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Periodico trimestrale del Senero Francescano della Pace Aut. n. 52 del 28 oobre 2010 del Tribunale di Perugia Periodico trimestrale del sentiero Francescano della Pace Anno III - Numero 10 DIFFUSIONE GRATUITA Il Cammino Francescano della Marca Le leggende Monte Subasio del Camminata notturna nel solstizio d’estate sul Sentiero

Il Sentiero 10 (Scola)

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Periodico trimestrale del sentiero Francescano della Pace

Anno III - Numero 10DIFFUSIONE GRATUITA

Il Cammino Francescano

della Marca

Le leggendeMonteSubasio

del

Camminata notturnanel solstizio d’estate sul Sentiero

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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 10

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Il Sentiero Francescano

Periodico trimestrale del Sentiero Francescano della Pace

Registrazione Ufficio Periodici n. 52 del 28/10/2010 

presso il Tribunale di Perugia - Rivista telematica presente

su www.sentierofrancescano.it - Sede redazione: via della

Fornace 11, Maiolati Spontini (AN) - 0731-704450

[email protected]

PROPRIETARIO:

Associazione “Amici del Sentiero Francescano della Pace”

Sede: Valfabbrica (PG) - fraz. Coccorano, voc. Sambuco 12

CF 94133160542 - [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:

Diego Mecenero, Ordine dei Giornalisti Regione Marche

[email protected] - www.diegomecenero.it

COMITATO DI REDAZIONE:

Anna Rita Vagnarelli, Carmen Nardi, Simone Zerbini, 

Marta Zerbini, Diego Galizzi, Silvia Papa, Rita Zerbini,

Silvia Totò, Alberto Tufano, Rosanna Giappichini

HANNO COLLABORATO IN QUESTO NUMERO:

Daniele Poto,  Daniele Crotti

UFFICIO GRAFICO:

Studio Grafico Visibilia

www.studiograficovisibilia.it

ARCHIVIO FOTOGRAFICO:

Fotolia, Shutterstock, 

Archivio dell’Associazione

RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI PERSONALI:

Diego Mecenero

© 2010-2013 - Il Sentiero FrancescanoTutti i diritti riservati.È vietata la riproduzione totale o parziale cosìcome la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunquemezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.L’editore è a disposizione degli aventi diritto tutelati dalla leggeper eventuali e comunque non volute omissioni o imprecisioninell’indicazione delle fonti bibliografiche o fotografiche.

← In copertina e su questa pagina: Le vie del Signore sono infinite,

di Paolo Verdarelli, che ringraziamo vivamente per la concessione.

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Il Sentiero Francescano

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Primavera 2013 - www.sentierofrancescano.it

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Rivista

dieciUna

al numero

di Diego Mecenero *

* autore e giornalista, direttore responsabile della rivista

Gentilissimi lettori,con questa uscita la nostra Rivista abban-dona per sempre il numero ad una sola cifrae arriva al traguardo n. 10. Contempora-neamente, entra nel suo terzo anno di vita.Con lo scorso numero abbiamo conclusoun  primo  round di  presentazione  delletappe che costituiscono il Sentiero France-scano della Pace e, prossimamente, lo riper-correremo  con  nuovi  criteri  e  nuovemetodologie  comunicative    allo  scopo didar  il più possibile spazio alla grande ric-chezza di storia, tradizioni e contenuti diquesta affascinante realtà.Gli articoli del presente numero aleggianoattorno ai due poli, iniziale e finale, del per-corso, cioè Assisi e Gubbio.Esploreremo i territori a mo’ di Grand Tour,parleremo con Giotto mentre affresca le pa-reti della Basilica superiore di Assisi, ci iner-picheremo  sul  Monte  Subasio  e  citufferemo nelle leggende del Monte Cucco.Non tralasceremo l’approfondimento dellaconoscenza di luoghi significativi, come adesempio i Tempio di Minerva ad Assisi, o direaltà  tipicamente “parallele” alla nostra

come  il  Cammino  Francescano  dellaMarca.Sono presenti anche testimonianze auto-revoli, come l’intervista a Enrico Mentanae al cardinal Angelo Scola, nonché l’esclu-sivo  San  Francesco  dipinto  dalla  pennadello scrittore e giornalista Daniele Poto.Leggerete anche del Santo di Assisi in versipoetici e ascolterete i suoni medievali della“lauda”nelle  sue espressioni più pretta-mente francescane.Anche  la  sezione  relativa alla  cronaca èpiuttosto ricca, sia di notizie a livello localeche di eventi a raggio nazionale.Mi permetto, stavolta, di segnalare ancheil mio articolo che intende offrire il respiroe i colori che scaturiscono dal momento incui, tredici anni fa, nasceva come “istitu-zione” il Sentiero Francescano della Pace.Come sempre, ringrazio tutti coloro chehanno collaborato (si badi bene, gratuita-mente, cioè per passione) all’uscita di que-sto numero e vi lascio alle prossime pagineche seguono.

Buona lettura, quindi!

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tici e magici, le attività sorte nei loro pressi, le emer-genze archeologiche, la flora e la fauna, le acqueminerali. Ad illustrare la pubblicazione centinaia di suggestiviscatti fotografici che immortalano scorci incantati,animali, fiori, piante e soprattutto lei, la regina dellanatura, l’acqua, in tutte le sue forme.Il volume si può acquistare a Gubbio presso la car-tolibreria Pierini e le librerie Fotolibri e Libri e Idee.

Edizioni: Event360°Pagine: 151Lingua: italiano/inglesePrezzo di copertina: € 35,00

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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 10

CON UN PIZZICO DI ORGOGLIO PRESENTIAMOUNA PUBBLICAZIONE ALLA QUALE HA PRESOPARTE ANCHE LA “NOSTRA” CARMEN NARDI

Il Monte Cucco, i Monti di Gualdo Tadino, NoceraUmbra, l’Oasi di Sassovivo, la Valnerina, la Valledel Naia: sono le sei aree naturalistiche protagoni-ste del libro fotografico Liquidi Cristalli, realizzatodalla Event360° di Gubbio e patrocinato dalla Pro-vincia di Perugia. La pubblicazione,  ricca di immagini a colori e contesti  esplicativi,  esplora  un  “mondo  idrico”  inparte sconosciuto scoprendo i segreti di fiumi esorgenti, le loro storie e leggende, gli usi terapeu-

RECENSIONI

a cura della Redazione

↙ Una delle splendide immagini della pubblicazione.

Liquidi Cristalli viaggio in Umbria attraverso le meraviglie dell’acqua

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Primavera 2013 - www.sentierofrancescano.it

CRONACA

a cura della Redazione

Da poco è inaugurato a Gubbio un percorso spiri-tuale. Ne abbiamo parlato con Simone Minelli, re-sponsabile dell’Ufficio diocesano per la pastoraledel tempo libero, pellegrinaggi, turismo e sport.Il percorso Fratello Lupo è un cammino a piedi chepermette di visitare i luoghi francescani della cittàdi Gubbio, seconda patria del Santo.Diviso in due parti per venire incontro alle varie ne-cessità delle persone, può essere un percorso facile,in cui si può usufruire di ascensori, nel caso di per-sone anziane o con difficoltà di deambulazione,oppure un percorso più lungo, dove dalla città sisale al monte Ingino fino alla basilica di S. Ubaldo.Per maggiori info: www.fratellolupogubbio.it

↖ Il ripetitore per il WIFI in località Sambuco.

Un nuovo percorso tra le vie di Gubbio

Fratello Lupo

Tradizione & tecnologia

WIFI lungo il SentieroUna linea

Recentemente il Comune di Valfabbrica ha po-sizionato  lungo  il  tratto del Sentiero France-scano della Pace dei ripetitori per garantire ilcollegamento a una linea WIFI che consenta achiunque, in maniera del tutto gratuita, di con-nettersi ad internet.Tale iniziativa permetterà di usufruire di utili in-formazioni storico-escursionistiche relative alpercorso,  mostrando  con  precisione  in  chepunto ci si trova.

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spiega Simone Minelli, responsabile dell’Ufficiodiocesano per la pastorale del tempo libero, pel-legrinaggi, turismo e sport e parrocchiano di Se-monte  -  Alcuni  chiedono  alle  famiglie  chepuntualmente provvedono al rifornimento del-l’acqua, ma la Fonte rappresenterà un punto diriferimento certo nel cammino”.

(da Agenzia Press News)

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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 10

INAUGURATA L’8 GIUGNO LA FONTANA REALIZZATA IN LOCALITà SEMONTE (GUBBIO) LUNGO IL SENTIERO FRANCESCANO

Esiste dall’8 giugno scorso una nuova fonte peri pellegrini in cammino lungo il Sentiero France-scano, percorso che il tal senso non offre molteoccasioni di dissetarsi. A dotare il tratto di Semonte Settestrade di unafontana ci hanno pensato gli abitanti della zona,in particolare del “rione del Piano” - abituati alpassaggio di un numero sempre crescente di pel-legrini - in collaborazione con l’Ufficio diocesanoper la pastorale del tempo libero, pellegrinaggi,turismo e sport. Un migliaio di camminatori solo l’anno scorsohanno transitato nella pianura della frazione eu-gubina, secondo una stima dei pellegrinaggi, nu-mero destinato a crescere in futuro non solo perl’appassionarsi di sempre più gente agli itinerarispirituali, ma  anche  per  il  nome di  Francescoscelto dal nuovo Pontefice. La benedizione della Fonte del Pellegrino è statain  calendario  lo  scorso  sabato  8  giugno,  alle16.30, presenti il vescovo di Gubbio, Mario Cec-cobelli, e il parroco di Semonte, don ArmandoMinelli. Il manufatto in pietra è stato realizzato da Ga-briele Ghirelli e riporta le effigi dei santi France-sco,  Ubaldo  e  Venanzio  (protettore  dellafrazione). “Questa realizzazione è motivata dal fatto chenell’arrivare da Pietralunga, dopo  varie ore dicammino, i pellegrini all’altezza della nostra fra-zione, si trovano con le scorte di acqua finite -

CRONACA

a cura della Redazione

↑ La fontana di Semonte lungo il Sentiero.

A Gubbio sul Sentiero Francescano

la Fonte del Pellegrino

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CRONACA

a cura della Redazione

L’1-2-3 SETTEMBRE IN CAMMINO SUL SENTIEROPER LA CUSTODIA DEL CREATO: TRA I COLLABO-RATORI ANCHE LA NOSTRA ASSOCIAZIONE

La Giornata per la custodia del creato è un'ini-ziativa voluta, ogni 1° settembre, dalla Confe-renza  Episcopale  Italiana  per  riaffermarel'importanza, anche da un punto di vista dellafede, dell'ambientalismo con tutte le sue impli-cazioni etiche e sociali.Per quest’anno è stato scelto il tema “La famigliaeduca alla custodia del creato” e a fare coreo-grafia all’evento è proprio Assisi.Anche al Sentiero Francescano della Pace saràdato uno spazio di visibilità, che avrà connota-zione  nazionale,  soprattutto  in  concomitanzacon l’annuale cammino di tre giorni (1-2-3 set-tembre) organizzato dalla Diocesi di Gubbio. Trai collaboratori all’evento c’è anche la nostra As-sociazione.Il  pellegrinaggio  è  un  itinerario  insieme  geo-grafico  e  interiore,  da  compiersi  passo  dopopasso, che nasce sia per riappropriarsi di una per-duta, salutare “lentezza”, essenziale per vivereun'esperienza di spiritualità e vicinanza al creato, sia  per misurarsi  da  vicino  con  l'esperienza diFrancesco di Assisi, il Santo simbolo dell'amore e del  rispetto  per  ogni  creatura  a  cui  si  ispira  ilnuovo Papa. 

Per maggiori informazioni:Ufficio pellegrinaggi della Diocesi di Gubbio0759273980 – 3355439975 [email protected]

1 settembre 2013

Giornata per la8a custodia del

creato

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Abbiamo voluto che le uscite dei numeri de Il Sen-tiero Francescano fossero “ritmate” dalla sapientecadenza del  fluire delle stagioni. Quattro quindisono i numeri diffusi nell’arco dell’anno, uno perciascuna delle stagioni, dando così modo di con-notare in tal senso una serie di rubriche e argo-menti che già di per sé sono connotati da una fortevalenza “naturale”:

• le tratte del Sentiero;• luoghi caratteristici lungo il Sentiero;• tradizioni legate al territorio;• fauna e flora lungo il Sentiero;• cronaca inerente la zona;• i valori tipici del francescanesimo;• la voce dei bambini delle scuole;• le interviste agli anziani con i loro ricordi;• le leggende e ricette del territorio;• ...e molto altro.

