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Guerra e mutamento nella politica internazionale 1. Natura del mutamento internazionale a) Modello di analisi del mutamento politico b) Definizione dei termini fondamentali c) Tipi di mutamento internazionale d) Mutamento incrementale e mutamento rivoluzionario 2. Stabilità e mutamento a) Fattori ambientali che influenzano il cambiamento b) Struttura del sistema internazionale c) Fattori interni di cambiamento d) Conclusioni 3. Crescita ed espansione a) Il ciclo degli imperi b) Il modello moderno c) Il limiti al cambiamento e all’espansione d) Conclusioni 4. Equilibrio e declino a) Fattori interni che influenzano il declino politico b) Fattori esterni che influenzano il declino politico c) Conclusioni 5. Mutamento e continuità nella politica internazionale a) Rivoluzione nucleare e guerra nell’epoca contemporanea b) Interdipendenza delle economie nazionali c) Avvento della società globale d) Conclusioni 6. Natura del mutamento internazionale e) Modello di analisi del mutamento politico f) Definizione dei termini fondamentali g) Tipi di mutamento internazionale h) Mutamento incrementale e mutamento rivoluzionario

Guerra e Mutamento Nella Politica Internazionale

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Guerra e mutamento nella politica internazionale

1. Natura del mutamento internazionalea) Modello di analisi del mutamento politicob) Definizione dei termini fondamentalic) Tipi di mutamento internazionaled) Mutamento incrementale e mutamento rivoluzionario

2. Stabilità e mutamentoa) Fattori ambientali che influenzano il cambiamentob) Struttura del sistema internazionalec) Fattori interni di cambiamentod) Conclusioni

3. Crescita ed espansionea) Il ciclo degli imperib) Il modello modernoc) Il limiti al cambiamento e all’espansioned) Conclusioni

4. Equilibrio e declinoa) Fattori interni che influenzano il declino politicob) Fattori esterni che influenzano il declino politicoc) Conclusioni

5. Mutamento e continuità nella politica internazionalea) Rivoluzione nucleare e guerra nell’epoca contemporaneab) Interdipendenza delle economie nazionalic) Avvento della società globaled) Conclusioni

6. Natura del mutamento internazionalee) Modello di analisi del mutamento politicof) Definizione dei termini fondamentalig) Tipi di mutamento internazionaleh) Mutamento incrementale e mutamento rivoluzionario

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Natura del mutamento internazionale

La tesi del libro è che il sistema internazionale si crea per la stessa ragione per cui si creano gli altri sistemi sociali o politici. Gli attori entrano in relazionane reciproca e creano delle strutture per portare avanti interessi particolari.

Con il passare del tempo questi interessi si modificano e il sistema viene alterato a favore degli interessi nuovi. Questo porta anche ad un cambiamento della distribuzione del potere.

Un sistema internazionale viene creato per la stessa ragione per cui si crea qualsiasi altro sistema sociale o politico: per portare avanti particolari interessi politici, economici o di altro tipo. Dato che gli interessi particolari di alcuni possono entrare in conflitto con quelli di altri, gli interessi particolari più favoriti da questi assetti sociali tendono a riflettere il potere relativo degli attori coinvolti. Lo scopo o la funzione sociale di ogni sistema possono essere definiti in termini di benefici che i diversi membri traggono dal suo funzionamento.

Quindi una delle condizioni di mutamento sta nella frattura del sistema esistente e la redistribuzione del potere

a) Modello di analisi del mutamento politico

I concetti adottati nell’analisi del mutamento politico internazionale si basano su una serie di assunti riguardanti il comportamento degli stati:1. un sistema internazionale è stabile se nessuno stato ritiene vantaggioso un mutamento del sistema2. uno stato tenterà di mutare il sistema internazionale se i benefici che si attende da questo mutamento superano i costi3. uno stato cercherà di cambiare il sistema internazionale attraverso l’espansione territoriale, politica ed economica sino a quando i costi marginali di un ulteriore cambiamento non uguagliano o superano i benefici marginali. 4. una volta raggiunto un equilibrio tra costi e benefici relativi ad ulteriori cambiamenti ed espansioni, i costi economici del mantenimento dello status quo tendono a crescere più rapidamente della capacità economica di sostenere lo status quo. 5. se non si risolve lo squilibrio del sistema internazionale, il sistema verrà modificato e si stabilirà un nuovo equilibrio che rifletterà la ridistribuzione del potere. Sistema internazionale in equilibrio

Un sistema internazionale è in equilibrio se gli stati più potenti del sistema trovano soddisfacente l’attuale distribuzione territoriale, politica ed economica. Si da un equilibrio quando nessuno stato potente ritiene che un cambiamento del sistema porterebbe profitti addizionali proporzionati ai costi prevedibili per produrre un cambiamento del sistema. Quando nessuno ha incentivi che lo spingono a mutare il sistema si può dire che lo status quo è stabile. Lo status quo internazionale è considerato come legittimo almeno dagli stati più importanti del sistema. Un ordinamento o un sistema internazionale si trova in una condizione di equilibrio dinamico o omeostatico. Esso non è mai completamente fermo. Si verificano continuamente cambiamenti a livello di interazioni tra stati. Conflitti, alleanze e interazioni diplomatiche tra gli attori nel sistema tendono a preservare le

