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CORO MAUROLICO-ARCHIMEDE- VERONA TRENTO PAG. 21 I “GIGANTI” DEL MAUROLICO PAG. 23 Anno XXVIII, Numero 4 L’Editoriale Dario Morgante 3ª D Eccoci arrivati, anche quest’anno, alla fine, aspettata (quasi) da tutti. C’è, infatti, chi ancora deve sostenere la “terribi- le” prova finale: l’ultima tappa di una lunga carrie- ra scolastica, la firma su anni e anni di interroga- zioni, compiti in classe e professori più o meno si- gnificativi; la maturità. Ma i maturandi che Maurolico lasceranno? Certamente quest’anno nell’animo e nel cuore dei mauroliciani si è diffusa la terribile con- sapevolezza che il, fino a qualche anno fa, tanto ambito Liceo Classico di Via Cavour abbia perso l’antico splendore, oltre un folto numero di iscritti. Un “Maurolico” meno nume- Periodico degli studenti del Liceo Classico “Maurolico” continua a pag. 3 Ucraina, LA MORTE DELLA DEMOCRAZIA PAG. 4 SALVADOR DALÌ, INCEPTION E L’ONIRONAUTICA PAG. 8 MALTA UN’ISOLA PIENA DI SORPRESE PAG. 17 MESSINA: UNA CITTA’ AL COLLASSO PAG. 6

Koine numero 4 2013 - 2014

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Page 1: Koine numero 4 2013 - 2014

CORO MAUROLICO-ARCHIMEDE-VERONA TRENTO

PAG. 21

I “GIGANTI” DEL MAUROLICO PAG. 23

Anno XXVIII, Numero 4

L’Editoriale Dario Morgante 3ª D

Eccoci arrivati, anche quest’anno, a l la fine, aspettata (quasi) da tutti. C’è, infatti, chi ancora deve sostenere la “terribi-le” prova finale: l’ultima tappa di una lunga carrie-ra scolastica, la firma su anni e anni di interroga-zioni, compiti in classe e professori più o meno si-gnificativi; la maturità. Ma i maturandi che Maurolico lasceranno? Certamente quest’anno nell’animo e nel cuore dei mauroliciani si è diffusa la terribile con-sapevolezza che il, fino a qualche anno fa, tanto ambito Liceo Classico di Via Cavour abbia perso l’antico splendore, oltre un folto numero di iscritti. Un “Maurolico” meno nume-

Periodico degli studenti del Liceo Classico “Maurolico”

continua a pag. 3

Ucraina,

LA MORTE DELLA DEMOCRAZIA PAG. 4

!

SALVADOR DALÌ, INCEPTION E L’ONIRONAUTICA

PAG. 8

MALTA UN’ISOLA PIENA DI SORPRESE PAG. 17

MESSINA: UNA CITTA’ AL COLLASSO PAG. 6

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!Sommario

Editoriale pag. 3!

Politically (s)correct La morte della democrazia pag. 4L’università italiana non funziona! pag. 5Messina: una città al collasso pag. 6

!Agricultura

Salvador Dalì, Inception, Insidious e pag. 8 l’onironauticaVine: quando la durata non conta pag. 11Viaggiare… europamente! pag. 12La ragazza dello zoo di Berlino pag. 14<<Cara scuola…>> pag. 16Malta, un’isola piena di sorprese pag. 17

Κοινή Il giornale libero e democratico degli studenti del Liceo Classico “F. Maurolico”, dal 1986

Angolo della Poesia Ambrosia pag. 19Oceano Notturno pag. 19!!

Voci di corridoio Il futuro pag. 20!Coro Maurolico-Archimede-Verona Tren-to:come prima, più di prima… pag. 21 !I “giganti” del Maurolico pag. 23“Le colline di Antonello” pag. 24Maurolico’s party pag. 25!

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roso, ma, senza dubbio, sempre in primo piano in ogni campo. Oltre la tanto già discussa occu-pazione e le manifestazioni svol-te, vorrei ricordare le numerosis-sime attività che quest’anno hanno riscosso premi e compli-menti in giro per lo stivale, coro e teatro su tutti. Le meravigliose qualità del nostro liceo sono sta-te ben messe in mostra anche giorno 29 Maggio sul palco del Palacultura, per il consueto ap-puntamento del Varietà del Mau-rolico. Tra una sfilata e l’altra i più brillanti talenti del regio liceo hanno messo in scena uno spet-tacolo vivace e genuino, fatto di musica, danza e tante risate. Un plauso per questo grande evento va sicuramente ai rappresentanti, ma anche al grande motore or-ganizzativo che da dietro le quin-te ha permesso l’attuazione di una serata piacevole, oltre che

benefica. L’intero incasso, infatti, è stato devoluto alla fondazione Nemo Sud e all’associazione Bucaneve. Ben riuscita anche la festa d’istituto, tenutasi in una lo-cation d’eccezione, “La Giara” (Taormina), giorno 8 Giu-gno: come sempre la festa “in esterna” non ha deluso le aspettative, donando ad alcuni l’ultima occasione di di-vertimento prima degli esami. Ultimo (per l’anno scola-stico 2013-2014) è anche questo numero di Koinè, che è stato scenario, come di consueto da ventott’anni a questa parte, di riflessioni, commenti e storie del popolo del “Maurolico”. Non numerosi gli articoli arrivatici, ma comunque di elevata qualità: si parte da impegnate ri-flessioni politico-sociali sulle elezioni europee, sulla si-tuazione universitaria italiana e sulla nostra città, sino ad arrivare alle “Voci di Corridoio” sul nostro teatro e coro, passando per temi di (agri)cultura come il mondo dei sogni, e i viaggi Interrail. Per concludere l’ultimo editoria-le dell’ultimo numero del Koinè 2013-2014 (che onore!) vorrei ringraziare e salutare i tre rappresentanti uscenti Emanuele Paleologo, Alessandro Denaro e Luigi Geno-vese, che, con non poche difficoltà, hanno portato sempre e comunque in alto il nome del nostro liceo, che, per quanto potrà toccare il fondo, avrà sempre e comunque qualcuno che lo difenderà.

I tre rappresentanti durante il Varietà del Maurolico

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La morte della democrazia Guida alle elezioni europee

Vincenzo Oliveri 4ª C

Il 25 maggio 2014 in Italia si sono svolte le Elezioni Euro-pee al fine di eleggere i 751 eurodeputati del Parlamento Europeo. Ma cosa rappre-sentano concretamente queste elezioni? A l m o m e n t o sono una perdi-ta di tempo, uno spreco immen-so di denaro e il modo per diver-si partiti italiani d i premiare i loro fedeli lu-strascarpe con una bella carica e tanti soldi in busta paga.Ma sono una perdi-ta di tempo so-prattutto per-ché, allo stato a t t u a l e d e l l e cose, il Parlamento Europeo è una barzelletta pirandellia-na: è l’unico parlamento al mondo in cui i parlamentari non possono fare leggi! E allora chi fa le leggi in Euro-pa? Le fa la Commissione Europea, un organo compo-sto da 28 Commissari che nessun cittadino elegge. In queste condizioni, se an-che i nostri rappresentanti eletti al Parlamento Europeo, inferociti per l’economicidio e la chemiotassazione che l’Eurozona sta infliggendo all’Italia, s’impuntassero per

contestare le leggi della Commissione, avrebbero una vita durissima; per CONTESTARE le leggi della Commissione (non può boc-ciarle), il Parlamento Europeo deve avere la maggioranza qualificata del Consiglio dei

Ministri Europeo o la mag-gioranza assoluta dei parla-mentari ma, se la Commis-sione rifiuta la contestazione del Parlamento, esso deve trovare l’unanimità del Con-siglio dei Ministri per avere un’ulteriore possibilità di con-testare una legge e, nono-stante ciò, se la Commissio-ne non è d’accordo, questa ha comunque l’ultima parola e può rigettare le contesta-zioni. Dunque il Parlamento Europeo costituisce un or-gano fondamentalmente im-potente che non ha la facoltà di modificare le 80.000 leggi

UE che vincolano e sovra-stano le costituzioni naziona-li, su cui il voto dell’elettore europeo non conta nulla e che anzi legittima un parla-mento, che è la quarta co-lonna del colpo di stato anti-democratico avvenuto in Eu-

ropa (le altre sono la Com-missione Europea, il Consi-glio dei Ministri Europeo e la BCE) tramite trattati sovra-nazionali che hanno tolto la sovranità monetaria, la so-vranità parlamentare e il pri-mato alla Costituzione italia-na, che non sono stati votati dal popolo e che hanno por-tato l’Italia dall’essere la quinta potenza mondiale a livello economico a essere inserita tra i PIIGS, i maiali d’Europa. !

