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IL NOVECENTO II contesto storico-culturale II Novecento si apre in Europa con la celebrazione dei successi di una civiltà capitalistica. Superata "la grande crisi" o "la grande depressione", portata a termine la spartizione coloniale dell'Africa e dell'Asia, un'era di progresso e di prosperità sembra schiudersi davanti alla forza motrice dello sviluppo economico, ma gli interessi nazionalistici delle grandi potenze europee precipitano presto nella Prima Guerra Mondiale e avviano l’Europa verso un periodo di crisi e d’instabilità che si concluderà nella Seconda Guerra Mondiale. Tra le due guerre si verificano alcuni fatti sociali di grande importanza tra cui l'affermazione del primo stato comunista della storia, l'Unione Sovietica, nonché il costituirsi dei regimi totalitari nazista e fascista, seguiti dall'esperienza della "grande crisi" del 1929 che coinvolge l'economia dell'intero mondo capitalistico. L'Europa vive anch'essa le tendenze mondiali, ma già perde la funzione dirigente come centro propulsore della cultura moderna ed anche come dominatrice economica, politica, culturale del mondo intero. Avviene la fine delle certezze ottocentesche . La prima metà del Novecento si svolge sotto il segno generale della crisi. Una prima crisi è quella delle istituzioni tradizionali e dei valori del liberalismo. Si ha poi la crisi del Positivismo ottocentesco, crisi che l'arte del Decadentismo aveva già anticipato. Si sente una generale sfiducia nel metodo scientifico tradizionale, non si crede più che esso sia in grado di spiegare tutto il reale. La crisi va intesa nel suo duplice significato di crollo delle certezze, dei valori e

Il Novecento

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IL NOVECENTO

IL NOVECENTO

II contesto storico-culturale

II Novecento si apre in Europa con la celebrazione dei successi di una civilt

capitalistica. Superata "la grande crisi" o "la grande depressione", portata a termine la

spartizione coloniale dell'Africa e dell'Asia, un'era di progresso e di prosperit sembra

schiudersi davanti alla forza motrice dello sviluppo economico, ma gli interessi

nazionalistici delle grandi potenze europee precipitano presto nella Prima Guerra

Mondiale e avviano lEuropa verso un periodo di crisi e dinstabilit che si concluder

nella Seconda Guerra Mondiale. Tra le due guerre si verificano alcuni fatti sociali di

grande importanza tra cui l'affermazione del primo stato comunista della storia, l'Unione

Sovietica, nonch il costituirsi dei regimi totalitari nazista e fascista, seguiti

dall'esperienza della "grande crisi" del 1929 che coinvolge l'economia dell'intero mondo

capitalistico.

L'Europa vive anch'essa le tendenze mondiali, ma gi perde la funzione dirigente

come centro propulsore della cultura moderna ed anche come dominatrice economica,

politica, culturale del mondo intero. Avviene la fine delle certezze ottocentesche .

La prima met del Novecento si svolge sotto il segno generale della crisi. Una

prima crisi quella delle istituzioni tradizionali e dei valori del liberalismo. Si ha poi la

crisi del Positivismo ottocentesco, crisi che l'arte del Decadentismo aveva gi anticipato.

Si sente una generale sfiducia nel metodo scientifico tradizionale, non si crede pi che

esso sia in grado di spiegare tutto il reale.

La crisi va intesa nel suo duplice significato di crollo delle certezze, dei valori e

della morale tradizionali, e al contempo, spregiudicata ricerca e scoperta di nuovi

contenuti, una pluralit dorientamenti seguita da una gran fecondit di risultati.

Si arriva alla convinzione che non esistono pi valori e verit assolute, ma una

pluralit di prospettive e di punti di vista, ci che si traduce in un atteggiamento

relativistico sia sul piano della coscienza, sia su quello della morale.

Nel pensiero scientifico si hanno la teoria della relativit di Einstein, la teoria dei

quanti di Plank, gli studi sull'atomo di Niels Bohr. Nel pensiero filosofico si registrano

alcune correnti come il Neocriticismo kantiano, il Neoempirismo inglese, il Pragmatismo

americano, l'Esistenzialismo di Heidegger, Jaspers, Sartre e la Fenomenologia di Husserl.

La letteratura

Come la cultura anche la letteratura caratterizzata di:

1. Una pluralit datteggiamenti e dispirazioni diverse da punto di vista formale e

contenutistico;

2. La tensione a riprodurre e interpretare nelle forme dell'arte "la coscienza della crisi"

dell'uomo moderno stretto tra la fine delle certezze del passato e la percezione della

precariet del presente;

3. La consapevolezza dell'autonomia del mondo dell'arte e quindi la massima

disponibilit alla sperimentazione formale;

4. La coscienza della complessit e della difficolt del ruolo del letterato rispetto al

mondo che lo circonda. Questo ruolo oscilla tra la volont di intervenire sul piano del

reale, l'estraniazione nel mondo dell'arte, nella torre davorio", e la mescolanza tra arte e

vita;

5. Una nuova dimensione ed un nuovo rapporto con il mercato e il pubblico. Grazie

allammodernamento dei mezzi di comunicazione le esperienze letterarie acquistano

subito una diffusione internazionale.

La letteratura italiana

Presenta alcune caratteristiche dominanti.

1. una ferma rottura con la tradizione letteraria dell'Ottocento;

2. apertura ai temi e alle suggestioni europee. Viene ridiscusso il ruolo dello scrittore e

della letteratura; si sperimentano nuove tecniche espressive; si rinnovano i contenuti che

si adeguano alla modernit; comincia a diminuire l'influsso del Verismo e del

D'Annunzio;

3. si nota una gran variet desperienze pi o meno durature, che talvolta coesistono in un

solo scrittore.

Le pi significative esperienze letterarie del Novecento italiano sono:

a. l'idealismo di Croce e della sua estetica;

b. le scuole dei crepuscolari e dei futuristi;

c. lErmetismo

d. lesaurimento della tradizione verista nel romanzo e la nascita del Nuovo

Realismo.

BENEDETTO CROCE (1866-1952)

Nato a Pescasseroli in provincia di Aquila, compie gli studi classici a Napoli, fa

erudite ricerche di storia, culminanti nei saggi e profili come quello sulla Rivoluzione

napoletana del 1790, poi si dedica agli studi filosofici ed estetici.

Personalit di rilievo nella vita pubblica italiana, membro di molte Accademie,

Croce si oppone al marxismo e, dopo un breve periodo doscillamento, condanna anche il

Fascismo per la sua rozzezza culturale diventando quasi un campione nella lotta degli

intellettuali italiani contro il regime totalitario fascista, nella loro opposizione attiva o

passiva al Fascismo. Nel 1934 viene escluso da tutte le cariche. Dopo il delitto Matteotti

redige il manifesto firmato dagli intellettuali antifascisti.

La sua opera comprende unottantina di volumi (studi di storiografia, di critica

letteraria, di filosofia, destetica) Superando il suo maestro De Sanctis, Croce fonda una

critica come filosofia: sintesi del momento intuitivo o estetico e del momento filosofico o

storico.

Per lui, la poesia liricit, un primo momento aurorale della coscienza,

l'espressione in immagini liriche e fantastiche dell'intuizione lirica dell'uomo,

completamente autonomo dalla societ e dalla storia. Per questo l'arte non pu avere fini

pratici e sociali. Essa non pu essere condizionata dalla civilt di un determinato periodo

storico, punto in cui Croce differisce da Vico.

Il metodo critico quello di rivivere dentro di s la pagina dell'artista e quindi

distinguere ci che poesia "la folgorazione lirica e prerazionale, sintesi di forma e di

contenuto" da ci che non poesia (le proposte contenutistiche) e, in fine, di illustrare il

mondo poetico caratteristico dell'artista. Le sue idee sono espresse nel volume Estetica

come scienza dell'espressione e linguistica generale (1902) in cui afferma il suo concetto

fondamentale dellarte come intuizione pura. Vuol dire in distinzione di realt e irrealt,

limmagine nel suo valore di mera immagine, indipendente da ogni elemento

concettuale. Essa non pu rappresentare altro che stati danimo. E gli stati danimo sono

la passionalit, il sentimento, la personalit che si trovano in ogni arte e ne determinano il

carattere lirico. quindi sintesi inscindibile di sentimento e despressione, autonoma ma

non separabile dalle altre attivit dello spirito. Nega la possibilit di una storia letteraria

perch ogni opera conchiusa in s, e respinge la classificazione delle arti e dei generi

letterari, in quanto spezzano la personalit poetica dello scrittore (come io). Lui

condanna larte del Decadentismo per la sua sensualit, irrazionalit, pessimismo,

negando ogni valore a scrittori come Pirandello, Svevo, DAnnunzio e Pascoli nel

confronto con larte classica fondata sullequilibrio, sul superamento delle passioni, sulla

serenit.

I suoi concetti si ritrovano anche nel Breviario di estetica (1913) e ne La poesia

(1936). Il suo vasto pensiero filosofico e culturale viene strutturato in quattro volumi

fondamentali:

1. Lineamenti di una logica come scienza del concetto puro (1905)

2. Filosofia della pratica. Economia ed etica (1909)

3. Teoria e storia della storiografia (1907)

4. Etica

Nella sua "Filosofia dello spirito", lo spirito conosce quattro momenti distinti, ma

collegati dialetticamente:

1. L'estetico, che conoscenza del particolare e che include l'arte come conoscenza

aurorale e intuizione lirica.

