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continua a pag. 8 Il Centro di Eccellenza ANTONIO GIOIELLO periodico di comunicazione sociale - culturale - istituzionale DISTRIBUZIONE GRATUITA Anno V - n. 5 agosto - novembre 2008 CONTRATTO DI QUARTIERE: oltre 8 milioni e mezzo di euro a Schiavonea PINO LE FOSSE A giorni verrà inaugurato il Cen- tro di Eccellenza a Corigliano. Dopo alcuni anni necessari per la ristruttu- razione e l’adeguamento della vec- chia struttura (ex-mercato coperto), si dà avvio ad un’esperienza nuova ed avanzata nei servizi sociali. Nuova per le attività che vi sa- ranno svolte e per i servizi che vi saranno erogati. Sono, infatti, pre- visti un Internet Social Point; una Sala Musicale; una sala per riunioni, incontri, progettazione; una sala per convegni, dibattiti, iniziative cultu- rali. Inoltre è previsto la costituzione di gruppi di lavoro per la progetta- zione partecipata e la ricerca in am- bito sociale. Il Consiglio Regionale della Ca- labria ha approvato la legge per il sostegno all’edilizia sociale. La leg- ge servirà a riqualificare le aree de- gradate, a migliorare la qualità delle nostre città e ad aumentare il numero di case per le famiglie con basso red- dito in particolare per giovani cop- pie, anziani, studenti fuori sede, ra- gazze madri ed immigrati. Le risorse impegnate sono considerevoli oltre (250 milioni di euro) e nei prossimi mesi partiranno alcuni dei relativi bandi a cui i soggetti destinatari po- tranno partecipare sia per l’acquisto che per la locazione. In questi inter- venti è previsto anche il rifinanzia- mentodellostrumentodeicosiddetti Contratti di Quartiere II dei comuni con più di 30.000 abitanti che nel D.M. n. 176/A del 12.02.2007 erano rimasti esclusi. Sono stati così “re- cuperati”, attraverso una procedura automatica che accelera notevol- mente la spesa e la realizzazione di queste importanti opere, i contratti di: Reggio Calabria, Cosenza, Vibo Valentia, Lamezia T., Crotone, Cori- gliano Calabro e Catanzaro. continua a pag. 2 Violenza sessuale sulle donne: alcune considerazioni criminologiche RAFFAELLA AMATO Il reato di violenza sessuale viene spesso associato a stereoti- pi: l’immagine che viene subito in mente è quella di una vittima minacciata e assalita brutalmente da uno sconosciuto. In realtà indi- pendentemente dall’immaginario continua a pag. 6 C’era una volta il rappresentante d’istituto... WITCH Ogni anno, in ottobre, nelle scuole superiori, avviene il rinnovo dei rappresentanti degli studenti al consiglio d’istituto e alla consulta regionale. Negli anni questo “evento” è degenerato e il compito del rap- presentante d’istituto è cambiato, riducendo notevolmente l’operato continua a pag. 8 Chiunque si appresti nella pros- sima tornata elettorale a prepararsi a governare il territorio del Comune di Corigliano, dovrà convincersi, una volta per tutte, che il problema del decoro urbano va affrontato in modo serio con programmi prima ponderati, poi illustrati ai cittadini durante la campagna elettorale e Decoro urbano... e altro! FRANCESCO SANGREGORIO continua a pag. 2 Questo numero di mondiversi esce con una nuova grafica, che ci augu- riamo gradita ai lettori. La testata riporta uno spicchio della fotografia di Cosimo Reale “La tortora e il melograno”, diventata il logo dell’associazione. Il sacchetto dove lo metto LUISA SANGREGORIO Quando ci si occupa di im- mondizia spesso è per parlare di un’emergenza. Così è anche nel caso di Corigliano, che è da poco uscita da una crisi riguardante i rifiuti. Colpa della morosità del comune, insolvente verso la Siba- ritide. Così ha spiegato anche To- nino Caracciolo, presidente della società che si occupa della raccolta dell’immondizia. E, quest’estate, mentre in una lunga successione di riunioni si incontravano rappresen- tanti del comune, politici, prefetto ed esponenti della Sibaritide; gli operai della società scioperavano continua a pag. 7 PRIMA PARTE l’idea di tentare di esplorare il mondo delle band coriglianesi, non solo rock ma anche gruppi che fan- no musica in genere, mi è venuta chiacchierando a scuola durante la ricreazione con alcuni amici. Noi amanti della musica, tutta, ed in particolare del punk ci siamo chie- sti se fosse il caso di occuparci di MARICA MARZULLO Viaggio tra le band Coriglianesi continua a pag. 7 PH. GAIA REALE

Il Centro di Eccellenza - mondiversi.it · chia struttura (ex-mercato coperto), si dà avvio ad un’esperienza nuova ed avanzata nei servizi sociali. Nuova per le attività che vi

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continua a pag. 8

Il Centro di Eccellenza

ANTONIO GIOIELLO

periodico di comunicazione sociale - culturale - istituzionaleDISTRIBUZIONEGRATUITA

Anno V - n. 5 agosto - novembre 2008

CONTRATTO DI QUARTIERE: oltre 8 milioni e mezzo di euro a Schiavonea

PINO LE FOSSE

A giorni verrà inaugurato il Cen-tro di Eccellenza a Corigliano. Dopo alcuni anni necessari per la ristruttu-razione e l’adeguamento della vec-chia struttura (ex-mercato coperto), si dà avvio ad un’esperienza nuova ed avanzata nei servizi sociali.

Nuova per le attività che vi sa-ranno svolte e per i servizi che vi saranno erogati. Sono, infatti, pre-visti un Internet Social Point; una Sala Musicale; una sala per riunioni, incontri, progettazione; una sala per convegni, dibattiti, iniziative cultu-rali. Inoltre è previsto la costituzione di gruppi di lavoro per la progetta-zione partecipata e la ricerca in am-bito sociale.

Il Consiglio Regionale della Ca-labria ha approvato la legge per il sostegno all’edilizia sociale. La leg-ge servirà a riqualifi care le aree de-gradate, a migliorare la qualità delle nostre città e ad aumentare il numero di case per le famiglie con basso red-dito in particolare per giovani cop-pie, anziani, studenti fuori sede, ra-gazze madri ed immigrati. Le risorse impegnate sono considerevoli oltre (250 milioni di euro) e nei prossimi mesi partiranno alcuni dei relativi bandi a cui i soggetti destinatari po-tranno partecipare sia per l’acquisto che per la locazione. In questi inter-venti è previsto anche il rifi nanzia-mento dello strumento dei cosiddetti Contratti di Quartiere II dei comuni con più di 30.000 abitanti che nel D.M. n. 176/A del 12.02.2007 erano rimasti esclusi. Sono stati così “re-cuperati”, attraverso una procedura automatica che accelera notevol-mente la spesa e la realizzazione di queste importanti opere, i contratti di: Reggio Calabria, Cosenza, Vibo Valentia, Lamezia T., Crotone, Cori-gliano Calabro e Catanzaro.

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Violenza sessuale sulle donne: alcune considerazioni criminologiche

RAFFAELLA AMATO

Il reato di violenza sessuale viene spesso associato a stereoti-pi: l’immagine che viene subito in mente è quella di una vittima minacciata e assalita brutalmente da uno sconosciuto. In realtà indi-pendentemente dall’immaginario

continua a pag. 6

C’era una volta il rappresentante d’istituto...

WITCH

Ogni anno, in ottobre, nelle scuole superiori, avviene il rinnovo dei rappresentanti degli studenti al consiglio d’istituto e alla consulta regionale.