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caratteristiche che definiscono il sistema.In ogni sistema internazionale avvengono di continuo mutamenti politici, economici e tecnologici che promettono profitto o minacciano perdite a questo o quell’attore. Tali cambiamenti si verificano nel sistema internazionale producendo una condizione di equilibrio omeostatico. La relativa stabilità del sistema è determinata dalla sua capacità di adattamento alle esigenze degli attori toccati da un mutamento delle condizioni politiche e ambientali. In ogni sistema si verifica costantemente un processo di squilibrio e adattamento. In mancanza di guadagni netti ricavabili da un cambiamento, il sistema rimane in equilibrio.Gli sviluppi interni e internazionali insidiano la stabilità dello status quo. Avvicendamenti nelle coalizioni interne potrebbero rendere necessaria una ridefinizione dell’interesse nazionale. Il fattore più destabilizzante di un sistema internazionale è la tendenza del potere degli stati membri a mutare. Nel tempo, la crescita differenziata del potere dei vari stati del sistema causa una redistribuzione del potere nel sistema. Il concetto di potere si riferisce solo alle capacità militari, economiche e tecnologiche degli stati. Come conseguenza del mutamento dell’interesse dei singoli stati e soprattutto a causa della crescita differenziata del potere tra gli stati, il sistema internazionale passa da una condizione di equilibrio ad una di squilibrio. In questa situazione, gli sviluppi economici, politici e tecnologici fanno aumentare i benefici potenziali o diminuire i costi potenziali per uno o più stati che mirano al cambiamento del sistema. Si crea una frattura tra il sistema internazionale dato e i vantaggi potenziali che alcuni stati possono ricavare da un mutamento del sistema internazionale. Gli elementi di questo squilibrio sistemico sono duplici. Innanzitutto i mutamento militari, tecnologici o di altro tipo hanno fatto crescere i vantaggi di una conquista territoriale o di un mutamento del sistema internazionale che si verifichi in altro modo. Secondo, la crescita differenziata di potere tra gli stati del sistema ha modificato il costo del cambiamento del sistema. Questa trasformazione dei benefici e costi del sistema produce un’incongruità o frattura tra le componenti del sistema. Da un lato, la gerarchia del prestigio, la divisione del territorio, la divisione internazionale del lavoro e le regole del sistema rimangono immutate. Dall’altro, la distribuzione internazionale del potere ha subito una radicale trasformazione indebolendo le fondamenta del sistema esistente. È questa frattura tra le varie componenti del sistema che provoca il mutamento politico internazionale. Questa frattura provoca una crisi nel sistema internazionale. Il principale meccanismo di cambiamento nel corso della storia è stata sempre la guerra o la guerra per l’egemonia. Il trattato di pace che fa seguito a una guerra egemonica riordina le basi politiche, territoriali o di altro tipo del sistema.

b) Definizione dei termini fondamentali

I. Stato - Lo stato è un’organizzazione che fornisce protezione in cambio di entrate fiscali. È il principale meccanismo tramite il quale la società può fornire questi beni pubblici e superare il problema del free rider. Lo stato protegge il

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benessere dei suoi cittadini nei confronti di altri individui e stati ponendo anche le basi per una soluzione delle dispute mediante la definizione e l’imposizione dei diritti di proprietà. Lo stato, ovvero coloro che ne detengono l’autorità ha i propri interessi. Il monarca assoluto o il politico contemporaneo hanno obiettivi personali il primo dei quali è mantenere in carica se stessi. Deve però soddisfare gli interessi di quei singoli gruppi che detengono insieme a lui il potere. Gruppi potenti pongono restrizioni all’autorità statale e possono anche determinarne le azioni. Essi formano la società che è protetta dallo stato. è il loro particolare concetto di giustizia quello che si impone. La definizione e il funzionamento dei diritti di proprietà tendono a favorire i loro interessi e il loro benessere. I diritti di proprietà sono uno strumento della società e derivano la loro importanza dal fatto che servono a dar forma a quelle aspettative che il singolo può ragionevolmente sostenere nei suoi rapporti con gli altri. Tali aspettative trovano espressione nelle leggi, negli usi e costumi di una società. Il detentore dei diritti di proprietà gode del consenso dei suoi cittadini ad agire in modo particolare. La delimitazione dei diritti di proprietà è necessaria se la società vuole operare in modo efficace. I diritti di proprietà servono a dare il diritto di beneficiare o danneggiare se stessi o gli altri. La natura e la distribuzione dei diritti di proprietà stabiliscono quindi quali individui ricaveranno i massimi profitti e quali pagheranno i costi più alti rispetto al funzionamento dei diversi tipi di istituzioni sociali. Per questo motivo, la funzione dello stato in politica interna consiste nel definire e proteggere i diritti di proprietà di individui e gruppi. Lo stato è sovrano per il fatto che non deve rispondere a nessuna attività superiore nella sfera internazionale. È lo stato stesso a definire e proteggere i diritti dei singoli e dei gruppi. I singoli non posseggono diritti se non quelli garantiti dallo stato né godono di una sicurezza che non sia quella fornita dallo stato. Lo stato è l’attore principale poiché la natura dello stato e la struttura delle relazioni interstatali sono i fattori più importanti che determinano il carattere delle relazioni internazionali in un dato momento.

II. Interessi e obiettivi dello Stato

Solo gli individui presi singolarmente e uniti tra loro in vari tipi di coalizione abbiano interessi. Lo stato può essere considerato una coalizione di coalizioni i cui obbiettivi e interessi sono il risultato della distribuzione del potere e delle contrattazioni tra le diverse coalizioni che costituiscono l società allargata e l’elite politica. Gli obbiettivi e la politica estera degli stati sono determinati dagli interessi dei loro membri o dalle coalizioni dominanti. Se si indaga la natura di questi interessi o obbiettivi ci si imbatte nella vecchia querelle tra classici e moderni. I primi, per lo più realisti, sostengono che la sicurezza nazionale sono stati e continuano ad essere l’obbiettivo primario degli stati. Gli altri replicano che nel mondo contemporaneo la stabilità economica interna e il benessere della popolazione sono diventati gli obiettivi prioritari degli stati. Sia i classici che

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i moderni hanno confuso i termini della questione. Entrambi partono dal presupposto che si possa parlare di una gerarchia di obiettivi tra gli stati e che questi cerchino di massimizzare questo o quel gruppo di interessi. Questi presupposti travisano il comportamento e i processi decisionali degli stati. Ogni azione e decisione richiede un compromesso e o sforzo per raggiungere un obiettivo comporta dei costi rispetto a qualche altro obiettivo desiderato. Se i realisti sono nel giusto nell’affermare che la sicurezza è un obiettivo primario, la realizzazione di questo obiettivo comporta il sacrificio di altri obiettivi e un costo per la società. La massimizzazione dello sforzo per il conseguimento degli obiettivi economici e di welfare implica lo storno di risorse dalla sicurezza nazionale. Lo stato non aspirerà a massimizzare il potere (posizione classica) o il welfare (posizione moderna), ma si sforzerà di trovare una combinazione ottimale di entrambi gli obiettivi in una misura che dipenderà dal reddito e dai costi. È impossibile stabilire in termini generali quali combinazioni di interessi di sicurezza, economici o ancora soddisferanno gli stati. L’inclinazione della curva d’indifferenza di uno stato può variare a seconda dei mutamenti interni ed esterni. La distribuzione del potere tra le coalizioni interne può variare nel tempo e con essa può variare la combinazione di interessi o obiettivi della politica estera di uno stato. In terzo luogo la curva d’indifferenza è in funzione della ricchezza e del potere della società. Con l’aumentare della ricchezza e del potere della società la curva d’indifferenza si sposta verso l’esterno. Un incremento delle risorse e del potere dello stato comporterà uno spostamento verso l’alto. Uno stato più ricco e potente sceglierà un pacchetto più ampio di obiettivi legati alla sicurezza e al welfare di uno stato meno ricco e meno potente. la redistribuzione della ricchezza e di un potere a favore di un dato stato in un sistema internazionale tende a stimolare lo stato a perseguir e un più ampio pacchetto di obiettivi legati alla sicurezza e al welfare. Gli obiettivi degli stati sono di 3 tipi:1. nel corso della storia uno dei principali obiettivi statali è stato la conquista del territorio per promuovere interessi economici, interessi legati alla sicurezza ed interessi di altro tipo. 2. il secondo obiettivo degli stati è accrescere la loro influenza sulla condotta degli altri stati. Con il ricorso alle minacce e alla coercizione, la formazione di alleanze e la creazione di sfere di influenza esclusive, gli stati cercano di creare un ambiente politico internazionale e una regolazione del sistema che permettano di soddisfare i loro interessi politici, economici ed ideologici. 3. consiste nel controllare o influenzare l’economia mondiale o la divisione internazionale del lavoro. Non si può facilmente isolare questo obiettivo dai primi due.