2. La logica, cio il giudizio dell'intelletto.

3. L'economia, cio la volont del particolare.

4. L'etica, cio la volont dell'universale.

Temi di verifica

1. Il panorama storico-culturale del primo Novecento

2. I caratteri della letteratura europea

3. I caratteri della letteratura italiana

4. Il ruolo di Benedetto Croce nella cultura e nella letteratura

5. La vita di Italo Svevo

6. I suoi primi romanzi

7. La modernit della Coscienza di Zeno

8. Cenni biografici di Luigi Pirandello

9. Ideologia e poetica dellumorismo

10. Le novelle

11. I romanzi

12. Il teatro

cap. VII La lirica del primo Novecento

IL CREPUSCOLARISMO

Si affermo nel primo decennio del Novecento. Il primo a parlarne fu Giovanni

Antonio Borgese in un articolo del 1910 in cui sottolinea il tono grigio e dimesso della

lirica come un momento del crepuscolo seguito "alla meravigliosa giornata lirica

carducciana". Sempre lui stabilisce un legame con la poesia di Pascoli e di D'Annunzio. Il

Crepuscolarismo caratterizzato da:

- un sentimento della vita fondato su delusione e stanchezza;

- assenza di slanci vitali ed eroici. Se mai ci sono, vengono guardati tra ironia e

nostalgia. Come se non riuscissero a staccarsi dagli ideali del passato, ma neanche a

crederci pi.

- l'amore per "le piccole cose", per gli aspetti pi grigi e banali, quotidiani della

realt, ma mentre in Pascoli c' il sentimento del mistero, e il desiderio di trovarvi una

chiarezza e una totalit di significato perch davanti ad esse il fanciullino, prova un

sentimento di stupore, i crepuscolari sono privi di stupore, sono scettici, distaccati, le

guardano con un sentimento misto dironia e affettivit.

- il tono languido ed estenuato.

Il linguaggio rifiuta l'oratoria dannunziana e carducciana. Il ritmo prosaico e

prosaico e dimesso, il lessico unisce vocaboli aulici e letterari; a quelli del parlato

comune. Il Crepuscolarismo costituisce il punto di partenza per la poesia contemporanea

italiana grazie alla rottura con la forma chiusa dei classici e al passaggio ad un

linguaggio poetico pi libero e malleabile nellintento di scavare nella propria interiorit

con un compiaciuto gioco tra ironia e nostalgia.

Il primo in ordine cronologico fu Sergio Corazzini, nato a Roma nel 1886 e

morto di tubercolosi a 21 anni. Fu impiegato in un'agenzia dassicurazioni. Le sue

raccolte pi note sono: L'amaro calice (1905), Piccolo libro inutile (1906) e Il libro per

la sera della Domenica (1906).

La sua poesia ha un ritmo "dolente tristezza, solitudine, stanca rassegnazione alla

morte, sentimentalismo risolto in una musicalit esteriore e monotona.

Il caposcuola fu Guido Gozzano (1883-1916).

Nacque a Torino nel 1883 , dove fece studi di giurisprudenza incompiuti. Viaggi

per il mondo. Nel 1912 fece un viaggio in India. Mor a Torino di tisi nel 1916. Lui

incarna per la prima volta l'atteggiamento del poeta deluso da ogni cosa, la condizione

psicologica e sociale del disadattamento e del rifiuto del presente. Vede il tramonto degli

ideali e dei valori del secolo scorso, ma vi mette sopra un velo dironia affettuosa. Pone al

centro della sua opera il banale, le piccole cose quotidiane. La sua poesia pu sembrare

una riduzione ironica del dannunzianesimo alla quotidianit grigia e priva di slanci.

Il suo principale volume di liriche intitolato I colloqui appare nel 1911. Il suo

carattere peculiare il sicuro equilibrio tra il sentimentalismo, cio il compiacimento

nell'insistere sugli aspetti tristi e grigi della propria vita e della giovinezza, e l'ironia che

lo frena e lo contiene. E da rivelare anche la precisione nei contorni dei personaggi e

degli ambienti di Torino all'inizio del secolo, che costituisce la cornice, nonch la

sicurezza dei propri temi e mezzi espressivi. I Colloqui si dividono in tre parti :

1. Il giovanile errore;

2. Alle soglie che comprende le poesie pi famose come Paolo e Virginia, L'amica di

nonna Speranza, La Signorina Felicita.

3. Il reduce.

Un suo poema famoso di contenuto autobiografico e Toto Merumeni che

costituisce un autoproiezione ironica della sconfitta e della decadenza di un intellettuale

disegnato come "un vero figlio del nostro tempo". Ha scritto anche un volume di

reportaggi, articoli per la stampa in seguito al viaggio in India, Verso la cuna del mondo,

in cui rappresenta India come un paese di disfacimento e di morte. Per Gozzano la poesia

non e pi portatrice dei valori assoluti, ma documento del malessere e dell'insicurezza

dell'uomo. Lui inizia cosi un'operazione di demitizzazione della poesia.

Tra i crepuscolari si deve fare anche il nome di Marino Moretti (1885-1979),

autore di versi ma anche di prosa. Tra i volumi di versi ricordiamo le raccolte Poesia

scritte con lapis (1910) e Poesie di tutti i giorni (1911) nonch Lultima estate (1969).

Tra le opere narrative Andreana (1935), Anna degli elefanti (1931), Tutti i ricordi

(1962). Si avvicina al Gozzano per il linguaggio vicino al parlato, ma con finezza

inferiore. Anche per lui il poetare unattivit umile, "un arte vana", uno scrivere senza

pretese di cose di tutti i giorni. I suoi temi sono: la stanchezza, la rinuncia davanti alla

forza travolgente del tempo, la banalit di tutti i giorni che soffoca la speranza ricordi

d'infanzia opprimenti e angosciosi, aspetti grigi delle periferie abitate da uomini tristi e

rassegnati al loro destino.

IL FUTURISMO

Fu condannato dal Croce come la pi vistosa manifestazione del decadentismo.

Il creatore e l'organizzatore del movimento fu Filippo Tommaso Marinetti, nato

ad Alessandria d'Egitto (1876). Fece gli studi a Parigi da dove pass all'Universit di

Pavia e di Genova vivendo poi a Milano. Nel 1909 pubblica sulle pagine della rivista

francese "Le Figaro" il Manifesto della letteratura futurista in seguito al quale si ebbero

molte manifestazioni, letture di poesie e di testi provocatori, musiche futuriste costruite

su vari rumori contrastanti, che finivano di solito con insulti e cazzottature col pubblico.

Nel 1914 viaggi in Russia e nel 1919 partecip alla manifestazione nella piazza

di San Sepolcro in cui nacque il movimento fascista. Fece una politica nazionalista,

vicina a Fascismo, diventando accademico d'Italia nel 1924. Mor nel 1944.

Le sue opere sono riunite in due volumi dal titolo Teoria e invenzione futurista,

Milano (1969).

I principi del Futurismo sono esposti nel gi detto Manifesto della letteratura

futurista e nel Manifesto tecnico del 1912. Essi sono:

- l'esaltazione dell'amore del pericolo, della violenza e della guerra, tratto in cui

somiglia al d'Annunzio;

- la celebrazione della macchina come simbolo del vitalismo e del progresso;

- l'esaltazione della velocit come mezzo di potenziamento delle facolt umane;

- il disprezzo del tradizionalismo nell'arte e nella vita;

- lappello alla distruzione dei musei;

- l'abolizione delle regole tradizionali di sintassi e dortografia;

- una percezione che si vuole pi esatta e pi veloce, "simultanea", delle cose

tramite accostamenti diretti di parole, ad esempio sostantivi, aggettivi, ecc senza

connettivi, per esprimere immediatamente l'idea o la sensazione prima del

ragionamento o di una volont logica;

- l'uso di particolari caratteri tipografici per "visualizzare l'idea";

- l'uso dei segni matematici in sostituzione dei nessi sintattici;

- "il paroliberismo" = parole in libert.

I principali volumi di versi sono Zang-tumb-tuum una raccolta che vuol suggerire

la guerra dAfrica; Poemi simultanei futuristi (1933) e Spagna veloce e toro futurista.

Marinetti si esercit anche nel teatro portando in scena elementi simbolici in

atmosfere surreali. Per questo scrisse il Manifesto del teatro sintetico futurista basato sul

principio della simultaneit. Si tratta di composizioni originali in cui la vicenda

tradizionale abolita, i personaggi sono dei simboli immobili e il significato dell'opera

dato dall'accostamento delle immagini, dei rumori e dei colori che vogliono evocare

immediatamente l'idea. Ad esempio in Vengono atto unico, i personaggi sono due sedie

che agiscono come personaggi muti tesi a rappresentare l'idea di un attesa angosciosa,

oppure in Il teatrino dell'amore appare un effetto di sorpresa dovuto all'azione dei mobili

di una stanza. Anche se il Futurismo marinettiano resta nell'ambito sperimentale,

importante perch suggeritore e stimolatore di nuove esperienze letterarie, e perch

Marinetti ha il coraggio di rifiutare le strutture mentali ed espressive tradizionali.

Aldo Palazzeschi (Aldo Giurlani) 1885-1974

Nato a Firenze nel 1885 morto a Roma nel 1974. Fu contrario alla guerra e al

fascismo. Tra le sue pi notevoli raccolte di liriche menzioniamo I Cavalli bianchi (1905)

d'ispirazione crepuscolare per i temi e il tono ironico, dopo di che si avvia al Futurismo,

inteso a sperimentare strutture pi moderne e innovative in quanto ai giochi tecnici. Gli

manca il vitalismo e la serenit di Marinetti. La sua mira quella di rappresentare gli

aspetti pi banali e stereotipati della realt, la sua insignifcanza nella forma di un balletto

tra il grottesco e il comico. Secondo lui il poeta "un saltimbanco dell'anima", il cui

unico scopo "Lasciatemi divertire". caratterizzato da una vena fantastica,

dallanticonformismo datteggiamento e di stile dal rifiuto del sentimentalismo e da

unironia tra angosciata e buffonesca. Famoso Il codice di Perel (1911), un romanzo

che si costituisce in un divertimento tra surreale e moralistico, il cui protagonista un

uomo di fumo.

