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LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Una pubblicazione di Matteo Cavallito Emanuele Isonio Mauro Meggiolaro prefazione Andrea Baranes Primo rapporto

LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA · 2017. 11. 30. · Il dibattito sulla finanza etica e sostenibile è cresciuto molto negli ultimi anni. La Commissione Europea ha avviato

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LA FINANZA ETICAE SOSTENIBILEIN EUROPA

Una pubblicazione di

Matteo CavallitoEmanuele IsonioMauro MeggiolaroprefazioneAndrea Baranes

Primo rapporto

Page 2: LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA · 2017. 11. 30. · Il dibattito sulla finanza etica e sostenibile è cresciuto molto negli ultimi anni. La Commissione Europea ha avviato

Il dibattito sulla finanza etica e sostenibile è cresciuto moltonegli ultimi anni. La Commissione Europea ha avviato unpercorso sulla “sustainable finance”, partendo dalla redazionedi un rapporto che possa guidare le politiche future. Un’at-tenzione sicuramente benvenuta, anche perché porta al-meno indirettamente a interrogarsi sull’insostenibilità dibuona parte del sistema finanziario.

È però necessario capire bene di cosa si parla. Troppospesso la sostenibilità viene ridotta alla sola componenteambientale, o in maniera ancora più limitata ai soli cambia-menti climatici. Un problema tanto urgente quanto fonda-mentale ma che copre solo una minima parte della que-stione. Persino in questo ambito ristretto, inoltre, nonmancano le iniziative di vero e proprio “greenwashing”, conbanche che magnificano la riduzione dei propri impatti am-bientali diretti ma non guardano a quelli ben più pesanti le-gati ai loro finanziamenti. Così sarebbe sostenibile chi mettele lampadine a basso consumo o usa carta riciclata nelle fi-liali, anche se continua a finanziare pesantemente i combu-stibili fossili.

Parlare di sostenibilità significa invece interrogarsi sucome dare credito ai soggetti più deboli, esclusi dai servizi fi-nanziari; sui diritti umani e del lavoro; sulla trasparenza; sulleforme di governance e partecipazione; sull’asimmetria infor-mativa tra chi offre un prodotto e chi lo acquista; sui com-portamenti in ambito fiscale; sulle paghe dei dirigenti; su unmodello che ragiona su orizzonti di brevissimo periodo; sullaspeculazione e su molto altro ancora.

Aspetti strettamente legati tra di loro. L’ossessiva ricercadel massimo profitto nel minore tempo possibile è il princi-pale motore che spinge le imprese a comprimere i costi e a tra-scurare ogni considerazione che non sia la massimizzazionea breve del valore delle proprie azioni. Anche volendo consi-derare unicamente la dimensione ambientale della sostenibi-lità, quindi, è essenziale passare dall’attuale shareholders inte-rest (imprese che lavorano nell’interesse esclusivo degliazionisti) allo stakeholders interest (valutando le ricadute pertutti i portatori di valore).

Andrea BaranesPresidentedella FondazioneFinanza Etica

PREFAZIONE

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 3

Un sistemafinanziariosostenibile devechiedersi comedare credito ai più deboli,garantendo trasparenza,diritti umani e partecipazione

La raccolta e sistematizzazione di tutti i dati sulle banche etiche esostenibili e le banche sistemiche e il calcolo degli indici di bilancio e dei trend di crescita sono stati effettuati con la collaborazione diLeone Di Stefano e Vincenzo Serio, studenti del corso di Environmentaland Food Economics presso l’Università degli Studi di Milano, cheringraziamo. Si ringrazia anche Michele Zini, studente del corsoEconomics and Finance presso l’Università degli Studi di Milano. Si ringraziano infine Jasmin Panjeta, David Korslund e Federica Masut di Gabv per aver gentilmente messo a disposizione i dati sulle bancheetiche aderenti alla Global Alliance for Banking on Values.

RINGRAZIAMENTI

Una pubblicazione di

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07 INTRODUZIONE FUORI DALLA NICCHIA

11 PARTE PRIMABANCHE E ISTITUZIONI FINANZIARIE ETICHE IN EUROPA

13 CAPITOLO 1Banche etiche vs. tradizionali: una nuova ricerca

23 CAPITOLO 2Breve storia delle banche etiche e sostenibili europee

34 CAPITOLO 3La prima legge sulla finanza etica

47 PARTE SECONDAGLI INVESTIMENTI SOCIALMENTE RESPONSABILI

49 CAPITOLO 1Definire gli investimenti responsabili

65 CAPITOLO 2La dimensione degli investimenti SRI in Europa

71 CAPITOLO 3L’ombra del greenwashing

75 PARTE TERZAI RISULTATI “MACRO” DELLA FINANZA “MICRO”

77 CAPITOLO 1Microcrediti produttivi. Un’Europa a più velocità

90 LA MAPPA DEL MICROCREDITO EUROPEO93 CAPITOLO 2

Il peso del fattore “M” nell’Italia degli esclusi101 CAPITOLO 3

Storie di piccoli prestiti e grandi sorrisi

107 PARTE QUARTALE NUOVE FRONTIERE DELLA FINANZA ETICA

109 CAPITOLO 1I green bond

116 CAPITOLO 2I social impact bond

121 CAPITOLO 3Un private equity etico?

INDICEPREFAZIONE

4 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Se il dibattito si è sviluppato sia per l’attività creditizia siaper quella di investimento, è attorno a quest’ultima e ai fondisocialmente responsabili in particolare che si è maggior-mente concentrato. Anche qui, alcuni approcci sono estrema-mente deboli, se non di puro marketing: spesso basta darsi unsingolo criterio di esclusione (ad esempio non investo nellesole armi nucleari) per auto-certificare la propria presunta so-stenibilità. Definizioni estremamente deboli che portanoanche a sovrastimare le dimensioni della finanza sostenibile.

Trasparenza e corretta informazione sono allora essen-ziali per permettere al cliente e risparmiatore di orientarsitra diversi prodotti e gestori. La situazione è oggi ancora piùcomplessa visto l’emergere di nuovi attori e operazioni, le-gate allo sviluppo informatico e alla disintermediazione: so-cial investment, crowdfunding ed equity crowdfunding, pre-stiti peer-to-peer e altro ancora.

Anche per questo è necessaria una definizione precisa evincolante. La normativa approvata a fine 2016 in Italia va inquesta direzione, introducendo la finanza etica e sostenibilenel Testo Unico Bancario e fissando criteri che vanno dallatrasparenza sui finanziamenti erogati alla distribuzionedegli utili, dal rapporto tra paga massima e media a una go-vernance partecipata e democratica, ad altri ancora. Unpasso in avanti di grande importanza non solo per BancaEtica che è oggi l’unico istituto in Italia che rispetta tali re-quisiti, ma per un’evoluzione culturale del dibattito.

Questa normativa deve però essere considerata unica-mente un punto di partenza, sia perché occorre portare talelavoro su scala europea, sia perché ancora molto rimane dafare, studiando il fenomeno per definirlo meglio e per in-quadrarne dimensioni, caratteristiche e andamenti. È quelloche prova a fare questa prima edizione della finanza etica inEuropa, anche per evitare due rischi in qualche modo oppo-sti: da un lato che definizioni labili possano diluire la spintapropositiva e propulsiva della finanza etica e sostenibile, dal-l’altro che questa rimanga una nicchia, a fronte di un sistemafinanziario che nel suo insieme continua troppo spesso amarciare in direzione opposta.

La legge italianasulla finanza

etica del 2016 è il primo passo

per arrivare a una tutela

del fenomeno su scala europea

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Per chi non fa parte della nicchia dei risparmiatori o in-vestitori socialmente responsabili, la parola “finanza etica”non dice nulla o al massimo fa sorridere visti gli altri, nume-rosi aggettivi ai quali la finanza viene generalmente asso-ciata, in particolare dopo la crisi del 2007-2008: rapace, spie-tata, speculativa, ipertrofica e se va bene “creativa” ma semprecon una connotazione negativa, perché in questo caso la crea-tività aiuta a speculare meglio, ad essere più rapaci e spietati.Chi prova a lanciarsi in un tentativo di definizione, magariper non fare brutta figura, finisce per associarla alla benefi-cenza o comunque a rendimenti sicuramente più bassi diquelli che offre il mercato, perché mica si potrà essere “etici” epure guadagnarci? Suvvia, non prendiamoci in giro, i soldiveri si fanno con l’inganno o si ereditano e, in ogni caso, in ori-gine sono stati creati con lo sfruttamento dei più deboli.

Questo primo rapporto sulla finanza etica e sostenibilein Europa vuole finalmente dare i numeri per raggiungere al-meno due obiettivi: prima di tutto dimostrare a chi investegià in modo sostenibile che la riserva indiana nella qualepensava di essersi chiuso è invece più aperta che mai e, anzi,continua a crescere, occupando nuovi spazi. E in secondoluogo spiegare a chi non ne ha mai sentito parlare che la fi-nanza etica è molto diversa da quella rapace e, nonostantequesto, permette di conservare o aumentare il valore econo-mico dei propri risparmi nel tempo e di aggiungere all’ul-tima riga dell’estratto conto una serie di altri valori, come ilrispetto per l’ambiente, la lotta contro i cambiamenti clima-tici, il diritto alla casa o a un’alimentazione sana.

Una ricerca di questo tipo finora non esisteva. Abbiamoscandagliato la rete in tutte le lingue possibili e non abbiamotrovato nulla di simile. Per questo, quando è iniziata la rac-colta dei dati, anche noi ci aspettavamo di trovare la classicaminestra riscaldata: piccole percentuali sbandierate comecrescite straordinarie, singoli progetti elevati a esempi diprocessi consolidati e un contorno di iniziative simbolichema poco significative in termini monetari. E invece abbiamo

Matteo CavallitoEmanuele IsonioMauro Meggiolaro

INTRODUZIONE

FUORI DALLA NICCHIALa finanza etica vale il 5% del PIL europeo

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 7

La finanza eticanon è una riservaindiana e stadimostrandoche chi vi investeha rendimentiimportantie fa un favoreall’ambiente e alla società

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pace nel 2006 ma dimostratosi valido anche per le esigenze di750mila europei: prestiti da poche migliaia di euro hanno di-mostrato di essere sufficienti per aiutare l’avvio di attivitàimprenditoriali di successo o per far fronte a bisogni tempo-ranei di liquidità. C’è chi con quei soldi ha aperto una sarto-ria che lega Italia ed Africa, chi ha lanciato una start-up di-ventata milionaria e chi, più modestamente, ha pagato lespese mediche per l’assistenza di un parente. Donne e uo-mini che non sarebbero mai riusciti a ottenere un finanzia-mento da una banca tradizionale perché considerati “nonbancabili”: disoccupati o con un lavoro precario o poco re-munerato oppure giovani con idee innovative ma senza ca-pitali per realizzarle. In Europa il totale dei microcrediti con-cessi è pari a 2,54 miliardi di euro. Una cifra piccola rispettoai crediti delle banche etiche e gli investimenti dei fondi so-cialmente responsabili ma che rappresenta la somma di cen-tinaia di migliaia di piccoli prestiti che fanno la differenza.

E infine abbiamo voluto spingerci fino alle nuove fron-tiere della finanza etica e sostenibile, tra molte luci e alcuneombre, che non abbiamo mancato di sottolineare nellaquarta parte di questa ricerca. I titoli obbligazionari verdi(green bond), attraverso i quali le imprese e le amministra-zioni si indebitano sul mercato per finanziare progetti am-bientali, sono esplosi nel biennio 2013-2014 e da allora conti-nuano a crescere: in Europa, segnala l’ultimo dato aggregatodiffuso lo scorso anno,  il valore dei titoli green in circola-zione è pari a 211 miliardi di dollari, 178 miliardi di euro alcambio attuale. Marginali ma in forte espansione, i social im-pact bond stanno invece finanziando progetti di welfare perun totale di 273 milioni di euro.

Come ogni tentativo di classificare realtà multiformi e incontinuo cambiamento, basate molto spesso su definizioniqualitative più che quantitative o normative, avremo sicura-mente dimenticato qualche pezzo per strada o incluso ag-gregati che altri avrebbero escluso. Non ce ne vogliate. Comeogni opera prima, questo rapporto ha ampi margini di mi-glioramento e non ha intenzione di fissare recinti invalica-bili. Ogni vostra proposta, cari lettori, è quindi preziosissima.Perché la finanza etica e sostenibile riesce a mantenersi vivae a crescere solamente grazie alla passione e all’entusiasmodi chi la pratica ogni giorno e non ha paura di avanzare pro-poste per migliorarla.

Non ci sonosolo le bancheIl compartoannovera i fondisocialmenteresponsabili,i microcrediti,i green bonde i nuovi socialimpact bond

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 9

dovuto ricrederci. La somma delle attività di finanza etica esostenibile in Europa descritte nel rapporto è pari a 715 mi-liardi di euro: quasi il 5% in rapporto al prodotto internolordo totale dell’Unione europea. E attenzione, nel sommarei dati abbiamo tenuto molto strette le maglie per non inclu-dere i prodotti finanziari o creditizi che si definiscono “etici”ma sono annacquati dal marketing, perché anche l’etica puòessere un argomento per vendere di più.

Dei 715 miliardi di cui si è detto, 39,80 miliardi rappre-sentano gli attivi delle circa trenta banche etiche e sosteni-bili europee, che a fine 2016 hanno concesso crediti per un to-tale di 29,33 miliardi di euro a decine di migliaia di progettiper l’inclusione sociale, la tutela dell’ambiente, la cultura o lacooperazione internazionale. Di queste banche si parla nellaprima parte, dove si presenta anche un confronto inedito trala loro redditività e quella delle grandi banche commercialieuropee. Il risultato, come vedrete, è una vittoria su tutta lalinea da parte delle banche etiche. Anche nei profitti? Sì,anche nei profitti. Finito il periodo delle vacche grasse che hapreceduto la crisi del 2007-2008, sono scomparse anche le fa-mose crescite “a doppia cifra” per i colossi bancari francesi,italiani, britannici e tedeschi. Ora continuano a crescere, mamolto meno di prima e senza grandi differenze rispetto allebanche etiche. Che si confermano più solide e resilienti: negliultimi dieci anni i loro rendimenti sono stati costanti. Dellacrisi, le banche etiche non si sono nemmeno accorte.

493 miliardi sono stati invece investiti in fondi social-mente responsabili e quindi in azioni e obbligazioni di im-prese quotate in borsa o in titoli di Stato, tutti naturalmente se-lezionati in base una serie di criteri di sostenibilità: nientearmi, gioco d’azzardo o tabacco e via libera, invece, per le so-cietà e gli Stati “migliori della classe”: che investono nelle ener-gie rinnovabili, adottano sistemi di gestione ambientale certi-ficati e non sono coinvolti in alcun tipo di controversie gravi.Di questi fondi parliamo diffusamente nella seconda parte delrapporto, con particolare attenzione alle definizioni che, inparticolare in questo settore, sono importantissime per riu-scire a distinguere chi investe veramente in modo responsa-bile da chi, invece, vuole solo dipingere normali prodotti fi-nanziari di verde per attirare nuovi “segmenti di clientela”.

E poi c’è il microcredito, reso famoso dal “banchiere deipoveri”, il bengalese Muhammad Yunus, premio Nobel per la

La somma delle attività

del settore eticovale almeno 715 miliardi

di euro

8 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

INTRODUZIONE

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BANCHEE ISTITUZIONIFINANZIARIEETICHEIN EUROPA

PARTE PRIMA

13 CAPITOLO 1Banche etiche vs. tradizionali: una nuova ricerca

23 CAPITOLO 2Breve storia delle banche etiche e sostenibili europee

34 CAPITOLO 3La prima legge sulla finanza etica

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e banche etiche e sostenibili finanziano progetti sociali,ambientali, la green economy, lo sport per tutti e la cul-tura. Ma sono anche solide dal punto di vista econo-

mico-finanziario? E se lo sono, riescono poi a reggere il con-fronto con le altre banche? Per capirlo abbiamo deciso di dareun’occhiata ai numeri della finanza etica europea e di confron-tarli con quelli del sistema bancario tradizionale. Per la squadraeuropea delle banche etiche e sostenibili abbiamo messo incampo 21 giocatori: tutti e 11 i membri europei di Gabv, duemembri di Inaise e otto membri di Febea1. Abbiamo convocatoper la partita solo chi svolge attività di tipo bancario (raccoltadel risparmio, concessione di crediti e investimenti) con unprevalente orientamento sociale e ambientale e ha pubblicatoonline (o ci ha inviato) i bilanci di almeno sette degli ultimidieci anni. Per la squadra delle banche tradizionali abbiamopreso le 15 “BANCHE DI RILEVANZA SISTEMICA GLOBALE” chehanno sede in Europa, sulla base dell’ultima lista pubblicatadal Financial Stability Board nel novembre del 20162.

I RISULTATINei bilanci delle banche pubblicamente disponibili non è pos-sibile, al momento, operare una chiara distinzione tra le atti-vità bancarie rivolte all’economia reale, che produce beni e ser-

Le banche etichesono sostenibilidal punto di vistaeconomico efinanziario? E se lo sono,sanno reggere il confronto conle altre banche?

CAPITOLO 1

ETICHE O TRADIZIONALI?BANCHE A CONFRONTOUna nuova ricerca

1 Che non sono, allo stesso tempo, soci di Gabv. Sei degli undici membri europeidi Gabv sono infatti anche membri di Febea. Per una descrizione di Gabv,Febea, Inaise e dei loro obiettivi si veda il di questa prima parte.2 Cfr.: European Parliament, Briefing. Global Systemically Important Banks in Europe, 23 May 2017. Link: https://goo.gl/Sxgmf3. Sono state incluseanche le due banche sistemiche svizzere.

CAPITOLO 3

L

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 13

GLOSSARIO

ANTROPOSOFIAPercorso spirituale e filosofico basato sugliinsegnamenti dell’esoterista e teosofo austriacoRudolf Steiner (1861-1925). L’antroposofia è alla basedell’agricoltura biodinamica, della medicina edell’architettura antroposofica, dell’euritmia,dell’educazione Waldorf (scuole steineriane) e di unaserie di banche etiche e sostenibili fondate in Europaa partire dagli anni settanta del secolo scorso.

BANCHE DI RILEVANZASISTEMICA GLOBALEIn inglese Global systemically important banks(G-SIBs). Si tratta di 30 banche a livello globale (13 nell’Unione Europea) che, a causa della lorodimensione, complessità e presenza internazionale,in caso di crisi o fallimento potrebbero causare graviproblemi a tutto il sistema finanziario e alle attivitàeconomiche. Per questo motivo, dal 2011, sonosoggette a criteri di capitalizzazione più rigidi,identificati dal Financial Stability Board (Consiglioper la stabilità finanziaria) per poter riassorbireeventuali perdite.

CONTO ECONOMICOIl conto economico espone il risultato economico di un’impresa in un determinato anno (esercizio)attraverso la rappresentazione dei costi e degli onerisostenuti, nonché dei ricavi e degli altri proventiconseguiti. Assieme allo stato patrimoniale è il principale documento contabile che costituisce il bilancio di esercizio di un’impresa.

DEVIAZIONE STANDARDDetta anche scarto quadratico medio. È un modo per esprimere la dispersione dei dati intorno a un indice di posizione, come per esempio la mediaaritmetica. In finanza la deviazione standard misurala volatilità (e quindi il grado di variabilità) dei dati(utili, rendimenti, ecc.).

PATRIMONIO NETTOEsprime la consistenza del patrimonio di proprietàdell’impresa. Si tratta delle cosiddette fonti di finanziamento interne, che provengonodirettamente o indirettamente dal soggetto o daisoggetti che costituiscono e promuovono l’impresa:capitale sociale, riserve e utili di bilancio.

ROA (RETURN ON ASSETS)È il rapporto tra l’utile netto e il totale dell’attivo ed èuna misura della redditività delle attività di un’impresa.

ROE (RETURN ON EQUITY)È il rapporto tra l’utile netto e il patrimonio netto ed èuna misura del rendimento contabile di un’impresa.

STATO PATRIMONIALESituazione patrimoniale ad una certa data di un’impresa, solitamente esposto in sezioni divise e contrapposte (attivo e passivo).

TOTALE ATTIVOÈ il totale delle attività dello stato patrimoniale: la somma degli investimenti, dei crediti e dellaliquidità in essere alla data considerata, di solito il 31.12 di ogni anno.

TOTALE PASSIVOCostituisce la somma tra il patrimonio netto (fonti di finanziamento interne) e i debiti (fonti di finanziamento esterne). Nel caso delle banche idebiti sono principalmente verso altre banche o versola clientela (tramite depositi e conti correnti).

UTILE NETTOProfitto complessivo realizzato da una società,riportato nel suo bilancio. L’utile netto è il datostrategico per valutare la redditività di una società in un periodo. Per calcolare l’utile netto, è necessariosottrarre i costi e le spese sostenute (incluse le tasse) dai ricavi totali. L’utile netto può essereutilizzato per pagare i dividendi agli azionisti o essere reinvestito nell’azienda.

VOLATILITÀMisura della variazione percentuale del prezzo di uno strumento finanziario (o di altri variabili) nelcorso del tempo.

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anni, come si vede, la differenza strutturale tra banche etiche esostenibili e banche sistemiche è stata una costante.

E questa differenza si conferma anche nel rapporto tra idepositi dei clienti e il totale del passivo. Come si vede dallaTABELLA 2, le banche etiche e sostenibili si basano molto dipiù sui depositi dei clienti rispetto alle banche sistemiche,che raccolgono risorse (da prestare o da investire) soprat-tutto da altri canali, come l’emissioni di titoli o i depositi daparte di altre banche.

Abbiamo scelto apposta il 2006 come anno di inizio dellaraccolta dati perché precede lo scoppio dell’ultima crisi fi-nanziaria, che si è sviluppata a partire dall’estate del 2007 eha raggiunto il suo apice il 15 settembre 2008, con il falli-mento di Lehman Brothers. Volevamo capire se la crisi haportato a un cambiamento nelle due parti del campo. In ef-fetti bisogna ammettere che, dopo la crisi, le banche sistemi-che hanno iniziato a concedere più crediti e a raccogliere piùrisparmi dai clienti rispetto a prima ma nello stesso tempol’hanno fatto anche le banche etiche e alla fine, quindi, le dif-ferenze strutturali tra le due squadre sono rimaste.

Le banche etiche e sostenibili hanno mantenuto ancheuna solida posizione patrimoniale misurata come rapportotra il PATRIMONIO NETTO e il totale del passivo di bilancio4.Come si vede nella TABELLA 3, il rapporto tra patrimonio nettoe totale del passivo per le banche etiche europee è esattamenteil doppio dello stesso rapporto per le banche sistemiche5.

Per le bancheetiche il tasso di crediti erogatisul totale degli attivi è quasi il doppiodelle banchesistemiche

4 Il patrimonio netto si compone del capitale proprio, a cui sono sommati le riserve e l’utile di esercizio. 5 Per confrontare la solidità patrimoniale delle banche etiche con quelladelle banche sistemiche si è preferito far riferimento solo al rapporto tra il patrimonio netto e il totale del passivo e non anche al cosiddetto Tier 1Ratio (rapporto tra Capitale Tier 1 e attività ponderate per il rischio), che è oggi il parametro più utilizzato per valutare la solidità di una banca. Questascelta è sostanzialmente motivata dal fatto che, con le regole introdottedopo la crisi del 2007/2008, le banche sistemiche sono state obbligate ad avere livelli di Capitale Tier 1 elevati, accantonando dei “cuscinetti” di capitale aggiuntivi rispetto alle banche non sistemiche. Questo rende il confronto con le banche etiche sul Tier 1 poco significativo.

vizi che si possono toccare con mano e attività dedicate inveceall’economia finanziaria, che si interessa esclusivamente delleoperazioni in titoli sulle borse internazionali3. Per questo ab-biamo dovuto operare una semplificazione, considerando idepositi e i crediti come sinonimo dell’attività bancaria desti-nata all’economia reale, mentre il resto delle operazioni ban-carie (investimenti in titoli, servizi finanziari, ecc.) le abbiamoconsiderate come sinonimo di economia finanziaria.

In effetti, le banche sono nate nel medioevo come puntodi incontro tra chi risparmia e chi usa i risparmi degli altriper sviluppare nuove attività o consolidare attività già av-viate. Un motore per l’economia reale, che raccoglie i soldi eli impiega per far funzionare il commercio, l’agricoltura, l’in-dustria. Con gli anni, però, le banche si sono profondamentetrasformate e, soprattutto a partire dagli anni ottanta del se-colo scorso, hanno cominciato a fare sempre meno le “ban-che” − intese come intermediarie tra risparmiatori e soggettifinanziati − per diventare “piazziste” di prodotti finanziarisempre più complessi: polizze, fondi pensione, fondi di inve-stimento di ogni forma e colore, prodotti derivati che fun-zionano in base a formule complesse ecc.

Ma torniamo alla nostra partita tra banche etiche e so-stenibili europee e banche sistemiche europee. E vediamo iprimi risultati.

Come si vede dalla TABELLA 1, che mette in evidenza il rap-porto tra i crediti concessi e il totale delle attività bancarie, la dif-ferenza tra banche etiche/sostenibili e banche sistemiche è im-pressionante. Per le banche etiche la percentuale dei crediti sultotale degli attivi è quasi il doppio rispetto a quella delle banchesistemiche. Cosa significa? Che le banche etiche fanno molto dipiù le banche, intese nel senso originario del termine. Mentre lebanche sistemiche si dedicano di preferenza ad altre attività (ri-spetto alla concessione di crediti), come ad esempio l’investi-mento in titoli o la partecipazione in imprese. Negli ultimi dieci

Crediti in % del totale dell’attivoTABELLA 1

3 Cfr. Gabv, Real Economy - Real Returns, 2016 Research Report, link: https://goo.gl/DQ5qqL

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 1514 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

CREDITI/TOTALE ATTIVO 2016 2011 2006

Banche etiche/sostenibili europee 73,42% 75,25% 64,87%

Banche sistemiche europee 38,53% 34,62% 32,93%

Depositi in % del totale del passivoTABELLA 2

DEPOSITI/TOTALE PASSIVO 2016 2011 2006

Banche etiche/sostenibili europee 80,87% 69,10% 62,31%

Banche sistemiche europee 42,15% 32,57% 33,98%

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Il ROE (Return on Equity) è il rapporto tra l’utile netto e ilpatrimonio netto ed è una misura del rendimento contabiledi un’impresa. Come si vede nel GRAFICO 2, le banche etiche esostenibili hanno avuto un rendimento medio pressoché co-stante negli ultimi dieci anni (3,39%) con una volatilitàmolto bassa rispetto alle banche sistemiche (una tendenzache si vede chiaramente nel grafico). Il rendimento mediodelle banche sistemiche è stato più alto nel periodo 2006-2016 (6,28% contro 3,39%) ma al prezzo di una volatilità cin-que volte più alta (5,98% contro l’1,20% delle banche etiche),dovuta generalmente a una maggiore leva finanziaria (li-vello di indebitamento) associata a maggiori rischi.

Anche in questo caso si vede chiaramente come le banchesistemiche abbiano avuto un ROE molto alto prima dellacrisi, che è poi crollato nel 2008 e non ha più raggiunto i li-velli precedenti: in effetti, nell’arco temporale 2011-2016 lebanche sistemiche hanno avuto un rendimento medio solodi poco superiore a quello delle banche etiche (3,71% contro3,26%) e a prezzo di una volatilità leggermente più alta. Se siguarda invece alla linea verde scuro del grafico, si vede che lebanche etiche e sostenibili europee non hanno visto scen-dere il ROE in modo significativo negli anni più acuti dellacrisi: ancora una volta si è confermata la loro resilienza.

Diversamentedalle banchetradizionali, quelle etichehanno avuto un rendimentomedio costantenell’ultimodecennioe bassa volatilità

Passando all’analisi reddituale, abbiamo messo a con-fronto i due indici di bilancio ROA e ROE delle banche eticheeuropee con gli stessi indici calcolati per le banche sistemiche.

Il ROA (Return on Assets) è il rapporto tra l’UTILE NETTO e iltotale dell’attivo ed è una misura della redditività delle attività.Come si vede nel GRAFICO 1, il ROA delle banche etiche e soste-nibili si è mantenuto piuttosto stabile negli ultimi dieci anni(in media 0,41%) con una VOLATILITÀ, misurata dalla DEVIA-ZIONE STANDARD dei dati di ogni anno rispetto alla media,molto bassa (0,13%). In entrambi gli archi temporali analizzatile banche sistemiche europee hanno avuto una redditivitàmedia inferiore rispetto alle banche etiche e una volatilitàmaggiore (almeno sui dieci anni). Dal grafico sull’andamentodel ROA si può inoltre notare che, nel 2008, l’anno più acuto del-l’ultima crisi finanziaria, le banche sistemiche hanno avuto uncrollo del ROA, mentre per le banche etiche e sostenibili c’èstata solo una leggera flessione: un chiaro segno della resi-lienza delle banche etiche nei confronti dei periodi di crisi.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 1716 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Patrimonio netto in % del totale del passivoTABELLA 3

PATR. NETTO/PASSIVO 2016 2011 2006

Banche etiche/sostenibili europee 11,22% 11,22% 10,94%

Banche sistemiche europee 5,63% 4,39% 3,86%

10 ANNI (2006-2016) MEDIA DEV. STANDARD

Banche etiche/sostenibili europee 0,41% 0,13%

Banche sistemiche europee 0,29% 0,22%

ROA. Confronto tra banche etiche e banche sistemicheGRAFICO 1

00,2%0,4%0,6%0,8%

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

ROA sistemiche ROA etiche

ROA - Return on assets5 ANNI (2011-2016) MEDIA DEV. STANDARD

Banche etiche/sostenibili europee 0,37% 0,13%

Banche sistemiche europee 0,19% 0,07%

10 ANNI (2006-2016) MEDIA DEV. STANDARD

Banche etiche/sostenibili europee 3,39% 1,20%

Banche sistemiche europee 6,28% 5,98%

ROE sistemiche ROE etiche

-5%0

5%10%15%20%25%

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

Return on equity5 ANNI (2011-2016) MEDIA DEV. STANDARD

Banche etiche/sostenibili europee 3,26% 1,32%

Banche sistemiche europee 3,71% 1,38%

ROE. Confronto tra banche etiche e banche sistemicheGRAFICO 2

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CONCLUSIONIAlla fine della partita che ha visto contrapporsi la squadradelle banche etiche e sostenibili europee e quella delle ban-che sistemiche europee, i numeri parlano chiaro: le bancheetiche sono molto più orientate a offrire servizi all’economiareale rispetto alle banche tradizionali, sono mediamente piùsolide dal punto di vista patrimoniale e hanno dimostratouna maggiore redditività (in termini di ROA) associata a unaminore volatilità e quindi a minori rischi. Il rendimentomedio delle banche sistemiche (in termini di ROE) è stato unpo’ più elevato rispetto a quello delle banche etiche negli ul-timi dieci anni ma a costo di rischi molto più alti. Tale diffe-renza nei rendimenti si è ridotta quasi a zero negli ultimi cin-que anni perché le banche sistemiche, dopo il crollo del 2008(l’anno più difficile dell’ultima crisi finanziaria), non sonopiù riuscite a ripetere le performance eccezionali che hannoottenuto nel periodo pre-crisi. Al contrario, le banche etichee sostenibili hanno avuto rendimenti pressoché costantisenza subire contraccolpi significativi nei periodi in cui lacrisi è stata più acuta, dimostrando un’eccezionale resi-lienza. Il loro valore aggiunto è l’attenzione all’economiareale e la scelta di promuovere progetti sociali e ambientalicon il credito e la raccolta di risparmio e di capitale sociale,ritornando alle origini dell’attività bancaria.