III. Natura del Sistema Internazionale

Gli stati creano sistemi sociali, politici ed economici a livello internazionale per promuovere particolari interessi. Una volta creato, lo stesso sistema internazionale esercita la sua influenza sul comportamento dello stato; influenza il modo in cui i singoli, gruppi e stati cercano di raggiungere i loro obiettivi. Il sistema internazionale stabilisce quindi una serie di costrizioni e di opportunità all’interno delle quali i gruppi di singoli e gli stati cercano di affermare i loro interessi.

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Prima dell’era moderna non esisteva un unico sistema internazionale ma solo diversi sistemi internazionali con scarsi contatti o nessun contatto tra loro. Ad eccezione del mondo moderno non si può parlare di sistema internazionale.Un sistema rappresenta un aggregazione di diverse entità legate da regolare interazione secondo una certa forma di controllo. In base a questa definizione un sistema internazionale presenta 3 aspetti primari:1. ci sono le entità diverse che possono essere processi, strutture, attori o anche attributi degli attori. Le entità o attori sono gli stati, benché altri attori di natura sovranazionale o internazionale possano svolgere ruoli importanti in determinate circostanze. La natura dello stato stesso muta col tempo e il carattere del sistema internazionale è determinato dal tipo di stato attore: città-stato, imperi, stati nazionali ecc..2. il sistema è caratterizzato da un’interazione regolare che può variare in maniera continua passando da contatti infrequenti ad una forte interdipendenza degli stati. Ogni sistema è caratterizzato da diversi tipi di interazioni tra i suoi elementi. La natura, regolarità e intensità di queste relazioni variano enormemente a seconda dei diversi sistemi internazionali. Le relazioni diplomatiche, militari, economiche e di altro tipo tra gli stati permettono il funzionamento del sistema internazionale. 3. esiste una qualche forma di controllo che regola il comportamento e può comprendere sia regole informali del sistema che istituzioni formali. Si dice che la politica internazionale, a differenza di quella interna, è in una situazione di anarchia. Non esiste autorità o controllo sul comportamento degli attori e molti studiosi credono che il parlare di controllo del sistema internazionale sia una contraddizione in termini. La tesi è che le relazioni tra gli sati siano caratterizzate da un grado elevato di ordine e che, sebbene il sistema internazionale sia un sistema anarchico, esso eserciti una forma di controllo sul comportamento degli stati. La natura e l’estensione di questo controllo sono diversi però dalla natura e dall’estensione del controllo che la società nazionale esercita sul comportamento dei singoli. Quando si parla di controllo sul sistema internazionale, questo controllo va inteso come controllo relativo o ricerca del controllo. Nessuno stato è mai riuscito a controllare completamente un sistema internazionale e nessun governo nazionale è mai riuscito a sottoporre completamente al suo controllo la società nazionale.

I 3 fattori di controllo del sistema internazionale

Il controllo o il governo del sistema internazionale è una funzione di 3 fattori:il governo dei sistemi si basa sulla distribuzione del potere tra le coalizioni politiche. Nella società nazionale queste coalizioni sono innanzitutto delle classi, dei ceti o dei gruppi d’interesse e la distribuzione del potere tra queste entità è un aspetto importante della società nazionale. Nella società internazionale la

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distribuzione del potere tra coalizioni di coalizioni stabilisce chi governa il sistema internazionale. Il governo internazionale è governo da parte di quello stato che possiede il potere necessario per poter governare. Nel corso della storia 3 tipi di struttura hanno caratterizzato i sistemi internazionali:1. quella imperiale: un singolo stato potente controlla o domina gli stati più piccoli e meno potenti. Era il più diffuso sino all’epoca moderna.2. struttura bipolare in cui due stati potenti controllano e regolano le interazioni all’interno delle rispettive sfere d’influenza e tra esse. Sono sempre stati instabili e di breve durata3. struttura dell’equilibrio di potenza nel quale 3 o più stati controllano le azioni reciproche con manovre diplomatiche, variazioni di alleanze e conflitti aperti

Gerarchia del prestigio tra gli stati

Nelle relazioni internazionali il prestigio è l’equivalente funzionale del ruolo dell’autorità della politica interna. Il concetto di prestigio è legato a quello di potere. Secondo Weber il potere è la probabilità che un attore all’interno di un rapporto sociale sia in una posizione tale da realizzare i propri intenti nonostante le resistenze e indipendentemente dalle basi su cui si fonda questa probabilità. L’autorità o il prestigio è la probabilità che un ordine provvisto di uno specifico contenuto venga eseguito da un dato gruppo di persone. Sia il potere che il prestigio fanno sì che gli stati meno importanti del sistema obbediscano agli ordina di uno o più stati dominanti. Il prestigio come l’autorità, ha una base morale e funzionale. Gli stati più piccoli accettano in certa misura la leadership degli stati più potenti, parte perché approvano la legittimità e l’utilità dell’ordine esistente. In generale essi preferiscono la certezza dello status quo alle incertezze del cambiamento. Inoltre le elitre dominanti e le coalizioni di stati subordinati formano spesso delle alleanze con le potenze dominanti e identificano i loro valori ed interessi con quelli delle stesse potenze dominanti. Imperi e stati dominanti garantiscono i beni di utilità pubblica per cui gli altri stati hanno interesse a seguire la loro guida. Ogni stato dominante diffonde una religione o ideologia che giustifica il suo dominio sugli altri stati del sistema. Numerosi fattori costituiscono il fondamento del prestigio di uno stato e la legittimità del suo dominio. Il prestigio è la reputazione di cui si gode per il potere che si possiede, quello militare in particolare. Mentre il potere si riferisce alle capacità economiche, militari e di altro tipo di uno stato, il prestigio è collegato innanzitutto alle percezioni che altri stati hanno della forza di uno stato e della sua capacità e determinazione ad esercitare il potere. Il prestigio implica la credibilità di potere di uno stato e la sua determinazione a dissuadere altri stati o ad imporsi su di loro per raggiungere i propri obiettivi. Il prestigio è la moneta corrente delle relazioni internazionali come l’autorità è l’elemento regolatore della società

