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Novembre 2010 n. 1 La scienza migliore è quella che cambia la nostra concezione dell'universo e del posto che occupiamo in esso, aiutandoci a capire e adattarci ai cambiamenti che vanno oltre il nostro controllo SCIENCE NEWS EDITORIALE Il 2010 è l’Anno Internazionale della Biodiversità, l’anno in cui si doveva festeggiare l’impegno assunto anni fa da molti paesi di fermare l’estinzione di numerose specie viventi. La diversità biologica è rappresentata dalla ricchezza in cui si manifesta la vita sul nostro pianeta, attraverso le specie di animali, piante, funghi, microrganismi e batteri che oggi sono presenti sulla Terra ed i differenti ecosistemi che la caratterizzano. Ad oggi gli scienziati hanno scoperto circa 1.800.000 specie ma si ritiene che le specie presenti sulla Terra possano essere da 3,6 fino a 100 milioni, con una media di 10 milioni. Il tasso di perdita della biodiversità mondiale sta preoccupando sempre di più la comunità internazionale. Ma davvero dovrebbe interessarci qualcosa del fatto che un quarto delle specie dei mammiferi sia seriamente minacciato di sparire per sempre dalla faccia del pianeta? Il 2010 pone gli uomini di fronte a un problema che li riguarda molto più da vicino di quanto essi non pensano. L’estinzione dei viventi procede oggi a ritmi molto più elevati di quelli che si sono presentati durante le cinque grandi estinzioni di massa della storia biologica del pianeta. Inoltre per la prima volta c’è una specie, la nostra, responsabile della crisi o dell’estinzione di tutte le altre: e questo non era mai accaduto prima. Le cause sono ben note, prima fra tutte la riduzione dell’habitat di molte specie generata dall’espansione incontrollata delle attività e degli insediamenti antropici; gli inquinamenti industriali, cui molte specie si adattano molto peggio dell’uomo, l’avvelenamento dei pesticidi usati in agricoltura, la caccia decisamente priva di qualsiasi senso nel mondo moderno e il surriscaldamento climatico in atto. Ma l’estinzione di una specie è una perdita irreparabile che ci riguarda da vicino: non solo perché attualmente ne siamo responsabili, ma anche perché l’impoverimento della biodiversità porta a delle conseguenze negative per tutta l’umanità. Da ignoranti ed egoisti come siamo, non riflettiamo sul fatto che medicinali, cibo e perfino l’acqua o l’aria dipendono inevitabilmente dalla ricchezza della vita: sono almeno 40.000 le specie di viventi da cui traiamo quei valori. L’Italia è un paese molto ricco di biodiversità (60.000 specie animali e 12.000 specie vegetali). Però molto di questo patrimonio è a rischio (il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi e l’88% dei pesci di acqua dolce). L’Italia infatti è anche il paese che utilizza maggiormente il proprio territorio per ricoprirlo di asfalto o cemento (ogni anno 250.000 ettari!), sottraendolo alla natura. Così il nostro Paese si dota solo di una TEORICA Strategia nazionale sulla Biodiversità, mentre continua a tagliare risorse e finanziamenti nella pratica. Proteggere la natura restituendole il suo spazio è l’unica strada per fermare tutto questo, il resto possiamo considerarlo solo dicerie false che siamo stanchi di sentire. F. V. Leggere non è solo un atto tecnico, né solo un processo mentale; è sopratutto un progetto di costruzione del cervello Frank Scirrmacher I CINQUE VIP I cinque “grandi” che consentono la vita sul nostro pianeta Un gruppo di scienziati inglesi ha studiato la biologia e il comportamento di diversi animali e vegetali. Ha così osservato che senza alcuni di questi la vita sulla Terra sarebbe praticamente impossibile. In particolare cinque sono le specie da salvare ad ogni costo: i primati (alcuni di questi come i gorilla di montagna, sono tra le specie più a rischio), che mangiando molta frutta ed espellendo i semi, sono i principali diffusori di sementi nelle foreste; i questo modo garantiscono la riforestazione del loro habitat. Un altro animale necessario alla vita sul nostro pianeta è il plancton: questi microscopici crostacei, alghe e batteri sfamano molti animali marini, come le balenottere azzurre, e inoltre producoo metà dell’ossigeno necessario al nostro pianeta. Da non dimenticare le api, perché sono le più grandi impollinatici naturali sulla Terra; andando a prendere il nettare in un fiore, sulla loro peluria rimane attaccato il polline; spostandosi poi su un altro fiore portano anche il polline permettendo così l’impollinazione e la riproduzione nelle specie vegetali. I pipistrelli mangiando insetti (come zanzare e simili) ne controllano il numero, riducendo il rischio di malattie, distruzione di raccolti, ecc. infine ci sono i funghi (sulla Terra sono milioni di miliardi le specie e le sottospecie esistenti), poiché 600 milioni di anni fa le piante si trasferirono sulla terraferma proprio grazie a loro, permettendo la vita su questo pianeta; questi grandi riciclatori, inoltre, trasformano i rifiuti in nutrienti. Tonino Eleonora LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI Effetto Serra e Buco dell’Ozono i principali accusati Negli ultimi anni, si è parlato molto e se ne continua a parlare, dell’ormai comprovato scioglimento dei ghiacci nelle regioni polari, sia artica che antartica. Gli studiosi attribuiscono largamente la causa all’uomo, attraverso le sue attività con le emissioni di gas serra, diretti responsabili dell’inquinamento che provoca il riscaldamento globale (effetto serra) e l’impoverimento dell’ozono nella stratosfera (buco dell’ozono) che permette ai raggi UV di penetrare l’atmosfera ed arrivare direttamente sulla superficie terrestre. Questo fenomeno sta avendo ripercussioni sul sistema ecologico di quelle zone, soprattutto sulle specie animali, che stanno perdendo il loro habitat naturale, avviandosi verso l’estinzione. Inoltre lo scioglimento dei ghiacci comporterebbe un innalzamento del livello del mare, mettendo a rischio litorali e città sul mare. Il clima potrebbe cambiare radicalmente e provocare disastri ambientali; l’unica soluzione a questo problema sarebbe ridurre drasticamente i gas-serra e salvaguardare le specie in via di estinzione. Una spedizione scientifica della Woods Hole Oceanographic Institutione finanziata dalla NASA, ha però fatto delle scoperte che potrebbero rimettere in discussione il ruolo delle azioni umane nello scioglimento della calotta polare. Telecamere robotizzate, inviate a 4000 metri sotto gli eterni ghiacci dell’Artico, hanno rilevato un’enorme attività vulcanica. Questa elevata quantità di energia geotermica, che periodicamente si riversa nel mare sotto i ghiacciai dell’Artico, potrebbe essere la causa della “variabilità dei ghiacciai artici”. La diminuzione della banchisa potrebbe dipendere proprio dall’attività di questi vulcani sottomarini. Questa scoperta crea una breccia nelle nostre attuali certezze, ma non per questo va demonizzata. Missana Nico IERI IERI IERI IERI OGGI OGGI OGGI OGGI DOMANI DOMANI DOMANI DOMANI Agostini L.