Le banche etiche, infine, hanno registrato una crescitaconsiderevole di tutte le grandezze misurate dalla ricercanegli ultimi dieci anni, segno che la finanza etica è stata sco-perta da un numero sempre maggiore di persone, in partico-lare in un periodo caratterizzato da gravi incertezze nel mer-cato bancario e finanziario europeo.

Maggiore solidità,resilienza allecrisi e sostegnoa progetti socialie ambientalicon il credito.Ecco il valoreaggiunto dellebanche etiche

E infine abbiamo analizzato tutti i trend di crescitadelle grandezze misurate e abbiamo scoperto che, in media,negli ultimi dieci anni le banche etiche e sostenibili euro-pee sono cresciute molto di più delle banche sistemiche eu-ropee, come si vede nella TABELLA 4. Hanno concesso moltipiù prestiti (+11,67% contro il +2,83% delle sistemiche),hanno raccolto più risparmi nei depositi (+13,06% vs+3,74%), sono diventate più grandi (TOTALE ATTIVO in cre-scita del 10,13% vs 1,47%) e sono aumentati, in media, anchei profitti (+5,93%) mentre quelli delle banche sistemichesono crollati negli ultimi dieci anni (-14,58%).

6 Il tasso annuo di crescita composto o CAGR, dall’acronimo anglosassoneCompounded Average Growth Rate, rappresenta la crescita percentualemedia di una grandezza in un lasso di tempo.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 1918 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Crescita attivi, prestiti, depositi, patrimonio netto, utile nettoTABELLA 4

CRESCITA* 5 ANNI (2011-2016) 10 ANNI (2006-2016)

Totale Attivo

Banche etiche e sostenibili europee 9,03% 10,13%

Banche sistemiche europee -2,00% 1,47%

Prestiti

Banche etiche e sostenibili europee 8,53% 11,67%

Banche sistemiche europee 0,12% 2,83%

Depositi

Banche etiche e sostenibili europee 12,55% 13,06%

Banche sistemiche europee 3,18% 3,74%

Patrimonio netto

Banche etiche e sostenibili europee 9,04% 10,48%

Banche sistemiche europee 3,01% 5,42%

Utile netto

Banche etiche e sostenibili europee 5,57% 5,93%

Banche sistemiche europee -11,75% -14,58%

* tasso annuo di crescita composto o CAGR 6

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ropee. I migliori risultati di Banca Etica rispetto alla mediaeuropea risultano evidenti soprattutto negli ultimi 5 anni(2011-2016), in particolare per quanto riguarda la crescita deidepositi (+19,64% contro +12,55% delle banche etiche euro-pee) e del patrimonio netto (+17,40% vs +9,04%).

Come si vede nel GRAFICO 3, gli attivi di Banca Etica (equindi la dimensione del suo bilancio) sono cresciuti costante-mente dal 2006 al 2016: la crescita non si è interrotta nelle fasipiù acute dell’ultima crisi finanziaria (2008 e 2009). In terminiassoluti gli attivi sono cresciuti del 244% negli ultimi dieci anni.

Anche la crescita dei depositi è stata costante, come si vedenel GRAFICO 4. In termini assoluti i depositi sono cresciuti del418% dal 2006 al 2016, mentre i crediti concessi (la cui crescitaè stata meno regolare negli ultimi quattro anni rispetto aquella dei depositi) sono saliti del 184% nello stesso periodo.

Se negli ultimi dieci anni le banche etiche europee, come ab-biamo visto, sono cresciute in media molto di più rispettoalle banche sistemiche, Banca Popolare Etica, l’unica bancaetica con sede in Italia, ha fatto generalmente meglio dellamedia delle banche etiche e sostenibili. Come si vede nellaTABELLA 5, la quantità di denaro raccolta da Banca Etica (De-positi) è cresciuta in media del 15,41% all’anno negli ultimidieci anni, contro il 13,05% della banche etiche e sostenibilieuropee. I risultati di Banca Etica sono migliori anche perquanto riguarda la crescita dei patrimonio netto, dei depo-siti, dell’attivo e dell’utile netto, mentre la crescita dei prestitiè sostanzialmente in linea con quella delle banche etiche eu-

Crescita degli attividi Banca Etica dal 2006 al 2016

GRAFICO 3

0

200.000.000

400.000.000

600.000.000

800.000.000

1.000.000.000

1.200.000.000

1.400.000.000

1.600.000.000

1.800.000.000

2.000.000.000

2016

2015

2014

2013

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2006

[dati in euro]

Crescita dei depositie dei crediti di BancaEtica dal 2006 al 2016

GRAFICO 4

0150.000.000300.000.000450.000.000600.000.000750.000.000900.000.000

1.050.000.0001.200.000.0001.350.000.0001.500.000.000

2016

2015

2014

2013

2012

2011

2010

2009

2008

2007

2006

Crediti Depositi[dati in euro]

Crescita attivi, prestiti, depositi, patrimonio netto, utile nettoConfronto tra Banca Etica e le banche etiche europeeTABELLA 5

CRESCITA* 5 ANNI (2011-2016) 10 ANNI (2006-2016)

Totale Attivo

Banca Popolare Etica 12,72% 13,14%

Banche etiche e sostenibili europee 9,03% 10,13%

Prestiti

Banca Popolare Etica 4,54% 10,99%

Banche etiche e sostenibili europee 8,53% 11,67%

Depositi

Banca Popolare Etica 19,64% 15,41%

Banche etiche e sostenibili europee 12,55% 13,06%

Patrimonio netto

Banca Popolare Etica 17,40% 14,86%

Banche etiche e sostenibili europee 9,04% 10,48%

Utile netto

Banca Popolare Etica 23,71% 13,09%

Banche etiche e sostenibili europee 5,57% 5,93%

* tasso annuo di crescita composto o CAGR

BANCA ETICA A CONFRONTO CON LE BANCHE ETICHE E SOSTENIBILI EUROPEE

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 2120 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

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ome sono nate le banche etiche e sostenibili in Europa,quando e soprattutto perché? Una prima risposta aqueste domande la fornisce Febea7: “dagli anni trenta

del secolo scorso il settore bancario, che in origine aveva unamissione sociale riconosciuta (monti di pietà, banche mutue ocooperative, casse di risparmio), ha perso progressivamente ilsuo orientamento etico”. Questo ha reso necessaria la nascita,dal basso, di “una nuova generazione di banche sociali”, defi-nite “banche etiche”, che hanno lo scopo di raccogliere e utiliz-zare il denaro in modo che abbia un “impatto positivo” sulla so-cietà e l’ambiente. Le banche etiche e sostenibili investono innuove attività, come l’agricoltura biologica, le energie rinnova-bili, il settore non-profit, il commercio equo e solidale, rispon-dono ai bisogni di chi si trova escluso dall’accesso al credito edei risparmiatori e investitori che vogliono capire in che modosiano utilizzati i loro risparmi. Grazie alle banche etiche, il si-stema bancario “riprende un percorso interrotto all’inizio delventesimo secolo, per tornare ad essere uno strumento di svi-luppo per le comunità locali e per nuove iniziative sociali e am-bientali”. Un percorso che va “in senso opposto rispetto a quelloscelto dalle banche commerciali, sempre più orientate a usarela leva finanziaria per accumulare profitti crescenti, contri-buendo alla finanziarizzazione dell’economia e creando lecondizioni per una serie di crisi finanziarie che continuano aincidere negativamente sulle vite di milioni di cittadini”8.

In Europa,a partiredagli Anni ‘70sono stati fondatiuna trentinadi istitutidi credito etici,accomunatidalla visionedel denarocome strumentoper far crescereprogetti sociali,culturalie ambientali

CAPITOLO 2

BREVE STORIA DELLE BANCHE ETICHE E SOSTENIBILI EUROPEE

7 Per una descrizione di Febea e dei suoi obiettivi si veda il di questa prima parte.8 Cfr. Febea, Ethical Finance, link: http://www.febea.org/en/febea/news/ethical-finance-0

CAPITOLO 3

C

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 23

Sono state incluse nel campione “Banche Etiche e Sostenibili Europee”tutte e 11 le banche europee che aderiscono alla GABV (Global Alliancefor Banking on Values), 14 membri di Febea (di cui sei sono anchemembri di GABV) e due membri di Inaise. Sono state incluse solo leistituzioni che svolgono attività di tipo bancario (raccolta del risparmio,concessione di crediti e investimenti) con un prevalente orientamentosociale e ambientale e abbiano pubblicato online (o ci abbiano inviato) i bilanci di almeno sette degli ultimi dieci anni. Le serie storiche dei datidelle banche che fanno parte di GABV ci sono state inviate da GABV. Nel campione “Banche Sistemiche Europee” sono state incluse le 15 “Banche Sistemiche di Importanza Globale” che hanno sede in Europa (compresa la Svizzera), sulla base dell’ultima lista pubblicatadal Financial Stability Board (quando la ricerca è stata mandata in stampa) nel novembre del 2016. In generale, nell’elaborazione dei dati e nel calcolo degli indici, si è seguita la metodologia già utilizzata da GABV nel rapporto RealEconomy - Real Returns, 2016 Research Report.

22 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

NOTE METODOLOGICHE

BANCHE ETICHE E SOSTENIBILI EUROPEE BANCHE SISTEMICHE EUROPEEAlternative Bank Schweiz (Svizzera) BNP Paribas (Francia)APS Bank (Malta) Deutsche Bank (Germania)Banca Popolare Etica (Italia) HSBC (Gran Bretagna)Caisse Solidaire (Francia) Barclays (Gran Bretagna)Caixa de Pollença (Spagna) Credit Suisse (Svizzera)Charity Bank (Gran Bretagna) Groupe BPCE (Francia) Cooperative Bank of Karditsa (Grecia) Groupe Crédit Agricole (Francia)Credal (Belgio) ING Bank (Paesi Bassi)Cultura Bank (Norvegia) Nordea (Svezia)Ecology Building Society (Gran Bretagna) Royal Bank of Scotland (Gran Bretagna)Ekobanken (Svezia) Santander (Spagna)Freie Gemeinschaftsbank (Svizzera) Société Générale (Francia)GLS Bank (Germania) Standard Chartered (Gran Bretagna)Group Crédit Coopératif (Francia) UBS (Svizzera) Hefboom (Belgio) Unicredit Group (Italia) La Nef (Francia) Magnet Bank (Ungheria)Merkur Cooperative Bank (Danimarca)Oikocredit (Paesi Bassi)Tise (Polonia) Triodos Bank (Paesi Bassi)

LE DUE “SQUADRE” A CONFRONTOAPPENDICE I

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contributi. “Iniziative promosse da gruppi di persone e non dainteressi anonimi alla ricerca di capitali o del massimo pro-fitto possibile”, si legge nei primi depliant informativi.

La nascita della GLS si inserisce in un periodo storicomolto delicato per la Germania ma in pieno fermento di ideee intuizioni per la creazione di nuovi modelli di convivenza.Mentre in Italia il movimento pacifista (che porterà poi, as-sieme ad altri movimenti e associazioni, alla nascita di BancaEtica) sviluppa progressivamente un orientamento sociale ealter-mondialista, puntando sulla denuncia delle disugua-glianze economiche tra nord e sud del pianeta e la propostadi alternative al sistema, in Germania (e in altri Paesi del nordEuropa) l’attenzione delle banche etiche si focalizza sulle te-matiche ambientali, sul finanziamento di scuole alternativee centri di assistenza sociale.

Su esempio della GLS-Bank sono state create in Europaaltre cinque banche di ispirazione steineriana: l’olandese Trio-dos Bank, nel 1980, la danese Merkur, nel 1982, la svizzera FreieGemeinschaftsbank, nel 1984, la norvegese Cultura, nel 1997 ela svedese Ekobanken, nel 1998. A queste va aggiunta la coope-rativa di finanza solidale francese La Nef, fondata nel 1988.

Oltre alla grande famiglia delle banche steineriane, sisono sviluppate − sull’esempio della Ökobank di Francoforte(fondata nel 1988 e confluita nella GLS Bank nel 2003) − al-cune banche verdi, che finanziano l’energia eolica e solare,l’agricoltura biologica ma promuovono anche la democraziaeconomica, le pari opportunità e la partecipazione dei soci.

Erede ideale della Ökobank e, fino a pochi anni fa suoalter-ego svizzero, è la ABS, Alternative Bank Schweiz (BancaAlternativa Svizzera). Fondata nel 1990 a Olten, a metà stradatra Berna e Zurigo, ha oggi più di 30.000 clienti in tutta la Con-federazione.

Negli ultimi anni l’orientamento ecologista della banca siè unito sempre di più a obiettivi sociali: imprenditoria fem-minile, cooperazione allo sviluppo, ma soprattutto diritto allacasa, alloggi sociali e multi-familiari, bio-architettura.

Tra le banche etiche e sostenibili europee, Banca Etica èuna delle ultime arrivate. La sua fondazione, nel 1999, è il ri-sultato di un percorso originale rispetto a quello seguito dallebanche etiche del nord Europa, che mette insieme movimentipacifisti, cattolici, le Mag (mutue auto gestite), le botteghe delcommercio equo e solidale, i circoli Arci e le Acli, i sindacati, leamministrazioni locali e centinaia di altri soggetti della so-cietà civile, uniti principalmente dall’esigenza di rispondereal bisogno di credito da parte delle realtà del terzo settore.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 25

Le banche etiche e sostenibili si sono sviluppate in Europaa partire dagli anni settanta e continuano ancora oggi a dif-fondere migliaia di buone notizie in ogni angolo del conti-nente9. Come a Heilbronn, in Germania, dove un gruppo di ge-nitori che hanno figli portatori di handicap hanno fondatol’associazione “Buntes Wohnen” (abitare a colori) e ora stannoiniziando a costruire un complesso di 42 appartamenti, dovesi trasferiranno famiglie, studenti, giovani e anziani, personecon o senza handicap. Oppure a Finistère, in Francia, dove Ca-mille e Raphaël hanno lanciato una nuova attività di orticol-tura biologica. Mentre a Macerata, Sara, che è medico veteri-nario, ha trasformato in realtà il suo sogno di soccorrere glianimali con un’ambulanza dedicata solo a loro.

L’elenco di good news dall’Europa potrebbe continuareancora a lungo. Basta scorrere la lista dei crediti concessi daBanca Etica, GLS-Bank, Triodos, Merkur, ABS, Ekobanken, LaNef, Crédit Coopératif, e da molte altre istituzioni finanziarieetiche e sostenibili.

In Europa sono una trentina. Le accomuna lo sforzo quo-tidiano di usare il denaro come mezzo per dare credito allacooperazione internazionale, alla tutela dell’ambiente, allacultura, all’arte, all’integrazione sociale. Quasi tutte rendonopubblici i finanziamenti che concedono e danno al cliente lapossibilità di scegliere il settore o il progetto che preferiscesostenere con i suoi risparmi.

IN GERMANIA LA PRIMA ESPERIENZALa prima banca etica e sostenibile ad essere stata fondata inEuropa si chiama GLS-Bank. È nata a Bochum, in Germania,nella regione della Ruhr, nel 1974. GLS sta per “Gemeinschaftfür Leihen und Schenken”, comunità per prestare e donare.L’ha ideata un gruppo di genitori, ispirati dalle idee del filo-sofo austriaco Rudolf Steiner, padre dell’ANTROPOSOFIA edel movimento steineriano.

I genitori di Bochum avevano un sogno: costruire unascuola per i propri figli che applicasse la pedagogia steine-riana. Lo Stato non concedeva contributi e servivano moltisoldi ma le banche erano restie a concedere finanziamenti.

Gli antroposofi di Bochum si organizzano e decidono dimettere in piedi loro stessi un istituto bancario. Lo scopo dellanuova banca è quello di permettere a tutti di realizzare grandiprogetti di coesione sociale, mettendo insieme molti piccoli

L’Europa conta,a partire

dagli anni ’70 del Novecento,

una trentina di istituti

di credito etici,accomunati dalla visione

del denaro come strumento per far crescere progetti sociali,

culturali e ambientali

9 Cfr. Fabio Salviato, Mauro Meggiolaro, Ho sognato una banca, Feltrinelli, 2010.

24 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

1974 GLS Bank (Germania)1975 Oikocredit(Paesi Bassi) 1980 Triodos Bank(Paesi Bassi)1981 Ecology BuildingSociety (Gran Bretagna)1982 Merkur Bank(Danimarca)1983 Crédit Coopératiflancia il primo fondocomune solidale in Europa1983 Sidi (Francia)

Un quarto di secolodi istituzionifinanziarie etiche e sostenibilieuropee*

1984 Crédal (Belgio)1984 FreieGemeinschaftsbank(Svizzera)1985 Hefboom (Belgio)1988 La Nef (Francia)1988 Sifa - France Active 1990 Alternative BankSchweiz (ABS, Svizzera)1990 APS Bank (Malta)1991 Tise (Polonia) 1992 Femu Qui (Corsica,Francia)1994 Cooperative Bank of Karditsa (Grecia)1996 Etika (Lussemburgo)1997 Cultura Bank(Norvegia) 1997 Caisse Solidaire(Francia)1998 Ekobanken (Svezia)1999 Banca Popolare Etica (Italia) 1999 Caixa Pollença(Spagna) lancia Estalvi Ètic(Risparmio Etico)2001 Ucit (UlsterCommunity InvestmentTrust Ltd, Gran Bretagna)2002 Charity Bank (Gran Bretagna)2003 Fiare (Spagna)2010 Magnet Bank(Ungheria)

* Crédit Coopératif, CaixaPollença e APS Bank sono statefondate rispettivamente nel 1893,nel 1880 e nel 1910. Nella linea del tempo si riportano gli anni in cui hanno iniziato a dare una più decisa impronta etica e sostenibile alle proprie attività(nel caso di APS si è inseritol'anno in cui ha ottenuto la licenzabancaria).

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limitata. Se crolla una banca, la banca centrale fa la collettatra gli istituti di credito, in proporzione alla loro dimensione.Il fallimento di Roskilde Bank, una banca commerciale da-nese che ha speculato con i mutui, è costato a Merkur unesborso straordinario di un milione di euro in due anni: lametà dei profitti dell’istituto. La piccola banca danese ha do-vuto utilizzare gli utili, che provengono da attività pulite esostenibili, per salvare chi invece aveva giocato d’azzardo coni risparmi dei cittadini. Una beffa clamorosa.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 27

Concludiamo questo breve excursus storico con il CréditCoopératif, la più grande tra le banche etiche e sostenibili eu-ropee. Un gruppo bancario cooperativo che ha due origini: laBanque coopérative des associations ouvrières (Banca coope-rativa delle associazioni operaie), nata nel 1893, e la CaisseCentrale de Crédit Coopératif (Cassa Centrale del Credito Coo-perativo), nata nel 1938. Entrambe le banche, che nel 1969 sifondono nel Gruppo Crédit Coopératif, nascono per finan-ziare le cooperative di produzione e consumo. Il Crédit Coo-pératif rilancia le proprie attività con un forte orientamentoalla finanza etica e sostenibile negli anni ottanta del secoloscorso: nel 1983 è la prima banca europea a offrire un fondocomune di investimento solidale, chiamato “Faim et Déve-loppement” (Fame e Sviluppo) e creato in collaborazione conil “Comité catholique contre la faim et pour le développe-ment” (Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo).

La difficile situazione dei mercati e la mancanza di fidu-cia nelle banche tradizionali seguite alla crisi del 2007-2008hanno spinto un numero sempre maggiore di persone a in-teressarsi alla finanza etica negli ultimi anni. Dall’iniziodella crisi migliaia di risparmiatori hanno chiuso i loro contipresso le banche tradizionali per riaprirli in una banca socio-ambientale10.

Prendiamo, per esempio, il caso della piccola banca eticanorvegese Cultura. Nel corso del 2008 si è vista arrivare nuoviclienti a un ritmo mai visto in precedenza. I giornali e le tele-visioni si sono rincorsi per fare interviste alla “banca mira-colosa”, della quale fino a pochi mesi prima nessuno si eramai occupato con tanto interesse.

Non è diverso quello che è successo alla svizzera Freie Ge-meinschaftsbank. Nel pieno della crisi finanziaria i centra-lini sono stati sommersi di telefonate. Tantissimi cittadini,preoccupati per una possibile implosione del sistema banca-rio svizzero, hanno scambiato la banca etica di Basilea per uncentro di emergenza finanziaria, un vero e proprio prontosoccorso dei risparmiatori.

Tra tanti segnali positivi non sono mancate però le preoc-cupazioni. La banca etica danese Merkur, pur avendo i conti inordine, è stata costretta dal governo di Copenaghen a pagareun contributo molto pesante per il piano di salvataggio delsistema bancario. In Danimarca la garanzia dei depositi è il-

Nonostanteil loro modus

operandi escludainvestimentispeculativi,

le banche etichespesso sono state

chiamatea contribuire

a pianidi salvataggio

di banche“tradizionali”

fallite per sceltescriteriate

26 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

02.000.000.0004.000.000.0006.000.000.0008.000.000.000

10.000.000.00012.000.000.00014.000.000.00016.000.000.00018.000.000.00020.000.000.000

Mer

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[dati in euro]Le dieci più grandibanche etichee sostenibili europeeper volume degli attiviFonte: Bilanci 2016 delle banche.

GRAFICO 5

I numeri aggregati delle banche etiche e sostenibili europee*Fonte: Bilanci 2016 delle banche.

GRAFICO 6

Totaledegli attivi

* I dati, relativi al 2016, fanno riferimento ai bilanci delle 21 banche etiche e sostenibili analizzate nella ricerca presentata a partire da pagina 28 a cui sono stati sommati i dati 2016 di Femu Qui (Corsica, Francia), Etika(Lussemburgo), Ucit (Gran Bretagna), Sidi (Francia), Sifa (Francia).

39,80miliardi di euro

Crediticoncessi

29,23miliardi di euro

Depositi

32,02miliardi di euro

10 I risultati economico-finanziari di questo trend si vedono chiaramentenell’analisi presentata nel primo capitolo di questa prima parte.

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Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 29

LE PRIME DIECI BANCHE ETICHE E SOSTENIBILI EUROPEE

28 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Dall’inizio dell’ultima crisi finanziaria Banca Eticaha dato sostegno finanziario a lavoratori che si sono organizzati per salvare le proprie impresedal fallimento con progetti di “workers buy-out”:operazioni di acquisto di società realizzate daglistessi dipendenti. Finora la banca ha concesso 14,3 milioni di euro di finanziamenti a iniziative di questo tipo, aiutandoa salvare 863 posti di lavoro in 34 imprese. Come la storica Berti di Tessèra (Venezia), attiva da oltrecinquant’anni nel settore del vetrocamera e deiserramenti in vetro e fallita a fine 2015. Il recupero

della Berti, e la sua riapertura nel 2016, è statopossibile grazie alla coraggiosa scelta di 22lavoratori che hanno deciso di prendere il destinodell’azienda nelle proprie mani e di costituirsi comecooperativa. Cruciale nell’operazione è statoil supporto, oltre che di Banca Etica, di Legacoop e di Veneto Sviluppo.Un altro caso di “workers buy-out” riguardail Birrificio Messina, che ha riaperto (a Messina) nel settembre del 2016 grazie a 16 dipendenti che hanno deciso di investire il loro TFR in unacooperativa per salvare l’azienda. A sostenere

il Birrificio Messina, oltre ai dipendenti, è stata fin dall’inizio la Fondazione di Comunità, che ha aiutato i dipendenti nella fase di start-up.Al budget iniziale previsto di un milione e 200 milaeuro, ha contribuito anche la Crias (Cassaregionale per il credito alle imprese artigiane).Banca Etica ha dato il suo appoggio con un finanziamento di 190.000 euro come anticipoper il fondo di CFI (Cooperazione Finanza Impresa, promosso da Agci, Confcooperative e Legacoop) di 200.000 euro, stanziati perl’acquisto di attrezzature per la produzione di birra.

L’IMPRESA È IN CRISI? LA COMPRANO I LAVORATORI

FONDAZIONE La prima banca etica ad essere stata fondata in Europa. È nata a Bochum, in Germania, nel 1974. Il nome originario “GLS” sta per“Gemeinschaft für Leihen und Schenken”, comunità per prestare e donare.L’ha ideata un gruppo di genitori, ispirati dalle idee del filosofo austriacoRudolf Steiner, padre dell’antroposofia e del movimento steineriano.

FORMA GIURIDICA Banca cooperativa

PAESE Germania

DATI FINANZIARI (2016)

PROGETTI FINANZIATI 35% dei crediti alle energie rinnovabili, 31% ascuole, istituzioni sociali, culturali, assistenziali, 26% a social housing omutui casa, 8% all’agricoltura biologica e a prodotti naturali.

Totale attivo: 4,6 miliardi di euro Depositi: 3,9 miliardi di euro

Prestiti: 3,95 miliardi di euro Patrimonio netto: 339 milioni di euro

Utile netto: 6,18 milioni di euro Dipendenti: 527

SITO INTERNETwww.gls.de

FONDAZIONE Nasce nel 1999 dalla necessità di una serie di soggettidella società civile di dotarsi di un soggetto finanziario.Tra i fondatori ci sono le Mag (mutue autogestione), le botteghe del commercio equo e associazioni come Arci, Acli, Agesci, Aiab, Cgm,Legambiente, Manitese e il sindacato dei bancari Fiba-Cisl.

FORMA GIURIDICA S.c.p.a. (società cooperativa per azioni), Bancapopolare

PAESE Italia (sede principale) e Spagna

DATI FINANZIARI (2016)

PROGETTI FINANZIATI 11.947 clienti finanziati. Dalla fondazione ad oggi i finanziamenti sono stati distribuiti nei seguenti settori: sociale(32%), qualità della vita e sport (27%), privati (11%), settore profitresponsabile (10%), cooperazione internazionale (10%), ambiente (10%).

Totale attivo: 1,56 miliardi di euro Depositi: 1,23 miliardi di euro

Prestiti: 753 milioni di euro Patrimonio: 85,42 milioni di euro

Utile netto: 4,32 milioni di euro Dipendenti: 285

SITO INTERNETwww.bancaetica.it

I lavoratori del Birrificio Messina festeggianoil primo anno di attività dopo il salvataggiodell’azienda

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Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 3130 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

FONDAZIONE Creata nel 1980. Il nome deriva dal greco e significa “trevie”, per ricordare che tutte le attività della banca si ispirano a trecondizioni basilari:- tutti gli esseri umani hanno il diritto di svilupparsi e di esercitare

in tutta libertà le proprie capacità individuali;- tutti gli esseri umani hanno il diritto di partecipare alla vita sociale;- per essere sostenibile un’economia non può essere concepita

e svilupparsi che attraverso progetti responsabili.È una banca di ispirazione steineriana.

FORMA GIURIDICA Società per azioni

PAESE Paesi Bassi (sede principale), Belgio, Gran Bretagna, Spagna eGermania

DATI FINANZIARI (2016)

PROGETTI FINANZIATI 38% dei crediti a progetti ambientali, 24% alsociale, 24% a social housing, mutui casa e comuni e 14% alla cultura.

Totale attivo: 9 miliardi di euro Depositi: 8 miliardi di euro

Prestiti: 5,7 miliardi di euro Patrimonio netto: 903,8 milioni di euro

Utile netto: 29,32 milioni di euro Dipendenti: 1.271

SITO INTERNETwww.triodos.com

FONDAZIONE Ha due origini: la Banque coopérative des associationsouvrières (Banca cooperativa delle associazioni operaie), nata nel 1893,e la Caisse Centrale de Crédit Coopératif (Cassa Centrale del CreditoCooperativo), nata nel 1938. Entrambe sono state create per finanziarele cooperative di produzione e consumo. Il Crédit Coopératif rilancia le proprie attività con un forte orientamento alla finanza etica negli anniottanta del secolo scorso.

FORMA GIURIDICA Società cooperativa per azioni - Gruppo bancario

PAESE Francia

DATI FINANZIARI (2016)

PROGETTI FINANZIATI La banca finanzia in particolare cooperative,associazioni, organizzazioni non profit che operano in settori quali la cultura, la salute, l’housing sociale, l’assistenza sociale, l’agricolturabiologica e le energie rinnovabili.

Totale attivo: 17,48 miliardi di euro Depositi: 14 miliardi di euro

Prestiti: 14,52 miliardi di euro Patrimonio netto: 1,5 miliardi di euro

Utile netto: 40 milioni di euro Dipendenti: 1.967

SITO INTERNETwww.credit-cooperatif.coop

FONDAZIONE Fondata nel 1990 a Olten, in Svizzera, su iniziativa di oltre 1.600 persone e 120 organizzazioni. La massima trasparenza dei finanziamenti è stata fin dall’inizio una delle priorità della banca, in contrasto con il segreto bancario e la generale opacità del sistemafinanziario svizzero. La percentuale di donne tra i quadri e i dirigenti è pari al 44%. Regole precise sul rapporto tra lo stipendio più alto e quello più basso all’interno della banca: attualmente è pari a 1:3,57.

FORMA GIURIDICA Società per azioni

PAESE Svizzera

DATI FINANZIARI (2016)

PROGETTI FINANZIATI 61% dei crediti concessi all’edilizia sociale, il diritto alla casa o per abitazioni ecologiche e ad alta efficienzaenergetica, 10% alle energie rinnovabili, 8% a servizi sociali e culturali,3% all’agricoltura sostenibile e 2% all’economia solidale.

Totale attivo: 1,54 miliardi di euro Depositi: 1,39 miliardi di euro

Prestiti: 1,13 miliardi di euro Patrimonio netto: 138,55 milioni di euro

Utile netto: 6,33 milioni di euro Dipendenti: 103

SITO INTERNETwww.abs.ch

L’Hühnermobil® è un pollaio mobile che rivoluziona lapollicoltura biologica all’aperto, migliorando di moltole condizioni di allevamento. Nel pollaio, i pollitrovano acqua, cibo e possono dormire e deporre leuova. Nel prato circostante si muovono liberamentee mangiano l’erba. Anche se sono liberi di muoversi,alla fine rimangono sempre nelle vicinanze delpollaio dove, di conseguenza, si accumulano moltovelocemente le deiezioni: un terreno ideale per ladiffusione di agenti patogeni. Con l’Hühnermobil® ilproblema viene risolto brillantemente: un trattoresposta regolarmente il pollaio mobile di alcuni metriin modo che il terreno venga concimato senzaeccessi e i polli possano trovare sempre unambiente salubre in cui crescere. Gli effetti di questatecnica sulla qualità delle uova sono evidenti: i tuorlisono di un giallo più acceso e il gusto è più delicato.Dal 2012 l’allevamento dei polli in batteria (piccolegabbie) è vietato nella Ue, per questo sempre più

allevatori si stanno convertendo all’allevamentoall’aperto e la domanda per l’Hühnermobil®, prodottoin Germania dall’impresa Stallbau Weiland, è in fortecrescita. Triodos Bank sta finanziando capannoni emacchinari necessari a produrre in serie pollai mobilidi diverse dimensioni.