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moderna. Il prestigio è estremamente importante perché se la forza è riconosciuta non c’è bisogno di usarla per raggiungere degli scopi. I negoziati tra gli stati e risultati di tali trattative sono determinati principalmente dal prestigio relativo delle parti in causa. Le epoche di relativa pace e stabilità sono state quelle nelle quali la gerarchia di prestigio era chiara e incontestabile. Se la forza relativa è nota, una prova di forza è superflua e il più debole si arrenderà senza sottoporsi al conflitto. La reputazione di forza di uno stato è quello che diciamo prestigio. Un paese acquista prestigio con il possesso del potere economico e militare. Il prestigio si acquisisce innanzitutto con un buon uso del potere e in particolare vincendo una guerra. I membri più dotati di prestigio sono quegli stati che hanno più recentemente usato con successo il proprio potere economico e militare riuscendo a imporre la propria volontà sugli altri. Sia il potere che il prestigio sono imponderabili e non è possibile nessuna previsione a priori. Li si conosce solo dopo una verifica, specialmente sul campo di battaglia. Una delle funzioni principali della guerra è di stabilire la gerarchia internazionale del prestigio. In definitiva si può dire che la legittimità del diritto a comandare di una grande potenza si basa su 3 fattori: sulla vittoria dell’ultima guerra per l’egemonia e sulla comprovata capacità di imporre il suo volere sugli altri stati; il governo della potenza dominante viene spesso accettato perché fornisce certi beni di utilità pubblica come un ordine economico che reca vantaggi o la sicurezza internazionale; la posizione della potenza dominante può essere sostenuta da valori ideologici, religiosi o di altro tipo che sono comuni ad una serie di stati.

b) Tipi di mutamento internazionaleI mutamenti internazionali possono verificarsi e si verificano in effetti con ordini diversi di grandezza e gli individui possono attribuire loro un’importanza diversa. Benché una tipologia dei mutamenti sa arbitraria, la classificazione usata deve essere una funzione della teoria e della definizione dell’entità che cambia. Ci sono 3 tipi di cambiamento caratteristici dei sistemi internazionali:

I. Mutamento dei sistemi - riguarda la natura degli attori e dei diversi enti che compongono il sistema internazionale

II. Mutamento sistemico- è il cambiamento nella forma di controllo o governo di un sistema internazionale. È un mutamento all’interno del sistema piuttosto che un cambiamento del sistema stesso. Comporta mutamenti nella distribuzione internazionale del potere, nella gerarchia del prestigio, nella norme e nei diritti. Mentre il punto focale del cambiamento dei sistemi è costituito dall’ascesa e dal declino dei sistemi di stati, il punto focale del cambiamento sistemico risiede nell’ascesa e nel declino degli stati e imperi dominanti che governano quel particolare sistema internazionale.

III. Mutamento di interazione- è un cambiamento che risulta da regolari interazioni o processi tra le entità di un sistema internazionale. Si intendono

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modifiche delle interazioni o dei processi politici, economici o di altro tipo tra gli attori di un sistema internazionale. Questo tipo di cambiamento, mentre non comporta un mutamento nella gerarchia di potere e di prestigio del sistema, comporta invece cambiamenti dei diritti e delle regole del sistema internazionale. Non è sempre facile distinguere tra questi 3 tipi di cambiamento.

d) Mutamento incrementale e mutamento rivoluzionarioe) La spiegazione del mutamento politico solleva una questione di

fondamentale importanza nella teoria sociale ovvero se la trasformazione di un sistema sociale avvenga attraverso mutamenti incrementali progressivi o se debba essere necessariamente la conseguenza di sconvolgimenti politici e violenti. Sul versante c’è la tradizione liberale e democratica esemplificata nell’asperienza storica degli USA e del UK. Queste società hanno assistito a cambiamenti pacifici di importanti istituzioni sociali e politiche in seguito ad innovazioni economiche, tecnologiche e di altra natura. I sostenitori di questa posizione ritengono che tale processo di cambiamento politico continuo sia possibile a livello internazionale. Sull’altro versante c’è la prospettiva hegeliano-marxista che spiega i più importanti cambiamenti in termini di contraddizione tra il sistema sociale esistente e le soggiacenti forze del cambiamento. Il mutamento è visto come discontinuo e come conseguenza di una crisi sistemica che può essere risolta solo con l’uso della forza poiché nessun gruppo dominante rinuncia ai propri privilegi senza dare battaglia. Secondo questo punto di vista i cambiamenti pacifici garantiscono solo concessioni insignificanti che hanno lo scopo di tacitare le forze rivoluzionarie. Diversamente dalla concezione liberale che vede il cambiamento sociale come una serie di continui adeguamenti incrementali dei sistemi sociali alle forze del mutamento, la prospettiva hegeliano-marxista si compone di 3 concezioni generali abbastanza diverse sulla natura del mutamento sociale:

1. la storia viene vista come una serie discontinua di contraddizioni in via di sviluppo che provocano ad intermittenza improvvisi cambiamenti2. queste contraddizioni o crisi sono dovute ad un’incompatibilità tra sistemi sociali esistenti e forze soggiacenti che tendono al cambiamento3. la soluzione di queste contraddizioni e la trasformazione del sistema sociale sono la conseguenza di una lotta per il potere tra potenziali beneficiari e perdenti.

