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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental http://slidepdf.com/reader/full/instruzione-chiese-oriental 1/90 CONGREG ZIONE PER LE HIESE ÜRIENT LI ISTRUZIONE PER L PPLIC ZIONE DELLE PRESCRIZIONI LITURGICHE DEL CODICE DEI C NONI DELLE CHIESE ORIENT LI -~ -: •. . LIBRERI EDITRI E V A T 1 C A 1 ~ A 00120 CITTÀ DEL V TIC NO

Instruzione Chiese Oriental

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ISTRUZIONEPER L' APPLICAZIONEDELLE PRESCRIZIONI LITURGICHEDEL CODICE DEI CANONIDELLE CHIESE ORIENT ALI

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CONGREG ZIONE PER

LE HIESE

ÜRIENT LI

ISTRUZIONE

PER

L

PPLIC ZIONE

DELLE PRESCRIZIONI LITURGICHE

DEL CODICE DEI C NONI

DELLE CHIESE ORIENT LI

- ~

-: •.

.

LIBRERI EDITRI E V A T 1 C A 1 ~ A

00120 CITTÀ

DEL V TIC NO

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 n copertina

San Basilio celebra la Divina Liturgia.

Miniatura dei 1429.

Rotolo litugico n · 708. Patmos Monastero di S GiovaIUli il Teologo

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INTRO UZIONE

l l Mistero della salvezza nella storia e nella liturgia

l i

Padre, incomprensibile ed immutabile, ha rivelato agli uomini

il

suo mistero, il suo disegno di amare, realizzato mediante il Figlio nello

Spirito Santo, per la salvezza degli uomini. Nella creazione egli chiamo

all'esistenza

il

cosmo e

lo

rese bello per l'uomo, fatto secondo

l'immagine e la somiglianza (cfr Gen 1,26) di Dio. E quando l uomo

conobbe 'amara esperienza dei peccato, il Padre non lo abbandono, ma

con

la

sua misericordia

ne

fascio le ferite, offrendo la sua salvezza e

riconciliando a sé i progenitori, i patriarchi, i giusti, 'intera catena degli

eletti e stringendo un'alleanza col suo popolo.

Nella pienezza dei tempo, per opera dello Spirito Santo, il Verbo

si

fece carne dalla Vergine Maria, assumendo nel grembo verginale e

sposando a sé l umana natura. Dopo aver dimorato fra gli uomini ed aver

annunciato, con parole e segni,

il

Vangelo dei Regno, egli ha tanto amato

la Chiesa, sua sposa, da offrire se stesso quale suprema oblazione sulla

Croce per toglierle ogni macchia e rivestirla

di

bellezza e splendore. Nel

Mistero Pasquale della sua morte e risurrezione, egli, nuova Pasqua,

olocausto e sacerdote, ha riversato sulla Chiesa sangue ed acqua, símbolo

dei sacramenti, ed ha effuso su di essa il dono dello Spirito Santo.

Entrato nel santuario dei cielo, intercede per gli uomini (cfr Eb 7 ,25).

Da allora la Chiesa, quale sua Sposa e suo Corpo, cammina nel tempo

e nello spazio, sempre in comunione col cielo ed orientara alle nozze

eterne nella comunione dei santi, senza mai cessare di acclamarlo e

invocaria fino a quando egl i ritorni.

Dai fonte battesimale Cristo Signore genera alia Chiesa i suoi

figli, che recano impressa I immagine dei Risorto. Essi, uni ti a Cristo

nello Spirito Santo, sono resi idonei a celebrare con Cristo la sacra

liturgia, l culto spirituale.

La liturgia della Chiesa ê anzitutto celebrazione, per mezzo dello

Spirito Santo, dei mistero della nostra salvezza, compiutasi nella Pasqua

dei Signore Gesu, in obbedienza all 'eterna volontà dei Padre celeste. Nel

mistero sacramentale il Cristo risorto offre se stesso, rendendoci

píenamente conformi alia sua immagine mediante l dono dei suo Spirito,

sicché per noi "vívere ê Cristo" (Fil 1, 21).

II

Signore si fa presente quando la Parola di Dio viene proclamata

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nell'assemblea ed accolta con cuore puro. Nell' lniziazione Cristiana i

figli della Chiesa ricevono l dono di con-morire. di essere con-sepolti e

di con-risorgere con Cristo Signore (cfr Rom 6,1-11:

Col

2,20; 3.1-4).

Nell'assimilazione a Cristo sacerdote

e

dato ad alcuni suoi figli. scelti per

l sacerdozio ministeriale,

di

servire l suo popolo sacerdotale. profetico

e regale. e

di

pronunciare l'epiclesi perché lo Spirito lo introduca alia

presenza della divina maestà. per tributare ad essa gloria e Iode, ed

esprimcrle l rendimento

di

grazie. Nel Convito nuziale dell'Eucaristia

lo

Sposo le offre l suo Corpo e

l

suo Sangue. ínizio dei regno promesso

e invocato, reso ardente

dai

fuoco dello Spirito. Nel Matrimonio

la

Chiesa

si

unisce alio Sposo nella fecondità di nuovi figli e

nell

'impegno

della testimonia za

e

della missione.

Nel

sacramento

dei

Perdono

riammette alia presenza dei Padre l figlio che aveva perduto.

ma

estato

ritrovaro (cfr Lc

15,

l l-32). Nell'Olio santo per gli infermi. la Chiesa

invoca dai suo Signore la guarigione e la remissione dei peccati. Unita

ai Cristo orante. ai quale il monaco in particolare ispira tutta la sua

esistenza. essa innalza di continuo nello Spirito Santo la Iode. l'azione di

grane e la supplica ep1cletica ai Padre. La sua liturgia si estende nel

"tempo della salvezza".

lc

cui scansioni sono cariche

di

grazia.

Nella complessità

di

questi misteri,

la

liturgia terrena già unisce

la terra ai cielo. e dunque alla liturgia divina e perfetta che vi

si

celebra,

fino a quando. ai ritorno del suo Signore. l'umanità sarà ammessa a

vedere Dío come egli ê e all'adorazione incessante della Trinità

santíssima.

2

La i t u r ~ i a nelle Chiese d Oriente

Nella Lettera Apostolica Orientale Lumen Giovanni Paolo II

invita a porsi in ascolto delle Chiese d'Oriente. "interpreti viventi dei

tesoro tradizionale

da

esse custodito". in quanto dice l Papa - "nel

conremplarlo appaiono ai miei occhi elemcnti

di

grande significato per

una piu piena e integrale comprensione dell 'esperienza cristiana e,

quindí, per dare una

piu completa risposta cristiana alie attese degli

uomini e dclle donne

di

oggi. Rispetto a qualsiasi altra cultura, 'Oriente

cristiano ha infatti un ruolo unico e privilegiato. in quanto contesto

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orígínario della Chiesa nascente

1

• ln questa prospettíva, ricordando con

quanto amore i cristiani orientali compiano le sacre azioni liturgiche

2

 

si sottolinea che nella celebrazione liturgica il senso dei místero e coito

cosi fortemente da parte di tutti i fede

li

deli' Oriente cristiano

3

e che la

preghiera liturgica in Oriente mostra una grande attitudine a coinvolgere

la persona umana nella sua totalità: íl mistero

e

cantato nella sublimità

dei suoi contenuti, ma anche nel calore dei sentimenti che suscita nel

cuore dell'umanità salvara. Nell'azione sacra anche la corporeità e

convocara alia Iode; e la bellezza, che

in

Oriente

e

uno dei nomí piü cari

per esprimere la divina armonia e il modello dell'umanità trasfigurata

4

,

si mostra ovunque: nelle forme dei tempio, nei suoni, nei colori, nelle

luci, nei profumi. II tempo prolungato delle celebrazioni, la ripetuta

invocazione, tutto esprime un progressivo immedesimarsi nel mistero

celebrato con tutta la persona. La preghiera della Chiesa diviene cosi già

partecipazione alla 1 turgia celeste, anticipo della beatitudine final e

5

Questo avvalora ancor piu una preziosa affermazione dei Decreto

conciliare sull 'ecumenismo: Tutti sappiamo che

il

conoscere, venerare,

conservare e sostenere il ricchissimo patrimonio liturgico e spirituale

degli orientali

e

di somma importanza per custodire fedelmente la

pienezza della tradizione .cristiana e per condurre a termine la

riconcil iazione dei cristiani d Oriente e d Occidente

6

1

GIOVANNI PAOLO

11,

Lett.

Ap.

Orientale umen 2 maggio 1995), 5:

AAS

87

(1995) 749.

2

CoNc.

EcuM.

VAT.

11,

Decr. sull'ecumenismo

Unitatis Redintegratio

15.

3

GIOVANNI

PAOLO 11, Lett.

Ap.

Orientale umen

(2

maggio 1995),

6: AAS

87

(1995)

75 l.

4

Cfr CLEMENTE DI AIE<;jSANDRIA

Pedagogo.

III, L l:

SCh

158, 12.

5

GIOVANNI PAOLO l i Lett.

Ap.

Orientale

umen (2

maggio 1995), 11:

AAS

87

(1995) 757.

6

CoNc. ECUM.

VAT. II, Decr. sull 'ecwuenismo Unitatis Redintegratio 15.

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CAPITOLO

I

StGNIFICATO E NATURA DELL ISTRUZIONE

3 l i Conrilio Vaticano l e la li/Urgia

"Ogni scriba divenuto discepolo dei Regno dei Cielí ê símile a un

padrone di casa che estrae dai suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt

13

.52). ln questa cspressione si puõ sintetizzare la disposizione dei Padri

riuniti nel Concilio Vaticano

li Ad

essa

si

ispírano sia le Costituzioni e

i Decreti approvati dai Concilio stesso. sia i documenti inrerpretativi e

applicativi per l attuazione delle decisioni prese durante

l

Concilio.

Non

e

un caso che

il

primo documento pubblicato dai Concilio

Vaticano II sía stato qucllo sulla sacra liturgia. Lo stesso Concilio

sottolineava I ímponanza dí questa scelta, annotando che tar rifíorirc e

resraurare

la

liturgia

si

deve considerarc come "il segno delle

provvídenziali disposizíoni dí Dio sul nostro tempo, come

il

passaggio

deito Spirito Samo nella sua Chiesa '. perché ogni gíorno la lit.urgia

edifica realmente quclli che sono nella Chicsa

in

templí santi ai Signorc.

in

abitazione di Dio nello Spirito

ícfr

Ef

2 , 2 1 ~ 2 2 .

fino a raggiungere la

misura dt:lla pieneua di Cristo \cfr Ef 4.13) c. nel contempo e in modo

mirabile. irrobustísce

la

oro forza perché possano prcdicare

l

Cristo'.

Preparara da decenni di rítlessíone elaborara

in

particolare

da

quello che si chiamava allora

il

movimento liturgico,

la

Costiruzione sul

la

sacra liturgia

fu

seguita da un intenso lavoro collegíalc che

si ê

sforzato

d1

precisaria e

di

introdurla progressivamente nella vita della Chiesa

occidemale. diffondendone lo spirito, codificando alcune regole ed

inserendole neí 1 bri liturgici.

4.

rinnpi

e norme com iliari e postconciliari per e Clâese orientali

Tutte

le

Chíese cristiane si fondano

sull'unico

messaggio di

Cristo

e condividono necessariamente un patrimonio comune. Pertanto non

6

CoNC EcttJ\1.

\

1

.\·L

lL \ J ~ L sulla

saL:ra

liturgia Sa rosaucrunt ( onciliiun, 4_ . L

' Cfr i/Jid

..

2

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pochi principi della Costituzione conciliare sulla sacra liturgia forniscono

elementi validi universalmente per le liturgie di tutte le Chiese e debbono

essere applicati anche nelle celebrazioni di Chiese che non seguono

il

rito

romano''. Le norme pratiche

di

tale Costituzione e quelle dei Codice di

Diritto Canonico promulgato nel l 983 debbono intendersi

come

riguardami la sola Chiesa latina

 

.

Principi e norme di índole liturgica

riguardanti direttamente

le

Chiese orientali si trovano invece in vari

documemi conciliari. ad esempio

in Lumen Gentium

(n. 23).

Unitatis

Redintegratio

(nn.

14-17

ed ancor maggiormente in

Orientalium

Ecclesiarum. Vi si

esalta

il

valore inalienabile delle tradizioni proprie.

e dunque diversificate. deite Chiese oriemali. Dopo il Concilio Vaticano

li

la

piu importante raccolta

di

norme sulle Chiese orientali

e

costituita

dai Cudice dei Canoni delle Chíese Orientalí.

1

documenti citati espongono principi general í e norme pratiche

riguardanti svariati aspeni della víta ecclesiale. Alcuni legiferano ín

materia líturgica indicando norme vincolanti per tulte

le

Chíese orientali

cattoliche: esse non pretendono evidentemente

d1

esaurire

il

complesso

delle ind1cazion1 regolanti

le

celebrazioni liturgiche

di

ogni singola

Chiesa

sui íuris.

Talí prescríz1oni appartengono ínfatt1 ai diritto

particolare di ciascuna Chiesa.

5 La presente

smdone

per / applicazione delle prescrizioní /íturgiche

dei Codice dei Canoni dei/e Chiese Orientali

Le leggi liturgiche valide

per

tulie

le

Chiese orientali sono

ímportantí perché ind icano orienta menti general i Essendo pert'l

distrihuíte in diversi testi. rischiano

di

rimanere ígnurate. mal coordinate

e mal ínterpretate.

E

sembrato opportuno. pertanto, raccoglíerle ín un

complesso sistematico. completandole con ulteriori precisazioni:

e

questo

'intento della presente lstruzione. che viene presentata alie Chiese

oriental in piena comunione con

la

Sede Apo5tolica per aiutarle a

reali:u:are integralmente

la

propria identità.

Le

autorevoli direttive

generali da essa formulate per lo svolgirnento delle celebrazioni e dei

la

víta liturgica orientale. prendendo costante avvío da una prospettiva

fr ibid. 3

- ( o<lii..:::

di Diritto Canonico pnnnulgato d a Giovanni Paolp il

; g::unaio 1 9 . R ) _ ~ I C l ( ~ I - can. 1.

7

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teologica, si artícolano

in

proposizíoni d'ordine giuridíco-pastoralc,

L lslruzíone si pone í seguenti obiettivi:

guidare ad un migliore approfondimento delle 1mmense

ricchezze proprie alie autentiche tradizioni orientali, da custodire

gelosamente e eomunicare a tutti i fedeli;

- comporre in

un

quadro organico le norme liturgiche valide per

tutte le Ch1ese orientali cattoliche ed imrodurre ai recupero, dove

necessario, delt'autenticità liturgica orientale, secondo la Tradizione che

ogni Chiesa orientale ha ereditato dagl i Apostoli attraverso i Padri:

- esortare ad organizzare su solide basi la formazione liturgica

permanente, sia dei clero - a partire dai seminari e dagli istituti di

formazione -, sia dei popolo di Dio mediante scuole di catechesi

niistagogica:

elencare i principi comuni per l'elaborazíonc dei Direttori

Liturgici delle singole Chiese sui iurü.

l

frequente confronto con la liturgia romana intende mettere in

evidenza le specificità oriental i. che spesso risch iano di essere

compromesse o addiritrura di scomparire

nel

contatto con la Chiesa

latma, lc sue istituzioni, i suoi approfondimenti dottrinali, la sua prassi

liturgica. la sua organizzazione interna spesso piu anicolara anche a

causa

di

vicende stonche piu favorevoli.

ti Elaborazione

dei Diretrori

Liturgici propri

La presente struzione, compilara sulla base delle indicazioni della

Santa Sede e delle tradizioni liturgiche orientalL si limita a formulare

princ1pi e regole valide per tutte le Chíese orientali cattoliche, Le autorità

delle singole Chiesc sui

iuris

secondo le indicazioni della Costituzione

Apostolica Sacri

Canone:>1 .

sono invitate ad accoglierli con piena

disponibilità e ad inserirli nelle prescrizioni dei loro diritto liturgico

particolare.

Per raggruppamenti di Chiese

sui

iuris appartenenti alia medesima

famiglia liturgíca, come le Chiese di tradi?ione costantínopolitana o

assiro-caldea. la Santa Sede provvederà a formulare, in collaborazione

con le Chiese interessate, indicazioni piu dettagliate. Ogni singola Chiesa

sui iuris appartenente a tali famiglie provvederà, secando modal ità che

11

C fr AAS

82

(1990i 1037 - 1038.

8

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saranno precisate. ad elaborarc un

corpus

di norme che adattíno alia

propria s ituazíone specifica l presente documento e quello che sarà

elaborato per 'intera farniglia liturgica

di

appanenenza.

Le

Chiese sui

iuris

invece. che non appartcngono ad una farniglia

liturgica piú vasta dovranno elaborare

ai

piú presto

lc

proprie norrne

panicolari a partire dalla presente lstruzione. La Santa Sedei; disponíbile

fornire i propri espeni per collaborare em le singole Chiese su urís

all'çlaborazione

di

t ali norme panicolari. se le Chiese riterranno di

averne bisogno e ne faranno richicsta. AI termine dei procedimento,

il

Direttorio Liturgico di ogni singola Chiesa sui

iuris

andrà presentato alla

Santa Sede.

9

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CAPITOLO

VALORE INALIENABILE

DEL PATRIMONIO PROPRIO DELLE CHIESE ORIENTALJ

E URGENZA DI UNA SUA FIORJTURA

7 l parrimonio de le Chiese orielllali

1 documenti conciliarí. il Codice deí Canoni dellc Chíese Orientalí

e ripetute díchiarazioni autorevoli dei Magistero affcrmano il valore

inalienabile dei patrimonio

propno

delle Chiese orientali. TI n. 23 della

Lumen Gr111ium díchiara che esse. per divina l'rovvidenza. salva restando

1·unità della

iedc

e l un;ca divina costituzione della Chiesa universale.

godono di un patrimonio tcologieo e spiriruak proprio. dí una propria

disciplina. di

un

proprio uso líturg1co. TI n 1 dell'Orientalium

Ercfesíarum precisa

che in

esse risplcncle la Tradizione derivante dagli

Apostoli auraverso i l'adri. la quale costituiscc parte dei patrimonio

divinarnellle

ri\elato ed

indiviso della Chiesa un1versale.

All imerno dell unità dclla fede canolica, ognuno di questí

parrimoni esprime la varicrà delle sue manifestazioní . L1 pienezza dei

Mistero di Dio si rívela progressivamente secondo le circostan1e storíchc

e la cultura deí popoli e si esprirne ín modi di

v

ivere la fede che sono

propri di ciascuna delle Chíese orientali' .

8 4rriro aaone dei/e Chies ' oríentali

Trattando dei varí raggruppamenri dí Chie.se organicamente

congiunte,

ii 11

23 della Lumen Gemium afferma clle alcune di esse,

soprattuuo le antiche Chiese patriarcal

i

quasi matrici dei la fede. nc

hanno generate altre a modo di figlie, con le quali restano fino ai nostri

tempi legare da

un

piu .streno vincoio

...

.

li

Codice dei Canoni delle

Chiese Orientalí

:iprende

la stcssa affermazione quando

parla

di Chiesc

( t r C nJice dei Cauoni <lt llr Chiese )rientali {pnnnulgato da iiovauni Paolo II

íl 18

ottohre lq90)

jCCF 01

can. J9.

Cfr CCEO can, 28

10

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sui iuris come di raggruppamenti di fedeli cristiani congíunti dal a

Gerarchia (can.

27 .

richiama i riti che costituiscono íl loro patrimonio

proprio (can.

28

* ) e precisa che questi riti traggono

la

oro origine

dalle tradiziou1 alessandrina. antiochena. armena. caldea e

costaminopolitana

can.

28

§

2 .

9.

Peculiarita dei patrimonio de le Chiese orientali

Queste Cil iese ilanno conservam con cura gelosa la teologia

simbolica bíblica, a lungo esplicirata dai Padri: custodiscono

íl

senso dei

Mistero terribile e indicibile. che circonda e connota l'azione celebrativa:

nei

testi

e

nello spirito mantengono

il

senso della liturgia come

dossologia incessante, come nchiesta di perdono e come epiclesi

íninterrotta con formule

ins1eme

ricche e suggestivc. Esse vamano una

spiritualità diretramente attinta alia Sacra Scrittura e.

di

conseguenza. una

teologia meno soggetta a categorie piü direttameme ra1ionali. Per ragioni

>toriche e culturali esse hanno mantenuto una ptú 1mmcdiata continuità

con 'atmosfera spiritualc delle ongrni crístJanc. prerogativa che sempre

piü

di

frequente anche l Occidente considera

non

segno di staucità e

ripiegamento

ma

dí prezíosa fedeltà alie fonti dei

la

salvezza.

l Codíce dei C'anoni delle Chiese Orientali,

ai

can. 28

1.

riterendosi a

Lumen Genti m

n. 23

e Orielllalium

F:cclesiarum n. 3.

enuclea le materíe piu rílevant1 nclle quali si articola

il

patrimonio

proprin delk singole Ciliese .11ti

iuris:

liturgia. teologia, spiritualità

e

disciplina. Occorre notare che questi campi partícolari si compenerrano

e s co11diz1onano a viccnda all'interno di una visione globale della

rívelazione divina che pervade tutta

la

vit e che culmina nella Iode della

Trinitá santiss i

ma.

Tali articolaz.ioni ímplicano l'idea di

una

storia. di una cultura.

di concezioni e usi propri di ciascuna Chiesa. e costituiscono altrettantí

raggi provenientí dall'unico Signore. sole di giustizia che illurnina ogni

uomo cfr ív 1,9) e lo porta a vivere in comunione con lui. Ogmmo di

questi raggi. recepito da ogni singola Chiesa sui iuris. ha valore e

dinamismo infinito e costituisce parte dei patrimonio umversale della

Chiesa.

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10. Do1ere di tule/are il pmrímonio oriema e

Auspicando che questi resorí fioriscano e

rnntrihuiscano

sempre

piú cfficacemente alJ'evangelizzazione dei mondo l'Orientalium

Eccle liarum

cornc i documcmi successiví.

afferma

che gli Orientali

hanno il dírnto e ii dovcrc di conservarli. di conosccrli e di

viverli .

Tale affermazíone comienc una condanna chiara dí ogní tentativo dí

allontanarc 1 fedelí onentali dalle

oro

Chiese. sia in marnera esplícita

e

irrcversibile. crn conseguenze anchc giuridichc. mduccndo al passaggio

da una Chiesa sui iuris ad

un'altra''.

sia in rnaniera

meno

esplícita.

favorendo l'acquisizionc di forme dí pensicrn e dí spiritualità e dcvozioni

non cocn:n11 cul proprio parrimonio ecclesiale. e ció

contrariamente

ad

indícazioni rante volte ribadit.c dai Romaní Ponteficí cd espresse.

con

panicolare foua. già ndla Lettera Apostolica Oriemalium Dignitas di

Leone XIII.

ll

pcm:olo

dclla perdira dell'idcnwà orientale

si

presenta

paníco armen1c 111 un tem[Jo come l'attualc.

earauenzzato

da grandi

migrazio111 dall'Orientc verso

tem:

rnenutc piú ospitali. di prcvalenre

tradizione latina. t)uesrç terrc di accogl íe117a vcngono arricchite dai

patrimo111n rroprio dt:gli Oricntali cl1e vi si stabiliscono, sicché la

consen·<lJ:ione

d1

tale

patnmonio

va sostemna

e

1ncoraggiata non solo dai

rastori oriental ma anche da qucll i lann1 dei territori di imtrngrazionc.

perché mirabilmente esprime la riccheua variopmta della Chiesa di

Cr Slo.

Nclla Le<tera Apostolica

Orie111a/e

f umen

vicne particolarmente

soltolineato

il

ruolo insostituih le dei fedeli orientali cattolici, "portamri

viventi ins1cme

con

i fratelli ortodossi" della "venerabile e amica

tradizione delle Cliiesc orientali'' (n. l). Si traua di

un'espressione

che

si ncollega a quamo formulam già nel De<:reto Orientalium Ecclesiarum

tn. l ), dove si auspica inoltre che le Chicsc orientali cattolíche

assolvano la loro missione con vigore ri11novato. Cio

11011

esclude la

11

fr ( { 1r-;1 .

Et l

\L \

\T 1L

f)i:;..:L

sull : Chit:s <: oricnrali c ttnliche

Orie11taliun1

Ecch

1

. iaruu1 ó

Ctr CCC:O ca1111 31 e

1465.

2

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novità e. di

fatto.

ncssuna Chiesa. oríentale o occídentale. ha mai potuto

sopravvivere senza adattar'>Í continuamente alie mutevoli condizioni di

vita. Ma mette guardia da ogni indebiia e inopportuna prec1pitazío11e.

richiedendo che qualsiasi eventuale modifica sia non solo ben maturata.

ma

anche

1Spir1ua

e

conforme

alie

genuine tradizioni.

l2,

C ritcri

per i'i11tcrprcta::Jone (/e/l'organicf> {Jro iz rrsso

II Conc1lin precisa che 11011 si possano introdurre mutazioni nei ritl

e nelle d1sc1pline di queste Chiese. se non per ragione dei proprio

organico progresso'" ed aggiungc che quakira. per círcostanze di tempo

o

di

personc.

qucsk

fos;ew

indebitamente venu1e meno.

si

procuri

di

tornare alie a\'Ílc tradizioni'·- li Santo Padre (iiovanni Paolo [I vede in

quest(1 un

'\imbol"

dt quell'atteggiamcmo fer1110 dclla Sede Apostolica.

chc d Concil:o ha n»Í cfficaccmente ribadi P nel ch1edcrc alie Chicse

orientali in piena crnnunione con essa il coraggio di riscoprirc

e

autcntíchc tradi1iorn della pwpria identità. ripris11nando ove ncccssario.

la purc1za ( H · i , g 1 ~ 1 a r 1 ; i

1

'

1 ·

r t ; ~ : n i c \ 1

p r o ; : : r e s ~ o in (}g11i ('h1csa

sui iuris.

ln1plica tenerc

d l l O

11man1itu<1n

c cllc

radiei

tia

cui

si

é

sviluppato

íni/talmcnrc

ii

pa1r1mon10 d1

quc·src

Cliiesc. rnassimame:nc Gerusalcmrnc.

Alcssandr1a. :\ntiochia. Cos1antinnpoli. i\rmenia.

e

ncll'antico impero di

Pers ia: e

in secondo

1uugo de

llc modal ità

d i

trasmissione

d' t.al

i

tradizioni. adattak a circosianze e luoghi divcrsi nia conscrvate

in

una

COllt

llU

it;:t

i ) fµa

11

lC(l

CtH.:rclllL'

Per cspl1c11arc qucsto ;mnc1pio giova ricnrdarc un'csortazione di

Papa l'anln

VI

ai mcmbri delle Comrn1ssioni incaricate della prepara1:ione

dei

Codice dei

Canoni tlelle

Chiese Oriemali

Evocando

il

doppio scopo

dei futurn

Cod1ce

tfedclti1 alie tradi1íoni e apenura alie esigenze dei

nostro

111nndo) cg i

tis.scr\·ava con1e

ncl

prcsentarc

C(>sc

nucivc OCC:()rra

essere allenti a 1encr su Ticien1emente conto dd sistema dei patrimonio

F.c

lcsianntt.