L ' ERMETISMO

Durante il Ventennio Fascista (20 anni del regime totalitario fascista in Italia:

1920-1940) si svilupp un'altra caratteristica del "disimpegno": l'Ermetismo, cos definito

dal critico letterario Francesco Flora per l'oscurit del linguaggio. I suoi rappresentanti

maggiori sono Ungaretti, Montale e Quasimodo, accanto ai quali ci stanno numerosi altri

poeti tra cui Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli, Mario Luzzi, Vittorio Sereni, Sandro

Penna.

Il disimpegno degli ermetici nasce da una considerazione tragica della vita nonch

da un atteggiamento di polemica nei confronti del Fascismo. Le sue radici sono da

cercare nella concezione romantica della solitudine dell'uomo, approfondita e acuita

dall'esistenzialismo con la sua teoria dell'incomunicabilit. I poeti hanno un sentimento

desclusione e destraniazione, risentono l'aridit della vita, l'impossibilit di mettersi in

contatto con una divinit o almeno con una presenza logica che spieghi le ragioni

dell'esistenza umana. Questo fremito religioso spesso insoddisfatto li spinge ad un

colloquio immediato con il mistero, attraverso una folgorazione improvvisa di memorie

lontane o di rivelazioni del subconscio. Si tratta quindi di una poesia lirica di intonazione

autobiografica in cui il poeta vuol esprimere il suo sentire interiore. Perci essi rifiutano

la celebrazione dell'io esteriore d'annunziano, il sentimentalismo di Pascoli, l'esaltazione

rumorosa dell'attivismo individualistico-futurista. Si rifanno ai simbolisti francesi, ma

pure alle liriche di Garcia Lorca, di Pound e di Elliot.

Preferiscono ascoltare le voci del subconscio e della memoria che gli permettono

di legare gli attimi allusivi che alla fin fine non portano ad altro se non a rendere ancor

pi evidente la precariet della vita e la solitudine umana.

La poesia ermetica una poesia "pura" il cui linguaggio si liberato da intenti

didascalici e da regole convenzionali. La parola assume un valore puramente

evocativo, allusivo, privo di logico significato intellettuale. Essa non si rivolge alla

ragione dell'uomo, ma scatena in lui un meccanismo infinito dassociazioni attraverso le

analogie. Da qui l'oscurit del linguaggio, teso d'altra parte, ad esprimere proprio

quest'angoscia del poeta solo ed isolato di fronte al mondo.

GIUSEPPE UNGARETTI (1888-1970)

Nacque ad Alessandria d"Egitto nel 1888 da genitori lucchesi trasferiti qui, per

lavorare al canale di Suez. Fece gli studi a Parigi dove conobbe a fondo la poesia

simbolistica e, generalmente, le esperienze moderniste. Il suo esordio in francese, e solo

poi in italiano. Di atteggiamento politico interventista partecip come soldato alla prima

guerra mondiale combattendo sul Carso e in Francia. Quest'esperienza di guerra si ritrova

nella sua prima raccolta Il porto sepolto del 1916. La sua adesione al Fascismo non influ

sulla sua poesia se non poco o niente.

fondamentale lapporto che Ungaretti rec al rinnovamento metrico della poesia

italiana moderna, a partire da una premessa filosofica equilibrata tra il mistero e la

misura, l'effimero e l'eterno congiunti in una visione analogica il cui elemento espressivo

il verso breve e folgorante.

Ungaretti pratica la poesia come "frammento", cio espressione di uno stato

d'animo e di un'idea colti come se fossero staccati dalla coerenza logica del discorso e

dalla continuit della vita. La sua poesia "intuizione, illuminazione,

folgorazione"improvvisa di una verit che il poeta non ha tempo di svolgere in un

discorso intero, ma che viene espressa nella sua immediatezza e globalit.

Lui tenta di raggiungere uninnocenza ed essenzialit di una verit assoluta

attraverso la parola che appare "scavata come un abisso".

1) La sua prima stagione poetica comprende il volume Allegria di naufragi

(1919), ampliata poi nellAllegria (1931).

Le tematiche della raccolta sono: la fragilit delluomo; la paura della morte; il

desiderio di fratellanza e di pace da opporre alla solitudine e alla guerra; la condanna

della guerra fonte di tante sofferenze. Dal dolore nasce uno slancio vitale pieno

dottimismo che Ungaretti chiama "allegria". Il suo verso usa una tecnica poetica nuova

che consta nell'abolizione dei metri classici, punteggiamento quasi assente, parole

rarefatte con grande forza evocativa, linguaggio scarso ed essenziale, versi brevi ("poesia

da sillabare") quasi sillabati che accrescono il valore allusivo della parola di cui il lettore

sente il bisogno di decifrare tutti i significati nascosti. Per questo una poesia ungarettiana

di un verso, come ad es. M'illumino d'immenso, pu godere di varie pagine di commenti.

Le liriche pi famose della raccolta sono Veglia, San Martino del Carso, Fratelli,

Sono una creatura, Silenzio, Natale, Soldati.

2) La seconda fase poetica legata al suo soggiorno romano in cui scopre la

grande suggestione dell'arte barocca e in cui avviene nel 1929 un evento fondamentale, la

sua conversione al Cattolicesimo. Il poeta sente il bisogno di "recuperare" il tempo e la

storia nonch la tradizione letteraria fin'ora negata. Il volume che racchiude

questesperienza Sentimento del tempo (1933). Si ha un ritorno alla metrica

tradizionale, i versi sono regolari, endecasillabi e settenari, il discorso poetico coerente

ed esplicito ma si conserva l'accento sulla singola parola.

Ungaretti sostituisce al paesaggio desertico dellAfrica e del Carso quello del

Lazio luminoso e verde, in cui domina il sentimento di un tempo che precipita verso la

fine, verso una catastrofe sentita imminente. Lui stesso ne distingue tre tempi: quello del

paesaggio come profondit storica, quello delluomo che si sente effimero in relazione

con l'eterno, e il tempo personale, autobiografico che sta sotto il segno

dell'invecchiamento e dell'approssimarsi della morte.

3) La terza fase poetica si distingue per il suo accentuato autobiografismo.

Ungaretti va nel Brasile, a Sao Paolo, come insegnante d'italiano tra il 1936 e il 1942. Qui

accadono due lutti famigliari che lasciano un'impronta notevole sulla sua lirica: la morte

del fratello Costantino e quella del suo unico figlio di nove anni, Antonino. I versi di

questo periodo sono raccolti nel volume Il dolore (1947), il cui tema dominante appare

gi nel titolo. Accanto al sentimento personale di atroce sofferenza, si trova quello

dell'angoscia per lo scoppio della seconda guerra.

Il poeta ha un acuto senso di desolazione e di scoramento davanti alle azioni

dell'uomo sulla terra, azioni insensate e tragiche. Esempio ne la poesia Non gridate pi.

Un altro tema quello della vecchiaia tinta di tristezza, ma anche dironica

saggezza. Tutti i temi approdano a quello generale e universale del dolore per la tragica

condizione umana.

4) La quarta fase poetica che lui stesso chiama "l'autunno inoltrato", si rispecchia

nel volume La terra promessa (1950). La mia poesia stava per non accorgersi pi dei

paesaggi, di accorgersi invece con estrema inquietudine, perplessit, angoscia, spavento

della sorte delluomo".

Ritorna in questo volume il paesaggio desertico, lo spettro della solitudine

assoluta, la domanda angosciosa sull'essere umano, ma si affaccia l'idea di una terra

promessa nel senso di un approdo religioso nella fede in Dio. In questa direzione si

muoveranno le successive raccolte della sua lunga stagione poetica tra cui il poema

incompiuto Un grido e paesaggi (1952). Il taccuino del vecchio (1961), Il deserto e dopo

(1961), comprendono prose di viaggi. Tutta la sua opera fu raccolta in volume col titolo

complessivo di Vita di un uomo.

Ungaretti mor a Milano nel 1970, per emorragia celebrale.

EUGENIO MONTALE (1896-1981)

Nacque a Genova nel 1896, fece studi tecnici interrotti per la nuova passione del

canto e del violino. Nel 1917 and al fronte come ufficiale di fanteria. Ritorn a Genova,

si affezion alla letteratura collaborando alle pi importanti e moderne riviste letterarie

del tempo e si fece una ricca cultura da autodidatta; nel 1916 pubblic la sua prima poesia

Meriggiare pallido e assorto e nel 1925 la raccolta che lo consacr Ossi di seppia. Nel

1975 vinse il premio Nobel per la letteratura. Ebbe anche unintensa attivit pubblicistica

collaborando a riviste famose del dopoguerra come "Il Mondo" e "Corriere della Sera" in

cui fece anche cronache musicali. Mor a Milano nel 1981.

Le tematiche della sua poesia sono: la solitudine, l'incomunicabilit, l'angoscia,

l'incapacit di credere ad un futuro migliore ma anche la difficolt di ritrovare il passato

se non in un attimo, durante "il fischio di un rimorchiatore" che poi scomparisce nel

nulla, il male di vivere, (Spesso il male di vivere ho incontrato) dell'uomo moderno

davanti al mondo con cui sente di trovarsi in disarmonia, la possibilit di esprimere solo

la negazione, solo "ci che non siamo, ci che non vogliamo" (Non chiederci la parola)

che caratterizza l'atteggiamento pessimistico e negativo dellautore, atteggiamento che

dallaltra parte deve essere inteso nell'accezione positiva del rifiuto del Fascismo e

dellideologia nazionalistica dominante, dell'attivismo impegnato richiesto dalla cultura

fascista, in fine il paesaggio ligure, un paesaggio prosciugato dal sole, abbastanza aspro

che si ritrova in liriche come Portami il girasole, Gloria del disteso mezzogiorno,

Meriggiare pallido e assorto.

