Il Popolo Bianco

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Machen

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  • IL POPOLO BIANCO

    PROLOGO Stregoneria e santit, disse Ambrose, queste due sono le sole realt. Ciascuna unestasi,una fuga dalla vita comune. Cotgrave ascoltava, interessato. Era stato condotto da un amico in quella casa diroccata delsobborgo settentrionale della citt, attraverso un vecchio giardino che conduceva alla stanzadove Ambrose il recluso sonnecchiava e sognava sopra i suoi libri.S, continu, la magia giustificata dai suoi stessi figli. Sono molti, io credo, quelli che sicibano di croste di pane e bevono solo acqua con una gioia infinitamente pi acuminata diquanti non si limitino allesperienza della pratica epicurea. State forse parlando dei santi? S, e dei peccatori allo stesso tempo. Penso che lei stia cadendo nel diffusissimo errore di chiconfina il mondo spirituale solo nellanimo dei supremamente buoni; ma anche i supremamentestregati o malvagi, necessariamente, ne sanno ben qualcosa. Luomo puramente carnale,ovvero rivolto unicamente ai propri sensi, ha la possibilit di essere un grande peccatore n pin meno di quanto possa diventare un grande santo. La maggior parte di noi uomini composta da creature molto confuse, indifferenti al prossimo; vaghiamo attraverso il mondosenza la bench minima speranza di comprendere il significato e il senso intrinseco delle cose,e, di conseguenza, anche la nostra tendenza alla magia e la nostra santit si trovano insecondo piano, poco importanti. E voi pensate che il pi grande dei peccatori, allora, possa essere un asceta, esattamente alpari di un grande santo? Le grandi persone di qualsiasi genere rifuggono le copie imperfette, mentre ricercano i perfettioriginali. Non ho nessun dubbio che molti dei cosiddetti santi non abbiamo in vita loro mai fattouna buona azione (per usare parole di senso comune). E che, daltra parte, siano esistitepersone che abbiano conosciuto le profondit pi recondite del peccato, le quali al contrarionon abbiano mai commesso un atto inconsulto. Per un momento usc dalla stanza, e Cotgrave, completamente deliziato, si volt verso il suoamico, ringraziandolo per essere stato presentato. una persona incredibile, disse. In tutta la mia vita non ho mai incontrato un lunatico di livellocos eccezionale. Ambrose torn con dellaltro whisky e aiut come pot gli altri due uomini a raggiungere la pacedei loro sensi. Abus quasi con ferocia del proprio status di astemio versando loro il seltz,mentre per s tir fuori solo un bicchiere dacqua. Stava per riattaccare col suo monologoquando Cotgrave prese la parola Non riesco a tacere, abbiate pazienza, egli disse, i vostriparadossi sono troppo mostruosi. Un uomo pu essere un grande peccatore e comunque noncommettere mai alcun peccato! Suvvia!

  • State sbagliando di grosso, disse Ambrose. Io non faccio mai paradossi; mi piacerebbe. Hosolo detto che un uomo pu apprezzare una preziosa bottiglia di Romane Conti, e tuttavia nonavere nemmeno mai messo il naso in un boccale di birra. Tutto qui, ed pi un assioma che unparadosso, non forse cos? La vostra sorpresa alla mia asserzione dovuta al fatto che voinon avete ancora capito che cos il peccato. Oh, s, c una sorta di connessione tra ilPeccato con la lettera maiuscola, e le azioni che sono comunemente definite peccato: conlomicidio, il furto, ladulterio, e cos via. Praticamente la stessa connessione che c tra la A, laB, la C e la letteratura pi fine. Ma io penso che lequivoco tutto fuorch una cosauniversale provenga in gran misura dal fatto che noi guardiamo il problema attraverso gliesempi che la societ ci propone. Pensiamo che un uomo che faccia del male a noi e a chi glista vicino debba essere necessariamente molto malvagio. E cos lui , da un punto di vistasociale; ma non vi accorgete che il Male nella sua essenza non che una cosa solitaria, lapassione di unanima solitaria e individuale? Davvero, il comune assassino, lomicida tout court,non in nessun modo un peccatore nel vero senso della parola. Egli semplicemente unabestia selvaggia della quale dobbiamo tutti liberarci cos da salvare i nostri colli dal suo coltello.Lo classificherei pi tra le tigri che tra i peccatori. Mi sembra un po strano. Io non credo. Lassassino uccide non in base a qualit positive, ma a negative; gli mancaqualcosa che i non-assassini invece hanno. Il Male, naturalmente, totalmente positivo soloche dalla parte sbagliata. Penso sarete daccordo con me se dico che il peccato nel suosenso pi proprio molto raro; molto probabile che ci siano stati molti meno peccatori chesanti. S, il vostro punto di vista tutto rivolto verso gli scopi pratici e sociali; siamo tuttinaturalmente portati a pensare che una persona che si comporta in maniera molto differente dacome ci comportiamo noi debba essere un grandissimo peccatore! molto sconveniente averele tasche svuotate da qualcuno e noi diciamo che il ladro un grande peccatore. In verit, eglinon altro che un uomo sottosviluppato. Egli non riesce ad essere un santo, certo; ma egli puessere, e spesso , una creatura infinitamente migliore di migliaia di altre che non hanno maiinfranto un singolo comandamento. Per noi egli rappresenta un grande fastidio, lo ammetto, epertanto quello che facciamo , giustamente, se lo prendiamo, di rinchiuderlo; ma fra il suoagire cos fastidioso e cos socialmente sconveniente Oh, la connessione fra le pi deboli. Si stava facendo veramente tardi. Luomo che aveva accompagnato Cotgrave avevaprobabilmente gi sentito tutto questo, ed era per questo che aveva assistito con un blandosorriso carico di giudizi, ma Cotgrave cominci a pensare che questo lunatico forse si stavatrasformando in un saggio.Lo sapete, egli disse, che risvegliate in me il mio massimo interesse? Pensate, quindi, chenoi non comprendiamo la vera natura del male? No, non penso che lo facciamo. Lo sovrastimiamo e lo sottovalutiamo. Prendiamo in esame leinfrazioni pi numerose ai nostri usi e costumi the regole pi necessarie e proprie che tengonoinsieme il consesso umano e ci spaventiamo di fronte alla frequenza del peccato e del male.Ma tutto ci non ha senso. Prendiamo il furto, per esempio. Provate forse orrore quandopensate a Robin Hood, ai guerrieri delle Highlands, ai reduci reietti degli eserciti deldiciassettesimo secolo, ai promotori finanziari dei nostri tempi?

  • Daltra parte, il male lo sottostimiamo. Conferiamo una tale enorme importanza al peccato diimmischiarsi con le nostre tasche (e con le nostre mogli) che ci siamo quasi dimenticati diquanto sia terribile il vero peccato. E cos il peccato? chiese Cotgrave. Credo di dovere rispondere alla vostra domanda con unaltra. Quali sarebbero i vostrisentimenti, seriamente, se il vostro gatto o il vostro cane iniziassero a parlarvi, e a discuterecon voi con accento umano? Sareste sopraffatti dal terrore. Ne sono sicuro. E se le rose delvostro giardino cantassero strane canzoni, impazzireste. E supponete che i sassi per la stradacominciassero a gonfiarsi e a crescere davanti ai vostri occhi, e se il sassolino che avete notatouna notte, la mattina seguente tirasse fuori boccioli di pietra? Be, questi esempi possono darvi qualche idea di cosa il vero peccato sia. Guardate qua, disse il terzo uomo, fino ad allora silenzioso, mi sembrate entrambi moltopresi. Ma io devo andare a casa. Ho perso la corriera, e devo mettermi in cammino. Ambrose e Cotgrave furono maggiormente a loro agio quando laltro uomo se ne fu andatosotto la luce dei lampioni e attraverso la nebbia del primo mattino.Mi lasciate senza parole, disse Cotgrave. Non ci avevo mai pensato. Se proprio cos,bisognerebbe capovolgere davvero tutto. Quindi, lessenza del peccato consiste veramente In una tempesta che travolge il paradiso stesso, sembrerebbe a me, disse Ambrose. miopensiero che ci rappresenti in puro e semplice tentativo di penetrare in un differente e pi altogrado di conoscenza passando per un sentiero proibito. Dunque ora potete capire perch cos rischioso. Sono in pochi gli uomini i quali vogliono davvero penetrare i livelli di conoscenzadifferenti dal nostro, pi alti o pi bassi, usando sistemi consentiti oppure proibiti. Gli uominicomuni si accontentato semplicemente della vita cos come la incontrano. Proprio per questomotivo i santi esistono in numero cos esiguo, e i peccatori (nel senso proprio della parola) innumero ancora minore, e gli uomini di genio, i quali appartengono un po alluno e un po allaltraschiera, sono rari anchessi. S; alla fine, , forse, pi difficile essere un grande peccatore cheun grande santo. C forse qualcosa di profondamente innaturale nel peccato? questo che intendete dire? Esattamente. La santit richiede un impegno tanto grande almeno, o quasi tanto grande; ma lasantit lavora secondo schemi che una volta erano naturali; il tentativo di ripristinare lestasiche esisteva prima della Caduta. Ma il peccato il tentativo di ottenere lestasi e la conoscenzache appartengono solo agli angeli, e nel tentativo di fare ci luomo diventa demone. Vi ho gispiegato che il comune ladro non di per s un peccatore; ci vero, ma il peccatore a volte anche un assassino. Gilles de Raiz ne un esempio. Quindi vedete che mentre il bene e il malesono innaturali per luomo per come egli nello stato attuale per luomo, lessere sociale ecivilizzato il male innaturale in un senso ancora pi profondo del bene. Il santo prova arecuperare un dono che ha perduto; il peccatore cerca di ottenere qualcosa che non gli maiappartenuto. In breve, non fa che ripetere la Caduta. Siete forse cattolico? domand Cotgrave.

  • S; sono membro della perseguitata Chiesa Anglicana. Allora che mi dite di quei libri che riconoscono come peccato ci che voi riconducete asemplice abbandono alla trivialit? S; ma tanto per cominciare la parola stregoni potrebbe essere usata nella medesima frase,non cos? Ci ha proprio laria di essere la chiave di volta della nostra faccenda. Consideratequesto: siete capace di pensare anche solo per un momento che una frase falsa capace disalvare la vita di un uomo innocente sia un peccato? No; molto bene, quindi nemmeno il comunebugiardo pu essere escluso da quelle parole; sono gli stregoni che usano la vita materiale,che usano le fallacit insite nella vita materiale come strumenti per raggiungere i loro scopiinfinitamente malvagi. E concedetemi di dire questo: i nostri sensi pi raffinati sono armi cosspuntate, siamo cos imbevuti di materialismo, che con tutta probabilit non riusciremmo ariconoscere la vera stregoneria neanche se la incontrassimo. Ma non dovremmo avere orrore un terrore come quello che avete accennato quandoparlavate della possibilit che un cespuglio di rose si mettesse a cantare di fronte al rivelarsidi un uomo malvagio? Dovremmo se ci comportassimo in modo naturale: i bambini e le donne percepiscono questoorrore di cui parlate, anche gli animali lo sentono. Ma tutto il nostro vivere insieme e la nostracivilizzazione e la nostra educazione hanno infine reso cieca e oscurata, hanno indebolito lanostra ragione naturale. No, alcune volte possiamo riconoscere il male per il suo odio verso ilbene non c bisogno di tanta immaginazione per comprendere linfluenza che esercit, inmodo del tutto involontario, la recensione che fece il Blackwood alle prime opere di Keats ma ci puramente incidentale; e, di regola, sospetto che perfino i re di Tophet potrebberopassare praticamente inosservati, o addirittura, in certi casi, potrebbero apparire come uomini ilcui operato non sia stato compreso appieno. Ma proprio ora, parlando dei critici di Keats, avete usato la parola involontario. La stregoneria sempre involontaria? Sempre. Lo per forza. Sia in questa che in altre circostanze si comporta esattamente comela santit e la genialit; si manifesta come un rapimento o estasi dellanima; un impulsotrascendente ad andare oltre i confini dellordinario. E cos, andando oltre di essi, sorpassaanche la nostra capacit di comprensione, la facolt che prende nota di tutto quanto vieneprima. No, un uomo pu essere infinitamente e orribilmente malvagio e non darsene mai conto.Ma lasciate che vi dica, il male inteso in questo senso raro, e sospetto che stia divenendosempre pi raro. Sto cercando di avere la visione pi ampia possibile, disse Cotgrave. Da ci che dite,comprendo che il vero male differisce alla radice da ci che normalmente noi chiamiamomale? Proprio cos. C, senza dubbio, unanalogia tra i due; una somiglianza che ci permette diusare, legittimamente, termini quali ai piedi della montagna o la zampa del tavolo. E, talvolta,naturalmente, i due parlano, cos comera una volta, la stessa lingua. Il rozzo minatore, dettoanche uomo delle pozzanghere, lignorante, sottosviluppato bracciante, riscaldato da un quarto