Agri-cultura Κοινή

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L’università italiana non funziona Non critichiamo gli studenti che decidono di studiare all’estero: è una scelta

obbligata… Domenico Pino 5ª F

La scuola pubblica italiana è tra le migliori in Europa e nel mondo. I licei italiani offrono a noi studenti una formazio-ne che nemmeno le più elita-rie scuole private nel resto dell'Europa sono in grado di offrire. Il problema si incontra nel passaggio all'università. Perché in Italia l 'un ivers i tà è proprio concepi-ta male: il diritto di raggiungere i l ive l l i p iù a l t i d'istruzione, che d e v e e s s e r e concesso a tut-t i , è confuso con l'idea che tutt i debbano necessariamen-te raggiungere tali livelli. Se pa-ragoniamo, se-guendo l'ese-mpio del professor Gardini, docente di lettere ad Oxford, l'istruzione pubblica ad un palazzo in cui i piani più alti, e quindi più faticosi da rag-giungere, corrispondono ai livelli accademici più alti, ci accorgeremo che, mentre in Europa più si sale, più dimi-nuisce il numero di persone che riescono ad accedere ai piani successivi, in Italia il palazzo è a un piano soltan-to, per permettere a tutti di raggiungere il tetto. L'univer-sità in Italia, così, è diventata un'università di massa. Ogni corso è sovraffollato, le aule

sono piene di studenti più o meno meritevoli, e i profes-sori, di fronte a tale "diluvio democratico", sono costretti ad abbassare il livello delle loro lezioni per renderle più comprensibili a tutti. In un sistema così è difficile rag-giungere l'eccellenza. Se uno studente in gamba non vuole essere rallentato dagli altri,

se vuole seguire un corso universitario "sano", ha la possibilità di andare in Euro-pa. Tutti gli studenti europei pagano infatti le tasse uni-versitarie del Paese in cui hanno deciso di studiare, come se fossero nati in quel Paese, mentre gli studenti extraeuropei arrivano a pa-gare fino a dieci volte di più. Andare in Europa, poi, è un percorso obbligato per molti. Chi vuole restare in ambito accademico o semplicemen-te vuole avere esperienze accademiche gratificanti non ha altra scelta che quella di lasciare l'Italia. Certo nel no-

stro paese ci sono ottime università pubbl iche: la Scuola Normale di Pisa o i vari collegi di eccellenza, ma di fatto l'Italia non brilla a li-vello internazionale per poli di istruzione: sono molti di più gli studenti che lasciano il nostro paese per studiare che quelli che vi si trasferi-scono. E se vogliamo mette-

re il tutto su un piano economi-co, gli studenti che se ne vanno portano via mol-to denaro, così come molto de-naro portereb-bero gli studenti stranieri se ve-nissero a studia-re in Italia. Ma a quanto pare tut-to ciò non ap-pare così logico e lineare a tutti. L'università, poi,

è considerata l’unico ponte tra mondo scolastico e mondo del lavoro. Chi viene fuori da un istituto tecnico professionale non ha altra scelta che quella di seguire il più improbabile corso uni-versitario pur di avere un im-piego. Quindi non biasimia-mo coloro che decidono di andare a studiare all’estero, non additiamoli semplice-mente come dei deboli che non hanno la forza di restare e migliorare il sistema, ma rendiamoci conto che esi-stono realtà diverse dalla no-stra e, per certi versi, migliori.

Κοινή Politically (s)correct

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Messina: una città al collasso Uno sguardo alla situazione socio-economica della nostra città

Antonino Raffa 5ª E

Sarebbe ingiusto non dire che, ad ormai quasi un anno dall'insediamento del nuovo sindaco, la situazio-ne di indigenza e degrado economico, culturale e so-ciale in cui versa la nostra città sia ulteriormente peg-giorata. Osservate e girate le vie del centro e i villaggi periferici, si capisce che il sindaco ha disatteso   le aspettative dei cittadini. È infatti visibile a tutti l'ineffici-enza dei servizi nella man-cata cura delle aiuole rea-lizzate  per abbellire le cor-sie dei tram che, in man-canza di giardinieri pronti ad eseguire il consueto servizio di potatura, si stanno lenta-mente riempendo di spazza-tura; nella mancata   pulizia delle strade e dei cassonetti dell'immondizia; nei com-portamenti discutibili del sindaco Accorinti giorno 4 novembre 2013, che forse non ricorda che le Forze Armate fanno missioni di pace e non di guerra e che non conosce nemmeno gli a r t i c o l i d e l l a Costituzione ,visto che li cita solo in parte per sostenere le sue idee politiche anarchi-che e antimilitariste travisan-do i discorsi dell'ex Presi-dente del la Repubbl ica Sandro Pertini,  non capen-do l'attività svolta giornal-mente dall'Arma dei Carabi-nieri, dalle Forze Armate per la salvaguardia dell'integrità di ogni cittadino, e non comprendendo l'importanza che ha nella nostra società il ricordo dei caduti morti nella prima guerra mondiale. Tra i

fallimenti   non si può non citare l'istituzione dell'isola pedonale, perfettamente inutile. Quest'ultima non tie-ne conto delle esigenze dei commercianti, degli abitanti del centro e di tutti i cittadini che si devono recare a lavo-ro ogni mattina. Il sindaco Accorinti, siccome è in idea-lista e un ambientalista, se ne infischia dei problemi economici dei commercianti e dei lavoratori, tanto alla fine i soldi per pagare i forni-tori e i dipendenti dei negozi li manderà Buddha con un pacco espresso dall'aldilà. Alcuni cittadini, dopo aver creduto nell'utopia di una Messina stile Tibet, si sono resi conto del fatto che ci sia bisogno del fucile, del mo-schetto e della legge marzia-le per riportare un po' di ci-viltà nella nostra bella città. Purtroppo il sindaco Acco-rinti non sa che l'inciviltà non si corregge con le disquisi-zioni filosofiche. Poi c'è an-che da chiedersi   come un sindaco, che si dichiara

buddhista e che nel suo uffi-cio di palazzo Zanca abbia la foto del Dalai Lama, pos-sa portare la croce nelle processioni per i riti della Santa Pasqua. Lascio a voi la risposta. C'è anche da aggiungere i l fatto che l'amministrazione comunale non ha fatto un segno di di-sapprovazione nei confronti degli attivisti del"Pinelli", i quali girano la città occu-pando a proprio piacimento edifici pubblici e privati  incu-ranti del rispetto delle regole e del diritto di proprietà pri-vata. Solo per l'occupazione della casa dello studente il comune dovrà sborsare quarantamila euro per rimet-tere in sesto i locali devastati dai "pinellini". E tutto ciò ac-cade senza che ci sia un segno   di disapprovazione da parte dei cittadini, che in alcuni casi approvano ed incoraggiano tali azioni. Per non parlare del continuo sversamento dei rifiuti fuori dei cassonetti  e sulle stra-de,  che, in assenza di auto-

Politically (s)correct Κοινή

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compattatori pronti a rimuo-verli, sta diventando una consuetudine ormai consoli-data. Ciò è grave per un'amministrazione che si era sempre proclamata sen-sibile alle tematiche ambien-tali. Inoltre, la nuova giunta, appena insediatasi a palazzo Zanca, ha subito decretato la nascita di una nuova tas-sa: la Tares. Per chi non lo sapesse la Tares è la tassa comunale sui rifiuti nata dal-l'abolizione della vecchia Imu. Coloro i quali dovranno pagarla o l'hanno pagata hanno subito un salasso che non si era mai visto. Si cal-cola che in media ogni commerciante abbia sborsa-to quattro o cinquemila euro. Gli anziani, conside-rando anche quelli che vivo-no da soli, hanno pagato in

media trecento o quattro-cento euro. Le famiglie han-no pagato mediamente sei-cento o settecento euro in media. Questo è inconcepi-bile in una città dove vi è un altissimo tasso di disoccu-pazione   e dove più della metà delle famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese. Coloro i quali non hanno pagato sono stati sempre i soliti e cioè coloro i quali non hanno la casa ac-catastata. Un altro fattore, che penalizza fortemente gli abitanti della nostra città sia che si parli di giovani o di anziani, è la cronica assenza di autobus nelle strade della città. Questo disservizio causa molti problemi non solo ai giovani   che dai vil-laggi devono raggiungere le zone del centro per andare

a scuola, ma anche agli an-ziani che, non potendo deambulare regolarmente vista l'età, sono costretti ad aspettare ore ed ore per po-ter andare a fare la spesa oppure per poter rincasare dopo aver fatto degli acqui-sti. È opportuno anche se-gnalare la presenza di deci-ne di immigrati, che, non avendo assistenza,  chiedo-no l'elemosina ai semafori. I messinesi, purtroppo, non hanno capito che, al fine di avere una città pulita, ordi-nata, e soprattutto civile, bisogna dare la propria fidu-cia a politici ed amministra-tori competenti e non a co-loro i quali urlano slogan, non sapendo poi cosa sia necessario fare per risolvere i problemi di tutti i giorni. 

