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1 GRAD KRAGUJEVAC Ustanova za decu Nada Naumović Obdanište Čuperak infanzia Reggio Emilia Kragujevac detinjstvo Reðo Emilija i Kragujevac childhood Reggio Emilia Kragujevac

Infanzia: Reggio Emilia Kragujevac

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Questa pubblicazione è il frutto di un progetto di collaborazione che ha visto coinvolti insieme diversi soggetti, su entrambe le sponde dell’Adriatico: in Italia il Comune di Reggio Emilia, Reggio nel Mondo (Agenzia per la promozione del territorio), Reggio Children (Centro Internazionale per la difesa e la promozione dei diritti e delle potenzialità dei bambini e delle bambine), la Regione Emilia-Romagna e il Sistema degli Enti locali emiliano-romagnoli coinvolti nell’Accordo di Programma Quadro sui Balcani; in Serbia il Comune di Kragujevac, l’Istituzione comunale per le scuole dell’infanzia Nada Naumovic e la scuola dell’infanzia Cuperak.

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Page 1: Infanzia: Reggio Emilia Kragujevac

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GRAD KRAGUJEVAC

Ustanova za decu Nada Naumović

Obdanište Čuperak

infanziaReggio Emilia Kragujevac

detinjstvoReðo Emilija i Kragujevac

childhoodReggio Emilia Kragujevac

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Infanzia: Reggio Emilia - KragujevacDetinjstvo: Reðo Emilija i KragujevacChildhood: Reggio Emilia - Kragujevac

© 2009 Reggio ChildrenAprile/April 2009

È vietata la riproduzione, anche parziale e in ogni forma, senza preventiva autorizzazione.Zbranjeno reproduciranje, čak i djelomično, u bilo kojem obliku bez prethodne autorizacije. All rightes reserved. No part of this book may be reproduced or transmitted in any form without prior written authorization.

edito da / izdavač / published by:REGGIO CHILDREN srlVia Bligny 1/a – C.P. 91 Succursale 242100 Reggio Emilia - Italiatel. +39 0522 513752 fax +39 0522 920414e-mail: [email protected] website: www.reggiochildren.itCod. Fisc. e P.IVA 01586410357 - Cap. Soc. Euro 1.000.000,00Iscr. al Reg. Impr. di Reggio E. n° 01586410357 - REA n° 197516

testi a cura di / tekst / texts byReggio nel Mondo: Sabrina RosatiReggio Children: Nadia Agazzi, Antonia Ferrari, Claudia Giudici, Giordana Rabitti, Carla Rinaldi, Ivana SonciniScuola / Obdanište /School Čuperak: le educatrici / vaspitačice / teachers

coordinamento editoriale/coordinated bySabrina Rosati, Michela Bendotti

progetto grafico, impaginazione e copertina / graphic design, page composition and cover designPaola Gasparoli

traduzione in inglese / engleski prevod / english translation byGabriella Grasselli e / i / and Sandra Bertolini

traduzione in serbo / srpski prevod / serbian translation byGisella Brkovic, Zorka Glusica

disegni/ crteži / drawings bybambini e bambine della Scuola Cuperak di Kragujevacdeca obdaništa Čuperak, Kragujevacchildren of Cuperak Preschool, Kragujevac

immagini / fotografije / photographs byinsegnanti Scuola Cuperakvaspitači obdaništa Čuperakteachers of Cuperak School

stampa / štampa / printed byBertani Grafica Srl, Cavriago (RE)

Pubblicazione non destinata alla vendita / Publikacija nije za prodaju / This book is not for sale

Page 3: Infanzia: Reggio Emilia Kragujevac

INDICE

Premessa ...............................4

I protagonisti ...........................5

Reggio Emilia - Kragujevac ....6

Alla scoperta delle scuole: i primi incontri .......................10

La scuola Cuperak................17

Studio dello spazio e degli ambienti con le insegnanti della scuola Cuperak ............19

Il progetto d’integrazione dei bambini con diritti speciali nei nidi e scuole dell’infanzia di Reggio Emilia ...................26

L’ambiente dell’infanzia ........28

Considerazioni finali ............30

Ringraziamenti......................84

INDEX

Uvod .......................................4

Učesnici ................................33

Ređo Emilija - Kragujevac ....34

U istraživanje škola:prvi susreti ............................38

Obdanište Čuperak...............45

Proučavanje prostora i ambijenta sa vaspitačicamaobdništa Čuperak .................47

Projekat integracije dece sa specijalnim potrebama u vrtiće i predškolske ustanove u Ređo Emiliji .......................54

Dečji prostor .........................56

Finalna opažanja ..................58

Zahvaljujemo ........................84

CONTENTS

Introduction .............................4

The actors.............................61

Reggio Emilia - Kragujevac ..62

Discovering schools:the initial meetings ...............65

The Cuperak school .............72

Working on the space and physical environment with the teachers of the Cuperak school ....................74

The project for the inclusion of special rights children in the infant-toddler centres and preschools of Reggio Emilia ..................77

The space of childhood ........79

Final remarks ........................81

Special thanks ......................84

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Questa pubblicazione è il frutto di un progetto di collaborazione che ha visto coinvolti insieme diversi soggetti, su entrambe le sponde dell’Adriatico: in Italia il Comune di Reggio Emilia, Reggio nel Mondo (Agenzia per la promozione del territorio), Reggio Children (Centro Internazionale per la difesa e la promozione dei diritti e delle potenzialità dei bambini e delle bambine), la Re-gione Emilia-Romagna e il Sistema degli Enti locali emiliano-romagnoli coinvolti nell’Accordo di Programma Quadro sui Balcani; in Serbia il Comune di Kragujevac, l’Istituzione comunale per le scuole dell’infanzia Nada Naumovic e la scuola dell’infanzia Cuperak.

La pagine che sfoglierete nascono da un desiderio e da una sfida di collaborazione tra le due città e i diversi soggetti, che hanno in comune il desiderio di offrire ai propri bambini, a tutti i bambini, servizi educativi e scolastici di qualità, garantire cioè il diritto all’educazione in un luogo pubblico ai bambini e alle loro famiglie.Ognuno di questi soggetti ha partecipato al progetto “portandovi dentro” la propria esperienza, la propria storia, il proprio punto di vista: il riflesso della molteplicità delle voci si può cogliere anche in questa pubblicazione, che ha voluto salvaguardare – e anzi valorizzare – la pluralità dei linguaggi, delle forme e degli stili narrativi.

Ova publikacija je rezultat projekta saradnje u kome je učestvovalo više subjekata sa obe strane Jadrana. U Italiji – opština Ređo Emilija, Ređo nel Mondo (Agencija za teritorijalnu promociju) i Ređo Čildren (Međunarodni centar za odbranu i promociju prava i potencijala dece), Regija Emilija-Romanja, i Sistem lokalnih institucija te regije koje učestvuju u okvirnom programu za Balkan; u Srbiji – Grad Kragujevac, Ustanova za decu Nada Naumović i obdanište Čuperak.

Stranice koje imate pred sobom su nastale iz želje i izazova saradnje između dva grada i različitih subjekata koji dele želju da svojoj i svoj deci pruže kvalitetno vaspitanje i obrazovanje, to jest da deci i njihovim porodicama garantuju pravo na obrazovanje na javnom mestu.Svako od učesnika je u ovaj projekat uneo sopstvena iskustva, svoju priču, svoj pogled na svet: odraz tog mnoštva glasova je primetan i u ovoj publikaciji. Namera je i bila da se sačuva, čak i naglasi to mnoštvo jezika, formi i narativnih stilova.

This publication is the result of a collaborative project involving various actors on both sides of the Adriatic. The partners on the Italian side include the Municipality of Reggio Emilia, Reggio nel Mondo (Agency for the promotion of the local area), Reggio Children (International Centre for the Defense and Promotion of the Rights and Potential of All Children), the Emilia-Romagna Region, and the System of local Institutions of Emilia-Romagna involved in the Framework Programme Agreement on the Bal-kans; and on the Serbian side, the Municipality of Kragujevac, the Nada Naumovic Municipal Institution for preschools and the Cuperak preschool/infant-toddler centre.

The pages you will see are the product of a desire – and the challenge – of two cities and various actors to work in partnership to fulfil their common wish to offer their children – all children – high quality educational and school services, thereby guaran-teeing to the children and their families the right to education in a public institution.All these actors have participated in the project by “bringing in” their own experience, their own history and viewpoints. The multiplicity of voices emerging from this project is echoed in this publication, which is aimed at safeguarding – indeed enhanc-ing – the plurality of languages, forms and narrative styles.

Premessa

Uvod Introduction

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Comune di Reggio Emilia. Municipalità italiana nel cuore della Pianura Padana, cofinanziatrice del progetto. Impegnata dal 2001 in Serbia, è legata dal 2004 alla città di Kragujevac attraverso un patto di gemellaggio. Sul piano internazionale, Reggio Emilia ha stipulato nove patti di gemellaggio e sei patti di amicizia, in Europa e non, ed è collegata ad oltre duecento realtà internazionali, con cui sviluppa relazioni e scambi, progetti europei, progetti di cooperazione decentrata.

Reggio nel Mondo. Agenzia partecipata dal Comune di Reggio Emilia e dalla Camera di Commercio per la promozione della città di Reggio Emilia. Per il Comune di Reggio Emilia, l’agenzia segue le relazioni internazionali, i progetti di cooperazione decentrata e i progetti europei in diversi settori di intervento.

Reggio Children. Società a capitale misto (pubblico-privato) cui il Comune di Reggio Emilia, assieme ad altri soggetti, ha scelto di dare vita nel 1994 per la promozione e la difesa dei diritti delle bambine e dei bambini, e per gestire gli scambi pedagogici e culturali già da tempo avviati fra le istituzioni per l’infanzia del Comune di Reggio Emilia e insegnanti, docenti, ricercatori e studiosi di tutto il mondo.

Comune di Kragujevac. Municipalità serba, tra i promotori del progetto. La città di Kragujevac è il centro economico, cul-turale, educativo, sanitario e politico del distretto di Sumadija e Pomoravlje. Si trova nel cuore della Serbia, a 140 km a sud di Belgrado. Legata dal 2004 alla città di Reggio Emilia attraverso un patto di gemellaggio, è collegata con numerose città a livello internazionale.

Istituzione Nada Naumovic. Istituzione comunale di Kragujevac per l’educazione all’infanzia, riunisce quattordici scuole e nidi d’infanzia presenti nella città serba.

Scuola Cuperak (scuola “Ricciolo d’oro”). È una delle quattordici scuole dell’infanzia di Kragujevac, situata nel quartiere di Ilicevo, a dieci minuti dal centro città.

L’intesa operativa sui Balcani degli enti locali emiliano-romagnoli e dei paesi Partner. Attivi in Serbia e negli altri terri-tori dei Balcani attraverso l’Accordo di Programma Quadro (APQ), sistema territoriale di partneriato e cooperazione.

Regione Emilia-Romagna. Ente finanziatore dei progetti con la Città di Kragujevac all’interno dell’Accordo di Programma Quadro (APQ) promosso a livello territoriale nei Balcani. In Serbia agisce e segue le attività attraverso un ufficio dislocato a Belgrado.

Il progetto è stato finanziato all’interno della politica di relazioni internazionali e cooperazione allo sviluppo della Regione Emi-lia-Romagna, nell’ambito dell’intesa operativa territoriale per i Balcani.

I protagonisti

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La relazione fra Reggio Emilia e Kragujevac

Reggio Emilia e Kragujevac si avvicinano per affinità storiche, sociali e territoriali. La relazione fra le due città nasce nel 2001 quando il Comune di Reggio Emilia decide di sostenere inizia-tive di cooperazione decentrata tra città italiane e città serbe, aderendo al programma “Città-Città”, promosso da UNDP-UNOPS (United Nations Office for Project Services).

Reggio Emilia, con i suoi 165.000 abitanti, è importante centro economico e sociale della Regione Emilia-Romagna, a circa 100 km da Bologna. Nota anche come “Città del Trico-lore” (nel 1797 nacque all’interno dell’attuale municipio la bandiera nazionale), Reggio Emilia è città ricca di storia e di profondo senso dell’identità collettiva, anche grazie all’ele-vato numero di associazioni e servizi. Reggio è anche “Città dei bambini”, riconosciuta a livello in-ternazionale per l’eccellenza dei suoi nidi e scuole dell’infan-zia e per l’approccio pedagogico studiato e applicato in tutto il mondo: le prime scuole dell’infanzia comunali nacquero nel 1963 sull’onda della crescita economica di quegli anni, ori-ginata dagli sforzi di numerosi settori produttivi che, dopo la crisi delle Officine Meccaniche Reggiane nel dopoguerra, riuscirono a portare Reggio Emilia tra i primi posti in Italia per occupazione ed export.

Kragujevac è la quarta cittadina serba per numero di abi-tanti. Centro amministrativo del distretto di Sumadija e Po-moravlje, Kragujevac sorge sul fiume Lepenica, un centinaio di km a sud di Belgrado. La città conta 180.252 abitanti e ospita la sede di quella che era la Crvena Zastava (“Bandiera Rossa”), importante casa automobilistica della Jugoslavia di Tito, collegata dagli anni ’50 anche alla Fiat e famosa per la produzione di automobili Yugo. La vita della città e il suo stesso assetto urbano da sempre sono strettamente legati a quest’industria, tanto che quando la fabbrica entra in un periodo di crisi (dovuto principalmente al conflitto degli anni

’90), l’intera città si ritrova a dover affrontare problemi eco-nomici e sociali.Reggio Emilia e Kragujevac scoprono quindi le loro somiglian-ze: città simili per dimensione, per specializzazione economi-ca e sociale, perché entrambe hanno vissuto sull’onda di una grande fabbrica (Reggio Emilia con le Officine Meccaniche Reggiane e Kragujevac con la Crvena Zastava) e hanno do-vuto affrontare le difficoltà economiche e sociali conseguenti alla crisi di queste due importanti realtà produttive.

Con questa città serba il Comune di Reggio Emilia, attraverso la sua agenzia per la promozione del territorio “Reggio nel Mondo”, ha promosso, da subito, interventi di cooperazione decentrata, puntando su una collaborazione che favorisse la nascita di rapporti di partnership “alla pari” fra le due comu-nità coinvolte, riconoscendo pari ruoli e responsabilità nella realizzazione dei progetti e delle iniziative in programma. La collaborazione fra Reggio Emilia e Kragujevac ha avuto ini-zio nell’ambito dello sviluppo economico locale, promuoven-do attività di formazione professionale e favorendo scambi fra le imprese dei due territori. Dopo tre anni di scambio, e grazie ai buoni risultati ottenuti da questa collaborazione, nel 2004 è stato siglato un patto di gemellaggio fra le due città, il primo con una città dei Balcani dopo i tragici conflitti. Il gemellaggio ha rafforzato la collaborazione, proponen-dosi di rafforzare i servizi pubblici locali per la protezione ambientale, la salute pubblica e l’equo accesso ai servizi. Negli ultimi tre anni, in particolare, la collaborazione si è concentrata sulle aree tematiche di welfare, anche grazie all’adesione del Comune di Reggio Emilia all’Accordo di Pro-gramma Quadro, promosso dalla Regione Emilia-Romagna sui Balcani (APQ).

In tale ambito, si è deciso di collaborare per favorire il decen-tramento amministrativo e innovare il sistema dei servizi serbi per l’infanzia, sperimentando insieme nuovi modelli e percorsi

Reggio Emilia Kragujevac

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educativi: è nata così un’importante opportunità di scambio in ambito educativo, mettendo in campo l’esperienza innova-tiva e riconosciuta a livello internazionale delle scuole reggia-ne e di Reggio Children, che ha visto il coinvolgimento diretto della scuola Cuperak.

Le città viste dai bambini

Iniziamo dalle città. Dalle città attraverso gli occhi e le parole dei bambini. Ci piace l’idea di descrivere le due città parteci-panti al progetto attraverso le parole, le osservazioni e l’imma-ginazione dei bambini, i protagonisti, riprendendo un progetto nato nel 1982 da Loris Malaguzzi1 e ripreso negli ultimi anni.Oggi Reggio Emilia ha una guida alla città fatta dai bambini e dalle bambine, che hanno ripercorso i luoghi familiari e quoti-diani nella duplice veste di abitanti e viaggiatori.Sulla base di questa esperienza è stato proposto un lavoro analogo anche alla Scuola Cuperak di Kragujevac, che ha rea-lizzato il progetto con entusiasmo e soddisfazione.Oltre alla città in cui abitano, i bambini hanno descritto an-che la città gemella: la città, ogni città, anche lontana e sco-nosciuta, può, infatti, diventare protagonista dei racconti dei bambini. Così, attraverso domande aperte, i bambini sono stati ac-compagnati lungo questo “viaggio immobile” della mente, cercando di indagare il concetto di città percepita come en-tità complessa, di evidenziare possibili altri incontri con città sconosciute, di favorire il sorgere di domande che potessero focalizzare lo sguardo, aumentare l’empatia e avvicinare così ciò che in un primo tempo appare molto, molto lontano. I bambini si sono così ritrovati a cercare una risposta a queste domande:

• Voi sapete che cosa è una città?• Avete mai incontrato altre città? • Che cosa fate o immaginate di fare quando andate in una

città che non conoscete?• Proviamo a guardare sull’atlante una città che io conosco e

voi no (Kragujevac e Reggio Emilia): cosa vorreste chiedere per conoscerla anche voi?

Reggio Emilia vista dai suoi bambini2

Alessandro: L’Italia è tutto, Reggio è solo un pezzo in mezzo all’Italia, perché le città sono pezzi del mondo.Lucia: Reggio è a forma di casa, ha le voltate e gli angoli. Gli angoli servono ai bambini per giocare. Marta: La città parte da un posto che è il centro, come una piazza. Il centro è come il centro del mondo dove tutto gira intorno.Francesca: La piazza è il mondo di Reggio Emilia. Ce ne è tan-ta di gente in piazza anche alla sera... ci sono i rumori delle feste, delle sirene dei vigili, delle vigilesse in bicicletta.Marco: Reggio è corta da girare... c’è la fontana che è vicino alla piazza dei piccioni che è anche vicino al duomo di Reggio e il teatro è vicino alla fontana con i pesci.Anna: A Reggio ci sono due teatri: il teatro Ariosto e il teatro Municipale, che ha delle colonne bellissime... è una visione, è meraviglioso, per me è la cosa più bella che abbiamo a Reggio in centro. Parcheggi la bici e vai a vedere lo spettacolo.Guido: A Reggio tutti hanno le bici: i signori, le mamme, i bambini, i nonni però sono più abituati di tutti, perché loro ci vanno da tantissimo tempo.

Kragujevac vista dai suoi bambiniGiorge: La mia città si chiama Kragujevac e ha un fiume che si chiama Lepenica.

1 Loris Malaguzzi è stato il primo direttore pedagogico delle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia e uno dei più grandi teorici ed esperti di pedagogia dell’ultimo secolo.

2 Testo tratto da Reggio tutta. Una guida dei bambini alla città, Reggio Emilia, Reggio Children Editore, 2000.

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Dario: Io vivo a Bresnitza (quartiere della città) e questa è la mia città. La mia città ha le case e gli alberi ed è verde come l’erba. Ci sono tanti uccelli.Jovana: La mia città è Ilicevo (quartiere della città). Mi piace il parco con tanti bambini. Ci sono le automobili e tanti fiori e alberi.Ana: La sua città si chiama asilo.Dule: La mia città si chiama Kragujevac. C’è il fiume Lepenica. Mia mamma mi ha portato in un grande negozio, ho fatto il viaggio in camioncino e quel negozio si chiama città. Urosh: La mia città ha il popcorn che un signore vende sul marciapiede.Mihajlo: Kragujevac quando fa brutto tempo è grigia e quan-do fa bel tempo con il sole allora è blu.Angela: Nella mia città i palazzi sono alti come le giraffe. Tadija: La nostra città è grande perché è più grande di noi… Tatjana: …e quando vai a passeggio ti fanno sempre male le gambe. Zeljiko: (La mia città finisce) quando arriva la notte, quando vai dritto e poi giri a sinistra, ecco lì è la fine.

Cartoline di una città lontana: Kragujevac

Martina: Io la prima cosa che farei in una città sconosciuta ascol-terei quello che dicono le signore, gli uomini, per abitare la città.Chiara: È una città strana? Una città semplice? Oppure una città normale?Federico: Ogni città è una casa, molte case vicine; tante case e tante macchine e allora tante persone.Agnese: Io scriverei il suo nome, così l’imparoMartina: Io annuserei le cose per capire l’odore, per capire se ci sono dei fiori in quella città.Agnese: Io chiederei per favore prima di andare in quella città.Federico: Io chiederei se c’è una fontanella, perché alla fon-tana c’è intorno la gente, e gli animali e i cani e le tortore e forse le tigri.Agnese: È una bella città (Kragujevac) perché ha un cielo che sembra un mare e una torre che ha preso luce dal cielo.Federico: (Kragujevac) ha una forma quadrata con una strada lunga per arrivare o per partire. Il centro è fatto dalla sua strada lunga.

La Città di Kragujevac ricostruita attraverso gli occhi dei suoi bambinii

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Martina: (a Kragujevac) ci sono palazzi lunghi che danno for-ma di luce quando la notte si illuminano, e di giorno diventa del suo colore: bianco, grigio, rosso, viola coi tetti neri.

(Frasi raccolte dai bambini di 4 anni della Scuola dell’infanzia “Pablo Neruda” di Reggio Emilia che immaginano la città di Kragujevac.)

Cartoline di una città lontana: Reggio Emilia

Andreja: La città di Reggio Emilia ha avuto questo nome per via di una bambina che si chiama Emilija. Si trova in Inghil-terra.Atza: Credo che Reggio Emilia ha avuto questo nome per via di un tipo di pietra. Credo che l’abbiano costruita con delle pietre. Lì hanno vissuto dei rangers potenti e poi sono arrivati gli indiani. Qualcuno li ha poi mandati via e le case sono rima-ste vuote. Poi la gente è andata dentro per viverci.Vel: Ha preso il nome da un colore molto raro.Jana: Non è nel nostro paese, vai dritto lì da qualche parte.Janko: Come noi parliamo kraguievese loro parlano reggioe-milianese.

(Frasi raccolte dai bambini della Scuola “Cuperak” di Kraguje-vac che rispondono alla domanda: “Perché la città di Reggio Emilia si chiama così?”)

Il contesto: l’intesa nei Balcani

Il progetto con la scuola dell’infanzia Cuperak di Kragujevac – promosso dal Comune di Reggio Emilia, da Reggio nel Mon-do e dalla Città di Kragujevac – è stato realizzato all’interno dell’Accordo di Programma Quadro per la cooperazione nei Balcani (APQ), promosso nel 2005 dalla Regione Emilia-Ro-magna e dal sistema degli Enti locali emiliano romagnoli.3 Obiettivo dell’APQ è la costruzione di una rete di soggetti istituzionali per avviare collaborazioni e partneriati territoriali capaci di promuovere, da entrambe le sponde dell’Adriatico, una nuova cittadinanza comune.

Attraverso lo scambio di esperienze e rapporti paritari tra i partner, tale rete si propone di agevolare il passaggio di co-noscenze e di arricchire le possibili risposte, partendo dal pre-supposto che problemi, soluzioni e modelli di una comunità rappresentano possibili risposte agli stessi bisogni di una co-munità partner.Puntare sul partneriato territoriale e sul concetto di rete ha permesso alla cooperazione decentrata dell’Emilia-Romagna nei Balcani di superare la logica dell’intervento singolo per passare all’approccio di progetti integrati fra comunità e ter-ritori, che consentono lo sviluppo di politiche più innovative e complesse, favoriscono la creazione di un nuovo modello di governance in entrambi i territori, contribuendo al percorso di avvicinamento e integrazione europea dei partner.In questa direzione l’APQ promuove il coordinamento delle at-tività attraverso lo scambio d’informazioni, il confronto e l’ana-lisi sui bisogni e sulle strategie d’intervento, nonché la collabo-razione e l’integrazione tra gli attori che operano nei Balcani, favorendone la sostenibilità e l’efficacia. Nello specifico l’Accor-do di Programma Quadro verte su tre differenti tematiche: 1. politiche ambientali per la tutela e il miglioramento della

qualità dell’ambiente, come condizione necessaria per uno sviluppo equilibrato e sostenibile;

2. politiche culturali quale fattore di sviluppo e di scambio di conoscenze sull’arte e la tradizione fra Paesi;

3. politiche di welfare per tutelare il diritto di accesso, l’ugua-glianza di trattamento e la responsabilità sociale verso la comunità, al fine di costruire una vera e propria cittadinan-za europea.

Nell’ambito del welfare, l’APQ non vuole esportare un model-lo emiliano-romagnolo, ma promuovere interventi basati su principi ispiratori comuni: una rete di servizi sociali per l’inte-grazione, le pari opportunità e l’inclusione, favorendo la par-tecipazione, il decentramento, promuovendo la responsabilità sociale come fattore determinante per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale, nella direzione di armonizzare le politiche di tutela sociale dei Balcani con le politiche europee di welfare.

All’interno di queste politiche l’APQ considera prioritari temi quali la promozione del rapporto pubblico-privato, la costi-tuzione di imprese sociali, il passaggio di competenze dallo Stato alle Amministrazioni locali, la de-istituzionalizzazione e l’integrazione fra la vita dei bambini e degli adolescenti in istituto e le realtà del territorio. Il progetto in ambito educativo promosso da Reggio Emilia e Kragujevac sulla scuola Cuperak si inserisce perfettamente in questo quadro.

3 Il sistema territoriale regionale facente capo all’Accordo di Programma Quadro è composto da: Regione Emilia-Romagna, Comuni di Forlì, Guastalla, Mode-na, Reggio Emilia, Ravenna, Cesena, Bazzano e dalle Province di Forlì Cesena, Rimini, Ravenna, Parma, Modena e dall’Anci Emilia-Romagna. In Albania dai Comuni di Elbasan, Scutari e Valona. In Serbia dai Comuni di Novi Sad, Kra-gujevac, Pascevo e Loznica. In Bosnia Erzegovina dai Comuni di Mostar e Tuzla. In Montengero da Podgorica.

Page 10: Infanzia: Reggio Emilia Kragujevac

Il progetto Mino-Re

La Serbia guarda all’Europa e in quest’ottica le amministra-zioni nazionali e locali promuovono interventi e azioni capa-ci di rinnovare il sistema di governo e introdurre elementi di decentramento amministrativo e di autonomia nella gestione dei servizi locali. Per raggiungere questo obiettivo Reggio Emilia e Kragujevac hanno deciso di lavorare sui servizi per la prima infanzia, forti dell’esperienza e della tradizione di innovazione e sperimen-tazione che i nidi e le scuole dell’infanzia di Reggio Emilia hanno sviluppato nel tempo, ma anche agevolati dal fatto che questo è un ambito in cui i Municipi – in Italia come in Serbia – hanno maggiore margine di intervento.Le ragioni alla base di questa collaborazione sono state di-verse: • da un lato la richiesta della città serba: a Kragujevac c’era

bisogno di servizi per la prima infanzia perché, a seguito dei conflitti degli anni ’90, il numero dei bambini era cre-sciuto notevolmente grazie alla massiccia migrazione della popolazione proveniente dalle diverse aree dei Balcani, so-prattutto dal Kossovo;

• dall’altro, la difficoltà delle scuole e degli educatori serbi nel far fronte al numero crescente di bambini con diritti speciali: servivano perciò scuole attrezzate ed educatori, insegnanti e percorsi educativi idonei per accogliere questi bambini.

Il primo passo è stato quello di intervenire sull’edificio scola-stico per poter dar vita a uno spazio nuovamente abitato da bambini. Contemporaneamente, è nata una collaborazione fra le insegnanti di Kragujevac e quelle di Reggio Emilia, allo scopo di favorire la cooperazione, cioè l’incontro e lo scambio delle conoscenze e delle competenze necessarie per innova-re i percorsi pedagogici e creare servizi capaci di accogliere – anche a livello educativo – il principio “dell’inclusione” dei bambini con diritti speciali e/o appartenenti a gruppi sociali svantaggiati.

Così, grazie alla collaborazione con Reggio Children, la socie-tà creata dal Comune di Reggio Emilia per promuovere l’ap-proccio educativo dei nidi e delle scuole dell’infanzia reggiane e riconosciuta come eccellenza a livello internazionale, si è deciso di gettare le prime basi della collaborazione fra il siste-ma educativo reggiano e il sistema educativo serbo partendo dalla ristrutturazione e dalla riprogettazione degli spazi interni della scuola Cuperak.Una rinnovata attenzione all’ambiente – considerato nei nidi e nelle scuole dell’infanzia comunali reggiane come vero e pro-prio strumento educativo – poteva inoltre creare le condizioni strutturali e pedagogiche idonee per supportare il percorso di inserimento dei bambini con diritti speciali.

Primo viaggio nella scuola Cuperak

Fin dalle prime visite di sopralluogo a Kragujevac, tra il no-vembre 2006 e il febbraio 2007, è parsa subito evidente la ne-cessità di una serie di interventi strutturali, fondamentali per la vivibilità degli spazi e l’utilizzo dell’edificio per attività con i bambini: sistemazione del tetto, rifacimento dei pavimenti e dei servizi igienici, risanamento dei muri, sistemazione del-l’impianto di riscaldamento.1

Con la collaborazione di Reggio Emilia, l’Amministrazione serba ha quindi realizzato gli interventi necessari di ristruttu-razione, in cui anche le insegnanti e di genitori hanno avuto

Alla scoperta delle scuole: i primi incontri

1 È importante sottolineare che nei progetti di cooperazione è in genere op-portuno distinguere tra ciò che viene segnalato come urgenza dai destinatari di un progetto e quelle che risultano essere, agli occhi di chi eroga gli aiuti (finanziari ma non solo), le reali necessità di una struttura. Rischi di interpre-tazioni erronee o parziali possono in realtà riguardare entrambi i soggetti. Un osservatore esterno può faticare a comprendere tutte le ragioni e le concause che hanno condotto a una situazione problematica, così come può tendere ad applicare schemi concettuali a lui familiari a contesti che però si reggono su premesse assai diverse. I destinatari dell’aiuto, dal canto loro, possono essere inconsapevoli portatori di una visione limitata, in quanto vincolata dall’esiguità delle alterative conosciute.

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Un “luogo culturale” per la difesa e lo sviluppo delle potenzialità dei bambini e delle bambine

Reggio Children nasce come valorizzazione ed espansione della cultura elaborata negli oltre quarant’anni di esperienza dei nidi e delle scuole dell’infanzia, cultura non solo come sapere accumulato attorno all’identità dell’infanzia nei servizi, ma anche come costruzione di luoghi capaci di ascoltare, accogliere e valorizzare le elaborazioni dei bambini, riconosciuti come portatori di uno “sguardo umano” sul mondo; un’infanzia capace di decodificare linguaggi umani e di costruire nuove relazioni.Reggio Children, come dice la definizione completa nel suo statuto “Centro internazionale per la difesa e la promozione dei diritti e delle potenzialità dei bambini e delle bambine” è nato come un “luogo culturale” per la difesa (impegno politico e sociale) e lo sviluppo (impegno culturale oltre che psico-pedagogico) delle potenzialità dei bambini e delle bambine. Potenzialità intesa come ciò che non è ancora espresso in ciascun bambino ma anche potenzialità insita nell’infanzia come categoria sociale.Non espresso, sia perché non vi sono ancora sufficienti contesti in grado di consentire a queste potenzialità di diventare potenza e potere, sia perché spesso non si è in grado di riconoscerle e di renderle perciò visibili. Questo a scuola, a casa, e nella società tutta, nei luoghi pubblici e privati dove i bambini-cittadini vivono, spesso invisibili e inascoltati.C’è perciò, nella concettualizzazione originaria di questo progetto, un senso di espansione: la centralità non è posta nei nidi e nelle scuole ma, a partire dalla cultura elaborata in questi servizi (cultura pedagogica, amministrativa, politica), si propone di andare oltre, di guardare altri “luoghi” per approfondire, arricchire, organizzare questo sapere. Tale progetto di espansione ha potuto realizzarsi attraverso scambi nazionali e internazionali e, soprattutto, attraverso confronti interdisciplinari attorno alle tematiche dell’educazione, strettamente correlate alle tematiche dell’uomo e della sua “identità umana”.Si è arrivati ad elaborare un orientamento che “rendesse visibile” e più consapevole alle scuole stesse e ai contesti nazionali e internazionali le nostre teorie pedagogiche. Questo obiettivo è stato perseguito attraverso diverse iniziative quali: convegni internazionali, delegazioni, study group organizzati nella città di Reggio Emilia per testimoniare più esplicitamente il legame con la città e la sua cultura; attraverso l’editoria (Reggio Children è anche una piccola casa editrice); attraverso le mostre “I cento linguaggi dei bambini” e “Lo stupore del conoscere”, dove si è voluto sottolineare il concetto di “mostrarsi” inteso come autoriflessività e partecipazione (con più linguaggi, più materiali). Le mostre infatti sono state concepite come strumenti “pro-motori” di dialogo e scambio, come strumenti politici e culturali di grande efficacia, soprattutto quando, accanto ad esse, sono state promosse iniziative collaterali di formazione e dibattito intorno all’infanzia.Altro elemento rilevante è stata l’elaborazione del concetto di “Reggio Approach”. Il termine, certo opinabile, intende sotto-lineare la non “replicabilità tout court” delle scuole e dei nidi d’infanzia di Reggio Emilia, invitando piuttosto a una ricerca di identità “contestuale” legata alla cultura e al contesto di appartenenza.Evidenti poi le valenze formative di tutto questo per il personale, per le famiglie e la città. Essenziale, per l’identità di Reggio Children, ma soprattutto per l’identità pedagogica dei nidi e delle scuole, si è rivelato l’am-bito delle ricerche in piena e proficua collaborazione con la Direzione Nidi e Scuole, consentendo di sviluppare e realizzare un nuovo concetto di ricerca nato da collaborazioni paritarie con soggetti vari ed Universitari.Sono nate inoltre collaborazioni con studi di architettura, con diverse aziende che realizzano prodotti per l’infanzia che chiedo-no consulenze per modificare la loro immagine dell’infanzia e la qualità dei loro prodotti e servizi.Grande valore assume dunque il settore ricerca sottolineando due ambiti: la ricerca in ambito prevalentemente pedagogico (di natura cioè squisitamente psico-pedagogica ed educativa) e la ricerca in ambito “sociologico-culturale” (in cui possono essere collocate ad esempio, le ricerche finanziate da soggetti internazionali come UNICEF). Entrambi gli ambiti hanno un obiettivo comune: elevare la qualità della conoscenza attorno all’identità dell’infanzia (nelle diverse culture) e contribuire a elevare la qualità della vita dell’infanzia e così dei ragazzi e dei giovani.

Dal febbraio 2006 Reggio Children, in collaborazione con Scuole e Nidi d’Infanzia – Istituzione del Comune di Reggio Emilia, gestisce e coordina attività e progetti del Centro Internazionale Loris Malaguzzi di Reggio Emilia: un luogo nato per dare ascol-to, visibilità e sostegno ai diritti e alle istanze di bambini, ragazzi, genitori e insegnanti.

Carla Rinaldi,Presidente di Reggio Children

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un ruolo importante: grazie a loro sono stati sistemate scaffa-lature, recuperati tavoli e sedie e ridipinte le pareti.La partecipazione di insegnanti e genitori alla ristrutturazione della scuola ha agevolato nel progettare un percorso parteci-pato anche per la riqualificazione degli spazi interni.

