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2013 IL LIBRICINO ONLINE DEL JUDO A CURA DEL JUDO CLUB LUGO

IL LIBRICINO ONLINE DEL JUDO - Judo Club Lugo · La storia Dal Jujitzu al Judo passando per Jigoro Kano La storia del Judo e quella del suo fondatore Jigoro Kano sono inseparabili

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2013

IL LIBRICINO ONLINE DEL JUDO A CURA DEL JUDO CLUB LUGO

La storia

Dal Jujitzu al Judo passando per Jigoro Kano

La storia del Judo e quella del suo fondatore Jigoro Kano sono inseparabili. Nato a Mikage nel 1860, ebbe

un’infanzia tutt’altro che semplice. Molto intelligente, ma di corporatura gracile e minuta, era spesso vittima

della prepotenza e dello scherno dei suoi compagni di classe. Nel 1877, in contrasto con le idee del padre,

decise di avvicinarsi al jujitsu, sotto la guida del maestro Fukuda Hachinosuke e Yagi Teinosuke presso la

scuola Tenshin-shinyo, il cui nome può essere tradotto come “spirito come il salice” (riferendosi alla flessibi-

lità dell’albero) . In questo dojo le tecniche insegnate vertevano soprattutto sugli shime(strangolamenti) e

sui katame (tecniche di immobilizzazione a terra). Alla morte del maestro Fukuda, Kano divenne il maestro

del dojo, ma questo non fermò la sua voglia di apprendere le

arti marziali e di perfezionare se stesso. Studiò per qualche

anno presso il dojo dei maestri Iso e Iikubo, specializzati so-

prattutto in tecniche di proiezione.

Fu proprio durante questi anni di duro allenamento che Jigoro

Kano inventò qualche nuova tecnica di proiezione e spostò la

sua attenzione sul riformare il jujitsu, convertendolo una sorta

di nuovo sistema. L’essere stato a contatto con diversi maestri

e con diversi sistemi di insegnamento lo aveva portato a riflet-

tere sulla natura stessa del jujitsu. “Qual è il principio che è alla base di quest’arte?”. Questa era la domanda

alla quale Kano voleva trovare una risposta. Dopo un’attenta analisi delle tecniche che componevano il si-

stema del jujitsu, sembrò intravedere una caratteristica comune a parte delle tecniche: utilizzare al meglio

l’energia mentale e fisica. Solo le tecniche che rispondevano al principio potevano entrare a far parte del

nuovo sistema di Kano, le alte dovevano essere eliminate. Nacque quindi il Judo.

Le parole Judo e Jujitsu sono scritte con due caratteri cinesi. Il primo ju è comune ad entrambe, e vuol dire

cedevole. Il significato del carattere jitsu è tecnica,arte mentre do significa via. Quindi il Jujitsu è l’ “Arte della

cedevolezza” , il Judo è la “Via della cedevolezza”. La scuola di Judo fondata da Jigoro Kano , il Kodokan è “la

scuola per lo studio della Via”.

Da giovane imparai il jujitsu sotto la

guida di molti illustri maestri. La loro va-

sta conoscenza, frutto di anni di pratica e

ricerche costanti mi fu di grande aiuto. A

quel tempo ogni uomo presentava la pro-

pria arte come un insieme di tecniche.

Nessuno era in grado di discernere ed in-

terpretare il principio guida alla base del

Jujitsu.

Jigoro Kano

Nei tempi in cui si allenava al dojo Tenshin-shinyo, si trovò nella si-

tuazione di dover affrontare un energumeno di 200 libbre, Kenkichi

Fukushima. Essendoci più di 100 libbre di differenza Kano inevita-

bilmente fu sconfitto. Questa sconfitta lo portò ad una riflessione

interiore che si ripercosse anche sul modo di allenarsi del giovane

praticante: battere Fukushima era diventato il suo obiettivo princi-

pale. Dopo diversi tentativi Jigoro mise a punto una nuova tec-

nica con la quale battè facilmente il suo avversario: nacque Kata

Guruma (o “mulinello sulla spalla”). A questa susseguirono altre

tecniche quali Ukigoshi e Tsuri-Komi-Goshi.