  • di pinta o due in pi rispetto al livello al quale abituato, arriva a casa e prende a calci la suatanto irritante quanto scellerata moglie finch non la uccide. Egli un assassino. E anche Gillesde Raiz lo era. Ma riuscite a vedere il braccio di mare che separa i due? La parola, se mi concesso dirlo, accidentalmente la stessa in entrambi i casi, ma il significato completamente differente. Sarebbe come dire che dire Hobson lo stesso che dire Jobson,o sarebbe come se uno dicesse che lo Juggernaut e gli Argonauti hanno qualcosa in comuneetimologicamente. E non v dubbio che la stessa debolissima somiglianza vi sia fra tutti ipeccati sociali e i veri peccati spirituali, e che in alcuni casi, forse, quelli pi piccoli possanofungere da allenamento per i pi grandi dallombra alla realt. Se mai vi siete interessato diTeologia, capirete facilmente limportanza di tutto questo. Devo purtroppo dire, aggiunse Cotgrave, che ho dedicato troppo poco tempo allo studiodella teologia. Infatti mi sono spesso chiesto su che basi i teologi reclamino per il loro studio iltitolo di Scienza delle Scienze; e questo perch per quanto io guardassi allinterno dei libriteologici, essi mi sono sempre sembrati interessarsi degli aspetti religiosi pi futili e ovvi,oppure dei re di Israele e di Giuda: non mi mai interessato sentire parlare di codesti re. Ambrose sogghign un poco.Dobbiamo evitare la discussione teologica, egli disse. Sento che voi sareste un avversarioper me troppo accanito. Ma forse i tempi dei re hanno a che fare con la teologia tanto quanto ichiodi degli scarponi del minatore hanno a che vedere con la malvagit. Quindi, per tornare alla questione principale, voi pensate che il peccato sia una cosa esotericae occulta? S. Rappresenta il miracolo infernale, cos come la santit rappresenta quello celeste. Ognitanto viene innalzato fino a tale livello nella considerazione delle genti che ci impossibilecomprenderne anche la sola esistenza; come la nota ch esce dai grandi pedali dellorgano acanne, cos bassa che non la possiamo udire. In taluni precisi casi pu condurre fino almanicomio, o verso lidi ancora pi inaspettati. Ma non la dovete confondere mai con la meradevianza sociale. Ricordatevi di come lApostolo, parlando dell altro Regno, fa una distinzionetra le azioni caritatevoli e la carit. E di come sia possibile che un uomo possa donare tutti isuoi averi ai poveri e possa tuttavia essere ancora manchevole di carit; cos come,ricordatevelo, un uomo possa evitare di incorrere in qualsiasi crimine e tuttavia essere unpeccatore. La vostra psicologia per me assolutamente inconsueta, disse Cotgrave, ma devoconfessare che mi piace, e suppongo che alla fine delle vostre premesse si possa concludereche il vero peccatore sia capace di sconvolgere, lasciandolo del tutto indifeso, un osservatoreche si sia messo in testa di individuarlo come nessun altro. Certamente; questo perch la vera malvagit non ha niente a che vedere con la vita sociale ocon le leggi sociali, o se lo ha, lo ha solo incidentalmente e accidentalmente. una solitariapassione dellanima o la passione di unanima solitaria qualsiasi delle due preferiate. Se,per puro caso, riuscissimo a capirla, e potessimo afferrare in pieno il suo significato, allora,sicuramente, essa ci riempirebbe di orrore e ci intimorirebbe profondamente. Ma questaemozione completamente diversa dalla paura e dal disgusto con i quali noi di solito

  • consideriamo i criminali comuni, dal momento che questi sentimenti sono per la maggior parte ointeramente fondati su quanto noi abbiamo in considerazione la nostra stessa pelle o le nostrestesse borse. Proviamo odio per un assassino perch sappiamo che odieremmo essereassassinati, o di avere assassinata una persona che ci piace. Cos, dall altro lato, noiveneriamo i santi, ma non li amiamo cos come amiamo i nostri amici. Potete essere sicuro chevi sareste trovato a vostro agio in compagnia di San Paolo? Potete dire senza dubbio alcunoche voi ed io avremmo mai potuto essere amici di Sir Galahad? La stessa cosa che vale per i santi vale anche per i peccatori. Se incontraste un uomorealmente malvagio, e riconosceste la sua malvagit, egli riuscirebbe, senza dubbio, a riempirvidi spavento e di orrore; ma non c ragione alcuna che egli vi possa per questo risultareantipatico. Allinverso, molto probabile che se voi riusciste ad escludere lidea del peccatofuori dalla vostra mente, potreste trovare quel peccatore di una simpatia eccezionale, e in unattimo sareste costretto a combattere con voi stesso per sfuggire al suo orrore. Comunque laguardiate, una cosa orribile. Se le rose ed i gigli domani mattina si mettesseroimprovvisamente a cantare; se i mobili cominciassero a muoversi in processione come nellanovella di Maupassant! Sono contento che siate tornato proprio su quel paragone, disse Cotgrave, perch volevochiedervi cos che per luomo pu corrispondere a queste azioni immaginarie fatte dalle coseinanimate. In una parola cos il peccato? Mi avete gi dato, lo riconosco, una definizioneastratta, ma vorrei un esempio pi concreto. Vi ho gi detto che stato un caso molto strano, disse Ambrose, che sembrava voler evitaredi dare una risposta troppo diretta. Il materialismo dei nostri giorni, che pare sulla buonastrada per sopprimere definitivamente qualsiasi santit, ha forse fatto di pi per sopprimere lamalvagit. Per noi la Terra cos confortevole da non trovare in noi nessuna spinta n perlascesa n per la caduta. Sarebbe come se lo studioso che ha deciso di specializzarsisullantica citt di Tophet, fosse degradato a doversi occupare di semplici ricerchedantiquariato. Nessun paleontologo potr mai mostrarvi uno pterodattilo vivente. E cos anche voi vi siete specializzato e, come vedo, le vostre ricerche arrivino fino ai nostritempi moderni. Mi sembrate proprio interessato. Bene, vi confesso che mi ci sono dilettato un poco, e sevolete posso mostrarvi qualcosa che riguarda proprio il curioso argomento di cui stiamodiscutendo. Ambrose prese una candela e sincammin verso un angolo lontano e piuttosto buio dellastanza. Cotgrave lo vide aprire un antichissimo scrittoio che si trovava in quel punto, e daqualche canto segreto tir fuori un incartamento, e torn alla finestra dove fino a quel momentoera stato seduto.Ambrose aperse un involucro di carta e ne estrasse un libriccino verde.Ve ne prenderete cura? domand. Non lasciatelo in giro. Si tratta di uno dei pezzi pi sceltidella mia collezione e sarei molto rammaricato se andasse perduto. Accarezz la rilegatura sbiadita.

  • Conosco la ragazza che lo scrisse, disse. Quando lo leggerete, vedrete che illustra propriola conversazione che abbiamo avuto stanotte. Ne esiste anche un seguito, ma non ne voglioparlare. Allinterno di una recensione di qualche mese fa c stato un articolo molto strano, riprese,con laria di aver cambiato argomento. Era scritto da un certo dottore Dr. Coryn, mi pare,era il suo nome. Questo dice che una donna, mentre guardava giocare la sua bambina davantialla finestra del salotto, improvvisamente vide il suo telaio che cadeva sopra alle dita dellabimba. La donna perse i sensi, io credo, ma ad ogni buon conto si riusc a chiamare il medico,e quando ebbe finito di fasciare le dita ferite e mutilate della piccola, venne interrogato dallamadre. La donna stava gemendo per il dolore, e si scopr che tre delle sue dita, corrispondentialle stesse che erano state menomate nella mano della figlia, erano gonfie e arrossate, e chedopo, per parlare col gergo dei medici, erano state infestate da una desquamazionepurulenta. Ambrose con una mano soppesava delicatamente il verde libro.Bene, ecco a voi, disse infine, riuscendo a separarsi solo con difficolt dal suo tesoro. Me lo riporterete appena lo avrete letto, disse mentre stavano uscendo nel corridoio, indirezione del vecchio giardino, riempito del lieve odore dei bianchi gigli. Quando Cotgrave si volse in cammino, verso est pot osservare una gran striscia rossa, edallaltura in cui si trovava egli vide lo sconcertante spettacolo di Londra come in sogno.

    IL LIBRO VERDE La rilegatura marrone scuro del libro era sbiadita e il colore era quasi scomparso, ma noncerano n macchie n ammaccature e nemmeno piegature dovute allusura. Il libro apparivacome se fosse stato comprato durante una visita a Londra di settanta o ottantanni prima, efosse stato in qualche modo dimenticato ed esiliato da qualche parte, lontano da occhiindiscreti. Emanava un vecchio, delicato, persistente odore, un odore come di quelli chealbergano nei vecchi mobili per un secolo o anche pi. I risguardi, allinterno della rilegatura,erano decorati con stravaganti motivi colorati e con dorature anchesse sbiadite. Pareva dipiccole dimensioni, ma la carta era di buona qualit, e cera un gran numero di foglie, fittamentericoperte da un numero di minuti, sgraziati personaggi.Ho trovato questo libro (il manoscritto comincia cos) in un cassetto del vecchio scrittoio che sitrova sul pianerottolo. Era un giorno molto piovoso e non mi era permesso di uscire, cos nelpomeriggio ho preso una candela e mi sono messo a rovistare nello scrittoio. Quasi tutti icassetti erano pieni di vecchi vestiti, ma uno di quelli pi piccoli sembrava vuoto, e questo librolho trovato nascosto proprio in fondo. Ho sempre desiderato un libro come questo, cos lhopreso per scriverci sopra. ricolmo di segreti. Nascosti in un posto sicuro, possiedo una granquantit di altri libri scritti da me e pieni di segreti, ed ho intenzione di scrivere qui molti deivecchi segreti ed alcuni dei nuovi; ma ve ne sono alcuni che non dovrei proprio mettere su