Garantite le condizioni strutturali, si trattava ora di creare le condizioni favorevoli all’avvio di un scambio in campo educa-tivo fra Reggio Children e la scuola Cuperak. Il primo passo è stato lavorare per costruire la relazione tra le insegnanti serbe e le insegnanti reggiane: serviva un mo-mento di conoscenza e di incontro. Reggio Children ha dato la propria disponibilità ad accogliere le insegnanti del Cupe-rak a Reggio Emilia: un modo per farsi conoscere, presenta-re l’approccio alla progettazione partecipata con i genitori, l’esperienza maturata nell’ambito dell’inclusione dei bambini con diritti speciali. Reggio Children avrebbe dato un primo supporto alle insegnanti già nella fase preliminare di lettura e analisi del contesto locale e di individuazione dei fabbisogni e fattori chiave (quali il sostegno delle istituzioni, il coinvolgi-mento delle famiglie ecc.).Un aspetto, però, è stato da subito evidente: la realtà educa-tiva di Kragujevac non si presentava carente e anonima, ma anzi ricca di esperienze e tradizioni proprie e di valore, che già aveva sviluppato percorsi e azioni importanti sia nell’ambito della partecipazione che nell’ambito dell’inclusione dei bam-bini con diritti speciali. Ciò significava considerare il contesto in cui la scuola si inseriva e ciò che era stato fatto fino a quel momento e da lì partire per promuovere collaborazioni e in-terventi che si rimodulassero sul bagaglio di competenze e conoscenze già costruito.

Nello specifico, questo ha significato ripartire dall’approccio educativo già sviluppato e lavorare anche sulle reti di collabo-razioni già in atto: in primo luogo con le altre scuole apparte-nenti all’Istituzione, e poi con UN HABITAT, l’agenzia per le Na-zioni Unite, con cui la scuola e l’Istituzione avevano già seguito interventi e attività di formazione sull’inclusione sociale.Per questa ragione sono stati invitati a partecipare al gruppo in visita a Reggio Emilia anche rappresentanti di UN HABITAT, al fine di creare sinergie e coordinamento fra il progetto pilota già avviato su più scuole di Kragujevac e le nuove attività pro-mosse da Reggio Emilia in collaborazione con Reggio Children.

Lo Study Group a Reggio Emilia

Cinque giorni2 di visita, incontro e studio a Reggio Emilia cui hanno partecipato, dalla parte di Kraguejevac, un rappresen-

tante dell’Amministrazione di Kragujevac, la difettologa3 e quattro educatrici dell’Istituzione Nada Naumovic, tre inse-gnanti della scuola Cuperak, due rappresentati di UN HABITAT. Da Reggio Emilia invece sono stati coinvolti una psicologa del Comune di Reggio Emilia, due referenti di Reggio nel Mondo, tre referenti di Reggio Children. Un’occasione per conoscere e approfondire l’approccio educativo dei nidi e delle scuole dell’infanzia reggiani, ma anche un’occasione per presentare l’esperienza e il modello educativo della scuola serba.

Il programma del gruppo di studio ha previsto due focus di approfondimento con alcune pedagogiste di Reggio Emilia su due temi in particolare:• l’inserimento dei bambini con diritti speciali;• gli spazi come strumenti educativi.Le scuole dell’infanzia di Kragujevac avevano già sviluppato percorsi di lavoro sul tema dell’inclusione educativa, mentre non si erano mai confrontate con il valore educativo degli spa-zi. Inoltre, se la tematica dell’inclusione dei bambini con diritti speciali riguardava trasversalmente almeno cinque scuole del-l’Istituzione, il lavoro sull’ambiente coinvolgeva esclusivamen-te la scuola Cuperak.Per questo inizialmente si era pensato a due distinti gruppi di lavoro, ognuno focalizzato su una delle due tematiche indivi-duate. Successivamente, però, si è preferito costituire un unico gruppo per favorire la creazione di sinergie fra i due progetti e favorire la collaborazione all’interno delle scuole dell’Istituzione Premessa fondamentale al lavoro di gruppo è stata la presen-tazione, sia da parte della scuola Cuperak che di Reggio Chil-dren, del contesto educativo e dei servizi offerti dalle rispettive città, allo scopo di mettere in luce le peculiarità e le potenziali-tà dei due approcci e trarne nuovi spunti di riflessione.

Il programma dello Study Group ha previsto, a fianco dei la-vori di gruppo, la visita ad alcune esperienze educative reg-giane – la Scuola dell’infanzia Gulliver, alcuni nidi comunali, il Centro per il Riciclaggio Creativo Remida e l’Atelier Raggio di Luce – con lo scopo di vedere nel concreto l’applicazione dei principi e dei contenuti teorici presentati.Inoltre l’incontro in Sala del Tricolore, sede del Consiglio co-munale, con Iuna Sassi, Assessore alla Scuola, Università e Giovani, ha testimoniato l’interesse dell’Amministrazione reg-giana verso l’infanzia e la collaborazione su questo tema tra Reggio Emilia e Kragujevac.

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2 Lo Study Group si è realizzato a Reggio Emilia dal al 24 al 28 ottobre 2007.3 In Serbia è prevista la figura del “difettologo”, ovvero uno specialista nella diagnosi e cura delle disabilità fisiche e psichiche.

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L’inclusione dei bambini con diritti speciali

Inizialmente le due realtà si incontrano e si conoscono attraverso una presentazione generale delle caratteristiche dei rispettivi servizi educativi per la prima infanzia.

Jelena Marasevic, la difettologa dell’Istituzione Nada Naumovic, presenta i servizi offerti dall’Istituzione comunale di Kragujevac in materia di educazione inclusiva. In particolare descrive il Centro per l’Educazione Inclusiva, aperto nel 2007 e nato da un progetto realizzato dall’Amministrazione comunale e UN HABITAT, in collaborazione con la Repubblica Ceca: il Centro coinvolge attualmente cinque scuole dell’infanzia comunali e segue 35 bambini con gradi diversi di difficoltà, dalla dislessia alla disabilità grave. Il Centro risponde a recenti cambiamenti promossi dal governo serbo nei “programmi di sviluppo”: la legge non prevede ancora l’inclusione dei bambini con diritti speciali, ma un ripensamento delle classi speciali. Il Centro offre sostegno ai bambini, ai genitori e agli insegnanti, anche attraverso seminari di studio. Le attività del centro coinvolgono anche gli infermieri perché, in Serbia, i bambini fino ai 3 anni vengono seguiti da infermieri e non da insegnanti. Da questa presentazione emergono chiaramente due aspetti importanti:– come in tutti i contesti, anche in quello serbo i genitori difficilmente accettano che i figli necessitino di un supporto psicolo-

gico e raramente sono consapevoli dei loro diritti; questo rappresenta uno dei problemi principali legato all’inclusione nelle scuole;

– in letteratura si utilizza il termine “inclusione” per intendere la predisposizione di ambienti e contesti educativi adatti ai bam-bini con diritti speciali, mentre non si usa il termine “integrazione” perché presuppone che sia il bambino a doversi adattare ai programmi generali.

A supporto della presentazione delle attività del Centro, la difettologa introduce un video sulle attività realizzate con bambini autistici. Guardando il video, il gruppo reggiano nota in particolare il rapporto individuale di ciascun bambino con lo specialista. Risulta quindi comprensibile l’interesse del gruppo serbo quando Ivana Soncini, psicologa che lavora nei nidi e nelle scuole del-l’infanzia reggiane, mostra un video che riprende un bambino con diritti speciali durante un’attività di gruppo in palestra, dove è sempre molto evidente l’interazione del bambino con gli altri compagni. Nascono subito domande e commenti da parte del gruppo serbo: “Come avete individuato il gruppo dei bambini che giocano insieme?”, “È bello vedere cosa si può fare. Con pochi mezzi e buona volontà si può fare tutto anche da noi”. Emerge un forte interesse anche in merito al rapporto tra personale della scuola ed esperti esterni. A questo proposito Antonia Ferrari, referente di Reggio Children, sottolinea che esiste una differenza fra le due esperienze: nell’approccio reggiano la scuo-la è considerata un’esperienza educativa, che accoglie il bambino nella sua interezza, mentre le figure cliniche rappresentano un’esperienza medico-riabilitativa. Ogni bambino ha diritto al benessere fisico, al gioco, alla relazione, all’apprendimento e la scuola deve garantirgli tutto questo. A volte ciò non richiede l’apporto di terapeuti. Se c’è bisogno di un sostegno medico-riabilitativo, si cerca programmare la terapia del bambino al pomeriggio, dopo l’orario scolastico. Se questo non è possibile, il terapeuta si reca all’interno della scuola e si cerca di coordinare le due professionalità, quella dell’insegnante e quella del terapeuta. A questo proposito entrambi i gruppi – serbo e reggiano – concordano sulla necessità di approfondire, nei rispettivi sistemi territoriali, le modalità con cui si intrecciano i saperi e gli ambiti di intervento delle varie istituzioni e figure.

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L’ ambiente come strumento educativo

L’ambiente come strumento educativo è una tematica nuova per il gruppo serbo.A questo proposito Reggio Children presenta un documentario che mostra il valore attribuito all’ambiente nell’esperienza edu-cativa reggiana. Per orientare la visione, Antonia Ferrari suggerisce ai partecipanti di tenere a mente due domande:• Quali differenti ambienti sono stati pensati per le diverse età?• Quello che viene presentato nel video è un ambiente che accoglie tutti, insegnanti, bambini, genitori, dentro esigenze di

cura, benessere, apprendimento? Antonia Ferrari spiega, infatti, che l’ambiente racconta di noi e deve essere coerente con l’approccio educativo adottato. Sulla prima inquadratura del video appare una frase di Loris Malaguzzi: “L’educazione è un fatto di interazioni complesse, molte delle quali si verificano solo se anche lo spazio vi partecipa”, dove per “interazioni complesse” si intendono interazioni tra cose, persone, proposte, pensieri, sentimenti.

Sono diversi i commenti raccolti dal gruppo serbo dopo la visione del documentario e durante le visite alle scuole. “Le vostre scuole sono una bella sorpresa: non sono piene di giocattoli, ma di forme semplici, come materiali riciclati. C’è grande spazio per la ricerca e l’arredamento è molto bello. Ho avuto idee su come organizzare l’ambiente delle nostre scuole, su come dipingere le pareti.” “È evidente come i bambini abbiano grandi capacità di ricerca e l’insegnante svolga solo un ruolo di supporto.”“È interessante il vostro modo di lavorare coi bambini e sviluppare le capacità di ricerca. Anche noi dobbiamo cercare di lavo-rare su questo.”“Colpisce l’entusiasmo che hanno dimostrato tutti i partecipanti al gruppo di studio. Sono nate molte nuove idee. In Serbia sarà difficile, ma adesso sappiamo che direzione prendere.”

Le insegnanti della scuola Cuperak hanno poi presentato le attività di riqualificazione degli spazi sviluppate anche grazie alla collaborazione con i genitori, facendo emergere idee originali rispetto all’intervento da realizzare e non limitandosi alla richiesta di supporto e contributi economici.

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Bambini giocano in una sezione della scuola Cuperak

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La visita di studio da più punti di vista

Reggio ChildrenL’attenzione del gruppo serbo è stata alta, con molte doman-de e commenti e diverse opportunità di interazione.La Scuola Cuperak, così come emerge dalla visione di un vi-deo presentato dalle insegnanti serbe, appare ariosa, fresca, luminosa e ben ristrutturata. L’interesse, le domande e le cu-riosità delle insegnanti serbe si sono concentrate soprattutto in merito agli ambienti, ai materiali e agli arredi.Nella presentazione sulla tematica dell’inclusione dei bambini con diritti speciali ha colpito l’aspetto sociale, cioè “il bambi-no intero”, che si coglie nel lavoro che si sta facendo al Cen-tro per l’Educazione Inclusiva di Kragujevac, quando si nota lo sforzo di farsi carico anche dell’immagine che i genitori hanno di questo bambino. È un buon lavoro.Il gruppo ha poi apprezzato l’appoggio delle autorità locali: tale appoggio è chiaramente fondamentale, ma si deve con-quistare anche tramite il coinvolgimento dei genitori. Non è né facile, né scontato.

L’Amministrazione di Kragujevac A Reggio Emilia abbiamo presentato l’Istituzione per le scuole dell’infanzia Nada Naumovic, e le attività che la città di Kra-gujevac sta sviluppando per migliorare i servizi sul tema del-l’educazione inclusiva e l’utilizzo dello spazio.Sul tema dell’educazione inclusiva, abbiamo presentato il modo in cui i bambini con diritti speciali vengono accolti a Kragujevac, quale è il livello di sviluppo dei sistemi educativi e quali sono gli obiettivi che oggi ci proponiamo in quest’am-bito.Il gruppo di Reggio Children ha valutato positivamente la no-stra presentazione e ha apprezzato il percorso che abbiamo intrapreso, anche se non condividono il modello medico-sani-tario. Ci hanno presentato le loro modalità di lavoro e orga-nizzative all’interno dei nidi e delle scuole dell’infanzia (nume-ro di bambini per sezione, organizzazione delle attività ecc.) e i principi educativi che vi sono sottesi: non ci sono istituti per disabilità mentali né scuole speciali. I partecipanti del gruppo serbo hanno avuto modo di ricono-scere questi principi: il bambino deve essere osservato in tutti gli aspetti della vita; il sistema educativo deve essere tarato sul bambino; il bambino deve essere visto come individuo; i genitori devono partecipare alla definizione del programma e delle attività. Il video presentato ha mostrato come un piccolo segmento della vita quotidiana di un bambino con diritti speciali può essere utilizzato per creare e sviluppare programmi e attività

per tutti i bambini della sezione: una buona idea può portarne molte di più e il lavoro con i bambini con diritti speciali richie-de qualità, ma anche un approccio creativo.

Sul tema della riqualificazione degli spazi, è emersa chiara-mente la differenza di standard qualitativi fra il contesto reg-giano e quello serbo, ma grazie all’utilizzo di materiali e idee semplici abbiamo avuto alcuni spunti interessanti per svilup-pare e creare un contesto educativo rinnovato.

La scuola CuperakIl programma di visita è stato ricco e interessante per il no-stro lavoro. Il Centro Internazionale Loris Malaguzzi, la Scuo-la dell’infanzia Gulliver, l’Atelier Raggio di Luce, il Centro di Riciclaggio Creativo Remida, sono luoghi che ci hanno fatto riflettere sulle nuove proposte da adottare. Tra questi ci è pia-ciuta molto la visita alla Scuola Gulliver e lo scambio di idee con i colleghi italiani. Abbiamo avuto diverse informazioni utili sul “confronto” con l’Amministrazione e abbiamo capito in che modo le scuole possono diventare punti di riferimento importanti facendo un lavoro trasparente e concreto. Le scuole reggiane sono luoghi accoglienti, pieni di luce, pro-fumi; si sentiva una piacevole musica ambientale. I luoghi e gli spazi ci sono sembrati ben organizzati, con cura e attenzio-ne, i bambini sono seguiti e stimolati ad esprimere la propria creatività. La parte meno utile, secondo noi, è stata la presentazione delle diverse teorie pedagogiche e delle modalità di lavoro: ci sarebbe forse servito di più vedere il lavoro pratico degli edu-catori con i bambini e l’utilizzo dello stesso spazio nel lavoro. Rispetto al tema dei bambini con diritti speciali, ci ha colpito la sistematicità con cui in Italia questi bambini entrano nei gruppi di sezione, differentemente dalla nostra situazione attuale. In particolare ci ha colpito che:– ogni bambino con diritti speciali, oltre all’insegnante di se-

zione, ha a disposizione anche un’insegnante di sostegno che lo affianca durante le attività a scuola;

– i bambini con diritti speciali hanno la possibilità di relazio-narsi con il contesto “normale” che li circonda;

– le sezioni accolgono lo stesso numero di bambini (26 per ogni sezione) e l’orario di lavoro degli educatori è organiz-zato su 36 ore la settimana di cui 30 frontali con i bambini e 6 ore dedicate alla formazione, alla progettazione e agli incontri con le famiglie

– l’educatore non lavora da solo con i bambini con diritti speciali, ma collabora con un gruppo di esperti (pedagogi-sti, psicologi, rieducatori ecc.).

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Gli educatori reggiani ci hanno saputo dare consigli e risposte sciogliendo alcuni dubbi sul nostro lavoro. Da parte nostra, abbiamo avuto l’occasione di presentare la nostra scuola e le modalità di svolgimento delle nostre attività a Kragujevac. Si è creato un bellissimo scambio di idee sui possibili progetti futuri da realizzare insieme.

Reggio nel MondoLa visita di studio a Reggio Emilia è stata parte di un per-corso più ampio, una relazione di amicizia tra Reggio Emilia e Kragujevac finalizzata a creare terreni di collaborazione. In questa direzione, la visita ha dato importanti occasioni di conoscenza e confronto. Tuttavia, un rapporto di collabo-razione si rafforza se emergono perplessità, elementi non condivisi o contrari alle rispettive idee e tradizioni: ciò aiuta nel capire cosa è utile e come proseguire insieme, per raffor-zare la collaborazione e costruire un dialogo, un percorso, e non semplicemente dare risposte a richieste sporadiche e contraddittorie. Sul tema della riqualificazione degli ambienti, si è cercato di condividere il valore aggiunto del progetto: non soltan-to la possibilità di acquistare arredamenti e nuovi giochi per la struttura, ma soprattutto di utilizzare questi oggetti come strumenti per muovere delle riflessioni e introdurre elementi innovativi nella scuola, trasformando e non esportando cri-ticamente alcuni elementi del modello reggiano. Innovazioni educative, dunque, che partano da metodologie e non da semplici oggetti. Con questo approccio si sono quindi condivise alcune prime ipotesi di lavoro, come: la possibilità di costruire elementi di arredo, anche con il supporto dei genitori dei bambini (come i tavoli luminosi, le “pareti verticali” appese al soffitto create con disegni dei bambini collegati a rete tra loro); lavorare su materiali da gioco che possono essere costruiti recuperando materiali di riciclo (il “tavolo degli ingegneri” con pezzi di macchine da assemblare per creare costruzioni, l’angolo della musica con materiali di riciclo da percuotere e suonare); l’ac-quisto in Serbia di materiali che richiedono modalità d’uso creative (come proiettori per i lucidi per arredare gli ambienti con disegni dei bambini, le luci al neon colorate, i contenitori per l’acqua).Oltre ad aver raccolto alcune prime ipotesi di lavoro, è stato per noi molto importante il commento espresso da Nadica Cogoljevic, responsabile educativa della scuola Cuperak: “La vera efficacia del progetto risiede nella possibilità di trasmettere un nuovo approccio a tutte le educatrici della scuola Cuperak”.

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Incontri istituzionali e di lavoro durante lo Study Group a Reggio Emilia

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La Scuola Cuperak

Serve l’auto per raggiungere la scuola Cuperak dal centro di Kragujevac. Otto minuti e si arriva in un’area industriale, in una zona semi collinare ricca di verde: da qui la città si può vedere da una prospettiva più alta. La scuola dell’infanzia Cuperak (“Ricciolo d’oro” in italiano) è qui.La scuola accoglie i bambini dai 12 mesi ai 6 anni e come tutte le altre tredici scuole dell’infanzia della città appartiene all’Istituzione comunale Nada Naumovic. I bambini che frequentano la scuola seguono due diversi cicli educativi: • la scuola dell’infanzia (bambini da 3 a 7 anni);• il nido d’infanzia (bambini da 12 a 36 mesi).La scuola nasce come supporto per le madri che lavoravano nelle fabbriche e negli stabilimenti circostanti. Anche se oggi queste industrie sono solo parzialmente attive, l’Amministra-zione comunale continua a puntare su questa scuola perché offrirà un servizio utile alle fabbriche che in futuro si insedie-ranno nell’area.Durante la guerra del Kosovo (1996-1999) la scuola ha ospi-tato diverse famiglie di rifugiati: l’uso diverso dell’edificio ne ha determinato l’usura e la necessità di interventi strutturali.

Oggi la scuola Cuperak – anche grazie all’intervento della Re-gione Emilia-Romagna e del Comune di Reggio Emilia, che ha supportato l’amministrazione serba nel realizzare gli inter-venti necessari per risistemare la struttura, dai lavori a tetto, a quelli per il pavimento e il sistema di riscaldamento, fino alla sistemazione dei principali arredi e mobili – è di nuovo attiva e accoglie più di 200 bambini, tra cui alcuni con diritti speciali: questa struttura è, infatti, una delle cinque scuole di Kragujevac che sta sviluppando, in modo innovativo, percorsi sperimentali per l’inclusione di bambini con diritti speciali. Attualmente la maggior parte dei bambini con diritti speciali accolti nella scuola ha difficoltà comportamentali, problemi uditivi o sindromi particolari. Solo un bambino (classe 4-5 anni) ha problemi motori, derivanti da una sindrome specifica, che causa peggioramenti progressivi. Le insegnanti si avvalgo-

no dell’aiuto di alcuni volontari nell’accogliere questi bambini all’interno della scuola.

La struttura architettonica della scuola Cuperak è abbastanza particolare.Un grande giardino circonda la scuola, mentre grandi vetra-te – elemento caratterizzante di tutto l’edificio – consentono ampie vedute sull’esterno. L’edificio è distribuito su due piani collegati, che consentono alla scuola di gestire separatamente i due cicli educativi: al piano terra la sezione di scuola dell’infanzia, al primo piano la sezione del nido d’infanzia.La scuola ha 9 sezioni, spaziose e molto luminose grazie alle grandi vetrate. Ogni sezione si compone principalmente di 3 spazi:• la “pre-sezione”: uno spazio-ingresso, generalmente dedi-

cato alle attività espressive (a volte ci sono strumenti musi-cali) e in cui vengono esposti i lavori realizzati dai bambini;

• lo spazio dei bagni, suddivisi al proprio interno da un pic-colo muro per creare aree per le bambine e i bambini;

• lo spazio gioco/attività/pranzo/riposo, in cui idealmente si divide l’area più ampia della sezione.

La scuola Cuperak di Kragujevac

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Piano terra. Accoglie le sezioni con i bambini più grandi, dai 5 ai 7 anni: una sezione per i bambini dai 6-7 anni, una sezione 5-6 anni e due sezioni 4-5 anni. Al piano terra si trova anche la piazza centrale, lo spazio comune più grande della struttura, dove bambini, insegnanti e a volte anche genitori si riuniscono in diversi momenti: durante l’accoglienza al mattino, per le attività motorie, per guardare i cartoni animati, giocare, partecipare a feste, performance teatrali e iniziative con i genitori. Sempre al primo piano si trova anche un angolo biblioteca, un piccolo disimpegno fatto anch’esso di vetrate che porta verso l’esterno: ai lati sono collocate delle scaffalutare con libri sulle stagioni, il corpo umano, la storia.

Piano superiore. Vi si si accede solo attraverso le scale e accoglie la sezione dei bambini più piccoli, da 12 mesi a 4 anni: due sezioni per bambini di 3-4 anni, una sezione 12-18 mesi, una sezione 1,5-2,5 anni e una sezione 2,5-3 anni. Anche il piano superiore è dotato di sale comuni: una più grande adibita al gioco e alle attività motorie, l’altra adibita al riposo e alle prime esperienze motorie dei più piccoli.La scuola è dotata anche di un piccolo centro informatico dove i bambini più grandi possono seguire le lezioni di informatica tenute da un operatore esterno del-l’Istituzione Nada Naumovic.

piazza

5-6 anni

spaziopranzo

6-7 anni

spaziopranzo

biblioteca insegnanti

PIANO TERRA

USCITA 1

USCITA 2

4-5 anni

spaziopranzo

4-5 anni

strumentoper misurare

l’inquinamento

INGRESSOPRINCIPALE

uffici

cucinainsegnanti

salariunioni

INGRESSOSTAFF

cucina per distribuzione

pasti

lavanderia

caldaia

sala pc per insegnanti

sala pc

sala pc

sala pc-video

piazza

3-4 anni

3-4 anni

1-1,5 anniminihall

1,5-2,5 anni

2,5-3 anni

PRIMO PIANO

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Reggio nel MondoGuardare agli spazi e agli ambienti della scuola dal punto di vista dei bambini; osservare le reazioni e gli atteggiamenti dei bambini di fronte agli arredamenti, agli angoli della scuola, ai luoghi, per capire come arredare e come utilizzare quello spazio, quali colori o quali oggetti inserire: secondo questo approccio, principio guida che Reggio Children ha cercato di trasmettere nello Study Group di ottobre, abbiamo lavorato con le insegnanti e le educatrici del Cuperak per capire come poter rinnovare e reinventare alcuni spazi della scuola.

Reggio Children ha messo a punto uno strumento per offrire alle insegnanti della scuola alcune indicazioni guida per avvia-re percorsi di osservazione. Sulla base di queste, le insegnanti hanno cercato di osservare i bambini durante le attività quoti-diane, prestando particolare attenzione ai bambini con diritti speciali: in merito, non siamo riusciti a promuovere un vero e proprio lavoro di osservazione, mirata e strutturata, quanto piuttosto a stimolare una maggiore attenzione da parte delle insegnanti ai comportamenti dei bambini. Durante la visita a Kragujevac realizzata nel mese di maggio, abbiamo cercato, insieme alla responsabile educativa e ad altre educatrici della scuola, di riunire il materiale di osser-vazione raccolto e provare a produrre un’analisi funzionale dei diversi spazi e ambienti. Così siamo riusciti a produrre un primo schema di relazione funzionale della scuola, dove ogni spazio è stato descritto secondo il proprio uso, le persone che lo frequentano (bambini, insegnanti, genitori), le moda-lità di interazione dei bambini con questi spazi (cosa fanno nei diversi spazi, se li scelgono o vi sono condotti), i limiti e le potenzialità ancora inespresse.Si è cercato, inoltre, di focalizzare la prospettiva d’analisi dal punto di vista dei bambini con diritti speciali: individuare la presenza di elementi infrastrutturali che impediscono o ren-dono difficile l’accesso ad alcuni luoghi, identificare gli spazi delle sezioni o delle sale comuni maggiormente utilizzati dai bambini con diritti speciali, valutare la presenza di giochi o strumenti preferiti.

Tra i diversi elementi emersi da questa prima analisi, alcuni erano già stati evidenziati dalle insegnanti come spazi e aspet-ti interessanti su cui provare a lavorare: • la biblioteca, una piccola stanza che i bambini tendono ad

utilizzare solo se accompagnanti dalle insegnanti, nono-stante la presenza di libri facili da consultare;

• una parte del giardino esterno, rialzata rispetto al resto, in cui una serie di muretti semicircolari crea una sorta di picco-lo anfiteatro: ai bambini piace molto giocare lì perché pos-sono nascondersi e sedersi. Tuttavia i muretti presentano crepe e rotture e sono difficilmente accessibili ai bambini;

• uno spazio a fianco dell’ingresso principale in cui l’Am-ministrazione comunale ha collocato uno strumento per misurare l’inquinamento dell’aria. Qui le insegnanti hanno posizionato alcune piante verdi, ma per il resto lo spazio è un ampio angolo vuoto. Poiché la scuola Cuperak si col-loca in un area industriale, lo strumento potrebbe essere utilizzato per parlare ai bambini della tradizione industriale dell’area ma anche delle problematiche relative all’am-biente e all’inquinamento;

• spazi antistanti le sezioni, dove i bambini amano molto riu-nirsi in piccoli gruppi o vanno per stare soli;

• la mancanza di elementi morbidi per sedersi, giocare, e stare insieme, in particolare al primo piano, nell’area dedi-cata ai più piccoli. l bambini spesso prendono i materassini presenti nelle sale comuni e li portano nelle loro sezioni;

• la collaborazione con i genitori e la frequentazione degli spazi della scuola da parte di questi per feste, iniziative, incontri di sezione o individuali.

Questi primi elementi sono stati approfonditi in una successi-va visita di lavoro a Kragujevac insieme a Nadia Agazzi, refe-rente di Reggio Children. Insieme alle insegnanti del Cuperak si sono ripercorsi i diversi spazi della scuola, cercando di cogliere ulteriori osservazioni da parte delle educatrici sui comportamenti e le interazioni dei bambini, sull’utilizzo dei diversi ambienti, sulle preferenze, sulle proposte e sulle collaborazioni già avviate con i genitori.

Studio dello spazio e degli ambienticon le insegnanti della scuola Cuperak

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Si è anche cercato di approfondire la conoscenza degli spa-zi della scuola, ma anche dei suoi orari, dei suoi ritmi, della sua organizzazione, del suo calendario di attività, cercando di trovare – con domande che probabilmente saranno a volte sembrate noiose e ripetitive – per noi elementi di maggiore completezza, per le insegnanti nuovi punti di osservazione e analisi della struttura interna alla scuola. Con il passare del tempo, anche grazie alla presenza di insegnanti competenti, giovani, dinamiche e motivate, la volontà di collaborazione si è rafforzata sempre di più, proseguendo anche nei mesi suc-cessivi a distanza, come si intuisce dalle numerose domande poste alla referente di Reggio Children.

Reggio ChildrenDurante la nostra visita a Kragujevac del mese di luglio, pro-vando a leggere e a osservare, con le insegnanti e la responsa-bile educativa del Cuperak, gli spazi, l’ambiente, gli arredi, le attività e le dinamiche interne alla scuola, sono emerse alcune utili considerazioni per il lavoro di riqualificazione degli spazi. In particolare, è emerso:• la disponibilità dei genitori a collaborare con la scuola alle

iniziative proposte (laboratori, vacanze, realizzazione di lavori all’interno della scuola). Anche rispetto agli spazi e all’ambiente la partecipazione dei genitori può rivelarsi un’alleanza strategica per migliorare la scuola: in questa direzione potrebbe essere utile creare un gruppo di lavoro genitori-insegnanti per avanzare proposte e realizzare ar-redi e strumenti, facili da costruire;

• da insegnanti e genitori della scuola è nata la proposta di creare un gruppo teatrale. Sarebbe interessante mettere in dialogo i genitori della scuola Cuperak con i genitori di Reggio Emilia che collaborano con “Reggio Narra”1 per dar vita a scambi che coinvolgano le famiglie insieme alle insegnanti. Il luogo individuato per accogliere i linguaggi teatrali potrebbe essere realizzato nello spazio adiacente la grande piazza situata al piano inferiore. Potrebbe diven-tare un progetto pedagogico che vede coinvolti, per un periodo significativo, bambini, insegnanti e genitori, met-tendo in dialogo famiglie e scuola intorno a un’esperienza progettata, realizzata e vissuta insieme;

• un altro luogo su cui progettare e intervenire con i genitori è la piccola biblioteca vicino allo spazio dove si vorrebbe

creare l’angolo teatrale: i libri, ora chiusi negli armadi, po-trebbero essere sistemati in scaffalature aperte a cui i bam-bini possano accedere in modo autonomo, aggiungendo sedute “comode” per i bambini (materassini o tappeti) e creando un angolo confortevole, che “inviti” a fermarsi. La biblioteca e l’angolo teatrale potrebbero rafforzarsi e contaminarsi a vicenda;

• nella scuola poi ci sono altri luoghi “indipendenti” dalle classi, che si potrebbero allestire, come: – il grande corridoio ad angolo che ospita alcune piante e

l’apparecchio per misurare la qualità dell’aria: i bambini sono molto curiosi rispetto a quest’apparecchio, vorreb-bero capirne di più. Qui si potrebbe attrezzare un labo-ratorio dove raccogliere materiali che i bambini trovano facilmente (foglie, erbe, rami, sassi) nel vicino parco, e in cui tenere oggetti, disegni, osservazioni dei bambini. Nello stesso luogo potrebbe essere creato uno spazio per giocare con la luce;

– le piccole “anticamere” davanti alle sezioni: potrebbero diventare luoghi per il gioco simbolico, piccoli atelier o laboratori, un primo passo per dare identità alle sezioni

Nel visitare e osservare gli spazi per la scuola, sono emerse anche altre osservazioni, relative alla documentazione delle attività fatte con i bambini. Ad esempio, le insegnanti hanno dimostrato molto interesse intorno al tema della documenta-zione per valorizzare le attività realizzate e rendere visibile a chi entra nella scuola i vissuti e le attività realizzate da bambini e adulti. Si è inoltre pensato di collocare dei contenitori indivi-duali dove ogni bambino possa riporre i propri disegni, giochi o effetti personali.Queste osservazioni e riflessioni, condivise con i responsabili e le insegnanti della scuola, sono servite da filo conduttore

1 “Reggio Narra” è un appuntamento annuale in cui l’intera città di Reggio Emilia si trasforma in un palcoscenico e ospita numerosi eventi di narrazione per bambini e adulti. Per informazioni: www.reggionarra.it

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Particolare di una sezione della Scuola Cuperak

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alle insegnanti, per decidere gli arredi da acquistare (sia da produttori serbi che dalla ditta italiana “Play +”2 e da costruire insieme ai genitori. Il progetto intorno agli spazi è il prodotto dell’interazione e del confronto fra le insegnanti della scuola Cuperak e Reggio Children, frutto di un primo lavoro di osservazione e analisi dell’ambiente, che ha cercato di “leggere” bambini e adulti nella quotidianità della scuola e dell’ambiente in cui vivono e di raccoglierne i desideri.

Le insegnanti della scuola CuperakLa visita di Nadia Agazzi di Reggio Children ci ha permesso di chiarire molto cose del lavoro svolto in precedenza: grazie alle osservazioni fatte insieme a lei durante la visita a Krgaujevac, ma anche ai consigli che sono arrivati dopo via mail, ci sono stati molti cambiamenti positivi nel nostro modo di lavorare e nell’aspetto della stessa scuola. Durante la visita, dopo aver ascoltato le nostre idee, Nadia ci ha presentato le sue proposte su come arredare gli spazi in modo da creare un ambiente accogliente e stimolante per i bambini e ci ha dato dei suggerimenti su come realizzarle concretamente, aiutandoci nella scelta degli arredi e delle at-trezzature dal catalogo della ditta “Play +”, specializzata in arredi per nidi e scuole dell’infanzia.Abbiamo deciso di adottare le seguenti proposte:• creare un gruppo di lavoro composto da genitori e inse-

gnanti insieme;

• dare agli spazi un’identità riconoscibile;• definire i punti dove collocare gli specchi;• creare una biblioteca aggiornata;• utilizzare il proiettore.

Queste idee sono state in parte già realizzate e con il tempo, gradualmente, in base alle nostre possibilità, verranno com-pletate. La collaborazione che abbiamo ricevuto è stata per noi preziosa, perché ha portato a uno scambio di punti di vista che gli educatori hanno riconosciuto come esperienza utilissima.

La partecipazione dei genitori Insieme ai genitori, precedentemente informati del progetto di collaborazione con la città di Reggio Emilia, abbiamo piani-ficato dove collocare i nuovi arredi e le attrezzature Play + che abbiamo ricevuto. Prima di iniziare a montare le attrezzature e i mobili, ci siamo riuniti più volte con i genitori per discutere insieme su come procedere. Abbiamo definito la destinazione dei nuovi spazi seguendo i bisogni e gli interessi dei bambini e tenendo conto delle possibilità tecniche offerte dalla struttura architettonica della scuola. I genitori, contenti di partecipare a un proget-to comune, hanno mostrato forte interesse e creatività e ci hanno aiutato moltissimo, soprattutto nell’eseguire i lavori di montaggio degli arredi. Grazie al loro impegno, e con recipro-ca soddisfazione, abbiamo potuto risparmiare denaro per la costruzione dei mobili.

Sergian è padre di due bambini, di 4 e 6 anni, che frequenta-no la scuola ed è tra i genitori che ci hanno aiutato durante la ricostruzione della struttura della nostra scuola: “Per anni

2 La linea di arredi “Play + Soft” è nata con la consulenza pedagogica di Reggio Children, partendo dall’esperienza dei nidi e delle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia, per sperimentare nuove tipologie di arredi con un gruppo esteso di ar-chitetti, designer e pedagogisti.