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Salvador Dalì, Inception, Insidious e l’onironautica Dalle immagini ipnagogiche ai sogni lucidi: mondo poco conosciuto

Gregorio Scrima 2ª C

“Nel sogno sei autore e non sai come finirà.”- disse Ce-sare Pavese. In effetti, se-condo gli studi scientifici effettuati sino ad ora, una delle poche informazioni certe sull’argomento è che i sogni sono influenzati dal subconscio, e cioè da qual-siasi attività della mente in-dipendente dalla coscienza. È forse proprio per questo che tutto ciò che riguarda la realtà onirica ha da sempre affascinato e interessato uomini di ogni tempo. Il fat-to che non si riesca a ricon-durre nulla di palese nella vita reale a molte delle im-magini dei sogni ha indotto l’uomo sin dai secoli più an-tichi a collegarli a messaggi divini, segnali misteriosi, for-ze superiori in grado di mo-strare eventi futuri o di tra-smettere rivelazioni. Solo giunti all’età contemporanea e, in particolare, al 1900, si sono delineati studi scientifi-ci seri sulla natura fisica e psichica del fenomeno. Esempio lampante è quello di Sigmund Freud, che, con la sua “Interpretazione dei sogni”, pose le basi della psicoanalisi affermando che "il sogno è la via maestra per esplorare l'inconscio". Dal punto di vista stretta-mente anatomico, la mec-canica del sogno e lo studio della fase REM (acronimo che sta per “Rapid Eye Mo-vement”-Rapido movimento dell’occhio) cominciarono in modo spedito e approfondi-to dagli anni ’50 in poi. Si potrebbe così dire che oggi si conoscano la mag-

gior parte degli aspetti dei sogni, ed effettivamente ci sono molti dati reali e verifi-cati consultabili. Tuttavia, molte informazioni sono poco conosciute ed esisto-no diversi luoghi comuni. Ad esempio, si è normalmente propensi a pensare che si sogni solamente durante la fase REM; al contrario, si stima che si producano so-gni anche nelle altre quattro fasi di sonno finora indivi-duate, in particolare tra la fase di veglia e il primo sta-dio. Lo sapeva bene il pitto-re spagnolo Salvador Dalì, il quale sfruttava la particolare nitidezza di queste espe-rienze oniriche, conosciute come allucinazioni ipnagogi-che, per il suo lavoro. Egli si sedeva su una sedia o su una poltrona in posizione comoda, appoggiando il braccio sul bracciolo; a ter-ra, sotto la propria mano, poneva un oggetto cavo in metallo, e nel contempo

stringeva in mano un cuc-chiaio; successivamente, attendeva l’arrivo del sonno e, con questo, delle alluci-nazioni e della rispettiva pa-ralisi ipnagogica, una condi-zione di totale rilassamento muscolare che impedisce i movimenti generati dalla reazione al sogno. In seguito a questa situazione di rilas-samento, il cucchiaio cade-va sull’oggetto metallico fa-cendo svegliare Dalì, che fissava le poche immagini impresse nella sua mente. Un’altra celebre rappresen-tazione di un’allucinazione ipnagogica è il quadro “L’in-cubo” di Füssli. Non sono questi gli unici casi di situa-zioni oniriche riprese in ope-re d’arte. Anche nella lette-ratura, infatti, si può fare rife-rimento al sogno presente nell’”Epopea di Gilgamesh” e in generale alla mitologia greca e orientale dei primi secoli delle varie civiltà; sen-za contare i diversi passi

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omerici, uno dei quali ripreso successivamente da Virgilio nell’”Eneide”: “Sono due le porte del Sonno, delle quali l'una si dice di corno, di dove le vere ombre possono uscire agevolmen-te; splendente l'altra e di candido avorio, ma i Mani ne espri-mono al cielo ingannevoli sogni.” Andando più avanti nel tem-po, è impossibile non ricor-dare uno dei sogni più fa-mosi della letteratura e, suc-cessivamente, anche del cinema d’animazione, quello di “Alice nel paese delle me-raviglie”. Altro luogo comune è che i sogni abbiano una natura puramente visiva o, al mas-simo, uditiva. In realtà, all’in-terno di essi possono essere coinvolti tutti e cinque i sen-si. Quando, in un sogno, si ha coscienza e consapevo-lezza di tutti i sensi e ci si rende conto di stare so-gnando, allora si parla di so-gno lucido. In un sogno lu-cido, sostanzialmente, il so-gnatore può decidere auto-nomamente la trama e le ambientazioni del proprio sogno. Quando si ha con-sapevolezza, ma non si rie-

sce a fare ciò, si tratta inve-ce di sogno consapevole o cosciente. Gli appassionati di film ricor-deranno una famosa pellico-la del 2010, “Inception”, nel-la quale si parlava proprio di sogni lucidi e, in particolare, di sogni condivisi grazie ai quali si poteva accedere al subconscio del sognatore. Gli amanti dell’horror, invece, magari conosceranno e ri-corderanno meglio “Insi-dious”, nel quale il protago-nista era in grado di vivere delle esperienze al di fuori dal proprio corpo durante il sonno, i cosiddetti viaggi astrali. Entrambi i film mo-strano situazioni fantasiose e surreali basate sul principio e sulla meccanica dei sogni lucidi. Il termine “onironautica”, re-lativo all’esplorazione del sogno lucido, è stato conia-to dal tedesco Frederik Von Eaden, ma in realtà il feno-meno è stato accuratamen-te studiato e approfondito dallo scienziato Stephen LaBerge, che è stato il pri-mo a fornirne una dimostra-zione scientifica, fondando un istituto chiamato “Lucidi-ty Institute”, e a definirlo come "il sognare sapendo di stare sognando".

Ovviamente, al contrario di quanto si possa notare nei film, non esistono sogni condivisi o più livelli di so-gno, né il tempo onirico ha differente durata rispetto a quello reale, né durante i sogni lucidi si hanno espe-rienze extracorporee; sem-plicemente, è un modo di vivere appieno la propria esperienza onirica e di spe-rimentare le stranezze create dal proprio subconscio. Ad esempio, nei sogni è pres-soché inesistente qualsiasi legge fisica o, per meglio dire, semplicemente grazie alla propria immaginazione si possono superare barriere invalicabili nella realtà: si può volare, far nascere oggetti dal nulla o attraversare solidi senza alcun problema; que-sto perché a costruire il mondo onirico sono imma-gini, e, se il soggetto imma-gina di volare nel sogno, l’azione sarà compiuta sen-za alcun problema.Dopo la scoperta che alcune perso-ne sono in grado di vivere questo tipo di sogni natu-ralmente (e tale capacità è spessissimo presente tra i bambini sotto i dieci anni), LaBerge tentò di sperimen-tare dei metodi per riuscire a capire di essere in un sogno

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e restare coscienti anche nel caso in cui non si possegga la capacità naturale di avere sogni lucidi. In seguito a queste ricerche, egli mise a punto una tecni-ca che si basava sulla presa di coscienza della realtà: in poche parole, bisognava riuscire a riconoscere le stranezze del sogno e in corrispondenza di queste fare dei test di realtà (come provare a leggere l’orario di un orologio, spesso del tutto insensato, o a contare le dita delle mani, solitamente in numero maggiore di cin-q u e ) , c h e , r i s u l t a n d o positivi ,avrebbero dato la conferma di trovarsi in un sogno. Per effettuarli auto-maticamente all’interno del mondo onirico, LaBerge compiva questi gesti molto frequentemente e non mec-canicamente anche durante il giorno. Nel frattempo, te-

neva un diario dei sogni, che gli permetteva di ricordare un gran numero di immagini ogni notte, individuare gli elementi più ricorrenti e fare test di realtà ogni qual volta li incontrasse. Automatica-mente, visualizzandoli in so-gno, si accorgeva di stare dormendo e cominciava a sognare lucido. Qualcuno sostiene addirittu-ra che alcuni personaggi storici importanti come Al-bert Einstein sfruttassero la situazione di totale lucidità di questi sogni per effettuare studi e ricerche o cercare l’ispirazione durante il son-no. Al contrario di ciò che alcuni pensano, l’onironauti-ca non è causata da pro-blemi psichici né dall’influen-za di sostanze stupefacenti, ma è semplicemente un fe-nomeno naturale che può essere facilitato da tecniche come quelle studiate al Lu-

cidity Institute. Secondo la sezione Wikipedia dedicata all’argomento, in un sogno lucido totalmente controllato “Il sognatore è pienamente consapevole di trovarsi in un sogno e di essere totalmen-te responsabile delle situa-zioni consce. La memoria del mondo da svegli (il mon-do reale) gli permette di vive-re coscientemente il sogno, nel pieno controllo delle azioni. Può modificare a proprio piacimento l’ambi-ente onirico ed agire senza limiti, aggirando le leggi della fisica e osando quello che non si è mai visto nel mondo reale. La nitidezza è altissi-ma e le sensazioni ed emo-zioni percepite diventano parametro per la realtà del mondo onirico. L'inconscio in questo caso non è più un limite per il sogno, difatti non è più legato alle perce-zioni della realtà.”

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Andrea Gugliandolo 4ª C Giulio Siracusano 4ª C

Chi di noi, nelle sue lunghe sessioni di nullafacenza po-meridiana, non si è mai im-battuto in quei simpatici vi-deo di 6 secondi, che, da più o meno un anno, riesco-no a strappare un sorriso in così poco tem-po, e magari a r a l l eg ra re l a giornata? Que-sti video pren-dono il nome di ‘vines’, termine p r o v e n i e n t e dall’applicazio-ne da cui trag-gono origine, ‘Vine’. Questo fenomeno nac-que nel genna-i o 2 0 1 3 i n America, quando Twitter de-cise di rilasciare l’app in ver-sione gratuita per gli utenti iPhone, diventando giorno dopo giorno sempre più vi-rale. La difficoltà del ‘viner’ sta nell’intrattenere i propri followers con sketch, esibi-zioni canore e non solo della durata massima di 6 secon-di, cercando di convincere l’utente a condividere il pro-prio video (‘revinare’) e pro-vando soddisfazione nel ve-der approvata la propria ori-ginalità.

Diventare ‘viner’ è molto semplice: basta scaricare l’applicazione, ad oggi di-sponibile anche per Android e Windows Phone, e avere quel tanto di fantasia per cercare di diventare famosi

sul web. Sì, perché Vine è anche questo! Infatti questi brevi video sono capaci di renderne celebre l’ideatore.