ú.

1

" (fln\·,\SNJ P \1>l11 fl. )111t_·lia llt: a l)Ívi11:1 Liturgia in d10 arnicno 1

1

l 11ovi.:1nhrl·

1087 :

. (J,scr.·aton

Ro1rta110, ~ ~ 4 novt'tHh e 1987.

p.

t:: vt:úi ant:hc i11

Ser1i:.io

h;f(1rn1,r:_inni per lt'

( fi ie r

Orientfi , iUflfllc1ue1iH1 :1i 1u1.4X5-:;)6, p. 5.

13

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trasmesso. Qualsiasi rínnovamento. í11fattí. deve essere coerente e

eoneordare con

la

sana tradizione.

ín

modo che

le

nuove norme

11 11

appaíano un corpo estraneo ínserito nella compagine ecclesíale, ma

fioriscano quasi spontaneamente dalle normc gíà esístentí .

' Cfr P. IOI

<>VI. Di,cursn dei

18

marzo 1974: untia 1 (J975) 6.

4

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C PITOLO

l i

RICCHEZZA DEL PATRIMONIO

UTURGICO

13

l patrimonio orienta/e é piii ampio della sola liturgia

Non si deve certo favoríre la tendenza a ridurre

íl

patrímonio

specífico delle Chiese oricntali alia sola dimens1one liturgica.

L'attrazionc csercitata dalla sacralità dei riti, 'intensa commozione

derivante dall'afflato dei testi. ha potuto indurre ad una sottolineatura

eccessiva dell'aspetto esteriore o emotivo. facile luogo di rifugío per

colow

che rifíutavano alia liturgia

il

suo legame necessarío con la víta.

Cio

ha indotto. a volte. gli stessi Oricntali cattolici a percepire

come

proprio e specifico l solo patrimonio liturgico. conformandosi invece.

per

gli altri aspetti della spiritualità. alia sensibilità occidentale,

considerara come comune alia Chiesa universalc. La valorizzazione di

teologie e di spiritualità orientali. intese come parte dei patrimonio

indiviso della Chiesa universale. ê invecc una scoperta assai receme.

come lo ê l'emergere dell importanw delle peculiarità disciplinari.

La pratica della liturgia oríentale senza che

in

essa contluísca,

come nella sua espressione somrna. 1 intero patrirnonio della propría

Chiesa. rischierebbe di ridursi a pura esteriorítà.

14. minenza della liturgia

L intero ambíto líturgíco ricopre nella Chiesa. findai suoi alborí,

un ruolo di assoluta centralítà:

l

senso vivo che tutta la vita nuova di

fede culmini nella grande azione di culto di Cristo e della Chíesa a lui

unita, e infatti un elememo fondame già a partire

dall età

apostolica.

"La liturgia santa. luogo nel quale si

fa

proclamazione e

adorazione e si manifesta la comunione e la fratcrnità fra i credenti,

e

la

vera formatrice della vita cristiana e la síntesi piu completa dei suoi vari

aspeui""'. lnfatti la liturgia ê "culmen et fons"

2

della vim cristiana e la

::u GfnVANNI PAOLO li. i ~ c o r s o ai

partt cipanti

alla riunione

.ui

prohle1uí pas.turali

í.h:lla ( hiesa cattolica

di

rito

hiz.aruino

in

Ro1nania C22

g.:nuaio l 994); Osservatore

Rou1a110 22 gt:nnaio 1994 p. 5: ve<lí anché n

.) ervizio ln}úrn1aztoni

p r

t

Chiese

15

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l'esperienza della incarna1ione della fede nella cultura dei popolí, sicché

tale

CUitura e

ad Ull tempo ÍSpirazione e

frul O

della fede e,

Íl1

particolare,

della liturgia. Questa pluriformilà delle liturgie oríentali non nuoce

affatto all'unità della Chiesa. ma anzí

la

rafforza. consentendole di

affondare

lc

sue radiei nella concretezza

di un

tempo e di uno spazio

determinati.

La preghiera delle Chiese d

·orieme e

fortemente comunitaria: la

loro liturgia induce il fedele non solo a cercare rifugio e protezione

presso il Signore, ma anche ad unirsi ai suo gregge e perciô ad

integrarsi nell'assernblea. a prendervi parte attíva. secondo il rango che

gli compete. a sentirvi presente 'intera comunione dei sami. anch'essi

convocatí per íl canto di lode e di invocazione.

La vila liturgica. inoltrc. rirnane piu essenzialmente

ai

centro

delle preoccupazioní ecclesíali._espríme la fede e il suo contenuto e nel

contempo guida

la

vita spirítuale dei credenti. Ciô é apparso eon

evidenza

in

spec1e quando molte Chiese orientali. gravare da regimí

persecutorí. ilanno potuto sopravvivere e perfino rafforzarsi pur dovendo

limitare il raggio della propria azione spirituale e pastorale alia sola

celebrazionc liturgica. donde il popolo in un ceno senso ha tratto la

sostanza vívífica11te della sua fede.

16 l patrimonio liturgico nelle Chiese orielllalí catto irhe come fonte di

identità

Le Chiese onemali catrolíche. pur essendo state intluenzate dai

peso della tradízione occidentale.

nel

campo deli a liturgia hanno

conscrvato una pitl fedele conformítà alie oro tradizioni genuine. Proprio

lc

oro liturgie, restituite a maggior autenticità e vitali1à. eliminando

ciô

chc e ha alterate. potranno essere il miglior punto di partenza per una

crescíta della íoro specíficità. dalla quale attingere parole e gesti

suscettihili di toccare i cuori e di illumínare le menti dei oro fedeli nel

tempo presente.

La conservazione delle ricchezze liturgiche sarà tanto piu

fruttuosa quanto píu determinara non solo da inrerventi normativí della

Gerarchia. ma anche dall 'adesione spontanea e fedele dei popolo

crístíano. a

io

educato dai suoi pastori. L'importanza che

in

questi tempi

: : Cfr Prcghh ra

pt r

fan uu l .att:CUJlltno nella tradizinne hizantina,

17

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1 pastori siano. anche in questo campo. veri modelli dei gregge. afíinché

questo conserví la >Ua tradizionale fedeltà. va panicolarmente ríbadita.

Grande significato avrà pure l'auspicabile presenza di

comunità

monastiche vive e aueme a gustare e a proporre

l

rícchezze insondabili

dei patrimon10 ricevuto dalla tradizmnc delle nspettive Chiese di

appartenenza: "Esiste ínfattí un imrinseco legame fra la preghiera

liturgica. la tradizione spirituale e la vim monastica

in

Oriente. Proprio

per questo, ancbc per loro una ripresa ben formata e motivata della vita

monastica pmrebbe significare una vera fioritura ecclesiale. Né si dovrà

pensare che cio diminuisca l'efficacia dei ministero pastorale. che anzí

uscirà corroborara da una cosi robusta spirítualità e ritroverà

ín tal

modo

la

sua collocazione ideale"'·'.

17

fmportanza della Tradizione

neiía líwrgia

Un tale patrimonio di fede viene ricevuto mediante la Tradiz1one.

che ne garantisce

la

continuità e 'aurentieità attraverso i tempi, fin

dall anuchità espesso fin dalla testímonianza degli Apostoli. Essa viene

accolrn con cuore aperto. custodHa. tramandata. insegnata. confermata.

csplícitata dallo Spirito Samo.

Si

tratta

li un

divino deposito intangibile.

la cuí esplicitazionc edinamica. in uno scambio fraterno con altre Chicse

che ne fonda l universalità nella d1versificazione e nell adanamento.

i\pplicata alia liturgia, la Tradízíone ha mostrato nelle Chiese orientalí

una straordinaria vnalità:

la

preglrn:ra dclla Chiesa ha pcrcorso un suo

costame cammino. anche se imperceuibiimente, e non tanto sulla base d1

:11nrme dall alto - che sono 1ntervcnute multo li rado - ma proprio sulla

base di 4uesta Tradiz1one vivente.

18. iforma e rínnovamento liturgíco

li primo

dovere d1 ogni rinnovamcnto liturgico orientale. come

accadde anche per la riforma liturgíca ín Occideme. é quello li ríscoprire

la piena tedeltà alie

propne

tradizioni liturgiche. rruendo della loro

ricchezza ed eliminando cio che ne

abbia

alterato l'autenticítà. Questa

3

Ci10V \NNJ PADJJ> II Lt:n. Ap Orienralc r u 1 u e 1 1 { 2 1 1 1 a ~ g i o

l995L

27: S 87

1199SJ

77J

18

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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cura

JOll é

subordinata ma precede

il

cos1ddetto

agg.iornamento.

Compito

delicato che va operato con prudenza

per

mm turbarc gli anim1. ma

che

deve esserc persc u110 coerentemente e coslantememe se le Chíesc

oricmali

cattolic ie

vugliono rímancre

fedelí al manda10

ncevuto. E

ancora ( i1ovanni

l';;olo li a

prccísare:

"Se

penamo

dovrete sfrondare

forme e sviiupp' avventiLi. derivanti

da

influenze diverse provenienti da

tradizi<mi ií:urgich<.0 e para iturg1ch.: estrance alia vostra tradizione.

ê

po>sil)ik

chc

cosi

laccmio.

alJbiare

anche

a corrcggere alcune ahitudini

pop<

liari" ''.

Si assiste

" .> ' ai

dilag:arc

d1

una 1nentalita

chc

tende a

"ioprav,·aiuiare : t::lic11..:n1,a. l c c c c ~ s i v n auiv:s1no, il conseguin1entu d1

risul1a11 con d mínimo slort.-l tl

sema un

prnfondo coinvolgimento

peN.111a:i:. Cii>

puo

í 1 1 1 l ~ r n z a r e

:1egalÍ\'atnen1e

anche

l"approccio

alia

l1111rgía.

pnsino

Oriéntt:. La

litur§'ia, invece. resta

una

scuola esigente_

clle riclm:dv

1111·ass1rnilatio 1c

progressiva. faticosa

é

rnai

picnamenlc

c ~ a u r l t a . :\ ~ ; l i e d11nt:ns1t)rh' sono part;colar1nentc scnsihili e c<)1nunità

monasrichc.

c ic-·

;10"o:H1 pPrtarc rertan10 un contributo importante alia

piem co111prc·11s1011c e ai progressu dei patrimornn liturgico. Da qui

l'oppfJflU lHir di cuin\uigerc 111 quesla t:ntnune rcsponsahilità.

ove

poss1h1k. cornu111 a 111,rna<.11chc

maschd1 e

1crnm1ni11 appartenenti

alia

n1e:d:.?s11na

lradizionc.

()ucstc cPns1dcrazioni nul:a rolgono alia giusta esigcnza di

cspnrncrc. qualllo

p1[1

po'>sibik. i Vangelo

in

modo piano e chiaro per

·1H)1l1'' c<HHen1pPrtu1co. ( ~ n i fnr1nula 11ecessita pcrtanro di una incessante

,·1g1iann1

per 1'.sscn' 111a11tcnuw

v11

a sot o il soffio

dedo

Spirilo. Ma la

Tr,,di11<llle. anchc

111 ""1

lc1tera com<:

avvicne

per la Sentrura - contiene

tesor1 ;rri111rnc1ahiii: ic sue cnerg1e vanno accolte. assimilate e uulizzatc

per irasmcncrc ai I' tH>mrn1 la pienen.a dei Mis1ero di 010. S1

1ra11a

i11 a111

di

;iarole

di

1111 rn_

proprio come

la

Paroia

dei Signore che

e

piu

1agl1cmc

d1 una spada a doppit'

tagl10

e penetra lin\l ai

punto d1

divisione

dell"ani11111 e deilu spiri10 1ci'r Eb 4.

í 2J, li

fauo di rrpeterle costantcmcnte

nella iiturgia nulla deve w,:ilere ai loro vigore e alia loro pcrenne

attual1t::\,

~ - 1 C ; l t > \ . _ \ N ~ P_\ilI J IL J)i:-,cur..;n ai

pane

:ipa:1ti ai Si11ndndi.:l Patriarl·atn

Carrolico

/ \ tnh -1h1 ; ~ ( l ; : g ( l . - . ( \ 1 iq:,0\: ()_,,e/Tutore Ron1unu. '.:.. aµ1i:-.to 1089. p 7; \'l:di a11cht:

in

ScT\'i:' I l n ( o r 1 1 1 u . ~ 1 0 1 1 i fh'r li'" ('hit ;(' (fri1'i/ffdi 'ºf1Pl7·nh.,'J){(I ai l l l l . 4 8 ~ 5 6 . p. 42.

19

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19. Studio e approfondimento previ ad ogni modifica

E'

indispensabile ricordare la raccomandazione del n.23 della

C'ostituzione conciliare sulla sacra liturgia: Per conservare la sana

tradizione e aprire nondimeno la via ad un legittimo

progresso.

la

revisione delle singole parti della liturgia deve cssere sempre preceduta

da

un'accurata

111vestigazione teologica. storica e rastorale". Dei resto.

rrorrio

la riforma liturgica voluta dai Concilio Vaticano li ha potuto

essere porta a ad effetto perché

era

stata preceduta. e u validamente

seguita, da lunghe sperimentazioni. da intensi studi storici, critico-

testuali, teologici. biblici. pastorali. culminati

nell'opera

di singoli

studiosi e di commissioni. sia a livello locale che internazionale. Senza

tutto questo non si sarebbero avute né le coordinate. né i riferimenti, né

i contenuti precisi necessari ad un valido lavoro.

20. riteri per il rinnovamento liturgico

Nel modificare

l'antica

prassi liturgica ci si deve chiedere se

'elemento

chc si intende introdurre sia coerente con il signifícato dei

contesto nel quale

s

colloca. Tale contesto

andrà

compreso

a partire

da

evemual i rich iam i

ai

la Sacra Scrittura.

ai

1 interprctazione dei

_Santi

Padri.

alie riforme liturgiche recepne. alie catechesi mistagogiche. Ci si deve

anche chiedere se tale novità sia omogenea con il linguaggio simbolico,

con le immagini e lo stile propri della liturgia di quella Chiesa. nuovo

elemento sarà accettabile se. esigendolo serie motivazioni pastorali. si

collocherà ali 'interno della celebrazione senza contrasto ma con

coerenza. quasi

ne

derivasse naturalmente.

Si dovrà

inoltre

appurare

se

esso non sia già presente. magari

in

altra forma, in un

diverso momento

della celebrazione o in altra parte dei corpus liturgico di quella Chiesa.

Ogni iniziativa di rinnovamento dovrà essere attenta a non

lasciarsi condizionare da altri sistemi. forse all 'apparenza piu efficaci. A

ció

si

riferiscono le vibranti e

riretute

esortazioni di Ciiovanni Paolo II.

rivolte di volta in volta ai fedeli delle diverse Chiese orientali cattoliche:

Non aderite con eccessiva improvvisazionc

all'imitazione

di culture e

tradizioni che non siano le vostre. tradendo cosi la sensibilità che e

propria dei vostro popolo. (

...

1 Questo significa che

e

necessario che

ogni eventuale adattarnento della vostra liturgia si fondi su uno studio

attento delle fonti, su una conoscenza obiettiva delle peculiarità proprie

dei la vostra cultura. sul rnantenimento della tradizionc comune a tutta la

20

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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cristianirà copta

25

21

Valore ec11menico dei patrimonio lirurgico comune

Tra le míssioni importanti affidate specialmente alie Chiese

oriental1 cattoliche.

l'Orientalium Ecclesiarum

(n. 24) ed il Codice dei

Canoni delle Chiese Orientali (can.

903).

come anche il Direttorio

Ecumenico (n.

39).

sottolineano la necessità di promuovere l'unità con

le Chiese oriental i che ancora

11011

sono in comunione piena con la Sede

di Pietro. indicandone

e

condizioni: relígiosa fedeltà verso

le

antiche

tradizioní delle Chiese oríentali. mígliore conoscenza vicendevole.

collaborazione e fraterna stima delle cose e dei cuori. Si tratta di principi

importanti per l'orientamento delta vita ecclesiale di ogni singola

comunità orientale cattolica ed hanno valore in modo eminente nel campo

delle celebrazioni

dél culto divino. perché proprio in esso e Chiese

oriemalí cattolíche e onodosse hanno conservato piu integralmente il

medesimo patnmonio.

ln ogni sforzo di rinnovarnento liturgico si dovrà pertanto tenere

conto della prassi dei frat.elli Ortodossi. conoscendola. stimandnla ed

allontanandosene

il

meno possibile per non accrescere le separazioni

esistemí. ma anzi imensificando gli sforzi

in

vista di eventuali

adattamenti. da ntaturare ed operare congiuntamente. Si manifesterà cosi

l'unnà che già sussiste nel ncevere quotidianamente la stessa linfa

spirituale proveniente dall'esercizio dei comune patrirnon10

2

  .

25

GH>VANNI PAnJ l l II.

)n1elia

nella reghiera deli ince11..;o nt:l rito

alessandrino-

copto 114 agos[ll

19881: L osw;rvarore

Rornano.

16-17

agusto

1988.

p.

5:

vedi anche

in

Servizio ll<fimrudoni per

e Cl1ie1e

Orimw/1 supplcmento

ai

nn. 485-556,

p. 24.

_ n Cfr G1 V1\NNI

PA 1

n [ I Discurso ai partecipanti alia riu11io11t:: sui prohlerui

pastorali della ~ h i c s a cattoli.,;.a di rito hizantino in Rninania {22 gennaio 1994 :

l Osservatore Rrunnno gennaio

1994,

p. 5: vi:di ant.:he

in Sen)izio

lnfurnur:..ionipl. r

ie

Chiese Orimra i

49

1994) 2

21

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C PITOLO IV

CüMPETEJ\ZE

E COMPOJ\E \TI

DELLA LEGISLAZIONE LITURGICA

Competenze p r rego are

l

culto

Riferendosi ai can. 657. il can. 668 2 dei C:odicc dei

C:anoni

delíe C:hiese Orientali indica \'autorità competente per regolare il culto

divino pubblico. Nclle C:hiese patriarcali, essa

e il

Patriarca con l

consenso dei Sínodo

dei

Vcscovi il qualc si avvarrà dei la collaborazione

dclla Commissione liturgica della Chiesa patr1arcale''). Va notato che

4uanto

é

st:abilito a riguardo delle Chiese patrtarcali

é

esteso dai can.

52

dei Codicc dei Canoni delle Chiese Orientali purc alie Chiese

arcivcscovili maggiori. Nclle Chiesc metropolitane .rni

iuris.

\'autorità

competente

e l

Metropolita con

l

consenso

dei

Consiglio dei Gerarchi.

ln entrambi i casi e rich1csta la previa revisione della Sede Apostolica:

in

tutte \e altre Chiese \"autorità competente é solo

la

Sede Apostolica e.

entro i limiti stabiliti dalla stessa. i Vescovi e i \oro coetus

legittimamcnte costituiti (can. 657 \). Altri canoni dei Codice dei

Canoni delle Chiese Orientali indicano il quadro delle norme comuni che

regolano

l

complesso della vita liturgica nelle Chiese orientali.

23. Ruoío dei Vescorn

La co111paginaz1one dei ruoli liturgici. alfidata all'autorità del\a

Chiesa.

si

concretizza ne\la legislazionc oclicrna

ai

can.

199

1

dei

Codice dei Canoni delle Chiese Orienta i. ove si rileva l ruolo

dei

"Vescovo eparchiale come moderatore. promotorc e custodc

di

tutta la

vira liturgica dell'eparchia". Símile impegno viene chiesto.

in

altri

canoni. ai suoi collaboratori: i protoprcsbiteri (can. 278 1 . 1 parroci

(can.

289

2 . i rettori di chiese (can.

309 .

Compito

dei

Vescovo é vigilare affinché la vita liturgica "sia

favorita l piu possibile e sia ordinata secondo

\e

prescrizioni e anche

\e

27

Cfr EO cann. 114

§ t

e 124.

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lcgittime consuetudini dei la prnpria Chiesa

sui

íuris (can.

199 § . li

Vescovo dunque non agisce unicamente sulla base dei proprio giudizio

o delle consucrudini locali, ma si riferisce ai patrimonío prnprio della

prnpria Chiesa

sui iuris.

ln questo modo l'autorità

<lei

singoli Vescovi

diventa partecipazione ad

un'autorità

maggiore che rcgola

la

v ta

liturgíca

dclla propria Chiesa sui íuris.

li

Vescovo. nell'esercítarc

il

suo mandato

di

moderatore dei la vita

liturgíca. non agisca arbitrariamente e nemmeno avvalli

il comportamento

di gruppi o fazioní, ma. assieme al suo clero, sia attento custo<le di

quella coscienza liturgica presente e operante nella memoria viva dei

popolo di Dio

alui

affidato. Come

il

sensusfideli11111 é determinante nella

comprensione della fede creduta. cosi lo e nella custodia della fede

celebrata.

li

popolo. dai canto suo. sia fedele alie indicazioni dei pastore

e

si sforzi di comprenderle in profondità e realizzarne il mandato. Per

promuoverc una migliore comprensione e celehrazione dclla liturgia si

costituiscano commissioni eparchialí di esper i. Grande importanza avrà.

neila maturazione liturgica dei

popolo

dí Dio.

la

presenza

d

autemíchc

comunità di monaci e monache onentali. luoghi dove: grazie ai dono

dello Spírito Santo.

s1a

vissuto m p1enezza il Mistero che

quotidianamente vicne celebrato nella fede.

24. Ruo/o de/ia Sede ilposwlírn

ln

ruolo importante per la preservazione e lo sviluppo armonioso

della prassi líturgica delle Chicse orientali cattoliche ha inteso esercitare

la Sede Apostolica. Esso si realizzô in vari modi che

contluirono

progressivamente nell'attività della Commissione per la correzionc dei

libri liturgici della Chiesa oríentale, crcata nel

717

e operante

in

seno

alia Congrega?ione <li Propaganda Fide fino ai 1862. Questi íntervcnti

risent1vano di memalità e c<>nvinLioni proprie dei tempo. secondo

lc

quali

si

rercepiva

una cena subordinazione delle liturgie non latine alia liturgia

dei rito latino chc vcniva considerato "ritus praestantior" Ciô puo aver

comportato mterventi sui testi liturgici oriemali che

oggi,

alia luce degli

stu<li e dei cammino tcologico, abbisognano di revisione, nel senso dei

ritorno alie avite tra<lízíoní". .'opera delle commissioni, tultavia .

.

..

Cfr

~ r l N C .

LCt tvL V.\'l'. IL

D ~ i : r .

sul lt ('hit'St:

t)fÍelltali

cauoliche

Orie ltnhun1

L·ccles1onnn 6.

23

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avvalendosi dei migliori periti dei tempo, riuscl a salvaguardare

la

gran

parte del patrímonio orientale, difendendolo spesso da iniziative anche

gravemente lesive e pubblicando preziose edizioni di testí líturgíci per

numerose Chiese onentali. Oggi. in partícolare dopo le solenní

dichíarazioni della Lettera Apostolica

Oriemalíum Dignitas

di Leone

XlfL dopo

la

creazione della Commissione speciale per la limrgia

nell'ambito della Congregazione per

le

Chiese Orientali nel 93 e

tuttora attiva, e sopranuno dopo

l

Concilio Vaticano ll e la Lettera

Apostolíca Orienta/e Lumen di Giovanni Paolo l i il rispetto per

le

liturgie orientali

ê

aneggíamemo indiscusso e

la

Sede Apostolica puô

offrire alie Chíese un servizio piií completo.

Se

la

sollecítudine della Sede Apostolíca per la vita líturgica delle

Chiese orientali

si

e

spesso rivelata benefJca nel passato, essa appare

altrettanto índispensabile nelle s1tuazioni di precarietà nelle quali versano

anche oggi non poche Chiese orientali. Proprio l'importanza

fondamentalc della liturgia come azione divino-umana che attua

la

salvezza hic et

nunc

e

la

sua natura di luogo privilegiato che conserva ed

esprime il depositum fideí motivano

la

funzione

di

custodia e di tutela

che, anche sulla prassi liturgica orientale, continua a svolgere la Sede

;\postolica: si tratta

di

garantire e difendere la fede in una delle sue

espressioni piu importanti. Tale convinzionc ha spinto alia formulazione

dei can. 657 1 dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali

il

quale

riserva 1 approvazione dei testi turgici alia Sede Apostolica nclle Chiese

11011

patriarcali e non metropol ítane

sui iuris

e chiede una previa revisione

da parte di essa per

le

Chiese patriarcal o metropolitane. Tale revisione

nguarda ovviamenle tutto quanto ha a che fare con

le

celebrazioni

liturgiche.

25. ompetenze

per f approvazione delle traduzioni

dei libri

liturgici

Lungo i secoli varie circostanze hanno provocam importanti

modifiche nell'ambito linguistíco. Negli stessi territori orientali, e lingue

originane si sono lentamente ma profondamente trasformate, talvolta

sono scomparse e sono state sostituíte da altre. Altre volte non pochi

fede li deli e Chiese oriental i hanno abbandonato e oro terre di origine

e

si

sono stabiliti altrove vivendo accanto a cristiani educati in tradizioni

differe111i:

col passarc dei tempo essi si sono inscriti nel contesto

culturale proprio dei luogo ove si trovavano. Spesso hanno perduro la

conoscenza e l uso delle loro lingue originarie; la partecipazione alia

24

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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liturgia della propria Chiesa risultava cosi piu difficile. Per ovvíare

pertamo a questa difficoltà. sin dall'antichità lc Chiesc orientalí hanno

spesso provveduto a tradurre i propri testi lirurgici in língue

comprcnsibili ai fedeli.

l

can.

657 2 dei Codice dei Canoni delle Chiese Oriemali

precisa che il dirítto dí approvare le versíoni dei libri líturgici spetta alie

autorità competentí per l"approvazione dei líbri liturgicí stessí, dopo

averne fatto una relazione alia Sede Apostolica se

si

tratta delle Chiese

patriareali e metropolitane

sui iuris

l moltiplícarsí di eparchie o di chiese suí iuris della stessa

famíglía líturgíca che usano la medesima língua, talvolta sullo stesso

territorio. richiede normalmente che siano usate traduzioni uníformi. E

opportuno che

lc

aumrità competenti

s

accordmo

tra di loro

per

ottenere

questo scopo.

26.

Componenti dei dirltto liturgico

Riferendosi

ai

diritto lirnrgico il can. 3 dei

Codice

dei Canoni

dellc Ch1csc Orientali rimanda alie prescrizioni dei libri liturgíci.