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La piazza centrale della scuola Il giardino visto dalla finestra di una sezione

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la scuola non riusciva ad ottenere finanziamenti dalla città per l’acquisto di nuovi arredi. Le cose però ora stanno cam-biando, e in senso positivo: le condizioni nelle quali i nostri bambini trascorrono le giornate a scuola sono davvero mi-gliorate molto.Speriamo che questa non rimanga un’esperienza isolata, ma che rappresenti l’inizio di un rapporto di scambio e collabo-razioni anche per il futuro. Mi è piaciuto molto partecipare ai lavori di sistemazione degli spazi della scuola, perché mi ha permesso di fare qualcosa per renderela più bella e funzionale per tutti i bambini“.

Sasha Milanovic, padre di un bambino della scuola, è falegna-me e ci ha aiutato a montare i mobili e le attrezzature: “A mio figlio piace molto andare alla scuola Cuperak e spesso, quan-do torna a casa, ci racconta come ha passato la giornata con i suoi amici. Racconta anche ai bambini del vicinato com’è bel-la la sua scuola e li invita a visitarla. Ha portato a casa diversi disegni in cui ha rappresentato la scuola con i nuovi arredi; in particolare gli piace lo specchio triangolare. Ci ha detto che gli piacerebbe averne uno così anche a casa. Ho partecipato con piacere a questa iniziativa cercando di aiu-tare come potevo. Credo che quello che siamo riusciti a fare insieme, piacerà sia ai bambini che agli insegnanti, perché i cambiamenti che abbiamo introdotto nello spazio lo hanno reso molto più funzionale. Mi piacerebbe essere chiamato a partecipare a simili attività anche in futuro“.

Daniela ha due figli. Il maschietto frequenta la sezione dei bambini più grandi, mentre la bambina è nella sezione dei piccoli. Lavora come pedagogista in una scuola elementare. “L’idea di scambio fra la scuola Ciuperak e l’Italia è positi-va da tanti punti di vista. I bambini oggi hanno la possibilità di crescere in uno spazio ben organizzato, sano e stimolante per lo sviluppo della loro personalità. Questo favorisce la so-cializzazione e lo sviluppo della loro creatività. Mi è piaciuto contribuire alla creazione di un ambiente accogliente per i bambini”.

Nuovi spazi e arredi della scuola Cuperak

Nuovi spazi di gioco e di incontro. Nuovi arredi e strumenti che permettono ai bambini nuove forme di espressione e di partecipazione alla scuola. Il lavoro di analisi, di riflessione e di confronto fatto insieme alle referenti di Reggio Children, alle insegnanti della scuola Cuperak e alle referenti dell’Istituzione Nada Naumovic, e in parte anche con i genitori, ha portato nella scuola alcune novità, opportunità e stimoli educativi.

Gli spazi• La biblioteca. Lo spazio biblioteca è stato rinnovato: gli ar-

madi chiusi sono stati trasformati in scaffali aperti e tutto intorno sono state collocate piccole sedie da giardino mo-bili che accolgono i bambini per la lettura.

• Lo spazio dei travestimenti. Le insegnanti serbe avevano visto in una scuola reggiana questo arredo, ma il costo di questo elemento risultava troppo elevato rispetto al bu-dget a disposizione. Così, a fianco della biblioteca, le in-segnanti hanno ricostruito insieme ai genitori uno spazio travestimenti, con arredi di recupero: hanno inserito un attaccapanni e vi hanno appeso abiti usati, di carnevale, borse delle mamme e delle nonne, divise da pompiere, la-sciando questi oggetti in mano alla fantasia dei bambini.

• Il laboratorio ambientale. Vista la presenza nella scuola di uno strumento per misurare il livello dell’inquinamento at-mosferico dell’area, si è creato uno spazio dove sono stati sistemati tavoli, sedie e una scaffalatura bassa, ad altezza di bimbo, dove i bambini possono trovare sassi, lana, piu-me, carta, foglie, colori e realizzare qui, insieme alle inse-gnanti, sperimentazioni sui materiali, i colori e la natura.

Gli arrediAnche l’Associazione Paraplegici dell’Emilia-Romagna (APRE) ha contributo alla relazione con la scuola Cuperak raccoglien-do, attraverso la Giornata dello Sport del giugno 2008, un con-tributo da devolvere alla scuola per l’acquisto di materiali capaci di favorire l’inserimento dei bambini con diritti speciali.

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I nuovi arredi

Sono arrivati dei pacchetti dall’Italia. Abbiamo accompagnato i bambini nell’aula dove si trovavano i pacchetti ancora avvolti nel cellophane e abbiamo permesso loro di toccarli e di provare a indovinarne il contenuto:Sapete chi ce li ha mandati?Veljko: Mio papà.Nemanja: Babbo Natale.Milica: Ce li ha portati la cicogna.

Che cosa pensate che ci sia dentro a questi pacchetti, secondo voi a che cosa assomigliano?Dimitrije: A un serpente.Janko R.: Alla terra.Lea: All’acqua.Nemanja: Alle onde perché sono ondulati.

The new furniture

Some parcels were delivered from Italy. As they lay in their cellophane wrapping and it was still impossible to see the contents, we told the children we would be getting a nice surprise. Then we took them to the classroom where the parcels were, and let them touch them and try to guess what they contained: Do you know who sent them to us?Veljko: My dad.Nemanja: Santa Claus.Milica: The stork brought them to us.

What do you think is in these parcels? What do you think they look like?Dimitrije: A snake.Janko R.: The earth.Lea: Water.Nemanja: The waves, because they’re wavy.

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Le spiagge, per ricreare spazi morbidi e diversi a disposizione dei bambini, facilitando il ritrovo spontaneo e casuale

La pedana nido da inserire nello spazio comuneal secondo piano a disposizione dei più piccoli

Le veneziane alle finestre per filtrare la luceThe Venetian blinds fixed to the windows to filter the light

Lo specchio The mirror

Le scaffalature (costruite e riparate) per arredare le sezioni facilitando l’interazione dei bambini con gli oggetti in essi riposti e mettendo giochi e materiali ad altezza di bambino

The shelving units (built and repaired) to furnish the classrooms and at the same time facilitate the children’s interactions with the objects placed on the shelves, such as play things and materials, placed on a level with the height of the children

The infant-toddler mat designed for the common area on the upper floor for youngest children

The beaches, to re-create soft and different corners that the children can use, to facilitate spontaneous and casual encounter

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Il triangolo caleidoscopio, per dare ai bambini uno strumento attraverso cui giocare con la loro immagine

Ci possiamo giocare con questi pacchetti?Jana: No.

Andela: Possiamo salirci su.Ema: Possiamo portarli in giro.

Iva: Li possiamo anche cavalcare.

Quando abbiamo aperto tutti i pacchetti e abbiamo montato il triangolo caleidoscopio, i bambini hanno cominciato a fare delle domande, un po’ sospettosi...Che cos’è?A cosa serve?Il vetro si può rompere?Janko: Ci son dentro degli Jankovi, qui c’è pieno di Jankovi. Uno è lassù in alto, e tutti sono vestiti come me e sono tutti uguali a me (si guarda nello specchio e parla con la sua immagine riflessa).

Can we play with these parcels? Jana: No.Andela: We can stand on top of them.Ema: We can take them around with us.Iva: We can ride them too.

When we had opened all the parcels and assembled the kaleidoscope triangle, they started asking questions, a little suspiciously... What is it?What do you use it for? Can the glass break?Janko: There are Jankovis inside it, it’s full of Jankovis in here. There’s one up above, and they’re all dressed like me, and they’re all the same as me (he looks at himself in the mirror and starts talking with his refection).

The kaleidoscope triangle, to offer the children a tool that allows them to play with their own image

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Il progetto d’integrazione dei bambini con diritti speciali nei nidi e scuole dell’infanzia di Reggio Emiliadi Ivana Soncini, psicologa di Scuole e Nidi d’Infanzia – Istituzione del Comune di Reggio Emilia

Questo intervento vuole ripercorrere l’esperienza di integra-zione dei bambini con diritti speciali attuata nei nidi e nelle scuole dell’infanzia del Comune di Reggio Emilia, provando a mettere in evidenza:1. il contesto politico2. le caratteristiche organizzative 3. come il progetto di accoglienza di questi bambini ha quali-

ficato, nel tempo, tutta la nostra esperienza pedagogica

Il contesto politicoPer spiegare da dove nasce l’esperienza dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali di Reggio Emilia non basta solo citare le teorie a cui in parte abbiamo fatto riferimento, perché le radici della nostra esperienza sull’integrazione dei bambini con diritti speciali vanno individuate in un preciso scenario storico. Que-sti bambini hanno cominciato a frequentare le nostre scuole dell’infanzia già alla fine degli anni ’60, in anticipo sui tempi, in quanto in Italia questa opportunità verrà sancita per legge solo a partire dal 1977.In quegli anni, infatti, i cosiddetti “bambini handicappati” era-no costretti a frequentare classi speciali o, se particolarmente “gravi”, venivano ospitati in forma permanente all’interno di appositi istituti (veri e propri manicomi infantili).Alla fine degli anni ’60 entra in crisi la concezione di malattia mentale come patologia individuale e, conseguentemente, sono messi in discussione i metodi di cura della psichiatria tradizionale.L’esigenza prioritaria di rivedere il concetto di “disagio psichi-co”, ridefinendolo in termini interpersonali e non segreganti, nasce da un’idea di soggettività che si genera nell’incontro tra l’individuo e le possibili rappresentazioni di sé che elabora nella relazione con il mondo.Questa prospettiva sposta l’attenzione sulle caratteristiche, i valori e le concezioni dei luoghi di vita dei bambini con diritti speciali, ma più in generale di tutti i bambini. Contempora-neamente, la nascita delle prime scuole dell’infanzia reggiane propone in modo nuovo domande sul ruolo dell’educazione

anche in relazione all’handicap. Nel mondo della scuola italiana, l’inserimento dei bambini con diritti speciali oscilla in quegli anni tra due differenti posi-zioni pedagogiche:• da una parte l’inserimento veniva considerato possibile solo

se accompagnato da un’azione di cura della specifica di-sabilità (è una visione che, pur presentando concezioni e valori da non sottovalutare, si focalizzava prevalentemente sull’aspetto deficitario del soggetto, sui suoi vincoli…);

• dall’altra, l’inserimento veniva proposto a partire da un’idea di scuola capace di accogliere ed educare tutte le soggetti-vità e tutte le differenze.

Ci siamo collocati all’interno di questa seconda linea di pen-siero, riconoscendo a questi bambini il diritto di vivere in una scuola che consenta loro di costruire intersoggettivamente propri apprendimenti e rappresentazioni positive di sé in con-tinuo divenire.In questa prospettiva il ruolo dell’insegnante di sostegno è con-cepito come insegnante aggiunta, impegnata con le altre figu-re della scuola, con cui condivide i percorsi formativi, a pensare i modi e le strategie con cui i bambini con diritti speciali posso-no partecipare al progetto complessivo della sezione.

Le caratteristiche organizzative Nelle nostre istituzioni scolastiche vengono accolti bambini da 0 a 6 anni con tutte le tipologie di disabilità. La loro domanda di frequenza ha la priorità su tutte le altre.I bambini entrano al nido e scuola dell’infanzia scelti dalle famiglie; noi preferiamo accogliere un solo bambino con di-sabilità in ogni sezione, in quanto pensiamo che questa sia la situazione che gli consenta di incontrare al meglio gli altri bambini e gli adulti.I colloqui con le famiglie e lo scambio con i servizi di neurop-sichiatria infantile avvengono prima dell’inizio della frequenza al nido o alla scuola, e continueranno nel tempo, costituen-do comunicazione fondamentale su cui elaborare il progetto educativo/riabilitativo.

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Per questa comunicazione, la documentazione è una delle strategie aperte di conoscenza del bambino nella sua iden-tità, a sua volta aperta e potenziale. La documentazione è anche strumento di scambio tra tutti i protagonisti coinvolti nel progetto educativo/riabilitativo, e di valutazione e verifica dei suoi intenti progressivi.Ne consegue che il valore della documentazione non è un dato già dato, ma nasce se essa diventa occasione per conoscere, confrontare competenze diverse, per mettere in campo verifiche costanti, più supportate dai fatti che dalle teorie reciproche.Riveste una fondamentale importanza nella relazione con le famiglie, con genitori che affrontano l’elaborazione delle dif-ficoltà del proprio figlio in un complesso stato psicologico in cui i confini di realtà e immaginazione non sono mai netti, ma al contrario attraversano un continuo cambiamento di prospettiva.Una diversa visibilità del bambino in un contesto sociale, i cui connotati sono il più delle volte inattesi, apre strade verso interpretazioni che possono generare nei vissuti delle famiglie nuovi equilibri interni ed esterni contribuendo a un maggior padroneggiamento dell’esperienza.

Come il progetto di accoglienza di questi bambini ha qualificato, nel tempo, tutta la nostra esperienza pedagogicaDopo tanti anni possiamo affermare che l’educazione dei bambini disabili ha rappresentato per noi una preziosa occa-sione per qualificare la nostra idea di educazione.Nell’incontro con questi bambini la responsabilità più for-te che abbiamo sentito è stata, e ancora è, la necessità di conoscere il bambino nel bambino disabile, di accogliere la diversità come nuova informazione che allarghi le possibilità dell’interazione, che stimoli a ricercare nuove ipotesi di lavoro e a utilizzare modalità comunicative aperte alla complessità del soggetto.Affrontare l’esperienza della disabilità significa, prima di tut-to, definire il valore che diamo a quest’esperienza umana.

Cos’è per noi la “differenza”?E di quale differenza si parla? Di una differenza che è distin-zione, che toglie, separa, divide, costruisce confini, oppure di una differenza che è rapporto e confronto?Qual è, allora, nella nostra esperienza educativa, il valore della differenza?La differenza, per noi, contiene il valore del cambiamento e della relazione; conoscere per differenza attiva i processi men-tali in quanto produce problematizzazione. La differenza è un presupposto biologico.Il tema della soggettività e delle differenze soggettive è cen-trale nella nostra esperienza educativa. Abbiamo da sempre cercato di tradurre in esperienza l’idea di un’identità che si sviluppa all’interno di un sistema di relazioni, all’interno di una dialettica di riconoscimenti reciproci. In questo senso per noi il contesto educativo rappresenta la possibilità di ri-ordi-nare progressivamente l’esperienza di sé. Il senso della propria identità non avviene nel vuoto del tempo e dello spazio, ma nelle vive e accettabili immagini di sé che ci è possibile speri-mentare, attraverso strategie, linguaggi comunicativi, tempi personali che trovano legittimazione e valorizzazione.

Questi elementi rappresentano per noi il presupposto di un luogo educativo accogliente, accogliente in quanto tutti i bambini vi possano stare bene.Nel nostro approccio pedagogico educazione e riabilitazione sono inscindibili, non separabili, come non sono separabili la motivazione dall’agire del bambino, l’emozione dalla razionali-tà, l’innato e l’acquisito, il concreto e l’astratto, come non pos-sono essere separati i diversi contesti in cui vive il bambino.

L’incontro con il bambino disabile ci ha portato a renderci con-to dell’importanza della relazione tra tempo e cambiamento nelle nostre aspettative; come diceva Loris Malaguzzi, ci ha insegnato “…a rispettare i tempi della maturazione, del fare e del capire, del bisogno di ‘prendere fiato’ per restaurare le immagini di sé e della conoscenza dei mondi”.

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I bambini della Scuola Cuperak durante una festa

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L’ambiente dell’infanzia1

di Carla Rinaldi, Presidente di Reggio Children

Progettare lo spazio di un nido e di una scuola dell’infanzia, o meglio più complessivamente progettare una scuola, può essere un evento di grande creatività non solo pedagogica e architettonica, ma più complessivamente sociale, culturale e politica.L’istituzione scolastica può infatti svolgere un ruolo speciale di produzione culturale e di reale sperimentazione sociopolitica nella misura in cui questo momento (di progettazione) e que-sto luogo (la scuola) fossero vissuti non come spazi e tempi di riproduzione e trasmissione del sapere ma innanzitutto come spazi di creatività.[…] Progettare una scuola è innanzitutto realizzare uno spa-zio di vita e di futuro e richiede di produrre una ricerca co-mune tra pedagogica, architettura, sociologia e antropologia; discipline e saperi chiamati a dichiarare le loro epistemologie, confrontare i loro linguaggi e sistemi segnici, in una nuova libertà che nasce dalla volontà del confronto e del dialogo. Solo così sarà possibile garantire al progetto architettonico di essere esso stesso un “progetto di ricerca”, capace cioè di misurarsi ogni giorno con il suo successo, con l’efficacia del proprio linguaggio, con la sua capacità di dialogare con il divenire che caratterizza l’educazione. Questo significherà costruire una “metafora della conoscenza” testimone e sug-geritrice di possibili cambiamenti e di azioni. Ora è tempo di produrre questa simbiosi tra architettura, pedagogie e le altre discipline per cercare spazi migliori, più adeguati, non spazi ideali: spazi capaci di contenere il proprio cambiamento perché non esiste uno spazio, una pedagogica, un bambino, un uomo ideale, ma un bambino, un uomo in relazione, con la loro storia, il loro tempo, la loro cultura.La qualità si definisce così nella quantità, qualità e nell’evolversi di queste relazioni: favorirne l’esistenza e il fluire sarà il compi-to primario di una pedagogia e un’architettura “relazionale”.

Una relazionalità che si sostanzia in uno stile di pensiero, ba-sato non tanto su dogmi filosofici o scientifici ma sulle rela-zioni che consente al bambino e all’uomo di essere “soggetto conoscente” e quindi di:• operare delle distinzioni, decidere dei limiti, compiere delle

scelte, tutti elementi essenziali per il conoscere;• essere protagonista dell’atto conoscitivo ma anche com-

mentativo. Deve essere possibile l’azione conoscitiva ma anche la riflessione, la ricognizione. Prefiguriamo perciò un ambiente che sia una sorta di “superficie riflettente” che rimanda al protagonista e ai protagonisti dell’azione conoscitiva le tracce del proprio agire e consente di com-mentare come si sta conoscendo;

• vivere la conoscenza come pratica, non tanto “per perse-guire un fine; ma per modificare se stessi” (Gregory Bate-son). Il pensare in relazione ha come condizione essenziale una epistemologia operativa dell’azione che è prima di tutto un modo di agire e, nella pratica educativa, diviene un modo di operare in “laboratori”, di concettualizzare la scuola come un grande laboratorio, una “officina del sape-re e della conoscenza”;

• esprimere la dimensione estetica come qualità essenziale dell’apprendere, del conoscere e della relazione. Il piacere, la dimensione ludica e quella estetica sono essenziali in ogni atto di apprendimento e di conoscenza. Ciò che ap-prendiamo deve piacerci e innanzitutto sedurci e divertirci. La dimensione estetica diventa qualità pedagogica dello spazio scolastico ed educativo.

Questo è quanto emerso in tanti anni di esperienza e di frut-tuosa collaborazione all’interno della ricerca sullo spazio ela-borata nei nidi e nelle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia.

L’immagine del bambinoSi intende sottolineare il ruolo determinante che assume la definizione dell’identità, dell’immagine del bambino che la pedagogia a cui il nido e la scuola si ispirano ha elaborato. Molte le immagini possibili, tese ad evidenziare ciò che il bam-bino è e ha, può essere o può fare o al contrario ciò che non è

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1 Intervento tratto da Bambini, spazi, relazioni. Metaprogetto di ambiente per l’infanzia, a cura di Giulio Ceppi e Michele Zini, Reggio Children Editore, Reggio Emilia, 1998.

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e non ha e non può essere o fare: si tratta infatti innanzitutto di una convenzione culturale – perciò politica e sociale – che può consentire di riconoscere o disconoscere qualità e poten-zialità del bambino e a costruire attese e contesti valorizzanti o al contrario e negarli.L’immagine del bambino/a risulta pertanto determinante nella definizione dell’identità sociale ed etica del soggetto, dei suoi diritti e dei contesti educativi per lui/lei predisposti.Uno dei punti focali della filosofia reggiana, come scriveva il prof. Loris Malaguzzi, è l’immagine di un bambino che, dal momento della sua nascita è così fortemente coinvolto nel sentirsi parte del mondo, nel vivere il mondo da sviluppare un complesso sistema di abilità, di strategie di apprendimento e modi di organizzare relazioni.È inoltre in grado di creare mappe per il suo orientamento personale sociale, cognitivo, affettivo e simbolico.Un bambino/a competente, attivo, critico; un bambino dun-que “scomodo” in quanto produttore di cambiamenti, di mo-vimenti dinamici nei sistemi in cui è inserito, sia sociali che familiari e scolastici; produttore di cultura, di valori e di diritti e competente a vivere e a conoscere.Un bambino/a capace di fare e disfare realtà possibili, di co-struire metafore e paradossi creativi, di costruire simboli e co-dici mentre apprende a decodificare simboli e codici; in grado molto presto di attribuire significati agli eventi e di cercare e condividere sensi, storie di senso.I suoi percorsi e processi di apprendimento passano perciò at-traverso il rapporto con il contesto culturale e scolastico, che in tal senso deve farsi “ambiente di formazione” luogo ideale di sviluppo e valorizzazione.Le sue competenze e disponibilità possono essere sviluppa-te o inibite sulla base della consapevolezza e accoglienza dei contesti in cui vivono. Molti studi mettono infatti in luce quanto il ruolo dell’adulto sia centrale per lo sviluppo del bambino piccolo non solo at-traverso azioni dirette e finalizzate ma anche indirettamente, quando crea contesti educativi, tali da consentirgli di mettere in atto comportamenti competenti.

L’ambiente fisico e quello psicologico si definiscono a vicenda per dare al bambino il senso di sicurezza che deriva dal sentirsi atteso e accolto e al tempo stesso garantire opportunità di sviluppo per tutte le sue potenzialità relazionali.Il nido e la scuola sono innanzitutto ambienti di vita che ven-gono continuamente segnati e modificati da eventi e storie personali e sociali.Queste considerazioni spingono nella direzione di […] riorga-nizzare le architetture scolastiche, gli spazi e la loro coniuga-zione, la loro capacità di accogliere e sostenere l’io e il noi, il piccolo e il grande gruppo, la memoria individuale e quella collettiva; l’agire e il riflettere sull’agire, la leggibilità (quanto cioè lo spazio si lascia leggere dai suoi abitanti), la traspa-renza ma anche l’opacità, cioè dove e quando il bambino è concesso sottrarsi allo sguardo dell’adulto e la sua “privacy” è rispettata; la capacità di essere sollecitatore di curiosità, azioni e gesti, competenze costruttive manipolative e infine la sua efficacia comunicativa.

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Maria Giuseppina Muzzarelli, Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Assessore Europa, Cooperazione Internazionale, Pari OpportunitàMettere in rete le conoscenze di diverse comunità, corrispon-dere esperienze oltre che risorse, promuovere una cultura di pace e di partecipazione, partendo dai diritti dei soggetti più deboli della società, è l’obiettivo che la Regione Emilia-Roma-gna si è data nell’attivazione dei programmi di cooperazione decentrata nel mondo. È quindi motivo di soddisfazione constatare, nella concretez-za di questa esperienza, che si è dato metodo ai programmi d’aiuto, si sono identificati bisogni e obiettivi congiuntamen-te con i partner di Kragujevac, si è avviato quel processo di consapevole responsabilità tra i diversi soggetti coinvolti che siano i bambini o le famiglie, ma anche le istituzioni, come gli operatori di settore. È l’avvio di un processo che coinvolge e promuove al tempo stesso, coniugando partecipazione e innovazione nella capa-cità di fare sistema tra diversi attori, diverse culture, diverse lingue, tradizioni, ma medesime speranze.Siamo certi che questa positiva esperienza avrà un futuro im-portante anche grazie alla collaborazione tra la Regione Emilia -Romagna, la Cooperazione Italiana di Belgrado e il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali della Repubblica di Serbia. Una collaborazione che ha individuato Kragujevac tra le tre città in Serbia dove promuovere un progetto innovativo per i minori proprio attraverso l’implementazione e la responsabilizzazio-ne delle istituzioni locali, un progetto di cooperazione Inter-nazionale che avrà avvio nei prossimi mesi. Permettemi infine di ringraziare l’Ambasciata Italiana di Belgrado e direttamente sua Eccellenza Ambasciatore Alessandro Merola, che sempre ci ha aiutato e sostenuto anche nei momenti più complessi e difficili.Abbiamo l’ambizione di continuare a costruire legami duraturi tra le nostre comunità proprio affermando i diritti dei bambini, attraverso il meglio che le nostre esperienze hanno espresso nell’ambito educativo e dell’inclusione sociale in Emilia-Roma-gna, perché riteniamo maturo il tempo per Kragujevac, al pari di Reggio Emilia, di essere città d’Europa.

Graziano Delrio, Sindaco di Reggio EmiliaLa possibilità per il Comune di Reggio Emilia di collaborare con la città di Kragujevac nell’ambito delle politiche educative ha rappresentato un’opportunità importante per condividere e mettere a disposizione di altre realtà la storia e l’esperienza ormai cinquantennale delle nostre scuole per l’infanzia. E que-sta opportunità è per noi ancora più importante dal momento che Kragujevac è una città gemellata con Reggio Emilia, con cui la nostra città ha sviluppato, e vuole continuare a svilup-pare, importanti percorsi di collaborazione e cooperazione tra comunità. In questa direzione, considero la collaborazione tra le scuole, il confronto tra sistemi educativi, lo scambio tra educatori e insegnanti, la conoscenza e l’incontro tra bambi-ni, i modi più efficaci, e forse ambiziosi, per porre le basi della convivenza e del dialogo fra comunità e territori. Difficili e am-biziosi, perché imparare a osservare il mondo con lo sguardo dei bambini di oggi (e dei grandi di domani) significa portare innovazioni e cambiamenti all’interno degli approcci educa-tivi, significa apportare innovazioni negli approcci culturali, sociali e di prospettiva della società di oggi e domani. L’inclusione dei bambini con diritti speciali è uno degli esem-pi più significativi: favorire l’ingresso di questi bambini nelle scuole normali, infatti, comporta attivare nuove dinamiche sociali, nuovi modi di coinvolgere i bambini, i genitori e la comunità, considerare le potenzialità da altri punti di vista. È una sfida, sicuramente lunga e difficile, che non è immediata, che non si conclude mai, ma che sta alla base del progresso e delle fondamenta su cui giocare il nostro continuo futuro.

Reggio nel MondoPercepire la crescente motivazione delle insegnanti della scuo-la Cuperak è stato il risultato più importante, portato dalla collaborazione fra Reggio Emilia e Kragujevac in ambito edu-cativo. Di volta in volta, nel lavorare con le insegnanti, osser-vavamo una domanda in più, una disponibilità in più, fino a un apprezzamento espresso per le attività svolte insieme ai bambini per descrivere la città, o aprire, scoprire, immaginare insieme i nuovi giochi e arredi arrivati dall’Italia. Al di là dei risultati concreti portati dal progetto – la ristrutturazione pri-

Considerazioni finali

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ma, la possibilità di nuovi arredi poi – crediamo che il valore aggiunto da oltre un anno di lavoro sia la relazione creata tra Reggio Children e la scuola Cuperak, la possibilità di scam-biare osservazioni e suggerimenti, la capacità di ascolto da parte di entrambi. Questo, secondo noi è il miglior risultato e la miglior premessa per proseguire la collaborazione e svilup-pare un percorso più mirato sull’inclusione dei bambini con diritti speciali. La nascita di un legame fra Reggio Children e la scuola Cupe-rak è sicuramente un ottimo punto di partenza per promuo-vere un percorso di sperimentazione per l’inclusione e allarga-re l’intesa ad altre scuole dell’Istituzione, ad altri soggetti e a tutta alla comunità. I meriti di questo risultato vanno sicura-mente individuati nella motivazione, nella volontà e nello spi-rito di innovazione della Città di Kragujevac, nella dinamicità e predisposizion dei responsabili del Cuperak, nell’alta pro-fessionalità, competenza e motivazione delle sue insegnanti, nella capacità di Reggio Children di coinvolgimento. Altri ot-timi requisiti per rendere ancora più efficace e utile il nuovo percorso di lavoro sull’inclusione sociale.

Reggio ChildrenAbbiamo avuto il piacere e il privilegio di incontrare e di co-noscere la città di Kraguevajec, le sue scuole, i sue progetti e sogni, è nato quindi un rapporto di amicizia ma anche di gra-titudine per l’impegno e la passione che abbiamo incontrato.Sono stati incontri durante quali non solo abbiamo potuto apprezzare la generosa accoglienza di amministratori, peda-gogisti, insegnanti, giovani di Kraguevajec, ma anche aumen-tare il profondo rispetto verso la cultura e le ricerche di qualità che questa città sta realizzando, nella società e nella scuola: è per questo che ci sentiamo particolarmente vicini. Anche per noi, infatti, il lungo viaggio dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali di Reggio Emilia (partito più di 40 anni fa) è sempre stato, e continua ad essere, un tentativo di ricerca di qualità per i nostri bambini e quindi per la nostra società.Cosa possiamo dunque offrire alle ricerche di qualità dei no-stri colleghi serbi? In questi lunghi anni abbiamo imparato che Reggio Emilia non è una “ricetta” replicabile, non può esse-

re nemmeno un modello, perché i modelli hanno radici locali; possiamo però essere parte e contribuire a un dialogo basato su una ricerca dei “perché”, cioè sulle ragioni e le passioni che hanno ispirato la nostra esperienza educativa e quindi anche quella della scuola di Kraguevajec.Abbiamo avuto occasione di riflettere insieme sulle motiva-zioni che hanno ispirato le scelte pedagogiche, culturali ma anche politiche che stanno alla base delle nostre esperienze educative. Abbiamo parlato soprattutto di bambine e bam-bini con la consapevolezza che quando si parla di bambini e bambine parliamo di noi stessi: nella nostra esperienza abbia-mo capito che cambiare la vita dei bambini vuol dire essen-zialmente cambiare la nostra vita. Infatti, come afferma Carla Rinaldi, Presidente di Reggio Children, “i bambini possono es-sere i più grandi motori del cambiamento di una cultura e di una società e questo è quello che io chiamo paradosso mera-viglioso, un paradosso politico e culturale: i bambini possono guidare il cambiamento delle nostre società se impariamo a considerare i bambini come l’espressione più alta, la migliore essenza dell’essere umano”.Il dialogo che abbiamo iniziato si è basato e si basa su doman-de fondamentali ed essenziali per le esperienze educative che possono generare le scelte del quotidiano, ma anche genera-re il coraggio del cambiamento e dell’utopia. Ci piace pensare che quello che insieme abbiamo iniziato a realizzare è innanzitutto un confronto di idee che nascono in-torno all’infanzia, ma che portano dentro sentimenti e ragioni che vanno oltre i muri della scuole e diventano valori comuni della Città di Kraguevajec e della Città di Reggio Emilia.

Slavica Saveljic, Assessore all’Assistenza sociale e Assistenza ai bambini della Città di KragujevacOgni storia ha un inizio e una fine, o almeno così dovrebbe essere. All’inizio la nostra storia era “timida”: cominciavamo a cono-scerci scambiandoci esperienze e lavorando sulla fiducia reci-proca. Un passo alla volta abbiamo creato una collaborazione in uno degli ambiti più delicati e importanti, quello dell’edu-cazione, cercando di trovare sempre più punti in comune e lasciando da parte le differenze. E le differenze non erano

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poche: la storia, la cultura, il livello dello sviluppo, ma anche come eravamo percepiti da tutto il mondo. Noi, invece, sapevamo di essere amici. Da questa conoscenza sono nati il partenariato, il rispetto reciproco, i risultati concreti.Reggio Emilia e i suoi partner ci hanno dato il maggiore so-stegno nell’ambito dell’assistenza sociale dell’ultimo decennio – un sostegno finanziario, educativo, pragmatico, professio-nale, innovativo. Dopo la ristrutturazione, la Scuola Cuperak è diventata una delle più moderne e più belle di tutta Kraguje-vac. È il luogo dove si riuniscono con molto piacere i bambini, i genitori, le educatrici, i bambini con diritti speciali. La struttura un tempo era trascurata e grigia, oggi è diventata oasi di bellezza e sorgente di idee nuove, nel suo “vestito” nuovo e dai colori vivaci, attraente per gli occhi e cuori dei bambini. Grazie alla ristrutturazione la scuola accoglie circa 400 bambini della comunità locale, con grande soddisfazione di numerose famiglie. Inoltre, la visita dei nostri educatori alle scuole reggiane ha rappresentato una grande sfida profes-sionale, in cui hanno avuto l’occasione di mettere alla prova le proprie competenze. La Città di Kragujevac ha in grande considerazione la comprensione dimostrata verso le priorità individuate. Crediamo che nel futuro si continuerà a costruire ponti d’amicizia. A nome della Città di Kragujevac vorrei ringraziare il Sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, l’ufficio di collegamento della Regione Emilia-Romagna a Belgrado, Luca De Pietri, Serena Foracchia e Reggio nel Mondo, Reggio Children e tutti coloro che con molta gentilezza e professionalità ci hanno aiutato a raggiungere il nostro obiettivo.

Slavica Otovic, Direttrice dell’Istituzione per l’infanzia Nada Naumovic Come Direttrice e membro del gruppo di lavoro dell’Istitu-zione per l’Infanzia Nada Naumovic di Kragujevac, ho po-tuto constatare evidenti progressi nel lavoro didattico della scuola Cuperak, così come un chiaro miglioramento dell’at-mosfera generale, la bellezza dei nuovi arredi e la soddisfa-zione sul viso dei bambini, dei genitori e degli educatori. La visita del personale insegnante della scuola Cuperak a Reg-gio Emilia ha portato delle innovazioni nel loro lavoro quo-tidiano, per esempio nell’impiego di materiale reciclato in alcune attività con i bambini, nella nuova disposizione degli arredi interni ed esterni, nell’introduzione di nuovi progetti didattici. Tutto questo è stato fatto con il desiderio di dare ai i nostri bambini un indirizzo corretto e interessante per la vita e il futuro. La nostra prospettiva è continuare la collaborazione, speria-mo con reciproca soddisfazione, e di realizzare insieme nuove

idee e nuovi progetti. Ringraziamo quindi per il lavoro svolto insieme, e mi auguro che possa continuare con successo.

Le educatrici della Scuola CuperakLa collaborazione con Reggio Emilia è stata un’esperienza posi-tiva, perché ha portato nuove idee per creare un ambiente più stimolante per i bambini, e ha offerto la possibilità di interveni-re sullo spazio in modo diverso. I nuovi materiali, metodi e tec-niche innovative hanno permesso di rendere più interessante l’insegnamento e l’educazione dei bambini, che hanno da su-bito espresso maggiore curiosità ad imparare. Questo ha por-tato a riflettere su modalità innovative che si possono adottare nella progettazione degli spazi, come la proposta di pensare gli spazi insieme a gruppi di lavoro educatori-genitori. Queste riflessioni sono frutto del nostro soggiorno a Reggio Emilia, che ha aperto la possibilità di scambiare nuove esperienze. Certo, abbiamo avuto alcune difficoltà, come procurarsi nuovi arredi, organizzare il trasporto, raccogliere la documentazio-ne necessaria, preparare la costruzione dei mobili, montare gli specchi, le veneziane. Ma anche difficoltà sui contenuti: al-l’inizio, abbiamo pensato che l’idea di inserire bambini speciali non fosse realizzabile qui da noi, date le nostre condizioni e l’elevato numero dei bambini iscritti nelle classi (32-34 per cia-scun gruppo). Poi, però, abbiamo capito che con una buona organizzazione dello spazio, dell’orario degli educatori, e la fruttuosa collaborazione con i genitori, è possibile. Tuttavia, pensiamo che, su questa tematica, sia necessario sensibilizzare il pubblico tramite la TV, migliorare la collaborazione con le scuole affinché il processo di inclusione continui dopo l’uscita dalla scuola, lavorare per migliorare le condizioni per il lavoro (ridurre il numero dei bambini per classe, organizzare lo spa-zio, avere persone formate per il sostegno ai bambini con i bisogni speciali). L’esperienza di Reggio Emilia sarà utile, anche perché la stra-da seguita insieme è stata comunque positiva: lo testimonia la soddisfazione dei bambini e dei genitori, ma anche degli educatori che hanno migliorato le loro competenze. Inoltre, ha migliorato la collaborazione all’interno del nostro gruppo e con i genitori, stimolando l’interesse dei genitori stessi, della comunità locale e delle altre scuole. Abbiamo scambiato que-sta esperienze con altri educatori dell’Istituzione durante la presentazione “Creazione dell’ambiente favorevole adattando lo spazio”. Da qui abbiamo ricevuto il soprannome di “scuola italiana” di cui siamo orgogliosi. Questi sono risultati positivi. Per noi questo è stato il primo “lavoro a distanza”, e anche se la lingua ha rappresentato un ostacolo, alla fine abbiamo con-seguito risultati straordinari. Questo lavoro è stato molto utile e speriamo che la collaborazione non finisca qui.