Accade spesso che gli uten-ti col maggior numero di se-guaci vengano scelti da brands rinomati o nascenti per promuovere i propri prodotti, sfruttando il fattore

‘fama sul web’, per aumen-tare così le proprie fonti di guadagno. Non meno rari sono i casi in cui emittenti televisive chiamino i cosid-detti ‘top viner’ per inserirli nel mondo dello spettacolo. Questo è il caso di Jerome Jarre, studente francese re-sidente a New York, il quale, con la sua travolgente sim-patia e la straordinaria spon-taneità, è riuscito a fare car-riera nello Star System gra-zie anche alla presentatrice americana Ellen DeGeneres, la quale lo ha portato con sé alla cerimonia degli Oscar. Particolare è il caso di An-drew Bachelor, in arte King-Bach, che ha sia inaugurato una sua tourneè in giro per gli States, riscontrando un discreto successo di critica

e pubblico, sia preso parte al telefilm “House of Lies”.

In Italia questo fenomeno, anche se in continua cresci-ta, non riesce a spiccare il volo: il pubblico, purtroppo, si limita alla visione e non alla produzione di video, e quei pochi esempi di vines made in Italy sono copie

spudo ra te o p r e n d o n o spunto da l le mode e dallo stile americano. A due assidui f requenta tor i dell’app come noi, piacerebbe che lo stile e la comicità italia-na non venga-no solo diffusi in tv e al cine-

ma, ma che siano riportati anche su mezzi di intratte-nimento in continua ascesa, di cui Vine rappresenta uno dei maggiori esponenti.

“Chi di noi, nelle sue lunghe sessioni di nullafacenza pome-ridiana, non si è mai imbattuto in quei simpatici video di 6 secondi, che, da più o meno un anno, rie-scono a strappare un sorriso in così poco tempo, e magari a rallegrare la giorna-ta?”

Vine: quando la durata non contaAgri-cultura

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Erika La Fauci 5ª G

Viaggiare è senza dubbio un’esperienza unica, che in un modo o nell’altro, nel bene o nel male, cambia la vita di ognuno. Chi ha l’opportunità di vedere nuo-ve città, culture e abitudini non può rimanere indifferen-te una volta tornato nella vita di tutti i giorni, che spesso ruota attorno a valori ben diversi. Ad ogni modo, le proposte e le convenzioni p e r p o t e r f a r e u n viaggio sono varie e di-verse. Spe-cie per i gio-vani, spesso si preferisce la soluzione p r o p o s t a dalle agen-zie, che pre-vede la si-stemazione in un college c o n c o r s i a n n e s s i e visite guida-te nei giorni di permanenza. Questa la forma più “tradizionale” e d’indubbio arricchimento. Altre iniziative, che si muo-vono su dinamiche decisa-mente diverse, sono ad esempio quelle dei cosid-detti “Inter Rail” che per i ragazzi minori di 25 anni fanno delle proposte molto interessanti e non troppo dispendiose dal punto di v i s t a e c o n o m i c o . Certo,sono viaggi di per sé abbastanza “movimentati” perché prevedono un ri-cambio piuttosto frequente di città nell’arco di pochi

giorni, ma sicuramente è anche questa un’ esperien-za interessante. Ciò su cui invece vorrei soffermarmi di più sono gli scambi giovanili in Europa. Rispetto a questi, pochi sanno effettivamente cosa siano e in cosa consi-stano, perché non sempre vengono pubblicizzati come dovrebbero. Ad ogni modo, sono delle iniziative promos-se dall’ informa giovani di ogni città che prende accor-di con altri uffici della stessa

tipologia presenti in altre cit-tà europee e propone un progetto che, se approvato, riceve dei fondi per la sua realizzazione. Di norma, ci sono più paesi partecipanti (circa quattro o cinque), e per ognuno di questi viene selezionato un gruppo di ragazzi che ha presentato la domanda per poter parteci-pare allo scambio, e si ven-gono a formare più gruppi di circa 10-12 persone con a capo due leader, che devo-no obbligatoriamente essere maggiorenni e che si assu-mono la responsabilità del gruppo che accompagnano.

Una volta che ognuno di questi si è creato all’interno di ogni nazione partecipan-te, tutti si riuniscono nella città ospitante. Una caratte-ristica di questi scambi non è di certo alloggiare in una grande metropoli, ma soli-tamente sono scelte città medie o medio-piccole, di-pende dai casi. Gli scambi europei, in realtà, non sono a sfondo tradizionalmente didattico ma sono organiz-zati alla luce di un tema, sul

quale verte-ranno le varie att iv i tà du-rante il sog-g iorno. Ad esempio, ad Oldenburg( in German ia ) , q u a l c h e anno fa ne è stato orga-nizzato uno riguardante il cambiamen-to da parte dei cittadini all’interno di una nazione. D u r a n t e i l

soggiorno, dunque, tutti i gruppi partecipanti (Italia, Spagna, Germania e Slove-nia) hanno preso parte a delle attività ricreative (musi-ca, teatro etc) intervallate ad altre invece più mirate all’ar-gomento dello scambio. Alla fine di questo si è pensato di realizzare un flash mob con varie scene che rappresen-tassero il lavoro svolto du-rante il soggiorno e che fos-sero sempre inerenti al tema della rivoluzione e del cam-biamento. A parole, certo, non si può esprimere a pie-no cosa significhi provare

Viaggiare… europamente!

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“Viaggiare è senza dubbio un’esperien-za unica, che in un modo o nell’altro, nel bene o nel male, cambia la vita di ognuno.” un’ esperienza del genere ma è senza dubbio qualco-sa di unico. Passare del tempo in questi contesti dà la possibilità davvero di raf-frontarsi con le abitudini di altri ragazzi, migliorare la propria conoscenza dell’in-glese e imparare anche qualche altra lingua (certo magari dello sloveno, per problemi pratici, l’apprendi-mento non è proprio imme-diato, ma anche conoscere qualche vocabolo può esse-re significativo). Uno scam-bio europeo, quindi, non è altro che un “crogiolo” di

cultura da cui si torna sem-pre cambiati. Questo anche perché, oltre i leader dei sin-goli gruppi, ci sono persone più adulte, spesso del po-sto, che coordinano tutto e che danno anche la possibi-lità di calarsi totalmente nel-l’atmosfera della nazione in cui si è ospitati. Ad esempio, un'altra attività tipica di que-sti scambi, è la serata dedi-cata ad ogni paese, in cui ogni gruppo organizza qual-cosa che nella propria na-zione è caratteristico: si fan-no assaggiare i propri piatti tipici, ascoltare le canzoni più famose e tanto altro. Tutto questo con la sorpresa di chi non è assolutamente abituato a tutto questo e a volte rimane un po’ “scon-volto” da certe abitudini ita-liane. È chiaro però che, proprio perché tante cose, rimanendo nella propria “sfera”, si danno per sconta-te, se non si ha un vero raf-

fronto con gli altri, è difficile cogliere quanto l’Italia, ad esempio, abbia in comune con la Spagna se non si ha la possibilità di parlare diret-tamente con spagnoli, che comunque, aderendo ad un’iniziativa del genere, sono ben diposti a condividere il proprio bagaglio culturale. Questo e tanto altro riserva-no gli scambi giovanili euro-pei, che, di certo, sono delle iniziative apparentemente fuori dagli standard, ma che in realtà danno tanto, specie a chi ha voglia di mettersi in gioco. Che siano questi o altri viaggi a regalare ricordi unici ed esperienze memo-rabili non sta a me dirlo; di certo, se si parte con lo spi-rito giusto, il luogo e la mo-dalità non contano tanto quanto essere partecipi di una vita che si scopre esse-re sempre più condivisa e speciale, se vista e vissuta con occhi diversi.

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Giulia Furnari 4ª C “Io, Christiane F.” è il titolo che ha voluto dare alla sua nuova autobiografia (uscita in I ta l ia i l 26 febbraio scorso), con il cognome puntato proprio come allora, quando a soli quindici anni pubblicò Wir Kinder vom Bahnhof Zoo (tradotto in ita-liano con il titolo Noi, i ragaz-zi dello zoo di Berlino), un cult nell’Europa degli anni

80, del muro e delle due Germanie, un successo da 4 milioni di copie vendute che le frutta ancora oggi, a tren-tasei anni dalla pubblicazio-ne, circa 20mila euro l’anno. Il romanzo, frutto di una se-rie di interviste ad opera di giornalisti che la incontraro-no durante il processo che la vedeva imputata per de-tenzione di droga e ricetta-zione, racconta la sua “di-scesa all’inferno”, dall’infan-zia all’isolamento coatto da parte della madre. Infanzia

che la vide traslocare dalla campagna di Amburgo alla città di Berlino, costellata di abusi da parte del padre al-colista, carica di dolore per la separazione dei genitori e l’allontanamento della sorel-la. Christiane racconta di come iniziò a consumare hashish e droghe sintetiche all’età di dodici anni (non a caso il titolo in lingua origina-le fa riferimento ai bambini

piuttosto che ai ragazzi), a inalare eroina a tredici fino alla prima “pera” (iniezione in vena, NdR), a quattordici. Con crudo realismo descrive il problema della droga tra i giovani degli anni ’70 e come la società influisse sul-le loro scelte, la conseguen-te prostituzione - pratica uti-lizzata anche dal fidanzato - per procurarsi una dose, l’uso di sostanze stupefa-centi per crearsi un mondo parallelo alla routine, la mor-te dell’ex ragazzo e dell’ami-

ca quattordicenne Babsi, ad oggi la più giovane vittima dell’eroina, la “rota” (crisi d’astinenza, NdR), la schia-vitù fisica e mentale della dipendenza, gli innumerevoli tentativi di disintossicazione, il disagio sociale di una ra-gazza la cui visione del mondo non poteva coinci-dere con quella di chi le sta-va intorno, il tutto con le canzoni di David Bowie per colonna sonora. Ma chi è, oggi, la ragazza dello zoo di Berlino? Christiane ha 51 anni, le tragiche conseguen-ze di una vita di dipendenza sulla salute e un figlio del quale le è stata sottratta la custodia. La domanda che sorge spontanea è: si fa an-cora? La risposta è tuttavia piuttosto controversa: di-chiara ai media di stare se-guendo un ciclo di metado-ne per “ripulirsi”, di fumare ancora hashish e di bere molto, ma sporadicamente appare sui rotocalchi, i quali tragicamente raccontano una sua ennesima ricaduta nel mondo dell’eroina. Alla domanda “perché non hai mai smesso di drogarti?” risponde: “Non ho mai volu-to smettere, non conoscevo altro nella vita. Ho deciso di vivere una vita diversa dagli

Io, ragazza dello zoo di Berlino Christiane F. quarant’anni dopo

“Ma chi è, oggi, la ragazza dello zoo di Berlino?”