Accanto ad esse.

íl

Codíce dei Canoni delle Chiese Orientali menziona

altre norme dí indole liturgica cmanate dalla competente autorità delle

Chiese sui iuris e non inserne nei líbri liturgici.

come

le regole (can.

668). le prescrizioni di Chiese su iuris (can. 199). le leggi liturgiche

(can. 15 2) Tuttc queste prescrizioni, quelle dei diritto comune come

quelle dei diritto particolare. hanno forza di legge. Riguardo a queste

ultime. il can. 3 dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali insiste

sulrobbligo di osservarle diligentemente.

17 Comp/essità dei diritto liturgico particolare

Per una interpretazione saggia e realística delle prescrizioni

particolari é necessario tener conto dei fano che, salva l organicità dei

o m p l e ~ s o nel quale si inseríscono. esse non costituiscono sempre un

insieme dei tullo omogeneo. Varie norme, tamo quelle dei libri liturgici

quamo

le

altre,

sono

srare infatti divcrsificate adattandole alie esigenze

specifiche dei diversi ambienti e contesti. Ne

ê

derivato che. di frome a

situazioni diverse.

sr

possono essere sviluppati oríemamenti diversi ed

addirittura contra<ldít Orí. Le autoritit competentí a regolare la vita

25

Page 25: Instruzione Chiese Oriental

7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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liturgica hanno

il

doverc di vagliarli alla luce dei principi generali sopra

esposti. tcnendo presente.

ad un

tempo. la coerenza con le tradizioni

originali l es1genze nuove dei comesto odierno. Si tratta di un compito

delicato per il qualc si avrà cura di incoraggiarc ricerche e studi. onde

scoprire

1

significati tamo teologici quanto pastorali.

28. .a consuetudine

l

can. 1508

dei

Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

similmente al can. 27

dei

Codice

di

Diritto Canonico. afferma che

la

consuetudine

e

a migliore interprete delle leggi. mentre i cann. 1507 e

1509 ne

espongono

le

regole

di

utilizzaLione. Come precisa

il

can.

1507.

la consuetudinc

e

fruno della prassi continua e pacifica delle comunità

Jocali. pre11osa perché radicara 11ella vita dei popolo. Anche

a questo

proposito sará necessario un saggio discernimento per conser"are ció

che

é piií valido e stimolamc per una \'Cra fioritura cristiana

ed

intervenirc

su ciô che e supertluo o meno rispondcnte alie genuine tradizioni

proprie.

29

l.ihri liturf,:iri ed erwnenismo

li

can. 656 l dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali

atfcrma che nelle celebrazioni liturgiche i soli libri da usare sono quelli

chc hanno ricevuto

1

'approva,;ione ecclesiastica. Si tratta di un principio

evidente. chc pero incontra qualche difficoltà pratica. Alcune Chicsc

oricmali cauoliche ínfatt1 mancano

di una

propria edizione dei libri

iiturgic1.

o

alrneno

di

alcun1,

ed

utiliZLano n-:cessariamente

le

edizioni

in

um

ncl ie

Ch iese ortodosse comspondenti.

che

talvol ta sono

oggettívamente molto hen

curate.

Tale impiego avviene tradizíonalmente

con

la

tacita approvazione della Sede Apostolica o dí Autorítà ocali.

Qucsta necessítà, esamínata ogní cosa con prudenza, puo anchc rivclarsí

una consuetudine preziosa.

in

quanto manifestazione della comunione

parziale ma profcinda ed estcsa

che

esístc fino ad oggí tra

le

Chiese

cattolíche ed onodosse cht: provengono da un ceppo comunc. e puó

essere

un

germe dinamico per

il

ricupero della comunione piena.

D'altronde

non

poche edizioni d líbrí liturgici curate 2 Roma sono m lora

ap;m:Z?ate ed usate daí fratelli ortodossL

E da

ev1tare comunque ogní

dílferenziazione non ncccssaría tra i lihn líturgici dellc Chíese oríentali

26

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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cattolichc e di quelle or1odosse. Si auspicano invece. nella misura dei

possibile, edizioni comuni. li Papa Giovanni Paolo l

afferma.

rivolgenclosi nell'occasionc ai cattolící della

Chiesa

armena: "Mi e

particolarmcnte caro auspicare che lo studio com une della 1 turgia e dei

sm'i

neccssari adattamenti possa essere un

campo

privilegiato

<li

col lahorazione fra Armt:ni cattolici ed ortodoss i

2

  .

Tale auspicio viene nbadito nuovameme in termini generali nel

n.

l 87 dei

Direnorio

Ecumenico che

raccomanda l'uso

di testi limrgicí

comuni con altre Chiese o Comunità ccclesiali perd1ê "quando dei

LTi'itiani pregano insicmc, con una sola voce, la [oro comune

testimonianza raggiunge

1

cieli e va intesa

anche

sulla terra".

30.

Direuori rn1echis1ici e liturgia: catechesi e mistagogia

ll

can. 621 1

~

dei Codicc dei Canoni dellc Chiese Orientali

tratta dei Dircttor: cmechist1ci che

dehbono

es.,ere elahorati ncllc Chie'ie

pamarcali e

n ~ e r r o p o l i t a n e :

esso chicde chc si tenga conto dell'indolc

spcciale delle Chiese

oncntalí. in

modo che

ncll'insegnamento

tlella

catechcsí risplendano

l'irnportanza

della Bibhm e della liturgia e le

1radiz1oni della propría Chiesa

rni

iuri \

nella pmrologia,

nell'agiografia

e nella stessa iconografia. Va ribadi10 che

in

Oriente. come oggí viene

raccomandato anche nella Clliesa occidentale, ia catechesi non

puo

esserc

disgiuma dai

la

liturgia.

po1cl1é

da questa. come mistero dí

Cristo

in

actu

cclcbrato, trae ispirazionc. Taie

ê

il metodo adottato

da

non pochi Padri

delta Cl1íe;;a nella forma1ione dei fedeli. l'.ssa si esprime in "catechesi"

per catccurneni e "rnistagogia" o "catechesí 1111sragogica"

per

gli iníziarí

aí Místcn dívini. ln questo modo i redeli sono co111inuamente guidati alia

riscopena

gioiosa della Parola e della morte e ri;;;urrczinnc dei oro

S1gnore a cui lo Spiri10 dei Padre li ha intrndotti. Dai la comprensionc dí

quanto

celebreranno

e dalla ptena assimilazione

d1

quanto hanno

celebratn

e'si ricavano un progctto di vita: la misragogia i: dunque íl contenuro

ddla

oro c'i1stenza redenta. santificara e sul la via della dívínizzazione

e,

ín quamo

tale, ê

fo11dame11to

della sp1ritualita e dclla morale. Si

raccomanda dunque

chc.

concretamente, i percorsi carechistici dclle

:

(JlíJ\'1\:-.l'.\ PAul o IL ()n1elia nclla

[)ivina

Liturgia in rito anneno

121

Hnventhri:

l:JF 7 : l. ().\1-cr\·arorc Rourüno 21-24 noven1hre 1987. p ti; vedi ancht' in Serri::Jo

f t ~ / ó r u 1 a : : i o 1 1 i per e ( ~ u e . ' e ()rienra i, supplt'1nc-nrn

ai

nn. 48_.;_ 156 p. 6.

27

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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singole Chiese orienrali cattoliche abbiano come punto

di

partenza

le

proprie specifiche cclebrazioni liturgiche

8

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CAPITOLO V

LA

CELEBRAZIONE

LITURGICA

COME ICOI\A DELLA

CIUESA

3

i

l

Chíesa assemb ea orante

li libro degli Attí degli Apostolí descrive la vita dei prírní

crístiani: "Erano assídui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e

nell 'unione fraterna. nclla fraz1onc dei pane e nelle preghíere (.,,). Tutti

coloro che erano diventati credenti stavano ins1eme e tenevano ogní cosa

ín comune ( ... ). Ogni giorno tuttí ínsieme frequemavano il tempío" (Ar

2.42.44.46). Vi si riconoscono trattí caratterístici dei culto liturgico. teso

ad ascoltare la Parola di Dio annunziata dagli Apostoli e a cantare le lodi

divine in mezzo alia Chiesa (cfr Eb 2.12 . nonché a formare

íl

Corpo di

Cristo. ' umco Pane" dai molti. nella partecipazíone comunitaría ai Pane

spezzato e alia

Coppa

della henedizione (cfr ICor 10.16-17). segno

sacramentale supremo fino alia

consumatíone dei secoli.

Ne emerge l'aspetto comunitario di una assemblea riunita attorno

agi Apostolí. mrnistri dclia Nuova Alleanza. che rivelano

il compimento

delle prornessc nella

permna

ckl Cristo crocifisso e risorto. Nel periodo

subapostolico. lgnazio di Antiochia ci presenta la stessa visione della

Chiesa orante: "Come il Signore non fece nulla senza il Padre con il

quale e uno. né da solo né con gli Apostoli. cosi voi nulla fate senza il

vescovo e i presbiteri .. , accorrete mtti

come all'unico

tempio di Dio,

intorno all'unico altare che ê l'unico Cristo che procedendo dall'unico

Padre é rítornato a lui unito" '.

Anche se in Oriente

ê

fíorito e continua a fiorire il monachesimo

eremitico. tuttavia l carattere comunirario della preghiera ê un tratto

fondante della spintualttà orientale: il fedele situa la sua vita spirituale

nell'azione liturgíca. Questa caratteristica va mantenuta e ravvivata nel

cuore dei cristiani. anche per evitare l'insinuarsi nei fedeli della rícerca

di spírítualità spesso estranee alia propria tradizione e talora alia stessa

fede cristiana.

'

11

IGNA/ío PI 1\l\TlnCH .\, euera ai . 1-fugne.\ii VIL ~ 2 : SCh 10 A. 84-86.

29

Page 29: Instruzione Chiese Oriental

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L

'ü1rnris1í11

fÍI

la C Jíern

La prc,dlicra li1urg1ca ê s1curarnen1c conforme

cd espnme

perle11ame111c

1autentico dcpos ito dc la lede. secondo 1

an1

•ca espress1onc

dclJ'/11dirn/11s:

lcge111

crcde11di

lex

sra11m1

.rnpplirnnd(

cornunementc

rn11e11na10 111 /n·

ur.mdí /ex credendí. La Chicsa

dunque s1

autoc01nprcndc

in

profonditii propno a panírc dalla

>Ua

natura di

assc1nhka

cekbrame.

ln qucsttJ senso 11 11 bisogna dimenticare che. se

la l'híesa fa l E u c ~ r i 1 i a . l'l.:ucarisría fala Chiesa

ai

purno da

clive111arc

criteío di co11 á111a rcr la

.1tcssa rena dottnna.

come

rícorda lrcnco di

Lionc: "li 11\lstro pensiern é in píeno accordo con \'Eucaristia e

'Eucaristia.

a

sua

vtilia.

conl'erma ti nostrn rensicro ''

JJ. /,a

.1Jar1eci11fr:.ionc

utfi\ {1

t l f i f ~ t l e l i

1 'apo:-,tolo Paolo esor1a í Roma11i a índirizzare a Dio un cultD

spirí1ualc, otlrcndo

se

qcss1

in

>acritic1\l vi1c111c. santo e gradito a Dio

dr

R11111

12. 1). 1 ·apthtnlo l'icrro l'lprendc la stcssa arnmnnizionc quando

;.,crivl·

chc

s1;111lo "p1c1re

,·1vc per la

c n ~ 1 r u 1 1 r H 1 c

di

un ediric10

spirítuale.

rcr

un

'<1ccrdo1io

sa1'1".

pt'r

otfrire

sacrif1c1

vpiri1uali

gradí11

a

Dio.

per

meun

di

Ciesl1Cm1<1"r1 P1

2.5 . (

lffrirc insieme íl culto gradito

ai

Padre

mcdiame íl i'íµlío 11c\ o Sp1r110 Santo

i:

dunque. ad un temrn. diritto e

dovere dei ha11ena11. Si deve

:1c,t:lllln forrnarc I;; coscienza dei fedei i

e

predísrnrre lc 1m1dalità

e

glí spa11 necessan affinché questa

partecipazinne sia

completa e dunquc altlva. pícna. devota, iniclli) entc

e lrun11osa. S

1 cu

r i qu

1

d i chc.

dopo

u aliemo csame storico dei rit

í.

siann rcsri1uíte ai popnlo quelle 1xtr1í chc

11eí

corso dei tempo sono srate

1mrropriamemc

1rn1ratlé'

ac esso.

()ua1111

sono incancari

d1

qualche

m1nis1cw

1prcsh11er1.

d1acoJH. leunr1.

cantor .

commcntatori, il

coro.

ecc . 11011 dehbono 1nfaH1 sostnuíre ma ,:u1dare tutta 1 asscmhlea. in

modo chc essa possa esprimcre anche esternamente la sua rarrecipazínnc

nel

modo dovuto. Si c1

i1i

rnó. ai tempo stesso. di attrihuire

ai

pnpolo

paní

chc <,onn di precis;r C(lmpctc lla dei vacri ministri.

;

1

1 1d;;·u1u,· 1.ap.

'<

11S 2-. 6· 1

Jlf.

{ ~ f r a1h.·h:: Pi\1

)'-;l'l

l{'

1

I l i ; \ v i - 1 1 \ ~ L \ . D<

1

rncatio11f

1

i1111n ía11 gentiiun l

'/

: \

_

66.-l ( '.

30

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34. Le asse111blet

ii111rgirhe

sono gerarclzicamente ordinate

Le

assemhlee IHurg1che

dc;bbo ío

esscrc ordínate. Era questa

un;i

preci.'<1 norma deli'

Amiw

Temunento.

ctime

già si

rílcva

spec1a\1nente

nel

Lcvi11co

e

ncl

lihrn

Nu111e11.

e sarà

ckvala

a prceetto apostolico

da S. l'aolo: "Tullo avvcnga tlccorosamrnte e con ord1m:" ( Cor

14.40)

quando

s1

celebra

11ell'as.sc111hka.

Come í primi cristiani ascoltavano gli

Apmtoli. c:os1 1 Vcscm·í

lon1

smu:ssori guidavano

le

riunion1 cli

preghicra pcrsonalrnerne o per 1\ rranrne di presillleri o díaconi. Quanto

al cotHenuhJ dclh.'. cL: chra11oni. csso era deter1n1nato in parrc da

fortnule

e

da r11i

credimri

dai

passato -

dall'Alli1e11 Tesra111en10 e dalla

1radíz1onc

giudaica . enrnpresi a la luce dclla Riselazionc crístiana: ín pane si

trall<\\a

di cn:a1ío11i

posteriori rcdatte sía

da) li

autnrí dei Nunvo

r·cstarnemo.

ª d a au1orí successí'

í. ma

scmpré sérificate dall'autorità

e

dai

sem11. fí <lc1

dei

pnpoln

cris1iano.

li can.

7

* dei Codicc dei Cammi dcl\c Chiese Oriéntalí ricorda

chc tuttí í ledcii crisriaui pariccip;rno alia (;mzione sacerdotale di Cri.sto,

e 0.11110 pcrci,\

tu1t1

c:criutan ai culto. li can. 17 affer111;1 111ohrc· "J fedeli

crist1an1 hanih' ·J d r ~ \ l J1 l"·;crc1:a "c dchi1anit"Hle

il culto

di\·int)

secnndo

lc prcscrilíoni dc 1a pr()pria {'hicsa sui iuri l e dí seguirc una propria

forma

di

vit:1

sp1rn11ak.

clw

sia

pen'\

in

accordo

con

:a

dn1trina

della

Chicsa .

Cíascuno tki fedcli. pen'>. csercita

li

culto

divino nel modo chc

gli ,, pniprio: lc as'i,:mh\cc cu'.1uaii sono

cprnpostc

dunque di varie: parti

C01l1l' Ull

corrn

e C0111ptlSIO d; membra dl\í. 'fSC cile COSIÍILIÍSCOl10. UllC

111s1emc. so1<1 cs"'I'<'

Vl\Clll<' (cfr Cor

12. 12-31í.

qucs10

modo

ruttt) d

curpo

tll'll'assc:111biea lí1urgica. ben cnn1paginato e C í ) i n e ~ \ \ )

mediante

ia

collahnr:in<'ll<' d1 ngni g1u11tura. secomlo \'energia propria dí

0 ~ 1 1 1 1n'"·1nbr1.1. pia·, cr:.:7.cCfç_' ~

arrívarc

ali

unità dêlla

fede

e

dc la

cu11oscc111a

d1

C··l\t<l.

c,·11ando

i

1

riscl110

csscrc portato

qua

e

da

quaisia;,i vemo

do:trma 1cfr Ef . . 13-\ 6).

3

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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CAPITOLO VI

CONSIDERAZIONI GENERALI

SUL

C l

LTO DIVINO E 1 SACRAMENTI

35. Ele

menti della vita

lirurgica

Ogni giorno. in piii modt ed

in

momenti diversi. la liturgia

"edifica quellí che sono nella Chiesa

ín

tempio santo nel Signore,

ín

abitaz1one

di

Dio nello

Spirito ''.

Momenti fondamentali della vita

lírurgica sono i sacramenti. Essi non sono pero isolati, ma ínseriti in

un

contesto che

li

prepara e ne estende l'azione e l'efficacia. Oi grande

importanza

é la

prcghicra che illumina

le

varie parti della giornata e della

corona dell'anno.

Nel

Codice dei Canoni deite Chiese Orientali essa

prende l nome di "Lodi Divine". e comporta, oltre all'eulogia. la

supplíca e l'ascolto della Parola di Dio. Lc Lodi Divine quotidiane hanno

la

lunLione

di

far risplendere

ín

ogni momento della giornata la grazia

divina che protluíscc dai Mistero Pasquale celebrato per eccellenza nella

celebrazione eucarística. Altri clementi sono gli edifici sacri, con lc

disposizioni archite1toniche. glt arredi,

le

suppellettili, le ícone sacre,

come anche

lo

svolgímento cerimoniale delle varie funzioni.

36. anno liturgico

li

ciclo delle feste annuali, quello che reca

ai

centro la Pasqua e

quello che si articola nelle feste dei mesi, il ciclo settímanale e quello

quotidiano. lo stesso ciclo deglt avvenirnenti della vita segnato dai

sacramenti. si compenetrano e

si

sostengono reciprocamente

per

costituire una mírabile trama, che rende presenti í vari momenri della

storia della salvezza e ne permea tut a

la

vita spirituale dei fedeli. Si

e

cosi anicolam il calendario delle varie Chiese oríentalL caratterízzato

da

una sapiente arrnonía spírituale.

Oltre alie domeniche e alla festa annuale della Pasqua, altre feste

vengono celebrate con maggior rilievo in tutte e Chiese orientali. l can.

CoNc

ECllf\-1. VAT.

IL

(\1sr.

:..ulla sacra liturgia Sarrosancturn Conciiiun1 2.

32

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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880 * 1 dei Codícc dei Canoní delle Chiese Orientalí specifica che la

loro costituzione,

il

loro trasferimento o la oro sopprcssíonc dipende

unicamemc dall 'autorità suprema de lia Chiesa. Cosutuirne. trasferirne o

sopprimerne altre compete all'autorità a cui spetta s1abilíre il diritto

panicolare. tenendo sempre conto dell'obbligo di

cmtodire

i

patrimonio

proprin e dí nnn ammettere modífiche se nnn per raginne dei proprío

organico progresso"'.

Alcune kste piu importanti sono considerate feste di precetto, ed

alcune di queste sono comuni a tulte

le

Ch1csc oricntalíi'. ln queste feste

1 ledeli cristiani hanno l obbligo di partecipare ai culto divino e di

astenersi dalle attività che impedirebbero detta partecipazione

3

  .

Accanto

ai

giorni di festa, cd abttualmente in preparazione alia

oro celebrazione, si dcbbono pure osservare quelli detti di penitenza",

durante i quali i fedelí cristiani hanno J'obbligo di osservare il digiuno

e l'astinenza nel modo stabilito dai diriuo particolare della propria Chiesa

• •

' \X

s

uns ·

Se in tempí recenti s1 fossero introdotte nei calendari delle Clnese

orícntali canoliche feste o digiuní provcnienti dalla liturgia latina o da

altrc litur)i ie nnn cnerentí. st provveda_ con

prude111.a

pastnrale, a

rc\U:uire

a: cakndanll la

sua struttura

trad111011ale.

elimrnando gli

clémenti 1ncompatihiiJ

rnn

lo spiriro c con l'indole dei patrirnonío

orientale.

Fino a che tra mtti i eristiani non si sarà gíunti

ai

desiderato

accordo circa la fissazione di

un

unico giorno per la comune celebrazione

della festa

di

Pasqua. va incoraggiata la prassi. già in uso presso alcune

comunità cattoliche che vivono in paesi a maggioranza ortodossa. di

celehrare la Pasqua nel giorno nel quale viene celebrata dagli Ortodossi,

conformemente alie indicaztoni formulate dai Concilio Vaticano li

nell'appendicc della

Sacrosanctum Conci/ium

e

111

Orientalium

Ecclesiarum n. 10

Ció. oltre a costítuire

un

segno di fraternità

ecumenica. consente ai fedelí cattolici di inserirsi armomcamente nel

clima spiritualc comune, che spesso si percepisce anche nella vita cívíle,

q

Cfr

( ( F .()

Latl. 880 §

2

1.:hc richiatua il i:atL 40 9 L

"

( f r

il

( ; l lL 880

§

3 dei CCEO che c elenca tutte.

' Cfr

CCEO can.

88 l.

'

fr

CCEO c:m. 880 R§ l-2.

''' Cfr CCEO ca11 8 ~ 2

33

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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evitando

una sfasatura

impropria.

37 Finali; ; azione i rappono

con

if

Signore esu

Nello studío e nella mistagogia ai popolo sui sacramenti come su

tutte le celebraziom liturgichc dei la Chiesa. la norma principale ê sempre

ritrovare

il

nesso funzionale e imprescindtbíle

con Cristo Signore.

Nei

van

momenti

deli

'anno

liturgico.

vengono evoca i

i principal

i

avvenimenti della storia della salvezza: quellí deli' Antico Testamento che

trovano il loro

compimento

m lui. quelli dei Nuovo Testamento che

percorwno

'intera

víta di

Cristo mentre

egli viveva tra gli

uomini.

dava

ad essi 1

comandamenti

della salvezza e li

guídava alia

conoscenza

dei

Dio vero''''. e quellí dei telll[JO della

Chíesa

durante il quale íl Signore

continua a

compierc

merav1glie nei suoi santi. Cio vale in panicolar

modo per

i

sacramemi

nei quali. i vari modi. egli ci purifica

nell'acqua,

cí santifica ne lo Spirito e. nel mistero dei suo Corpo e dei suo Sangue.

ci ha lasciato il memoriale delta sua passione

[JCr

la nostra salvezza.

J8

Le rela: íoni tra

la

lir11rgia

e

e

e v o ~ í o n í

Le Chiese orientali hanno sapu o tradizionalmente integrare nelle

loro liturgie elementi vari

che rispondono

alia scnsibilità dell'anima

popolare. Possiedono formule e forme devozionali proprie.

meno

precisate. píu individual e forse piü tactlí. come

oraziom

giaculatorie,

celehrazíone di ufficíature a contenuto particolare. venerazíone della

Santíssima Croce.

dellc ícone. delle reliquie.

dei santuarí,

uso di

candele.

incensamenti. e

talora anche offerte

d

ammali.

ma

queste

manifestazioni

di pietà sono ahitualmente rimaste collegate con la vita liturgica, vi

trovano

1spirazione e. in un

certo

qual modo. vi s inseríscono. Sta

prohabílrneme tn 4uesto la ragione per cui non si

e

in

generc

sviluppato

un

complcsso

di devozioni parallele ai culto ufficiale, come ín Occidentc.

Le Chiese orientali cattoliche. tuttavia, hanno recepito non poche

devozioni

propríe

della

Chiesa

latina. non

appartenenti

quindi alia

struttura [radizionale dei

culto

orientale. Non

ê

bene

che

le

devozioní

particolan.

che contribuíscono alia

vi ta S[Jirítuale dei fedei

i

risultino

;

Cfr Anafora hlzantina

di

San Basiho

34

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

http://slidepdf.com/reader/full/instruzione-chiese-oriental 34/90

estranee ai patrímonio propno di ciascuna Chiesa: se dunque si

sviluppano

indipcndentemente da esso

possono

facilmente dare luogo a

forme dt spirítualità "parallela".

Ma

poiché queste devoz1oni sono

ormai

molto díffuse nelle Chiese orientali catmliche

e

di fatto

nutrono e

confonano

i

oro fedeli. sarebbe una grave imprudcnza e segno di

scarsa

sensibilità pastorale

il

ritencre di doverle esrirparc alia leggera. Le

autorítà delle Chiese sui iuris promuovano concretamente un'autentica

fonnazionc mistagogíca dei fedeli e.

in

primo luogo. dei ministri, a una

spiritualità che sgorghi dalle tradizioni liturgichc proprie. Arricchiti

da

qucsta migliore formazione. i fcdeli diventeranno progressivamente piu

capaci di vívere o riscoprire le ricchezze della

propria

liturgia. ln questa

a1 io11c pastorale ci si dovrà íspirare a quanto raccomanda il n. t 3 deli a

Costituzione conciliare suita sacra liturgia: "l pii eserciLi dei

popoto

crisuano ( ... J siano ordinatí in modo da essere in armonía con la sacra

liturgia. derivino ín qualche modo

da

essa, e ad essa. data la sua natura

di gran lunga superiore. conducano il popolo cristiano.

ln ogm caso si tenga presente quanto s1abil1to dai can. 656

*

:

l libri di preghiere o di devozioni destinati all'uso pubblico o

privato

dei

fedel1

cnstiani necessitano della licenza ecclesiastica."

39. Presrrizioni ronriliari sui sarramenti

Preoccupato di salvaguardare e di far fiorire le preziose tradizioni

orícntali. il Santo Concilio Ecumenico conferma e Ioda e. se occorra.

desidera che venga ristabilita J'antica disciplina dei sacramenti vigente

pre550 lc Chiese oriental;, e cosi

purc

la prassi spettante la loro

celebrazione e amm111istrazione "

4

  . Nei nn. 13 18 di Oriemalium

Ecclesiarum

vengono

precisate alcune indícazioni piu urgentí. che

possono e

debbono

servire da modello per i criteri da usare in altri casi.