In questo decimo numero:

Una Rivista al numero dieci 3Cronaca 4Una rivista per ogni stagione 8Camminata notturna nel solstizio d’estate 10Dopo tredici anni 12Il Subasio, la montagna di Francesco 14Grand Tour in Umbria 16Il Francesco di Daniele Poto 18Incontro con Mentana e Scola 19

Il Tempio di Minerva ad Assisi 20Due chiacchiere con Giotto       22Le leggende del Monte Cucco 24La lauda francescana 26Il Cammino Francescano della Marca 28Il lupo di Gubbio dalla penna dei poeti 32 San Francesco in poesia 34Flora - Fauna 36La posta - La ricetta 38

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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 10

RivistaStagione

di Diego Mecenero

Una

per ogni

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Il Cammino Francescano

della Marca

Le leggendeMonteSubasio

del

Camminata notturnanel solstizio d’estate sul Sentiero

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Su uno speciale camper in tour per la lotta alla disoccupazione

Lo speciale camper di Civiltà Etica è partito.

Il 28 giugno Gianluca De Gennaro inizieràun viaggio a tappe per il nostro Paese chelo porterà  a parlare e a coinvolgere tantiItaliani  nell’imminente  creazione  di  unanuova cooperativa ispirata all’economia dicondivisione per la nascita di nuovi posti dilavoro.

Il progetto, partito già dal 2012 e promossoattraverso una  serie di  incontri  e dal  sitowww.civiltatetica.it, prevede la costituzionedi una cooperativa sociale ad azionariatopopolare per dare un  segnale  forte nellalotta alla disoccupazione e sperimentare unnuovo approccio nella risoluzione della crisieconomica. 

L’obiettivo:  l’adesione di 4000 persone alprogetto, attraverso la sottoscrizione di uncertificato di impegno (sul sito www.civil-taetica.it) del valore di 50 € per fondarne ilcapitale sociale. 

La somma verrà effettivamente erogata daciascun  sottoscrittore  solo  al  raggiungi-mento dei 4000 certificati.

di Carmen Nardi *

* giornalista e content manager

Con la nascita della cooperativa sociale ottogiovani, scelti in base alla presentazione diprogetti  e  a  colloqui  attitudinali,  riceve-ranno un contratto di lavoro in regola per ilprimo anno. Possibilità che sarà rinnovataad altri giovani per gli anni a venire.

La cooperativa sociale accoglie giovani arti-sti, educatori e contadini che attraverso lamusica, la pittura, la danza, la fotografia, lascrittura, il disegno, il cinema, il teatro, lapedagogia, l’agricoltura ed il recupero deilavori manuali intendono mettersi al serviziodella causa dei bambini e delle bambine distrada, secondo i progetti della FundaciónCristo de la Calle (Ibarra), Muchachos Soli-darios  (Quito)  e  di  Mano  Amiga  a  (Rio-bamba) in Ecuador.

↘ Gianluca De Gennaro accanto allo speciale camper.

Sul camper diCiviltà

Etica

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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 10

Lo scorso 22 giugno la nostra Associazione Amici del Sentiero Francescano della Pace haorganizzato una seconda camminata notturna, dato il successo della precedente versioneinvernale, in collaborazione stavolta con l’Associazione Italiana Guide Ambientali Escur-sionistiche dell’Umbria (www.aigae.org), nella persona di Raffaele Capponi.L’evento ha riscosso successo e soddisfazione tra tutti i circa ottanta camminatori giuntidalle zone limitrofe, ma anche da più lontano.Prestigioso per noi aver collaborato con l’AIGAE, l'unica Associazione di categoria, in Ita-lia, che rappresenta chi per professione accompagna in natura, illustrando agli interessatile caratteristiche ambientali e culturali delle aree visitate. Ad AIGAE fanno riferimento tanto le Guide Escursionistiche Ambientali che si occupanodi Ecoturismo, che gli operatori di Educazione Ambientale che operano come liberi pro-fessionisti o nelle maggiori aziende italiane impegnate nella promozione del turismo so-stenibile e della didattica ambientale. Raffaele Capponi, di Gubbio, coordinatore di AIGAE Umbria, assieme al nostro RaffaelePagliacci, anch’egli guida escursionistica, ci ha aperto la strada, facendoci gustare il per-

Camminatanotturna Sentiero

di Diego Mecenero

lungo il

nel solstiziod’ estate

Vedi sul nostro Canale Youtube ilservizio sulla Camminata Notturna

IN COLLABORAZIONE CON

Associazione ItalianaGuide Ambientali Escursionistiche

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Primavera 2013 - www.sentierofrancescano.it

corso svoltosi sotto la placida notte stellatadel solstizio d’estate.La  camminata,  della  lunghezza  di  circa  7km, ha consentito infatti di sperimentare ilcammino di notte, proprio nel solstizio del-l’estate, lungo un tratto dell’antico percorsofrancescano per gustare il silenzio, il baglioredella luna, il profumo del bosco invernale ele suggestioni che i componenti dell’Asso-ciazione hanno evocato in relazione al temadella pace e alla figura del Santo di Assisi.Ritrovandosi alle ore 20.30 nel piazzale ac-canto alla diga di Valfabbrica, i camminatorihanno effettuato un percorso ad anello pas-sando per Coccorano, la località detta “dellaCroce”, Sambuco e Coccoranaccio. L’Associazione  Amici  del  Sentiero  France-scano della Pace di Valfabbrica è nata pro-prio con lo scopo di valorizzare il territorio,il patrimonio artistico, le bellezze naturali ele  tradizioni  popolari  che  sono  custoditelungo e accanto al percorso francescano einiziative come queste - che di tanto in tantoproponiamo - centrano in pieno tale obiet-tivo.La camminata, di media difficoltà, si è con-clusa attorno alle ore 23.30 con l’offerta atutti di bruschette con olio locale. Ringraziamo vivamente, oltre che gli orga-nizzatori, anche  la Croce Rossa di Valfab-brica, i Vigili urbani, la Guardia forestale, iCarabinieri  e,  non  da  ultimi  davvero,  ilgruppo  degli  Arcieri  di  Valfabbrica  chehanno allestito accoglienza e ristoro finale.In autunno è probabile che organizzeremoancora qualcosa, stavolta non di notte, main diurna. Vi terremo aggiornati al riguardo.A tal scopo potete trovare informazioni sem-pre aggiornate sulla nostra pagina di Face-book.

A presto, quindi!

↘ La locandina annunciante l’evento.

↘ La Croce Rossa di Valfabbrica in servizio.

↘ Foto di gruppo prima della partenza.

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Dopo

tredici 13anni

Che coincidenza. Per curiosità vado a vederequando ho registrato il dominio del sito internetdel Sentiero Francescano e scopro che è stato“un 19 agosto”, nel 2008. È il giorno del miocompleanno. Sono passati 5 anni.Sarà che questo numero della Rivista, a conclu-sione della presentazione di un primo round ditutte le tappe del Sentiero, ha un po’ la conno-tazione di riflessione sul percorso tout-court, mava da sé che vado a rispolverare poi una vecchiacartellina nella quale conservo le cose “antiche”di questa realtà che, per pura passione, mi hafatto fondare questo strumento comunicativoche vede, in data odierna, 9.136 contatti.Tiro quindi fuori un opuscolo, quello che vedetefotografato in questa pagina e me lo rileggo.È un documento raro, non ce  l’ha quasi nes-suno. Ma è importante. È la “memoria storica”di cosa è il Sentiero Francescano della Pace.Costituito di sole dodici pagine, compresa la co-pertina e due mappe entrambe a doppia pa-gina,  me  lo  divoro  nella  lettura  in  meno  dimezz’ora. Vorrei condividerlo con voi.Si tratta di quanto la Provincia di Perugia e laComunità Montana dell’Alto Chiascio “lancia-rono” poco prima dell’anno 2000 o, meglio, di-

ciamo dell’Anno Santo del Giubileo: un pro-getto  ambizioso di  “ripristino” di  un anticosentiero dal carattere francescano.Il Presidente della Provincia di Perugia di allora,Mariano Borgognoni, così esordisce in aperturadel  documento,  intitolato  Sentiero  France-scano della Pace - Presentazione del progettodi ripristino del primo tratto Assisi - Gubbio inoccasione del grande Giubileo del 2000:Questo Sentiero che oggi viene ripristinato si ècaricato  di  tanti  significati  emotivi,  di  millespontanee adesioni provocate dall'ambientenaturale in cui si snoda, di infinite suggestioniconservatesi nella topografia e nella memoria

di Diego Mecenero

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popolare fino a questa fine di Novecento. Cosìesso oggi - ricostruito fra Assisi e Gubbio conmolta cura e con il necessario scrupolo scienti-fico di tante collaborazioni, grazie all'ardore dimolti appassionati e partendo da lungimirantiintuizioni di gruppi e associazioni - può essereintitolato alla pace che Francesco sicuramentevi cercò prima di poterne predicare al mondol’irrinunciabilità anche a costo del sacrificio per-sonale ed estremo della propria esistenza.Non vorrei entrare nei dettagli (abbiamo avutomodo e avremo in futuro modo di approfondirliappieno negli anni a venire), vorrei piuttostopartire  dalle  “cose  macroscopiche”  e  dire

poche  cose  semplici,  così  come  farebbe  unbambino (è ciò che spesso più ci sfugge):• esiste un antico percorso che si rifà alla per-sona di San Francesco d’Assisi;

• il nome di questo percorso è uno, preciso,con  valenza  lessicale  “tecnica”,  come  unmarchio: Sentiero Francescano della Pace;

• il progetto prevedeva, nella sua interezza, untragitto che parte da Assisi e si conclude a LaVerna, in provincia di Arezzo, luogo nel qualeesiste un importante santuario francescanolegato alla memoria delle stimmate del Santo;

• tale progetto di ripristino è stato suddiviso indue grandi “tratti”: Assisi - Gubbio e Gubbio- La Verna;

• solo il primo tratto Assisi - Gubbio è stato ri-pristinato, in occasione del Giubileo del 2000.

• la “codifica” del Sentiero (cioè dove passa) èstata  elaborata  da  un  comitato  di  espertiscientifici sia in campo storico che della co-noscenza dell’ambiente.

Diciamolo, fuori dai denti: arrivava il Giubileoe, con esso, la possibilità di sovvenzionamentieconomici importanti, qualora si realizzasseroprogetti secondo dati criteri. Ci sta. È nel nor-male metabolismo delle  realtà umane che sirealizzino cose buone, come lo è questa, cosìcome è normale (anche se un po’ triste) chetutto abbia uno stop, o perlomeno uno stand-by, quando i soldi cessano o, lasciatemelo dire,quando  compaiono  altrove,  magari  con  va-lenza “europea”  (cioè  solo per progetti  contale  connotazione, e  il  Sentiero  Francescanonon  si  colloca  in  tal  senso)  e  -  magia  dellemagie - appare la “Via Francigena di San Fran-cesco” che si “sovrappone” all’antico Sentierocon targa sfavillante europea.Noi abbiamo fatto una scelta o, perlomeno,l’ho fatta io, in una duplice espressione: aderireagli inizi della cosa, alla “fonte”, alla “nascita”,e non rinnegare la connotazione storico-scien-tifica di chi ha dato vita tredici anni fa al Sen-tiero Francescano della Pace. Sarà la scelta diun bambino, ma a me non pare proprio strana.

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Subasio,

Francesco

Il

la montagna di

di Silvia Papa *

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Un territorio che ci riporta a giorni lontani e al mondo di San Francesco, è il monte Subasio.Incuriosita e attratta dal luogo, decido di intraprendere un viaggio di storia e di natura.  Il Monte Subasio è una delle vette più importanti del comprensorio appenninico centrale,che si estende tra i comuni di Assisi e di Spello, fino ad arrivare a quelli di Gualdo Tadino edi Foligno. È ricco di fauna e una fitta e variegata vegetazione ricopre il sottobosco, mentre la sommitàdel monte è lasciata a pascolo. Alcuni raccontano che questa particolare conformazione ri-corda la testa di un frate, fitta di capelli all'esterno, ma priva invece al suo interno.

Un’incantevole cornice, ricordata anche da Dante nella Divina Commedia:Intra Tupino e l'acqua che discendedel colle eletto dal beato Ubaldo,fertile costa d'alto monte pende,onde Perugia sente freddo e caldoda Porta Sole; e di rietro le piangeper grave giogo Nocera con Gualdo.Dante Alighieri, Paradiso, XI canto (43-48).