  • carta. Non dovr mai trascrivere i veri nomi dei giorni e dei mesi che ho scoperto lanno scorso,e neanche dovr spiegare come si scrive nellalfabeto di Aklo, o la lingua Chian, o i magnificigrandi Cerchi, o i Giochi di Mao, e nemmeno le canzoni dei capi. Dovrei scrivere di questecose, ma non, per motivi molto precisi, spiegare la maniera di metterle in pratica. E non dovreineanche dire chi sono le Ninfe, o i Dols, o i Jeelo, o cosa significa voolas. Tutte queste cosesono segreti segreti, e sono felice quando mi ricordo il loro significato, e quante magnifichelingue conosco, ma ci sono cose che io chiamo i segreti dei segreti dei segreti alle quali nonoso pensare a meno che io non sia proprio da solo, e allora io chiudo i miei occhi, e ci metto lemani sopra, e sussurro le parole, e allora arriva lAlala. Lo faccio solo di notte nella miacamera, o in alcuni boschi che conosco, ma meglio che non li descriva, dal momento chesono boschi segreti. Poi ci sono le Cerimonie, ognuna delle quali importante, anche se alcunedi esse sono pi divertenti di altre ci sono le Cerimonie Bianche, e le Cerimonie Verdi, e leCerimonie Porpora. Le Cerimonie Porpora sono le migliori, ma c solo un luogo dove possonoessere eseguite propriamente, anche se se ne pu fare una buona imitazione anche in altriposti, come ho gi fatto. Oltre a queste, ci sono i balli e la Commedia, ed a volte io ho eseguitola Commedia mentre le altre persone mi guardavano, ma non hanno compreso niente di quelloche facevo. Ero molto piccolo quando ho sentito per la prima volta queste cose.Quando ero molto piccolo, e mia madre era ancora viva, ricordo che ero capace di ricordarecose anche precedenti a quellavvenimento, anche se diventato tutto molto confuso. Maricordo che quando avevo cinque o sei anni li sentii parlare di me quando credevano che non liascoltassi. Parlavano di come ero strano quando uno o due anni prima, e di come la tata avevamandato a chiamare mia madre per farle sentire quanto intensamente io parlassi a me stesso,e lo facessi pronunciando parole che nessuno comprendeva. Stavo parlando la lingua Xu, mariesco a ricordarne pochissime parole, e riguardavano le piccole facce bianche che miguardavano quando io me ne stavo nella culla. Esse mi parlavano, ed io imparai la loro lingua eragionai con loro di un grande posto bianco dove vivevano, dove gli alberi e lerba sono tuttibianchi, dove ci sono bianche colline alte fino alla luna e un vento freddo. Lho sognato spessoanche dopo, ma le facce scomparvero quando ero ancora molto piccolo. Ma quando avevoallincirca cinque anni avvenne una cosa meravigliosa. La tata mi stava portando sulle spalle;cera un campo di grano tutto giallo e noi lo attraversammo, faceva molto caldo. Arrivammoquindi a un sentiero in mezzo a un bosco, ed un uomo ci seguiva, e ci venne dietro finchgiungemmo in un posto dove cera un cera uno stagno molto profondo e tutto era molto scuro epieno dombre. La tata mi adagi sul morbido muschio che stava sotto a un albero e disse:Adesso lei non pu venire al laghetto. Cos mi lasciarono l ed io me ne stetti buono eosservai, e dallacqua e dagli alberi uscirono fuori due bellissime persone bianche, ecominciarono a giocare e a ballare e a cantare. Erano di un bianco color crema, come lafigurina davorio che cera in salotto; una era una stupenda donna con dolci occhi scuri, e unviso serio, e lunghi capelli neri; e quella fece uno strano triste sorriso allaltro, il quale rise e a leisi avvicin. Giocarono insieme, e danzarono tutto intorno al laghetto e intonarono una canzonefinch io mi addormentai. Al suo arrivo, la tata mi risvegli, e vidi che assomigliava un po alladonna che avevo visto, cos le dissi tutto, e le chiesi come era possibile che avessequellaspetto. Allinizio pianse, e subito dopo sembr essere molto spaventata e divenne moltopallida. Mi mise seduto sullerba e mi osserv bene ed io potei vedere che lei stava tremando.Allora disse che avevo solo avuto un sogno, ma io sapevo che cos non era. Quindi mi fecepromettere di non dire una parola a nessuno, e disse che se lo avessi fatto mi avrebbe gettato

  • nel pozzo pi profondo. Io non avevo per niente paura, ma la tata s, e non l dimenticher mai,perch tutte le volte che chiudevo gli occhi e tutto era perfettamente calmo, ed ero solo, iopotevo vederli di nuovo, molto indistinti e lontani, ma assolutamente splendenti; e piccoliframmenti della canzone che avevano cantato entrarono nella mia testa, anche se non sapevocome cantarli.Avevo tredici anni, quasi quattordici, quando ebbi unavventura molto singolare, cos strana cheil giorno in cui mi successe da allora in poi prese il nome di Giorno Bianco. Mia madre eramorta da pi di un anno, e di mattina avevo le mie lezioni, ma al pomeriggio mi permettevano diuscire per fare qualche passeggiata. Quel pomeriggio feci una strada nuova lungo un ruscelloche mi condusse in una campagna che non avevo mai visto, ma mi strappai labito mentrecercavo di superare un punto un po difficile, visto che la strada passava attraverso alcunicespugli e sotto i bassi rami di alcuni alberi e sopra dei cespugli spinosi sulle colline e per unaselva di alberi scuri pieni di rampicanti carichi di spine. Ed fu una strada molto lunga. Sembravache dovesse proseguire per sempre, e dovetti strisciare attraverso un passaggio che sembravaun tunnel che prima doveva essere stato un ruscello, ma dove lacqua era tutta scomparsa, e ilsuolo era roccioso, e i cespugli erano cresciuti al di sopra fino a incontrarsi, cosicch era moltobuio. Ed io andai avanti e ancora avanti per quel luogo oscuro; fu un viaggio davvero lungo. Edarrivai a una collina che non avevo mai visto. Ero in un boschetto lugubre pieno di rami neri econtorti che mi graffiarono mentre andavo avanti, ed io avevo cominciato a piangere perch mistavo riempiendo di piccole ferite, e fu allora che mi resi conto che stavo salendo, e salii e saliiper un buon tratto, finch la boscaglia non cera pi ed io uscii piagnucolando proprio al di sottoduno spiazzo ampio e spoglio, dove cerano alcune cupe pietre nere sparpagliate tuttintornosullerba, e qua e l alcuni alberelli contorti e rachitici sbucavano fuori da sotto i sassi propriocome fossero serpenti. Ed io scalai, dritto fino alla cima, per un buon tratto. Non avevo maiveduto delle pietre cos grandi e orrende; alcune di esse sembravano proprio sbucare fuoridalla terra, mentre altre sembrava che qualcuno le avesse fatte rotolare sin l da dove sitrovavano, e lo spettacolo andava avanti ancora e ancora fino a dove potevo vedere, molto,molto lontano. Mi volsi dallaltra parte e vidi la campagna, ma era uno spettacolo strano. Erainverno e cerano dei boschi neri e terribili tuttintorno appesi alle colline; era come vedere unagrande stanza circondata da un tendaggio nero, e la forma di queglalberi era diversa daqualsiasi altra forma avessi mai visto prima. Avevo paura. Poi oltre i boschi cerano allintornodelle colline come in un grande anello, ma io non avevo mai visto quel posto; tutto era nero, esembrava che avesse sopra come una spessa patina scura. Era tutto cos fermo e silenzioso,e il cielo era pesante e grigio e triste, proprio come una delle oscure cupole di Deep Dendo.Andai avanti attraverso quelle rocce spaventose. Ce ne erano centinaia e centinaia. La forma dialcune di esse ricordava quella di uomini orrendamente sogghignanti; posso ancora vedere leloro facce come se stessero per saltare fuori dalla pietra, e afferrarmi in una stretta, e portarmiindietro con loro dentro la roccia, cos come se ne avessi sempre fatto parte. E vi erano altrerocce che sembravano animali, terribili, striscianti, animali, che tiravano fuori le lingue, e ce neerano altri che sembravano parole che non posso dire, ed altri erano come gente morta chegiace sullerba. Continuai a camminare in mezzo ad esse, anche se mi terrorizzavano, e il miocuore era colmo di canzoni scellerate che quelle vi avevano messo; e anche io sentii il bisognodi fare le facce e di piegarmi esattamente come loro, e continuai e continua per un bel trattofinch quelle rocce cominciarono a piacermi ed esse non mi spaventavano pi. Iniziai a cantarele canzoni che avevo avuto in mente; canzoni piene di parole che mai dovrebbero essere dette

  • o scritte. Quindi cominciai a fare delle facce come quelle che erano nelle rocce, e mi piegaiesattamente come loro, e mi sdraiai al suolo come i morti, e tirai su e andai verso una rocciache stava ridendo, e misi le braccia intorno ad essa e labbracciai. E cos andai avanti e avantitra le rocce finch arrivai ad una collina circolare proprio in mezzo ad esse. Era pi alta di unasemplice collina, era alta quasi quanto la nostra casa, e sembrava proprio un catino messosottosopra, tutto liscio e rotondo e verde, con una pietra, come un palo, ritta l proprio sullacima. Mi incamminai lungo i crinali, ma erano cos ripidi che dovetti fermarmi o sarei caduto finoin fondo e mi sarei andato a schiantare contro le rocce di sotto e forse sarei morto. Ma volevoassolutamente raggiungere la sommit della grande collina circolare, cos mi sdraiai faccia ingi e con le mani mi afferrai allerba e mi issai su, un po alla volta, finch raggiunsi la cima.Quando arrivai, mi sedetti sulla pietra che stava nel mezzo e guardai di sotto. Sentivo di averpercorso una strada cos lunga, come essere centinaia di miglia lontano da casa, o in un altropaese, o in uno di quegli strani posti che avevo letto in le Favole del Genio e le Mille e unaNotte, o come se avessi traversato il mare, lontano, per anni e avessi scoperto un nuovomondo che nessuno aveva mai visto o di cui aveva sentito parlare, o come se in qualche modoio avessi volato nel cielo e fossi caduto su una di quelle stelle delle quali avevo letto dove tutto morto e freddo e grigio, e non c aria, e il vento non soffia. Sedetti sulla pietra e guardai disotto e tutto intorno a me. Era proprio come se io fossi seduto su una torre in mezzo a unagrande citt vuota, e questo perch non riuscivo a sentire niente che non fossero le rocce grigieche emergevano dal terreno. Non riuscivo pi a distinguere le loro forme, ma potevo vederleancora e ancora per un bel tratto, e le osservai, e mi sembr che fossero sistemate a formareschemi ben precisi, e forme e figure. Sapevo che cos non poteva essere perch avevo visto leavevo viste mentre salivo su dal terreno, laggi tutte ammucchiate, cos guardai di nuovo, maancora una volta non vidi che cerchi, e cerchi pi piccoli dentro cerchi pi grandi, e piramidi, ecupole, e spirali, e sembrava che si propagassero in ogni direzione dal posto dove stavoseduto, e pi guardavo, pi vedevo grandi anelli di rocce farsi sempre pi larghi e pi larghiancora, e li guardai cos a lungo che cominciai a vederle muovere e girarsi, come in una granderuota, ed anchio stavo girando in mezzo a loro. Mi gir forte la testa e mi sentii strano, e tuttodivenne sfocato e poco chiaro, e vidi piccole scintille di luce blu, e mi sembr che le roccestessero saltando e ballando e torcendosi mentre giravano, giravano, giravano. Mi spaventai dinuovo e mi misi a piangere forte, e saltai di colpo dalla roccia sulla quale stavo seduto, e caddigi. Quando mi rialzai ero cos felice che le rocce sembrassero ferme che mi sedetti sulla cimama scivolai di sotto unaltra volta, e poi risalii ancora. Danzai alla maniera in cui le rocceavevano ballato quando ero stordito, ed ero felice di saperlo fare bene, e danzai e danzai perun bel tratto, e cantai canzoni straordinarie che mi venivano alla mente. Alla fine oltrepassai lavetta di quella grande collina liscia, e non vi erano pi rocce, e la strada ancora una voltaproseguiva per un boschetto entro uno stretto passaggio. Era tremendo proprio comequellaltro che avevo affrontato venendo su, ma di questo non mi importava perch ro cosfelice di aver visto quei balli cos insoliti e di poterli imitare. Scesi gi, scivolando fra i cespugli,e una grossa pianta di ortica mi punse su una gamba e mi fece bruciare, ma non mi importavae mi pizzicai coi rami e con le spine, ma risi e cantai e basta. Quindi uscii dal boschetto e miritrovai in una valle di modeste dimensioni, un piccolo posto segreto come un passaggio oscuroche nessuno conosce, perch era cos stretta e profonda e la boscaglia tuttintorno era tantofitta. Come appesa sopra di essa, si trova una sponda ripida con degli alberi, e l le felcirimangono verdi anche dinverno, mentre sopra la collina muoiono e bruciano dal freddo, e le

