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IL LAGO INCANTATO

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love, harmony, Special Saga

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Ruth Langan

Il lago incantato

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Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Highland Sword

The Betrayal The Knight And The Seer

Harlequin Historical © 2003 Ruth Ryan Langan © 2003 Ruth Ryan Langan © 2003 Ruth Ryan Langan

Traduzione di Maria Grazia Bassissi

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici

luglio 2004 agosto 2004

settembre 2004 Seconda edizione Harmony Special Saga

aprile 2011

HARMONY SPECIAL SAGA ISSN 1825 - 5248

Periodico bimestrale n. 64 dello 08/04/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 332 del 02/05/2005 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Pagina Romanzo

Sommario

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La spada delle Highlands

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Gli occhi del traditore

Pagina 407

La strega dai capelli d'oro

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Pagina Romanzo

La spada delle Highlands

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Prologo

Scozia, 1546 Nuvole grevi di pioggia si rincorrevano nel cielo color piombo e un vento gelido increspava l'erba alta nei prati. Eppure quel tempo poco promettente non impediva alla folla di godersi il giorno di mercato. Coloro che camminavano a piedi guardavano circospetti i carri trainati dai cavalli e i carretti di fieno che si facevano strada nelle viuzze che conducevano a Edimburgo. Nola Drummond, una giovane vedova, guidava con cautela tra la folla il suo carro trainato da un pony. Accanto a lei, a cas-setta, c'era sua madre Wilona, mentre le sue tre figlie erano se-dute sul pianale del carro in cima a fasci di erbe essiccate, ma-tasse di lana e cestini di uova che avevano intenzione di vende-re al mercato. Pigiati tra di loro c'erano anche Bessie, una vecchia rugosa dalla gobba pronunciata, e Jeremy, un piccolo troll grassoccio che indossava una giacca a doppio petto e un alto cappello, due creature che erano state respinte da tutti prima di essere accolte da Nola e famiglia. «Guarda, mamma.» Allegra, la maggiore delle bambine, che aveva sei anni, indicò un gruppo di persone assembrate sulla riva del lago. Quando il carro si avvicinò, scorsero delle donne e dei bam-bini in lacrime che guardavano un gruppo di pescatori occupati a tirare a riva il corpo esanime di un giovane. Nola fece arrestare il pony poi, insieme a Wilona, aiutò Ky-

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lia, di cinque anni, e Gwenellen, di tre, a scendere prima di u-nirsi al piccolo assembramento. Incapace di tenere a freno la curiosità, Allegra era già balzata a terra e le aveva precedute correndo. Quando ebbe raggiunto la riva, si fece strada senza difficoltà tra la folla fino a quando fu in grado di vedere e udire quello che succedeva. «No! Non il mio Jamie.» Una donna si gettò sul corpo ina-nimato del ragazzo, la voce rotta dal pianto. «Ho già sepolto il mio uomo e tre bambini. Jamie è tutto ciò che mi è rimasto al mondo. Oh, no! Per favore! Non Jamie.» Uno dei pescatori le posò la mano callosa sulla spalla. «Mi dispiace, Mary, ma il ragazzo è morto. Non abbiamo fatto in tempo a salvarlo.» Una tristezza opprimente calò sui presenti. Neppure i pesca-tori, induriti dagli anni trascorsi in mare, riuscirono a trattenere le lacrime quando la povera donna ricominciò a singhiozzare. Partecipe dell'emozione della folla, Allegra avanzò lentamen-te fino a trovarsi di fianco alla povera madre sconvolta; poi, prima che qualcuno potesse fermarla, si inginocchiò e mise una mano sul petto del giovane. Un violento tremito la scosse, quando il gelo assorbito dalle sue dita le attraversò il corpo. L'acqua del lago era fredda, mol-to fredda. Rabbrividendo, Allegra sollevò lo sguardo verso la madre del giovane. «Il vostro Jamie non è morto.» «Che cosa stai dicendo?» Combattuta tra lo stupore per l'i-nattesa affermazione della bambina e il disperato bisogno di crederle, la donna la fissò attraverso il velo di lacrime che le ap-pannava la vista. «Non è morto. Vuole tornare da voi, ma ha bisogno di aiu-to.» Gli spettatori rimasero a bocca aperta, osservando affascinati e spaventati al tempo stesso la piccola sconosciuta che con tut-ta la forza che aveva premeva il palmo della mano contro il pet-to del giovane. Un fiotto d'acqua uscì dalla bocca del ragazzo. La madre si