Nel salire la montagna mi ricorre alla mente il tragitto che faceva Francesco, il quale sorrettoda una fede impavida ed eroico combattente in nome della povertà e del misticismo, si ri-fugiava quassù in preghiera e in meditazione, circondato solo dalla selva densa e misteriosadei lecci e delle querce, gli stessi che ancora oggi delimitano l’Eremo delle Carceri.Al tempo di Francesco, l’Eremo era costituito da grotte e da una piccola cappella, poi nelXV secolo San Bernardino da Siena edificò il convento. Percorrendo un acciottolato e oltrepassando una volta in muratura, si arriva al chiostrinodei frati, una terrazza triangolare che si affaccia a strapiombo sul fosso delle Carceri. 

* storico dell’arte

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↓ Panorama dal Monte Subasio.

→ L’Eremo delle Carceri, immerso nel verde

della foresta del Monte Subasio.

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Alle estremità del chiostro vi sonole porte che conducono al refet-torio  dei  frati  e  alla  chiesa  diSanta Maria delle Carceri, mentreal piano superiore del refettoriosono situate le celle dei frati. At-traverso stretti cunicoli e scalettesi accede ai luoghi di meditazionedi Francesco e dei suoi seguaci. È emozionante e suggestivo tro-varsi nella grotta di San Francescocon il letto in pietra e il masso sucui si sedeva, così come visitare legrotte dei suoi compagni, Leoneo Bernardo di Quintavalle.La tradizione  lega questi  luoghiad alcuni episodi della vita di SanFrancesco,  come ad esempio  lapredica agli uccelli, i quali, nidifi-cando  su  un  leccio  vicino  al-l’eremo, disturbavano con i lorocinguettii  il  raccoglimento  deifrati  e,  dietro  esortazione  delSanto, essi si spostarono in un’al-tra parte del lecceto.

Lascio alle mie spalle i quasi 800 m di altezza, conun ricordo incancellabile del silenzioso Eremo, emi dirigo verso la vetta del monte, imbattendomiin una bellissima cornice di pini d’Aleppo che fada quinta alla veduta della Valle Umbra e del lagoTrasimeno. Proseguo il mio cammino in colorati prati e per-corro  un  ultimo  tratto  accompagnata  da  unabrezza primaverile ma decisa, mescolata ad unodore di corteccia degli alberi. Ora solo una manciata di passi mi separa dallameta finale ed eccomi qui in cima, rapita dal ma-gnifico spettacolo, un panorama incantevole, chesi apre all’orizzonte sino a perdersi nelle vette delGran Sasso. Provare per credere.

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Grand TourUmbriain

di Silvia Papa

I primi viaggi in Umbria risalgono al Medio Evodurante i pellegrinaggi dei monaci benedettiniverso Roma, ma fu con il Grand Tour che l’Italiadivenne meta per i viaggi di istruzione dei giovaniinglesi e tedeschi di buona famiglia, desiderosi diimmergersi nella storia, nell’arte e nella culturadel nostro Paese. L’espressione Grand Tour, compare per la primavolta nella guida The Voyage of Italy di RichardLassels, edita nel 1670. Diverse furono le personalità artistiche che ritras-sero le bellezze italiane e umbre, tra queste si an-novera  la  figura  del  letterato  e  drammaturgotedesco, Johann Wolfgang Goethe. Ingegno ver-satile e dai mille interessi, d’inesauribile vitalità ecuriosità, Goethe intraprende un viaggio in Italia,dal settembre 1786 al giugno 1788, procuran-dosi un prezioso materiale per una serie di articoliche pubblica al suo ritorno in Germania. Moltopiù tardi, a partire dal dicembre 1813, Goetheinizia a scrivere, sulla base dei suoi ricordi (di let-tere, di diari, di appunti e di documenti di viag-gio), il lungo resoconto della sua spedizione inItalia: Viaggio in Italia.Il 3 settembre 1786 Goethe, sotto falso nome(Jean Philippe Möller a volte un commerciante,altre un pittore di Lipsia), lascia Karlsbad per unviaggio verso un Paese che gli appare come unluogo ideale, in cui l'uomo può vivere in armoniacon se stesso, la natura e il divino: "Alle tre delmattino, all'insaputa di tutti (...) mi sono gettatoin  una  carrozza  di  posta,  solo  soletto,  nonavendo per bagaglio che un portamantelli ed unavaligetta...". Trento, Bolzano, Verona, Vicenza,

Padova, Venezia, Ferrara, Bologna, un breve tran-sito  a  Firenze,  Perugia,  Foligno,  Terni  e  Romasono, a grandi linee, le tappe della prima partedel grand tour di Goethe che, dopo una sosta diqualche mese a Roma (da ottobre 1786 a feb-braio 1787), riprende il viaggio per Napoli, Pa-lermo,  Alcamo,  Segesta,  Agrigento,Caltanissetta,  Catania,  Taormina,  Messina,  dinuovo Napoli e infine Roma, dove rimane dal giu-gno 1787 all'aprile 1788.Arrivato  in  Umbria  da  Firenze  nell’ottobre  del1786  visita  Perugia,  Assisi,  Foligno,  Spoleto  eTerni. “In un mattino incantevole lasciai Perugia(…). La città è in bella posizione, la vista del lago[Trasimeno] straordinariamente amena: mi sonoben impresso nella mente quelle visioni. La stradafu dapprima in discesa, poi, in una allegra vallatafiancheggiata da ambo i lati da lontane colline,vidi finalmente stendersi Assisi”.Grande estimatore dei nostri architetti che, da Vi-truvio al Palladio - osserva Goethe - ben sannocome  si  devono  costruire  città  e  come  vannoeretti i templi e gli edifici pubblici, egli rimane me-ravigliato ad Assisi di  fronte alla  facciata dellachiesa di S. Maria della Minerva, già Tempio diMinerva, costruito al  tempo di Augusto: “AllaMadonna degli Angeli congedai il mio vetturino(…) e con un forte vento salii ad Assisi, avendovoglia di fare una passeggiata a piedi attraversoquel mondo che mi appariva così appartato. Leenormi costruzioni della babelica sovrapposizionedi chiese in cui riposa San Francesco le lasciai asinistra e (…) chiesi dove si trovasse Santa Mariadella Minerva (…).Finalmente giungemmo alla città veramente an-tica ed, ecco, davanti ai miei occhi, quell’illustremonumento,  il  primo  completo  monumentodell’antichità che io contemplavo”(…). Un tem-pio di proporzioni modeste, come si conveniva auna città tanto piccola; ma così perfetto, così fe-licemente ideato, che potrebbe rifulgere in qual-siasi  luogo.  (...).  Non  potevo  saziarmi  dicontemplare quella facciata, tanto è la genialità,tanto il senso d'arte che vi traspare”.Il 27 ottobre, dopo aver lasciato Foligno, Goethegiunge a Terni: “(...) la cittadina è in una posi-zione ridente, che ho ammirato con piacere, in

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un giro fatto ora. Si trova al principio di unabella  pianura,  fra  monti  di  roccia  calcarea.Come Bologna dalla parte opposta, così Ternial  di  qua  si  stende ai  piedi di  una  catena dimonti”.Arrivato a Spoleto, Goethe manifesta il suo ap-prezzamento verso il Ponte delle Torri e versol’utilità civica delle opere architettoniche anti-che: “L’arte architettonica degli antichi è vera-mente  una  seconda  natura,  che  operaconforme agli usi e agli scopi civili. È così chesorge l’anfiteatro, il tempio, l’acquedotto”.Il pittoresco, il sublime e il sacro, alla cui ricercasi mettono i viaggiatori del Grand Tour, sonoaspetti presenti nel paesaggio umbro: dalla bel-lezza  degli  Appennini  allo  scenario  naturale“bello e terribile” offerto dalla Cascata delleMarmore, dai paesaggi rilassanti dei monti diColfiorito  alle  testimonianze  del  passato  ro-mano.La poetessa inglese Anna Miller nel 1771 neldescrive le glorie passate, così racconta di Spo-leto: “...nel giardino del vescovo, ove c’è un an-fiteatro e alcuni sotterranei, nella chiesa di S.Salvatore ci sono alcuni esigui resti di un tempiodel sole, e parte di un tempio di Ercole nellecelle dei Gesuiti…”.August von Platen, poeta romantico tedesco,arrivato  in  Umbria  nel  maggio  1828,  ebbemodo di visitare, come si legge dai suoi diari, ilconvento di Assisi e di Perugia con le sue portee  i  suoi panorami,  che gli  ispirarono un epi-

gramma, contenuto in Odi, inni, egloghe, epi-grammi: “Fresco soggiorno in estate concedel’ardua Perugia / Ma par l’antro d’Eolo ne’ dìche spira il vento”.Pochi anni più tardi, nel 1835, anche lo scrittoree poeta tedesco Franz Wilhelm von Gaudy ar-riva in Italia e si ferma, come si legge nei suoiQuadretti italiani, a Passignano, piccolo villag-gio di pescatori sulla riva del lago di Perugia: “Ilmio occhio rimase abbagliato da quel mar dif-fuso d’oro che dal fondo s’agitava, scintillava,fiammeggiava”.  Il  poeta  diretto  a  Roma,  siferma a Terni e visita le maestose cascate delVelino, che paragona a un “drago spumante dirabbia”, la cui “bava copriva di schizzi la pia-nura e bagnava la fronte di chi stava ad ammi-rare (…)”.Nel passaggio dell’Umbria meridionale, lungola Via Flaminia, il sublime si incontra all’arrivoin Valnerina, dove paesaggisti e scrittori si di-lungano a parlare del territorio che li accoglieall’imbocco della gola del Nera. Gli artisti nedanno una descrizione con la pittura, come ilfrancese Corot.Lord Byron dedica alcuni versi alla Cascata delleMarmore:  “Impareggiabil  cataratta,  orribil-mente bella”.

Infine, altro luogo visitato dai viaggiatori, primadi lasciare l’Umbria è Otricoli, l’antica Ocricu-lum, dove tra i resti dell’antica città romana èstata rinvenuta la testa di Giove.

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Oggi che l’Istat prevede per gli italiani 80 anni di auste-rità, abbracciando il presente, ipotecando il futuro perquattro generazioni di connazionali, il richiamo alla so-brietà, all’austerità, a un quadro di riferimento valorialeforte e fecondo, ci rimanda alla personalità di FrancescoD’Assisi. Santo e non santino, liberabile dall’icona piùstrettamente osservante e devozionale per assurgere aesempio e modello,  indicazione di stile di vita  in unmodo che pubblicizza, ispira, istiga a tutt’altro. Oggi chei grandi sistemi di riferimento (marxismo, capitalismo)più che in crisi sono definitivamente obsoleti e si guardaa modelli alternativi di sviluppo che prescindano dalleconsuete etichettature (destra/sinistra), la richiesta d’an-coraggio all’anti-consumismo è un forte presidio. Perché si ha l’impressione che questa deriva abbia fattopiù danni, con modalità subliminali, evidentementenon manifeste, delle sopracitate dottrine politiche,persino omologandole a un livello di super-conce-zione assoluta, come potrebbero dimostrare anchegli attuali modelli di coalizione. Così,  rifiutando questo mainstream,  laici-smo e cattolicesimo nella ricerca di valoripotrebbero incontrarsi, delineando un ter-reno comune molto pratico e pragmaticoincarnato nelle “buone pratiche” della vitadi tutti i giorni. Pensiamo a un forte radicamento moraleche serva da cartina di tornasole, come re-sponsabilità critica per i comportamenti dellavita di quotidiana (dal parcheggio dell’auto-mobile a una decisione difficile da prenderenel proprio ambito lavorativo, la forbice dipossibilità è davvero molto vasta). Eviden-temente  questo  atteggiamento  si  sinto-nizza immediatamente con alcuni richiami chesi  allineano  immediatamente  nella  scala  dicomportamenti adottabili. La legalità (che non

Abbiamo chiesto al noto scrittore e giornali-sta Daniele Poto di pennellarci  con  la  suapenna l’immagine di Francesco d’Assisi, cosìcome la vede, la sente. Lo ringraziamo perla sua disponibilità.Troviamo la firma di Daniele su quotidianinazionali  come  il  Messaggero,  il  Corrieredella Sera, Il Tempo, la Repubblica e moltealtre testate.  Come scrittore ha pubblicato numerosi libricome “Brindisi basket”, “Un’anima in fondoal canestro (segnalazione premio letterarioConi  2004),  “Un  delitto  per male”,  “Ro-manzo finale”, “La carambola”, “Le mafienel  pallone”,  “Nessuna  pietà  per  i  vinti”,“101 motivi per non vivere in Italia” e “In-croci Roma Torino. Biglietti per  il presentecon scontrini di memoria”.

distingue tra Stato e Chiesa, che bypassa l’una e l’altrase occorre, se è giusto), il richiamo ad alcuni modelli delpassato e del presente. Non idola ma esempi da perseguire, più che da seguire.Se la vita è testimonianza (ne sono più che mai con-vinto) le testimonianze, le orme lasciate da chi ci ha pre-ceduto nella storia dell’umanità, vanno interpretate ericalcate se occorre, mutatis mutandis, ovvero il nostroradicamento nell’attualità che ci fa essere, specificata-mente, diversi. Dunque, Francesco, tra gli altri. Non solo santo venera-bile e “poverello d’Assisi”, non solo oggetto di icono-grafia pittorica (bella e memorabile la mostra di Rieti).San Francesco è forte e “scomodo” perché non è unafigura accomodante, riconciliabile, riconducibile, ad os-simoro irredimibile. L’attualizzazione della sua figura,del suo credo, non è forzatura secolari sta ma volen-teroso, quasi obbligatorio, wishful thinking, per  icontemporanei che credono che la vita non sia de-naro e potere ma amore, sobrietà, passaggio. 