Cio estato realizzato

almeno

parzialmente a livello di diritto comune nel

Codicc dei Canoni delle Chiese Oriemal1.

ma

deve ancora essere

prec1sato.

sopranutto

a livello particolare. dalle

autorità

deite diverse

Chíese

sui íuris

li Concilio.

in

particolare, non si accontenta di confennare e

lodare l'antica disciplina vigente presso le Chiese oricntalí ma desidera

t\l CoNc. E:.C llfl.-1. \'AT. II, D:::..:L

sull

Chies:: oricnrali cattol che Orientaliutn

cclesiarunL 12,

35

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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che venga ristabílita là dove sia venuta meno. Percio. nel rívedere il

dirítto prnprio. lc varie Chiese su

ur s

dovranno tcncr conto di questo

desiderio ed intraprenderc coraggiosamentc. anchc se prudememente e

progressivamente.

il

recupero

di

elementi che sono andati perduti,

murando. se necessario. la prassi e

il

diritto piú recenti. laddove essi

fosscro in dissonarlLa con i principi stabiliti. anche se si trattasse dí

modifícare decisionr prese da Sinodi o di allontanarsi

da

indícazioni date.

ín

tempi diversi e per varie ragioni, dai Dicasteri della Sede Apostolica.

40.

sacramenti azioni dei a Chiesa

La

Chicsa nclla qual e Dio si riH:la costítuiscc.

in

qualche modo.

l sacramento dai quale derivano i singoli sacramenti. Secondo

il

can.

673 la cclebrazione deí sacramentl

e

az1onc dclla Chiesa. e cioê

dell'assemblea di tuui i membri dei popolo di Dio. dei Corpo di Cristo

"ben compagmato e connesso. mediante

la

collabora7,ione di ogni

giunwra. secondo 'energia propria di ogni membro"

(Ef 4, 16).

Ciô

comporta una partecipazione attiva dt tutti

1

fedcli alia celebrazione. E

importante che questa partccipa7ionc di tuttí i membri dei popolo di Dio

nella dínamica dclla

cdcbrazionc

si compía

e

manifestí sempre nella

celebrazionc dei sacrarncnri chc sono le azíoni culmínanti della vita della

Chiesa.

41. Sacramema ità dei creato

li can. 667 dei Codicc dei Canoni delle Chiese Orientali afferma

che la Chiesa ha

1

obbligo di dispensare i sacramenti "per comunicare

sotto

un

segno visibile i misteri di Cristo". e che

in

essi "il Signore

nostro Gesú Cristo santifica gli uomini

in

virtu dello Spirito Santo

affinche diventíno

in

modo singolare veri adoratori di Dio Padre. e li

111nesta

a se

>tesso

e alia Chiesa. suo Corpo",

1

sacramenti comunicano

dunque. anzitutro,

i

misteri dí Cristo. vale a dire tutto cio che egli ha

compimo sulla terra per anuare il disegno nascosto da sccoli nella mente

di Dio creatore dei ' universo (cfr

Ef

3, 9-11) "di ricapitolare in Cristo

tum: e cose. quelle dei cielo come quelle della terra"

(E '

1.10 .

e

renderei "santl ed immacolati ai suo cospeno nella carità" (Ef

1.4).

l mistcri di Cristo ci vengono comunicati attraverso segni visibíli.

1 sacramentí sono pertanto il luogo ncl qualc lc cose creatc vengono

36

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assunte

per

il rendimento di grazie a Dio raggmngono cosi la pienezza

dei loro sígnificato. L economia della gra1ia <livina dispensata agli

uomini si

compie mediante gestí e parole (cfr At

l

l), valorizzando gli

"elementi cosmici":

il

corpo umano. anzitutto: poi 1·acqua. l olio. il

pane.

il

vino: gli strumenti

come

la coppa eucarística: 'edif ício sacro

con quanto rappresenta e racchiude

ai

suo interno, soprattutto la croce e

lesante ícone: gli stessi tempi e luoghi sacri. Tali elementi sono assunti

dai S1gnore Gesú mc<liante lo Spirito Santo. da lui ricapitolati e affidat i

alia Chiesa come strumenti di sacrarnemalità salvífica.

La

grazia dello

Spirito Sanlo si serve infatti di cssi per la redenzionc e

la

santificazionc

dell'uorno e dei cosmo (cfr Rom 8.

16<:>5)

,1erchê sia reso a Padre il

culto degno. ln questo contesw acquistano llllto il loro significato lc

benedizioni e gesti 1 turgici_ Nella teología della liturgia. e dunlJue nella

mtstagogía ai popolo, tutto questo <leve esserc materia importante li

riflessione e di spieguione.

37

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CAPITOLO VII

1 SACRAMENTI DELL INIZIAZIONE CRISTIANA

42. Legame fra i sacm enri de/l fniziazione

Un 'indíca?ione dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali chc

si discosta da frequenti usi e persino da legislazioni particolari degli

ultimi sccoli e l affcrmaz1onc dcllo stretto lcgamc esistente tra i tre

sacramentí deli' lniziazione Cristiana. quale deve risultare anche dai modo

di celebrarli. L ·111iziazione e

in

realtà. celebrazionc unítaria e

indivisibile dell'ingresso alia vita

in

Cristo. nella comunità che vive

in

lui. Questo ingresso. iniziato con la

prima

chia mata alia fede. raggiunge

il suo puntu cuhmnantc ncl Mistero Pasquale <li Cristo. nella cui morte

si viene immersí po;r risorgere nella sua risurrezione che rende fígl i dí

Dío e tempio dello Spiríto. "lfnti" dallo Spírim per

e

opere dei Rcgno,

i

ê resi cosi idonei a partecíparc ai banchetto dei Regno. Ció motiva il

de tato dei cann. 695 e 697 che prescríve 1 amminístrazione congíunta o

comunque poco distanziata dei tre sacramentt dei Battesimo. della

Crismazione coi santo Myron e

d<:lla

santa

l omumone.

Secondo la domina e la prassi dclla Chiesa antica, ispirata ai

Nuovo Testamento. t'edeie che acrnglteva íl dono cscatolog1co dello

Spirito dei Risorto acccrtava chc

il

mcdesimo Spirito operasse nella sua

persona l'ass1milazione a Cristo Signore. La rinascita battesimale a figlí

di Dio. eredí dei Rcgno. giustificati. redcnti e santificati. comportava

l'inserimento a pieno

molo

nel popolo di Dio. li "segno" supremo di

questo evento era l'ammissione ai convito dei Regno. Tale indivisibile

sacramento era dunque di necessità conferitu. con la massima coerenza.

ín un unico contesto cclebrativo,

l fedcle era tale da questo momcmo. con tuttí í titoli

ele

funzioni

che la sua vna nuova in Cristo e nello Spirito (cfr Rom

8,

9) comportava.

senza esclusione. Unica cclcbrazíone dunque. perché unica índivísíbile

opera dcllo Spirito dei Padre e dei Fíglio. Tale usanza

é

stata praticata

nella v1ta d1 tutte

te

Chiese dei prími secoli' .

4

; c·rr ad esetnplo la Trruli::Jone Apostolicu <li frpulitn SCI i 1) inH rnn

all a11110

217: parilut.:rui

lt :

c a t t : L ~ 1 1 : s i ban..:sini.ali d..:i patlri t l O r i ~ i u e e J'Occídcuté e lt: :.uc..:::ssive

.,;a(tCht:sl

n ü ~ t a g t , g i t : h t : .

38

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Per cause storiche e culturali tale prassi tu abbandonata dalla

Chiesa occidentale e

1

ínízíazione battesimale

fu conferita ai ranciulii

ín vari momentí successivi. t amico uso si conservo invece intatto e

ínínlerrottamente in Oriente. Questo legame é cosi forte che, in

11 11

pochi comesti, col termine "Battesirno"

si

intendono abitualrnente tutte

e tre

le

fasi dell'lniziazione Cristiana:

e

questo íl titolo che le ê

attribuito in molti eucologi manoscríttí o stampati.

Questa prassí ê srata muta a neglí ultimi secoli in diverse Chiese

oricmali cattoliche sono pressio111 esterne, sulla base di significaii

spirituali e pastorali mutuati dai Latini, comprensibilí ma estranei a un

organico progresso e non in linea con

il

dinamismo proprio del

patnmonio oriemale. Là dove la prassi tradizionale ê andara perduta,

l'applicaLione delle normc prescrittc ín questa materia dai Codíce

chiederà una vera riforma. analogamente a quamo la Costituzione

conciliare sulla sacra liturgia richiedeva alia liturgia latina. Pur senza

agire con precipitazione. si dovrà disporre anzitutto uno studio

approfondlto della prassi antica. qualc si desume dai manoscritti e dai

testi a stampa a ciô relativi. redatti da Oriemali cattol1ci ed anche

<'riodossí

Si

terrà conto anche della prassi ancora in uso presso gli

Ortodossi. Si curerà la necessaria istruzione. perché le mQtivazioni

possano essere comprcse da tutti: clero. teologi. popolo crisriano. Mentre

sí introduce la prassi da restaurare. si avrà cura dí 11 11 tralasciare la

necessaria progressiva catechesi dei fa11c1ulli neo-mmatL appena siano

ín grado di avvícínarsi alia comprensione dei misterí delta fede, e di

prolungarla fino a quando pervengono a maturità. Già la panecipazione

dei fanciu lí a momenti anche hrevi ma regolari delle celebrazioni

liturgichc é di per sé elemenro prezioso di catechesi. perché li introduce

concretamente nclla vita della Chíesa. con una inizíazione torse poco

nozionistica o raúonale

ma

efticace. inserendoli in

un

clima celebrativo

dove i gesti che

\ t

si cornpiono introducono realmente alie realtà

invisibili. L'intero processo richiederà anche uno sforzo creativo per

collocare adeguatamente la nuova prassi nel contesto della vita attuale.

Si tratta dí

un

íntervento non facíle, ma indispcnsabile

se

si vuol

veramemc rivitalizzare í patrimonio proprío, a vantaggio della Chiesa

universale.

43. Significa O 1eo og1co dei sacramemi dei

lnizia;jo11e

Nel Battcsimo la persona ê

1

iberata dai peccato, rigenerata a vi ta

39

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nuova. rivestita di Cristo ed incorporata alia Chiesa"'. nella Crismazione

col santo Myron e segnata col sigillo dei dono deli o Spirito Santo"". La

sua piena iniziazione viene ultimata con la recezione dell'Eucaristia,

sacramento non solo della comunione dí índividui con Crist0,

Capo

dei

Corpo M1stico. ma anche della comunione fra tutti i fedeli. mernbri dei

Corpo che vive la nuova vita in Lui. li nutrimento dei Corpo e dei

Sangue dei Verbo incarnato porta a perfezionc il Cristiano, in modo che

non sia piü lui che vive ma Cristo che vive in lui (cfr Gal 2.20). La

celebrazione sacramentale dell'lniziazione Cristíana

e

l gesto visibile che

conferiscc

l

dono della benevolenza offerta dai Padre celeste agli uomini

nel

suo Figlio incarnato. e comunica la vita eterna a chi as ) ta la parola

di Cristo e crede m Colui che

1'11a

mandam (cfr Gv 5,24).

44. fmporrnnza dei a preparazione

i

Barrrsimo e ruo o dei padrino

li

Banesimo

ê

sacramento concesso a chi crede e vuol aderire a

Cnsto. Tutti i rítuali cnstiani, orientalí come occ1demah. prescrivono che

s a

prernessa all'ammínistrazione di esso una preparazione nella quale si

esprima progressivamente sia il cammino dei candidato verso il Signore,

sia immedíatamente prima dei Battesimo la sua adesione a Cristo e

la

;,ua corrispondenre rinunzia a Sarana e alie forze dei rnale. A titolo

esemplíficativo

s1

possono ricordare lc ornelie battesimalí di San

Giovanni Crisoswmo o dei suo contemporaneo Mar Teodoro di

Mopsuestia che sottolineano l'urgenza di questa dimensione

dell'iniziazione

ai

misteri di Cristo.

Le formule rituali che esprimono questo atteggiamento debbono

corrispondere a disposízioni concrete dei candídati. o loro personali,

se

si tratta di adulti

44

o quelle di chi se

ne fa

garante e dovrà assicurare una

educazíone crístiana. se si tratta di

bambini .

A questa stessa preoccupazíone corrisponde Tantichissimo uso

che

il

battezzando abbía almeno

un

padrino".

il

quale ha l'obbligo dí

presentare

l

candidato ed adoperarsi affinché. dopo la sua Jniziazione.

40

42

Cfr

CCEO

can.

675 § l

3

Cfr CCEO can. 692.

* Cfr CCEO can. 682

41

Cfr CCEO can. 681 §

1 1

.

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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questí conduca una víta cristiana conforme

ai

Battesimo e ne adempia

fcdclmeme glí obblighi íneremi (can.

684 .

Per garantire tutto questo.

il

can. 686

§

2 dei Codicc dei Canoni

delle Chiese Oríentali sottolinea l'esigenza

di

una congrua preparazione.

quando raccomanda:

li

parroco provveda che í genitori dei bambino

da

battezzare. come pure coloro chc stanno per assumere la funzione di

padrino. siano istruití convenientemente sul significato dí questo

sacramento e sugli obblighi che ne derivano e síano preparatí bene alia

celebrazione dei sacramento , Potrà essere utile informarsi. a questo

proposito. círca

le

soluzíoní che altre Chiese ' hanno adottato per

garantire

la

seríetà dclla conversione richiesta dall'lniziazione Crístiana.

45.

Distinguere efasi

ei rito

ei Battesimo

L'lniziazione Cristiana

é

un processo d1 convcrsionc. scandito da

alcu111 rnomenti rituali che realizzano la sapíenw pedagogia della

salvezza.

Oggi. nella maggíor parte dei casi,

il

rito battesimale víene

celebrato ass1eme a rni che

ad

esso preparano.

Propno

la natura della

progressívítà deli

it111erario di

conversione rende opportuno chc sia

invece ripristínata l'ant1ca disrínzione nel tempo fra

la pane

prepararoria

e quclla della vera e propna celebrazione battesimale. Tale separazione

sarà tanto píu sígnifícatívamente rípristinata quando

si

trani dei Battesímo

degli adultí.

46. klí11ís1ro ei

Baues1111

A dífferenza dí quanto avv1ene nella tradízionc latina ed

e

ibadito

ne can.

86 * 1

dei Codice di Diritto Canoníco. l'amministrazionc

ordrnaria dei Battesímo in tutte

le

tradizíoní oríentali. richiamate dai

Codice dei Canoni delle Chicse Oríentali

alL

677

l e

riservata a chi

e

rivestito dai la grazia sacerdotale, e cioé ai Vcscovi e ai presbítcri,

ad

esclusione dei diaconi. ai qualí sono impos1e

le

maní non per il

..i1:· Cfr a<l ;;: .St tnpin. per

la Chíesa

latiua C IC can

851

4

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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sacerdozio. ma per l serviLio""'.

ln caso di necessità invece, secando il can. 677 ~ 2, lo possono

amministrare lccitamente, oltre i diaconi,

i

chiericí, i membri di istimtí

cli vita consacrata. ed anche "qualsiasi altro fedele crístiano' ma non

anche "chiunquc. mosso da rctta intenzione"

come

mdicato invece per

la

Cl1iesa latina nel can. 861 §

2

dei Codíce di Dírítto Canoníco.

Tale

diltáen1ianone sottolinea che Battesimo salva 'individuo inserendolo

in una comunítà ecclesiale. Solo un membro di questa comunità puà

dunque hattezzare.

L'inserimento nella comunità ecclesiale appare anche nel Codice

dei Canoni delle Chiese Orientali quando afferma che "la sua

amministrazione e di competenza ( ... ) dei parroco proprio dei

hattenanclo o di

un

alrro sacerdote

su

liccnza dello

stesso

parroco

o

dei

(íerarca del luogo" (can. 77 l e che "a nessuno e lecito amministrare

l

Batres1mo nel t.:rritorio ahru1 scnza la dehita licenza" (can.

78

§

1 .

.+7.

l

atresimo rn ricn;lfo

nel

proprio rito

Salve situazioni

dei

tutto particolari.

che

dovranno esscre

aumr1zza1e dall 'auwrità

competeme.

va

assolmamente scoraggiata la

prass1 dí chiederc il Baaes1mo

m un

rito diverso dai proprio per motivi

dí ordine esrcnco.

d1

a1111ciz1a con

ti

ministro. ecc. Ad eccezione dei

caso

di mancanza di

un

ministro dei proprio rito, la celebrazione del

Battesimo deve significare

anche

vis1b1lmente 'ingresso nella propria

Chicsa sui íuris Per quesro il

can.

683 dei Codice dei Canom dclle

Chiese Orícntali ricorda chc "il batiesimo deve essere celebrato secondo

le prescri1ioni liturgiche della Chicsa alia quale

il

battezzato deve essere

ascrnto a norma dei diriuo .

48. l rifo sia ímegro e per immersione

Le autorítà competentí dclle diverse Chiese

sui

iuris avranno cura

di emanare dircttive opportune affinché síano evitate modifiche o

abbreviazioni lesíve o

rncno

cspressive dei stgnificato dei vari momenti

-i { ·on.,rirurione\ Fccleü<u' cgr nir cae

II L 2.

citatc in ~ O N C .

Ecrif .1.

rAT.

U. CnsL

<lngnL ..;ulla Chie: .a

LU U? (h ntiun1.

~ 9 .

42

Page 42: Instruzione Chiese Oriental

7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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che costituiscono

il

rito: 4uello preparatorio degli esorcismí e delta

rimrn1.ia a Satana. della benedizione deWacqua e dell olio. delle un,i:ioni

prebattes imal L e qucllo cone usivo dei la vestizionc postbattesimale. '-1olti

libri liturgici prevedono J'ammmistrazíone abituale dei Battesimo tramite

ii

rito

della

triplice immersione.

tratta di

un usanza

significativa ed

altamente espressiva, conservata a lungo nelle tradizioni delle Chiese

orientaii. tuttora presente ed ora incoraggiata nella Chiesa occidentale"',

ma troppo spesso abbandonata per sernplici motívi di comodítà. Le

autorità competenti cercheranno pertanto i modi di ríprístinarlo. con

prudenza ma anche c<m impegno.

49.

Signí iraro dei/a Crismazione dei santo Mvron

La

CrismaLione dei santo Myron. della quale si parla nei

cann.

692-697 dei Codice dei Canoni delíe Ch1ese Orientali.

é il

nome che ín

Oriente viene dato ai sacramento che

íl

Codice di Dírítto

Canonico

chiama Confermazione. Tali denomínalioni diversificate dello stesso

sacramento comspondono forsc a cornpreminni tradilional i

sostannalmente

1dentiche ma diversamente accemuate:

ognuna

infatti

insiste

preferennalmente

su

un

aspetto e sottolinea. nelle Chíese

orientali.

la

perfetta íniziazione

ai

misrem di Cristo. e. nella C íesa

latina.

la

capacità acquisita dai singolo li testimoniare

la

sua fede.

li can. 692 dei Codicc dei Canoni dellc Cliie5e Orientali. secondn

le tradízíoni orientali. non chiede che J'un1ionc sía fana con

í'imposizione della mano. a differenza dclle prescrizioni della liturgia

latina ''

1

50.

Ministro dei/a r í s m a ~ i o n e

li can. 694 afferma chc "per tradízionc delle Chiesc oríentali la

Crísmazione dei santo Myron e ammmistrata. sia congmntamente col

Battesimo sia separatamente. da un presbítero". e il can. 696 precisa

che "tutti i presbiteri dclle Chiese oríentali possono

amminístrarla

validamente. sia congiuntameme cnl Battesímo sia separatamente. a tutti

4

°Cfr ad esen pin CIC can. 854

( f r I ca11 88 §

1

43

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i fedeli cristiani di qualunque Chiesa sui iuris. anche dei la Chiesa latina .

presbiteri orientali

useranno

la \oro facoltà di crismare i fedeli

latini con grande discrezione e possibilmente riferendosi ai Gerarchi

competenti di quella Chiesa. Nella Chiesa latina la Confermazione viene

infatti

abitualmente amministrata

ai fanciulli

separatamente

e ai

termine

di una catechesi progressiva che fa anch'essa parte de\l'lniziazione

Cristiana. Crismare fedei i latini che non hanno ricevuto questa

formazione rischia di danneggiare il complesso

organico

de\\'lniziazione

Cristiana in

uso

nella Chiesa latina.

La

prassi orientale

si differenzia da

quella

latina. espressa nel can.

882 dei

Codice

di Diritto

Canonico.

che dichiara che

ministro ordinario

dei la

Confermazione

ê il Vescovo . anche se la puo

amministrare

un

presbítero. quando sia provvisto

di

questa

facoltà "in

forza

dei

diritto

universalc o per spccialc concessione dei la competente autorità .

Nata

in

circostanze diverse. la legislazione latina mette

in grande

rilievo

il

principio. enunciato

da

lgnazio di Antiochia. dei la necessaria unità della

Chiesa e dei presbitcrio attorno ai Vescovo' . Nel\a tradiz1one orientalc

questo aspetto

é rapprcsentato dalla consacrazione dei santo Myron

riservata

ai

solo

Vescovo

o.

secondo norme dei diritto particolare, anche

ai solo Patriarca'

1

il qualc celebra questa consacrazione con grande

solennità.

Tale attribuzione

ai

Patriarca

indica

il

lcgamc

di

comunione

csistcnte. ai di \à di ogni singola cparchia. a\l'interno delle Chiesc sui

iuris. Si conservino fedei

mente.

a questo riguarclo. e antiche traclizioni.

51. a Comunione ai neofiti

li

can.

697 dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali prescrive

che

\'Eucaristia sia amministrata

ai

piú

presto dopo

il

Battesimo

e la

Crismazione dei santo Myron. secondo lc norme dei la propria Chiesa sui

iuris. li

can.

710 riprcndc l'argomento della partecipazione ali' Eucaristia

dei bambini neobattezzati. e

raccomanda

che

ne\\'amministrazione

di essa

s ia no

osservate

\e

prescrizion

i dei bri turg ici dei la propria Chiesa sui

iuris.

Questa legislazione. specifica delle

Chiese

orientali. necessita di

alcune precisazioni.

44

Per le ragioni già viste. le

norme

relative

alia

Comunione ai

'

C'fr

lGNA/llJ

Ili

AvnonuA.

Letteru ag i Efi .1/ni

III-VI:

SC 1

10 A. 60-62.

'

1

Cfr EO can. 693.

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neofíti non

si

trovam> nella leg1slazione

di

alcune Chiese orientali

cattoliche, le quali hanno spesso rinviato la prima Comunione all'età

scolare. Sará pertanto compito delle autorità competcnti adottare misure

adatte per tornare alia prass1 anteriore ed elaborare norme piu conformi

alia propria tradizione.

Ouanto

poi alie

prescrizio111

dei lihn liturgici ai nguardo. occorre

notare cbe, nella rnaggior parte dei casi. sia essi che quelli delle Chíese

che conservano gli

usi

antich1, mm contengono indicazioni in merito.

visto che ín genere il Rítualc dei Bauesimo e stato concepíto per gli

adulti e successivamente usato per i fanciulli. nelle Chiesc oricntalí scnza

introdurre alcuna modifica specifica. Tale matcria viene rnvece

abitualmcntc rrauata nei manuali dí pastorale sacramemale, Alcuni

suggcrimenti pratic1

s1

pntranno desumerc dalla prassi delle Chiese

ortodosse.

lnfí11e rammi11istrazionc dclla Divina Eucaristia ai bambiní

neofiti

11 11

ê

1

imita

t ai

solo momento dei la

ce

lebrazione dell' l niz1az1one.

L'Eucaristia e

il

Pane di vita. e i

bambi111

dcbbono nutrirsene

costantemente, da

ai

lora poi, per cresccre spiritualmcnte. La modalmí

dei la loro partecipaz1onc ali' Eucaristia corrisponderà alia loro capacitá:

1n1zialmente sarà diversa da quella degli adulti. inevirahilrneme meno

cosciente e poco rafionale.

ma

s1

svilupper<i prngress1varnente. attraverso

la graz1a e la pedattogia dei sacramento. per crescere fino alio stato di

uonm perfetlo. nella m1sura chc conviene alla p1ena maturira di Cristo

(cfr

4.13 . ll

sacramento

ê

sempre un dono che opera efficacernentc.

in modo divt:rso come diversa ê ogni pcr<>ona Celebrazioni specialí che

corrispondono alie varie tappe della cresclla umana possono forse essere

di

qualche utilità per la pedagogia della fede ed accompagnare

specíficamente I' indispensabilc catcchcsi dei lam:1ul

li

e dei ragazzi.

ma

deve essere chiam che l'irnziazione

ai

Mistero

Cristo ê totale

fin

dalla

recezione dei tre primi sacramentí.

52. l riti (} ingresso nella viia nonas ica

Lungo i sccoli. specialmeme dopo la fine delle persecuzioní, moltí

crisriani, organizzandosi

in comunità d1tferenz1ate. hanno scelto d1

tesomoniare la propría aclesione radicale

ai

Regno

d1

D10

costírnendosi

alcun1

in grupp1 cenobitici, aitri informe di vita solitaria o anacoretica

per ded icarsi con rnaggiore 1bertà ali'

unum 1u ce;sari11m,

L'importanza della vita monastíca e l'opponunítà di

un

suo

45

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rinvígorírsí nclle Chiese orientali canoliche sono state sottolineate in

numerosí documenti ufficiali. Si vedano il decreto conciliare Unira is

Redintegrmio (n. 15):

il

Codíce dei Canoni delle C:hicse Orícntali, che

vi consacra settanta canoni (cann. 433-503): l'ampio sviluppo contenuto

nella Lettera Aposto ica

Orienta e Lumen

rnn.

9-16).

l Cristiani d'Oriente sono testimoni comuni della tradízionc d1

considerare I iniziazione alia vi ta monastica in

modo

stretramente analogo

all'iniziazione battesimale, con J'ausilio di formule, simboli

e

gesti che

richiamano quelli

utiliuari per

l'iniziazione alia vita cristiana.

Gli uffici liturgici della vestizione monastica intendono

sottolineare

che

nceverc

l'ahito

significa immedesimarsi con il

Signore

risorto in

modo che

il monaco possa d1re cnn Paolo: Non sono píu io

che

vivo.

m

Cristo

vive in

me (Gal 2,20).

li

monaco infatti riveste la

novità

di

vita dei Signore risono e. graz1e alia forza

comunicam

dallo

Spiríto Santo, intraprcndc la lotta

contrn

le potenze dei male.

perché

la

,·inoria della Pasqua

'iÍ estend fino

ai confim della terra

a

gloria

deli' unico Padre.

l rituali che introducono alla vita monasrica nel e diverse Chiese

orienrali sono pane mtcgrante

delle

ríspetíivc tradizioni liturgiche e sono

fonte preziosa

per

illustrare íl senso ultímn dei monachesimo cristiano.

E

penamo

necessano

conserva

ri i.

usar i

per

le

professioni

propnamentc monastíche ed ispirarsene anche per le professioni degli

Ordini e Congregaziorn religiose delle Chiese orientali.