UN POLLAIO AMBULANTE PER GALLINE FELICI

Il pollaio mobile Hühnermobil®: una festa per i polli e per il palato

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Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 3332 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

L’associazione per il reinserimento lavorativo “Au temps des framboises” (La stagione deilamponi) è stata fondata nel 2013 a Chaux-de-Fonds,nel cantone Neuchâtel. Il suo obiettivo è l’accompagnamento individuale e rispettoso di persone che hanno vissuto un fallimento nellapropria vita lavorativa e si trovano senza lavoro. Un caffè con una piccola boutique e una serie di laboratori offrono a chi desidera reinserirsi nel mondo del lavoro una struttura in cui possonoguadagnare fiducia e migliorare le propriecompetenze (o farsene di nuove). L’associazione, che lavora in stretta collaborazionecon le agenzie pubbliche di collocamento, si è dotata di un laboratorio per confezionareprodotti alimentari e di artigianato oltre a studi di grafica, informatica e web design. È un ambiente protetto, dove ci si può rimettere in gioco ed entrare in contatto con colleghi

e clienti. La Alternative Bank Schweiz (ABS) ha concesso un’apertura di credito all’associazione“Au temps des framboises” per coprire il fabbisogno temporaneo di capitale circolante. La struttura di reinserimento può impiegare fino aun massimo di 15-20 persone tramite stage,sovvenzionati dalle agenzie di collocamento, chepossono durare da tre mesi a un anno. Dall’iniziodella sua attività, “Au temps des framboises” ha accolto una cinquantina di persone.

RITORNARE AL LAVORO. DOLCEMENTE

Il caffè-bottega“Au temps desframboises”: un ambienteideale pertornare ad averefiducia nelprossimo

FONDAZIONE La Nef (Nouvelle Économie Fraternelle, NuovaEconomia Fraterna) nasce nel 1978 come associazione cooperativa di finanza etica, di ispirazione steineriana, grazie al sostegno della GLS-Bank e, più tardi, del Crédit Coopératif. Dal 1988 opera comesocietà finanziaria cooperativa. Inizialmente dedicata al finanziamentodell’agricoltura biodinamica e di scuole alternative (in particolare scuolesteineriane), oggi finanzia in particolare progetti ambientali e, in misura minore, sociali e culturali.

FORMA GIURIDICA Società cooperativa per azioni

PAESE Francia

DATI FINANZIARI (2016)

PROGETTI FINANZIATI 76% dei crediti a progetti ambientali(in particolare energie rinnovabili e filiera bio), 18% a progetti sociali e 6% a progetti culturali.

Totale attivo: 458,97 milioni di euro Depositi: 413,26 milioni di euro

Prestiti: 127,1 milioni di euro Patrimonio netto: 39,98 milioni di euro

Utile netto: 1,42 milioni di euro Dipendenti: 83

SITO INTERNETwww.lanef.com

FONDAZIONE Fondata nel 1982. Di ispirazione steineriana (su esempiodella GLS-Bank), è la principale istituzione finanziaria del settorebancario sostenibile in Danimarca.

FORMA GIURIDICA Banca cooperativa

PAESE Danimarca

DATI FINANZIARI (2016)

PROGETTI FINANZIATI 15,9% dei crediti ad ambiente ed energia,15,1% a educazione e cultura, 14,3% alla filiera alimentare bio, 8,2% a salute e progetti sociali, 7,6% alle comunità locali, 38,9% a cittadiniprivati.

Totale attivo: 423,2 milioni di euro Depositi: 359,95 milioni di euro

Prestiti: 232,88 milioni di euro Patrimonio netto: 42,63 milioni di euro

Utile netto: 2,72 milioni di euro Dipendenti: 97

SITO INTERNETwww.merkur.dk

FONDAZIONE Fondata nel 1880 dal banchiere di Maiorca Cifre Guillemde Colonya. La banca si ispira alla filosofia krausista (dal nome delfilosofo kantiano tedesco Karl Christian Friedrich Krause) e nasce comealternativa all’usura, una pratica molto diffusa al tempo della suafondazione. Nel 1999 ha lanciato il programma “Estalvi Ètic” (RisparmioEtico), “la prima esperienza di banca etica lanciata da un’istituzionefinanziaria in Spagna”.

FORMA GIURIDICA Cassa di risparmio

PAESE Spagna (isola di Maiorca)

DATI FINANZIARI (2016)

PROGETTI FINANZIATI Promozione dello sviluppo sociale e culturaledella regione con le sue attività finanziarie e la Fondazione Guillem Cifrede Colonya.

Totale attivo: 522,93 milioni di euro Depositi: 450,10 milioni di euro

Prestiti: 326,89 milioni di euro Patrimonio netto: 32,66 milioni di euro

Utile netto: 2,10 milioni di euro Dipendenti: 88

SITO INTERNETwww.colonya.com

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Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 3534 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

FONDAZIONE Nel 1910, un gruppo di persone guidato dal padregesuita Michele Vella, crea la Lega dell’Apostolato della Preghiera chepropone una serie di iniziative sociali, tra cui la creazione di una Cassadi Risparmio (Savings Bank), che è all’origine di APS Bank (Apostolatodella Preghiera Banca di Risparmio) che, dal 1992, opera come unabanca commerciale.

FORMA GIURIDICA Banca cooperativa - Gruppo bancario

PAESE Malta

DATI FINANZIARI (2016)

PROGETTI FINANZIATI APS Bank ha l’obbligo di svolgere la propriaattività in modo etico e si impegna a contribuire allo sviluppoeconomico della società nel suo complesso. Finanziamenti inparticolare a famiglie e individui, costruzioni, commercio e turismo.Attraverso la controllata APS Consult Ltd, la Banca fornisce ancheassistenza e consulenza a imprese in fase di ristrutturazione in diversisettori, come agricoltura, pesca, istruzione, infrastrutture, sport eassistenza sociale.

Totale attivo: 1,28 miliardi di euro Depositi: 1,10 miliardi di euro

Prestiti: 806,01 milioni di euro Patrimonio netto: 129,39 milioni di euro

Utile netto: 10,94 milioni di euro Dipendenti: 300

SITO INTERNETwww.apsbank.com.mt

FONDAZIONE L’idea per la fondazione di Oikocredit (SocietàCooperativa per lo Sviluppo Ecumenico) nasce in una riunione delConsiglio Mondiale delle Chiese, nel 1968, grazie a una serie di giovanimembri di varie Chiese, politicamente impegnati, che propongono di creare un canale d’investimento etico che supporti la pace e la fratellanza universale. Inizia ad operare come entità registrata a partire dal 1975. I primi finanziamenti vengono concessi nel 1978.

FORMA GIURIDICA Società cooperativa

PAESE Paesi Bassi

DATI FINANZIARI (2016)

PROGETTI FINANZIATI Il 78% degli investimenti e dei prestiti si èconcentrato sulla “finanza inclusiva” (es.: microcredito e prestiti allepiccole e medie imprese), il 15% è andato a progetti nel settoreagricoltura e il 4% alle energie rinnovabili. Il 50% dei progetti è statofinanziato in America Latina, il 22% in Asia, il 18% in Africa e il 4% in Europa centrale e orientale.

Totale attivo: 1,21 miliardi di euro Patrimonio netto: 1,07 miliardi di euro

Prestiti e investimenti: 1,05 miliardi di euro

Utile netto: 29 milioni di euro Dipendenti: 269

SITO INTERNETwww.oikocredit.coop

Nel 2003 una serie di associazioni dei Paesi Baschihanno creato la Fundación Inversión y AhorroResponsable (FIARE, Fondazione Investimento e Risparmio Responsabile) con sede a Bilbao,un’organizzazione senza scopo di lucro orientataalla finanza etica e sostenibile. Fiare ha iniziato araccogliere risparmi e concedere prestiti nel 2005,grazie a un contratto di agenzia tra la società FiareS.L. (Sociedad Limidada), sorta all’interno della

Fondazione, e Banca Etica. Negli anni Fiare S.L. ha aumentato il volume dei depositi e dei crediti,destinati in particolare ad entità che impieganoanche soggetti svantaggiati o in situazioni didisagio e ha consolidato le sue attività soprattuttonelle regioni spagnole in cui l’economia sociale è più sviluppata: Catalogna, Paesi Baschi e Madrid. Nel 2014, sulla base dei risultati conseguiti in quasidieci anni di attivita, grazie al forte coinvolgimento

delle reti sociali spagnole, Banca Etica e Fiare S.L.hanno dato vita a Fiare - Banca Etica, con l’aperturadi una filiale di Banca Etica a Bilbao e di due uffici di appoggio a Madrid e Barcellona. I finanziamenticoncessi di Fiare-Banca Etica sono elencati sul sitowww.fiarebancaetica.coop: gruppi scout, scuole,l’organizzazione basca per l’inclusione socialeEmaús, un’associazione galiziana per il softwarelibero, una società cooperativa agro-ecologica

catalana e decine di altri progetti e iniziative in campo ambientale e sociale.Il processo di integrazione tra Fiare e Banca Etica è finora l’unico caso di integrazione di due progetti di finanza etica e sostenibile in Europa come modellodi crescita alternativa con elementi propri, fortementeconnotati: forma cooperativa originaria, coesioneculturale, integrazione orizzontale e identificazionein un modello di governance partecipativa.

FIARE, BANCA ETICA E LA FINANZA SOSTENIBILE IN SPAGNA

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on la legge di bilancio approvata l’11 dicembre del2016 è arrivato il primo riconoscimento legislativoper la finanza etica. Un traguardo atteso e raggiunto

finora solo in Italia: in nessun altro Paese europeo esiste in-fatti una norma che descriva in modo chiaro le caratteristi-che che distinguono le banche “etiche e sostenibili” dallebanche tradizionali. Il testo della misura inserita nella leggedi bilancio che ha modificato l’articolo 111 del Testo UnicoBancario (TUB), introducendo l’articolo 111bis (Finanza eticae sostenibile)11, prevede che:

1. Sono operatori bancari di finanza etica e sostenibile lebanche che conformano la propria attività ai seguentiprincipi:a) valutano i finanziamenti erogati a persone giuridi-

che secondo standard di rating etico internazional-mente riconosciuti, con particolare attenzione all’im-patto sociale e ambientale;

b) danno evidenza pubblica, almeno annualmente,anche via web, dei finanziamenti erogati di cui allalettera a), tenuto conto delle vigenti normative a tu-tela della riservatezza dei dati personali;

c) devolvono almeno il 20 per cento del proprio porta-foglio di crediti a organizzazioni senza scopo di lucro

La normaapprovataa fine 2016dal Parlamentoitalianoè la primain Europaa descriverechiaramentele peculiaritàdelle bancheetiche

CAPITOLO 3

LA PRIMA LEGGE SULLA FINANZA ETICA

11 Articolo inserito nel Testo Unico Bancario (D.Lgs. 1 settembre 1993, n. 385.Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia) dall’art. 1, comma 51,della L. 11 dicembre 2016, n. 232.

C

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 37

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«La norma contiene due parti a cui diamo due giudizi di-versi», ha spiegato al mensile Valori Ugo Biggeri, presidente diBanca Etica13. «L’aver dato una definizione alla finanza eticae sostenibile è sicuramente rivoluzionario ma gli incentiviprevisti ci sembrano ininfluenti».

In effetti, il tetto massimo agli incentivi stabilito in unmilione di euro, applicabile alla totalità degli operatorietici/sostenibili, è una quota facilmente raggiungibile ancheda pochi soggetti. Il vero limite, però, è contenuto nell’ultimocomma, che impone l’applicabilità degli sgravi a condizioneche sia rispettato il regime de minimis (che fissa un tetto diappena 200mila euro in tre anni). Una doccia fredda.

13 Cfr. Elisabetta Tramonto e Lorenzo Bodrero, Un primo passo da cui partire,Valori n° 146, marzo 2017, pagg. 22-33.14 Cfr. Elisabetta Tramonto e Lorenzo Bodrero, Un primo passo da cui partire,Valori n° 146, marzo 2017, pagg. 22-33.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 39

o a imprese sociali con personalità giuridica, comedefinite dalla normativa vigente;

d) non distribuiscono profitti e li reinvestono nella pro-pria attività;

e) adottano un sistema di governance e un modello or-ganizzativo a forte orientamento democratico e par-tecipativo, caratterizzato da un azionariato diffuso;

f) adottano politiche retributive tese a contenere almassimo la differenza tra la remunerazione mag-giore e quella media della banca, il cui rapporto co-munque non può superare il valore di 5.

Si tratta di criteri molto stringenti che in Italia, per ora, èin grado di rispettare solo Banca Popolare Etica.

Nei commi successivi (2, 3 e 4), il nuovo articolo del TUBprevede anche sgravi fiscali per gli operatori bancari di fi-nanza etica. Vediamo come.

2. Non concorre a formare il reddito imponibile ai sensidell’articolo 81 del testo unico delle imposte sui redditi, dicui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicem-bre 1986, n. 917, degli operatori bancari di finanza etica esostenibile una quota pari al 75 per cento delle sommedestinate a incremento del capitale proprio.

3. Il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Bancad’Italia, stabilisce, con proprio decreto, le norme di attua-zione delle disposizioni del presente articolo, dalle qualinon possono derivare oneri a carico della finanza pub-blica superiori a un milione di euro in ragione annua adecorrere dall’anno 2017.

4. L’agevolazione di cui al presente articolo è riconosciutanel rispetto dei limiti di cui al regolamento (UE) n.1407/2013 della Commissione, del 18 dicembre 2013, rela-tivo all’applicazione degli articoli 107 e 108 del Trattatosul funzionamento dell’Unione europea agli aiuti “de mi-nimis”.

Il comma 2, come si è visto, fa riferimento a norme attua-tive che però, al momento12, non sono ancora state approvate.A seguire, i commi 3 e 4 fissano dei limiti molto chiari sulleagevolazioni fiscali che, alla fine, rischiano di avere solo unsignificato simbolico.

Al momento solo Banca

Popolare Etica è in grado

di rispettare tutti i requisiti

previsti dalla nuova legge

12 Quando il presente rapporto è stato mandato in stampa.

38 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

La legge italiana sulla finanza etica in breveFonte: Valori 14.

FIGURA 1DEFINIZIONE DI BANCHE ETICHEL’articolo 111-bis stabilisce sei prerequisiti necessari perché unabanca possa definirsi etica. L’istituto deve:1. valutare che i finanziamenti vengano erogati secondo standard

di rating etico riconosciuti a livello internazionale;2. garantire massima trasparenza sui finanziamenti erogati;3. devolvere almeno il 20% del portafoglio crediti a enti non profit;

non distribuire i profitti, ma reinvestirli nella propria attività;4. adottare un sistema di governance democratico e partecipativo,

caratterizzato da un azionariato diffuso;5. contenere il divario tra remunerazioni medie e quelle maggiori

entro un rapporto di 1 a 5.

GLI INCENTIVIIl comma successivointroduce un importantesgravio fiscale per le bancheetiche: tre quarti degli utilisono esenti da imposte.

I LIMITISono però gli ultimi due commi a imporre fortilimiti a questa agevolazione e che più di tuttihanno ricevuto critiche. Viene stabilito in un milione di euro l’ammontare massimo oltre il quale non possono derivare oneri per la finanza pubblica e si impone il limite di 200mila euro per i finanziamenti erogabili in tre anni alla singola impresa.

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• mobilitare capitali, in particolare risorse private, per fi-nanziare gli investimenti sostenibili e la crescita.

Il rapporto finale del gruppo di esperti è atteso per la finedel 2017. All’interno del rapporto intermedio (Interim Re-port), pubblicato nel luglio del 2017, si dedica particolare at-tenzione alle banche, “presso le quali sono gestite le maggioriquantità di patrimoni”. “Le banche”, si scrive, “hanno unruolo essenziale nella transizione verso un sistema finanzia-rio sostenibile ma, ad oggi, il loro contributo allo sviluppo so-stenibile non ha raggiunto il suo pieno potenziale”. “Sono ne-cessari una migliore definizione e un monitoraggio deicrediti a progetti ambientali. Ed è necessaria una chiara tran-sizione, che porti le banche a non danneggiare più il capitalenaturale con i loro finanziamenti”16. Un po’ come fanno le“banche sostenibili” che però, all’interno del sistema banca-rio, sono “un piccolo gruppo”.

Una prima serie di raccomandazioni che il gruppo diesperti ha fatto alla Commissione consigliano di: • sviluppare un sistema di classificazione per tutte le forme

di investimento sostenibile; • stabilire uno standard europeo e un marchio per le obbli-

gazioni verdi (green bond) e altri asset sostenibili; • creare un programma europeo di investimenti strutturali

verdi per indirizzare i flussi finanziari verso progetti so-stenibili.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 41

UN PRIMO PASSO. ORA TOCCA ALL’EUROPANonostante le implicazioni concrete della normativa sulla fi-nanza etica e sostenibile in Italia siano, per ora, molto ridotte,il solo fatto che sia stata inserita nel Testo Unico Bancario ita-liano una descrizione precisa dei criteri che contraddistin-guono gli operatori di finanza etica e sostenibile è un tra-guardo storico. E rappresenta un esempio per l’approvazionedi misure simili in altri Paesi e a livello di Unione Europea.

A questo proposito, il 22 dicembre del 2016, la Commis-sione UE ha messo insieme un “gruppo di esperti di alto li-vello” (HLEG, High-Level Expert Group) per “sviluppare unastrategia dettagliata sulla finanza sostenibile in Europa”. Gliesperti individuati sono 20 e appartengono alla società civile,al settore finanziario e al mondo accademico15. Tra gli orga-nismi rappresentati figurano la Borsa di Londra e del Lus-semburgo, società assicurative e di rating, organizzazioni perla tutela dell’ambiente (Wwf, E3G) e istituti di ricerca (Nove-thic e l’Università di Cambridge). Sette le donne, tra cui l’ita-liana Flavia Micilotta in rappresentanza di Eurosif, il forumeuropeo sugli investimenti sostenibili.

L’obiettivo degli esperti sarà quello di inviare raccoman-dazioni alla Commissione sul modo in cui sia possibile: • integrare al meglio criteri di sostenibilità nel quadro della

politica finanziaria dell’UE; • proteggere la stabilità del sistema finanziario dai rischi le-

gati all’ambiente;

40 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Alcune delle proposte di Gabv, Finance Watch e M2020 e la stessa legge italiana (seppure con i limiti che si sono visti) hanno come obiettivol’introduzione di incentivi (fiscali e non) perpromuovere la finanza etica e sostenibile. Ne approfittiamo per presentare due esempi diincentivi già introdotti in alcuni Paesi europei,assieme ai risultati che hanno ottenuto. Partiamo dall’Olanda. Già dal 1995 il governoolandese prevede incentivi fiscali per fondi cheinvestano in progetti “verdi”. Si tratta delcosiddetto “Dutch Green Funds Scheme”(schema olandese per i fondi verdi): singoliinvestitori depositano i loro soldi presso le

banche a un tasso di interesse più bassorispetto a quello di mercato e sono premiati con un incentivo fiscale. Le banche, a loro volta,offrono crediti a tassi vantaggiosi a progetti di alto valore ambientale. Le banche olandesiche hanno maggiormente beneficiato di questoschema sono la banca etica/sostenibile Triodos e ASN Bank (De Volksbank). Ad oggi il “Green Funds Scheme” ha attrattoinvestimenti per un totale di oltre 7 miliardi di euro. Negli ultimi anni, tuttavia, la suaimportanza si è ridotta, sia perché la carenza di “progetti verdi” (certificati dal governo cometali) ha spinto molte banche a chiudere

le sottoscrizioni, sia perché gli attuali bassitassi di interesse di mercato hanno fortementediminuito l’entità dell’incentivo fiscale chedovrebbe compensare il basso rendimento dei depositi17.Triodos Groenfonds è uno dei principali esempidi prodotti finanziari che beneficiano dello“schema verde” in Olanda. Il fondo investealmeno il 70% del patrimonio in crediti a progetti considerati “verdi” dal governo. Il resto è investito in obbligazioni e conti dirisparmio sostenibili. Chi ha investito nel fondoha avuto un rendimento del 2,7% nel 2016 (1,2% nel 2015), sul quale non ha però pagato la tassa sul capital gain (che varia dallo 0,86%all’1,62% del guadagno ottenuto). In più,

ha ottenuto un credito fiscale dello 0,7%. Il vantaggio fiscale totale può variare, quindi,dall’1,56% al 2,32%. L’altro esempio arriva dalla Spagna e non è propriamente un incentivo ma un criterio di sostenibilità introdotto nelle norme cheregolano la sottoscrizione di servizi finanziari da parte di alcuni comuni. Come il comune di Barcellona (Ajuntament de Barcelona), che,nel 2016, ha selezionato Fiare-Banca Etica comeistituto di credito al quale affidare la gestionedella propria operatività finanziaria quotidiana,tramite un bando che, per la prima volta, ha previsto l’inclusione di clausole sociali nelprocesso di selezione. Lo stesso è stato fatto dal comune di San Sebastian, nei Paesi Baschi18.

INCENTIVI ALLA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN OLANDA E SPAGNA

15 La lista completa degli esperti e i verbali delle riunioni del grupposono disponibili sul sito dellaCommissione Europea. Link: https://goo.gl/mjq5Vn

16 Cfr. European CommissionPublications, Interim report onsustainable finance, 13 luglio 2017.Link: https://goo.gl/qtStLe17 Cfr. Novethic, The European GreenFunds Market, Marzo 2017.Link: https://goo.gl/9269ci18 Cfr. Banca Popolare Etica, Bilancio integrato. Esercizio 2016, 31 dicembre 2016.Link: https://goo.gl/4Ag6wu

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Valutazione della sostenibilità dei finanziamentiIncoraggiare le banche a valutare gli aspetti di sostenibilità,di pubblico interesse e l’impatto sull’economia reale di ogninuovo credito concesso.

Requisiti patrimoniali con criteri di sostenibilitàRicalibrare le norme sulla solidità del capitale introducendoincentivi per le banche che investono in linea con i 17 obiet-tivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDG - Su-stainable Development Goals)21 e richiedendo maggiori ac-cantonamenti di capitale per le banche che hanno rischiambientali e sociali più alti.

Garanzie e agevolazioni per l’economiasostenibileIntrodurre meccanismi di supporto degli investimenti nel-l’economia sostenibile come garanzie pubbliche (ad es. dallaBanca Europea degli Investimenti), incentivi fiscali o assi-stenza tecnica).

Incentivi o oneri fiscali per i patrimoni finanziaribasati su criteri eticiCreare un meccanismo di incentivazione che penalizzi opremi le istituzioni finanziarie in base all’impatto sociale oambientale di determinati asset (per esempio prevedendooneri fiscali aggiuntivi per chi concede crediti a imprese cheestraggono petrolio dalle sabbie bituminose e sgravi fiscali achi finanzia le energie rinnovabili).

Fondi europei di investimento sostenibile per i piccoli risparmiatoriCreare nuove norme europee per facilitare l’investimento deicittadini in fondi di sostenibilità che promuovono progettisociali e ambientali di lungo periodo (impact funds).

Formazione degli operatori finanziari alla sostenibilità Promuovere corsi sulla sostenibilità degli investimenti intutte le istituzioni finanziarie con l’appoggio della Federa-zione Bancaria Europea e delle associazioni bancarie dei sin-goli Paesi.

Tra le propostecontenutenel Libro biancola richiestadi prevederesistemidi incentivazioneche penalizzinoo preminogli istitutifinanziariin baseall’impattosocio-ambientaledei propri asset

21 Cfr. Unric. Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite, Agenda2030. Link: http://unric.org/it/agenda-2030

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 43

LE PROPOSTE DELLA “CONTRO-LOBBY”FINANZIARIA ETICA«La lobby più potente del mondo», l’ha definita l’allora com-missario europeo per la fiscalità e l’unione doganale AlgirdasŠemeta. Nel 2014, un rapporto pubblicato dal Corporate Eu-rope Observatory (Osservatorio Europeo sulle Imprese) e in-titolato “The fire power of the financial lobby” (La potenza difuoco della lobby finanziaria) aveva messo nero su bianco inumeri della lobby finanziaria a Bruxelles: 1.700 lobbisti,quattro per ogni funzionario europeo che si occupi di fi-nanza, per un budget di oltre 120 milioni di euro, trenta voltequello di tutti i movimenti per la tutela dei consumatori,delle ONG e dei sindacati messi insieme. Si tratta di consu-lenti pagati per influenzare la legislazione europea a favoredei grandi gruppi finanziari19. Siedono di preferenza nei“gruppi di esperti” della Commissione Europea, incluso, comeabbiamo visto, quello sulla finanza sostenibile.

Ed è proprio al “Gruppo di esperti di alto livello sulla fi-nanza sostenibile in Europa” che si è rivolto, nel settembredel 2017, un gruppo di “contro-lobbisti” della finanza etica esostenibile per cercare di influenzare il dibattito in modo fa-vorevole per le banche etiche. L’hanno fatto con un rapportointitolato “New pathways” (Nuovi percorsi), un “libro biancosulle riforme del settore finanziario che potrebbero aiutarela transazione verso una finanza sostenibile in Europa”20. I“contro-lobbisti” che hanno firmato il libro bianco sono Gabv- Global alliance for banking on values (Alleanza globale dellebanche che si basano su valori di sostenibilità), e le ONG Fi-nance Watch (Osservatorio finanza) e M2020 (Missione 2020).Al rapporto hanno contribuito singoli membri di Gabv comela stessa Banca Etica, Triodos Bank, Crédit Coopératif e GlsBank e associazioni come Positive Money, Share Action e ilClimate Action Network (Rete di azione sul clima).

Le proposte dei “lobbisti etici” alla Commissione Europeasono riassunte in una serie di “mattoni”, su cui costruire unafinanza finalmente allineata con i bisogni della società. Eccoi mattoni principali:

Per cercare di influenzare

il dibattitoeuropeo a favore

delle bancheetiche, è stato

prodotto un Libro bianco

per la transizioneverso una finanza

sostenibile

19 Cfr. Andrea Baranes, La lobby più potente del mondo, Blog Non con i mieisoldi, 9 aprile 2014. Link: https://goo.gl/Birb7220 Cfr. Gabv, Finance Watch, M2020, New pathways: Building blocks for a sustainable nance future for Europe, settembre 2017. Link: https://goo.gl/mpUiki

42 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

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Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 45

Bilanci che indichino la parte di investimenti in linea con gli SDGAggiungere criteri di sostenibilità per i bilanci delle banche,in modo che si possa capire quanta parte degli attivi sia in-vestita in linea con i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibiledelle Nazioni Unite (un criterio di questo tipo, relativo alleemissioni di CO2, è già applicato in Francia)22.

Titoli azionari di lealtàLanciare le “L-shares” (titoli azionari di lealtà), che garanti-scano particolari incentivi agli azionisti che, dopo averli ac-quistati, non li rivendono per un certo numero di anni. Inquesto modo si stimolerebbero le imprese quotate in borsa arimanere concentrate sugli obiettivi di lungo periodo.

44 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

La Gabv - Global alliance for banking on valuesche, come abbiamo visto, ha inviato allaCommissione Europea una serie di proposte perpromuovere la finanza etica e sostenibile in Europa, è una rete globale indipendente di banche “che utilizzano la finanza perpromuovere uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile”23. Nata nel 2009, ha oggi 46 membri e quattro partner strategiciche operano in Asia, Africa, Australia, AmericaLatina, Nord America ed Europa e raggiungonocirca 41 milioni di clienti investendo un totale di 127 miliardi di dollari (110 miliardi di euro). Le banche etiche e sostenibili europee che fanno

parte di Gabv sono 11: Banca Popolare Etica,Crédit Coopératif (Francia), Triodos Bank (Olanda),Gls Bank (Germania), Ekobanken (Svezia), Cultura(Norvegia), Alternative Bank Schweiz (Svizzera),Freie Gemeinschaftsbank (Svizzera), Magnet Bank(Ungheria), Merkur Bank (Danimarca) ed EcologyBuilding Society (Gran Bretagna). Ugo Biggeri,presidente di Banca Etica, è membro del consigliodi amministrazione di Gabv dall’aprile del 2017.

Come si vede nello SCHEMA 1, l’attivitàbancaria etica (o meglio basata su “valori disostenibilità”) per Gabv è fondata su cinquepilastri fondamentali.

CHE COS’È LA GLOBAL ALLIANCE FOR BANKING ON VALUES?

22 Grazie all’articolo 173 della Leggefrancese sulla transizioneenergetica (Loi n° 2015-992 du 17 août 2015 relative à la transitionénergétique pour la croissanceverte). Cfr. https://goo.gl/ox6Uk323 Cfr. http://www.gabv.org/about-us

approccio triplice allabase del modello di businessdella banca, che prenda in considerazione le persone,il pianeta e il profitto (People,Planet, Profit).

1 relazioni di lungo periodo con i clienti

e conoscenza diretta delle loro attività

economiche e dei rischiassociati.

5

solidità, attivitàfinanziarie con un orizzonte

di lungo periodo e resilienza nei confronti

di crisi di settore.

4radicamento nellecomunità locali e servizioall’economia reale.

2

trasparenza e modelli di governance che promuovano la partecipazione di soci e clienti.

3

I cliential centro

Trasparenza

Economiareale

Approccio“Triple Bottom Line”

Resilienza nel lungoperiodo

CULTURAI 5 principi

vengono inseritinell’approccio

interno della banca

1

2

3

4

5 A chiudere il quadro delle reti che riuniscono e rappresentano gli operatori di finanza etica esostenibile a livello internazionale c’è Inaise, che in realtà è proprio la prima di questeorganizzazioni. Fondata nel 1989 a Barcellona, ha oggi 33 membri, alcuni dei quali sono anchesoci di Gabv e Febea. Si distingue per la fortepresenza di banche, fondazioni, reti e

cooperative del sud del mondo, in particolareafricane e sudamericane. Lo scopo di Inaise èquello di “permettere agli investitori sociali dallaNorvegia al Sudafrica e dal Costarica al Giapponedi unirsi, per scambiarsi le loro esperienze,diffondere informazioni e dimostrare cheil denaro può veramente essere utilizzato comemezzo di cambiamento sociale e ambientale”26.