Natja Brunckhorst interpreta il ruolo di Christiane nel film.

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altri. Non ho bisogno di un pretesto per smettere.” Ma allora, cosa ha tratto dalla sua esperienza? Se il primo passo per risolvere un pro-blema è ammettere di aver-lo, si presuppone che, dopo aver scritto un libro, la disin-tossicazione sia un passag-gio logico. Ma cosa la trat-tiene dal fare una scelta che, per quanto difficile e doloro-sa, le cambierebbe la vita? Se l’eroina è tutto ciò che la separa dal figlio - e sostiene che fare la madre sia l'unica cosa che le sia venuta dal cuore oltre la dipendenza - perché non rinunciarvi? Per-ché continuare a distruggere un corpo stremato? È evi-dente che l’oppiaceo crea una dipendenza troppo for-

te. Inoltre, Christiane afferma di essersi pentita del libro e del film, perché, senza la fama e il danaro, avrebbe dovuto smettere per man-canza di disponibilità eco-nomica e adesso le sue condizioni di salute non la renderebbero vicina alla morte per cirrosi epatica. Nonostante la sofferenza che si evince dal libro, la storia di una giovane anti-conformista eroinomane ha sempre affascinato i giovani e, dal momento che è una lettura obbligata in molte scuole tedesche, ha contri-buito a creare un alone di fascino attorno all’uso delle droghe. Ed è per questo che, rispetto alla nuova au-tobiografia, ella afferma:

“Spero che questo mio nuo-vo libro spaventi e allontani le persone dalle droghe più del primo. Sono abbastanza sicura che sarà d'effetto. Nel libro descrivo tutto il dolore che ho provato in vita mia, e spiego come morirò di una morte prematura e molto dolorosa.”

“Nonostante la sofferenza che si evince dal libro, la storia di una gio-vane anticonfor-mista eroinomane ha sempre affa-scinato i giovani”

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<<Cara scuola…>> Marco Riccardo 4ª F

Cara Scuola,

anche quest’anno è volato via. Sembra ieri che arriva-vamo pronti per iniziare e tutto è finito già: il tempo passa troppo in fretta, anche nelle cose che crediamo no-iose e stancanti. Forse, Scuola, alla fine tutti ti rinne-gano, dicono che sei “una società che uccide ogni libe-ro alunno” , ma non è così: senza di te non saremmo come siamo. E probabilmen-te saremmo peggiori: noi, sulle nostre sedie, voi prof, dietro le vostre cattedre. Se-neca diceva che gli uomini imparano sempre mentre insegnano e aveva proprio ragione: ho visto maturare, in questo tempo, quegli stessi adulti con cui sto crescendo io, adesso. Sai, Scuola, i tuoi banchi colorati dalle nostre

matite non sono così male, neanche le tue aule strette e rumorose, calde d’estate e fredde d’inverno: ci lamen-tiamo sempre -“non si può andare avanti in questo modo, non ce la faccio più, me ne scappo”- ma poi ca-piamo che tutte le sofferenze patite un giorno ci serviran-no. In futuro potremo dire che, grazie alle nostre forze, siamo andati avanti e ce l’abbiamo fatta: peggio per chi preferisce la strada breve adesso e lottare troppo, poi. Io per primo sono afflitto da questi voti, che sembrano gli unici a rappresentarti, ma nel mio cuore so che un nove o un otto non cambieranno il Marco che sarò. Spesso mi chiedo perché tutti ti vedano così: madre ingiusta di valu-tazioni sbagliate. Forse non vedono che c’è dell’altro: uno spirito di comunità, di

stare insieme che non ab-bandoneremo mai. Io mi rin-cuoro così, consapevole che trascorrere del tempo con altri, grandi o piccoli che sia-no, sarà sempre il miglior modo per crescere: costa fatica, è vero, come tutte le cose importanti, ma alla fine si scopre che ne è valsa la pena. Quest’anno ho impa-rato molte cose. Pensavo che si imparasse solo sui libri, che era lì che dovevo trovare le mie risposte: ma adesso so che non basta. Amo ancora le poesie, i ro-manzi di formazione, i dialo-ghi platonici, la letteratura inglese, Dostoevskij, Catullo, Omero: ma tutte queste cose, da sole, non servono. C’è un fine pratico anche per le cose che ci sembrano più lontane dalla realtà. Ho capi-to che il primo sguardo tra Romeo e Giulietta non basta leggerlo: bisogna viverlo. Cara Scuola, credo che, dopo tutto, mi mancheranno le scuse per un compito non fatto, la delusione per non esser stato fiero di me, i litigi fuori e dentro me stesso, i temi noiosi da svolgere, le versioni difficili da tradurre, gli incontri con persone indi-screte, le nottate per prepa-rare un’interrogazione; mi ripropongo, però, di tornare diverso e migliore. Spero solo, un giorno, di non rim-piangere questi momenti.

A presto.

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Claudia Sonia Farina 4ª G

Dal 4 all'11 Maggio io e i miei compagni di classe siamo andati a Malta per uno stage linguistico. Ma con grande sorpresa questa esperienza non è servita sol-tanto ad apprendere la lin-gua inglese ma anche, e soprattutto, a scoprire i me-ravigliosi tesori artistici che conserva da anni quest'iso-la. A Malta non c'è soltanto il mare ma anche bellezze artistiche; persino un grande artista come Caravaggio visse in questa incantevole isola. Camminando per la prima volta per le vie di Mal-ta, la cosa che mi ha colpito di più, oltre il colore della pietra delle costruzioni mal-tesi che, illuminata dal sole, brilla alla vista dell'osserva-tore, è stata anche quell'at-mosfera tranquilla e quel panorama incantevole che rendono l'isola un posto unico al mondo. Le giornate erano ben organizzate: la mattina andavamo a scuola per assistere alle lezioni di inglese, il pomeriggio, inve-

ce, visitavamo l'isola. La prima escursione che ab-biamo fatto è stata La Vallet-ta, la capitale di Malta. For-mata da vie abbastanza lar-ghe, piene di negozi sia di abbigliamento, sia di souve-nir; per le strade c'era molto movimento non tanto di macchine ma di turisti: è anche per questo motivo che La Valletta rappresenta una città multietnica. Prima di entrare in un museo ab-biamo visto un filmato in 5D che raccontava la storia di Malta, dalla sua origine fino ai giorni nostri. La storia di Malta è una storia di con-quiste e colonizzatori. La sua posizione strategica nel Mediterraneo l'ha resa una roccaforte perfetta per molti dominatori: fenici, romani, arabi, angioini, aragonesi, italiani e inglesi. Dapprima l'isola era sotto il controllo dei  Fenici poi dopo questi subentrò l'Impero Romano. I Romani chiamarono l'arci-pelago Malita, la cui capitale era situata nella collina del-l'attuale Mdina. Poi Malta

venne conquistata dalla dominazione araba che portò a dei cambiamenti nella tradizione sociale, economica e linguistica: furono per  esempio intro-dotte nuove colture, come alberi di arancio e di limo-ne ed il cotone. Con il passare dei secoli un ruolo

importante ebbero i Cavalieri di Malta che trasformarono l'isola in una fortezza. Con-temporaneamente vennero costruite le fondamenta per la città de La Valletta; ab-biamo visitato la famosa cattedrale della capitale. En-trando, il visitatore rimane affascinato dall'elaborata decorazione sia pittorica sia scultorea: le pareti, la volta e persino il pavimento sono un susseguirsi di colori e materiali differenti, che ri-specchiano gli stili delle varie epoche.  Abbiamo avuto la possibilità anche di ammira-re i famosissimi quadri di Caravaggio: “la decollazione di San Giovanni Battista” e il “San Girolamo”. Sono due quadri egualmente affasci-nanti, ma anche se il primo è molto suggestivo, quello che mi è rimasto più im-presso nella mente è il se-condo. La prof di arte ci ha spiegato che questo dipinto è caratterizzato oltre dalle raffigurazioni fiamminghe della natura morta, dal diffe-rente significato simbolico di ogni elemento: per esempio il capo reclinato del santo istituisce un rimando spazia-le al teschio poggiato sulla scrivania. Il quadro è carat-terizzato anche da una va-rietà di colori, cui fa capo la vivacità cromatica del manto di San Girolamo. La prof. ci ha accompagnati anche al

Malta, un’isola piena di sorprese! Resoconto di una gita ben riuscita

“A Malta non c'è sol-tanto il mare ma an-che bellezze artistiche; persino un grande ar-tista come Caravaggio visse in questa incan-tevole isola.”