Negli anni questo “evento” è degenerato e il compito del rap-presentante d’istituto è cambiato, riducendo notevolmente l’operato

continua a pag. 8

Chiunque si appresti nella pros-sima tornata elettorale a prepararsi a governare il territorio del Comune di Corigliano, dovrà convincersi, una volta per tutte, che il problema del decoro urbano va aff rontato in modo serio con programmi prima ponderati, poi illustrati ai cittadini durante la campagna elettorale e

Decoro urbano...e altro!

FRANCESCO SANGREGORIO

continua a pag. 2

Questo numero di mondiversi esce con una

nuova grafi ca, che ci augu-riamo gradita ai lettori. La

testata riporta uno spicchio della fotografi a di Cosimo

Reale “La tortora e il melograno”, diventata il logo dell’associazione.

Il sacchetto dove lo metto

LUISA SANGREGORIO

Quando ci si occupa di im-mondizia spesso è per parlare di un’emergenza. Così è anche nel caso di Corigliano, che è da poco uscita da una crisi riguardante i rifi uti. Colpa della morosità del comune, insolvente verso la Siba-ritide. Così ha spiegato anche To-nino Caracciolo, presidente della società che si occupa della raccolta dell’immondizia. E, quest’estate, mentre in una lunga successione di riunioni si incontravano rappresen-tanti del comune, politici, prefetto ed esponenti della Sibaritide; gli operai della società scioperavano

continua a pag. 7

PRIMA PARTE l’idea di tentare di esplorare il mondo delle band coriglianesi, non solo rock ma anche gruppi che fan-no musica in genere, mi è venuta chiacchierando a scuola durante la ricreazione con alcuni amici. Noi amanti della musica, tutta, ed in particolare del punk ci siamo chie-sti se fosse il caso di occuparci di

MARICA MARZULLO

Viaggio tra le band Coriglianesi

continua a pag. 7

PH. GAIA REALE

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CONTRATTO DI QUARTIERE: oltre 8 milioni e mezzo di euro a Schiavonea

PINO LE FOSSE

DALLA PRIMA PAGINA

Attualità

Il fi nanziamento previsto per la nostra città è di 8.650.956 euro (circa 17 miliardi di vecchie lire). Le opere fi nanziate riguardano Schiavonea in-dividuata a suo tempo come territo-rio idoneo per gli interventi previsti dai Contratti di Quartiere. Territori, cioè, a più forte disagio abitativo ed occupazionale su cui intervenire per aumentare la dotazione infrastruttu-rale dei quartieri degradati.

Fin qui le informazioni e i detta-gli. Alcune considerazioni però sono d’obbligo.

1) Malgrado la stasi ammini-strativa e la giustifi cata sfi ducia che serpeggia in tutta la città, Coriglia-no riesce a conquistare l’attenzione delle istituzioni regionali. Ciò gra-zie al ruolo e al peso che ha saputo conquistare negli anni e che, quando adeguatamente supportato, gli viene giustamente riconosciuto. Su questo credo la città dovrà fare leva per ri-conquistare la fi ducia necessaria a riprendere un cammino di rinascita amministrativa.

2) Anche sulla preziosa funzio-ne e sul ruolo dei nostri rappresen-tanti istituzionali la città deve rifl et-tere come opportunità ed occasione per un suo adeguato e forte rilancio. Dobbiamo riconoscere, con ogget-tività, per esempio, l’ottimo lavoro svolto dal Consigliere Regionale Franco Pacenza per questo risultato che non è certo il primo per Cori-gliano. Ricordiamo qui soltanto il fi nanziamento di circa 8 miliardi di vecchie lire per il centro storico ed il castello.

3) Dato che ora, entro 45 giorni, andrà fi rmata la convenzione con la Regione Calabria, bisogna che già da subito i tecnici comunali e la struttura si mettano all’opera. Non solo perché non ci sia alcun rischio di revoca dei fi nanziamenti, come pure è previsto, ma soprattutto perché la progettazione defi nitiva, che non potrà stravolgere quella prelimina-

re, tenga conto degli attuali bisogni delle opere interessate e di quanto nel frattempo è stato già realizzato e progettato. Penso soprattutto al Qua-drato, sul quale è in corso un ulte-riore intervento, e al lungomare che occorre salvaguardare come opera strategica per l’inserimento di Schia-vonea nei migliori circuiti turistici. Una qualunque sottovalutazione o errore in questa fase, rischierebbe di compromettere la bontà di un inve-

infi ne realizzati. Solo così, secon-do il mio modesto parere, si potrà ottenere, nel prosieguo del tempo, una classe dirigente politico-am-ministrativa che curi la cosa pub-blica secondo dettami logici e sod-disfacenti per tutti.

E’ evidente che la situazione architettonica e strutturale della città si è gradualmente degradata al punto che ripristinare una par-venza di stato vivibile del sociale sembrerebbe un’impresa ardua e di fatto irrealizzabile.

Tale dissesto che riguarda strut-ture abitative, strade, marciapiedi, traffi co, igiene pubblica è, ormai da anni, sotto gli occhi di tutti.

Strade perennemente dissestate (buche e avvallamenti delle stesse ad ogni piè sospinto, zone sterrate e poi malamente rappezzate sotto gli occhi incuranti di tutti); mar-ciapiedi quasi tutti in malora anche se in buona parte realizzati di re-cente ma, purtroppo, mal costruiti e quindi “nati vecchi”; cassonetti della spazzatura che regolarmen-te diventano discariche abusive. In quest’ultimo caso non mi rife-risco al triste fenomeno che si sta verifi cando in questi ultimi tempi ma a quello ben più avvilente che riguarda l’abbandono giornaliero di materiale di risulta di maggiori proporzioni dalle singole abitazio-ni (frigoriferi, televisori, materas-si, etc.), fenomeno atavico che si protrae nel tempo.

Fabbricati interi, che gravitano su strade principali, aspettano da

Decoro urbano...e altro!FRANCESCO SANGREGORIO

DALLA PRIMA PAGINA anni di essere alcuni demoliti, al-tri ristrutturati per ridare alle zone circostanti un decoro ormai perdu-to da decenni.

Che dire poi di tutta la zona circostante la cosiddetta “piazza salotto”, dove la decadenza strut-turale delle case ha raggiunto il massimo dell’indecenza?

E infi ne voglio ricordare un’al-tra assurdità tutta coriglianese: l’assenza totale di una qualsiasi segnaletica orizzontale in tutta la città che consenta ai cittadini di attraversare la strada senza metter a rischio la propria incolumità fi -sica.

Tale realtà inconfutabile non dovrà costituire alibi per la “so-lita” politica passiva e rassegnata per quanti saranno chiamati ad amministrare la cosa pubblica.

La raccolta regolare e giorna-liera dei rifi uti urbani, la rimozio-ne dai bordi stradali delle erbacce infestanti, la pulizia delle strade che noi “solerti” cittadini imbrat-tiamo quotidianamente con cartac-ce e plastiche di ogni genere, la re-golarizzazione del traffi co sempre più caotico, la bonifi ca defi nitiva di interi quartieri fatiscenti, ami-ci amministratori, sono questi gli imperativi amministrativi da rea-lizzare, alcuni subito, altri, i più complessi, nel prosieguo del tem-po, per rendere vivibile la città e dare così un grosso contributo al decoro della stessa.