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Opština Ređo Emilija. Italijanski grad u srcu Padske nzije, kofi nansijer projekta. Od 2001. prisutna u Srbiji, a od 2004. godine pobratim Grada Kragujevca. Na međunarodnom nivou

Ređo Emilija je pobratim sa 9 gradova, ima sporazum o prijateljstvu sa šest gradova iz Evrope i van nje, i u vezi je sa više od dve stotine država, sa kojima sarađuje, organizuje razmene,

realizuje evropske projekte i projekte decentralizovane saradnje.

Ređo nel Mondo. Agencija čiji su osnivači Opština Ređo Emilija i Privredna komora za promociju grada Ređo Emilija. U ime opštine Ređo Emilija bavi se međunarodnim odnosima, projektima

decentralizovane saradnje i evropskim projektima u različitim sektorima.

Ređo Čildren. Preduzeće u zajedničkom vlasništvu između javnog i privatnog sektora koje je opština Ređo Emilija zajedno sa drugim subjektima izabrala da 1994. godine otpočne sa aktivnostima promocije

i odbrane dečijih prava, kao i da vodi pedagoške i kulturne razmene koje već izvesno vreme postoje između

gradskih obdaništa Ređo Emilije i vaspitača, nastavnika i istraživača iz celog sveta.

Grad Kragujevac. Grad u Srbiji, jedan od promotera projekta. Kragujevac je ekonomski, kulturni, obrazovni, zdravstveni i politički centar regijona Šumadija i Pomoravlje. Nalazi se u srcu Srbije, 140 km južno od Beograda.

Od 2004. godine je grad pobratim Ređo Emilije, i sarađuje sa mnogim gradovima iz celog sveta.

Ustanova za decu Nada Naumović. Institucija Grada Kragujevca koja se bavi obrazovanjem dece. Čine je 14 jaslica i obdaništa koja postoje u gradu

Obdanište Čuperak. Jedno od 14 obdaništa u Kragujevcu. Nalazi se u naselju Ilićevo, na desetak minuta od centra grada.

Regija Emilija-Romanja. Zajedno sa Gradom Kragujevcem je fi nansijer projekata iz okvirnog programa koji se realizuje na teritoriji Balkana. U Srbiji te aktivnosti prati njena kancelarija koja se nalazi u Beogradu.

Operativni sporazum se tiče Balkana, između lokalnih institucija Regije Emilija-Romanja i lokalnih institucija zemalja partnera. Aktivni u Srbiji i drugim delovima Balkana kroz Sporazum o okvirnom programu (APQ), teritorijalni sistem partnerstva i saradnje.

Projekat je fi nansiran u okviru politike međunarodnih odnosa i kooperacija za razvoj u regiji Emiliji-Romanji u djelokrugu operativnog razumjevanja zemljišta za Balkan.

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Učesnici

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Veza između Ređo Emilije i KragujevcaReđo Emilija i Kragujevac su slični po istorijskim, socijalnim i teritorijalnim karakteristikama. Veza između dva grada se stvara 2001. kada je opština Ređo Emilija odlučila da podrži inicijativu decentralizovane saradnju između italijanskih i srpskih gradova kroz program “Grad-gradu”, koji je vodio UNDP-UNOPS (United Nations Office for Project Services).

Ređo Emilija, je sa svojih 165.000 stanovnika značajan ekonomski i socijalni centar Regije Emilija-Romanja. Nalazi se na oko 100 km od Bolonje. Poznata i kao grad trobojke (1797. tu nastaje nacionalna zastava), Ređo Emilija je grad bogate istorije i dubokog osećaja kolektivnog identiteta, za-hvaljujući između ostalog i velikom broju udruženja i službi. Ređo je i grad dece, na međunarodnom nivou priznat po izuzetnosti škola i obdaništa, kao i po pedagoškom pristupu koji se izučava i primenjuje širom sveta: prva opštinska ob-daništa su nastala 1963., zahvaljujući tadašnjim ekonom-skim rastom ostvarenim u različitim sektorima privrede, koji su posle krize u kome se posle Drugog svetskog rata našla lokalna fabrika Officine meccaniche reggiane, omogućili da Ređo Emilija zauzme jedno od vodećih mesta u Italiji po zaposlenosti i izvozu.

Kragujevac je četvrti grad po veličini, tj broju stanovnika u Srbiji. Administrativni centar Regije Šumadija i Pomoravlje, Kragujevac se nalazi na reci Lepenica, na stotinak kilome-tara južno od Beograda. Grad broji 180.252 stanovnika i u njemu se nalazi sedište Crvene Zastave, značajnog proi-zvođača automobila Titove Jugoslavije, koja je još od ’50. godina bila povezana sa Fijatom i poznata po proizvodnji au-tomobila Jugo. Život grada i čitavo njegovo urbano uređenje su se oduvek bazirali na toj industriji, tako da se od trenutka kada se fabrika našla ukrizi (pre svega zbog sukoba tokom ’90. godina) i čitav grad se našao suočen sa ekonomskim i socijalnim teškoćama.

Ređo Emilija i Kragujevac su dakle otkrili svoje sličnosti: gradovi sličnih dimenzija, slični po ekonomskom i socijal-nom karakteru, zato što su živeli od velikih fabrika (Ređo Emilija od Officine meccaniche Reggiane, a Kragujevac od Crvene Zastave) i zato što su morali da se suoče sa ekonomskim i socijalnim teškoćama nastalim kao posledice krize u kojoj su se našla ova dva proizvodna giganta.

Sa ovim srpskim gradom je Ređo Emilija posredstvom svoje agencije za teritorijalnu promociju Ređo nel Mondo od početka realizovao aktivnosti decentralizovane sarad-nje, insistirajući na saradnji koja bi podstakla nastanak ravnopravnih partnerskih odnosa između ova dva grada, priznajući jednake uloge i odgovornosti u realizaciji proje-kata i aktivnosti. Saradnja između Ređo Emilije i Kragu-jevca je otpočela u oblasti lokalnog ekonomskog razvoja kroz aktivnosti profesionalne edukacije i razmenom izme-đu preduzeća iz ova dva grada. Nakon tri godine razmene iskustava, i zahvaljujući dobrim rezultatima ove saradnje, 2004 godine potpisan je sporazum o bratimljenju dva gra-da, prvo bratimljenje italijanskog i srpskog grada nakon tragičnih sukoba na Balkanu. Bratimljenje je ojačalo sa-radnju, i postavilo je sebi za cilj osnaživanje kapaciteta lokalnih službi u oblasti zaštite životne sredine, javnog zdravlja, i podjednake dostupnosti usluga za sve. Sarad-nja se, naočito tokom poslednje tri godine, usmerila pre svega ka oblasti socijalne zaštite (welfare), između osta-log zahvaljujući i učešću opštine Ređo Emilija u Sporazu-mu o okvirnom programu (APQ), koji Regija Emilija-Ro-manja realizuje na Balkanu.

U tom kontekstu je odlučeno da saradnja bude usmerena ka podsticanju administrativne decentralizacije i inovacija-ma u srpskom sistemu službi za brigu o deci, primenjujući nove modele i edukativne procese: mogućnost razmene iskustava u oblasti vaspitanja, korišćenje inovativnih i na međunarodnom nivou priznatih iskustava obdaništa u Ređo

Ređo Emilija – Kragujevac

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Emiliji, kao i iskustava Ređo Čildren. Na taj način je došlo do direktnog učešća obdaništa Čuperak.

Gradovi viđeni očima dece Počnimo sa gradovima. Gradovima viđenim oči-ma dece. Sviđa nam se ideja da se dva grada uče-snika u projektu opišu rečima i maštom dece, učesnika, i da se na taj način nastavi sa projek-tom koji je još 1982. osmislio Loris Malaguci1.Danas Ređo Emilija ima gradski vodič2 koji su napravili dečaci i devojčice, koji su posetili mnoga njima poznata mesta, ovaj put u dvostrukoj ulozi stanovnika i putnika. Na osnovu ovog iskustva, slična aktivnost je predložena i kragujevačkom obdaništu Čuperak, koje je projekat realizovalo sa velikim entuzijazmom i zadovoljstvom.Osim grada u kome žive, deca su opisala i grad pobratim: svi gradovi, pa i oni udaljeni i nepoznati mogu da postanu deo dečijih priča.Tako su pitanjima deca vođena kroz to zamišljeno putovanje i pokušavala su da otkriju koncept grada kao kompleksne celine, da zamisle susrete sa nepoznatim gradovima, i bili su podstaknuti da postavljaju pitanja koja bi mogla da im pomogu da steknu precizniji utisak, da se poveća stepen empatije i da na taj način približe ono što se na prvi pogled čini dalekim. Deca su odgovarala na sledeća pitanja: – Znate li šta je to grad?– Da li ste nekada bili u nekom drugom gradu? – Šta radite ili zamišljate da radite kada se nađete u nekom

nepoznatom gradu?– Nađimo na mapi neki grad koji ja poznajem a vi ne (Kra-

gujevac i Ređo Emilija), šta biste pitali da bolje upoznate taj grad?

Ređo Emilija viđena očima svoje dece.Alesandro: Italija je sve, Ređo je samo jedan delić u sred Italije, zato što su gradovi delići sveta.Lućija: Ređo je kao kuća, ima krivine i uglove. Na uglovima se deca igraju. Marta: Grad počinje od jednog mesta koje je u centru, kao na primer trg. Centar je kao centar sveta gde se sve kreće oko njega. Frančeska: Trg je svet Ređo Emilije. Ima mnogo ljudi na trgu, čak i uveče.... čuju se proslave, policijske sirene i po-licajke na biciklima.Marko: Ređo je mali za šetnju... ima jedna fontana pored trga sa golubovima koja je blizu katedrale, a pozorište je blizu fontane sa ribicama.Ana: Ređo ima dva pozorišta: Ariosto i Gradsko pozorište koje ima jako lepe stubove... lepo je, za mene je to najlepša stvar koju imamo u Ređu u centru. Parkiraš bicikl i ideš da gledaš predstavu.Gvido: U Ređu svi imaju bicikle: čike, mame, deca, ali su bake i deke najspretnije na njima jer ih voze već jako dugo.

Kragujevac viđen očima svoje dece.Đorđe: Moj grad se zove Kragujevac i ima reku koja se zove Lepenica.Dario: Ja živim u Bresnici (deo grada) i to je moj grad. Moj grad ima kuće i drveće i zeleno je kao trava. Ima i puno ptica.Jovana: Moj grad je Ilićevo (deo grada). Volim park u kome ima mnogo dece. Ima puno kola i cveća i drveća.Ana: Njen grad se zove obdanište.Dule: Moj grad se zove Kragujevac. Ima reku Lepenicu.

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1 Loris Malaguci je bio prvi direktor obdaništa u Ređo Emiliji i jedan od najvećih teoretičara i pedagoga prošlog veka.2 Ceo Ređo. Dečiji vodič kroz grad, Ređo Emilija, Ređo Čildren Izdavač, 2000.

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Mama me je vodila u veliku prodavnicu, išli smo kamionom i ta prodavnica se zove grad. Uroš: U mom gradu su kokice koje neki čika prodaje na trotoaru.Anđela: U mom gradu su kuće visoke kao žirafe. Tadija: Naš grad je velik jer je veći od nas… Tatjana: …a kad ideš u šetnju uvek te bole noge. Željko: (Moj grad završava) kada padne noć, kad ideš pravo i onda skreneš levo i tamo je kraj.

Razglednice iz dalekog grada: Kragujevac Federiko: Svaki grad je kao kuća, mnogo kuća jedne pored druge, mnogo kuća i kola i onda i mnogo ljudi. Kjara: Jel’ to čudan grad? Jednostavan grad? Ili je norma-lan grad?Anjeze: Ja bih napisala njegovo ime. Tako ću da ga nau-čim.Martina: Ja bih pomirisala stvari da znam kako mirišu, da znam da li u tom gradu ima cveća.Anjeze: Ja bih prvo tražila dopust da idem u taj grad.Federiko: Ja bih pitao da li ima fontanu, jer oko fontane ima ljudi i životinja i pasa i grlica i možda tigrova.Martina: Ja bih u nepoznatom gradu prvo slušala šta kažu gospođe, ljudi, pa onda živela.Anjeze: To je lep grad (Kragujevac) jer ima nebo koje je kao more i toranj koji je uzeo svetlo sa neba.Federiko: (Kragujevac) je četvrtast i ima dugačku ulicu da se stigne i ode. Centar je jedna dugačka ulica.Martina: (u Kragujevcu) su kuće dugačke i izgledaju kao svetla kad se upale noću, a po danu su svoje boje: bele, sive, crvene, ljubičaste sa crnim krovovima.

(Reči četvorogodišnjaka iz obdaništa “Pablo Neruda” u Ređo Emiliji koja su zamišljala grad Kragujevac.)

Razglednice iz dalekog grada: Ređo EmilijaAndreja: Grad Ređo Emilija se tako zove po jednoj devojčici Emiliji. U Engleskoj je.

Aca: Mislim de se Ređo Emilija tako zove zbog kamena. Mislim da su ga napravili od kamena. Tamo su živeli moćni rendžeri a onda su stigli indijanci. Neko ih je onda oterao i kuće su ostale prazne. Onda su došli ljudi da tu žive.Velimir: Dobio je ime po jednoj retkoj boji.Jana: Nije u našoj zemlji, to je tamo negde napred.Janko: Kao što mi pričamo kragujevački oni pričaju ređoemilijanski.

(Odgovori dece iz obdaništa Čuperak iz Kragujevca na pitanje: “Zašto se grad Ređo Emilija tako zove?”)

Kontekst: sporazum na BalkanuProjekat sa obdaništem Čuperak iz Kragujevca (Srbija) – koji je pokrenula opština Ređo Emilija, Ređo nel Mondo i grad Kragujevac – je realizovan u okviru Sporazuma o okvirnom programu za kooperaciju na Balkanu (APQ), koji je 20053 godine pokrenula Regija Emilija-Romanja i sistem lokalnih institucija te regije. Cilj APQ programa je stvaranje mreže insitucija kako bi se ostvarila saradnja i sklopila partnerstva koja će sa obe strane Jadrana promovisati nove zajedničke vrednosti.Ta mreža ima za cilj da kroz razmenu iskustava i partnerske odnose olakša razmenu znanja i da obogati moguće odgovore, polazeći od pretpostavke da su problemi, rešenja i modeli jedne zajednice ujedno i mogući odgovori na iste probleme koji se javljaju u zajednici-partneru. Davanje značaja teritorijalnom partnerstvu i konceptu mreže je decentralizovanoj saradnji Regije Emilija-Romanja na Balkanu omogućilo da prevaziđe logiku pojedinačnih intervencija i da pređe na pristup integrisanih projekata

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3 Regionalni teritorijalni sistem noslilac APQ programa čine: Regija Emilija-Romanja, opštine Forli, Gvastala, Modena, Ređo Emilija, Ravena, Čezena, Bacano, Provincije Forli Čezena, Rimini, Ravena, Parma, Modena i ANCI Emilija-Romanja. U Albaniji, to su opštine Elbasan, Skadar i Valona. U Srbiji, gradovi Novi Sad, Kragujevac, opštine Pančevo i Loznica. U Bosni i Herce-govini, opštine Mostar i Tuzla. U Crnoj Gori, Podgorica.

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između zajednica, koji omogućvaju razvoj inovativnih i kompleksnih politika i podstiču stvaranje novog modela upravljanja na obe teritorije, doprinoseći na taj način približavanju i evropskoj integraciji partnera.

U tom smislu APQ promoviše koordinaciju aktivnosti kroz razmenu informacija, analizu potreba i strategija delovanja, kao i kroz saradnju i integraciju učesnika u aktivnostima na Balkanu, podstičući na taj način održivost i efikacnost. Sporazum o okvirnom programu se bazira na tri teme: 1. zaštita životne sredine sa ciljem da se poveća kvalitet

životne sredine, kao neophodan uslov za uravnotežen i održiv razvoj.

2. kultura kao faktor razvoja i razmene znanja o umetnosti i tradiciji između različitih zemalja.

3. socijalna politka (welfare) kako bi se čuvalo pravo na jednakost kao i socijalna odgovornost prema zajednici, kako bi se posltigle evropske vrednosti.

U oblasti socijalne politike, APQ nema za cilj da izveze model koji se primenjuje u regiji Emilija-Romanja, već pro-moviše aktivnosti koje se baziraju na zajedničkim principi-ma vodiljama: mreža usluga socijalne zaštite namenjena integraciji, jednake mogućnosti i inkluzija, podstičući aktiv-no učešće, decentralizaciju, promovišući socijalnu odgo-vornost kao odlučujući faktor za održivi razvoj i socijalnu koheziju, a sve to radi harmonizacije socijalnih politika na Balkanu sa evropskom socijalnom politikom.

U okviru te politike APQ kao prioritete vidi teme kao što su: promovisanje odnosa između javnog i privatnog sektora, stvaranje socijalnih preduzeć, prenos nadležnosti sa državnog na nivo lokalnih administracija, deinstitucionalizacija i integracija života dece i omladine koja žive u dečijim domovima u život lokalne zajednice. Obdanište Čuperak, projekat Ređo Emilije i Kragujevca koji se tiče obrazovanja dece se savršeno uklapa u ovaj kontekst.

Grad Kragujevac rekonsturisan kroz oči njrgove dece

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Projekat Mino-ReSrbija je okrenuta Evropi i u tom kontekstu državna u lokalna administracija promovišu inovativne aktivnosti i aktivnosti koje uvode elemente administrativne decentralizacije i autonomije u upravljanju lokalnim službama. Kako bi ostvarile taj cilj, Ređo Emilija i Kragujevac su odlučili da sarađuju na unapređenju brige za najmlađe, osnaženi iskustvom i tradicijom inovacija i eksperimentisanja koju su obdaništa u Ređo Emiliji razvili tokom vremena, ali i zahvaljujući činjenici da je to oblast u kojoj Gradovi – i u Italiji i u Srbiji – imaju najveću moć delovanja. Razlozi za ovu saradnju su višestruki: – sa jedne strane, zahtev srpskog grada: Kragujevac je

imao potrebu za uslugama namenjenim najmlađima zato što je, nakon sukoba iz ’90. godina, broj dece naglo porastao usled masovnih migracija stanovništva iz drugih delova Balkana, pre svega sa Kosova;

– sa druge strane, teškoće sa kojima se susreću obdaništa i vaspitači u radu sa sve većim brojem dece sa posebnim potrebama: bila su potrebna adekvatno opremljena obdaništa, obučeni vaspitači i odgovarajući programmi za rad sa tom decom.

Prvi korak je bilo adaptiranje zgrade obdaništa kako bi ona ponovo mogla da primi decu. U isto vreme rodila se sarad-nja između vaspitača iz Kragujevca i Ređo Emilije sa ciljem upoznavanja i razmene ideja i veština koje su neophodne za uvođenje inovacija u pedagoške procese, kao i za stva-ranje usluga koje su – i u oblasti edukacije – sposobne da usvoje princip inkluzije dece sa posebnim potrebama i/ili dece iz socijalno ugroženih grupa.Tako je, zahvaljujući saradnji sa Ređo Čildren, čija je izuzet-nost priznata na međunarodnom nivou, a koji je osnovala Opština Ređo Emilija kako bi promovisala edukativni pri-stup u jaslicama i obdništima Ređa, odlučeno da se posta-ve temelji saradnje između obrazovnih sistema Ređa i Srbi-

je polazeći od rekonstrukcije i reorganizovanja unutrašnjeg prostora obdanista Čuperak.Obnovljen interes za uređenje prostora – što se u ređan-skim obdaništima smatra pravim obrazovnim instrumentom – je omogućio stvaranje odgovrajućih fizičkih i pedagoških uslova za inkluziju dece sa posebnim potrebama.

Prvo putovanje u obdnište ČuperakJoš tokom prvih poseta Kragujevcu, u periodu od novem-bra 2006. do februara 2007, uočena je potreba da se izvr-ši rekonstrukcija objekta kako bi ponovo mogao da bude otvoren i primi decu, i to: popravka krova, poda, zidova i kupatila1. U saradnji sa Ređo Emilijom, srpska administracija je rea-lizovala rekonstrukciju, u kojoj su i vaspitači i roditelji imali značajnu ulogu: zahvaljujući njima su napravljene police, popravljeni stolovi i stolice, okrečeni zidovi. Učešće vas-pitača i roditelja u adaptaciji obdaništa nam je pomoglo u planiranju participativnog pristupa preuređenja unutrašnjeg prostora.Nakon što su obezbeđeni fizički uslovi, trebalo je e započeti sa razmenom iskustava između Ređo Čildren i obdaništa Čuperak Prvi korak je predstavljao uspostavljanje saradnje između srpskih i ređanskih vaspitača. Ređo Čildren je bio raspoložen da ugosti vaspitače Čuperka u Ređo Emiliji, kako

U istraživanje škola: prvi susreti

1 U projektima saradnje važno je da se napravi razlika između onoga na šta korisnici pomoći ukažu da je hitno, i onoga za šta se pružaoci pomoći (finansijske, ali i druge vrste) uvere da to zaista jeste potrebno. Rizik po-grešne ili parcijalne interpretacije postoje na obe strane. Spoljni posmatrač može imati problema da shvati sve razloge koji su doveli do problema ili će pokušati da primeni koncepte koji su njemu poznati ali koji nisu produktivni u toj novoj sredini. Primaoci pomoći, sa svoje strane, potpuno nesvesno mogu imati samo parcijalnu sliku uslovljenu mogućnostima koje ima ili nema na raspolaganju.

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“Mesto kulture” za odbranu i razvoj potencijala dečaka i devojčica

Ređo Čildren je nastao kao plod kulture koja se gradila iz četrdesetogodišnjeg iskustva sticanog u radu ređanskih jaslica i obdaništa. Kulture shvaćene ne samo kao znanja koje se akumuliralo oko identiteta deteta u okviru službi, nego i kao stvaranje mesta na kojima se deci posvećuje pažnja, i na kojima se ceni sve što stvore deca, koja imaju poseban pogled na svet, i koja imaju sposobnost da dešifruju komunikaciju među ljudima i da uspostave nove odnose. Ređo Čildren, kao što kaže i definicija iz njegovog statuta “Međunarodni centar za odbranu i promovisanje prava i potencijala dece” je nastao kao “mesto kulture” za odbranu (politička i socijalna aktivnost) i razvoj (ne samo psihološko pedagoške, nego i kulturne aktivnosti) potencijala dečaka i devojčica. Potencijal shvaćen kao nešto još neiskazano u svakom detetu, ali i kao potencijal koji deca, kao sociološka kategorija, u sebi nose.On nije iskazan zato što još nismo u potpunosti sposobni da omogućimo tom potencijalu da se ostvari i postane snaga, ali i zato što često nismo u stanju ni da ga prepoznamo, pa samim tim ni da ga učinimo vidljivim za druge. To važi i za škole, porodice, čitavo društvo, javna i privatna mesta gde žive deca-građani, koji su često sakriveni i koje ne slušamo dovoljno.U početnom konceptu ovog projekta postoji osećaj širenja: centralno mesto ne zauzimaju obdaništa, nego se polazeći od kulture koja u njima nastaje (pedagoške, administrativne, političke), predlaže napredak, da se pažnja obrati i na druga “mesta” kako bi se postojeće znanje obogatilo.Jedan takav projekat širenja je mogao biti realizovan kroz nacionalnu i međunarodnu saradnju i,pre svega, kroz interdisciplinarni pristup datim temama, koje se usko odnose na čoveka i na njegov “ljudski identitet”.Uspeli smo da napravimo program koji naše pedagoške teorije “čini vidljivim” i drugim akterima na domaćoj i međunarodnoj sceni. Do toga smo stigli realizujući različite aktivnosti: međunarodne kongrese, posete delegacija, radne posete Ređo Emiliji kako bi se što jasnije ukazala povezanost sa gradom i njegovom kulturom; kroz izdavaštvo (“Ređo Čildren” je i mala izdavačka kuća); zatim kroz izložbe, kao što je “Sto dečijih načina izražavanja” te “Čudo saznanja”, gde se insistiralo na konceptu “pokazivanja” kao autorefleksivnosti i participacije (koristeći različite načine izražavanja i različite materijale). Izložbe su bile zamišljene kao promoteri razmene ideja i dijaloga, ali i kao veoma efikasan politički i kulturni instrument.Drugi značajan element je bila izrada onoga što zovemo “Reggio Approach”. Termin označava da škole i obdaništa u Ređu ne mogu da budu iste, i poziva na traženje identitieta u kontekstu koji se vezuje za kulturu i kontekst pripadanja.Očigledna je i edukativna vrednost čitavog ovog procesa i za zaposlene, i za porodice, ali i za grad. Ono što se pokazalo osnovnim za identitiet Ređo Čildren, ali i za pedagoški identitet obdaništa, je istraživanje realizovano u saradnji sa Upravom za predškolsko obrazovanje, što je omogućilo razvoj i realizaciju jednog novog koncepta istraživanja nastalog u saradnji sa mnogim subjektima, između ostalih i Univerzitetom.Došlo je do saradnje i sa projektnim biroima, sa različitim firmama koje proizvode dečiju opremu, a koje nam traže savet kako bi modifikovali svoje viđenje dece i poboljšali svoje proizvode i usluge. Veliki značaj dakle treba pridati sektoru istraživanja, naročito u dve oblasti: istraživanja u oblasti pedagogije (isključivo psiho-pedagoškog i obrazovnog karaktera) i istraživanje u “sociokulturološkoj” sferi (gde mogu da budu smeštena istraživanja koja su finansirali međunarodni subjekti kao što je UNICEF). Obe oblasti imaju isti cilj: poboljšati poznavanje dece (koja pripadaju različitim kulturama) i doprineti poboljšanju kvaliteta života dece, a time i mladih.

Od februara 2006 Ređo Čildren, u suradnji sa obdaništima i jaslicama - Ustanove Opštine Ređo Emilija, upravlja i koordinira aktivnosti i projekte u Internacijonalnom Centru Loris Malaguci u Ređo Emiliji. koji je nastao kako bi se slušala i prihvatila deca sa poteškoćama te se pružila podrška deci, mladima, rioditeljima i vaspitačima.

Karla Rinaldi,Predsednica Ređo Čildren

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bi se upoznali, predstavili pristup participativnog planiranja zajedno sa roditeljima, metod koji je nastao iz iskustva u radu sa decom sa posebnim potrebama. Ređo Čildren je pomogao vaspitačima i u početnoj fazi, kada je trebalo sumirati lokalni kontekst, odrediti potrebe i ključne faktore (kao što su podrška institucija, učestvovanje porodica itd).Jedan aspekt je, međutim, od početka bio jasan: kao i svu-da, obrazovni kontekst Kragujevca nije bio prazan, bezličan da ga je samo trebalo napuniti. Pokazao se kao kontekst bogat iskustvom, tradicijom i vrednostima, koji je već razvio sopstvene metode inkluzije i participativnog principa rada. Dakle, bilo je potrebno uzeti u obzir već postojeći koncept i od njega krenuti u promovisanje saradnje i aktivnosti koje će se modulisati pod uticajem postojećih znanja i kompe-tencija.Preciznije, to je značilo polazak od već razvijenog obra-zovnog pristupa i rad na već postojećim mrežama sarad-nje: pre svega sa drugim obdaništima koje pripadaju “Nadi Naumović”, zatim sa UN HABITAT, agenciju UN, sa kojima je obdanište i čitava Ustanova prethodno imala saradnju i edukacije na teme inkluzije. Iz tog razloga su u posetu Ređu bili pozvani i predstavnici UN HABITAT, kako bi se stvorila sinergija i koordinacija pilot projekta koji je već po-čeo u nekoliko kragujevačkih obdaništa i novih aktivnosti promovisanih od Ređo Emilije u saradnji sa Ređo Čildren.

Radna poseta Ređo EmilijiPetodnevnoj radnoj poseti Ređo Emiliji2 su, sa srpske stra-ne, učestvovali dva funkcionera lokalne uprave Kragujevca, defektolog3 te četiri vaspitačice Ustanove Nada Naumović, tri vaspitačice iz Čuperka i dve vaspitačice iz UN HABITAT Iz Ređo Emilije su bili prisutni psiholog opštine Ređo Emili-

ja, 2 predstavnika Ređo nel Mondo i tri predstavnika Ređo Čildren. To je bila prilika da se upoznaju sa edukativnim pri-stupom koji se primenjuje u ređanskim obdaništima, ali i da se predstavi edukativni pristup koji se primenjuje u Srbiji.

Program radne grupe je predvideo dve fokus grupe koje su vodile pedagozi iz Ređo Emilije a koje su obradile dve teme:– inkluzija dece sa posebnim potrebama:– prostor kao sredstvo edukacije.Kragujevačka obdaništa su već imala iskustva sa inkluzi-jom dece sa posebnim potrebama, ali se nikada ranije nisu susreli sa edukativnim aspektom prostora. Osim toga, u inkluziju dece sa posebnim potrebama učestvovalo je pet kragujevačkih obdaništa, dok se rad na prostoru ticao samo Čuperka.Iz tog razloga je u početku postojala ideja da se naprave dve radne grupe, od kojih bi se svaka bavila jednom te-mom. Međutim, kasnije je odlučeno da se oformi samo jed-na grupa kako bi se ostvarila sinergija između dva projek-ta i podstakla saradnja između obdaništa koja su u okviru Ustanove.Cilj radne grupe je bio da se predstave načini rada i službe koje postoje u Ređu i Kragujevcu, kako bi se uočile razlike i potencijali oba pristupa, te da se postave nove tačke za razmatranje.

Program radne posete je osim rada u grupi predvideo i posete nekim od mesta koja su najznačajnija za datu oblast – obdanište Guliver, još neka obdaništa, Centar za kreativnu reciklažu Remida i Atelje Rađo di Luće – kako bi se na konkretnim primerima videla primena principa i sadržaja koji su prethodno bili teorijski prikazani. Osim toga, susret sa Junom Sasi, članicom Gradskog veća zaduženom za obrazovanje i mlade, koji je održan u Sali Trikolore, sedištu Gradske skupštine, je potvrdio interesovanje lokalnih vlasti za decu i za saradnju na tu temu između Ređa i Kragujevca.

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2 Radna poseta Ređo Emiliji je održana u periodu od 24. do 28. oktobra 2007.3 U Srbiji postoje profesija “defektolog”, to jest, specijalista za dijagnostifiko-vanje i rad sa fizičkim i psihičkim ometenostima.

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Inkluzija dece sa posebnim potrebama

Na početku su se predstavile obe strane iznoseći karakteristike vaspitnih usluga namenjenih deci koje postoje u njihovim sredinama.

Jelena Marasević, defektolog3 Ustanove Nada Naumović, je predstavila program te gradske Ustanove koji se tiče inkluzije dece sa posebnim potrebama. Posebno je predstavila Centar za inkluzivno obrazovanje, otvoren 2007, a koji je nastao iz projekta koji je lokalna uprava i UN HABITAT realizovala u saradnji sa Republikom Češkom. U Centar je trenutno uključe-no pet obdaništa i prati se inkluzija 35 dece sa različitim stepenima ometenosti, od disleksije do teških oblika ometenosti. Centar je nastao kao odgovor na skorašnje promene koje je uvela srpska vlada sa “programima razvoja”: zakonom još nije predviđena inkluzija dece sa posebnim potrebama, nego je predviđeno stvaranje specijalnih grupa. Centar nudi podršku deci, njihovim roditeljima i vaspitačima i kroz edukativne seminare. U radu Centra učestvuju i medicinske sestre zato što se u Srbiji o deci do 3 godine straosti brinu medicinske sestre, a ne vaspitači. Iz ove prezentacije se uočavaju dva značajna aspekta:- kao i u drugim sredinama, i u Srbiji roditelji teško prihvataju da je njihovoj deci potrebna psihološka pomoć i retko su

svesni ometenosti dece, što predstavlja jedan od najvećih problema za inkluziju. - U literaturi se termin “inkluzija” koristi da okarakteriše ambijentalne uslove prilagođene deci sa posebnim potrebama,

dok se termin “integracija” ne koristi zato što podrazumeva da se u tom slučaju dete prilagođava opštem programu.

Kao dodatak prezentaciji aktivnosti Centra, defektolog je pokazao i video snimak aktivnosti sa autističnom decom. Gleda-jući snimak grupa iz ređa primećuje pre svega individualn odnos svakog deteta sa defektologom. Zbog toga je razumljivo iznenađenje grupe iz Srbije kada je Ivana Sonćini, dečiji psiholog, prikazala snimak koji prikazuje dete sa posebnim po-trebama tokom grupne aktivnosti u sali, gde je uočljiva interakcija tog deteta sa ostalom decom. Grupa iz Srbije je odmah imala pitanja i komentare: “Kako ste odredili grupu dece koja se zajedno igra?”.”Lepo je videti šta sve može da se uradi. Sa malo sredstava i dobre volje se i kod nas može uraditi mnogo”. Interesovali su se i za saradnju između zaposlenih u obdaništu i spoljnih saradnika. Na tu temu je Antonia Ferari, predstavnica Ređo Čildren, naglasila razlike između dva pristupa: u ređanskom pristupu obdanište se smatra obrazovnom ustanovom, koje se u potpunosti brine o detetu, dok se medicinsko osoblje bavi medicinskim i rehabilitacionim aktivnostima. Svako dete ima pravo na fi zičko blagostanje, na igru, na povezanost, na učenje i obdanište gde bi mu to sve bilo omogućeno. Ponekad to ne zahteva prisutnost terapeuta. Ukoliko postoji potreba za medicinskom pomoći ili rehabilitacijom, obično se terapija organizuje u toku poslepodneva, nakon obdništa. Ukoliko to nije moguće ostvariti, terapeut dolazi u obdanište i pokušava da koordiniše dve profesije: vaspitača i terapeuta. Obe grupe, srpska i ređanska. su se složile da je potrebno razraditi modele u kojim se prepliću znanja i oblasti delovanja različitih institiucija i profesija.

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P rostor kao sredstvo edukacije

Prostor kao sredstvo edukacije je nova tema za grupu iz Srbije. Na tu temu je Ređo Čildren prikazo snimak koji pokazuje koliki značaj s pridaje prostoru u obdništima u Ređu. Kako bi ih uputila, Antonia Ferari sugeriše učesnicima da na umu imaju dva pitanja:• Koji su sve različiti ambijenti namenjeni deci različitih godišta?• Na snimku je prikazan prostor u kome borave svi: vaspitači, deca, roditelji, pruža se nega i obrazovanje? Antonia Ferari objašnjava da ambijent oslikava nas same i da mora biti u skladu sa oaspitnim pristupom koji se primenjuje. Na ekranu se pojavljuje rečenica Loris Malaguci: “Obrazovaje je skup kompleksnih interakcija, od kojih se mnoge pokazuju samo ako i prostor u njemu učestvuje”, gde se pod “kompleksnim interakcijama” podrazumevaju interakcije između stvari, osoba, reči, misli, osećanja.