Κοινή Agri-cultura

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convento di Sant'Orsola dove abbiamo conosciuto delle suore simpaticissime ed io ho avuto il piacere an-che di fare una foto. Con me sono state molto gentili al punto da offrirsi di ospitarmi nel loro convento. Siamo andati anche a Mdina, una città medievale circondata da imponenti mura. Qui ab-biamo visitato il Palazzo Fal-son, comprato nell'Ottocen-to da un certo Gollcher, il quale si interessò molto alla conservazione del patrimo-nio culturale dell'isola. All'in-terno del Palazzo troviamo argenteria, suppellettili, mo-

bili, gioielli e soprattutto un importante collezione di quadri e tra gli artisti più im-portanti ricordiamo Mattia Preti. Un pomeriggio abbia-mo assistito anche ad una lezione di cucina, organizza-ta dalla prof. con l'aiuto di una sua amica che ci ha spiegato le ricette dei tipici piatti maltesi. Questa gita è stata un'esperienza formati-va non soltanto per aver fre-quentato il corso di inglese ma anche perché per una settimana mi sono sentita una maltese in quanto, non essendo l’isola molto grande ed essendo un posto abba-

stanza pacifico io e i miei compagni potevamo spo-starci autonomamente. Non dimenticherò mai quell'in-cantevole paesaggio che si poteva scorgere dalla costa: la bellezza delle sue fortifica-zioni che si affacciano piene di grazia sui profondi fondali marittimi. Di sera, quando la luna illumina il cielo stellato e la sua luce risplende nel mare, si può intravedere un certo fascino che fa rimane-re l'osservatore incantato dal delizioso panorama.

Angolo della Poesia Κοινή

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L’Angolo della Poesia

Oceano Notturno !Un pugno di languide stelle

avvolge caldo, disperso e rado, la notte d’oceani assonnati, come

limpide note d’una melodia nordica, che scende lenta, danzante, ritmata

sulla cresta soffusa del mare notturno. Buio, profondo, intenso

il profumo cosparso nell’aria sulla spiaggia battuta dal vento

come un’onda di ghiaccio che fugge lasciando alla terra l’odore nuovo

d’un gelso appena raccolto, leggero, dolce, delicato

s’abbatte sulla sabbia bagnata e risale nel vuoto, impotente

come fumo dai camini d’inverno. Libero nel cielo sconfinato.

E giunge l’onda, sulla traccia scoscesa e imprecisa della fine

del mare, timida, lieve, gentile mentre io siedo, solo, a scrivere

su un gradino di pietra sottile con un foglio di carta sgualcito,

chiaro, sincero e bagnato dalla rugiada marina

che si posa modesta e impalpabile su di me, sulle case e le strade nel silenzio segreto della notte. !

Gregorio Scrima 2ª C

Andrea Santoro 5ª F

Grazie

E’ stata una fatica che mi ha ripagato, un percorso spirituale che mi ha temprato per la vita. Dopo le versioni di greco e lo studio delle derivate nulla mi è impossibile. Ho trascritto sulle coro-narie, fra i dendriti del cervello, una guida per la vita, ispirato dalle parole, dai gesti, dal vostro zelo. Questo non è il testa-mento di un marinaio che si accinge a salpare verso il continente dopo aver cancellato Messina dalle mappe, ma è una lettera di rin-graziamento. Il vostro sudore coagulatosi con il mio sangue ha forgiato il mio equi-paggiamento etico e le mie armi intellettuali. Voi, i grandi fabbri della fucina scolastica, avete fuso i miei studi nella mia anima ed adesso vago per il mondo, soldato della libertà e della giustizia

indifferente al nozioni-smo futile ed all’odore dei soldi, consapevole del mio retaggio culturale e seguace della morale universale dei cuori umani. Mentre mi imbarco sul battello sbuffante i ricordi si impilano sulle scrivanie, sotto lo sguardo del faro di un porto nuovo rivedo il sacro spirito lati-no e greco che ha spalancato le porte della mia mente, ritrovo la luminosa, de-mocratica matematica e le fisiche leggi che re-golano i fenomeni, ricordo lo studio di lette-rature inglesi ed italiane con nostalgia, e comprendo con la sto-ria e la filosofia il contesto che mi si apre davanti sulle orme di una geo-grafia che mi indica la prossi-ma via. Dico grazie a Vossìa. !!

Angolo della Poesia

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Ambrosia !Solo allora daremo le mortali sentenze, tenderemo l'arco, la freccia scagliata colpirà il vostro cuore, le vostre membra vibreranno di pianto. Il dolore del cuore affiderete alle prefiche, loro daranno, gridanti, la taciturna condanna, sicchè le porte dell' Olimpo splendente si apriranno, spalancate, ai tracotanti eroi.

Nel corso dell’impaginazione dello scor-so numero è stata erroneamente pub-blicata una poesia di Gregorio Scrima con il titolo “Ambrosia”, firmata da Vale-rio La Torre. In questo numero, perciò, riportiamo la “vera” “Ambrosia”, scusan-doci con entrambi i redattori.!

Il Direttivo

Divina Natura !Dio che hai creato e che distruggesti, padre dei figli rivoluzionari che a palpebre serrate tessono le lodi della tua grandezza, rinnova nei nostri cuori quel pensiero palingenetico che trasforma e rigenera rendendo i tuoi figli liberi, coscienti ed originali. Non puoi più liberarci dai mali perché la scienza ha spiegato le tue mosse cosi crediamo di poter vivere senza temere i tuoi giudizi perché sappiamo come giudichi e conosciamole formule chimiche dei miracoli cosi crediamo di poter vivere con la pretesa di spiegare ogni cosa. La magia del miraggio che procuravi con una sete che genufletteva le secche gambe del beduino inavveduto adesso sprofonda nel memoriale

della mitologia classica. Dio, adesso sei morto? come muore il vecchio quando il cuore si spegne, come muore la gazzella quando è intrappolata dal leone, come muore una quercia seco-lare o prematuramente un germo-glio. L’organismo che hai creato nelle sue diverse forme ed attitudini tramanda cultura mimica, rituale, storica, genetica ma tu che non sei inorganico né tantomeno organico, puoi morire? Il tuo spirito è perfetto ed incorruttibile e solo la tua scorza cade di secolo in secolo davanti alle nostre lenti sempre più invasive, razionali e scientifiche e ti manifesti ad ogni scansione degli sguardi di carta, di pietra di metallo, di luce sempre diverso, sempre nuovo. Regoli le coincidenze e legiferi sulla casualità imponendo l’eterogeneità

che rinverdisce il dendroide le cui radici affondano nella tua generosità e sulle cui ramificazioni saltelliamo ormai meno spensie-rati ostentando un senso di macabra soddisfazione che ci deprime e ci uccide. Deus che brindi con le tue figurine divine che per te abbiamo stampato e sul legno, e sulle statue e sui templi dandoti numerose braccia, vari poteri, insopprimibili volon-tà. Ora tu sei per me ciò che sei stato e ciò che sarai, spirito ineffabile che guida l’indice delle moire e che mi concede di parlare con Gaia intera con la forza della parola interiore il logos simpatico viscerale prima che poetico ed oratorio che pompa il sangue nelle vene di tutti i figli che hai sparso nel profondo Universo. !!!!

Κοινή Angolo della poesia

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Federica Fusco 5ª E

Arrivati al l ’ult imo anno, guardandoci indietro, non è sicuramente facile trovare parole semplici. Il liceo è sta-to il luogo dove abbiamo posto le basi per il nostro futuro: è un momento stori-co sicuramente difficile e arduo per chi, come noi, ha scelto di puntare sulle mate-rie umanistiche. Non è facile dire addio al Maurolico, so-prattutto perché, per quelli come me, che sono entrati in una scuola apprezzata a livello cittadino e ora in rovi-na vi è il timore di vederla “scomparire”. Sicuramente, però, non scomparirà quello che ci è stato dato dai libri, dalle esperienze, dalla vita scolastica. E’ molto strano dire anche addio a questo giornale, che, per quanto venga apprezzato sempre meno, è stata un’esperienza unica che mi ha dato la pos-sibilità di poter dire la mia opinione in maniera libera e spensierata. Spero che ri-manga la democrazia fra queste pagine, spero che non divenga gior, come mol-to è divenuto, un o strumen-to per apparire, una carica da avere, uno zircone molto brillante, ma vuoto di conte-nuto. E’ certamente molto difficile guardare a un futuro così nuovo e vicino, in un

nuovo ambiente, magari in un’altra città, pensando che un piccolo mondo, un equi-librio in un certo senso si era creato e che ora va a rom-persi. La consapevolezza, per molti di noi, che qua nella nostra amata-odiata terra non vi sono possibilità di lavoro e realizzazione da questo punto di vista è sicu-ramente frustrante. E’ un po’ come fuggire e per quanto probabilmente anche in tempi più felici lo si sarebbe fatto lo stesso, in queste condizioni fa sicuramente riflettere. Sicuramente il mondo fuori da qua è pronto di nuova vita, ma i momenti degli addii sono sempre dif-ficili, per quanto ci sono cose che questa scuola mi ha dato che non mi lasce-ranno per tutta la vita. Addio Maurolico, addio Koinè ri-

mani libero e democratico te ne prego.

