gas Gazprom Giornali e settimanali l) Segodnja: già del gruppo Media-Most (Guzinskij) 2) Itoghi: idem, nato nel maggio 1996, “Bilancio” aspirava a divenire il primo newsmagazine in Russia; prima dell’acquisizione da parte di Gazprom era molto critico verso il Cremlino. 3) Sjem Dneje 4) Izvestija: “Le Notizie”, prestigioso giornale politico moscovita, fondato nel 1917, recentemente acquisito da Gazprom. Ma non è il più letto come risulta dalla Scheda allegata; lo è invece Komsomolskaia Pravda, giornale popolare (cosiddetta stampa gialla), entrato per questo suo record anche nel Guinness dei Primati. 5) Tribuna Sem Dnei Televisioni l) NTV, ovvero il gioiello di Gazprom: la più importante TV privata in Russia, nel passato molto critica sulla guerra in Cecenia. Quella di NTV è una storia esemplificativa: oggi essa è controllata da Gazprom, che ha rilevato NTV da Vladimir Guzinskij, oligarca già proprietario di Media-Most, impero mediatico di TV e stampa. Guzinskij, indebitatosi con Gazprom, fu costretto a cedere, oltre NTV, anche il settimanale Itoghi, il quotidiano Segodnia e la più importante radio moscovita Echo Moskvij. 2) NTV-Plus 3) NTV -America 4) NTV-Mir

Page 77: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

77

Radio l) Radio Troika 2) Radio Pervoe Populiamoe 3) Radio Do-Radio 4) Radio Next Produzione cinematografica

1) Gorkij, celebre società di produzione cinematografica, la più antica del Paese

2) NTV-Kino (casa di produzione cinematografica) 3) Cinema multisala Oktiabr (il più grande cinema di Mosca) 4) Cinema multisala Cristal Palace (il più grande cinema di San

Pietroburgo ) Proprietà compartecipate Stato russo - Gazprom Giornali e settimanali

1) Nesavizimaja Gazeta: era quotidiano veramente indipendente (questo significa il titolo), pluralista e democratico; è stato il primo successo editoriale post-comunista, considerato uno dei migliori giornali in Russia, già di Berezovskij; ma oggi il nome non rispecchia più realtà.

2) Ogonio 3) Rossijskaia Gazeta 4) Trud 5) Rabocheja Tribuna 6) Selkaia Zhizhn 7) Profil

Televisioni

1) TV-6, TV privata, già di Berezovskij, importante perché è stata l’ultimo boccone ad essere ingoiato. Da ricordare la vicenda del noto conduttore televisivo Kiselyov che su le stesse frequenze di TV- 6 fonda TVS, in aperta critica con la politica mediatica del Cremlino. Nel giugno ’03 le trasmissioni di TV-6 sono sospese e la rete viene sostituita da un canale dedicato allo sport.

Radio

1) Radio Echo di Mosca (la più importante radio di Mosca). 2) Radio Mayak

Page 78: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

78

Proprietà diretta dell'azienda petrolifera Lukoil Giornali

1) Moscow Time (settimanale in lingua inglese) 2) S. Petersburg Time (settimanale in lingua inglese) 3) Literaturnaja Gazeta 4) Cosmopolitan 5) Playboy 6) Kapital

Infine, un cenno a parte merita

- Kommersant: quotidiano economico-finanziario, sul modello del nostro Sole-24 Ore. Il nuovo proprietario è Badri Patarkatsishvili, tycoon d’origine georgiana, già socio di Berezovskij; oggi Patarkatsishvili cerca di avvicinarsi al Cremlino. Non è un giornale smaccatamente pro-Cremlino, ma forse lo diventerà presto.

Ruolo per l’interno di Gazprom: concentrazione mass media e propaganda pro-Cremlino Si è già parlato in un precedente capitolo del ruolo di geopolitica energetica svolto da Gazprom per l’estero; ma Gazprom non è solo questo e non è solo gas, come si è visto. È anche un formidabile colosso mediatico che possiede l’86 per cento di Gazprom Media, ovvero riassumendo dalla scheda precedente i principali asset multimediali:

• due reti tv, tra cui NTV, il gioiello di Gazprom, il più importante canale privato nazionale in Russia;

• cinque radio (il 13 per cento dello share); • la celebre società di produzione cinematografica Gorkij, la più

antica del Paese; • settimanali di grande diffusione, ed il 16 per cento del mercato

editoriale nazionale (30 per cento di quello moscovita, importantissimo) grazie alla recente acquisizione dell’Izvestia, storico giornale della capitale.

Page 79: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

79

È dunque evidente che Gazprom può essere uno straordinario strumento di propaganda, molto utile per le prossime elezioni presidenziali (la fine del mandato Putin è nel 2008), alle quali parteciperà con ottime chance il delfino del presidente, Dmitrij Medvedev: primo vicepremier del governo, ex-capo dell’amministrazione presidenziale, detto il Visir, per la sua imperscrutabilità levantina. Si divide tra il suo Ufficio personale al Cremlino e l’altro, nella sede di Gazprom, di cui è presidente del Consiglio dei Direttori (organo di controllo). Medvedev, secondo i bene informati a Mosca, è il vero zar di Gazprom, nonché fedelissimo di Putin dai tempi di San Pietroburgo, ( fa parte del gruppo cresciuto intorno al primo sindaco post-soviet di San Pietroburgo, Anatolij Sobciak). Uno dei più stretti collaboratori di Medvedev è Aleksei Miller, soprannominato Primus (per la sua ambizione), un altro dei vecchi amici pietroburghesi. Questi è attualmente presidente del Consiglio d’Amministrazione di Gazprom; e in futuro lo sarà forse della Duma di Stato. Le presidenziali del 2008: Sto delat? Quali scenari si apriranno a Mosca con le future elezioni presidenziali: porteranno stabilità o caos? Avranno ripercussioni sulla geo-politica della Russia e sulla sua politica energetica? Tali interrogativi dipendono infine dalla risposta ad uno solo: essere o non essere zar? Questo è il dilemma di Putin (e di tutta la Russia) oggi, che ha davanti a sé un tormentato periodo elettorale: nel dicembre 2007 ci saranno le elezioni alla Duma di Stato (la Camera Bassa) e, soprattutto, nel marzo 2008 le presidenziali. Secondo la Costituzione vigente il Presidente non può essere eletto per un terzo mandato consecutivo. Sto delat - che fare? Come la classe politica si prepara alla crisi del 2008? E soprattutto cosa vuole Putin? Questi ha dichiarato più volte pubblicamente che non si ricandiderà nel 2008, ma ha anche lasciato intendere di non pensare minimamente ad un futuro di pensionato politico, di ritirarsi a vita privata, ma anzi di voler mantenere un ruolo di primo piano nella vita politica russa. Certo, se dipendesse dalla maggioranza dei Russi, la cosiddetta società civile darebbe a Putin non un terzo ma altri 10 mandati: secondo i sondaggi l’attuale presidente gode stabilmente di oltre i 2/3 dei consensi da parte della popolazione, la quale di per sè è poco interessata al “politichese”, nel senso di teorici discorsi sui grandi valori democratici, liberali ecc. propugnati dagli occidentali e dai loro (pochi) seguaci in Russia; discorsi che da quelle parti sono spesso considerati un’indebita intrusione nei propri affari. Invece le esigenze prioritarie dei Russi sono stabilità politica, crescita e sicurezza economico-sociali, beni comuni che

Page 80: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

80

Putin fornisce a buona parte della popolazione da quando è al potere. Però non è la gente comune che deciderà delle sorti della Russia e di Putin nel 2008: è da molto tempo che essa non prende decisioni, forse non le ha mai prese veramente. Elite politica: chi conta a Mosca? Chi ha qualche voce in capitolo è semmai l’elite politica. Chi conta a Mosca? Certo non il governo o la Duma che si limitano a ratificare le decisioni del Presidente. Il potere è principalmente nelle mani di Putin, dell’Amministrazione presidenziale e di alcuni oligarchi buoni vicini al presidente. Alcuni dei nomi che contano sulla scena moscovita di oggi: il già citato Dmitriy Anatolyevich Medvedev, Serghey Ivanov, ministro della Difesa; Igor Ivanovich Sechin, vice-capo dell’Amministrazione presidenziale ed amico personale di Putin, nonché presidente del colosso petrolifero Rosneft, controllato dallo Stato; Vladimir Yakunin, presidente e CEO delle FFSS della Russia, uno dei network ferroviari più grandi al mondo, con circa 42.000 chilometri di strada ferrata, 1,3 milioni di dipendenti, ed un utile annuale di oltre 20 miliardi USD. Va inoltre menzionato Sergey Semyonovich Sobyanin, Capo dell’Amministrazione presidenziale, ex governatore dal 2001 al 2005 della regione siberiana di Tyumen, ricca di petrolio e gas. Seguono alcuni oligarchi fedeli al Cremlino tra cui l’arcinoto Roman Arkadiević Abramović, indicato dalla Rivista Forbes nel marzo 2006 l’undicesima persona più ricca nel mondo (18,2 miliardi USD); governatore dello sperduto e desolato Okrug autonomo di Chukotka (estremo lembo nord-orientale del Paese, capitale Anadyr', abbondante di materie prime); nonché padrone del Chelsea F.C., blasonata squadra di calcio della Premier League britannica. Confusione ed horror vacui Il dibattito politico sulla successione all’interno dell’elite politica russa è caratterizzato attualmente da un certo grado di confusione, indecisione ed in definitiva paura del post-Putin; un vero e proprio horror vacui per un turbolento periodo di transizione che, se ci sarà, porterà con sé aspri regolamenti di conti e molti perderanno le loro poltrone. La confusione è tale che ci si chiede con reale apprensione persino cosa fare dopo le elezioni dei ritratti di Putin che decorano praticamente tutti gli uffici pubblici in Russia: sostituirli con quelli del nuovo presidente o lasciarli