Fu a 22 anni, nel 1882 che Jigoro Kano fondò il suo dojo. Questo

non coincide propriamente con la nascita del Judo. Infatti Kano per

istruire i suoi studenti si serviva del maestro Iikubo, quindi il jujitsu

era l’arte marziale dominante. La trasformazione del jujitsu in Judo

fu lenta e graduale, è difficile stabilire un momento preciso. Molti

legano la transizione definitiva all’episodio in cui Jigoro Kano scon-

fisse per la prima volta il maestro Iikubo: quel giorno, durante un

allenamento di randori, Kano bloccò qualsiasi tecnica di Ikubo, poi

usò le sue “Ukiwaza” e “Ukiotoshi” per proiettare il maestro non

meno di tre volte.

Kano spiegò: “Costringi il tuo avversario a rendere il suo corpo rigido e senza equilibro, e allora, quando sarà

senza aiuti, tu attacca”. Il maestro Iikubo rispose: “Da ora in avanti, tu insegni a me”. 1

1 Jigoro Kano, “Kodokan Judo”, Edizioni mediterranee, traduzione di Alessio Ristoldi

Immaginiamo di avere una forza fisica

pari a sette e di trovarci ad un uomo la cui

forza è uguale a dieci. Ora se l’uomo mi

spingesse con il massimo della sua forza,

sono certo che finirei a terra anche se mi

opponessi con tutta la mia resistenza fi-

sica. Ma se invece di oppormi, io cedessi

in modo proporzionale alla sua spinta, in-

dietreggiando con il corpo e mantenendo

l’equilibrio, sono certo che l’avversario

perderebbe il suo equilibrio fisico. Indebo-

lito dalla posizione disagevole in cui si

trova, l’avversario non sarà più in grado

di utilizzare tutta la sua forza, che in tali

condizioni sarà pari a tre. Io avendo man-

tenuto l’equilibrio fisico, avrò a disposi-

zione una forza sempre pari a sette. A

questo punto mi troverò in una situazione

di vantaggio sul mio avversario e potrò

sconfiggerlo utilizzando solo metà della

mia forza, e mantenendo l’altra disponi-

bile per qualunque altra evenienza.

Jigoro Kano

Il Judogi

A cosa serve?

Proprio come i dottori hanno il loro camice, come i calciatori hanno la

loro divisa, anche i Judoka hanno un abito adeguato alla pratica: il Ju-

dogi. Esso è composto da pantaloni rinforzati tenuti insieme talvolta

da un elastico, specialmente nei bambini, talvolta da un laccio; una

giacca chiusa da una cintura, che in giapponese si chiama OBI. Gene-

ralmente il Judogi è di colore bianco, tuttavia esiste anche il Judogi di

colore blu.

I gradi di cintura

A cosa servono?

Le cinture servono per identificare il

grado di esperienza acquisito dal Ju-

doka. I gradi vengono attribuiti in base

al suo livello tecnico, la sua capacità nel

combattimento, ma anche la sua capa-

cità di mettere in pratica gli insegna-

menti morali imparati a lezione. Le cin-

ture di colore dal bianco al marrone

corrispondono alle classi, chiamate KYU. Al di sopra dei Kyu ci sono altri gradi chiamati Dan:

dal I Dan al V Dan, la cintura è nera;

dal VI Dan al VIII Dan può essere una cintura a bande rosse e bianche alternate oppure nera;

per IX Dan la cintura può essere rossa;

per il X è rappresentato da una cintura bianca più fine e larga.

Talvolta la cintura rossa può essere usata da atleti agonisti in contrapposizione alla cintura bianca per iden-

tificare i due judoka.

1 I Judogi

Come ci si comporta in palestra?

Il Judoka che si appresta ad apprendere la disciplina del Judo deve necessariamente seguire poche semplici

regole.

Cura dell’abbigliamento. Tutti i Judoka che salgono sul tatami devono

presentarsi con il Judogi pulito e la cintura correttamente allacciata. Alle

ragazze è consentita la pratica del Judo con una maglietta sotto la giacca.

Sono severamente vietati accessori quali collane, braccialetti, orologi,

orecchini, piercing, occhiali, spille, anelli in quanto potrebbero essere

pericolosi sia per noi che per i nostri compagni di corso.

Cura dell’igiene personale. Tutti i Judoka sono tenuti a lavarsi i piedi

prima di salire sul tappeto. Inoltre è buona norma controllare le proprie

unghie e nel caso siano lunghe è preferibile tagliarle, perché durante l’allenamento potrebbero spez-

zarsi o graffiare inavvertitamente qualche compagno. E’ altresì consigliato di struccarsi, onde evitare

di sporcare il tatami e l’abito degli altri, oltre che il proprio. Per lo stesso motivo è sconsigliato l’uso

del gel.