La scienza migliore è quella che cambia la nostra ... · La scienza migliore è quella che cambia la nostra concezione dell'universo e del posto che ... (sulla Terra sono milioni

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Novembre 2010 n. 1

La scienza migliore è quella che cambia la nostra concezione dell'universo e del posto che occupiamo in esso, aiutandoci a capire e adattarci ai cambiamenti

che vanno oltre il nostro controllo

SCIENCE NEWS EDITORIALE

Il 2010 è l’Anno Internazionale della Biodiversità, l’anno in cui si doveva festeggiare l’impegno assunto anni fa da molti paesi di fermare l’estinzione di numerose specie viventi. La diversità biologica è rappresentata dalla ricchezza in cui si manifesta la vita sul nostro pianeta, attraverso le specie di animali, piante, funghi, microrganismi e batteri che oggi sono presenti sulla Terra ed i differenti ecosistemi che la caratterizzano. Ad oggi gli scienziati hanno scoperto circa 1.800.000 specie ma si ritiene che le specie presenti sulla Terra possano essere da 3,6 fino a 100 milioni, con una media di 10 milioni. Il tasso di perdita della biodiversità mondiale sta preoccupando sempre di più la comunità internazionale. Ma davvero dovrebbe interessarci qualcosa del fatto che un quarto delle specie dei mammiferi sia seriamente minacciato di sparire per sempre dalla faccia del pianeta? Il 2010 pone gli uomini di fronte a un problema che li riguarda molto più da vicino di quanto essi non pensano. L’estinzione dei viventi procede oggi a ritmi molto più elevati di quelli che si sono presentati durante le cinque grandi estinzioni di massa della storia biologica del pianeta. Inoltre per la prima volta c’è una specie, la nostra, responsabile della crisi o dell’estinzione di tutte le altre: e questo non era mai accaduto prima. Le cause sono ben note, prima fra tutte la riduzione dell’habitat di molte specie generata dall’espansione incontrollata delle attività e degli insediamenti antropici; gli inquinamenti industriali, cui molte specie si adattano molto peggio dell’uomo, l’avvelenamento dei pesticidi usati in agricoltura, la caccia decisamente priva di qualsiasi senso nel mondo moderno e il surriscaldamento climatico in atto. Ma l’estinzione di una specie è una perdita irreparabile che ci riguarda da vicino: non solo perché attualmente ne siamo responsabili, ma anche perché l’impoverimento della biodiversità porta a delle conseguenze negative per tutta l’umanità. Da ignoranti ed egoisti come siamo, non riflettiamo sul fatto che medicinali, cibo e perfino l’acqua o l’aria dipendono inevitabilmente dalla ricchezza della vita: sono almeno 40.000 le specie di viventi da cui traiamo quei valori. L’Italia è un paese molto ricco di biodiversità (60.000 specie animali e 12.000 specie vegetali). Però molto di questo patrimonio è a rischio (il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi e l’88% dei pesci di acqua dolce). L’Italia infatti è anche il paese che utilizza maggiormente il proprio territorio per ricoprirlo di asfalto o cemento (ogni anno 250.000 ettari!), sottraendolo alla natura. Così il nostro Paese si dota solo di una TEORICA Strategia nazionale sulla Biodiversità, mentre continua a tagliare risorse e finanziamenti nella pratica. Proteggere la natura restituendole il suo spazio è l’unica strada per fermare tutto questo, il resto possiamo considerarlo solo dicerie false che siamo stanchi di sentire.

F. V.

Leggere non è solo un atto tecnico, né solo un

processo mentale; è sopratutto un progetto di

costruzione del cervello Frank Scirrmacher

I CINQUE VIP I cinque “grandi” che consentono la vita sul nostro pianeta

Un gruppo di scienziati inglesi ha studiato la biologia e il comportamento di diversi animali e vegetali. Ha così osservato che senza alcuni di questi la vita sulla Terra sarebbe praticamente impossibile. In particolare cinque sono le specie da salvare ad ogni costo: i primati (alcuni di questi come i gorilla di montagna, sono tra le specie più a rischio), che mangiando molta frutta ed espellendo i semi, sono i principali diffusori di sementi nelle foreste; i questo modo garantiscono la riforestazione del loro habitat. Un altro animale necessario alla vita sul nostro pianeta è il plancton: questi microscopici crostacei, alghe e batteri sfamano molti animali marini, come le balenottere azzurre, e inoltre producoo metà dell’ossigeno necessario al nostro pianeta. Da non dimenticare le api, perché sono le più grandi impollinatici naturali sulla Terra; andando a prendere il nettare in un fiore, sulla loro peluria rimane attaccato il polline; spostandosi poi su un altro fiore portano anche il polline permettendo così l’impollinazione e la riproduzione nelle specie vegetali. I pipistrelli mangiando insetti (come zanzare e simili) ne controllano il numero, riducendo il rischio di malattie, distruzione di raccolti, ecc. infine ci sono i funghi (sulla Terra sono milioni di miliardi le specie e le sottospecie esistenti), poiché 600 milioni di anni fa le piante si trasferirono sulla terraferma proprio grazie a loro, permettendo la vita su questo pianeta; questi grandi riciclatori, inoltre, trasformano i rifiuti in nutrienti.