Page 81: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

81

al loro posto insieme al nuovo quadro? E questo dovrà essere più grande o più piccolo del precedente? Di tutto ciò a livello pubblico emerge qualcosa (poco per la verità), per esempio lo scontro indiretto tra Vladislav Yuryevich Surkov, vice capo dell’Amministrazione presidenziale, e Medvedev sulla famosa nozione di “democrazia sovrana”, inventata da Surkov. Tale terminologia - non proprio da manuale di Scienze politiche e che ricorda vagamente la “democrazia popolare” di epoca sovietica - significa in sostanza: Noi siamo sovrani; nessuno, in particolare l’occidente, ci può insegnare nulla ed il nostro presidente può esserlo anche a vita, se lo desidera. Tutti sembravano d’accordo all’interno del gruppo di potere del Cremlino, quando all’improvviso Medvedev, non esattamente l’ultimo della compagnia, se n’è uscito affermando pubblicamente che la democrazia ha principi universali e dunque non sono possibili accezioni particolari ad uso interno. In tempi normali questo non sarebbe mai accaduto, nessuno si sarebbe mai permesso di rompere l’unità ideologica. Ma non siamo in tempi normali oggi a Mosca. Altri segnali arrivano dal mondo politico russo allargato. Leonid Gozman, vice-presidente del Consiglio politico federale dell’Unione delle Forze di Destra (SPS, leader Nikita Belykh), ha recentemente dichiarato rispondendo ad una domanda dell’autore sulla crisi post-Putin: “Non sarà il 2008 l’anno critico, ma il 2009; allora il nuovo presidente, persona sicuramente scelta da Putin, dovrà dimostrare quanto vale. Noi come SPS guardiamo agli obiettivi di lungo periodo, non a quelli di breve”.13 Il che tradotto vuol dire: qualunque candidato scelto da Vladimir Vladimirovich andrà bene (anche se stesso), purché funzioni e ci tolga da questo stato attuale di confusione ed incertezza, proprio ora che la Russia ha bisogno di stabilità e guida sicura al fine di perseguire i suoi obiettivi di crescita e prosperità. Vladimir Kishenin, leader del Partito Social-Democratico di Russia, dichiara: “Noi siamo per Putin, ma contro la squadra del presidente. Putin sta facendo tutto benissimo, ma c’è una mancanza di feedback per colpa dei suoi a Mosca e dei burocrati a livello locale”.14 Insomma, Vladimir Vladimirovich non si tocca e la fedeltà nei suoi confronti è fuori discussione; a Mosca ci si affida a lui per la scelta del futuro leader; comunque meglio se rimane Putin. E queste sono le forze liberali, di destra e di sinistra, filo occidentali. Non parliamo dei partiti governativi come Russia Unita [il partito del potere, leader Boris Vyacheslavovich Gryzlov]; o apertamente nazionalisti come i Liberal-Democratici (LDPR) di Vladimir Volfovich Zhirinovskiy.

13 Intervistato dall’autore a Mosca il 27 ottobre 2006. 14 Idem

Page 82: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

82

Riassume bene la situazione politica attuale il direttore di “Russia in Global Affairs” Fyodor Lukyanov: “La classe politica russa non è pronta per un post-Putin; non è ancora in grado di identificare un modello, figuriamoci una persona, per la successione”.15 Secondo Lukyanov, se Putin si fa da parte, la lotta per il potere e la conseguente campagna elettorale saranno assai dure, perché la torta è molto grande ed ambita. Scenari di successione Quali sono le proposte in campo ed i possibili scenari di successione a Putin che circolano a Mosca? Finora i due candidati semi-ufficiali per le prossime elezioni presidenziali (anche se Putin non si è ancora pronunciato chiaramente) sono: Medvedev e Ivanov, il quale, non a caso, a meta febbraio 2007 è stato promosso da Putin all’incarico di primo vicepremier del governo, lo stesso di Medvedev. Tuttavia a Mosca c’è chi dice che i loro nomi, così usurati dalla pubblicità sui mass-media, sono già bruciati; inoltre nessuno dei due avrebbe la statura politica per divenire presidente. Poi ci sono i candidati non-ufficiali, meno noti dei precedenti ma, secondo i bene informati, i veri favoriti: stiamo parlando dei già citati Yakunin e Sobyanin. Il primo perché, oltre a controllare la seconda più grande compagnia in Russia dopo Gazprom, è pure un fidato amico di Putin, molto simile per carattere e storia personale; il che insieme alla scarsa visibilità mediatica, potrebbe dare a Yakunin un significativo vantaggio competitivo rispetto ad altri potenziali candidati. Pure il secondo è in pole position grazie alla sua posizione strategica nell’ambito dell’Amministrazione presidenziale. Oppure potrebbe diventare presidente un governatore, magari uno di qualche ricca regione siberiana. Ecco invece gli scenari che riguardano direttamente Putin:

- Scenario 1 - exit/re-entry strategy: Putin esce temporaneamente di scena nel 2008, ossia in un momento politicamente difficile (i nodi economico-sociali più gravi connessi alla mancata attuazione di serie riforme strutturali verranno al pettine dopo le elezioni del 2008); affida, per modo di dire, il Paese ad una testa di legno o ad un suo fidato luogotenente per poi rientrare con le elezioni presidenziali successive (2012), reclamato a furor di popolo come salvatore della Patria. Dal punto di vista formale, nessun problema: la Costituzione della Russia non vieta di presentarsi per

15 Idem

Page 83: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

83

più di due mandati ma solo per un terzo mandato consecutivo. Il vero problema di questa ipotesi per Vladimir Vladimirovich è il rischio di vedersi soffiare il posto da un presunto fantoccio che pensava di poter controllare. In realtà le cose potrebbero andare diversamente, come dimostra bene la vicenda della successione El’cin-Putin. In tale scenario l’attuale disegno strategico globale e la geo-politica energetica di Putin sarebbero a rischio.

- Scenario 2 - Repubblica parlamentare: Putin succede a se stesso, ossia modifica la Costituzione (attualmente ha i numeri in Parlamento per condurre tale operazione legalmente) e diventa Primo Ministro di una Repubblica parlamentare. In questo contesto sono particolarmente da tenere d’occhio le prossime elezioni per la GosDuma previste per il dicembre 2007. Le ripercussioni negative sull’attuale geo-politica e politica energetica della Russia sarebbero minime.

- Scenario 3 – Stato russo-bielorusso: Russia e Bielorussia formano una Federazione (già esiste un’Unione); ciò implica una revisione costituzionale che permette a Putin di presentarsi nel 2008 per un terzo mandato presidenziale.

- Scenario 4 – presidenza energetica: Putin lascia formalmente la presidenza ad un successore da lui designato e diventa capo di Gazprom o di una mega-compagnia petrolifera che si va costituendo intorno al nucleo duro di Rosneft, azienda di Stato. E magari entra pure nella Duma oppure in un altro organo statale. Questo è lo scenario più probabile e favorevole ad una geopolitica energetica di continuità per la Russia. I target evidenziati nel II capitolo a proposito del grande sogno energetico di Mosca nei confronti di Europa, Asia, Usa continueranno ad essere perseguiti con coerenza e perseveranza, anche se probabilmente sono destinati a scontrarsi con la dura realtà economica dell’impraticabilità della via asiatica. Ma i bluff sono sempre possibili, e Putin ha dimostrato di essere un ottimo giocatore.

Che cosa vuole Putin? Che ne pensa di tutto ciò Vladimir Vladimirovich? Putin ha più volte detto pubblicamente che non ha intenzione di ri-candidarsi nel 2008 e che il suo successore sarà una sorpresa; tradotto, vuol dire che è ancora indeciso sul da farsi. Il 25 ottobre scorso, in una lunga ed ormai tradizionale linea diretta con la nazione via TV, radio, telefono internet, il presidente ha affermato: “Dovrò lasciare un lavoro che mi piace molto, ma spero che conserverò la cosa essenziale – la vostra fiducia”. Putin ha

Page 84: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

84

dunque ribadito la sua intenzione di non correre nel 2008, ma nello stesso tempo ha sottolineato che continuerà ad esercitare la sua influenza e rimarrà una forza nella politica russa, ma non ha chiarito né come (con quale ruolo), né quanto potente. Rispondendo ad Arkady Kokayev, un comune cittadino della regione di Orenburg che gli chiedeva con apprensione “che ne sarà di noi, del Paese dopo il 2008?”, Putin dichiarava sibillino: “Voi ed io saremo in grado di influenzare la vita nel nostro Paese”. Non solo: nel corso dello stesso filo diretto durante il quale oltre un milione di domande sono arrivate da tutta la Russia, Vladimir Vladimirovich ha parlato come se stesse aprendo la campagna elettorale: ha prestato grande attenzione a tutti i problemi economico - sociali che affliggono i Russi (bassi salari e pensioni, crescenti prezzi delle case, corruzione dilagante, inflazione galoppante); ha sottolineato come i positivi risultati economici ottenuti durante la sua Presidenza permetteranno al Paese di continuare a crescere ancora a ritmi molto alti per i prossimi 6-8 anni; ha tracciato i più rilevanti obiettivi futuri della nazione, tra cui il più importante è la diversificazione dell’economia russa per uscire dalla dipendenza dagli idrocarburi. Insomma non proprio il discorso d’addio di un leader prossimo alla pensione. Il giro del cerchio La Russia oggi sembra arrivata in prossimità del traguardo di un percorso circolare iniziato con la caduta dei Romanov nel ‘17; un traguardo che più si avvicina più sembra uguale al punto di partenza, e molto diverso dalla democrazia proclamata nel ’91. Non si tratta di un mefistofelico piano scientificamente ideato e perseguito come ritengono i seguaci della teoria cospirativa, ma semmai delle conseguenze in-intenzionali di azioni umane intenzionali. Putin in questi anni ha riedificato le fondamenta dello Stato russo come un uomo riparerebbe la sua casa che sta per crollare: non si è preoccupato tanto di come sarebbe venuta alla fine, ma ha agito in modo pratico, secondo i bisogni, riparando un pezzo alla volta, e lavorando prima lì dove c’era più urgenza onde evitare che tutta la costruzione crollasse. Putin non aveva progettato sin dall’inizio di sradicare le deboli radici democratiche e creare un regime fortemente centralizzato e dalle tendenze autoritarie. La cosa è venuta da sé, senza volerlo. Ed ora che la Nuova Casa Russia è quasi finita, manca solo qualche mano di vernice, il risultato non soddisfa gli Occidentali – “non è questa la Russia che ci aspettavamo” –