In questo senso la rilettura della sua figura nonè d’accatto ma veicola pulsioni forti e at-tuali.  Se  virata  sul  pensiero  dominanteporta all’indignazione, a una  rabbia  co-struttiva, a una voglia indomita di cambia-mento. Se questa concezione si fa prassisi abbraccia un’ideale di vita proteso allatrasformazione di noi stessi e, per quelloche possiamo, del pezzetto di mondo che

ci circonda e su cui possiamo influire. È evi-dente  che  questa  molla,  questo  forte  ri-chiamo,  si  riflette  sul  successo  dei“cammini”  intitolati ai Santi. Passo dopopasso gente di paesi diversi e di diverse mo-tivazioni, cammina in sincrono verso un fu-turo che si ostina a credere migliore o, quantomeno, migliorabile.  

FrancescoDaniele Potodi Daniele Poto *

Il

di

* scrittore e giornalista

esclusivo

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Il nostro amico giornalista Alberto è stato da noi accre-ditato all’incontro a Milano con Enrico Mentana e il car-dinal Angelo Scola nel giorno di San Francesco di Sales,patrono dei giornalisti. Lo ringraziamo di cuore.

Antefatto. Sebbene io non sia più un cronista di primopelo, avere l’opportunità d’incontrare il cardinale An-gelo Scola è stata un’esperienza emozionante. Quandoil nostro direttore, Diego Mecenero, ha avuto la con-ferma che il cardinale avrebbe avuto piacere di rispon-dere anche alle nostre domande, ci siamo concentratisulle tematiche che potessero interessare i nostri lettoriabituali; in particolare, volevamo coniugare argomentilegati al mondo dei giovani, di cui abbiamo diffusa-mente parlato nel primo numero monografico di inizioanno, con quello dei valori di Francesco d’Assisi. E sic-come, l’incontro col cardinale Scola era anche l’occa-sione per  analizzare  i  risultati  del  Rapporto Giovani2013,  volevamo  porre  l’accento  sul  “sentiero”  piùadatto per seguire il cammino di Francesco nella societàodierna. Le risposte del cardinale, sintetizzate per temi,non hanno deluso le nostre aspettative.

Sentiero e pregiudizio. “La semplicità è il sentiero su cuidovrebbero camminare i giovani. E il pregiudizio puòessere un punto di partenza costruttivo per i rapportiumani. Dichiarare il pregiudizio può aiutare ad abbat-tere le barriere e a distinguere il vero dal verosimile”.

Facebook tra Hobbes e Spinoza. Uno dei temi di attua-lità, che più ci premeva approfondire era: i social net-work oggi per i giovani che li usano sono più “lupo”,quindi  vicini  al  concetto  filosofico di Hobbes,  o più“Dio”, in accezione positiva come teorizzava Spinoza

per l’indole umana? Il cardinale Scola anche su questoargomento si è espresso e ha dato una delle rispostepiù suggestive in assoluto. “Poiché la differenza cultu-rale esiste, bisogna far sì che le persone accettino l’altroe vogliano essere arricchite dal prossimo, prendendoquanto c’è di bello e fecondo. In quest’ottica i socialnetwork possono aiutare a rompere le barriere per co-struire un sentiero comune. Libertà religiosa e libertàglobale coesistono, bisogna prenderne atto ed accet-tare il dialogo”.

Avanti  insieme. “Francesco di Sales è stato uno deigrandi comunicatori della Storia perché coinvolgeva glialtri. Andare insieme è un concetto importante e mo-derno per rimettere i valori al centro della realtà, comeè necessario fare. Non educa bene chi dice “fai così”,ma educa bene chi dice “fai così insieme a me” e trovala tua via”.

Scuola. “Bisogna evitare che la scuola diventi un par-cheggio per non entrare nel mondo del lavoro e far sìche ciascuno attivi la propria tensione evolutiva (contanto di citazione riportata a inizio articolo, ndr). Cre-scere vuol dire anche porsi come soggetto e assumersiresponsabilità”.

Speranza in tempo di crisi. “Dio è un’esperienza di gioiache dà speranza: per vivere questa esperienza bisognaentrare nel volto dell’altro, aprirsi al prossimo e fare inmodo che  l’altro entri nella nostra esistenza. Senzapaura. Se la crisi attuale ha fatto sì che i giovani nonsiano già i protagonisti del presente, essi devono guar-dare in alto per guardare avanti. Per essere protagonistidel futuro bisogna dare valore anche al presente e laspinta a migliorarsi apre alla speranza.”

di Alberto Tufano *↗ Il nostro inviato Alberto Tufano all’incontro dei giorna-

listi con Enrico Mentana e il cardinal Angelo Scola.

* giornalista

Incontro con

Mentanae Scola

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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 10

Il Tempio di MinervaAssisiad

di Silvia Papa

Nel meraviglioso scenario di architettura me-dievale della Piazza del comune di Assisi, si ri-mane affascinati di fronte al Tempio di Minerva.Costruito nel  I secolo a.C. per volere di GneoCestio e Tito Cesio Prisco, il Tempio costituisceuno degli esempi più integri e leggibili dell'ar-chitettura sacra romana:  le sei splendide co-lonne corinzie e l’intera facciata sono ancoraintatte, così come le mura laterali dell’edificiosono ben conservate. Edificato su uno dei terrazzamenti che costitui-vano l'antica città ed in particolare sulla ter-razza  centrale  che  si  affacciava  sul  piazzalesottostante, identificato come foro, presentauna cella quadrangolare preceduta da un pro-nao. La cella era costruita a piccoli blocchi dicalcare locale legati da malta: di questa sonovisibili la facciata e la controfacciata, mentre imuri  laterali  verranno  poi  incorporati  nellachiesa  di  Santa  Maria  sopra  Minerva.  Sullafronte, sei colonne scanalate di ordine corinziopoggiano su alti plinti, sormontati da capitellicon doppio ordine di foglie d'acanto. Al diso-pra poggia l'architrave sul quale campeggiavaun’iscrizione dedicatoria con lettere in bronzo,andate perdute, che menzionava i due quat-tuorviri quinquennali, finanziatori dell'opera.Abbandonati i riti pagani, il Tempio viene uti-lizzato e restaurato dai monaci Benedettini, chedividono la cella in due piani, ricavando stanzedi abitazione nella parte superiore e la chiesadi San Donato nella parte inferiore. Anche ilpronao viene diviso in due piani. 

Nel 1212 i Benedettini, concedono in affitto gliambienti del Tempio al neo Comune di Assisi(sorto nel 1198) e per tutto il 1200 e il 1300 ilpronao funge da Tribunale civico e la chiesettadi San Donato viene utilizzata come carcere co-munale, almeno fino all’inizio del 1400 (LinoTemperini, Assisi romana e medievale. Profilostorico archeologico con 90 illustrazioni, Roma1985). Giotto, non a caso, rappresenta nellascena Omaggio all’uomo semplice, degli affre-schi del ciclo pittorico della Basilica superiore diS. Francesco, un’immagine del Tempio, dove sivedono le finestre con forti inferriate.Entrando al suo interno, ammirando le paretie la volta, si possono individuare le tappe chehanno portato all’attuale sistemazione dell’in-cantevole Tempio di Minerva.  Nel 1539 il papa Paolo III, facendo visita ad As-sisi, ordina che il Tempio di Minerva venga re-staurato e dedicato alla Madonna e il Tempioprende il nome di Santa Maria sopra Minerva. Nel 1613 il vescovo di Assisi dona il Tempio aiFrati del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco,che vi  rimangono  ininterrottamente per 145anni.Nel 1634 i frati intraprendono grandi opere diristrutturazione sotto la guida dell’architetto as-sisano,  Giacomo  Giorgetti.  Egli  elimina  lestanze nella parte alta della cella del Tempio, facostruire la volta a botte, prolunga l’area dellacella fino al retrostante muro di sostruzione edisegna  il monumentale altare maggiore. Lequattro colonne corinzie, il cornicione e il fron-tespizio dell’altare sono di terracotta rivestita distucco e abbellita di oro. Le altre parti e i puttisono tutto in stucco. In mezzo al frontespizio,un  quadro  del  Giorgetti  rappresenta  il  DioCreatore, circondato da angeli, in atto di ab-bracciare tutto il creato. Sopra il quadro vi erauna iscrizione in latino (ora conservata dietro

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Inverno 2012-2013 - www.sentierofrancescano.it

all’altare): «Questo tempio glorioso, già dedi-cato a Minerva, dea della falsa sapienza, [ora èconsacrato] alla Madre della vera sapienza».Sul  cornicione  dell’altare,  in  corrispondenzadelle quattro colonne corinzie, vi sono le statuesimboliche della Purezza e della Carità e dueangeli. Altri due angeli più piccoli chiudono unfrontoncino ricurvo, sopra il quale vi è il mono-gramma raggiato della Vergine, fra due puttini.A metà altezza, fra colonna e colonna, svolaz-zano in ogni lato due putti a tutto rilievo, dibuona fattura. In alto, nella parte posteriore, siammirano molti putti in forma di gloria, reg-genti serti di fiori, in una vivace aria di festa.Nel 1758 i Terziari Regolari lasciano il Tempioalla Congregazione dell’Oratorio di S. FilippoNeri. I Filippini edificano subito un ampio con-vento. L’altare del Giorgetti viene ritoccato se-condo i gusti dell’epoca. La mensa, già in stileromanico, viene rifatta e configurata a sarco-fago, come i nuovi altari laterali. Ai lati dell’al-tare  i  due  grandi  medaglioni  del  Giorgetti(Nascita della Vergine e presentazione al tem-pio; Vergine annunciata e angelo nunziante)vengono rimossi e sostituiti da due coretti or-namentali. Le sottostanti statue di S. Rocco edi S. Sebastiano vengono sostituite dalle statuein gesso dei Santi Pietro e Paolo, con i loro sim-boli  (chiave  e  tiara  papale,  spada  e  libro).Anche la Vergine con il Bambino, scolpita in

legno, viene tolta dal centro dell’altare e sosti-tuita con un quadro di S. Filippo Neri. L’iscri-zione  al  vertice  dell’altare  maggiore  vienesostituita dalla seguente: «A Dio ottimo mas-simo  in  onore  della  Beata  Vergine  Maria,madre  della  vera  sapienza,  e  di  San  FilippoNeri». Sulla volta si trovano le tempere di FrancescoAppiani: medaglione con San Filippo in gloria,sostenuto da quattro angeli in stucco dorato atutto rilievo; allegoria delle quattro virtù cardi-nali (Giustizia e Fortezza a destra, Prudenza eTemperanza a sinistra), sedute sulle nubi e con-tornate da puttini dorati. Sempre dell’Appianisono le tre virtù teologali nella lunetta sopral’altare maggiore e gli angeli musicanti nellacontrofacciata, sopra l’organo.Vengono aggiunti i due altari laterali. Due co-lonne rosate, con capitelli dorati, sono chiuseentro  lesene a spicchi, disposte  in un pianoobliquo rispetto al fondo. Su questo piano ri-posa il cornicione tutto mosso a spigoli. Sopradi esso è una voluta ricurva, chiusa in ogni latoda un angelo a stucco dorato. Al centro dellospecchio due puttini svolazzanti reggono la co-rona di gloria. L’architettura è in legno tinto amarmo. Tele negli altari laterali (anno 1764):Transito di S. Andrea Avellino, dipinto da A. M.Garbi (a destra); Transito di San Giuseppe, di-pinto dall’austriaco Martino Knoller (a sinistra).Un duplice messaggio per una buona morte. Con la soppressione napoleonica degli ordinireligiosi del 1810, i Filippini devono abbando-nare il Tempio di Minerva, che passa al clerosecolare. Nel 1896, al centro dell’altare maggiore, in so-stituzione del quadro di S. Filippo Neri vienecollocata la statua in gesso della Madonna diLourdes, portata in dono dalla Francia alla cittàdi Assisi. Nel 1918 la Chiesa di S. Maria sopra Minerva,viene affidata di nuovo ai Frati del Terzo OrdineRegolare di S. Francesco, mentre tra gli anni1990 e 1995 nella struttura vengono eseguitidei nuovi interventi di restauro. 