Različiti su komentari članova grupe iz Srbije nakon pogledanog snimka i tokom poseta obdaništima.“Vaša obdaništa su jako lepo iznenađenje: nisu puna igračaka, nego osnovnih oblika, kao recilkirani materijal. Postoji veliki prostor za istraživanje i nameštaj je jako lep. Dobila sam ideju kako da organizujemo prostor u u našem obdaništu i kako da okrečimo zidove.” “Očigledno je da deca imaju veliku mogućnost da istražuju, a vaspitač ima samo pomoćnu ulogu.”“Vaš način rada sa decom je interesantan kao i mogućnosti istraživanja. I mi bismo trebali da se pozabavimo time.”“Neverovatan je entuzijazam koji su pokazali svi učesnici u grupi. Dobili smo mnoge nove ideje. U Srbiji će to ići malo teže, ali sada znamo u kom pravcu treba da idemo.”

Vaspitači obdaništa Čuperak su pokazali aktivnosti preuređenja prostora koje su realizovane u saradnji sa roditeljima, gde su nastajale nove ideje i nije se ostalo samo na traženju pomoći.

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Novi prostor sa ambijentalnim laborijem

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Radna poseta sa nekoliko aspekataReđo ČildrenGrupa iz Srbije je bila veoma zainteresovana, imali su mno-go pitanja i komentara i prilika za interakciju. Što se am-bijenta tiče, vidi se da je obdanište prikazano na snimku osveženo, svetlo, prozračno i obnovljeno. Od toga polaze pitanja vezana za prostor, materijale i nameštaj. U prezentaciji na temu inkluzije dece sa posebnim potreba-ma najuočljiviji je socijalni aspekt, to jest “dete u potpuno-sti”, što se vidi iz rada Centra za inkluziju, kada se primeti napor da se brine i o slici koju roditelji imaju o tom detetu. To je odlično.Grupa je cenila podršku lokalnih vlasti: takva podrška je ne-ophodna, ali je treba osvojiti i kroz učešće roditelja, što nije nimalo lako.

Lokalna uprava Kragujevca URređo Emiliji smo predstavili Predškolsku ustanovu Nada Naumović, kao i aktivnosti koje Grad Kragujevac realizuje kako bi poboljšao usluge na temu inkluzije i upotrebe pro-stora.Na temu inkluzije smo predstavili način na koji se o deci sa posebnim potrebama brine u Kragujevcu, koji je nivo ra-zvoja obrazovnih sistema i koji su ciljevi koje sebi danas postavljamo u toj oblasti.Ređo Čildren je ocenio pozitivnom našu prezentaciju, i ceni naš dosadašji rad iako se razlikujemo što se tiče zdravstve-nog modela. Oni su nama predstavili svoje načine rada i organizacije u okviru jaslica i obdaništa (broj dece po grupi, organizaciju aktivnosti, itd.), kao i obrazovne principe koji se primenjuju: nema ustanova za mentalnu ometenost ni specijalnih škola. Članovi grupe iz Srbije su imali prilike da se upoznaju sa tim principima: dete mora da bude posmatrano u svim aspekti-ma života, obrazovni sistem treba da bude oblikovan po de-tetu, dete trebada bude posmatrano ako individua, roditelji treba da učestvuju u definisanju programa rada i aktivnosti.Prikazani snimak je pokazao kako jedan segment svakod-nevnog života deteta sa posebnim potrebama može biti ko-ristan za sastavljanje programa i aktivnosti namenjenih svoj deci u grupi: jedna dobra ideja može da izrodi mnoge nove i rad sa decom sa posebnim potrebama zahteva kvalitet, ali i kreativni pristup.

Na temu preuređenja prostora su na površinu izbile očigled-ne razlike u standardima u Ređu i u Srbiji, ali zahvaljujući

upotorebi materijala i jednostavnih ideja, dobili smo neke zanimljive podsticaje da stvorimo i razvijemo obnovljeno obrazovno mesto.

Obdanište ČuperakProgram posete je bio bogat i veoma zanimljiv sa stanovi-šta naše profesije. Međunarodni Centar Loris Malaguci, obdanište Guliver, atelje Rađo di Luće, Centar za kreativnu reciklažu Remi-da, sva ta mesta su nas podstakla na razmišljanje o novi-nama koje bi bilo dobro da uvedemo. Veoma nam se do-pala poseta obdaništu Guliver i razmena ideja sa italijan-skim kolegama. Dobili smo mnoge značajne informacije u vezi sa “komunikacijom” sa administracijom i shvatili smo na koji način obdaništa mogu da postanu značajna tako što obavljaju posao koji je transparentan i konkretan. Ređanska obdaništa su veoma prijatna, puna svetlosti, mi-risa, čuje se prijatna ambijentalna muzika. Imali smo utisak da je prostor veoma dobro i pažljivo organizovan, deca se prate i ohrabruju da iskažu kreativnost. Nešto manje korisan deo, po našem mišljenju, je bilo pred-stavljanje različitih pedagoških teorija i načina rada: sma-tramo da bi korisnije bilo videti rad vaspitača sa decom, kao i upotrebu samog prostor u radu. Što se tiče teme dece sa posebnim potrebama, na nas je ostavila veliki utisak sistematičnost sa kojom u Italiji ova deca ulaze u odgovarajuće grupe, za razliku od naše tre-nutne situacije. Naročito veliki utisak su na nas ostavile činjenice:– svako dete sa posebnim potrebama, osim vaspitača

grupe, prati i pomoćni vaspitač koji mu pomaže tokom boravka u obdaništu.

– deca sa posebnim potrebama imaju mogućnost da “istražuju” u “normalnom” kontekstu koji ih okružuje.

– U grupama je isti broj dece (26 u svakoj grupi) a radno vreme vaspitača je podeljen na 36 sati nedeljno, od kojih 30 sati u direktnom radu sa decom, a 6 sati je posvećeno edukaciji, planiranju i susretima sa roditeljima.

– Vaspitač ne radi sam sa detetom sa posebnim potreba-ma, već sarađuje sa grupom eksperata (pedagoga, psi-hologa, itd.).

Ređanski vaspitači su nam davali savete i umeli su da od-govore na pitanja i tako razreše neke nedoumice u vezi sa našim poslom. Mi smo, pak, imali priliku da predstavimo naše obdanište i način realizacije aktivnosti u Kragujevcu. Došlo je do predivne razmene ideja o mogućim budućim projektima koje bismo realizovali zajedno.

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Ređo nel MondoRadna poseta gradu Ređo Emiliji je osmišljena kao deo ve-čeg programa koji ima za cilj produbljivanje prijateljstva i saradnje izmedju gradova Ređo Emilije i Kragujevca. U tom kontekstu, poseta je bila prilika za bolje medjusobno upo-znavanje, kao i upoznavanje sa razlikama u stavovima po pitanju prirode našeg posla. Medjusobna saradnja se jača i onda kada se javljaju nedoumice, različita vidjenja, pa čak i kada se nečije različito mišljenje kosi sa načim idejama i kulturom: sve to pomaže u traženju najboljeg načina za razvijanje i jačanje naše medjusobne saradnje, i izgradnju dijaloga i zajedničkog procesa u radu, za razliku od površ-nog odgovora na sporadične i kontradiktorne zahteve za podrškom. Po pitanju poboljšanja radnih uslova, želja je bila da se prenese značaj i vrednost projekta: ne samo da se ova ustanova opremi novim nameštajem i igračkama za decu, već su ovi predmeti trebali da unesu inovativniji pristup u radu, da podstaknu novije vidjenje rada obdaništa, u skladu sa datim potrebama, a ne pukim predstavljanjem gotovog modela iz Ređo Emilije: inovativne vaspitne mo-dele koji se baziraju na metodologiji a ne na radu sa jed-nostavnošću predmeta. Sa takvim pristupom, je započela naša saradnja, kao što su mogućnost zajedničkog učešća roditelja i vaspitača u pravljenju nameštaja za vrtić (kao što su svetleći stolovi, viseći “vertikani paneli’’ sa dečjim crtežima, medjusobno povezani); upotreba materijala za reciklažu za pravljenje igračaka kao što su “radni sto za male pronalazače’’ sa skolpljenim mašinskim elementima, muzički kutak sa recikliranim materijalima za igranje i svi-ranje; kupovina u Srbiji materijala za kreativan rad: pro-jektori za opremanje prostorija sa crtežima dece, šarene neonske svetiljke, posude za vodu.Pored toga što nam je pomoglo u prikupljanju novih ideja o mogućnostima razvijanja naše saradnje, za nas je bila značajna izjava Nadice Cogoljevic, glavne vaspitačice ob-daništa Čuperak: “Najveći značaj ovog projekta jeste to što pruža mogućnost za inovativniji pristup za sve vaspitače u našem obdaništu.’’

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Istitucijski i poslovni sastanci tokom radne grupe u Ređo Emiliji

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Obdanište Čuperak

Da bi se od centra grada stiglo do obdanište Čuperak, potreban je automobil. Za osam minuta se stiže do industrijske zone, brdovitog predela bogatog zelenilom: odavde se grad može videti sa visine. Tu se nalazi obdanište Čuperak.U obdanište idu deca od 18 meseci do 6 godina. Kao i drugih trinaest gradskih obdanište, i ovo je deo ustanove Nada Naumović. Deca su podeljena po obrazovnim cilkusima: – zabavište (deca od 3 do 7 godina);– jaslice (deca od 1 do 3 godine).Obdanište je nastalo kao podrška majkama koje su radile u okolnim fabrikama. Iako su danas ti pogoni samo delimično u funkciji, lokalna administacija nastavlja da se brine o ovom obdanište zato što će biti korisno kada nove fabrike u budućnosti dođu u tu zonu.Tokom sukoba na Kosovu (1996-1999.) u zgradi obdanište su bile smeštene mnoge porodice izbeglica: ta drugačija upotreba zgrade je uslovila njeno kasnije zatvaranje i potrebu za renoviranjem.

Obdanište Čuperak danas – zahvaljujući i podršci Regije Emilija-Romanja i opštine Ređo Emilija, koji su podržali lokalnu administraciju u Srbiji u renoviranju, od radova na krovu preko popravke podova i sustava grejanja, pa do na-bavljanja nameštaja i opreme – je danas ponovo otvoreno i prima više od 200 dece, među kojima ima i dece sa po-sebnim potrebama: ovo obdanište je jedno od pet kraguje-vačkih obdanište koje uz inovativan pristup uvodi programe inkluzije dece sa posebnim potrebama.

Trenutno najveći broj dece sa posebnim potrebama ima probleme u ponašanju, probleme sa sluhom ili određenu vrstu sindroma. Samo jedno dete (iz grupe dece od 4-5 godina) ima motoričke probleme uzrokovane određenim sindromom koji za posledicu ima i progresivno pogoršanje stanja. Vaspitačicama u radu sa tom decom pomažu volonteri.

Arhitektonska struktura zgrade obdanište Čuperak je veoma zanimljiva.Obdanište okružuje veliko dvorište, a veliki prozori – ele-ment koji je karakterističan za celu građevinu – pružaju ši-rok pogled na dvorište. Zgrada ima dva povezana sprata, što obdaništu omoguća-va da odvojeno vodi dva obrazovna ciklusa: na prizemlju se nalazi zabavište, a na prvom spratu se nalaze jaslice.Obdanište ima 9 prostranih i,zahvaljujuć velikim prozorima, svetlih sekcija. Svaka se sastoji iz 3 dela:– “predprostor”: ulazni deo, obično namenjen ekspresivnim

aktivnostima dece (ponekad se tu nalaze i muzički instrumenti) i u kojima su izloženi dečiji radovi;

– kupatilo, koje je niskim zidom podeljeno na deo za devojčice i dečake;

– prostor za igru/aktivnosti/ručak/odmor, koji je ujedno i najprostraniji.

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Prizemlje. Na prizemlju se nalaze prostorije u kojima borave najstarija deca, od 5 do 7 godina; deo za decu od 6-7 godina, deo za one od 5-6 godina i dva dela za decu od 4-5 godina. Tu se nalazi i centralni prostor, zajednički i najveći deo u zgradi, gde se nekoliko puta u toku dana sakupljaju deca, vaspitačice, a ponekad i roditelji ( ujutru kada roditelji dovode decu, kada deca rade fizičko, gledaju crtane filmove na zajedničkom televizoru, kada se igraju, učestvuju u priredbama, pozorišnim predstavama i aktivnostima u kojima učestvuju i roditelji). Na prvom spratu se nalazi i biblioteka, deo odvojen staklenim zidom, u kojoj ima knjiga o godišnjim dobima, ljudskom telu i istoriji.

Prvi sprat. Na gornjem spratu do koga se dolazi samo stepenicama se nalaze prostorije namenjene najmlađima (deci od 1 do 4 godine: 2 dela za decu od 3-4 godine, po 1 deo za one od 1-1,5 godinu, 1,5-2,5 godine, 2,5-3 godine). I na prvom spratu se nalaze zajedničke prostorije: najveća je opremljena za igru i motoričke aktivnosti, druga je namenjena za odmor i za prve motoričke aktivnosti najmlađih.U obdaništu postoji i mali informatički centar gde najstariji pohađaju časove informatike koje drži spoljni saradnik Ustanove za decu Nada Naumović.

centralni prostor

decaod 5 do 6

godina

trpezarija i prostor za igru

spaziopranzo

biblioteka za osoblje

PRIZEMLJE

IZLAZ 1

IZLAZ 2

spaziopranzo

instrument zamerenje zagađenja

GLAVNI ULAZ

kancelarije

kuhinja za osoblje

salariunioni

ULAZ ZAZAPOSLENE

kuhinja za distribuciju

obroka

praonica

kotlarnica

kompjuterska sala za osoblje

računarska sala

računarska-video sala

centralni prostor miniatrijum

PRVI SPRAT

decaod 4 do 5

godina

decaod 4 do 5

godina

decaod 6 do 7

godina

decaod 3 do 4

godina

decaod 3 do 4

godina

decaod 1 do

1,5 godina

decaod 1,5 do 2,5

godina

decaod 2,5 do 3

godinaračunarska sala

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Ređo nel MondoPogled na prostor i ambijent u obdaništu sa dečje tačke gledišta; osvrtanje na reakcije i ponašanje dece na novu opremu i nameštaj, na značaj koja deca daju pojedinim me-stima u prostoru unita obdaništa, kako bi se imao bolji uvid u to kakvo je shvatanje deteta datog prostora i u odnosu na to ga opremiti, koje boje treba da preovladavaju u pojedinim ambijentima, i koje predmete treba, u skladu sa time uneti u prostor. Takav pristup je predstavljao glavni princip u radu Ređo Čil-dren, i ujedno bio ideja vodilja tokom radne posete Italiji, u oktobru mesecu. Radili smo zajedno sa učiteljicama i vaspi-tačima obdaništa Čuperak, kako bismo bolje razumeli kako da uredimo pojedine ambijente u prostoru. Iz Ređo Čildren su dali pojedine savete i indikacije kako bi pomogli vaspitačima obdaništa da na lakši način zapaze i stvore pravu sliku o tome u kakvom ambijentu deca žele da provode vreme. Na osnovu ovih indikacija, vaspitačice su obraćale posebnu pažnju na decu sa posebnim pravima: po tom pitanju, nismo do kraja uspeli da dobijemo dovoljno artikulisanu i strkturalniju sliku njihovih zapažanja, ali smo ih stimulisali da obrate posebnu pažnju na reakciju dece. Kada smo maja meseca došli u posetu Kragujevcu, poku-šali smo zajedno sa glavnom vaspitačicom i ostalim vaspi-tačima, da zajednički analiziramo njihova zapažanja, zatim smo pokušali da napravimo jedan presek rada i u odnosu na to da analiziramo mesta u prostoru od posebnog zna-čaja za decu, i to sa aspekta njihove namene. Svaki kutak je posebno analiziran: opisana je namena, kao i to ko u njemu provodi vreme (deca, vaspitači, učitelji, ili roditelji), kako u datim ambijentima provode vreme deca (kako se u njima ponašaju, da li u takve ambijente deca spontano zalaze ili bivaju tamo upućeni od strane odrsalih ), kao i koje su mogućnosti i ograničenja za njihovu upotrebu. Osim toga, pokušali smo da čitavu ovu analizu gledamo sa tačke gledišta dece sa posebnim potrebama: da identifikujemo fi-zičke prepreke koje onemogućavaju ili čine teškim njihovo prevazilaženje, i samim tim i pristup pojednim mestima u

prostoru. Obratili smo pažnju i na ona mesta u prostoru gde ova deca posebno vole da provode vreme, i pokušali da vidimo koji su to predmeti i igračke koje najviše vole, koji bi bili za njih najkorisniji i od posebnog značaja. U toku našeg rada na osmišljavanju prostora obdaništa, po-jedina mesta su vaspitači odmah identifikovali kao posebno interesantna: – mesto za biblioteku, mala soba u koju deca zalaze samo

na inicijativu učiteljica, iako tamo mogu da pronadju knji-ge lake za čitanje i gledanje;

– deo bašte, mesto koje je odignuto u odnosu na ostatak terena, u kome niz polukružnih zidića predstavljaju neku vrstu malog anfieteatra: deca vole da se igraju kraj ovih struktura jer na njima mogu da sede ili da se igraju žmur-ke. Nažalost, ovi zidići su na pojedinim mestima ošteće-ni, pa stoga su postali nepristupačni za igranje

– mesto koje se nalazi pored glavnog ulaza u obdanište, lokalna administracija je postavila instrument za merenje aerozagadjenja u oblasti u kojoj se ova ustanova nalazi. U ovom delu obdaništa, učiteljice su postavile nekoliko zelenih biljaka, ali pored toga radi se o mestu koje je dosta prostrano i pretežno prazno. Pošto se obdanište Čuperak se nalazi u industrijskoj zoni, ovaj instrument za merenje bi mogao da se iskoristi kao mesto u kome vaspitači mogu da razgovaraju sa decom o industrijskoj tradiciji u ovom području, ali i o ekološkim problemima i zagadjenju koje prouzrokuju fabrike;

– mogućnosti koje pružaju prostori koji se nalaze na ula-zu u sale u kojima borave deca podeljena u grupe po uzrastu, gde deca vole da se skupljaju u male grupice ili odlaze pojedinačno kada žele da se izdvoje od ostalih;

– nedostatak mekih predmeta koji bi poslužili deci za sedenje, igranje, druženje, naročito na prvom spratu obdaništa, u delu prostora namenjenom boravku naj-mladje dece. Deca često uzimaju dušeke koji se nalaze u zajedničkoj sali, i odnose ih u prostorije namenjene njihovoj grupi;

– saradnja sa roditeljima i njihov boravak u obdaništu pri-

Proučavanje prostora i ambijenta sa vaspitačicama obdništa Čuperak

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likom organizacija slavlja, raznih inicijativa, pojedinačnih susreta ili susreta sa grupama.

Ovo su bile prve sugestije koje su nam pružili vaspitači iz obdaništa, koje smo potom razradili zajedno sa Nadiom Agaci (Nadia Agazzi) iz Ređo Čildren, koja je zatim došla u radnu posetu Kragujevcu. Zajedno sa učiteljicama iz obdaništa Čuperak smo razgo-varali o pitanjima vezanim za vremenski raspored u ovoj ustanovi, o ritmu, o organizaciji rada, kalendaru aktivnosti, i uopšte o tome kako je rasporedjeno vreme tokom boravka. Možda su naša pitanja poneva delovala suvišna – ali nam je bilo potrebno kako bismo imali kompletnu sliku o borav-ku dece u ovoj strukturi i kako bismo stimulisali učiteljice i vaspitačice da što bolje osmsile unutrašnji prostor. Kako je vreme prolazilo, zahvaljujući nuovi punti di osservazione e analisi della struttura interna alla scuola. Kako je vreme prolazilo, i zahvaljujući kompetentnosti vaspitača, mlade, dinamične i motivisane, želja za saradnjom, (i koja se na-stavila i kasnije) kao što se može zapaziti kada je jedna od vaspitačica zapitala referentnog saradnika Ređo Čildren: “Šta misliš, kako bi bilo da ovde napravimo kutak za kutlur-ne aktivnosti? Možeš li da nas posavetuješ u vezi toga?”

Ređo ČildrenTokom naše posete Kragujevcu u toku jula meseca, po-kušali smo da zajedno sa vaspitačicama i koordinatorkom obdaništa Čuperak, da osmislimo prostor, ambijent, name-štaj, aktivnosti i dinamiku rada u obdaništu, proistekla su pojedina korisna i pozitivna rešenja za valorizaciju prostora.A naročito:

– Disponibilitet roditelja za saradnju sa školom (radionice, odmori, realizacija aktivnosti unita obdaništa). U odnosu na prostor i ambijent, učešće roditelja može postati od strateškog značaja za poboljšanje rada u toj strukturi, u tom smislu bilo je korisno oformiti tim roditelja/vaspitača kako bi se razvile nove ideje i predlozi za realizaciju opreme i nameštaja, lakih za pravljenje;

– roditelji i vaspitači su predložili da se kreira pozorišna sekcija. Bilo bi zanimljivo da roditelji iz Kragujevca razmene iskustva sa roditeljima iz Ređo Emilije koji saradjuju sa “Ređo Narra”1, kako bi zaživela zajednička saradnja i razmena porodica i vaspitača. Mesto identifikovano za pozorišne aktivnosti jeste prostrana površina koja se nalazi kraj velikog trga. To bi moglo da postane jedan pedagoški projekat, u kome bi tokom nekog dužeg perioda učestvovala deca, vaspitači i

roditelji, i u kome bi se ostvario dijalog izmedju porodica i škole, iskustvo koje bi se realizovalo zajedničkim snagama i potencijalima;

– još jedno mesto na kome bi se moglo raditi sa roditelji-ma jeste mala biblioteka koja se nalazi u blizini prostora gde smo mislili da napravimo kutak za pozorišnu sekciju: knjige, zatvorene u ormarima, bi mogle da budu smešte-ne na police na način da mogu da bubu lako dostupne deci, mogli bi da se unesu i ‘’meki’’ predmeti za decu (dušeci i tepisi za igru) i tako da se realizuje jedan kon-forniji prostor, za boravak u njemu. Biblioteka i pozorišni kutak bi mogli da budu tako osmišljeni da budu povezani i interaktivni;

– u školi postoje i ‘’posebna’’ mesta, koja bi mogla da se opreme na sledeći način: • veliki ugaoni hodnik u kome su smeštene ukrasne

biljke i merač vazdušnog zagadjenja: deca su izuzetno radoznala, i volela bi da saznaju više o ovom aparatu koji se nalazi u njihovom obdaništu. Ovo mesto bi moglo da se opremi i postane neka vrsta radionice i u njemu bi mogla deca da unose materijale koje lako pronalaze u svom okruženju u oblišnjem parku (listovi biljaka, travke, grančice, kamenje), i tu bi mogli da drže i predmete i crteže. Na istom mestu bi se mogao napraviti prostor za igru sa svetlom;

• mali “antrei” koji se nalaze na ulazu u dečje sobe: mogli bi da postanu mesta za igru, kao što su, mali ateljei, radionice, i to bi bio prvi korak za identifikaciju ovih soba

Saznali smo više kroz dokumentaciju o aktivnostima koje

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1 “Reggio Narra” je godišnji festival, koji organizuje Opština Ređo Emilija zajedno sa drugim subjektima, u kome ceo grad postaje jedna velika pozorišna scena na kojoj gostuju i odrasli i deca.”

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su vaspitači realizovali sa decom. Vaspitači su se zanimali i za vrstu dokumentacije koja bi mogla da se vodi kako bi se valorizovao rad i aktivnosti koje obavljaju u obdaništu jer bi na taj način bila dostupna i onima koji posete obdanište. Razgovaralo se i o tome da se nadje neki način da svako dete ima svoje mesto za sosptvene crteže, igračke i lične stvari.Ova razmišljanja i zapažanja, postali su značajni za vaspi-tače, kako bi se odlučili za način opremanja prostora (ku-povinu nameštaja od srpskih proizvodjača, kao i italijanske firme “Play +”1) i da ih montiraju zajedno sa roditeljima. Projekat, vezan za opremanje prostora unutar obdaništa Čuperak jeste proizvod interakcije izmedju vaspitača i i Ređo Čildren, rezultat su početka rada na zapažanju pro-stora i ambijenta, kojim smo pokušali da bolje shvatimo decu i roditelje i njihovu svakodnevicu u obdaništu i ambi-jentima u kome borave, te njihove želje.

Vaspitačice obdaništa ČuperakPoseta gospođe Nadije Agaci iz Ređo Čildren pomogla je da pojasnimo mnoge stvari vezane za naš prethodni rad: zahvaljujući zajedničkim zapažanjima tokom njene posete Kragujevcu, te potom savetima koji su nam upućeni e-Po-štom, došlo je do puno pozitivnih promena u našem vaspit-nom radu kao i izgledu samog obdaništa.Tokom posete, nakon što je saslušala naše ideje, Nadia nam je izložila svoje ideje i predloge u okviru opremanja i sređivanja prostora vrtića za stvaranje podsticajne sredine i uputila nas na to kako da ih konkretno sprovedemo u delo, pomagajući nam pri odabiru nameštaja i opreme (“Play +”) za vrtić i jaslice

Odlučili smo primeniti sledeća rešenja:– stvaranje radne grupe roditelja i vaspitača

– davanje identiteta odredjenim mestima– određivanje pogodnih mesta za postavku ogledala – opremanje moderne biblioteke– upotreba dijaprojektora.

Ove ideje su delimično već sprovedene u delo a s vreme-nom, postepeno, prema našim mogućnostima, mi ćemo ih i kompletirati. Ova vrsta saradnje pokazala se za nas drago-cena, s obzirom da je dovela do razmene gledišta koje su naši vaspitači ocenili kao jako korisno iskustvo.

Zapažanja roditelja Saradnja sa roditeljima nam je omogućila da isplaniramo, montiramo i postavimo novi nameštaj i opremu “Play +”. Roditelji su nam rado izašli u susret, jer su već bili upoznati sa saradnjom našeg vrtića i Italije. Pre montiranja opreme i nameštaja obavili smo nekoliko zajednilčkih razgovora sa roditeljima. Prateći potrebe i in-teresovanja dece, kao i tehničke mogućnosti koje sam pro-stor vrtića pruža, izlistali smo mesta u vrtiću koja bi oprema-njem novim nameštajem dobila drugačiju namenu i ispunila očekivanja dece. Roditelji su pokazali zainteresovanost i kreativnost u realizaciji dogovorenog. Največu pomoć su nam pružili roditelji koji poznaju taj posao, imaju adekvatan alat i koji su bili podrška drugim roditeljima da se uključe u proces. Zahvaljujući njihovom angažovanju, na obostrano zadovoljstvo, uštedeli smo novac za izradu materijala.

1 Linija nameštaja “Play +” je nastala sa podrškom Ređo Čildren polazeći od njihovog pedagoškog iskustva sa obdaništima i jaslicama, kako bi se eksperimentisali novi tipovi nameštaja sa grupom arhitekata, dizajnera i pe-dagoga.

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Roditelj Srđan ( otac dva dečaka od 4 i 6 godina, koji bo-rave u vrtiću), koji nam je pomogao i u vreme renoviranja vrtića: “Obzirom da godinama nije postojala mogučnost da se finansijski uloži u opremanje vrtića, vidljivo je da je mno-go toga promenjeno na bolje, da su uslovi za boravak dece adekvatniji, da su uvedene novine u odnosu na ostale vrtiće u gradu, što doprinosi boljem razvoju dece. Nadam se da ovo nije kraj i da se ovde neće stati, več da će sigurno ovo biti polazna osnova za realizaciju novih planova i ideja. Bilo mi je veliko zadovoljstvo da na ovakav način uključim u rad vrtića i učinim nešto da on izgleda lepše i funkcionalnije za svu decu.“

Roditelj Saša Milanović ( ima dete koje pohadja predškol-sku grupu u vrtiću), pomogao nam je u sklapanju nameštaja i opreme. Po struci je stolar.On kaže: “ Moje dete ide rado u vrtić i često kući priča šta sve ima u vrtiću. Deci iz okruženja priča šta najviše voli u vrtiću i poziva ih da dodju da vide. Kući crta novu opremu, a posebno je oduševljen trouglom od ogledala. Voleo bi da tako nešto ima i u kući.Meni je bilo zadovoljstvo da učestvujem i pomognem ono-liko koliko je to u mojoj moći. Mislim da to što je uradjeno predstavlja dobit. Mislim da to što je uradjeno predstavlja dobit za svu deci u vaspitače, jer je sada prostor maksimal-no iskorišćen. Rado ću se odazvati istim ili sličnim akcijama ubuduće. “

Majka Danijela ima sina u starijoj grupi i ćerku u mladjoj vaspitnoj grupi, a radi kao pedagog u osnovnoj školi. Ona kaže: “Ideja o saradnji vrtića Čuperak i Italije može se oce-niti samo kao poziivna u svakom pogledu. Na ovaj način omogućeno je deci različitih uzrasta da odrastaju u dobro organozovanoj sredini. Sve to doprinosi celokupnom razvo-ju ličnosti deteta, boljoj socializaciji i adaptaciji dece, kao i podsticaju dečje kreativnosti i stvaralaštva. Bilo mi je za-dovoljstvo da na ovakav način saradjujem sa vaspitačima i pomognem u kreairanju podsticajne sredine za svu decu. “Novi prostori i oprema u Obadništu Čuperak Nova mesta za igru i susretanje. Novi enterijer i predmeti koji će dati deci mogućnost da na novi način izraze svoju kreativnost i učestvuju u aktivnostima u njihovom vrtiću. Analitički pristup radu, razgovori i razmena mišljenja sa re-ferentnim osobama Ređo Čildren, vaspitačima ‘’Čuperka’’ i referentnim osobama iz nadležnih institucija, i jednim de-

lom i sa roditeljima, unelo je novine u ovu školu, stimulišući inovacije u vaspitnom radu.

Prostor – Kutak sa bibliotekom. Ovo mesto je modernizovano: do

tada zatvoreni ormari su zamenjeni otvorenim policama, a svud okolo su unete male stoličice ko bi deca mogla da se osećaju prijatno i da čitaju u ovoj prostoriji.

– Kutak za maskiranje. Vaspitačice su u poseti jednoj školi u Ređo Emilji videle simpatičnu igračku ya maskiranje koja je medjutim bila isuviše skupa u odnosu na budžet koji smo imali na raspolaganju. Stoga su vaspitačice za-jedno sa roditeljima napravile pored kutka za biblioteku i kutak za maskiranje i to koristeći se neiskorišćenim ma-terijalima: zatim su unele vešalice i na njih okačile kosti-me za maskenbal, stare haljine, torbe i torbice, uniforme koje nose vatrogasci, ostavljajući deci i njihovoj mašti na volju.

– Ambijentalni kutak. Imajući u vidu da u obdaništu postoji aparat za merenje aerozagadjenja, napravili smo kutak u kome su postavljeni stolovi, stolice i niska polica, visi-ne deteta, na kojoj se nalaze razni materiajli kao što su vunica, kamenje, perje, papir, lišće, boje, kako bi deca zajedno sa vaspitačima mogla slobodno da eksperimen-tišu u ovoj radionici.

NameštajUdruženje Paraplegičara Regije Emilia-Romagna je dalo doprinos saradnji sa obdaništem Čuperak sakupivši sred-stva tokom sportske manifestacije održane u junu 2008. Ovim sredstvima su kupljeni predmeti za pomoć deci sa posebnim potrebama.

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Novi nameštajStigli su paketi iz Italije. Dok su još bili u najlonu, tako da se ne vidi šta je unutra, deci smo rekle da ćemo dobiti neko iznenađenje. Oni su iščekivali i pitali “Šta je to?”, “Šta se radi s tim?”.Odvele smo ih do sale gde su smešteni paketi. Pustili smo ih da ih dodiruju, da osluškuju, da sede na njima, da ih podignu i postavili sledeća pitanja: Znate li ko je ovo poslao?Jelena: Ne znam.Veljko: Moj tata.Nemanja: Deda Mraz.Milica: Donela nam roda.

Šta ovo može da bude i na šta vam liči?Dimitrije: Na zmiju.Janko R: Na zemlju. Lea: Na vodu.Nemanja: Na talase.Petra: Na dušek.

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Mesta sa mekom opremom i predmetima koji čine boravak dece prijatnijim i spontanijim

Platforma uneta u zajedničku salu, kako bi najmladja deca mogla lakše da se kreću

Venecijaneri na prozorima za filtriranje svetlosti

Ogledalo

Police (napravljene nove i popravljene one već postojeće) kako bi se opremile sobe i olakšao deci pristup predmeti-ma, igračkama i raznim materijalima

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Kaleidoskopski trougao sa kojim deca mogu da se igraju sa svojim odrazom.

Da li možemo da se igramo?”Jana: Ne.Anđela: Možemo se penjemo.Ema: Možemo nosimo.Iva: Može i da se jaše.

Kada smo raspakovali i namontirali trijangl sledi nepoverljivo ispitivanje od strane dece:Šta je to?Čemu služi?Hoće li se polomiti staklo?

Posle objašnjenja da je staklo jako i bezbedno i da slobodno uđu u trijangl, nastupile su reakcije pune oduševljenja!? Janko: Jankovi, ovde ima puno Janka. Jedan visi gore, svi su obučeni kao ja i isti su kao ja (gleda sebe u ogledalu i priča).

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Projekat integracije dece sa specijalnim potrebama u vrtiće i predškolske ustanove u Ređo EmilijiIvana Sonćini, Psiholog, radi u jaslicama i predškolskim ustanovama u Opštini Ređo Emilija

Ovaj projekat, čiji je cilj integracija dece sa specijalnim po-trebama u vrtićima i predškolskim ustanovama u Ređo Emi-liji, nam je donelo iskustvo koje nas je navelo da obratimo pažnju na:1. politički kontekst2. organizacionu šemu rada 3. to da je ovaj projekat tokom vremena uneo velike novine

u odnosu na naše dotadašnje pedagoško iskustvo

Politički kontekstDa bismo bolje objasnili početke našeg rada u vrtićima i predškolskim ustanovama u Ređo Emiliji nije dovoljno da pomenemo teorije o kojima smo do sada govorili u ovom tekstu, jer su koreni našeg iskustva sa decom sa specijal-nim potrebama vezani za specifičan istorijski period. Ova deca su počela sa pohadjanjem obdaništa još krajem šez-desetih godina, i to pre nego što je to bilo regulisano zako-nom, koji je u Italiji donet početkom 1977.Tih godina, takozvana “hendikepirana deca” su morala da borave u specijalnim grupama, a u slučajevima dece sa teškim ‘’hendikepom’’, boravili bi permanentno u posebnim institutima.Krajem šezdesetih godina, započela je diskusija na temu mentalne bolesti kao individualne patologije i, samim tim otvorena je rasprava o terapijskim metodama nege u tradi-cionalnoj psihijatriji.Početni problem ticao se same interpretacije koncepta ‘’psi-hičkog problema’’, koji je zatim redefinisan u smislu medju-ljudskih odnosa, a ne konstriktivnih, i koncepta po kome se pomerio fokus na samog pojedinca i njegovo shvatanja sebe u odnosu na svet koji ga okružuje. Ova razmišljanja su doprinela tome da smo obratili pažnju na karakteristike, vrednosti, i uslove života dece sa speci-jalnim potrebama, ali i uopšte gledano, sve dece.Istovremeno, otvaranje prvih predškolskih ustanova u Ređo Emiliji postavlja pitanje vaspitnih metoda koji se koriste po pitanju problema invaliditeta.