Page 85: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

85

mentre i Russi, che forse una voce in capitolo ce l’hanno pure loro – sono in maggioranza abbastanza soddisfatti. Sto delat? che fare ? - deve chiedersi spesso nella solitudine del Cremlino Vladimir Vladimirovich - ora che il giro del cerchio è prossimo alla sua naturale conclusione? A questo punto accade ciò che nessuno si attendeva: Putin è indeciso dinanzi all’ultimo passo, mentre tutta la nazione rimane con il fiato sospeso. Ma ormai il tempo è quasi giunto, entro il prossimo anno sarà inevitabile per Putin sciogliere il dilemma: passare o no il Rubicone? e come farlo senza diventare un qualunque Lukashenko, isolato ed ostracizzato da tutto l’Occidente? In poche parole: essere o non essere zar ? Questi interrogativi ne sottendono un altro fondamentale - quale Russia per i Russi? Tertium non datur, vi sono solo due possibilità: o riconoscere apertamente che ci si è sbagliati, che la destinazione finale è completamente diversa dall’obiettivo che ci si era posti (il che è difficile anche per ragioni psicologiche); oppure ammettere che la Nuova Casa, iniziata da El’cin e portata a compimento da Putin, è proprio come deve essere, è il destino naturale della Russia nel mondo, è ciò che si voleva sin dall’inizio. Per far questo occorre un fondamento ideologico che può essere trovato nell’antico messianismo russo, vivificato dalle tesi del filosofo conservatore émigré Ivan Ilyin il quale scrisse che la Russia avrà bisogno di “un Dittatore Cristiano dopo il rovesciamento del Comunismo”. E forse non è un caso che Vladimir Vladimirovich sia un grande ammiratore di Ilyin. In fondo, come scrisse il politologo tedesco Carl Schmitt, non si può passare dal totalitarismo alla democrazia senza transitare prima per un regime dittatoriale. Breve postilla per Europa La tentazione da parte europea (e sopratutto americana) di interferire ancora nelle faccende russe in occasione delle prossime elezioni del 2007 e del 2008 è votata al fallimento. Perché i Russi, almeno la maggior parte di essi, sono sempre meno inclini a tollerare intrusioni nei loro affari interni, né sono più disponibili a prendere lezioni di democrazia da nessuno, soprattutto ora che sanno di avere qualcosa che noi disperatamente vogliamo, ossia gas e petrolio. Inoltre in occidente si dimentica spesso un dettaglio rilevante: se veramente le prossime elezioni in Russia fossero free and fair, e senza Putin, molto probabilmente le vincerebbero i nazionalisti ed i populisti anti-occidentali. Davvero ci conviene aiutare questa gente ad andare al potere? Occorre ricordare ai Soloni nostrani - sempre pronti a stracciarsi le vesti per i diritti umani universali, ma mai a rinunciare ad alcuno dei benefici e confort individuali di cui godono grazie agli idrocarburi che

Page 86: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

86

Mosca fornisce in gran quantità ed a prezzi contenuti - che oggi Putin rimane lo Zapadnik, ossia l’unico filo-occidentale serio ed affidabile nell’elite politica russa. L’attuale presidente ha compiuto anni fa una scelta strategica per orientare la rotta della Russia verso occidente; ed oggi continua a tenerla malgrado tutti i segnali negativi che gli arrivano da ovest, nonché le sempre più forti resistenze in patria da parte degli anti-occidentali, e non solo. Forse anche Bruxelles dovrebbe decidersi a compiere finalmente una scelta: una seria partnership energetica con la Russia su basi paritarie, e la rinuncia all’ormai obsoleta ed inefficace conditionality policy perseguita finora. Infruttuosa perché basata su un presupposto che non esiste: offrire l’ingresso nella UE, prospettiva che non interessa a Mosca. Ma siccome neanche la politica estera comune europea esiste, il problema è stato già risolto a livello di singoli Stati nazionali: i più importanti – Germania e Francia in primis – hanno già operato questa scelta strategica, fondamentale per la sicurezza energetica dei loro cittadini in futuro. E l’Italia? Ne riparleremo nelle Conclusioni.16

16 Desidero ringraziare il Prof. Dmitry Furman dell’Istituto di Sudi Europei dell’Accademia Russa delle Scienze. Il suo pensiero ed i suoi scritti sono stati per me preziosi al fine della realizzazione del presente capitolo.

Page 87: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

87

Capitolo VI

L’illusione degli idrocarburi caspici, ovvero il Nuovo Grande Gioco fuori dal mito Spesso si sente dire, anche da fonti qualificate, che gli idrocarburi caspici potrebbero risolvere il problema della dipendenza dell’Europa dalla Russia (secondo alcuni addirittura dal Medio Oriente) se si costruissero delle pipeline in grado di portare tali riserve energetiche (descritte come pressoché illimitate) ai mercati mondiali, naturalmente bypassando la Russia. Si tratta di affermazioni corrette, di strategie praticabili? E soprattutto, quanto petrolio e gas ci sono davvero nel Caspio? Inizieremo dall’analisi delle pipeline concretamente realizzate per poi allargare l’orizzonte ai progetti, alle vie alternative ed alle grandi strategie energetiche nell’area; per finire - e tornare - alla concreta realtà. BTC: via alternativa a Mosca?

Dopo molto tempo dalla prima ideazione e tanti rinvii, il 25 maggio 2005 i leader di Azerbaijan, Georgia, Turchia e Kazakhstan si sono riuniti nei pressi di Baku per inaugurare l’oleodotto BTC. Costato ben 4 miliardi $, a pieno regime esso è in grado di trasportare 1,5 milioni di barili al giorno (la produzione del Messico) di idrocarburi caspici fino al porto turco di Ceyhan sul Mediterraneo orientale. Il BTC offre il vantaggio di far arrivare il petrolio direttamente sui mercati occidentali scavalcando il territorio russo e gli ormai congestionati Stretti turchi, da molti considerati una vera bomba ecologica a tempo. La britannica BP è la leader della cordata di compagnie che partecipano all’impresa. La russa Lukoil, che ad un certo punto sembrava dovesse entrare nell’affare, è invece rimasta fuori. Tuttavia Mosca – che ha una partecipazione del 10% nel progetto Baku-Tbilisi-Erzurum di cui si parlerà a breve – ora dice che il BTC è economicamente valido, e l’anno scorso fece addirittura balenare l’idea di connettere la sua rete energetica al BTC. Si tratta evidentemente di un modo per non restare fuori dai giochi. Il suo percorso, lungo 1.760 km, si snoda tra impervie montagne (fino ad altitudini di 2.800 m sul Caucaso), in una regione segnata da un’endemica situazione d’instabilità politica e da veri e propri conflitti armati semi-congelati (per esempio tra Georgia e Abkhazia, fra Armenia e Azerbaijan per il Nagorno-Karabakh.

Page 88: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

88

Così non deve stupire che molti analisti indipendenti avessero messo in dubbio la sostenibilità economica del progetto BTC ai tempi in cui fu ideato (1997). Tuttavia l’oleodotto è stato realizzato lo stesso perché il suo valore geopolitico trascende le considerazioni commerciali: per Washington - che ha fortemente sostenuto il BTC sin dagli inizi - significa legare due Paesi chiave dell’area caspica (Azerbaijan e Georgia, dove sono presenti forze speciali statunitensi) alla Turchia, l’alleato strategico degli USA nella regione. Il BTC porterà nel Mediterraneo il petrolio azero (giacimenti off-shore ACG Azeri-Chirag-Guneshli), e forse nel futuro anche quello kazako (via pipeline sottomarina nel Caspio e/o petroliere). Nel Kazakhstan vi è una significativa presenza italiana perché l’ENI è l’operatore del giacimento supergiant di Kashagan, campo off-shore nel Caspio kazako: il più grande giacimento scoperto negli ultimi anni, con riserve stimate tra 9-13 miliardi di barili. Nel 2008 ci sarà il picco di produzione del petrolio azero trasportato dal BTC dopodiché comincerà il decadimento; allora il petrolio di Kashagan potrebbe diventare essenziale perché il suo picco è previsto solo per il 2015-16 ed è stimato sui 1,2 milioni di barili al giorno. Tuttavia occorre sottolineare che il BTC non nasce per ragioni economiche, ma dalla pura volontà politica di Washington. Fin dall’inizio era stato concepito dai suoi sponsor americani come il mezzo per ridurre la morsa energetica di Mosca sui suoi ex satelliti dell’area e sottrarre alla Russia il monopolio dell’esportazione degli idrocarburi caspici. East-West Energy Corridor A sua volta il BTC è l’elemento chiave di un ambizioso piano strategico volto a trasformare il Caucaso e la Turchia in un corridoio energetico capace di connettere l’Asia Centrale all’Europa Occidentale. L’East-West Energy Corridor rappresenta la visione di un sistema integrato di pipeline che include l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (la spina dorsale del Corridor), e alcuni progetti ancora da realizzare: il quasi parallelo gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum (BTE), anch’esso dall’Azerbaijan alla Turchia via Georgia, ed il Trans-Caspian Project (gas turkmeno). Ci sono poi l’oleodotto dall’Iraq curdo a Ceyhan che ha una capacità - per ora solo potenziale - di 70 milioni di tonnellate, e soprattutto l’ambizioso progetto europeo del gasdotto Nabucco, molto importante per la UE e l’Italia, come vedremo tra poco. Ciò che unisce tali progetti è la volontà

Page 89: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

89

di portare i prodotti energetici del Caspio e del Medio Oriente sui mercati occidentali, scavalcando la Russia. Come si diceva, BTC dovrebbe essere affiancato dal gasdotto BTE, il quale trasporterebbe il gas del giacimento azero di Shah Deniz ed in prospettiva quello turkmeno (via pipeline sottomarina nel Caspio). BTE dovrebbe passare attraverso la Georgia per poi riconnettersi al gasdotto Iran-Turchia, presso Erzurum sul territorio turco. Tuttavia il problema fondamentale per BTC, BTE e per tutta la strategia dell’ East-West Energy Corridor è rappresentato dalla perdurante instabilità della regione caucasica e della Turchia Orientale a maggioranza curda. Ergo vi sono alcune domande che è necessario porsi riguardo al futuro di BTC e di conseguenza per l’intero East-West Energy Corridor:

che conseguenze avrà sul BTC una ripresa del conflitto tra Azeri ed Armeni per il Nagorno-Karabakh, tanto più che le due parti non sono ancora in grado di accordarsi su punti essenziali per finire la guerra?

se una delle crisi ancora irrisolte in Georgia (Abkhazia e specialmente Ossezia del Sud) riesplode, il tracciato dell’oleodotto sarà a rischio?

quale grado di rischio pongono alle infrastrutture le attività attualmente di basso livello del PKK/Congra-Gel (separatisti Curdi in Turchia) ?

quali conseguenze può avere un’accelerata balcanizzazione dell’Iraq sul controllo curdo iracheno delle attività illecite transfrontaliere, specialmente la creazione di santuari di guerriglia antiturca?

è possibile ed è probabile che i movimenti jihadisti ceceni ed internazionali siano interessati ad attaccare il BTC? non va infatti dimenticata la capacità dei guerriglieri ceceni di colpire lontano dalle loro basi (attentati a Mosca, Russia meridionale, Beslan in Ossezia e Nalchik in Kabardino-Balkaria).

Alla fine la questione si riassume in tre opzioni:

1. i contendenti locali seguono il modello algerino per cui, anche durante una sanguinosa guerra civile, le infrastrutture energetiche non sono state attaccate;

2. o seguono quello opposto di tipo ceceno;

Page 90: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

90

3. oppure quello nigeriano, in cui consistenti quantità di greggio vengono sottratte, contrabbandate e messe nel circolo della logistica bellica.