46

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C PITOLO

VIII

L DIVIN LITURGI

53. Síg111fica1 dl: lla Dh·ína Liwrgw

Cemro dei culto cristiano

é l

celebrazione dei

l

Divina Liturgia.

Questo títolo usaro nel Codice dei Canoni delie Chíese Orienral i non é

csclusivo. Piu specifíco nelle Chiesc di origi11e greca. si ritrova

anchc

i11

altre tradtiioni. ma

accanto

ad altri. com.: Sacrifício. Sa11tificazíonc.

Misten. Oífena o Oblazionc. Eucaristia o Azione di grazie. Frazio11e dei

pane. e altri.

i\nche se questi 1er111111i cvocano piü dircttameme

il

sacramento

dei Corpo e dei Sangue

di

no•;tro

Sígnorc.

essi índicano altresi

l

celebrazione ncl suo complesso. articolata nelle duc parti. di cui

l prima

e

centrara sulla Parola dí Dio e l scconda sul rito cucarislico.

La Costituz10nc concilíarc sulla sacra '.iturgia cí mscgna che

Cristo é presente nella sua Parola giacché e 1.uí che Daria

quando

nella

Chicsa si legge l Scrittura". Precisa altresl che l predicazione

e

pane

integrante

deli'

azione liwrgíca ed insiste affínché sia adempiuta

con

fcdeltà e nel dd1íto modo. attingendo an1i1u1to alia sorgentc' della Saem

Scrittura e dei l liturgia, come annunzio delle mirabíli opere di Dío nella

storia della salvezza''. Si curi pertanto che mat sía omessa J omelia nella

celebrazionc della Divina Liturgia con íl popolo. almeno dí

domenica

e

nelle feste d: precetto.

La ricchcua della seconda parte della Divina Liturgia. e in

panicolare dei l

Comunionc.

che ne ecoronamento. ê espressa in

modo

mirabile da queste parole di Nicola Cabasíias: Cosi

perfetto

e

l

mistero

della Comuníone. a prcferenza di ogni altro sacramento. che conduce

all'apícc

di tuttí i beni: qui é

'ultimo

termine di ogni umano desiderio.

in esso comeguiamo D10 e Dio si eongiunge a noi con l unione piu

pcrfetta.

(... ) Poiché non era possihile chc noi salíssimo alia

panecipazione

dei suoi beni. ê lui che. disccndendo fino a noi. condivíde

la nostra condizione e

s

unisce cosi strcttamente alia natura assunta. che

5

: ( ~ f r ( o N c .

[Cl

\L VA'I. li. ( oc-,(, ;ulla \a ra

liturgi

:·lrurosanc Uttl roflcili1un 7

>

~ f r

ihid . 35; ed

a111 ::hi: li

n.

52

47

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

http://slidepdf.com/reader/full/instruzione-chiese-oriental 47/90

proprio rendendoci quella carne e quel sangue che

ha

preso da noi.

ci

comumca

se

sresso

Sicché. memrc

comunichiamo

ad

una carne e

ad

un

sangue umano. riceviamo ne\l'anima Dio: corpo

li

Dio non meno

che

d uomo. sangue e anima di Dio. mente e volontà di Dio non meno

che

d'urnm1 .

54. Le Ana/óre nel a { iv111a Liwrgía

Nc\la cdchrazionc dei dívini Misteri rifulge come tesoro prezioso

il

testo deli' Ana fora.

Le

Anafore oriemali rísalgono a veneranda

antichità: attrihuite spesso

agli Aposroli. ;,econdo

la

viva coscicnza delle

Chicse.

oppurc

a

santi dclla Chiesa primitiva.

o

ad

altrí pcrsonaggi

imrortant1 nclla storia delle

Chicse. \e Anafore sono. nell'atro

del\'offerta.

la

prnclamazione della Iode

e

dell'azione di grazic a Dio, e

l'epicles1.

qualc

invocazione

dello

Spiriro

Samo.

Dai

1esoro delle Anafore. piu o meno numerosc secondo le varie

Ch1esc. si curi di nffrirc la possibilitá clie sia11 l u1ilizzati. secondo

1 opponunità, piú tcsti

di

Anafore. alcune deite quali.

ogg1

non

piú

in

uso. do\Tcbbcro

e-;serc

ripristinmc. Es'iendo 1 Ana fora un vero

capola\oro

di

teologia místa ogica. ê opportuno studiare i modi secondo

1 quali. almeno in 1aiune circostanze. essa possa essere pronunciara

ad

alta

vocc. m modo da esscre udib le

ai

fede

li.

1 pastori curíno dt formare

li

popolo alia teologia che.

in

modo so\Tcminentc. ê presente nellc

:\nafore.

55.

l díversi

ruo

l ne//a

ce elmdo11e

deli a Ílina Liwrp;ía

La

Costituzione com:ilíare sulla sacra liturgia dichiara che "la

Chiesa

si

preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranci

t

muti spcttatori

ai

mistero eucaristico

ma che

comprcndendolo bene

per

mczzo

dei

riti e deite preghiere.

panecipino

all'az.ione sacra

consapevolmente. piamente

ed

attivamente" (n. 48). li can. 699 dei

Codicc dei Canoni del\e Chiese Oricntali riporta lo stesso insegnamento

precisando

il

ruolo specifico di ognuno dei partecipanti alie celehrazioni

c:ucanstiche: "Solo

i

Vescovi e

i

presbiteri hanno

la

potestà di celehrare

. l C'AH.'\SJL,\S NICOL.\, La rita n Cristo, I\ ' , l L 26: S ~ h 355,

: 70.

2 8 ~

48

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la

Divina Liturgia" (

§

1

il

che significa che non puo essere celebra a

senza di oro -: "i diaconi con

il

proprío ministero partecipano piu

sirettamente con í Vescovi e í presbíteri nella celebrazione della Divina

Liturgia. secondo le prescrizioni dei libri liturgici" § 2J: "in

vinu

dei

Battesirno e della Crismazione dei santo Myron. tutti gli altri fedeli,

concorrendovi nel modo stabilito nei libri liturgici o dai diritto

particolare. partecipano altivamente

ai

sacrifício

di

Cristo e anzi piú

pienameme se ricevono dai medesimo Sacrificio

il

Corpo e

il

Sangue dei

Signore" (ij_3).

56.

La liturgia r elebrata dai Vescovo

U n testo dei

la Sacrosanctum Co11ciiium

ispirato alie lettere di S.

lgnazio

di

Antiochia. afferma che "la principale manifestazione della

Chiesa si ha nella partecipazione piena ed attiva di tutto

il

popolo santo

di Dio alie medesime celebrazíoni liwrgiche. soprattutto alia medesíma

Eucansua. alia medesima preghiera.

ai

medesimo altare cui presiede

í

Vescovo circondato dai suo presbíterio e dai rninistri" (n. 4 l

.

Cíó esige

che

si

curi

ai

massimo la víta liturgica eparchiale intorno

ai

Vescovo. per

cui la cattedrale sia

il

vero "santuario" di ogni Chiesa particolare: la

liturgia

vi

deve essere penanto celebrata

in

modo esemplare. Cíô

si

coniuga mirabilmente con l'escmplarità delle celebrazioni liturgiche

compiute nei monasteri che hanno conservato da sempre, nella tradizione

delle C'hiese orientali, una osrnosi tutta propria con

le

celebrazioni

liturgiche delle cattedrali.

57.

La concelebrazione

l can. 700 § dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali

raccomanda

la

concelebrazione insieme

ai

Vescovo oppure

on un

altro

sacerdote "perchê

si

manifesti opponunamente l'uníl.à dei sacerdozio e

dei sacrifício". Molti testi concilíarí sottol meano che. cosi facendo, si

manifesta l'unHà di tutta

la

Chiesa. Si tratta dunque di

un

uso molto

csprcssivo.

Vi

possono essere ragioni che sconsigliano pcrô la

concelebrazíone,

in

particolare quando

il

numero dei concelebranti sia

sproporzíonato rispetto a quello dei fedeli laici presentí. l.a celebrazione

liturgica,

in

quallto "ícona" della Chiesa, deve rispecchíarne la natura di

cornunità gerarchicamente articolata, comprendente non solo

i

ministri

49

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sacri ma tutto

il

gregge di coloro che. sotto la oro guida. vivono in

Cristo. Si abbia cura che i concelebranti non siano in quantità tale da

dover prendere

posto

nella navata dove stanno i fedeli. e quindi ai di

fuori dei Santuario propriamente detto. oppure da occupare lo spazio dei

Santuario

in

modo

tale

da

impedire lo

svolgimento

dignitoso

dei rito. Si

preferisca

comunque.

senz altro. la concelebrazione alie cosiddette

celebrazioni individuali senza popolo. Siano escluse sempre.

categoricamente.

le celebrazioni individual i e indipendenti deli Eucaristia

su piú altari ncllo stcsso luogo e nello stesso tempo. Tale divieto non si

estende.

ovviamente.

alia celebrazione simultanea e sincronizzata. talora

prevista, in particolare nelle tradizioni

s i r o ~ o c c i d c n t l c

cd ctiopica.

l

can.

701 dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali stabilisce

la modalità

secando

la quale si deve svolgere una

concelebrazione tra

Vescovi e presbiteri di diverse Chiese

sui iuris

V iene

rihadita

a riguardo

la raccomandazione di evitare qualsiasi sincretismo liturgico e di

conservare le vesti liturgiche e lc inscgne dclla propria Chiesa sui iuris

Si tratta di un modo molto eloquente d evidenziare la varietà delle

tradizioni ecclesiali e

il

loro confluire

nell unità

della Chiesa.

E

questo

un simholo significativo della futura unità nella pluriformità e

uno

strumento

per tutelare

lc

Chiese orientali e la loro specificità

contro

ogni

assimilazione. soprattutto laddove esse siano

in

minoranza.

Trattando delle diverse forme di partecipazione alia

celebrazione

eucaristica. piu volte

il

Codice dei Canoni delle Chiese Orientali ricorda

la necessità di rispettare le prescrizioni dei libri liturgici e dei diritto

particolare

55

. Tale raccomandazione vale anche per la concelebrazione.

visto che variano i modi di praticaria nelle diverse Chiese sui iuris e

nelle diverse famiglie rituali. E noto che la prassi instaurara

recentemente nelle liturgic occidcntali ê stata largamente ispirata dalle

usanze bizantine. interpretate

peró

alia luce di

preoccupazioni proprie

e

quindi

con

qualche esito diverso. La partecipazione

ai

medesimo

Sacrificio eucaristico puó esprimersi in diverse forme.

ognuna

delle quali

ha un valore specifico che va conservato e sviluppato organicamente.

l

richiamo alie prescrizioni dei libri liturgici é un invito ad esaminare

attentamente i dati della propria tradizione e formulare direttive che ne

rispettino la linea autentica.

55

C'fr

ad esempio can. 699 2 e 3

50

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58.

A chi spetta distribuire / Eucaristia

[

can. 709 1 dei Codice dei Canoni delle Chiese Orienrali

stabil isce che e compito dei sacerdote distribuire 'Eucaristia. oppure

anche dei diacono. se cosl dispone

il

diritto parocolare della propria

Chiesa

sui iurís.

li paragrafo seguente concede

ai

Sínodo dei Vescovi

della Chicsa patrian:ale. o

ai

Consigl10 dei Gcrarchi.

il

diritto di stabilire

norme secondo le qualí anche altri fedeli crisriani possono distribuiria.

Attribuire

ai

diacono o anche ad altri fcdcli

il

compito

di

distribuire la Divina Eucaristia dipende dunque dalle disposizioni dei

diritto particolare. E. indispensabile ricordare tuttavia che queste

disposizioni debbono essere coerenti con il contesto specifico della

tradizione liturgica nella quale si inseriscono. Va ricordato che rutte le

tradiz1oni onentali smrolineano la grandezza dei místero della santa

Comunmne. Un commentatore assíro-caldeo antico descrive la

presentaz1one dei sacri doni ai fedeli

nei

termíni seguentí: "li Santo esce

sul disco e nel calice.

in

gloria e maestà. accompagnato dai presbiteri e

daí diaconi.

muna

grande processione. Migliaia

di

angeli e

di

servitori

di fuoco dello Spirito cscono davanli

ai

Corpo di Nostro Signore.

glorificandolo. Tutto il popolo e tutti i figli della Chiesa si rallegrano

quando vedo no

il

Corpo venire

dalr

altare'" "'. R iservare normalmente

la

distribuzionc dcll'Eucaristia

ai

sacerdot1. ha pertanto lo scopo

di

manifosrarne 1·a1ra '>acralirà. Anche se ció escludc la valor1naz1011e di

alm crnen pure legmim1. ed nnplica la rinuncia a qualche comodità.

una modifica dell"usanza tradizionale rischia

d1

comportare un·intrusione

non organica ríspetto

ai

quadro spiritualc che

si é

richiamato. E.

opportuno pertanto che la facoltà

di

d istríbu ire

J

Eucaristia ad altri che

non siano

il

Vescovo o

il

presbítero. o

il

diacono qualora sia disposto dai

diritto particolare della propria Chiesa

sui iuris,

vada esercitata solo

in

casi di vera emergenza.

59.

L Eucaristia va distribuira sotto le due specíe

L'Eucaristia va distribuira sotto

e

due specie dei pane e dei

vi no

consacrati. Si abbandoni pertanto senza indugio l"t1sanza di distribuire la

Comuníone sotto la sola specie dei samo

Pane_

come oggi talvolia

5

º

.) 'ptegazione de{ .A.Jisteri della (iliesa. aHnhutta

a NARSAI JH

NISI L

5

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avviene

per intlusso

latíno. Tale prassi e da

considerarsi

come

una

innovazione

recente. dei tutto estranea alia

tradizione

orientale. La

reintroduzione della distribuzione regolare dell'Eucaristia sub utraque

specie potrà essere

facilitara dall'irnpiego di apposite suppellettili

sacre.

osservando

le

norme

e

gli usi

della

propria

tradizione

rituale.

60.

L Eucaristia

va

distribuita nella Divina Liturgia

La partecipazione

dei

fedeli

cristiani ai

sacnficio di

Cristo viene

definita

píu

píena.

se nel

corso

della celebrazione

i

fedeli,

dopo

la

Cornun1one dei sacerdote.

ricevono

il

Corpo

del

Signore

dai rnedesirno

Sacrifício.

Tale

formula.

ispírata dai

n

55

della

Sarrosanctum

Concilium.

sottolinea

l'importanza della santa

Comunione e. nel

comempo. il legame

di essa

con l'offerta

dei

Sacrifício

eucarístico. Per

questo

motivo.

il can.

7 3 § 1

dei

Codice

dei

Canoni

delle

Chiese

Orientali stabilisce

che

"la Divina Eucaristia deve

essere

distribuita nclla

celebrazionc della

Divina

Liturgia. a

mcno che

una giusta

causa non

suggerisca diversamente . Tale

prassi

deve essere considerata come

la

sola

normale.

fuorché

il caso

della

Comunione

agli infermi assenti

o

la

Comunione

dei presantificati nei giorn1 alimrgici.

61. L Eucaristia di.vribuita sia que/la ronsacrata nella stessa

celebrazione

Le

rubriche

di tutti i libri liturgici

presuppongono che il Pane

celeste

distribuito

ai fedeli sia quel o consacrato durante la

stessa

celebrazionc.

senza

ricorrere

alia

riserva eucaristica,

salvo

casi

di

assoluta

necessità. 1

Sommi

Pontefici Bencdetto XIV

5

"

e Pio

Xll hanno

ribadito con forza tale

prescrizione.

che ê

in piena sintonia

con la

tradizione onentale. Eº

ovvio che

í partecipanti ai

banchetto

ricevano

il

cibo dalla mensa

alia qualc sono presenti e non da un altra. Ogni uso

contrario

oscura

il senso

dell'EucaristJa.

che non significa solamente la

"

Ctr

Bl:NI

llF Tfl XlV. Lett.

E c

Certiores E/frcll

(

?

novembre 1742) .

<:

llenedlui PP XIV Bu 11ri11111 t.

l

p 212

Cfr

P1n

XII. Lett. Enc.

Mnlíator Dá

(20 uuvembrc l 947

l

118:

S

39

(

1947)

5M·566

51

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comunione privara deli ' individuo col Signore Gesu ma anche la mutua

comunione nel Corpo mistico di Cristo da parte di tutti i comunicantL

nella partecipazione alio stesso

Corpo

eucarístico di

Cristo,

L uso

corretto corrisponde

in

particolare ai significato dei riti della frazione dei

Pane, esístemi sin dal1'1stituzione

dell Eucaristia

e cosi ímportanti

da

divenrare espressione tecnica per indicare la celebrazione eucarística

già

in età apostolica t: subapostolica: si tratla

dell unico

santo Pane spezzato

e distribuito, e dei Sangue

dell uníco

Calice, versato

per

tutti e a tutti

offerto

per

la salvezza.

62

l digiuno eucaristico

L osservanza rigorosa dei digiuno eucarístico era tradizione

unanime, seppure diversificara nellc sue forme, in tutte le Chiese

orientali ed occidentali, fino alie pnme rifonnc inrraprese in questa

materia da Papa Pio XII. Esso esprímeva e significa tuttora la

preoccupazione di un 'accurata preparazione spirituale alia recezione

dell Eucaristia, Pane vivificante dist:eso dai ciclo. Nel desiderio d1

facilitare l'accesso al\'Eucaristrn, tale pratica é sta1a molto ridotta nella

Chiesa latina. Símile esempio

fu

seguito da moltc Chiese

onentali

cat1oliche, rnentre quelle non cat1olíche conservavano

le

loro ahitudínL

anche se forse meno rigidameme. La modifica della disciplina dei

digíuno eucarístico ha conrríbuíto a svíluppare una maggíor

p r t e c i p ~ i o n e a\l Eucarístía. ma qualche volta lia contribuíto ad

affíevolire

la

coscienza dello s1raordínario valore e significato dei místero

cclcbrar L

li can, 707 * dei Codíce dei Canoni delle Chiese Orientali

rímanda ai diriuo partícolare la legíslazione ai riguardo, Si valuti

l opportumtà

di un eventuale ripristino,

a\111eno

parziale, de\le

amiche

norme dei digiuno nelle Chiese oriemalí cattoliche, tenendo conto

contemporaneamente dei significam della prassí tradizionale, che non

co1nc1de sempre esattamente con la sensibílità latina, e della necessità di

corrispondere a\le mutate condiziom di vira dei mondo attuale,

63

giorni dettí alirurgící

l

ean. 704 dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali afferma

che

"la Divina Liturgia puó essere celebrara lodcvolmente tutti

i

giornL

ecceno que\

1

che sono esclusi secondo e prescrizioni dei

1

bri

1

turgici

53

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della Chiesa

sui iuris

a cui il sacerdote

ê

ascritto". Per specificare quali

siano i giorni aliturgicL

il canone rimanda dunque alie prescrizioni dei

libri liturgici. Queste prescrizioni non sono le stesse per le divcrse

Chiese

sui iuris

o. piu esattamente,

per

e grandi famiglie di Chiese

orientali. E' doveroso riconoscere che queste prescrizioni. benché

riportate nei libri liturgici e percià

ufficialmente in vigore in multe

Chiese

sui iuris,

sono invece troppo spesso cadute

in

disuso nei tempi

recerni. anche per intlusso della tradizione latina. Questa scomparsa

spesso comporta. accanto alia perdita dell antica tradizione dei giorni

aliturgici,

l abbandono

dclla cclcbrazionc dclla liturgia dei Presantificati.

Tenuto conto che la dimensione gioiosa e festiva deli' Eucaristia, sentita

come un avvenimento e non come abitudine,

fu

viva nell'antichità

cristiana ed

ê

conservata

in

piu liturgie orientali,

l abbandono

di

tale

prassi contribuisce a sminuire il pieno significato dei la Divina Liturgia,

che si celebra

in

modo integro e solenne a conclusione e come sigillo di

un intero cammino di preparazione. scandito da celebrazioni di vario

genere. Per recuperare un elemento cosi significativo dei patrimonio

della Chiesa indivisa, si dovrà

percià

procedere ad una ripresa della

disciplina dei giorni aliturgici là dove é scomparsa in tempi relativamente

recenti.

64 /

preretto festivo

li

can. 881 1 dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali

dichiara che i fedeli cristiani hanno l obbligo, nelle domeniche e nelle

teste di preceito, di partecipare alia Divina Liturgia

oppure,

secundo

le

prescrizioni e la legittima consuetudine dei la propria Chiesa

sui iuris,

alia

celebrazione delle Lodi Divine", ed

il

2 lo completa.

aggiungendo

che

"perché i fedeli cristiani possano adempiere piu facilmente questo

obbligo.

si

stabilisce che

il

tempo utile decorre dai vespri della vigilia

fino ai termine della domenica o dei la festa di precetto". [J Codice dei

Canoni delle Chiese Orientali prevede cosi la possibilità. ispirata ai

n. 15

dell Orientalium Ecclesiarum.

di soddisfare ai prccetto domenicale sia

con la partecipazionc alia Divina Liturgia. sia prendendo parte alie Lodi

Divine. Tale possibilità sottolinea l importanza dcllc Lodi Divine. e in

un

certo modo nc rende concretamente possibile

la

celebrazione corretta,

nci giusti orari. anche

in

modo che i testi si adattino

in

pieno

ai

tempo

in

cui sono celebratc. li ciclo quotidiano si inizia infatti

con

i Vespri, si

prolunga nella notte per culminare ai mattino con la Divina Liturgia o

54

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Oblazione. Celebrare

le

varie parti delle Lodí Divíne ín orarí díversi

da

que

Ili

previs i

dali'

intera strUltura dei testo rischia di distruggerc

'equilíbrio

delle diverse parti e dí sminuire la pienezza dei. mistero

eucarístico. dei quale esse sono preparazione e continuazione. Una

pastorale liturgíca autentica

dovrà

tener presente

la

complessità dei

prohlemi e 11 11

si

limi1erà ad imitare sernplicemente la prassi occidentale.

Fonti írnmediate per un ripristmo dellc usanze dovranno essere le

prescrizioni dei libri liturgici redatti secondo le tradizioni autentiche delle

díverse Chiese.

65.

Tempi uoghi della celebrazione

Ríguardo ai tempo e ai luogo per la celebrazione della Divina

L.íwrgia, diversamente dalle prescrizioni dei cann. 931-932 dei Codicc

di

Diritto Canonico. valide per

1

intera Chiesa latina. il can. 707

§ 1

dei

Codice dei Canoni delle Chiese Orientali non presenta norme valide per

tutte

ic

Chiese orientali. ma demanda invece ai dtversi diritti partícolari

io stabilire norme ai riguardo. Si limitino comunque ai mínimo

indispensabile le celebrazíoni eucaristiche ai di fuori dei luogo sacro.

L'ora precisa della celebrazione della Divina Liturgia ê anche

legata alia disciplina dei digiuní. che

ê

differente nei diversi

g1orn1

e

períodi

dell'anno.

Si eviti inoltre la moltiplicazionc eccessíva delle celebrazioni

eucaristiche festive: tale moltiplicazione impedisce. da una parte. la

ct lebrazione delle Lodi Divine:

un'assemblea

meno dispersa e una

maggiorc conccntra1.íone di fedcli assicura. d'al ra parte, una maggiore

dignità dei rito.

ln particolar modo i presbiteri eviteranno di celebrare la Divina

Liturgia piu volte

ai

giorno senza una motivazione pastorale precisa. La

prassi in deroga a tale principio

dovrà

essere autorizzara e controllata

dai I

autornà

episcopale.

L'offerta ai celebrante per un rícordo particolare nella Divina

Liturgia

si

inserisce nel piit

ampio

contes10

dcll'offerta

di sé e della

propria vita ai Padre. della solidarietà con tuna la Chiesa e, in

particolan:. con i poveri. della necessitá di

sovve111re

ai mamenímento dei

sacerdote e alie spe;,e dei culto. Eventuali o

frene

dei fedei i cristiani per

55

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la celebrazione dí Divine Liturgie secondo le proprie íntenzioni

5

 , nel

caso di piü celebrazioni in un giorno. saranno atmbuite a fini precisati

dal Gerarca dei luogo.

66. Le

vesti

liturgiche

li

rivestire una veste partícolare per compiere un'azione sacra

indica l'uscire dallc dirnensíoni consuete della vira quotidiana

per entrare

alia presenn di Dio nella celehra?ione dei divini Misterí. con riferimento

simbolico a quanto insegna Paolo: Quanti siete stati battezzati in Cristo.

vi siete nvestiti di Cristo (Cial 3.27), Scrive l'armeno Nerses Shnorhali.

Catliolicos dai 1165 ai 1173: Nessuno creda inutile e

privo

di mistero

J'abito sacerdotale

...

Si tratta di osservanze

dcll'uomo

esteriore per

coloro che sono ai scrvizio dclle cose di Dío. Parlíamo anche dell'uomo

ínteriorc.

per

íl quale

il

culto esteriore

ê

figura dei luminoso

ornamento

spirituale

'

.

L' indicazione deli e vesti 1 turgichc

da

indo>sare nclla celebrazíone

deve esserc precísata dal diritto particolare. e si trova abitualmeme

codificara nei libri liturgici o eventualmente in altrc disposizioni di

caratterc linirgico emanate

dalk

autorità competemi. Anchc in questo

ambito si conservino

le usatue

rradizíonali. mamenendo tutto il valore

dei proprio linguaggio lirurgico e astenendosí

dall'imitare

gli usi di altre

Chíese. Solamente motivi di forza maggiorc e circostanze eccezionali

possono autorizzare una prassi diversa. Se indebite modifiche nelle vesti

liturgiche

fnssero .state introdotte. si torni alie regole tradizionali.

Quanto

all'abito

clericale non liturgico. eopportuno che le singole

Chiese s i

iurí:

ne riportino la foggía

all'uso

orientale tradizíonale.

67.

,a preparazione dei pmw e dei vino

li can. 706 dei Codicc dei Canoni delle Chiesc Oríentali ricorda

che i sacri doni che vcngono offertí nella Divina Liturgia sono il pane

di solo frumento ( ... )edi l vino naturale prodotto dalla vite .

can, 707 l si interessa alia confezionc dei pane , Poiché le

• Cfr CCEO

c:111.

71 i §

1

H• N1:1.:.srs

SllN<ll<IIAl l reucra enciclicu . ..:di1.inne

t

Gcn1: .alenu11r:

l87 I. p

56

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Chiese cristiane conoscono diversi modi di preparare il pane destinato

all"Eucaristia. il Codice chiede l'osservanza delle prescrizioni dei diversi

diritti panicolari. La differenza p1u nota ai riguardo é quella esistente tra

pane fcrmenrato. tradizionalmcnte usato dai la maggior parte delle Chíesc

orientalí. e pane azzimo. ímpíegato daglí Armeni e dai Latíni. Círca

íl

simbolismo deli'

uno

o deli altro uso molto

si

ê discusso

in

passa to.

spcsso con roni polemici. ralvoltaanríbuendoví imerpretazioni teologíche.