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lasciò sfuggire un grido, ma Allegra non parve sentirla. Era co-me se non fosse lì, lo sguardo fisso sul giovane con un'intensi-tà tale che i suoi occhi verdi sembravano ardere di un fuoco che veniva da dentro di lei. Era una scena sconcertante. Simile a una creatura selvaggia, la bimbetta con i capelli scarmigliati rosso fuoco che le arriva-vano alla cintola, ignorando le grida della folla, cominciò a par-lare al giovane in una lingua antica che persino i più anziani avevano ormai dimenticato. Quando tacque, si chinò a sfiorare con le labbra la bocca del giovane, e all'improvviso il corpo inanimato del ragazzo parve irrigidirsi. «Che inganno è mai questo?» gridò qualcuno. «Portate via il ragazzo e risparmiate questo spettacolo crudele alla povera madre.» Ma prima che la folla potesse reagire, il corpo del giovane fu scosso da un tremito violento e i suoi occhi si aprirono. «Oh, Jamie! Grazie al cielo.» Con un grido, la madre lo prese tra le braccia e lo strinse forte al petto. «Il mio Jamie è tornato dal mondo dei morti!» Mentre altri curiosi si riversavano sulla riva, Nola si fece stra-da a spintoni tra la folla e prese la figlia per un braccio, trasci-nandola con fermezza in disparte. «Sali subito sul carro, Alle-gra.» I suoi occhi lampeggiavano per l'agitazione. «Sbrigati, te-soro.» Sollevando il capo, Allegra vide la nonna che faceva salire Kylia e Gwenellen nella parte posteriore del carro affrettandosi poi a nasconderle sotto le coperte di pelliccia. Non appena anche Allegra e la madre furono rimontate a bordo, Wilona fece schioccare le redini e il cavallino ripartì a tutta velocità. Lo sguardo di Allegra passava dalla madre alla nonna; en-trambe sembravano impaurite. «Ho fatto qualcosa di sbaglia-to?» chiese. «No, bambina, ma c'era troppa gente. Ti abbiamo avvertita che noi non siamo come gli altri.»

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Allegra chinò il capo, contrita. «Mi dispiace. Ma la madre di Jamie piangeva, e dentro di me sentivo che anche lui piangeva. Voleva tornare da lei, l'ha proprio detto.» Nola attirò la figlia a sé e la abbracciò. «Non hai fatto niente di male, Allegra. Ma ci sono persone che hanno timore dei no-stri doni.» «Perché?» «Perché hanno dimenticato le antiche tradizioni. Hanno scel-to di ignorare e dimenticare i poteri di guarigione che ci sono anche nel loro cuore.» Con aria solenne la bambina intrecciò le mani in grembo. «Sono contenta che noi non li abbiamo rifiutati.» Chiuse gli oc-chi e si appoggiò alla madre, cedendo alla debolezza che gra-vava su di lei. Nola sospirò incrociando al di sopra della testa della figlia lo sguardo preoccupato di Wilona. «Spero che non dovrai mai pentirtene, Allegra.» La luna di mezzanotte era oscurata da nuvole grevi che flut-tuavano nel cielo minaccioso. Un rumore di zoccoli risuonò sull'acciottolato del cortile; all'approssimarsi del cavaliere soli-tario i cani si precipitarono verso la porta sprangata. Wilona scivolò giù dal letto e zittì gli animali prima di tirare il chiavistello e scrutare nell'oscurità. I capelli sciolti, striati di gri-gio, le ricadevano intorno al viso grave per l'apprensione. Riconoscendo nel visitatore un lontano cugino, aprì la porta. «Che cosa vi porta qui a quest'ora, Duncan?» chiese a bassa voce. «Alla taverna circolano voci inquietanti, Wilona.» L'uomo continuava a spostare il peso da una gamba all'altra, palese-mente a disagio, ed evitava di incontrare il suo sguardo. Poi fissò il troll addormentato vicino al camino; di quella bizzarra creatura dicevano che avesse dormito sotto i ponti fino a quando le donne Drummond non lo avevano accolto in casa propria. A un rumore di passi sulle scale Duncan alzò gli occhi e vide Bessie, la vecchia gobba che molti consideravano una