In un sistema internazionale si verificano entrambi i tipi di cambiamento. I più frequenti sono quelli che comportano modifiche continue e incrementali all’interno del sistema esistente. I territori cambiano proprietari, si verificano spostamenti di alleanze e di influenze e si alterano anche i modelli di rapporto economico. Tali mutamenti incrementali provocano una trasformazione del sistema internazionale man mano che gli stati cercano di favorire i loro interessi, in risposta a mutamenti economici, tecnologici e

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ambientali. Il processo di mutamento politico internazionale è quindi in generale un processo evolutivo, nel corso del quale si verificano continue modifiche per venire incontro ai nuovi interessi e rapporti di potere di gruppi e stati. Entrambi i tipi di mutamento pongono il seguente problema: chi ricaverà i maggiori vantaggi per i propri interessi di sicurezza, economici e ideologici per il funzionamento del sistema internazionale? Si tratta di una crisi costituzionale poiché è in gioco un modello di autorità politica così come lo sono i diritti dei singoli e le regole del sistema. La soluzione della crisi comporta con molte probabilità un conflitto armato. Secondo la concezione hegeliano marxista i momenti critici che portano a cambiamenti rivoluzionari sono prodotti dalle contraddizioni del sistema. Le contraddizioni sono dunque la conseguenza inevitabile di componenti inconciliabili del sistema sociale. Si crede che sia possibile determinare a priori il momento in cui una crisi o un conflitto diventano irrisolvibili provocando inevitabilmente un cambiamento nel sistema e prevedere anche l’esito della contraddizione. Qui si rifiuta questo tipo di interpretazione troppo deterministica. Benché sia possibile individuare le crisi, gli squilibri e gli elementi incompatibili in un sistema politico e in particolare una frattura tra governo del sistema e soggiacente distribuzione del potere è impossibile predirne l’esito.

Stabilità e mutamento

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Uno degli scopi della politica estera di uno stato è modificare il sistema internazionale in modo da favorire i propri interessi. Che tali interessi siano il potere e la sicurezza, i profitti del capitale o un aumento del benessere, ogni stato desidera aumentare il proprio controllo su quegli aspetti del sistema internazionale che rendono più sicuri i suoi valori e interessi fondamentali.Benché un gruppo o uno stato possa desiderare di modificare il sistema internazionale in modo da promuovere i propri interessi, lo sforzo per raggiungere questo obiettivo comporta dei costi. Il gruppo o lo stato non solo devono disporre di risorse sufficienti ad affrontare questi costi ma devono anche essere disposti a pagare tali costi. Un gruppo o uno stato tenterà di modificare il sistema solo se i benefici previsti sono superiori ai costi previsti, cioè se prevede un guadagno netto. Il gruppo o lo stato cercherà di modificare il sistema solo se è convinto che tale modifica si rivelerà redditizia. A meno che uno stato non ritenga vantaggioso modificare il sistema, quest’ultimo tende a rimanere relativamente stabile. Sebbene ci si riferisca ai costi e benefici come se fossero oggettivi e quantificabili, essi hanno entrambi una natura soggettiva e psicologica. I benefici a cui un gruppo tede e il prezzo che è disposto a pagare in definitiva dipendono da come le classi dirigenti e le coalizioni esistenti in una società percepiscono i propri interessi. Il più importanti dei fattori che determinano queste percezioni è l’esperienza storica della società. Nessuna potenza si adatterà ad una situazione per ben bilanciata e sicura che sia se essa sembra negare completamente la visione che la potenza ha di se stessa. Uno stato non cesserà mai di fare pressioni sul sistema internazionale per quelle che considera le proprie giuste rivendicazioni.

Vantaggi dalla modificazione del sistema

Quando si parla di guadagni o benefici netti previsti dalla modificazione del sistema si possono intendere due cose:1. ci si può riferire a un tentativo di aumentare i benefici futuri2. ci si può riferire ad un tentativo di diminuire le perdite paventatesia i potenziali vincitori che i potenziali perdenti degli sviluppi in corso in un sistema internazionale possono tentare di modificare il sistema. I primi perché i benefici a lungo termine saranno maggiori dei costi a breve termine; i secondi perché i costi a lungo termine degli sviluppi in corso rischiano di diventare maggiori dei benefici a breve termine dello status quo.

Come accade in molti campi dell’attività umana le decisioni vengono prese in condizioni di incertezza. Un gruppo o uno stato calcola i propri interessi o azioni sulla base di informazioni imperfette ed è anche possibile che essi perdano il controllo sul susseguirsi degli eventi e che ci siano conseguenze impreviste. I veri beneficiari dei tentativi di modificare i sistemi internazionali sono stati terzi situati alla periferia del sistema internazionale. I calcoli riguardanti i benefici netti attesi dal mutamento del sistema sono influenzati dai fattori oggettivi dell’ambiente materiale e internazionale. Se qualcosa è vantaggioso in un dato

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momento dipende da fattori economici, militari e tecnologici così come dalle strutture politiche interne e internazionali. Un’importante conseguenza delle innovazioni economiche, militari e tecnologiche sta nel fatto che esse fanno aumentare o diminuire l’area che conviene controllare o sulla quale è vantaggioso estendere la propria protezione e quindi incoraggiano la creazione o l’allargamento di organizzazioni politiche ed economiche. L’esercizio del governo o dell’autorità è stato definito come la fornitura di beni pubblici e collettivi in cambio di prelievi fiscali. Qualunque sviluppo che aumenti il potere e allarghi le opportunità di uno stato di aumentare le proprie entrate fiscali incoraggerà anche l’espansione economica e politica. Una modificazione può risultare redditizia oltre che per le opportunità economiche che permette, anche perché nega a un concorrente opportunità economiche e politiche. È possibile che uno stato tenti di ottenere il controllo su territori strategici che hanno un valore economico intrinseco basso e la cui perdita causerebbe perdite economiche. La zona sulla quale allo stato conviene estendere la propria tutela delle persone e dei loro diritti di proprietà dipende da due gruppi di variabili:

- i costi di estensione della protezione- l’ammontare delle entrate generate o salvaguardate dall’estensione di questa protezione

così, qualsiasi sviluppo che faccia diminuire il costo dell’espansione o aumentare l’ammontare delle entrate spingerà lo stato ad allargare l’area sulla quale esso esercita la propria protezione e viceversa. Se uno stato tenterà o no di modificare il sistema internazionale dipende in ultima analisi dalla natura dello stato e dalla società che esso rappresenta. In primo luogo, l’incentivo per uno stato di tentare di modificare il sistema internazionale è fortemente condizionato dai meccanismi societari di ridistribuzione dei costi e dei benefici interni di un simile tentativo. In secondo luogo uno stato tenterà di modificare il sistema internazionale solo se si trova in una situazione di vantaggio rispetto agli altri stati, cioè se l’equilibrio di potenza nel sistema è a suo favore. Sino a quando uno stato gode di una simile superiorità tende ad espandere e allargare il suo controllo sul sistema internazionale.