Solo così si eviterà, ogni volta che ci si aff acci nella vicina Ros-sano, di provare una cocente e mortifi cante vergogna prima verso se stessi e poi verso i propri citta-dini, considerando quanto si rie-sce a realizzare continuamente in quella città.

stimento che invece può cambiare il volto di Schiavonea. Per questo oc-corre massima attenzione per l’inte-grità e la coerenza dell’intero nuovo progetto. Il tratto Madonnina–Porto è già realizzato; per quello Palmeto–Coriglianeto è in fase di ultimazione la progettazione da parte degli uffi ci comunali. A questo punto non sareb-be da escludere, pur nei tempi ristret-ti in cui si dovrà operare, il ricorso di qualche strumento di raccordo e di valutazione progettuale da parte del Commissario.

4) Per tutto questo ritengo che nelle prossime settimane bisognerà alzare il livello di attenzione dell’in-tera città e delle sue rappresentanze istituzionali, politiche e sociali sul percorso di questa decisiva e impor-tante opera. La gestione commissa-riale per le delicate decisioni che do-vrà assumere potrà così giovarsi di una vasta collaborazione ed aiuto di quanti davvero mostrano attenzione e interesse al proprio territorio.

Su conconcessione di: Ing. Francesco Castiglione, Ing. Francesco Amica e l’Arch. Francesco Piccoli

3 pagDal mondo

ISACCO NUNA

Nel mese di agosto ho accom-pagnato mia nipote che sta facen-do una ricerca sul Cedro, frutto che caratterizza da secoli il Tirreno cosentino, la cui costa veniva chia-mata Riviera dei Cedri. Oggi nel-la Riviera dei Cedri, per trovarne uno bisogna conoscere il posto e addentrarsi nel territorio. Di quel-lo che era il tipico albero, insieme agli olivi, è rimasto ben poco. La speculazione edilizia, la costru-zione di mega alberghi e villaggi turistici, incoraggiata da contributi a fondo perduto, hanno privilegia-to il verde decorativo delle palme, degli oleandri e dei fi cus a scapito della tipica vegetazione locale. Per arrivare alla nostra meta ci siamo avvalsi della preziosa collabora-zione del prof. Franco Galiano, scrittore, poeta, ricercatore e gran-de conoscitore del Cedro, che ci ha fatto da guida e da tramite con un gruppo di Rabbini impegnato nella raccolta.

Cedro, Citrus medica, è una pianta di origine asiatica, richiede un clima mite ed è diff usa nel ba-cino mediterraneo. Coltivare il Ce-dro è una grande fatica, le piante sono basse, spinose e devono esse-re zappate e lavorate in ginocchio con la testa tra le spine. La fatica della coltivazione, la diffi coltà di vendere a prezzi remunerativi il prodotto, una volta quotato in bor-sa, la mancanza di qualsiasi legge di tutela del Cedro hanno portato ad un continuo abbandono di que-sta attività. Noi siamo stati in una delle poche cedriere rimaste, ge-stita direttamente dal proprietario, laureato in agraria, che ha reso la coltivazione meno faticosa.

Franco Galiano nel suo saggio “Alla ricerca del Cedro perduto” scrive che, secondo autorevoli fon-

LE RADICI ANTICHEDEL CEDRO

ti, la coltura del Cedro fu introdot-ta e diff usa in Italia tra il III e il II secolo a.C., presso le città italiote e le colonie della Magna Grecia qua-li Metaponto, Sibari, Laos, Posi-donia, Cuma, Paestum, soprattutto dagli ebrei ellenizzati. Durante la loro immigrazione e soprattutto dopo la caduta di Gerusalemme nel 70 d. C. ad opera dei romani, nella diaspora ebraica fi orì una delle maggiori coltivazioni, tuttora viva, il cui prodotto è il “liscio dia-mante” così chiamato per la bril-lantezza della buccia. Gli ebrei con l’”etrog” liturgico introdussero fi n nel cuore del mondo romano il suo simbolismo, come attesterebbero graffi ti ed iscrizioni in greco ed in latino rinvenibili nelle catacombe

ebraiche di via Nomentana e del-l’Appia e nella Sinagoga di Ostia Antica risalente al I secolo a. C.

Il Cedro è di particolare signifi -cato nella tradizione ebraica, nella Bibbia è ricordato ben 70 volte ed è il frutto simbolo della festa del Sukkòth, o delle capanne, chiamata anche festa del raccolto. La Bibbia prescrive che il quindici del setti-mo mese (nel calendario ebraico, Tishrè, inizio dell’autunno), si rac-colgano i frutti della terra, special-mente dagli alberi più belli, rami di palma, rami densi di foglie, salice di torrente e infi ne Cedro e si di-mori in capanne per gioire davanti al Signore Dio per sette giorni al-l’anno. Il Sukkòth, quest’anno si festeggia il 14 di ottobre, richiama

il legame antico con il mondo rura-le, il consuntivo dell’anno agrico-lo, la vendemmia e la preghiera per le prime piogge.

Gli elementi che caratterizzano la festività del Sukkòth sono: la Sukkàh e il lulàv.

La Sukkàh, capanna fatta di rami e foglie, adornata con frutti, disegni e fi ori è costruita per rice-vere amici, consumare pasti, gioire e pregare.

Il lulàv, simbolo ricco di valori spirituali, è un fascio composto di un ramo di palma, due di salice di torrente, tre di mirto e da un cedro; rappresenta la fertilità della terra, la conclusione del raccolto.

Secondo la tradizione ebraica il Cedro della Riviera dei Cedri as-sume una particolare importanza in quanto durante i secoli non ha subito alcuna manipolazione, se-lezione o innesto. Ancora oggi la pianta viene propagata per talea conservandosi, come era all’ori-gine, in purezza. Questo modo di coltivazione è probabilmente do-vuto anche alla rilevante presenza ebraica dal III secolo a. C. fi no al-l’inizio del XVI secolo. I dati ri-portati da diversi studiosi mostra-no come prima del 1510 circa, data d’arrivo dell’inquisizione, il 40% circa della popolazione totale in Calabria e in Sicilia fosse di origi-ne ebraica come mostrano ancora toponimi e cognomi.

Per la particolarità della colti-vazione di questo frutto, in un pic-colissimo e nascosto angolo della Calabria, da secoli, nei mesi di lu-glio ed agosto, arrivano rabbini da varie parti del mondo a raccogliere religiosamente con le loro mani, uno ad uno, il “Cedro di Diaman-te” rinnovando le comuni radici delle culture mediterranee.

4pag Cultura

PERCORSI

Mi accarezzol’anima conconsueti gesti,sostituendoad occhi l’oggi...

Accumulolibri,spiego vestiti sul letto,riponendosogni lucidi,altrove...

Distese di tettitraccian percorsi.Galli zampettano,mostrando probabilivie d’uscita.

Giulia Spanò

ECHI

Echi di vociin sottofondo,diapositive di passatoai nostri piedi.

Di che coloresaranno le dita dellenubi?Mi chiedo, scrutandoesistenze altrui!

Osservole pieghe delle miagonna,cercando certezzealdila da venire.

Giulia Spanò

PARADOSSI MODERNI?...

In questabenestante societàc’è chi ritorna a farel’arrotinoa riparare ombrellicucine, stufe a gas ...

Paradossi modernio consumismo in crisi?

Pasquale Bennardo

L’angolo della poesia

Interno Caff è letterario Dulcamara,

GIULIA SPANO’

Dalla fi nestra della mia casa gli stessi rumori di vita quotidiana irrom-pono scandendo, da sempre, con regola-rità i ritmi di vita del nostro borgo antico e della sua gente... Tutto sembra avere un senso, una strana armonia tra passato e futuro, che, nel bene e nel male, pervade i luoghi rendendoli unici.

Il desiderio di non abbandonare luoghi e di non rinnegare tradizioni, ha carat-terizzato le iniziative culturali dell’estate coriglianese 2008.