INAISE (ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DEGLI INVESTITORINELL’ECONOMIA SOLIDALE)

Simile alla Gabv negli obiettivi che si pone mafocalizzata sull’Europa, Febea (FederazioneEuropea delle Banche Etiche e Alternative) è stata creata a Bruxelles nel 2001 da quattroistituzioni finanziarie etiche e sostenibili: CréditCoopératif (Francia), Caisse Solidaire (Francia),Crédal (Belgio), Hefboom (Belgio), BancaPopolare Etica, TISE (Polonia) e La Nef(Francia). Oggi ha 29 membri (di cui 13 banche e 16 istituzioni finanziarie) in 17 Paesi, con 30,5miliardi di euro di asset totali e 670mila clienti24.Sei membri di Febea fanno anche parte di Gabv.

All’interno della carta dei valori di Febea si individuano CINQUE ELEMENTI DISTINTIVIdelle banche etiche e sostenibili25:1. Il loro ruolo a sostegno del bene comunee del diritto al credito, che viene concesso afavore di progetti culturali, sociali e ambientali. 2. L’origine del denaro, che viene raccolto dai risparmi dei clienti, generati da attivitànell’economia reale. 3. L’impiego del denaro, con il sostegno di progetti sociali e ambientali, promossi in particolare da organizzazioni non profit e la valutazione dell’impatto socio-ambientaledei finanziamenti concessi. Le banche etiche

escludono ogni investimento in settoricontroversi (tabacco, gioco d’azzardo,armamenti, OGM, energia nucleare, ecc.). 4. Il ritorno all’attività bancaria tradizionale,basata sulla raccolta di risparmi e la concessione di crediti (e non su attivitàfinanziarie speculative, spesso accompagnatedalla presenza di filiali in paradisi fiscali). 5. La partecipazione attiva dei soci e deilavoratori all’attività della banca attraverso un modello di governance inclusivo, che prevedaanche il raggiungimento di un profitto equo e unlimite massimo nel rapporto tra il salario più alto e quello più basso pagato ai dipendenti (pari a 7:1).

Febea rappresenta i suoi membri con le istituzioniUe, e svolge un’attività di lobby per promuovere il ruolo della finanza etica. A differenza della Gabv,ha contribuito a sviluppare una serie di strumentifinanziari che aiutano a perseguire i suoi scopisociali. Tra questi si segnalano la cooperativafinanziaria Sefea, che sostiene i membri di Febea(ma non solo) con finanziamenti e apporto di capitale, CoopEst, che finanzia lo sviluppoeconomico e sociale nell’Europa centro-orientalee CoopMed, che promuove istituzioni di microfinanza nel bacino del Mediterraneo.

LA FEDERAZIONE EUROPEA DELLE BANCHE ETICHE E ALTERNATIVE (FEBEA)

24 Cfr. http://www.febea.org/en/febea/news/our-numbers25 Cfr. Febea, Charter approved by the Annual General Meeting of 16 june 2015. Link: https://goo.gl/g2FgWZ26 Cfr. Inaise, A propos, sezione del sito internet dell’associazione. Link: http://inaise.org/info/a-propos/

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Gli investimentisocialmente responsabili

PARTE SECONDA

49 CAPITOLO 1Definire gli investimenti responsabili

65 CAPITOLO 2La dimensione degli investimenti SRI in Europa

71 CAPITOLO 3L’ombra del greenwashing

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investimento sostenibile e responsabile (Su-stainable and Responsible Investment, “SRI”) è unapproccio caratterizzato da un orientamento

di lungo periodo che integra i fattori ambientali, sociali e diGOVERNANCE (Enviroment, social, governance, “ESG”) nelprocesso di ricerca, analisi e selezione dei titoli che compon-gono il PORTAFOGLIO degli investimenti. L’approccio uniscel’analisi dei fondamentali e l’engagement (l’attivismo degliazionisti attraverso la partecipazione alla vita assembleare, ilvoto e l’implementazione di campagne di pressione, ndr) allavalutazione dei fattori ESG, con l’obiettivo di intercettare ren-dimenti a lungo termine e di offrire un beneficio alla societàinfluenzando (positivamente, ndr) il comportamento delleaziende”1. È questa la definizione elaborata dall’ultimo rap-porto del Forum Europeo per gli Investimenti Sostenibili eResponsabili (European Sustainable Investment Forum, EU-ROSIF), un’associazione che comprende diversi foranazionalidel Vecchio Continente a cui partecipano oltre 400 organiz-zazioni e alcuni dei principali operatori del settore. Un peri-metro piuttosto largo che si definisce in modo più preciso at-traverso l’individuazione delle strategie di investimento.

La definizione offerta da EUROSIF nel primo studio sulsettore pubblicato nel 20032 si basava su tre elementi che ca-

Gli investimentiresponsabilihanno permessodi integrare i fattori sociali,ambientali e di governancenella scelta dei titolidi un portafogliofinanziario

CAPITOLO 1

Definire Gli investimentiresponsabili

1 EUROSIF, “European SRI Study 2016”, 10 novembre 2016. Di qui in poiindicato come “EUROSIF, 2016”.2 EUROSIF, “Socially Responsible Investment among European InstitutionalInvestors 2003 Report”, settembre 2003.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 49

“l’

Glossario

BONDAltrimenti detto “obbligazione”, è un contratto con il quale una parte ottiene un prestito da diversicreditori impegnandosi a restituirlo con gli interessiad una certa scadenza.

CAPITALIZZAZIONE AZIONARIALa somma del valore di tutte le azioni di una societàal prezzo di mercato registrato al momento dellarilevazione.

FONDO SOVRANOFondo di proprietà governativa che opera investendosul mercato capitali frutto di entrate pubbliche (tassee proventi di società a controllo statale).

GOVERNANCEL’insieme delle regole, dei principi e delle procedureche disciplinano la gestione delle attività diun’azienda o di un’organizzazione in generale.

INVESTITORI ISTITUZIONALIGrandi operatori che investono capitali elevati epossono anche operare su titoli finanziari piùcomplessi (derivati, asset-backed securities ecc.)rispetto a quelli che interessano la clientela retail.

MERCATO RETAILIl mercato che coinvolge una clientela di piccolirisparmiatori che operano con capitali pro capiterelativamente ridotti attraverso operazionifinanziarie non particolarmente complesse.

PORTAFOGLIOL’insieme degli investimenti di un fondo(partecipazioni azionarie, obbligazioni sottoscritte,altri titoli).

STAKEHOLDERO portatore di interesse. Soggetto coinvoltodirettamente o indirettamente in un’iniziativa o nelleattività di un’azienda. Il termine rappresentaun’estensione del concetto di shareholder, che indicasemplicemente l’azionista.

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esclusione Di titoli Dall’universoinvestibile

La strategia prevede l’esclusione a priori o a posteriori di unsettore produttivo o di una compagnia il cui business risultaincompatibile con i criteri ESG o con gli standard normativi in-ternazionali. “Il processo di esclusione include tipicamente lavalutazione sull’ammontare dei ricavi o degli altri profittiaziendali generato dal prodotto che viene escluso. Questa stra-tegia ha sperimentato negli anni una crescita esponenziale”5.

Secondo EUROSIF le esclusioni più comuni riguardano ilsettore degli armamenti. A seguire, per volume di disinvesti-mento, tabacco, energia nucleare, pornografia, gioco d’az-zardo, alcol e test sugli animali.

Nella classifica di categoria la Svizzera occupa la primaposizione del Continente con 2,5 trilioni di euro, seguita dalRegno Unito a quota 1,9 trilioni.

1

Valoredelle operazioni:€ 10.151 miliardiTasso di crescita:48%

5 Ibidem.

ratterizzavano i processi di scelta e di gestione dei titoli.L’analisi di allora, in particolare, descriveva l’investimentosocialmente responsabile come un fenomeno caratterizzatoda tre strategie individuali: lo screening elaborato (detto“Core SRI”), lo screening semplice e l’engagement. “Il termine‘investimento sostenibile e responsabile’ è stato introdottonel 2008 quando le strategie di screening erano già state sud-divise nelle sottocategorie di screening negativo e positivo, ead esse erano state aggiunte le strategie di integrazione escreening normativo (Norms-based screening)”3.

Oggi alla definizione adottata da EUROSIF si affiancanoulteriori strategie di selezione e gestione degli investimenti.L’elenco, identificato dalla classificazione introdotta nel 2012e tuttora confermata, ne comprende sette:

1. esclusione Di titoli Dall’universo investibile(Exclusion of holdings from investment universe)

2. screeninG normativo (Norms-based screening)3. azionariato attivo (Engagement and voting on su-

stainability matters)4. inteGrazione esG (Integration of ESG factors in finan-

cial analysis)5. selezione Di titoli “best-in-class” (“Best-in-Class”

investment selection)6. investimenti a tema sostenibile (Sustainability

themed investments)7. impact investinG (Investimento a impatto positivo)

Nel periodo in esame (2013-2015) il comparto europeodegli investimenti responsabili analizzato da EUROSIF in 13diversi Paesi − Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia,Germania, Italia, Olanda, Polonia, Regno Unito, Spagna, Sve-zia, Svizzera − ha evidenziato una crescita significativa nel-l’ambito di tutte e sette le categorie individuate4.

L’attualeclassificazioneidentifica sette

strategie di selezione e gestione

degliinvestimenti

3 EUROSIF, “European SRI Study 2012”, novembre 2012.4 Le cifre relative al valore delle operazioni rilevate nel mercato europeo sonotratte da EUROSIF, 2016. Le variazioni percentuali (vedi EUROSIF, 2016 pag. 56)sono state calcolate rispetto ai dati del rapporto EUROSIF, “European SRIStudy 2014”, ottobre 2014. Di qui in poi indicato come “EUROSIF, 2014”.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 5150 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

3.000.000

Sviz

zera

Regn

o Un

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Svez

ia

Fran

cia

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Dani

mar

ca

Belg

io

Finl

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a

Spag

na

Aust

ria

Polo

nia

2.76

9

42.736

123.516

138.42

2

253.94

6

305.109

569.72

8

666.215

714.63

8

1.123

.133

1.803

.473

1.870

.896

2.53

6.014

[in milioni di euro] Gli investimentiExclusion of holdings in europaFonte: EUROSIF, 2016. Nostre elaborazioni.

GRAFICO 1

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Northrop Grumman Corporation, una grande azienda ameri-cana del settore difesa, e la multinazionale del tabacco PhilipMorris. Due titoli, questi ultimi, che non compaiono ovvia-mente nel portafoglio del fondo Eurizon Azionario Interna-zionale Etico, dal quale, per altro, sono anche assenti alcuneimprese del fossile tra cui Conoco Philips ed Exxon10.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 53

Finanziare il fossile? Dare impulso all’industria degli ar-mamenti? Sostenere la produzione e la vendita del tabacco?Per molti risparmiatori sono ipotesi nient’affatto desidera-bili a fronte delle convinzioni personali e delle motivazionidi ordine morale. Ma quando si mettono i propri risparmi inun normale fondo di investimento che non segue specificicriteri ESG il rischio di finanziarie attività lecite ma per lomeno discutibili è davvero alto. Per capirlo analizziamo unesempio standard offerto da un tipico fondo comune di in-vestimento: “Eurizon Azioni America”, un veicolo della so-cietà di gestione Eurizon Capital Sgr SpA del Gruppo IntesaSanpaolo6. L’investimento nel fondo, operativo dal 15 gen-naio 1996, si realizza attraverso la sottoscrizione o il succes-sivo acquisto di quote da parte del soggetto che investe.

Nell’ultima relazione annuale di gestione al 30 dicembre20167 viene riportato l’elenco dei principali titoli in portafo-glio con il relativo peso di ciascuno in termini percentuali sulportafoglio. La lista, che comprende i 74 titoli con un peso noninferiore allo 0,5%, copre l’84,6% del capitale complessivo.

Il fondo opera sul mercato americano investendo in azionidi grandi corporation quotate. Ai primi posti della graduatoria− per peso degli investimenti − si collocano le classiche bluechips: grandi imprese multinazionali i cui nomi sono ampia-mente noti anche ai non esperti di finanza (tra queste Apple,Microsoft, Pepsi e General Electric). Scorrendo l’elenco si tro-vano quindi diverse imprese del settore fossile, tra cui Ana-darko Petroleum, Valero Energy, Conoco Phillips ed Exxon. Lepartecipazioni in queste quattro aziende coprono da sole il5,6% del capitale del fondo. Le imprese del fossile, controverseper definizione dal punto di vista della finanza etica, possonoessere presenti, come vedremo, anche nei fondi responsabili.Ma in quel caso, è altrettanto noto, l’acquisizione di quote daparte del fondo può essere di natura strumentale − essendo rea-lizzata con l’obiettivo di avviare campagne di engagement8 −oppure può essere il risultato di una strategia Best-in-class9.

Nel portafoglio del fondo Eurizon, infine, spicca la parte-cipazione in due aziende particolarmente controverse: la

fonDo stanDarD: qualche brutta sorpresa…

52 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

10 Eurizon Azionario InternazionaleEtico, “Relazione annuale al 30/12/2016”. La relazione è scaricabile all’indirizzohttps://www.eurizoncapital.it/scriptWeb40/eurizon/service/documenti/documento?id=254690

6 Si è scelto Eurizon perché è trale più grandi Sgr (Società di gestionedel risparmio) italiane, per assettotali gestiti, che propongono anchefondi comuni di investimento etici.Le criticità riscontrate nel fondoEurizon sono comuni a tutti i fonditradizionali che non adottino alcun tipo di criterio etico.7 Eurizon Azioni America, “Relazioneannuale al 30/12/2016”. La relazioneè scaricabile all’indirizzohttps://www.eurizoncapital.it/scriptWeb40/eurizon/service/documenti/documento?id=2546838 Come nel caso delle campagne per la promozione di una gestionepiù responsabile delle attività di impresa attraverso la conversionedel core business dal fossile allerinnovabili, ad esempio.9 Vedi paragrafo “Best-in-class”.

eurizon azioni america: principali titoli in portafoglio al 30/12/2016TABELLA 1

Quantità Controvalore in euro % su totale attivitàAPPLE INC 96.465 10.592.634 4,3%NORTHERN TRUST CORP 108.562 9.165.628 3,8%BANK OF AMERICA CORP 403.871 8.462.242 3,6%MICROSOFT CORP 105.338 6.205.929 2,5%CCT FR 06/22 5.000.000 5.029.500 2,1%LOWE S COS INC 72.000 4.854.838 2,0%T 0. 625 09/17 5.000.000 4.733.724 1,9%JP MORGAN CHASE +CO 57.077 4.669.518 1,9%PEPSICO INC 46.408 4.603.621 1,9%GENERAL ELECTRIC CO 151.226 4.530.687 1.8%ANADARKO PETROLEUM C 68.428 4.523.806 1,8%ALPHABET INC CL C 5.815 4.255.163 1,7%ALPHABET INC CL A 5.497 4.129.981 1,7%LAM RESEARCH CORP 40.437 4.053.476 1,7%DOVER CORP 56.136 3.987.931 1,6%CITIGROUP INC 69.578 3.920.380 1,6%UNION PACIFIC CORP 38.294 3.764.230 1,5%DEERE & CO 36.323 3.548.445 1,4%CISCO SYSTEMS INC 116.088 3.326.077 1,4%VALERO ENERGY CORP 50.485 3.270.097 1,3%CATERPILLAR INC 37.145 3.266.013 1,3%AT+TINC 79.073 3.188.409 1,3%CONOCO PHILLIPS 66.713 3.171.358 1,3%ARCH CAPITAL GROUP L 37.525 3.069.952 1,3%EXXON MOBIL CORP 35.047 2.999.139 1,2%MARSH+MCLENNAN COS 44.210 2.833.045 1,2%AUTOMATIC DATA PROCE 28.225 2.750.382 1,1%FACEBOOK INC A 24.831 2.708.515 1,1%WALGREENS BOOTS ALL 34.124 2.677.509 1,1%CONCHO RESOURCES INC 21.078 2.649.863 1,1%JOHNSON+JOHNSON 23.481 2.564.822 1,0%KEYCORP 147.151 2.548.897 1,0%CIGNA CORP 19.640 2.483.792 1,0%MONDELEZ INTERNATION 56.883 2.390.731 1,0%VERIZON COMMUNICATIO 46.679 2.362.385 1,0%GILEAD SCIENCES INC 32.954 2.237.342 0,9%

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screeninG normativo

In base a questa strategia gli investimenti sono sottopostia screening con l’obiettivo di valutare la compatibilità delleimprese in portafoglio con gli standard minimi di businesspracticebasati sulle normative internazionali di riferimento14.

2

11 Norges Bank Investment Management, “Responsible InvestmentGovernment Pension Fund Global. No. 03/201”, marzo 2017.12 Reuters, “Norway drops Asian palm oil firms in show of green credentials”,8 marzo 2013.13 Rainforest Foundation Norway, “Worlds Largest Sovereign Wealth FundDrops Companies Over Deforestation”, 9 marzo 2016.14 United Nations-supported Principles for Responsible Investment(https://www.unpri.org/), “PRI Reporting Framework 2016 Main definitions”,novembre 2015. Il corpus normativo comprende: i Global Compact Principlesdelle Nazioni Unite, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo integratadai “Guiding Principles on Business and Human Rights: Implementing the United Nations ‘Protect, Respect and Remedy’ Framework”, gli standarddell’International Labour Organization (ILO Tripartite Declaration of Principles concerning Multinational Enterprises and Social Policy), la Convenzione Anticorruzione delle Nazioni Unite (United NationsConvention Against Corruption) e le linee guida dell’OCSE per le impresemultinazionali (OECD Guidelines for Multinational Enterprises).

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 5554 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Fonte: Eurizon Capital, “Relazione di gestione al 30 dicembre 2016”.

Quantità Controvalore in euro % su totale attivitàPFIZER INC 72.217 2.223.852 0,9%MAXIM INTEGRATED PR 59.563 2.178.094 0,9%AVERY DENNISON CORP 32.369 2.154.967 0,9%NXP SEMICONDUCTORS N 22.103 2.053.866 0,8%ALLSTATE CORP 29.000 2.037.905 0,8%INTL BUSINESS MACHIN 12.522 1.970.635 0,8%AXALTA COATING SYSTE 76.021 1.960.437 0,8%SCHLUMBERGER LTD 23.777 1.892.467 0,8%SIMON PPTY 11.200 1.886.612 0,8%MERCK+CO. INC. 33.438 1.866.314 0,8%NORTHROP GRUMMAN COR 8.220 1.812.569 0,7%BERKSHIRE HATHAWAY I 11.511 1.778.680 0,7%ELILILLY+CO 25.382 1.769.942 0,7%KELLOGG CO 24.966 1.744.720 0,7%ENERGIZER SPINCO INC 40.778 1.724.680 0,7%BOSTON PROPERTIES 14.000 1.669.514 0,7%AMGEN INC 11.932 1.654.020 0,7%MORGAN STANLEY 40.753 1.632.438 0,7%VISA INC CLASS A SHA 21.508 1.590.950 0,6%AMAZON.COM INC 2.200 1.564.081 0,6%WELLSFARGO+CO 28.504 1.489.315 0,6%LUXOTTICA ADR 29.000 1.476.464 0,6%GANNETT SPINCO INC 160.000 1.472.956 0,6%TIME WARNER INC 16.000 1.464.309 0,6%MCDONALDS CORP 12.500 1.442.522 0,6%ROSS STORES INC 23.000 1.430.481 0,6%PHILIP MORRIS INTERN 16.416 1.423.939 0,6%BIOMARIN PHARMACEUTI 18.000 1.413.719 0,6%QUALCOMM INC 22.511 1.391.531 0,6%FERRARI NV 25.000 1.378.052 0,6%CELGENE CORP 12.530 1.375.063 0,6%REDHAT 20.278 1.340.011 0,5%BERRY PLASTICS GROUP 28.733 1.327.480 0,5%EDGEWELL PERSONAL CA 19.082 1.320.498 0,5%ABBVIE INC WHEN ISSU 22.036 1.308.267 0,5%TRIPADVISOR INC 29.000 1.274.928 0,5%COCA COLA CO/THE 32.330 1.270.824 0,5%BIOGEN INC 4.645 1.248.854 0,5%Totale 207.546.017 84,6%Altri strumenti finanziari 33.813.088 13,8%Totale 241.359.105 98,4%

“La produzione di olio di palma in Malesia e in Indonesia è ampiamente nota come uno deiprincipali fattori della deforestazione tropicale.La nostra analisi iniziale del fenomenoha determinato il disinvestimento da 29 aziendedel settore dell’olio di palma tra il 2012 e il 2015.La produzione delle aziende era consideratainsostenibile”. Così i gestori del Norway’sGovernment Pension Fund Global, il più grandefondo sovrano del Pianeta, nell’ultima relazioneannuale pubblicata a marzo11.Nel 2012 il fondo norvegese aveva disinvestitoda 23 aziende asiatiche del settore, un’iniziativaresa nota all’inizio dell’anno successivo nellarelazione annuale. Tra le imprese abbandonatedal fondo si segnalavano KL Kepong, GoldenAgri-Resources Ltd e Wilmar, una società,quest’ultima, quotata alla borsa di Singapore e nella quale Oslo aveva investito in precedenza

382 milioni di corone (67,3 milioni di dollari al cambio dell’epoca)12. Negli anni seguenti le azioni di disinvestimento non si sono fermate.Nel 2015 il fondo ha liquidato le sue partecipazioniin altre 6 imprese del settore: DaewooInternational Corp, POSCO, Genting Bhd, IJM Corp Bhd, First Pacific e Kulim Malaysia13.L’anno seguente Oslo ha avviato ulteriori indaginisul settore ma gli esiti non sono statiincoraggianti. “Il settore nel suo complesso – si legge nell’ultimo report annuale – si trovatuttora di fronte a ostacoli significativi. Tra questi la tracciabilità e la sostenibilità della catena di fornitura, e l’espansione dellaproduzione in alcune aree dell’Africa dovequestioni come la governance, la proprietà deiterreni e il rispetto dei diritti umani sono motivodi preoccupazione”. Il fondo ha così deciso diconfermare tuttora le scelte di disinvestimento.

olio Di palma? no, Grazie. la norveGia taGlia i fonDi

Valoredelle operazioni:€ 5.088 miliardiTasso di crescita:40%

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in questo senso, l’attività del FONDO SOVRANO di Oslo cherappresenta tuttora un punto di riferimento a livello globalenel settore degli investimenti responsabili.

azionariato attivo

L’azionariato attivo interessa in Europa investimenticomplessivi per 4.270 miliardi (+30% rispetto al 2013), unacifra che vale il terzo posto nella graduatoria delle strategiepiù diffuse secondo i dati EUROSIF. Come spiegato dallastessa organizzazione in una relazione diffusa nel 2013, lemotivazioni che accompagnano questa strategia possono es-sere molteplici. Tra queste: “massimizzare i rendimenti pon-derati per il rischio, migliorare la condotta del business, sot-toporre all’attenzione questioni etiche o morali e contribuireallo sviluppo sostenibile. Molti investitori giudicano l’enga-gement come un dovere nei confronti dei loro beneficiari”18.

L’attività trova anche una sponda normativa a livellocontinentale. Il 3 aprile 2017 il Consiglio Europeo ha appro-vato la Shareholders Rights Directive (SRD), una norma che sipropone di “rafforzare il coinvolgimento degli azionistinelle grandi compagnie europee”19. La Direttiva aggiorna lelinee guida fissate dal precedente intervento normativo(Shareholders’ Rights Directive 2007/36/EC) alla luce del-l’esperienza della crisi finanziaria che, rileva il Consiglio, haevidenziato come gli stessi azionisti si siano trovati troppospesso a tollerare le strategie più rischiose di un manage-ment eccessivamente focalizzato sui rendimenti di breve pe-riodo piuttosto che su una visione di lungo termine. “La

3

La strategia si orienta secondo due direzioni15:1. Definire l’universo investibile in base alla normativa in-

ternazionale relativa agli investimenti responsabili e alletematiche ESG;

2. Individuare all’interno del portafoglio quelle impreseche operano in contrasto con le norme di riferimento sce-gliendo quindi di agire secondo due possibili opzioni:l’engagement, con l’obiettivo di indurre l’impresa stessaad adeguarsi cambiando comportamento, o l’esclusionedel titolo dal portafoglio.

In Europa gli investimenti soggetti a screening norma-tivo sono cresciuti del 40% nel periodo in esame. La Franciaguida la classifica degli investimenti Norms-based screeningcon 2,7 trilioni di euro di asset gestiti, seguita dall’Olanda aquota 936 miliardi. Il dato continentale potrebbe essere sot-tostimato dal momento che la ricerca EUROSIF non includela Norvegia dove questa strategia − come accade del resto intutti i Paesi nordici − è ampiamente utilizzata. Emblematica,

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 5756 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

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261.7

76

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7

936.39

9

2.65

0.58

2

[in milioni di euro]Gli investimenti Norms-based screening

in europaFonte: EUROSIF, 2016.

Nostre elaborazioni.

GRAFICO 2

Lo Statens pensjonsfond, conosciuto anchecome Pensjonsfondet o Oljefondet o piùsemplicemente con il nome internazionale di Government Pension Fund of Norway è il fondo pubblico del governo norvegese. Da tempo è anche il più grande fondo sovranodel mondo16. Il fondo, che opera secondo linee guida ESG e che si avvale di un comitato

etico, investe in 8.985 imprese e in 77 diversiPaesi. Nel suo portafoglio si colloca l’1,3%delle azioni presenti sul mercato mondiale e il 2,3% dei titoli quotati in Europa. La sua capitalizzazione, che ha conosciutoun’accelerazione della crescita soprattutto nelcorso dell’ultimo decennio, è pari oggi a 8.061miliardi di corone, circa 1 trilione di dollari17.

il fonDo pensione norveGese, colosso Globale

15 Ibidem.16 CNBC, “The World’s BiggestSovereign Wealth Funds in 2017”,settembre 2017.17 Norges Bank InvestmentManagement,https://www.nbim.no/en/the-fund/,accesso a ottobre 2017.

18 EUROSIF, “ShareholderStewardship: European ESGEngagement Practices 2013”,settembre 2013 in EUROSIF, 2016.19 Consiglio Europeo, “Shareholders’rights in EU companies: Councilformal adoption”, press release, 3 aprile 2017.

01.0002.0003.0004.0005.0006.0007.0008.0009.000

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1999

1998

Valore di mercatoAsset immobiliari Obbligazioni Azioni

[in miliardi di corone]la capitalizzazionedel fondo norvegese(1998-2017)Fonte: Norges Bank InvestmentManagement, https://www.nbim.no/en/the-fund/market-value/,accesso a ottobre 2017.

GRAFICO 3

Valoredelle operazioni:€ 4.270 miliardiTasso di crescita:30%

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inteGrazione esG

Secondo i Principles for Responsible Investment (PRI), l’ini-ziativa lanciata nel 2005 dalle Nazioni Unite attraverso ilcoinvolgimento di una rete di investitori chiamati ad elabo-rare alcune linee guida per l’implementazione degli investi-menti responsabili, la ESG integration consiste nella “inclu-sione esplicita e sistematica da parte dei manager dei fattoriESG nell’analisi finanziaria tradizionale”21.

Questa strategia, nota EUROSIF, sembra essere diventataparticolarmente popolare tra gli operatori tanto che oltrel’80% degli investitori interpellati nell’indagine dichiara diaver inserito tale criterio all’interno della documentazioneformale che definisce la policy della compagnia22.

Le pratiche di integrazione, in ogni caso, restano difficilida valutare, come ammette la stessa EUROSIF: “A causa dellasignificativa mancanza di chiarezza nel perimetro dell’inte-grazione dei fattori ESG, è tuttora molto difficile valutare lamisura con la quale poter effettivamente confrontare le stra-tegie che rientrano nella stessa denominazione. Nello Studio2014, EUROSIF ha cercato di definire le categorie che potreb-bero essere utilizzate per inquadrare l’approccio di integra-zione applicato dai gestori degli asset. Tuttavia, stando ai ri-sultati di quest’anno, riteniamo che ci siano ancora troppevariabili sconosciute che svolgono un ruolo nell’influenzarein modo significativo le pratiche di integrazione. In conclu-sione il concetto di integrazione deve ancora essere fissato ela sua definizione cambia a seconda del Paese e del gestorepatrimoniale”23.

4nuova direttiva − spiega il Consiglio − prevede requisiti spe-cifici per incoraggiare l’impegno degli azionisti e incremen-tare la trasparenza”.

Tali requisiti si applicano alle seguenti aree: • Remunerazione dei manager• Identificazione degli azionisti• Facilitazione dell’esercizio dei diritti degli azionisti• Trasmissione delle informazioni• Trasparenza sull’attività degli INVESTITORI ISTITUZIONALI,

degli asset manager e dei consulenti (proxy advisors)• Related party transactions, ovvero le transazioni e gli accordi

che intervengono tra due parti caratterizzate da un qualchelegame o rapporto d’affari precedente all’operazione.

Nel biennio in esame, gli investimenti sottoposti a enga-gement and voting condotti in Europa sono cresciuti del 30%.Il Regno Unito svetta in graduatoria con 2,6 trilioni di eurodavanti all’Olanda (726 miliardi). Davvero notevole l’espan-sione in Svizzera: +103% nel valore degli investimenti tra il2013 e il 201520.

In due anni,gli investimentidi azionariato

attivo sono saliti del 30%. In testa

alla classificail Regno Unitocon 2,6 trilioni

di euro

20 EUROSIF, 2016.

21 United Nations-supportedPrinciples for Responsible Investment(https://www.unpri.org/), “PRIReporting Framework 2016 Maindefinitions”, novembre 2015.22 EUROSIF, 2016.23 Ibidem.24 Il Sole 24 Ore, “Il pressing dei fondi pensione contro il riscaldamento globale (mentre le banche…)”, 17 novembre 2015.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 5958 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

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1

[in milioni di euro]Gli investimentiEngagement and

voting in europaFonte: EUROSIF, 2016.

Nostre elaborazioni.