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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 10

Due chiacchiereGiottodi Silvia Papa

con

Di cosa saremmo venuti a conoscenza, se cifossimo trovati ad Assisi, mentre Giotto stavadipingendo gli  affreschi nella Basilica di  SanFrancesco?Proviamo per un momento a vestire i panni diuna  giornalista  che,  andando  a  ritroso  neltempo, viene catapultata nella fabbrica di Assisialla fine del XIII secolo, mentre Giotto terminadi affrescare le 28 scene della Vita di San Fran-cesco.  Che  cosa  avrebbe  trovato  e  cosaavrebbe domandato a Giotto? Al suo arrivo avrebbe visto un andirivieni di per-sone, maestranze, apprendisti di bottega, pre-paratori  di  colori,  pigmenti,  calce,  sabbia,pennelli, acqua, impalcature, un rincorrersi divoci, un odore di calce...  Avrebbe atteso la finedi una “giornata” e avvicinandosi al pittore,avrebbe chiesto di accompagnarla tra le scenedella vita del Santo, facendosi spiegare la sceltadel tema, la tecnica adoperata, le novità icono-grafiche, ammirando estasiata un’opera unica,straordinaria e avanguardista.    

La Basilica di Assisi viene iniziata nel 1228, dueanni dopo a morte di San Francesco e vieneconsacrata  nel  1253  da  Papa  Innocenzo  IV.L’edificio in stile gotico è strutturato su due li-velli, uno inferiore che custodisce le spoglie delSanto e l’altro superiore ad un’unica navata,

dove nella fascia inferiore sono affrescate le 28scene della vita di San Francesco, tratte dallaLegenda maior di San Bonaventura, poiché taleopera costituiva - annuisce Giotto - la biografiaufficiale del Poverello.     

Nel ciclo di Assisi, Giotto rinnova la decorazionemurale, sia sotto  l'aspetto organizzativo chetecnico.La tecnica di pittura a fresco, basata sull'im-piego di “giornate” - ci racconta l’artista - stasoppiantato quella per “pontate”. Il termine“pontata” deriva da “ponteggio”, un sistemadi impalcatura posizionato a ridosso di una pa-rete. Con la tecnica a pontate si eseguiva l'af-fresco  sulla  parete,  attenendosi  allo  stessospazio occupato dall'impalcatura, mentre conl’uso delle giornate, non devo, né io né i mieiallievi, affrescare l'intera parete corrispondenteall'impalcatura, ma solo una singola parte di

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essa, seguendo così le esigenze compositivedell’opera. La novità della tecnica a giornate èche una volta finito il disegno, si stende l’into-naco necessario solo sulle figure che si decidedi dipingere in quella giornata e non su tuttala parete. Ciò non toglie che su un unico pon-teggio io possa eseguire più giornate, cioè piùparti di una sola parete”.

Ma come si procede tecnicamente? Una volta eseguito sulla parete, sopra l’into-naco grezzo, il disegno a carboncino, ripassatocon  il  rosso  sinopia,  si  stende  un  secondostrato di intonaco, liscio e sottile, sul quale siinizia  a  dare  il  colore,  prima  che  l’intonacoasciughi, in tal modo i colori si fissano alla pa-rete. In genere nei volti si inizia dai toni chiariper arrivare a quelli scuri; viceversa nelle vestisi comincia a dipingere dalle tonalità scure perpoi degradare verso quelle più chiare. Diversiparticolari  possono  essere  successivamenteeseguiti a secco, come i blu e gli azzurri (lapi-slazzuli, oltremarino), che vanno dati a tem-pera alla fine dell’affresco.

Il nuovo procedimento pittorico implica la ne-cessità di mettere a punto di volta in volta i di-segni delle immagini da dipingere. Al maestrospetta infatti il compito di disegnare e di inven-tare  le  immagini, a  lui è affidato  tutto  l’im-pianto compositivo, mentre per  la messa  inopera sul muro, egli si serve di aiutanti. Non  solo  la  tecnica  è  innovativa, ma osser-vando  le  scene  raffigurate,  si  comprendeanche  l’importante  rivoluzione  iconograficache nasce con Giotto. La tradizione iconogra-fica sacra si fondava su quella pittorica bizan-tina e su un suo repertorio codificato ormai dasecoli. Ora Giotto invece ha di fronte un sog-getto contemporaneo e come intende affron-tare tale sfida?

La figura di San Francesco - indicando Giottoalcune scene - ha richiesto un repertorio di epi-sodi mai raffigurati prima, come le stigmate ad

esempio, e questo ha comportato la creazionedi modelli  e  figure nuove,  che ho  tratto dalmondo di oggi. Ecco dunque svelato il perchédi un abbigliamento moderno. Le storie raffi-gurate rappresentano le scene principali dellavita di Francesco, tra cui la conversione, l'ab-bandono dei beni, un momento d'estasi e lacanonizzazione.  San  Francesco è   un uomo,che vive tra la gente, nella natura e in spazi ar-chitettonici. 

Soffermatosi  davanti  alla  scena Rinuncia  deibeni terreni, Giotto ci racconta: La scena rappresenta due mondi quello dei bor-ghesi con i loro abiti eleganti, abbelliti da copricapi e quello di Francesco, seminudo, copertocon un manto dal Vescovo. Il padre, Pietro diBernardone, pronto a scagliarsi contro il figlio,di cui disapprova la scelta, indossa una vestegialla, colore che simboleggia i beni materiali.Dietro di  lui,  i due bambini che tengono neilembi degli abiti i sassi da lanciare a Francesco,perché ritenuto “folle” a rinunciare a tutti i suoiaveri. Il Santo invece tende le mani, guarda as-sorto in alto verso le dita benedicenti del Padreceleste, che spuntano dalle nuvole, approvandola scelta di Francesco. Il tutto è inserito sceno-graficamente alle spalle di due edifici.

Nelle storie di Assisi i personaggi si muovonoall'interno di splendidi paesaggi cittadini e ruralicon un formidabile senso realistico e naturali-stico, i colori modellano le figure, i disegni trac-ciano le forme anatomiche e gli stati espressivi.Gli  episodi,  raccontati  all'interno di un  fintologgiato sostenuto da colonne tortili, trasmet-tono un effetto illusionistico che sembra oltre-passare le pareti della Basilica.

Il tempo a disposizione è ormai terminato, il pit-tore  si  congeda  e  torna  ai  suoi  lavori.  Unanuova pittura ha avuto origine: rimutò l'arte deldipignere di greco [cioè bizantino] in latino e ri-dusse  al  moderno (Cennino  Cennini,  Librodell’Arte).   

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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 10

di Carmen Nardi

del

Le

C'è un luogo nel cuore appenninico dell'Um-bria in cui da sempre emergono in superficie isegni  di  un  mondo  infero  e  misterioso.  Unluogo i cui abitanti hanno rintracciato le mani-festazioni del male e le forze del bene a lorocontrapposte. Si tratta dell'area del Monte Cucco, situata anord est dell'Umbria.Qui, in un paesaggio fatto di grotte, forre, pro-fonde fenditure, si intrecciano i fili di leggendesenza tempo, di animali fantastici, di diavoli edi dei i cui echi sono stati mirabilmente rintrac-ciati, e poi amplificati, in uno studio inedito delProfessor Euro Puletti, di Villa Col de’ Canali diCostacciaro, cultore dell'uomo e della natura diquest'area montuosa.Tra i luoghi più ricchi di attribuzioni popolari c'èsicuramente il Torrente delle Gorghe, a montedi  Sigillo,  con  l'imponente  spaccatura  delleLecce, la cui forma, simile ad un incudine, fucreata, secondo la tradizione, da un dio infero(Plutone o Vulcano). Su di un piano di questabalza rocciosa sorge un luogo ritenuto malefico- e non è difficile comprenderne il motivo - ilcui nome è  Orto della Cicuta. L'abbondanza di

erba velenosa in questo terreno, appare, in ef-fetti, alquanto singolare.Una valenza negativa deriva a questa valle dal-l’essere attraversata da una netta e profondafenditura - sottolinea Euro Puletti - simbolo pa-tente di forze, che, tanto poderose quanto mi-steriose, vollero creare un elemento di perennedivisione nell’omogenea  continuità di  questamontagna.A questa valle "infernale" si contrappone, tut-tavia,  la gola  calcarea  rupestre della  Foce dèSombo,  baluardo  del  bene,  in  cui  alberga  laCapra Bergólla che difende i bambini dai peri-coli. Il luogo dovette essere considerato d’influenzapositiva già nell'antichità, poiché allo  sboccodella valle fu eretto il Tempio di Giove Appen-nino,  e,  non  distanti,  sorsero  due  romitori:quello del Monte di Santa Maria e quello del-l’Ara di San Maffeo.Ma il male, nella rappresentazione popolare, hasempre i suoi emissari ed è così che alla CapraBergólla  si potrebbe contrapporre il maleficocaprone detto Diàntene, o Diàmmene, o Cìfero(Lucifero).

STORIE DI DEMONI, GIGANTI, STREGHE E DÈIRINTRACCIATE, RICOLLEGATE E REINTERPRETATE

DAL NOTO SAGGISTA EURO PULETTI

LeggendeMonte Cucco

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La duplice valenza, negativa e positiva ad untempo, di queste capre immaginarie - spiegaPuletti - rispecchia certamente, da un lato, lagrande  dannosità  del  bestiame  caprino  la-sciato, una volta, al pascolo brado, poiché, conil suo dente “velenoso e mortale”, inaridiva edesertificava,  rapidamente,  il  territorio  sulquale  s’era  insediato,  mentre,  dall’altro,  lagrandissima utilità della sua carne, delle suepelli, e, soprattutto, del suo dolcissimo e leg-gerissimo latte, che può sostituire addiritturaquello d’una donna. Fenomeno  caratteristico  del  Monte  Cuccosono  certamente  le  sue  tante  grotte,  chehanno incarnato fin dalla più remota antichitàla contrapposizione fra bene e male. Dalla parte del bene troviamo la Grotta Bianca,un rifugio sicuro  e asciutto per eremiti e pa-stori lungo l’arcaico tracciato armentario tran-sappennico umbro-marchi- giano “Costacciaro- San Felice”."All'esercito del male" fanno capo invece laGrotta Nera e la Bocca Nera, una voragine-in-ghiottitoio, quest’ultima, che si diceva ingo-iasse, vivi ed interi, uomini ed animali.Interessante ricordare, inoltre, come le magi-che e potenti atmosfere di questi luoghi sianostate alimentate anche dalla letteratura me-dioevale e rinascimentale. L'esempio più cele-bre  è  certamente  quello  rappresentatodall'Orlando Furioso. Il fiero paladino viene so-praffatto sia sul Monte Cucco che sul MonteCatria dalle forze del male ora incarnate dalGigante Sanìa, ora dal Gigante Golìa, ora daSatana, ora da un misterioso e brutale esercitonemico.Altri luoghi pieni di mistero sono le due Crocidei Fossi (incrocio magico in cui confluisconotre torrenti). Qui si concentrano numerose in-fluenze negative dando vita a giardini del dia-volo,  scarpe  del  diavolo,  porte  dell’inferno,luoghi di convegno notturno di streghe e stre-goni, tane di lupi.Il monte Cucco è stato da sempre consideratoun vulcano dalle popolazioni autoctone e inqualità di  vulcano dalla  sua nera bocca do-vranno, un giorno, necessariamente di nuovo

eruttare i magmi incandescenti dell’inferno. Al contempo però con il suo grande gremboquasi materno ha da sempre protetto coloroche lo abitano facendo sfogare al suo internoi terremoti, le fiamme distruttive dell'inferno ei fiati del diavolo. Così avverrà - ci dice in conclusione Euro Pu-letti  -  secondo  la  tradizione orale popolare,anche  al  momento  della  fine  del  mondo,quando  il Cantone  (o Cantùccio) di Gubbiosarà l’unico lembo di crosta terrestre ad essererisparmiato dal Dies Irae. In quel giorno il bene trionferà solo qui e aipochi  superstiti  eletti  sarà  dato  in  premiod’avere salva la vita e di continuare a ristorarsiall’ombra fresca e rassicurante della mela con-ventina (“la mela del convento”, di questo “vi-vere  insieme”  all’ombra  tutelare  del MonteCucco), il melo del bene e della salvezza.