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veggente. Anche lei era stata una derelitta prima di trovare rifu-gio in quella casa. «Correte un grave rischio permettendo alle bambine di rivela-re i loro doni al mondo.» «Allegra ha sempre avuto il cuore tenero, e non siamo riusci-te a fermarla. Avreste forse preferito che lasciasse morire quel giovane, Duncan?» L'uomo arrossì. «Non pretendo di capire come voi e le vo-stre discendenti siate venute in possesso di tali doni, né sono d'accordo con chi sostiene che siano un segno del demonio. Ma ho paura per voi, Wilona. Vi siete spinta troppo oltre acco-gliendo in casa vostra dei disadattati e altre creature che non sono di questo mondo» concluse accennando col capo a Bes-sie che lo fissava in silenzio. «Bessie è stata rifiutata anche dalla sua gente, e non aveva un posto dove andare.» Duncan sospirò. «Questi sono tempi difficili, Wilona. Persi-no la musica, la danza e i divertimenti sono considerati opera del diavolo. Ho sentito dire che domani qualcuno andrà a E-dimburgo a riferire alle autorità quanto è successo al lago. Voi, Nola e le bambine potreste finire nella prigione di Tolbooth o peggio. Potrebbero addirittura condannarvi al rogo.» «Che cosa volete che facciamo, Duncan? Che diventiamo come coloro che pensano di essere normali e invece sono cru-deli e indifferenti? Che rinneghiamo i nostri doni preziosi? Doni di cui anche gli altri possono beneficiare? Sapete bene che non li abbiamo mai usati per il nostro profitto.» L'uomo scrollò la testa sconfortato e si diresse verso la porta. La aprì e stava per uscire nella notte, quando all'improvviso si fermò e disse: «Questa conversazione non ha mai avuto luogo, ricordatevelo bene. Voi non mi avete visto stanotte. Se mi in-terrogheranno, ammetterò che siamo lontani parenti come tutti coloro che appartengono all'antico clan dei Drummond, ma non esporrò mia moglie e i miei figli all'ira di una folla assetata di sangue». Wilona annuì. «Capisco, Duncan. E mi dispiace sinceramen-

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te per qualsiasi problema potrà venirvi da tutto questo.» Dopo avere sprangato di nuovo la porta, la donna si girò e vide sua figlia in piedi nella stanza buia. «Hai sentito?» Nola annuì. «Sì.» «Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi.» La donna più anziana si erse in tutta la sua statura. «Per il bene delle bambine dobbiamo tornare nel Magico Regno delle Highlands. Partiremo subito, in modo che non vi sia più traccia di noi domani stesso.» «E l'isolamento? Era il motivo per cui ce ne eravamo andate.» A quelle parole Wilona alzò una mano per far tacere la figlia. «È vero, ma l'isolamento è comunque preferibile ai pericoli che correremmo restando qui.» «Che ne sarà di Bessie e di Jeremy?» Nola guardò il troll che si stava mettendo a sedere sfregandosi gli occhi insonnoliti. «Saranno i benvenuti se decideranno di venire con noi. Bes-sie?» La vecchia annuì. «Jeremy?» Il piccolo troll si alzò in piedi e senza parlare prese la giacca e se la infilò. Mentre Bessie e Jeremy preparavano il carro per il lungo viag-gio che li attendeva, Nola e Wilona sistemarono le bambine addormentate nella parte posteriore del carro, in una specie di nido formato dalle coperte di pelliccia. Dopodiché partirono, si-lenziosi come una brezza d'estate, con i cani che correvano dietro al veicolo. Prima che il sole sorgesse la casetta era vuota. Le due donne e le bambine, il troll e la vecchia gobba erano svaniti nel nulla. Alcuni dissero che quella era la prova inconfutabile che le Drummond si erano schierate con il demonio ed erano scese negli inferi. Altri sussurravano di una leggendaria terra nelle Hi-ghlands che per lungo tempo era stata la dimora del loro clan. Una terra incantata, dove chi possedeva dei doni speciali era li-bero di usarli, lontano dagli sguardi ostili degli scettici.