Avevo dimenticato di augu-rare una buona fortuna a tutti coloro che, come me, saranno sottoposti alla tortu-ra estiva che, sicuramente, ci farà desiderare con mag-gior vigore di finire il liceo, e speriamo (o facciamo qual-che rito propizio) che l’auto-re della seconda prova sia facile.

“ E ’ c e r t a m e n t e m o l t o d i f fi c i l e guardare a un futu-ro così nuovo e vi-cino, in un nuovo ambiente magari in un’altra città”

Il futuro Guardare indietro per andare avanti

Κοινή Voci di corridoio

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Valentina Foti 4ª F

Salve a tutti, cari Maurolicia-ni! So bene che quest’anno sul nostro giornale non si è par-lato molto (anzi, forse per nulla) di uno dei progetti più belli della nostra scuola, il coro, e in molti si saranno chiesti che fine avessimo fatto. Ebbene, siamo ancora vivi, siamo sempre più nu-merosi ma abbiamo una nuova occupazione: boicot-tare le lezioni di inglese/fran-cese/tedesco/qualunqueal-trocorsodilinguaoffrailpof di quelle martiri delle insegnanti di lingue! Ormai sanno che martedì e giovedì non c’è verso di stare tranquilli. Infat-ti nell’attesa del caro Dario Tindaro Pino, il nostro ama-tissimo maestro, il quale avrà anche un codino degno di nota ma non per questo è autorizzato ad arrivare in ri-tardo (spero proprio che tu legga), dobbiamo pur ingan-nare il tempo in qualche modo! Così, costretti a bar-boneggiare nel cortile, spes-so ci lasciamo andare a qualche “canticchiata”. Non dimenticherò mai una volta, qualche settimana fa, in cui un’insegnante di inglese (non me ne voglia nel caso le capiti sott’occhio l’artico-lo) uscì dall’aula mentre al-cuni di noi erano nella parte clou di “Some Nights” esclamando, a metà tra l’esasperato e il furioso: “I’m making lesson! if you want to sing, go outside please!”. Povera, da quella volta non l’ho più vista, e siccome noi non ci siamo arresi difen-

dendo il nostro diritto di dar sfogo alle ugole, deduco che si sia rassegnata a sce-gliere un’altra classe. Comunque, scusando la di-gressione, chiedo scusa an-che per l’attesa, ma a mia discolpa posso dire che ho aspettato l’ultimo numero del Koiné sapendo che sa-rebbero stati proprio questi ultimi mesi quelli più ricchi di novità nonché di risultati concreti da comunicarvi. Ed ecco allora soddisfatta la vostra curiosità! Il coro, che ricordo essere frutto di un progetto in rete con il Liceo Scientifico Ar-chimede e l’I.T.I. Verona Trento, quest’anno ha deci-so di partecipare a ben due concorsi nazionali, ed è inu-tile dirvi che ha fatto breccia nei cuori dei membri di en-trambe le giurie, conqui-stando il primo premio con 97/100 al 4° Concorso Na-zionale di musica “San Vigi-lio in…canto”, tenutosi a Roma nei giorni 4, 5 e 6 aprile e il recentissimo primo p r e m i o a s s o l u t o c o n 100/100 al 1° Concorso Na-zionale “Beato Giuseppe Puglisi”, che si è tenuto nei giorni 9 e 10 Maggio presso i locali dell’I.C.S. “P. P. Pugli-si”di Palermo. Senza dubbio due risultati importantissimi, che hanno inorgoglito noi coristi, il maestro e le do-centi referenti, che mi sento in obbligo di citare nuova-mente per la puntuale dedi-zione al progetto ma soprat-tutto a noi ragazzi: la prof. (nonna Manu) Federico per il nostro Regio Liceo, le prof.

Longo e Maimone per il li-ceo “Archimede” e la prof. Bottari per l’istituto Verona Trento. La notizia di queste vittorie ovviamente non è rimasta confinata tra le mura dei tre istituti, ma è tempe-stivamente giunta anche a diversi giornali, che ci hanno dedicato alcune righe. Tra questi vi è anche il nostro affezionato “Tempo Stretto”, con un articolo del quale mi piacerebbe citare la frase conclusiva (riferita all’espe-rienza di Roma): “L'attività fa emergere quanto sia signifi-cativo, nella scuola, l'inse-gnamento e la pratica della musica, libera espressione di emozioni, relazioni e di un buon vivere civile, dando vita a un’esperienza di coesione e socializzazione che ha su-perato ogni confine tra scuole cittadine”. Non credo ci siano parole migliori, e ringrazio a nome di tutto il gruppo il giornalista (il cui nome non compare), che ha saputo cogliere quello che è il vero intento di queste ini-ziative e della decisione di parteciparvi. Beh, mentre le mie dita corrono sulla tastie-ra, mi accorgo che sembra-no le solite frasi di circostan-za pronunciate in occasione delle continue vittorie, che ormai sembrano date per scontate. Ma in realtà que-

Coro Maurolico-Archimede-Verona Trento: come prima… più di prima

Resoconto annuale sul pluripremiato coro

“Quest’anno qualco-sa è stato diverso. O meglio, c’è stato qualcosa in più.”

Voci di corridoio

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st’anno qualcosa è stato diverso. O meglio, c’è stato qualcosa in più. Quei risultati tanto scontati hanno saputo emozionarci come fosse la prima volta, persino io, che ,essendo tra le “madri fondatrici” di questo coro (qualcun altro direbbe “co-lonna”), credevo di aver oramai metabolizzato quel tipo di sensazioni, mentre osservavo i ragazzi nuovi che al loro primo concorso, se non esibizione, non sa-pevano come reggere la tensione pre-verdetto, che mi guardavano, tremando e con le mani sudate, chie-d e n d o m i “ma non sei agitata?” e c h e p o i , b a l z a n d o dalle sedie della platea all’annuncio dei vincitori, sono venuti ad abbrac-c i a r m i e , quando s i sono sco-stati, con gli occhi lucidi, hanno esclamato (se non urlato) “abbiamo vinto!”, mi sono ritrovata a condividere la loro stessa “primitiva” tre-pidazione. Puoi partire mille volte con lo stesso scopo in testa, ma nessuna esperien-za si rivelerà mai uguale a quella precedente. Ogni po-sto nuovo con persone nuo-ve dà stimoli nuovi e alimen-ta la mia passione e quella di molti altri in maniera esponenziale. Ma la vera sorpresa di que-st’anno è stata un’altra: il particolare apprezzamento degli altri partecipanti ai

concorsi, forse più a Paler-mo che a Roma (ma solo perché a Roma non abbia-mo avuto occasione di es-sere ascoltati e ascoltare gli altri iscritti alla nostra cate-goria). È stato davvero emo-zionante vedere il pubblico alzarsi in piedi e battere le mani urlando “Messina! Messina!” alla fine di ogni nostra canzone, nonché un grande segno di maturità e sportività insolita in dei ra-gazzini di età compresa tra i 5 e i 13 anni. Questo mi, ci ha fatto riflettere, soprattutto quando, nell’attesa del no-stro turno, avevamo sentito

uno dei cori più promettenti fare la nostra stessa “piog-gia” mimata con mani e pie-di. Ci eravamo tutti stupiti e arrabbiati, e invece quando anche noi l’abbiamo fatta, loro, superata la diffidenza iniziale, non vi hanno dato peso, anzi, ci hanno ap-plaudito più forte! Un piace-vole e inaspettato risvolto e un grande, forse anche un po’ umiliante, insegnamento ed esempio di sana compe-tizione. Deduco che sia vero allora quello che afferma il secondo articolo che “Tem-po Stretto” ci ha dedicato, questa volta firmato da Az-

zurra Papalia: “Hanno sapu-to infondere un’ atmosfera di amiciz ia contornata da straordinaria grinta.” Ecco qual è la vera conquista! Saper incatenare il pubblico alle nostre voci, esaltarlo e stupirlo! La vittoria è solo il fiocco del pacco regalo rice-vuto. Non l’avevo mai capito e sono sollevata dal fatto che chiunque l’abbia fatto me lo abbia trasmesso, poco importa che siano dei bambini. Ok, basta senti-mentalismi, devo riprendere le fila del discorso perché mi sto dilungando troppo. Si è conclusa a Palermo dunque

la fase ago-nistica del c o r o p e r quest’anno. L ’ u l t i m a tappa fon-damentale è il concerto di fine anno, che sicura-mente all’u-s c i t a d e l giornale si sarà già te-nuto ma che al momento

della stesura di questo arti-colo ci sta tenendo ancora parecchio impegnati. Sfrut-teremo il più possibile questi ultimi giorni per stare insie-me e conquistare il nostro “Happy Ending”. Grazie ai miei compagni coristi, grazie alle professoresse, grazie al maestro per tutto quello che mi avete dato fino ad ora e che spero continuerete a darmi. In bocca a lupo a tutti i maturandi e ci rivediamo l’anno prossimo!