Tonino Eleonora

LO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCI Effetto Serra e Buco dell’Ozono i principali accusati

Negli ultimi anni, si è parlato molto e se ne continua a parlare, dell’ormai comprovato scioglimento dei ghiacci nelle regioni polari, sia artica che antartica. Gli studiosi attribuiscono largamente la causa all’uomo, attraverso le sue attività con le emissioni di gas serra, diretti responsabili dell’inquinamento che provoca il riscaldamento globale (effetto serra) e l’impoverimento dell’ozono nella stratosfera (buco dell’ozono) che permette ai raggi UV di penetrare l’atmosfera ed arrivare direttamente sulla superficie terrestre. Questo fenomeno sta avendo ripercussioni sul sistema ecologico di quelle zone, soprattutto sulle specie animali, che stanno perdendo il loro habitat naturale, avviandosi verso l’estinzione. Inoltre lo scioglimento dei ghiacci comporterebbe un innalzamento del livello del mare, mettendo a rischio litorali e città sul mare. Il clima potrebbe cambiare radicalmente e provocare disastri ambientali; l’unica soluzione a questo problema sarebbe ridurre drasticamente i gas-serra e salvaguardare le specie in via di estinzione. Una spedizione scientifica della Woods Hole Oceanographic Institutione finanziata dalla NASA, ha però fatto delle scoperte che potrebbero rimettere in discussione il ruolo delle azioni umane nello scioglimento della calotta polare. Telecamere robotizzate, inviate a 4000 metri sotto gli eterni ghiacci dell’Artico, hanno rilevato un’enorme attività vulcanica. Questa elevata quantità di energia geotermica, che periodicamente si riversa nel mare sotto i ghiacciai dell’Artico, potrebbe essere la causa della “variabilità dei ghiacciai artici”. La diminuzione della banchisa potrebbe dipendere proprio dall’attività di questi vulcani sottomarini. Questa scoperta crea una breccia nelle nostre attuali certezze, ma non per questo va demonizzata.

Missana Nico

IERI IERI IERI IERI OGGI OGGI OGGI OGGI DOMANIDOMANIDOMANIDOMANI

Agostini L.

Novembre 2010 n. 1

SFERA O ELLISSE? Perché la Terra viene rappresentata come

una sfera mentre si sa che ha la forma di

un’ellisse?

La Terra è sferica perché questa forma rappresenta il risultato logico e prevedibile conseguente dell’aggregazione di particelle di polvere e di roccia nello spazio dovuta all’attrazione gravitazionale. Ogni punto di una sfera infatti, è equidistante rispetto al centro. Questa domanda offre spunto per interessanti considerazioni sulla reale

forma del nostro pianeta. Possiamo dire che il nostro pianeta è sferico; in realtà, poiché la Terra ruota attorno ad un asse,la forza centrifuga risultante (maggiore all’equatore e decrescente verso i poli dove si azzera), le conferisce un piccolo schiacciamento in corrispondenza dei poli. Questo schiacciamento è senza dubbio minore di quello di altri pianeti dei sistema solare (come i giganti gassosi Giove e Saturno), però è presente. La forza centrifuga, oltre a diminuire verso i poli, agisce in modo diverso anche sui continenti e sulle masse oceaniche. La Terra subisce inoltre l’influenza gravitazionale anche della Luna e del Sole, per cui la parte rivolta verso questi corpi celesti è più rigonfia delle altre. In realtà queste deformazioni sono così piccole che vista dallo spazio, la Terra ci appare quella che siamo abituati a vedere: una sfera azzurra.

Forgiarini Chiara

PERCHE’ IL MARE E’ SALATO? I fiumi sono i veri responsabili

Il mare è salato perché nelle sue acque sono disciolte numerose sostanze, fra cui in massima parte cloruro di sodio, cioè il comune sale da cucina. Sono stati i fiumi a creare questa situazione. Il mare si è formato con l’acqua presente nell’aria e che cadeva sotto forma di pioggia. La prima acqua che ha formato i mari non era quindi salata ma dolce. Nel terreno però ci sono molti sali e i fiumi scorrendo li sciolgono e li riversano poi nel mare. Il Sole a sua volta fa evaporare l’acqua marina ma non il sale disciolto, così che l’acqua che ricade come pioggia o neve e che va ad alimentare i nostri fiumi non è più salata. Per questo i fiumi sono costituiti da acqua dolce quando escono dalla sorgente, mentre quando arrivano al mare hanno raccolto i sali del terreno e li aggiungono a quelli che già si trovano sciolti nel mare. Di solito ogni anno evaporano dagli oceani 120000 km3 di acqua pura che poi ritorna al mare “carica” di sali. I mari più freddi sono meno salati di quelli caldi. La salinità media degli oceani è del 3,5%, quindi significa che in 100 ml di acqua sono contenuti 35 g di sali. Dagli oceani si potrebbe ricavare una quantità di sale tale da ricoprire tutti i continenti con uno strato spesso 150 metri. Le acque più salate si trovano nel Mar Morto, un lago al confine tra Giordania e Israele. Questo lago si trova a 395 metri sotto il livello del mare e il suo grado di salinità raggiunge il 27,5%, un vero record che permette a chi vi fa il bagno di non andare a fondo!

Spiz Irene

LE TERRE RARE Le Terre Rare sono un gruppo di 17 elementi chimici: lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tallio, itterbio, lutezio, afnio. Si chiamano così perché sono sparse sulla Terra ma non sono concentrate. Le Terre Rare trovano largo impiego in vari settori: nei cellulari, nelle fibre ottiche, nelle batterie, nei pannelli solari, nelle nanotecnologie, nei televisori, nelle lampadine a LED, ecc. Le estrazioni risalgono agli anni ’50 in California e in Cina negli anni ’90. Le riserve mondiali di Terre Rare sono stimate a 98,6 milioni di tonnellate: la Cina ne possiede il 36,5%! Se ne trovano anche in India, nell’ex-URSS, in Vietnam e in Australia; l’EU invece deve importarle. Si prevede che fra 20 anni 14 di questi materiali saranno esauriti. Inoltre c’è il problema dell’inquinamento che si ha con la loro estrazione; si sta perciò pensando a come riciclarli (in Giappone la “Toyota” è impegnata nel riciclaggio del litium delle batterie..).