Poiché

in

questo ambito ogni usanza ha il suo valore. il Codicc dei

Canoni dclle Chiesc Orientali prescrive che ogni Chiesa sui iuris conservi

ció che ha ereditato dai suoi PadrL perché in forma simbolica esprime

aspetti complementari dei Mistero eucaristico.

Altre differenziazioni

si

riscontrano nella forma da dare

ai

pani

destinati alie celebrazioni eucaristtche e alie impronte da stampare

su

di

essi. nelle preghicre che ne accompagnano

la

preparnzione.

nei

nomí con

i quali vengono designati, ccc. Per ognuno d questí panicolarí cí

si

rcgoli come indícato

nc1

líbri liturgicí,

Quanto ai vino. occrnTc riievare che la rcgola presentata dai

Codice dei Ca <rn deite Chícse Oriemaíi

si

d1scnsta da quella dei

cai

924 dei Codice di Dírittn Canonico, la quale precisa che

il

vino deve

essere mescolato con

una

modica parte

d

acqua, Questa mcscolanza

non

e

stata riferita

dai

Codíce

dei

Canoni delle Chiese Orientali perché non

é in uso nella Ch icsa armena e perc1ó mm ê da considerare come legge

valida per tulte le Chiese oriental .

Si recuperi il rito dello Zeon (agg1unta supplementarc di acqua

calda nel calice prima della Comunione). presente nelle Chiesc

provenienti dai ceppo costaminopol itano e purtroppo scomparso in alcune

Chiese greco-cattoliche. Altrettanrn si faccia per altri elementi celebrativ1

rilevanti qualora fossem caduti

in

desuetudine.

68. Si

usí11 ves1í

liturgiche e pane dei proprío

rír

Per quanto riguarda la coi1te1ione dei pane e le vesti liturgiche.

il

can. 707

§ 2

conced.:: licenza d1 usare. una volta allomanato lo >tupore

dei fedcli cristiani. vesti ilturgiche e pane d un'altra Chiesa sui íurís se

11011 sono disponibili que Ili delta propria Chiesa". Vanno norati duc limiti

d i questa

1

ce111a.

La

concessione

s

compr<>nde

perché

I'

1mpossibil ità d i

procurars1 pane o ve.,tl proprie non deve impedirc la

celebra1,io11e

eucartsnca per

il

bcne deí fedeli. il quale supera norme pur nccessarie

in

círcostanze normali.

Di

questa líccnza ci

si

puó peró giovare solo

1n

57

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situazioni eccezionali che non possono csserc generalizzate. quali

il

caso

di

persccuzione e, quindi,

di

clandestinità, e certamente non dispensa

dall'obbligo di fare tutto il possibile affinché tale irregolarità sia evitata.

e pane

e

vesti síano secondo

e

proprie usanze

1

iturgiche. Nel caso del

pane cio si compren(le tamo piú.

in

quamo

la

preparazione dei pane per

l Eucanstia f

parte imegrante dclla eelebrazione e non puô essere

tralasciata senza motivi veramente grav1.

Penamo.

fatta eccezione

per la

liturgia armcna. in caso di rnancanza di prosfore sí usí, nei casi

eccezíonali rnenzíonati. il normale pane fermcntato.

li secondo limite e che sia allontanato lo stupore dei fedeli

crist1ani. Occorre evitare innovazioni chc nschíno di essere mal

comprese perché

in

contrasto con 'uso tradizionalmente noto ai fedeli.

Tale attenzione va estesa anche alie reazioni dei fedeli non cattolici, m

particolare di quanti appartengono alia medesima Tradizione.

69.

l rimando ai diriuo

prmicolare

non implic minore imporranw

L insierne delle prescnzioni elencate dai can. 707 é relativamente

sccondario

se

rapportato alia complessità dei sacramento eucarístico.

Ciononostame. esso

é

carico di sígnifícatí spirituali che si inseriscono

in

un sistema coerente, atto ad imrodurrc ottimameme alia pienaconoscenza

dei M istero eucarístico.

Togliere alcune

di

esse comporta

íl

rischio

di

impoverire

il

quadro

generalc. La loro importanza viene ribadita nel can.

7 3 §

2 che insiste

afiinché

"i

fedeli osservino fedelmente e norme della Chiesa sui iuris

alia quale sono ascritti.

11011

solo entro i confiní dei territorio della stessa

Chiesa ma,

in

quanto

é

pmsibile.

in

tutro

il

mondo".

Si

e

notato come

l

can. 707 rímandi

ai

diritto panicolare

di

ogni

Chiesa

sui íurís

che deve stabilire norme accurate

in

merito alle

celehrazioni eucaristiche. Ció 11011 significa sminuirne rimportanza. ma

csprimc la volontà che sia tutelara la specificità e diversità delle diverse

tradizioni autentiche. E' giustamente il diritto liturgico particolare ad

esprimere e garantire

la

fis1onomia propria e l'autenticità di ogni

tradizionc o famiglia liturgica particolare.

58

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C PITULO X

L ORDINE

SACRO

70. . incri ministri e liturgia

l can. 3 3 1 dei Codice dei Canoni de lc Chiese Orientali

afferrna che "i chierici. che sono anche chiamati rninistri sacri. sono dei

fedeli cristiani deputati a esserc ministri della Chiesa partecípando alia

missione e alia potestà di Cristo Pastore". sacri minístri l1anno un

legam e particolare con

la 1

iturg:ia. sia perché molte deli e oro funzioni si

esplicai;o nella liturgia. sia perché vi esercitano un ruolo distinto dagli

altri fedeli. sia perché

nc

sono frequentemente a contatto.

71. ormazione liturgica dei sacrí ministri

Nclla formazionc dei sacri ministri

si

curi una crescita progressiva

nella panecipazionc interiore

ai

santi Misteri cd a Colui che

in

essí

opera, Per poter essere misragoghí dei popolo, essí devono vívere in

modo esemplare la medesima mistagogia.

li

oro ruolo nella liturgia sia

fonte. alimento e modello per una vita di piena accoglienza delta grazia

dei Signore. Essi siano inoltre perfettamenre formati ad una conoscenza

precisa. fondata. approfondna della santa liturgia. nei suoi aspeni

teologici, spiritual i e cerimoniali.

L importanza della vira lirnrg1ca viene sottolineata anche nei

canoni che trattano dei seminari. Vi si allerma che la liturgia deve essere

fonte e culmine della vita (can. 346 2.

r

:

che deve essere insegnata

111

quanto

e

la nece.ssaria tonre delta dottrína e dello spirito veramente

cristiano (can. 350 ): e che i candidati ai sacerdozio debbono trovarvi

alimento per la vi ta spirituale (can. 346 9 2. 3" . E dunque necessano

cbe nci seminari orientali e negli istituri di formazione dei monaci e

religiosi orientali la víta liturgíca sia celebrata con la massíma cura e

sempre nella sua forma integrale. ín modo che i candidati possano

esserne plasmati ed apprenderla in tutta la sua ricchezza e completezza.

dando il dovuto spazio non solo all'Eucaristia ma anche all Ufficio

Divino. La liturgia deve essere vera fonte di spirítualità alia qualc

l'orrnare i

candidati. ed elemento che dà unítà a quanto essi apprendono.

59

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luogo nel quale

la

dottrina diviene celebrazione di Iode e di

ringraziamento e la vitae trasformata dalla grazia. Un símile rilievo dato

alia liturgia consentirá ai candidati di attíngervi ín píenezza quanto

necessarío alia loro vita interiore ed eviterà loro di ricercarlo in ambiti

estranei alia coerenza dei

proprio

patrimonio. can. 343 prescrive chc

tuttí i candidati

ai

sacerdozio síano formati secondo

il

rito proprio, anche

se ammessi ín un semi

nano

di un 'altra Chiesa sui iuris o in un semínario

comune a piú Chiese sui iuris, riprovando ogni consuetudine contraria.

Ciô

vale

per

tutte

le

dirnensíoni dei patrirnonio

proprio

delle Chiese

onentali: tcologica. spirituale e disciplinare. ma in modo eminente per

que lia 1iturgica.

72. Articoiazioni dell'Ordine Sacro

l i Codice dei Canoni delle Chíesc Orientali spiega chc i chierici.

congiunti rra loro nella comunione Gerarchica e costituiti nci vari gradi

dell'Ordinc mediante la sacra ordmazione, partecipano in modi diversi

dcll'unico ministero ecclcsíastico divinamente istituito '. lYaltra parte

prevede la possibilitá. nitre ad cssi. di altri ministeri ch1amati Ordini

rn1nor1

l can. 325 precisa che i chicrici. in ragmne dclla sacra

ordinazíonc. si distinguono

in

Vescoví, presbiteri e diaconi .

li

can. 327

aggiunge che se. oltre ad essi, anche altri ministri sono arn1nessi o

istituiti a scrvizio dei popolo di Dio o a cscrcitare funzioni della sacra

lnurg1a. costoro suno costituiti

in

m Ordinc minore e gem:ralmentc

chiammi chierici minori.

li

canone stahilisce che

il

loro statuto viene

regolato sol tanto dai diritto pariícolare dei la propria Chiesa

sui iuris .

L,

intento dei Codicc

e

che sia rispettata

la

rradizione

propria

dí ogni

singola Chiesa orientale wi

iuris.

73.

Chi

é

stato

is1í111í1 n un

Ordíne minore

m é p u

laico

Memre

il

Codice di Dirittn Canonico parla di ministeri che

possono essere assunt1 stabilmeme da la1c1. mediante

íl

rito lnurgico

prescritto (can.

230

1

.

glí Ordini mínori. ínvece, inscriscono,

l ( fr

('('E()

cann ~ : 4 ;; 326.

60

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secondo

il

grado di c1ascuno. nella Gerarchia ecclesiastiea. Chi

ha

rieevuto questi ordim non

ê

dunque piu laico. ma díventa membro di

ciô

che i testi liturgici di molte Chiese orientali chiamano "clero" o "Ordine

Sacro". a differenza tra Ordini minori e ministeri comporta

conseguenze anche sul modo di interpretare

il

can. 358 dei Codice dei

Canoni delle Chiese Oriemali: esso afferma che

un

candidato "viene

ascritto come ehierico ad una eparehía per rnezzo dell'ordinazíonc

diaconale. a meno che. a norma dei diritto particolare deli a propria

Chíesa sui íuris. non sia già ascritto alia stessa eparchia". Questo rinvio

alie norme dei diritto particolare fa eco ai can. 327. che stabilisce cbe

quantí sono "costituiti

in

un Ordine minore e generalmente chiamatí

chierici minori (... ) sono regolati soltamo dai diritto partícolare della

propria Chiesa

sui

iuris '.

Sarebbe dunque bene che l'ascrizione

ai

clero

delle diverse eparchie avvenisse

ai

momento della costituzione

in

un

Ordine minore. in modo da accogliere sm da allora il ministro

in

forma

piena e stabile ai serviz10 deli" eparchia.

74. Si mantenga l antica prassi degli Ordini inori

Non sembra opportuno che le diverse Chiese

sui iuris

mutino e

oro consuetudini c1rca la tradizione deglí Ordini minorí. un tempo

condivisa da tutte le Chiese: essa ha. infatti. un suo significato peculiare.

Lungi dall'abbandonarla. le riforme dei diritto particolare delle diverse

Chiese dovrebbero piuttosto restituiria a rnaggior significato e vitalità.

Ciô si raccomanda anche per ragioni di carattere ecumenico: se le Chiese

orientali cattoliche hanno il compito speciale di promuovere l'unità fra

tutte le Chiese orientalí. tra l altro mediante la religiosa fedeltà verso le

antiche tradizioni".

mm

sembra utile introdurre una differenziazione di

usí rispetto alie Chiese ortodosse. partecípando tmte di una medesima

matrice comune. Ogni modifica impropriamente introdotta in tempi piu

o meno recemi va pertanto

nvista

sulla base di questi principi.

75. Si favorisca m reale e

coerente

eserrizio

deg/i

Ordini

Glí Ordini mínorí e

íl

diaconato non sono una pura forrnalítà

ín

Cfr CCEO can. 903.

6

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vista dell'ordinazione preshiterale, Essí abílitano a un preciso servizio

nclla Chiesa, e come lali vanno effettivamente esercitati, in forma

definitiva per coloro che non intendono accedere

ai presb1terato, in forma

sufficienremente arnpia per quantí saranno ordinati presbíterL Cio vale

in modo particolarc per

l

diaconato, ln questo senso non

si

tema

di

conferire gli Ordini minon cd anche

il

diaconato a quanti, di buoni

cosLumi, debitamente preparat.i e adatti

ai

compito che assumono,

si

díchíarano disponíbíli

ai

servizio della Chíesa. anche se dovessero

continuare a vívere

in

famiglia e ad esercítare

il

proprío rnestiere. ln

questo modo si otterranno anche i ministri necessari ad un decoroso

svolgimento della liturgia, evitando

la

prassi. mutuata anch'essa dal a

Chiesa latina

ed

ora in essa 11 11 piu

in

uso.

di

far esercitare a mínístri

di

rango superiore

la

fonzione liturgica che sarebbe riservata a quelli dí

rango inferiore (íl caso piu frequente e quello di presbiteri che fungono

da diaconi), o dí affídare stabilmente a laíci compiti limrgici che spettano

a un ministro: prassi, queste, da elíminare.

76 l diaconato

li

diaconato

e

staro istituito

11 11

per

il

sacerdozio ma per

il

servizio dei Vescov1 e dei preshiten.

1

diaconi erano infatri un tempo

considera1i come la mano o l'occhio di questi: oppure. secondo la

formula di lgnazio

di

Amioch1a.

in

armonia con essí manifestano ai

popolo fedelc "il comandamento dei Signore""'- Símile prospettiva,

conservata nellc Chiese ortodosse e in via dí recupero nelle comumtà

atine. va rimessa

in

piena lucc anche nelle Chiese oríentali cattoliche.

li ripristino della sua missione liturgica ed extraliturgica appare infatti

di

grande utilità.

77. l diritto di ordinare chierici ascritti a una eparchia

li can. 748 dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali indica

nonne chc regolano í diritto di ordinazíone dei chierici ascritti a una

eparchia. Nel 2

stabilisce che

un

Vescovo eparchiale non possa

ordinare un suo sudd1to ascritto a un'altra Chiesa

sui íuris

se non con

• Cfr lGNAZlO l i ANTl<lCl IA, Lettera uxlí Smirnesi VIII, 1: SCh

1 A,

138.

6

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licenza della Sede Apostolíca o,

in

certi casi, dei Patriarca. L'obblígo di

questa licenza riguarda la sola liccità della celebrazione dell'ordinazione,

e si rifcrisce piu propriamente ai caso nel quale essa avvenga in un rito

líturgico diverso da quello ai qualc appartiene l candidato. oppure

quando

il

Vescovo eparchiale dell'ordinando chieda

l

permesso di

celebrarne I ordinazione nel rito dei candidato. AI di là dei rito stesso

dell'ordinazione. il Vescovo dell'eparchia o diocesi dove il candidato

viene ascritto conserva pieno diritto di concedcre lettere dimissorie ad un

Vescovo appartenente alia Chicsa su ur s dei candidato. affinché questi

proceda alia sacra ordinazione osservando le prescrízioni liturgichc dei

proprio rito.

78. imiri ai onferimenro di

11orifice11ze

orientali

1 chierici tengano como dí quanto disposto dai can. 388 dei

Codice dei Canoni dellc Chíese Oricntali circa 'uso dí diriní ed insegne

annesse alie dignità oro conferíte. Si cvití inoltrc di confcrire dignità in

uso nelle Chíese oríentali a chierici che 11011 appartengono alia Chiesa su

uns dí chi lc confcrisce. Siano abolite ínoilre quelle dígnítà, o quei

d1ritti relativi alie dígnità, che sono stati recepítí

dall uso

latino

precedente la ri forma concilíare. Va infatti evítato che I attribuzione di

talí onoriflccnze si ríduca a pura esteríorità, nociva alia síngolare dignità

delle limrgíe oriental i

Non

e opponuno

inolrrc conferire titoli monasticí, con relativi

abiti e

insegne, ai clero secolare. Ciô vale a maggíor ragione

per

il clero

uxorato.

63

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CAPITOLO

IL MATRIMONIO

79

l atrimonio

cristiano

Riferendosi alia vita matrimoniale, san Paolo, citando

il

libro

de lia Genesi

64

,

aggiunge: Questo mistero

e

grande: lo dico

in

riferimento a Cristo e alia Chiesa (Ef 5.32). Sono affermazioni

incessantemente ripetute in tutte le Chiese. che ci introducono nella

comprensione della molteplice ricchezza della vtta matrimoniale.

Essa evoca tutta

'opera

della creazione dell'universo, che trova

l suo culmine nell'uomo creato ad immagine e somiglianza dei suo

Creatore, e ne sottolinea la dimensione relazionale: la persona 11 11 e atta

per essere sola. Chiamata a lavorare e dominare la terra. abbisogna di

un

aiuto che

le

sia simile. con l quale formare una sola carne.

Mistero ancora piit profondo

se

in riferimento a Cristo e alia

Chiesa : nel mistero di Cristo si svela infatti in pienezza la relazione

dei la creatura con

il suo Signore. che e piu grande di lei e ad immagine

dei quale

e

stata crcata. che la copriva della sua gloria prima della

caduta. che la accompagna misteriosamente lungo i giorni di questa vita

e che la illuminerà direttamente nella Gerusalemme celeste (cfr Ap

21.23).

l testi liturgici esprimono questa dimensione relazionale in

formule svariate chiedendo per gli sposi pacc. amore perfetto, concordia,

abhondanza di beni: pot moderazione. talamo casto, condotta

incensurabile. verità: ed ancora fedeltà alia parola data e stabilità

nell'unione santa che viene dai Signore. secando un modello che

dovrebbe non solo caratterizzare la vita matrimoniale, ma anche ispirare

la convivenza di tutta la famiglia umana. secando l'esempio dei Signore

che evenuto per distruggere in

stesso l'inimicizia. raccogliere

in

unità

ció che era diviso e riconciliarci tutti con Dio. prendendo in moglie la

Chiesa. dando

se

stesso per lei, purificandola

ai

fine di faria comparire

santa e immacolata (cfr Ef 5 . 2 5 ~ 2 7 .

La relazione d'amore tra marito e moglie diventa feconda e sfocia

64

Per

questo l'uon10 ahhan<lonerà suo padre e

sua

n1adre e si unirà a

sua

n1oglie

e

i <lue

saranno una sola

carne

Gen 2.24).

64

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nella partecípazione all'opera della crcazione mediante la generazione di

figlL che e come l compimento di quanto promesso ad Abramo. scelto

da Dio per divenire padre

di una rnoltitudine di popoli. tutti chíarnati a

offríre

ai

Dio vivente

un

culto in spirito e verità.

80.

obbligo

deíla preparazione

can. 783 1 dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali

ricorda

ai

pastorí d'anime íl loro obbligo dí prendersi cura dei fedeli ehe

si preparano alio staw matrirnoniale. affinché siano preparati ed infonnati

SLJ

significam dei Matrimonio crisriano. sulle sue caratteristiche di unitá

e di mdissolubilità a 1mmagine dcll'unionc indcfcttibilc di Cristo con la

Chiesa

e

sui dovcri dei coniugi tra di oro

e

verso la loro prole (can. 776

~ ~ l e 2 .

li

can. 784 rimanda

ai

diritto particolare delle Chiese

sui iuris

le

regolc per l'esame dei fidanzati e le indagini sul loro stato libero e sul

loro Battesimo. Si noti

che a

dtfferenza dei Codíce latmo (can.

065).

l Codice dei Canoni delle Chiese Oriental1 u llizza il solo termine

Battesimo e non alludc alia Crismazione dei santo Myron. Come

si

e

visto. la Crismazione dei samo Myron deve essere amministrata. nella

rradizione oriemale. congiuntamente

ai

Battesimo''.

8 l. l consenso e /e modalí1à

dei

Matrimonio

Elemento ind1spensablie per costituire

un

Matrimonio ê il

consenso con il quale un uomo e una donna si danno e si accettano

reciprocamente (can. 817).

Detm consenso interno dell'aníma si presume

conforme alie parole

e

ai

segni adoperati

nel

celebrare

l

Matrimonio

(can. 824 § 1 .

Sono validi soltanto i Matrimoni che si celebrano con rito sacro.

cioe con la presenza e la benedizione dei Gerarca o dei parroco dei luogo

o di

un

sacerdote

ai

quale. dall'uno o dall'altro, sía stata conferita la

tacoltà di benedire l Matrimonio (can. 828 l e 2 . Si puô celebrare

il Matrimonio validamente e lecitamente

in

presenza dei soli testimoni

quando non

si

puà avere o raggiungere

se11La

grave disagio

un

sacerdote

Cfr CCEO

can. 69 .

65

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competente a norma del diritto. o nel perícolo di morte. o se si prevede

prudentemente che questa impossibili1à durerà per almeno un mese. ln

questo caso, se é possibile. convíene chíamare

un

altro sacerdote, anche

non cattolico. per benedire il Matrimonio (can. 832

§?

l e 2).

82.

L abbligo dei

sacro

riw

Si notí che l'obbligo dei rito sacro. e cioê della benedizionc

sacerdotale. per la validità dei Matrimonio. e specifico dei diritto

orientale. Nella Chicsa latina viene chiesia la semplice presenza

dell'Ordinario dei luogo, o dei parroco. o dei sacerdote oppure anche

diacono delegatü°

6

• Nella tradizione orieniale il sacerdote. oltre ad

assistere, deve benedire l Matrimonio. Benedíre significa fungere da

vero ministro dei sacramemo.

in

virtu della sua potestà di santificazione

saccrdotale. affinché gli sposi siano uniti da Dio ad immagine dell'unione

nuzialc indefettibile di Cristo con la Chiesa e siano consacrati l uno

all 'altro dalla grazia sacramemale.

can. 832 dei Codice dei Canoni delle Chíese Orienialí

precisa pure che. se per motivi straordínari il Matrimonio si

ê

celebrato

davanti ai soli testimoni.

1

coniugi debbono ricevere ai

p1u

presto dai

sacerdote la henedizione del Matrimonio.

83

lomperenze per /Jenedire le

Nozze

Quanto alia cornpetenza per benedire

íl

Matrimonio. sia il Codice

dei Canoni delle Chiese Orieniali che il Codice di Diritto Canoníco

prescrivono una norma di idenrico tenore:

il

Gerarca o

il

parroco del

luogo "henedícono validamente un Matrimonio in qualsiasi luogo entro

i confini del proprio territono. sia che glí sposi síano oro suddíti. sia

che non lo siano. purché almeno una delle due parti sia ascritta alia

propria Chiesa

sui iuris

dei celebrante''.

Quanto alia delega per benedire un Matrimonio. il can. 830 l

dei Codice dei Canoni delle Chiese Oríentali srabilísce che

il

Gerarca e

íl parroco dei luogo "possono conferíre ai sacerdotí di qualsiasi Chiesa

Ct r I can. 1108 § .

CCEO can 829 § 1: cfr and1e CIC can. 1IU9

66

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sui iuris. anche dei la Chiesa latina. la facoltà di benedire un deterrninato

Matrimonio entro i confini dei loro territorio". Pure l'Ordinario o il

parroco latino dei luogo possono delegare a sacerdoti orientali la facoltà

di assisterc e benedire il

Matrimonio dei fedeli latini°'.

Occorre tuttavia tener presente che. con l eccezione dei caso

ín

cui

il

Gerarca o il parrnco siano. a norma dei can. 916 dei Codícc dei

Canoni delle Chiese Orientali. di altra Chíesa sui íurís. la celebrazione

deve avvenire. d

íireitarem.

secondo

íl

rito liturgico degli sposi. o di

uno <li loro in caso di Matrimonio ínterritualc'". Una celebrazione in altro

rito ê dunque íllecita. ma puó essere autorizzata caso per caso dalla Sede

Apostolica.

li can.

831

dei Codíce dei Canoni delle Chiese Orientali

precisa che

íl

Matrimonio dovrebhe essere celebrato davanti al

parroco

dei futuro sposo. a meno che d diritto particolarc

11011

stabílisca

diversamente o una giusta causa non scusi.

Nel caso di Matrimoní misti tra cattolíci orientali ed ortodossi.

l'obbligo di osservare la forma.

cioe la

norma di celebrare i Matrimoni

alia presenza dei Gerarca o dei parroco dei luogo o

d

un loro delegato,

é

ríchiesto soltamo per la liceità. Per la oro validità e ichiesta solamente

la benedizione sacerdotalc"'.

84. i

osser1 Ínn

/e prescriaoni dei

libri iturgíf'i

Fuon dei caso di necessità, nella cclebrazione

de

Matrimonio

si

osservíno le prescrizioni dei librí liturgici e lc legittimc consuetudini"

(can. 83ó). Nc\ rivedere ed eventualmente aggiornare le prescrizioni

liturgiche di queste celebrazioni. k autorità compctemi di ciascuna

Chicsa

sui iuris

avranno premura

di

salvaguardarc

le

ricchczze specifiche

dei loro

patrimo1110

proprio, che rnctte

in

singolare rísalto

íl

significato

dell'istituzione matrimoniale nel quadro di tutta la storia della

salveua

e, particolar modo, esprime in termini teologíci la strena relazionc <li

esso con il mistero nuziale csistente tra Cristo e la sua Chiesa.

fr

CIC can. 1 1 1

Cfr CCTO ,..,,_ 40

§ .l.

'

fr CCEO ca11. 834 § 2.

67

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85.

fi Sponsali

II can. 782 dei Codice dei Canoni delle Chiese Orientali tratta

degli Sponsali che

si

premettono

ai

Matrimonio. affennando che essi

vengono rego lati dai diritto particolare (

1

ma precisa che. dalla

promessa di Matrimonio. non

si

dà azione per chiederc

la

celebrazione

ele\

Matrimonio. Ne\\a prassi vigente da molti secoli - e tuttora in uso

prcsso moltc Chiese - gli Sponsali. spesso chiamati rito

clegli

anelli .

vengono abitualmente celebrati assieme ai rito matrimonialc propriamente

detto. chiamato rito delle corone .