↑ ↓ Suggestive immagini di paesaggi del Monte Cucco.

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La lauda ha origine come forma di canto po-polare religioso e rappresenta una delle radicipiù preziose della nostra cultura, attraverso ilsuo patrimonio musicale,  letterario e spiri-tuale.Durante la prima metà del XIII secolo, nell’Ita-lia, attraversata dal fermento religioso e mi-stico che caratterizza la nascita degli ordinipredicatori  e  mendicanti,  l’ordine  france-scano dà il via al genere letterario della lauda.Sebbene la lirica religiosa fosse già impiegatain canti corali nelle celebrazioni passionali epasquali,  il  Cantico  delle  Creature di  SanFrancesco,  testo  raffinato e  ricco di  spunticolti e liturgici, assume un valore letterario,divenendo il primo componimento della lin-gua italiana. Con un animo da poeta, Francesco, figlio diun ricco mercante, aveva ricevuto una buonaformazione, conoscendo sia il latino che lapoesia provenzale, intorno al 1224 componeun inno di lode al Signore e al Suo creato, rie-laborandolo  secondo  una  spiritualità  diumiltà, di amore e di gratitudine.

Il Cantico delle Creature è stato scritto in vol-gare  e  probabilmente  in  diversi  momentidella vita del Santo.

Altissimu, onnipotente bon Signore... 

L’opera rivela una concezione positiva dellanatura,  capace  di  interagire  con  l'uomo,quale cammino verso la salvezza, dove la na-tura coincide con il divino. Una preghiera de-stinata  ad  essere  cantata  in  pubblico eaccompagnata da una melodia, come dimo-stra,  ad  esempio,  la  litania  iniziale  di  ogniverso “laudato sii”. 

La scelta del volgare poi è da ricercarsi nellavolontà di rivolgersi anche alle persone sem-plici, proprio in virtù dell’ideale francescanoche esaltava l’umiltà e la povertà. Le parole, collegate tra loro solo da una con-giunzione, sono piene di immagini, capaci diparlare all’immaginazione di chi  le ascolta.L’insieme del mondo descritto è sereno e ar-monioso,  grazie  alla  fratellanza  di  tutte  lecreature, che vengono personificate e chia-mate  “fratello”  e  “sorella”.  La  figura  del-l’uomo che ne esce è di colui il quale perdonaper l’amore di Dio e sopporta con fede le  pri-vazioni e le tribolazioni che la vita gli arreca.

Il Cantico, una litania di versi, modellati suisalmi biblici, in particolare sul Salmo 148 , hapoche rime (“Signore - onore - splendore -amore”; “stelle - belle”; “vento - sustenta-mento”; “incoronati - voluntati”; “corporale-  male”;  “rengratiate  -  humilitate”),  mamolte assonanze e grande cura è posta nellascelta degli aggettivi.  

laudafrancescana

di Silvia Papa

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La

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Diverse sono le figure retoriche utilizzate, trale quali,  anafora: ”laudato  si’” all’inizio diogni strofa, tranne nella prima e nell’ultima;personificazioni: “messer lo frate Sole” (v. 6);“sora Luna e le stelle” (v. 10); “frate Vento”(v. 12); “sor’Acqua” (v. 15); “frate Focu” (v.17); “sora nostra madre Terra” (v. 20); “soranostra Morte corporale” (v. 27); climax: “cla-rite et pretiose et belle” (v. 11);  polisindeto:“et  per  aere  et  nubilo  et  sereno  et  onnetempo”.Alla fine del componimento emerge inoltreuna nuova concezione della morte, non piùtemuta, ma anch’essaconsidera  “sorella”,poiché  la  morte  con-sente  all’uomo  di  ri-congiungersi  a  Dio.Mentre  gli  ultimi  dueversi,  secondo  unastruttura  circolare,  ri-chiamano l’incipit dellalauda  iniziale,  qualeesortazione per i fedelia  lodare  e  ringraziareDio.La  religione  france-scana  ispirata  da  unafede del cuore, ha eser-citato, come abbiamogià  detto,  un’impor-tante ruolo nella nostraletteratura volgare e sideve a questo ordine e ai suoi primi france-scani la nascita di una “vera” lirica religiosa. È infatti con Jacopone da Todi che la laudaassume una dignità d’arte. Ricco notaio, con-vertito, dopo la tragica morte della moglie,Jacopone entra negli spirituali francescani e,ispirato anche dal Cantico delle Creature diSan Francesco,  inizia a comporre laude. Lasua produzione poetica è caratterizzata dauna religiosità dolorosa e da una visione ri-piegata sul proprio io, frutto probabilmente

delle sventure, che lo hanno colpito. Egli de-scrive  infatti  la  negatività  della  vita  e  delmondo, segnati da una continua violenza,prodotta dal peccato dell’uomo. Jacoponeguarda alla vita quotidiana spesso con unrealismo crudo e rispetto alla poetica di SanFrancesco, sembra venir meno quell’atteg-giamento lieto e armonico con la natura econ l’esterno. I suoi versi, scritti in volgareumbro, sono arricchiti dal latino ecclesiasticoe da invenzioni linguistiche e lessicali. Cele-bri e intensi sono i versi del Pianto della Ma-donna,  che  rappresentando  i  diversi

momenti  della  Pas-sione,  attraverso  ildialogo tra più inter-locutori, assumono laforma  di  una  sacrarappresen-tazione. 

La figura diMaria,  protagonistadell’evento,  mostraun  sentimento  ma-terno che passa dallapena  alla  speranza,fino ad arrivare al do-lore  della  perdita.  Inquesta  bellissima,struggente  invoca-

zione della Madre al Figlio, Jacopone sem-bra riversare il suo personale anelito versoDio. Da questa opera avrà  inizio  la  laudadrammatica che si svilupperà nel dramma li-turgico fino alla fine del Quattrocento. Narrazioni  evangeliche  in musica,  dove  ilcanto  si  fa  preghiera  e  la  preghiera  si  facanto, con un’intensità espressiva e una im-mediatezza comunicativa di magnifica bel-lezza,  sono  un’ulteriore  lascito  dellareligiosità francescana.

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↓ Particolare del Presepe di Greccio, Giotto, Assisi.

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Cammino FrancescanoMarca

di Silvia Papa

della Assisi-Ascoli

Il

Il Cammino Francescano della Marca da Assisiad Ascoli ripercorre una delle vie che San Fran-cesco seguì nei suoi viaggi nelle Marche e col-lega la Basilica del Santo d’Assisi con il sepolcrodel patrono di Ascoli, Sant’Emidio. Organizzatoall’interno del ricco programma del Festival del-l'Appennino, il Cammino è un pellegrinaggioculturale e spirituale di 8 tappe, che si svolgeattraverso  i  bellissimi  sentieri  dell’Umbria  edelle Marche.Durante uno degli eventi del Festival dell’Ap-pennino,  ho  avuto  l’opportunità  e  il  grandepiacere di incontrare e intervistare i promotoridell’iniziativa  del  Cammino,  l’Assessore  allaCultura della Provincia di Ascoli Piceno, dott.Andrea Antonini e Maurizio Serafini. Artefici del successo della manifestazione, mihanno svelato come e perché sia nato il pelle-

grinaggio, divenendo uno dei Cammini Fran-cescani ufficiali.  Il Cammino nasce da un’esperienza di amiciche hanno partecipato e condiviso il Camminodi Santiago di Compostela  - mi dice l’AssessoreAntonini - di tale percorso abbiamo, insiemetra l’altro a Maurizio Serafini, preso in esamediversi aspetti, sia spirituali che turistici. Questicaratteri li abbiamo uniti ad una matrice sto-rica,  come  quella  francescana,  della  nostrazona. Tommaso da Celano, scrivendo sulla vita di sanFrancesco, ci  riporta che a  seguito delle  suepredicazioni, il Santo arrivò ad Ascoli, lasciandosoprattutto nella Marca meridionale una cospi-cua eredità, tanto da essere considerato il ter-ritorio, dopo quello umbro, del primo sviluppodel francescanesimo. 

↓ In percorso in 8 tappe del Cammino francescano della Marca.

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di Silvia Totò *

* scrittore - silviatoto.com

Il 24 aprile scorso ha avuto il via la secondaedizione  del  Cammino  Francescano  dellaMarca, evento di apertura del Festival dell’Ap-pennino promosso dalla Provincia di Ascoli Pi-ceno. Il Cammino ripercorre una delle vie che SanFrancesco seguì nelle sue predicazioni versole Marche e  rappresenta un pellegrinaggioculturale e spirituale insieme. Lungo quasi 180 km e 8 giorni di viaggio,porta i temerari viandanti a percorrere centristorici così come sterrati montani, città d’arte,la cui bellezza è ai più conosciuta, così comeborghi medievali meno noti incastonati nellosplendore dei monti. Inizia ad Assisi, dove i pellegrini ricevono labenedizione dal padre Guardiano della Basi-lica  di  San  Francesco  e  procede  attraversoSpello, Foligno, Serravalle di Chienti, Muccia,Pievebovigliana,  Caldarola,  Cessapalombo,San  Ginesio,  Sarnano,  Amandola,  Comu-nanza, Palmiano, Venarotta, per terminare adAscoli Piceno sulla tomba di Sant’Emidio, to-talizzando il coinvolgimento di 2 regioni, 4province e 15 comuni. Questa primavera hanno partecipato una ot-tantina di persone, tra cui 28 stranieri (Fran-cia, Olanda, Germania, Stati Uniti), forse piùconsci di noi italiani del fascino suggestivo del

Bel Paese. Le adesioni non devono comunqueessere mancate se gli organizzatori stanno pen-sando a una edizione settembrina. Significativa  si  rivela  anche  l’apertura  di  trenuovi ostelli lungo il percorso. L’intento è quello di consolidare l’iniziativa (inmodo che il territorio sia pronto ad accoglierein qualsiasi momento dell’anno il viandante eche quest’ultimo possa camminare senza biso-gno di guide), che rappresenta una valorizza-zione  del  patrimonio  artistico,  culturale  enaturalistico, aspirando magari ad elevarla al li-vello raggiunto da altri e più famosi cammini(come per esempio il Cammino di Santiago deCompostela, le cui strade francesi e spagnolesono state dichiarate Patrimonio dell’Umanitàdall’UNESCO). Maurizio Serafini, uno dei direttori artistici delFestival dell’Appennino, ma anche musico e pel-legrino, ha così descritto la sua esperienza: “Il  pellegrinaggio  è  raggiungere  una meta  enon è vagare inutilmente.È percepire i passi antichi di chi ci ha precedutoattraverso sentieri e strade carichi di storia e distorie; è perseveranza, continuità, ricerca e su-peramento dei propri limiti fisici e spirituali; èarmonia con la natura, adattamento, riacquisi-zione dei valori primari dell’uomo e frugalità,essenzialità, semplicità”.

Ad esempio nelle Marche troviamo San Gia-como  della  Marca,  Beato  Marco  da  MonteGallo e ancora che  il primo Papa dell’ordinefrancescano fu proprio un ascolano, Nicolò IV. 