Papinutto Gaia

COME E’ NATO L’UNIVERSO? Osservando il cielo stellato di notte ci rendiamo conto di quanto siamo piccoli e ci sembra che le stelle e l’Universo siano infiniti. Molti scienziati ne erano fermamente convinti, eppure già al tempo di Galileo Galilei sorgevano molti dubbi: se le stelle fossero uniformemente distribuite e l’Universo fosse veramente eterno, la volta celeste sarebbe completamente illuminata anche di notte, data l’infinità delle stelle e dato l’infinito tempo a disposizione per raggiungere i nostri occhi. Questo paradosso (paradosso di Olbers) ha un’unica soluzione: l’universo non è eterno ma ha avuto un inizio e di conseguenza, probabilmente, avrà una fine. La teoria maggiormente sostenuta è quella del Big Bang, ovvero grande esplosione. La teoria, infatti, spiega la nascita dell’Universo con un’esplosione dovuta una sorta di zuppa, in cui ribollivano luce, elettroni e quark. Tutta la zuppa era racchiusa in un unico punto e, data l’altissima densità, esplose. La teoria del Big Bang ha tre prove schiaccianti a suo favore: la teoria di Hubble, ovvero l’espansione dell’Universo. Infatti in seguito all’esplosione, secondo Hubble, stelle e galassie hanno iniziato ad allontanarsi con una velocità proporzionale alla loro distanza reciproca. La seconda prova a favore del Big Bang riguarda la composizione della materia visibile: il 75% di atomi sono di idrogeno, il 24% di elio ed il restante 1% è costituito da atomi più pesanti. La teoria del Big Bang spiega queste proporzioni in maniera sorprendentemente esatta. L’ultima prove schiacciante è la radiazione fossile, un fondo di microonde che attraversa il Cosmo e che fu scoperto per caso nel 1963: è quel che rimane oggi della luce che riempiva l’incandescente Universo primordiale subito dopo il Big Bang. Alla domanda “che cosa

faceva Dio prima della creazione?” Sant’Agostino rispondeva: - Non faceva niente perché non esisteva un prima quando non esisteva un tempo. Anche i cosmologi, in un primo tempo, erano d’accordo con questa affermazione, ovvero che il tempo fosse nato col Big Bang. Oggi però, sulla base di più accurati modelli teorici, molti scienziati pensano che ci fosse un qualcosa ancor prima: una sorta di Universo genitore che generò il nostro. E, magari, anche Universi “paralleli” al nostro. Due astrofisici di Princeton proposero la teoria dell’Universo “mamma”. Secondo loro, alla base della dinastia di Universi c’è un “Universo madre”, dove il tempo scorre clinicamente e nascono continuamente nuovi piccoli Universi. - L’Universo madre non nasce dal nulla – sostiene Richard Gott, il primo dei due, - ma è sorto da qualcosa, e quel qualcosa era se stesso. Richard Gott e Li-Xin Li, arrivarono a questa conclusione quasi per caso, cercando di risolvere il problema di viaggiare nel tempo senza produrre paradossi: ottennero una sorta di tunnel spazio-temporale racchiuso su se stesso come una ciambella. Al suo interno il passato e il futuro coincidono e tutto si ripete ciclicamente. Dall’Universo madre sarebbero quindi nati altri Universi, tra cui il nostro.Un Universo madre, ma molto diverso da quello precedente, è anche quello che propose Gabriele Veneziano, fisico al CERN di Ginevra, sulla base della teoria delle stringhe (tutte le particelle sono minuscole corde che vivono in uno spazio a dieci dimensioni, sei avvolte su sé stesse, tre spaziali e una temporale). La teoria di Veneziano parla di un Universo primordiale, in cui il tempo non ha una direzione precisa.- L’Universo prima del Big Bang era un mare caotico di onde gravitazionali, elettromagnetiche e di altro tipo che interagivano debolmente tra loro. Tutte le forze erano molto deboli e quindi non vi erano né nuclei atomici, né tanto meno atomi e molecole. In almeno un punto, però, la materia ha cominciato a condensarsi e collassare, sotto l’effetto della gravità. Come tanti scienziati anche Veneziano non esclude dei possibili Universi paralleli, ciascuno governato da proprie leggi fisiche. Per ora si sa per certo che in almeno uno degli Universi ha leggi fisiche tali da poter permettere lo sviluppo della vita e di esseri intelligenti in grado di interrogarsi sull’Universo che gli ha generati.

Fornasiere Damiano

Novembre 2010 n. 1

COME SCENDE L’ACQUA NELLO SCARICO? Sapete che nell’emisfero Nord l’acqua scende dallo scarico girando da destra verso sinistra mentre nell’emisfero Sud va giù girando da sinistra verso destra? Tutto può essere spiegato grazie alla Fisica e alla forza di gravità. Come è noto, la Terra ruota intorno al proprio asse che unisce i due poli geografici da ovest verso est compiendo un intero giro in 24 ore (pari alla durata del giorno solare) e quindi con una velocità di rotazione che è costante in tutti i punti della superficie terrestre, ma è variabile in senso lineare. In quest'ultimo caso la velocità di rotazione ha un valore massimo all'equatore (463 m/sec) per poi diminuire gradualmente in direzione dei poli dove essa si annulla. Una conseguenza di ciò è che un corpo, non vincolato alla superficie terrestre e avente velocità costante, che si diriga dall'equatore verso uno dei poli, vedrà sotto di sé la Terra muoversi sempre più lentamente guadagnando terreno verso est seguendo un tragitto spiraliforme non uguale alla reale distanza equatore-polo (circa 10 mila km) ma molto più lungo. La deviazione che il corpo subisce ha invece senso contrario (verso ovest) se il corpo si dirige dai poli verso l'equatore e in questo caso esso perde terreno in quanto vedrà la Terra muoversi sotto di sé con velocità sempre crescente. Questa deviazione risulta impressa da una forza denominata Forza di Coriolis.

forza detta Forza di Coriolis. La deviazione che subiscono i corpi in movimento sulla superficie terrestre ma non vincolati ad essa come le acque correnti marine e terrestri e le correnti atmosferiche, congegni meccanici come aerei, treni, ecc., è espressa dalla ben nota legge di Ferrel in base alla quale i corpi in movimento sono deviati verso la loro destra nell'emisfero settentrionale e verso la loro sinistra in quello meridionale. E ora torniamo al nostro lavandino. E’ come ritrovarsi davanti ad uno specchio che in questo caso è l’Equatore. Se si fa girare una trottola da destra verso sinistra davanti allo specchio, in questo si vede l’esatto contrario.