Titolo emblematico, Ossi di seppia vuol definire una poesia che muove da una

vita oggettiva (la seppia) ormai pietrificata (gli ossi) e abbandonata dal mare sulle

spiagge della Liguria. Il volume racchiude gi le costanti della lirica montaliana. Sul

piano tematico-esistenziale, una visione del mondo fondata sulla negativit, sui limiti

umani, sulla sua inevitabile sconfitta, ma pure sulla disperata, angosciosa ricerca del

varco, della maglia rotta nella rete che ci stringe, per trovarvi una via duscita, una

speranza di salvazione. Sul piano stilistico il Montale mantiene, da un lato, il verso

tradizionale organizzato in strofe e scandito da rime e ritmi, e, da un altro lato, crea un

linguaggio antiletterario, distinto da un lessico preciso, misto di dialetto, gergo e

tecnicismo, adatto ad infondere agli oggetti i suoi stati danima, che ricorda il

correlativo oggettivo di Eliot. Manifesto di questa poetica antiletteraria e

antidannunziana la lirica I limoni.

Il suo pessimismo sembra radicale e disperato. Le sole alternative sono certi

momenti in cui pare possibile unevasione dal "delirio d'immobilit" che la vita

(Arsenio), attraverso la rivelazione fuggevole di un mondo diverso e pi alto, ma sempre

irraggiungibile. Sono i momenti religiosi e mistici in cui sembra che la vita si arresti e si

avverte la presenza di una realt ultraterrena che, per, sfugge sempre al poeta. Essa

rivelata da alcune immagini allusive come "il fantasma che ti salva" oppure "il divino

amico che t'afferra"(Falsetto) per cui "il salto in alto possibile" ma non per i semplici

mortali "ti guardiamo noi, bella razza/di chi rimane a terra"(Falsetto).

Il poeta ricorre al simbolo dell' "amuletto", oggetto magico che potrebbe salvare

l'uomo "dal lago dell'indifferenza del cuore" (Dora Markus nella raccolta Le occasioni).

La seconda raccolta di versi, Le occasioni (1939) sincentra per di pi sulle

vicende della vita privata e sull'emblemicit dalcuni oggetti quotidiani e di fantasmi

femminili che potrebbero essere magari salvatrici. Si tratta delle liriche d'amore dedicate

alla Clizia o alla "donna assente". Anche qui appare il paesaggio ligure ma la sua

importanza diminuisce. Manca quasi completamente il riferimento al tempo presente

della storia.

La raccolta seguente La bufera ed altro (1956) si richiama alla realt italiana

presente, storica e politica. Le poesie hanno per tema dominante l'universo sconvolto

dalla guerra e le tensioni politiche del dopoguerra. Le ultime produzioni Satura (1971), Il

quaderno di quattro anni(1977), Altri versi(1980) rivelano un cambiamento di stile nel

senso prosastico e colloquiale e una riflessione ironica sui costumi e sulle convenzioni di

un tempo presente con cui si sente irrimediabilmente in disarmonia.

Montale vintraprende la critica dei miti della societ di consumo verso cui ha un

atteggiamento ironico e sarcastico. Il sentimento dominante quello di una sconfitta

finale che convalida il suo iniziale pessimismo.

Montale ha scritto anche prose come Auto da f, (raccolta di saggi e di riflessioni),

prose autobiografiche e di meditazione sul dibattito culturale del tempo in cui vengono

spiegati anche i motivi della propria poesia. Gli interventi sui giornali sono compresi nel

volume la Farfalla di Dinard e le cronache musicali nel volume Prime alla Scala.

SALVATORE QUASIMODO (1901-1968)

considerato il terzo grande ermetico. Siciliano di nascita, (1901, Modica) visse

sul continente dove svolse un'attivit letteraria e pubblicistica importante nella direzione

della modernizzazione della poesia italiana. Fu collaboratore, come Montale, Vittorini ed

altri, della rivista "Solaria"che promuoveva un'apertura europea per la letteratura italiana.

Le sue prime raccolte di versi Oboe sommerso (1932). Acque e terre (1930) lo

fecero noto come poeta ermetico procurandogli un gran successo letterario. Nel 1959 gli

fu assegnato il Premio Nobel per la letteratura. Mor a Napoli nel 1968.

Si possono distinguere due fasi poetiche: una ermetica, e unaltra colloquiale.

Negli anni '30, quando pubblica Acque e terre, il tema dominante la nostalgia

per la terra natale, -Sicilia- vista come emblema della condizione esistenziale dell'uomo,

che ritroveremo anche nell'opera di un altro grande siciliano, Elio Vittorini. Ad esso si

collega quello della condizione di sradicato, desiliato del poeta, Sicilia diventa nella

memoria, un mito come la Grecia, il paradiso perduto, un luogo dinnocenza e di purezza

con paesaggi arcaici e solari. Lo stile caratterizzato dall'uso dell'analogia, da un

linguaggio ellittico, dall'uso delle parole con valore evocativo, come si visto anche per

gli altri ermetici, ma, rispetto a loro, la poesia di Quasimodo ha una maggiore musicalit

che si spiega anche per l'influsso dei lirici greci (di cui comp unesemplare antologia di

traduzioni intitolata Lirici greci (1940). Per questo il suo canto lirico pi articolato e pi

dispiegato. Nella raccolta Ed subito sera (1942), Quasimodo ripet l'esperienza

ermetica nel tentativo di dare alla parola "una realt autonoma di sentimento

primordiale".

Le raccolte successive siscrivono nel solco della seconda fase poetica. Giorno

dopo giorno (1947) e La vita non sogno (1949) esprimono il dolore della tragica

esperienza della guerra cui aveva partecipato. Le raccolte successive Il falso e il vero

verde (1956) e La terra impareggiabile (1958) mettono in rilievo l'intento di contribuire

al progresso sociale e di denunciare le ingiustizie. In esse, Quasimodo esce

dall'Ermetismo col suo isolamento e tenta una poesia che si apra ad un dialogo tra gli

uomini sotto lo slogan "rifare l'uomo: questo il problema capitale", recuperando

l'individualit nell'ambito della societ. una poesia che nonostante le nuove tematiche

pecca per declamazione, oratoria e populismo.

UMBERTO SABA (1883-1957)

Nasce a Trieste nel 1883, da madre ebrea e padre cristiano, il quale abbandon la

moglie prima della nascita del figlio; per questo si rifiut il cognome del padre, Poli, per

assumere, in omaggio alla madre, il cognome Saba, che in ebraico significa "pane".

Si trasferisce a Firenze nel 1905 e nel 1911 si sposa con Carolina Woelfer (la

famosa Lina delle sue poesie). Pubblic il primo volume a proprie spese col titolo di

Poesie, dopo di che torn a Trieste dove si compr una libreria antiquaria che divent poi

una casa editrice personale. Le varie raccolte Cose leggere e cose vaganti (1920),

L'amorosa spina (1921), il primo Canzoniere (1921), Preludio e canzonette (1923),

Autobiografia (1924) confluirono nel 1945 nel volume complessivo del secondo

Canzoniere seguito da numerose altre edizioni fino a quello finale del 1961, apparsa

postuma. Durante la guerra, per evitare le persecuzioni razziali, si rifugi per prima a

Parigi, poi a Roma, nascosto da un amico.

La sua malattia nervosa, di cui soffr per tutta la vita e che fu provocata,

probabilmente, dal trauma sofferto nell'infanzia a causa dell'abbandono del padre, si

aggrav nonostante le cure psicanalitiche, obbligandolo ad un riposto forzato, in

isolamento.

Il poeta mor a Gorizia nel 1957.

La caratteristica principale del Saba si deve alla sua estraneit alle mode letterarie

del tempo e forse alla sua condizione debreo e di triestino, che visse in isolamento, con

la coscienza di un destino diverso.

Le tematiche: la volont di vivere in armonia con la vita, il sentirsi solidale con il

mondo e con le cose; la presenza di una profonda tristezza, solitudine e difficolt

d'adattamento; a partire dalla materia autobiografica svolge una riflessione pi generale

sul destino dell'uomo, si confronta con tutti gli aspetti della realt ed esprime l'affetto per

la moglie, per Trieste e per i suoi dintorni, la simpatia per gli esseri intorno a lui, siano

essi "esseri umani o animali" come "la capra dal viso semita" oppure il viandante che

passa per la strada. La moglie paragonata per es. ad una bianca pollastra o ad altri umili

animali. Tutta la sua poesia d voce all'amore per la vita, che non cessa neppure quando

segnata dall'esperienza del dolore individuale o della sua razza.

Lo stile caratterizzato dall'uso della parola concreta. una poesia semplice,

discorsiva, antiaulica, chiara, senza suggestioni ermetiche, ma -come osservarono i

critici-, paradossalmente, "quasi impenetrabile per eccesso di chiarezza.

Temi di verifica

1. I caratteri del Crepuscolarismo

2. La poesia di Guido Gozzano

3. Altri poeti crepuscolari

4. Il Futurismo. Lopera di Filippo Tommaso Marinetti

5. Aldo Palazzeschi

6. I caratteri della poesia ermetica

7. La poesia di Giuseppe Ungaretti

8. Le liriche di Eugenio Montale

9. Salvatore Quasimodo

10. Umberto Saba

cap VIII La narrativa del Novecento

LA NARRATIVA DEL NOVECENTO

Il panorama della narrativa del periodo molto vasto e caratterizzato da una

produzione molto varia sia per qualit letteraria sia per moduli artistici o per tematiche:

1) la multiforme produzione dautori come Giovanni Papini, Aldo Palazzeschi,

Riccardo Bacchelli, Grazia Deledda, gli scrittori del movimento Strapaese

raccolta intorno alla rivista Il Selvaggio e quelli del movimento Stracitt

raccolti intorno alla rivista 900;

2) la prosa darte dei rondisti come Vicenzo Cardarelli, Emilio Cecchi,

Antonio Baldini, Renato Barilli;

3) esperienze significative come il romanzo Rub (1921) di Antonio Borgese che

costituisce unemblematica testimonianza della crisi di un intellettuale

borghese tra guerra e dopoguerra;

4) la scoperta di romanzieri moderni che avevano gi rotto con la tradizione

come Italo Svevo e Federico Tozzi, alla fine degli anni 20;

5) lapparizione dei prosatori detti solariani, perch raccolti intorno alla rivista

di cultura Solaria, dapertura europea per la letteratura italiana, come Elio

Vittorini, Giovanni Comisso, Gianna Manzini, Anna Banti e Romano

Bilenchi, i quali adoperano una scrittura raffinata, volta a creare soprattutto

atmosfere liriche piuttosto che costruire un robusto impianto narrativo;

6) i romanzi surrealistici, i cosiddetti romanzi dal clima surreale i cui maggiori

rappresentanti sono Dino Buzzati, Tommaso Landolfi e Alberto Savinio;

7) la fioritura di una vasta produzione di romanzi di successo come quelli di

Guido Da Verona e di Pitigrilli, nonch del romanzo di consumo come la

famosa collana dei Gialli Mondatori, collana iniziata nel 1929, e del

romanzo rosa di Liala nel 1931, ma con la pubblicazione del romanzo Gli

Indifferenti (1929) di A. Moravia, Gente in Aspromonte (1930) di C. Alvaro e

Tre operai (1934) di C. Bernari e poi con i romanzi di Vittorini, Pavese,

Silone e Gadda che si pu parlare di una vera e propria ripresa della narrativa

con caratteri autonomi e nuovi rispetto al clima dominante.