Come  sono  legate  le  due  città  di  Assisi  edAscoli Piceno?Pensando  al Medioevo,  oltre  alla  via  franci-gena, i pellegrini percorrevano anche altre vie,a piedi o con i carri, per arrivare a Santiago di

Compostela. Provenivano per lo più dal medioAdriatico  o  dall’alta  Puglia,  giungevano  adAscoli, proseguivano per Foligno, da li verso As-sisi, per pregare sulla tomba di San Francesco,e poi ripartivano alla volta di Siena, da dove pro-cedevano per Santiago. Questo tragitto veniva percorso anche a ritroso,andando nei Santuari del sud, San Nicola di Bario Monte Sant’Angelo in Gargano, per poi con-tinuare verso la Terra Santa. Il Cammino, colle-

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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 10

gando  Ascoli  ad  Assisi,  ripercorre  le  stessestrade, che hanno visto  il pellegrinare di mi-gliaia di credenti. Ma Ascoli si lega ad Assisi anche per un altromotivo  -  continua  l’Assessore Antonini  - nel2009 il gruppo che stava testando il percorso,arrivato a Colfiorito, nella notte del 6 aprile, av-vertì il terribile terremoto che devastò l’Aquila.Da questo drammatico evento, il pellegrinaggiodivenne anche un cammino di preghiera e didevozione verso la città di Ascoli, difesa da San-t’Emidio, protettore dai terremoti. Si racconta infatti che il terremoto del 1703,che colpì il centro Italia, lasciò invece indennela città ascolana. Il Cammino accompagna ide-almente i partecipanti nel nome dei due Santi.  

Quali sono le tappe e chi ne prende parte?Il Cammino inizia da Assisi, ci si trova in Basilica,si visita la tomba di Francesco, si ha la benedi-zione dai Frati Minori e la consegna delle Cre-denziali, il “passaporto” del pellegrino, si passapoi al saluto delle Autorità con il Sindaco di As-sisi presente, in quanto il Cammino è patroci-nato dal Comune. Ci si muove, passando per Spello, in direzionedi Foligno, che segna la fine della prima tappa.Il tragitto è formato da 8 tappe, che si svolgonoin 8 giorni, abbiamo iniziato il 24 aprile e ter-minato il 1° maggio. Con un percorso di 180 km si attraversa 2 Re-gioni (Umbria e Marche), 4 Province (Perugia,Macerata, Fermo e Ascoli Piceno) e 15 Comuni(Assisi,  Spello,  Foligno,  Serravalle  di Chienti,Muccia, Pievebovigliana, Caldarola, Cessapa-lombo, San Ginesio, Sarnano, Amandola, Co-munanza, Palmiano, Venarotta, Ascoli Piceno).Inoltre ci spostiamo anche lungo le strade delletransumanze appenniniche e in parte lungo lavia Lauretana che collegava, già a partire dalXIV secolo, Loreto a Roma. 

Cosa ci può dire riguardo i partecipanti?Nel 2009 abbiamo iniziato facendo un itinera-rio di prova, idem nel 2010, siamo invece partiti

ufficialmente nel 2011. Quest’anno abbiamo ri-cevuto oltre 100 domande di adesione, ma ab-biamo consentito il Cammino a 80 partecipanti,perché per ora è possibile intraprenderlo solocon  una  determinata  organizzazione,  ma  abreve sistemeremo alcune specifiche, come daredelle guide e realizzare un’apposita segnaleticalungo le tappe. Il Cammino dello scorso aprile ha visto la pre-senza di pellegrini arrivati da diversi Paesi d’Eu-ropa, Germania, Olanda, Francia e alcuni dagliStati Uniti. La metà erano italiani, 25 circa pro-venivano dalle Marche. I motivi per cui partecipano sono differenti, al-cuni per fede, altri per turismo, ma devo direche tutti hanno alla fine confessato di aver vis-suto un profondo senso di religiosità, racchiusain quelle strade tracciate e ritracciate, nel corsodei secoli, da antichi fedeli. Lo stesso vale perme, essendo anche Priore della Confraternita diSan Jacopo di Compostela, avvertire quell’atmo-sfera di spiritualità che si crea durante il Cam-mino. Il passaparola e l’ottima accoglienza hafatto aumentare il numero delle richieste al pel-legrinaggio e per questo abbiamo deciso di or-ganizzare  un  secondo  Cammino  nell’anno2013.  Per partecipare si può andare nel sito del Festivaldell’Appennino: www.festivaldellappenino.it eda li seguire le istruzioni per l’evento del pros-simo settembre.

Infine l’Assessore mi dà notizia di tre bellissiminuovi progetti:All’interno dell’itinerario sono stati inaugurati

↘ L’Assessore alla Cultura della

Provincia di Ascoli Piceno, Andrea

Antonini, con la nostra intervista-

trice inviata Silvia Papa.

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tre nuovi ostelli per pellegrini nelle città di Co-munanza, Venarotta e Ascoli Piceno. Gli ostelli,di proprietà comunale, saranno gestiti da as-sociazioni locali che potranno contribuire adattivare un turismo religioso, in cui legare in-sieme arte, cultura e turismo, tre aspetti checontribuiscono a sviluppare al meglio le poten-zialità,  di  cui  dispone  il  nostro  territorio.L’ostello  di  Venarotta,  con grande  soddisfa-zione, è  stato anche  il  recupero di un Con-vento Francescano.Dopo  aver  ringraziato  il  dott.  Antonini  pertutto il tempo dedicatomi, ho l’occasione diparlare con l’altro ideatore dell’evento, Mauri-zio Serafini. L’idea del Cammino nasce dopo un pellegri-naggio a Santiago di Compostela e su cosa sipoteva fare nel nostro territorio, il quale perconformazione  geografica  si  presta  moltobene ad essere percorso a piedi. Ringraziando in primis l’Assessore, Andrea An-tonini, che ha creduto e sostenuto il progettosin dall’inizio - continua Serafini - abbiamo co-minciato, spostandoci su piccole tratte per ca-pire  se  vi  erano  i  presupposti  culturali,naturalisti e spirituali per organizzare un cam-mino. Dai piccoli itinerari siamo passati all’in-dividuazione  dell’intero  tragitto  tra  lemeravigliose Umbria e Marche. Grazie poi a un lavoro, politico da un lato e cul-turale dall’altro, abbiamo dato vita ad un viag-gio  dal  carattere  spirituale  e  turistico,perfettamente corrispondente. Abbiamo mappato  i  luoghi  con  il  GPS,  ab-biamo interessato e coinvolto le Istituzioni, le

strutture ricettive e la cittadinanza. Abbiamo or-ganizzato eventi e incontri per ciascuna tappa,mi viene in mente Sarnano, con la suggestivalettura dei Fioretti di San Francesco di MarioPolia. La giornata terminava infine con uno spettacolomusicale,  grazie  anche  al  “reclutamento”  dimusicisti tra i pellegrini. La risposta positiva atutto il nostro lavoro, arrivata dall’alto numerodi domande di partecipazione, ci ha spinto apreparare un altro pellegrinaggio, dal 1° all’8settembre, per dare spazio a quanti sono rimastifuori lo scorso aprile.  

L’incanto dei luoghi, il misticismo religioso, l’ot-tima ospitalità insieme ad una preparata e at-tenta  organizzazione  ha  attratto  e  attraemoltissime persone, come oggi alla manifesta-zione di Pito Suona con i lupi, altro pittorescoevento del  Festival dell’Appennino 2013, nelquale tra i visitatori ho avuto la fortuna di im-battermi  in  alcuni  partecipanti  del CamminoFrancescano della Marca,  che mi hanno  resapartecipe delle loro esperienze. Una simpatica signora americana, Diane, pro-veniente dagli Stati Uniti - precisandomi - dalloStato del Maine, docente di storia medievale,ha  percorso  una  parte  del  Cammino,  rima-nendo piacevolmente colpita dalle località, dalcibo e dall’ospitalità italiana, come quella offer-tale dalle Pro Loco, che ha trovato molto acco-glienti e ben attrezzate, citandomi ad esempioquella di Palmiano, un piccolissimo, ma deli-zioso Comune nella Provincia di Ascoli. Un altro partecipante è stato l’archeologo mar-chigiano, dott. Andrea Marziali, della ABACO,società cooperativa di  Fermo, che ha  sottoli-neato non solo il clima di condivisione tra i pel-legrini, le amicizie createsi, pur provenendo daPaesi con culture diverse, ma anche il riuscitoconnubio di tradizioni popolari, natura e devo-zione.

Ed ora non resta che aspettare il prossimo Cam-mino Francescano della Marca!

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lupo Gubbiopoeti

di Silvia Papa

di

dalla penna dei

Il

Un episodio che ha ispirato poeti, musicisti e artistiè l’incontro di San Francesco con il lupo nella cittàdi Gubbio, vicenda descritta nei Fioretti al capitoloXXI, Del santissimo miracolo che fece san France-sco quando convertì il ferocissimo lupo d’Agobio.

Riportando solo alcuni scritti dedicati al celebre in-contro, si ricordano i poeti Angiolo Silvio Novaro,Giovanni Papini e il cantautore Angelo  Branduardi.

Nella  raccolta di poesie perl’infanzia  Il Cestello:  poesieper i piccoli (1910), il poetaAngiolo  Silvio  Novaro hacomposto San Francesco e illupo:

Viveva un dì, narra un'antica voceintorno a Gubbio un lupo assai feroceche aveva i denti più acuti che i mastinie divorava uomini e bambini.Dentro le mura piccole di Gubbiostavano chiusi i cittadini e in dubbiociascuno della vita. La pauranon li lasciava uscire dalle mura.E San Francesco venne a Gubbio, e intesedel lupo, delle stragi, delle offese;ed ebbe un riso luminoso e fresco,e disse: "O frati, incontro al lupo io esco!".Le donne avevano lagrime cosìgrosse, ma il Santo ilare e ardito uscì.E a mezzo al bosco ritrovò il feroce

ispido lupo, e con amica vocegli disse: "O lupo, mio fratello lupo,perché mi guardi così ombroso e cupo?Perché mi mostri quegli aguzzi denti?Vieni un po' qua, siedimi accosto e senti:Io so che tu fai molto male a Gubbioe tieni ognuno della vita in dubbio,e so che rubi uccidi e non perdoninemmeno ai bimbi, e mangi i tristi e i buoni:Orbene ascolta: come è vero il sole,ciò che tu fai è male. Iddio non vuole!Ma tu sei buono; e forse ti ha costrettoa ciò la fame. Ebbene, io ti promettoche in Gubbio avrai d'ora in avanti il vitto:ma tu prometti essere onesto e drittoe non dare la minima molestia:Essere insomma una tranquilla bestia.Prometti dunque tutto questo, dì?".Il lupo abbassò il capo, e fece: "Si!"."Davanti a Dio tu lo prometti?".E in fede il lupo alzò molto umilmente un piede.Allora il Santo volse allegro il passo

→ San Francesco e il lupo di Gubbio, affresco, Pienza.

↘ Il monumento a San Francesco e il lupo presso la chiesa della Vittorina

a Gubbio, luogo nel quale si ritiene sia avvenuto il celebre incontro.

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a Gubbio, e il lupo dietro, a corpo basso.In Gubbio fu gran festa, immenso evviva:scoppiò la gioia, e fino al ciel saliva.E domestico il lupo entro rimasele chiuse mura, e andava per le caseim mezzo ai bimbi come un vero agnello,e leccava la gota a questo e a quello.E poi morì. E fu da tutti piantoe seppellito presso il campo santo.

Nel  1926  Giovanni  Papini,nella  raccolta  Pane e Vino,compone Il lupo di Gubbio:

S’Egli mi fece simile alla fiera che rugghia e morde contro i falsi dei,non voglio il ferro barattare in ceraper compiacer gli scribi e i farisei.

E se di Cristo il gregge sonnolentoindugia nel cammino lento e cuponecesse che talvolta sia strumentod’Iddio, la forza del dente di un lupo.

Nel  2000  il  cantautore  ita-liano Angelo Branduardi hapubblicato  un  album  dedi-cato a San Francesco d’Assisiintitolato  L'infinitamentepiccolo, che contiene ancheil brano Il lupo di Gubbio.

Francesco a quel tempo in Gubbio viveva E sulle vie del contado Apparve un lupo feroce Che uomini e bestie straziava E di affrontarlo nessuno più ardiva.Di quella gente Francesco ebbe pena, della loro umana paura, prese il cammino cercando il luogo dove il lupo viveva ed arma con sé lui non portava. Quando alla fine il lupo trovò Quello incontro si fece, minaccioso, Francesco lo fermò e levando la mano: Tu Frate Lupo, sei ladro e assassino, su questa terra portasti paura. Fra te e questa gente io metterò pace, il male sarà perdonato da loro per sempre avrai cibo e mai più nella vita avrai fame che più del lupo fa l'Inferno paura!Raccontano che così Francesco parlò E su quella terra mise pace E negli anni a venire del lupo Più nessuno patì. Tu Frate Lupo, sei ladro e assassino ma più del lupo fa l'Inferno paura!