GRAFICO 4

Alla fine del 2014 alcuni fondi pensione italianiguidati dal fondo Cometa, il più grande della suacategoria a livello nazionale, hanno lanciato una campagna di pressione nei confronti delle banche in cui avevano una partecipazione in relazione al tema del cambiamento climatico. I 14 fondi coinvolti e coordinati da Assofondipensione hanno

così potuto avviare la prima operazione di engagement collettivo in Italia con l’obiettivodi indurre le banche a rendere note le informazioni sull’impatto del loro business e dei loro investimenti sul fenomeno del riscaldamento globale.L’azione si è svolta in collaborazione con Vigeo,l’agenzia di rating etico che ha contattato

nell’occasione 40 banche internazionali in Nord America, Europa, Giappone e Australia.“Hanno replicato in 23 e le risposte piùesaurienti sono state quelle di australiani ed europei”, ha riferito l’analista di Vigeo,Stefano Ramelli, ripreso da Il Sole 24 Ore,evidenziando lo scarso interesse per il temamostrato dagli istituti americani e nipponici. “Le risposte più esaurienti hanno riguardatol’inserimento del rischio cambiamento climatico

nei processi di risk management” riferiva il quotidiano della Confindustria. “Tante le risposte anche per i prodotti e i servizi ‘green’ venduti alla clientela. Soltanto una banca ha invece risposto in modoesauriente sulla ‘rendicontazione agliSTAKEHOLDER del rischio clima’ e appena quattro hanno fatto chiarezza sulla‘quantificazione delle emissioni di CO2

del portafoglio clienti’”24.

azionariato attivo: i fonDi pensione in pressinG sul clima

Valoredelle operazioni:€ 2.646 miliardiTasso di crescita:39%

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Negli ultimi due anni gli investimenti Best-in-Class sonocresciuti in Europa del 40% toccando quota 493 miliardi dieuro grazie soprattutto al contributo della Francia, dove il va-lore di questa categoria di investimenti raggiunge i 322 mi-liardi 26.

investimenti a tema sostenibile

La strategia consiste nella scelta di aree di investimentoche sono tipicamente correlate con l’idea stessa di “svilupposostenibile”. Le operazioni coinvolgono così una varietà di te-matiche a partire da quelle ambientali. Determinante il cre-scente impegno degli investitori che negli ultimi anni, rilevaEUROSIF27, “hanno cercato di evidenziare come la finanzapossa reindirizzare i capitali e contribuire a spingere la tran-sizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio”. Glioperatori europei, in particolare, avrebbero puntato moltosul finanziamento dei progetti legati all’efficienza energe-tica e all’energia rinnovabile28. In questa categoria di investi-menti rientra a pieno titolo anche il fenomeno dei greenBONDS, la cui espansione appare evidente tanto a livello eu-ropeo quanto a livello globale29.

Negli ultimi due anni gli investimenti soggetti a questocriterio sono cresciuti del 146%. La Francia (43 miliardi) ha guidato l’espansione continentale con una crescita dei

6

26 Ibidem.27 Ibidem.28 Ibidem.29 Vedi Parte quarta.

In Europa gli investimenti caratterizzati da criteri di ESGintegration ammontano a 2,6 trilioni di euro, il 39% in più ri-spetto alla rilevazione precedente. Il Regno Unito è il prima-tista continentale (1.136 miliardi di euro) davanti a Olanda(441 miliardi) e Svezia (359 miliardi).

selezione Di titoli “best-in-class”

È la strategia messa in campo dagli investitori che sele-zionano le imprese capaci di ottenere i migliori punteggi intermini ESG all’interno del loro comparto economico.

La strategia può essere applicata a tutti i settori, anche aquelli controversi. “Un fondo SRI, ad esempio, può agire inbase a criteri che gli consentono di investire nel settore gas epetrolio ma limitatamente a quelle compagnie che si defini-scono ‘best in class’, ovvero le migliori della categoria sullabase dei risultati emersi nello screening ESG”25.

5

25 Ibidem.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 6160 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

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[in milioni di euro]Gli investimenti esGintegration in europa

Fonte: EUROSIF, 2016.Nostre elaborazioni.

GRAFICO 5

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[in milioni di euro]Gli investimenti

best-in-class in europaFonte: EUROSIF, 2016.

Nostre elaborazioni.

GRAFICO 6 0

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[in milioni di euro] Gli investimenti a tema sostenibile in europaFonte: EUROSIF, 2016.Nostre elaborazioni.

GRAFICO 7

Valoredelle operazioni:€ 493 miliardiTasso di crescita:40%

Valoredelle operazioni:€ 145 miliardiTasso di crescita:146%

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Per quanto sia spesso considerato sinonimo di “social in-vestments”, l’impact investing sembra comprendere, soprat-tutto in Europa, anche quelle attività di business che gene-rano un impatto positivo in termini ambientali34. Anche perquesto, la strategia “continua a giocare un ruolo chiave nelmercato SRI soprattutto dopo la XXI Conferenza Onu sulClima (UN Climate Change Conference of the Parties, COP21)che ha definito un accordo di importanza fondamentale cheha fissato il quadro per ulteriori investimenti in tecnologie einfrastrutture a basse emissioni di carbonio”35.

Caratterizzato da una crescita impressionante (+385%nel biennio in esame), l’impact investing europeo resta co-munque ridotto dal punto di vista dei valori assoluti.L’Olanda è il primo mercato continentale con un volume dioperazioni da 41 miliardi di euro davanti alla Danimarca, chesi ferma a 31,5 miliardi36.

34 EUROSIF, 2014.35 EUROSIF, 2016.36 Ibidem.

sustainability themed investmentspari al 213%. Nella classificaper Paesi, l’Olanda si piazza in seconda posizione con 37 mi-liardi di euro di investimenti nella categoria; Regno Unito eSvizzera condividono la terza piazza a quota 21 miliardi30.

impact investinG

È la strategia che consiste nell’implementazione di inve-stimenti che si ritiene possano avere un impatto positivosullo sviluppo sostenibile.

L’espressione “Impact investing” è stata introdotta laprima volta negli Stati Uniti nel 2007, in occasione del Bella-gio Summit, organizzato dalla Fondazione Rockefeller. Daallora l’espressione ha acquisito notevole visibilità. Il temaha trovato spazio in occasione del World Economic Forum2013 di Davos ed è stato al centro del primo G8 Social ImpactInvestment Forum realizzato nel Regno Unito nel giugnodello stesso anno31. In Italia resta rilevante l’interesse mani-festato da Assogestioni che ha dedicato interamente all’ar-gomento la terza giornata del Salone del Risparmio 201532.

Una definizione piuttosto puntuale viene dallo studiocondotto nel 2012 da Uli Grabenwarter e Heinrich Liechten-stein, due ricercatori della IESE Business School dell’Univer-sità di Navarra. Gli autori dello studio definiscono l’impactinvesting come “ogni attività di investimento for profit chegenera intenzionalmente benefici misurabili per la so-cietà”33. Secondo gli autori, gli elementi chiave della strate-gia sono:• la correlazione tra l’impatto e il rendimento finanziario,

due elementi che non possono mai essere dissociati;• la volontarietà dell’impatto sociale;• la misurabilità dell’impatto sociale;• la necessità dell’investimento di generare un beneficio per

la società.

7

30 EUROSIF, 201631 EUROSIF, 2014.32 Forum per la Finanza Sostenibile, Investi Responsabilmente, “Impactinvesting: ne sentiremo parlare…”, 11 marzo 2015.33 Uli Grabenwarter, Heinrich Liechtenstein, “In Search of Gamma - An Unconventional Perspective on Impact Investing”, IESE Business SchoolWorking Paper, 25 novembre 2011.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 6362 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Valoredelle operazioni:€ 98 miliardiTasso di crescita:385%

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[in milioni di euro] Gli Impact investmentsin europaFonte: EUROSIF, 2016. Nostre elaborazioni.

GRAFICO 8

Page 33: LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA · 2017. 11. 30. · Il dibattito sulla finanza etica e sostenibile è cresciuto molto negli ultimi anni. La Commissione Europea ha avviato

numeri e confronto con il resto Del monDo

La stima del valore degli investimenti SRI non è frutto dellasemplice somma algebrica. Come rileva EUROSIF, infatti, lestrategie “possono essere applicate simultaneamente in uncrescente numero di combinazioni possibili”. Occorre quindi“essere cauti nel sommare le strategie” per evitare il rischio diottenere una stima sovradimensionata a causa del calcolomultiplo. “Per misurare le dimensioni di ciascun mercato te-nendo conto delle strategie combinate, EUROSIF ha chiestodirettamente ai partecipanti all’inchiesta di fornire il valoredelle strategie SRI senza contare le sovrapposizioni. Grazie aquesto approccio, quando un fondo combina due o più stra-tegie SRI (ad esempio Best-in-class, esclusioni ed engage-ment) queste ultime vengono contabilizzate solo una voltanelle somme finali”.

Lo studio, condotto sui fondi di 13 diversi mercati conti-nentali − Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Ger-mania, Italia, Olanda, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svezia,Svizzera − ha stimato, secondo il criterio di cui sopra, che ilvalore complessivo degli investimenti responsabili in Eu-ropa ammonti a 11.045 miliardi di euro contro i 9.885 mi-liardi rilevati nello studio 201437.

Il valore degliinvestimentiresponsabili in Europaammonta a più di 11milamiliardi di euro

CAPITOLO 2

la Dimensione DeGli investimenti sriin europa

37 EUROSIF, 2014.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 65

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Il dato europeo diffuso da EUROSIF è in linea con quelloreso noto a marzo dalla Global Sustainable Investment Al-liance (GSIA)38, un network che riunisce cinque diverse asso-ciazioni: EUROSIF, RIAA (Australia), UKSIF, USSIF (Usa) e VBDO(Olanda).

Nel suo ultimo rapporto la GSIA stima che il valore degliinvestimenti gestiti secondo criteri ESG nel Vecchio Conti-nente ammonti a 12 trilioni di dollari, circa la metà rispettoal totale rilevato nel mondo (quasi 23 trilioni di dollari). Trail 2014 e il 2016, la crescita degli assets ESG europei è statapari all’11,7%, il ritmo di espansione più basso tra le mag-giori aree del Pianeta; nel medesimo periodo il tasso di cre-scita rilevato negli USA è stato pari al 36,6%, quello registratonel mondo ha raggiunto il 25%. Impressionante il dato delGiappone: nel 2014 il mercato nipponico appariva sostan-zialmente trascurabile con un controvalore totale di appena7 miliardi di dollari; nel 2016 la cifra rilevata ammontava a474 miliardi. Il tasso di crescita sfiorava nel periodo in esameil 6700%. I dati complessivi per tutte la aree sono riportatinella TABELLA 3.

Tra il 2014 e il 2016gli investimentigestiti secondocriteri ESG sono cresciutidell’11,7%.Quelli europeirappresentano la metà del totalemondiale (23 trilioni di dollari)

38 Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), “Global SustainableInvestment Review 2016”, marzo 2017.

La Francia contribuisce da sola a oltre 1/4 della cifra com-plessiva con investimenti SRI per circa 3,1 trilioni di euro. Se-conda in classifica la Germania (1,8 trilioni) che precedeRegno Unito (3ª in graduatoria con 1.555 miliardi) e Svizzera(4ª, 1.528 miliardi). Gli investimenti responsabili registrati inItalia, 7ª in classifica, valgono circa 616 miliardi di euro.

I dati complessivi emersi dall’analisi sono riportati nellaTABELLA 2.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 6766 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

0

1.000.000

2.000.000

3.000.000

4.000.000

Fran

cia

Germ

ania

Regn

o Un

ito

Sviz

zera

Olan

da

Svez

ia

Italia

Belg

io

Dani

mar

ca

Spag

na

Finl

andi

a

Aust

ria

Polo

nia

5.99

8

52.18

4

67.978

95.334

118.376

315.90

0

616.155

791.7

39

991.4

27

1.527

.582

1.555

.328

1.786

.398

3.121.0

81

[in milioni di euro]Gli investimenti sri in europa

Fonte: EUROSIF, 2016. Nostre elaborazioni.

GRAFICO 9

Gli investimenti sri in europa (milioni di euro)TABELLA 2

PAES

I

Best-in-Class

Sustainability

Them

ed

Norm

s-based

Screening

ESG

Integration

Engagement

and Votin

g

Exclusions

(All)

Impact

Investing

Tutte le

strategie in

combinazion

e

Austria 8.153 271 7.920 1.363 3.791 42.736 323 52.184Belgio 17.542 275 50.426 90.384 45.645 253.946 340 315.900Danimarca 15 5.232 261.776 63.149 227.651 305.109 31.500 118.376Finlandia 439 656 111.868 44.210 46.711 138.422 444 67.978Francia 321.984 43.065 2.650.582 338.170 38.500 666.215 1.138 3.121.081Germania 21.088 8.157 15.379 27.733 31.880 1.803.473 4.763 1.786.398Italia 4.058 2.064 565.607 45.008 43.303 569.728 2.927 616.155Olanda 56.645 37.114 936.399 440.695 726.314 1.123.133 40.791 991.427Polonia 2.717 3.762 2.769 0 0 2.769 34 5.998Spagna 2.535 300 24.003 8.283 10.455 123.516 267 95.334Svezia 10.967 2.315 378.189 358.520 444.719 714.638 1.421 791.739Svizzera 38.866 21.017 75.051 92.876 77.345 2.536.014 9.818 1.527.582Regno Unito 8.368 21.022 7.806 1.135.955 2.573.731 1.870.896 4.564 1.555.328Europa(13 Paesi) 493.375 145.249 5.087.774 2.646.346 4.270.045 10.150.595 98.329 11.045.479

Fonte: EUROSIF, 2016.

l’espansione degli assets esGTABELLA 3

AREA 2014(mld di dollari)

2016(mld di dollari)

Variazione2014-16

Tasso di crescita annuale

Europa 10.775 12.040 11,7% 5,7%

USA 6.572 8.723 32,7% 15,2%

Canada 729 1.086 49,0% 22,0%

Australia e N. Zelanda 148 516 247,5% 86,4%

Asia (escluso Giappone) 45 52 15,7% 7,6%

Giappone 7 474 6.689,6% 724,0%

Totale 18.276 22.890 25,2% 11,9%

Fonte: Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), “Global Sustainable Investment Review 2016”, marzo 2017. Dati in miliardi di dollari Usa.

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All’interno dell’ampio mercato degli investimenti re-sponsabili, merita una particolare segnalazione l’attività deifondi etici, ovvero di quei veicoli finanziari collocati nella fa-miglia dei fondi comuni che, per citare la definizione offertada Assogestioni, si caratterizzano per “una politica di inve-stimento che vieta l’acquisto di un insieme di titoli e/o privi-legia l’acquisto di titoli sulla base di criteri diversi dalla solamassimizzazione del rendimento atteso”43. Alla fine del 2016,questo segmento, ridotto in termini di valore assoluto maparticolarmente significativo per le sue specificità, era domi-nato da cinque operatori capaci di coprire con i loro fondi il90% del mercato italiano (TABELLA 4). Etica Sgr risultava lea-der indiscussa con una quota di mercato pari al 48%44. Dal2008 al 2017 (dato di marzo), il patrimonio della società di ge-stione di Banca Popolare Etica è passato da 230 milioni a 3,1miliardi (2,9 a fine 2016); nel medesimo periodo il numero deisuoi clienti è salito da 10.983 a 173.05745.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 69

616 miliardi di euro. È il valore degli investimenti SRI re-gistrati in Italia nel 2015 con una crescita di 64 miliardi circarispetto al dato 201339. Il mercato, nota EUROSIF40, è caratteriz-zato soprattutto dalla presenza di poche grandi compagnieassicurative anche se i fondi pensione e le fondazioni sem-brano evidenziare un crescente impegno nel comparto. Inte-ressante anche la crescita delle operazioni nel settore del ri-sparmio: tra il 2013 e il 2015, i fondi per il MERCATO RETAILdistribuiti dagli asset manager italiani sono cresciuti del26%41. A livello normativo si segnala l’adozione della Direttivaeuropea 2014/95/UE sulla “comunicazione di informazioni dicarattere non finanziario e di informazioni sulla diversità daparte di talune imprese e di taluni gruppi di grandi dimen-sioni”, assimilata tramite Decreto Legislativo n. 254 del 30 di-cembre 2016, n. 254 ed entrata in vigore il 25 gennaio 201742.

Esclusione (+15% tra il 2013 e il 2015) e screening norma-tivo (+61%) rappresentano di gran lunga le strategie più dif-fuse nel mercato italiano. Al terzo posto l’attività di engage-ment, un settore che ha sperimentato una contrazione del 20%con un calo del valore degli asset da 54,4 a 43,3 miliardi di euro.Gli investimenti condotti attraverso le altre strategie hannoevidenziato una crescita variabile (Sustainability themed+89%, Impact investing +46%, ESG Integration +40%, Best-in-class +4%) ma il loro peso nel mercato resta molto marginale.

il mercato dei fondi etici in italiaTABELLA 4

PATRIMONIO QUOTA DI MERCATO

Etica Sgr € 2.922 mln 48%

Bnp Paribas € 919,6 mln 15%

Eurizon Capital € 901,5 mln 15%

Gruppo Ubi Banca € 443,3 mln 7%

Pioneer inv. € 334,7 mln 5%

Altri (10 gruppi) € 585,7 mln 10%

Totale € 6.107,4 mln 100%

Fonte: Etica Sgr, elaborazione su dati Assogestioni al 30/12/2016.

italia: sri in crescita… ma senza esaGerare

68 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

39 EUROSIF, 2016; EUROSIF, 2014.40 EUROSIF, 2016.41 Ibidem.42 Gazzetta Ufficiale, il testo è scaricabile all’indirizzohttp://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/01/10/17G00002/sg

l’espansione degli asset esG in italia

(per criteri utilizzati)Fonte: EUROSIF, 2016.

GRAFICO 10

0 100.000 200.000 300.000 400.000 500.000 600.000

SustainabilityThemed

ESG Integration

Impact Investing

Best-in-class

Engagementand Voting

Norms-basedScreening

Exclusions

2015 20131.0942.0641.9002.6462.0032.9273.9174.058

54.37243.303

351.754

496.561565.607

569.728

[in miliardi di euro]43 Assogestioni, “Guida alla classificazione 2003”, il testo è consultabileall’indirizzo http://www.assogestioni.it/ass/library/78/guida-alla-classificazione-2003-.pdf44 Etica Sgr, 2017. Elaborazione su dati Assogestioni al 30/12/2016.45 Ibidem.

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el corso degli anni, i toni spesso entusiastici chehanno accompagnato l’espansione degli investi-menti responsabili sono stati in parti smorzati dalle

persistenti denunce di greenwashing. Il termine, coniato nel1986 dall’ambientalista statunitense Jay Westerveld46, ha as-sunto col tempo un significato più ampio che comprende, ingenerale, le pratiche di comunicazione e le stesse strategie dibusiness che conducono alla costruzione di un’immaginepositiva attorno all’impresa in contrasto con la realtà.

Come ha notato di recente l’economista Leonardo Bec-chetti, docente dell’Università di Roma “Tor Vergata” e presi-dente del Comitato Etico di Etica Sgr, società di gestione delrisparmio del Gruppo Banca Etica, «negli ultimi anni la so-stenibilità è diventata di moda e il rischio di washing c’è sem-pre»47. E ancora: «Applicare princìpi etici significa ridurrel’universo dei titoli investibili; molti fondi, al contrario,usano criteri molto blandi»48. È il caso, in particolare, di al-cune delle strategie più diffuse nel mondo, come integra-zione, esclusione, e “norms-based screening”, che coinvol-gono rispettivamente asset complessivi per 10,4, 15 e 6,2trilioni di dollari49. «Applicare

princìpi eticisignifica ridurrel’universo deititoli investibili:molti fondiusano così criterimolto blandi»

CAPITOLO 3

l’ombra Del GreenwashinG

46 The Guardian, “The troubling evolution of corporate greenwashing”, 20 agosto 2016.47 Valori, “Investimenti responsabili… ma non troppo”, n. 152, ottobre 2017.48 Ibidem.49 Global Sustainable Investment Alliance (GSIA), “Global SustainableInvestment Review 2016”, marzo 2017.

n

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 71

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Disaggregando i dati il trend si conferma. In Europa, adesempio, esclusione e screening normativo restano le cate-gorie più diffuse con 10,1 e 5 trilioni di euro registrati nel201553. Modesto, a confronto, l’ammontare degli asset Best-in-class (poco meno di 500 miliardi), che nel periodo in esame,sono cresciuti del 39% circa, seconda peggior performancetra le categorie (GRAFICO 12).

In Italia, infine, la strategia Best-in-class è applicata soloa 4 miliardi di euro di asset54, con una crescita estremamenteridotta rispetto al dato 2013: 3,91 miliardi che rappresenta-vano all’epoca appena lo 0,23% degli investimenti in fondicomuni nella Penisola55.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 73

Il “norms-based screening”, ad esempio, fa riferimento al ri-spetto da parte delle imprese di “uno o più standard interna-zionali”50, un requisito non particolarmente stringente. Nellestrategie di esclusione si osserva lo stesso fenomeno: l’applica-zione di un solo criterio discriminante per l’eliminazione diuna categoria di imprese dal portafoglio è sufficiente a definireresponsabili gli investimenti realizzati. Un portafoglio cheescluda intenzionalmente le aziende produttrici di armi inclu-dendo al tempo stesso tutte le altre, comprese quelle che non ri-spettano l’ambiente o i diritti umani, in altre parole, può essereugualmente definito “responsabile”: un evidente paradosso51.Sui limiti dell’integration, infine, suonano emblematiche le pa-role di un anonimo operatore intervistato nell’ottobre 2017 dalmensile Valori: “Dallo scoppio della crisi ad oggi moltissimi ge-stori hanno iniziato ad adottare criteri ESG, eppure, non sisente quasi mai parlare di etica. L’integration punta a creare unsistema di rating basato sulla media ponderata di moltepliciindicatori. Ma quando argomenti come la disuguaglianza, i di-ritti umani e il cambiamento climatico vengono trattati esclu-sivamente come fonti di rischio finanziario anche l’etica si tra-sforma in un fatto meramente quantitativo”.

L’applicazione delle strategie di cui sopra, è bene sottoli-nearlo, non è certo sinonimo di manipolazione. Ma è un datodi fatto che l’utilizzo di pratiche di selezione che consentonodi applicare − eventualmente − anche criteri piuttosto “lar-ghi” abbia favorito finora tanto l’insorgere di fenomeni diwashing quanto la forte espansione dei volumi degli investi-menti definibili come “responsabili”. Una logica che trove-rebbe conferma, di riflesso, nei numeri che caratterizzano lescelte di investimento più rigorose.

Non stupisce, ad esempio, che il Best-in-class, la strategiapiù completa che seleziona le imprese in base a decine di cri-teri sociali, ambientali e di governance, abbia un peso tuttosommato marginale: poco più di mille miliardi di dollari nelmondo, con il più basso tasso di crescita nel periodo in esame(2014-16) tra tutte le categorie analizzate52 (GRAFICO 11).

L’utilizzo di pratichedi selezione

che permettonodi applicare

criteri “larghi” ha favoritol’insorgere

di fenomeni di washing

50 Ibidem.51 Proprio per fare chiarezza sulle definizioni e sulle metodologie, la Commissione Europea sta cercando di arrivare a una definizione unica in tutta l’Unione. Si veda Commissione Europea, “Financing a SustainableEuropean Economy”, Interim Report by the High-Level Expert Group on Sustainable Finance Secretariat, luglio 2017.52 Ibidem, nostre elaborazioni.

72 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

0 5.000 10.000 15.000 20.000

ImpactInvesting +146%

SustainabilityThemed +142%

Best-in-class+16%

Norms-basedScreening +42%

Engagementand Voting +41%

ESG Integration+38%

Exclusions+25%

2016 ($ mld)

2014 ($ mld)101248137331

8901.030

4.3856.210

5.9198.365

7.527

12.04610.369

15.023

l’espansione degli asset esG nel mondo (per criteri utilizzati)Fonte: Global Sustainable InvestmentAlliance (GSIA), “Global SustainableInvestment Review 2016”, marzo 2017.Dati in miliardi di dollari Usa. Variazioni%: nostre elaborazioni.

GRAFICO 11

0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000

ImpactInvesting +390%

SustainabilityThemed +146%

Best-in-class+39%

ESG Integration+39%

Engagementand Voting +30%

Norms-basedScreening +40%

Exclusions+48%

2015 (mld di euro)

2013 (mld di euro)209859145354493

1.9002.646

3.2764.270

3.634

6.8545.088

10.151l’espansione degli assetesG in europa(per criteri utilizzati)Fonte: EUROSIF, 2016. Variazioni %: nostre elaborazioni.

GRAFICO 12

53 EUROSIF, 2016.54 Vedi “Italia: SRI in crescita… ma senza esagerare” pagg. 52-53.55 Valori, “Boom etico? È presto per esultare”, numero 131, settembre 2015.

BOX

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I rIsultatI “macro”della fInanza“mIcro”

PARTE TERZA

77 CAPITOLO 1Microcrediti produttivi. Un’Europa a più velocità

90 LA MAPPA DEL MICROCREDITO EUROPEO

93 CAPITOLO 2Il peso del fattore “M” nell’Italia degli esclusi

101 CAPITOLO 3Storie di piccoli prestiti e grandi sorrisi

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a parola ‘microcredito’ ha fatto per parecchi annirima con ‘progresso nel Sud del mondo’. Il legame èindubbio ma ridurre il fenomeno ai soli Paesi in via

di sviluppo è ormai da tempo insufficiente a descrivere il set-tore. Anche nelle economie avanzate del Vecchio Continente,che teoricamente dovrebbero essersi lasciate alle spalle i pro-blemi di esclusione bancaria, si è rivelato fondamentale, inparticolare per startup e piccoli imprenditori che voglionosviluppare idee senza però avere la possibilità di presentaregaranzie reali a sostegno della propria richiesta di credito.

Fotografare in modo esaustivo e con dati certi il mondodel microcredito europeo non è però semplice. La fonte mi-gliore a garantire un campione adeguatamente ampio e rap-presentativo è offerta dai monitoraggi effettuati periodica-mente da EMN e MFC (rispettivamente, European MicrofinanceNetwork e Microfinance Centre for Central and Eastern Europeand the New Independent States − vedi BOX a pag. 82), le due retipiù importanti dei soggetti del microcredito continentale.

Le indagini, realizzate dai due network in modo congiuntofra le realtà che vi aderiscono, descrivono un settore giovane,

Il microcreditosi è dimostratoessenzialeper risponderealla domanda di credito di aspirantiimprenditori con problemi di esclusionebancaria

CAPITOLO 1

mIcrocredItI produttIvIun’europaa pIù velocItà

l

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 77

glossarIo

MICROCREDITI EROGATICorrispondono al numero di persone fisiche o giuridiche che sono attualmente intestatarie di un prestito o sono principali responsabili delrimborso di qualsiasi quota del portafoglio creditilordi. I soggetti con più crediti erogati da un unicoorganismo sono conteggiati come uno singolo.

MICROCREDITI PRODUTTIVI O IMPRENDITORIALISecondo la definizione dell’Unione europea sonomicrocrediti erogati per scopi imprenditoriali con importi inferiori a 25mila euro per sostenere lo sviluppo di attività di lavoro autonomo o di microimprese.

MICROCREDITI PERSONALIPrestiti inferiori a 25mila euro erogati a personefisiche vulnerabili dal punto di vista sociale ed economico, generalmente escluse dal settorefinanziario formale, per far fronte a spesed’emergenza o per permettere di acquistare benimateriali e servizi (ad esempio, corsi educativi) utili a trovare lavoro.

MICROCREDITI SOCIALITermine spesso utilizzato come sostanzialesinonimo di microcrediti personali, sono prestitierogati in favore di persone che debbanofronteggiare spese quotidiane (ad es. affitti arretrati,bollette, pagamento cauzioni, spese scolastiche).Tali soggetti sono in grado di sostenere e restituire il prestito ma non ottengono credito per l’assenza di garanzie reali richieste abitualmente dalle bancheo l’entità dei prestiti richiesti è troppo esigua.

NUOVI CLIENTISoggetti fisici o giuridici che, per la prima volta,ricevono un microcredito.

RETURN ON ASSETS (ROA)È un indice di bilancio che misura la redditivitàrelativa al capitale investito o all’attività svolta. Si calcola come rapporto tra utile corrente anteoneri finanziari (conosciuto anche come EBIT) e totale dell’attivo.

RETURN ON EQUITY (ROE)È un indice economico sulla redditività del capitaleproprio, ottenuto dividendo l’utile netto per i mezzipropri (ROE = Utile Netto/Capitale Proprio * 100).L’indicatore viene utilizzato per verificare il tasso di remunerazione del capitale di rischio, ovveroquanto rende il capitale conferito.

PORTAFOGLIO MICROCREDITI LORDIAmmontare di tutti i microprestiti in essere, inclusi i prestiti correnti, quelli in sofferenza e ristrutturati,ma non i crediti scaduti.

60%

31%

3%

3%

2%

1%

Realtà cooperative

Entità �nanziarienon bancarie

Ong

Banche commerciali

Altro

Soggetti governativi

tipologie delle istituzioni di microcreditoNota: campione costituito da 149risposte di membri EMN-MFC

Fonte: Microfinance in Europe: a survey of EMN-MFC members

GRAFICO 1

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diti concessi, nel biennio 2014-2015 (l’ultimo per il quale esi-stono dati complessivi ed omogenei), hanno raggiunto ri-spettivamente quota 552.834 (+12% rispetto a un annoprima) e 1,6 miliardi di euro (pari a un aumento del 16%).

“Nel complesso − spiega il rapporto Microfinance in Eu-rope: a survey of EMN-MFC members − nel 2015 il campione delleistituzioni intervistate per la ricerca hanno servito 747.265clienti attivi (+13% rispetto al 2014) e il PORTAFOGLIO DEIMICROCREDITI LORDI ha raggiunto 2,5 miliardi di euro(+15%). Un trend in crescita che in realtà prosegue ininter-rotto anno dopo anno. Tra il 2012 e il 2015, la crescita è statadel 56,3%. Il portafoglio attivo è attualmente composto so-prattutto da MICROCREDITO A SCOPO IMPRENDITORIALE

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 79

in rapida evoluzione ed eterogeneo, in particolare per le di-verse aree di provenienza delle istituzioni coinvolte (vedi GRA-FICO 1): il 60% è costituito da entità finanziarie non bancarie(la metà delle quali opera in due Paesi: Romania e RegnoUnito), un altro 31% da Ong. Il 9% restante è diviso tra banchecooperative, banche commerciali e soggetti governativi.

Sono però proprio gli istituti di credito commerciali, in-sieme alle realtà non bancarie, a guidare il gruppo delle en-tità del microcredito in quanto a NUMERO DI CLIENTI ATTIVI,di nuovi prestiti e di valore del portafoglio (vedi GRAFICO 2).

Principali beneficiari dei crediti sono, in particolare, i sog-getti esclusi dal circuito creditizio classico, donne, giovani eappartenenti alle minoranze etniche (vedi GRAFICO 4).

A dimostrazione di quanto il settore si stia sviluppandoda poco tempo, c’è il dato sull’età di nascita delle istituzioni:la maggior parte di loro (pari al 77%) ha un’età inferiore ai 25anni. La metà ha iniziato le attività tra il 1995 e il 2004 (vediGRAFICO 3).