  • felci l hanno un odore dolce e ricco come quello che emana dagli abeti. Cera un piccoloruscello dacqua che scendeva lungo la vallata, tanto stretto che potevo facilmente attraversarlocon un passo. Bevvi lacqua con la mano e aveva il sapore di giallo vino cristallino, e schiumavae faceva delle piccole bolle mentre si insinuava sotto a delle rocce gialle, rosse e verdi, cosche sembrava viva e di tutti i colori. La bevvi, e ne bevvi ancora con la mano, ma non mibastava, e allora mi sdraiai e piegai la testa e succhia lacqua con le mie labbra. Aveva unsapore ancora migliore bevendola in quel modo, e le increspature dellacqua mi arrivavano allabocca e mi baciavano, ed io risi e bevvi ancora, e feci finta che ci fosse una ninfa, come quellanel vecchio quadro a casa, che vivesse dentro lacqua e mi baciasse. Cos mi piegai sullacquae vi poggiai sopra le mie labbra delicatamente, e sussurrai alla ninfa che un giorno avrei fattoritorno. Ero sicuro che non si trattasse di acqua normale, fui contento di rialzarmi e di rimettermiin cammino; e mi rimisi a danzare e proseguii per la vallata, passando sotto le collinesovrastanti. E quando arrivai sulla cima, la terra si sollev davanti a me, alta e ripida come unmuro, e non cera nientaltro che il muro verde ed il cielo. Pensai Nei secoli dei secoli, il mondosenza fine, Amen; e credetti di aver realmente trovato il mondo senza fine perch era davverola fine di qualsiasi cosa, come se non ci potesse essere nientaltro al di l di esso eccetto ilregno di Voor, dove arriva la luce quando da noi si spegne, e dove giunge lacqua quando qui ilsole la fa evaporare. Cominciai a pensare a tutta la lunghissima strada che avevo percorso, acome avessi trovato il ruscello e a come lavessi seguito, e come avessi attraversato i rovi e icespugli pieni di spine e boschi scuri pieni di spine rampicanti. Poi ero strisciato attraverso untunnel sotto gli alberi e mi ero inerpicato attraverso la boscaglia, e avevo visto tutte quellerocce grigie, e mi ero seduto in mezzo ad esse mentre loro se ne giravano, e poi avevoattraversato tutte le rocce grigie e avevo disceso la collina, passando per quel boschettoacuminato e su per la valle oscura, una strada molto, molto lunga. Mi chiesi come sareiritornato a casa, se avessi mai potuto ritrovare la strada, e se la mia casa l ancora ci fosse, ose si fosse trasformata in rocce grigie insieme a tutte le persone dentro di essa come in LeMille e una Notte. Allora mi sedetti sullerba e riflettei su cosa avrei dovuto fare. Ero stanco, e imiei piedi erano caldi per il gran camminare, e quando mi guardai attorno vidi che cera unpozzo stupendo proprio sotto lalto e ripido muro fatto di erba. Tutto il terreno attorno eracompletamente ricoperto da un muschio verde, lucido e umido; laggi vi era ogni tipo dimuschio, muschio come piccole e bellissime felci, e come palme e abeti, ed era tutto verdecome fosse fatto di gioielli, e gocce di acqua vi scendevano sopra come diamanti. E nel mezzocera quel pozzo stupendo, profondo e splendente e bellissimo, cos trasparente che sembravache potessi toccare la sabbia rossa sul fondo anche se era molto pi in basso. Stetti l accantoe vi guardai dentro, come se stessi guardando attraverso uno specchio. In fondo al pozzoproprio in mezzo ad esso, i granelli di sabbia rossa si muovevano e si mescolavano incontinuazione, e io vidi che lacqua emetteva bolle, ma in superficie era limpidissima, e chiara etrasparente. Era un gran pozzo, largo come una vasca, e con il muschio splendente eluccicante intorno, aveva laspetto di un grande gioiello bianco, con gioielli verdi pi piccolituttattorno. I miei piedi erano cos caldi e stanchi che mi tolsi stivali e calzini, e immersi i mieipiedi nellacqua, e lacqua era pura e fredda, e quando mi rialzai non ero pi stanco, e sentii chedovevo proseguire, avanti e sempre pi avanti, e vedere cosa si trovava dallaltra parte delmuro. Lo scalai molto lentamente, muovendomi lateralmente per tutto il tempo, e quando arrivaiin cima e guardai gi, mi trovavo nel paese pi assurdo che avessi mai visto, pi strano ancoradella collina delle rocce grigie. Era come se dei bambini fossero stati l a giocare con le loro

  • spade, dato che era tutto colline e rientranze, e castelli e muri fatti di sabbia e ricoperti di erba.Cerano due tumuli come enormi alveari, rotondi e grandi e solenni, e poi conche e cave, e poiuna ripida muraglia come quelle che quelle che una volta avevo visto sulla riva del mare doveerano stati grossi cannoni e soldati. Quasi caddi in una delle cave rotonde, questa comparveimprovvisamente sotto i miei piedi , ed io velocemente corsi gi lungo la scarpata e mi fermaisul fondo e guardai allin su. Guardare verso lalto era una sensazione strana e solenne. Noncera altro che il cielo, grigio e pesante, e i lati della scarpata; tutto il resto era scomparso e lacava era diventata il mondo intero, ed io pensai che di notte sarebbe stato pieno di fantasmi eombre semoventi e cose bianche mentre la una risplendeva sul fondo nellora pi morta dellanotte, e il vento ululava di sopra. Era tutto cos strano e solenne e solitario, come un vuototempio di morti dei pagani. Mi ricordava di una favola che la tata mi aveva raccontato quandoero molto piccolo; era la stessa tata che mi aveva condotto nei boschi dove avevo visto labellissima gente bianca. E mi venne in mente di come una notte dinverno la tata mi avevaraccontato la storia, mentre il vento stava sbattendo gli alberi contro il muro, e urlava e gemevanel camino della sua stanza. Lei disse che esisteva, da qualche parte o da unaltra, un pozzoprofondo, proprio come quello in cui io mi trovavo, tutti avevano paura ad avvicinarvisi o adentrarvi dentro, era veramente un posto tremendo. Ma una volta cera una ragazzetta che disseche sarebbe entrata nel pozzo, e tutti cercarono di fermarla, ma lei and comunque. E discesenel pozzo e ritorn ridendo, e disse che l non cera proprio niente, eccetto erba verde e dellepietre rosse, e pietre bianche e fiori gialli. E subito dopo la gente si accorse che la ragazzaindossava dei meravigliosi orecchini di smeraldo, e le domandarono come li avesse mai presi,dato che sia lei che sua madre erano molto povere. Ma lei rise e disse che quegli orecchini nonerano affatto di smeraldo, ma solo di erba verde. Poco dopo, un giorno, stava indossando ilrubino pi rosso che chiunque avesse mai veduto, ed era grande come un uovo di gallina, eabbagliava e scintillava come un tizzone di carbone che bruci nel fuoco. E quelli domandaronodove lo avesse mai preso, dal momento che sia lei che sua madre erano molto povere. Ma leirise, e disse che non era affatto un rubino, ma solo una pietra rossa. Poco dopo un giornostava indossando la collana pi bella che chiunque avesse mai veduto, molto pi bella della pibella collana di una regina, ed era fatta di grandi diamanti luminosi, centinaia di essi, ed essiscintillavano come tutte le stelle di una notte di giugno. Allora le chiesero dove lavesse maipresa, dato che sia lei che sua madre erano molto povere. Ma lei rise, e disse che quelli nonerano affatto diamanti, ma solo delle pietre bianche. E un giorno la ragazza and a corteindossando sulla testa una corona doro puro come gli angeli, cos la tata disse, e brillava comeil sole, e risplendeva molto di pi della corona che il re stesso indossava, e alle orecchie laragazza portava gli smeraldi, e si era appuntato il grande rubino come spilla sul petto, e lagrande collana di diamanti era scintillava al suo collo. Cos il re e la regina pensarono che fosseuna grande principessa venuta da molto, molto, lontano, e discesero dai loro troni e siincamminarono per salutarla, ma qualcuno rifer al re e alla regina chi fosse e che era moltopovera. Cos il re domand perch indossasse una corona doro e come lavesse avuta, dalmomento che sia lei che sua madre erano molto povere. E lei rise, e disse che quella non eraaffatto una corona doro, ma solo dei fiori gialli che si era messa fra i capelli. E il re pens checi fosse molto strano e che la ragazza poteva rimanere a corte perch tutti erano curiosi divedere cosa sarebbe accaduto. E lei era cos adorabile che tutti dissero che i suoi occhi eranopi verdi degli smeraldi, che le sue labbra erano pi rosse del rubino, che la sua pelle era pibianca dei diamanti, e che i suoi capelli erano pi luminosi della corona doro. Allora il figlio del

  • re disse che lavrebbe sposata, e il re disse che aveva il suo permesso. E il vescovo li spos, eci fu un grande banchetto, e poi il figlio del re entr nella stanza della sposa. Ma proprio mentrestava mettendo mano alla porta, vide un uomo alto e nero, con una faccia spaventosa, chestava davanti alla porta, e la sua voce disse Temi me e poi va via,questa la sposa mia. Il figlio del re cadde a terra, come colto da un malore. Allora vennero e tentarono di entrarenella stanza, ma non ci fu modo, e provarono a dare fendenti dascia alla porta, ma il legno eradivenuto duro come il ferro, e alla fine corsero tutti via tanto erano terrorizzati dalle urla, dallerisate, dagli strilli e dai pianti che provenivano dallinterno della stanza. Ma il giorno doporiuscirono a entrare, e trovarono che nella stanza non vi era nientaltro che fumo nero e spesso,e che luomo nero era venuto per portarla via. E sul letto cerano due nodi fatti con lerbaingiallita e una pietra rossa, e delle pietre bianche, e alcuni fiori gialli e appassiti. Mi ricorda idiquesta favola della tata mentre stavo in piedi in fondo alla grande cava; laggi era tutto cosstrano e solitario, e mi sentii terrorizzato. Non potevo vedere n pietre n fiori, ma temevo cheavrei finito per portarli via con me senza saperlo, e pensai che avrei potuto fare un incantesimoche mi era venuto in mente per tenere lontano luomo nero. Cos mi spostai nel centro esattodella cava, e mi assicurai di non avere addosso nessuna di quelle cose, e allora mi misi acamminare in cerchio, e toccai i miei occhi, e le mie labbra, e i miei capelli in una manieraparticolare, e sussurrai alcune di quelle parole strane che la tata mi aveva insegnato per tenerelontane le cose cattive. Fatto ci, sentii di essere al sicuro e uscii dalla cava, e attraversai tuttequelle colline e tumuli e depressioni e muri, finch non arrivai alla fine, la quale si trovava in altosopra tutto il resto, e potei constatare che tutte le diverse forme della terra erano sistemateschematicamente, un po come era avvenuto per le rocce grigie, solo che lo schema eradifferente. Si stava facendo tardi, e laria era carica di mistero, ma dal punto in cui mi trovavomi sembr di vedere due grandi figure distese sullerba. Cos proseguii, e alla fine trovai untronco molto speciale, che troppo segreto per poter essere meglio descritto, e nessunoconosce il passaggio che si cela in esso, che ho scoperto in un modo molto curioso, vedendoun piccolo animale che vi si intrufolava dentro. Cos seguii lanimaletti attraverso un passaggiomolto stretto, al di sotto di alcuni cespugli di spine, ed era quasi completamente buio quandoarrivai a una sorta di apertura che stava nel mezzo. E la ebbi la pi incredibile visione maiavuta, ma fu solo per un minuto, dato che subito dopo corsi via e scivolai fuori dal tronco per ilpassaggio attraverso il quale ero arrivato, e corsi e corsi pi forte che potei, perch erospaventato, dato che ci che avevo visto era cosi meraviglioso e cos strano e magnifico. Avreivoluto tornare a casa per pensarci su, non sapevo cosa sarebbe potuto succedere se fossirimasto vicino al tronco. Ero accaldato e tremavo, e mentre fuggivo dal tronco, strani gemitiuscivano da me senza che io potessi fermarli. Fui felice che una luna grande e bianca facessecapolino da dietro una tonda collina e mi mostrasse la strada, cos tornai indietro verso i tumuli

