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L’Endocrinologo DOI 10.1007/s40619-014-0038-5 NOVITÀ IN ENDOCRINOLOGIA Il trattamento con pasireotide migliora significativamente il quadro clinico dei pazienti con malattia di Cushing: risultati di uno studio di fase III Emanuela Arvat © Springer International Publishing AG 2014 Commento a: Pasireotide treatment significantly improves clinical signs and symptoms in patients with Cushing’s disease: results from a Phase III study. R. Pivonello, S. Petersenn, J. Newell-Price, J.W. Findling, F. Gu, M. Maldonado, A. Trovato, G. Hughes, L.R. Salgado, A. Lacroix, J. Schopohl, B.M. Biller, a nome del gruppo di studio Pasireotide B2305. Clinical Endocrinology (2014) doi:10.1111/cen.12431 [Epub ahead of print] La malattia di Cushing è associata a un’aumentata morbili- tà e mortalità, prevalentemente per patologia cardiovascola- re. La terapia chirurgica di asportazione dell’adenoma ipofi- sario ACTH-secernente, responsabile dell’ipercortisolismo cronico, rappresenta la terapia di scelta per questa malattia. Tuttavia, la persistenza o la recidiva di malattia sono due condizioni frequenti per le quali ci si avvale di terapia medi- ca. Il pasireotide (SOM230), farmaco analogo sintetico dei recettori per la somatostatina (in grado di legare 4 dei 5 sot- totipi recettoriali) ha dimostrato, in uno studio multicentrico di fase III, di ridurre significativamente a 6 e 12 mesi i livelli di cortisoluria nei pazienti con malattia di Cushing e di nor- malizzare il quadro biochimico in una quota di tali pazienti, suggerendo un suo possibile impiego a lungo termine. Questo studio ha valutato gli effetti del pasireotide, som- ministrato per 12 mesi alle dosi di 600–1200 mcg/die, sul- l’andamento dei sintomi e dei segni clinici associati all’iper- cortisolismo in pazienti con malattia di Cushing. Sono stati E. Arvat (B ) Divisione di Endocrinologia Oncologica, Dipartimento di Scienze Mediche, Università di Torino, Torino, Italia e-mail: [email protected] arruolati 162 pazienti con malattia di nuova diagnosi o persi- stente dopo intervento chirurgico, randomizzati ad assume- re la dose iniziale di 600 o 900 mcg ×2/die, aumentata nel corso dello studio sino a 1200 mcg ×2/die in relazione alla risposta clinica e ormonale. Sono stati considerati respon- sivi i pazienti che presentavano normalizzazione dei livelli di cortisoluria (UFC). In tutti i pazienti sono stati monito- rati, oltre ai segni clinici tipici dell’ipercortisolismo (facies, strie, fragilità cutanea, adipe sovraclaveare, gibbo), i livelli di cortisoluria, l’andamento pressorio, il quadro lipidico (co- lesterolo totale, HDL, trigliceridi), il peso corporeo, il BMI, la circonferenza vita, la composizione corporea, la densità ossea (BMD), il metabolismo glicidico (glicemia a digiuno, HbA1c) la QoL (mediante questionari). I risultati dello studio hanno dimostrato che il trattamento protratto con pasireotide già a 6 mesi si è dimostrato in gra- do di migliorare significativamente la maggior parte dei pa- rametri monitorati (in particolare i livelli pressori, il quadro lipidico, i parametri antropometrici, la QoL) e i segni clini- ci tipicamente associati alla sindrome. Tale miglioramento si è protratto a 12 mesi, in alcuni casi con evidenza di un progressivo aumento. Il dato interessante dello studio risie- de, tuttavia, nell’evidenza che il miglioramento complessi- vo del quadro clinico dei pazienti trattati è stato dimostrato in maniera parzialmente indipendente dall’andamento dei li- velli di UFC; infatti, esso si è manifestato non solamente nei pazienti responsivi (con normalizzazione biochimica dell’i- percortisolismo), che peraltro hanno dimostrato il maggior tasso di miglioramento clinico, ma anche in alcuni pazienti solo parzialmente responsivi (con riduzione ma non norma- lizzazione dei livelli di UFC) e, in alcuni casi, anche in pa- zienti non responsivi alla terapia, suggerendo che l’effetto del pasireotide sul controllo della malattia di Cushing non debba essere necessariamente subordinato alla sola capacità di ridurre l’entità dell’ipercortisolismo. Lo studio ha anche

Il trattamento con pasireotide migliora significativamente il quadro clinico dei pazienti con malattia di Cushing: risultati di uno studio di fase III

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L’EndocrinologoDOI 10.1007/s40619-014-0038-5

N OV I TÀ I N E N D O C R I N O L O G I A

Il trattamento con pasireotide migliora significativamenteil quadro clinico dei pazienti con malattia di Cushing:risultati di uno studio di fase III