↘ Il monumento a San Francesco e il lupo presso la chiesa della Vittorina

a Gubbio, luogo nel quale si ritiene sia avvenuto il celebre incontro.

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FrancescoSan

IL SANTO DI ASSISI TRA LE RIGHE DEI POETI

di Silvia Papa

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in

Il ferro e l'ira! Amatevi e cantate! »E a quei che avean sol cenci, ai poverelli,parlava come a teneri fratelli.Dicea: «Se fame vi morde, o sete,Vostro è il mio pan, vostro il mio vin: prendete!».(Angiolo Silvio Novaro)

L’essenza della spiritualità di Francesco e la bel-lezza di quegli occhi, che guardano il mondocon purezza, guidano i versi dei poeti nel can-tare  un amore grande e appassionato e unamistica semplice e assoluta. 

San FrancescoA quei che avean sol cenci, ai poverelliparlava come a teneri fratelli.Dicea: «Se fame vi rimorde e sete,vostro è il mio pan, vostro è il mio vin, prendete E il bianco pan, l'anfore colme, i varipanni, le fibbie, i nitidi calzari,la morbida e sottil giubba di seta,tutto ei donava con faccia lieta,fin la cintura pallida d'argento...E più donava e più vivea contento!(Angiolo Silvio Novaro)

San Francesco e le Creature Agli uomini che avean elmo e corazza,Che avean la spada e la ferrata mazza,Dicea: « Gesù nessuna guerra vuole,Vuoi che vi amiate sotto il dolce sole.La tortorella mai non piange sola:Presso ha il compagno che la racconsola,Le piccole api fanno lor cellette!Concordi, e ognuna un po' di miei vi mette;Le rondinelle van per miglia e migliaConcordi, e ognuna un chicco solo piglia.Amatevi anche voi, dunque! Lasciate

↑ San Francesco predica agli uccelli, Anthony Falbo.

poesia

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San Francesco  Dolce era l'aria e limpido il mattinoe passava nel ciel più d'un uccello,e allegramente si mise in camminoper la Marca d'Ancona un fraticello.Egli cantava una canzon gioconda,quella che aveva fatto da se stessomentre, nascosto in una verde fronda,qualche usignol gli rispondea sommesso.E il venticello gli girava attornoe gli portava il buon profumo frescotolto un po' prima che facesse giornoal bosco e all'orticello, al pino e al pesco.E le cincie calando alla campagna,seguendo i raggi rapidi del sole;Non sei per caso quello che a Bevagnaci disse tante tenere parole? ».E i fiorellini si volgeano versoi piedi suoi che non facean già male,quasi essi pure ad ascoltare il versoche uscia dai labbri armonioso e uguale.E il sole che avea il santo odor del cielo,e il sol che avea il buon odor del bosco,gli facea dire da un suo raggio anelo:«Sei quel di San Damiano, ti conosco ».L'altro diceva; «Sì, sono quello »,con un accento semplicetto e gaio,e palpitava il cuor del fraticello,il dolce cuore dentro il rozzo saio.Tutte le cose dal buon Dio createcantava con inchini e con sorrisiil fraticello che avea nome FrateFrancesco, ed era di lassù.(Marino Moretti)

Il Santo poeta Il Santo Poeta è da molti secoli nella memoria degli uominie la sua poesia è ormai nella natura stessa.Poiché Francesco d'Assisi non è un santoche si veneri soltanto nelle chiese da sacerdoti e da fedeli: è un poeta che noi sentiamo e onoriamodinanzi a tutte le cose belle.Tutto ciò che vive e palpita 

↓ San Francesco d’Assisi, Cyra R. Cancel.

nella terra, dal cuore dell'uomo alla venatura di una foglia,Francesco amava col fervore più materno, col trasporto più ingenuo.(Marino Moretti)

Santa Maria degli AngeliFrate Francesco, quanto d'aere abbracciaQuesta cupola bella del Vignola,Dove incrociando a l'agonia le bracciaNudo giacesti su la terra sola!

E luglio ferve e il canto d'amor volaNel pian laborioso. Oh che una tracciaDiami il canto umbro de la tua parola,L'umbro cielo mi dia de la tua faccia!

Su l'orizzonte del montan paese,Nel mite solitario alto splendore,Qual del tuo paradiso in su le porte,

Ti vegga io dritto con le braccia teseCantando a Dio - Laudato sia, Signore,Per nostra corporal sorella morte!(Giosuè Carducci)

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Dedichiamo questo numero alla pianta chedà il nome alla località in cui risiede la no-stra Rivista, lungo il Sentiero Francescano:il sambuco.Al sambuco in passato si attribuivano poterimagici contro i demoni e le streghe. Non èescluso che la toponomastica del nostro belborgo abbia a che fare con questo fatto,tanto più che ad esso è legata la presenzadi un monastero e che, all’epoca, si usavatalora circondare i luoghi sacri con questapianta dal potere apotropaico.Il Sambucus nigra, della Famiglia delle Ca-prifogliaceae dimostra un’altezza che variadai 3 ai 10 metri,  a  seconda che prendal’aspetto di arbusto o alberello.Predilige un clima temperato ed è presentesoprattutto  in  Europa,  Nord  America  edAsia occidentale. È molto frequente anche in Italia, ove cre-sce un po’ ovunque, dato che nasce spon-taneamente  con  molta  facilità.  Bastaspargere i suoi frutti sul terreno per otte-nere nuove germinazioni.Il Sambuco è davvero una pianta dai milleutilizzi. Dai suoi rami, ad esempio, si ricavaun tipo di flauto, il sambuchè, cui fa riferi-mento Il flauto magico di Mozart. Un altro uso inaspettato di questa pianta ri-guarda i frutti, utilizzati come esca o pastu-

razione molto efficace per la pesca dei pescid’acqua dolce. I fiori vengono utilizzati a scopi cosmetici eterapeutici, valorizzando le proprietà emol-lienti e lenitive utilizzabili per curare reuma-tismi, scottature. Un altro uso, più conosciuto, dei suoi fiori èquello di aromatizzare bevande alcooliche edolci vari. E,  per  concludere,  riporto  quanto  è  tra  imiei  ricordi  di  bambina:  utilizzavamo  la“spremuta” dei suoi frutti per ottenere uninchiostro scuro con cui dipingere e, stac-cando i suoi fiori bianchi (al centro dei qualirimaneva un buchino), vi facevamo splen-dide collane.

il

sambucodi Marta Zerbini

la floradel Sentiero

* docente di Scuola Primaria

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bianca che ricorda un piccolo collare. Di quiil nome specifico di "cristata". Questi pelimodificati sono lunghi circa 20 cm sul dorsoe fino a 35 sui fianchi.I  piedi  anteriori  sono  caratteristici,  somi-glianti ad una piccola mano fornita di robu-ste unghie  atte  a  scavare  radici  e  tuberi,fonte principale di alimentazione. Il piedeposteriore  è  più  piatto,  con  unghie  piùcorte. I denti incisivi a sezione triangolarerodono spesso cortecce e anche ossa ani-mali che spesso sono portate nella tana. Letane sono composte da diversi cunicoli con-tinuamente scavati e adattati; presentanosempre  più  uscite.  L'aspetto  tozzo  del-l'istrice diviene particolarmente terrificantequando è spaventato: gli aculei del dorso sidrizzano a ventaglio, la cresta si erge in ver-ticale e i caratteristici aculei della coda dallaforma cava emettono un suono vibrante si-mile a quello dei serpenti a sonagli. Il tuttoè accompagnato da grugniti e colpi di piedisul terreno. Questa danza disarma i più ac-caniti nemici, inoltre la massa degli aculei èresa più vistosa da fatto che l'istrice mostrasempre il posteriore agli aggressori.

l’

istricedi Daniele Crotti*

la faunadel Sentiero

L’istrice viene incluso tra i roditori (Rodentiaè l’Ordine) simili a cavie.  È quindi un rodi-tore, a dispetto del suo nome popolare diporcospino.  Appartenente  alla  Famigliadegli Istricidi, è catalogato come Hystrix cri-stata (il nome deriva dal greco e poi dal la-tino per indicare i peli che sul dorso, fianchie coda, sono trasformati in aculei, grandearma di difesa). Solitamente gli aculei (di fatto quelli cau-dali), grossi duri e pungenti, spaventano ipredatori, grazie soprattutto al suono (untintinnio simile ad un sibilo) che produconoper  intimidire  l’aggressore. La diceria chesostiene gli aculei lanciati contro il nemicoè solo tale. Questa leggenda popolare, permodo di dire, è una credenza che nasce dalfatto che, in caso di attacco, l’aculeo, che sistacca  facilmente,  rimane  conficcato  nelmuso dell’aggressore.L'istrice è considerato il più grande roditoreeuropeo raggiungendo misure nell'ordine di80 cm (la coda è lunga 8-17 cm) con pesidi oltre 15-20 kg. Il corpo è ricoperto dai ca-ratteristici aculei ad anelli alternati bianco-neri; il ventre e i fianchi sono ricoperti dapelame ispido dal colore bruno rossastro;sul collo gli aculei diventano filiformi e quasicompletamente bianchi, mentre sulla parteinferiore del collo è disegnata una lunetta

37* medico chirurgo

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Il Sentiero Francescano - Anno III, Numero 10

ricetta:nocino San Giovanni

Gentili,ho trovato questo indirizzo sulla vostra rivi-sta online. Mi chiamo Marta e il 2-3-4 set-tembre  sarò  ad  Assisi  con  un  gruppo  dipellegrini. Pensavo, insieme ad una mia amica, di stac-carmi dal gruppo una mezza giornata perpercorrere il Sentiero Francescano, ma hovisto che si tratta di ben 50 km, e pertantonon ci basterebbe il tempo! Posso gentilmente chiedervi una dritta perpoter comunque realizzare questa idea sep-pur in così breve tempo (ad esempio, po-tremmo raggiungere con il bus una localitàe da lì proseguire a piedi fino a Gubbio, vi-sitarla e poi  rientrare ad Assisi  sempre  inbus)? E magari potete dirci se intendete organiz-zare qualcosa per quelle date, così le pro-poniamo al gruppo e magari sono interes-sati anche loro!

Grazie mille!Marta

Gentilissima Marta,proprio in quei giorni qui in zona ci sarà ungrande  evento  in  collaborazione  con  laConferenza Episcopale Italiana e forse sa-

posta

lettoriLa

dei

risponde Diego Mecenero

rete qui magari proprio per questo. Si cele-bra l’ottava Giornata Nazionale per la Sal-vaguardia del Creato. Credo  quindi  che  ci  sarà  un  certo movi-mento sul Sentiero Francescano. Se voleteandare a Gubbio sul Sentiero Francescano,visitare un po’ la splendida cittadina medie-vale e  tornare ad Assisi  tutto  in giornataconviene non scegliere un percorso troppolungo... Suggerirei quindi di partire dall’Ab-bazia di Vallingegno, dall’omonima località,a circa 10-12 km da Gubbio.Credo andrebbe quindi cercato un autobusche da Assisi  vada  a Gubbio,  scendendoprima, in quella località. A tal fine può trovare informazioni sul sitowww.umbriamobilita.it.Noi per quei giorni non organizziamo nulla,dati gli eventi nazionali in corso, ma accom-pagniamo documentando quanto accadrà.

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Primavera 2013 - www.sentierofrancescano.it

a cura di Annarita Vagnarelli *

ricetta:nocino San Giovanni

La

il

Ingredienti

• 24 noci verdi con mallo• 1,5 l di alcol al 95%• 500 g di zucchero• 1 pezzetto di stecca di cannella• 10 chicchi di caffè• 10 chiodi di garofano• scorza di un limone

Preparazione

Alla notte di san Giovanni Battista (tra il 23 eil 24 giugno) è legata la preparazione del no-

cino, il liquore da sempre associato all'idea diriti ed incantesimi.Tagliare le noci verdi a pezzetti e metterle a ma-cerare assieme alla cannella, i chiodi di garo-fano, i chicchi di caffè, la scorza di limone, lozucchero e l'alcol. Chiudere ermeticamente ed esporre al sole per40 giorni, scuotendo di tanto  in tanto e riti-rando in casa durante le notti. A conclusione dei 40 giorni, filtrare accurata-mente, imbottigliare e lasciar riposare per al-meno un anno.

di

* architetto, dott. di ricerca in Storia dell’Architettura

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