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1 il Pitagora Anno XIV n. 2

il Pitagora · eguali!» Dinanzi a Dio! – Ma ora questo Dio è morto. E dinanzi alla plee, noi non ogliamo essere eguali. Uomini superiori, allontanatei dalla pu lia piazza! […]

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    il Pitagora

    Anno XIV n. 2

  • 2

    il Pitagora

    πρόλογος

    Direttore responsabile: Prof.ssa Silvana Sabatino Caporedattrice: Roberta Gerbasi Vice caporedattori: Paolo Ciampà, Antonella Scutifero, Giuseppe Spinosa Espansione online: Prof. Emilio Pisani

    Hanno collaborato: Alessandro Quercia, Carolina Ammirati, Chiara Attinà, Dalila Suppa, Dominique Andreoli, Francesca Allevato, Gaia Cerrelli, Laura Sinopoli, Mariaelisa Gualtieri Maria, Mattia Maneli, Nicoletta Rotella, Sara Montesanti, Vincenzo Benincasa

    Dedichiamo questo numero

    ad un tema ampiamente di-

    scusso nel corso della storia e

    ancora oggi, in quanto tal-

    mente vasto e complesso da

    poter essere declinato in ogni

    campo, da quello letterario, a

    quello artistico, a quello me-

    dico: la follia.

    Scegliendo tra le tante dira-

    mazioni che si allungano a

    partire da questo termine, po-

    niamo l’attenzione su due de-

    finizioni: da una parte la follia

    è intesa come altro, ciò che è

    diverso, strano, inconsueto,

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    πρόλογος malato, un mondo che non corrisponde a quello della normalità perce-

    pito dai sani; dall’altra, rappresenta quella caratteristica innata e ne-

    cessaria che giace alla base di ogni grande e piccola azione umana.

    Spesso abbiamo sentito quella che oggi è una delle citazioni più celebri

    al mondo:

    Siate affamati, siate folli.

    Questo è l’augurio e il consiglio di vita dalla semplicità e dalla profon-

    dità disarmante che il noto Steve Jobs lasciò ai laureandi dell’Universi-

    tà di Stanford della classe 2005. Siate affamati: non abbiate paura di vi-

    vere, di sperimentare, di scoprire, di tracciare nuovi sentieri, di fissare

    mete sempre nuove. Siate folli: della follia che porta a perseguire i pro-

    pri sogni, coltivare le proprie passioni, mettere in gioco le proprie idee

    pronti a lottare per proteggerle; della follia che porta al genio, alla

    creatività, all’istinto, al coraggio e all’amore.

    follia genio

    eccesso

    u

    r

    l

    o

    alienazione

    amore

    incomprensione

    diverso

    sfogo

    Esuberanza solitudine

    società

    mente

    a

    l

    i

    c

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    l

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    t

    t

    i

    a

    matto stravaganza

    assurdo

    stupidità

    insania normale

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    il Pitagora

    La follia del solitario

    Quando venni la prima volta tra gli uomini, feci la follia del solitario, la grande follia: mi posi sulla pubblica piazza. E discorrendo con tutti non parlavo ad alcuno. Ma la sera m'eran compagni saltimbanchi e cadave-ri, ed ero io stesso quasi un cadavere.

    Ma con l'aurora novella, venne a me una verità nuova: allora imparai a dire: «che m'importa del mercato e della plebe, del frastuono della plebe e delle lunghe orecchie della plebe?». Uomini superiori, imparate questo da me: sulla pubblica piazza non crede nessuno all'uomo superiore. E se voi volete parlarne, ebbe-ne! La plebe ammicca come per dirvi: «Noi siamo tutti eguali». «Uomini superiori? – così ammicca la ple-be; – non esiste l'uomo superiore, noi siamo tutti eguali, l'uomo è buono, dinanzi a Dio – Siamo tutti eguali!» Dinanzi a Dio! – Ma ora questo Dio è morto. E dinanzi alla plebe, noi non vogliamo essere eguali. Uomini superiori, allontanatevi dalla pubblica piazza! […]

    Voi disprezzaste, uomini superiori, e ciò è quanto mi fa sperare. Giacché i grandi sprezzatori sono pure i grandi veneratori. Voi disperaste e ciò pure è degno di lode. Giacché voi non imparaste il modo d'arren-dervi, non imparaste le anguste prudenze. Oggi divennero padroni i piccoli uomini; essi predicavano tutti la rassegnazione, la modestia, la diligenza, i riguardi e tutta la sequela delle piccole virtù. Ciò che assomi-glia alla donna e al valletto, ciò che proviene da una stirpe di schiavi e soprattutto il fango plebeo: questo vuole oggi divenire padrone dell'umano destino – o disgusto! Disgusto!

    Questa gente sempre domanda e senza stancarsene: «Come si conserva meglio l'uomo, e più a lungo e più piacevolmente?» È così che essi sono i padroni d'oggi. Questi signori d'oggi, superateli, o fratelli, – questa piccole gente: sono essi il più grande pericolo del superuomo! Superate, uomini superiori, le pic-cole virtù, le meschine prudenze, i riguardi pel granello di sabbia, il brulicare delle formiche, la miserabile contentezza di sé, la «felicità dei più». E disperate anzi che arrendervi. E, in verità, io v'amo, perché non sapete vivere oggi, o uomini superiori! Così, infatti – vivete meglio!

    Avete coraggio, fratelli? Siete decisi? Non già coraggio dinanzi a testimoni, ma coraggio di solitari, corag-gio d'aquile che non è veduto da alcun Dio? Le anime fredde, i muli, i ciechi, gli ubbriachi, non sono per me coraggiosi. Ha coraggio colui che conosce la paura, ma sa vincerla, colui che vede l'abisso, ma con fie-rezza. Colui che vede l'abisso, ma con occhi d'aquila, – colui che s'aggrappa all'abisso con l'artiglio d'aqui-la: questi ha coraggio.

    da Così parlò Zarathustra, Dell’uomo superiore — F. Nietzsche

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    τόπος

    di Silvana Sabatino

    La parola folle deriva dal latino 'Follis', mantice, ovvero pallone pieno di vento per giocare. Mentre il verbo 'folleo' significa 'muoversi qua e là' ovvero 'muoversi come un soffietto'. Il lemma 'follis' passò poi a significare metaforicamente un uomo dalla testa vuota di senno, infatti esso ha sostituito in molti casi l'ag-gettivo 'fatuus', 'stultus', 'insanus'. E’ il corrispondente del tedesco 'Windbeutel', ovvero 'borsa piena di vento' e, per metafora, 'uomo millantatore', 'gonfio d'aria', 'fanfarone'. Altra derivazione etimologica po-trebbe collegare l'aggettivo 'Follis' al tedesco 'voll', termine che significa 'pieno' e, in senso figurato, 'ubriaco' quindi 'folle'. L'aggettivo 'follis' , quindi, si può mettere in relazione con 'stultus', 'insanus', 'demens', 'delirus'.

    Nel mondo antico, la follia apparteneva ad una sfera sacra infatti il Folle era la voce del divino, foriero di messaggi dall'alto. Follia significa perciò anche genialità sregolata, mente libera dalle regole e perciò crea-tiva. Si pensi ad Alda Merini, che trascorse molti anni in manicomio o al 'matto di Marradi' Dino Campa-na, a Van Gogh, a Munch, a Ligabue, a Baudelaire, tutti considerati pazzi per la loro vita squilibrata, attra-versata da depressione e schizofrenia.

    La follia caratterizza anche molti personaggi letterari come Orlando, Ofelia, Don Chisciotte, Enrico IV, Zeno Cosini, Don Gonzalo della 'Cognizione' di Gadda. 'Matto' era anche il Cappellaio di 'Alice nel paese delle meraviglie' ed il Buffone de 'La dodicesima notte' di Shakespeare, che afferma: 'La follia, mio signore, co-me il sole se ne va passeggiando per il mondo, e non c'è luogo dove non risplenda'.