Emanuela Arvat

© Springer International Publishing AG 2014

Commento a:Pasireotide treatment significantly improves clinicalsigns and symptoms in patients with Cushing’s disease:results from a Phase III study.R. Pivonello, S. Petersenn, J. Newell-Price,J.W. Findling, F. Gu, M. Maldonado, A. Trovato,G. Hughes, L.R. Salgado, A. Lacroix, J. Schopohl,B.M. Biller, a nome del gruppo di studio PasireotideB2305.Clinical Endocrinology (2014) doi:10.1111/cen.12431[Epub ahead of print]

La malattia di Cushing è associata a un’aumentata morbili-tà e mortalità, prevalentemente per patologia cardiovascola-re. La terapia chirurgica di asportazione dell’adenoma ipofi-sario ACTH-secernente, responsabile dell’ipercortisolismocronico, rappresenta la terapia di scelta per questa malattia.Tuttavia, la persistenza o la recidiva di malattia sono duecondizioni frequenti per le quali ci si avvale di terapia medi-ca. Il pasireotide (SOM230), farmaco analogo sintetico deirecettori per la somatostatina (in grado di legare 4 dei 5 sot-totipi recettoriali) ha dimostrato, in uno studio multicentricodi fase III, di ridurre significativamente a 6 e 12 mesi i livellidi cortisoluria nei pazienti con malattia di Cushing e di nor-malizzare il quadro biochimico in una quota di tali pazienti,suggerendo un suo possibile impiego a lungo termine.

Questo studio ha valutato gli effetti del pasireotide, som-ministrato per 12 mesi alle dosi di 600–1200 mcg/die, sul-l’andamento dei sintomi e dei segni clinici associati all’iper-cortisolismo in pazienti con malattia di Cushing. Sono stati

E. Arvat (B)Divisione di Endocrinologia Oncologica, Dipartimento di ScienzeMediche, Università di Torino, Torino, Italiae-mail: [email protected]

arruolati 162 pazienti con malattia di nuova diagnosi o persi-stente dopo intervento chirurgico, randomizzati ad assume-re la dose iniziale di 600 o 900 mcg ×2/die, aumentata nelcorso dello studio sino a 1200 mcg ×2/die in relazione allarisposta clinica e ormonale. Sono stati considerati respon-sivi i pazienti che presentavano normalizzazione dei livellidi cortisoluria (UFC). In tutti i pazienti sono stati monito-rati, oltre ai segni clinici tipici dell’ipercortisolismo (facies,strie, fragilità cutanea, adipe sovraclaveare, gibbo), i livellidi cortisoluria, l’andamento pressorio, il quadro lipidico (co-lesterolo totale, HDL, trigliceridi), il peso corporeo, il BMI,la circonferenza vita, la composizione corporea, la densitàossea (BMD), il metabolismo glicidico (glicemia a digiuno,HbA1c) la QoL (mediante questionari).

I risultati dello studio hanno dimostrato che il trattamentoprotratto con pasireotide già a 6 mesi si è dimostrato in gra-do di migliorare significativamente la maggior parte dei pa-rametri monitorati (in particolare i livelli pressori, il quadrolipidico, i parametri antropometrici, la QoL) e i segni clini-ci tipicamente associati alla sindrome. Tale miglioramentosi è protratto a 12 mesi, in alcuni casi con evidenza di unprogressivo aumento. Il dato interessante dello studio risie-de, tuttavia, nell’evidenza che il miglioramento complessi-vo del quadro clinico dei pazienti trattati è stato dimostratoin maniera parzialmente indipendente dall’andamento dei li-velli di UFC; infatti, esso si è manifestato non solamente neipazienti responsivi (con normalizzazione biochimica dell’i-percortisolismo), che peraltro hanno dimostrato il maggiortasso di miglioramento clinico, ma anche in alcuni pazientisolo parzialmente responsivi (con riduzione ma non norma-lizzazione dei livelli di UFC) e, in alcuni casi, anche in pa-zienti non responsivi alla terapia, suggerendo che l’effettodel pasireotide sul controllo della malattia di Cushing nondebba essere necessariamente subordinato alla sola capacitàdi ridurre l’entità dell’ipercortisolismo. Lo studio ha anche

L’Endocrinologo

evidenziato come gli effetti collaterali del pasireotide sianostati analoghi a quelli indotti dagli altri analoghi della soma-tostatina, ad eccezione dell’effetto iperglicemizzante, netta-mente più evidente durante terapia con pasireotide. Tali dati

suggeriscono che una particolare attenzione è richiesta neipazienti con sindrome di Cushing e metabolismo glicidicoparticolarmente compromesso che vengono indirizzati allaterapia con tale farmaco.