Zilli Sabrina

PIOGGIA ROSSA IN INDIA Globuli rossi extra-terrestri

E’ accaduto in India a Kerala nel luglio 2001 e nel 2006. Come tutte le storie strane il suo inizio è passato quasi inosservato. Nel 2001, per vari giorni, sulla città indiana piovve rosso. La gente era abituata a cose del genere, quando le tante tempeste di sabbia che giungevano dal nord si mescolavano alle piogge locali. Ma quel fenomeno appare comunque molto strano; non era come tutte le altre piogge frammiste a sabbia. Il mistero risiede nei globuli rossastri che compongono la pioggia; essi hanno un diametro di 10 micron, poco più grandi di un globulo rosso che è di 7 micron. I ricercatori sostengono di aver osservato 15 piccole cellule fuoriuscite da una cellula madre dando origine ad un chiaro processo di moltiplicazione, ma questo fenomeno, per quanto avviene negli organismi terrestri, necessita della presenza di DNA. E qui sta il mistero: gli scienziati infatti, sono riusciti a trovare DNA. Non ci sono dubbi che questi globuli sono composti da idrogeno, silicio, ossigeno, carbonio e alluminio; possiedono pareti molto spesse attraverso le quali è difficile estrarne il materiale interno. rompere le pareti delle cellule per studiare ciò che vi è all'interno risulta estremamente complesso perché si rischia di disperdere il contenuto. E’ stato ipotizzato che le pareti spesse servono a quegli organismi per sopravvivere nello spazio, al di fuori dell'atmosfera terrestre. I ricercatori indiani sostengono che la pioggia rossa sia composta da organismi di origine extraterrestre giunti fin sulla Terra dopo lo scontro di una cometa con il nostro pianeta, i cui frammenti sono precipitati nell'atmosfera terrestre proprio sopra Kerala. A sostegno di questa ipotesi vi è il fatto che poco prima della pioggia rossa del 2001 vennero udite delle esplosioni del tutto simili a quelle che producono le meteoriti quando esplodono nell'atmosfera. La ripetizione del fenomeno è spiegabile con l’ipotesi extraterrestre perché probabilmente dopo 5 anni la Terra è entrata nuovamente nell’orbita della cometa che impattò con il nostro pianeta nel 2001. Un po’ quel che succede quando in agosto si hanno le stelle cadenti. Ma possibile che la pioggia cada solo su Kerala? Per altri scienziati i “globuli rossi” potrebbero essere una forma di vita ancora in parte sconosciuta, ma del tutto terrestre che si è sviluppata nelle nubi sopra Kerala. Ma possibile che sia caduta solo nel 2001 e nel 2006? La sfida, per trovare la soluzione ad uno dei più affascinanti e misteriosi fenomeni degli ultimi anni, è lanciata.

Fadi Valentino

E’ VERO CHE NEL 2012 FINIRA’ IL MONDO? Secondo il calendario Maya, l’attuale età dell’oro (la quinta) terminerà il 21-12-2012. Le precedenti 4 ere, dell’acqua, dell’aria, del fuoco e delle terra, sarebbero terminata con degli sconvolgimenti ambientali e perciò si presuppone che anche per quest’era sarà la stessa cosa. Secondo i vari ricercatori, i cataclismi che caratterizzarono la fine delle ere Maya, furono causati da un’inversione del campo magnetico terrestre dovuto ad uno spostamento dell’asse del pianeta, causando un cambiamento del clima; di conseguenza molte specie terrestri e acquatiche sarebbero scomparse e le civiltà esistenti si sarebbero ridotte in rovina. Secondo i Maya ogni era cosmica durava 5125 anni; siccome l’ultima era, quella dell’oro, è iniziata nel 3113 a.C. e dovrebbe terminare nel 2012 d.C. ci sono molte versioni sulle modalità della fine del mondo: c’è chi pensa che nella fatidica data sbarchino gli extraterrestri, altri che ritorni una glaciazione, altri ancora che un asteroide cada sul nostro pianeta. Ovviamente ci auguriamo che nessuna di queste accada veramente cosicché ci potremo ritrovare a dare la vera risposta!

Mattioni Anna

Novembre 2010 n. 1

IL SIGNORE DEGLI ANELLI Gli anelli di Saturno sono anelli planetari composti da piccoli oggetti della grandezza di 1 km o meno, orbitanti attorno al pianeta sul suo piano equatoriale e organizzati in un anello piatto. Poiché , come per la Terra, l’asse di rotazione di Saturno è inclinato rispetto al piano orbitale, anche gli anelli risultano inclinati. Gli anelli iniziano ad un’altezza di circa 6600 km dalla superficie di Saturno e si estendono fino a 120000 km. Il loro spessore è mediamente di 3 km e sono quindi estremamente sottili. In proporzione sono molto più sottili di un foglio di carta. Furono scoperti da Huygenes nel 1655. In precedenza Galileo aveva notato che Saturno presentava delle protuberanze ai lati, ma la scarsa potenza del suo telescopio non gli aveva permesso di distinguerne la forma con chiarezza. Gli anelli sono divisi in 7 fasce, separate da delle divisioni che sono quasi vuote. L’organizzazione in fasce e divisioni risulta complessa e dinamica, ancora non ben compresa, ma nella quale giocano sicuramente un ruolo le lune di Saturno, che orbitano all’interno o subito fuori dell’anello. L’origine degli anelli è sconosciuta, ma si pensa che siano il risultato della distruzione di un satellite di Saturno ad opera della collisione con una cometa, oppure che siano un “avanzo” del materiale che formò il pianeta stesso. Le teorie attuali suggeriscono che gli anelli siano instabili e che abbiano una vita relativamente breve. La divisone più grande fu scoperta da Cassini nel 1675 ed è chiamata Divisione Cassini; l’anello più esterno risultò suddiviso da quella che è oggi chiamata Divisione di Encke. I diversi anelli vengono chiamati con le lettere dell’alfabeto. Originariamente la sequenza partiva dal più esterno (A) verso l’interno (B, C, ecc.), ma la scoperta di nuovi anelli sia all’interno che all’esterno le lettere sono ora piuttosto mescolate.