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Magico Regno delle Highlands, 1559 «Secondo me, Allegra, hai già lavorato abbastanza.» Scostan-dosi dal viso una ciocca di capelli neri come il carbone, Kylia si fermò vicino all'orto dove sua sorella era indaffarata a zappare. «Adesso vieni a pescare con me.» «Come mi piacerebbe! Ma ho un'altra striscia di terra da dissodare, e poi devo togliere le erbacce. Non ho ancora fini-to.» «L'orto può aspettare. Vedrai, sarà piacevole e rinfrescante sguazzare a piedi nudi nel ruscello insieme a me.» «Sì, lo so.» Allegra si asciugò il sudore che le imperlava la fronte. «Non appena avrò finito, ti raggiungerò.» «Promesso?» «Promesso.» Kylia sorrise, perché il divertimento era sempre maggiore se condiviso con la sorella. Mentre se ne andava con l'ampia gonna che le danzava intorno alle caviglie arrivò Gwenellen, la sorella minore, che aveva attraversato di corsa i prati seguita da Jeremy. Un tempo, quando pretendeva un tributo da tutti co-loro che attraversavano il suo ponte, il troll era conosciuto come una creatura spietata, ma nel Magico Regno delle High-lands aveva scoperto la felicità ed era diventato il compagno di giochi preferito di Gwenellen. «Io e Jeremy abbiamo trovato dei meravigliosi cespugli di bacche» annunciò la minore delle ragazze Drummond. Il piccolo troll annuì. «Sono persino più dolci delle altre.» La

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sua voce sembrava il gracidio di una rana. «Vieni con noi e aiutaci a raccoglierle, Allegra.» La giovane scosse la testa. «Prima devo terminare il mio la-voro, poi ho promesso a Kylia che sarei andata a pescare con lei. Ma se quando avrò finito sarete ancora nella foresta, vi aiu-terò.» Gwenellen rivolse alla sorella un sorriso da folletto. «Aspet-ta. Ci penso io a terminare il tuo lavoro in un battibaleno.» Prima che Allegra potesse fermarla, batté le mani cantilenando: «Andatevene, erbacce. Fate subito ciò che vi ho chiesto». Quasi subito una grande quantità di bisacce piovve dal cie-lo, seguita da una rete piena di pesci. Gwenellen si guardò intorno sgomenta, poi alzò la testa e gridò: «Non bisacce. Erbacce. E non ho detto pesco, ho detto chiesto». Allegra aveva le lacrime agli occhi per il gran ridere. «Oh, Gwenellen. Hai davvero bisogno di esercitarti parecchio con gli incantesimi.» «Penso che tu abbia ragione.» L'espressione avvilita della sorella minore si tramutò in un sorriso. «A quanto pare dovrai continuare a togliere le erbacce dal tuo orto, malgrado tutto. Ma quando avrai finito, prometti che ci raggiungerai?» «D'accordo, se sarete ancora nella foresta.» Gwenellen annuì. «È molto probabile, sai che per ogni bac-ca che cade nel cestino ne mangiamo almeno due.» Allegra rise guardando Jeremy che si dava dei colpetti con la mano sul ventre rotondo. «Lo so, lo so. Cercate solo di non fa-re tardi per la cena.» «È mai successo che io abbia saltato un pasto?» Mentre la sua risata risuonava nell'aria, la fanciulla bionda si avviò dan-zando verso la foresta in cerca delle bacche gustose, seguita dal piccolo troll che si affrettava per tenere il passo con lei. Pochi minuti più tardi Wilona, la nonna delle fanciulle, si fermò di fianco alla nipote china a zappare. «Stai facendo un ottimo lavoro, Allegra.» La giovane si fermò per asciugarsi la fronte col dorso della

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mano. «Mi piace guardare i teneri germogli che spuntano dal terreno, nonna. La nascita di ogni piccola pianta è un evento talmente meraviglioso.» Wilona sorrise a quelle parole. «Lo penso anch'io.» La mag-giore delle sue nipoti aveva con la terra un legame particolare e, oltre al senso pratico, possedeva un cuore d'oro. Poteva svolgere da sola il lavoro di tre persone e poi accollarsi un'ulte-riore incombenza solo per dare alle sorelle la possibilità di an-dare a nuotare o di crogiolarsi al sole di inizio estate. «Dove sono le tue sorelle?» domandò la donna più anziana. «Kylia è giù al ruscello. Starà sguazzando nell'acqua come un pesce.» Nonna e nipote si scambiarono un sorriso. «Adora l'acqua. Speriamo solo che si ricordi di portare qualche pesce per la ce-na. E Gwenellen?» «È nella foresta con Jeremy a raccogliere bacche.» Allegra saggiamente evitò di metterla al corrente dell'ultimo incante-simo fallito, perché la nonna ormai disperava di riuscire a inse-gnare alla più giovane delle nipoti le arti che le altre due ave-vano appreso con tanta facilità. «Quella bambina ha un debole per tutto ciò che è dolce, come Jeremy» affermò Wilona aggrottando le sopracciglia. «Tuttavia, non è gentile da parte delle tue sorelle lasciarti qui sola a lavorare nell'orto mentre loro se ne vanno in giro a di-vertirsi.» «A me non importa, nonna.» Allegra continuò a zappare la terra, scalzando altre erbacce. «Non vorrei essere in nessun al-tro luogo che non sia il mio orto. Per me è piacevole quanto l'acqua lo è per Kylia e la foresta per Gwenellen.» «Ti capisco, perché io provo lo stesso amore per la terra.» La donna più anziana riunì le cocche del grembiule e lo riempì di verdure. «Ma oggi hai già pulito il recinto dei conigli di Bessie e raccolto le erbe per le pozioni di tua madre.» Allegra sorrise nel sentir nominare la vecchia Bessie. I suoi talenti erano svariati, compreso quello di cantare come un usi-gnolo. Allegra e le sue sorelle avevano imparato dozzine di