  • e le spaccature del terreno, e gi per la vallata, e su per il boschetto di spine fino al postodelle rocce grigie, e cos alla fine riuscii a tornare di nuovo a casa. Mio padre era indaffaratonel suo studio e i servitori, anche se spaventati, non gli avevano ancora detto che ero sparitoperch non sapevano cosa fare, cos dissi loro che mi ero perduro, ma non gli rivelai mai lavera strada che avevo fatto. Andai a letto e rimasi sveglio tutta la notte, ripensando a quel cheavevo visto. Quando ero uscito di nuovo da quello stretto passaggio, ed era tutto luminoso,anche se il cielo era scuro, era sembrato tutto cos rassicurante, e per tutta la strada versocasa ero certo di averlo visto, e volevo solo rimanere nella mia camera, e tenerlo tutto per mee chiudere gli occhi e fare finta che fosse l, e fare tutte le cose che avrei potuto fare se nonfossi stato cos spaventato. Ma quando chiusi gli occhi quellimmagine non veniva, coscominciai a pensare alle mie avventure ancora e ancora, e mi sovvenne di quanto alla fine ognicosa fosse cos strana e oscura ed ebbi paura che fosse stato tutto uno sbaglio perch misembr impossibile che potesse essere accaduto. Sembrava una di quelle storie della tata,nelle quali non avevo mai creduto davvero, anche se quando mi trovavo in fondo alla cava miero sentito realmente spaventato; e le storie che la tata mi aveva raccontato quando eropiccolo mi tornarono in mente, e mi domandai se quello che avevo visto fosse tutto l dentro,oppure se, in un tempo passato, alcune di quelle sue storie potevano essere davvero accadute.Era tutto cos misterioso; restai sveglio nella mia camera sul retro della casa, e la luna brillavadallaltra parte sopra il fiume, cos che la sua chiara luce non riusciva a raggiungere le mura. Lacasa intera era immobile. Avevo sentito mio padre salire di sopra subito dopo che lorologioaveva battuto mezzanotte, e dopo la casa pareva immobile e vuota come se in essa non vifosse nessuno di ancora vivo. E anche se nella mia stanza era tutto buio e indistinto, una luceopaca ed evanescente comincio a risplendere attraverso quel biancore cieco prodotto dallaluna, e quando mi misi in piedi e guardai fuori, la grande ombra nera della casa stavaricoprendo il giardino, e sembrava una prigione in cui gli uomini vengono impiccati; e al di l diessa era tutto bianco; e i tronchi degli alberi risplendevano bianchi e nere erano le insenature inmezzo a loro. Tutto appariva immobile e silenzioso e non vi erano nuvole nel cielo. Avrei volutoripensare a ci che avevo veduto, ma non ci riuscii, e cos pensai a tutte le storie che la tata miaveva raccontato tanto tempo prima e che pensavo di aver dimenticato, ma che mi tornaronoalla mente, mescolate con i boschi di spine e le rocce grigie e le cave nella terra e con il troncosegreto, finch mi venne il dubbio su cosa fosse nuovo e cosa fosse vecchio, o se fosse tuttoun sogno. E allora mi sovvenne quel caldo pomeriggio destate, molto tempo prima, in cui latata mi aveva lasciato allombra da solo, e il popolo bianco usc fuori dallacqua e usc fuori dalbosco, e gioc e danz e cant, ed io cominciai a credere che la tata mi avesse detto qualcosasu di loro prima di vederli, ma non potei ricordare esattamente di cosa si trattava. Allora midomandai se lei fosse stata quella donna tutta bianca, visto che mi ricordavo che era almenotanto bianca e bella, e che aveva gli stessi occhi e capelli scuri; e alle volte lei sorrideva eaveva proprio laspetto di quella signora, quando mi raccontava le sue storie che cominciavanocon Cera una volta, o Al tempo delle fate. Ma sapevo che non poteva essere lei quellasignora, dato che se ne era andata via per una strada diversa attraverso il bosco, e non pensonemmeno che quelluomo che ci seguiva fosse quellaltro, altrimenti penso proprio che non sareistato capace di vedere quellincredibile segreto nascosto dentro al tronco segreto. Cominciai apensare alla luna: ma ci avvenne dopo, quando mi trovavo nel centro delle terre selvagge,dove la terra assumeva le forme di grandi figure, ed era tutto un muro, e cave misteriose, etumuli lisci e circolari, e fu allora che vidi la grande luna bianca sorgere dietro a una collina

  • stondata. Mi domandavo tutte queste cose, finch a un certo punto non mi spaventai davvero,perch temevo che qualcosa mi fosse accaduto, e mi sovvenne della favola della tata cheriguardava quella povera ragazza che era entrata nel pozzo, e che venne portata via alla fine daquelluomo nero. Sapevo di essere entrato anchio dentro a un pozzo, e che forse si trattavaproprio dello stesso, e che cos facendo mi ero comportato in una maniera terribile. Cos feciunaltra volta lincantesimo, e mi toccai gli occhi e le labbra e i capelli in una maniera particolare,e dissi le antiche parole nella lingua delle fate, cos che potevo essere sicuro che nessuno miavrebbe portato via. Provai nuovamente a vedere il tronco segreto e a trovare il passaggiosegreto e a vedere di nuovo cosa avevo gi visto, ma non vi riuscii, e seguitai a riflettere sullestorie della tata. Ce ne era una ce parlava di un giovane uomo che un giorno se ne andava acaccia, e che per tutto il tempo aveva cacciato insieme ai suoi cani dappertutto, ed avevanoattraversato fiumi e avevano perlustrato tutti i boschi, ed erano passati accanto alle paludi, manon erano riusciti a trovare proprio nulla, e avevano continuato a cacciare finch il sole avevainiziato a calare dietro alle montagne. Il giovane era arrabbiato perch non era riuscito atrovare niente, e stava per tornarsene a casa quando, proprio nel momento in cui il sole avevatoccato le montagne, aveva visto in una radura proprio davanti a lui un magnifico cervo bianco.Cos aveva incitato i cani, ma quelli avevano uggiolato senza andargli dietro, ed aveva incitato ilsuo cavallo, ma quello aveva avuto un brivido ed era rimasto come impalato, cos il giovanesalt gi da cavallo e lasci i cani e cominci a seguire il cervo bianco tutto solo. Prestodivenne completamente buio, e il cielo era nero, senza nemmeno una stella a brillare in alto, e ilcervo si allontan verso loscurit. E anche se luomo aveva portato con s il suo fucile nonaveva sparato al cervo nemmeno un colpo perch voleva prenderlo ed aveva paura di perderlonella notte. Ma non lo perse di vista neanche una volta, e questo nonostante che il cielo fossenero e laria piena di oscurit, e il cervo and sempre pi in l, finch luomo non seppe pidove si trovava. Attraversarono foreste enormi dove laria era colma di sussurri e una lucepallida e smorta usciva fuori dai tronchi marci che ricoprivano il terreno, e proprio quandoluomo si era convinto di aver perso il cervo, allora lo vide, completamente bianco e splendentedi fronte a lui, e allora gli corse incontro per prenderlo, ma il cervo era sempre pi veloce di lui,e non riusc a prenderlo. Cos attraversarono altre enormi foreste e attraversarono fiumi eguadarono nere paludi dove la terra ribolliva e laria era piena dello stormire delle fronde deisalici, e il cervo penetr in una stretta vallata rocciosa, dove laria pareva quella di una cripta, eluomo gli and dietro. Ed essi salirono per alte montagne, e luomo ud il vento scendere dalcielo, e il cervo prosegu e luomo lo segu. Finalmente fu lalba e luomo si rese conto che sitrovava in una regione che non aveva mai visto prima; era una valle molto bella con un limpidoruscello che vi correva attraverso e una grande collina rotonda nel mezzo. Il cervo andattraverso la valle, verso la collina, e sembr che si fosse stancato, ed era sempre pi lento, eanche se luomo si sentiva stanco, cominci a correre sempre pi veloce, ed era certo che allafine sarebbe riuscito a catturare il cervo. Ma proprio quando ebbero raggiunto la base dellacollina e luomo ebbe allungato il braccio per afferrare il cervo, questo scomparve nella terra, eluomo si mise a piangere; era cos infelice per averlo perso dopo tanto cacciare. Ma mentrestava piangendo vide che nella collina, proprio dinnanzi a lui, cera una porta, e l entr, eramolto buio, ma and avanti perch pensava che l avrebbe trovato il cervo bianco. Eallimprovviso arriv la luce e comparve il cielo, e il cielo splendeva e gli uccelli cantavano suglialberi, e cera una stupenda fontana. E proprio accanto alla fontana era seduta una deliziosafanciulla, la regina delle fate, e disse alluomo che si era trasformata nel cervo per portarlo l