Basso Victoria

FENOMENO UFO I dubbi che noi umani fossimo gli unici abitanti dell’universo sorsero fin dall’antichità; ne abbiamo testimonianza anche dal filosofo greco Socrate vissuto nel ‘400 a.C. Il fenomeno dell’ufologia ebbe inizio alla fine della seconda guerra mondiale; l’interesse all’avvistamento degli UFO e l’attenzione data a tale argomento principalmente da parte dei mezzi di comunicazione, fecero sì che il 24 giugno 1947 venne dato inizio ufficialmente allo studio dell’ufologia moderna; vi aderirono una moltitudine di appassionati dove i vari stati del mondo si occupavano dell’argomento. Nello stato di Portorico esiste il più grande radiotelescoipio del mondo che scandaglio il cielo captando qualsiasi rumore artificiale proveniente dallo spazio. Anche il Italia, soprattutto negli anni ’50-’70, vi furono vere e proprie ondata di segnalazioni (più o meno attendibili) dell’avvistamento di dischi volanti di varie forme e dimensioni; le più diffuse sono quelle di avvistamenti di UFO dalla forma di disco e di sigaro, dai colori cangianti variabili dal grigio al giallo, con andamento del volo definito a “sbalzi”. Nel 1958 nasce la prima rivista ufologia italiana, “Spazio e Vita”. Anche in archeologia viene discusso l’argomento, ossia che il nostro pianeta sarebbe stato popolato nei tempi passati da essere alieni provenienti da una galassia lontana. Alcuni studiosi di Clipeologia (ramo dell’archeologia non riconosciuto perché ritenuto fantasioso), sono convinti che osservando opere d’arte sia possibile trovare al loro interno particolari spiegabili solamente con soluzioni paranormali e ufologiche. Furono numerosi gli scrittori che durante la prima metà del 1900 narravano attraverso un’infinità di documenti scritti il fenomeno degli extra-terrestri, ma è con il cinema che l’argomento diventa ancora più spettacolare ed immediato; tra i film più noti ricordiamo “La guerra dei mondi”, “2001 Odissea nello spazio”, ma è stato il regista Steven Speilberg a coinvolgere il maggior numero di persone (grandi e piccini) con il film “ET”. Fu proprio negli USA che il fenomeno UFO, da una semplice curiosità iniziale, si trasformò velocemente in un interesse collettivo tale da coinvolgere governi ed autorità militari. Oggigiorno esistono molti enigmi collegabili al mondo extra-terrestre; ricordiamo le linee dell’altopiano di Nazca, figure di animali e disegni astratti. Il fenomeno più recente è senz’altro quello dei “cerchi nel grano”, opere a forma circolare di varie dimensioni con diametri anche di 300m. la maggiore concentrazione è presente in Inghilterra.

Miserini Federico

21 DICEMBRE 2012: FINE DEL MONDO O NUOVO INIZIO? Per i Maya il calendario era la vita: ogni decisione veniva presa tenendo conto dell' universo, c'era un tempo diverso per ogni decisione da prendere. I Maya avevano scoperto che così come la Terra gira intorno al Sole, tutto il sistema solare gira intorno alla galassia, con un giro che dura 25625 anni. È come se fosse l'anno galattico e non l'anno terrestre! Gli studi che fecero sul Sole permise loro di scoprire che il sistema solare intero si muove, che l'universo ha dei cicli di tempo che iniziano e che hanno un termine, come il giorno e la notte. Questo voleva dire che il Sole e tutti i suoi pianeti si muovevano nella luce centrale della galassia (Unabku), un cosa viva, intelligente, il Dio dell'universo. Essi stabilirono che questo giro completo durava 25.625 anni, il ciclo di un anno galattico. I Maya avevano scoperto che quando il sistema solare andava agli estremi della galassia lontano dal Sole si aveva la notte, quando si riavvicinava si aveva il giorno. Questo mezzo giro durava 12.800, quindi abbiamo 12.800 anni di giorno e 12.800 di notte, come le 12 ore di luce e 12 ore di buio. Così scopriamo che esiste un mattino galattico (momento in cui lasciamo l'oscurità della notte per entrare nella luce), il giorno pieno dove il Sole centrale si fa sentire con maggiore intensità e calore (età di pieno sviluppo dei popoli) e la sera, momento di incertezza, di ansia, dove la luce comincia a mancare; infine c’è la notte, cui l'occhio rimane attento e vigile in attesa che spunti la nuova alba. Questo é il giorno galattico, questo é l'anno galattico. Non è perciò corretto parlare di profezie Maya ma piuttosto di previsioni, descrizioni di ciò che sta avvenendo e non di ciò che avverrà. Secondo i Maya già dal 1992 l'umanità vive nell'ultimo Katun, il tempo della conclusione del ciclo, la fine dei famosi 25.625 anni, non la fine del mondo. In questo momento viviamo in un mondo di miseria, di odio e di schiavitù, soprattutto morale, psichica e materiale. Questo momento di schiavitù terminerà quando finirà l'ultimo Katun, cioè gli ultimi 20 anni, e dicono perfettamente la data: sabato 21 dicembre 2012. In quel giorno finirà questo ciclo…Questo ultimo tempo di 20 anni viene chiamato dai Maya "il tempo del non tempo", perché è il periodo in cui non è né giorno ma nemmeno notte: é prima dell'alba. In questo periodo potrebbe apparire una cometa o un asteroide e molto dannosa per l'umanità; la sua traiettoria potrebbe coincidere con la Terra. Alcuni astronomi inglesi hanno dichiarato che è stata realizzata una task force con un costo ingentissimo, affinché "nel caso" e "per ipotesi" ci fosse un asteroide, dei missili sarebbero pronti a partire per distruggerlo. Questo è stato pubblicato su tutti i giornali! Gli americani hanno già realizzata una task force alla NASA da 7-8 anni. Esistono però anche altre ipotesi su questa data, decisamente più positive e anche più attendibili! Tranquilli, nel 2012 Il mondo non finirà!