    La follia esercita una funzione illuminante anche secondo Erasmo da Rotterdam che, nel suo famoso 'Elogio', parla di due follie: una che scaturisce dagli inferi a causa delle dee vendicatrici; l'altra che si mani-festa quando 'una dolce illusione libera l'animo dall'ansia e lo colma, insieme, di mille sensazioni piacevo-li'. Il percorso letterario può continuare con Raskòlnikov, protagonista di 'Delitto e castigo' che, per neces-sità, decide di uccidere la vecchia strozzina di cui è vittima, pensando di liberare tanti poveri ed assicurare alla comunità in cui vive l'uguaglianza sociale. 'Jane Eyre', di Charlotte Brönte, vive l'esperienza di istitutri-ce in una casa dove si sentono strani rumori provenienti da una soffitta. Lì scopre che vive la moglie del padrone di casa, Bertha, che è affetta da schizofrenia. La donna è segregata e nascosta al mondo, che non deve sapere della sua esistenza. La storia di Jane è ripresa da Jean Rhys che, ne 'Il grande mare dei sargas-si', nell'Atlantico delle Antille, dove proliferano le alghe brune dette sargassi, immagina la nascita e l'ado-lescenza di Bertha in una famiglia di pazzi.

    L'excursus potrebbe continuare ancora a lungo. Vale la pena citare il 'Diario di un pazzo', novella di Lu Xun, che è uno degli scrittori cinesi più noti, fermo sostenitore della sinistra, chiamato da Mao 'il saggio della Cina moderna'. Nella sua novella, il pazzo è convinto che tutti siano cannibali e vogliano divorarlo. Questa è l'allegoria della vita moderna, in cui si viene fagocitati dalla prepotenza, dall'arroganza, dall'egoi-smo degli altri.

    L'unico modo per salvarsi è ESSERE FOLLI!

    HIPOPOTOMONSTROSESQUIPEDALIOFOBIA

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    il Pitagora

    Natale al Pitagora Il Dirigente Scolastico Dott.ssa Maria Fontana Ardito: “Intellighenzia:

    valore da perseguire!”

    di Paolo Ciampà

    Il Natale 2017 al Liceo è stato vissuto con grande intensità grazie ad un calendario ricco di eventi. Il 18 Di-cembre, a partire dalle ore 17, presso l’Aula Magna del Liceo Classico Pitagora, ha avuto luogo il consueto appuntamento con il Concerto di Natale, giunto alla VI edizione. La serata si è aperta con i saluti della pro-fessoressa Antonia Varano, direttore artistico dell’evento.

    Subito dopo, la parola è passata ai due presentatori Francesco Sottile ed Arianna Scerra, che hanno espresso gratitudine nei confronti degli alunni e dei professori che hanno reso possibile l’evento, metten-do al servizio i loro talenti. Momenti canori si sono alternati ad esibizioni di danza e di strumento e, in breve tempo, l’Aula Magna si è trasformata in un tripudio di arte per la struggente musica di Imagine di John Lennon e di We are the World di Michael Jackson che, interpretato magistralmente dal coro diretto

    Concerto, presepe vivente e festa di fine anno

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    χρόνικον

    dalla Prof. Varano, ha allietato gli astanti. Il genio di De Andrè è stato riproposto in maniera egregia, così come di grande impatto è stata la coreografia ideata sulle note de Lo Schiaccianoci. La stessa opera di Tchaikowsky è stata d’ispirazione per un midley con clarinetto e flauto, mentre al pianoforte è stato ese-guito il brano Le onde di Ludovico Einaudi.

    Di notevole impatto sono state le esecuzioni del brano inedito 17, di Happy Xmas di John Lennon, di Quando l’amore diventa poesia, di Buonanotte fiorellino, di If I ain’t got you di Alicia Keys e di Somewhere over the rainbow. Il momento clou della serata è stato, però, il tributo offerto dalla pianista, insegnante nonché ex alunna del Liceo, Maria Grazia Borda, che ha interpretato musiche di Beethoven, Chopin, Mo-zart e Prokofiev, deliziando tutta la platea grazie ad un’esecuzione veramente pregevole. Lo spettacolo si è concluso con i saluti del Dirigente Scolastico, la Dott.ssa Maria Fontana Ardito, che è rimasta piacevol-mente stupita dalla bravura dei ragazzi che hanno offerto performance di alto livello, a testimonianza dell’alto tasso di “intellighenzia” dell’Istituto. Questo valore, prosegue il Dirigente, deve guidare quotidia-namente ogni singolo alunno nell’affrontare qualunque problema gli si ponga davanti ed il Liceo Classico ha l’onere e l’onore di farlo perseguire. La Dott.ssa Ardito ha poi concluso il suo intervento con un sincero augurio di un fruttuoso Natale che deve divenire momento di riflessione e condivisione.

    Un altro appuntamento molto seguito è stato con la rappresentazione del Presepe Vivente da parte degli alunni del Liceo, coordinata dalle docenti Antonella Infante e Marisa Simoncelli. A partire dalle 11 di Mar-tedì 19 Dicembre il giardino della scuola è tornato indietro di 2000 anni, trasformandosi in una Betlemme illuminata dalla luce di Gesù che iniziava la sua esistenza terrena.

    Come da consuetudine, la Festa di Natale, tenutasi il 22 Dicembre all’interno della struttura scolastica, ha chiuso l’anno solare dando inizio alle festività natalizie. Durante la festa, le scale del Liceo si sono trasfor-mate in una discoteca grazie al dj set offerto da Andrea Strigaro, che ha saputo intrattenere tutti gli stu-denti a ritmo di musica. Eventi come il Concerto di Natale, il Presepe Vivente e la festa testimoniano che il Liceo Classico è un istituto vivo, aperto, propedeutico alla libera espressione delle inclinazioni di ciascu-no.

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    il Pitagora

    di Francesca Allevato

    La bellezza salverà il mondo: un viaggio attraverso la bellezza della cul-

    tura e del mondo classico

    NOTTE BIANCA 2018

    Boom di presenze per la Notte del Liceo Classico “Pitagora” di Crotone che, in contemporanea con oltre 400 Licei Classici di ogni parte d'Italia ha aderito, giorno Venerdì 12 Gennaio, alla 4^ edizione della “Notte Nazionale del liceo Classico”.

    La “bellezza” e tutte le sue manifestazioni sono state elette come guida per le differenti rappresentazioni artistiche, preparate dagli alunni per l’occasione. Dalle 18:00 alle 24:00 le Aule del prestigioso Liceo Classi-co crotonese si sono riempite di studenti, docenti e un numerosissimo pubblico, accorso ad assistere un programma fitto di iniziative. Ad aprire la serata, la prof.ssa Carmen Barbieri con un toccante discorso ha ampliamente sottolineato il ruolo della bellezza al giorno d'oggi dal punto di vista scientifico, artistico e umano, seguita poi dall’intensa declamazione, in greco e in italiano, dell’Inno a Selene, a cura dell’alunno Matteo Varca della classe V E, che ha ufficialmente dato inizio allo spettacolo.

    Si sono svolte nell’ Aula Magna interessanti performance, tutte incluse nel grande progetto “PITAGORA ON STAGE”, che ha visto i ragazzi protagonisti a pieno titolo e le aule del Liceo un vero e proprio palcosce-nico per la loro arte.

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    χρόνικον In particolare, sono state realizzate le scenette “Le parole sono importanti”, delle classi III/IV/V F, seguite dalle prof.sse Mori e Merigliano, che con un intermezzo musicale, letture interpretative e monologhi tratti dalla letteratura moderna italiana e inglese, hanno sapientemente evidenziato quanto la comunicazione al giorno d’oggi rappresenti in sé un’enorme fonte di ricchezza “per capire il presente e quindi per vivere meglio il futuro” ; “il Dubbio”, con cui gli alunni della classe IV D, guidati dalla professoressa Giovanna Ri-polo, a partire dalla lettura dell’opera Dei delitti e delle pene del Beccaria, hanno indotto alla riflessione l’uditorio circa la pena di morte, simulando un vero processo per omicidio; “Beatrice”, eterno amore dan-tesco, interpretata dalla studentessa Marta Scicchitano del V A; “Il Simposio di Platone”, idea della stu-dentessa Dalila Suppa, che insieme alla sua classe III D, forti della collaborazione della prof.ssa Giovanna Ripolo, hanno riletto la tematica dell’Amore attraverso Platone e i miti più antichi della Grecia; “Il conte Ugolino”, famoso personaggio dantesco, riproposto per l’occasione dagli allievi della classe III E, coordina-ti dalla prof.ssa Sabatino, di cui hanno saputo rappresentare la forte drammaticità.