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ninnananne da lei, che tante volte le aveva fatte addormentare quando erano più piccole. «Quando avrai finito, torna a casa. Ti aspetta lo stufato che io e Bessie abbiamo cucinato.» «Non ne vedo l'ora, nonna» rispose Allegra baciandola su una guancia prima di riprendere il lavoro. Aveva scelto quel luogo per impiantarvi il suo orto perché era un prato alto, cinto dalla foresta su entrambi i lati. Grazie alle sue cure amorevoli e alla luce del sole che li riscaldava, vi crescevano cavoli grandi quanto la testa di un uomo. File ordi-nate di insalata e bietole prosperavano accanto alla salvia e al timo. Non era un compito facile impedire alle erbacce di invadere l'orto e richiedeva molta diligenza da parte di Allegra che, nei brevi mesi estivi, trascorreva diverse ore al giorno a lavorare il terreno e a estirparle. Sua madre e sua nonna le avevano inse-gnato a intrecciare i ramoscelli di salice ancora verdi per realiz-zare dei graticci in grado di tenere lontano gli animali della fo-resta. In quel periodo dell'anno il prato intorno a lei era un mare di erica, i cui fiori color porpora oscillavano alla brezza gentile. All'improvviso, Allegra avvertì un'ombra incombere su di lei. Perplessa, guardò in alto, verso il cielo. Era un falco, forse. O un nuvolone. Ma il cielo era sereno, e neppure una nube offuscava la sua limpidezza. Né si vedeva l'ombra di un uccello. Spaventata, si guardò intorno per sco-prire da dove venisse quell'ombra. Troppo tardi vide la sagoma di un gigante lordo di sangue, con la bocca stretta in una linea dura e gli occhi socchiusi puntati su di lei in sinistra concentrazione. Tra le mani teneva un panno a riquadri, che gettò sopra di lei per immobilizzarle le braccia lungo i fianchi e coprirle la testa in modo da soffoca-re le sue grida. Allegra si dibatté, scalciando furiosamente fino a quando l'energumeno non riuscì a legarle anche le gambe. Fasciata e ridotta all'impotenza come un neonato, non riusciva a compiere il benché minimo movimento.

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L'uomo, dopo essersela caricata di traverso su una spalla, attraversò di corsa il prato e Allegra sentì il suo respiro farsi af-fannoso. Quando furono nella foresta il suo rapitore si fermò per montare a cavallo, continuando a tenerla saldamente sulla spalla, dopodiché spinse l'animale al galoppo. Il vento fischia-va intorno a loro mentre l'uomo spronava il destriero a correre sempre più forte, i rami degli alberi li sferzavano, e di quando in quando Allegra sentiva il gigante borbottare delle impreca-zioni. Attraversarono torrenti e montagne, ma mai una volta l'uomo si fermò o permise al cavallo di rallentare. Allegra cercò di sgombrare la mente dalla paura per capire che cosa stava succedendo, ma l'unica immagine che conti-nuava a ripresentarsi ai suoi occhi era quella del gigante in pie-di davanti a lei, alto come un albero, le grandi mani rudi che la legavano brutalmente. Quell'unico breve sguardo dei suoi oc-chi, colmi di una cupa determinazione, la ossessionava. Come aveva fatto a sconfiggere il drago? Era possibile che quel gigante fosse più forte dell'enorme creatura che faceva la guardia al Magico Regno? Il solo pensiero la lasciò senza fiato per il terrore. Quando finalmente il cavallo rallentò e procedette al passo, Allegra udì lo sciabordio dell'acqua che qualche istante dopo cominciò a inzupparle gli abiti. Il suo cuore mancò un battito. Quello doveva essere il Lago Incantato, la barriera che in tutti quegli anni aveva protetto lei e la sua famiglia dal mondo esterno. Una volta che il suo rapi-tore fosse riuscito a oltrepassarla, sarebbe stato libero di portar-la ovunque senza che lei potesse fermarlo. Doveva agire subito, o tutto sarebbe stato perduto. Concentrando la sua energia, evocò l'immagine di sua ma-dre e quando riuscì a visualizzarla la chiamò con la voce della mente. Nola lavorava al telaio, soddisfatta del disegno che andava delineandosi sul tessuto. Ai suoi piedi era seduta Bessie; mal-grado la deformità, l'anziana donna era un'anima gentile che