In un momento delicatissimo per la nostra città, a causa delle note vicende politico-ammi-nistrative, sono stati i cittadini a diverso titolo a rendersi protagonisti nell’organizazzione di eventi culturali e a promuovere momenti di ag-gregazione. La festa della Via Nova, organizza-ta dalla Pro-Loco in collaborazione con l’Uffi cio Cultura del comune di Corigliano, giunta ormai alla decima edizione, ha voluto per un giorno, far rivivere via Roma, luogo simbolo della nostra co-munità cittadina, i suoi antichi mestieri; i profumi e i riti di una società a vocazione prevalentemen-te rurale da riscoprire e valorizzare. Importante segno è stato dato dai giovani dell’associazione Framundo, da tempo operativi nel centro storico, che hanno off erto alla cittadina quattro splendide serate, non solo all’interno del Castello Ducale, ma anche nelle sue vicinanze. Gli spettacoli, orga-nizzati in collaborazione con altri gruppi culturali

Borgo antico, tra memoria e innovazioneResoconto dell’estate coriglianese

o singoli artisti, avevano come fi ne quello di me-scolare abilmente generi musicali diversi tra loro, parole, atmosfere, dando la possibilità a grandi e piccini di sognare, rimanendo profondamente legati ai luoghi. Particolare attenzione merita, a mio avviso, Vinella Jazz, concerto di musica jazz, inserita nelle serate organizzate dalla Framundo, giunta alla sua quarta edizione, che ha voluto far esibire, nel suggestivo scenario di piazza Diaz, la nota band del maestro Conforti che ormai ha ac-quistato popolarità, anche grazie all’iniziativa di Alba Jazz.

L’azione di quanti abbiano deciso di vivere in Centro Storico, e di intraprendere attività culturali ed economiche a vario livello, all’ombra del ca-stello ducale, deve essere incoraggiata, sostenuta e deve collocarsi in un contesto più ampio in cui memoria e innovazione rappresentino la par-te di un tutto inscindibile per la rivalutazione del borgo antico e per lo sviluppo del territorio. Non avrebbe invece senso alcuno, parlare di sviluppo in generale, senza avere memoria storica del no-stro passato. In questo momento, la riapertura dei locali dell’ex Casino d’Unione, ora caff è lettera-rio “Dulcamara” di Luisa Sangregorio e Andrea Romio, dimostra quanto sia possibile rigenerare un luogo del passato, con energie nuove dove è possibile leggere un buon libro, navigare in inter-net, sorseggiare un aperitivo o fare colazione di-scorrendo gradevolmente. Rileggendo, proprio in questi giorni, uno scritto di Italo Dragosei, conte-nuto nel volume “Corigliano di una volta”, a cura di Enzo Viteritti, edito da “Il Serratore”, <...mi soff ermo ad osservare le vecchie case che resisto-no, contenitori di aff etti e di ricordi gelosamente serrati, in contrapposizione alle nuove case pulite degli anni sessanta...>.

I’attualità delle parole dell’autore mi hanno profondamente colpito, come mi ha colpito il pa-ragonare le case antiche a resistenti tenaci donne anziane vestite di nero, le stesse che animavano i vicinati, ormai rinnegati, del mio quartiere, nella mia infanzia.

Un popolo senza anziani, senza memoria, non ha gambe, non ha futuro e non va da nessuna parte.

5 pagCultura

Quando Cosimo Budetta mi con-segnò, nel 1999, alcuni suoi disegni, fui attratto da quello che ritraeva Luigi De Luca a passeggio sulle nu-vole con un quadro raffi gurante Co-rigliano, il paese dove era nato il 10 gennaio del ‘34, dove aveva deciso di vivere e lavorare, e da dove, l’11 settembre del 1998, era andato via, senza far rumore.

Come avrebbe giudicato, lui, uomo di scuola, di lettere, di storia, questi ultimi anni della sua città, è cosa che non oso pensare. So, con certezza, che i suoi familiari hanno perso un aff etto grande, mentre la comunità uno studioso intransigen-te.

Docente prima, preside di scuo-la media dopo, è autore di preziosi testi che hanno arricchito il patri-monio culturale della città. E non solo. I suoi lavori non sono passati inosservati ad esponenti del mondo accademico (Università di Bologna, di Roma, di Napoli, della Calabria) e di Istituti culturali. Tuttavia, il suo valore non è stato apprezzato ade-guatamente. E quello che ha lasciato merita di essere ripreso e posto nella giusta luce.

Corigliano deve molto a Luigi (Gigino per tutti) De Luca. Non è an-dato via dal suo paese per approdare a posizioni di prestigio in ambito na-zionale, pur avendone avuto la pos-sibilità. È giusto, credo, manifestare una testimonianza d’aff etto verso chi ha preferito restare, pagando, a volte, di persona questa scelta, cer-cando, sia pure con limiti, di dare il proprio contributo al riscatto di una terra che di sollevarsi, in alcuni mo-menti, non ne vuole proprio sapere.

Mi pare giusto citare alcuni testi che De Luca ha lasciato: attestati d’amore per il paese, gli studi, il sa-pere. Tra il 1985 e il 1989 pubblica il Tesoretto calabrese, tre ottimi volu-mi: un lavoro unico in Italia, un mo-dello per altre regioni, così defi nisce l’opera Tullio De Mauro.

De Luca è storico nel senso più ampio. Il quadro di riferimen-to complessivo che sta a monte dei suoi lavori è robusto. Quando, nel 1985, affi da alla stampa Corigliano medievale, scrive di avvenimenti che hanno caratterizzato il medioe-vo coriglianese ma, in eff etti, il suo sguardo è quello dello storico che ha come orizzonte i grandi eventi. La lettura di questo testo, essenziale per chi voglia approfondire le tema-tiche attorno alle origini del paese, è anche un viaggio semplice e geniale nella grande storia. Grazie a questo studio si riconosce a De Luca di aver individuato la datazione della nasci-ta di Corigliano come centro urbano nel 977; che questo è stato possibile grazie al ripopolamento dei profu-ghi Mauresi fuggiti dai loro luoghi d’origine; che nel 1073, ad opera di Roberto Guiscardo, è stato edifi cato il castello... e si potrebbe continuare. E furono proprio queste notizie che, quando uscì il libro, attrassero l’at-

GIOVANNI PISTOIA

Nel decennale della scomparsa

Luigi De Luca:nella parola la storia

tenzione dei più. Una specie di sfo-go liberatorio: fi nalmente sappiamo qualcosa di più, e di più concreto, su chi siamo, da dove veniamo. In ogni modo, anche se gli studi, suda-tissimi, di De Luca hanno contribui-to in modo determinante a far luce su un ampio periodo della storia di Corigliano, non va sottaciuto che il risultato più prezioso sta proprio nell’intelligente uso degli strumenti e dei metodi della ricerca. Se non si pone attenzione a ciò si rischia di ba-nalizzare il suo lavoro.

La predilezione per gli studi lin-guistici e l’amore per il suo antico paese fanno di De Luca uno stu-dioso attento all’evoluzione della parola, del lessico. La lingua della sua comunità diviene un settore nel quale impegna anni ed anni di studi.

Cerca, utilizzando tutti i mezzi della scienza, di pervenire a risultati seri nei settori che predilige. Gli studi linguistici, fi lologici, etimologici necessitano di quadri teorici e di co-noscenze approfondite per carpire i segreti, i misteri, il fascino della parola. Egli ha fi ducia nella potenza della parola.