    In contemporanea, la Scuola ha predisposto anche l’apertura del Laboratorio di Scienze, la Biblioteca, ha illustrato l'Indirizzo Aureus, l'Indirizzo Cambridge con annesse attività di ogni genere (esperimenti scienti-fici, letture interpretative, art-painting, simulazioni delle lezioni Cambridge IGCSE…). Gli studenti della re-dazione del giornale “il Pitagora” hanno ripresentato l’ormai tradizionale iniziativa di Storywriting, ri-creando nei corridoi del Liceo un’atmosfera fortemente familiare.

    Nella seconda parte della serata, al piano inferiore sono stati allestiti stand eno-gastronomici, per poi con-cludere la stimolante serata con “LIVE from PITAGORA”, uno spazio interamente dedicato alle esibizioni degli alunni del laboratorio musicale con la partecipazione straordinaria del cantautore Michele Scerra. Il finale ha visto il Dj set a cura di Andrea Strigaro.

    Anche quest'anno il Liceo Classico “Pitagora” ha aperto le sue porte alla città dimostrando di avere una valenza culturale classica, formativa e al passo con i tempi.

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    il Pitagora

    Olimpiadi di filosofia

    di M. Giovanna Russo

    Giorno 27 febbraio 2018 presso l’Istituto Superiore "S. Lopiano" di Cetraro (Cs) si è svolta la Selezione Re-

    gionale “OLIMPIADI DI FILOSOFIA” – XXVI edizione – in collaborazione con il MIUR, il Ministero degli Affa-

    ri Esteri e della Cooperazione internazionale, l’Associazione Philolympia, l’Associazione Filosofica Italiana

    e l’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria.

    Hanno partecipato circa 122 alunni provenienti da istituti superiori delle tre province calabresi; la com-

    missione della Selezione Regionale è stata presieduta dalla Prof.ssa Annabella D’Artri, Presidente della SFI

    Calabria, dal suo team di Docenti e dal rappresentante Regionale Prof. Tonino De Giorgio.

    Hanno partecipato alla Selezione regionale anche due studenti del Liceo Classico Pitagora, MAZZA MORE-

    NA e VARCA MATTEO DOMENICO, vincitori della Selezione d’Istituto delle Olimpiadi di Filosofia (Sezione

    A in Lingua italiana) svoltasi lo scorso 8 febbraio a Crotone.

    La XXVI edizione vede vincitori due alunni del nostro istituto

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    I due studenti sono stati accompagnati dalla Prof.ssa M.Giovanna Russo, membro della Commissione esa-

    minatrice della Selezione d’Istituto che insieme ai Proff. Fico, Manica, Cosentino, Ripolo ha valutato gli

    elaborati seguendo i criteri del regolamento internazionale delle International Philosophy Olympiads

    (IPO).

    Le tracce proposte, partendo dal pensiero filosofico di Cartesio, di J.J.Rousseau, di W.Benjamin e di

    R.Barthes, hanno dato modo ad ogni studente di “far valere” le conoscenze acquisite in campo filosofico

    durante gli anni di studio.

    Le “Olimpiadi di Filosofia” oltre ad offrire ai ragazzi la possibilità di realizzare un’esperienza di dialogo

    interculturale, rappresentano un valido strumento che contribuisce a costruire il profilo “filosofico” degli

    studenti della scuola secondaria di secondo grado (in riferimento ai nuovi orientamenti del “Sillabo di Fi-

    losofia per competenze”), nella consapevolezza che lo studio della filosofia e l’abitudine al pensiero criti-

    co forniscano ai ragazzi gli strumenti per guardare il mondo e la vita in modo nuovo, per compiere scelte

    consapevoli e comprendere pienamente se stessi.

    χρόνικον

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    il Pitagora

    Democede di Crotone e Udjahorresnet di Sais

    Presentazione del libro del prof. Francesco Lopez

    di Giuseppe Spinosa

    ll 19 dicembre presso l’Aula Magna del Liceo Classico “Pitagora” ha avuto luogo la presen-tazione del saggio “Democede di Crotone e Udjahorresnet di Sais” del professore di Lette-re Classiche Francesco Lopez. Un evento che ha attirato gli ascoltatori “teletrasportandoli” nel mondo greco-egizio, a contatto con due entità importanti della medi-cina di quel tempo. Il prof. Lopez ha evidenziato i riferimenti al III libro delle Storie di Erodoto e le differenze tra Democede ed Udjahorresnet, tutt’oggi para-gonabili, il primo ad un medico- razionale mentre il secondo ad un “medico-mago”, pre-cisamente uno sciamano. Oltretutto ha aggiunto che il medico greco go-deva come gli altri dopo di lui della sapienza, così definendosi un “sapiente medico”; al con-trario del suo contemporaneo che come ha detto Erodoto nel suo libro, che afferma che gli Egizi erano incompetenti nella medicina.

    Si è arrivati poi a parlare della vita che hanno compiuto i due uomini, specificando che hanno vissuto in ambienti non poco raffinati. Infatti Democede visse una parte della sua vita presso la corte del re Dario, dove curò una lussazione alla caviglia al sovrano stesso e la regina Atossa da una mastite, cioè un ascesso al seno. A seguire la questione si incentrò più che altro incentrata sul confronto tra il mondo greco ed il mondo egizio, specificandone peraltro la situazione che stavano vivendo i due popoli. Ospiti di questo evento sono stati Maria Fontana Ardito, dirigente scolastico del Liceo Classico Pitagora, Antonella Cosentino, vice-sindaco della città di Crotone, e Gregorio Aversa, direttore del Museo Archeolo-gico di Crotone, che hanno approfondito con i loro interventi il tema principale, aggiungendo riferimenti soprattutto riguardo la Magna Grecia ed il Mediterraneo arrivando poi all’antica Kroton.

    Un viaggio attraverso il mondo greco-egizio e la medicina del tempo

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    χρόνικον

    colar modo il dibattito ha coinvolto svariate tematiche: L’origine della ‘ndrangheta appare in documenti ufficiali col nome ’ndrangheta, nasce a fine '800 ed ha ottenuto durante il processo unitario il riconosci-mento sociale, supportando la destra liberale che ha visto in quel periodo come Capobastone Francesco De Stefano. L’onorata società si afferma anche in periodo fascista supportando il partito e le ideologie di Mussolini. Si è anche parlato della possibile legalizzazione di droghe leggere, che ha visto il totale dissenso del dottor Gratteri, il quale ha anche esplicato ai ragazzi l’incompetenza di alcuni parlamentari, riferendosi ad un confronto con un onorevole che ha affermato la piena volontà di legalizzare oltre alle droghe legge-re anche quelle pesanti come la cocaina. Infine si è discusso anche dell’infiltrazione mafiosa, soprattutto nella City of London, distretto cardine della città londinese, e uno dei centri economici e finanziari più im-portanti al mondo. E’ doveroso sottolineare la grande aspettativa di Gratteri verso i giovani, i quali rappre-sentano la vera speranza di questa regione. L’incontro è stato per tutti noi un’ottima occasione per la for-mazione di mente, cuore ed animo sperando in una società migliore nel futuro.

    Mercoledì 29 novembre alle ore 18:00 si è tenuto, presso l’auditorium dell’ITC Pertini di Crotone, l’in-contro con il procuratore della Repubblica di Ca-tanzaro Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, giornali-sta e docente universitario in Canada e Stati Uniti, considerato uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta. Quest’ultima e le sue operazioni di riciclaggio, esposte nel nuovo libro Fiumi d’Oro di Mondadori, sono stati gli argomenti centrali dell’incontro moderato dalla professoressa Gio-vanna Ripolo.

    L'incontro è stato organizzato dalla Consulta degli Studenti della provincia di Crotone e ha visto la massiccia presenza degli studenti in rappresentan-za delle scuole superiori del territorio. A loro, e al numerosissimo pubblico presente, Gratteri e Nica-so hanno orgogliosamente presentato il proprio libro e fatto comprendere le operazioni illegali dell’organizzazione criminale più pericolosa del mondo.