Significato specifico

dei

rito

dei

ficlanzamento

e di

esprimere l

consenso dei futuri sposi. mentre quello del\e corone

ha

piú direttamente

come scopo

di

introdurre nella pienezza della vita matrimoniale.

li

contenuto

dei

rito degli Sponsa\i

non

prevede semplici promesse

ma

impegni di dcfinitività. Perciô non e opportuno chc gli Sponsali siano

ce\ebrati con superficialità o all inizio

di

progetti matrimoniali. Riti

liturgici specifici per le prime tappe del\ attuazione di questi progetti -

meno solenni e meno clefiniuvi - esistono

in

diverse Chiese e fanno parte

della tradizione. anualmente

non

praticata.

di

altre. Una migliore

comprensione

ecl un

eventuale ripristino di essi potrebbc contribuire a

santificarc i divcrs1 momenti

clel

cammino delle coppie cristiane sino

ai

suo p1cno comp1111ento

68

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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C PITOLO XI

L

PENITENZ

86. Significato de/la Penitenw

Giovanni Batrista predicava nel deserto della

(jiudea,

dicendo:

"Convertítcví perché il Regno dei cieli ê vicino" (/vir

3,1).

La stessa

formula fu

uti

1

ízzata

da

Gesü Cristo

ali

inizio dei la

sua

vi

ta

pubbl ica

cfr

Mt 4,

17 .

Anche Pictro inizió

il

suo ministero apostolico, csortando alia

conversione quanti

erano

statí testimoni della díscesa dello Spirito

al

matti110 di Pentecostc

(cfr

At

1.38L

E'

proprio

questa la missione

che

Cristo affida agli Apos1oli a sera della

sua

risurrezione. quando apparc

ed insegna loro che ncl suo nome "sararmo pred icati a tuttc le genti la

convcrsione e

il perdLlllO

dei peccari" (Lc

24,47)

e

li

manda in missione,

diccndo: "Rícevcte lo Spiriro Santo: a chi rimeneretc 1 peccatí saranno

nmcssi e chi

11011 li

rimetterde. resreranno non rnnessi" (Gv 10.

22,23 .

La conversíone dei cuore. con la quale l"unmo risponde alla

ch1amata dí

D10

e

cambia

l'or1entarnento della sua

vit<L

volgendosi verso

íl

Sígnore. comporta malte dimensíonL qualí il penumcnto. la pcnítenza,

ia ripara1íonL:: essa coínvolge

il

pensiero

e

íl

comportamento

e sta al

centro di ogn1 víta cristiana. lnfani. "tutti l1anno peccato e

sono

priví

ddla

gloria di Dío" IRorn 3 23 ma. partccipando alia morte e alia

risurrczionc di Cristo, possono ottcnere la remissione dei oro peccati,

cioe

mor

ire a se stessi e vívere per Dio (cfr Rom 6, l l),

87, L ·arientamento penirenziale permea llit o if mito cristiano

L"orientamento penitenziale

che

accompagna tutta la vita cristiana

appare insistentemente

in

ogni manifestazione dei culto: esso, infatti,

ricliiede verítà (cfr Sal 50151 ),6) e implica pcrció un incessante

riconoscimento dei proprio peccato e dei la necessítà dt cambiare strada.

Tale atteggiamento sí ritrova lungo tutlO l"anno liturgico e ad ogni ora

de

giorno,

ma in modo

particolannenre

insistente

compare

durante

i

tempi di preparazíone alie foste. soprattutto

in

quello che precede la

Pasqua. Per questo rurte

le

liturgie (fOríente come d Occídente sin

da

69

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tempo immemorabile fanno pregare anche piú volte ai giorno

il

Salmo

5 151

J con

il

quale

si

invoca

il

perdono e

il

dono dello Spirito Santo.

L aneggiamento penitenziale appare marcatarnente in píu sacramenti.

II

Banesimo infatti ci

e

dato per

la

beata purificazione dei peccati ', nella

Divina Liturgia offriamo un culto spirituale per i peccati

ele

mancanze

dei popolo

72

,

accostandoci alia santa Comunione nella quale riceviamo

il

Corpo e

il

Sangue dei Signore spezzaro e sparso

in

remissione dei

peccati '

3

:

J'Unzione dei malati procura anche la remissione dei peccati

(cfr Gc 5, 15), Vi sono poi momentí di preghiera liturgica in varie Chiese

orientali. ai

quak

si

e

attribuito un particolare valore penitenziale

e

in

qualclie modo. una forza di riconc11iazione. La penite1JLa nella tradizione

antíca non ottienc inoltre

il

suo frutto

d1

salvezza unicamente ín ambíto

liturgico. poiche vi sono azioni (dig1uni. elcmosine. pellegrinaggi, ecc.)

che già ottengono da Dio una

cena

grazía dí perdono e ví sono spazi

(monasteri. skiti. celle, deserto, ecc.) in cui

il

dono incffabile dei

penthos.

o lutto per í propri peccatí. rivela nellc lacrime la possibilítà di

rinascere tutti i giorni alia nov1tà di vita dello Spirito.

88.

l

sacramento della

Penitn ::;a

e l sua ce/ebrazione ordinaria

Con materna condiscendcnza la Chiesa viene continuamente

incontro all'umana fragilità consentendo una nuova penitenza dopo

il

Battcsimo. Ncl quadro di una vita che si caratterizza tuna volra a

realizzare

in

pienezza le energie battesimali e l'adesione a Cristo,

il

sacramento della Pcnitcnza occupa un poslo privilegiam e, ll1 modo

spec1ale. dispone a ricevere

la

Divína Eucaristía, ln csso, afferma

il

can.

718 dei Codice deí Canoni delle Chiese Orientali. i fedelí chc hanno

commesso peccati dopo

il

Battesimo e fanno

il

proposito di una nuova

vita, mediante

il

ministero dei sacerdote. con la confessione a lui fatta

e con l'accettazione di una adeguata soddisfazione. ottengono da Dio

il

perdono e insieme vengono riconciliati con la Chiesa , Questa

confossionc,

111dividuale

ed integrale. con l assoluzione, costituisce

il

solo

modo ordinario con

il

quale

il

fedele cristíano consapevole di un grave

71

Prcghiera

dopo

la

Vt .SÜzinne

llt'.I

ritualt hizantino dei

B a u e ~ i t u o .

2

Pn:ghicra <lclla Pn.1:-:konlidia

nt:lle

Divine

ljrurgÍt ;

hizautine di San Basilio t : Sau

(jlnvanni

Criso:stun1n.

-: _ I ívina Liturgia di San

Basilio

e San

Giovanni C r i ~ t S t O l l t l .

7

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peccato ne ottienc la remissione'". Anche se non siano stati commcssi

peccati gravi, si raccomanda a

tuní

i fedeli crís[iani di accostarsi

frequentemente a questo sacramento. specialmente nei tempi di digiuno

e di penitenza"".

89. Valore comuniuuw de/la Penitenza

La confessione individuale si colloca in un contesto che e per sua

natura. squisitameme c:cclesiale e quindi comunitario, innanzitutto perché

la riconciliazione con Dio é anche riconciliazione con la Chiesa. ln tmte

le Chiese orientali.. inoltre, l sacramento viene tradizionalmente

amministrato in una cornice di preghiere. di dichiarazioni, di

ammonizioni e di assoluzioni, che possono Jodevolmente essere celebrate

per un assemblea di fedelí. Simile prassi viene suggerita,

almeno

indirettamente, quando il Codice dei Canoni delle Chiese Orientalí

afferma che

il

luogo proprio della sua celebrazíone e la chiesa

7

" e

corrísponde

ali

usanLa oriental e tradizionale di celebraria

11011

ín un

confcssionale dei tipo di quello in uso nella C'híesa latina ma nello stesso

edificio sacro

e.

in alcune tradízioni. davanti ad una icona di Cristo. Sarà

compito delle autorità delle singole Chiese

suí iuris

esaminare

anemamente

i oro librí líturgici, anche quelli dei passato, per trovarví

le

formule che esprimono meglio la

riccheua

dclle oro tradizioni

proprie in questo campo specifico.

90. Significara e valore de/la confessione individuale

li

Codice dei Canoni delle Chiese Orientali stabílisce che

l'assoluzione non puó essere impartita a piu penitenti senza la previa

confessione indívíduale, all ínfuori dí circostanze straordinarie elencatc

nel can.

720 2

e

acerte

condizioni precisate nel can, 721

§

1 Quesla

norma mctte in singo are rílíevo l valore della confessione individua e

nel complesso della Penitenza sacramentale. La presa di coscienza e la

C'fr CCEO can. 720 § 1

5

( f r

CCEO can. 719

Cfr CCEO

can.

736 1

71

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confessione dei propri peccati sono condízioni di un culto reso a Dio

verità. Perdonare í peccati appartiene

a w

solo. Percià. come é

richiamato da diversi rítuali oríentali. la confessione dei peccati ê

indiriuata anzitutto a Dio. D'altra

pane.

dopo la sua risurrezione, Cristo

h

affidato agli Apostoli

íl

compito di guidare

le

sue pccorelle verso

il

Regno dei Cieli. quando díede loro

lo

Spirito Santo dicendo: A chi

rimettercte i pcccati saranno rnnessi e a chi non li rimetterete rimarranno

non

nmessi

Civ 20.23). li confessore

e

cosi messo in grado di

conoscerc cio d1e é da legare o

da

sciogliere (cfr Mt

16.l

9). e ció

é

prorerto dai segrcto sacramentale. L'aspetm piu individuale dei

sacramento della Penitenza, tradizionale nelle Chiese orientali. va dunque

conservato. íncoraggiato ed eventualmente recuperato laddove non fosse

sufficientemente praticar.o.

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C PITOLO

XII

L'

l''.' ZIONE

DEGLI INFERMI

91. La

guarigione

dei

malati

segno dei a i·enuta dei Regno

Interrogam dai discepoli di Giovanni

il

Battista se egli fosse

il

Messia che doveva venire. Gesu risponde: "Andate e riferite a Giovanni

cio

che voi udite e vedete. ciechi recuperano la vista. gl i storpi

camminano. i lebbrosi sono guariti" (Mt 11.4-5). Tutti i Vangeli

riferíscono numerosi csempi di questa sollecitudmc fattiva dei Sígnore

verso gli ammalati e una ritlcssione

deli

evangelista

Manco

(cfr Mt

8.17)

aiuta a capirne

il

significato:

il

sanare gli ammalati e compimento dei la

profezia di

lsaia

77

ll

Salvatore. guiirendo i malatí e risuscitando i

moni.

si manífesla cosi come colui che. con lo Spirito Sa1110 (cfr Mt 12.28),

strappa a Satana

il

potere maltgno sugl1 uomini. e recupera

il

Regno ai

Padre (cfr 1 Cor 15.24.28).

Manifestazione e segno della salvezza presente nella

persona

di

Gesu. il sanare li ammalatí é anche- compllo della Chiesa nello Spirito

Santo che

prolunga

l operato

dei Verbo incarnato. Questo infatti indica

Cristo quando invia i suoí discepoli in missione díccndo oro: "Guarite

glí infermi ( ... ) sanate i lebbrosi" (Mt 10.8): o quando. prima della sua

Ascensione. descrive í segni che accompagneranno quellí che

credono:

"Nel mio nome ( ... ) ímporranno le maní agli ammalati e questi

guariranno" (Me 16. 17-18).

li

testo classico

deli

epistola di S. Giacomo.

"Chi

e ammalato

chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di

ui. dopo avcrlo unto con olio. ncl nome dei Signore" (Gc 5.14), si

iscrivc nella stessa linea

ed

e

alia base della elaborazione sacramentale

dei rito dell Unzione degli infermi.

92. Significara dei sacramen O

L lJnzione dei malati viene accompagnata dalla preghiera per la

loro guarigione.

l

sígnifo:ato e ntrinsecamente legato alla sua qualità di

r Egli

ha prt:''>O

le nostre Ínftnuità e s

t

addossato le nostre 1nalattie ([s

53,4 .

73

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segno che esprimc ia guar1g1onc cornple1a della persona e la benevolenza

dei Padre ccicsic \1ftena all uomn m111ato. ncl corpo come nell"arnma.

dai la

mala11i;.i

e

dai pcccato: questa 12uang1one

é

opera di Cristo. medico

delle anime e dei corpí. C\i>L infatti, quando

saim

il paralítico. spiega

agli scnbi

il

senso

di

qucsto miracolo: "Perché sappiate che

il

Fíglio

dell'uomo ha porere di rimcttcre i pcccati" íMt 9.6). L'olío degli

int<.:rmi sittnifíca dunquc la medicina spiri1uale che la miscricordia divina

offrc

all uomo alrl111u

dallc innumcrcvoli mtscrie delta vita.

I·.'

sacramemo delía Cl11esa e

1rae

il suo valore dai la prcghiera fatta con fede

dalla Chíesa e dai rresbitc:n che la rapprcse11tano. La fede che deve

accompagnan: J"unnone <CSonmc la Ciduc1a deí credenti

ncl

Signore chc

nulla 1ralascia per portarei

ncl

SU(> Regno e concede alie nostre suppliche

tutto ció

cl1e

ir

utile pc:rché. associau alia sua 1none. partccipíamo anche

li su

r l ~ u r r e z i o n c

93. odalilà

de//( c e e / J r u ~ . i n n t

li CodKe dei Canon1 dcl t: Cllicsc Onental1 raccomanda di

arnrninísrrarc

J'l

l111ione agli i11fcrm1

ogn1

volia

che

essi siano gravemente

ammalali (can.

73SJ

ed

indica che tale minislero

é

riserva10 ai soli

sacerdut1 (Grn. 739 l

J,

Rirnrda poi 1 usanza di alcune Chiese orientali

d

rmunare

pit;

accrdoti

pn

la '-lta celebraz1011c e raccomanda

di

conservaria dnvc é p(1ss1b1le (can. 737

2).

ln1au1 la concclcbrationc di

piú sacerdou csprnnc meglto la sollcc1tudinc di tutta la comunità

ecclcsialc auorno all infcrrno.

per

atfrontarc e

supcrare

assicme a lu1 i

pericoli dcll a111111a é dei corpo. Quanto a riu

liturg1c1

da osservarc. il

Codice dei

Ca1:0111

dcllc

Cllic<;e

Oncmal1 prcscnve che 1·01io da usare

nel

sacramcmo

dell't:J11in11c degli ínferm1 deve essere benedetto durante la

cclebrazionc dei sacramento e precisamente dal sacerdote che lo

amm111istra, a rnenn che

íl

diritto particolare della Chicsa sui iuris 11011

dispon (a d1versamcme

1ca11.

7-fl) R1chicde inoltrc

chc

le

unzioni siano

cornraHL·

acc·urnramc111c co le

parole 11ell ordinc e

nel

modo prescriuo

c lihrr líturgici". anchc se ··ín caso di necessità hasta una

sola

unzione

con la formula prorria·· (GHL 742).

94.

Canmensriu del/ l ôo w 11e fe lirurgic oríemali

Ncllc Chíese micntal i la

celebraLione

dei

sacramento

deli Tnzionc

7

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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dei malati

e

talvolta assai

complessa

e si

prolunga alquanto

nel tempo.

ln realtà questa durata notevole differente clalla

brevità

dei rituali

occidentali. sottolinea l aspetto mistagogico dclla preghicra alia quale

subentra la

contemplazione

delle meraviglie dei Signorc. proclamate in

divcrs1 testi evangclici. donde si trae forza e consolazione. Si supplica

inoltre il Signore di dare all ammalato la salvezza dei corpo e

dell anima,

tanto nella circostanza presente quanto alia fine dei tempi, quando

renderá i suoi fedeli partecip1 della

pienezza

della vita divma. Se le

condizioni lo richicdono.

lc

autorità delle singole Chiese possono indicare

le

parti dei lesto

da

usarsi nelle celebrazioni in casa dei

maiato. quando

questi sia

particularmente

grave o negli ospedali.

E bene

perà

che

la

formula piu cstesa sia rcgolannente impiegata quando il

sacramento

si

amministra. come

talora già avvicnc e

come

ê

consigliabile

fare.

nella

chiesa e possibilmente a piü ammalati. ln questo caso esso conserva

uno

straordinario

valore catechetico.

7

Page 75: Instruzione Chiese Oriental

7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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C PITOLO

XIII

LE Lom IVINE

95. a

pregl iera rristiana

Scrivcndo agli Efesini. l'Aposmlo Paolo offre un quadro

indicativo dcgli clementí chc debbono caratterizzare

il

modo di vtverc dei

crede

mi

e in particolar modo

il

rapporto ora

me

con Dio:

Si

ate ricolmi

dcllo Spírito. intrattenctevi

a

vicenda con salmi, inní

e

cantici spirítuali.

camando e inneggíando

ai

Sígnore con tutto

il

vostro cuore. rendendo

cominuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre.

nel

nome dei Signore

nostrn (icsií Cristo (Ef

S,

8<Wl.

La

preghicra cristiana ha sempre

la

sua fonte nello Spírito Santo. che dona fiumi di acqua víva che sgorgano

dai

Cristo glorit'icato

(cfr

Gv 7.38-39): ê lo Spirito

che,

solo, conoscc i

segreti

di

Dío (cfr

Cor

2.

l l

).

l'unico

che

sa

chc cosa

e

come pregarc

e

c

sm·viene

nella rrcghiera

(cfr Rrn

8.26<?7).

l i

credcmc nsponde

a

questo dono. epronto ad ascnltare la parola

di

Dio ed

offrc la

disponibilità

dei

suo

cuore

a credcrc

che

Cristo

é íl

Figliti

di

Dio. mandato dai Padre a compicrc

la

nostra salveu.a (cfr Gv

6.29). L A;JOstolo infatti ci comanda di inneggíare ai Signore

nel

nostrn

cuorc. indicando con que,ta espressione 11011 solo la sede dei sentimenti.

ma

l'irnírnità pní [Jrofonda di og e\scrc umano. come appare dal

r11nprovern che Gcsú muove a quanti

lo

círcondavano: Questo popolo

mi

onora con

lc

labbra.

ma íl

suo cuore ê lontano da me (Mt

15.8).

Già

'

Antico Testamento ríchiama alia prcghíera selte volte ai

giorno (cfr Sal l l8j l l91.164), in modo

da

estenderia ali' intera giornata.

LP

stesso precetto ê riproposto insistentemente

nel

Nuovo Testamento.

dove il Signore c ricorda la 11ecessítà di pregare sempre. senza

stam:arsi (Lc 18.1).

96. Significato delle Lodi Divine

Non siate negligentí di voi stessi. non private

íl

Salvatore dcllc

sue stesse membra.

non

dividctc

íl

suo corpo,

non

disperdete

te

sue

membra.

mm

preferite i bisogni

di

qucsta vita alia parola

di

Dio. ma

riunitc\i ogni gíorno, mattína e sera, salmcggíando e pregando nella casa

76

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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dei Signore"···. l .e l .odi Dí,·me ravvivano comínuamcmc lo spirito dí

vig1Ja11za nel desiderio drl ritorno dei Signorc e santificano la giornara:

ríchiamando la memoria della prcsenza dei Signore

ne

diffondonn

la

gruía. permeando : intera cs istenza ed i nserenclnla nclla vira trí n iiaria.

Esse

sa11tifica110

il

crecknle nella dimensione dei tempo

ncl

quale egli

vive. lungo le ore. i ginrni le scuímane. i me;,i e gli anni. come una

\Cra preghic:ra

1.:111a

1111errunc>ne. sccondo comando apostolieo. li

terrnll1e 11esso di ''Lodi D1vme"

apparentato ad

espress10111

frequenteme1He uc,;uc

ndla

Sacra Scrittura e ne1

1esti

liturgici come

\acrific10

dt

lod« · 'sacrtfic

10 spirnualc ·. sacrit icio

ruionalc

- dato,

in

alcunc clíie<<t:. a: culto chc sí

es1e11de

alie vane ore dclla giornarn,

indica quella dimensione rel1gillsa chc trasforma la vita dell uomo e

lo

mcuc

in

cc1mun1011c

pcrsonale

cnn

la

Trinitá.

L'unanime

tradi1ione

cr1s11a1w d"Orie11te e di Uccideme

ha

sempre riconosci1Ho lc forme

mnltcplíc1 ass11ntc dali:1 ' ira nmnastiea come luogo prívilegiato ncl qu<1le

ta e Uin1cns1one ;,,

r e a l i / 1 ~ L

Lc

Lod1 J)11111e 'no

la scuola 1E

prcgh1era

propria di

ogní

Chies:1.

nella qu: k ·:s.'<t 1:íscµ11a l'am1ca via della glor1ficaz1011e di Dio

in (

'rí>:o

ctrn:c snio C11rpo.

uninne

e sull"esc111p10

dei suo Capo.

97. Con1rw11l 11li

dl Íi<

Lodi

f)i\f11« e

imponm1:11 rli esse per la 1·0110see11za

dei a

sp riliwlí

orir 11 e

La celcbra11o le delia :ireghicra dei tempo e intessuta di Scrittura

Santa_ la

Parola data

t:a

l)in per i n s e ~ n a r c _ co11v1ncere. correggere

e

lormare

alia g.1us1111a rerchc l"uonw di

D10

s1a cornpieto e ben

preparato

per ogrn

upen: lluona" (2

Tiin

3.16).

La rnensa della Parola non

ê

solo

imbandita

amavcr.")

i l,ezionari. chc raccolgono i testi

biblici

da

pwclamare e : d1sp1mgo11<i

11rganícamentc

lunro

1·anno

líturgíco. ma

ancltc amavcrso la

rícchissima

raccolta di inni liturgíci. d1 cui vanno

g.1ustamentt: f1cr,; 1u1 c'

lc

Chicse

dell'Oricnt1'

crisuann, í quali

non

sono

;.:l1c "la cniltlnuaion;; della Parnla letra. ass1rnilata e finalmeme cantata

\ ... 1

subli111í

parafrasi

dei testo bíblico.

filtratc

e pcrsonaliafile anraverso

1 · e s p e r i e 1 1 ~ a dei

sin o n é

della co11111nità".''.

Clto\·,\\ l\I P.\i

:; t

1L L ~ « H ·\p.

(Jric11hil1

/JO/i( fl c2 111;1f rio l

c;9) l.

l

O: AAS K7

tj()ll .)1 7 5 ~ - 7 - ' ú

77

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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Un innografia e un'eucología prodigiosamente sviluppate e rícehe

costituiscono cosi la pane forse piu originalc delle celebrazioni liturg1che

orientali. lnllussi molteplici, prcvalentemente siriaci ed cllcnici. vi si

fondono e si arricchiscono mutuamente per introdurre ad una

contemplazione dei Mistero cristiano. secondo la visione globale

che

ne

avevano i Padri della Chiesa. Redaltl da numerosi aurori,

in

partícolar

modo da monaci che lungo 1 secoli si sono dedicatí inccssamemente alla

preghiera, i testi delle Lodi Divine ci trasmettono in eredità un

ricchíssimo cd inalienabíle patrimonio dí vita spírituale. Essi

corríspondono ai genio proprío dcllc diverse Chiese orientalí e vi sono

iunora profundamente radicati. AI pari della Sacra Scrittura. necessitano

di essere scrutau e meditati

per

rívelare le perle preziose che contengono.

Le

Lodi Divine sono dunquc un luogo privilegiato per uno studio del\a

spirirnalità cristiana chc voglia partire dalla preghiera della Chiesa.

98. i riprisríni la

e l e h m ~ i o n e

comuniraria delle Lodi ivine secondo

i

lihri liturgici

Le Chiese orientali cattoliche hanno spesso

corso

il rischio di

tralasc1are la celebrazione comunitaria e solcnne delle Lodí Divine.

sostituendola con la recita individuale. da parte dei clero. dell Ufficío

Divino. mcntre la celcbrazione quotidiana del\'Eucaristia

e

rírnasta.

soveme. pressoché 1·unica forma di liturgia comunítaria. Dove tale prassi

abbia portato alia d1minuzione. quando non alia completa spariz1one.

dell uso di celebrare con

il

popolo le Lodi Divme. si rnorni senza

indugio a\l'antica tradizíone. per non privare i fedeli di una fonte

privilegiara di preghiera. nutrira di tesori

di

autentica dottrina.

E' auspícabile che una rina:.cita dei monachesirno nelle Chiese

orientali cattolíche, da tante parti sentita come urgente, comportí che i

monasreri tornino ad cssere il luogo nel quale in modo privi\egiato e

solenne risuonino \e Lodi Divine. Dai momento che esse sono state

custodítc con cura particolare

in

Oriente. non solo dalle comunità

monastíche, ma anche dalle parrocchie. il Codice dei Cano dellc Chicse

Oriental i ricorda I obbl igo - spesso facilmente trai ase a to o d imenticato ·

dí celebrare le Lodi Divine nel\e cattedrali. nelle parrocchíe. nelle

rettorie. nelle comunítà religiose e nei seminari '. Occorre osservarvi

le

w fr C'CEO

cann. 99 2:

377: 47 .

78

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prescrizioní dei libri liturgici (can. 309). ma un"osservanza esteriore 11011

e sutlícíente: i responsabili debbono adoperarsi affinchê i fedcli

comprendano il significato e íl valore dí questa preghiera. la amino.

vi

prendano parte e vi trovíno un alimento spíritualc". Siano formati a

questo mediante

un

vero programma mistagogíco, che consenta loro di

auingere dalla celebrazione dei vari momenti dell anno liturgíco

l'alimemo della propría vila spirituale.

99. La preghiera individua/e

de/Le

Lodi Divine

li

can. 377 dei Codice dei Canoni delle Chíesc Orientali stabilisce

che "tutti i chierici devemo celebrare le Lodi Divine secondo

il

dirirto

particolare della propria Chiesa

sui iuris ,

Per il clero si tratta dunque

di un obbligo.

La

forma ideale di celebrazione, che meglio mecte in

evidcnza il valore di preghiera della Chicsa e per la Chíesa,

é

certamente

quella comunítaria, che va incoraggíata e real izzata con ogni priorità,

Quando oggett1vc ragtoni 1mpediscano una forma comunitaria di

celebrazione. chieric1

prcgh1110

almeno individualmente con i sacri testi

deite Lodi Divine, intercedendo costanternentc a nome di tutti per il

popolo oro affídato. per

lc

necessitá della Chiesa e dei mondo intero,

come s addicc ai buon pastore. Le autorità delle Chiese

sui

iuri 1

stabiliscano norme ragionevoli cl1e regolino mie preghiera individuale,

pnvilegiando, dopo attento studio

nel

processo di selezíone dei testi, le

parti che tradizionalmeme sono píu importanti ín rapporto alia struttura

propría

<lella

liturgia di ogní Chiesa, e tenendo conto delle reali

possibilitá dei clero. 1 testi cosi elaborati potranno essere di utilità,

accanto alie forme piú complete e rradizíonali deite Lodi Divinc. per

nutrire la preghiera individuale, di famiglia o

di

gruppo, dei fedeli laici.

Cfr

CCEO cann. 289 § 2 e 346

s

2.

3

79

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t APITOLO

X V

LUOGHI

GESTI E OGGETTI SACRI

l

00.

a preghiem liturgirn coinvolge la persona nella sua lotalità

La

persona umana nella sua totalità viene illumínata da Dio e

nell'adozione a figlio giunge a pienezza

la

relazionc con lui (cfr Gv

1.