Nel 1987 dà alle stampe il libro Lessico calabrese (dialetto di Cori-gliano Calabro). Con la mente alle lezioni di Wittgenstein, De Luca aff ronta questa ennesima, importan-tissima, fatica che non può essere sintetizzata in poche parole.

Sul fi nire del 1995 esce il volume Nomi di famiglia in Calabria. Appe-na in libreria suscita grande curio-sità. Ognuno vuole vedere se c’è il proprio cognome e conoscerne, così,

l’origine. Un primo approccio al te-sto è quello di chi consulta un elenco telefonico. È un atteggiamento pre-visto dall’autore e lo stesso lettore, superata la prima fase caratterizzata dalla curiosità, si rende conto che si tratta di un’opera che contiene noti-zie storiche, di costume; stimola ri-fl essioni antropologiche; abbonda di riferimenti linguistici.

Testi, questi citati, essenziali, fondamentali. Meritano di essere ripresi e divulgati per un pubblico più vasto che non sia quello ristret-to degli addetti ai lavori. Esistono, ancora, articoli, saggi, relazioni che De Luca ha pubblicato su giornali e riviste: “il Serratore”, “Calabria Letteraria”, “Riforma della Scuola”, “Insegnare”, “Scuola di base”. Scrit-ti che attendono di essere recuperati e pubblicati, in maniera organica. Lo merita l’autore, la sua vita per gli studi. E perché questi possano contribuire a incoraggiare nuove ri-cerche.

È quello che ha cominciato a fare Francesca, fi glia di Luigi, con la pub-blicazione del volume Breve storia illustrata di Corigliano. Da dicembre del 1988 a giugno del 1990, De Luca pubblica uno studio “a puntate” su “il serratore”. Lo spazio temporale tra un numero e l’altro della rivista rende frammentario il lavoro, anche se è letto e apprezzato. Ottima, quin-di, l’idea di riprenderlo in un unico testo, e sotto lo stesso titolo.

De Luca etichetta questa sua fa-tica una “modesta cronologia o cro-nistoria essenziale illustrata” dal ca-rattere “fortemente divulgativo”. Lo scritto, però, è un saggio ben artico-lato, dove i fatti e i personaggi sono esposti con la mirabile semplicità di chi è profondo conoscitore della sto-ria, quella locale e quella di “lunga durata”. La narrazione è fl uida, gli eventi salienti e signifi cativi vi sono tutti, lo scopo didattico è ben riusci-to. Ed è proprio pensando allo scopo didattico che De Luca ha voluto, ac-canto ai testi, i disegni della brava Claudia Pedace, da non considerare un qualcosa in più, un corollario: i disegni, invece, come linguaggio al-tro rispetto alla scrittura. Un mezzo di comunicazione con pari dignità della parola. Il risultato è eccellente. Bene ha fatto Francesca a ristampa-re il testo del padre senza apportare aggiustamenti e a mantenere l’appa-rato iconografi co, arricchito, oggi, dalle numerose e signifi cative foto di Nicodemo Misiti.

È stato detto dell’amore che Luigi De Luca ha nutrito per il suo paese. Questo amore si è manifestato con atti, ricerche, progetti pedagogici tesi a stimolare gli studi, ad ampliare gli orizzonti delle nostre conoscenze, a dare una dimensione alta ai saperi, a restituire dignità alle idee ascoltando le emozioni della parola. Anche alla luce di tutto ciò, il suo insegnamen-to, oggi, è più prezioso di ieri.

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Violenza sessuale sulle donne: alcune considerazioni criminologiche

RAFFAELLA AMATO

DALLA PRIMA PAGINA

collettivo, già dalla fi ne degli anni ‘60 la ricerca scientifi ca in campo criminologico ha dimostrato che in numerosi casi vittima ed aggresso-re al momento del fatto hanno un rapporto di conoscenza. Le ricerche svolte quindi vanno a minare una delle più radicate convinzioni in ma-teria di violenze sessuali. Allo stesso modo, si è in parte incrinata anche la concezione popolare che considera l’autore di violenza sessuale come un malato, un disadattato, una per-sona comunque non bene integrata nel contesto sociale. In realtà, non si possono fare generalizzazioni sia per quanto concerne le caratteristiche degli autori sia per quanto riguarda le circostanze in cui si consuma la violenza sessuale sulla donna.

Una ricerca americana nei con-fronti di più di cinquecento sogget-ti condannati per reati sessuali ha evidenziato alcune tipologie di ag-gressori e ha sottolineato come in ogni caso siano sempre presenti tre elementi: rabbia, potere, sadismo. Sebbene ciascuno di questi fatto-ri non possa rappresentare la causa unica per la commissione di un si-mile reato, tutti sono importanti per comprendere perché esso abbia avu-to luogo.

Nei racconti fatti dagli intervistati emerge come:

1) alcuni episodi di violenza sessuale scaturiscono da esplosioni incondizionate di rabbia provocate da eventi esterni. Attraverso l’atto sessuale la rabbia viene agita da par-te dell’aggressore, anzi per meglio dire, l’atto sessuale spesso diventa lo strumento che permette di esternar-la; simili azioni sono sempre carat-terizzate da un eccesso di aggressi-vità e di brutalità fi nalizzate a ferire e umiliare la vittima. Dal punto di vista della psicologia analitica jun-ghiana si tratta in tal caso di soggetti caratterizzati dal c.d. atteggiamento alloplastico, cioè soggetti che tendo-no a riversare la tensione che deriva da una frustrazione dell’ambiente esterno o da un confl itto vissuto a livello intrapsichico proiettandola nell’ambiente stesso, riversandola su un soggetto esterno.

2) Le violenze sessuali più co-muni derivano invece, dalla necessi-tà o dal desiderio dell’individuo di dimostrare potere, autorità, control-lo nei confronti della donna. Il rea-to, in tali circostanze, serve quindi a

compensare sentimenti profondi di inadeguatezza e di insicurezza.

3) Vi sono, infi ne, episodi dettati dal sadismo, caratterizzati sempre da un sentimento di infe-riorità nell’autore, al quale si asso-cia un’estrema volontà di potenza, che, secondo la psicologia adleriana rappresenta l’impulso fondamentale che muove l’uomo. Dal punto di vi-sta della psicoanalisi classica il sadi-smo corrisponde ad una aggressività di tipo anale, volta al possesso asso-luto e prevaricante dell’oggetto desi-derato. Fase anale che, ricordiamo è una delle fasi intermedie di sviluppo sessuale dell’individuo identifi cate da Freud che precede la c.d. fase genitale caratteristica di una sessua-lità adulta e matura. Per cui, secon-do questa impostazione, è come se l’autore della violenza sessuale sia rimasto fi ssato a tale fase immatura dello sviluppo sessuale in cui domi-na l’eterna contrapposizione tra una pulsione e il suo contrario (Eros o istinto vitale e Thanatos o istinto di morte, ad esempio) ed è questa che determina la violenza. In questi casi l’aggressione viene erotizzata e la gratifi cazione deriva dal tormentare la vittima e dal vederla soff rire per vendicare tutte le umiliazioni che si ritiene di aver precedentemente subito. Sempre dal punto di vista psicoanalitico c’è alla base in que-sti casi un confl itto edipico irrisolto che genera una aggressività maligna in grado di dare origine a compor-tamenti sadici o masochistici. Ricor-diamo che per complesso edipico ci si riferisce come è noto al fatto che il bambino sperimenta desideri ses-suali e amorosi verso il genitore di sesso opposto e sentimenti di gelosia e aggressività verso il genitore dello stesso sesso.