    Con la prof.ssa Emilia Rizzuto, referente alla legali-tà, un gruppo di alunni del Liceo Classico Pitagora di Crotone è intervenuto all'incontro stimolando il dibattito attraverso numerosi interventi. In parti-

    Incontro con il procuratore Nicola Gratteri ed il prof. Antonio Nicaso

    Come la ‘ndrangheta investe i soldi della cocaina nell’economia legale

    di Mattia Maneli

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    il Pitagora

    Mafia Caporale

    Presentazione del libro del sociologo Leonardo Palmisano

    di Paolo Ciampà

    Giorno 12 Dicembre, nell’aula Magna del Li-ceo Classico Pitagora, alla presenza degli alun-ni delle classi 3°E, 4°D, 5°B e 5°D, il sociologo e fondatore della casa editrice Radici Future Leonardo Palmisano ha presentato il suo libro Mafia Caporale in un un evento patrocinato dall’associazione Agorà Kroton. Egli ha defini-to il sistema di mafia caporale come una cor-nice nella quale convergono società e privati per favorire i propri guadagni mediante lo sfruttamento di esseri umani. A testimonianza di ciò, si rileva che lo sfrutta-mento ha fatturato nel 2017 ben 81 miliardi di euro, mentre il più noto business legato allo spaccio di sostanze illecite solo 12 miliardi. Vi è la necessità, afferma Palmisano, di prendere coscienza del problema, accettare l’esistenza del fenomeno mafia caporale a livello euro-peo, in quanto si corre il rischio di delocalizza-re e far radicare la criminalità organizzata in molti territori della penisola e dell’Europa. Valgano per tutti gli esempi dei lavoratori sfruttati a Trieste, che vivono in celle adiacenti

    ai cantieri; dei muratori stipendiati in nero a Trento; dei braccianti agricoli del Tavoliere. La “Mafia Capo-rale” ha favorito la formazione di nuovi network criminali come la mafia nigeriana, che ha il monopolio sul traffico di prostitute, terreno fertile nell’economia italiana in forte crisi, che induce alcune imprese ad abbattere il costo dei salari assumendo manodopera in nero. Un passo importante è stato quello della promulgazione della legge 603 bis, che regola il reato del capo-ralato imputando la colpa alle aziende ma non quantifica lo sfruttamento. Dal punto di vista legislativo occorre fare ulteriori passi in avanti in modo che il reato di corruzione diventi reato di mafia, infatti l’Italia ha un apparato normativo arretrato che ha favorito la creazione di un’idea di lavoro sbagliata. Com’è possibile che Fincantieri, al momento la più grossa azienda italiana, deleghi i propri appalti ad un numero

    “Siamo lo Stato dove caporalato e impresa tendono a fondersi con le

    più consolidate organizzazioni mafiose. Il business di questa metama-

    fia è l’illecito sfruttamento del lavoro.”

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    χρόνικον di aziende superiore rispetto al numero degli appalti stessi? E’ evidente che qualcosa non quadri. Il cam-biamento del sistema aziendale nazionale deve necessariamente partire dal mezzogiorno perché i meri-dionali convivono giornalmente con la criminalità organizzata e perciò hanno i mezzi per poter contrasta-re questo fenomeno e dare nuovo slancio all’economia italiana. Il sud non è folklore, afferma Palmisano, bensì la storia! Il meridione deve divenire un centro di elabora-zione di pensiero, non solo di produzione attraverso un dialogo orizzontale tra istituzioni ed imprese, propedeutico ad una rifondazione economica basata sul rispetto dei diritti dei lavoratori. Purtroppo i co-siddetti “colletti bianchi” favoriscono l’intensificarsi dei network criminali in quanto agiscono nella “zona grigia”, al confine tra legalità ed illegalità, e sfruttano il loro prestigio sociale per ottenere agevolazioni nelle gare per imprese direttamente riconducibili a membri della criminalità organizzata; i dirigenti pubbli-ci sono facilmente corruttibili e ciò blocca la crescita dell’economia e dello Stato. E’ questo che vogliono tutti i cittadini onesti? La risposta è certamente no. Occorre che ogni cittadino, nel suo piccolo, contrasti questi fenomeni che favoriscono il riciclaggio di denaro derivante da guadagni illeci-ti e l’evasione fiscale, le cui dirette conseguenze sonno ravvisabili nella mancanza dei servizi essenziali, che sono diritti riconosciuti dalla Costituzione.

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    il Pitagora

    Genio, follia e ambizione: esempi dal grande schermo

    di Chiara Attinà

    il Pitagora

    Titolo: Il silenzio degli innocenti

    Regista: Jonathan Demme

    Anno d’uscita: 1991

    Genere: thriller

    Lingua originale: inglese

    Trama: Per poter acciuffare il pericoloso serial killer Buffalo Bill, la cui passione è scuoiare e poi uccidere giovani donne, l’agente dell’FBI Jack Crawford, decide di rivolgersi allo psichiatra an-tropofago Hannibal Lecter, assassino imprigiona-to da vari anni per simili reati. Viene incaricata dell’indagine l’agente Clarice, giovane astuta e coraggiosa. In parallelo alla caccia all’assassino, Hannibal e Clarice danno inizio ad una gara d’in-telligenza, sulla base di oscuri segnali da inter-pretare e tormentate confessioni.

    Titolo: A Beautiful Mind

    Regista: Ron Howard

    Anno d’uscita: 2001

    Genere: biografico, drammatico

    Lingua originale: inglese

    Trama: John Nash, matematico ed economista, decide di dedicare tutta la sua vita alla ricerca, dapprima come studente all’università, successi-vamente come insegnante, affiancato dalla gio-vane Alicia, studentessa di fisica e amore della sua vita. L’equilibrio si spezza con la comparsa dell’agente governativo William Parcher, una figura misteriosa che lo porterà a chiudersi in un mondo di formule e numeri. Protagonista della pellicola diventa la mente umana in tutte le sue complesse e misteriose sfaccettature.

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    ἔργα Μουσέων

    Titolo: Il lato positivo

    Regista: David O. Russell

    Anno d’uscita: 2012

    Genere: commedia, drammatico, sentimentale

    Lingua originale: inglese

    Trama: Pat Peoples, affetto da disturbo affettivo bipolare, viene dimesso dopo quattro anni da un istituto di salute mentale. Ottimista e determi-nato a riconciliarsi con la ex-moglie, si impegna con l’obiettivo di diven-tare l’uomo che la moglie ha sempre desiderato. A stravolgere i suoi pro-grammi sarà Tiffany, la giovane e bellissima vedova della casa accanto, che con il suo carattere forte riuscirà a farlo innamorare. Commedia esi-larante, per alcuni versi ricca di situazioni tragicomiche, che dimostra come coloro che vengono etichettati come “malati” siano in realtà molto più liberi e aperti emotivamente rispetto ai cosiddetti “normali”. Pat, nonostante tutto, guarda sempre il lato positivo.

    Titolo: Qualcuno volò sul nido del cuculo

    Regista: Milos Forman

    Anno d’uscita: 1975

    Genere: drammatico

    Lingua originale: inglese

    Trama: 1963, nell’ospedale psichiatrico di Salem, dove vige l’ordine e la disciplina, è condotto Randle P. McMurphy, pronto in seguito ad una condanna per violenza, a spacciarsi per matto pur di evitare la galera. L’anticonformismo del nuovo arrivato porta scompiglio nelle monotone giornate degli altri pazienti, e li spinge a ritrovare la voglia di vivere e la speranza in una seconda possibilità. Eppure, per quanto non si è mai troppo matti per essere liberi, non si è mai com-pletamente liberi di essere matti.

    Titolo: La la Land

    Regista: Damien Chazelle

    Anno d’uscita: 2016

    Genere: musicale, sentimentale

    Lingua originale: inglese

    Trama: Città delle occasioni, trampolino di lan-cio per chiunque voglia farsi strada nel difficile mondo della musica e dello spettacolo: proprio tra le mille luci di Los Angeles, la vita di Mia, giovane con il sogno di diventare una grande attrice, e quella di Sebastian, ragazzo appassio-nato di musica jazz e deciso ad aprire un locale tutto suo, si uniscono e si colorano di determi-nazione, speranza e amore. Un musical travol-gente che dimostra come i più folli siano coloro che hanno il coraggio di seguire i propri sogni.