Si tratta di una narrativa che costituisce una significativa esperienza non solo per

la letteratura del periodo, ma anche per il futuro Neorealismo. Alla sua base sta il

richiamo alla lezione del grande romanzo europeo dellinizio del secolo, dei maestri

italiani come Verga e Svevo e del romanzo americano di quegli anni, romanzo che ebbe

un influsso di rinnovamento su quello italiano soprattutto sulla narrativa di Pavese e

Vittorini.

Gli elementi comuni sono:

a) la sua forte impronta realista per lemergere di temi attuali come la

meschinit del mondo borghese, la povert dei pastori calabresi, la

problematica del mondo operaio e lalienazione della vita cittadina, che non

comparivano nella narrativa del tempo;

b) il suo carattere di romanzo dopposizione sia per la personale posizione

antifascista degli scrittori sia perch le loro tematiche realiste mettono in

luce certi aspetti della realt italiana che la cultura ufficiale fascista

dorientamento ottimistico e celebrativo preferiva celare.

CORRADO ALVARO (1895-1956)

Nacque nel 1895 a San Luca in provincia di Reggio Calabria, comp gli studi a

Napoli e a Roma, combatt nella Grande Guerra e fu gravemente ferito. Negli anni 20 si

dedic al giornalismo collaborando al Corriere della Sera poi al Mondo; nel 1926

inizi lattivit letteraria e la collaborazione alla rivista 900; viaggi come inviato

speciale in Russia e in Turchia. Mor a Roma nel 1956.

Intellettuale meridionale che visse nella propria esperienza il distacco dalla sua

terra, coinvolto da ventenne nel dramma della guerra, giornalista dorientamento

meridionale e antifascista, Alvaro ricrea nella sua opera un mondo morale che

personale, ma anche del Meridione italiano filtrato attraverso queste molteplici

esperienze.

I temi centrali della sua narrativa sono:

1) la rievocazione del mondo calabrese che d vita alle sue opere migliori come:

Gente in Aspromonte (1930) in cui presenta la vita di miseria dei pastori

calabresi, il loro mondo chiuso in una secolare arretratezza, i valori antichi e

salvi come la fede religiosa, le loro passioni, gli amori e le vendette. Il

protagonista un pastore vinto nella lotta con il padrone sostenuto dallo stato

italiano, sentito come stato nemico, ma nel rievocare la lontananza della sua

terra, Alvaro la sente, un po come Grazia Deledda, al di l della secolare e

realistica miseria e povert come un universo primitivo darmonia e di pace, un

universo alquanto leggendario che lui finisce per mitizzare.

2) la vita cittadina vista come una civilt caotica e disumana nel romanzo Luomo

nel labirinto (1926): luomo vive in una specie di terrore e dinsicurezza

paralizzanti perch costretto a menare la sua vita sotto la dettatura. La sua

opera Luomo forte (1938) allude tanto al fascismo quanto allo stalinismo.

Prende le mosse dalla rappresentazione di stampo verista, ma al contempo

raffigura il reale attraverso il filtro della memoria e lo trasporta in un mondo quasi di

sogno, soprattutto in Gente in Aspromonte. Qui i pastori calabresi diventano figure

mitiche allinfuori del tempo e della storia cosicch il contenuto storico e reale sembra

passare in una dimensione lirica, quasi favolosa.

MASSIMO BONTEMPELLI (1878-1969)

Nacque nel 1878 a Como e mor nel 1969 a Roma. Fu il fondatore della rivista

900 e il teorico del movimento conosciuto sotto il nome di novecentismo. Dapprima

incline allideologia ufficiale del regime fascista, tanto che fu segretario del Sindacato

fascista degli scrittori e membro dellAccademia dItalia, verso la fine degli anni 30 la

sua posizione cambia in una critica verso il regime, ci che gli vale lespulsione dal

partito.

Da punto di vista letterario, Bontempelli considerato linventore della poetica

del realismo magico che definisce come lirruzione dellassurdo nella realt

quotidiana. Lui vuol far rivivere nel romanzo moderno situazioni misteriose in

unatmosfera o in un contesto di quotidianit apparentemente normali.

Le sue principali opere sono: La vita interiore (1919) e La vita operosa (1920) in

cui si propone di rinnovare il romanzo tradizionale frazionando il racconto in episodi che

si costituiscono poi in un romanzo di romanzi. I suoi volumi pi famosi sono: La

scacchiera davanti allo specchio (1921), Eva ultima (1923), la cui protagonista una

marionetta; Il figlio di due madri (1928) che la storia della reincarnazione di un

bambino, prima figlio di Adriana e poi figlio di Luciana.

Vita e morte di Adria e dei suoi figli (1930) tratta dellimpossibilit di conservare

una bellezza eterna assoluta oltre il tempo. Nel suo tentativo di farlo allontanandosi dalla

vita con le sue passioni, e dallamore come donna e madre in una completa chiusura,

Adria fallisce sicch, alla fine, si uccide per scomparire in piena, anche se effimera

bellezza.

Gente nel tempo (1937) narra di una misteriosa legge che porta ogni cinque anni

alla morte di uno dei membri della famiglia. Bontempelli vi crea unatmosfera angosciosa

perch tensionata dallapprossimarsi di un destino di morte inspiegabile, tensione spinta

fino alla pazzia della protagonista.

Anche il teatro del Bontempelli ispirato alla poetica del realismo magico, tanto

in Nostra Dea quanto in Minnie la Candida.

IGNAZIO SILONE (1900-1978)

Dal suo vero nome Secondo Tranquilli, visse tra 1900-1978, e fu un caso molto

interessante del suo tempo. Militante politico, iscritto nel Partito Comunista Italiano,

rappresentante di questo partito insieme a Togliatti presso il Komintern, ebbe loccasione

di conoscere la dittatura stalinista nonch quella fascista, perci si allontan dal partito e

visse in Svizzera come esule politico antifascista. Qui inizi la sua attivit letteraria con il

romanzo Fontamara (1930) che resta il migliore della sua opera. Interessante che i suoi

romanzi, perch proibiti dalla censura fascista, uscivano prima in tedesco o inglese e poi

in italiano. Nel dopoguerra fu presente pi come figura politica che letteraria menando

una battaglia da ex-comunista contro il comunismo in nome di valori dimpronta

cristiana.

I principali temi dei suoi romanzi scritti nel primo periodo, quello degli anni 30,

sono: la denuncia della povert e della miseria dei contadini, il loro sfruttamento da parte

dei proprietari agrari e il ruolo antipopolare del fascismo.

Fontamara narra la storia dei contadini di questo paese, la loro ribellione contro

gli agrari che viene repressa dalle squadre fasciste. Bernardo Viola, uno dei contadini

partiti a Roma in cerca di lavoro qui ingiustamente incarcerato e finisce la sua vita in

prigione. Prima, per, vi conosce un politico e prende coscienza dei fatti politici e

sociali del paese, mentre a Fontamara continua e si approfondisce la lotta contro il potere.

In quanto allo stile si deve notare che limpianto narrativo naturalistico come pure il

linguaggio, la presenza del narratore essendo ridotta al minimo.

Le opere ulteriori alla sua conversione religiosa sono dorientamento cristiano,

cattolico. Le pi importanti sono: Pane e vino (1937), Il seme sotto la neve (1942)

pubblicati in esilio, sempre dambientazione contadina e di stampo narrativo

naturalistico. Pi prettamente religiosi sono i romanzi Una manciata di morte (1952); Il

segreto di Luca(1956) come pure Lavventura di un povero cristiano (1968).

Tra i suoi saggi, menzioniamo Uscita di sicurezza (1965) in cui Silone ripercorre

la sua esperienza politica, polemizzando tanto con il fascismo quanto con il comunismo.

Sono pagine di diario estremamente sconvolgenti ed interessanti perch costituiscono

testimonianze autentiche dincontri con personaggi politici del tempo di primo piano

come Stalin, Mussolini, Ante Pavelic, ecc.

ALBERTO MORAVIA (1907-1990)

Dal suo vero nome Alberto Pincherle, nacque a Roma nel 1907. Nel 1916 si

ammal di tubercolosi ossea ci che lo costrinse a stare a letto in vari sanatori per nove

anni, perci la malattia ebbe uninfluenza decisiva sulla sua formazione da uomo e

scrittore. Si fa una cultura da autodidatta, lontano dalle correnti e scuole letterarie, ci che

spiega la sua originalit. Moravia confessa i due elementi importanti nella sua vita: la

malattia fisica del corpo, e quella dello spirito, cio il fascismo, malattia spirituale della

societ italiana. rilevante lautoritratto proposto nellAutodizionario degli scrittori

italiani: Io di me stesso. Alberto Moravia (Moravia non uno pseudonimo, un

secondo nome) nato a Roma il 28.11.1907. Altezza: metri 1,80; capelli castani (ora

bianchi), occhi verdi. Segno distintivo: claudicante (ora con bastone). Non ha titoli di

studio. Parla inglese e francese. tradotto in 37 lingue. Ha pubblicato 17 romanzi, 10

volumi di saggi, di critica, darticoli di viaggio, 12 volumi di racconti, 10 volumi di

teatro. Il suo hobby: viaggiare. I suoi motti preferiti sono: scrivo per sapere perch scrivo;

una vita vale unaltra. Non mi piacciono i miei libri, mi piacciono i libri degli altri.

stato sposato tre volte: la prima con Elsa Morante in chiesa, la seconda in libera unione

con Dacia Maraini, la terza in municipio con Carmen Llera.