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da tempo aveva perdonato tutti coloro che l'avevano schernita e offesa. Riconoscente per il rifugio che le era stato offerto nel Magico Regno delle Highlands, era devota a Nola e alla sua fa-miglia e le aiutava nei lavori domestici. Il tessuto che stava prendendo forma sul telaio sembrava es-sere opera degli angeli: leggero come una tela di ragno, presen-tava delle spirali delicate e complesse che si intrecciavano fra di loro ricordando dei gioielli esotici. La vecchia Bessie sorrise. «Sarà un abito delizioso per una delle tue figlie.» «Sì. Mi piace moltissimo creare per loro delle stoffe grazio-se.» «E perché non dovresti?» Il sorriso sdentato di Bessie si fece più ampio. «Le tue ragazze sono più belle di qualsiasi fiore.» Nell'udire un grido d'angoscia, Nola alzò di scatto la testa dal telaio. «Allegra?» Si guardò intorno cercando la figlia, ma nella stanza non c'era nessuno oltre a lei e alla vecchia Bessie. «Lo hai sentito anche tu?» domandò. «No, ma io non ho i tuoi poteri.» A quelle parole Nola balzò in piedi e si diresse verso la porta della casetta. Wilona stava mescolando lo stufato sul focolare allestito al-l'aperto. «Allegra mi ha appena chiamato. L'hai vista?» «Prima era nell'orto a estirpare le erbacce.» Lo sguardo at-tento di Wilona si fermò sul volto allarmato della figlia. «Che succede?» «C'è qualcosa che non va, ma non saprei dirti che cosa» ri-spose Nola correndo su per la collina verso il prato. «Deve aver bisogno di me, perché ho sentito che mi chiamava come se fosse terrorizzata.» Wilona posò il cucchiaio di legno e seguì di corsa la figlia; dietro di lei veniva Bessie, che si trascinava più lentamente. Quando raggiunse l'orto, Nola si inginocchiò e raccolse la zappa da terra, dove Allegra l'aveva lasciata cadere.

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Intanto sua madre stava esaminando l'impronta di uno sti-vale maschile; quando parlò, la sua voce tradiva la paura. «Un intruso dall'esterno. Deve aver ucciso il drago.» Aggrot-tò la fronte, concentrandosi. «Mi è parso di udire un grido, po-co fa, ma poiché ero circondata dagli agnelli che belavano ho pensato di essermi sbagliata.» «Un barbaro?» La voce di Nola era poco più di un sussurro. «No.» Wilona si rialzò, tenendo in mano un brandello di tessuto a quadri che era rimasto impigliato nel graticcio. «Un guerriero delle Highlands, a giudicare da questo.» «Nessun abitante delle Highlands oserebbe avventurarsi fi-no al Lago Incantato.» «Non uno qualsiasi, forse.» Wilona afferrò la figlia per un braccio. «Ma sai bene che anche qui, lontano dal mondo reale, c'è chi brama in segreto il potere.» «Per quale ragione?» La donna anziana scosse la testa. «Non lo so. Quello che so invece è che dobbiamo fermare lo straniero prima che attraver-si il lago, o tutto sarà perduto.» Portandosi le dita alla bocca le due donne emisero una serie di acuti fischi. Pochi minuti dopo Kylia uscì dal ruscello e cor-se verso il prato, mentre dalla foresta sbucava la piccola Gwe-nellen, veloce come un'ombra, seguita da Jeremy che avanza-va a passo più lento. Dopo una precipitosa spiegazione, le quattro donne forma-rono un cerchio e si presero per mano cantando in una lingua antica; Jeremy e Bessie, seduti nell'erba, unirono le loro voci al coro. Merrick MacAndrew non aveva mai visto niente del genere. Le acque del lago, fino a quel momento così limpide e calme che si poteva vedere il fondo, all'improvviso erano diventate vorticose e agitate; gli ricordavano il calderone gorgogliante nel quale le streghe mescolavano le loro pozioni magiche. Streghe. Con gli occhi socchiusi guardò il fardello che tene-va tra le braccia. Quando era nell'orto l'aveva quasi scambiata