  • 18

    il Pitagora

    di Nicoletta Rotella

    Capire la follia è arduo, o quasi impossibile, se non

    si è folli. Per quanto un uomo “comune” possa

    sforzarsi, egli non riuscirà mai a concepire ciò che

    accade nella mente di un folle e sentirne gli stessi

    sconvolgimenti, percepirne le stesse diversità. L’u-

    nico mezzo a disposizione per raggiungere l’isola

    lontana della follia e approcciarsi a quel caos re-

    gnante è la neurologia. L’uomo che scambiò sua

    moglie per un cappello, scritto da Oliver Sacks, rap-

    presenta al meglio il desiderio di analizzare la men-

    te umana per capire il motivo di alcune anomalie. Il

    libro si presenta sotto forma di racconti psicologici

    in cui il neurologo che studiai vari casi clinici, lo

    stesso Oliver Sacks, parla in prima persona ripor-

    tando i dialoghi con i propri pazienti. Questo si divi-

    de in 4 differenti sezioni: Perdite, Eccessi, Trasporti

    e Il mondo dei semplici. Ognuno descrive il tipo di

    patologia che accomuna i pazienti di cui vengono

    narrate le storie. I personaggi che riempiono le pa-

    gine di questo libro, infatti, sono dei più svariati.

    C’è il dottor P. che ha scambiato sua moglie per un

    L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello Se Dio, o l’ordine eterno, fu rivelato a Dostoevskij nel corso di attacchi

    epilettici, perché altre condizioni organiche non dovrebbero servire co-

    me porte spalancate sull’aldilà o sull’ignoto?

    cappello, così come Stephen D. che invece pensa di essere un cane, o la signora O’C. che sente ininter-

    rottamente nella sua testa canzoni, suoni e voci, e ancora Natasha K., a cui hanno chiesto di disegnare

    una scatola ma che invece ha disegnato un bambino con un aquilone, e così via. Tutti questi personaggi,

    che a chiunque potrebbero sembrare esempi reali di pura, inguaribile ed inspiegabile follia, sono in realtà

    legati a verità di natura scientifica: tutti i casi riportati da Sacks, anche i più disperati e strani, nascondono

    una malattia riscontrabile a livello del cervello. La follia diventa quindi materia di studio e non più sempli-

    ce stranezza da cui discostarsi, o di cui aver paura. Il libro, attraverso uno stile sciolto e scorrevole, riesce

    a far avvicinare il lettore a queste tematiche delicate e poco note. Una lettura da consigliare a tutti: folli,

    “sani” o persone semplicemente curiose della splendida varietà della specie umana.

    Lettura consigliata:

  • 19

    ἔργα Μουσέων Film, album e curiosità:

    L’esperimento del dr. Zimbardo

    di Gaia Cerrelli Università di Stanford, 1971: il professor Philip Zimbardo intraprende, per la prima volta nel campo della

    psicologia, un esperimento sociale, in grado di spiegare i comportamenti degli individui in stretta dipen-

    denza con il proprio gruppo di appartenenza. Convinto delle proprie tesi, basate sulla teoria della deindi-

    viduazione, Zimbardo chiama 24 studenti a partecipare all’esperimento che, originariamente, avrebbe

    dovuto solamente testare i loro comportamenti in contesti totalmente differenti: in una prigione simula-

    ta, il gruppo viene diviso in due parti, guardie e carcerati. Ma quali sarebbero potute essere le conseguen-

    ze di un esperimento di tale portata? Ebbene, i 24 studenti, scelti tra i più equilibrati, maturi e meno de-

    viati della selezione, iniziano ad assumere atteggiamenti violenti e aggressivi: tra le azioni sadiche e umi-

    lianti da parte delle guardie, e le reazioni di completa passività e sottomissione dei prigionieri, si percepi-

    sce ciò che già si prefigurava nella mente di Zimbardo, ovvero l’idea che l’uomo possa cambiare la propria

    indole a seconda del suo ruolo nella società.

    La complessità della mente umana, che Zimbardo ha svelato con l’esperimento, è stata riprodotta attra-

    verso tre trasposizioni cinematografiche, ispirate liberamente alla storia originale: The Experiment (2001),

    Effetto Lucifero, e The Experiment (2010). Basandosi sul profilo psicologico, i tre film conducono lo spetta-

    tore ad osservare il cambiamento drastico che subiscono i personaggi, fino ai disturbi emotivi e al deterio-

    ramento mentale, contribuendo a creare una versione più drammatica dei fatti realmente accaduti ma

    anche più introspettiva.

    La risonanza dell’esperimento non si è fermata al mondo del cinema, ma si è estesa anche al campo musi-

    cale: la condizione del prigioniero, paralizzato in una gabbia prettamente mentale si riflette nel settimo e

    ultimo album di Caparezza, Prisoner 709, che trasforma l’acufene, malattia degradante, nella prigionia

    che lo porta ad una crisi d’identità in grado di mettere in discussione la sua stessa personalità.

    La critica nei confronti di Zimbardo e delle sue azioni è stata aspra per le inquietanti conclusioni riguar-

    danti i comportamenti umani, che nascondono i segreti più occulti della mente, ma che al tempo stesso

    spingono ogni uomo a porsi una domanda spontanea: “Qual è il confine tra la normalità e la pazzia, chi

    sono io veramente?”

  • 20

    Comunicare in musica

    il Pitagora

    di Gaia Cerrelli

    Artista: Pink Floyd

    Album: The dark side of the moon (1973)

    Brano consigliato: Brain damage

    Quote: And if the cloud bursts, thunder in your ear. You shout and no one seems to hear and if the band you're in starts playing different tunes I'll see you on the dark side of the moon.

    Due parole: melodie suggestive e tematiche profonde si intrecciano in quest’album, frutto delle rifles-sioni e del deterioramento men-tale di Syd Barrett. Le psichedeli-che immagini rievocate dai brani conducono l’ascoltatore ad affrontare le tappe della vita, nel-la loro cruda e dura realtà, e a comprendere la difficoltà dell’uo-mo nell’omologarsi in una società che addita la “follia”.

    Artista: Simone Cristicchi

    Album: Dall’altra parte del can-cello (2007)

    Brano consigliato: Ti regalerò una rosa

    Quote: La mia patologia è che son rimasto solo, ora prendete un telescopio... misurate le di-stanze e guardate tra me e voi... chi è più pericoloso?

    Due parole: commoventi parole esprimono la voce dei cosiddetti “residui manicomiali”. L’analisi attenta e sensibile di un mondo dimenticato, fatto di uomini se-gnati dal grande dolore di essere ritenuti diversi. Attraverso una forte carica emozionale, una de-nuncia contro l’indifferenza della società e contro l’umanità nega-ta a tutti coloro che chiamiamo “pazzi”.

    Artista: Fabrizio De André

    Album: Non al denaro non all’a-more né al cielo (1971)

    Brano consigliato: Un matto (dietro ogni scemo c’è un villag-gio)

    Quote: Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole

    Due parole: ispirato direttamen-te all’Antologia di Spoon River, l’album rappresenta un percorso di caratterizzazioni umane, com-pletamente diverse tra loro ma unite nella morte, che concede ora una libera confessione. Il rit-mo della ballata accompagna il testo poetico, in quella che è una manifestazione della lotta contro l’incomunicabilità, tipica di un microcosmo in cui ogni persona è ritenuta “diversa”.

  • 21

    ἔργα Μουσέων

    Artista: Baustelle

    Album: La malavita (2005)

    Brano consigliato: Sergio

    Quote: Mi fai paura, e il mondo guarda, e io non so guardare il mondo e prenderlo. Se sono triste non lo so. Vivo.

    Due parole: l’immagine leopar-diana del corvo diviene simbolo emblematico del “diverso”. La condizione dei cosiddetti “derelitti umani” viene resa tan-gibile attraverso la magistrale abilità del gruppo, che mescola l’indie rock e le musiche d’atmo-sfera a testi forti e significativi. Il suicidio, la malattia mentale e il pessimismo che permea tutto l’album portano, solo alla fine, ad una speranza labile ma vera: l’a-more.