Demere Daniel e Schiraldi Davide

Novembre 2010 n. 1

PERCHE’ LO SQUALO E’ SEMPRE IN MOVIMENTO? Lo squalo bianco è sulla terra da 11 milioni di anni. Caratterizzato dall’aguzza pinna caudale e da una poderosa dentatura, lo squalo è uno dei più temibili abitanti dei mari e degli oceani, anche se non tutti gli squali sono feroci ed aggressivi; tra gli squali il più grande è lo squalo balena che arriva a misurare una lunghezza di 18 m. Una particolarità di questi pesci è l’assenza della vescica natatoria, l’organo che funziona come un galleggiante e fornisce ai pesci la spinta idrostatica necessaria per rimanere a galla senza dover nuotare. E' perciò un animale che deve sempre stare in movimento: le pinne pettorali a forma di ali hanno la funzione di sostenerlo durante il nuoto ma se smette di nuotare, le pinne non sono in grado di sostenerlo per cui affonderebbe; deve nuotare affinchè le sue branchie possano riempirsi di acqua ossigenata, altrimenti morirebbe per asfissia. In più ha un organo sensorio per captare le vibrazioni dell’acqua e cioè un canale posto sotto la pelle che corre lungo tutto il corpo dalla testa alla coda che gli permette di avvertire i movimenti delle prede. Ha anche degli organi particolari , che attraverso piccoli e numerosi forellini pieni di una sostanza gelatinosa, gli permettono di percepire i campi elettrici generati dagli animali, questi sono detti “Ampolle di Lorenzini”.

Soncin Eva

PERCHE’ L’ELIO ALTERA LA VOCE? Sarà capitato almeno una volta nella vita di provare a respirare un po’ di elio… Certo, la nostra atmosfera non è proprio piena zeppa di questo gas (la percentuale è dello 0,0005%). La nostra voce è prodotta dall’aria che, partendo dai polmoni e risalendo la faringe fino ad arrivare nella nostra bocca, fa vibrare le corde vocali. Ciò che esce dalla bocca però non è solo il risultato di una “semplice” vibrazione e di una modulazione: infatti varia a seconda del nostro tratto vocale (la parte costituita dalla gola, dalla bocca e dalle cavità nasali) e da come muoviamo la lingua e le labbra. La vibrazione delle corde vocali emette uno spettro piuttosto ampio di frequenze, ma quelle che poi vengono percepite sono solo quelle modulate dalla risonanza delle cavità aeree. Cos’è la risonanza? Se facciamo vibrare una corda legata a un estremo oppure facciamo marciare un drappello di soldati su un ponte, per certe frequenze ogni nuovo colpo o passo si somma ai precedenti fino a provocare onde altissime nella corda o il crollo nel ponte. La risonanza si ha quando la frequenza dell’“eccitazione” è identica alla frequenza di vibrazione naturale dell’oggetto. In ogni cavità le onde sonore rimbalzano avanti ed indietro interferendo costruttivamente per alcune frequenze (frequenze di risonanza) generando un suono intenso, ed in “contro-fase” per altre che risulteranno attenuate o addirittura annullate.Le cavità del tratto vocale hanno varie frequenze di risonanza, e la più ampia nella curva di trasmissione sonora rappresenta la frequenza di risonanza fondamentale. Sapendo che la frequenza di risonanza di una cavità è direttamente proporzionale alla velocità del suono nel gas che la occupala, velocità del suono in un gas ideale (come l’aria secca) è proporzionale alla radice quadrata del rapporto Temperatura/Peso molecolare (M) del gas stesso. Da questo se ne deduce che ad una data temperatura e un dato volume della cavità, è ovvio che la velocità è maggiore nei gas con peso molecolare minore. Essendo l’elio più leggero dell’aria, la velocità sarà quindi più elevata (970 contro 331 m/s). Per questo motivo le frequenze di risonanza saranno circa 2 volte e mezzo più elevate rispetto a quelle dell’aria; quindi la vostra voce è più alta di due ottave e mezzo! Eccovi spiegata l’alterazione vocale data dall’elio!

Galante Alessandro

I PHONE 4 L’iPhone 4 è il quarto modello di iPhone, successore dell'iPhone 3GS ed è perciò un telefono cellulare di ultima generazione con una tastiera virtuale, un pulsante per tornare al menu principale, due piccoli tasti per la regolazione del volume, uno per passare dallo stato di suoneria allo stato di vibrazione e uno per lo stand-by/spegnimento. Tra gli iPhone è quello più veloce. Con questo telefono si possono fare diverse cose: normali servizi di telefonia quali chiamate, SMS ed MMS, navigare su internet, effettuare videochiamate, registrare video in HD, visualizzare mappe GPS e bussola digitale, può gestire una connessione Wi-Fi, ecc. E’ dotato di due fotocamere digitali (una principale e una frontale per videoconferenza). Il nuovo design è caratterizzato da una cornice in acciaio inossidabile che funziona da antenna per l'apparecchio, la cui struttura è protetta sia nella parte frontale che nel retro da un pannello di vetro ad alta resistenza: a differenza delle precedenti versioni viene completamente abbandonata la plastica in favore di materiali più resistenti e riciclabili. E’ stato presentato il 7 giugno 2010 da Steve Jobs, durante la conferenza speciale apple sul problema dell'antenna tenuta il 16 luglio 2010 e ha affermato che Apple ha venduto circa 3.000.000 di iPhone 4. L'iPhone 4 è commercializzato in colore bianco e nero. La memoria disponibile è di 16 GB o 32 GB, per un totale di 4 combinazioni.

Fabbro Marco

WENDY, IL CANE PIU’ MUSCOLOSO DEL MONDO Wendy è stata definita il cane più muscoloso del mondo! All’età di 4 anni pesava 27 kg, il doppio rispetto alla media della razza canina a cui appartiene. Wendy è un cane di razza Whipper, ma viene spesso confusa con la razza pit bull per via della sua mole. Wendy vive con la sua proprietaria Ingrid Hansen in una fattoria a Victoria, in Canada. Wendy è stata paragonata ad un Arnold Schwarznegger canino o all’incredibile Hulk canino, data la sua esagerata muscolosità; questa particolarità non è dovuta all’uomo e Wendy non è nemmeno un animale ibrido, ma il suo aspetto è dovuto ad una rara malattia genetica che colpisce i muscoli del corpo causandone una loro crescita smisuarata. La proprietaria ne assicura la tranquillità che nonostante il suo aspetto molto minaccioso non è aggressiva. Ingrid Hansen ha ricevuto svariate proposte in cui si richiedeva la presenza di Wendy in tv, ma lei fin’ora ha rifiutato affermando che il cane non è abituato alla vita da star del cinema, ma ad una rilassante vita di campagna. La vita di Wendy potrebbe essere di durata inferiore rispetto a quella degli altri cani della sua stessa razza che non hanno questa rara malattia genetica.