Non dimenticare la cintura. La cintura è un dono del maestro che ha riconosciuto i vostri migliora-

menti, pertanto è estremamente irrispettoso dimenticare la propria cintura a casa, o peggio ancora

perderla. Allo stesso modo, evitate di dimenticare calzetti, sciarpe, maglioni, canottiere e qualsiasi

altro vestito negli spogliatoi. Abbiate cura delle vostre cose.

Il Dojo è un luogo di pratica, ma è anche una scuola morale e culturale. Pertanto sul tatami valgono

tutte le regole generali del buonsenso e della cortesia, oltre a quelle particolari del Judo

E’ opportuno rispettare le cinture di classe superiore ed accettarne consigli senza obiezioni; dal loro

canto le cinture superiori dovranno aiutare il miglioramento tecnico di coloro che sono meno

esperti, senza scherno, ma con diligenza e cordialità

Non disturbare la lezione. Quando si è sul tappeto è opportuno mantenersi silenziosi, o se necessario

parlare, farlo solo con il permesso del maestro, senza interrompere la spiegazione. Quando si è fuori

dal tappeto, si può parlare a bassa voce, preferibilmente negli spogliatoi.

Mai allontanarsi dal tappeto senza aver prima chiesto il permesso all’insegnante o a chi ne fa le veci.

Generalmente in bagno si va prima e dopo la lezione.

Per tutta la durata dell’allenamento è necessario tenere una postura composta, sebbene si sia stan-

chi e affaticati.

Rispettare l’orario di inizio della lezione.

Il saluto (REI)

A cosa serve?

Il saluto in giapponese si dice REI ed è la prima cosa che viene insegnata ai neofiti del Judo. Esso sancisce

l’inizio e la fine di un allenamento e costituisce un vero e proprio atto di rispetto nei confronti del Maestro e

dei ragazzi che si allenano con noi. Per questo motivo tutti i Judoka sono tenuti alla massima serietà durante

l’esecuzione del saluto. Esistono due tipologie di saluto.

RITZU-REI

Il Ritzu-rei è il saluto in piedi.

Schiena dritta, braccia distese lungo al corpo, talloni uniti e punte leg-

germente divaricate;

Chinare il corpo di circa 20/30 gradi.

Quando si esegue?

Il Ritzu-rei è un saluto usato in diverse occasioni. In particolare è buona norma eseguire il Ritzu Rei :

OGNI VOLTA che si sale o si scende dal Tatami, con lo sguardo rivolto al ritratto di Jigoro Kano (ge-

neralmente presente in ogni Dojo),

OGNI VOLTA che si invita un compagno a combattere con noi,

Occasionalmente all’inizio e alla fine di ogni allenamento,

All’inizio e alla fine di ogni Shiai.

ZA-REI

Za-rei è il saluto a terra.

Gli allievi si dispongono in riga lungo la “zona rossa”, in ordine di cintura, dal grado più basso al grado

più alto in linea di fronte al Maestro e tutte le cinture nere. Il capofila è colui che ha il conseguito il

grado di Kyu da più tempo;

La schiena deve essere dritta, le braccia vanno distese lungo al corpo, i talloni uniti e punte legger-

mente divaricate, lo sguardo rivolto al Maestro;

2 Ritzu rei

Al segnale del capofila SEZA, i Judoka si inginocchiano. Per inginocchiarsi correttamente occorre flet-

tere prima il ginocchio SINISTRO e solo in seguito il ginoc-

chio DESTRO;

E’ importante sedersi sui talloni e appoggiare le mani sulle

cosce;

Al segnale del capofila REI, flettere il busto in avanti, con

lo sguardo verso l’orizzonte;

3 Za Rei : come ci si inginocchia

4 Za rei : come sedersi correttamente. Notare i talloni

5 Za Rei

Il saluto è una tradizione che risale

ai tempi dei Samurai. Questi potenti

guerrieri erano soliti portare il fo-

dero della Katana sul lato sinistro

del corpo. Secondo l’antico cerimo-

niale al momento di inginocchiarsi

ogni soldato avrebbe dovuto

estrarre la Katana dal fodero in se-

gno di rispetto dell’avversario. Se il

samurai avesse estratto la spada

con il ginocchio sinistro alzato inevi-

tabilmente si sarebbe ferito seria-

mente. Da qui nasce la tradizione di

scendere con il ginocchio sinistro

Non alzarsi fino a che il Maestro non avrà autorizzato il capofila a dare il comando KIRIZTU . Per

alzarsi si solleva prima il ginocchio destro, e successivamente il ginocchio sinistro.