Parafrasando Tolstoj, il BTC rischia di diventare il nuovo Prigioniero nel Caucaso, ostaggio di una situazione che non controlla e non necessariamente risolve. I progetti di vie alternative per Europa/Italia Nabucco Nabucco Gas Pipeline International è un ambizioso progetto gasdotto transnazionale che partirà dalla regione caspica ed attraverserà Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria per giungere finalmente in Austria dove si ricongiungerà alla rete continentale ed il gas sarà distribuito a Francia, Germania ed altri Paesi della UE. Il costo previsto per Nabucco è intorno ai 4,6 miliardi euro ($ 5.8 miliardi). I lavori di costruzione dovrebbero cominciare nel 2008 ed il primo gas dovrebbe cominciare ad affluire nel 2011. A regime si prevede che Nabucco trasporterà circa 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno dal Caspio all’Europa centrale. Il gasdotto sarà avrà una lunghezza complessiva di 3.300 km e porterà gas azero, forse turkmeno ed iraniano. Da notare che Nabucco eviterà di transitare sul territorio russo, proprio allo scopo di cercare vie alternative di approvvigionamento per l’Europa. Il 26 giugno 2006 a Vienna, è stata concordata una dichiarazione congiunta a favore della realizzazione di Nabucco da parte della Commissione Europea, e dei rappresentanti di Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria ed Austria. Gasdotto IGIt Si tratta di piccolo progetto che si appoggia alla rete turca esistente per portare il gas via Grecia fino all’Italia meridionale (Golfo d’Otranto). Quale gas? Azero, russo (Blue Stream), forse domani iraniano, turkmeno. Infatti nel futuro IGI potrebbe essere in stretta relazione con Nabucco, se dalla Turchia una parte del gas caspico alimenterà il

Page 91: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

91

Gasdotto IGI. Quel che è certo è che la pipeline sarà realizzata da Edison e dalla società greca del gas Depa; grazie alla collaborazione della Compagnia di Stato del gas turco Botas, il gasdotto si collegherà alla rete del Paese anatolico. IGI dovrebbe consentire all’Italia di importare annualmente tra gli 8 e i 10 miliardi di metri cubi di gas naturale proveniente da aree del mar Caspio (e in particolare dall’Azerbaigian) e del Medio Oriente (Iran e Irak soprattutto), nelle quali si trova oltre il 20% delle riserve mondiali. I lavori di costruzione del gasdotto IGI verranno avviati, ottenute le necessarie autorizzazioni, entro il 2007 e si concluderanno nel 2010. Per la sua realizzazione saranno necessari investimenti pari a circa 950 milioni di euro; circa 600 milioni saranno effettuati direttamente da Depa per la realizzazione delle opere in territorio greco e circa 350 milioni saranno a carico della società progetto Poseidon. La società, sulla base di accordi già stipulati, verrà costituita in modo paritetico da Edison e Depa - e al suo capitale potrà in futuro accedere anche Botas - per la realizzazione del tratto sottomarino tra la Grecia e l'Italia. Sul progetto Igi si è espressa anche l'Unione Europea, inserendolo in uno dei cinque assi prioritari di sviluppo del sistema energetico trans-europeo. Le vie dalla Russia Malgrado quanto detto sopra non bisogna dimenticare che oggi percorrono la Turchia molti idrocarburi russi. Per esempio il petrolio russo proveniente dal porto di Novorrossijsk sul Mar Nero, una volta imbarcato sulle petroliere, attraversa i Dardanelli per giungere in Europa. Inoltre c’è un nuovo progetto a cui partecipa l’ENI: l’oledotto Samsum-Ceyhan (sottomarino) il cui completamento è previsto per il 2010; obiettivo di tale pipeline è permettere all’olio russo di bypassare i congestionati Dardanelli. Ma c’è anche il gas che qui in Turchia oggi si chiama soprattutto: Blue Stream Se quelli descritti sinora sono solo progetti (tranne BTC e poco altro), Blue Stream invece è una solida realtà. Si tratta del gasdotto sottomarino che trasporta il gas naturale dalla Russia in Turchia passando sotto il Mar Nero a oltre 2000 metri di profondità: operazione mai tentata prima d’ora

Page 92: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

92

e che molti ritenevano impossibile. Quando Blue Stream era ancora solo un’idea, l’ex presidente americano Clinton lo schernì chiamandolo “Blue Dream”. Oggi, invece del sogno, a collegare la costa russa e quella turca a profondità sottomarine prima impensabili, vi è, perfettamente funzionante, un vero e proprio miracolo dell’ingegneria italiana e dell’ENI in particolare.17 A regime, la pipeline trasporterà 16 miliardi di metri cubi l’anno di gas. Il piano iniziale prevede un incremento costante e progressivo delle forniture per un valore di 2 miliardi di metri cubi ogni anno sino al raggiungimento della quota fissata. La durata del contratto è venticinquennale e scade nel 2028. Come nasce Blue Stream? Questa in breve la storia. Nel dicembre 1997 gli allora premier Viktor Cernomyrdin e Mesut Yilmaz realizzano un trattato di cooperazione Russia-Turchia, in base al quale si assicura alla Turchia la fornitura di gas russo per 20 miliardi di dollari; a quel punto, il monopolio russo Gazprom e la turca Botas firmano un contratto per la fornitura annuale di 16 miliardi di metri cubi di gas alla Turchia per un periodo di 25 anni. Ma come trasportare tale gas? Attraverso la costruzione di un gasdotto sottomarino: Blue Stream, appunto. In realtà, l’intero progetto si articola in tre principali attività che vengono portate avanti simultaneamente. La prima concerne i circa 370 chilometri di gasdotto on-shore destinato a congiungere la regione russa di Krasnodar al Mar Nero. Tale parte è finanziata e realizzata da Gazprom. La seconda attività riguarda la costruzione di una stazione di compressione vicino la costa russa, a Beregovaya, e di due condotte sottomarine - ciascuna lunga 380 chilometri, ad una profondità record di 2100 metri sul fondo del Mar Nero – le quali corrono sino al porto turco di Samsun. Qui entra in ballo l’Eni: per la realizzazione ed il finanziamento della sezione marina, Eni e Gazprom hanno creato la joint-venture Blue Stream Pipeline Company BV (BSPC), su base paritetica. Il lavoro sottomarino è affidato ad un consorzio guidato da Saipem (Eni); 3 compagnie giapponesi forniscono la maggior parte delle tubature e la francese Bouygues è partner del consorzio per la stazione di compressione a Beregovaya. Infine, la terza attività concerne la costruzione di una pipeline terrestre attraverso la Turchia, da Samsun ad Ankara, della lunghezza di 470 chilometri. Botas finanzia tale progetto, la cui realizzazione è affidata ad un consorzio guidato dalla compagnia russa Stroytransgaz. La lunghezza totale del sistema è di circa 1250 chilometri. Il fine è congiungere il network distributivo russo della regione meridionale di Krasnodar alla rete centrale turca. Molto interessante l’architettura finanziaria del

17 Non per niente l’ENI è tra le prime compagnie al mondo per la posa di condotte sottomarine e l’esplorazione delle acque profonde, nuova frontiera dell’industria petrolifera.

Page 93: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

93

progetto. Per ragioni di spazio, diciamo solo che esso è auto-finanziato da BSPC insieme a prestiti provenienti dalle istituzioni finanziarie internazionali, inclusi i crediti all’esportazione garantiti dalla Sace per la fornitura di beni e servizi di origine italiana ed europea, e dalla JBIC/MITI per quelli di origine giapponese. Il costo del progetto è di 2,3 miliardi di dollari USD e l’inizio delle forniture era inizialmente previsto per il marzo 2002. Ma poi le cose sono andate un po’ diversamente. Il 30 dicembre 2002 l’ENI ha dato l’avviso di prontezza, ovvero è stata effettuata la prova generale per vedere se tutto funzionava a dovere: in quella data sono state aperte le valvole ed il gas ha cominciato a fluire senza problemi. La prima consegna commerciale c’è stata il 20 febbraio 2003 e da allora sino al mese seguente sono stati consegnati 188 milioni di metri cubi di gas. Quindi le macchine si sono fermate ed il gas ha smesso di scorrere. Cosa è successo? Ankara ha chiesto ed ottenuto un alleggerimento delle condizioni del Take-or-Pay Agreement, ossia un’interruzione della fornitura di gas per circa sei mesi. Un accordo Take-or-Pay è un comune tipo di contratto di lungo periodo per il gas; il fine è di garantire sia il Paese fornitore, sia quello consumatore, dato che accordi di questo tipo hanno una lunga durata (25 anni o più) e necessitano di miliardi di dollari d’investimento. In base a tale contratto, se il Paese acquirente non onora i suoi impegni, deve pagare lo stesso il prezzo del gas, che lo consumi o meno. Le condizioni del Take-or-Pay Agreement erano state temporaneamente alleggerite poiché Ankara non ce la faceva ad assorbire tutto il gas fornito. Perché? Secondo molti analisti indipendenti, le previsioni sul fabbisogno energetico turco stilate quando era stato progettato Blue Stream erano esagerate. Volutamente? Di certo è che il gas di Shah Deniz (Azerbaigian), che avrebbe potuto rappresentare un’alternativa, non era ancora stato scoperto; negli anni successivi, inoltre, l’economia della Turchia - e dunque il suo consumo di energia - non si è evoluta come Ankara sperava. Tuttavia, Blue Stream comporta un rischio anche maggiore di quello economico per la Turchia, rischio che riguarda la sua sicurezza energetica e più in generale quella nazionale. Secondo quanto sostiene Necdet Pamir, ex vicedirettore generale della compagnia petrolifera nazionale Turkie Petrolleri Anonim Ortakligi (TPAO), esperto di politiche energetiche: “Il vero pericolo viene dal significato strategico di Blue Stream… la Turchia si ritroverà a dipendere quasi esclusivamente da un unico Paese fornitore di gas. In generale questa non è una strategia razionale e prudente per la Turchia. Se poi il Paese fornitore è la Federazione russa, la mossa è quanto mai azzardata. Una volta che Mosca sarà in grado di chiudere i rubinetti energetici della Turchia, Ankara non potrà più giocare alcun ruolo nella regione, senza il

Page 94: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

94

consenso russo. L’Azerbaigian, il Kazakistan, il Turkmenistan, la Georgia e persino l’Armenia sua alleata, hanno tutti subito la politica russa di interrompere le forniture di petrolio, gas e elettricità agli Stati che non obbediscono”.18