Cragnolini Andrea

Novembre 2010 n. 1

Direttore responsabile

prof.ssa Vuerich Fabiana

Redazione

Fornasiere Damiano, Galante Alessandro, Tonino Eleonora, Rumiz Francesco, Crnigoj Gabriele,

Mugani Alessandro, Cragnolini Andrea, Fabbro Marco, Fadi Valentino, Missana Nico, Tessitori Alessandro, Soncin Eva, Zilli Sabrina, Casani Federico, Giavitto Andrea, Tassara Catalina,

Demere Daniel, Schiraldi Davide, Basso Victoria, Forgiarini Chiara, Mattioni Anna, Miserini

Federico, Papinutto Gaia, Spiz Irene

Grafico

Agostini Laura

IL DÈJÀ VU Sicuramente a tutti è capitato di provare quella stranissima sensazione di vivere una situazione che sembra di aver già vissuto: si tratta del dèjà vu (in Francese “già visto”), ovvero la sensazione di aver già vissuto precedentemente un avvenimento o una situazione che si sta verificando. Il termine fu creato dallo psicologo francese Emile Boirac (1851-1917), nel suo libro L’ avenir des sciences psychiques (“Il futuro delle scienze psichiche”), revisione di un saggio che scrisse quando ancora era studente all’ università di Chicago. L’ esperienza del dèjà vu è accompagnata da un forte senso di familiarità, ma di solito anche dalla consapevolezza che non corrisponde realmente ad un’ esperienza vissuta: l’esperienza “precedente” èperlopiù attribuita ad un sogno. In alcuni casi invece c’è una ferma sensazione che l’ esperienza sia “genuinamente accaduta” nel passato. Per tentare di spiegare scientificamente il fenomeno, una possibile ipotesi generale sembra essere quella di una sensazione di familiarità falsa, e cioè dovuta ad un alterazione delle funzioni cognitive di riconoscimento e recupero. Questo senso di familiarità, ad alto valore emotivo, si può estendere a tutti gli elementi presenti in quel momento nell’ ambiente percepibile, anche se nuovi. Potrebbero rimanere normali altre funzioni cognitive: da ciò proverebbe, ad esempio, la consapevolezza per cui “ma no , non è vero: non l’ho già vissuto” che in molti casi si prova, in discordanza con la sensazione. Il dèjà vu sembra essere un fenomeno molto comune: si è constatato che il 60% della popolazione abbia avuto almeno una volta nella vita il dèjà vu. Secondo gli scienziati il dèjà vu non è altro che un anomalia della memoria però le varie teorie sono: Teorie neurologiche.Si tratterebbe di un’ epilessia breve che causa una disfunzione del sistema nervoso. Teoria del processamento

duale.Momentanea e rara disattivazione del sistema di recupero della memoria. Teoria

attenzionale.Quando si verifica un black out momentaneo nella continuità del sistema nervoso e quest’ ultimo si riprogamma. Teorie amnemistiche.All’ interno del sistema nervoso ci sarebbe un elemento appartenente a un ricordo realmente memorizzato, questo elemento sembra rivissuto e da origine al dèjà vu.

Crnigoj Gabriele

L’INFEZIONE Si può parlare di infezione quando c’è la penetrazione e la moltiplicazione di microrganismi (virus e batteri) in un corpo vegetale e animale. Una volta dentro a un corpo l’ infezione si evolve in tre diversi modi: senza sintomi, con leggeri sintomi e con sintomi evidenti. Solo l’ ultimo sintomo viene chiamato malattia infettiva. La prima volta che si manifesta una malattia infettiva con un tipo di germe, si sviluppa una certa immunità contro di esso; quindi se si ripetono infezioni con lo stesso germe non si sviluppa la malattia infettiva. I microrganismi possono diffondersi per vie dirette e indirette. La via diretta avviene per contatto o per aver respirato aria infettata; la via indiretta avviene per mezzo di oggetti inanimati, tipo l’acqua. Se un microrganismo invade per la prima volta un corpo nuovo, il corpo si ritrova con un problema mai avuto. Il corpo allora mette in moto due “difese”: di emergenza e raffinati sistemi che identificano il microrganismo mandando anticorpi per contrastarlo. Però questo processo richiede tempo (da giorni a settimane). Il microrganismo se è contagioso e si ripete spesso il corpo colpito perde la vita prima. Se invece resiste finché si sono formati anticorpi specifici, il sistema immunitario lo guarisce. Un'infezione "primaria" può quindi diventare critica. Un'infezione ripetuta, con lo stesso germe o non si nota neppure o a malapena: gli anticorpi ancora in circolazione e le cellule di memoriaidentificano e marcano i microrganismi entro poche ore. In una vaccinazione attiva si "infetta" un macrorganismo con un determinato microrganismo resi incapaci di moltiplicarsi. In breve: la vaccinazione attiva è la simulazione di un'infezione. In una "vaccinazione passiva" si iniettano a scopo terapeutico degli anticorpi specifici in un organismo. Marcano il tipo di microrganismi per il quale sono destinati e facilitano così la sua neutralizzazione. Malauguratamente l'effetto di vaccinazioni passive (con anticorpi) garantisce immunità per poco tempo (settimane). Visto che non si formano cellule memoria, l'immunità sparisce con la disintegrazione degli anticorpi in circolazione. La prevenzione e cura delle infezioni è stato per migliaia di anni il nodo cruciale ed irrisolto della medicina. L'importanza anzitutto delle condizioni igieniche venne riconosciuta in tutta la sua portata dal medico ungherese Ignaz Philipp Semmelweis (1818-1865). Fra le misure di prevenzione efficaci su larga scala si ricordano:

• la cura e il controllo della distribuzione dell'acqua potabile; • la costruzione di canalizzazioni; • l'organizzazione dello smaltimento di rifiuti; • le leggi alimentari e i relativi controlli (ad es. l'ispezione delle carni macellate); • l'istruzione della gente sulle misure igieniche fondamentali; • il riconoscimento del bestiame produttivo, degli animali domestici e dei parassiti come vettori di

infezioni (zoonosi) • con le migliorate condizioni economiche di una vasta popolazione, la speranza di vita alla nascita (che è

un buon indicatore della igiene pubblica) sale in modo importante. Più avanti si riconobbe come misura medica l'importanza della battaglia contro i vari parassiti come artropodi, pulci, pidocchi, vermi intestinali.

Alessandro Tessitori