    Artista: Francesco De Gregori

    Album: Terra di nessuno (1987)

    Brano consigliato: I matti

    Quote: I matti non hanno più niente, intorno a loro più nessuna città, anche se strillano chi li sen-te, anche se strillano che fa.

    Due parole: L’album, con un’al-ternanza di toni mesti e giocosi, mette a nudo l’uomo, la sua ani-ma, e la sua profonda solitudine: il concept risulta l’unione di alcu-ni punti di vista sulla realtà dolo-rosa che comporta l’allontana-mento progressivo dell’uomo dal-la società. Sebbene l’uomo sia incapace di guardare verso il fu-turo, rapito precarietà della sua felicità, l’autore spinge l’ascolta-tore ad abbandonare la malinco-nia e a rialzarsi, con la speranza di poter continuare a vivere.

    Artista: Talking heads

    Album: Talking heads: 77 (1977)

    Brano consigliato: Psycho Killer

    Quote: You start a conversation you can't even finish it/ You're talking a lot, but you're not say-ing anything/ When I have nothing to say, my lips are sea-led/ Say something once, why say it again?

    Due parole: Sound nervoso e ac-cattivante e lirica apertamente ironica e critica gettano le basi per la formulazione di una visio-ne più realistica e cruda della so-cietà. Con toni deliranti e martel-lanti viene espressa la condizione dell’uomo in una società post-moderna contraddittoria, che lo porta ad uno stato nevrotico tale, da non poter essere più consape-vole delle proprie azioni.

    https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwjL2vOA2rLZAhVFKewKHWYNBF0QjRwIBw&url=https%3A%2F%2Fwww.taschen.com%2Fpages%2Fen%2Fcatalogue%2Fart%2Fall%2F49252%2Ffacts.mc_escher_the_graphic_work.htm&psig=AOvVaw1

  • 22

    il Pitagora

    Lewis Carroll

    di Roberta Gerbasi

    Charles Lutwidge Dodgson, nato a Daresbury il 27 gennaio 1832 è sta-

    to scrittore, matematico, fotografo, logico e prete anglicano conosciuto sotto lo pseudonimo Lewis Car-

    roll, in quanto giocosa deformazione del suo vero nome: Lewis è infatti la versione inglese di Ludovicus,

    da cui deriva Lutwidge; Carroll è l'anglicizzazione di Carolus, il latino per Charles. Gli fu conferita una

    cattedra in matematica all’università di Oxford, cattedra che tenne per quasi tutta la vita (26 anni), sebbe-

    ne sia noto che trovasse l'insegnamento privo di stimoli, e che nelle sue lezioni regnasse l'apatia. Nel suo

    perido di insegnamento gli fu inoltre diagnosticata una forma di epilessia, problema che all'epoca era un

    notevole fardello sul piano sociale. Recentemente, John Hughes, direttore della clinica di epilessia dell'U-

    niversità dell'Illinois, ha sostenuto che la diagnosi fatta a Oxford era probabilmente sbagliata: è possibile

    che Carroll soffrisse di una forma emicranica detta emicrania con aura, sindrome dove il dolore emicrani-

    co è preceduto da particolari sintomi neurologici simili per certi versi all'epilessia (perdita parziale del

    campo visivo, visione di luci a zig zag). Molti sostengono che questa sintomatologia abbia ispirato alcuni

    elementi delle sue opere.

    Il punto di non ritorno che garantì a tale personaggio la possibilità di divenire una delle maggiori fonti di

    ispirazione letteraria, è una gita in barca sul Tamigi nel lontano 4 luglio 1862. In questa occasione Carroll

    ebbe modo di intrattenere tre giovani sorelle con racconti frutto di un’ispirata fantasia, incentrati sulle

    meravigliose avventure di una bambina caduta nella tana di un coniglio. Il nome di quella bambina è noto

    a noi tutti. Infatti, delle tre fanciulle presenti, una in particolare si fece prendere dall’entusiasmo nell’a-

    scoltare il cantastorie: Alice Liddell, colei che ispirò il personaggio del capolavoro Alice nel paese delle me-

    raviglie, e che fu determinante per la pubblicazione. La storia scritta da Carroll risulta essere assolutamen-

    te originale, in quanto ricca di elementi capaci di stimolare la mente di un bambino a viaggiare con la fan-

    Cos’hanno in comune un corvo e uno scrittoio?

  • 23

    σπουδαῖοι

    tasia, ma al tempo stesso di poesie, quesiti matematici, indovinelli e giochi di parole che richiedono uno

    sforzo mentale non indifferente anche ad un lettore adulto intenzionato ad andare oltre le semplici avven-

    ture, nel tentativo di comprenderne i significati nascosti, per realizzare poi come queste, se sradicate dal

    contesto di senso, o nonsenso, cui appartengono, hanno ben poco valore. Nell’introduzione all’edizione

    Garzanti dell’opera si legge: Un racconto di avventure fiabesche che sfugge a tutte le regole comuni della

    narrazione, che si sottrae a ogni tentativo di farne un riassunto equilibrato e onnicomprensivo, ma che cela

    dentro di sé l’impegno a ritrovare il senso di una struttura psichica. L’involucro esterno, la collana di avven-

    ture di cui è decisamente difficile ricordare la sequenza, fanno pensare a una forma vuota, a un tracciato

    che emerge solo parzialmente, quel tanto che basta a sollecitare ipotesi sulla reale struttura sotterranea o

    originale […].

    Il tema psicologico della ricerca di un sé perduto, o semplicemente celato, ricorre fin dalle prime pagine:

    Alice, ritrovatasi in un mondo sconosciuto seppur affascinante, teme di perdere se stessa e non ricono-

    scersi. A gettare in una condizione di crisi la piccola protagonista sono i personaggi palesemente folli e

    stralunati che vede comparire sul suo cammino. Un Bianconiglio che corre con gli occhi fissi su un orologio

    da taschino, un saggio Bruco blu dalle frasi brevi e lapidarie, un Cappellaio impegnato ad ammazzare il

    tempo partecipando ai festini organizzati dalla Lepre Marzolina in occasione della perenne ora del tè, un

    educato Dodo (caricatura dello stesso autore), i grassocci Pincopanco e Pancopinco, uno stregatto senza

    peli sulla lingua e tanti altri ancora. L’uscita dal sogno, dal Paese delle Meraviglie, sarà dettato dalla collera

    per l’eccesso di assurdità della dispotica Regina di Cuori che spinge la bambina a dichiarare Non siete altro

    che un mazzo di carte!. È frase temibile e in un certo senso feroce, perché dissolve il Paese delle Meravi-

    glie e lo vanifica, perché è la scelta di Alice a favore del mondo della normalità, dove le viene assicurata

    una perlomeno ragionevole follia invece della follia totale ed esasperata.

  • 24

    il Pitagora

    Edgar Allan Poe

    Un connubio tra ragione e mistero

    di Francesca Allevato

    Chi era veramente Edgar Allan Poe? Probabilmente, se fosse ancora tra noi, il Maestro dell’horror preferi-

    rebbe definirsi semplicemente un pazzo. Non un pazzo come tutti gli altri. Un pazzo che invece di fuggire

    spaurito dinanzi alla propria follia, le va incontro con un sorriso beffardo e insolente, abbracciandola con

    tutta la sua forza, accettandola come compagna di vita e scegliendo di camminarle fianco a fianco come

    suo pari. Quando tutto si teme, ne deriva che non si teme niente, direbbe oggi a noi tutti: egli sceglie di

    abbandonarsi ai suoi incubi, in maniera totalizzante, senza remore o pentimenti, lasciandosi invadere dal-

    le immagini inquietanti che esalano a piccoli sbuffi direttamente dal cratere del suo inconscio.