Nonostante tutto, però, il settore sta comunque cre-scendo a ritmi sostenuti. Il numero e il volume dei microcre-

78 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

13%

18%

22%

24%

13%

10%

2010-2015

2005-2009

2000-2004

1995-1999

1990-1994

Prima del 1994

Banche commerciali Realtà cooperativeSoggetti governativi OngEntità �nanziarie non bancarie Altro

% di istituzioni di microcredito

per data di nascitaNota: campione costituito da 149

risposte di membri EMN-MFC

Fonte: Microfinance in Europe: a survey of EMN-MFC members

GRAFICO 3

Banche commerciali Realtà cooperativeOng Entità �nanziarie non bancarie

10,0% 44

,0%

10,0%

6,0%

40,0%

35,4%

27,8%

6,0%

80,9%

36,1%

26,9%

28,4%

84,3%

57,2%

43,0%

25,5%

Esclusida credito

tradizionale

Donne Migranti eminoranze

etniche

Giovani

% di istituzioni di microcredito per data di nascitaNota: campione costituito da 149risposte di membri EMN-MFC

Fonte: Microfinance in Europe: a survey of EMN-MFC members

GRAFICO 4

30,6% 41,6% 38,2%

25,9%

35,3% 34,8%

41,8% 26,7%

23,4% 18,6% 22,7%18,9%

45,6%

0,4% 0,5% 0,6% 0,6% 0,3%

39,3%54,0%

Numerodi clienti

attivi

Numerodi nuoviclienti

Valoreportafoglio

lordomicrocrediti

Valoremicrocrediti

erogati

Numeromicrocrediti

erogati

Banche commercialiEntità �nanziarie non bancarie

Realtà cooperative/ Soggetti governativi / Altro

Ong

attività di microcreditoper tipologia

istituzionale (2015)Nota: campione costituito da 136

risposte di membri EMN-MFC

Fonte: Microfinance in Europe: a survey of EMN-MFC members

GRAFICO 2

gli indicatori del portafoglio microcrediti (2014-2015)TABELLA 1

Totale Microcrediti produttivi Microcrediti personali

2015 2014 Tasso dicrescita 2015 2014 Tasso di

crescita 2015 2014 Tasso dicrescita

Numero diclienti attivi 747.265 662.753 13% 402.365 371.071 8% 344.900 291.682 18%

Numero di nuovi clienti 315.873 260.378 21% 120.022 112.175 7% 195.851 148.203 32%

Valore portafoglio lordomicrocrediti

2.537.619.948 2.199.840.863 15% 1.795.234.497 1.648.704.437 9% 742.385.451 551.136.426 35%

Valore microcreditierogati durantel’anno (Euro)

1.571.259.272 1.351.243.661 16% 917.058.783 864.830.059 6% 654.200.489 486.413.602 34%

Numero microcreditierogati durantel'anno (Euro)

552.834 494.781 12% 220.305 204.400 8% 332.529 290.381 15%

Fonte: Microfinance in Europe: a survey of EMN-MFC members

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2014), al 16% del Regno Unito, all’11% della Francia e al 6%della Germania (vedi GRAFICO 6). Indubbiamente una ottimanotizia per chi deve avviare un progetto imprenditoriale nel-l’Est Europa.

D’altro canto però sono proprio i clienti degli Stati “Oltre-cortina” a dover fare i conti con tassi d’interesse applicati suimicroprestiti sensibilmente più alti, nonostante quasi ovun-que i valori siano in discesa: 21,7% in Albania, 22% in Molda-via, 28% in Serbia. Nello stesso periodo, la media in Italiaviaggiava attorno al 4,2%, in Spagna al 4,4 e in Francia al 3,5%(vedi MAPPA a pag. 86). Quasi ovunque, i tassi applicati suiprestiti produttivi è più contenuto (-7,1% in Europa occiden-tale e -7,6% in quella orientale) rispetto ai microcrediti per-sonali. Un fenomeno sul quale incidono diversi fattori,primo fra tutti la rischiosità del prestito concesso. Più è altoil livello di povertà dei richiedenti e il pericolo di non rien-trare del credito e inevitabilmente maggiore sarà il tasso ap-plicato. Un rischio che diventa più alto nei prestiti personaliche diventano una sorta di sostegno al reddito.

servIzI non fInanzIarI: Il 42% delle IstItuzIonI non lI prevedeA incidere positivamente sulla riduzione del tasso d’inte-resse applicato, in vari Paesi giocano due fattori: la presenzadi fondi di garanzia che entrano in gioco in caso di insol-venza del titolare del prestito e le attività di selezione dei ri-chiedenti, realizzate o direttamente dagli istituti eroganti oda associazioni di Terzo settore che di fatto possono aiutare

Tra i servizi più offerti,consulenze sui business plan,corsi di educazionefinanziaria e forme di tutoraggio

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 81

(71% del totale nel 2015, 75% nel 2014). Tuttavia, la distribu-zione complessiva si sta spostando verso i prestiti a scopopersonale (29% del totale nel 2015) a causa della rapidissimacrescita del numero e del valore di questi ultimi”, che tuttaviahanno un importo medio nettamente inferiore (1.697 euroinvece dei 7.947 euro), una durata più breve (30 mesi invece di41) e hanno un tasso di interesse medio decisamente più alto(19% contro il 10,7% dei microcrediti imprenditoriali).

Il dIvarIo est-ovestPer quanto rilevanti possono essere per dare l’idea dell’evo-luzione continentale del fenomeno-microcredito, i valorimedi sono però insufficienti per dar conto alle differenze na-zionali, che sono in alcuni casi piuttosto marcate.

Significativa ad esempio, la differenza tra Est e Ovest:l’80% del portafoglio dei crediti lordi è ad esempio concen-trato in quelli erogati nei Paesi dell’Europa occidentale. Leg-germente inferiore la quota del valore dei crediti erogati(76%). Un divario importante ma comprensibile se si conside-rano il più alto costo della vita in Occidente e la conseguentemaggiore entità dei fondi necessari per avviare un’attività im-prenditoriale. Non a caso, la forbice si riduce sensibilmente sesi considerano i numeri assoluti di clienti e prestiti (quellidell’Europa Ovest sono rispettivamente il 64% e il 55%).

Se poi si fa un confronto tra l’entità media dei micropre-stiti con il reddito nazionale lordo (RNL) pro capite, la situa-zione si ribalta: sono in quel caso soprattutto gli Stati occi-dentali a evidenziare un livello di prestiti ben distantedall’RNL. Qualche esempio: in Polonia e Ungheria, un prestitomedio è addirittura superiore al reddito medio pro capitementre arriva appena al 24% in Italia (in discesa dal 31% del

I Paesidell’Europaorientale si stanno

dimostrandoterreno fertile

per il comparto

80 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

3.33

1

3.50

8

5.214

6.23

3

4.04

8

6.29

7

16.293 26.312

Europa orientale Europa occidentale

Numero microcrediti erogati

Valore portafoglio lordo microcrediti (migliaia di Euro)

Valore microcrediti erogati (migliaia di Euro)Numero di clienti attivi

est vs ovest: il pesodella microfinanza

Nota: campione costituito da 82risposte di membri EMN-MFC

dell'Europa orientale e 56 dell'Europa occidentale

Fonte: Microfinance in Europe: a survey of EMN-MFC members

GRAFICO 5

Alba

nia

Belg

ioBo

snia

-Erz

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Bulg

aria

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aFr

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aGe

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Polo

nia

Rom

ania

Serb

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agna

Sviz

zera

Regn

o Un

ito

53% 57%

48%

30%

59%

30%

11%

8%

121%

30% 31% 38

%

49%

69%

23%

24%

116%

25%

23% 28

%

13% 16%

52%

27%

59%

29%

11%

6%

106%

23% 24%

37%

47%

46%

24%

23%

101%

23%

24% 31

%

12% 16%

2015 2014peso mediomicrocrediti in %al reddito nazionale pro capiteNota: campione costituito da 137risposte di membri EMN-MFC nel 2015e 136 nel 2014

Fonte: Microfinance in Europe: a survey of EMN-MFC members

GRAFICO 6

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siti informativi uniformi” spiega il rapporto EMN-MFC. “Laqualità della performance finanziaria e del portafoglio mo-strano tendenze che documentano l’evoluzione di un com-parto sempre più finanziariamente sostenibile, nonostantealcuni casi specifici critici”. I crediti che si sono trasformatiin sofferenze si attestano su una media del 2,6%.

La sostenibilità finanziaria complessiva però è ben di-versa tra Occidente e Oriente. Sono proprio le istituzioni diquest’ultima area a mostrare performance superiori, se si

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 83

a tenere basso il rischio di insolvenza, soprattutto se colle-gate a servizi di tutoring nella fase di costruzione dei busi-ness plan e di avvio dell’attività imprenditoriale.

Proprio la presenza di servizi non finanziari, che secondodiversi addetti ai lavori dovrebbe essere uno degli elementiqualificanti del comparto microcredito, non è tuttavia ancorauna regola universalmente applicata dagli operatori europei.

I dati della ricerca EMN-MFC rivelano che ancora oggi il42% degli operatori non fornisce alcun tipo di servizio nonfinanziario: un’istituzione su tre offre invece attività di ela-borazione del piano imprenditoriale, corsi di educazione fi-nanziaria e di tutoraggio (vedi GRAFICO 7).

le performance fInanzIarIe mIglIoranoMa le istituzioni di microcredito, oltre a fare un’opera meri-toria, sono economicamente sostenibili e rappresentano unbuon investimento per chi vuole investirvi? Per risponderealla domanda, sono molto utili i dati di performance finan-ziaria che sono ormai pubblicati da una gran parte delle isti-tuzioni del settore. Una pubblicazione che è “in linea con ilprocesso di maturazione del settore della microfinanza inEuropa e segnala il progressivo sviluppo di sistemi informa-tivi di gestione e la capacità istituzionale di aderire a requi-

82 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

NessunoServizi di sviluppo

imprenditorialeEducazione �nanziaria

Tutoraggio

Corsi di imprenditoria

Consulenza debito

Altri

Corsi e-learning

42%

32%

31%

30%

27%

22%

7%

3%

servizi non finanziarierogati

Nota: campione costituito da 148risposte di membri EMN-MFC

(consentite risposte multiple)

Fonte: Microfinance in Europe: a survey of EMN-MFC members

GRAFICO 7

Un paio di “braccia operative” a livello europeo per perorare la causa del settoremicrocredito continentale e agevolarela conoscenza reciproca tra le tante realtànazionali e aumentare la consapevolezza dei vantaggi che il comparto può assicurareall’economia reale dei diversi Stati.

Sono nati con questi obiettivi l’EuropeanMicrofinance Network (EMN) e il MicrofinanceCentre for Central and Eastern Europe and the New Independent States (MFC). Due organismi complementari ai qualiaderiscono le principali realtà del microcreditodel Vecchio Continente.

L’EMN è composto da 102 associati distribuiti in 20 Paesi europei (16 sono le entità italiane).Esattamente la metà di loro sono “microfinancepractitioners”, ovvero gli operatori che si occupano dell’erogazione dei microprestiti.È invece concentrata sull’Europa centro-orientale l’attività dell’MFC: da lì proviene la maggior parte dei suoi 108 membri anche se il bacino di riferimento si è ampliato verso

Est (due realtà sono ad esempio collocatein Mongolia e un’altra decina in Asia centrale, tra Uzbekistan, Tajikistan e Kirghizistan).Molteplici gli ambiti d’intervento: dallericerche sull’evoluzione del settore, alle attività di consulenza, fino alle azioni di lobbyall’interno delle istituzioni europee con l’obiettivo di valorizzare gli enti impegnati in microcredito.

enm - mfc: le due “BraccIa operatIve” del mIcrocredIto europeo

performance finanziarie divise per regioneTABELLA 2

Paesi Est Paesi Ovest

2015 2014 2015 2014

QUALITÀ DEL PORTAFOGLIOPAR30 7,6% 8,6% 13,4% 13,8%Write-off ratio 1,0% 1,0% 5,6% 6,1%Provision expense ratio 2,5% 2,7% 10,0% 10,3%

GESTIONE ATTIVITÀPortfolio to assets ratio 0,5 0,5 0,6 0,6Debt to equity ratio 3,9 4,3 6,2 6,7Portfolio yield 16,6% 16,8% 10,0% 9,5%Financial expense ratio 3,4% 3,2% 8,1% 7,6%

EFFICIENZA E PRODUTTIVITÀOperating expenses ratio 13,7% 13,9% 21,4% 20,8%Staff productivity ratio 65,8 70,4 348,0 288,4

PROFITTO E SOSTENIBILITÀROE 7,7% 3,6% -2,7% -0,4%ROA 3,2% 3,2% 2,1% 1,85OSS 94,5% 92,5% 78,5% 86,1%

Fonte: Microfinance in Europe: a survey of EMN-MFC members

CONTINUA A PAgINA 86

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getto e a tassi d’interesse che rendono l’attività di erogazioneeconomicamente insostenibile è la morte del microcredito”.

D’altro canto, spesso si sollevano critiche per i tassi molto alti di erogazione dei microprestiti...È giusto chiedere la massima trasparenza, spiegando bene ipiani di ammortamento che i clienti dovranno pagare. Manel caso del microcredito, che oltre a erogare denaro offre ser-vizi non finanziari, i tassi non possono scendere più di tanto.In certi Stati europei, come nel Regno Unito, raggiungono al-meno il 30%. PerMicro in Italia è su una media dell’8%. Ed èun valore fisiologico.

I fondi di garanzia non dovrebbero servire a rendere più semplice l’erogazione?Infatti possono essere utili per diminuire i tassi e per am-pliare l’offerta ma non possono servire a rendere più mor-bidi i criteri di erogazione. Purtroppo, non sono rari i casi incui varie banche hanno usato i fondi di garanzia, ad esempioquello del Medio Credito Centrale, per avallare idee insoste-nibili. Questo approccio fa male al settore: erode i fondi di ga-ranzia e ne riduce l’effetto leva.

Ci sono Stati in cui il microcredito sta funzionando meglio che in altri?Ci sono molti modelli diversi. Adie in Francia è diventato un co-losso, ma è sostenibile economicamente solo perché sovven-zionato da fondi statali e degli enti locali. Qredits in Olanda fun-ziona bene ma perché può erogare finanziamenti più alti (finoa 100mila euro) e questo agevola la copertura dei costi unitari.

C’è poi il boom dell’Europa dell’Est.Romania, Georgia, Moldavia guidano il gruppo. Non è un caso:il mercato potenziale dei soggetti non bancabili è più ampio,il costo del lavoro è inferiore, la vigilanza della Banca Centralemeno onerosa e i tassi sono un po’ più alti, consentendo dioperare in prospettiva di un equilibrio economico.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 85

Il modo migliore per far del male al microcredito è dimenti-care che, nonostante abbia indubbie positive ricadute a li-vello sociale, resta comunque una forma di investimentoeconomico e, in quanto tale, deve basarsi su criteri che la ren-dono sostenibile. A partire dai metodi di selezione della pla-tea clienti». Andrea Limone, amministratore delegato di Per-Micro, è uno dei più profondi conoscitori del microcreditoitaliano. E per questo non ha paura di dire cose scomode pergarantire il futuro del settore. A partire da un concetto spessodimenticato: «fare operazioni di microfinanza non vuol direfare beneficenza ma dare chance a potenziali imprenditori».

Il concetto vale anche per il settore in Europa?Soprattutto in Europa, dove il MICROCREDITO PRODUTTIVOè molto più difficile da erogare e da far funzionare bene. Met-ter su un’impresa che funzioni e abbia un futuro è molto piùcomplesso che nei Paesi in via di sviluppo: i soggetti non ban-cabili sono ovviamente meno numerosi che altrove; lesomme necessarie sono per forza più consistenti visti i costiaziendali più elevati che nel Sud del mondo; i progetti de-vono essere vagliati con grande attenzione.

Che caratteristiche deve avere un buon progetto?Deve essere basato su una buona idea. E troppo spesso questomanca. Il richiedente deve avere sia capacità tecniche (ovverosaper fare il lavoro cui aspira) e imprenditoriali (molti sannofare un mestiere ma non hanno capacità manageriali). E poideve conoscere i numeri del proprio progetto d’impresa. Noioperatori di microcredito possiamo aiutare a redigerlo, ma ilrichiedente non può partire dal nulla. Altrimenti il rischiofallimento è elevato. Gli imprenditori non si creano sempli-cemente erogando denaro.

Però il microcredito viene considerato anche uno strumento per sostenere i più deboli.Deve servire anche a quello. Ma attenzione: la logica secondocui “do i soldi a chi è povero, senza tenere conto del suo pro-

“scamBIarlo con la BenefIcenza fa male al settore”

84 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Andrea Limone(AD PerMicro): lo strumento ha un futuro e crea valore

sociale se si scelgono

bene erogazioni,progetti e clienti

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Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 87

Gli studi di Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese ideatore del moderno concetto di microcredito, sono una base essenziale da cui partire per capire la microfinanza.

Sono cinque le tipologie di piccoli prestiti che si possono distinguere:

un settore, cInque prestItIdIversI

considerano i valori della redditività dell’attivo (ROA) e laredditività del capitale proprio (ROE): il ROE medio, che con-siderando l’intera Europa è aumentato dal 2,8% del 2014 al5,7% del 2015, è in realtà più che raddoppiato nei Paesi del-l’Est (dal 3,6% al 7,7%) mentre negli Stati Ovest è negativo e indeclino. Il ROA (3% nel 2015) non ha subito grandi variazioninei due anni presi in esame. Solo 43 istituzioni su 94 sonooperativamente autosufficienti nel 2015: di queste, solo setteoperano in Paesi dell’Europa occidentale.

86 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

SEgUE DA PAgINA 83

mIcrocredItotradIzIonale

InformaleVi rientrano i prestatori di denaro di villaggio (local moneylenders),

i monti di pegno, i prestiti di amici e parenti e il prestito

al consumo (in mercati informali)

prestItI dI gruppo deI

mercatI credItIzIInformalI

Appartengono a questo gruppoforme di credito tipiche

dei Paesi del Sud del mondo come le Tontine e le Rosca.

prestItI dI pIccoladImensIone

erogatI da BanchetradIzIonalI

Tali istituti di credito sono spesso specializzati in settori specifici

d’investimento: credito all’agricoltura,all’acquacultura, alla pesca,

all’allevamento.Banche

dI orIentamento socIale

Casse di Risparmio, Credito cooperativo, banche popolari sono antesignane

delle banche di Microcredito, con una struttura proprietaria

socialmente estesa (con voto capitario), una gestione particolare degli utili

d’impresa e una governance attenta al territorio.

mIcrocredIto moderno

All’interno della categoria sono possibili ulteriori distinzioni: il microcredito bancario

(come la grameen Bank e Banca Etica), il Microcredito al consumo,

il Microcredito fondato su partnership tra banche, Consorzi di credito, Mag, Ong e altri soggetti del Terzo settore

prevedenti o meno l’utilizzodelle garanzie personali.

1

2

4

5

3

una fotografIadeI BIg contInentalI

FRANCIANESSUNO COMELEI IN EUROPA

La Francia ha un record nel panorama europeo: è in assoluto il Paeseche conta il maggior numero di nuovi mutuatari di microcreditiimprenditoriali concessi nel corso del 2015 (ultimo anno per il quale si hanno numeri omogenei), pari a poco meno di 29mila. Cifra checonsolida il primato in Europa occidentale (quasi 75mila clienti attivi). A livello continentale solo il mercato della Bosnia Erzegovina, quanto a numero di clienti (88.200), appare più fiorente ma a costo di tassi di interesse sui crediti decisamente più alti (in media attorno al 19%contro il 3,5% francese). Ed è la Francia che si aggiudica il primato per il valore assoluto del portafoglio microcrediti: 400,3 milioni di euro.Per raggiungere tali risultati, gran parte del merito va all’Adie(associazione per il diritto all’iniziativa economica), realtà nata nel 1989che, attraverso una rete di 120 sedi in tutto il Paese, ha erogato 225prestiti a settimana per un totale di 18mila persone finanziate nel 2015,con l’obiettivo di agevolare la creazione di imprese gestite da soggettiesclusi dal mercato del lavoro e dal circuito tradizionale del credito.Agli aspiranti imprenditori, Adie eroga prestiti fino a 10mila euro, cui si aggiungono prestiti di onore fino a 4mila (senza interessi) e assistenza per l’accesso agevolato a contributi regionali che possonoraggiungere i 20mila euro. Fondamentali per il modello di business di Adie anche la previsione di servizi per accompagnare i richiedenti,prima, durante e dopo la richiesta di finanziamento. Previste forme di assicurazione per la responsabilità civile professionale e per la protezione finanziaria in caso di sospensione dell’attività. Adie eroga inoltre servizi di tutoraggio individuale, corsi collettivi di formazione imprenditoriale e forme di assistenza telefonica.

portafogliomicrocrediti

400,3milioni di euro

sedi

120prestiti

a settimana

225persone

finanziatenel 2015

18mila

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Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 8988 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

PAESI BASSI LA SOSTENIBILITÀ

ECONOMICA IN SALSA

OLANDESE

L’approccio olandese ai microcrediti è interessante sia per i numeriassoluti sia per le scelte effettuate dal loro principale operatore del settore – Qredits – in modo da rendere economicamente sostenibilel’attività di erogazione.Il numero di clienti attivi nel territorio dei Paesi Bassi era, al 2015, di 3.220 soggetti (tra imprenditori e microimprese), per un totale di quasi34 milioni di portafoglio (in crescita di più di 2 milioni di euro rispetto al 2014) con un tasso medio di interesse che si aggira sul 10%.In questo scenario, Qredits è senza dubbio il caso di maggior successo,guardato con attenzione anche oltre i confini nazionali per l’assetto cheha saputo costruire: i microprestiti per startup e microimpresearrivano fino a 50mila euro, con un tasso di interesse del 9,75 e duratada 1 a 10 anni. Ma accanto ad esso, offre anche prestiti e mutui fino a 250mila euro per piccole e medie imprese già esistenti. In questomodo, riesce a compensare i maggiori costi che di solito le attivitàdi erogazione microcrediti hanno. I numeri globali descrivono unafotografia fatta da 217 milioni di euro distribuiti ai piccoli imprenditoriolandesi, più di 10mila microcrediti, 3.800 servizi di tutoraggio e quasialtrettanti corsi di e-learning da settembre 2012. I fondi erogati da Qredits arrivano dal governo olandese e dalle principali banchecommerciali del Paese (Abn Amro, Ing, Rabobank) oltre che dalla BancaEuropea degli Investimenti.

REGNO UNITOIL SETTORE

CRESCE. MA I TASSID’INTERESSE

FANNORABBRIVIDIRE

Nonostante il ruolo determinante delle Community Development FinanceInstitutions per l’accesso al credito da parte dei soggetti esclusi dalsistema bancario tradizionale, nel Regno Unito non c’è una corniceregolatoria ad hoc per il microcredito. Nonostante questo, secondo i datidell’ultimo rapporto di European Microfinance Network, il settore conta(dati 2015) quasi 25mila nuovi clienti (4mila in più dell’anno precedente): diquesti, 6mila sono entrati nel circuito solo nel 2015. Il valore del portafogliocrediti è quantificato in 124,5 milioni (il 25% in più rispetto a 12 mesi prima). Ma la crescita non può distogliere l’attenzione da una stortura evidentedel microcredito inglese: nella patria di Sua Maestà manca infatti unalegge che fissi il tasso massimo d’interesse oltre il quale il prestito si considera usuraio. E questo ha creato un’impennata del costo deicrediti concessi, anche da realtà che si fregiano di titoli come “Certifiedsocial enterprise”. È il caso di Fair Finance, che ha erogato nel solo 20173,6 milioni di sterline di crediti. Ma i tassi sono impressionanti. Certo,nessuno fa nulla per nasconderlo. La trasparenza è massima. L’esempio inserito sulla loro home page è significativo: farsi prestare11mila sterline per 17 mesi costringe a un rimborso di 15.749 sterline.L’interesse (a tasso fisso) è del 58,7% per anno, pari a 3,85% al mese.In Italia sarebbe considerato usura un tasso annuo anche 5 volte inferiore.

SPAGNA TUTTO PARTÌ

DA UNA CASA EDITRICE...

Sono bastati poco più di cinque anni al microcredito spagnolo perspiccare letteralmente il volo: nel 2009 il totale dei fondi allocati erapari a 46 milioni di euro. Nel 2015, la cifra è lievitata fino a 887 milioni,dei quali circa 400 milioni destinati a startup e microimprese (116mila i nuovi clienti solo nel 2015).Lo sviluppo su larga scala del settore parte dal 2001, quando si sviluppala collaborazione tra l’universo delle istituzioni sociali (cui è vietatofornire microcrediti come attività principale pur avendo rapporti diretticon i potenziali beneficiari) e il sistema bancario (sia le casse di risparmio sia le banche commerciali). Accanto alle banche operaanche il settore pubblico, attraverso vari programmi che garantisconofondi o garanzie per l’imprenditorialità femminile e giovanile.Tra le associazioni più attive del settore c’è la Cooperativa di servizifinanziari Coop57, che opera dal 1995 in particolare nel territoriocatalano. Singolare il modo in cui è nata (ma esemplificativo dei principiche la guidano): è stata infatti fondata da una serie di lavoratori di unacasa editrice, la Editorial Bruguera, che un decennio prima avevadichiarato fallimento ed era passata sotto la gestione del Banco deCrédito Industrial. Dopo un lungo iter giudiziario, ai lavoratori venneroriconosciuti degli indennizzi economici che furono usati per fondare un soggetto in grado di promuovere progetti economici in grado di farfiorire posti di lavoro di qualità all’interno del modello cooperativo. Solo nel primo semestre 2017 ha concesso prestiti per 6,2 milioni di euroa un centinaio di entità del mondo dell’economia solidale iberica.

GERMANIALA LOCOMOTIVATEDESCA NON VAA MICROCREDITO

Per parlare di microcredito in germania nel 2017 bisogna usare,purtroppo, i tempi del passato. È stato bello, è durato poco e oraformalmente continua ma senza i numeri e lo slancio di qualche annofa. « È partito tutto nel 2010, quando il governo tedesco ha istituito il Mikrokreditfonds Deutschland (Fondo per il microcredito in germania),finanziato per il 60% dal Fondo Sociale Europeo (FSE)», spiega FalkZientz, che ha seguito il progetto per conto della gls Bank. «La gLS-Bankconcedeva i microprestiti, garantiti dal fondo, mentre una serie diistituzioni di microfinanza, coordinate dal Deutsches Mikrofinanzinstitut(Istituto tedesco di microfinanza), si occupava dell'istruttoria creditiziae del monitoraggio». Un modello che ha funzionato bene, almeno fino al 2014. «La gLS-Bank ha concesso oltre 20mila microcrediti in cinqueanni, per un totale di circa 120 milioni di euro, con una durata massimadi tre anni». Poi però la procedura si è rivelata troppo laboriosa, anchein seguito a nuove regolamentazioni nel settore creditizio e la gLSha dovuto gettare la spugna. «La reportistica richiesta dal FSErichiedeva troppo tempo per il disbrigo delle pratiche e non valeva la pena continuare. Il modello non ha funzionato».

portafogliomicrocrediti

34milioni di euro

per startup emicroimprese

mIcroprestItI

50mila euro

per piccole emedie imprese250

mila euro

nuoviclienti

116mila

microcreditiproduttivi

400milioni di euro

crediti erogati (1° semestre 2017)

6,2milionidi euro

portafogliomicrocrediti

124,5milioni di euro

interesseannuo58,7%

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FINLANDIA 18.299 • 18.299

227.700.000 • 227.700.000

3,3%

Microcrediti imprenditoriali - numero clienti attivi (2015) Totale microcrediti - numero clienti attivi (2015) Microcrediti imprenditoriali - valore del portafoglio lordo (2015) Totale Microcrediti - valore del portafoglio lordo (2015)

Tassi d’interesse per microcredito per PaeseEuropa occidentale

%

POLONIA 6.646 • 6.646

80.371.841 • 80.371.841

3,0%

SERBIA 32.721 • 49.535

49.304.735 • 68.168.057

28,0%REGNO UNITO 24.722 • 50.400

124.551.682 • 144.989.271

13,6%

OLANDA 3.220 • 3.220

33.739.000 • 33.739.000

10,0%

ITALIA 2.981 • 11.616

36.710.397 • 73.816.739

4,2%

SVIZZERA 70 • 70

671.132 • 671.132

4,0%

BELGIO 1.563 • 1.563

12.268.568 • 12.268.568

6,3%

IRLANDA 665 • 665

6.417.000 • 6.417.000

8,3%

SPAGNA 49.406 • 185.037

400.092.177 • 887.435.680

4,4%

FRANCIA 71.463 • 86.827

400.313.246 • 429.100.578

3,5%

PORTOGALLO 0 • 0

- • -

6,0%

GERMANIA 676 • 676

2.418.890 • 2.418.890

11,2%

UNGHERIA 5.772 • 5.772

74.373.675 • 74.373.675

4,2%MOLDAVIA

3.419 • 11.568

7.251.616 • 10.923.711

21,8%

BULGARIA 1.269 • 1.745

6.136.595 • 6.846.648

18,5%

KOSOVO 26.558 • 48.193

40.720.266 • 71.796.752

20,1%

MONTENEGRO 10.699 • 19.390

22.031.154 • 34.342.370

12,7%

MACEDONIA 5.869 • 7.005

14.134.657 • 16.495.633

17,2%

ALBANIA 41.400 • 46.372

78.473.104 • 82.102.768

21,7%

BOSNIA-ERZEGOVINA 88.228 • 182.389

136.589.969 • 228.894.105

19,3%

ROMANIA 6.719 • 10.277

40.964.793 • 44.747.530

18,1 %

Europa orientale

TOTALE 402.365 747.265

1.795.234.497 2.537.619.948

EUROPAOCCIDENTALE 173.065 358.373

1.244.882.092 1.818.556.858

EUROPAORIENTALE 229.300 388.892

550.352.405 719.063.090

UNIONEEUROPEA 193.401 382.743

1.446.057.864 2.024.225.420

tutti i numeri più rilevantidei microcrediti imprenditorialieuropeiNumero clienti, tassi d’interesse e portafoglio lordo di microcrediti per attività imprenditoriali emessi nei diversi Stati Ue e comparazione con totale dei microcrediti erogati

Fonte: Microfinance in Europe: a survey of EMN-MFC members.

MAPPA 1

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 9190 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

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ffidarsi a dati più recenti e comparabili con glialtri Paesi ma che sottostimano il fenomeno op-pure preferire dati più completi ma che rischiano

di presentare una definizione gonfiata? Il settore del micro-credito in Italia si è senza dubbio ritagliato un ruolo di tuttorispetto, in grado di consolidarsi nel tempo. Ma sconta an-cora un problema: i dati a disposizione non aiutano a deli-nearne con precisione confini ed entità.

Da un lato, i numeri del rapporto emesso periodicamentedallo European Microfinance Network (EMN) descrivono, peril nostro Paese (sulla base delle risposte fornite da 12 entitàitaliane associate alla rete europea), un comparto che offrecredito a 11616 clienti (dati 2015) dei quali poco meno di3mila sono per attività professionali, mentre il resto fa capoai microcrediti personali. Il portafoglio lordo ha superato nel2015 la soglia dei 73 milioni di euro, in crescita del 18% ri-spetto all’anno prima: di questi, la metà sono destinati a so-stenere le microiniziative imprenditoriali, con prestiti di im-porto medio pari a 12.300 euro. Molto positivo anche il tasso

CAPITOLO 2

Il peso del fattore “m”nell’ItalIa deglI esclusI

a

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 93

020406080

100120140160

2014201320122011

57,942

15,8

63,137,3

25,8

102,3

76,326

147,1

121,3

25,7

Totale Microcredito produttivo Microcredito sociale

andamento dell’offertadi microcredito in ItaliaAnni 2011-2014 (milioni di euro)

Fonte: Ente Nazionale Microcredito

GRAFICO 8

Il compartoè indubbiamentein crescitaMa sui dati esattic’è discordanza:il portafoglio dei microcreditiproduttivi oscillatra 73 e 121milioni di euro

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I numeri dell’Ente microcredito descrivono, nel passag-gio da un anno all’altro, una crescita a due (e, talvolta, tre)cifre: +112,8% l’aumento del numero di microcrediti produt-tivi erogati tra 2012 e 2013 e +43% l’anno dopo. Per importo,la crescita nei due anni è rispettivamente del 105% e 59%(vedi TABELLA 3).