U italijanskim školama problemi dece sa specijalnim potre-bama tih godina je oscilirao izmedju dva pedagoška pristu-pa:– Sa jedne strane uključivanje ove dece smatralo se mo-

gućim samo ukoliko je propraćeno posebnom negom (radi se o konceptu preko koga se prevashodno gledala deficitarna strana pojednica, i njegovih ograničavajućih mogućnosti);

– Sa druge strane, koncept integracije je omogućio viziju škola kao mesta otvorena za sve pojedince sa svojim različitostima.

Mi smo smo na kraju prihvatili ovaj drugi pristup, prihvataju-ći ideju po kojoj sva deca imaju pravo da borave u ustano-vama njima namenjenim, i u kojima svako dete ima pravo da gaji pozitivnu sliku o sebi i da gradi medjuljudske odnose sa drugom decom. Na ovaj način, uloga vaspitača koji ima funkciju podrške, unela je novinu u vrtiće i škole, jer i ovi vaspitači učestvuju u izradi edukatvnih procesa, po metodama i strategiji po kojoj i deca sa specijalnim potrebama mogu da učestvuju u svim aktivnostima.

Organizacioni sistem U našim školama su prisutna deca u uzrastu od 0 do 6 go-dina starosti sa svim tipologijama invaliditeta. Njihov zahtev za ulazak u škole je prioritaran u odnosu na drugu decu. Ova deca mogu da pohadjaju sve strukture, od jaslica do predškolskih ustanova, i porodice same biraju u koje usta-nove hoće da ih upišu, naša praksa je da uključujemo po jedno dete sa posebnim potrebama u svaku grupu, jer sma-tramo da je to najbolji način da steknu društvo i integrišu se. Razgovori sa porodicama i razmena mišljenja sa stručnja-cima iz dečje neuropsihijatrije odvijaju se pre početka po-hadjanja jaslica, vrtića ili škole, i nastavljaju se i kasnije, i na toj razmeni se zasniva i izrada vaspitno/rehabilitacionog programa za svako dete.

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Za ovu vrstu razmene, dokumentacija ima strateški značaj, jer pomaže u boljem upoznavanju deteta, njegovog identi-teta i potencijala koje u sebi nosi. Dokumentacija koja prati razvoj deteta je značajna jer je mogu konsultovati svi akteri uključeni u vaspitno/edukativni program deteta, i pruža mo-gućnost za bolju procenu njegovog napretka. Zaključak je da vrednost proizvedene dokumentacije nije već postojeći materijal, već predstavlja sredstvo koje se vremenom upotpunjuje radi boljeg upoznavanja i razmene mišljenja svih aktera koji su uključeni u rad sa detetom, na osnovu njihove nadležnosti i komeptencije. Ovakav pristup daje veći prostor vidljivim činjenicama, a ne toliko legitimnosti različitih teorija.Ovaj princip je od posebnog značaja za razgovor sa rodite-ljima, čije suočavanje sa teškoćama njihovog deteta, utiče i na njihovo psihološko stanje. U društvenom smislu, drugačiji pogled na dete često prevazilazi očekivane okvire, i otvara nove puteve koji mogu da dovedu do reinterpretacije smisla života samih porodica, i da stvore novu unutrašnju i spoljašnju ravnotežu dajući na taj način i svoj doprinos celokupnom društvenom životu zajednice.

O tome kako je iskustvo sa decom sa specijalnim po-trebama, tokom vremena unelo kvalitet u naš rad, i u odnosu na naše predjašnje pedagoško iskustvoPosle mnogo godina, danas možemo reći da je iskustvo sa decom sa specijalnim potrebama doprinelo izmeni naših vaspitnih metoda rada. U radu sa ovom decom najveću odgovornost smo osetili, a to osećamo i danas, potreba da prepoznamo dete u detetu sa posebnim potrebama, da prihvatimo različitosti kao nove infomacije koje će otvoriti nove mogućnosti za interakciju, i koja će nas stimulisati u nalaženju novih načina rada i sred-stava za otvorenu komunikaciju imajući u vidu složenost koju sa sobom nosi svaki pojedinac.Suočavanje sa iskustvom invaliditeta znači, pre svega, defi -nisanje vrednosti koju pridajemo ovom konceptu.Šta za nas predstavlja pojam “različitosti”?I o kojoj vrsti različitosti govorimo? Da li usmeravamo naš pogled na podelu, na sve što predstavlja pojam manjkavo-

sti, razjedinjavanja, što stvara granice, ili tome pristupamo kao nečemu što može da predstavlja priliku za interakciju i razmenu?Koja je dakle, u našem vaspitnom iskustvu vredonst razli-čitosti?Različitost za nas, sadrži u sebi vrednosti razmene i kon-statne promene; upoznavanje sa različitim mentalnim pro-cesima bez problematizacije. Različitost je biološka premi-sa. Pitanje subjektivnosti i subjektivnih razlika predstavlja centranu tačku u našem vaspitnom iskustvu. Uvek poku-šavamo da preinačimo u iskustvo ideju o identitetu koji se razvija unutar sistema medjuljudskih odnosa, i dijalektike medjusobnog priznavanja i prihvatanja. U tom smislu, za nas koncept vaspitavanja predstavlja mogućnost za stalnom re-organizacijom sopstvenih iskustava. Osećanje sopstvenog identiteta se ne javlja u praznom prostoru i vremenu, već posredstvom živih i prihvatljivih predstava iz našeg ličnog iskustva, koje ostvarujemo kroz strategie, jezičku komunikaciju, lični osećaj vremena kojima dajemo vrednost i značaj.

Ovi elementi predstavljaju za nas premisu za stvaranje prijatnog mesta za vaspitavanje, prijatnog jer pruža uslove u kojima sva deca mogu da se osećaju dobro i da žive zajedno. U našem pedagoškom pristupu vaspitanje i rehabilitacija su uskopovezani, neodvojivi kao što se ne mogu odvojiti dečje ponašanje u datoj situaciji, od njegovih osećanja, razmišljanja, onog što je u njemu urodjeno, ili što je naučio kroz svoje lično iskustvo, njegovo shvatanje konkretnog, ili apstraktnog, kao što se ne mogu odvajati različiti konteksti u kojima dete živi.

Susret sa detetom sa posebnim potrebama doprineo je na-šem shvatanju značaja u odnosima izmedju koncepta vre-mena i promene i naših očekivanja; po rečima Malagucija, koji nas ovako uči: ‘’…poštovati vreme sazrevanja, vreme za shvatanje i činjenje, vreme kada treba da se zaustavimo, kako bismo mogli da stvorimo jasniju predstavu koju imamo o sebi, i našim saznanjima o svetu koji nas okružuje”.

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Dečji prostor1

Karla Rinaldi, Predsednica Ređo Čildren

Projektovati prostor jednog vrtića ili preškolske ustanove, ili bolje rečeno projektovati jednu školu, može da postane kreativan posao, ne samo u arhitektonskom smislu ili peda-goškom, već i u socijalnom, kulturološkom i političkom. Škola kao institucija, može da ima značajnu ulogu u kultur-noj proizvodnji, kao i da predstavlja značajan faktor u meri u kojoj se u tom trenutku (projektovanja) i na tom mestu (škola) pristupa ne kao mestima u kojima se reprodukuje i prenosi znanje, već pre svega kreativnost. (…) projektovati školu, znači pre svega realizovati mesto za život u kome se osmišljava budućnost zajednički, u peda-goškom, arhitektonskom, sociološkom, antropološkom smi-slu, discipline i znanja koja izražavaju svoju epistemologiju, dijalog izmedju različitih jezičkih izraza, znakovnih sistema, u novoj slobodi koja se radja iz želje za razvijanjem dija-loga. Samo na ovaj način je moguće zagarantovati arhi-tektonski projekat koji sam po sebi predstavlja ‘’istraživački poduhvat’’, u stanju da uspešno odgovori na date potrebe, efikasnošću svoje izražajne forme, sposobnošću da pruži poruku o napretku i budućnosti koji karakterišu i sam po-jam edukacije. Samim tim, doprinosi stvaranju ‘’metafore znanja’’, i svedoči o mogućnostima koje pružaju razvoj i napredak. Vreme je da stvorimo simbiozu izmedju arhitekture i pe-dagogije i drugih nauka, kako bismo stvorili bolje ambi-jente, odgovarajuće, ne idealne strukture: već mesta koja će pružiti uslove za promenu, jer ne postoji idealan pro-stor, idealni pedagoški pristup radu, savršeno dete, ili sa-vršen čovek, već dete, i čovek i njegov odnos sa svetom koji ga okružuje, u odnosu na istoriju, vreme i kulturu u kojoj živi.

Kvalitet ovakvog poduhvata nalazi smisao u kvantitetu, i to je kvalitet razvijanja odnosa: favorizacija dijaloga, jeste glavni zadatak pedagogije i arhitekture koje se zasnivajua razvijanju dijaloga i medjusobnih odnosa.

Razvijanje medjuljudskih odnosa, predstavlja filozofiju koja se bazira ne toliko na filozofskim dogmama ili naučnim, već se zasniva na odnosima koji pružaju mogućnost detetu i odraslom čoveku da bude on sam ‘’ protagonista u saznavanju i sticanju sopstvenog iskustva’’ što znači:– Da sam uvidja razlike, odlučuje o ograničenjima, da

odlučuje po svom izboru, to su na kraju krajeva svi potreni elementi da bi se steklo znanje.

– Biti protagonista pri učenju i upoznavanju stvarnosti, ali i u iskazivanju sopstvenog suda o tome. Mogućnost da čovek sopstvenim činjenjem dodje do svojih saznanja, ali i da o njima razmisli, i sam donosi zaključke.

Pokušajmo onda da osmislimo ambijent koji bi predstavljao neku vrstu ‘’reflektujuće površine’’ koja nam vraća kao protagonistima naših iskustava tragove našeg iskustva, i mogućnost da donosimo zaključke o tome kako do njih dolazimo.

– Razmišljanje o znanju kao o praksi, koja ne mora uvek da “prati dostizanje ciljeva i rezultata; već u sebi nosi i smisao preobražavanja nas samih” (Bateson). Razmišljanje u smislu stalnog uporedjivanja sa ostalim iskustvima, u sebi nosi imperativ koji se sastoji u stalnom kretanju, koji je pre svega način na koji se krećemo, ili nešto činimo, u edukativnoj praksi, znači stvaranje radionica, i shvatanje škole kao velike laboratorije, kao radionica znanja i iskustva”.

– Pridavanje važnosti estetskoj formi kao značajnom faktoru pri učenju, saznavanju i razvijanju medjusobnih odnosa. Zadovoljstvo, dimenzija igre i lepota, su značajan faktor pri učenju. Ono što učimo treba da nam se dopada, da nas istinski zanima, da nas zabavlja i da

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1 Tekst preuzet iz Deca, prostor, medjusobni odnosi. Metaprojekat za dečji prostor, redigovali Giulio Ceppi i Michele Zini, Ređo Čildren Izdavač, Ređo Emilija, 1998.

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nas privlači. Estetska forma postaje pedagoški kvalitet u školama i školskim ambijentima.

To je ono što je proisteklo tokom mnogo godina i plodnih.

Identitet detetaŽelimo da istaknemo značaj koji poprima definicija identi-teta, i onoga što dete predstavlja kao entitet u pedagogiji koja se primenjuje u vrtićima i predškolskim ustanovama. Postoje mnoge teorije o tome, šta jet o dete i šta poseduje, šta može da bude, da čini ili nasuprot tome ono što nije ili što u sebi ne nosi, što nije u stanju da bude ili da učini: radi se pre svega o kulturnom pristupu - stoga i sociološkom i političkom - što može da doprinese prihvatanju ili odbijanju da se prihvati potencijal koji u sebi nosi dete, i izgradnju konteksta koji ga valorizuju ili ga naprotiv, negiraju.

Vidjenje deteta, stoga postaje značajan faktor za definiciju njegovog socijalnog ili etičkog identiteta, njegovih prava i vaspitne sredine u kojoj živi. Jedan od kardinalnih tačaka u filozofiji o detetu Ređo Emi-lije, kao što je govorio Prof. Loris Malaguci, jeste identitet deteta koje već od trenutka kada se rodi, se oseća kao deo sveta koji ga okružuje, ali u kome mora da razvije složen sistem veština, strategija za učenje i načine kako da razvije odnose sa drugima.Pored toga, u stanju je da stvori sopstvenu mapu kretanja u društvu, učenja, mapu osećanja i sim-bola.Dete je sposobno da nauči, da bude aktivno, i zna da se postavi kritički; iz tog razloga dete nas često zbunjuje, jer proizvodi promene, dinamične trenut-ke u različitim sistemima u kojima se nalazi, kako u društvenom, tako i u školskom i porodičnom okruženju; značajno je za kulturnu proizvodnju, za stvaranje vrednosti i prava.Dete je sposobno da osmisli novu stvarnost kao i da je uništi, da izgradi metaforu i kreativne para-dokse, da stvori nove simbole i kodekse u proce-su učenja već postojećih, ; u stanju je da vrlo brzo shvati značaj dogadjaja i da u njima učestvuje, i da im da svoj smisao.Procesi koje dete primenjuje tokom učenja, gradi ih u odnosima koje razvija u školi što zavisi i od kulturne sredine u kojoj se nalazi, te stoga ove sredine treba da postanu ‘’ambijenti za učenje’’, savršena mesta za razvoj i lični napredak. Sposobnost i disponibilitet deteta pri učenju mogu

biti razvijani ili sputavani u zavisnosti od uslova i sredine u kojoj živi. Mnoga istraživanja pokazuju koliko je uloga odraslih značajna za razvoj deteta, i to ne samo na direktan, već i na indirektan način, kako ga vaspitava, i da li mu pruža mogućnost da nauči. Fizički prostor, kao i psihološki, definišu jedan drugog, jer samo tako dete dobija osećaj sigurnosti, oseća se prihvaćenim i u isto vreme mu se garantuje razvoj svih njegovih potencijala.

Škola i vrtić su životne sredine koje se konstantno menjaju, na njih utiču kako lična, tako i društvena iskustva.Ovi zaključci nas navode da idemo u smeru (…) reorga-nizacije školske arhitekture, prostora u ovim strukturama, njihovo povezivanje,, njihove sposobnosti da istaknu ono što predstavlja: JA ili MI, veliku ili malu grupu, ličnu memo-riju i kolektivnu; kretanje, kao i razmišljanje o sosptvenom kretanju, tumačenje prostora (to jest kada prema ambijentu možemo da opišemo one koji u njima borave), otvorene i zatvorene prostore, kada je detetu dozvoljeno da se po-vuče, odvoji od odraslih i ima svoju privatnost koju treba poštovati, zatim i sposobnost da stimuliše kuriozitet, akciju, gestove, razne veštine, i na kraju, da efikasno svima šalje ove poruke.

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Marija Džuzepina Mucareli, podpredsednik Regije Emilija-Romanja, Član Gradskog veća Evrope, Internacijonalna saradnja, Jednaka prava Izgradnja mreže razmene iskustava medju zajednicama, pored pružanja finansijskih resursa, predstavlja svojevrsnu promociju politike mira i partecipacije u lokanim zajednica-ma, počevši od prava onih koji žive u najtežim uslovima, to su glavni ciljevi Regije Emilije-Romanje, koje promoviše u svetu, kroz programe decentralizovane saradnje. To su razlozii motivi ponosna, na konkretna iskustva koja pruža I na kojima se baziraju programi pomoći naše regije. Na ovaj način smo razvili partnerstvo i saradnju sa Gradom Kragujevcom, I to tako što smo pokrenuli proces razvija-nja osećanja odgovornosti kod raznih subjekata koji u tome učestvuju. Deca, porodice, ali i institucije koje su u to uklju-čene, svi su tome doprineli. U tom procesu se promoviše partecipacija i inovacija, sposobnost da se sistemski pristu-pi radu i saradjuje sa različitim akterima, različitim kulturnim sredinama, jezicima, tradicijama, a ono što sve spaja, jeste nada u bolju budućnost. Sigurni smo u to, da ovo pozitivno iskustvo daje perspektivu i zahvaljujući saradnji koju je ostvarila Regija Emilia – Roma-gna sa Italijnaskom koperacijom u Beogradu i Ministarstvom rada i socijalne politike Republike Srbije. Grad Kragujevac je prema našem shvatanju, grad sa posebnim potencijalom u Srbiji, u kome se mogu razvijati inovativni projekti podrške deci, kroz implementaciju aktivnosti i zahvaljujući spremno-sti lokane zajednice i nadležnih institucija. U tom kontekstu biće uskoro pokrenut Projekat medjunarodne koperacije za podršku deci i mladima. Na kraju bih želelo da zahvalim Am-basadi Italije u Beogradu i Njegovoj Ekscelenciji G.dinu Ale-sandru Meroli, koji nas je uvek podržavao i u najtežim trenu-cima. Naša želja je da nastavimo da gradimo jake mostove medju zajednicama, upravo kroz afrimaciju prava deteta, pružajući najbolja iskustva realizovana na polju edukacije i socijalne inkluzije u Emiliji – Romanji, jer smatramo da je Grad Kragujevac postigao vidljive rezultate, i zaslužuje kao i Ređo Emilija da postane grad Evrope.

Gradonačelnik Ređo Emilije, Graciano Del RioSaradnja sa gradom Kragujevcem u oblasti obrazovanja je za Opštinu Ređo Emilija predstavljala značajnu priliku da sa drugima podeli i da im predstavi sada već pedesetogo-dišnje iskustvo koje imaju naša obdaništa. Ta prilika je za nas još značajnija i zato što je Kragujevac grad pobratim Ređo Emilije, i sa njim je naš grad izgradio i ima želju da nastavi da gradi dalju saradnju. U tom smislu, smatram da su saradnja između predškolskih ustanova, poređenje dva obrazovna sistema, razmena između vaspitača i upoznava-nje dece, najefikasnijii, a možda i najambiciozniji načini da se postave temelji saradnje i dijaloga između naših opština. Zahtevni su i ambiciozni zato što naučiti da posmatramo svet kroz oči današnje dece (sutrašnjih odraslih) znači uneti izmene i novine u obrazovni sistem, znači uneti novine u kulturološki i socijalni pristup, ali i u perspektivu sadašnjeg, kao i društva budućnosti.Inkluzija dece sa posebnim potrebama je jedan od najzna-čajnijih primera: podstaći ulazak te dece u redovne škole podrazumeva pokretanje novih socijalnih kretanja, nove načine uključivanja dece, roditelja i čitave zajednice; po-drazumeva uzeti u obzir potencijale koje nam nude drugi pogledi na svet. To je jedan veliki izazov koji neprestano traje i koji je u osnovi napretka i temelja na kojima treba da gradimo budućnost.

Ređo nel mondoNajznačajniji rezultat, nastao iz saradnje između Ređo Emi-lije i Kragujevca u oblasti obrazovanja je bila veoma uočljiva i sve veća motivacija vaspitača obdaništa Čuperak. Tokom rada sa vaspitačima smo svakog puta primećivali da ima po koje pitanje više, da je interesovanje raslo, sve do pohvale za aktivnost koju su realizovali zajedno sa decom u kojoj su deca opisivala grad ili kada su otkrivali ili zajedno zamišljali nove igre i opremu koja je stigla iz Italije. Osim konkretnih rezultata projekta – adaptacija, mogućnost dobijanja nove opreme – smatramo da je dodatna vrednost jednogodišnjeg rada upravo veza koja je nastala između Ređo Čildren i Ču-

Finalna opažanja

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perak, mogućnost razmene ideja i sugestija, kao i sposobnost obe strane da jedna drugu saslušaju. Po našem mišljenju, to je najveći rezultat i najveća pretpostavka nastavka saradnje i razvoja aktivnosti koje se konkretno odnose na inkluziju dece sa posebnim potrebama. Stvaranje veze između Ređo Čildren i Čuperka je zasigurno odlična polazna tačka za pro-mociju inkluzije i proširenja saradnjie i na druga obdaništa Ustanove, na druge subjekte i čitavu zajednicu. Zasluge za ovakav rezultat pripadaju pre svega motivaciji, volji i inova-tivnom duhu Grada Kragujevca, dinamici i sposobnostima uprave Čuperka, visokom profesionalizmu, kompetencijama i motivaciji vaspitača, i sposobnosti Ređo Čildren da u tome učestvuje. To su ujedno i karakteristike neophodne za još efikasniji i korisniji rad na socijalnoj inkluziji.

Ređo ČildrenImali smo čast i privilegiju da upoznamo grad Kragujevac, njegova obdaništa, njegove planove i snove, a iz toga je na-stao prijateljski odnos ali i naša zahvalnost za zauzimanje i energičnost na koju smo naišli.Tokom naših boravaka pružen nam je ne samo topao doček lokalne uprave, pedagoga, vaspitača i mladih Kragujevca, nego i prilika da uvećamo i inače veliko uvažavanje kulture i rada na kvalitetu koji ovaj grad realizuje, i u društvu i u predškolskim ustanovama. Iz tog razloga nam se on čini veoma bliskim. I za nas je to dugo putovanje od osnivanja obdaništa u Ređo Emiliji (pre više od 40 godina) uvek bilo, i još uvek to jeste, pokušaj pružanja kvaliteta našoj deci i time i našem društvu.Čime mi to možemo doprineti potrazi za kvalitetom naših srpskih kolega? Tokom ovih dugih godina smo naučili da Ređo Emilija nije potraga koja se može preslikati, nije ni model, jer modeli imaju lokalne korene. Mi, međutim, mo-žemo biti deo cele priče i doprineti dijalogu koji se bazira na traženju razloga, to jest na razlozima koji su inspirisali naše iskustvo, kao i vaše.Imali smo priliku da zajedno promislimo motivaciju koja je uslovila pedagoške, kulturne ali i političke izbore koji su u

osnovi našeg iskustva u obrazovanju. Pričali smo o dečacima i devojčicama svesni činjenice da kada pričamo o njima, mi u stvari pričamo o sebi: iz našeg iskustva smo shvatili da promeniti život dece znači u osnovi promeniti naš život. I, kao što kaže Karla Rinaldi (direktorica Ređo Čoldren): “Deca mogu da budu najveći pokretači promena kulture i društva i to je ono što ja zovem fantastičnim paradoksom, političkim i kulturnim paradoksom: deca mogu da vode promene našeg društva ako naučimo da vidimo decu kao najvišu i najbolju manifestaciju esencije ljudskog bića”.Dijalog koji smo započeli se bazirao i bazira se na iskustvu u obrazovanju koje može da generiše svakodnevne izbore, ali i hrabrost i zelju za promenom i utopijom. Volimo de mislimo da je ono što sada zajedno započinjemo pre svega razmena ideja koje se tiču dece, ali koje u sebi nose osećanja i razloge koji prevazilaze zidove obdaništa i postaju zajedničke vrednosti Kragujevca i Ređo Emilije.

Član Gradskog veća za, socijalnu politiku i društvenu brigu o deci, Slavica SaveljićSvakoj priči se, prividno, zna početak i zna kraj.A naša priča počela je stidljivo, uz upoznavanje, međusob-no odmeravanje, razmenu iskustava i građenje poverenja. Korak po korak u oblasti koja je najzahtevnija i najosetljivija, pružali smo prve naznake saradnje, trudeći se da nas po-vežu sličnosti i da iza nas ostavimo razlike. A naše razlike bile su velike u istoriji, u kulturi, u stepenu razvijenosti, pa i u tome kako na nas gleda svet.Mi smo jedni na druge gledali prijateljskim očima. Iz toga se rađala saradnja, poštovanje, rezultati... Ređo Emilija i njegovi partneri našem gradu dali su u oblasti socijalne politike u poslednjoj deceniji najveću podršku-finansijsku, edukativnu, pragmatičnu, stručnu, inovativnu. Adaptacijom vrtića Čuperak Kragujevac je dobio jedan od najmodernijih i najlepših prostora za organizovano čuvanje dece, kutak u kome danas uživaju mališani, roditelji, vaspitači, deca sa posebnim potrebama.Nekada zapušten i urušen, depresivan i siv, ovaj vrtić je za

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vrlo kratko vreme postao oaza lepote i rasadnik novih ide-ja, odeven u novo, čisto i šareno ruho, primamvljivo dečijem oku, srcu i dečijim osećanjima.Uređenjem ovog prostora olakšali smo lokalnoj zajednici da u program predškolskog obrazovanja uključi još oko 400 dece, što je izazvalo veliko zadovoljstvo i veliko olakšanje mnogobrojnim porodicama.Osim toga, poseta naših vaspitača ustanovama u Italiji bio je i veliki profesionalni izazov za dobijanje novih informacija, za proveru ličnih postignuća i prenošenje znanja.Zato Grad Kragujevac ima duboko poštovanje prema razu-mevanju коje je pokazano za prioritete i potrebe koje smo, mi, sami postavili.Verujem da ćemo i u budućnosti isključivo graditi mostove prijateljstva.U ime Grada Kragujevca posebno se zahvaljujem grado-načelniku Grada Ređo Emilja, gospodinu Gracijano Delrijo, kancelariji Regije Emilija-Romanja u Beogradu, gospodinu Luki di Pietriju, Ređu nel Mondu i gospođi Sereni Forakiji, Ređo Čildrenu i drugim znanim i neznanim ljudima koji su nam ljubaznošću i profesionalizmom pomogli da ostvarimo postavljeni cilj.

Slavica Otović, direktorka Ustanove za decu Nada NaumovićSaradnja Ustanove za decu Nada Naumović iz Kragujevca i Ređo Emilija Čildren, dala je izuzetne rezultate. Kao direktor i član velikog tima, mogla sam da primetim na-predak u vaspitno-obrazovnom radu vrtića Čuperak, kao i neosporno poboljšanu atmosferu, predivan enterijer, zado-voljstvo na licima dece, roditelja i vaspitača. Ranija poseta vaspitača vrtića Čuperak Ređo Emiliji, donela je inovacije u radu, posebno u korišćenju ambalažnog materijala za rad sa decom, unutrašnjem i spoljašnjem sredjivanju vrtića, uvodjenju novih projekata a sve u želji da našu decu na pravi način i zanimljiv usmerimo ka životu i budućnosti.U perspektivi nam je da nastavimo dalju saradnju, nadam se na obostrano zadovoljstvo, i da nove ideje i planove zajedno sprovedemo u delo. Zahvaljujem vam na dosadašnjem profesionalnom radu i odnosu prema nama, u nadi da će biti uspešno nastavljen.

Vaspitači obdaništa ČuperakSaradnja sa Ređo Emilijom je predstavljalo za nas pozi-tivno iskustvo, jer nam je dalo nove ideje kako da na origi-nalniji način učinimo ambijent u kome boravimo sa decom stimulativniji. Novi materijal koji smo napravili koristeći se novim i metodama i tehnikama, učinilo je da naš vaspitno-

obrazovavni rad sa decom bude interesantniji. Deca su se već od samog početka pokazala radoznalijom, i sa željom da nauče više, zahvaljujući novom pristupu u radu sa njima. To nas je navelo na razmišljanje o novim metodama koje bi mogli da primenimo ubuduće, i što se tiče ideanog osmi-šljavanja prostora u kojima deca borave, kao na primer da se zajednički radi na tome sa mešovitom grupom vapitača i roditelja. Ovim razmišljanjima je doprinela i naša poseta gradu Ređo Emiliji, koji nam je otvorio mogućnost za me-djusobnu saradnju. Naravno, u toku rada na realizaciji ovog projekta naišli smo i na neke poteškoće kao što su praktični problemi vezani za transport nameštaja Play + do Kragujevca (organizovanje prevoza, pripremanje neophodne carinske dokumentacije, pripremanje za montažu samih delova nameštaja, montaža ogledala i venecijanera.) Imali smo i poneke prepreke po pitanju samih sadržaja naših aktivnosti: na početku smo mi-slili da inkluziju dece sa posebnim potrebama nije moguće realizovati ovde kod nas, imajući u vidu uslove u kojima radimo – grupe sačinjene od velikog broja dece (32-34 u svakoj grupi). Kasnije smo videli da ukoliko postoji dobra organizacija prostora u obdaništu, zatim odgovarajući ras-pored časova rada i otvorena saradnja sa roditeljima, e može uspeti i u ovom poduhvatu. Ipak, smatramo da po ovom pitanju bi trebalo sensibilisati javnost putem TV medi-ja, kako bi se poboljšala saradnja sa školama kako bi ovaj proces inkluzije nastavio i nakon izlaska iz školskog vrtića, zatim trebalo bi osmisliti načine za poboljšanje uslova rada (smanjenjem broja dece po grupama, boljim organizova-njem prostorija u kojima borave, i uvodjenjem nove figure vaspitača za podršku deci sa specijalnim potrebama). Iskustvo sa Gradom Ređo Emilija nam je bilo od koristi, i zato što put koji smo zajedno prošli je doneo pozitivne rezultate: svedoči zadovoljstvo koje se vidi na licima dece i roditelja, kao i poboljšanje kompetencija samih vaspita-ča. Pored toga, poboljšana je i saradnja unutar naše gru-pe, kao i među roditeljima, što doprinosi interesovanju od strane lokalne zajednice i drugih školskih vrtića. Razmenili smo iskustva i sa vaspitačima iz Instituta prilikom susreta na kome smo predstavili prezentaciju pod nazivom “idejno osmišljavanje prostora za obdanište”. Od tada naše obdani-šte nazivaju “italijanskom školom” zbog čega smo naročito ponosni. To su pozitivni rezultati. To je za nas predstavljalo prvo iskustvo koje smo realizovali na distanci, ponekad smo se suočavali sa jezičkom barijerom, ali na kraju smo uspeli zajednički da postignemo uspeh. Nadamo se daće se ovo korisno iskustvo nastaviti, i da se naša saradnja neće zavr-šiti nakon ovog projekta.

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The actors

The Municipality of Reggio Emilia. Is an Italian municipality in the heart of the Po Plains and joint sponsor of the project. It has been involved in Serbia since 2001 and linked with the city of Kragujevac through a twin town agreement since 2004. At the international level, Reggio Emilia has nine twin town agreements, six friendship agreements, both in Europe and outside, and is involved in over two hundred international cooperation initiatives supporting relations and exchanges, European projects, and decentralized cooperation projects.

Reggio nel Mondo. Is an agency set up under the Municipality of Reggio Emilia and the Chamber of Commerce, whose purpose is to promote the city of Reggio Emilia. The agency deals with international relations, with projects for decentralised cooperation and European projects in various spheres of action, on behalf of the Municipality of Reggio Emilia.

Reggio Children. Is the mixed (public-private) capital company which the Municipality of Reggio Emilia, jointly with other actors, decided to set up in 1994 to promote and defend the rights and potential of all children, as well as to manage the pedagogical and cultural exchanges which the early childhood institutions Municipality of Reggio Emilia had long been conducting with teachers, edu-cators, researchers and scholars from the world over.

The Municipality of Kragujevac. Is the municipality of the Serbian city of Kragujevac and one of the project sponsors. The city is the economic, cultural, educational, healthcare and political centre of the Sumadija and Pomoravlje region. It is located in the heart of Ser-bia, 140 km south of Belgrade. Linked with the city of Reggio Emilia through a twin-town agreement since 2004, it is also connected with several cities at the international level.

The Nada Naumovic Institution. Is the municipal Institution of Kragujevac for early childhood education and acts as the umbrella institution for the fourteen preschools and infant-toddler centres of this Serbian city.

The Cuperak School (“Golden Curl” school). Is one of the fourteen infant-toddler centres-preschools in Kragujevac, situated in the neighbourhood of Ilicevo, ten minutes from the town centre.

The operational partnership on the Balkans between the local institutions of Emilia-Romagna and partner countries Is a network of of Institutions operating in Serbia and other local areas in the Balkans through the local area system of partnership and cooperation known as the Framework Programme Agreement (APQ).

The Emilia-Romagna Region. Is the institution funding the projects with the city of Kragujevac under the Framework Programme Agreement being promoted in the Balkans at the local area level. In Serbia, it acts and follows activities through a branch office based in Belgrade.

The project has been financed within the policies for international relations and development cooperations promoted by the Emilia-Romagna Region in collaboration with the operational partnership on the Balkans.

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The relationship between Reggio Emilia and Kragujevac

Reggio Emilia and Kragujevac developed their closeness based on certain historical, social and territorial affinities. The relationship between them started in 2001 when the Municipality of Reggio Emilia decided to support decentralised cooperation initiatives between Italian and Serbian cities by adhering to the “City-City” program sponsored by the UNDP-UNOPS (United Nations Office for Project Services).

Reggio Emilia, located about 100 km away from Bologna, counts 165,000 inhabitants and is an important centre of economic and social activity in the Emilia-Romagna region. Also known as the “Tricolore City” (Italy’s national flag was born within the walls of the present-day Municipal building in 1797), Reggio Emilia has a rich historical heritage and a deep-seated sense of collective identity, due among other things to its numerous associations and services. Reggio Emilia is also the children’s city, being in-ternationally renowned for the excellence of its preschools and infant-toddler centres, and for the pedagogical approach devised by them and applied throughout the world. The first municipal early childhood schools were established in 1969, riding on the wave of the economic growth produced in that period by a bur-geoning manufacturing industry recovering from the post-war crisis suffered by the Reggiane Mechanical industries. The sixties’ economic boom led Reggio Emilia to rank among Italy’s top cities for employment and export.

Kragujevac is the fourth city in Serbia for number of inhabit-ants. Kragujevac is the administrative centre of the Sumadija and Pomoravlje district and lies on the Lepenica river, about 100 kilo-metres south of Belgrade. The city counts approximately 200,000 inhabitants and is the location of the head offices of what used to be the Crvena Zastava (“Red Flag”) – a major car manufactur-ing company in Tito’s Yugoslavia, with important links with FIAT since the nineteen-fifties, also famous for the production of Yugo cars. The life of the city and the urban structure itself have grown around this industry; so much so, that when the company suf-fered an economic crisis (primarily caused by the armed conflict that erupted in the nineties) the city itself was faced with major

economic and social problems. Reggio Emilia and Kragujevac thus discovered their likeness to one another, both in terms of their similar size and peculiar eco-nomic and social structure. The fortunes of both cities have been linked with those of a large manufacturing company (Reggio Emilia with the Reggiane Mechanical industries and Kragujevac with the Crvena Zastava), and both have had to face the eco-nomic and social problems resulting from the crisis suffered by each of these two major productive industries.

The Municipality of Reggio Emilia – through its agency for the promotion of the local area “Reggio nel Mondo” – immedi-ately started to promote cooperative links with this Serbian city through decentralised cooperation-based action, focussing on a collaborative approach that would foster relationships based on “equal” partnership between the two communities, with the partners being granted equal roles and responsibilities in running the programme’s projects and activities. The collaboration between Reggio Emilia and Kragujevac started in the sphere of local economic development with the promotion of professional training activities and support for exchanges be-tween the companies operating in the two local areas. Following three years of exchanges and thanks to the good results of this collaborative effort, a twin town agreement was signed by the two cities in 2004. This was the first such agreement to be signed by Reggio Emilia with a Balkan city after the tragic conflicts. The agreement strengthened collaboration aimed at boosting local public services for environmental protection, public health and equal access to services. In the last three years in particular, the partnership has been concentrating on welfare-related areas, thanks, among other things, to the Municipality of Reggio Emilia signing up to the Framework Programme Agreement on the Bal-kans promoted by the Emilia-Romagna region (APQ).

Within this overall context, it was decided to start cooperating with a view to fostering administrative decentralisation and in-novating the system of Serbian early childhood services, experi-menting new educational models and paths together. This is a major opportunity to promote exchanges in the field of edu-cation while applying the experience of the schools of Reggio

Reggio Emilia Kragujevac

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Emilia and of Reggio Children, that has involved directly tthe Cuperak school.