a) Fattori ambientali che influenzano il cambiamentoI fattori accrescitivi come la crescita economica e i cambiamenti demografici sono tra el forze determinanti dei mutamenti della politica internazionale. Spesso eprò il meccanismo che innesca il cambiamento va individuato in importanti mutamenti militari, tecnologici ed economici che permettono significativi vantaggi a certi stati o maggiori perdite ad altri stati di un sistema internazionale. Sono molti i fattori ambientali importanti. 3 di questi fattori e i loro cambiamenti hanno influenzato i vantaggi e i costi di un cambiamento del sistema internazionale

I. Trasporti e Comunicazioni - L’aumento dell’efficienza dei trasporti e delle comunicazioni esercita una notevole influenza sull’esercizio del potere militare, sulla natura dell’organizzazione politica e sul modello delle attività

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economiche. Le innovazioni tecnologiche nel campo dei trasporti e delle comunicazioni riducono i costi e fanno quindi aumentare i benefici netti che essi possono ricavare da un mutamento del sistema internazionale. La conseguenza delle innovazioni nei trasporti consiste nell’effetto che hanno su ciò che Boulding chiama “il gradiente della perdita di forza”, cioè il tasso al quale il potere militare e politico diminuisce quando ci si allontana di una unità di distanza dalla sua sede. Il progresso tecnologico nel campo dei trasporti può far aumentare enormemente le distanze e le zone sulle quali uno stato potrebbe esercitare un effettivo potere militare e una reale influenza politica. Le più importanti innovazioni tecnologiche sono state: il cavallo purosangue, la navigazione a vela, la ferrovia, la navigazione a vapore e il motore a combustione interna. I progressi nel campo dei trasporti e comunicazioni favoriscono l’espansione militare e l’unificazione politica. Tali innovazioni creano economie di scala e apportano benefici agli stati più grandi. È più facile per l’autorità centrale sedare le ribellioni e avere una supervisione sui funzionari locali.I moderni mezzi di comunicazione e la moderna tecnologia hanno ridotto l’importanza dello spazio ma il gradiente della perdita di forza non ha ancora perso completamente di significato nel mondo contemporaneo.

Innovazioni nelle tecniche e tecnologie militari

II. La forza militare può mutare anche per la messa a punto di nuove strategie di combattimento o di nuove forme di organizzazione militare. Le innovazioni in campo militare sono importanti nel momento in cui contribuiscono ad aumentare o a diminuire l’area sulla quale una protezione militare potrebbe dare in cambio delle rendite. In questo modo esse incoraggiano o scoraggiano l’espansione economica e politica e la formazione di entità politiche più grandi o più piccole. Se un’innovazione in campo militare provoca la diminuzione del costo di un mutamento nel sistema internazionale, la stessa incentiverà uno stato ad intraprendere gli sforzi necessari. Allo stesso modo un mutamento dei costi rappresenterà un disincentivo al cambiamento e tenderà a stabilizzare lo status quo.Le innovazioni in campo militare conferiscono ad una determinata società il monopolio degli armamenti o di una tecnica più avanzata e provocano una notevole diminuzione dei costi necessari per estendere l’area di dominio assicurandole così considerevoli vantaggi rispetto ai vicini e incentivi all’espansione e alla modificazione del sistema internazionale. Il permanere della superiorità militare dipende sia dalle proporzioni e dalla complessità dell’innovazione su cui si basa sia dai prerequisiti necessari alla sua adozione da parte di altre società. Una superiorità basata ad esempio solo su un’arma può venir meno relativamente presto, quando cioè l’arma

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viene adottata dai propri nemici. Nel mondo moderno la superiorità militare della civiltà occidentale si è basata sia sulla complessità della tecnologia che sulle caratteristiche della cultura occidentale fondata sulla scienza. Un’altra importante conseguenza delle innovazioni militari consiste nell’impatto che hanno sul rapporto offesa-difesa. Le innovazioni militari che tendono a favorire l’attacco rispetto alla difesa stimolano l’espansione territoriale e l’unificazione politica del sistema internazionale ad opera di imperi e grandi potenze. Gli sviluppi in campo militare ce fanno aumentare le capacità difensive rispetto a quelle offensive inibiscono tendenzialmente l’espansione stabilizzando lo status quo territoriale e di conseguenza anche il sistema internazionale. L’affermazione che l’offesa è superiore o inferiore alla difesa va interpretata in termini economici; è una questione relativa e non assoluta. Parlare di uno spostamento a favore dell’offesa sta a significare che per l’offesa è necessaria una quantità minore di risorse che in precedenza deve essere impiegata in mezzi offensivi per superare le difese. Parlare di uno spostamento a favore della difesa significa che per la difesa è necessaria una quantità minore di risorse mentre l’offesa ne richiede una quantità maggiore. Si ritiene che la difesa sia superiore se le risorse necessarie per conquistare un territorio sono maggiori del valore del territorio stesso e che l’offesa sia superiore se il costo della conquista è inferiore al valore del territorio. Lo sviluppo o l’adozione di nuove tecniche militari possono avere impatti differenziati su società diverse e di conseguenza anche sulla distribuzione internazionale del potere. È probabile che l’introduzione di una nuova arma o tecnica militare in un sistema internazionale assicuri ad un tipo particolare di società un considerevole vantaggio sulle altre e quindi la incoraggi all’espansionismo. L’organizzazione sociale politica o economica di una società può invece inibire l’adozione di una tecnologia nuova e più efficiente. I costi per gli interessi acquisiti possono essere ad esempio troppo alti suscitando resistenza all’adozione di nuove tecniche. Le innovazioni in campo militare modificano anche l’importanza della base economica del potere statale. Esiste in generale una relazione positiva tra la ricchezza materiale di una società e il suo potere militare. Gli stati più ricchi sono anche quelli più potenti. Le innovazioni militari possono rafforzare o indebolire questo rapporto modificando il costo unitario della forza militare o creando economie di scale. Un’innovazione nel campo delle armi può provocare una diminuzione del costo delle stesse e inoltre ridurre l’importanza della base economica necessaria a sostenere il potere militare favorendo così anche le società meno ricche. Le innovazioni militari possono anche fare aumentare il costo unitario della potenza militare; ovvero la potenza militare può richiedere una maggiore intensità di capitali. Il conseguente aumento del costi di una forza militare efficace e della guerra tende a favorire le organizzazioni più grandi e più ricche.