In realtà, anche servendosi di stru-menti psicoanalitici, non è possibile giungere ad alcuna generalizzazione dei tratti caratteristici a tutti gli au-tori di reati sessuali, dal momento che non si può dimenticare come sia sempre relativa e mai data una volta per tutte la defi nizione di soggetto perverso. Non è possibile infatti va-lutare la natura patologica dell’istin-to e del comportamento sessuale di un individuo senza procedere ad una analisi del signifi cato che questi gli attribuisce e delle sue modalità rela-zionali.

Tuttavia c’è da dire che negli ultimi decenni la ricerca in ambito psicodinamico e criminologico ha compiuto importanti passi avanti studiando acquaintance rape, ossia episodi di violenza sessuale verifi -catisi tra semplici conoscenti, e date rape cioè episodi di violenza sessua-le tra soggetti legati da una relazione interpersonale più defi nita. Benché

anche numerosi date rape siano ori-ginati da rabbia, potere e sadismo come le violenze commesse da sco-nosciuti, essi presentano tuttavia caratteristiche diverse e peculiari, quali per esempio il fatto che ven-gono impiegate tecniche coercitive e manipolatorie tra cui, per esempio il fatto di minacciare la donna di inter-rompere la relazione sentimentale in corso o il far leva sulle sue debolez-ze. Nelle ipotesi di violenze tra co-noscenti intervengono, inoltre, anche fattori sociali e culturali che possono portare ad erronee codifi cazioni dei messaggi, verbali e non, utilizzati da entrambi i soggetti coinvolti. Tra

uomini e donne esistono, infatti, re-gole e copioni di comportamento in tema di sessualità ed atteggiamenti consentiti o meno nelle relazioni personali, per cui gli atteggiamenti nei confronti dell’altro sesso avven-gono spesso in base a stereotipi. In generale, tutti possiamo constatare quanto sia diff uso lo stereotipo volto a incoraggiare la sessualità maschile e a stigmatizzare quella femminile; stereotipi, che, sebbene ci sia stata una innegabile evoluzione dei co-stumi sessuali, possono condurre a sempre più frequenti fraintendimen-ti ed incomprensioni tra i due sessi e sfociare nella violenza sessuale.

La fase della giovinezza è si una delle più belle della vita ma al contempo è quella più diffi cile e delicata dell’esistenza umana.

Nella società di oggi , quella dell’opulenza , l’ uomo è alla ricerca continua del benessere e dell’agiatezza ad ogni costo, e pensa soprattutto a soddisfare le sue esigenze e ad accumulare ricchezze, trascurando così i valori umani e le regole del vivere civile , a discapito dei principi morali, facendo crescere i giovani di oggi in un mondo sempre più corrotto ed arido.

Di fronte a tale situazione diventa sempre più incessante il bisogno di dare metodi ed informazioni ai giovani; a tal proposito trovo giusto segnalare la lodevole e alquanto nobile iniziativa dell’ex Pm di Milano Gherardo Colombo, noto a tutti essendo stato alla ribalta per importanti inchieste giudiziarie, ad es. quella su mani pulite, che lasciata la magi-stratura nella primavera dell’anno corrente ha intrapreso un percorso volto ai giovani, per diff ondere loro l’idea della legalità partendo dalla considerazione di base che “la giustizia non può funzionare senza che esiste prima una condivisione del fatto che debba funzionare !”.

Importante è questo concetto chiave in base al quale è necessario far capire ai giovani il signifi cato delle regole, del loro rispetto e le fonda-menta della Costituzione italiana, il riconoscimento e la tutela dei diritti fondamentali e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge .

Spesso si assiste al fatto che l’amministrazione reale della giustizia è carente e che chi delinque circola liberamente e nocivamente, rendendo quasi l’arroganza e la prepotenza un modello da seguire per i giovani che rischiano di essere attratti da quelle che possono sembrargli facili scappatoie; occorre per ciò intervenire impartendo un maggior senso della legalità.

La devianza minorile infatti consiste proprio nell’allontanamento dalle regole.

In questi casi lo Stato interviene e davanti al minore trova applica-zione il diritto minorile (DPR N 448/1988)con i suoi istituti particolari come l’irrilevanza del fatto, l’istituto della messa in prova ai servizi so-ciali ed il perdono giudiziale.

Per prevenire la devianza è fondamentale il ruolo della famiglia che deve essere stabile e trasmettere al giovane quei principi e valori fon-damentali in primo luogo attraverso l’esempio ed anche attraverso la negoziazione (se il bambino non vuol far giocare il compagno con la sua macchinina gli si dice che se si comporta da egoista non avrà ciò che vuole; di fargli altresì capire che se fa giocare l’amichetto con la macchinina in cambio lui potrà a sua volta usare e divertirsi con il tre-nino del compagno). Purtroppo accade spesso di assecondare invece i ragazzi trascurando una cosa fondamentale quale il dialogo. Occorre perciò preparare i giovani ad aff rontare la vita e le insidie che ci sono educandoli a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.

La strada dell’educazione deve essere svolta anche dalla scuola ma iniziare ad essere percorsa ed inculcata da ogni famiglia.

Famiglia e scuola sono istituzioni fondamentali per l’educazione dei giovani e per fornire loro un adeguata preparazione alla vita .

*esperta in diritto penale e civile minorile

MARIAROSA NOVELLIS*

Educazione dei giovani eprevenzione della devianza minorile

Sociale

7 pagSociale

e le strade si riempivano di rifi uti. Abbiamo assistito ad un lento, ma inarrestabile processo di degrado: cassonetti straripanti e straripati. Inevitabilmente venivano suscitate in noi le immagini della devastazio-ne napoletana. Paventavamo quel pericolo. Per fortuna la ditta di rac-colta dei rifi uti e il nostro comune hanno raggiunto un accordo, ma si resta in emergenza. E il nuovo caso di inciviltà, che come cittadini ab-biamo subito, evidenzia la mancanza di una soluzione strutturale del pro-blema rifi uti, che si trascina da anni. Tra l’altro risulta diffi cile, anche alla ripresa del servizio, smaltire l’im-mondizia accumulatasi. Inspiegabil-mente, visto che lo sciopero è fi nito, ci sono ancora oggi delle situazioni critiche: non serve indirizzo, basta fare un giro per il paese. Troverete frigoriferi, bauli, divani, ferri vec-chi, ovunque, Centro storico, Scalo, Schiavonea, Piana Caruso.

Il sacchetto dove lo metto

LUISA SANGREGORIO

DALLA PRIMA PAGINA Certo, la materia è complessa; e a tutti i livelli, locale, nazionale, mon-diale, ci si trova a doversi confronta-re con le diffi coltà dello smaltimento dei rifi uti. Ancora non è matura una consapevolezza sociale e politica che porti a guardare alla tanto vitu-perata spazzatura con lungimiranza ed effi cienza.

È vero, siamo in perfetta sinto-nia con le tendenze contemporanee. Tutto il mondo si chiede come sarà possibile continuare a mantenere vivibile questa terra, date le nume-rose scorie che il sistema consumi-stico genera. E c’è chi escogita si-stemi diabolici. A Crotone ci sono dei brillanti imprenditori che hanno pensato di smaltire i rifi uti pericolosi di una fabbrica del gruppo Eni che produceva zinco, acido solforico e cadmio come materiale per costru-zioni. Sono dovuti intervenire i ma-gistrati per attribuire la paternità di questa scellerata sperimentazione ai reali artefi ci. Anzi, le autorità sono ancora al lavoro, perché il campo di applicazione di questo metodo di riciclaggio pare sia molto più va-sto di quanto si sia immaginato in un primo momento e non si ferma ad alcune strutture crotonesi, tra le quali una scuola, ma (notizia del 20

ottobre) arriva fi no all’aeroporto di Reggio Calabria.