In realtà è più probabile che la Turchia in futuro possa ritrovarsi a dipendere da due unici Paesi fornitori di gas: Russia ed Iran. Tuttavia, data la storica collaborazione strategica tra Mosca e Teheran nella regione, la sostanza non cambia: esiste un forte rischio che la Turchia si stia mettendo da sola il cappio intorno al collo, stringendo così forti legami energetici con i Russi e permettendo la costruzione di Blue Stream. Infatti tutto ciò avviene non per una reale necessità di energia, ma solo sulla base di una temeraria scommessa strategica: la realizzazione in futuro dell’ East-West Energy Corridor da parte ed a spese degli occidentali sul suolo turco. Come già detto, le stime ufficiali sulla domanda turca di gas relativa agli anni successivi alla messa in opera di Blue Stream erano (artificialmente) gonfiate, soprattutto perché si basavano su previsioni esagerate riguardo la crescita del Pil turco. Da ciò ne consegue che probabilmente Blue Stream (insieme a Russia West and East) coprirà in massima parte il futuro fabbisogno turco di gas, impedendo la diversificazione delle fonti e aggravando la dipendenza energetica di Ankara nei confronti di Mosca. Tale dipendenza potrebbe in breve tramutarsi da energetica in politica: i russi sarebbero in grado di utilizzare con successo quelle politiche di pressione energetica che hanno sperimentato ed affinato negli ultimi anni con i Paesi del loro Estero vicino (Paesi Baltici, Ucraina, Georgia, Azerbaijan ecc). Nel medio periodo questo porterà ad una sensibile diminuzione dell’influenza turca sull’Asia Centrale; influenza che, comunque, dopo i sogni pan-turanici coltivati da Ankara nei primi anni novanta, dal 1995 è in caduta verticale.19 Se ciò accadesse anche i progetti dell’East-West Energy Corridor sarebbero in pericolo. Uno scenario assai più allarmante si profila nel lungo periodo: in un contesto di grave dipendenza energetica da Mosca, se si innesca una nuova crisi economico-finanziaria (come capita periodicamente in Turchia), se si aggrava la cronica instabilità politica (la quale genera governi deboli ed incapaci di vere riforme), se la UE delude le

18 A. Necdet Pamir è Adviser per la politica estera ed energetica del Parlamento turco e per conto dell’ARI Movement; inoltre, esperto per le questioni energetiche del partito d’opposizione CHP. Ha pubblicato numerosi studi su temi energetici sia in turco che in inglese. L’autore lo ha intervistato alcuni anni fa ad Ankara. 19 Questo è il parere degli studiosi più seri, come, per esempio, il Prof . Mustafa Aydin, Università di Ankara, Centro di studi strategici sull’Eurasia, intervistato ad Ankara il 24 settembre 2001.

Page 95: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

95

aspettative turche di un rapido ingresso nell’Unione (il che è assai probabile); tutto ciò, amplificato dalla dipendenza politico-energetica, potrebbe destabilizzare la Turchia e condurre ad un cambio dell’equilibrio geopolitico nel Mar Nero. Infatti, verosimilmente Mosca tenterà di approfittarne per estendere la sua influenza sugli Stretti turchi.20

C’è una linea rossa che attraversa tutta la storia politica, prima zarista, poi sovietica, oggi russa tout court: l’ambizione al libero accesso ai mari caldi, in particolare al Mediterraneo. Ieri l’epifania di tale ambizione era il sogno slavo-ortodosso di strappare Costantinopoli – la seconda Roma – ai turchi musulmani, onde ricongiungerla alla terza, Mosca; oggi è l’aspirazione al libero transito attraverso i Dardanelli per le petroliere russe.21

Naturalmente il rischio che la Turchia sviluppi una dipendenza energetica e soprattutto politica da Mosca fino alle estreme conseguenze non si avvererà se i tanti ed ambiziosi progetti di oleodotti / gasdotti transcaspici diretti verso l’Europa bypassando la Russia verranno implementati, secondo i dettami dell’East-West Energy Corridor su descritti. Ma ci vorranno molti anni ed investimenti, soprattutto dall’estero perché nessuno, tanto meno la Turchia, può portare avanti un tale grandioso piano da solo. L’Europa e gli Usa aiuteranno concretamente Ankara? Vedremo. Per ora di solido, anzi di gassoso, in Turchia c’è solo Blue Stream. Riserve energetiche nel Caspio

Rimane da rispondere alla domanda fondamentale, alla questione sine qua non: quanto petrolio e gas ci sono davvero nel Caspio? Le valutazioni sul potenziale energetico della regione variano considerevolmente. C’è chi lo paragona a quello del Mare del Nord, chi addirittura al Golfo Persico. Secondo il Department of Energy (e più precisamente l’EIA - Energy Information Administration), le risorse accertate di petrolio dell’area caspica oscillano tra 17 miliardi di barili (pari alle riserve del Qatar) e 44 (equivalenti a quelle degli USA). Le

20 Esiste un precedente recente: nel 1940, Stalin, approfittando della situazione internazionale, cercò attivamente il sostegno dell’Italia fascista per impadronirsi degli Stretti turchi. Cfr: A. Rosato, Il Duce e Stalin, le prove del dialogo, Limes, IV, 1999. 21 Da sottolineare che Mosca è molto innervosita dalle difficoltà frapposte da Ankara alla sue richieste di accrescere il transito di petroliere attraverso i Dardanelli; questo problema diviene urgente per Mosca con la messa a pieno regime dell’oleodotto CPC (Caspian Pipeline Consortium), quando esso arriva a trasportare al porto d’imbarco di Novorossijsk nel Mar Nero ben 67 milioni di tonnellate/anno di greggio.

Page 96: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

96

riserve potenziali - insieme a quelle accertate – sarebbero 253-270 miliardi di barili che rappresentano il 24-26% delle riserve mondiali. Per quanto riguarda il gas naturale le riserve provate secondo l’EIA sono 232 trilioni di piedi cubi (Tcf), paragonabili a quelle dell’Arabia Saudita. La somma delle riserve accertate e potenziali di gas equivarrebbe all’11-12 % delle riserve mondiali.22 Queste generose stime sarebbero confortate dalle recenti scoperte nei giacimenti di Kashagan (petrolio e gas) nel Caspio kazako, e di Shah Deniz (gas) in quello azero. In realtà non tutti concordano; per esempio, secondo la British Petroleum, la società con i maggiori interessi in Azerbaijan, le riserve probabili del Caspio ammontano a 17-33 miliardi di barili di greggio.23 Istituti di ricerca internazionali indipendenti sono ancor più scettici.24 Il fatto è che, a volte, i governi addomesticano le statistiche per promuovere le loro politiche nell’area, mirando soprattutto a sostenere le compagnie petrolifere nazionali. Il fine non è il petrolio (che semmai è il mezzo), ma è la partita geopolitica, ovvero il controllo dello Heartland euroasiatico. Occorre quindi sfatare il mito del cosiddetto “Nuovo Grande Gioco del petrolio in Asia Centrale”: il Caspio, come riserve, non è né un paragone, né un sostituto rispetto al Golfo Persico. Anche per le seguenti ragioni:

la regione caspica è land-locked, senza sbocco ai mari aperti, i giacimenti sono spesso off-shore e ricchi di zolfo, pertanto si

richiede una costosa e complessa tecnologia per l’estrazione ed il trasporto;

non è facile, né economicamente molto conveniente esportare il petrolio caspico sui mercati mondiali,

lo sviluppo del potenziale energetico dell’area è ostacolato dall’esistenza di altri fornitori meglio posizionati, come i Paesi del Golfo persico e dell’Africa;

infine, la Russia possiede ancora quasi tutto il monopolio sull’accesso agl’idrocarburi del Caspio, solo recentemente intaccato dall’oleodotto BTC (Baku-Tbilisi-Ceyhan) che però ha i limiti che abbiamo visto.

22 Cfr. U.S. Energy Information Administration, website (http://www.eia.doe.gov). 23 Cfr. British Petroleum, website (http://www.bp.com/sectiongenericarticle.do?categoryId=192&contentId=2000635). 24Cfr. Patrick Eytchison, The Caspian Oil Myth (http://www.greens.org/s-r/32/32-25.html); Caspian Sea Oil Reserves, disponibile sul sito web The Coming Global Oil Crisis (www.oilcrisis.com); Tomas Valasek, Terror and Oil in Central Asia, disponibile sul sito web Center for Defense Information (www.cdi.org).

Page 97: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

97

A tutto ciò va aggiunto che Mosca in questi anni ha sapientemente ricostituito la sua posizione geo-politica di dominus in Asia centrale, scalzando l’influenza americana dalla maggior parte delle locali repubbliche ex-sovietiche, per esempio L’Uzbekistan. Oggi La Russia è inoltre il più efficace fattore d’integrazione regionale per le Repubbliche centro-asiatiche, se non l’unico: questo è vero sia dal punto di vista politico che economico-energetico, nonché da quello linguistico-culturale; la lingua russa, per esempio rimane la Koinè, la lingua veicolare nella regione, compresa da tutti. Ne consegue che la Russia è – e verosimilmente lo resterà a lungo - la migliore e più sicura via per esportare le riserve energetiche caspiche. Riassumendo quanto detto nelle righe precedenti, possiamo affermare che il Caspio, a meno di straordinarie scoperte di super-giacimenti e di nuove vie davvero economiche per il trasporto degli idrocarburi estratti nella regione, non può essere per l’Europa una fonte di approvvigionamento alternativa rispetto alla Russia; né la Turchia può diventare un ponte energetico sicuro ed affidabile per il transito degli idrocarburi caspici verso i Paesi UE, nel prevedibile futuro. La soluzione del problema della dipendenza energetica europea va cercata altrove.