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per una dea, con quell'abito elegante e i capelli raccolti in una spessa treccia; ma adesso non aveva dubbi che quella femmi-na focosa fosse la causa dell'improvviso mutare delle condi-zioni del lago. Se non fosse stato così disperato, avrebbe avuto il buonsen-so di avere paura. Ma del resto, se la sua vita fosse stata im-portante per lui, sarebbe sicuramente tornato indietro parec-chio tempo prima. Tuttavia, senza suo figlio la vita non avreb-be più avuto alcun senso, e senza la donna che teneva tra le braccia, il piccolo Hamish sarebbe di certo morto. «Strega. Non riuscirete a distogliermi dal mio obiettivo» borbottò. Proprio in quell'istante le onde infuriate lo sbalzarono di sel-la, e lui cominciò a dibattersi nelle acque ora torbide del lago. Per un momento il prezioso fardello gli fu strappato dalle brac-cia, poi Merrick riuscì ad afferrare un'estremità del tessuto e lo attirò di nuovo a sé. Semisoffocata, Allegra lottava con la stoffa che la imprigio-nava. «Dovete liberarmi immediatamente» lo supplicò. «Per fa-vore.» «In modo che possiate fuggire? Dovrei vedervi morta per ac-consentire.» «Allora il vostro desiderio sarà presto esaudito» rispose la fanciulla tossendo. Una nuova ondata la sommerse e lei ne rie-merse sputacchiando. «Almeno datemi l'opportunità di tener-mi a galla.» L'uomo stava per rifiutare quando gli venne un'idea. «D'ac-cordo, farò quello che mi chiedete.» Con gesti rapidi srotolò il tessuto liberandole mani e gambe. Poi, con uguale velocità, lo avvolse intorno alla sua vita e a quella di lei legandola salda-mente a sé. «Questo perché capiate che per avere salva la vita dovrete salvare anche la mia.» Le lanciò uno sguardo trionfan-te. «Se uno di noi muore, l'altro lo seguirà.» «Siete pazzo.» «Così dicono.» Una serie di ondate li travolse, sbattendoli qua e là come fo-

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glie catturate dalla tempesta. Ma il tessuto resistette, e quando risalirono in cerca d'aria erano ancora legati l'uno all'altro. Avvertendo un movimento accanto a sé, Merrick tese un braccio e afferrò la criniera del suo cavallo. Con l'altro braccio strinse Allegra gridando: «Tenetevi forte, donna». Le onde si abbattevano su di loro con una furia tale che non riuscivano neppure a prendere fiato. L'acqua li sferzava, sca-gliandoli qua e là fino a stordirli. Ogni volta che pensavano di aver superato il peggio, le on-de diventavano più violente. Al di sopra del fragore della tempesta Allegra udì le parole familiari del canto antico, e capì che la sua famiglia si era riuni-ta per cercare di salvarla. Il pensiero delle donne della sua famiglia che formavano un cerchio di protezione le diede un senso di pace. Mentre veniva colpita e sballottata qua e là chiuse gli occhi sforzandosi di im-maginare di essere nel cerchio insieme alla madre, alla nonna e alle sorelle. All'improvviso un muro d'acqua, alto come le scogliere roc-ciose che circondavano il lago, si abbatté su di loro, facendoli rotolare infinite volte, contusi e malconci, con i polmoni che bruciavano per la mancanza d'aria. È dunque questo ciò che si prova quando si muore, pensò Allegra mentre veniva trascinata sul fondo del lago ancora le-gata allo straniero. Poi il cavallo, che lottava terrorizzato per restare a galla, la colpì con gli zoccoli scalpitanti. Per un momento pensò che la testa le sarebbe scoppiata per il dolore, poi l'oscurità calò su di lei. Due braccia forti la strinsero, e Allegra vide il viso amato del suo defunto padre, Kenneth Drummond, discendente di una nobile famiglia delle Highlands le cui origini risalivano al primo re di Scozia. Allegra si aggrappò a lui, rassicurata dalla sua forza, mentre lui con movimenti vigorosi riportava entrambi in superficie. Per qualche lungo istante restarono aggrappati l'uno all'al-tro, riempiendosi i polmoni di aria preziosa. Poi l'uomo srotolò