Moravia fu molto consapevole dei problemi della sua scrittura, del forte

autobiografismo, dei legami con la realt, della necessit di un continuo perfezionamento

della propria arte poetica. Ebbe una lucida coscienza teorica e critica sulla scrittura e sulla

letteratura in generale. Cos si spiega la riscrittura delle sue opere due volte La romana,

tre volte Il conformista, ecc. A forza della riscrittura la poetica dei suoi romanzi risulta

ossessiva e monotona. Moravia lo afferma con lucidit: So di essere uno scrittore

monotono e ossessivo che ripete sempre gli stessi temi come certi uccelli ripetono gli

stessi versi, ma danno in anno va mutando il mio modo di vedere questi temi. Lui crede

che lo scrittore e la scrittura sono seismografi della realt autobiografica e della realt

sociale, storica e politica del loro tempo.

Il suo ideale di scrittore, di: salvare tutte le complicazioni della realt,

recuperandole nella rappresentazione intere e con la maggiore chiarezza possibile.

Le tematiche sono riducibili essenzialmente a quattro: lindifferenza; il fascismo;

ladolescenza; il creatore e la creazione.

Gli indifferenti (1929) un capolavoro nella narrativa italiana, unopera di alto

livello letterario che impone lautore tra i maggiori autori dellepoca, affermando al

contempo la sua originalit e singolarit. Il romanzo contiene gi in germe tutti gli altri

motivi peculiari delle opere successive. Il suo tema si potrebbe definire come la normalit

dellindifferenza. Michele Ardengo unipostasi di Moravia stesso. La sua indifferenza

rispetto a tutto (famiglia, citt, paese) causata dallincapacit di agire in mancanza

dogni motivazione morale. Questo conflitto tra desiderio e motivazione morale fa fallire

Michele nel tentativo di uccidere Leo Merumeci amante di Carla, sua sorella. Il grido

interiore di Michele, la sua ripugnanza si ferma in una semplice maschera ironica e

sprezzante perch il personaggio incapace di far presa diretta sulla realt, restando

bloccato nella sua indifferenza. Ma lindifferenza uno stato comune anche agli altri

membri della famiglia Ardengo (formata dalla madre Maria Grazia, dalla dal figlia Carla,

dal figlio Michele e dallamante della madre Leo Merumeci, un affarista losco che mira

ad impossessarsi sulla fortuna degli Ardengo). Perci Carla cede alla seduzione di Leo,

accettando con passivit e indifferenza, in mancanza di altro, di diventare la sua amante,

poi di sposarlo. Lassenza dogni valore morale e spirituale che domina la vita della

famiglia rispecchia il grigiore e il conformismo della societ italiana durante il fascismo.

Il romanzo La ciociara (1957) rappresenta un altro gradino dellindifferenza la

disperazione dellindifferenza. Lo sfondo reale perch Moravia conobbe la guerra

durante il suo rifugio a Fondi, per nove mesi doccupazione tedesca, dal settembre 1943

al giugno 1944, come conseguenza dellordine nazista di essere uccisi tutti gli antifascisti.

Il romanzo narra in breve la storia di Cesira, una donna proveniente dalla regione

campagnola della Ciociaria, una contadina sposatasi a Roma e diventata unabile

commerciante, preoccupata solo dei guadagni. Durante la fuga da Roma a causa della

guerra, assieme alla figlia Rosetta e ad un gruppo di sfollati, in seguito alle dure

esperienze che subisce (tra laltro lei e sua figlia sono violentate da un gruppo di soldati

marochini), Cesira, riconquista alquanto la sua umanit, un certo equilibrio ed

unaccettazione matura della vita. Rosetta invece non pu superare le prove e fallisce. In

questo romanzo sembra chiudersi larco evolutivo del personaggio di Michele Ardengo.

Il nuovo Michele un giovane intellettuale, uno studente impegnato nella lotta

antifascista. Lui si salva dallindifferenza che avvolge Cesira mediante limpegno

politico. Nel suo sacrificio per gli altri vede una liberazione, un gesto daltruismo

assoluto. In questaltra dimensione storica, quella della guerra lanormalit la guerra

che sembra disgregare il tessuto connettivo della societ e le basi stesse della convivenza

civile, la condizione umana che sconvolta, oppressa, umiliata o annullata. La

normalit si disegna ora come termine contrapposto di segno positivo e coincide con un

modo di vivere civile, in pace, con laspirazione verso un mondo di valori umani come la

solidariet, la difesa daffetti e di sentimenti fondamentali, la dedizione, laltruismo, il

sacrificio, ecc.

ELIO VITTORINI (1908-1966)

Elio Vittorini una presenza originale nel panorama della cultura italiana, quella

di un intellettuale la cui produzione letteraria si alterna e sintreccia con lattivit

dorganizzatore di cultura.

Nacque nel 1908 a Siracusa, visse linfanzia in vari luoghi della Sicilia seguendo i

trasferimenti del padre ferroviere.

A 16 anni fugg dallisola nellItalia settentrionale, facendo diversi mestieri e

coltivando la vocazione letteraria.

Nel 1930 si stabil a Firenze dove fece il correttore di bozze e poi il consulente

editoriale nella Editrice Einaudi. Autodidatta studi da solo la letteratura inglese e

americana.

Sulla rivista Solaria uscirono i suoi primi racconti Piccola borghesia nel 1931 e

il primo romanzo a puntate Il garofano rosso (33-34).

Nel 38 si trasfer a Milano. La guerra civile di Spagna gli rivel il volto

reazionario del fascismo.

Scrisse i suoi romanzi pi significativi: Conversazione in Sicilia (38-39),

Uomini e no (1945), cur lantologia Americana, partecip alla Resistenza, siscrisse al

Partito Comunista Italiano. Nel dopoguerra fu uno dei principali animatori del dibattito

sul rinnovamento della letteratura con le riviste da lui fondate, prima Il Politecnico

(1945-47) poi Il Menab(1959). Mor a Milano nel 1966.

La sua concezione della letteratura come letteratura davanguardia ed impegnata

nei problemi dattualit lo porta a svolgere un ruolo centrale nella battaglia per il

rinnovamento della letteratura italiana del dopoguerra, attraverso:

- le riviste: Il Politecnico, nel quale sostiene le tesi di unarte impegnata

e dellautonomia dellarte dalla politica; Il Menab, sul quale avvi

negli anni sessanta il dibattito su Industria e Letteratura;

- lattivit di traduttore dei romanzieri americani come Faulkner,

Steinbeck, Saroyan, Poe, Caldwell;

- lattivit editoriale, con un programma di rinnovamento e la scoperta di

giovani talenti come Calvino e Fenoglio.

La sua opera caratterizzata da due elementi ricorrenti:

1. linteresse per la realt contemporanea, nella sua concretezza politica e sociale (il

fascismo, la Resistenza);

2. la tendenza ad una prosa lirica, derivata dalla sua formazione solariana che trasfigura

il tema storico e concreto e gli conferisce un carattere simbolico e universale.

Conversazione in Sicilia (38-39, in vol. nel 41) il romanzo in cui la poetica di

Vittorini raggiunge i migliori risultati narrativi. Motivo ispiratore del romanzo la

denuncia degli orrori del fascismo (dalla guerra di Spagna alla miseria della Sicilia del

tempo), ma sono gli astratti furori che agitano il protagonista Silvestro e ne

determinano il ritorno alla terra natia.

Il viaggio reale diventa il percorso simbolico della presa di coscienza del dolore

che domina il mondo, della necessit di altri doveri (il motivo dellopposizione), della

perennit delle offese fatte al genere umano. Silvestro Ferraguto, tipografo in una citt

del Nord, torna per tre giorni in Sicilia a trovare la madre. Attraverso di lei ripercorre la

sua infanzia, incontra personaggi simbolici come Calogero larrotino, Ezechiele il sellaio,

Porfirio il commerciante, il Gran Lombardo, uomini che soffrono per il dolore del

mondo offeso. Dopo il colloquio con lombra del fratello morto, saluta la madre e riparte

per il Nord. Il finale del libro uno aperto che lascia la possibilit di molteplici

interpretazioni, una parola suggellata.

Uomini e no (1945) una rievocazione ora epica ora lirica della guerra partigiana

a Milano; Il Sempione strizza locchio al Frejus(1947), e Le donne di Messina (1949),

trattano della ricostruzione del dopoguerra. Il Diario in pubblico (1957) raccoglie gli

interventi politici, letterari e culturali.

La sua poetica caratterizzata dalla trasfigurazione del reale con uno stile liricoevocativo

e dalla ricostruzione del mito della condizione umana con i suoi valori

universali.

Lui trasporta su un piano simbolico loggettivit delle vicende. Considerato un

maestro del Neorealismo ne infatti lontano per il suo stile narrativo.

CESARE PAVESE (1908-1950)

Pavese nacque nel 1908 in Piemonte in provincia di Cuneo e pass la sua infanzia

a Santo Stefano Belbo, in campagna, nelle langhe. Fece gli studi a Torino. Qui segu i

corsi della Facolt di lettere e prese la laurea con una tesi sulla poesia di Whitman.

Per la sua attivit di scrittore, traduttore dei romanzieri americani (Melville,

Anderson, ecc.), e di consulente editoriale, Pavese lasci unimpronta paragonabile a

quella di Vittorini.