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Concludendo, un’innovazione in campo militare può condurre a economie di scale che incoraggiano la formazione di entità politiche più ampie, vale a dire che il costo unitario del potere militare diminuisce con l’aumentare della scala. Di conseguenza, entità politiche più grandi e forze militari più consistenti possono risultare più redditizie per quanto riguarda i costi rispetto ad entità e forze minori. Questo rendimento relativo può quindi costituire un incentivo per le entità politiche più grandi a prendere il posto di quelle più piccole. Sulla base della precedente tipologia del mutamento politico internazionale, si può dire che innovazioni militari che introducono economie di scala provocano tendenzialmente un mutamento dei sistemi piuttosto che semplicemente un mutamento sistemico.

Fattori economici nel comportamento politico

III.Come hanno messo in evidenza i marxisti, i mezzi di produzione e le loro modificazioni sono fattori particolarmente importanti nel determinare il comportamento politico. I sistemi politici influenzano a loro volta i modelli delle attività economiche c’è una mutua e reciproca interazione tra il sistema politico e quello economico. Da un lato il desiderio di ottenere profitti economici è un forte incentivo a tentare di modificare il sistema internazionale. La distribuzione del potere tra gruppi e stati è un fattore importante che determina la struttura delle attività economiche e quali attori trarranno maggior vantaggio dalla divisione interna o internazionale del lavoro. Dall’altro, la stessa distribuzione del potere poggia in definitiva su una base economica e nel momento in cui le fonti e le basi della ricchezza si modificano, in seguito a mutamenti dell’efficienza economica, dell’ubicazione delle industri e delle vie degli scambi commerciali, si verifica necessariamente una corrispondente redistribuzione del potere tra i gruppi e gli stati. La lotta per il potere e il desiderio di ottenere profitti economici sono inestricabilmente connessi. In un mondo in cui vi è scarsità di risorse, il problema fondamentale della politica interna e internazionale consiste nella distribuzione del surplus economico disponibile, ossia delle merci e dei servizi prodotti in eccesso rispetto ai bisogni di sussistenza della società. I gruppi e gli stati cercano di controllare e realizzare le relazioni e le attività economiche in modo da fare aumentare le proprie quote relative a tale surplus. Sono i mutamenti di 3 ampie categorie di fattori economici a spingere uno stato a espandersi e a tentare di modificare il sistema internazionale:in primo luogo qualsiasi sviluppo che provochi un aumento delle economie di scala costituirà un forte incentivo all’espansione. Un mutamento in campo economico che prometta un reddito maggiore o una riduzione dei costi tramite un aumento della scala dell’organizzazione economica costituisce un

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forte incentivo a produrre questi aumenti di efficienza mediante una espansione economica e territoriale. I cambiamenti più importanti nelle economie di scala sono quelli che influenzano la produzione di beni pubblici o collettivi. L’internalizzazione delle esternalità. Le esternalità sono benefici o costi che ricadono sugli attori politici per i quali non è previsto pagamento o risarcimento. In caso di esternalità positive il sistema politico tenta di aumentare il proprio controllo sul sistema internazionale in modo da costringere la parte beneficiata a pagare delle tasse in cambio dei benefici ricevuti. In caso di esternalità negative il sistema politico cerca di incorporare quegli individui che ne sono responsabili e di costringerli a desistere dalle loro attività o a pagare degli indennizzi per i costi inflitti al sistema politico. Diminuzione del tasso dei profitti: perché la crescita economica continui tutti i fattori di produzione devono necessariamente aumentare in uguale proporzione. Se un fattore di produzione rimane costante e se non si verifica alcun progresso tecnologico il tasso di crescita della produzione diminuisce.

Il ruolo fondamentale svolto dai fattori economici ha spinto studiosi a costruire teorie. 2 sono significative: la prima è l’economia istituzionale neoclassica degli studiosi della nuova storia economica, la seconda è il marxismo. Condividono l’idea base che il cambiamento socio-politico può essere spiegato unicamente in termini di fattori economici endogeni; vale a dire che le variabili rilevanti ai fini delle spiegazioni dei cambiamenti sono primariamente economiche e che fanno parte del funzionamento

La nuova storia economica

La tesi principale è la seguente: la nascita, la crescita, il mutamento e forse la morte delle istituzioni può essere compresa per mezzo di semplici strumenti di analisi economica. Il punto di partenza è che i cambiamenti sociali e politici rappresentano delle risposte al desiderio di massimizzare o favorire i propri interessi. Nel momento in cui sono alla ricerca di beni materiali o di atro tipo allo scopo di aumentare il proprio benessere, gli individui tentano anche di trasformare le istituzioni e gli ordinamenti sociali per gli stessi motivi egoistici. Questa teoria cerca di spiegare gli sviluppi storici e istituzionali prima di tutto in termini di fattori endogeni (interni) al funzionamento del sistema economico. La metodologia di questi studiosi comporta l’applicazione della microeconomia allo studio dei cambiamenti storici e istituzionali. Essi si basano sulla cosiddetta legge della domanda secondo la quale i soggetti acquistano una quantità maggiore di un bene se il suo prezzo relativo diminuisce. Questi soggetti acquisteranno una quantità maggiore di tale bene se i loro redditi relativi aumentano. Per questi studiosi

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il bene in questione è un cambiamento sociale o istituzionale desiderato. Mentre però gli economisti neoclassici affermano che i gusti e le restrizioni rimangono costanti, essi sostengono il contrario. Il loro obiettivo è di spiegare come e perché i gusti e le restrizioni si modificano nel tempo. Mentre gli economisti neoclassici concentrano la propria attenzione sull’ottimizzazione del comportamento in presenza di un certo insieme di condizioni, i nuovi economisti sono interessati a spiegare il motivo per cui sia gli obiettivi che gli individui cercano di ottimizzare, sia le stesse limitazioni esterne si modificano nel tempo. L’approccio di questi studiosi può essere riassunto in 3 punti:A. Sostengono che il cambiamento sociale può essere spiegato in termini di fattori economici endogeni cioè in termini di sforzi intrapresi dagli individui per soddisfare i propri obiettivi materiali. B. Il fattore determinante del cambiamento del comportamento viene individuato nelle modificazioni dei prezzi e dei redditi relativi. Poiché le modificazioni delle strutture sociopolitiche comportano costi di transizione e di esecuzione a carico di qualche soggetto, qualsiasi sviluppo che muti la grandezza e la distribuzione dei costi e della capacità di pagare questi costi influenza la propensione ai mutamenti istituzionaliC. Gli individui e i gruppi tentano di usare il governo per modificare i diritti di proprietà in modo da favorire i propri interessi