Page 98: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

98

Page 99: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

99

Conclusioni Siamo così giunti alla fine di questo percorso di ricerca sulla “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea e Federazione Russa. Varrà la pena di ripercorrerne brevemente le tappe. Nel primo capitolo ci siamo occupati dello status attuale delle relazioni tra i due soggetti e dei possibili sviluppi. Queste relazioni alla fine di novembre ’06 sono caratterizzate da una situazione di stallo come dimostrano: il fallimento del vertice UE-Russia ad Helsinki del 24 novembre riguardo l’accordo per il rinnovo del Partnership and Cooperation Agreement tra UE e Federazione Russa, principalmente a causa del veto polacco; il rifiuto della Duma di Stato (chiaramente in accordo con il Cremlino) di ratificare la Carta Energetica Europea. Meglio vanno i rapporti bilaterali: basti citare l’accordo con la Germania per la costruzione del North European Gas Pipeline, e l’accordo di metà novembre ’06 tra ENI e Gazprom sul prolungamento dei contratti per le forniture energetiche. Alla luce di tutto ciò è possibile prevedere che in futuro Mosca privilegerà i rapporti con i singoli partner europei, piuttosto che con Bruxelles in via esclusiva. Così la posizione negoziale della Russia sarà sicuramente più forte ed efficace e potrà applicare la tattica del divide et impera con i Paesi europei. Questi già oggi facilitano il compito alla Russia perché insistono nel muoversi in ordine sparso, senza coordinamento ed a volte persino gli uni contro gli altri, privilegiando sempre gli interessi nazionali su quelli generali dell’Unione. A proposito delle relazioni energetiche, si è sottolineato come più che di dipendenza occorrerebbe parlare di interdipendenza tra UE e Russia, con quest’ultima a trovarsi nella posizione più scomoda: è vero che l’Europa allargata importa dalla Russia il 25% del proprio fabbisogno di gas naturale ed il 20% di quello di petrolio, ma è altrettanto certo che oggi Mosca dipende per il 90% delle sue esportazioni di energia dall’Europa Attenzione particolare è stata dedicata alla situazione italiana, caratterizzata da una grave dipendenza dalle importazioni extra-UE, in primis da Algeria e Russia, ed alla necessità urgente di diversificazione delle nostre fonti di approvvigionamento. Si è anche parlato della crisi del gas tra Ucraina e Russia dello scorso inverno, delle sue implicazioni politiche, dei suoi effetti sul resto dell’Europa, e del rischio che la crisi si possa riproporre presto, anche con un altro Paese di transito delle pipeline come la Bielorussia. Nel secondo capitolo si è affrontato il tema della geo-politica energetica russa, delle sue strategie, degli scenari futuri. Per far questo è stato necessario analizzare approfonditamente quello che rappresenta lo strumento fondamentale della politica energetica di Mosca, ovvero

Page 100: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

100

Gazprom: si sono ricostruite le sue origini e le tappe che lo hanno portato a divenire il super-monopolio del gas russo che è oggi, la rete delle sue partecipazioni ed alleanze in Europa. Si è poi cercato di spiegare la potenza di Gazprom ed i suoi limiti, il suo doppio ruolo, all’estero ed all’interno della Federazione russa. In particolare per l’estero, Gazprom rappresenta la cinghia di trasmissione tra il Cremlino e la sua geo-politica energetica che ha come primo obiettivo l’Europa, e poi Usa ed Asia. Nel successivo capitolo si esamina come il grande progetto russo di diventare un supplier globale di energia si scontra con la dura realtà dell’impraticabilità della via asiatica per Mosca, in particolare Cina ed India (diverso il discorso per il Giappone), almeno nel breve-medio periodo. L’Europa rimane la destinazione naturale degli idrocarburi russi e lo sarà ancora a lungo, volenti o nolenti. Ciò si connette alla vera e propria rivoluzione copernicana operata dal presidente Putin: orientare la politica estera della Russia in maniera ferma e costante verso occidente, in senso euro-atlantico, convinto, come il suo predecessore Pietro il Grande, che lì sia il futuro della Russia. Nel capitolo dedicato agli scenari, si analizzano i trend futuri nelle relazioni energetiche tra UE e Federazione Russa, e le maggiori incognite: il presunto rischio dell’Asse Gazprom-Sonatrach come nuova Opec del Gas, tutto da dimostrare; quello molto più probabile e grave dell’incapacità della Russia di coprire la forte crescita futura della domanda europea di energia e le serie conseguenze per la UE e l’Italia in particolare. A questo punto ci si è fermati a riflettere su quale sia il nostro interesse nazionale dal punto di vista energetico e quali siano le strade migliori per realizzarlo. Oltre alla necessaria diversificazione dei Paesi fornitori, sicuramente occorre venire a patti con la Russia, costruire una partnership strategica sul modello di quella che ha negoziato con successo la Germania: un’alleanza a vasto raggio tra le più grandi compagnie tedesche e russe all’interno di un’intesa politica Mosca-Berlino. Per raggiungere tale partnership è necessario soddisfare la prioritaria richiesta russa di accesso al nostro downstream, ovvero alla distribuzione diretta in Italia. In cambio la Russia dovrà offrire l’ingresso al proprio upstream, cioè alla ricerca ed allo sviluppo delle sue riserve energetiche, e la collaborazione alla manutenzione ed espansione della propria rete di pipeline verso l’Italia. Si tratterebbe di un accordo vantaggioso per entrambi: aiutare la Russia a sviluppare il suo upstream significa assicurarsi un maggiore flusso di gas russo nel futuro in grado di coprire la crescita della domanda italiana e mettere così una solida garanzia sulla nostra sicurezza energetica. L’accesso al nostro downstream, se

Page 101: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

101

applicato secondo le regole del libero mercato, permetterebbe inoltre una maggiore competizione nella distribuzione in Italia a vantaggio dei consumatori. Il tempo dirà se l’accordo tra ENI e Gazprom di metà novembre ‘06, salutato forse un po’ troppo entusiasticamente da alcuni in Italia, vada in tal senso oppure no. Per adesso quello che si può dire è che si tratta di una prima tappa del nuovo dialogo energetico tra Italia e Russia. Un accordo che va bene ad ENI, e soprattutto a Gazprom; ma all’Italia? È troppo presto per dare un giudizio definitivo; molto dipenderà dall’effettivo implementamento dei progetti di cooperazione nello sviluppo dell’upstream russo. Progetti finora solo annunciati, ma niente affatto chiari, almeno stando alle poche notizie trapelate circa i contenuti operativi dell’accordo. Il capitolo media, energia e potere politico in Russia vuole fornire una panoramica del sistema interno russo e degli stretti rapporti, quasi osmotici, tra mass media, Stato e compagnie energetiche, in primis Gazprom, evidenziando il suo ruolo interno come strumento di propaganda pro-Cremlino. Questo ruolo si rivelerà in tutta la sua potenza con le prossime elezioni presidenziali (dicembre 2008); si è cercato a questo proposito di tracciare degli scenari di successione a Putin il quale ha chiarito più volte di non volersi ricandidare (peraltro la Costituzione russa non lo permetterebbe). Inoltre si è sottolineato come sia destinata ad un sicuro fallimento la tentazione da parte di alcuni occidentali (gli americani in primis) d’intromettersi nelle prossime consultazioni russe del 2007 (parlamentari, Duma di Stato) e del 2008 (presidenziali). La ragione è che i Russi sono sempre meno inclini ad accettare lezioni di democrazia da chicchessia, sopratutto ora che sanno di avere qualcosa di cui noi abbiamo bisogno, ossia l’energia. Infine si è sottolineato come, malgrado le apparenze, oggi Putin sia il nostro uomo migliore a Mosca: lo Zapadnik, l’unico filo-occidentale serio ed affidabile nel mondo politico russo. Vladimir Vladimirovich infatti ha compiuto, ormai da tempo, una scelta strategica irreversibile, una vera e propria rivoluzione copernicana nella politica estera russa, una decisa sterzata geopolitica in direzione della civiltà euro-atlantica. Si tratta di un avvenimento epocale nella storia russa, pregno di sviluppi importanti per il futuro della Russia, ma che in occidente non è stato compreso, forse perché non sufficientemente studiato. Un noto studioso russo, Sergei Medvedev, lo ha paragonato alla conquista di Kazan, la capitale dei Mongoli invasori, da parte di Ivan il

Page 102: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

102

Terribile, ossia all’evento che ha influenzato tutta la storia successiva della Russia moderna.25 Nel capitolo successivo si è affrontata quella che abbiamo definito l’illusione degli idrocarburi caspici, ossia il cosiddetto “Nuovo Grande Gioco in Asia centrale”. Spesso si sente dire, anche da fonti qualificate, che gli idrocarburi della regione potrebbero risolvere il problema della dipendenza dell’Europa dalla Russia (secondo alcuni addirittura dal Medio Oriente) se si costruissero delle pipeline in grado di portare tali riserve energetiche (descritte come pressoché illimitate) ai mercati mondiali, naturalmente bypassando la Russia. In realtà, si tratta di affermazioni non corrette, di strategie non praticabili. Prima di tutto perché le riserve energetiche presenti nel Caspio ed in Asia centrale sono meno cospicue di quanto si credeva, sicuramente non in grado di sostituire la Russia, come fornitore di gas. In secondo luogo perché Mosca possiede tuttora un sostanziale monopolio delle vie di esportazione di tali idrocarburi, solo recentemente intaccato dall’oleodotto BTC il quale però ha i suoi limiti e rischi, come si è visto. A tutto ciò va aggiunto che Mosca in questi anni ha sapientemente ricostituito la sua posizione geo-politica di dominus in Asia centrale, scalzando l’influenza americana dalla maggior parte delle locali repubbliche ex-sovietiche. Ne consegue che la Federazione Russa è – e verosimilmente lo resterà a lungo - la migliore e più sicura via per esportare le riserve energetiche della regione centro-asiatica. E soprattutto che il Caspio, a meno di straordinarie scoperte di nuovi super-giacimenti, non può essere per l’Europa una fonte di approvvigionamento alternativa rispetto alla Russia; né la Turchia può diventare un ponte energetico sicuro ed affidabile per il transito degli idrocarburi caspici verso i Paesi UE, nel prevedibile futuro. La soluzione del problema della sete europea di energia va cercata altrove. Dove? sicuramente nel Golfo Persico (l’Iran ha il 15% delle riserve mondiali provate di gas), e poi nel Nord Africa, Caraibi e sud-set asiatico, in Indonesia e Brunei per esempio. Ancora una volta la parola d’ordine è diversificazione delle fonti, anche se lontane, utilizzando metaniere per trasportare in Europa il GNL (gas naturale liquefatto). Ma per far questo bisognerà sviluppare un numero adeguato di rigassificatori: occorreranno molto tempo e denaro (e l’Italia è in forte ritardo su questo fronte). Nel frattempo la Russia è destinata a rimanere il principale fornitore individuale per l’Europa negli anni a venire, anche

25 Cfr. Medvedev Sergei, Rethinking The National Interest: Putin’s Turn in Russian Foreign Policy, The Marshall Center Papers no. 6, Garmish (The George C. Marshall European Center for Security Studies), 2003.