In termini assoluti, si nota la netta prevalenza del mi-crocredito produttivo quanto ad ammontare complessivodelle operazioni che, con riferimento al quadriennio 2011-2014, hanno assorbito il 75% delle risorse complessiva-mente impiegate (l’82,5% nel solo 2014). A fronte di un nu-mero di domande per microcrediti produttivi che è passatodalle 4mila circa del 2011 alle 17600 del 2014, i progetti fi-nanziati sono cresciuti da 2400 a 5600. In termini di importi,da poco più di 42 milioni del 2011, in tre anni la cifra è tri-

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 95

d’interesse medio, che, secondo la ricerca EMN, si aggira at-torno al 4,2%: solo Finlandia, Francia, Polonia e Svizzerafanno meglio.

Dall’altro lato, ci sono poi i dati presentati dall’Ente na-zionale del Microcredito, che in Italia ha il compito di moni-torare il fenomeno e sostenere le iniziative volte a favorire losviluppo della microimprenditoria e del lavoro autonomo. Isuoi numeri sono piuttosto diversi e decisamente superiori:nel 2014, ultimo anno censito finora dall’istituto, i microcre-diti hanno superato 147 milioni di euro, 121 dei quali sonostati destinati a sostenere 11.500 attività produttive e mi-croimprenditoriali (vedi GRAFICO 8). Anche la crescita ri-spetto agli anni precedenti è stata più significativa rispetto aquanto evidenziato dalla ricerca EMN (+44% sul 2013 e addi-rittura +133% sul 2012). Una simile differenza si può spiegareconsiderando due fattori: l’indagine EMN prende a campionedi riferimento quello delle realtà ad esso associate che, puressendo le più rilevanti del settore, sono senza dubbio solouna parte del totale. D’altro canto, nei calcoli dell’Ente micro-credito finiscono anche alcune iniziative sviluppate da re-gioni ed enti locali, che rendono più completa la platea (manon si può escludere che la sovrastimino, comprendendoanche prestiti che esulano da quelli strettamente connessialla microimprenditorialità).

Al di là delle incertezze sui numeri assoluti, tuttavia, iltrend è chiaro: il microcredito italiano sta crescendo, favoritoanche dall’attivazione del Fondo di garanzia del Ministerodello Sviluppo economico, che ha preso compiutamente ilvia nel 2015 (non è peregrino pensare che i futuri dati evi-denzieranno quindi una crescita ancora più consistente ri-spetto a quella osservata finora).

94 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Il trend del microcredito (variazioni % anni 2011-2014)TABELLA 3Microcredito

socialeMicrocredito

produttivo Totale

PER NUMERO MICROCREDITI EROGATI

2012/2011 +74,9 -24,1 +30,5

2013/2012 +12,5 +112,8 +38,7

2014/2013 -3,7 +42,9 +14,9

PER IMPORTO MICROCREDITI EROGATI

2012/2011 +63,0 -11,3 +9,0

2013/2012 +0,8 +104,8 +62,0

2014/2013 -1,0 +58,9 +44,0

Fonte: Ente Nazionale Microcredito

Da esperienza utile per la creazione di valorenelle comunità rurali del Sud del mondo a strumento ormai entrato a pieno titolo nellafinanza del Vecchio Continente. Dietro a questaevoluzione del microcredito, c’è un fattore da non sottovalutare: il tasso di esclusione dal circuito del credito tradizionale, che vedel’Italia in una posizione a dir poco preoccupante. Secondo l’indice stilato dallo EuropeanMicrofinance network, l’Italia è quintultima,

a poche lunghezze dai peggiori in classifica(Lituania, Polonia, Bulgaria e Romania) e distante anni luce dai primi della classe(non solo gli Stati nord-europei più Francia

e germania, ma anche Spagna e Slovenia). La situazione italiana poi è stata approfonditada un’analisi di Banca Popolare Etica, cheha costruito un “indice di esclusione creditizia”da attribuire a ciascuna regione e provincia,utilizzando quasi esclusivamente fonti

pubbliche, a partire dalle statistiche di Bankitaliae dell’Istat: ammontare dei crediti, importi deidepositi bancari, numero di sportelli nel territorio,di clienti di banche online e telefoniche, quantità di punti bancomat,diffusione dei Pos per pagare con carte di credito e debito. Tanti numeri che hannopermesso di fotografare la maggiore o minore inclusione finanziaria. «L’indagine ci ha permesso di comprendere quale livello di eterogeneità abbia raggiunto il tasso di esclusione nelle varie parti d’Italia», spiega

il direttore generale di Banca Etica, AlessandroMessina. Un altro volto della disuguaglianza che divide, in particolare, Nord e Sud. A fronte di un tasso di esclusione creditizia del 23% a livello nazionale, le regioni meridionali (isolecomprese) raggiungono il 45%, a fronte del 13%del Nord Ovest, del 16% del Nord Est e del 20% delCentro. “Una diretta conseguenza delle sensibilidifferenze in materia di abitanti per sportello(3.376 contro 2.090), di diffusione

esclusIone fInanzIarIa alleato InvolontarIo

CONTINUA A PAgINA 96

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mero di persone che hanno potuto avviare attività lavorativegrazie ai microprestiti. Ogni operazione di microcredito, tral’altro, ha generato una media di 2,43 posti di lavoro per un to-tale di 34mila nuovi assunti, ciascuno dei quali è stato creatocon un’anticipazione di credito pari a 8.100 euro per occu-pato. E la cifra degli assunti, se tutte le domande riuscisseroa essere soddisfatte, salirebbe a 98mila.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 97

plicata (vedi TABELLA 4) e ha raggiunto l’importo totale di277 milioni.

La strada per coprire tutte le domande è ancora a dueterzi del proprio percorso (vedi GRAFICO 9). I risultati finoraottenuti sono comunque di tutto rilievo: l’Ente microcredito,per il quadriennio 2011-2014, ha quantificato in 14mila il nu-

96 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

dei canali a distanza (33% contro 46%) e diricchezza finanziaria (29% contro 55%)” spiegail rapporto. All’interno delle altre macroareespiccano i valori problematici della Liguria(22%), del Veneto (18%) e del Lazio (24%).Ancor più significativi i dati per provincia, chepermettono di evidenziare le grandi differenzepresenti anche all’interno di ciascuna regione.La città con il grado di esclusione creditiziaminore è Milano (alla quale quindi è statoassegnato il valore 0, dal quale partire percalcolare gli indici delle altre località). Dalla sua, giocano la maggiore offerta di credito e la forte presenza bancaria. Ma attenzione: “ciò non vuol dire che, nei

subterritori della città o tra determinatisegmenti sociali, non vi siano fenomeni di esclusione creditizia. Semplicemente, i dati a disposizione non consentono di arrivare a taledettaglio di analisi”. Tutti nel centro-nord anche le altre 10 province con i tassidi esclusione minori. Al contrario, sono Sicilia,Sardegna, Campania e Calabria a fare il pienodelle aree con gli indici più elevati.

Le province con il più alto indice di esclusione creditizia

Le province con il più basso indice di esclusione creditizia

MEDIO CAMPIDANO 58% ORISTANO 52%

52% BENEVENTO

62% CARBONIA-IGLESIAS

52% OGLIASTRA

9% FIRENZE

9% TRENTO12% UDINE

ITALIA23%

12% VERONA

12% BOLOGNA

12% ASCOLI PICENO

CROTONE 59%

CASERTA 54%

MILANO 0%AOSTA 8%

SIENA 2%

PARMA 8%

VIBO VALENTIA 60%

REGGIO CALABRIA 55%

AGRIGENTO 51%

Nord-Ovest

13%

Nord-Est

16%

Centro

20%

Sud e isole

45%

le due Italie del creditoLe 10 province migliori e peggiori

in base all’indice di esclusione creditizia

Fonte: Banca Popolare Etica

MAPPA 2

numero e importo delle domande di microcredito anni 2011-2014TABELLA 4

2011 2012 2013 2014 Totale

NUMERO DOMANDE VALUTATESociale 8.266 10.584 10.067 8.089 37.006

Produttivo 4.357 5.023 13.461 17.654 40.495

Totale 12.623 15.607 23.528 25.664 77.501

NUMERO MICROCREDITI EROGATI

Sociale 3.027 5.295 5.958 5.734 20.014

Produttivo 2.466 1.872 3.983 5.694 14.015

Totale 5.493 7.167 9.941 11.428 34.029

IMPORTO MICROCREDITI EROGATI (EURO)

Sociale 15.839.934 25.816.160 26.014.073 25.754.793 93.424.960

Produttivo 42.024.051 37.273.808 76.323.653 121.314.307 276.935.819

Totale 57.863.985 63.089.968 102.337.726 147.069.100 370.360.779

Fonte: Ente Nazionale Microcredito

Domanda“non soddisfatta”

Domanda“soddisfatta”

67,8%

32,2%microcredito produttivogrado di“soddisfacimento” della domandaNumero microcrediti erogati / numero domande valutate

Fonte: Ente Nazionale Microcredito

GRAFICO 9

SEgUE DA PAgINA 95

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Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 99

l’ItalIa del mIcrocredIto

98 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Più di 118 milioni di euro di fondi erogati nei dieci anni di attività (quasi40 milioni pari al 34% a 2.618 imprese e il resto a più di 14mila famiglie):sono i numeri di PerMicro, realtà nata nel 2007 a Torino e che contaoggi 15 filiali in 11 regioni d’Italia. Tra i suoi soci investitori istituzionali(come European Investment Fund con 12%), fondazioni bancarie(come Compagnia di San Paolo), realtà di venture capital, partnerindustriali (BNL Paribas, con il 20%). Secondo l’analisi del Politecnico di Milano per il quinquennio 2009-2014, 527 dei 1.054 imprenditori nonbancabili che hanno avuto accesso al credito tramite PerMicro. Ciò ha prodotto effetti positivi anche per i bilancio dello Stato: supera i 12 milioni di euro l’aumento delle entrate statali e i 3 milioni il risparmio della spesa pubblica. In più è stato registrato un gettitoIrpef di 2 milioni dopo l’aumento del reddito e di 3,2 del gettito fiscalelegato all’aumento dei consumi.Risultati resi possibili non solo dall’erogazione di finanziamenti ma da una serie di servizi non finanziari, necessari sia a selezionarecon attenzione i propri clienti, sia per l’analisi delle idee imprenditorialidei richiedenti, la valutazione della loro sostenibilità economica, sia per offrire attività di tutoraggio e di educazione finanziaria.

SITO INTERNETwww.permicro.it

Sono 3.400 i progetti sostenuti con la microfinanza dal 2001 da BancaEtica, per un totale di 23,6 milioni di euro erogati. Per agevolare laconcessione di microcrediti, Etica Sgr, società di gestione risparmiodel gruppo, ha costituito un fondo di garanzia alimentato dalla sceltavolontaria dei clienti sottoscrittori dei fondi comuni d’investimento di devolvere lo 0,1% del capitale investito. Con la quota del fondodestinata alla microfinanza, Banca Etica può erogare prestiti a chi sitrova in situazioni di grave disagio sociale ed economico, a soggettiche vogliano avviare attività micro-imprenditoriali e a cooperativesociali che hanno bisogno di capitalizzarsi.Ai microprestiti per gli imprenditori che operano in Italia, si sommano i progetti internazionali per 17,5 milioni di euro a favore di 30milabeneficiari nel mondo. Tali attività sono state rese possibili da accordicon il Ministero degli Esteri e da partnership con ONg e istituzioni dimicrofinanza come Oikocredit, Coopest, Coopmed, Cresud e Sidi. Unasinergia fondamentale, quest’ultima, soprattutto per selezionare i casipiù interessanti e per i quali l’erogazione di microcrediti può rilevarsipiù efficace. Dal 2003, anno di istituzione del Fondo da parte di EticaSgr, sono stati erogati oltre 400 finanziamenti. Solo nel 2015 BancaEtica ha potuto effettuare 64 nuovi prestiti a iniziative o soggetti che diversamente sarebbero stati non bancabili, 54 dei quali sono statigestiti direttamente dalla banca, mentre gli altri 10 sono stati erogati in partenariato grazie a convenzioni con enti come la FondazionePangea, l’Associazione Social Club, la Caritas di Andria o l’Opera SantaMaria della Carita. Per il 2016, l’importo complessivo a disposizione diBanca Etica da utilizzare come garanzia per progetti di microfinanza,grazie alla generosità dei clienti di Etica Sgr, è stato pari a 1,85 milioni.

SITO INTERNETwww.bancaetica.it

Sono 1.361 i crediti erogati al 31 dicembre 2016 per una cifra totale di più di 27 milioni per questa impresa sociale, nata a fine 2011 da Microcredito per l’Italia, costola di Etimos Foundation, comeevoluzione di un’iniziativa di microcredito avviata a L’Aquila dopo il terremoto. Oggi opera in sette regioni (Lombardia, Emilia, Veneto,Toscana, Lazio, Abruzzo, Sardegna), nelle quali ha finanziato 973 imprese (267 quelle femminili e 260 quelle di under 35),290startup e 388 famiglie. L’importo massimo dei finanziamenti perpiccole e microimprese, imprese sociali e cooperative è di 25mila o 50mila euro, in base al territorio, per una durata massima di 60 mesi. In molti casi, MxIT eroga servizi ausiliari (consulenza sul business plan dall’istruttoria alle fasi di finanziamento) ai clientiche vengono inviati dalle filiali delle Banche di credito cooperativo in coordinamento con l’Ente nazionale microcredito.

SITO INTERNETwww.mxit.it

La Fondazione nasce dalla Diocesi di Torino a gennaio 2004. Il primoprogetto “Dieci Talenti”, rivolto a soggetti “non bancabili” ma conprogetti imprenditoriali da attuare, è stato finanziato dalla Compagniadi San Paolo dal 2004 al 2009. Nel 2010 la Regione Piemonte ha costituito un fondo pubblico, con l’apporto anche di Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa Risparmio di Cuneo, e ha coinvolto la Fondazione nelle fasi di accoglienza, ascolto, accompagnamentoall’istruttoria e tutoraggio post erogazione fino alla restituzione delfinanziamento. Dal 2004 sono nate 430 imprese per un totale erogato di 6,8 milioni di euro. Accanto alle attività di microcredito produttivo,dal 2009, la Fondazione ha aperto anche ai microprestiti personali: suincarico della Caritas di Torino, segue il Prestito della Speranza rivoltoa persone in difficoltà economica. Il massimo di credito concesso è di7.500 euro. Dal 2009 sono 450 i prestiti erogati pari a un milione di euro.

SITO INTERNETwww.fondazioneoperti.it

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manukafashIonItalia e Africa unite dalla moda

Lisa, Manuela, Valentina: tre donne che hanno cementato laloro conoscenza durante gli studi al master in DevelopmentEconomics e International Cooperation. A unirle, la passioneper la moda e il desiderio di costruire un modello di businesseticamente corretto.

Dal loro incontro è nata Manukafashion, una cooperativache si occupa di artigianato sartoriale di natura etnica con unobiettivo ambizioso e nobile: vendere prodotti tessili di qua-lità per la casa e accessori per la persona realizzati a mano,combinando un’ampia gamma di pregiate stoffe africane convarie tipologie di tessuti italiani. E, attraverso il commercio,aiutare l’inserimento lavorativo dei migranti occupandoli in

Tessile,alimentare,musica digitale:non c’è settore nel qualel’apporto del microcreditonon possaprodurre beneficiNodo cruciale:avere buone idee

CAPITOLO 3

storIe dI pIccolI prestItIe grandI sorrIsI

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 101

SITO INTERNETwww.manukafashion.com

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Il prestIto mIcro dIetro al fenomeno soundreef

È nota al grande pubblico degli appassionati di musica comeil gestore indipendente dei diritti d’autore che ha dichiaratoguerra al monopolio, indiscusso per quasi 140 anni, dellaSIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori). Balzata alle cro-nache dei media proprio per gli scontri che l’hanno vista con-trapposta in tribunale al gigantesco ente pubblico, rappre-senta oggi, solo in Italia, 9.000 tra autori ed editori. Cifra ditutto rispetto che sale fino a quota 25mila (con 215milabrani) se si estende il calcolo ai 20 Paesi nel mondo in cuiopera. Tra loro, i rapper Fedez, Kento e Mastafive, il cantantenapoletano Gigi D’Alessio, il cantautore Nesli.

Ma quello che davvero pochi sanno è che, dietro il suc-cesso di Soundreef, si nasconde un caso vincente di micro-credito. Il fondatore della piattaforma, Davide D’Atri, nel feb-braio 2006, grazie a un finanziamento concesso da PerMicro,avvia BeatPick, un’agenzia di selezione dei brani di artisti checurava anche la vendita all’industria cinematografica, televi-siva e pubblicitaria. Era il primo passo del suo sogno: creareun sito per la distribuzione di musica indipendente, dedi-cato ai piccoli produttori e consumatori di musica. Un luogovirtuale dove vendere e comprare musica. La sua idea non siè però fermata e, cinque anni più tardi, fonda a Londra laSoundreef per gestire i diritti d’autore musicali, proponendoal tempo stesso un servizio di distribuzione e per le royaltiesrelative alle esecuzioni live.

L’artista che carica la propria musica sulla piattaforma diSoundreef guadagna il 75% del prezzo di vendita di ogni li-cenza musicale venduta. La transazione avviene online traSoundreef e l’acquirente, senza ulteriori intermediari.

A differenza di BeatPick, Soundreef vende musica nonsolo ad acquirenti professionali e si occupa delle canzoni ca-ricate solo al momento in cui sono comprate, quindi inseren-dole nel sistema di copyright e di pagamento. Ogni iscritto èquindi libero di caricare la propria musica, senza aver dovutoprima seguire norme rigorose di creazione. Oltre ad aver fir-mato una collaborazione con Creative Commons, Soundreefè partner di Emergenza Festival, la più grande società a livelloglobale che si occupa di eventi con artisti emergenti.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 103

un laboratorio in Italia e garantire entrate sufficienti ai sartinel Sud del mondo che collaborano con l’azienda.

Il nucleo originale del progetto è stato infatti avviato dauna delle tre imprenditrici già nel 2011 in Malawi, insieme aun sarto del luogo. Tre anni dopo, coinvolgendo le altre dueamiche, nasce la cooperativa a Roma.

Due i loro fornitori principali: una cooperativa ugandesedi donne sieropositive che si occupa delle inserzioni di tes-suto e alcuni fornitori italiani di tessuti. In Malawi i prodottisono realizzati da un sarto locale, mentre qui in Italia lasarta di riferimento è una signora ucraina. Il loro prodottofinale è infatti composto da tessuti italiani con inserzioniprovenienti dall’Africa. A Roma, il team di Manukafashion èimpegnato ad accrescere le collaborazioni con sarti e sarteprovenienti dalle comunità di migranti, offrendo loro l’op-portunità di formarsi e sviluppare la loro professionalitànel proprio Paese.

Per trasformare il loro sogno imprenditoriale in realtà,l’accesso al microcredito è stato determinante: nel loro caso,è stata PerMicro a garantire la somma necessaria a svilup-pare il business plan. Le tre ragazze lo hanno conosciuto at-traverso l’incubatore di imprese Hub Impact − Roma, dellaquale sono membre. Dopo un accurato studio del businessplan e del mercato di riferimento, il finanziamento è statonecessario a coprire gli investimenti per il sito web, la piatta-forma e-commerce, le foto professionali. Le spese correntiper le materie prime e i sarti sono state invece finanziate concapitale proprio. Tempo pochi mesi e la prima collezione on-line dell’azienda era disponibile per la vendita.

Il laboratorio di Manukafashionunisce pregiatestoffe africane con il gusto

italiano, aiutandouna cooperativa

femminilein Uganda,

sarti in Malawi e le comunità di migranti

in Italia

A renderepossibile il boom di quello che oggiè il principaleconcorrente della Siae al quale si sonoiscritti 9milaautori ed editoriun microcredito da 25mila euro

102 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

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A settembre 2015, un amico gli parla di Banca Etica: attra-verso il banchiere ambulante della provincia di Pordenone, ot-tiene un prestito senza dover dare nulla in garanzia. A far da ga-rante ci pensa il fondo messo a disposizione da Etica Sgr,società di gestione del risparmio del gruppo Banca Etica. Con ilfinanziamento, Manuel paga l’impianto elettrico e idraulico, lecelle frigorifere e l’armadio di asciugatura. Il laboratorio a giu-gno 2016 è pronto: produce 33 polpette a settimana da venderein mercati e fiere locali. Tempo un anno e la “Tana delle pitine”,anche grazie alla sua pagina Facebook, si fa conoscere e ap-prezzare tanto che l’offerta non riesce a soddisfare la domanda.

25mIla euro per andare “a tutto luppolo”

Abbandonare le sicurezze di un posto fisso poco stimolanteper tentare la strada di un’attività che di certezze può avernemeno ma sa accendere la passione. È quello che hanno tentatoFiorenzo e Andrea, 25 anni di carriera in multinazionali ame-ricane il primo, 13 di personal trainer e 3 da consulente infor-matico il secondo. Entrambi si mettono in gioco e decidono dicambiare vita. Il sogno per il loro futuro è avviare un’attivitànel settore enogastronomico: Fiorenzo, da sempre, ha la sfre-nata passione per le birre artigianali, tanto da aver superato apieni voti l’esame per diventare degustatore esperto. Andrea,dall’età di 14 anni, ama cucinare e sperimentare nuove ricette.

Aprire insieme un locale che abbia come propria missionfar conoscere il meglio del fiorente settore delle birre artigianalie il cibo di qualità è un attimo: “A Tutto Luppolo”, nel quartiereromano del Torrino. Per superare le difficoltà economiche tipi-che di un’impresa agli albori, poter contare su un microcreditoda 25mila euro è stata “una vera boccata d’ossigeno” raccontanoi due neoimprenditori. A erogarlo, nel loro caso, è la Banca di Cre-dito cooperativo di Roma, dove avevano acceso il conto correntedella società. La garanzia è offerta dal fondo dell’Ente nazionaledel Microcredito. “Il riscontro dei clienti è stato fin da subito po-sitivo, e poter contare su un finanziamento così vantaggioso ciha dato la serenità per avviare ‘la macchina’ al meglio”.

Fondamentale, secondo la loro esperienza, la possibilità dipoter contare su un sistema di tutoraggio durante l’iter proce-durale di apertura dell’attività: “ci conoscono, ci hanno assistitoe seguito passo dopo passo”. Il tutor li ha aiutati a stilare il bu-siness plan e a compilare le pratiche. Dopo 30 giorni, il prestitoera stato accreditato sul conto.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 105

la “tana delle pItIne”nelle vallI frIulane

Le “pitine” ai più sono sconosciute. Non a chi abita le valli aNord di Pordenone dove sono un pezzo di secolare tradizionegastronomica, di quando la società non poteva né concepire népermettersi sprechi, tanto meno della carne di maiale o dellaselvaggina cacciata. Per conservarla nacquero queste polpetteaffumicate che si affettano come un salume. Anche per Ma-nuel Gambon erano un pezzo di vita quotidiana, trasformatain un mestiere nel momento in cui decise di cambiare vita:«Dopo il diploma ho cominciato a lavorare in una fabbrica me-talmeccanica ma la vita dei turni non faceva per me. Ho fattol’animatore nei villaggi turistici e poi, dopo tre anni, è nato inme il sentimento di creare qualcosa di mio nel paese dovesono cresciuto». Tramonti di Sopra, 321 abitanti a un’ora dimacchina da Pordenone. «Partiamo da quello che so fare. Checosa so fare? Le pitine». Ha imparato dallo zio. Manuel lo aiutasin da quando è ragazzino a prepararle per tutta la famiglia.Quando nel 2013, a 25 anni, torna dalla sua ultima stagione tu-ristica come animatore, si confronta con i suoi genitori.

E il 2013. Manuel è molto giovane, ha 25 anni. Quando tornadalla sua ultima stagione turistica come animatore a Comac-chio, ne parla con i suoi e coinvolge suo fratello maggiore,perito edile. Decidono di ristrutturare una stanza della casa difamiglia, che ha cento metri di prato attorno, per creare il labo-ratorio di lavorazione della carne. Servono però i soldi per ac-quistare attrezzatura e macchinari per la lavorazione tradizio-nale. Bussare alle porte di varie banche non porta risultati: gliistituti che sono disposti a concedere un prestito vogliono peròche Manuel dia la propria attrezzatura in garanzia.

104 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Un ragazzoinsoddisfatto della sua vita da operaio

torna alle originie fonda

un’impresa che riscopre

un pezzo di storia della cucina del proprioterritorio

“Poter contare su un credito così vantaggiosoci ha datola serenità per avviare la ‘macchina’ al meglio.Il riscontro di clientiè subito statopositivo”

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LE NUOVE FRONTIEREDELLA FINANZA ETICA

PARTE QUARTA

109 CAPITOLO 1I green bond

116 CAPITOLO 2I social impact bond

121 CAPITOLO 3Un private equity etico?

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el mondo della finanza responsabile, poche catego-rie di prodotti hanno saputo attirare negli ultimianni l’attenzione di analisti e media mainstream

come i green bond, i TITOLI FIXED INCOME pensati per fi-nanziare progetti, imprese e iniziative in genere destinate, inun modo o nell’altro, a tutelare l’ambiente e a contrastare ilfenomeno del cambiamento climatico. Le obbligazioni verdisono state lanciate sul mercato circa dieci anni fa su inizia-tiva di alcune banche multilaterali di sviluppo tra cui laWorld Bank1. Il settore privato ha manifestato un improvvisointeresse a partire dal biennio 2013-14 grazie anche allaspinta derivante dalla pubblicazione dei cosiddetti GreenBond Principles (GBP). Elaborati dall’International Capital Mar-ket Association (ICMA), “i GBP sono linee guida proceduralinon vincolanti che hanno l’obiettivo di garantire la traspa-renza e la divulgazione di informazioni, nonché di promuo-vere l’integrità nella crescita del mercato dei green bond, de-finendo e precisando l’approccio adeguato per la loroemissione”2. L’obiettivo dei GBP consiste dunque nel fornireagli emittenti i dettagli sulle caratteristiche che devono ac-compagnare il prodotto finanziario, nonché nell’assistere gliinvestitori offrendo loro tutte le informazioni necessarie. Iprincipi, inoltre, “raccomandano agli emittenti di seguire

Lanciate sul mercato dieci anni fa, le obbligazioniverdi hannoavuto una fiammatanel biennio 2013-14Determinante la pubblicazionedei Green BondsPrinciples

CAPITOLO 1

I GREEN BOND

1 Commissione UE, “Green bonds: New study shows extraordinary growth and signals potential in financing Europe’s climate and environment goals”, 2 dicembre 2016.2 ICMA, “I Principi dei Green Bond 2017. Linee Guida procedurali non vincolanti per l’emissione di Green Bond”, 2 giugno 2017.

N

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 109

GLOSSARIO

ASSET-BACKED SECURITIESStrumenti finanziari derivati, tecnicamenteobbligazioni complesse, creati nel processo di cartolarizzazione che utilizzano come garanziacrediti di vario genere spesso frammentati esuccessivamente impacchettati in un unico prodotto.La macrocategoria comprende vari sottogeneri di strumenti, tra cui le Collateralized debt obligations(CDOs) e le Mortgage-backed securities.

CARTOLARIZZAZIONEÈ il processo attraverso il quale i crediti vantati neiconfronti dei debitori vengono utilizzati comesottostante di un derivato (tipicamente una Asset-backed security) di cui vanno a costituire la garanzia.I derivati vengono quindi scambiati sul mercatotrasformando così i crediti in denaro liquido.

DERIVATONella finanza qualsiasi titolo il cui valore dipenda (derivi) da quello di un altro titolo o bene di riferimento definito “sottostante”.

EMITTENTESoggetto che colloca sul mercato un titolo finanziario.

MATURITYLa scadenza di un titolo a rendimento fisso. Una voltagiunto a maturity il titolo esce dal mercato peressere rimborsato con gli interessi dall’emittente.

MORTGAGE-BACKED SECURITIESSono Asset-backed securities garantite da pacchettidi mutui. I crediti vantati dalla banca nei confronti dei contraenti del mutuo vengono raggruppati in un paniere che comprende diversi mutui a rischiovariabile (quelli concessi a clienti “prime”, cioè a bassaprobabilità di insolvenza, e quelli destinati ai debitori“subprime”, a maggior rischio default) per esseretrasformati nella garanzia del nuovo prodotto derivato.

PRIVATE EQUITYAttività di investimento che si concentra su societànon quotate e che si manifesta attraversol’acquisizione di quote e l’apporto di nuovi capitalicon l’obiettivo di valorizzare le società stesserealizzando una plusvalenza al momento dellasuccessiva cessione delle partecipazioni.

THINK TANKGruppo di esperti dediti all’analisi e all’elaborazione di strategie nell’ambito di un settore specifico.

TITOLI FIXED INCOMEProdotti finanziari, come i bond, che offronoall’investitore un rendimento fisso stabilito percontratto.

TITOLI UNCOVEREDTitoli non coperti da una garanzia specifica.

VALORE DEI TITOLI OUSTANDINGIl valore nominale dei titoli finanziari presenti nelmercato. Nel caso dei bond, le obbligazioni tuttoraattive che non sono ancora giunte a maturity.

VALORE DI MERCATOIl prezzo al quale un titolo finanziario può esserevenduto in un determinato momento. Si contrapponeal valore nominale, ovvero il prezzo fissato al momento dell’emissione più gli interessi.

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zioni verdi (labelled e unlabelled) è aumentato di 201 miliardidi dollari grazie a 138 miliardi di nuove emissioni da parte dicollocatori già operanti e 144 miliardi provenienti da opera-tori entrati per la prima volta sul mercato cui vanno sottratti81 miliardi di obbligazioni che hanno terminato il loro ciclogiungendo a MATURITY o le cui caratteristiche non rispet-tano più i criteri fissati da CBI8. Le cifre evidenziano il persi-stente trend di crescita esponenziale che da qualche anno ca-ratterizza il mercato. Per il solo settore dei green bond labellede di quelli certificati secondo i Climate Bonds Standards9, leemissioni registrate alla fine del 2017 dovrebbero raggiun-gere i 130 miliardi di dollari contro gli 81,6 del 201610.