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il tessuto e la sollevò fra le braccia per portarla sulla riva. L'acqua là era liscia come l'olio. Allegra alzò una mano per sfiorargli la guancia. «Sono dun-que morta, padre?» «Voi non siete morta, e io non sono vostro padre.» Il suono di quella voce severa la indusse a riaprire gli occhi, e Allegra sentì il suo cuore farsi di piombo. Quell'uomo non e-ra suo padre. Era il gigante. Lo sconosciuto che, sfuggito chissà come ai pericoli della Foresta di Tenebra e del Lago Incantato, aveva preso d'assalto il Magico Regno delle Highlands. Buon Dio. Chi era il guerriero che era riuscito ad avere la meglio su una magia così potente? Sul prato del Magico Regno delle Highlands passò un'om-bra scura. Un vento improvviso si levò, sollevando i capelli delle donne riunite nel cerchio e incollando gli orli dei loro abi-ti alle caviglie. Gli alberi vicini si piegarono quasi in due sotto la forza del vento. Il canto cessò improvvisamente e le donne si guardarono in-torno con un senso di terrore. Fu Wilona che alla fine annunciò: «Allegra è perduta per noi. Non è più al sicuro entro i confini del Magico Regno delle Highlands. I poteri del suo rapitore devono essere molto più forti dei nostri. O forse è il suo bisogno a essere più grande del nostro». «Ma com'è possibile?» Gli occhi di Gwenellen, azzurri come zaffiri, si spalancarono increduli mentre guardava la madre per avere una risposta. «Perché non possiamo fare un incantesimo per fermarlo?» «Vieni qui, bambina.» Nola attirò a sé la figlia minore, poi prese una mano di Kylia. «Ci sono due forze più potenti di qualsiasi incantesimo.» Ripensò all'uomo che le aveva rubato il cuore e che le aveva dato quelle tre figlie preziose. «Una è l'amore.» Poi andò con la mente alle leggende, alle paure e ai pettegolezzi che le avevano costrette a lasciare la loro casa per

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cercare rifugio nel Magico Regno delle Highlands. «L'altra è l'odio.» «Come facciamo a sapere quale delle due ha spinto il rapito-re di Allegra a venire fin qui?» Gli occhi scuri di Kylia, di solito scintillanti di gioia, erano pieni di lacrime. Nola scosse la testa. «Non ci è dato saperlo.» «E allora come possiamo aiutarla?» La voce di Gwenellen le si strozzò quasi in gola. Nola circondò con le braccia le spalle delle due figlie e le at-tirò a sé per baciarle sulle guance. «Possiamo mandare ad Alle-gra dei pensieri tranquillizzanti e una luce di guarigione per ac-compagnarla nelle prove che il destino ha in serbo per lei. An-che se vostra sorella non è abituata alle usanze del mondo che sta al di là dei nostri confini, è tuttavia forte e coraggiosa. E, soprattutto, nel suo cuore c'è una bontà che la proteggerà in qualsiasi prova dovrà affrontare.» Malgrado avesse parlato con convinzione, Nola sentiva un grosso peso sul cuore. Aveva portato le sue figlie nel Magico Regno delle Highlands per proteggerle da un mondo di scetti-ci. Ora la sua amata Allegra era stata portata via da tutto ciò che era sicuro e familiare per lei, e gettata di nuovo proprio in quel mondo. Un mondo che avrebbe potuto usare la sua innocenza e la sua sensibilità contro di lei. Un mondo che preferiva distruggere tutto ciò che non riu-sciva a capire.

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Scandali e misteri di Diane Gaston

Londra, 1812-1817. Bellissima, sensuale e misteriosa, Miss M. odia la maschera che è costretta a indossare ogni sera per incarnare di volta in volta una nuova fantasia maschile. Emily, invece, sceglie di indossarne una per nascondere la propria identità e vincere al gioco la libertà. E sempre a causa di una maschera l'irrequieta e sensuale Morgana si ri-trova in un mare di guai. Un'unica cosa accomuna le tre giovani donne: una disperata sete d'amore. In un mondo dove l'apparenza è tutto e nessuno è davvero ciò che sem-bra, la loro sembra un'illusione irraggiungibile. Finché le lo-ro strade non incrociano quelle di Devlin, Guy e Cyprian, gli unici a vedere ciò che si nasconde dietro la maschera. E allora tutto diventa possibile.

Dal 4 giugno

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Questo volume è stato stampato nel marzo 2011 presso la Mondadori Printing S.p.A.

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