  • perch si era innamorata di lui. Quindi gli fece vedere una grande coppa dorata con delle pietrepreziose incastonate, e disse che proveniva dal palazzo delle fate, e offr alluomo del vino. E luibevve, e pi beveva, pi desiderava di bere, perch il vino era incantato. Quindi si baciarono, ela bellissima fanciulla divenne la sua sposa, e lui rimase per tutto il giorno e tutta la notte sullacollina dove lei viveva, e quando si svegli vide che si trovava disteso per terra, vicino a doveaveva visto per la prima volta il cervo, e anche il suo cavallo erano l ad attenderlo, e guard inalto e il sole si abbass dietro le montagne. Torn a casa e visse a lungo, ma non baci mainessun altra donna perch aveva baciato la regina delle fate, e non volle pi bere del vinocomune perch aveva bevuto del vino incantato. A volte la tata mi raccontava delle storie cheaveva sentito dalla sua bisnonna che era molto vecchia e viveva da sola in una casetta sullemontagne, e molte di queste storie parlavano di una collina presso la quale le persone sidavano appuntamento di notte, molto tempo fa, e queste persone usavano giocare a deglistrani giochi e fare cose curiose di cui la tata mi parl ma che non potei capire, e di cui tuttiadesso tranne che la sua bisnonna si sono dimenticati, e nessuno sapeva pi dove la collina sitrovasse, neanche la bisnonna. Mi raccont una stranissima storia che riguardava la collina, edio tremai quando mi torn alla mente. Mi disse che la gente di solito si recava laggi durantelestate, quando faceva molto caldo, e che dovevano danzare per un buon tratto. Tutto iniziavaquando era molto buio, e vi erano molti alberi laggi, cos che era tutto ancora pi buio, e lepersone giungevano, una alla volta, da ogni direzione, attraverso un sentiero segreto chenessuno conosceva, e due persone guardavano il passaggio, e tutti quelli che arrivavanodovevano fare un segnale molto strano, che la tata mi mostr cos come pot, ma mi disseanche che non laveva potuto eseguire molto bene. Ed arrivava ogni tipo di gente; cera gentenobile e gente di villaggio, e anche dei vecchi e ragazzi e ragazze, e perfino bambini moltopiccoli, che se ne stavano seduti a guardare. E quando arrivavano era tutto molto buio, eccettoche in un certo angolo, dove qualcuno stava bruciando qualcosa dallodore forte e dolciastroche faceva ridere, e laggi si sarebbe visto un chiarore di carboni ardenti, e del fumo rosso chesaliva in alto. Cos sarebbero tutti arrivati, e quando lultimo fosse entrato non ci sarebbe pistata nessuna porta, cos che nessun altro avrebbe potuto pi entrare, anche se avesse saputoche cera qualcosa l dentro. Una volta un viandante che veniva da molto lontano si era smarritoin piena notte e il suo cavallo si era fermato nel centro delle terre selvagge, l, dove tuttoappariva rovesciato, e cerano paludi spaventose e grosse pietre dappertutto, e buche sotto ipiedi, e ogni albero sembrava un patibolo perch aveva rami larghi e neri che attraversavanoperpendicolarmente la strada. Il viandante era molto spaventato, e il suo cavallo cominci arabbrividire, si ferm e non ne volle pi sapere di andare avanti, e luomo smont da cavallo eprov a tirarlo, ma quello non si muoveva, ed era ricoperto da un sudore di morte. Cos ilviandante continu solo, procedendo sempre pi in l attraverso le terre selvagge, sinch allafine arriv in un luogo scuro, dal quale provenivano grida e canti e lamenti, come niente cheavesse mai udito fino ad allora. Sembrava che accadesse tutto cos vicino a lui, ma luomo nonpoteva essere parte, cos inizi a chiamare, e mentre stava chiamando, qualcosa venne allesue spalle, e in un attimo la sua bocca, le sue braccia e gambe erano legate, ed egli perdette isensi. Quando era rinvenuto si era trovato al lato della strada, proprio dove allinizio si eraperduto, sotto a un rovere dallaspetto maligno e con il tronco nero, a cui era legato il suocavallo. Allora aveva cavalcato fino alla citt e aveva detto a tutta la gente che aveva incontratocosa gli era successo, e alcune di quelle persone ne rimasero sconvolte, anche se altre invecesapevano gi tutto. Cos che quando le persone lo avevano seguito ed erano giunte sul posto,

  • laggi non cera alcuna porta da poter attraversare. E quando erano arrivati tutti l, in cerchio,a contatto luno dellaltro, qualcuno nelloscurit aveva cominciato a cantare, mentre qualcunaltro faceva dei rumori come di tuono con degli strumenti che si era portato per loccasione, enelle notti silenziose si sarebbe potuto udire quel rumore di tuono in lontananza, finoltre le terreselvagge, e qualcuno che sapeva come farlo si faceva il segno sul petto quando si svegliava nelproprio letto nellora pi morta della notte, risvegliata da quel terribile suono profondo, cometuoni fra le montagne. E i rumori e i canti erano andati avanti molto, molto, a lungo, e le personenel cerchio oscillavano un poco avanti e indietro; e la canzone era in unantica lingua che oranessuno pi conosce, ed era cantata in un tono molto strano. La tata disse che la sua bisnonnaconosceva qualcuno che se ne ricordava una parte, questo avveniva quando lei era ancora unabambina, e prov a cantarmela, ma era una canzone cos strana che io divenni tutto gelato e lamia pelle rabbrivid come se avessi messo una mano sopra qualcosa di morto. A volte era unuomo che la cantava e a volte era una donna, e a volte chi la cantava lo faceva cos bene chedue o tre persone che lo ascoltavano cadevano a terra urlando e graffiandosi con le loro stessemani. Il canto and avanti, e le persone allinterno del cerchio oscillavano avanti e indietro, ealla fine la luna sal da dietro un posto che loro chiamavano Tole Deol, e sal e si fece vedere,oscillando come loro, da una parte e poi dallaltra, tra il fumo dolce e spesso che saliva in tondevolute dalle braci accese, e volando in cerchio sopra di essi. Poi essi mangiarono. Un ragazzo euna ragazza gli portarono del cibo; il ragazzo port una grossa caraffa di vino mentre laragazza port una forma di pane, e si passarono il vino e il pane lun laltro, ma questi avevanoun sapore molto diverso dal vino e dal pane comuni, e il gusto cambiava a seconda di chi liassaggiava. Quindi si alzarono tutti e si misero a danzare e alcuni oggetti segreti vennero tiratifuori dai loro nascondigli, ed essi fecero dei giochi straordinari, e danzarono in tondo in tondo intondo al chiaro di luna, e a volte qualcuno spariva e non se ne sapeva pi nulla, e nessunosapeva cosa gli fosse accaduto. E bevvero ancora di quel vino cos strano, e con le propriemani crearono degli idoli e li adorarono, e la tata un giorno mi insegn come quegli idoli sipotessero creare, mentre camminavamo un giorno insieme e passavamo accanto a un postodove cera molta argilla bagnata. Allora la tata mi domand se volessi sapere come erano fattequelle cose che quegli uomini avevano fatto in cima alla collina, ed io dissi di s. Allora lei midisse di promettere di non rivelare mai a nessuna persona vivente nemmeno una parola diquanto mi stava per dire, e che se lo avessi fatto sarei stato gettato in un pozzo nero pieno digente morta, e io dissi che non lo avrei detto a nessuno, e lei me lo ripet ancora e ancora, edio glielo giurai. Allora lei prese la mia paletta di legno e raccolse un bel pezzo dargilla e lo misenel mio secchio di latta, e se qualcuno per strada ci avesse incrociato, mi ordin di dire che unavolta arrivato a casa intendevo farci delle torte. Quindi prendemmo uno stretto sentiero fino aun boschetto che cresceva lungo la strada digradante, la tata si ferm, guard su verso lastrada, e sbirci attraverso i cespugli nello spiazzo dallaltra parta, e disse Svelto! e cigettammo nel boschetto e strisciammo attraverso i cespugli finch non sentimmo di esserciallontanati abbastanza dalla strada. Allora ci sedemmo sotto un cespuglio, ed io fremevoallidea di sapere cosa la tata avrebbe fatto con largilla, ma lei ancora una volta mi fecepromettere di non dire mai una parola, e si alz e sbirci attraverso le i cespugli in ognidirezione, anche se il sentiero era cos stretto che difficilmente qualcuno avrebbe mai potutoattraversarlo. Cos ci sedemmo nuovamente, la tata tir fuori largilla dal secchio e cominci amodellarlo con le mani, fece delle cose strane e lo ruot. Lo nascose sotto a una grossa fogliaper un minuto o due o poi lo tir di nuovo fuori, e poi lei si alz e si sedette nuovamente e gir

  • intorno alla creta in una maniera strana e per tutto il tempo dolcemente cant una specie dipoesia, ed arross nel viso. Quindi si sedette di nuovo, prese fra le mani la creta e cominci aplasmarla in una bambola, per differente da quelle che avevo a casa, e fece la bambola pistrana che io avessi mai visto, tutta fatta con la creta bagnata, e la nascose sotto un cespuglioperch essa si indurisse e si seccasse, e per tutto il tempo aveva cantato a se stessa quellapoesia, e il suo viso era diventato sempre pi rosso. Lasciammo la bambola l nascosta sotto icespugli dove nessuno lavrebbe mai trovata. Pochi giorni dopo tornammo per la stessa strada,e quando giungemmo a quella stretta e oscura parte del sentiero dove il boschetto scendelungo il declivio, la tata mi fece rinnovare la promessa, si guard intorno, proprio come avevafatto la volta precedente, e strisciammo in mezzo ai cespugli fino al punto dove era nascostoluomo dargilla. Anche se avevo otto anni ricordo tutto molto bene, ne sto scrivendo ora chesono trascorsi otto anni, il cielo era di un colore fra il blu scuro ed il violetto, e proprio al centrodello spiazzo dove noi ceravamo messi seduti cera un vecchissimo albero ricoperto di boccioli,mentre nella direzione opposta cera una distesa di soffici ciuffi derba, e quando oggi ripenso aquel giorno lodore dellerba fresca e dei boccioli di quellalbero sembra riempire tutta la stanza,e se chiudo gli occhi posso vedere il bagliore del cielo blu, con le sue piccole, bianche, nuvoleche ondeggiando lo attraversano, e posso vedere la tata, che mi aveva preceduto e se nestava seduta di fronte a me e sembrava la bianca dama che avevo visto nella foresta. Allora cisedemmo e la tata prese largilla dal posto segreto dove laveva nascosta, e disse chedovevamo mostrare rispetto e mi spieg come fare, ma prima dovevo vedere lei come sifaceva. Allora, impugnando sempre il piccolo uomo dargilla, lei fece tutta una serie di stranecose, ed anche se avevamo camminato molto lentamente vidi che stava grondando di sudore, equindi mi disse di mostrare rispetto, ed io feci tutto quello che mi diceva perch le volevo benee perch era un gioco cos strano e buffo. Disse che luomo dargilla sarebbe stato buono sechi lo faceva avesse amato molto, e che sarebbe stato possibile farci alcune cose, ma pureche se uno odiava molto luomo dargilla sarebbe venuto bene, solo che si sarebbero potutefare cose differenti, e giocammo con luomo molto, molto, a lungo e fingemmo tutta una serie dicose. La tata mi disse che era stata la sua bisnonna a insegnarle tutto riguardo a quelleimmagini, ma quello che noi facemmo non procur alcun danno, si tratt solamente dun gioco.Comunque mi raccont una storia che parlava di quelle immagini che mi spavent molto, e fuquella che mi sovvenne quando me ne stavo sdraiato nella mia cameretta senza chiudereocchio, in quel pallido buio vuoto, pensando a quello che avevo visto e al bosco segreto. La tatadisse che una volta cera una giovane fanciulla delle genti patrizie che viveva in un grandecastello. Era cos bella che tutti i ricchi gentiluomini la volevano sposare, perch lei era laragazza in assoluto pi adorabile che si fosse mai vista, ed era gentile con tutti e tuttipensavano che fosse una persona molto dolce. Ma anche se continuava sempre ad esseregentile con tutti quelli che la chiedevano in sposa, continuava a rimandare e diceva che nonriusciva a scegliere, e diceva che non era neanche certa che, un giorno, avrebbe desiderato diprendere marito. Suo padre, che era un signore molto ricco e potente, anche se era molto fierodi lei, era allo stesso tempo con lei molto adirato, e le chiedeva perch non riuscisse ascegliere uno scapolo fra tutti i bei giovani che continuavano a fare visita al castello. Ma leidiceva che non amava in verit nessuno di loro, e che avrebbe continuato ad aspettare e chese avessero continuato ad assillarla con quei discorsi, si sarebbe fatta suora e chiusa in unconvento. Allora tutti i pretendenti dissero che si sarebbero allontanati per un anno e un giorno,e che dopo un anno e un giorno sarebbero tornati e le avrebbero chiesto quale di loro avrebbe