13L

Dío ci chiede di amarlo con tutto il cuorc. con tutta

l'aníma

e con

moe

le

forze. Nessuna parte della per>ona víene esclusa. anzi ogni parte

e solidale con le altre: anima. spirito. cuore, mente e corpo concorrono

a coslícuire l'edificío spiritualc innalzato per

il

Signore.

La

persona.

sacerdote dei creato. associa poi a sé ogní cosa, dando voce alie realtà

inanímate per la Iode al Cremore. ln modo panícolare con l Incarnazione

dd Figlio di Dio l'umanità e assunta dai Verbo e la divinítà santifica e

consacra

'universo.

Qui sra

il

significato cristíano deglí spazi, dei gesti

e degli oggerti che imeragiscono con íl crcdentc nel culto divino.

O

l

Sacrifici ed obía ioni

offerta di sacrific1 ed oblazioni si rítrova nella Scríttura sin

dall'inizio dei giorni dclla vita umana, nei sacrifici di Caino e di Abele.

Con essí la persona si apre

all'mcontro

con Dío: ma affínché l'offerta sía

gradita é necessamJ un cuore puro. secondo la regola che percorre tutta

reconomia

della salvena. Questa condíLione si compic perfettamente

nella Nuova Alleanza quando Crí>tc offre in verità un culto e un

sacrificio graditi a Dio, e quando

quesw

suo gesto víene ripetuto nel

suo

nome dagli Aposwli e dai la Chiesa. Fonte unica e culmine dei sacrifício

e qucllo dei Calvario. che víene rt:so presente nell'offerta eucarística e

nutre cominuamente i tedel i.

Questo mteggiamenro si espríme pure

ín

altre forme, altamente

espressive anche se minori. Un posto importante. soprattutto nelle Chiese

oriemali. occupa l'offerta deli' incenso. chc trac la sue origini dai culto

vcterntes1amentario. con ríferirnento panicolare ai salmo 14011411.2:

''Come mcenso salga a

te

la

mia preghiera,

le

mie mani alzatc

come

sacrifício della sera . 'fali usi lirurgici ve11go110 rnantenuti nella liturgia

cristíana: come infatti la Cllícsa conserva con veneraz1one l' Antico

80

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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Testamento, rileggendolo alia luce dei Yangelo di Cristo, con lo stesso

sp1rito si riferisce a gesti e riu veterotestamentarí. quali trovano nel

Signore Gesu pienezz.a

di

significato. Già 'apostolo Paolo indicava

l

valore símbolíco deli' incenso quando spiegava agli Efesini che Cristo si

e

offerto a Dio

in

sacrificio

d

odore soave" (Ef 5,2) e

ai

Filippesí che

i oro doní sono un profumo d soavc odore. un .sacrificio accetto e

gradito a Dío (cfr Fil 4, 18), o mostrava ad essi che l'offerta

d

incenso

significa i sacrifici e

le

offerte della

fede

(cfr

Fil 2.17). Si

percepisce

cosi che, per

l

cristiano. il culto autemico

ê una

víta vissuta secondo

Dio.

Le Chiese orientali cattoliche conservino gelosamente e pratichino

il piu possibile l'uso dell'incenso

nelle

celebrazioni. anche quotidiane.

perché cio appartiene

in

modo speciale alia tradizione propria, Ogni

costume contrario sia modificato.

I02. l

tempío

Gesú

msegna alla Samaritana ehe

non e

né a (ierusalemme.

sul

monte Garizim che si deve rendere culto a Dio, ma che occorre adorarlo

ín

spírítt>

e verítà (cfr

Gv

4,21.24).

li

tempio perde

il

suo valore

di

centro dei culto perché con la morte di

Gesú

il suo velo si e squarciato

in due da cima a fondo (cfr Mt 27,51). lmmagine

ed

ornbra dei tempi

fmurí, esso acquista pienezza

significato nella Nuova Alleanza (cfr

Mt

5.17).

La Chiesa e

il

nuovo tempio, edificato con pietre vive: Cristo

ha

infatti abbattuto

il

muro

di

separazione che divideva

gli

uornini e li ha

edíficati per farli divemare dimora di Dío per mezzo dei lo Spiríto (cfr Ef

2.14.22). Nella Gerusalemme celeste po1 non c sará piú tempio ma in

mezzo ad essa si troverà íl trono

di

Dio e l'Agnello"

(Ap

22,3) e il

S1gnore Dio l Onnipotente e r Agnello saranno loro stessi

il

tempio (cfr

Ap

L22l.

L'edificío sacro

nel

tempo della Chiesa e

un

segno che

ci

indica

la

via verso Colui chc e Signore delle creature celesti e terrestri. il

Signore dei Serafini. Re d'lsraelc.

il

solo Santo, venuto

ad

abitare in

mezzo a noi per condurci nel suo Regno. perché

la

nostra patria enei

cieli" (Fil 3.20).

La

chíesa mareriale é segno dell'allare celeste e del

santuano dove Cristo

e

penetrato.

non

qucllo fauo

da mani

d'uomo,

figura

di

quello vem,

ma

nel cielo stesso, per comparire

ai

cospetto di

Dio a nostro favorc" (Eb 9.24). l santuario ci trasferisce dunque ín un

mondo

d í v e r ~ o

alia presenza

di

Dio. Questa relazíone trai due univcrsi.

81

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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quello terrestre é qucllo celeste, vienc affermata spesso in tulle lc liturgie

crístiane. Una formula cucaristica diffusa ovunque. ad esempio, chiede

"ai misericordioso Dio dí accettare i nostri doni in

odore

di soavítà

spiritualc sul suo altare santo. celeste

e(i immateriale"''.

Si tratta di una

dimensione sacra. diversa dalla nuda real1à umana: ad essa

siamo

introdoui dal mistero liturgico, nel quale 1 urnanità rícupera

íl

manto

dclla gloria divina che la copriva

prima

della caduta dei peccato. La

relazione organica che íntercorre nelle Clnese orientali tra navata e

samuarío simbolegg1a la nosrra condizione presente. nella quale

vcdiamo

corne in uno specchin

in

maniera confusa (cfr

l or

13, 12), poiché la

Chiesa tutta é ancora in

cammino

verso la rivelazione gloriosa del suo

S1gnore. ln questo

modo la

vita presente viene trasformata e

contormala

all'immag1ne dei Signore. "di

glona

in

gloria" C?Cor 3, 18). ai di

Jàdelle

preoccupazioni l lh>ll l l<ll lt . verso la v:ta futura nella quale vedremo Dio

"faceta a face ia" (

1

'nr

1J 12 i

103.

/

· twre

1.

altare l un·a11ra

'"pressione

dei culto. legato all'offcrta dei

sacrificio a

LJio.

l lscendo

dall'arca.

"Noé

edifica un altare e vi

offre

un

sacrifício" (Cicn

X.201:

e un t:csro simbolico, presente

in

tutte

le

rcligioni, chc esprmw 11ramudine per i

be11cfíc1

ricevuti. sottomissione,

111voc<11ione e prnr11íazinne. Elemento nnportante nel cul o dell'antico

lsraele. l'altare ,·iene

111fine

collocato

i un

centro

u111co prima

nella

tenda

dcll'íncnntrn

ai emro dí Mti>é. poi nel tcmrio di Salomone.

Anche Cristo vi si r1ferisce, quando rimprovera i cap1 dei porolo

dicemlo: "Cosa é piú 11rande: 1·ofterta o J'altare cile rende sacra

l'offcna·'

Ebhenc. chi g1ura per l'alrare.

gmra per

l'altarc

e

per

quanto

vi sta sopra. F cln

gnm1

per

íl

tempio, giura per il iempio e per Colui

che J'abita. E chi g1ura per il ciclo.

giura

per

il

trono di Dio e

per

Colui

chc vi

e

as-;iso" (Mt 23 1 9 - . ~ 2 .

Nclla

m1s1a11ogia

dei Padri orien1alí l'altare cristiano acquista la

perfezíone dei la sua mol tep 1 ce símbolog ia nella dinam ica deli a

ceiebraz1onc

li1uq.<1ca.

raffigurando s11nultaneamentc tutlí i livelli della

tipologia ;,acra. dai

la

sua prefigurazionc nell'

Antka

Allcanza

ai

suo

•:

( ~ h

:1d

<:'"'L'lll]lin la

Litania prin1a dçl Padn:'

~ n - . c r o

Jelle Divi11e Liiurgie delle

Chiese

li

;r;1<li1i,n1ç O.:íl'-f;111t;1Hipoli1ana.

82

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7/18/2019 Instruzione Chiese Oriental

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compimento nella Nuova. Cosl l'altare cristiano

ê.

alio stesso tempo, il

compimento del ancra ancrorum dell'antico tempio, l'altare-Golgota

dei nuovo sacrifício la mensa dell'ultima cena chc lo prefigurava, il

sepolcro dei Signore.

il

luogo della risurrezione. la fonte dí ogni

grazia

sacramentale

che

proviene dall altare a noi,

e

l'altare della liturgia celeste

di cui e icona la liturgia della Chiesa. cielo

in

terra nel quale Dio, che

é

ai d sopra dei

cieli.

abita é cammina ''.

104. l

santuario

Nelle Chiese onentali lo spazio sacro viene diviso in piu luoghi

funzionali. organicamente collegati. Esso

e

immagine della

Chiesa

Dio, sacra convocazione dei fedeli pellegrini verso la terra promessa.

Ogní membro

vi

occupa un posto specífico, corríspondente alia sua

m1ss1one.

li santuarin é separato dalla navata mediame cancelli, veli o

iconostas1. perché é

il

lungo piu santo:

in

esso

ê

collocato l

altare

sul

quale si c:elebra

la D1vrna

Liturgia e si offre l Oblazione. Solamente chi

é incaricato dei ministero sacro vi penetra per cnmpiervi azioni sacre.

Processioni ed altri movimenti stabiliscono una relazíone

tra

navata e santuario. ed orientano progressivamente e pedagogicamente i

fedeli verso l altare. Qu1 riposa perennemente

il

Vangelo, donde

ê preso

sole1111ememe per la celchrazione della Parola. e qui sono portati i doni

ali inizío deli a celehrazione propnamente eucarística per essere offerti ai

Signore. Dali ' ai tare sul quale ríposano. gl stessi doni usciranno poi

solennemellle dai santuario per essere comunicati aí fedeli, a significarc

íl

sollevarsi dei velo che copre

il

místero di Dio. nella rivelazíone

e.

tn

particolare, nell lncarnazione e nel Mistero Pasquale dei Figlio.

l 05.

L ambone

L'ambone, nella tradizione orientale, ha diverse forme. con

significato relativamente omogcneo. Nella tradizione cristiana greca esso

poteva consistere

in

una costruzione fissa elevata dai pavimento, che

dominava la navata della Chiesa.

da

cui si proclamava

il

Vangelo.

da

cui

Gi'KMA'.'O l i CnSTAN rINOl'<lLL Srorw Eccicsiastica PC 98, 384 B

83

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si

poreva anche tenere l'omelia. e ai quale salivano i cantori per

il

loro

ministero, Nella tradizione delle Chiese siriache il corrispondente e il

Bêma una pedana eretta

ai

centro della Chiesa, con i seggi det Vescovo

e dei presbiteri. un piccolo altare con

la

Croce. l'Evangeliario e e

candele. detto "Golgota".

Qu1

il

diacono proclama

il

Vangelo, e di qui

s tíene I ome lia. Come i termini richiamano ( "ambone" ri manda ad

elevazione. "Golgora" alia morte e alia sepoltura dei Signore). íl

simbolismo deil'ambone richiama anch 'esso la tomba vuota dei Signore,

da cui egli fu resuscitato. ma che resta wmc "segno" da dove

l' angelo

della risurrezione". il diacono. di continuo proclama il Vangelo della

nostra r isurrez ione".

E' dunque importante che nel restauro di chiese all\iche o nella

costruzione di nuove. i responsabili studino attenramente la simbologia

che vi si esprime. ne tengano auentamente conto e prevedano la

possíbílità dí ríprístinarne

ruso

in conformità alia propria tradizione.

106. // nartece e il battisrera

Altrí luoghi completano l'insieme dello spazio degli edífici sacri

nelle Chiese orientali: sono

il

nanece e

il

battistcro.

All'entrata della chiesa si trova il nartece, dove

s

svolgono varie

celebraziom. come quelle riservate ai catecumeni e aí penitenti, preghiere

meno solenni o piu penitenziali. processioni. celebrazione delle Ore

Minori delle Lodi Divine. o altro.

l banístero e chiamato anche Kolvmbêthra la piscina

de l'immersione nella morte di Cristo, o "Giordano", il t'iume santificato

dai Battesimo dei Signore nello Spirito Santo, che diventa cosi l'acqua

della morte ai peccato.

Le

tradizioni antiche d'Oriente e d'Occidente

mostrano una grande varíetà nella forma dei battisteri.

Tuní

pero

avevano la caraueristica comune dí rappre>entare la tomba in cuí,

immers1 per con-morire con Cristo, si riemergeva con-risorti con Lui ad

opera dello Spiríto dei Padre.

li

battisrero normalmente dovrebbe essere co locato fuori dalla

Chiesa propríameme deua. percllé ê solamente dopo il Battesimo e la

Crismazíone dei santo Myron che il neofita viene aggregato pienamente

alia Chiesa e percio puo entrare

nel

tempio che

ne

ê

il

símbolo. Laddove,

·'" Cfr i/Jíd : PG 98. :l92 /\.

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a causa della struttura degli cdifici antichi. cio risultasse impossibile. si

collochi il battistcro aimeno vicino all entrata dclla

chicsa.

107.

a preghíera

1

erso oriellle

Sin

da 1empi an1ichissi111i

era

in

uso nclla preghiera dellc Chiese

onentali prostrarsi fino

a :erra.

rivolgendosi

verso

oriente: gli

stcssí

cdifiu sacri

vemva1h1

Cthtruill in modo chc: l'altare fosse rivolto ad

<mente. San

{íiova11n1

Damasceno

sp1ega

il s1gmficato

di

questa

tradizione: "Non

é

per semplicismo e per caso

che

preghiamo rivolti

verso

le

regioni d'oriente ( ..

i.

Poiché Dio ê luce (

1Gv 1.5)

intelligibile

e

nella Scrittura

ii

Cristo

é

chiamatn Sole

di

giustiz1a (Mal

3,2 ))

e

Oriente (Zac 3.8 sccondo

la IXXL

per rendergli culto

e

necessario

dedicargli 'oriente. Dice

la

Scritturn: 'Dio pianró

un

giardino

in

Eden,

a oriente. e vi

colloci>

l'uomo che aveva plasmara· ((kn 2.8). (

...

) Alla

ricerca della patna

a111ica e

ad

essa

tendendo. rendiamo il culto a Dio.

And1e

la

tenda

di Mos< :

aveva il telo e il pmpiz1atorin rivolti ad oríente.

E la tribu di

Ciiuda. quanto

era la p1u

insigne.

si

accampú dalla parte

d'or1eme

(dr Num

.

1

.é\i. Nel 1emp10

di

Salomone

la

porta

dei

Signore era

nvnlta

ad onentc íci'r b 44.

i).

lnfine. Signore messo

in

cmce

guardava

Yl rso

occidcnte. e cosi

no1

ci prostriarno rivolgendoci m

direzione

d

lui. AI momcnto

d

ascendere in cielo era innalzato verso

oricntt'. e rnsí 1

d1sz:eroli

ln adorarono, e cosi vcrrà.

nel

modn

in

cui essi

l'Jrnnno visto asccndere

in

ciclo

(cfr At i.

l l

).

come

lo

stesso Signore

disse: 'Come

la

foigore viene da orieme e brilla fino ad occidente, cosi

sarà

la

vcnuta dei Figlio dell'uomo· (l\1t

24.27).

Attendendo lui. ci

prostriamo verso

orie111.e. Si

trana

di

una

tradiz1011e

non scntta, derivante

d

agi

i

;\posto

i

,,. ..

()ucsta ncca e atlasciname interprctazíone spiega anche la ragione

per

la

quale chi presiede

la

celehrazíonc iíturgíca prega rivolto verso

oriente. proprio come

il

popolo che

vi

partecipa. Non

si

tratta

in

questo

caso. cnme spcsso \iene ripeluto. di presiedere la celehrazione volgendo

le

spalle ai popolo. ma

di

gu1dare il pnpoln

nel

pcllcgrinaggio verso

il

Regno. mvocato nella preµh1cra sino

ai

morno

dei

S1gnore.

l'<ik pra;;si, nrniacciam

in non

poche Chiese orientali cattoliche

{i r )\

.\ . \N1 f) . \ f \L\"t ' l i.

f \ ; J o 1 i ~ f o 1 1 t

\ f u t(

1

  e or.ror/0_1.\a IV. 12:: PG 94,

l

J3,. J

130

85

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per un nuovo. recente influsso latino. ha dunque un valore profondo eva

sal vaguardma come fortemente coerente con la spiriiual ità

1

nurgica

orientale.

108. e

immagini

sacre

Le immagíni sacre hanno grande importanza, almeno ín alcune

Chícse oricmali. Esse offrono alio sguardo dei fedeli la visione delle

meraviglie che Dio

ha

compiuto sulla terra.

in

special modo per opera

dei Verbo incarnato. ma anchc per mezzo dei sami e della Chiesa.

Proprio per questo motivo rivestono grande importanza nella vira

lnurgica. Una delle caratrerisriche salienti della liturgia, infaUL

e

cclehrare. ricordare e rendere presemi i diversi momenti nei quali.

mistícamemc. si realiua

la

nostra salvezza. La rappresentazione della

sroria di questi avvenimenti attraverso k immagini puó perció contribuire

grandemente a evrn:arlí e a físsarli nella mente e nel cuore di chi li

contempla. Ogni particolare di questa storia sacra costituiscc infatti un

atto delta potenza divina. l significato specifico delle ícone. nel

confromo

con altre immagini, consiste nell'evocarc e rappresentare non

aspctt1 umani qumidiani quali appaiono all'occl110 terrestre. ma

l'assoluta

novítà cristiana che occhio 11 11 vide. né orecch10 udl. né mai

entrá

in

cuore di uomo . e che l Signore ha preparam per coloro che lo amano

( Cor 2.9). facendoli rinascere dall'alto e mostrando toro

il

Regem di Dio

(cfr Gv 3.2).

L'esprimere

la dimensione celeste dei personaggi che

rappresentano conferisce alle icone un carattere sacro e. in certo modo.

partecipe dei divino. Esse sono per questo oggctti diretti di culto e

vengono venerate come sono venerate le immagini dei Signore.

le

sue

opere e santi che

le

immagini rappresemano.

Lungo secoli le Chiese orientali. come quelle occidentali. hanno

elahorat(> tecniche. forme e

s1stem1

coerentí di rappresemaziom sacre

per

esprimere la loro fede e renderia vícína agli uomini. Mentre

'arte

cristiana occidentale degli ultimi secoli si é sviluppata progressivamente

in una linea naturalistica. te Chiesc oricntali sono rimaste piu fedeli

all'anuco modo di evocare e rappresentare

lc

realtà celesti. Scuole

numerose e diversifícate prolungano ancora oggi questa tradizione e

producono ícone. affreschi. tessuti o altri oggetti

in

continuità

con

i

modelli antichi. spesso senza ignorare l'odicrna scnsihilità culturale.

loro alto contenuto di fede e d'ane é riscopeno dallo stesso Occidente.

Non poche Chicsc orientali cattoliche sono state spesso sottoposte.

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ín questo campo, ad abitudini occidentali talora di non eccellente qualità,

forse piu semplk:i ma estranee alie esigenze e ai significato delle loro

trad1z1oni propríe. Predisporre un recupero organmo degli usi propri e

indíspensabile se si vogliono evi tare íbridismi e comraddizíoni ali' interno

delle celebrazioní: disposizione dei luoghí. ímmagmí. vesti liturgiche,

suppellettili 11 11 sono lasciate ai gusto dí ciascuno ma debbono

corrispondere ad esígenze ímrinseche delle celebrazioni cd essere

coerentí tra dí loro.

109. Obbtigo delta fedeltà alia tradizione

Non si puô negare che

e

Chíesc orientali cattoliche sono srate

esposte. i temp1 píú o meno recentí. all'intlusso di stili

di

arte sacra

completamente estrane1

ai

oro patrimonio. sia per quanto riguarda la

forma esterna degli edifici sacri. sia per quanto ríguarda la distribuzíone

deglí spazi interni

ele

immagini sacre. Dalle osservazioni che precedono

emerge invece

l unità

armonica di

rarole.

gesti.

srazi

ed oggettí, propria

e spccifíca delle liturgie orientali. Ad essa cí si deve rifare continuamente

nel progettare nuovi luoghi di culto.

C1ô

richiede naturalmente una

conoscenza approfondita della tradizione propria da parte dei clero ed

una formazione

ei

fedeii costante. ben fondata. e sistematlca. perché

s1am1 ín grado di pcrccprre in píeno la ncchezza dei segni che sono oro

affidati. Fedeltà non implica

un

fissismo anacromstico. come la

evoluzione dell'arre sacra · anche in Oriente dimostra. ma sviluppo in

prcna coerenza con

íl

significato profondo ed immutabile di quanto si

celebra.

l lO. La Commissione d arte sacra

Le diverse Chiese sui iuris dovranno trovare e formare propri

cspcrti in questo campo, ed evemualmente is ituire senza índugi0, ove

non

vi

siano già, comm1ssioni d 'arte sacra col preciso compito dí

verificare che i progctti di nuove chiese o cappelle. con il relativo

arredame11to. come pure ii restauro d1 quelie amiche. corrispondano aí

criterí ed

a1

s1gnificati

<lclla

propria tradiLíot1e liturgica. Sarà oro

compito tno tre esaminare

la

sítuaLíone degli edifici ;,acrí attualL

suggerire miglioramenti e proporre eventuali intcrvcnti.

87

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111.

ostituúone di

u

Ufficio entrale

d· ne

sacra

Viene costituito presso la Congregazione per le Chiese Orientali.

collaborazione con la Pontificia Commissione per

í

Beni Culturali

della Chiesa. un Ufficio per

'arte

sacra con

il

compito

di

aiutare

e

Chiese cattoliche orientali a tutelare

il

pammonio della propria arte

sacra. formulare indicazioni sulla costruztone di nuove chiese e sulla

sistemazíone degli íntcrni o sulla rístrutturazione degli spazí esistenti.

Gerarchi. soprattutto se sprovvisti di esperti nel proprio territorio.

potranno farvi ricorso quando si debba procedere

ad

uno degli interventi

elencati.

88

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  ON LUSIONE

112 onsiderazioni

finali

La presente lstruzione ha lo scopo di aiutare

le

Chiese orientali

in piena comunione con la Chiesa di Roma nella loro

opera

volta a dare

alie celebrazioni liturgiche

il

posto centrale che ad esse compete nella

vita

ecdesiale.

m

p1ena

fedeltà al genio proprio delle specifiche

tradizioni.

L

insistenza sul píeno recupero dei

la

Tradizione non vuole andare

a scapito dei pur necessarío adawimemo alia sensíbilità culturale

contcrnporanea: sarà anzi opportuno

in

futuro affrontare piu

da

vicino

anche questa prospettiva. nella viva speranza che cio possa essere fatto

tenendo conto dell esperienza

che

anche e Cbiese ortodosse acquisiranno

in questo campo. sopranutto in quei territori dove sono a cio

particolarmente solice írate.

E sembralo inranto di primaria importanza sottolineare alcuni

criteri generali

che

mirino anzitutto

a

ridare piena coerenza celebrativa

alia liturgia delle Chiese orientali cattoliche,

in

modo che tutta la Chiesa

sia arricchita da tale patrimonio spccifico.

Le indícazioní quí contenute potranno essere complerate

dall apporto e dalla ritlcssíone delle singole Chiese

sui iuris che

non

mancheranno

d

i ded icarc ad esse la necessaría attem:íone, studiando come

debbano

essere

applicatc nella varietà delle síngol i tradizioni e

condizioni.

Nel comporre í testo dell lstruzíone

la

Congregazione per e

Chiese Orientalí

si

e

valsa della vasta esperienza da essa acquisíta nel suo

lavoro di vari decenni nd settore liturgico. grazie all attività benemerita

della Commissione Liturgíca operante ai proprío interno e

che

ha portato

alia puhblicazionc di testi liturg1ci apprezzati non solo dalle Chiese

orientali cattoliche, che ne erano le prime destinatarie, ma anche dagli

srudiosi e dagli stessi fratellí Ortodossi.

Ai

Consultorí dí tale

Commissionc, che hanno dcdicato e continuano a dedicare tempo e

cornpetanza ai scrvizio delle

Chiese

d Oriente. va

la riconoscenza

com une.

89

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Maria, il frutto piu bel lo dei la Redenzione, J'umile ancella pronta

a compiere la volontà dei Padre, 'arca santa dei Figlio

che

assume

la

natura umana.

il

tempio adombrato dalla potenza dello Spirito Santo,

colei

chc

ha accolto la Parola di Dio serbandola nel suo cuore

e che

ha

magnifícato la grandezza

e

la

bomà dei Signore elevando a Lui

il

suo

camo li Iode, la Madre della Chiesa. sorregga l'impegno delle Chiese

orientali cattoliehe teso a far rifiorire il patrimonio liturgico e orienri il

lom

cammíno

verso la liturgia perfeita dei cielo nel giorno

in

cui. ai

ritorno dei Signore, l'umanità sarà ammessa a vedere Dio come Egli ê.

nell adoraz1one incessante dclla Trinitá santíssima.

Dalla Sede de\ ia Congregazione per le Chiesc Orientali, 6 gennaio

1496. Solcnnítà deli Epifania dei Signore.

9

CHILLE Card.

SILVESTRINI

refeuo

MIROSLAV S

MARUSYN

egretario

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Maria, íl frutto píú hello dei la Redenzíone, l'umíle ancella pronta

a compierc la volontà dei Padre, arca santa dei Figlio che assume la

natura umana, il tempio adombrato dalla potenza dello Spirito Santo,

colei che ha accolto la Parola <li Dio serbandola nel suo cuore e che ha

magnificaro la grandezza e la bomã dei Signore elevando a Luí

il

suo

canto di Iode, la ~ a d r e della Chiesa, sorregga l'impegno delle Chiese

oríentali cattoliche teso a far rifiorire il patrimonio liturgíco e orienti il

loro cammino verso la liturgia perfeita dei cielo nel giorno in cui, al

rítorno dei Signore, 1 umanità sarà ammessa a vedere Dío come Egli e

neWadorazionc incessante della TrinHà santissuna,

Dalla Sede della Congregazione per l Chiese Orientali, 6 gennaio

l

99h,

Solennità

dell" Ep1fa111a dei Signore.

ACHJLLE CarcL SILVESTR NI

refeuo

+ M ROSLAV S, MARUSYN

Segre ario