The cities as seen by the children

Let us start from the cities: the cities as seen through the chil-dren’s eyes. We like the idea of describing the two cities involved in the project using the words, observations and the imagination of the children which emerged from a project launched by Loris Malaguzzi1 in 1982 and taken up again in recent years.Today we have a guidebook of Reggio Emilia created by the chil-dren2, which is a product of their experience of walking through fa-miliar places and regular venues as both inhabitants and travellers.2

Based on this experience, it was suggested to the Cuperak School in Kragujevac that a similar project should be conducted there. The suggestion was accepted and the project was carried out with enthusiasm and satisfaction.The children described not only the city where they live but also their twin city: the city, every city, even though it may be faraway and unknown, can actually become a central feature of the chil-dren’s stories. So, by using open questions, the children were led through this stationary journey, in an attempt to investigate the concept of “city”, perceived as a complex entity, and to suggest possible en-counters also with unknown cities, to elicit questions that could focus their perspective, to increase their level of empathy and thereby bring closer to them a place which initially seemed to be very faraway indeed. The children had to try and find answers to the following ques-tions: • Do you know what a city is?• Have you ever come across other cities ? • What do you do or imagine you’d do when you go to an un-

known city? • Let’s try looking at some cities we know about on the atlas

(Kragujevac and Reggio Emilia); what would you like to ask so that you too can get to know it ?

Reggio Emilia as seen by its children2 Alessandro: Italy is everything. Reggio is just a piece in the middle of Italy, because cities are pieces of the world.Lucia: Reggio is shaped like a house. It has turns and corners. The corners are for the children to play in.

Marta: The city starts from one place which is the centre, like a square. The centre is like the centre of the world, where every-thing goes around it. Francesca: The square is the world of Reggio Emilia. There are lots of people in the square, in the evening, too... there’s the noise of the celebrations, the police sirens, and the traffic policewomen on bikes..MArco: Reggio is short to go around… theirs is the fountain that’s near the square with the pigeons, that’s also near the cathedral of Reggio. The theatre is near the fountain with the fish.Anna: In Reggio the are two theatres: the Ariosto Theatre and the Municipal Theatre... It’s like a vision, it’s wonderful! I think it’s the most beautiful thing we have in Reggio in the centre. You park your bike, and you go and see the show.Guido: In Reggio everybody has a bike: the men, the mothers, the children, the grandparents, but they’re the ones that are re-ally used to it because they’ve been riding bikes for a long time.

Kragujevac as seen by its childrenGiorge: My city is called Kragujevac and has a river called Lepenica.Dario: I live in Bresnitza (a neighbourhood of the city) and this is my city. My city has houses and trees and is green like the grass. There are lots of birds. Jovana: My city is Ilicevo (a neighbourhood of the city). I like the park with lots of children. There are cars and lots of flowers and trees. Ana: Her city is called kindergarten.Dule: My city is called Kragujevac. There’s the Lepenica river. My mom took me to a great big shop, I got there by little van and that shop is called city. Urosh: My city has pop-corn sold by a man on the sidewalk.Angela: In my city the buildings are tall like giraffes. Tadija: Our city is big, because it’s bigger than us… Tatjana: …and when you go for a walk, your legs always hurt. Zeljiko: (My city ends) when night-time comes, when you go straight ahead and then you turn left, there, that’s where it the ends.

Postcards from a faraway city: Kragujevac

Federico: Every city is a house, lots of houses close to each other; lots of houses and lots of cars and, so, lots of people. Chiara: Is it a strange city? A simple city? Or is it a normal city? Agnese: I’d write down the name, so I can learn it.Martina: I’d smell things to see what it smells like, that way I’d understand if there are flowers in that city. Agnese: I’d say please, before going to that city. Federico: I’d ask if there’s a fountain, because standing around fountains there are people, animals, dogs, doves and maybe tigers. Martina: The first thing I’d do in a city I don’t know is to listen to what the ladies and the men say, to live in the city.

1 Loris Malaguzzi was the first pedagogical director of the Reggio Emilia pre-schools and was one of the twentieth century’s leading theorists and experts in pedagogy.2 From Reggio Tutta. A guide to the city by the children, Reggio Emilia, Reggio Children Editore, 2000.

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Agnese: It’s a beautiful city (Kragujevac) because it has a sky that looks like the sea and a tower that got its light from the sky. Federico: (Kragujevac) has a square shape with a long street to get there or to leave from. The centre is made of its long street.Martina: (in Kragujevac) there are long buildings that give the shape of light when they light up at night, and by daytime it becomes the same colour as the light: white, grey, red, purple with black roofs.

(Comments made by the four-year-old children from the “Pablo Neruda” Preschool in Reggio Emilia as they tried to imagine the city of Kragujevac.)

Postcards from a faraway city: Reggio Emilia

Andreja: The city of Reggio Emilia got its name from a little girl called Emilija. It’s in England. Atza: I think Reggio Emilia got this name from a kind of stone. I think they built it out of stone. There were some powerful rang-ers living there, then the Indians got there. Then someone sent them away and the houses were emptied. Then people went into them to live there.Vel: It took its name from a very rare colour. Jana: It isn’t in our country, you go straight and it’s somewhere around there. Janko: Just like we speak Kraguievese, they speak Reggioemilianese.

(Comments made by the children of the “Cuperak” school in Kragujevac while answering the question: “Why is this city called Reggio Emilia?”)

The context: the partnership on the Balkans

The Project with the Cuperak Preschool of Kragujevac – sponsored by the Municipality of Reggio Emilia, Reggio nel Mondo and the City of Kragujevac – was conducted within the Framework Pro-gramme Agreement for cooperation in the Balkans (APQ) pro-moted by the Emilia-Romagna Region and by the system of local Institutions in the Emilia-Romagna Region in 2005.3

The APQ aims to set up a network of institutional bodies to launch collaborative ventures and local area partnerships capable

of promoting a new common citizenship on the two shores of the Adriatic. Through the exchange of experiences and the estab-lishment of equal relationships among the partners involved, this network is designed to facilitate the exchange of knowledge and to contribute to the formulation of possible responses, working on the assumption that a community’s problems, solutions and models may provide possible answers to the same needs experi-enced by a partner community.Focusing on local area partnerships and on the concept of net-works has enabled the Emilia-Romagna region’s decentralized cooperation in the Balkans to go beyond the logic of individual undertakings and move toward an approach based on integrated projects between communities and local areas. These create the conditions for developing more innovative and complex policies; they foster the creation of a new governance model in the local areas of both these regions, thus helping the partners to forge closer bonds and greater integration with Europe.With this objective in mind, the APQ promotes the coordina-tion of activities through exchange of information, comparison and analysis of needs and action strategies, as well as collabo-ration and integration between the actors operating in the Bal-kans, thereby fostering their sustainability and effectiveness. The Framework Programme Agreement is targeted specifically at three different issue areas: 1. environmental policies for improving quality of the environ-

ment as a necessary condition for balanced and sustainable development;

2. cultural policies as a factor of development and exchange of knowledge on art and traditions among different countries;

3. welfare policies to safeguard right of access, equal treatment and social responsibility towards the community to forge a genuine European citizenship.

In this context, the APQ’s intention is not to export an “Emilia-Romagna model” but to promote action, based on common inspiring principles, to establish social services networks for inte-gration, equal opportunities and inclusion, to foster participation and decentralisation, and to promote social responsibility as a crucial factor for sustainable development and social cohesion, with a view to harmonising the policies of social protection in the Balkans with European welfare policies.Within these policies, the APQ attributes priority to the following areas: promoting the public-private relationship, setting up so-cial enterprises, transferring areas of competence from the state to local government, de-institutionalisation, and integrating the lives of school-going children and teenagers in the fabric of the local community. The educational project promoted by Reggio Emilia and Kragu-jevac involving the Cuperak preschool fits perfectly into this framework.

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3 The regional area system under the Framework Programme Agreement is run by the following institutions: the Emilia-Romagna Region, the Municipalities of Forlì, Guastalla, Modena, Reggio Emilia, Ravenna, Cesena, and Bazzano, the Provinces of Forlì, Cesena, Rimini, Ravenna, Parma, and Modena and the Anci Emilia-Romagna. In Albania, the Municipalities of Elbasan, Schkodër and Vlorë. In Serbia, the Municipalities of Novi Sad, Kragujevac, Pančevo and Loznica. In Bosnia Herzegovina, the Municipalities of Mostar and Tuzla. In Montengero, Podgorica.

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The Project Mino-Re

Serbia is looking towards Europe and, in view of this, the national and local administrations are supporting initiatives and activities capable of renewing their governance system and of introduc-ing factors that will lead to administrative decentralisation and autonomy in the management of local services. To achieve this goal, Reggio Emilia and Kragujevac have decided to work on early childhood services, relying on the strength of the experience and the tradition of innovation and experimenta-tion developed by the Reggio Emilia schools over the years. In this effort, they are helped, among other things, by the fact that municipalities – both in Italy and in Serbia – have greater scope for intervention in this particular sphere of action. There are various reasons underpinning this collaboration, in-cluding: • on the one hand, the increased demand for early childhood serv-

ices in the Serbian city of Kragujevac caused by the significant growth in the number of children resulting from the conflicts of the nineties and the related heavy population migration from the various areas of the Balkans, particularly from Kosovo;

• on the other, the difficulties faced by Serbian educators in deal-ing with the growing number of children with special rights, requiring suitably equipped schools with an adequate provision of educators, teachers and programmes for these children.

The first step was to work on the school building to create a space that could accommodate the children again. At the same time, a working partnership was forged between the teachers from Kragujevac and Reggio Emilia to promote cooperation, meetings, and the exchange of the necessary knowledge and skills to innovate pedagogical paths and to create services that could espouse – also at the educational level – the principle of “inclusion” of children with special rights and/or from socially disadvantaged groups.So, thanks to collaboration with Reggio Children (the mixed capi-tal public-private company set up by the Municipality of Reggio Emilia to promote the educational approach of the Reggio Emilia infant-toddler centres and preschools) it was decided that the foundations of the partnership between the educational systems of Reggio Emilia and Serbia should be laid down starting from re-

structuring and redesigning the spaces inside the Cuperak school.A renewed focus on the physical environment of the school – regarded within the Reggio Emilia infant-toddler centres and preschools as a genuine educational tool – could also create the appropriate structural and pedagogical conditions to support the process of introducing children with special rights in the school.

First journey to Cuperak School

From the very first review visits to Kragujevac, between Novem-ber 2006 and February 2007, it became immediately obvious that a series of structural works would have to be carried out as a basic condition to ensure that the spaces could accommodate the children and that the building could be used for children’s activi-ties. The roof had to be repaired, the floors and the bathrooms needed to be refurbished, the walls required treatment and repair and the central heating was renewed.1 Working in partnership with Reggio Emilia, the Serbian Admin-istration carried out the necessary restructuring works in which the teachers and parents also played an important role. The lat-ter contributed by setting up shelving units, fixing tables and chairs and repainting the walls. The teachers’ and parents’ in-volvement in the restructuring of the school also helped us de-vise a strategy to improve the spaces inside the school with their active participation. Once the appropriate structural conditions had been achieved, we had to create suitable conditions to launch educational ex-changes between Reggio Children and the Cuperak school. The first step was to start forging a relationship between the Serbian teachers and the teachers from Reggio Emilia. An op-

1 While dealing with cooperation projects it is generally useful to distinguish between what the recipients of a project report as being an urgent need and what those granting the assistance (financial and otherwise) view as being the actual needs of a building. The risks of wrong or partial interpretations can in fact apply to both these actors. External observers can find it difficult to under-stand all the reasons and concomitant causes that led to such a problematical situation, and might also be inclined to apply conceptual the models that they are familiar with to contexts that may be based on quite different assumptions. The aid recipients, on their part, may unwittingly have a limited perspective due to the paucity of alternatives known to them.

Discovering schools: the initial meetings

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A “cultural place” for the defence and development of the potential of all children.

Reggio Children was established in order to enhance and expand the culture developed through more than forty years of experience of preschools and infant-toddler centres. This culture is seen not only as a body of knowledge built within the services around the identity of children, but also as the creation of places capable of listening, welcoming and valuing what is developed by the children themselves: children as acknowledged conveyors of a “human perspective” on the world, and capable of decoding human languages and of forging new relationships.Reggio Children, as stated in the complete definition of its articles of association, is an “International Centre for the defense and promotion of the rights and potential of all children”. It was conceived as a “place of culture” for the defence (political and social engagement) and the development (cultural as well as psycho-pedagogical engagement) of the potential of all children. What is meant by potential is that which is hitherto unexpressed by the children as well as the inborn potential of children as a social category.It is defined as “unexpressed”, because there are still not enough contexts available to allow this potential to become potency and power, and because we are frequently unable to recognize it and therefore to make it visible. This is the case at school, at home, throughout society, and in public and private places where children lead their lives, often unseen and not listened to. The original conceptualization of this project therefore contains a sense of expansion: the key focus is not on infant-toddler centres and preschools as such, but on the culture developed within these services (pedagogical, administrative and political culture), with the aim to go beyond and look at other “places” in order to develop further, enrich and organize this knowledge. This project of expansion has come into effect through national and international exchanges, and particularly through interdisciplinary discussion on education-related issues in close correlation with issues concerning human beings and their “human identity”. Based on this idea, we have managed to develop an approach that enables our pedagogical theories to be “made visible” and more responsive to the schools themselves and to the national and international contexts. This goal has been pursued through various initia-tives. These include international conferences, official visits, and Study Group organized in the city of Reggio Emilia to illustrate more explicitly the links with the city and its culture, as well as publications (Reggio Children is also a small publishing company) and the exhibits “The Hundred Languages of Children” and “The Wonder of Learning”, which deliberately emphasize the concept of “show-ing oneself”, meant as self-reflectiveness and participation (through various languages and various materials). The exhibits was in fact conceived as a tools “fostering” dialogue and exchange, as a highly effective political and cultural tools, particularly alongside the associated professional education initiatives and early childhood-related discussion being promoted.Another significant element was the development of the concept of the “Reggio Approach”. This term, which is certainly open to debate, is meant to underscore that the Reggio Emilia preschools and infant-toddler centres should not be simply replicated. It stands, rather, as an invitation to seek out a “contextual” identity linked with the culture and context of the society one belongs to. All this has an obvious formative value for the educators, the families and the cities involved. A crucial factor for the identity of Reggio Children, as well as for the pedagogical identity of the infant-toddler centres and preschools, has been the field of research. This has been conducted in full and mutually advantageous collaboration with the Local Education Authority for Infant-toddler Centres and Preschools, leading to the development and introduction of a new concept of research arising out of work conducted with various actors, including universities, based on equal partnership. Further collaborative partnerships have been forged with architecture studios and various manufacturers of children’s products requiring consultations in order to change their image of childhood and the quality of their products and services.The research aspect is thus becoming very valuable and spreads across two domains in particular: research conducted in a predomi-nantly pedagogical environment (i.e. typically psycho-pedagogical and educational in nature) and research in the “socio-cultural” field (where, for example, research funded by international bodies such as UNICEF can be incorporated). Both domains share the common goal of enhancing the quality of childhood-related knowledge (in different cultures), thereby contributing to boosting the quality of life of children, and therefore of teenagers and young people.

From February 2006 Reggio Children, with the collaboration of Preschools and Infant-toddler Centres – Istituzione of the Municipality of Reggio Emilia, manages and coordinates activities and projects of the Loris Malaguzzi International Centre in Reggio Emilia, a place that exists to listen and give visibility and support to the rights and requests of children, parents and teachers.

Carla Rinaldi,President of Reggio Children

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portunity had to be created for them to come together and get to know each other. Reggio Children offered to host the teachers from the Cuperak school in Reggio Emilia, as a way to introduce themselves and to illustrate their approach to designing projects with the active participation of parents, and the experience they have built up on the subject of inclusion of special rights children. Reggio Children agreed to provide initial support to the teachers right from the preliminary stages of review and analysis of the lo-cal context and to identify needs and key factors (such as support by institutions, the involvement of families, and so on).One aspect, however, became immediately clear: the educational context in Kragujevac, is not vacuums to be filled up, but on the contrary, it’s a rich context, with valuable experiences and tra-ditions, with important previously developed strategies and ac-tions, both with in terms of participation and the inclusion of special rights children. This meant taking into consideration the context in which the school was operating and what had been done up to that time, and using that as the starting point to fos-ter collaborative activities and initiatives that could be adjusted to the pre-existing body of skills and knowledge.In practice, this meant starting from the previously developed educational approach and also working on the partnership net-works already in place, first with the other schools of the Insti-tution, and subsequently with UN HABITAT, the United Nations agency through which the school and the Institution had already been involved in social inclusion-related activities and profession-al education. UN HABITAT representatives were therefore also in-vited to join the group visiting Reggio Emilia, with a view to creat-ing synergies and coordination between a pilot project already in place in several Kragujevac schools and the new activities being promoted by Reggio Emilia in partnership with Reggio Children.

The Study Group to Reggio Emilia

Five days2 of visits, meetings and study in Reggio Emilia attended by, on the Kraguejevac side, one civil servant from the Kragujevac local Administration, one “defectologist”3 and four teachers from the Nada Naumovic Institution, three teachers from the Cuperak

school and two representatives from UN HABITAT. The participants from Reggio Emilia included one psychologist from the Municipal-ity of Reggio Emilia, two representatives from Reggio nel Mondo, and three from Reggio Children. It was an opportunity to get to know and examine in depth the educational approach of the Reg-gio Emilia infant-toddler centres and preschools as well as to illus-trate the experience and educational model of the Serbian school. The Study Group programme included two in-depth focus ses-sions with some pedagogists from Reggio Emilia dealing with two subjects in particular:• introducing special rights children into the school;• physical spaces as educational tools.

The Kragujevac early childhood schools had already developed working programmes on the subject of educational inclusion, but had never dealt with the educational value of physical spaces. Furthermore, while at least five of the Institution’s schools were involved, in parallel, in the issue of inclusion of special rights chil-dren, the work relating to the physical space concerned exclu-sively the Cuperak school.Because of this, the initial idea was to set up two separate work-ing groups, each focussing on one of the two selected topics. Subsequently, however, it was thought that a single group would be more conducive to creating synergies between the two projects and fostering collaboration within the schools of the Institution.

The working group relied crucially on the presentations delivered by both the Cuperak school and Reggio Children of the educa-tional context and services provided by the respective cities, to highlight the peculiarities and potential of the two approaches and thereby offer new ideas for reflection.

In parallel with the group work, the Study Group programme included visits to a number of educational contexts – the Gul-liver preschool, a number of municipal infant-toddler centres, the Remida Centre for Creative Recycling and the Ray of Light Atelier – to illustrate the practical application of the previously presented theoretical principles and concepts. Moreover, the group met the Deputy Mayor for Schools, Univer-sity and Young People, Iuna Sassi, in the Tricolor Hall, location for the Municipality Council assembly. This meeting asserted the Mu-nicipality interest of childhood and cooperation about this theme between Reggio Emilia and Kragujevac.

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2 The Study Group was held in Reggio Emilia from 24th to 28th October 2007.3 The Serbian system uses professional “defectologists”, namely, specialists in diagnosing and treating physical and psychological disabilities.

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The inclusion of special rights children

Initially the participants met and learned about each other’s contexts through a general presentation of the features of their respective early childhood education services.

Jelena Marasevic, the defectologist of the Nada Naumovic Institution, presented the services provided by the municipal Institution on the subject of educational inclusion, focussing in particular on the Centre for Inclusive Education opened in 2007. The Centre originated from a project run by the municipal Administration and UN HABITAT, in collaboration with the Czech Republic. It currently involves five municipal preschools and deals with 35 children with various levels of difficulty, from dyslexia to serious disabilities. The Centre is responsive to the changes being promoted by the Serbian government in the “development programmes”: there is still no legal requirement for the inclusion of special rights children, but for reconsidering the role of special classes. The Centre offers support to children, parents and teachers, through study seminars among other things. The Centre’s activities also involve nurses, since children up to the age of 3 in Serbia are cared for by nurses rather than teachers. Two major aspects clearly emerged from this presentation: - as in all contexts, in the Serbian context, too, parents are generally unwilling to accept that their children require psychological sup-

port and they are rarely aware of their rights; this constitutes one of the main problems associated with their inclusion in schools; - in the literature the term “inclusion” means setting up physical environments and educational contexts suited to special rights chil-

dren, while the term “integration” is not used since it assumes that it is the child who has to adapt to the general programmes. To illustrate the Centre’s activities, the defectologist showed a video of the activities carried out with autistic children. As they watched the video, the Reggio Emilia group noticed in particular the one-to-one relationship that each child had with the specialist. The Serbian group were therefore understandably surprised when Ivana Soncini, the psychologist of the Reggio Emilia municipal infant-toddler centres and preschools, played a video showing a child with special rights during a group activity in the gym, where his interaction with the other children was very obvious throughout. This raised immediate comments and questions among the Serbian group, such as “How did you determine the group of children that would playing together?”, “It’s great to see what can be done. Without much equipment but with strong motivation we can do everything even by ourselves”. The relationship between the school staff and external experts also attracted a great deal of interest. On this subject, the Reggio Children representative Antonia Ferrari, pointed out the difference between the two experiences, namely that the Reggio approach considers school as an educational experience which embraces the child in his/her completeness, while the clinical staff represent a medical-rehabilitative experience. Every child has a right to physical well-being, play, relationships and learning, and the school has to provide all this to the child. Sometimes this does not require the contribution of therapists. If medical-rehabilitative support is required, an effort is made to schedule the therapy for the child in the afternoons, after school hours. If this is not possible, the therapist will go to the school and the school will try to coordinate the two professional roles of the teacher and the therapist. In this regard, both the Serbian and the Reggio Emilia groups agreed on the need to examine further the respective local area systems, and see how the knowledge and the areas of action of the various institutions and the professionals involved are interconnected.

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The physical environment as an educational tool

The physical environment as an educational tool is a new topic for the Serbian group. In this regard Reggio Children showed a video presentation highlighting the value attributed to the physical environment in the Reggio Emilia educational experience. In order to get a sense of direction while viewing the film, Antonia Ferrari suggested to the participants that they should bear in mind two questions:• What kinds of different environments have been conceived for children of different ages? • To what extent does the environment presented in the film cater for everyone, including teachers, children and parents, while also

meeting the requirements of therapy, well-being and learning? Antonia Ferrari, in fact explained that the environment illustrates who/what we are, and has to be consistent with the educational ap-proach being adopted. The video opens with a quote of Loris Malaguzzi’s words: “Education is a matter of complex interactions, many of which only occur if the space participates in them, too”, where by “complex interaction” we mean interactions between things, individuals, suggestions, thoughts, and feelings.

After the screening of the video and the school visits, the Serbian group came up with a number of different comments. “Your schools are quite surprising: they’re not full of toys but of basic elements, like recycled materials. There’s a lot of space for re-search and the furnishings are very beautiful. I got some ideas on how to organize the environment in our schools, on how to paint the walls.” “It’s clear that the children have strong research skills and that the teacher only has a supporting role.”“Your way of working with the children and developing their research skills is interesting. We need to work on that, too.”“The enthusiasm shown by all those involved in study group has been amazing. We’ve developed a lot of new ideas. It will be difficult in Serbia, but now we know which way to go.”

Subsequently, the teachers from the Cuperak school presented their activities for improving the environment, developed also through working with the parents, so that original ideas emerged on what had to be done and the focus was not simply on requests for sup-port and fund raising activities

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Children from Cuperak School drawing during activities in the classroom

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The Study Group as seen from different viewing points

Reggio ChildrenThe Serbian group showed a strong interest, making many com-ments and asking many questions, and we had various opportu-nities for interaction. The school presented in the video by the Serbian group is airy, fresh, bright and renovated. The questions, interests and curiosi-ties of Serbian teachers were in particular about spaces, materials and furnitures.In the presentation on the topic of inclusion of special rights chil-dren, what is very striking is the social aspect – i.e. “the complete child” – of the work carried out at the Centre in support of inclu-sion and one captures the effort being made to take responsibility also for the image that parents have of this child. This is good work.Our group was also impressed by the support provided by local authorities. This support is obviously crucial, but has to be earned also through the parents’ involvement. It is neither easy, nor can it be taken for granted.

The Kragujevac Administration In Reggio Emilia we gave a presentation on the Nada Naumovic Institution for early childhood schools and on the activities which the city of Kragujevac is developing to improve the services re-lated to inclusive education and space utilization. On the subject of inclusive education, we introduced the way in which the city of Kragujevac provides for special rights chil-dren, the level of development of the educational systems and the goals we are currently pursuing in this sphere.The Reggio Children group gave a positive opinion on our presen-tation and appreciated the path we have embarked on, although they do not share our medical-healthcare model. They explained to us their working approach and the organization of their in-fant-toddler centres and preschools (number of children in each classroom, organization of activities, etc.) and the educational principles underpinning them. There are no institutions for men-tal disabilities nor special schools.

The participants of the Serbian group had the chance to identify these principles: the child should be observed in all aspects of life; the educational system should be adjusted to suit the child; the child should be seen as an individual; the parents should partici-pate in the definition of the programme and activities. The video we were shown illustrated how a small fraction of the life of a child with special rights can be used to create and de-velop programmes and activities for the children of the whole group. A good idea can lead to a lot more ideas and working with special rights children requires high standards but also a creative approach. On the subject of the improvement of spaces, there emerged an

obvious difference in standards between the Reggio Emilia and the Serbian contexts, but thanks to the use of simple materials and ideas, we also got some interesting cues for designing and creating a renewed educational context.

The Cuperak schoolThe visiting programme was rich and interesting in terms of our work. Visiting the Loris Malaguzzi International Centre, the Gulliver Preschool, the Raggio di Luce atelier, and the Remida Centre for Creative Recycling, made us think deeply about what new approaches we could adopt. We particularly enjoyed our visit to the Gulliver preschool and the exchange of views with our Italian colleagues. We gained some interesting insights re-garding “exchanges” with the Administration and learnt how schools can become important by performing transparent and tangible work. The schools in Reggio are welcoming places, full of light and pleasant smells; we could hear some lovely atmospheric back-ground music. The areas and spaces seemed to be well organ-ized and arranged with care and attention, the children are given attention and stimulated into expressing their own creativity. In our view, the least useful part was the presentation on the vari-ous pedagogical theories and working methods: in our opinion, it would have been more helpful to see the practical work of the educators with the children and the way in which space itself is used in their work. On the subject of special rights children, we were impressed with the systematic way in which in Italy these children are introduced within their classroom groups, differently from what is currently happening in our own situation. We were particularly impressed by the fact that:– each special rights child, in addition to the class teacher, is

allocated a special education teacher who stays by him or her within the school

– special rights children have the opportunity to investigate in the “normal” surrounding context

– the classrooms cater for the same number of children (26 to each classroom) and the educators’ working hours are organ-ized on the basis of a total of 36 hours per week, of which 30 are contact hours and 6 are devoted to teacher education, project design and meetings with the families

– special education teachers don’t work just with the special rights children, but collaborate with a group of experts (peda-gogists, psychologists, re-educators, etc.), which produces better results.

The Reggio Emilia educators were able to give us advice and an-swers, clearing up some of our doubts concerning our work. On our part, we had the opportunity to present our school and the way we conduct our activities in Kragujevac. We had a wonder-ful exchange of ideas on possible projects to work on together in the future.

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Reggio nel MondoThe study visit to Reggio Emilia was part of a broader project to forge a friendship between Reggio Emilia and Kragujevac designed to create areas of collaboration. Working in this direction, the visit provided important opportunities to gain knowledge and exchange views. Collaborative relationships, however become stronger if there are uncertainties and fac-tors that are not shared or are opposed to the ideas and tra-ditions of the respective partners. These help to understand what is useful and how to proceed together, to strengthen collaboration and establish a dialogue, a process that is not confined to providing answers to sporadic and contradictory requests. On the subject of improving the physical environments, we tried to convey the real value added of the project: it is not so much an opportunity to buy new furnishings and new toys for the premises but a question of using these items as tools to spur new thinking and introducing innovative factors into the school, of transforming and not exporting critically some of the elements of the Reggio Emilia model, namely edu-cational innovations that start from methodologies and not from mere objects. Through this approach, the participants thus shared some preliminary working hypotheses, such as to create furnishing materials, also through the support of the children’s parents (such as the light-board tables, the “vertical walls” hanging from the ceilings consisting of the children’s drawings linked together in web-like fashion); to work on play equipment that can be constructed by reusing recycled materials (the “engineering bench” with machine parts that can be assembled to make building blocks, the music corner with recycled materials to strike and play like musical instruments); to purchase materials in Serbia that can be used for creative purposes, such as overhead pro-jectors which can be used to decorate the spaces with the children’s drawings on acetate sheets, coloured neon lights and water containers.In addition to gathering some preliminary working hypoth-eses, we thought the comment by the head of education at the Cuperak school Nadica Cogoljevic was very important. “The real effectiveness of the project, she said, lies in the possibility of putting across a new approach to all the educa-tors of the Cuperak school”.

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Institutional meetings and working groups during the Study Group in Reggio Emilia

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The Cuperak school

To reach the Cuperak preschool from the centre of Kragujevac you need a car. After an eight-minute drive, you reach an indus-trial area, set in a green landscape of gently rolling hills, from which you get a view of the city stretching out below. This is where the Cuperak (“Golden curl” in English) preschool is located.The preschool is for children between 18 months to 6 years of age, and like all the other thirteen kindergarten schools in the city, it belongs to the Nada Naumovic Municipal Institution. The school has two different educational stages which children attend depending on their age: • the preschool (children aged between 3 and 7);• the infant-toddler centre (children aged between 1 and 3).The school was set up to provide support care for mothers work-ing in the factories of the surrounding plants. Although nowadays these industries are only partially functioning and many plants are no longer in use, the local government continues to support this school with a view to providing a useful service to factories that will be locating their premises in the area in the future. During the Kosovo war (1996-1999), the school premises were used to house several refugee families. Due to the wear and tear caused to the school building by being used for different pur-poses, the school was in need of structural repairs.

Today the Cuperak school is active again, thanks to, among oth-er things, the contribution of the Emilia-Romagna Region and the Municipality of Reggio Emilia, which supported the Serbian administration in carrying out the necessary work to repair the building, including work done to the roof and floors and fitting the main furnishings and furniture. The school has over 200 chil-dren, including some with special rights. Indeed, this is one of five schools in Kragujevac involved in developing experimental programmes for the inclusion of children with special rights. The majority of special rights children currently attending the school have behaviour problems, hearing problems or suffer from specific syndromes. Only one child (in the class for 4- to 5- year olds) has motor disabilities caused by a specific syndrome with progressively worsening conditions. In order to care for these chil-dren at the school, the teachers rely on help from a number of voluntary assistants.

The architectural structure of the Cuperak infant-toddler centre-preschool building is quite particular.The school is surrounded by a large garden and the large glass windows all around the building allow full views of the outside. The building is divided into two interconnected floors, which makes it possible for the two school sections to be managed separately, with the preschool on the ground floor and the in-fant-toddler centre on the first floor. The school has 9 classrooms, all spacious and bright thanks to the large windows. Every classroom is broadly divided into three areas:• the “ante-classroom”: an entrance area generally devoted

to expressive activities (sometimes containing musical in-struments) where the works created by the children are dis-played;

• the bathroom area, internally subdivided by a low wall to pro-vide separate areas for the girls and the boys;

• the play/activity/lunch/rest area, which ideally forms the larg-est space of the classroom.

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The ground floor. Houses the classrooms with the older children aged from 5 to 7: one classroom for the 6-7 year olds, one for the 5-6 year olds, and two for the 4-5year olds. Also on the ground floor is the central piazza, the largest common area of the building, where children, teachers, and sometimes also parents meet up at different times: when the children are welcomed into the school in the morning, when they do their physical education classes, watch cartoons on the communal television, play, have parties, hold drama performances and initiatives with the parents. Also on the ground floor is a library corner, a small lobby made of glass panes looking to the outside, with shelving units on the side walls holding books on the seasons, the human body and history.

The upper floor. Accessible through the stairs, houses the classrooms of the younger children, aged between 1 and 4. There are 2 classrooms for the 3-4 year olds, 1 classroom for the 1-1,5 year olds, 1 classroom for the 1,5-2,5 year olds, and 1 classroom for the 2,5-3 year olds. There are common rooms on the first floor as well: one larger room used for playing and motor activities, and the other one for resting and for the younger toddlers’ early motor experiences. The school also has a small computer centre where the older children can attend computer classes run by an external operator from the Nada Naumovic Institution.

square

5-6 year old

lunchand activities area

6-7 year old

lunchand activities area

staff library

GROUND FLOOR

EXIT 1

EXIT 2

4-5 year old

lunchand activities area

4-5 year old

instrument for monitoring pol-

lution level

main hall

staff offices

staff kitchen

staffroom

staff hall

kitchen (delivering

meal)

laundry

heating room

computer room

computer room

computer room

square

3-4 year old

3-4 years old

1-1,5 year old mini

hall

1,5-2,5 year old

2,5-3 year room

UPPER FLOOR

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lunchand

activities area

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Reggio nel MondoLooking at the spaces and the physical environment of the school from the children’s point of view, observing the children’s relation-ships and attitudes toward the furnishings, the corners and the places in the schools, is a way to understand how to design, furnish and use that space, and what colours and objects to introduce. Based on this approach, the guiding principle which Reggio Chil-dren has tried to put across during the October Study Group, we worked with the teachers and educators of the Cuperak school to understand how we could renovate and reinvent some of the corners around the school.

Reggio Children has devised a tool to offer the school teachers some guidelines to start off the observation processes. Using these guidelines, the teachers tried to observe the children during their daily activities, paying particular attention to the special rights chil-dren: on this front we were unable to conduct a genuine observa-tion exercise in a targeted and structured way, but stimulated the teachers into paying greater attention to the children’s reactions. During our visit to Kragujevac in May, working with the head of ed-ucation and the other educators, we tried to collate all the observa-tion material we had gathered and produced a functional analysis of the various spaces and environments. We were thus able to de-sign a preliminary outline of functional relationships existing in the school, describing every space according to the purpose for which it is used, the individuals using it (children, teachers, and parents), the way in which individuals use it (what the children do in the vari-ous spaces, whether they choose to go there or are taken there), and the limits and unutilized potential of each space. We also tried to analyze the spaces specifically from the point of view of special rights children, identifying the presence of infrastructural elements in certain areas that prevented their access, or made access difficult to them, checking whether there were corners or spaces in the classrooms or common rooms which special rights children used more frequently, and if there were toys or tools which they par-ticularly liked. Among the various factors emerging from this preliminary analysis, some had already been highlighted by the teachers as interesting spaces that could be worked on:

• the library space, a small room where children tend to go only if they are accompanied by the teachers, despite the fact that the books it contains are easily accessible to them;

• a portion of the outside garden, set on a higher level than the surrounding grounds, where a series of low semi-circular walls create a kind of small amphitheatre. The children really like to play there because they can hide and sit down. The walls how-ever are cracked and broken in places and are not accessible to the children;

• a space adjoining the main entrance where the municipal Ad-ministration has placed a device to measure the area’s pollution levels. The teachers have placed some green plants around it, but the space is otherwise a wide empty corner. Since the Cu-perak school is located in an industrial area, the device might be used to talk to the children about environmental issues and pollution;

• the potential of the spaces just outside the classrooms, where the children really enjoy gathering in small groups or like to go there just to be by themselves;

• the lack of soft items to sit on, to play and be together, particu-larly on the first floor where the younger children are. The chil-dren often get the small mattresses from the common rooms and take them to their classrooms;

• work involving the parents and use of the school spaces for parties, initiatives, class meetings or individual meetings.