Dove andremo a fi nire? Qual-cuno ha provato a immaginarlo. Si chiama Andrew Stanton ed è il re-gista di Wall-E, fi lm di animazione Disney-Pixar campione di incassi. La favola ecologica, ambientata nel 2800, presenta una terra abbandona-ta dagli esseri umani, che, a causa dell’inquinamento si sono dovuti trasferire su un altro pianeta. Sulla terra è rimasto solo un piccolo ro-bot assemblatore di rifi uti, che, per una dimenticanza, rimane sulla terra a fare il lavoro per il quale è stato costruito.

Ma tornando al nostro sacchetto quotidiano, è certo che in tantissime città italiane da anni ormai la raccol-ta diff erenziata inizia a casa. Così si dà inizio a un circolo virtuoso, che attraverso il riciclo, porta al riuso di preziose materie prime, con una conseguente riduzione anche del co-sto, troppo alto, che occorre pagare per lo smaltimento dei rifi uti.

Da qui si deve partire, per guar-dare il nostro sacchetto non più come una minaccia per il nostro futuro, ma come un’occasione di risparmio economico e un esempio di sviluppo sostenibile.

altri giovani come noi, musicisti co-riglianesi, che operano in altrettan-te band in abito locale. L’idea ci è sembrata interessante, in primo luo-go perché non capita spesso di dare voce ai giovani come noi soprattutto poi non ci capita spesso avere la pos-sibilità di fare ciò in ambito locale e utilizzando la carta stampata. Sono partita immediatamente con la prima intervista al batterista degli Antivirus(Gabriele Sposato) dando-mi l’obbiettivo di continuare questo percorso anche insieme a quanti vo-gliano condividere questo percorso con noi, per eventuali contatti questa è l’email alla quale potete contattar-ci: [email protected]

Intervista a Gabriele Sposato degli Antivirus

Vuoi presentarti?Ciao, mi chiamo Gabriele Sposato, ho sedici anni, sono un batterista e canto, suono la chitarra e il basso. Infatti, questi sono infatti gli stru-menti principali per fare il mio ge-nere di musica, IL ROCK, e tutte le sue sfumature. Poi sono anche un compositore, infatti, scrivo la mia musica.A che età hai iniziato a suonare ed esibirti live?- Ho iniziato a suonare la batteria all’età di dieci anni e non pensavo

MARICA MARZULLO

Viaggio tra le band Coriglianesi

DALLA PRIMA PAGINA

di arrivare a questo punto da auto-didatta, cioè ho imparato da solo, quindi sono un batterista Groove, cioè vado ad orecchio senza segui-re tecniche specifi che, anche se col tempo penso di averle assimilate lo stesso. La prima esibizione l’ho fat-ta a circa undici anni, nell’occasione dell’inaugurazione nel negozio di strumenti musicali di proprietà del-la mia famiglia in una jam session, cioè improvvisazione tra musicisti.Cosa provi quando ti esibisci live?Il mio genere è un genere piuttosto energico, di conseguenza chi lo suo-na, ha lo scopo principale di scate-narsi e parlare anche di argomenti (nelle canzoni) sia fastidiosi che piacevoli, personali e riguardanti la società.Quando suoni o scrivi ti ispiri a qualcuno in particolare?I miti del rock sono moltissimi, e non solo i miti, ma anche le band contemporanee. Il genere che prefe-risco e la mia musica si orientano ai grandi dell’Hard Rock come i Led Zeppelin, AC/DC, Guns’n’Roses e i Deep Purple ai classici come i Pink Floyd, the Dors, Jimmy Hen-drix, ai gruppi Punk come i Sex Pi-stols, i Clash e i Rasone, gruppi di successo degli anni 90 fi no ai giorni

nostri come i Red Hot Chili Pepper, Green Day, Nirvana, e il Rock ita-liano, come Vasco Rossi, i Litfi ba e i Negrita.Come pensi che venga vissuta la musica nel tuo paese?- Purtroppo la musica a Corigliano non naviga in buone acque a mio parere, le band soprattutto del mio genere non vengono sostenute in alcun modo dalle politiche che ci amministrano anche perché fi no ad ora non esiste nessun tipo di politica giovanile in ambito di promozione musicale. Purtroppo va a fi nire che le band emergenti nella nostra città “non emergono”, vengono sostenute la musica leggera e classica, anche durante feste di piazza per even-ti musicali e concerti il comune e i vari comitati cittadini preferiscono artisti la cui fama li ha abbandonati. Io mi ritengo fortunato perché nella mia famiglia ci si occupa di musica quindi le conoscenze in questo cam-po non mi sono mai mancate anche ad alti livelli, sono riuscito a suonare molte volte, sia in Italia che all’este-ro.Come ti vedi nel futuro?Musicalmente, come batterista, ho avuto la possibilità di esibirmi a Londra, ultimamente a New York e in numerose città italiane tipo Bo-logna, Rimini, Milano e altre gran-di città. Questo per me, considerato la mia giovane età rappresenta un traguardo piuttosto importante. Ho partecipato al concorso per batteristi nazionale “Il batterista del futuro” direttamente collegato al concorso nazionale “The drummer of tomor-row”, e sono riuscito ad arrivare

secondo nella categoria under 18, inoltre rappresentando nella mia categoria il Meridione d’Italia, es-sendo l’unico batterista del Centro e del Sud. Ho avuto la possibilità di suonare anche con musicisti fuori dall’ambito di Corigliano, e di ca-libro abbastanza elevato, tra i quali Danny Rojo ( bassista cubano che ha suonato con artisti come Aretha Franklyn, Tito Puente e Carlos San-tana con il quale ha registrato “Super Natural live”) poi Frank J. Perry e Terri Hamilton, chitarrista e bassista della Toxic Twins band, cover band uffi ciale europea degli Aerosmith. Poi ho suonato con Cosmo Furiati, di Manchester, chitarrista e cantan-te dei P-38, ultimamente (settembre 2008) ho suonato con Piero Oriolo di Colts Neck (New Jersey, USA), chi-tarrista proprietario di un noto locale del New Jersey. Un’altra occasione bellissima è stata quando mi sono esibito con una famosissima big band di 11 elementi, Bononia Sound Machine, questo è il loro nome e ci siamo esibiti in uno dei più impor-tanti locali di Bologna, il Giostrà Cafè. Non so cosa mi riservi il futu-ro, ma sono certo che la mia passio-ne musicale non fi nirà mai. Prossi-mamente uscirà il mio primo album, i brani sono già pronti. Ultimamente a New York ho avuto modo di visi-tare e di suonare in un vero studio di registrazione. Penso proprio che il master di questo album lo andrò a fare lì, anche per una questione di soldi. Registrare un album in Ame-rica costa meno della metà che farlo in Italia, con qualità migliori. Ciao a tutti, grazie di avermi ospitato sulle

Autorizz. Tribunale di Rossano - Reg. Periodici N. 02/03 - 25 marzo 2003Sede: Via Sicilia, 1 - Tel. 0983.885582 - CORIGLIANO SCALO (Cs)

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Caporedattore: FABIO PISTOIA

Redazione: MARIA CALOROSO, ISACCO NUNA, GIOVANNI PISTOIA,LUCA POLICASTRI, GAIA REALE, ADALGISA REDA, MARIO REDA,

LUISA SANGREGORIO

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di questo “personaggio”, aumen-tandone il prestigio ma, contem-poraneamente, ridicolizzandone il ruolo. Quest’anno si è raggiunto il massimo del ridicolo nel liceo scientifico “F. Bruno”. Infatti, a differenza degli anni precedenti, vi sono ben 11 liste, i cui candidati si sono presentati tutti nel mede-simo modo. Hanno affermato che non faranno promesse impossibili da mantenere, ma che sosterranno gli studenti della suddetta scuo-la aiutandoli a superare eventuali problemi con i docenti. Le cause principali di queste candidature di massa sono,a mio avviso, il mal-contento del popolo studentesco, evidentemente contrario alle ul-time riforme scolastiche, per non parlare della stessa scuola dove studiano. Come tutti dovrebbero

C’era una volta il rappresentante d’istituto...