Tra i settori maggiormente coinvolti ci sono i trasporti abassa emissione di CO2 (554 miliardi pari al 61% del totale) eil segmento delle energie pulite (173 miliardi, 19%).

Nel contesto globale l’Europa conserva una posizione im-portante. Il 20% dei bond in circolazione è denominato ineuro, il 6% in sterline e l’1% in franchi svizzeri.

8 Ibidem.9 Per tutti i dettagli sulla certificazione si vedahttps://www.climatebonds.net/certification 10 Climate Bonds Initiative, si veda https://www.climatebonds.net/

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 111

una procedura e un’informativa trasparenti”. Quattro le in-dicazioni principali che gli emittenti sono chiamati a fornireai sottoscrittori:1. Utilizzo dei proventi 2. Processo di valutazione e selezione del progetto 3. Gestione dei proventi 4. Attività di reporting

I GBP sono coordinati dal Comitato Esecutivo di ICMA esono aggiornati tipicamente una volta all’anno3.

IL MERCATO DELLE OBBLIGAZIONI VERDI IN EUROPACome si è già avuto modo di vedere nella disamina dei criteridi investimento (si veda il CAPITOLO 2), la stima quantitativadel fenomeno può variare moltissimo a seconda della defi-nizione adottata. Particolarmente importante, in questosenso, il lavoro condotto negli ultimi anni dalla Climate BondsInitiative (CBI), un’organizzazione internazionale di base aLondra4. Gli analisti di CBI, in particolare, hanno distinto ilmercato in due comparti correlati: quello dei cosiddetti cli-mate-aligned labelled bonds e il segmento degli unlabelled cli-mate-aligned bonds. Nel primo caso parliamo di obbligazionidestinate a finanziare progetti ambientali o relativi al cam-biamento climatico che sono state etichettate come “verdi”dall’EMITTENTE5. Nel secondo facciamo invece riferimento aobbligazioni non certificate formalmente come “green” enon direttamente collegate a “progetti verdi” specifici “maemesse comunque da imprese e società che hanno avviatouna qualche forma di transizione verso le fonti rinnovabili”6.

Nel mondo, riferiscono le stime più recenti di CBI7, i greenbond in circolazione (outstanding) ammontano a 895 mi-liardi di dollari: il controvalore dei labelled viaggia sui 221 mi-liardi di biglietti verdi, quelli degli unlabelled sui 674 miliardi.Le obbligazioni registrate sono 3.493, gli emittenti sono 1.128.Nel corso del 2016 l’ammontare complessivo delle obbliga-

Nel mondo i green bondammontano

a 895 miliardi di dollari

Le obbligazioniregistrate

sono 3.493gli emittenti 1.128

3 Ibidem. Per ulteriori dettagli si rimanda al documento originale scaricabileall’indirizzo https://www.icmagroup.org/assets/documents/Regulatory/Green-Bonds/Translations/Italian-GBP_2017-06.pdf 4 Climate Bonds Initiative, si veda https://www.climatebonds.net/about5 Climate Bonds Initiative, si veda https://www.climatebonds.net/cbi/pub/data/bonds6 Valori, “Obbligazioni verdi, la parola al mercato”, n. 133, novembre 2015.7 Climate Bonds Initiative, “Bonds and Climate Change: State of the Market2017”. Di qui in poi indicato come CBI, 2017.

110 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

0,020,040,060,080,0100,0120,0140,0

2017*

2016

2015

2014

2013

2012

2011

2010

2009

2008

2007

0,8

0,4

0,9

3,1

1,2 2,6 11,5

37,0 41,8

81,6 130,0 Il boom dei green bond

nel mondo (titolilabelled e certificati)Fonte: Climate Bond Initiative(www.climatebonds.net), luglio 2015,aprile 2017 e ultimo accesso al 21 ottobre 2017. Dati in miliardi di dollari Usa. *Stime.

GRAFICO 1

GBP 6%

EUR 20%

Altro 4%SEK 2%INR 2%RUB 2% CAD 2%

KRW 2%CHF 1%AUD 1%

RMB 32%

USD 26%

Le denominazionivalutarie dei greenbond nel mondoFonte: Climate Bonds Initiative,“Bonds and Climate Change: State of the Market 2017”.

GRAFICO 2

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Islanda1 mld di dollari

Irlanda1 mld di dollari

Spagna1,3 mld di dollari

Francia63,9 mld di dollari

Portogallo6,7 mld di dollari

Regno Unito61,8 mld di dollari

Norvegia4,9 mld di dollari

Svezia6,1 mld di dollari

Danimarca1,4 mld di dollari

Olanda10,4 mld di dollari

Germania14,3 mld di dollari

Svizzera4,4 mld di dollari

Italia5 mld di dollari

Come notava il rapporto, la maggioranza delle emissionibritanniche è legata a progetti nel settore ferroviario; il mer-cato francese è dominato dai collocamenti obbligazionaridella società ferroviaria statale SNCF (67% dei green bondfrancesi in circolazione) ma le regioni del Paese sono state al-l’avanguardia nel lancio di bond municipali già a partire dal201212. Se è vero che il finanziamento nel settore trasportirappresenta la categoria più ampia nel mercato europeo, laGermania fa registrare soprattutto collocamenti a sostegnodel settore delle energie rinnovabili (84% dei green bond pre-senti nel Paese)13. L’Europa occidentale copre da sola il 40%dei collocamenti di obbligazioni labelled nel mondo.

Nell’Europa dell’Est, infine, la Russia copre la quota mag-gioritaria del mercato grazie ai finanziamenti alle ferrovie.Poco da segnalare negli altri Paesi dove si registrano piccoleoperazioni nel settore energetico ad opera della società un-gherese Enefi, dell’estone Nelja Energia e della lettone Latve-nergo14.

LE POTENZIALITÀ DELL’EUROPADa tempo gli analisti sembrano porre molta attenzione alsegmento dei muni-bond del comparto verde, le obbliga-zioni green emesse dalle amministrazioni cittadine per fi-nanziare progetti e iniziative di contrasto al cambiamentoclimatico. Quello dei bond “cittadini” è per sua natura un set-tore caratterizzato da notevoli potenzialità. In un rapportopubblicato nel 2011, le Nazioni Unite hanno evidenziato ilpeso delle città nel fenomeno del riscaldamento globale evi-denziando come, pur occupando appena il 2% del territoriosul Pianeta, gli insediamenti urbani siano responsabili, nelpeggiore degli scenari, del 70% delle emissioni gassose regi-strate nel mondo15.

Anche alla luce di queste considerazioni non stupisce laportata delle cifre evidenziate dalla Commissione Europea16

che ha stimato in 177 miliardi di euro il valore degli investi-menti necessari per consentire al Continente di raggiungeregli obiettivi prefissati per la transizione energetica e il con-

Gli analisti guardano conmolta attenzioneai muni-bondemessi dalle cittàeuropee per finanziareprogetti e iniziativedi contrasto ai cambiamenticlimatici

12 Ibidem.13 Ibidem.14 Ibidem.15 UN-Habitat, “Cities and Climate Change: Global Report on HumanSettlements 2011”. 16 Commissione UE, “Clean Energy for All Europeans - unlocking Europe’sgrowth potential”, 30 novembre 2016.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 113

Il rapporto CBI 2017 non ha fornito un dato aggregato peril Continente. Le informazioni diffuse dalla relazione par-lano di 26 Paesi coinvolti, 18 dei quali caratterizzati anche daun mercato labelled. La Francia resta il principale emittentecon 92 miliardi di dollari di bond in circolazione, davanti alRegno Unito (60) e la Russia (24). Tra le aree di maggiore fi-nanziamento i trasporti a bassa emissione (coperti dal 59%dell’ammontare totale) e l’energia (21%).

Per trovare dati disaggregati occorre guardare alle infor-mazioni diffuse dalla precedente edizione del rapporto11. Larelazione 2016 stimava in quasi 211 miliardi di dollari il va-lore dei climate aligned bond presenti in Europa: 195 mi-liardi nei Paesi occidentali, 15,7 in quelli orientali. Nel ran-king per nazioni si evidenziava la leadership francesedavanti al Regno Unito, staccato di poche lunghezze. Con isuoi 14,3 miliardi di dollari OUSTANDING, la Germania rap-presentava il terzo mercato. L’Italia faceva registrare un am-montare complessivo di 5 miliardi che valevano alla Penisolal’ottavo posto in graduatoria. I risultati dell’indagine sonosintetizzati nella mappa seguente.

Il settoreeuropeo

coinvolge 26Paesi. La Francia

è il principaleemittente

(92 mld) seguitoda Regno Unito

(60) e Russia (24)

11 Climate Bonds Initiative, “Bonds and Climate Change: State of the Market2016”. Di qui in poi indicato come CBI, 2016.

112 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Il valore dei climatealigned bond

in Europa(rapporto 2016)

Fonte: Climate Bonds Initiative.

MAPPA 1

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el tuttora marginale ma promettente comparto del-l’Impact Investing26, desta interesse il mercato deisocial impact bond (SIB), noti anche con l’espres-

sione Pay for Success financing, un sistema di finanziamentopensato per coinvolgere pubblico e privato in alcune inizia-tive di welfare. Quello dei SIB è un mondo che coinvolge settoricome la sanità, la prevenzione del crimine e la riabilitazionedegli ex detenuti, l’istruzione e l’assistenza ai senza casa. Ilprimo SIB, ricorda il THINK TANK americano Third Way, è statolanciato nel Regno Unito nel 2010 ispirando iniziative analo-ghe negli Stati Uniti dove, a settembre dello scorso anno, si re-gistravano 9 diversi bond attivi e 50 in corso di progettazionecon un investimento totale da parte dei privati di 91,6 milionidi dollari27. Il meccanismo è sostanzialmente il seguente: gliinvestitori sottoscrivono l’obbligazione prestando così il de-naro a un fornitore di servizi sociali chiamato a raggiungerecerti obiettivi a una data prefissata. Se l’iniziativa va a buonfine il governo rimborsa con gli interessi gli investitori, in casocontrario non paga nulla. I SIB, nota Third Way, “possono faraumentare i finanziamenti per i programmi sociali rendendoquesti ultimi più efficaci e facendo risparmiare denaro ai go-verni. Ma questi bond presentano anche possibili svantaggi ead oggi sono necessari ulteriori studi per valutare esatta-mente dove e come possono essere più utili”28.

I social impactbond sono un sistema di finanziamentoutile a farcooperaresettore pubblicoe privato in iniziative di welfare

CAPITOLO 2

I SOCIAL IMPACT BOND

N

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 115

26 Vedi .27 Third Way, “Social Impact Bonds: A New Model for Investing in SocialServices”, 8 settembre 2016.28 Ibidem.

CAPITOLO 2

trasto al riscaldamento globale. Tra i segmenti che sem-brano necessitare di maggiore attenzione si segnala in par-ticolare quello dell’efficienza energetica degli edifici e deitrasporti che, soprattutto in Europa centrale e orientale, mo-strerebbero un gap significativo rispetto agli standard desi-derabili17.

Il mercato continentale mostra un particolare fermento.Al momento dell’ultima rilevazione, in Europa si registravala presenza di almeno 15 fondi obbligazionari verdi checomprendevano sia titoli labelled che unlabelled18. Lo svi-luppo del settore ha aperto quindi le porte anche al mercatodella CARTOLARIZZAZIONE. Nel giugno del 2016 l’olandeseObvion N.V, una società specializzata nel settore dei mutuiresidenziali19, ha lanciato la prima Residential Mortgage-Backed Security (RMBS) progettata secondo gli standard deiclimate bond. L’introduzione della RMBS green, nota CBI, “po-trebbe portare alla crescita del mercato della cartolarizza-zione verde in Europa”20. Da allora, la European Mortgage Fe-deration (EMF) e lo European Covered Bond Council (ECBC)hanno avviato un progetto noto come Energy Efficient Mor-tgages Initiative dedicato allo sviluppo di mutui per progettidi efficienza energetica nel comparto residenziale in lineacon gli standard in materia21.

Nel luglio 2017, la Climate Bonds Initiative e lo EuropeanCovered Bonds Council hanno unito le forze per fondare loEU Green Securities Committee con l’obiettivo di “promuo-vere lo sviluppo del mercato dei titoli verdi in Europa nei set-tori dei titoli covered, asset-backed e non garantiti”22.

114 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Nel panorama globale le città europee sonostate le prime ad emettere obbligazioni per finanziare progetti di matrice ambientale.Tra i casi più significativi emerge l’esperienzadell’amministrazione di Goteborg, Svezia, che nel 2013 ha collocato sul mercatoun’obbligazione da 500 milioni di corone (79 milioni di dollari) cui hanno fatto seguito altri 4 bond per un controvalore complessivo di oltre 5,5 miliardi di corone (800 milioni di dollari)23. I progetti finanziati coinvolgono i settori delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica, del trasporto

pubblico, della gestione dei rifiuti e delle risorse idriche e delle soluzioni abitativesostenibili.Significativo anche l’impegno di Amsterdam24,interessata dai collocamenti obbligazionaridelle banche municipali e delle agenzie di finanziamento olandesi. Tra queste la cosiddetta Water Bank, o NederlandseWaterschapsbank, un’agenzia che si occupa di finanziare progetti a livello municipale e che, nel settembre di quest’anno, è statapremiata per il suo impegno concreto nel settore del social housing25.

I GREEN BOND NELLE CITTÀ EUROPEE

17 CBI, 2017.18 Ibidem.19 Bloomberg, “Company Overview of Obvion N.V., Portfolio of DutchResidential Mortgages worth Euro340 million”, dati al 25 ottobre 2017.20 CBI, 2017.21 European Mortgage Federation,European Covered Bond Council,“EMF-ECBC Energy EfficientMortgages Action Plan”, settembre2016. Il piano è consultabileall’indirizzo https://hypo.org/app/uploads/sites/2/2017/01/2016-00073.pdf22 CBI, “New EU Green SecuritiesSteering Committee to PromoteClimate Finance Opportunities”, 4 luglio 2017.23 CBI, 2017.24 Ibidem.25 NWB Bank, “NWB Bank named‘Most Impressive Social Bond Issuer’by GlobalCapital”, 6 settembre 2017.Il comunicato stampa è disponibileall’indirizzo https://www.nwbbank.com/news/pressrelease-27072100

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interessate dal fenomeno come Africa e America Latina. Almomento i SIB in fase di sviluppo sono più di 70. Di questi23 si collocano in 14 nazioni europee35. Nell’elenco rientraanche il primo social impact bond italiano, destinato a fi-nanziare un progetto di reinserimento dei detenuti dellacasa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino36.

Come rilevava l’OCSE37 “Un numero crescente di SIB vienelanciato dalle amministrazioni comunali e dalle autorità lo-cali o regionali, ma finora la maggioranza delle obbligazioniè stata progettata ed emessa dai governi nazionali o statali”.

35 Ibidem.36 La Stampa, “Social Impact Bond: primo esperimento italiano perrivoluzionare il welfare”, 13 giugno 2017.37 OECD, “Social Impact Bonds: State of Play & Lessons Learnt”, 11 maggio2016.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 117

NUMERI E CONFRONTO CON IL RESTO DEL MONDOSecondo il database dell’organizzazione no profit britan-nica Social Finance i SIB attivi oggi nel mondo sarebbero 89con investimenti complessivi per 322 milioni di dollari a co-pertura di progetti che interessano complessivamente circa113.600 persone29. Le potenzialità del comparto non sonoancora chiare ma è lecito supporre che il settore possa esseretrainato dal possibile boom dell’impact investing nel suocomplesso. Nel settembre scorso, Third Way attribuiva a que-st’ultimo un valore di 60 miliardi di dollari30 evidenziandoperò l’esistenza di ipotesi particolarmente lusinghiere circa lesue potenzialità di crescita. In un articolo pubblicato a inizio2016 sulla Harvard Business Review, il socio della società di in-vestimento Bridges Ventures, Brian Trelstad, ha addirittura af-fermato che il controvalore del comparto potrebbe raggiun-gere i duemila miliardi di dollari nello spazio di un decenniopur sottolineando l’attuale mancanza di una definizione con-divisa del fenomeno31.

A maggio dello scorso anno, l’indagine dell’OCSE32 sui SIBevidenziava il forte peso del Regno Unito nel mercato sottoli-neando in particolare il ruolo dei fattori “politici” nell’espan-sione del settore. Secondo l’organizzazione “i SIB possono es-sere particolarmente attraenti per i governi interessati aottenere un risparmio nella spesa pubblica” e non stupisceche la loro popolarità risulti più elevata “in quei Paesi comeAustralia, Regno Unito e Stati Uniti in cui settori significatividel welfare sono già stati privatizzati”33.

I SIB sono attualmente presenti in 19 Paesi: Regno Unito,Stati Uniti e Olanda occupano il podio con 56 emissioni com-plessive34. 53 obbligazioni su 89 totali sono state emesse inEuropa. Il dominio del Regno Unito sul mercato è evidente.

L’espansione del comparto dovrebbe allargare in futuroi confini geografici del settore coinvolgendo diversi nuoviPaesi anche in quelle aree che ad oggi non sono ancora state

I SIB attualmenteattivi nel mondo

sono 89, pari a 322 milioni

di dollari di investimenti

a copertura di progetti

che interessanopiù di 113mila

persone

29 Social Finance UK Database (http://www.socialfinance.org.uk/database/),accesso al 21 ottobre 2017.30 Third Way, “Social Impact Bonds: A New Model for Investing in SocialServices”, 8 settembre 2016.31 Brian Trelstad, “Making Sense of the Many Kinds of Impact Investing,”Harvard Business Review, 28 gennaio 2016.32 OECD, “Social Impact Bonds: State of Play & Lessons Learnt”, 11 maggio2016.33 Ibidem.34 Social Finance UK Database (http://www.socialfinance.org.uk/database/),accesso al 21 ottobre 2017.

116 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

CANADA ğ 4 OLANDA ğ 7

BELGIO ğ 1

STATI UNITI ğ 16

REGNO UNITO ğ 33 GIAPPONE ğ 3

FRANCIA ğ 2

FINLANDIA ğ 2

COREA DEL SUD ğ 2

INDIA ğ 1

AUSTRALIA ğ 6

NUOVA ZELANDA ğ 1

PORTOGALLO ğ 4

ISRAELE ğ 2

SVEZIA ğ 1

GERMANIA ğ 1

SVIZZERA ğ 1AUSTRIA ğ 1

PERÙ ğ 1

La distribuzionemondialedei social impact bondFonte: Social Finance UK

MAPPA 2

SALUTE

WELFAREFAMILIARE

GIUSTIZIAE CRIMINALITÀ

EDUCAZIONEE FORMAZIONEPRIMARIA

AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ

SVILUPPOOCCUPAZIONALE

ADULTI DISABILI

EDILIZIA /FRAGILITÀABITATIVE

88

11

12 14

34

1

1I settori d’intervento dei SIB mondialiFonte: Social Finance UK Database(http://www.socialfinance.org.uk/database/), accesso al 14 novembre 2017.

GRAFICO 3

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43 Cabinet Office UK, “Prime Minister: social investment can be a great force for social change”, 6 giugno 2013. 44 Telegraph, “Cameron to push G8 on finance bonds for new ‘social investment’, 10 febbraio 2013.45 Third Way, “Social Impact Bonds: A New Model for Investing in Social Services”, 8 settembre 2016.46 Ibidem.47 Si veda http://www.impact-finance.com48 viaSarfatti25 quotidiano online, “Cosi’ Fabio Malanchini ha aiutato i minatori di Nazca”, 15 novembre 2016.49 Ibidem.50 Ibidem.

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 119

38 Social Finance, “World’s 1st SocialImpact Bond shown to cutreoffending and to make impactinvestors a return”, 27 luglio 2017. Il comunicato stampa è consultabileall’indirizzo http://www.socialfinance.org.uk/wp-content/uploads/2017/07/Final-press-release-PB-July-2017.pdf 39 Vita, “Il social Impact Bond diPeterborough? Ufficiale: ripagheràgli investitori”, 31 luglio 2017. 40 OECD, “Social Impact Bonds: State of Play & Lessons Learnt”, 11 maggio 2016.41 Ibidem.42 La Stampa, 13 giugno 2017.

118 LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA Primo rapporto

Il primo SIB britannico è stato lanciato nelsettembre 201038 con l’obiettivo di ridurre il tasso di recidiva tra i detenuti della prigione di Peterborough, nell’Inghilterra orientale.L’operazione, che ha raccolto capitalicomplessivi per 5 milioni di sterline, ha portatoall’istituzione di un ente ad hoc denominato OneService che per cinque anni ha fornitoassistenza ai detenuti – mille individui in totali,tutti condannati a pene detentive brevi –nell’attività di reinserimento39. In base all’accordoun calo dei casi di recidiva non inferiore a 7,5punti percentuali avrebbe determinato il saldodel bond con un interesse del 3% annuo che per i primi sottoscrittori avrebbe portato a interessi composti complessivi pari al 13,5% del capitale investito40.

Nel luglio 2017, One Service e l’organizzazionenon governativa Social Finance – uno degli enticoinvolti insieme a St Giles Trust, OrmistonFamilies, Sova, MIND, TTG Training, YMCA e la John Laing Training – ha reso noti i risultatidel progetto: tra i detenuti soggetti al programma il tasso di recidiva si è ridotto del 9%, un dato ancor migliore rispettoall’obiettivo fissato che ha fatto così scattare il rimborso con gli interessi per i 17 sottoscrittoridell’obbligazione.Il programma di Peterborough si affianca allealtre iniziative basate sull’emissione di SIB nel mercato britannico che hanno interessatodiverse categorie di problemi sociali come la disoccupazione giovanile, la sanità,l’emergenza abitativa e l’assistenza agli anziani41.

PETERBOROUGH, UNA STORIA DAL REGNO UNITO

Sostenere le attività di reinserimento dei detenuti della CasaCircondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino. È l’obiettivo del primoprogetto sociale finanziato con un’apposita emissione diobbligazioni in Italia. L’iniziativa, annunciata nel giugno del 2017, è promossa dalla Fondazione Sviluppo e Crescita CRT e da HumanFoundation con la cooperazione del Ministero della Giustizia. I lavori sono partiti con uno studio di fattibilità realizzato dallaHuman Foundation che mira ad analizzare “le buone pratichein materia di politiche di reinserimento dei detenuti” come ha spiegato, ripreso dal quotidiano La Stampa 42, il direttore dellaFondazione Federico Mento. La fase successiva prevede lamobilitazione degli investitori definendo l’accordo con la PubblicaAmministrazione. “A quel punto – spiega ancora il quotidiano –si tratterà di testare l’efficacia dell’esperimento. In pratica, se la persona detenuta, al termine del percorso di reinserimento, nontornerà in carcere, la Pubblica Amministrazione e la collettivitàbeneficeranno di un risparmio rispetto ai costi diretti (cioè lespese di mantenimento in prigione) e indiretti (abbassamento deltasso di criminalità), fino ad arrivare a un maggiore gettito fiscalenel caso che l’ex detenuto trovi un impiego stabile. Se i risultativerranno effettivamente raggiunti e verificati da un valutatoreindipendente, allora la PA ripagherà gli investitori privati che, di fatto, hanno anticipato il finanziamento per il progetto”.

A TORINO IL PRIMO SIB ITALIANO

Nel febbraio del 2013, l’allora primo ministrobritannico David Cameron espose pubblicamentedettagli e prospettive del programma di impactinvesting a livello nazionale. L’operazione miravaall’espansione del settore a livello internazionale.“Il potenziale degli investimenti sociali è davverogrande” dichiarò nell’occasione Cameron, “perquesto voglio renderlo un successo nel RegnoUnito per poi venderlo nel resto del mondo”43.L’annuncio enfatizzava il ruolo di Big SocietyCapital, l’istituzione finanziaria creata da Londracon il sostegno dei quattro maggiori istituti dicredito del Paese: Lloyds, Royal Bank of Scotland,HSBC e Barclays, che avevano messo adisposizione 50 milioni di sterline ciascuno44.L’entusiasmo espresso da Cameron non ha peròconvinto del tutto gli osservatori. I critici puntanoil dito su una fondamentale questione di principio:ha senso introdurre una logica di profitto insettori che di norma funzionano diversamente? È l’idea stessa della “privatizzazione del welfare”, inaltre parole, a suscitare una certa perplessità perragioni di natura assai più logica che ideologica.Nell’analisi del think tank americano Third Way45,in particolare, la valutazione dell’impatto delleoperazioni sembra rappresentare l’aspetto piùproblematico di questo genere di investimenti: aicosti di transazione (legati al coinvolgimento degliinvestitori e dei valutatori) si affiancano i rischirelativi alla precisione analitica, all’indipendenzadi giudizio e all’eccessiva attenzione per ilrisultato quantitativo piuttosto che per i suoiaspetti qualitativi. Non è un caso, rileva il thinktank, che nel mondo gli interventi sociali siano

finanziati dalla spesa pubblica piuttosto che daicapitali privati: in questo genere di operazioni,infatti, “il ritorno sugli investimenti non puòessere misurato (solo, ndr) in termini monetari”46.Nonostante tutto, però, l’impact investingconserva evidenti potenzialità, soprattutto perfinanziare singoli progetti secondo una strategiacomplementare ma non alternativa al sistema di welfare tradizionale. Tra gli esempi positivipossiamo citare le iniziative del fondo ImpactFinance, il veicolo finanziario creato da ImpactFinance Group, società specializzata negliinvestimenti in progetti ad alto impatto sociale eambientale47. Tra questi si segnala l’interventonella Sociedad de Trabajadores Mineros nellaregione di Nazca, in Perù. Scrive il quotidianodell’Università Bocconi: “Un gruppo di minatoricompra una concessione per l’estrazione dell’orocreando un’impresa che funziona come unacooperativa in un settore di sfruttamento dellavoro e nel disinteresse delle banche. ImpactFinance aiuta i minatori a strutturare l’impiantonecessario per processare il minerale grezzo edestrarre l’oro, un’operazione d’integrazione cheassicura all’impresa margini più ampi”48. SecondoFabio Malanchini, co-fondatore di Impact Finance, “Il teorema di fondo è che essere sostenibili dalpunto di vista sociale e ambientale spesso vuoldire essere sostenibili economicamente, per lomeno nel medio-lungo periodo. È una soluzionewin-win”49. Decisiva, in ogni caso, la valutazionedell’impatto e dei risultati raggiunti. Un tema,ammette Malanchini, che fa tuttora i conti con la mancanza di “una metrica condivisa”50.

L’IMPACT INVESTING TRA LUCI E OMBRE

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egli ultimi anni, il successo degli investimenti ESGha prodotto un’ulteriore conseguenza: l’ingressosempre più rilevante degli operatori finanziari tra-

dizionali nel mondo della finanza responsabile. Il tema è ov-viamente controverso e suggerisce una domanda alla quale èoggi davvero difficile offrire una risposta: è possibile per unabanca o una società di investimento caratterizzata da un mo-dello for profit in senso stretto offrire un contributo realeallo sviluppo della finanza etica? L’argomento, già affrontatoalmeno in parte in relazione al tema del greenwashing, è ov-viamente molto complesso. E i giudizi appaiono davveroassai opinabili. Fatta questa premessa è opportuno per il mo-mento concentrarsi sulla cronaca.

Tra il 2015 e il 2016, notava nel gennaio scorso l’Economist,alcuni operatori tradizionali si sono lanciati nel compartodell’impact investing. Tra questi il più grande asset managerdel mondo, Blackrock, che ha inaugurato una nuova divi-sione dedicata all’impact e il colosso Goldman Sachs che haacquisito un’azienda del settore: la Imprint Capital; all’elencosi aggiungono poi due società americane di PRIVATE EQUITY,Bain Capital e TPG, che hanno inaugurato fondi dedicati aquesto genere di investimenti51.

Proprio il coinvolgimento delle private equity sembradestare oggi un certo interesse. Per anni simbolo stesso diuna finanza aggressiva emersa con forza negli anni ’80 e tut-

I grandi operatoritradizionali si sono lanciatinell’impactinvesting. Nomicome Blackrocke GoldmanSachs: possonoquesti soggettifor profit aiutarelo sviluppo dellafinanza etica?

CAPITOLO 3

UN PRIVATE EQUITYETICO?

N

Primo rapporto LA FINANZA ETICA E SOSTENIBILE IN EUROPA 121

51 Economist, “Impact investing inches from niche to mainstream”, 5 gennaio 2017.

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tora sostanzialmente in auge, il settore guarderebbe oggicon interesse alle opportunità offerte dai progetti sociali. Ilfenomeno si è manifestato anche in Europa: nel giugno2012, la società londinese di private equity Bridges Ventures,attiva nel settore delle abitazioni eco-friendly, nella filan-tropia e nell’implementazione di progetti nelle aree urbanedisagiate, è stata premiata come Sustainable Investor Of TheYear dal Financial Times e dall’International Finance Corpo-ration52.

Tra gli operatori europei si segnalano oggi anche la tede-sca Ananda Ventures (Monaco di Baviera) e le svizzere VitalCapital (Zurigo) e Bamboo Capital Partners (Ginevra)53, 54.

Ananda Ventures opera investendo in compagnie carat-terizzate da un forte tasso di crescita attraverso due fondi dacirca 30 milioni di euro (Social Venture Funds I + II) misu-rando l’impatto sociale attraverso indicatori di performanceda lei stessa elaborati55.

Vital Capital è una società di private equity attiva soprat-tutto nell’Africa Subsahariana dove finanzia progetti nei set-tori dell’assistenza sanitaria, delle soluzioni abitative, dellerisorse idriche, dell’agricoltura e delle energie rinnovabili56. Il suo fondo di investimento, lanciato nel 2011, vale 350 mi-lioni di dollari.

Bamboo Capital Partners ha avviato le sue attività nel2007 ed ha oggi uffici in Lussemburgo, a Ginevra, Bogotà, Nai-robi e Singapore. Opera in 30 mercati emergenti con duefondi per un portafoglio complessivo di 46 investimenti e unvalore totale di 250 milioni di dollari57. La sua attività, af-ferma la compagnia, avrebbe interessato finora 16 milioni diclienti portando alla creazione di oltre 20mila posti di lavoro.

Dalla Citylondinese

alla Germania,passando

per la Svizzera,molti private

equity guardanoalle opportunità

offerte dai progetti

sociali

52 Guardian, “Private equity firms increasingly investing in social impact”, 8 gennaio 2013.53 Cause Artist, “24 Financial Ventures Changing the World Through SocialImpact Investing”, 25 luglio 2016.54 Bloomberg, “Company Overview of Bamboo Capital Partners”, accesso al 22 ottobre 2017.55 Ananda Social Venture Funds, http://www.socialventurefund.com/en/,accesso al 25 ottobre 2017.56 ImpactAssets 50, “An Annual Showcase of Impact Investment FundManagers”, http://www.impactassets.org/ia50_new/fund.php?id=a014400000jQo1CAAS, accesso al 25 ottobre 2017.57 Bamboo Capital Partners, http://www.bamboocp.com/about/, accesso al 25 ottobre 2017.

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