Quando si esegue?

Viene anche definito “saluto cerimoniale”, e generalmente si esegue all’inizio e alla fine di ogni allena-

mento.

Le Cadute (UKEMI)

A cosa servono?

Le cadute sono una parte essenziale ed imprescindibile

nella pratica del Judo. Imparare a cadere correttamente

significa evitare traumi in seguito alle proiezioni e con-

sentire quindi una pratica del Judo in piena sicurezza.

Per questo motivo è essenziale curare ogni aspetto

delle cadute, dal passo iniziale, alla battuta finale. Esi-

stono quattro cadute, in giapponese UKEMI.

USHIRO UKEMI

Il Judoka che si appresta ad eseguire l’ Ushiro

Ukemi, cioè la caduta all’indietro, si posi-

ziona in posizione eretta, con le braccia tese

in avanti perpendicolari al proprio corpo.

Dopo un leggero passettino indietro, l’atleta

si siede fino quasi toccare con il sedere il

6 Za rei : Come alzarsi

7 Ecco perchè è importante saper cader correttamente

8 Ushiro Ukemi

tatami, dopodiché scivola leggermente all’indietro e batte le

braccia con un’angolazione di 15°/20° rispetto al corpo.

Cose importanti da ricordare:

E’ importante tenere il mento ben attaccato allo

sterno in modo da evitare che la testa sbatta sul ta-

tami,

E’ importante battere le braccia e non i gomiti

E’ importante non anticipare la battuta, per non

renderla inefficacie.

YOKO UKEMI

Per imparare la Yoko Ukemi, la caduta laterale, può essere di aiuto posizionarsi al bordo di una materassina

che compone il tatami. La gamba, o destra o sinistra, a seconda del lato su cui vogliamo cadere, avanza e

scivola con un angolazione di circa 45° (più o meno, verso l’angolo della materassina). Dopodiché si lascia

cadere sul fianco e batte il braccio.

Cose importanti da ricordare:

E’ importante cadere sul

lato, altrimenti si perde il

senso della tecnica,

E’ importante non buttarsi,

ma lasciarsi scivolare, in

modo da acquisire padro-

nanza dei movimenti,

E’ importante non sbattere la testa

E’ importante che la gamba che scivola sia davanti all’altra gamba, altrimenti si rischia di farsi lo

sgambetto da soli

Battere il braccio è la chiave essen-

ziale per la riuscita di una buona ca-

duta. Quando il nostro corpo cade

accumula una forza considerevole.

Battere il braccio permette di distri-

buire questa forza per tutto il corpo,

rendendola minima.

9 Yoko Ukemi

ZEMPO UKEMI

La Zempo Ukemi, può sembrare una sorta di capriola in avanti rotolata sulla spalla. Può essere eseguita con

una o due braccia appoggiate sul tatami. Questa caduta può essere svolta sia sul lato destro che sul lato

sinistro del corpo.

Cose importanti da ricordare:

E’ importante rotolare sulla spalla, tenendo il mento ben saldo allo sterno in modo da non sbattere

con la nuca,

E’ importante non atterrare con le ginocchia in modo da non sforzare i legamenti.

MAE UKEMI

La Mae Ukemi è una ca-

duta in avanti sugli avam-

bracci.

Cose importanti da ri-

cordare:

E’ importante che

nella parte finale

della caduta il ba-

cino, le ginocchia e il petto non siano a contatto con il suolo

E’ importante battere tutto l’avambraccio e non solo le mani o peggio le dita

10 Zempo Ukemi

11 Mae Ukemi

I principi delle tecniche

A cosa servono?

Ogni tecnica può essere suddivisa in tre fasi, ognuna di esse è imprescindibile per la riuscita ottimale della

tecnica.