These items were further discussed and developed with Reggio Children’s Nadia Agazzi during a subsequent working visit to Kragujevac. The various school spaces were re-examined with the teachers of the Cuperak school in an attempt to gather further remarks from the educators concerning the children’s relationships, the use be-ing made of various areas, the preferences, suggestions and exist-ing collaborations with the parents. We also tried to get a better idea of the spaces in the school, of its timetable, timeframes, or-ganization, schedule of activities, in an attempt to gain – through questions that may have seemed boring and repetitive at times – a more complete picture for us, and new points of observation and analysis of the internal structure of the school for the teachers. As

Working on the spaces and physical environment with the teachers of the Cuperak school

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time went on, thanks also to the competent, young and motivat-ed teachers, the willingness to collaborate became ever stronger (continuing also from a distance over the subsequent months), as illustrated by a question put by one of the teachers to the Reggio Children representative: “What do you think about the idea of us putting the cultural corner here? What would your advice be?”

Reggio ChildrenDuring our visit to Kragujevac in July, working together with the teachers and the coordinator of the Cuperak school, we tried to in-terpret and observe the spaces, the environments, the furnishings, the activities and the internal dynamics of the school. A number of useful considerations emerged from this in relation to the improve-ment of the spaces, including in particular:• The willingness of the parents to collaborate with the school on

the initiatives being proposed (workshops, holidays, work done inside the school). The parents’ participation can prove to be a strategic alliance to improve the school also in relation to spaces and the physical environment: in this regard, it might be useful to set up a parent-teacher working group to put forward pro-posals and making furnishings and tools that are easy to build;

• the teachers and parents put forward a proposal to set up a theatre group. It would be interesting to establish a dialogue between the parents from the Cuperak school and those of Reggio Emilia participating in the “Reggio Narra”1 project, to spark off exchanges involving the families alongside the teach-ers. The place identified as suitable to host theatre-related languages might be the space next to the large piazza on the ground floor. This might turn into a pedagogical project involv-ing children, teachers and parents, run over a significant time-span, to create a dialogue between the families and the school on the subject of an experience designed, implemented and lived through together;

• another space to be designed and worked on with the parents is the small library adjoining the space where they would like to put the theatre corner: the books, now stored inside cup-boards might be arranged on open shelving units to which the children can have independent access, adding “comfortable” seating facilities (such as mattresses or carpets), and a comfort-able corner could be created that would “invite” the children to stop there. The library and theatre space could strengthen and positively influence each other;

• there are also additional areas around the school that are “in-dependent” of the classrooms, which might be put to use, including: – the large angled corridor now housing some plants and the

air quality measuring device: the children are very curious about this piece of equipment and would like to learn more about it. A laboratory might be set up in this space to col-lect materials that the children can easily find (leaves, grass, branches, stones) in the nearby park, and keep the objects and the children’s drawings and observations. This space could also be used to set up an area for playing with light;

– the small “ante-rooms” in front of the classrooms: these might become areas for symbolic play, small ateliers or workshops: a small step to give the classrooms an identity.

While visiting and examining the spaces of the school, some obser-vations were made regarding the documentation of activities car-ried out with the children. The teachers showed a keen interest on the subject of documentation as a way to enhance the value of the activities they perform and to allow people coming into the school to witness the children’s and the adults’ experiences and activities. It was also decided to put in individual containers where every child can store his or her drawings, toys and personal belongings.These observations and reflections, shared with the school manage-ment and teachers, were used by the teachers as leads to decide on what furnishings to buy (both from Serbian manufacturers and from the Italian Play + company) and construct with the parents. The project dealing with spaces is the product of the interaction and exchanges between the teachers from the Cuperak school and Reggio Children, resulting from the preliminary work of observa-tion and analysis of the physical environment, which attempted to “read” children and adults in the daily life of the school and of the environment in which they live and to capture their desires.

The Cuperak teachersThe visit by Reggio Children’s Nadia Agazzi helped us to clarify a lot of things we had previously worked on: thanks to the observations we made with her during her visit to Krgaujevac, as well as the advice we received subsequently via e-mail, we have introduced many positive changes in our working approach and in the appear-ance of the school itself. After listening to our ideas through the course her visit, Nadia Aga-zzi offered her proposals on how to furnish the spaces so as to cre-ate a welcoming and stimulating environment for the children, and gave us her suggestions on how to put them into practice, helping us to choose the furnishings and equipment from the catalogue of the Play + company specializing in furnishings for infant-toddler centres and preschools. We decided to adopt the following proposals to:• set up a working group made up of parents and teachers; • give the spaces a recognizable identity;• determine the places where the mirrors should be located;• create an up-to-date library;• use the slide projector.

1 “Reggio Narra” is an annual event, organized by the Municipality of Reggio Emilia jointly with other stakeholders, in which the whole city becomes a stage and narration initiatives are held for children and adults.

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These ideas have already been partly adopted and, in time and depending on our possibilities, will be gradually implemented in full. The collaboration we received has been precious to us, as it has enabled us to exchange points of view, which the educators saw as an extremely useful experience.

Parent participation

Jointly with the parents, who had been previously informed of the collaboration project with the city of Reggio Emilia, we planned where to locate the new Play + furnishings and equipment we received. Before we started to assemble the furniture and equipment, we met several times with the parents to discuss with them how to proceed. We determined where the new spaces were going to be, based on the children’s needs and interests and taking into account the technical possibilities offered by the architectural structure of the school. Pleased to be taking part in a common project, the parents showed strong interest and creativity and helped us a great deal, particularly in assembling the furniture. Thanks to their com-mitment, and to our mutual satisfaction, we were able to save on the costs of assembling the furniture. Sergian is the father of two children aged 4 and 6 who attend the school and is one of the parents who helped us during the reconstruction of our preschool: “For years the school couldn’t get the funding from the city to buy new furnishings. But things are changing now, and in a positive direction: the conditions in which our children spend their days have improved a lot. We hope this won’t remain an isolated experience, but that it represents the be-ginning of a relationship of exchanges and collaborations also for the future. I enjoyed very much being involved in the work to reno-vate the school because it gave me the chance to make it more beautiful and functional for all the children“.Sasha Milanovic is the father of a child who attends the school. He is a carpenter and helped us to assemble the furniture and equipment: “my son really likes going to the Cuperak school and when he comes home he often tells us how he spent the day with his friends. He also tells the children in the neighbourhood how beautiful his school is, and invites them to visit it. He’s brought home various drawings showing the school with the new furnish-ings. He particularly likes the triangular mirror. He told us he’d like to have one like that at home. I enjoyed being involved in this initiative and I tried to do all I could to help. I think the children as well as the teachers will like what we’ve managed to do together, because the changes we’ve introduced in the space have made

it much more functional. I’d like to be invited to participate to similar activities in the future as well“.Daniela has two children. Her son attends the preschool section, while her daughter attends the infant-toddler centre. She works as a pedagogist in an elementary school. “The idea of an exchange between the Cuperak school and Italy is positive from many points of view. Children today have the opportunity to grow up in well-organized spaces that are healthy and stimulating for the develop-ment of their personality. This fosters socialization and develops their creativity. I enjoyed contributing to the creation of a welcom-ing environment for the children”.

The new spaces and furnishings of the Cuperak school New corners and spaces for children to play and come together. New furnishings and tools that allow the children new forms of expression and participation in the school.The work of analysis, reflection and exchange of ideas conduct-ed with the Reggio Children representatives, the teachers of the Cuperak school and the representatives from the Institution, and partly also with the parents, has brought some novelties and edu-cational stimuli and opportunities.

The spaces• The library corner. The library space has been renovated: the

closed cupboards have been transformed in open shelving units and small mobile garden chairs have been put all around to make the children comfortable while they read.

• The dress-up corner. The Serbian teachers had seen this play-furnishing feature in a Reggio Emilia school, but it was more expensive than their budget could afford. So, the teachers and parents worked together to build a dress-up corner next to the library corner using cast-off materials: they put in a clothes rack on which they hung second-hand clothes, carnival costumes, their mums’ and grandmas’ old hand-bags and firemen suits, leaving these objects to the hands of the children’s imagination.

• The environmental laboratory. Since the school already houses a device for measuring the level of atmospheric pollution in the area, a corner was set up and furnished with tables, chairs and low shelving units on a level with the children’s height, where the children can find stones, wool, feathers, paper, leaves and colours, and experiment together with their teachers on materi-als, colours and nature.

The furnishings The Emilia-Romagna Paraplegics Association also made a contri-bution to the collaboration with the Cuperak school by collect-ing funds through a sporting day event held in June 2008. The funds were devolved to the school for the purchase of objects and tools to support the introduction of special rights children into the school (see at pages 23-25).

1 The range of furnishings “Play + Soft” was conceived with the pedagogical consultancy of Reggio Children, starting from the experience of the Reggio Emilia municipal infant-toddler centres and preschools to experiment with new types of furnishings with a broad group of architects, designers and pedagogists.

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This contribution gives an overview of the experience of integrat-ing special rights children in the municipal infant-toddler centres and preschools of Reggio Emilia, attempting to highlight: 1. the political context2. the organizational characteristics 3. how, through the course of time, our project to welcome these

children has formed a distinguishing feature all our pedagogi-cal experience.

The political contextTo explain the origins of the experience of the Reggio Emilia mu-nicipal infant-toddler centres and preschools, we need to go be-yond the theories we have been referring to, because the roots of our experience of the integration of special rights children are set within a specific historical context. These children started at-tending our preschools schools right back in the late sixties, in a move that was well ahead of its time, since this opportunity was only introduced in Italy’s legal system from 1977.Indeed, during those years, so-called “handicapped children” were forced to attend special classes, or, if they had a particularly “serious” condition, they were permanently housed in special in-stitutions (real children’s homes for the mentally ill).In the late sixties, the conception of mental illness as an individual pathology reached a crisis point, with consequent questioning of the methods of treatment applied by traditional psychiatry. The urgent need to revise the concept of “psychic distress” and to redefine it in inter-personal, non-segregating terms, stemmed from an idea of subjectivity as something that is generated through the encounter between the individual and the possible representations of the self worked out by the individual in his or her relationship with the world.This perspective shifted the focus on the characteristics, values and conceptions of the places where special rights children, but also all children in general, lead their lives.At that same time, the opening of the first Reggio Emilia pre-schools was putting forward questions in a novel way on the role of education also in relation to handicaps.

In the world of Italian schools at that time, the introduction of special rights children wavered between two pedagogical posi-tions:• on the one hand, these children could only be introduced in

schools on condition that they received medical treatment for their specific disability (while we should not undervalue the conceptions and values underpinning this vision, its predomi-nant focus was on the child’s deficiencies and limitations);

• on the other hand, the idea of introducing them in schools stemmed from the image of a school that could welcome and educate all subjectivities and all differences.

We have embraced this second school of thought, acknowledg-ing the right of these children to live in a school that allows them to build inter-subjectively their own constantly evolving knowledge and positive images of themselves.

Within this perspective, the role of the special education teacher is conceived as an added teacher, working alongside the other staff members in the school, sharing the same professional edu-cation programmes with them, to devise approaches and strate-gies that will allow the special rights children to be involved in the overall project of the classroom.

Organizational characteristics In our educational institution we welcome children aged from 0 to 6 with every kind of disability. Their enrolment applications have priority over all others. The special rights children are al-located the infant-toddler centre or preschool selected by their families. We prefer to have only one special rights child in each classroom since we think this kind of situation allows him/her to get the best out of his/her encounters with the other children and adults. The interviews with the families and our exchanges with the children’s neuropsychiatric services start before the children start attending the infant-toddler centre or preschool and continue through the course of time. This is a crucial communication activ-ity which underpins the design of the educational/rehabilitative programme. For the purpose of this communication, documenta-

The project for the inclusion of special rights children in the infant-toddler centres and preschools of Reggio EmiliaIvana Soncini, Psychologist at the infant-toddler centres and preschools of the Municipality of Reggio Emilia.

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tion is one of the open strategies to get to know the child within his/her own his identity, which in its turn, is an open and potential identity. Documentation is also a tool of exchange between all the actors involved in the educational/rehabilitative programme, as well as a tool for evaluating and testing its incremental goals. Consequently, documentation is not an end in itself, but is only valuable as an opportunity to learn, to exchange different skills, and to constantly monitor the situation, relying more on facts than on our respective theories. Documentation is fundamentally important in our relationships with the families and parents who have to cope with the effects of the child’s difficulties, while being themselves in a complex psychological state where the boundaries between reality and imagination are never clear-cut, but on the contrary, are subject to constant shifts of perspective. Providing the child with a dif-ferent kind of visibility in a social context, whose distinguishing features are unexpected in most cases, opens the way towards interpretations that might produce new internal and external equilibriums in the daily lives of the families, contributing to a greater ability to master the experience.

How, through the course of time, our project to welcome these children has been a distinguishing feature all our pedagogical experience. After so many years, we can say that providing education to special rights children has been a precious opportunity for us to characterize our idea of education. In our encounter with these children, the biggest responsibility we have felt, and still feel, is the need to get to know the child within the child with special rights, to welcome diversity as a new source of information that broadens the scope of interaction, stimulates investigation of new working hypotheses and the use of open communication methods in line with the complexity of the individual. Dealing with the experience of disability means, first and foremost, defin-ing the value which we attribute to this human experience.What does “difference” mean to us? And what difference are we

talking about? Is it a difference that takes something away, that separates, divides and builds boundaries; or is it a difference that means relationship and exchange? What then, in our educational experience, is the value of difference? In our view, difference contains within it the value of change and the value of relationship; learning trough difference activates mental processes since it produces problematization. Difference is a biological assumption. The theme of subjectivity and of subjective differences is key in our educational experience. We have always tried to translate into experience the idea of an identity that develops within a system of relationships, within a dialectic of reciprocal recognitions. To this extent, to us the edu-cational context represents the opportunity to progressively re-or-der the experience of the self. The sense of self-identity does not arise in a vacuum of time and space, but through the living and acceptable images of ourselves that we are able to experiment with, through personal strategies, communicative languages and time-frames which are legitimated and valued.

In our view, these factors represent the underlying assumption of a place of education that is welcoming: welcoming to the extent that all children can experience well-being there. In our pedagogical approach, education and rehabilitation are indissolubly linked; they are inseparable in the same way as you cannot separate the motivation behind the action of a child, the excitement of rationality, the innate and the acquired, the con-crete and the abstract, and the way in which the various living contexts of a child cannot be separated.

The encounter with the special rights child has made us realize the importance of the relationship between time and changes in our expectations. As Malaguzzi used to say, it has taught us “... to respect the time-frames required for maturing, for do-ing and understanding, for ‘getting our breath back’ in order to restore the images of the self and of the knowledge of existing worlds”.

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The space of childhood1

di Carla Rinaldi, Presidente di Reggio Children

Designing the space of an infant-toddler centre or preschool – or perhaps we could just say designing a school – is a highly creative event not only in terms of pedagogy and architecture but more generally in social, cultural, and political terms.The scholastic institution, in fact, can play a very special role in cultural development and real socio-political experimentation, to the extent that this moment (designing) and this place (the school) can be experienced not as a time and space for reproduc-ing and transmitting established knowledge but as a place of true creativity.(…) designing a school means, first and foremost, creating a space of life and of the future. This requires the shared research of pedagogy, architecture, sociology, and anthropology, disci-plines and fields of knowledge that are called upon to state their own epistemologies and to compare their languages and symbol-ic systems, in a new freedom born of the desire to dialogue and exchange ideas. This kind of research is open to the contributions of the most advanced experimentation in the spheres of music, choreography, design, performance, and fashion. Only by work-ing in this way can we guarantee that the architectural project will be in itself research and therefore capable, day by day, of taking stock of its own outcomes, of the effectiveness of its lan-guage, its capacity to dialogue with the process of “becoming” which is the basis of true education. This means constructing a “metaphor of knowledge” that both represents and suggests possible changes and actions.(…) Now is the time to create this symbiosis between architec-ture, pedagogy, and the other disciplines in order to find bet-ter spaces, more appropriate spaces. We are not searching for an “ideal” space, but one that is capable of generating its own change, because an ideal space, an ideal pedagogy, an ideal child or human being do not exist, but only a child, a human being, in relation with their own experiences, times, and culture.The quality of the space can therefore be defined in terms of the

quantity, quality, and development of these relationships. Ensur-ing the existence and flow of this kind of quality is the primary task of relational pedagogy and architecture.

This relational element is substantiated in a way of thinking that is not primarily based on philosophical or scientific dogma but on the relationships that enable the child (and the person) to be a “knowing individual”, who therefore:• makes distinctions, decides on limits, and makes choices, all of

which are essential building blocks of knowledge.• is the protagonist in the act of cognition but also that of com-

mentary, as learning must be accompanied by reflection and revisiting. What we have in mind, then, is an environment that becomes a sort of reflecting surface in which the protagonists of the learning experience can see the traces of their action, and which enables them to talk about how they are learning.

• experiences learning as practice, not so much to pursue an end but to change oneself, as Bateson said. The essential con-dition of thinking in terms of relations is a working epistemol-ogy of the action, which is first of all a way of acting and, in educational practice, becomes a way of working in “laborato-ries”, with the school conceptualized as one big laboratory, a “workshop of learning and knowledge”.

• expresses the aesthetic dimension as an essential quality of learning, knowing, and relating. Pleasure, aesthetics, and play are essential in any act of learning and knowledge-building. Learning must be pleasurable, appealing, and fun. The aes-thetic dimension thus becomes a pedagogical quality of the scholastic and educational space.

These are the reflections that have emerged over many years of experience and fruitful collaboration in research carried out in our infant-toddler centres and preschools focused on designing school spaces.(…)

The image of the childIt is important to underscore the determining role played by the definition of the identity, or image, of the child which has been developed within the pedagogical approach of our infant-toddler

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1 From Children, Spaces, Relations. Metaproject for an Environment for Young Children, edited by Giulio Ceppi and Michele Zini, Reggio Children, Reggio Emilia, 1998.

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centres and preschools. Many different images could be possi-ble: highlighting what the child is and has, can be or can do, or on the contrary emphasizing what the child is not and does not have, what he or she cannot be or do. The image of the child is above all a cultural (and therefore social and political) convention that makes it possible to recognize (or not) certain qualities and potentials in children, and to construe expectations and contexts that give value to such qualities and potentials or, on the contrary, negate them. What we believe about children thus becomes a determining factor in defining their social and ethical identity, their rights and the educational contexts offered to them. One of the focal points of the Reggio Emilia philosophy, as Loris Malaguzzi wrote, is the image of a child who, right from the moment of birth, is so engaged in developing a relationship with the world and intent on experien-cing the world that he develops a complex system of abilities, learning stra-tegies, and ways of organizing relationships.A child who is fully able to create personal maps for his own so-cial, cognitive, affective, and symbolic orientation.A competent, active, critical child; a child who is therefore “chal-lenging”, because he produces change and dynamic movement in the systems in which he is involved, including the family, the society, and the school. A producer of culture, values, and rights, competent in living and learning.A child who is able to assemble and disassemble possible realities, to construct metaphors and creative paradoxes, to construct his own symbols and codes while learning to decode the established symbols and codes. A child who, very early on, is able to attribute meanings to events and who attempts to share meanings and stories of meaning.

Children’s learning paths and processes thus pass through the re-lationship with the cultural and scholastic context which, as such, must be a “formative environment”, an ideal place for develop-ment which values these processes. Children’s competence and motivation can be either enhanced or inhibited depending on the awareness and motivational force of the surrounding context. Numerous studies have brought to light the importance of the adult’s role in young children’s development not only by means of direct and targeted actions but also indirectly, when the adults create educational contexts that enable children to utilize their own skills and competence. (…) The physical and psychological environments are defined re-ciprocally to give children the sense of security that derives from feeling welcome and valued, and at the same time guarantees the opportunity for developing all their relational potentials.Most of all, the infant-toddler centre and preschool are living spaces that are continuously characterized and modified by events and stories that are both individual and social.Based on these considerations, we can move toward a reconcep-tualization and reorganization of scholastic architecture, of the spaces and how they are connected, as well as their capacity to accept and support both the “I” and the “we”, the small group and the large group, individual memory and collective memory; to support the possibility of acting and reflecting on one’s action, the legibility of the space, transparency but also opacity (where and when the children are permitted to remove themselves from adult supervision and their privacy is respected), the capacity to stimulate curiosity, actions and gestures, manipulative and con-structive skills, and finally the communicative effectiveness of the space.

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Children from Cuperak School describing their city recreated with little boxes

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Maria Giuseppina Muzzarelli, Vice-President Emilia-Romagna Region, Deputy for Europe, International Cooperation and Equal OpportunitiesPromoting a network among the knowledge of different com-munities, matching experiences other than resources, develop-ing a culture for peace and participation, moving from the rights of the weakest people in the society, are the scopes Emilia-Ro-magna Region has been following in developing programmes for decentralised cooperation all over the world. For this reason, Emilia-Romagna Region is really glad to observe that the devel-opment of this experience has given a method to helping pro-grammes: needs and aims has been pointed out together with all the partners from Kragujevac; a process of aware responsibility has been started up, among the several subjects involved, chil-dren and families but also institutions and operators in the area. This project is the starting point of an process that involves and promotes at the same time, combining participation and innova-tion in the capacity of creating a system among different bodies, cultures, traditions, languages but same wishes and dreams.We really believe this positive experience could have an important future, thanks also to the collaboration between Emilia-Romagna Region, Italian Cooperation in Belgrado and the Ministry of La-bour and Social Policy of the Republic of Serbia. This collabora-tion has singles out Kragujevac as one of the city where imple-menting an innovative action for minors through the involvement and responsibility of local autohority, a project will be starting in the next months.Let me finally thank Ambassador Alessandro Merola who has al-ways supported and helped us, even in the most difficult and complicated period.We have the wish to go on building lasting relationships between our communities affirming the right of children, through the best practices our experiences have developed in the education fields and inclusive education for children with special needs. We re-ally believe that Kragujevac could be city of Europe as Reggio Emilia is.

Graziano Delrio, Mayor of Reggio EmiliaThe possibilities for the Municipality of Reggio Emilia to collabo-rate with the city of Kragujevac in the area of educational policies

represented an important opportunity to share and to make avail-able to other contexts the history and the almost 50-year-long experience of our preschools. And this opportunity is for us even more important since Kragujevac is a twin city of Reggio Emilia, along which it developed and wants to continue to develop, important paths of collaboration and cooperation between the two communities. Along this path I consider the collaboration among preschools, the dialogue among educational systems, the exchange among educators and teachers, the meeting of chil-dren the most effective and perhaps ambitious tools to put the basis for cohabitation and dialogue among communities and ter-ritories. Difficult and ambitious because learning to observe the world with the eyes of today’s children (and of tomorrow’s adults) means bringing innovations and changes inside the educational approaches, means bringing innovations in the cultural, social and perspective approaches of today’s and tomorrow’s society. The inclusion of children with special rights is one of the most relevant examples: fostering the entrance of these children into normal schools means, in effect, activating new social dynamics, new ways of involving children, parents and the community, by considering the potentialities from other points of view. It’s a chal-lenge, for sure a long and difficult one, which is not immediate, which is never-ending but which is at the basis of the progress and of the foundations where to play our endless future.

Reggio nel MondoThe most important result of the collaboration between Reggio Emilia and Kragujevac in the field of education was the aware-ness of the growing motivation of the teachers of the Cuperak school. From one meeting to the next, as we worked with the teachers, we noticed more questions, increased receptiveness, and finally, expressions of appreciation for the activities carried out with the children to describe the cities, or opening, discover-ing, imagining together the new toys and furnishings received from Italy. Over and above the tangible results achieved through the project – the restructuring work first and subsequently the opportunity to introduce new furnishings – we believe that the value added by more than a year’s work is the relationship forged between Reggio Children and the Cuperak school, the opportu-nity to exchange remarks and suggestions, and the ability to lis-

Final remarks

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ten shown by both parties. In our view, this is the best result and the best foundation on which to continue this collaboration and to develop a programme that is more targeted to the inclusion of special rights children. The link forged between Reggio Children and Cuperak is definitely an excellent starting point to foster an experimentation process to broaden the relationship to include other schools of the institution, other stakeholders and the whole community. No doubt the credit for this result can be attributed to the motivation, determination and spirit of innovation of the city of Kragujevac, the dynamism and eagerness of the Cuperak school management, the strong professionalism, competence and motivation of its teachers, and Reggio Children’s ability to in-volve others. These are excellent additional prerequisites to make the new work programme on social inclusion even more effective and useful.

Reggio ChildrenWe had the pleasure and the privilege to experience and get to know the city of Kraguevajec, its schools, its projects and dreams. This gave rise to a relationship of friendship and also of gratitude for the commitment and passion we witnessed.Through these meetings we not only had the chance to appreci-ate the generous welcome of the administrators, pedagogists, teachers and young people of Kraguevajec, but also to deepen our respect for the culture and the high quality research being conducted by this city in society and in the schools. This is the reason why we feel particularly close, since for us too, the long journey of the municipal infant-toddler centers and preschools of (a more than 40-year-old journey) has always been, and con-tinues to be, an attempt to conduct high-level research for our children and, therefore, for our society.So, what can we offer to the high quality research being conduct-ed by our Serbian colleague? Through these long years, we have learnt that Reggio Emilia is not a repeatable research exercise; nor can it be a model, because models have local roots. We can, however, be a contributing party to a dialogue based on a search for the “whys”, namely, on the reasons and passions that have inspired our educational experience as well as yours.We had an opportunity to reflect together on the motivations that have inspired the pedagogical, cultural, as well as political choices underpinning our educational experiences. We have talked particularly about children in the awareness that when we talk about children we are talking about ourselves. In our experi-ence, we have realized that changing children’s lives essentially means changing our lives. Indeed, as Carla Rinaldi (President of Reggio Children) has stated: “Children can be the most powerful driving force in changing a culture and a society, and this is what I call a wonderful political and cultural paradox: children can guide change in our society if we learn to consider them as the highest expression, the best essence of the human being”.The dialogue we have started was based, and is based, on ques-

tions that are fundamental and essential for educational experi-ences that are able to generate choices in everyday life, but which are also able to engender the courage for change and utopia. We like to think that what we are starting to build together is, first and foremost, an exchange of ideas emerging from the context of childhood, but which harbour within them feelings and rationales that go beyond the walls of the schools and become common values of the cities of Kraguevajec and of Reggio Emilia.

Slavica Saveljic, Councillor for Social welfare and Services for early childhood of the City of KragujvacEvery story has a beginning and an end, or at least this is what should happen. At the beginning our story was shy. We started to know each other by exchanging our experiences and working on our mutual trust. Advancing stepwise we built up our collaboration in one of the most delicate and important areas and we tried to find out new common issues and to set apart the differences. And differ-ences were not just a few: the history, the culture, the level of development but also how we were perceived by all the world.

�� The new space for dressing-up

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Despite of this we knew we were friends. Starting from this rela-tion the partnership, the respect, the results came out…Reggio Emilia and its partners gave us the biggest support in the area of social welfare in the last decade: a financial, formative, pragmatic, professional, and innovative support. After the reno-vation the Cuperak school has become one of the most modern and beautiful in Kragujevac. This is the place where children, par-ents, educators, children with special rights meet each other with pleasure.The structure, which used to be neglected, grey and sad, turned out to be in a short time a real oasis of beauty and a source of new ideas thanks to its new, clean and bright-coloured “gar-ments” and it’s appealing for children’s eyes and hearts.Thanks to the renovation the school welcomes ca. 400 children of the local community with big satisfaction of the numerous families. Furthermore the visits of our educators to the Italian services represented a great professional challenge: they presented new information and had the opportunity to try out their own knowl-edge. The city of Kragujevac highly respects the comprehension demonstrated for the priorities individuated. We believe that we will continue to build up bridges of friendship in the future.On behalf of the city of Kragujevac I would like to thank the Mayor of Reggio Emilia, Graziano Delrio, the Liaison Office of the Emilia-Romagna region in Belgrade Mr. Luca De Pietri, Reggio nel Mondo and Dr. Serena Foracchia, Reggio Children and all the people who, with extreme kindness and professionality, helped us to reach our goal.

Slavica Otovic, the Director of Nada Naumovic InstitutionAs the Institution’s Director and member of the Nada Naumov-ic Early Childhood Institution team, I have noticed some clear progress in the teaching methods of the Cuperak school, as well as a tangible improvement in the general atmosphere, the beauty of the new furnishings and the look of satisfaction on the faces of the children, the parents and the teachers of the school. The previous visit to Reggio Emilia by the educators of the Cuperak school brought some innovations to their teaching approach, particularly through the use of packaging materials to work with the children, the new arrangement of the interior and exterior furnishings of the school, and the introduction of new projects. This was all done with a desire to guide our children towards life and the future in a correct and an inter-esting way. Our outlook for the future is to continue our collaboration, I hope with mutual satisfaction, and to develop new ideas and conduct new projects together. I thank you very heartily for the work you have done with us and for the relationship you have established with us, with my warmest wish that this may con-tinue successfully.

The Cuperak SchoolOur collaboration with Reggio Emilia was a positive experience as it brought new ideas to make the physical environment more stimulating for our teaching activities with the children, offering the opportunity to work on the space in a different way. The new material, produced with innovative methods and technolo-gies enabled us to make our teaching and educational activities with the children more interesting. From the very outset, the chil-dren started expressing greater curiosity to learn thanks to the new approaches. This made us reflect on the innovative methods that we could adopt in the future to design the spaces, such as the suggestion to set up working groups in which educators and teachers can think about the spaces together. These reflections are the result of our visit to Reggio Emilia, which gave us the op-portunity to exchange new experiences. Naturally, we did experience a few difficulties in some of the ac-tivities, namely practical activities such as the transport of the Play Plus furnishings to Kragujevac and getting the new furnishings (organizing transport, putting together the documentation for customs clearance, preparing to build the furniture, assembling the mirrors and the Venetian blinds). We also, however, had some problems in terms of the subjects we dealt with. At the beginning we thought the idea of intro-ducing special children in our school was not feasible due to our working conditions and the fact that we have a high number of children enrolled in our classrooms (32-34 in each group). Subse-quently, however, we realized that if we organized our space and the timetable of our educators appropriately, and established a fruitful cooperation with the parents, it was possible. We believe, however, that we need to increase public awareness of this issue through television, improve collaboration with schools so that the process of inclusion can continue once the children leave school, and act to improve working conditions (reduce the number of children in each classroom, organize the spaces, and have profes-sional people trained to support children with special needs).The Reggio Emilia experience will be useful, among other things, because the road we have embarked on together has been alto-gether positive. This is demonstrated by the satisfaction felt by the children and the parents, as well as the teachers whose skills have been enhanced. Moreover, collaboration has been boosted within our group as well as with the parents, stimulating the interest of the parents themselves, that of the local community and of other schools. We have shared this experience with other educators within the Institution during a presentation entitled «creating a favourable environment by adapting the space», and thanks to this, we have been given the epithet «Italian school», which we are very proud of. These are positive results. This was the first «distance working experience» for us and the language was one of our problems, but in the end we achieved outstand-ing results. This was a very useful working experience and we hope that our collaboration will not end with this project.

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Special Thanks Emilia-Romagna RegionMarco Capodaglio, Rossana Preus, Luca De Pietri; the staff in Belgrad: Gisella Brkovic, Zorka Glusica, Ana Marja Veljkovic

Municipality of Reggio EmiliaChiara Piacentini, Pierino Nasuti

Reggio nel MondoSerena Foracchia, Giovanni Danesi, Sabrina Rosati, Nina Pekmez

Preschools and Infant-toddler Centres – Istituzione of the Municipality of Reggio EmiliaIvana Soncinichildren, parents and staff of preschools and infant-toddler centres

Reggio ChildrenCarla Rinaldi, Claudia Giudici, Giordana Rabitti, Nadia Agazzi, Antonia Ferrari

Municipality of KragujevacSlavica Saveljic Bojana Tosic, Tamara BabicVojislav Veljkovic

Istituzione Nada NaumovicSlavica OtovicJelena Marasevic

Cuperak SchoolNadica Cogoljevic and children, parents and staff of the school

Associazione Paraplegici Emilia-Romagna (APRE)

La Gabella – Associazioni di Idee

Telecitofono – Associazione culturale

Play +:Maurizio Fontanili

The local institutions of partnership on the Balkan (APQ)

A speciale memory to Carlo Vasconi – FACE Reggio Emilia. Thanks to his passion, Reggio nel Mondo has carried out an important reflection about the educative inclusion of special rights children, not only within the schools but also in the life of the several cities where Reggio Emilia ha developed relationships.

Ringraziamenti Regione Emilia-RomagnaMarco Capodaglio, Rossana Preus, Luca De Pietri; lo staff dell’Ufficio a Belgrado: Gisella Brkovic, Zorka Glusica, Ana Marja Veljkovic

Comune Reggio EmiliaChiara Piacentini, Pierino Nasuti

Reggio nel MondoSerena Foracchia, Giovanni DanesiSabrina Rosati, Nina Pekmez

Scuole e Nidi d’infanzia – Istituzione del Comune di Reggio EmiliaIvana Soncinibambini, bambine, genitori e tutto il personale dei nidi e delle scuole dell’infanzia

Reggio ChildrenCarla Rinaldi, Claudia Giudici, Giordana Rabitti, Nadia Agazzi, Antonia Ferrari

Comune di KragujevacSlavica Saveljic, Bojana Tosic, Tamara Babic Vojislav Veljkovic

Istituzione Nada NaumovicSlavica OtovicJelena Marasevic

Scuola CuperakNadica Cogoljevic e i bambini, le bambine, i genitori e tutto il personale della scuola

Associazione Paraplegici Emilia-Romagna (APRE)

La Gabella – Associazioni di Idee

Telecitofono – Associazione culturale

Play +Maurizio Fontanili

Gli Enti locali dell’Intesa Operativa sui Balcani (APQ)

Un ricordo speciale a Carlo Vasconi – FACE Reggio Emilia. Grazie alla sua passione, Reggio nel Mondo ha portato avanti la rifl essione sull’inclusione dei bambini con diritti speciali, non solo nelle scuole ma nella vita delle tante città con cui Reggio Emilia collabora.

Zahvaljujemo Regija Emilija-RomanjaMarko Kapodaljo, Rosana Preus, Luka De Pjetri; yim Kancelarije u Beogradu: Đizela Brković, Zorka Glusica, Ana Marja Veljković

Opština Ređo EmilijaKjara Pjačentini, Pjerino Nazuti

Ređo nel MondoSerena Forakija, Džovani Danezi, Sabrina Rozati, Nina Pekmez

Vrtićima i predškolskim ustanovama – Institucije Opštine Ređo EmilijaIvana SonćiniDeci, ridteljima, i svom osoblju koje radi u vrtićima i predškolskim ustanovama

Ređo ČildrenKarla Rinaldi, Klaudija Đudići, Džordana Babiti, Nadija Agaci, Antonija Ferari

Gradu KragujevcuSlavica SaveljićBojana Tosić, Tamara Babić Vojislav Veljković

Ustanova za decu i Nada NaumovićSlavica OtovićJelena Marasević

Obdanište ČuperakNadica Cogoljević i svim vaspitačicamaDeci i roditeljima, kao i preostalom osoblju koje radi u školi

Udruženju Paraplegičara (APRE) Emilija -Romanja

Asocijaciji Ideja - La Gabella

Kulturnom udruženju -Telecitofono

Play +Maurizio Fontanili

Lokalne institucije sporazuma o Balkanu (APQ)

Poseban pozdrav Karlu Vaskoniju (Carlo Vasconi) – FACE Reggio Emilia. Zahvaljujući njegovoj požrtvovanosti, Reggio nel Mondo je u iskustvo inkluzije dece sa specijalnim potrebama uključilo ne samo škole, već i mnogobrojne gradove sa kojima Reggio Emilia saradjuje.

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