  • sposato. Cos venne fissato il giorno e tutti se ne andarono; e la fanciulla promise che fra unanno e un giorno ci sarebbe stato il suo matrimonio con uno di loro. Ma in verit lei era la reginadel popolo che danzava sulla collina nelle sere destate, e in certune notti chiudeva a chiave laporta della sua stanza, sgattaiolava fuori del castello insieme alla sua ancella attraverso unpassaggio segreto che solo loro conoscevano, e salivano fino alla collina al centro delle terreselvagge. E lei conosceva le cose segrete meglio di chiunque altro, perfino pi di chiunque maici fosse stato nel passato o sarebbe stato in futuro perch mai rivelava a nessuno i segreti pisegreti. Sapeva come fare ogni sorta di malia, come distruggere i giovani uomini e come inviaremaledizioni alla gente e altre cose che nemmeno io potrei capire. E il suo vero nome era LadyAvelin, ma il popolo che danzava la chiamava Cassap, che, nellantica lingua, voleva direpersona molto saggia. Era pi bianca e alta di chiunque di loro, e i suoi occhi brillavano al buiocome rubini incandescenti; e sapeva cantare canzoni che nessun altro sapeva cantare, equando cantava tutti cadevano gi in ginocchio in sua adorazione. Lei sapeva fare quello chetutti chiamavano shib, un incantesimo davvero straordinario. Aveva detto al gran signore suopadre che sarebbe andata nei boschi a raccogliere fiori, cos lui lavrebbe lasciata andare, coslei e la sua ancella sarebbero potute entrare in quei boschi dove non andava mai nessuno, elancella le avrebbe guardato le spalle. Quindi la fanciulla si distese sotto gli alberi e inizi acantare una canzone particolare, allarg le braccia e da ogni parte della foresta cominciaronoad arrivare grossi serpenti, sibilando e calandosi gi dagli alberi, estraendo le loro linguebiforcute man mano che si avvicinavano alla fanciulla. E giunsero da lei, e si contorsero intornoa lei, intorno al suo corpo, e alle sue braccia, ed al suo collo, finch non si ricopr di serpentiche si contorcevano e poteva essere vista solo la sua testa. Lei sussurr loro, e cant a loro,ed essi si contorsero sempre di pi, e pi velocemente, finch non gli disse di andare. Ed essiandarono via verso le proprie tane, e sul petto della fanciulla rimase la pi bella e straordinariadelle pietre preziose, con una forma come di uovo, di colore blu scuro e gialla, e rossa, everde, attraversata da scaglie come quelle dei serpenti. La fanciulla era certa di poter fare dicerto un sacco di cose, ma era assolutamente certa, anche, che non si sarebbe mai sposata.Vi erano moltissimi giovani gentiluomini che desideravano prenderla in sposa, ma fra di essi icapi erano cinque, essi erano Sir Simon, Sir John, Sir Oliver, Sir Richard e Sir Rowland. Tutti glialtri erano sicuri che lei dicesse la verit, e che avrebbe sposato uno dei cinque quando unanno e un giorno fossero trascorsi. Solo Sir Simon, che era molto scaltro, pensava che sistesse prendendo gioco di tutti loro, e giur che in qualsiasi modo sarebbe riuscito a scoprirelinganno. Ma anche se era molto furbo, era molto giovane, ed aveva un viso liscio e delicatocome quello di una ragazza, e fece finta, come tutti gli altri avevano detto, che per un anno e ungiorno sarebbe stato lontano dal castello, e che avrebbe attraversato il mare verso lidi stranieri.Percorse in verit solo poca strada, e torn indietro vestito come una servetta e si trov unposto nel castello come lavapiatti. Ed attese ed osserv, e rimase in ascolto nel pi completosilenzio, e si nascose in posti bui, e si svegli la notte e guard fuori, e vide cose che pensfossero molto strane. Fu cos astuto da dire allancella che faceva la guardia di essere in realtun uomo e di essersi travestito da ragazza perch era innamorato di lei e voleva stare nella suastessa casa, e quella ne fu cos felice che gli rivel molte cose, cos lui fu pi che certo cheLady Avelin stava ingannando lui e tutti gli altri. Fu cos bravo, e disse allancella cos tantebugie, che una notte riusc a nascondersi nella camera di Lady Avelin dietro le tende. Rimaseimmobile e non si mosse, ed alla fine la fanciulla arriv. Lei guard sotto il letto e spost unapietra, sotto di essa cera una cavit e lei ne estrasse unimmaginetta di cera, proprio come

  • quella di creta che io e la tata avevamo fatto nel bosco. E per tutto il tempo i suoi occhibruciarono come rubini. E sollev limmaginetta di cera e se la poggi sul seno, e sussurr emormor, e la sollev e la abbass varie volte, e la tenne su, poi la tenne gi, e la appogginuovamente. E disse Lieto sia colui che fece il vescovo, che ordin il monaco, che sposluomo, che ebbe la moglie, che costru larnia, che ospit lape, che raccolse la cera di cui fucostruito il mio vero amore. E tir fuori da un tabernacolo un grande calice dorato, e tir fuorida un armadietto una grande bottiglia di vino, e vers un po del vino nel calice, e sistem moltodolcemente la marionetta nel calice, e la lav completamente col vino. Poi and a un armadio ene prese un piccola forma di pane rotonda e la poggi sulla bocca dellimmaginetta, poi laallontan e la ricopr. Sir Simon, che guard per tutto il tempo, nonostante fosse moltospaventato, riusc a vedere la fanciulla mentre si piegava e allargava le braccia e sussurrava ecantava, e poi vide accanto a lei un bellissimo giovane uomo, che la baci sulle labbra. Einsieme bevvero vino dal calice dorato, e insieme mangiarono il pane. Ma quando il sole salrimase solo la bambola di cera, e la fanciulla la nascose nella cavit sotto al letto. Quindi SirSimon vide molto bene che cosa la fanciulla era, e attese ed osserv, finch il tempo che leiaveva detto fu quasi terminato, ed entro una settimana un anno e un giorno sarebberotrascorsi. E una notte, mentre lui la stava osservando da dietro le tende della sua stanza, lavide costruire altre bambole di cera. Ne aveva fatte cinque, e subito le aveva nascoste. Lanotte seguente lei ne prese una, la sollev in alto, riemp la coppa dorata con dellacqua espinse la bambola sottacqua, tenendola per il collo. Quindi disse Sir Dickon, Sir Dickon, il tempo passato, tu finirai nellacqua annegato. E il giorno seguente al castello giunse la notizia che Sir Richard era annegato al guado. Quellanotte ella prese unaltra bambola e le leg un filo viola intorno al collo e lo appese a un chiodo.Quindi disse Sir Rowland, il nostro incontro sospeso, a un albero in alto ti vedo appeso. E il giorno seguente al castello giunse la notizia che Sir Rowland era stato impiccato da alcunibriganti nella foresta. Quella notte ella prese unaltra bambola e le conficc un ferro da calzanel cuore. Quindi disse Sir Noll, Sir Noll, la tua vita finisce, da lama trafitto il tuo cuore perisce.

  • E il giorno seguente al castello giunse la notizia che Sir Oliver aveva avuto una rissa in unataverna ed uno straniero lo aveva pugnalato al cuore. Quella notte ella prese unaltra bambola ela tenne su un fuoco di tizzoni ardenti finch non si sciolse. Quindi disse Sir John, ritorna, ed argilla diventa, In calor di fiamma la vita spaventa. E il giorno seguente al castello giunse la notizia che Sir John era morto di una febbrefulminante. Allora Sir Simon usc dal castello, sal sul suo cavallo e corse dal vescovo e glidisse ogni cosa. Il vescovo mand le sue guardie che presero Lady Avelin e tutti i suoi artificivennero scoperti. Cos il d successivo al periodo di un anno e un giorno, invece di sposarla, ilvescovo la fece prendere e la fece trascinare attraverso tutta la citt con indosso solo ungrembiule, la fece legare a un grosso palo al centro della piazza del mercato e la fece bruciareviva con la sua immaginetta di cera appesa al collo. E la gente disse che la bambola di ceraurlava in mezzo allo scoppiettare delle fiamme. Ed io pensavo a questa storia, ancora e ancora,mentre me ne stavo coricato, ma sveglio, nel mio letto, e mi parve di vedere Lady Avelin inmezzo al mercato, con le gialle lingue di fuoco a divorarle lo splendido corpo eburneo. E cipensai su cos tanto che mi sembr di entrare io stesso dentro la storia, e feci finta di essere lafanciulla, e che gli altri mi stessero venendo a prendermi per bruciarmi nelle fiamme, con tuttala gente della citt che mi guardava. E mi chiesi se, dopo tutte le strane cose che aveva fatto,a lei gliene importasse qualche cosa, e se facesse davvero cos male essere bruciati, legati aun palo. Provai e riprovai a togliermi dalla mente le storie della tata e a ricordarmi invece ilsegreto che avevo scoperto quel pomeriggio, riguardo a cosa si trovava nel bosco segreto, mapotei solo vedere il buio e una flebile luce dentro il buio, la quale poi scomparve, ed io poteisolo vedere me stesso mentre correvo, e una grande luna che saliva sopra una collina rotondae nera. Allora tutte le vecchie storie mi tornarono alla mente, insieme a tutte le strane rime chela tata era solita cantarmi; ve nera una che cominciava cos al suo stretto letto Andrea andrche molto dolcemente mi cantava quando era arrivata lora di andare a dormire. Ed io cominciaia cantarla dentro la mia testa, e mi addormentai.Il mattino seguente mi sentivo cos stanco e pieno di sonno che feci una gran fatica a fare i mieicompiti, e quando furono finiti ed ebbi anche pranzato ero molto felice perch avevo voglia diuscire e starmene un po da solo. Era una giornata calda, arrivai a una graziosa collina erbosaaccanto a un fiume e mi accomodai sullo scialle di mia madre che mi ero portato a quelloscopo. Il cielo era grigio, come il giorno precedente, ma cera una sorta di bianco baglioredietro di esso, e da dove me ne stavo seduto potevo vedere gi verso la citt, che mi apparivaimmobile, silenziosa e sbiadita come una fotografia. Ricordo che era stato proprio su quellacollina che la tata mi aveva insegnato a fare un gioco che si chiamava La citt di Troia, in cuidovevi ballare seguendo come unonda percorsi prestabiliti nellerba, e quando avevi ballato eondeggiato abbastanza, laltra persona ti doveva fare delle domande, e che tu lo volessi omeno non potevi fare a meno di rispondere a quelle domande, e qualsiasi cosa ti viene detto difare senti che devi farla. La tata mi disse che una volta esistevano molti giochi come quello, eche ve nera uno in cui le persone potevano essere trasformate in qualunque cosa tu volessi, e