KUZUSHI

Kuzushi è il termine giapponese per indicare lo squilibro. Il nome deriva dal verbo transitivo kuzusu che vuol

dire spingere in basso, distruggere o demolire. Quindi non si riferisce solo alla rottura dell’equilibro, ma al

processo di portare l’avversario in una posizione in cui la possibilità di attaccare è compromessa irrimediabil-

mente. Esistono otto direzioni principali in cui muoversi, e ad ogni direzione corrisponde un diverso squilibrio.

Ogni tecnica ha un suo specifico squilibrio.

12 Tratto dal libro "A scuola di Judo", Budobooks

TSUKURI

La fase di Tsukuri comprende tutti i movimenti preparatori necessari per adattare il proprio corpo alla posi-

zione richiesta dalla tecnica: avvicinarsi ad Uke, posizionare bene le braccia, flettere le gambe, eventualmente

un cambio di presa, e soprattutto il contatto ( MICHAKU ). Questi movimenti sono specifici per ogni tecnica.

KAKE

Kake è la fase finale della tecnica, ovvero la parte che comprende la proiezione. In questa fase è essenziale,

special-mente in palestra controllare la caduta di Uke, in quanto abbiamo a che fare con persone e non sacchi

di patate.

TORI E UKE

Chi è Tori?

Tori è colui che esegue la tecnica.

Chi è Uke?

Uke è colui che subisce la tecnica.

Il TATAMI

Che cos’è il Tatami?

Il Tatami è il tappeto su cui pratichiamo Judo. Serve essenzial-

mente per creare una superficie sufficientemente morbida da

attutire la caduta e allo stesso tempo sufficientemente dura da

non impedire i movimenti. Generalmente, in ogni dojo ci sono

materassine di due diversi colori, generalmente o verde e

rosso, o giallo e blu. Il colore più chiaro indica l’area in cui si svolge il combattimento, quello più scuro delimita

l’area di combattimento.

Le tecniche

A cosa servono?

Sono il fulcro del Judo. Si suddividono in due grandi gruppi:

NAGE WAZA

Il Nage Waza comprende tutte le tecniche di proiezione. Si suddivide in due grandi gruppi:

Tachi Waza: Sono tutte le tecniche di proiezione partendo dalla posizione eretta. Il Tachi Waza a sua

volta si divide in tre grandi categorie:

o Te Waza comprende le tecniche di braccia

o Ashi Waza comprende le tecniche di gamba

o Koshi Waza comprende le tecniche di anca

Sutemi Waza: Sono tutte le tecniche di proiezione cosiddette di sacrificio, ovvero che consistono nel

sacrificare la nostra condizione di equilibrio e stabilità per proiettare uke. A sua volta il gruppo delle

Sutemi Waza si divide in due sottogruppi:

o Yoko Sutemi Waza comprende tutte le tecniche di sacrficio sul lato

o Ma Sutemi Waza comprende tutte le tecniche di sacrificio sul dorso

13 Tachi Waza

NE WAZA

Il Ne Waza comprende tutte le tecniche in a terra. Si suddivide in :

Osae Komi Waza comprende tutte le tecniche di controllo (cioè le prese a terra)

Kansetzu Waza comprende tutte le tecniche di leva articolare

Shime Waza comprende tutte le tecniche di strangolamento

14 Ne Waza

UCHIKOMI

A cosa serve?

Uchikomi è il termine giapponese che utilizziamo per definire l’esercizio di studiare la tecnica , o meglio an-

cora, ripetere la tecnica tante volte. Si può fare Uchikomi sia da fermi, che in movimento. Il fulcro di questo

esercizio è assimilare e comprendere i movimenti della tecnica. Per questo motivo Uke deve assecondare

Tori nei suoi movimenti, senza opporre un’eccessiva resistenza.

RANDORI

A cosa serve?

Randori è il combattimento leggero che si svolge in palestra. L’obiettivo è quello di prendere confidenza con

il combattimento, sia nella lotta in piedi che nella lotta a terra. E’ importante in questo frangente non asse-

condare i movimenti di Tori, ma di sfruttarli a proprio vantaggio. Randori significa “combattimento libero”. I

praticanti si dividono in coppie e lottano tra di loro come se fosse uno scontro reale. Il presupposto fonda-

mentale della pratica del randori è che ogni praticante deve stare attento a non fare male al suo compagno.

Inoltre è poco costruttivo usare la forza fisica, o sfruttare la differenza di peso per proiettare il nostro com-

pagno sul tappeto: lo scopo principale è imparare a combattere, non vincere in palestra.

SHIAI

A cosa serve?