Page 103: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

103

se non l’unico. Ne consegue che l’Europa non può volgere le spalle alla Russia come fonte energetica. Però neanche Mosca ha molte alternative. La UE rimane il mercato energetico più vicino e redditizio per i Russi (e lo resterà a lungo); la domanda europea è molto forte e crescerà in maniera esponenziale nei prossimi anni; esiste già un’efficiente, diversificata ed affidabile rete di pipeline per la consegna degli idrocarburi russi, orientata rigidamente verso l’Europa, di una lunghezza complessiva compresa tra i 3.000 ed i 4.000 km. Inoltre i prezzi pagati dagli Europei sono sempre stati molto alti e continueranno ad esserlo nel futuro (per Mosca il mercato USA è più attraente solo per il petrolio ed il GNL). A conferma di tutto ciò basti citare un dato: nel 2005 il volume delle forniture all’Europa di petrolio e gas russo ha raggiunto la cifra record di 400 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ovvero 1/3 dei consumi complessivi di metano e petrolio nella UE-25. Invece per i Russi, malgrado la loro stessa propaganda, la Cina e l’Asia in generale non presentano attrattive paragonabili all’Europa come mercato energetico, né oggi né domani. In verità UE e Russia sono interdipendenti, anzi probabilmente oggi è la Russia ad avere più bisogno di noi, dato che ha solo un ruolo regionale come supplier di energia: attualmente Mosca esporta circa il 95% del greggio ed il 100 % del gas naturale verso la Greater Europe (ovvero la UE-25 più la Turchia). La presenza russa sugli altri mercati mondiali dell’energia è trascurabile. Ne consegue che sarebbe ragionevole trovare un accordo, realizzare un grande patto energetico euro-russo, su una base di pari convenienza. Ma ciò che è razionale, non sempre è reale nelle relazioni internazionali: probabilmente si firmeranno ancora molte carte in pompa magna (v. Energy Charter Treaty), ma difficilmente assisteremo nel prevedibile futuro alla firma di un vero accordo strategico tra Unione Europea e Federazione Russa. Ciò per due ragioni fondamentali e strettamente connesse: primo, in Europa predominano gli egoismi nazionali per cui gli Stati membri preferiscono agire in ordine sparso e perseguire il loro esclusivo interesse nazionale (situazione aggravata dall’ultimo improvvido allargamento a 25 dell’Unione); secondo, la Russia storicamente privilegia i rapporti e le intese bilaterali con i singoli Stati, anche per ovvie ragioni strategiche e di peso specifico.

Page 104: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

104

Raccomandazioni per l’Italia Dunque la questione si sposta su un piano nazionale e per quanto concerne l’Italia, se vogliamo ottenere una piena Energobesopasnost’- (Sicurezza Energetica), dobbiamo realizzare una partnership energetica a due con la Russia. Dovrà essere basata su un semplice do ut des: accesso al nostro downstream in cambio di maggiori e più sicure forniture, e soprattutto di una vera ed articolata partecipazione all’upstream russo. I presupposti per un serio patto strategico ci sono e sono buoni: noi abbiamo un importante mercato energetico; inoltre possiamo fornire gli investimenti e la tecnologia di cui i russi hanno bisogno per sviluppare i loro campi. I rapporti politici bilaterali sono discreti, ma vanno rinsaldati e migliorati: deve guidarci un sano realismo politico che persegua il nostro interesse nazionale, non quello (inafferrabile) della UE, o peggio della Polonia che distruggerebbe i nostri rapporti con la Russia. L’accordo di novembre ’06 tra ENI e Gazprom, malgrado i suoi limiti, può essere una buona base per sviluppare una vera intesa strategica in futuro; ma la base deve essere allargata e consolidata politicamente perché la Russia non si accontenta di accordi industriali settoriali ed è estremamente sospettosa nei confronti degli Europei, da sempre. In particolare occorre ampliare la cooperazione tra il Cane a sei zampe e Gazprom, anche a costo di sacrificare alcuni privilegi ormai datati dell’ENI in Italia, sempre però su una base paritaria e di reciprocità. Oltre la carota servirà anche il bastone: BTC, il gasdotto Nabucco e soprattutto quello IGI saranno utili per portare gli idrocarburi caspici in Italia via Turchia bypassando il territorio della Federazione russa, ovvero come strumento di pressione, come garanzia nei confronti di Mosca, ma senza cadere nell’illusione che possano un giorno sostituirsi al tubo russo. Bene anche l’accordo tra l’Italia e l’Algeria per la costruzione del gasdotto Galsi. Ma non è abbastanza. Occorre, non ci stancheremo mai di ripeterlo, andare avanti con la diversificazione delle nostre fonti e lo sviluppo dei rigassificatori. Nel prossimo futuro urge soprattutto trovare vie alternative all’Ucraina ed alla Bielorussia per il transito del gas russo destinato all’Italia, come sta facendo la Germania per le sue forniture. Una via sarà il prolungamento del gasdotto Blue Stream (alla cui costruzione partecipa l’ENI), ma non è sufficiente. Occorrerebbe anche agganciarsi al NEGP, il gasdotto sottomarino baltico tra Russia e Germania, realizzando una derivazione verso l’Italia. Però non bisogna fermarsi a questo: l’obiettivo finale è costituire un’intesa politico - energetica triangolare con Berlino e Mosca, le quali hanno già avviato una solida partnership.

Page 105: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

105

Questa sarebbe la soluzione ideale per affrancarsi dalla dipendenza dal tubo che attraversa l’Ucraina e dal quale passa il 36,5 % del totale del metano che l’Italia importa (una quota maggiore delle importazioni nazionali dall’Algeria, nostro principale fornitore di gas). Anche l’altra grande pipeline terrestre “Siberia – Europa” è poco sicura perché attraversa la Bielorussia e poi la Polonia. Particolarmente insidioso il tratto sul territorio bielorusso (controllato da Beltransgaz, compagnia di Stato di Minsk) dove passa il 20% del gas destinato ai Paesi europei e dove probabilmente ci sarà la prossima crisi del gas). Trattare con i Russi è difficile, ma necessario per l’Italia; richiede prudenza, costanza, polso fermo e chiarezza strategica di intenti. Occorre anche lealtà, perché i Russi sanno rispettare i patti se non si cerca di imbrogliarli, e soprattutto se conviene loro, come dimostrano storicamente le vicende legate al Patto Molotov-Ribbentrop, e le puntuali forniture russe all’Europa occidentale negli anni della guerra fredda. Insomma nel trattare con Mosca occorre seguire il precetto evangelico: “Siate puri come colombe ed astuti come serpenti”. Inoltre bisogna agire uniti, un unico sistema-Paese. Non in ordine sparso, presentandosi a Mosca con differenti ed a volte contrastanti delegazioni, ciascuna delle quali afferma di parlare a nome dell’Italia, ma che invece rappresenta solo se stessa. Ciò accade spesso purtroppo, e fa una pessima impressione sui Russi, abituati a concepire l’autorità, cioè lo Stato, come uno ed indivisibile. Sarà opportuno d’ora in poi tener ben presente che Mosca sta facendo shopping di amici in Europa, la Russia è a caccia di Stati - partner energetici affidabili: se non ne approfittiamo noi, lo faranno altri, a nostre spese. Ed allora, di nuovo sbalorditi ed impotenti, potremo solo piangere sul latte versato e sulla nostra scarsa previdenza, quando (e non se) si verificherà la prossima crisi del gas, dopo quella dello scorso inverno tra Ucraina e Russia. Infatti è naturale che queste crisi accadano periodicamente perché le pipeline tradizionali europee che ci portano il gas via Ucraina, Bielorussia, Polonia ecc attraversano un’area – la nuova frontiera orientale della UE – estremamente instabile e pericolosa, un vero e proprio buco nero geopolitico in Europa. Una regione dove può accadere qualcosa di molto peggio di una temporanea crisi delle forniture di gas. Pertanto è questo buco nero che va schivato con nuovi gasdotti / oleodotti dalla Russia e nuove fonti di energia da altri Paesi; non va invece bypassata ed isolata Mosca che durante tutta la guerra fredda ci ha assicurato sempre e costantemente le forniture dei suoi idrocarburi, malgrado noi militassimo nel campo ideologico avverso. Sarebbe veramente paradossale e masochista se oggi, nel XXI secolo globalizzato, volessimo ricostruire una nuova cortina di ferro attorno alla

Page 106: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

106

Russia per privarci di quell’energia che ci è necessaria per sostenere la nostra economia ed il nostro confortevole stile di vita occidentale. Angelantonio Rosato

Page 107: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

107

Acronimi, sigle ed abbreviazioni BP: British Petroleum. BP plc, originariamente British Petroleum, è una società del Regno Unito operante nell'energia e soprattutto nel petrolio e nel gas, settori in cui è uno dei quattro maggiori attori a livello mondiale (assieme a Royal Dutch Shell, ExxonMobil e Total). La sede è a Londra. BTC: oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan. BTE: gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum. ECT: Energy Charter Treaty (EU). ENI: Ente Nazionale Idrocarburi EU: European Union GAZPROM: contrazione di Газовая промышленность (Gazovaya Promyshlennost), che vuol dire industria del gas. NATO: North Atlantic Treaty Organization NEGP: North European Gas Pipeline, il gasdotto sottomarino baltico che unirà la Russia (Vyborg) alla Germania (Greifswald). OPEC: Organization of the Petroleum Exporting Countries. SONATRACH: Société Nationale de Transport et de Commercialisation des Hydrocarbures

Page 108: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

108

Page 109: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

109

Bibliografia

Articoli in lingua russa 1. Butrin Dmitry, Energobezopasnost’ ostanetsia dieklaraziey (La

sicurezza energetica rimane una dichiarazione), Kommersant, 13

luglio 2006 (in occasione del Summit G8 a S. Pietroburgo).

2. Kommersant, Gosudarstvo – eto neft (Lo Stato è il petrolio),

Mosca, 2 febbraio 2005.

3. Kommersant, Iz kandidatskoj dissertazii Vladimira Putina (Dalla

tesi di dottorato di Vladimir Putin), sul tema “Le risorse di materie

prime e la strategia di sviluppo dell’economia russa”, S.

Pietroburgo, gennaio 1999.

4. Petrakov Nikolai, Proieli… (Falliti. La forza industriale

dell’URSS è finita), Argumenty i Fakty, n. 27, 2006.

5. Kommersant-Daily, Zheleznyi Putin (Putin di ferro), Mosca, 10

marzo 2000.

6. Vlast, Vostok vosstal na Zapad (L’oriente si è ribellato

all’occidente), rapporto n. 51 Mosca, 26 dicembre 2005.

7. Karaganov Serghei, Itoghi i Vyvodi (Risultati e Conclusioni), in

“Rossijskaja Gazeta”, 19 dicembre 2005 (Sui rapporti tra Russia e

UE).

Page 110: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

110

8. Tretyakov Vitaly, Bolshaya stat’ya o Putine i Rossii, (Grande

articolo su Putin e la Russia), Nezavisimaya Gazeta, 31 gennaio

2001.

9. Tretyakov Vitaly, Putin, Chubais i SPS, (Putin, Chubais e l’SPS),

Nezavisimaya Gazeta, 23 maggio 2001.