    Creativo e visionario, Edgar Allan Poe nasce a Boston nel 1809 in un freddo giorno di gennaio, in una fa-

    miglia di attori girovaghi di modeste condizioni economiche. La loro prematura morte lo consegna, all’età

    di soli due anni, nelle calde braccia di una famiglia di mercanti, dai quali erediterà il suo secondo cogno-

    me, Allan. Ma l’accogliente calore di un nuovo focolare affettuoso e benestante non sembra essere in

    grado di allontanare la nota di gelo che abita il suo petto sin dalla nascita. Da bambino rivela un’eccezio-

    nale memoria, una particolarissima inclinazione per le rime e per le anafore e un’esagerata passione per

    la musica e la poesia, con molta probabilità tutte manifestazioni del violento squilibrio del suo sistema

    nervoso e della fragilità dalla sua indole. L’educazione ricevuta in Inghilterra, a tratti ferrea e a tratti più

    permissiva, fortemente auspicata dal padre adottivo, John Allan, uomo autoritario con cui il ribelle Edgar

    ha sempre un rapporto conflittuale, non farà che aumentare ulteriormente la sua solitudine, sfibrando,

    forse in maniera irreversibile, il suo debole Io.

    Cominciano ad emergere, dunque, le turpe psichiche che sconvolgono inesorabilmente la vita dello

    scrittore, una follia di cui però egli stesso consapevolmente farà tesoro e alla quale affiderà tutto se stes-

    so per la stesura dei suoi massimi componimenti. A mettere ulteriormente a repentaglio la sua vita è poi

    il dannoso avvicinamento al gioco d’azzardo, alle armi, al tabacco e all'alcol, a causa dei quali, azzardando

    tutta l’eredità della famiglia adottiva, si carica di debiti, lugubri fantasmi che lo accompagneranno fino

    alla morte. Non essendo in grado di mantenersi, Poe si arruola nello United States Army come soldato

    semplice, sotto il nome di Edgar A. Perry, dichiarando falsamente di avere 22 anni. Ed è proprio in questo

    travagliato periodo della sua vita che pubblica il suo primo libro, una raccolta di 40 pagine di poesia, Ta-

    merlano e altre poesie, seguita successivamente da Al Aaraaf e Poesie Minori. Il matrimonio con la cugina

    Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o me-

    no il grado più elevato dell’intelletto, se la maggior parte di ciò che è

    glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della

    mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell’intelletto in ge-

    nerale.

  • 25

    σπουδαῖοι

    Virginia, appena tredicenne, gli regala forse qualche attimo di serenità, per rigettarlo poco dopo in pasto

    ai suoi fantasmi, data la precoce e improvvisa morte di lei per tubercolosi. Alcuni anni dopo, espulso

    dall’esercito per indisciplina, New York lo strega con il suo seno misterioso e ammaliante, assicurando lui

    la vaga promessa di trasformarlo in uno scrittore, un sogno che Edgar insegue perpetuamente e che final-

    mente raggiunge. Pubblica infatti numerosi articoli, storie e recensioni, migliorando la sua reputazione di

    autentico letterato, quali I racconti del grottesco e dell'arabesco, Storia di Arthur Gordon Pym (il romanzo

    della sua vita), Il Gatto Nero, Il Corvo, le sue più alte composizioni. Il 3 ottobre 1849 lo scrittore si ritrova

    delirante per le strade di Baltimora, "in grande difficoltà e bisognoso di immediata assistenza", quindi è

    portato all’ospedale più vicino, dove muore pochi giorni dopo. Tutti i referti medici, compreso il certifica-

    to di morte, sono perduti.

    Poe, nelle vesti di poeta-scrittore, non si preoccupa tanto di dar voce ai mostri della sua fantasia quanto

    di tracciare dall'interno un quadro dell'uomo lacerato fra il desiderio di sopravvivenza e il naturale istinto

    di autodistruzione, fra l'intelletto e il cuore, tra il desiderio di vivere e l'ansia di morire, una perpetua lotta

    dell’Io che lo conduce alla totale alienazione di sé. Egli è pertanto considerato un caso di genio folle: seb-

    bene il suo inconscio sostituisca alla percezione del reale una propria dimensione alternativa, egli non

    perde completamente il controllo, piuttosto accoglie queste invasioni e le guida abilmente. Il suo animo è

    sempre sospeso fra l’abisso più profondo, una discesa insieme lucida e angosciosa negli Inferi della sua

    mente e una grandissima fede nell’intelligenza: da una parte vi è fortemente l’idea che la ragione riesca a

    spiegare il mondo e dall’altra l’abbandono alle origini più remote dell’anima, al mistero che pervade tutta

    la realtà. E non sarebbe nemmeno la prima volta che dall’oscura unione tra genialità e pazzia abbia origi-

    ne un parto artisticamente memorabile.

    Poe è dunque, al netto della sua analisi psicologica, un vero incantatore nelle vesti di autore e protagoni-

    sta delle sue opere, che si serve scaltramente dei suoni e delle parole che più di tutte le altre sono in gra-

    do di svelare la dolcezza della sua condizione psichica, chiaramente alterata, il gusto per il soprannaturale

    e l’ossessiva attenzione verso le tenebre che dimorano da sempre l’esistenza umana per catturare il pub-

    blico e indurlo ad una riflessione intima circa il senso della vita, una riflessione che li condurrà inesorabil-

    mente alla stessa dolce follia del medesimo Edgar.

  • 26

    il Pitagora

    Mark David Chapman

    di Dalila Suppa

    Che la follia sia sinonimo di intelletto o di perversione rimane un mistero, certo rimane il finale delle vi-

    cende che ne conseguono: non sempre lieto ed eterno. E' un impulso primordiale che sconvolge l'animo

    umano, rendendolo schiavo della mente, per quanto contorta possa essere.

    Follia è la voglia di gettarsi in un baratro e non tornare mai più indietro, sguazzare in un fiume di lacrime

    senza volerne emergere, ostinarsi a vivere un bel sogno pur essendo in un incubo. Follia è Mark David

    Chapman che, per tentare di riportare la società ad essere umana, divenne un mostro.

    Visse un'infanzia traumatica: il padre, alcolista, arrivò a picchiare prima la madre, poi anche lui. Le violen-

    ze, fisiche e verbali, continuarono sino alla sua adolescenza, che passò chiuso nel buio della sua camera, a

    pensare. Pensava alle parole di suo padre, che sembravano formare uno scarabocchio nella sua testa e,

    pian piano, quelle linee confuse assunsero delle immagini nitide, diventando persone. Erano persone

    molto piccole, simili a dei folletti: erano un vero e proprio popolo al suo servizio, i suoi fedeli amici. Si ri-

    volgeva a loro prima di prendere decisioni importanti e i loro consigli erano preziosi. Le piccole creature

    brillavano nell'oscurità della camera, scomparendo una volta accesa la luce, si mostravano solo dopo il

    tramonto, scomparendo prima dell'alba.

    Qualcos'altro entrò poi nella mente del giovane: una famosa band nota con il nome di Beatles. Il messag-

    gio che i membri lanciavano, il loro stile e i loro ideali affascinarono Chapman, tanto che ne diventò os-

    Sono sicuro che una grossa parte di me sia Holden Caulfield.

    Una piccola parte di me deve essere il diavolo.

  • 27

    σπουδαῖοι sessionato. Il membro più noto, John Lennon, sembrò cambiare nel tempo, diventando sempre più di-

    staccato nei confronti della band che, qualche anno dopo, si sciolse. Il cambiamento di Lennon, per Cha-

    pman, era ormai l'identificazione di una società corrotta e sbagliata. Ci pensò giorno e notte: non poteva

    continuare così, doveva fare qualcosa.

    Un giorno entrò in una libreria ed una particolare copertina attirò la sua attenzione: Il Giovane Holden.

    Essa era bianca, spoglia e il messaggio che voleva lanciare venne colto al volo: al lettore doveva interessa-

    re il contenuto, non la copertina. La lettura fu per lui una rivelazione: la società era corrotta, tutto era

    sbagliato, i soldi erano i veri sovrani e l'umanità stava degradando.

    Il protagonista del libro, Holden Caulfield, gli fu particolarmente caro per il suo carattere antisociale e an-

    ticonformista. Era un ragazzo che voleva salvare le persone sull'orlo di un precipizio, prima che potessero

    cadere giù: così volle anche Mark. Doveva salvare Lennon che stava per cadere e poteva farlo solamente

    in un modo: uccidendolo. Doveva però parlarne prima con i suoi piccoli amici.

    Lo ucciderò!