Lo Shiai è il combattimento vero e proprio.

IL REGOLAMENTO DELLO SHIAI

IPPON:

L’Arbitro annuncerà Ippon quando:

Un combattente proietta l’altro con controllo, con considerevole

forza e velocità, facendolo atterrare sulla schiena in maniera evi-

dente

Quando un combattente immobilizza l’altro con un Osaekomi-

Waza per 20 secondi consecutivi

Quando un combattente si arrende

Quando un combattente è reso incapace di proseguire l’incontro

L’Ippon decreta la fine immediata dell’incontro.

WAZA-ARI:

L’Arbitro annuncerà Waza-ari quando:

Un combattente proietta l’altro con controllo, ma la tecnica

manca di uno degli elementi necessari per ottenere l’Ippon

Quando un combattente immobilizza l’altro con un Osaekomi-

Waza per 15 o più secondi consecutivi, ma meno di 20

Se un combattente ottiene due Waza-ari nello stesso incontro, essi de-

creteranno la fine dell’incontro. L’arbitro pronuncerà il comando Waza-ari-

awasete-Ippon. Il Waza-ari è l’unico vantaggio che può essere sommato e convertito.

15 L'arbitro segnala Ippon

16 L'arbitro segnala Waza-ari

YUKO:

L’Arbitro annuncerà Yuko quando:

Un combattente proietta l’altro con controllo, ma la tecnica

manca di due degli elementi necessari per ottenere l’Ippon

Quando un combattente immobilizza l’altro con un Osaekomi-

Waza per 10 o più secondi consecutivi, ma meno di 15

OSAEKOMI e TOKETA:

L’Arbitro darà l’Osaekomi quando uno dei due

combattenti controlla l’altro con una tecnica di

Osaekomi Waza. Quando l’avversario si libera o

riesce a rompere la presa, l’arbitro annuncerà il

Toketa.

HAJIME:

L’Arbitro annuncerà Hajime per dare inizio al

combattimento.

MATTE:

L’Arbitro annuncerà Matte per dare fermare

brevemente il combattimento. Il combatti-

mento si potrà riprendere con il comando Hajime.

18 L'arbitro segnala Yuko

17 Due Waza-ari formano un Ippon

20 Osaekomi 19 Toketa

22 Hajime 21 Matte

SOREMADE:

L’Arbitro annuncerà Soremade per terminare il combattimento. Il combattimento non potrà più essere ri-

preso.

SONOMAMA:

L’Arbitro annuncerà Sonomama per bloccare i due combattenti. Mentre

nel Matte i due combattenti interrompono l’azione e si riposizionano al

centro del tappeto, con il Sonomama si vuole fermare l’azione momenta-

neamente e i due combattenti non dovranno muoversi dalla posizione in

cui si trovano. Il combattimento riprenderà dall’esatta posizione in cui si

trovavano i Judoka al momento dell’interruzione.

YOSHI:

L’Arbitro annuncerà Yoshi per far ricominciare un combattimento dopo al Sonomama.

MAITTA:

Quando un combattente decide di arrendersi

può urlare Maitta o in alternativa battere ripe-

tutamente con il braccio o col piede sul tap-

peto.

SHIDO:

L’Arbitro annuncerà Shido per segnalare un comportamento scorretto da parte di uno o di entrambi i con-

tendenti. Il quarto Shido comporta la squalifica per comportamento scorretto e la fine immediata di un com-

battimento.

23 Sonomama e Yoshi

24 Il combattente con il Judogi blu si arrende battendo sul braccio del suo av-

versario in seguito ad una tecnica di Shime Waza

26 Shido per inattività 25 Shido per falso attacco

HANSOKUMAKE:

L’Arbitro annuncerà Hansokumake quando intende squalificare un combattente. La squalifica può essere

applicata o per accumulo di sanzioni o per riprendere un comportamento scorretto.

i

i I contenuti sono stati scritti dal Judo Club Lugo

Le immagini sono state prese dai siti: http://www.judo-ch.jp/english/ http://www.judoinfo.com e non appartengono né sono collegate in alcun modo al Judo Club Lugo.

Questa dispensa è stata redatta al solo scopo di aiutare gli allievi a comprendere meglio le cose viste a lezione. I riferimenti al Regolamento Federale sono stati scritti in base all’ultimo regolamento redatto dalla FIJLKAM, Anno

2013.