  • un uomo anziano che la sua bisnonna aveva conosciuto le aveva detto di aver visto una ragazzatrasformata in un grosso serpente. E cera un gioco molto antico che prevedeva anchesso diballare e ondeggiare e girarsi in cui potevi allontanare una persona da se stessa per tutto iltempo che volevi, mentre il suo corpo andava in giro vuoto, privo di sensi. Ma ero arrivato aquella collina perch desideravo riflettere su quello che era accaduto il giorno precedente e sulsegreto celato nel bosco. Dal luogo dove me ne stavo potevo vedere oltre la citt, fino allaradura che avevo trovato, dove un piccolo ruscello mi aveva condotto in un paese sconosciuto.Cos immaginai di seguire il ruscello unaltra volta e nella mia mente rifeci tutta la strada efinalmente ritrovai quel bosco e vi strisciai dentro sotto i cespugli, ed in quel momento nellapenombra vidi una cosa che mi fece sentire come se fossi stato invaso dal fuoco, come sevolessi danzare e cantare e volare nellaria, perch mi sentivo cambiato e bellissimo. Ma quelloche vidi non era cambiato affatto, e non era nemmeno invecchiato, ed io mi chiesi ancora eancora come ci potesse essere, e se le storie che la tata raccontava potessero corrisponderea verit o meno, perch durante il giorno allaria aperta tutto sembrava cos diverso da comeradi notte, quando ero spaventato e mi pareva di dover essere bruciato vivo. Una volta raccontaia mio padre una delle sue storielle, su di un fantasma, e domandai a lui se fosse vera, lui midisse che non era affatto vera e che solo le persone molto semplici e ignoranti credono a taliporcherie. Era molto arrabbiato con la tata per avermi raccontato quella storia e la rimprover,e da allora le promisi che non avrei mai pi riferito niente di quello che mi diceva, e che selavessi fatto sarei stato morso dal grande serpente bianco che viveva nello stagno al centro delbosco. Tutto solo sulla collina, mi domandavo cosa fosse vero e cosa no. Avevo avuto modo divedere cose davvero straordinarie e bellissime, e ne conoscevo la storia, e se le avevo davveroviste e non le avevo estrapolate dal buio, cos per il ramo nero, cos per il chiarore che saliva incielo da dietro la grande collina circolare, ma le avevo viste davvero, allora al mondo esistevauna quantit di cose meravigliose e bellissime e spaventose a cui poter pensare, e cosdesideravo e insieme speravo, e bruciavo ed avevo freddo. Guardai gi verso la citt,silenziosa e immobile come una piccola fotografia sbiadita, e pensai e ripensai al fatto chepotesse essere reale. Accadde molto tempo prima che io potessi prendere le mie decisioni; nelmio cuore cera come un palpitare svolazzante che per tutto il tempo che non riuscivo aprendere una decisione continuava a sussurrarmi cose nella testa, ed anche quello misembrava impossibile ed ero certo che mio padre o chiunque altro avrebbero detto che anchein quel caso si trattava di schifose porcherie. Non provai mai a rivelare a lui o a chiunque altronemmeno una parola su quelle cose, perch sapevo che non sarebbe servito a niente, e chesarei solo stato deriso o sgridato, cos me ne stetti a lungo zitto, e continuai a pensare e ariflettere; di notte sognavo cose incredibili e capitava che al mattino mi svegliassi tendendo lebraccia e che piangessi. Avevo anche molta paura, e temevo che se fosse stato tutto vero edio non fossi stato molto attento mi sarebbe successo qualcosa di terribile. Quelle vecchie storieerano sempre nella mia testa, giorno e notte, e ci pensai e le ripetei a me stesso ancora eancora, e mi recavo a passeggiare nei posti che la tata mi aveva indicato; e quando alla serami sedevo accanto al fuoco nelle stanze comuni, facevo finta che la tata fosse l sedutasullaltra sedia, a raccontarmi unaltra meravigliosa storia, a voce bassa perch nessunopotesse sentirci. Lei per preferiva farmi i suoi racconti quando eravamo fuori in campagna,lontani da casa, perch diceva che le cose che mi diceva erano segrete e i muri hannoorecchie. E se vi era qualcosa di ancora pi segreto allora dovevamo nasconderci in qualchebosco o in qualche foresta; ed io pensavo che fosse cos divertente strisciare sotto le siepi, e

  • muoversi piano, quindi ci nascondevamo in qualche cespuglio e quando eravamo sicuri chenessuno ci vedesse, allimprovviso ci mettevamo a correre ed entravamo in un boschetto; inquesto modo avevamo la certezza che ci saremmo tenuti per noi i nostri segreti e che nessunaltro al mondo ne sarebbe venuto a conoscenza. Di quando in quando, dopo che ci eravamonascosti nel modo che ho descritto, lei mi mostrava ogni sorta di cose strane. Un giorno,ricordo, ci trovavamo in un boschetto di noccioli, appena sopra al ruscello, ed eravamo tuttisudati ed avevamo caldo anche se era solo aprile; il sole era cos infuocato che le foglie sistaccavano da sole. La tata mi disse che mi voleva far vedere qualcosa che avrei trovatodivertente, quindi come aveva detto mi mostr come sia possibile di capovolgere una casaintera senza che nessuno se ne accorga, con tutte le pentole e le stoviglie che saltano via e glioggetti di ceramica che vanno in frantumi, e le sedie che si accatastano luna sullaltra. Unavolta provai a farlo in cucina e scoprii che mi riusciva piuttosto bene, unintera fila di piatti vennegi dalla credenza e il piccolo tavolo che la cuoca usava per preparare i cibi trem e si gir,come lei disse, davanti ai suoi stessi occhi su se stesso, ma la cuoca si era cos spaventataed era diventata cos pallida che non lo feci mai pi, perch le volevo bene. Successivamente,nel boschetto di noccioli, dopo che mi ebbe spiegato come rovesciare le cose, la tata mi fecevedere come si sussurrano i rumori, ed io imparai a fare anche quello. Poi mi insegn alcunecanzoni da cantare in certe occasioni, ed altre cose che la sua bisnonna le aveva insegnatoquando era anche lei bambina. E quelle erano le cose alle quali pensavo in quei giorni, dopoche avevo fatto la grande camminata in cui mi era parso di aver visto un grande segreto, edavrei voluto che la tata fosse l con me per poterle chiedere qualcosa, ma se nera andata viapi di due anni prima, e nessuno sembrava sapere che fine avesse fatto, o dove potesse maiessere andata. Ma se vivr per diventare abbastanza vecchio, mi ricorder sempre di queigiorni per il fatto di essermi sentito cos strano, incerto e dubbioso ma sicuro di me al tempostesso, finendo per scegliere la mia strada, arrivando infine a decidere che quelle cose nonpotevano essere successe per davvero, e ricominciando tutto daccapo. Ma sono stato moltoattento a fare in modo di non fare certe cose che potrebbero essere molto pericolose. A lungoho atteso e mi sono riempito di domande, ma anche se avevo questo dubbio, non ho mai osatoprovare per avere una risposta. Un giorno per ebbi la conferma che tutto quello che la tataaveva detto era vero, e che io ero completamente solo mentre me ne rendevo conto. Tremaitutto di gioia e di terrore, e pi velocemente che potei corsi in uno dei vecchi boschi dove cinascondevamo di solito si trattava di quello lungo il sentiero, in cui la tata aveva fatto il piccolouomo dargilla cos vi corsi dentro, e vi strisciai dentro; e quando giunsi dovera il sambuco, micoprii il viso con le mani e mi sdraiai sullerba, e stetti l per due ore senza fare una mossa,sussurrando a me stesso cose deliziose e terribili e dicendo altre cose, ancora e ancora. Eratutto vero e magnifico e favoloso, e quando mi ricordai di quella storia e di quello che avevodavvero visto divenni tutto caldo ed avevo freddo, e laria sembrava pregna di odori, e fuori, ecanti. Subito mi venne in mente di costruire uno di quegli omini dargilla, come quello che la tataaveva fatto molto tempo prima, e cos dovetti escogitare qualche piano e stratagemma, eguardarmi intorno, e pensare alle cose prima che fossero accadute, e ci perch nessunopotesse neanche sognare una delle cose che io stavo facendo o che sarei andato a fare, ed ioero troppo grande per poter andare in giro con un secchio pieno dargilla. Alla fine pensai a unpiano, e cos portai largilla umida fino al bosco, e feci tutte le cose che la tata aveva fatto, soloche costruii unimmagine molto pi bella di quella costruita da lei; e quando fu terminata fecitutto quello che riuscivo a ricordare e molto altro di quello che lei aveva fatto, perch aveva le

  • sembianze di qualcosa di molto migliore. Dopo qualche giorno, finiti in fretta i compiti, miincamminai per la seconda volta lungo la strada del boschetto che mi aveva portato al paesestraniero. Seguii il boschetto, e passai le siepi, sotto i bassi rami degli alberi, scavalcando icespugli spinosi sulla collina, per una strada molto, molto, lunga. Quindi strisciai lungo il buiocunicolo dove si trovava il bosco e il terreno era pietroso, finch alla fine arrivai ai cespugli chesalivano su per la collina, e anche se le foglie cominciavano a staccarsi dagli alberi tutto mipareva almeno altrettanto oscuro di quanto mi era sembrato in quel primo giorno che eroandato da quelle parti. La distesa di cespugli era esattamente la stessa, ed io la scalailentamente, finch spuntai in cima alla collina spoglia, e cominciai a camminare in mezzo allerocce impressionanti. Ancora una volta potei vedere la patina terribile che ricopriva ogni cosa, eper quanto il cielo fosse luminoso, lanello di bianche colline tutto intorno rimaneva buio, e glialberi dai rami appesi erano scuri e spaventosi, mentre le rocce grigie erano grigie comesempre; e quando, seduto sulla roccia, dalla cima del grande tumulo guardai verso di esse, vidii loro incredibili cerchi concentrici, e cerchi dentro cerchi, e dovetti stare molto fermo, mentreda seduto le guardavo, e quelle cominciarono tuttintorno a me a muoversi, ed ogni rocciadanzava sul posto, e sembravano muoversi introno e intorno in un grande vortice, come se mifossi trovato al centro di tutte le stelle e le avessi sentite correre nellaria. Cos scesi gi tra lerocce per danzare insieme ad esse e per cantare canzoni straordinarie; cos passai attraversolaltra distesa di cespugli, e bevvi dal ruscello luminoso al centro della vallata segreta che era lvicina, appoggiando le mie labbra allacqua gorgogliante; quindi proseguii finch arrivai al pozzoche grondava acqua, attraverso il muschio lucente, e mi sedetti. Guardai davanti a meattraverso loscurit segreta della valle, e di fronte a me cera il grande muro di erba, e intornoa me cerano gli alberi dai rami appesi che rendevano la valle un posto cos segreto. Sapevoche l accanto a me non cera nessuno, e che nessuno mi poteva vedere. Cos mi tolsi gli stivalie i calzini ed immersi i piedi nellacqua, pronunciando le parole che conoscevo. E non era affattofredda come mi aspettavo, ma calda e piacevole, e quando i miei piedi vi erano immersi sentivocome se fossero nella seta, o come se una ninfa li stesse baciando. Cos, quandebbi finito,pronuncia le altre parole e feci i segni, e mi asciugai i piedi con un fazzoletto che mi ero portatoapposta, e mi rimisi i calzini e gli stivali. Quindi mi arrampicai sul muro che era ripido, eraggiunsi il posto dove ci sono le cave, e i due bellissimi tumuli, e le tonde creste di terra, etutte quelle figure cos strane. Stavolta non discesi nella cava, ma mi girai e costruii delle figureappena accennate, come se vi fosse stata pi luce ed io mi fossi ricordato della storia cheprima mi ero scordato, e nella storia le due figure si chiamano Adamo ed Eva, e solo coloroche sanno questa storia conoscono il loro significato. Quindi camminai ancora e ancora finchgiunsi al boschetto segreto che non deve essere descritto, e mi ci lasciai scivolare dentro per lastrada che avevo trovato. E quando fui arrivato circa a met strada mi fermai, mi girai e mipreparai stringendomi il fazzoletto intorno agli occhi, cos da essere certo di non poter vederenon un ramoscello, n la punta di una foglia, e nemmeno la luce dal cielo, perch quello che perdue volte avvolgeva i miei occhi rendendomi impossibile vedere qualsiasi cosa era un vecchiofazzoletto di seta rossa con grandi macchie gialle. Allora cominciai a venire avanti, un passoalla volta, molto lentamente. Il mio cuore batteva sempre pi veloce, e qualcosa mi sal allagola e mi fece quasi soffocare e mi fece venire voglia di mettermi a piangere, ma io serrai lemie labbra e prose