    «Per favore, pensi a sua moglie. Per favore, Signor Presidente. Pensi a sua madre. Pensi a se stesso».

    Quella volta decise di non dare ascolto ai suoi consiglieri, preferendo agire piuttosto che pensare. Si recò

    davanti all'entrata della residenza del cantante, a New York presso Central Park e, dopo un attesa di ben

    quattro ore, alle 22.52 lo vide, stringendogli la mano e chiedendogli un autografo. Sul luogo era presente

    un fotografo, Paul Goresh, che immortalò la scena. Chapman tirò fuori la pistola e sparò ben cinque colpi

    contro Lennon, che furono fatali. Rimase impassibile sul luogo del delitto, in attesa della polizia. Era ben

    cosciente di ciò che aveva fatto e non aveva nessun rimpianto. Fu arrestato, e tre ore dopo il suo fermo

    disse: Sono sicuro che una grossa parte di me sia Holden Caulfield. Una piccola parte di me deve essere il

    diavolo.

    Chapman, dopo decenni di reclusione, venne costretto in un istituto di sanità mentale, senza mai ottene-

    re la libertà.

  • 28

    il Pitagora

    Schizofrenia di Mariaelisa Gualtieri Maria e Dalila Suppa

  • 29

    ποιητική

    Day after day, alone on a hill

    The man with the foolish grin is sitting

    perfectly still

    Nobody wants to know him

    They can see that he's just a fool

    But he never gives an answer

    But the fool on the hill

    Sees the sun going down

    And the eyes in his head

    See the world spinning round

    His head in a cloud

    The man with a foolish grin is talking

    perfectly loud

    But nobody wants to hear him

    They can see that he's just a fool

    But he never gives an answer

    But the fool on the hill

    Sees the sun going down

    And the eyes in his head

    See the world spinning round

    But nobody wants to know him

    They can see that he's just a fool

    But he never gives an answer

    But the fool on the hill

    Sees the sun going down

    And the eyes in his head

    See the world spinning round

    But the fool on the hill

    Sees the sun going down

    And the eyes in his head

    See the world spinning round

    “The fool on the hill”, The Beatles

  • 30

    il Pitagora

    ἔρως di Antonella Scutifero

  • 31

    ποιητική

    Scattante trappola mortale,

    ostile campo minato,

    feroce torpedine marina,

    ammaliante condanna a morte.

    Publio la chiamava sfrenata follia

    che annebbia la mente,

    immobilizza il corpo.

    Forza irrazionale e incontrollabile,

    che travolge e stravolge uomini ed animali

    generando rovina e morte.

    Si tramanda di due amanti,

    Ero e Leandro,

    che trovarono la morte in essa

    legati da questo sottile fuoco sottopelle;

    come i due giovani e puri della bella Vero-na.

    Il Maestro canta di un incessante e danna-to urlo

    delle anime sballottate da un capo all’altro del cono,

    adulteri spiriti in tempesta.

    Porre confini, limiti

    per evitare ciò che

    è temibile e temuto.

    Camminare su pezzi di vetro laceranti,

    con sanguinanti piedi.

    Follia amorosa,

    spettacolare tunica intrisa di veleno,

    concezione mistica di suicidio.

    La dolce Saffo se ne bagna il viso,

    spinge se stessa oltre l’altura.

    Misero Tibullo,

    Delia non sarà a lungo fra le tue braccia;

    la tempesta non durerà fino a notte fonda;

    la bella pelle avrà fine.

  • 32

    il Pitagora

    Salvador Dalí

    di Alessandro Quercia

    L’unica differenza tra me e un folle è che io non sono folle.

  • 33

    Overthinking ποιητική

    di Sara Montesanti

  • 34

    il Pitagora

    Déjà vu

    di Mattia Maneli e Laura Sinopoli

    Ho un déjà vu: credo di essere già stato qui. Questo posto puzza di solitudine. I muri scrostati e senza la

    vernice dell’indaco che mi fa paura, li ho dipinti di un giallo spento come la voglia di invecchiare nella mia

    camera del manicomio. Mi piace il giallo. Oltre la finestra scorgo solo le grate che mi rinchiudono come un

    prigioniero senza colpe. Intravedo solo il chiarore del sole e il blu del cielo. Mi sentirei libero fuori da que-

    ste pareti. E se la solitudine fosse un dolce profumo? Cosa ne dici rasoio? Vagamente ti rammento sporco

    di sangue rosso come il colore di quel quadro che ancora non ho terminato. E mi tagliasti il lobo, dunque

    vorrei mi facessi male ancora una volta. Un recidere secco e divento anche io rosso. Ho freddo. Qui a

    Saint-Remy-de-Provence l’inverno è rigido come i miei muscoli, così sono immobile e rischio di prendere

    polvere. Non trovo via d’uscita, qualcosa me lo impedisce ma non so cosa. So tuttavia che con questo ve-

    do una realtà distorta e vorrei quindi che venisse vista sul tuo pallore, tela. Se cessasse questa mia epiles-

    sia, così ti dipingerei: di un blu intenso del cielo notturno ti riempirei quasi tutta e di un giallo luminoso

    l’arricchirei con la luna e le stelle. Una magica energia sembrerà muoverlo sopra un quieto villaggio. Così è

    la mia angoscia vivida perché spesso penso che la notte sia più viva e più riccamente colorata del giorno.

    In molti come me sanno della mia pazzia. Oramai ho imparato a conviverci, con le crisi. A queste piace ve-

    dermi soffrerente: crisi convulsive, deja-vu, paure improvvise, perdita dell’orientamento riempiono il mio

    vivere. La follia mi pervade, ne sono consapevole. E se i pazzi foste voi?

    Il folle di Saint-Remy

  • 35

    ποιητική

    “Io, di risposte non ne ho mai avute mai ne avrò di domande ne ho quante ne vuoi e tu neanche tu mi fermerai neanche tu ci riuscirai io non sono quel tipo di uomo e non lo sarò mai

    Non so se la rotta è giusta o se mi sono perduto ed è troppo tardi per tornare indietro così meglio che io vada via non pensarci, è colpa mia questo mondo non sarà mio

    Non so se è soltanto fantasia o se è solo una follia quella stella lontana laggiù Però io la seguo e anche se so che non la raggiungerò potrò dire ci sono anch'io Non è stato facile perché nessun altro a parte me ha creduto però ora so che tu vedi quel che vedo io il tuo mondo è come il mio e hai guardato

    nell'uomo che sono e sarò Ti potranno dire che non può esistere niente che non si tocca o si conta o si compra perché chi è deserto non vuole che qualcosa fiorisca in te E so che non è una fantasia Non è stata una follia quella stella la vedi anche tu perciò io la seguo ed adesso so che io la raggiungerò perché al mondo ci sono anch'io […]”

    13/01/18

    a cura della redazione

    In memoria di Giuseppe Parretta, un amico, un eroe o semplicemente

    un essere umano rimasto vittima di un’ingiustificabile follia.

  • 36

    il Pitagora

    Piazza Umberto I, 15 - 88900 Crotone

    Email: [email protected]

    Sito: http:/www.liceopitagoracrotone.it

    Facebook: Il Pitagora

    #WeArePitagora

    di Antonella Scutifero

    Πρόλογος - Pag. 2

    La follia del solitario - Pag. 4

    Follia - Pag. 5

    Natale al Pitagora - Pag. 6

    Notte bianca 2018 - Pag. 8

    Olimpiadi di filosofia - Pag. 10

    Democede di Crotone e

    Udjahorresnet di Sais - Pag. 12

    Fiumi d’oro - Pag. 13

    Mafia caporale - Pag. 14

    Popcorn - Pag. 16

    L’uomo che scambiò sua

    moglie per

    un cappello - Pag. 18

    L’esperimento del

    dr. Zimbardo - Pag. 19

    Comunicare in

    musica - Pag. 20

    Lewis Carroll - Pag. 22

    Edgar Allan Poe - Pag. 24

    Mark David

    Chapman - Pag. 26

    Schizofrenia - Pag. 28

    Eρως - Pag. 30

    Salvador Dalí - Pag. 32

    Overthinking - Pag. 33

    Déjà vu - Pag. 34

    13/01/18 - Pag. 35