Ma quel che ne fa una figura unica la sua solitudine. Una lucida ricerca

esistenziale, il suo sentire la disperazione del mestiere di vivere percorrono le sue

pagine e si concludono nel tragico suicidio. Perci la sua opera e la sua figura

diventeranno emblematiche per la crisi esistenziale della giovane generazione del

dopoguerra in Italia.

Per Pavese lartista colui che scava nella profondit del proprio io e torna

allinfanzia, al momento nel quale scopre per la prima volta la realt, quando le cose

simprimono nella memoria in forma di miti ed assumono cos un valore simbolico.

La vita sar, successivamente, il doloroso distacco da quei miti, lo sradicamento

dal mondo dellinfanzia, il difficile adeguamento ad un mondo diverso; di qui le

condizioni di solitudine e limpossibilit di comunicare con gli altri.

La produzione letteraria di Pavese esprime la sua disperata ricerca di come

rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri, ma il suo tentativo di

vivere nel mondo, di impegnarsi nella lotta politica e damare si conclude con la tragica

constatazione della sua incapacit di vivere. Nei suoi romanzi, racconti, poesie, nel suo

diario sintrecciano alcuni temi ricorrenti che caratterizzano il suo mondo poetico:

1. il contrasto citt-campagna e il difficile adattamento nella citt di chi

abbandona la campagna; (La bella estate (1949), La spiaggia (1941), Il diavolo sulle

colline)

2. il mito dellinfanzia e il tema del ritorno dellespatriato (La luna e i fal (1950),

La casa in collina)

3. la solitudine e la difficolt di comunicare con gli altri (Il carcere, Tra donne

sole, Il mestiere di vivere, postumo, 1952).

Egli anche autore di versi raccolti nei volumi Lavorare stanca (1936) in cui

pratica una poesia-narrazione, e Verr la morte e avr i tuoi occhi (1951) che segna

lapprodo ad una lirica sentimentale e metaforica.

Lapparente realismo descrittivo, il naturalismo dei paesaggi e dei personaggi,

luso di una lingua impastata di dialetto si caricano di toni allusivi, simbolici, lirici.

CARLO EMILIO GADDA (1893-1973)

Nacque nel 1893 a Milano. Si laure in ingegneria. Combatt nella guerra e venne

fatto prigioniero. Nel 1926 cominci a frequentare il circolo della Solaria dove

pubblic le prime prose. Nel 1931 lasci lingegneria per la letteratura. Nel 1950 s stabil

a Roma dove lavor per la RAI. Ebbe un successo di critica tardivo, nel 1957, con Il

pasticciaccio. Mor a Roma nel 1973.

Scrittore irregolare ed estraneo a qualsiasi scuola, inconfondibile per lesuberante

novit del suo linguaggio, divenne un caso letterario negli anni 60, quando fu scoperto

come uno degli innovatori del Novecento. I tratti peculiari della sua narrativa sono:

lossessione della conoscenza e la sperimentazione linguistica.

Dalla sua formazione borghese e scientifica, fiduciosa nelloggettivit e

conoscibilit del reale, Gadda prende le mosse nella sua narrativa per analizzare la realt,

e quindi la pluralit di elementi di cui costituita. Ma la realt gli si presenta come una

catena dinfinite relazioni, un concatenamento ininterrotto di significati che assume la

forma del groviglio, del pasticciaccio, del caos informe e vitale.

Nel tentativo di svolgere il filo ingarbugliato del caos, di evocare con parole tutti i

ventitr significati che esprimono la pluralit delle relazioni tra le cose, Gadda foggia

una lingua barocca, definita da lui maccheronica (impasto di termini tecnici e aulici,

di dialetto e di colti arcaismi) che deforma grottescamente il reale.

I principali temi narrativi sono:

1. la satira feroce della piccola borghesia milanese come in Adalgisa (1944), affresco

storico della borghesia milanese allinizio del secolo;

2. la stupidit della vita sociale durante il fascismo, (Quer pasticciaccio brutto de via

Merulana, 1957), un giallo affascinante ambientato nella Roma fascista;

3. la nevrosi del figlio nel rapporto con la madre e con il mondo (La cognizione del

dolore, 1963). Nel paese immaginario di Maradagal, dopo una guerra, vive in solitudine

lhidalgo Don Ponzalo Pirobutirro, con la vecchia madre. Dai colloqui con il dottor

Lakones, e dal difficile rapporto con la madre sorge man mano la nevrosi.

Il motivo della sua misantropia il disprezzo per un mondo fatto solo di

apparenze, donde lisolamento come rifiuto verso le forme del mondo.

Ne emerge la tensione morale di Gadda nel suo affermare il valore della

conoscenza in un mondo dominato dal dolore e dalla vanit delloperare umano.

Temi di verifica

1. I caratteri della narrativa novecentesca

2. Lopera di Corrado Alvaro

3. Lopera di Ignazio Silone

4. Lopera di Massimo Bontempelli

5. Alberto Moravia

6. Le tematiche moraviane

7. La presentazione del romanzo Gli Indifferenti

8. Elio Vittorini e il romanzo Conversazione in Sicilia

9. Cesare Pavese e il romanzo La luna e il fal

10. Carlo Emilio Gadda

11. Massimo Bontempelli, creatore del realismo magico

cap IX Il Postmoderno

IL POSTMODERNO

un concetto assunto come definizione generale della nostra et, basato sullidea

che finita lepoca della modernit. La realt postmoderna delle societ postindustriali

caratterizzata dalla frantumazione, dalla complessit incoerente, non dominabile

intellettualmente e non ordinabile. Un caos che per, a differenza della modernit, non

pi vissuto tragicamente dal soggetto con sofferenza e smarrimento, bens ludicamente

con unaccettazione divertita e soddisfatta. La datazione del fenomeno non precisa, ma

per lItalia pare iniziato tra la fine degli anni 70 e i primi degli 80 ed ha come punto di

riferimento due opere Se una notte dinverno un viaggiatore (1979), romanzo di Italo

Calvino, e Il nome della rosa (1980) di Umberto Eco.

Elementi sparsi del Postmoderno si possono scorgere anche in scrittori anteriori.

Se la poesia appare piuttosto refrattaria al Postmoderno, il romanzo che un genere

popolare di consumo, tende a diventare un prodotto dellindustria culturale subordinato

alle esigenze economiche del mercato e sempre pi influenzato dalle tecniche

cinematografiche, televisive, pubblicitarie, dal linguaggio dei mass-media e

dallimmaginario tecnologico.

I principali temi e motivi del romanzo postmoderno sono: il labirinto, lassurdit

del potere, la biblioteca, linsignificanza di una vita vissuta non con angoscia, ma nella

normalit, il trionfo del virtuale, il gi visto, il gi letto, il gi scritto. Il romanzo non

pretende pi di essere una riproduzione veritiera della realt e della storia, ma si presenta

come un artificio, un discorso sul linguaggio e dunque come un metalinguaggiocitazione,

parodia, rifacimento daltri linguaggi dogni epoca. Vi rappresentata una

natura artificiale dove dominano i suoni, le parole, le immagini della civilt tecnologica,

magari anche il mondo dellaldil mentre la campagna tende a sparire posta solo come

fondale. Il personaggio non pi un eroe portatore di valori e di verit, ma ridotto

allinsignificanza che lo circonda. Il narratore deresponsabilizzato, nel senso che i suoi

messaggi non pretendono di avere alcunegemonia e non aspirano a fornire delle verit,

dei significati o dei valori certi e fermi.

Umberto Eco presenta molto bene la poetica del Postmoderno nelle Postille al

Nome della rosa (1983), articolando questa poetica nei seguenti caratteri:

1) la fine della distinzione tra arte sperimentale e di consumo, si tende ad una

forma darte che utilizzi i risultati delle avanguardie, normalizzandoli e rendendoli in

forme popolari adatte al consumo di massa, coniugando cos la complessit con la

piacevolezza;

2) il ricorso sistematico alla citazione e allintertestualit, alla riscrittura daltri

testi;

3) la rivisitazione della storia come elemento decorativo e spettacolare;

4) la costruzione di certe commistioni non contraddittori, di vari generi, stili e

linguaggi diversi, ci che costituisce la fine delle contraddizioni e delle avanguardie;

5) luso del pastiche come una pratica neutrale priva di valori comici e satirici

poich lo scrittore ha rinunciato a criticare il mondo che vuol riprodurre appositamente

nel suo caos;

6) lincapacit di trovare un senso alla vita, la coscienza del relativismo dei valori

(che abbiamo incontrato nel caso di Svevo e Pirandello). Nella modernit questassenza

di significati vissuta in un modo drammatico, nel Postmoderno, invece, il dramma si

trasformato in normalit, non si cerca pi il significato e si d per scontato che si vive in

un universo insignificante. Se lOttocento romantico si pu considerare il secolo del

dolore e il Novecento modernista il secolo dellangoscia esistenziale, nel Postmoderno il

senso del disorientamento umano si risolve in un sorriso nellautocompiacimento, nel

gioco o nellallegoria

7) la tendenza a ridurre tutto solo a parole, a puri significanti sganciati dalla storia

e da ogni funzione referenziale. Adso, uno dei protagonisti del Nome della rosa

dichiara che possibile possedere solo dei nomi vuoti dogni rapporto con la verit delle

cose.

ITALO CALVINO (1923-1985)

nato in Cuba nel 1923 da genitori liguri che erano agronomi e insieme ai

quali si trasferito ben presto in Italia a San Remo. Si laureato in lettere presso

lUniversit di Torino e ha svolto unintensa attivit di giornalista, consulente editoriale

per la Casa Editrice Einaudi, e scrittore. Fu scoperto da Elio Vittorini che lo incoraggi a

scrivere, con cui collabor alla rivista Il Menab. Sempre Vittorini pubblic i primi

romanzi di Calvino nella collana I Gettoni nella quale promuoveva giovani scrittori

italiani. La collaborazione con Vittorini continu nel senso della partecipazione al

dibattito culturale sulla letteratura e lindustria. Calvino mor nel 1985 in seguito ad un

ictus cerebrale mentre stava preparando una serie di conferenze per lUniversit di

Harvard.