Κοινή Voci di corridoio

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Sasà Neri (regista del grup-po teatrale Maurolico) Fra le montagne appennini-che delle Marche, a pochi chilometri da Recanati, fra grotte carsiche, rocce bianche e foreste di abeti, silenzioso si adagia Serra S. Quirico. Siamo in provin-cia di Ancona e tutto qui parla di antico, di medioe-vo, di cavalieri e dame. Di storie, passioni e misteri di teatro. Del mistero buffo di Dario Fo. È dedicata a lui la rassegna di quest'anno, la 32esima. Teatro giovani, teatro scuola. E sono arriva-ti i giovani giganti del Mau-rolico di Messina. giusto il tempo di un sopralluogo. La

palestra trasformata sor-prendentemente in teatro. Lo staff che ti accoglie con un'organizzazione britanni-ca, e poi... Le scuole. I ra-gazzi in scena vengono da Torino, e stanno parlando di donne. Un abbraccio caldo e confortevole è quello che ci dà la buonanotte. Per-ché, finalmente, si va a dormire, a riposare, perché domani, alle 9.30, i "Giganti" del Maurolico saranno in scena. Non c'è competizio-ne, c 'è confronto, c 'è scambio, c'è civiltà che in-contra civiltà. Sono pronti i Giganti di Sasà Neri, o forse no. Al microfono qualcuno sta parlando di teatro clas-

sico, di teatro antico, e dei giovani allievi che dalla scuola muovono i primi passi verso le loro aspira-zioni, quelle che già cono-scono e quelle che non si sono ancora fatte vive se non in deboli germogli. Perché la giornata è al tea-tro classico che è dedicata. Ed ecco quindi i Giganti. Il sipario è aperto, un sipario nel sipario, teatro nel teatro, vita nella vita. Da subito è armonia impazzita, con musiche basculanti fra anti-co e moderno e rumori in-comprensibili fra luccichii e scintille. C'è la luna in alto sul nero telo di fondale, è una luna di luce. Luce viola, blu, bianca, ambra e ros-sa. Rossa come l'arte, ros-sa come la passione, ros-sa come il sangue, rosso come la morte, rossa come la vita. I giganti dalla montagna discendono; è l'arte che si fa dono. Buio. Applausi, tanti, scroscianti. Qualcuno, da più parti, fa udire il proprio consenso e urla "bravi". Ma è solo una tappa, su di un cammino che è sentiero, lungo e va-riegato, che farà dei gi-ganti altrettanti Titani.

I “giganti” del Maurolico Alla scoperta del NOSTRO teatro

Prof.ssa Marina Mazza (re-sponsabile del progetto) Ebbene sì… i giganti ce l’hanno fatta! Alla XXXII Rassegna Nazionale di Teatroscuola di Serra S. Quirico il laboratorio tea-trale del Maurolico ha ri-cevuto una segnalazione

come miglior laboratorio nazionale! Siamo orgo-gliosi per il nostro liceo che ha… “sfornato” dei veri e propri giganti. Un plauso particolare va al nostro regista Sasà per la sua genialità; per la sua disponibilità e il suo co-

raggio nel mettere in sce-na un’opera così difficile e importante . Ma come non ricordare i nostri titani? Per loro un forte abbraccio e un ringraziamento per la loro impeccabile perfor-mance!

Angolo della Poesia

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Francesca Delia 2ª C L’autore del libro “Le colline di Antonello”, Giuseppe Ruggeri, nasce a Messina nel 1961, città dove vive e opera. Laureato in medicina e chirurgia, è giornalista pubblicista dal 1993. La città di Messina, presen-tata come un mosaico di vita e tradizione, è lo sfondo del-l’intera camminata inizial-mente angosciata e travolta dai pensieri che offuscano la mente del protagonista. Dopo aver perso il lavoro come giornalista, intrapren-de una strada senza una meta ben precisa verso pe-rimetri più o meno inesplorati con l’intenzione di disegnare le coordinate del suo mon-do. Ricorda i suoi anni mi-gliori, nei quali, appena lau-reato, era pieno di speranze e di sogni che credeva di poter realizzare. Ma il tempo ha cambiato radicalmente quello che lui aveva prospet-tato nel suo futuro. Man mano che percorre la sua strada, quella che aveva in-trapreso come camminata diventa una vera e propria passeggiata priva di quei pensieri che transitavano in quella mente piena di insod-disfazioni. L’angoscia e l’affanno hanno lasciato adesso spazio ad una tran-quillità, che gli permette di osservare aree sulle quali non aveva mai posato lo sguardo e nelle quali riesce a riconoscere pezzi della sua vita, che, pur insignificanti, come quelli di ogni uomo privo di particolari doti, for-

mano le radici della tradizio-ne della città stessa. La cal-ma gli scorre nelle vene e la quiete che lo circonda viene spesso interrotta da qualche veicolo, un giorno fuori del-l’abitudinario. Niente porta-fogli, niente sigarette, che

sembravano dargli un’illusio-ne di felicità. I luoghi che percorre sono inoltre incor-niciati da personaggi secon-dari, che commentano, o meglio, appuntano sensa-zioni   e descrizioni di quello che è l’immaginario localiz-zato, nel punto preciso in cui i loro piedi toccano il suolo. La passeggiata attraversa posti più o meno conosciuti come l’incantevole scenario del mare deturpato dall’uo-mo fino alle case basse, per così dire. Le colline sono, invece, sempre le stesse, nonostante le mutazioni di tipo orografico, che non si riescono ad intravedere sul profilo di esse. È particolare il modo in cui il protagonista

dà il giusto peso alla sua storia personale, che sem-bra rivivere in quel lungo percorso. Riesce a disegna-re una geografia proveniente direttamente dal suo cuore. La passeggiata, ora pomeri-diana, diviene nuovamente camminata scossa dai suoi guai prima di tutto, ma non solo. Sopraggiunge il mo-mento folgorante della sua vita nel quale scovava le sto-rie e i fatti più segreti senza però dare il giusto senso allo splendore passato. In effetti pensa a ciò che lega ogni singolo fatto e che in fondo mette su un filo logico gli eventi che caratterizzano il passato, la memoria.    Non tanto memoria individuale che delinea ristretti ideali bensì una memoria collettiva che il protagonista cercava di scorgere da giovane cro-nista. “Per andare fino in fondo, dovevo continuare a camminare”, è la frase di rilievo al centro di tutto il li-bro. È necessario cammina-r e n e i r i c o r d i , n e l l e memorie,  nelle tradizioni per arrivare fino alla fine del per-corso e per assemblare tutti i pezzi di quel mosaico che formano la storia: cammina-re senza uno scopo ben preciso, senza essere sicuri delle proprie capacità, bensì camminare per confrontare l’io con tutti. È quasi una contrapposizione alla defini-zione del passeggiare che in verità non lascia altro che vuoti. Vuoti che non servono al lettore per ricostruire quel-le basi perdute.

Le colline di Antonello Recensione del libro del messinese Giuseppe Ruggeri

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Discipulus Dixit

3ª D: Prof.: “In quale isola arrivò Cristoforo Colombo?”

Alunno G.: “In Sicilia!”

Ipse DixitProf.ssa Mazza (parlando di

Cristoforo Colombo): Gli fornirono tre caramelle: una all’arancia, una alla fragola e

una all’ananas”

Prof.ssa Fucà: "Si dice che Cesare fosse capace di fare cinque cose contemporanea-

mente, certo che poi era epilettico!"

4ª F: (La prof rimprovera un ragazzo con il cellulare)

Prof: "Sapete che io ho dieci occhi, quindi vedo tutto anche se faccio finta di non vedere"

Alunno P.: ”Prof, visto che ha dieci occhi, non trovo il portacolori..."

2ª A: Il professore chiede a un’alunna di dargli un bacio se vuole passare

in terza (è ironico).!Alunno C. : Prof. se vuole glielo do io un bacio per andare in terza!!

Alunno: "Si dice che in un teatro della Grecia, dalla cima della sca-linata, si sentiva cadere una monetina sull'arena."

Prof.ssa Fucà: "Sì, come al teatro Vittorio Emanuele!"

Prof.ssa Giunta: (Tutti gli alunni sono presenti tranne P.)

“Tutti assenti tranne P.”

4ª F: "Si dice che Bacone, dopo aver seppellito un

pollo morto nella neve, quando andó a riprender-lo morì di bronchite per il freddo"

Alunna V.: "Ci lasciò le penne insomma!"

Voci di Corridoio Κοινή

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La RedazioneIl Direttivo Francesco Abbadessa 4ª C Federica Fusco 5ª E Dario Morgante 3ª D Francesco Ravesi 5ª E Mario Restuccia 5ª F

I Redattori !Gregorio Scrima 2ª C Francesca Delia 2ª C Giulia Furnari 4ªC Valerio La Torre 4ª C Andrea Gugliandolo 4ª C Giulio Siracusano 4ª C Vincenzo Oliveri 4ª C Antonino Raffa 5ª E Marco Riccardo 4ª F Valentina Foti 4ª F Andrea Santoro 5ª F Domenico Pino 5ª F Claudia Sonia Farina 4ª G Erika La Fauci 5ª G Prof.ssa Marina Mazza Sasà Neri (regista del laboratorio tea-trale Maurolico)

Vignettisti e fotografi Foto del “Varietà del Maurolico” e della “Festa d’istituto Maurolico” di Francesco Bonaccorso

La testata dell’a.s. 2013/2014 è stata realizzata da Domenico Pino 5ª F

Stampato presso Società Cooperativa Spignolo a.r.l. - Via Maffei 8, Messina ME - Tel. 090 717340 - Fax 090 6415659

Il Direttivo dell’anno scolastico 2014/2015, eletto democraticamente secondo lo Statuto del Koinè, sarà composto dai due attuali di-rettori non dell’ultimo anno Francesco Abba-dessa 4ª C, Dario Morgante 3ª D, e dai neo-eletti Alessio Vetrano 4ª D, Vincenzo Oliveri 4ª C e Giorgio Cardile 2ª C.

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