10. Rossiia v poiskakh strategicheskoi positsii (La Russia alla ricerca

di una posizione strategica), www.liberal.ru, ottobre 2002.

11. Levada Yuri, Vlast’ sil’na no bespomoshchna (Regime forte ma

senza aiuto), Moskovskie Novosti, 10-16 aprile 2001.

12. Levada Yuri, Sledov Leonid, Obshchestvenno-politicheskaia

situatsiia (La situazione socio-politica), VTsiIOM, 27 dicembre

2001.

13. Kutkovets Tatiana, Klyamkin Igor, Normal’nyje ludi v

nienormal’noi stranie (Persone normali in un Paese anormale),

Moskovskie Novosti, 8 luglio 2002.

Articoli in lingua inglese

14. Dmitriev Mikhail, Russia’s Energy Key Strategy, in “Russia in

Global Affairs”, Vol. 4 no. 4, Moscow, October / December 2006.

15. Delyagin Mikhail, Assessing Russia’s Energy Doctrine, in “Russia

in Global Affairs”, Vol. 4 no. 4, Moscow, October / December

2006.

Page 111: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

111

16. Furman Dmitry, President Putin as Prince Hamlet, in “Russia in

Global Affairs”, Vol. 4 no. 4, Moscow, October / December 2006.

17. Trenin Dmitri, Russia Leaves the West, in “Foreign Affairs”, Vol.

85 no. 4, New York (Council on Foreign Relations), July / August

2006.

18. Mendelson Sarah E., Gerber Theodore P., Failing the Stalin Test.

Russians and Their Dictator, in “Foreign Affairs”, Vol. 85 no. 1,

New York (Council on Foreign Relations), January / February

2006.

19. Medvedev Sergei, Rethinking The National Interest: Putin’s Turn

in Russian Foreign Policy, The Marshall Center Papers no. 6, Garmish (The

George C. Marshall European Center for Security Studies), 2003.

20. Shevtsova Lilia, Putin’s Legacy, in “Carnegie Moscow Center

Briefing”, Moscow (Carnegie Endowment for International

Peace), Vol. 8 issue no.4, June 2006.

21. Shevtsova Lilia, Putin’s Russia, Washington (Carnegie

Endowment for International Peace), 2003.

22. Ivanov Sergei, Russia must be strong, The Wall Street Journal,

January 11 2006.

Articoli in lingua italiana

23. Caracciolo Lucio, Eurussia?, Editoriale in Limes n. 6, Roma

(Gruppo Editoriale L’Espresso), 2006.

Page 112: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

112

24. Nicolazzi Massimo, Cucinare con Gazprom, in Limes n. 6, Roma

(Gruppo Editoriale L’Espresso), 2006.

25. Del Re Giovanni, Non solo saune. Mosca e Berlino sono partner

veri, in Limes n. 6, Roma (Gruppo Editoriale L’Espresso), 2006.

26. Sinatti Piero, Il ballo della debuttante. Così Mosca si affaccia sui

mercati globali, in Limes n. 6, Roma (Gruppo Editoriale

L’Espresso), 2006.

27. Paolini Margherita, Primum vivere: così Putin vuole agganciare

l’Europa, in Limes n. 1, Roma (Gruppo Editoriale L’Espresso),

2006.

28. Orel Anatolij, Senza Mosca si può morire, in Limes n. 1, Roma

(Gruppo Editoriale L’Espresso), 2006.

29. Nicolazzi Massimo, A colloquio con Monsieur Le Gas, in Limes

n. 1, Roma (Gruppo Editoriale L’Espresso), 2006.

30. Rossi Sergio A., Russia 2005-2006: anno zero dell’era post-

sovietica?, in “Nomos & Khaos. Rapporto Nomisma 2005 sulle

prospettive economico-strategiche”, Roma (AGRA), 2006.

31. Rossi Sergio A., L’arma spuntata di Putin, in “Aspenia” n. 32,

Roma (Aspen Institute Italia), 2006.

32. Rossi Sergio A., L’affaire Yukos, in “Aspenia” n. 28, Roma

(Aspen Institute Italia), 2005.

Page 113: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

113

33. Barysh Katinka, L’energia in Eurasia, in “Aspenia” n. 28, Roma

(Aspen Institute Italia), 2005.

Monografie e studi di settore

34. AAVV, Tecnologie ed investimenti per l’Ambiente in Russia. Il

mercato e le prospettive di cooperazione con le imprese italiane.

Rapporto speciale per Ecomondo 2006. Mosca (Centro Studi

Diritto & Economia in Russia e nella CSI), 2006.

35. Bilardo Ugo, Mureddu Giuseppe, Traffico petrolifero e

sostenibilità ambientale, Roma (Unione Petrolifera), 2005.

36. Maugeri Leonardo, Petrolio, Milano (Sperling & Kupfer), 2001.

37. Corazza Cristina, Oro nero. Conti in rosso. Come sta cambiando

il Grande Gioco del Petrolio, Milano (Il Sole 24 Ore SpA), 2005.

38. AAVV, Il futuro dell’energia. Prospettive, sfide e priorità, Roma

(GAN), 2006.

39. AAVV, Caucaso ed Asia Centrale, Roma (GAN), 2006.

40. Ferrari Aldo, L’evoluzione delle strategie russe nel Caucaso

(1991-2006), Milano (ISPI Working Papers), 2006.

41. Ferrari Aldo, Georgia, Armenia, Azerbaigian: una chance

europea?, Milano (ISPI Working Papers), 2006.

42. Frappi Carlo, Il Transcaucaso nella politica estera della Turchia,

Milano (ISPI Working Papers), 2006.

Page 114: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

114

43. Tosi Silvia, Le prospettive di sviluppo economico della

Transcaucasia, Milano (ISPI Working Papers), 2006.

44. Tosi Silvia, Fonti energetiche ed infrastrutture di trasporto,

Milano (ISPI Working Papers), 2006.

Opere storiche

45. Ulam Adam B., Expansion and Coexistence. The History of Soviet

Foreign Policy, 1917-1967, New York - Washington (F. A.

Praeger), 1968; trad. it.: Storia della politica estera sovietica

(1917-1967), Milano (Rizzoli), 1970.

46. Riasanovsky Nicholas V., A History of Russia, Oxford (Oxford

University Press), 1984; trad. it.: Storia della Russia, dalle origini

ai nostri giorni, a cura di Sergio Romano, Milano (Bompiani),

1989.

47. Werth Nicolas, Histoire de l’Union soviétique. De l’Empire russe

à la Communeuté des Etats indépendants 1900-1991, Paris

(Presses Universitaires de France), 1990; trad. it.: Storia

dell’Unione Sovietica. Dall’Impero russo alla Comunità degli

Stati Indipendenti 1990-1991, Bologna (Società editrice il

Mulino), 1993.

48. Kissinger Henry, Diplomacy, New York (Simon & Schuster),

1994.

Page 115: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

115

PROGETTO DI RICERCA 2006 – B4/Z

Direttore della Ricerca: Angelantonio Rosato

La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione

Europea (Italia) e Federazione Russa.

ELENCO DELLA DOCUMENTAZIONE DI SUPPORTO

Presentazioni, studi, tabelle e grafici:

- Может ли Россия стать нефтяным раем? (Владимир Милов

Московский Центр Карнеги, 28 сентября 2006 г).

- From the Big Pipe to Big Business. Examining New Strategy

of Gazprom. (Dr. Tatiana Mitrova, Dr. Iakov Pappe. Moscow,

September 2006).

- An External Policy To Serve Europe's Energy Interests. (Paper

from EU Commission/SG/HR for the European Council.

Giugno 2006).

- Ferrari Aldo, L’evoluzione delle strategie russe nel Caucaso

(1991-2006), Milano (ISPI Working Papers), 2006.

- Ferrari Aldo, Georgia, Armenia, Azerbaigian: una chance

europea?, Milano (ISPI Working Papers), 2006.

Page 116: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

116

- Frappi Carlo, Il Transcaucaso nella politica estera della

Turchia, Milano (ISPI Working Papers), 2006.

- Tosi Silvia, Le prospettive di sviluppo economico della

Transcaucasia, Milano (ISPI Working Papers), 2006.

- Tosi Silvia, Fonti energetiche ed infrastrutture di trasporto,

Milano (ISPI Working Papers), 2006.

- Ugo Biliardo, Emergenza energia (tratto da versione PDF di

Technology Review, Edizione italiana, 2/2006).

Schede tecniche

- “Gas reserves for Europe” (Source: Ministry of Economic

Development - Italy)

- “Immissioni in rete di gas naturale - anno 2005” (Fonte:

Ministero delle attività produttive – Italia)

- “The Gas Sector” (Source: IEA World Energy Outlook; BP

Statistical Review, 2005)

- “Primary Energy Demand in Italy (Source: Ministry of

Economic Development - Italy)

Page 117: La Sicurezza Energetica nelle Relazioni tra Unione Europea ... · La “Sicurezza Energetica” nelle relazioni tra Unione Europea (Italia) e Federazione Russa. Introduzione Scopo

117

Cartine (oltre a quelle contenute nella documentazione di cui sopra):

- “Il sogno di Putin” (cart. a colori N. 1 tratta da Limes 1/2006)

- “Dalla Russia con calore” (cart. a colori N. 2 tratta da Limes

1/2006)

- “Il gas che verrà” (cart. a colori N. 4 tratta da Limes 1/2006)

- “Gazprom in Europa” (cart. a colori N. 4 tratta da Limes

6/2006)

- “Trasmissione del greggio nel Mediterraneo allargato ed in

Asia centrale” (cart. a colori tratta da Bilardo Ugo, Mureddu

Giuseppe, Traffico petrolifero e sostenibilità ambientale,

Roma, 2005, pp. 204-5).

- “Trasmissione del greggio in Asia” (cart. a colori tratta da

Bilardo Ugo, Mureddu Giuseppe, Traffico petrolifero e

sostenibilità ambientale, Roma, 2005, pp. 206-7 )

RNGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare vivamente il Direttore, il personale tutto del CeMiSS, gli amici, gli studiosi russi, italiani e di altri Paesi che hanno reso possibile questo lavoro con i loro suggerimenti e le loro critiche. Sarebbe ingiusto nominarne alcuni e tralasciare coloro che hanno chiesto di rimanere anonimi; tuttavia alcuni dei loro nomi sono nella bibliografia. Grazie ad Emma che ha curato l’executive summary e l’indice in inglese. Un ringraziamento particolare va ai miei genitori i quali hanno diligentemente riletto il manoscritto aiutandomi a correggere molti errori, e che, insieme a Lara, mi sopportano pazientemente.