Lopera narrativa caratterizzata da due costituenti fondamentali,

apparentemente contrastive: da una parte una linea fantastico-allegorica e dallaltra parte

una linea realistica. Lui forse perci il narratore pi mobile, capace di sperimentare ad

alto livello vari generi letterari con uguale successo. unintelligenza acutissima, svelta,

lucida e al contempo altamente fantasiosa e immaginativa. Eredit, forse dal Vittorini,

una formazione ottimistica e illuministica, fiduciosa tanto nelluomo quanto nella

capacit conoscitiva ed espressiva dello scrittore. In questa direzione si muovono le sue

principali prove letterarie.

Il primo romanzo Il sentiero dei nidi di ragno (1947) rievoca la sua prima

esperienza di vita partigiana durante la lotta resistenziale, ma sin dora la

rappresentazione realistica della guerra partigiana, delle crudelt e atrocit, si mescola

con una vena lirica e fantasiosa, poich la guerra vista attraverso gli occhi del

protagonista che un ragazzo, Pim, e che la trasfigura secondo la sua visione infantile.

Ultimo viene il corvo (1947) una raccolta di racconti di guerra.

Con il romanzo Il visconte dimezzato (1952), Calvino sviluppa pienamente la

sua inclinazione alla favola, al mito e allallegoria. la storia del visconte Medardo di

Terralba, dimezzato in seguito ad una cannonata durante le crociate, sicch nel paese

dorigine erano tornate successivamente, per primo la parte cattiva, la met grama e

solo dopo la met buona. Lo scrittore vuol rappresentare lallegoria delluomo completo

nella sua integralit umana, delluomo che non pu essere n completamente cattivo n

completamente buono, ma un insieme di queste due parti.

Il romanzo seguito nel 1957 di un altro pi ampio, Il barone rampante,

ambientato nel Settecento illuministico. Si tratta della storia di Cosimo Piovasco di

Rond, un ragazzo il quale, per opposizione allautoritarismo della famiglia e alle

convenzioni sociali, decide di menare una vita libera fra gli alberi senza mettere mai pi

il piede in terra.

La terza allegoria Il cavaliere inesistente (1959) costituisce insieme alle prime

due la trilogia I nostri antenati che vuol essere una storia allegorica dellumanit.

La vena realistica calviniana si esibisce in romanzi come La speculazione

edilizia (1957), La nuvola di smog (1957), La giornata di uno scrutatore, romanzi in cui

tratta temi della societ italiana contemporanea, problemi cocenti come la speculazione

edilizia, la corruzione politica e lalienazione delluomo nella societ moderna.

Spirito aperto e libero, desideroso di sperimentar sempre qualcosa di nuovo,

Calvino si preoccupa intorno agli anni 60 delle scienze fisiche ed astronomiche e si

cimenta in una letteratura di fantascienza. Le cosmicomiche (1965) e Ti con zero (1967)

sono due libri affascinanti come avventura intellettuale in cui appare una fantascientifica

e relativistica rappresentazione del mondo. Lumore e lironia che avvolgono questi

racconti, li fanno ancora pi attraenti.

Lultima tappa la cosiddetta fase combinatoria per cui Calvino siscrive

nellarea del Postmoderno, influenzato dallo strutturalismo e dalla semiotica.

Le opere rappresentative: Le citt invisibili (1972), romanzo intertestuale e

riscrittura in chiave moderna del libro di viaggi di Marco Polo Il Milione; Il castello dei

destini incrociati (1973) ispirato dallAriosto; Se una notte dinverno un viaggiatore, un

romanzo intertestuale costituito da dieci inizi di romanzi di vario genere e incorniciati di

un discorso metalinguistica sul rapporto tra il Narratore e il Lettore e la Lettrice ideali.

UMBERTO ECO (1932)

professore di semiotica e presidente della Scuola Superiore di Studi

Umanistici presso lUniversit di Bologna. nato ad Alessandria nel 1932 ed stato uno

dei primi in Italia a studiare i meccanismi dellarte contemporanea e della cultura di

massa. In seguito ha sviluppato le sue ricerche nella direzione della semiotica, scrivendo

un Trattato di semiotica generale. , forse, il pi famoso scrittore italiano contemporaneo

nel mondo, grazie al suo romanzo desordio Il nome della rosa (1980) che vinse

numerosi premi tra cui il Premio Strega nel 1981. Accanto ad esso stanno Il pendolo di

Foucault (1988), Lisola del giorno primo (1994), Baudolino (2000). Ha scritto anche

raccolte di riflessioni e testi vari come La bustina di Minerva che comprende gli articoli

apparsi sul settimanale LEspresso.

Il nome della rosa un romanzo tipico del Postmoderno nel senso che un

libro fatto esplicitamente daltri libri, di varie citazioni, brani, pezzi daltri libri,

combinazioni di periodi storici, che pu essere letto a pi livelli: uno poliziesco, altro

storico-sociale, altro filosofico, iniziatico o religioso.

Eco afferma che vi esiste un senso letterale, allegorico ed anagogico nel

significato usato da Dante. Il senso finale, legato al significato del mondo sembra

smarrirsi come nel Postmoderno. I due protagonisti principali, Adso da Melk e Guglielmo

di Baskerville sono intenti a risolvere una serie domicidi avvenuti in unabbazia situata

nellItalia Settentrionale senza che sia precisato esattamente il luogo, nellanno 1327.

Fino alla fine riescono a scoprire il fondo delle cose e lassassino che era un monaco

cieco Jorge da Burgos, il quale voleva in tal modo nascondere, nella biblioteca labirintica

dellabbazia, lesistenza del secondo volume della Poetica dellAristotele dedicata

allillarit, al riso, affinch luomo non possa salvarsi dal demonio contrapponendogli il

riso, lallegria; per i due non vanno oltre a questi eventi concreti, non cercano delle

verit finali perch hanno la convinzione che le verit siano da un lato impossibili e

dallaltro lato non contino pi.

Quindi non esiste un ordine, una verit assoluta in quel labirintico universo che

non solo del medioevo, ma del mondo in generale. I segni sono la sola cosa di cui

luomo dispone per orientarsi nel mondo... il compito di chi ama gli uomini di far ridere

della verit, fare ridere la verit perch lunica verit imparare a liberarci dalla passione

insana della verit. Cos che, le uniche verit che servono sono strumenti da buttar

Temi di verifica

1. I caratteri del Postmodernismo

2. Temi e motivi postmoderni

3. La poetica postmoderna nelle Postille di Eco

4. Italo Calvino

5. La dimensione realistica della narrativa di Calvino

6. La dimensione fantastica della sua narrativa

7. La tappa combinatoria postmoderna

8. Vita e opera di Umberto Eco

9. Presentare la trama del romanzo Il nome della rosa

10. Identificarvi gli elementi postmoderni

Test di autovalutazione finale

1. Giacomo Leopardi fu poeta

A) classico

B) romantico

2. Il romanticismo italiano

A) rifiuta la continuit

B) rifiuta la mitologia classica

3. Quando nacque A. Manzoni?

A) nel 1875 a Milano

B) nel 1876 a Milano

4. Manzoni ha scritto la tragedia

A) Ettore Fieramosca

B) Adelchi

5. La lingua del romanzo I promessi Sposi diventa un modello di lingua nazionale.

6. Che opera leopardiana segna lapprodo al pessimismo cosmico?

A) Aspasia

B) Operette morali

7. Il pessimismo personale di Leopardi significa

A) la coscienza della propria infelicit esistenziale

B) la coscienza dellallontanamento dalla natura

8. Quali poesie appartengono a Carducci?

A) Dopo Aspromonte

B) Inno a Satana

C) Alla luna

D) Mors

9. Che personaggi del romanzo I Malavoglia riescono a salvare la famiglia e la

casa?

A) PadronNtoni

B) Alessi

C) Mena

D) Lia

10. La poesia di Pascoli innovatrice per

A) lessico antiletterario

B) sintassi frammentaria

C) temi storici

D) valore evocativo della parola

11.I miti del Decadentismo italiano sono

A) il santo

B) il fanciullino

C) il poeta-vate

D) il superuomo

12. Quali sono i nomi delle due grandi scuole poetiche allinizio del Novecento?

Il ..... e il .....

13.Quali sono due parole chiave nella narrativa sveviana?

l..... e la .....

14.Che romanzo pirandelliano ha per tema limpossibilit di vivere in una forma?

.....

15.Che romanzo pirandelliano tratta dellillusoriet dellidentit individuale?

.....

16.Combinate autori ed opere

1-Montale a-Allegria

2-Ungaretti b-Il Canzoniere

3-Saba c-La bufera e altro

4-Quasimodo d-Acqua e terre

5-Gozzano

17.La poesia I limoni di Ungaretti costituisce una dichiarazione di poetica

antidannunziana.

18.Combinare correttammente autori e titoli

1-Silone a-Fontamara

2-Bontempelli b-Gente in Aspromonte

3-Alvaro c-Gente nel tempo

4-Gadda d-Il pasticiaccio

5-Pavese

19.Pavese e Vittorini contribuiscono al rinnovamento della letteratura italiana grazie

alle loro traduzioni dalla letteratura .....

20.La trilogia I nostri antenati di Italo Calvino comprende i romanzi:

il ....., il ....., e il .....

R:

1. b

2. a,b

3. a

4. b

5. v

6. b

7. a

8. a,b,d

9. b,c

10. a,b,d

11. a,b,d

12. crepuscolarismo,futurismo

13. inettitudine,malattia

14. Il fu Mattia Pascal

15. Uno,nessuno e centomila

16. 1c,2a,3b,4d

17. f

18. 1a,2c,3b,4d

19. americana

20. Barone rampante,Visconte dimezzato,Cavaliere inesistente