WITCH

DALLA PRIMA PAGINA ormai ben sapere, il liceo “scien-tifico” di Corigliano è sprovvisto di laboratori di chimica e fisica,di un’efficiente aula multimediale,di un’aula magna e di una palestra. Al-lora perché si chiama “scientifico”, se le scienze si studiano solamente in teoria? E ancora di più, come mai ogni anno gli iscritti aumentano? Semplicemente perché questa strut-tura, seppur con più difetti che pre-gi, è il meglio che il territorio possa offrire.

Un’altra ragione che ha spinto moltissimi studenti a candidarsi è stato il “buonsenso”; infatti ogni candidato, in sede di assemblea d’istituto, ha dichiarato di essersi proposto solo perché quest’anno non c’era nessuno all’altezza. Credo fermamente che se anche nel gover-no italiano i politici si comportasse-ro in questo modo, l’Italia sarebbe un Paese perso nell’anarchia e inva-so da politici.

A mio avviso, pochi di questi can-didati sono realmente a conoscenza di cosa significhi ricoprire un ruolo di tale importanza.

Prima di tutto occorre chiarire meglio il ruolo del rappresentante

d’istituto che negli anni è andato perduto,trasformandosi nel leader rivoluzionario che aiuta gli stu-denti poco interessati ai program-mi scolastici, a trovare una scusa plausibile (per genitori e docenti) ai fini di perdere un giorno di scuola. Questo ruolo,come da definizione, consiste nel rappresentare la voce degli alunni nel consiglio d’istituto, cercando di abbattere il muro mil-lenario tra insegnanti e alunni. Ma perché questo arduo compito è sta-to lentamente trasformato nell’esa-gerato esibizionismo di chi ha già un nome all’interno della scuola? Semplicemente perché quei pochi giovani volenterosi che si propone-vano sfide impossibili,che insegui-vano utopie come la realizzazione di un liceo degno di questo nome, si sono scontrati con l’ostilità del diri-gente scolastico. Infatti più di una volta,negli anni scorsi, le richieste continue di infrastrutture, presentate dai rappresentanti degli studenti al preside,affinché egli le presentasse alla provincia o alla regione o ad un altro organo amministrativo supe-riore in grado di esaudire le richieste degli studenti, venivano apparen-

temente accettate con promesse fallaci. A ciò spesso seguivano azioni di protesta,completamente ignorate dalla scuola,dal Comune e dai media locali. Così nel tempo i nostri rappresentanti hanno realiz-zato che erano battaglie perse, e si sono resi conto dell’evidente noto-rietà che questa mansione garanti-va sia a livello scolastico che nella nascente società coriglianese.

Ma perché il preside si rifiuta-va, e continua tutt’ora a farlo, di ascoltare le richieste degli alunni? Forse non avevano abbastanza im-portanza o erano giudicate futili, forse è per questo che gli studenti non hanno più voglia di creare o lavorare per migliorare un luogo dove trascorrono gran parte del loro tempo. Se solo gli adulti pre-stassero più attenzione alle parole dei giovani potrebbero capire che in fondo non sono interessati solo a perdere tempo, ma molti deside-rano veramente di poter migliorare un luogo che,come la scuola,gli appartiene perché credono ancora nell’importanza dell’istruzione e dell’istituzione che essa rappre-

Nuova per l’utenza a cui è rivol-ta. Hanno, infatti, accesso alla strut-tura tutti i cittadini e non è riservata a categorie specifiche e particolari. E’ per gli adolescenti, per i giovani, per gli adulti.

L’accesso è libero e gratuito per i giorni feriali e nelle ore dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00. Non serviranno particolare richieste né sarà dovuto il pagamento di nes-sun onere. E’ solo necessario, per un ordinato e funzionale utilizzo, rispet-tare i regolamenti ed iscriversi tra gli utenti del Centro e prenotare di volta in volta per l’uso delle sale. Solo per richieste fuori da questi orari o per servizi aggiuntivi è previsto un con-tributo a sostegno delle spese.

E’ una esperienza avanzata per gli obiettivi che si pone. Si ha l’am-bizione di favorire la progettazione partecipata, la partecipazione dei cittadini e delle nuove generazioni ai processi decisionali.

E’ una esperienza avanzata per-ché anticipa l’applicazione dei Pia-ni di Zona per un sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali. Sono, infatti, coinvolti 18 organizza-zioni del terzo settore, si sono impe-gnati a collaborare 75 volontari.

E’ una esperienza avanzata per-

Il Centro di Eccellenza

ANTONIO GIOIELLO

DALLA PRIMA PAGINA

ché vuole sperimentare la condivi-sione di un luogo di integrazione e di condivisione di professionalità e culture diverse.

La nostra associazione ha la re-sponsabilità della gestione di questa progettualità e della struttura, dopo esserci aggiudicati la gara avvenuta nei mesi scorsi. Per noi è un impe-gno gravoso, difficile e che sappia-mo potrà avere successo solo se avrà la collaborazioni di istituzioni, orga-nizzazioni sociali e culturali, mondo del lavoro. Se al nostro impegno si unirà quello dei cittadini.

Vogliamo che sia una struttura per tutti, di tutti. Che ognuno la sen-ta propria, che gli appartenga. Così potrà diventare uno di quei luoghi

comuni che caratterizzano una co-munità, che le danno identità. E’ questo l’obiettivo principale che ci siamo posti.

Il periodo che stiamo vivendo è connotato da instabilità ed incertez-za. Ad una ricchezza esposta, evi-denziata attraverso le televisioni, le pubblicità, le vetrine si contrappon-gono difficoltà oggettive nel mante-nimento del proprio tenore di vita e nell’assicurarsi quei beni irrinun-ciabili che negli anni passati sono stati conquistati: istruzione per sé ed i propri figli, garanzia di assistenza sanitaria pubblica, sistema di prote-zione delle fasce deboli.

Inoltre si sta diffondendo un cli-

ma sociale di insicu-rezza e gli episodi di intolleranza pur-troppo si verificano sempre più spesso. Non passa giorno che non venga data notizia di pestaggi, aggressioni, violen-ze, atti di teppismo. Effettuati spesso da gruppi il più delle volte di adolescenti e giovanissimi.

Le risposte po-litico-istituzionali che si stanno dando a questa situazione, identificata ormai dall’opinione pub-blica come Stato di Insicurezza, sono

sempre di più orientate all’accentua-zione di norme proibizionistiche e repressive. Nella speranza che nor-me maggiormente punitive possano essere da sufficiente deterrente per prevenire questi atti.

Ma è evidente che se assieme alla emanazione di norme rigorose non si promuovono iniziative socio-culturali, i fenomeni di intolleranza e di violenza non si fermeranno e diventeranno sempre più frequenti e minacciosi. Il Centro di Eccellen-za è una risposta di questo tipo. E’ il tentativo di creare luoghi, spazi, contesti, ambienti di condivisione e di socializzazione sicuri. E’ una ri-sposta orientata all’accoglienza, alla condivisione, alla coesione sociale.

PH. LUCA POLICASTRI