Il valore di questo approccio ai cambiamenti sociali consiste nell’idea semplice che la legge della domanda sia applicabile alla scelta e ai cambiamenti delle strutture sociali e politiche. Un attore tenterà di modificare il sistema politico se il suo reddito aumenta o se i costi di cambiamento del sistema diminuiscono. L’attore continuerà a tentare di cambiare il sistema sino a quando i costi marginali di un cambiamento ulteriore sono pari ai benefici marginali e si può idre che il sistema è ritornato a una posizione di equilibrio ovvero che nessun attore ha motivo di voler cambiare il proprio comportamento. Questo approccio presenta dei limiti: A. Benché l’affermazione che i soggetti comparano costi e benefici nel tentativo di cambiare il sistema sociale sia efficace, molto spesso le azioni politiche hanno conseguenze importanti e impreviste. Raramente gli attori possono prevedere il corso degli eventi che mettono in motoB. Molti dei fattori che determinano i cambiamenti sociali e politici sono fattori esogeni rispetto al funzionamento del sistema economico.C. Tende ad affermare che le strutture sociali e politiche vengono modificate soprattutto allo scopo di aumentare l’efficienza economica e massimizzare il benessere sociale. Sostiene che i diritti di proprietà vengono creati o messi da parte a seconda della loro utilità sociale ed al loro contributo ad una efficiente organizzazione economica della società. Questo assunto non tiene conto del fatto che una motivazione uguale di un cambiamento politico è

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data dal desiderio dei gruppi, delle classi sociali e degli stati di aumentare il proprio benessere a spese di altri e della stessa efficienza economica.

Il marxismo

Marx annunciò il suo obiettivo nella prefazione del suo primo volume del Capitale: svelare la legge economica del movimento della società moderna. Il marxismo sostiene che il mutamento politico è la conseguenza della contraddizione fra un sistema sociopolitico statico e l’evoluzione dei mezzi di produzione agricoli o industriali. Ciascun sistema sociale ha una sua particolare struttura di classe, una struttura legale e una logica economica che si basano sui mezzi di produzione esistenti. L’evoluzione delle forze produttive produce una incompatibilità fra il sistema sociopolitico e i mezzi di produzione. Si verifica una rivoluzione sociopolitica per aprire la strada ad un sistema sociale e legale che sia compatibile con i requisiti di un ulteriore progresso economico. Per Marx il sistema capitalistico è mosso dalla legge dell’accumulazione: i capitalisti, spinti dall’obiettivo del profitto e dalla proprietà privata dei mezzi di produzione sono costretti a massimizzare e ad accumulare il capitale. Il capitale si accumula sotto forma di forze produttive e nel momento in cui un’economia capitalista diventa matura, il tasso di profitto tende a diminuire e quindi a ritardare un ulteriore accumulazione di capitali e un ulteriore crescita economica. Questi sviluppi causano un costante impoverimento della classe lavoratrice, crescenti livelli di disoccupazione e una crisi generale dell’ordine capitalistico. È quindi la contraddizione tra il sistema sociopolitico capitalista e le forze di produzione di una società capitalista matura a causare il rovesciamento rivoluzionario della società stessa. Fu poi Lenin, nel suo scritto “imperialismo-fase suprema del capitalismo” che formulò una teoria marxista del mutamento politico internazionale dell’era capitalista. Sosteneva la tesi che, data la tendenza generale del tasso di profitto a diminuire, le economie capitaliste avanzate si sforzano di arrestare questa diminuzione per mezzo dell’espansione coloniale e delle pratiche imperialiste. Questo bisogno insito nelle economie capitaliste di espandersi e di acquisire colonie oltremare allo scopo di acquisire il surplus di capitali spiega la dinamica delle relazioni internazionali fra queste economie e spiega anche l’imperialismo, la guerra e il mutamento politico internazionale. Il fulcro della teoria leninista è la cosiddetta legge dello sviluppo diseguale: in regime capitalistico non si può pensare a nessun’altra base per la ripartizione delle sfere d’interessi e d’influenza, delle colonie ecc., che non sia la valutazione della forza dei partecipanti alla spartizione, della loro generale forza economica, finanziaria e militare. Ma la forza dei partecipanti alla spartizione cambia difformemente giacchè in regime capitalista non può darsi sviluppo uniforme di tutte le singole imprese.

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Sosteneva inoltre che, poiché le economie capitaliste crescono e accumulano capitale con ritmi diversi, un sistema capitalista internazionale non può mai essere stabile. A causa della legge dello sviluppo diseguale, dell’accumulazione del capitale e del conseguente bisogno di colonie, le economie capitaliste non sarebbero mai state stabili se non per brevi periodi di tempo. In ogni momento la distribuzione delle colonie tra gli stati capitalisti dipende dalla forza e dallo sviluppo relativi. Le economie capitaliste più avanzate disporranno quindi della maggior parte delle colonie. Man mano che si sviluppano gli altri stati capitalisti chiederanno una nuova divisione dei territori coloniali e vorranno modificare il sistema internazionale in accordo con la nuova distribuzione del potere. Queste pretese portano a guerre di divisione e ridi visione delle colonie fra le economie capitaliste. Nel sistema capitalista le guerre imperialiste sono endemiche e continueranno sino al rovesciamento del sistema stesso. Secondo Lenin, la legge dello sviluppo diseguale con le sue fatali conseguenze era divenuta operativa poiché il mondo si era fatto improvvisamente limitato. Per decenni le potenze capitaliste si erano potute espandere inglobando tutti i territori che non erano gia di proprietà di altri stati. Quando lo spazio aperto disponibile cominciò a diminuire, le potenze imperialiste entrarono sempre più in contatto e quindi anche in conflitto reciproco.La legge del tasso di profitto decrescente può essere considerata un caso particolare della più generale legge dei rendimenti decrescenti. Secondo la formulazione degli economisti classici e neoclassici la legge dice che l’output di qualsiasi processo produttivo aumenterà con un tasso decrescente se la quantità di un fattore di produzione cooperante viene mantenuta costante mentre quella degli altri aumenta. Ciascun fattore di produzione deve quindi aumentare insieme agli altri se una economia vuole sfuggire alla minaccia dei rendimenti decrescenti. Da questa legge universale della produzione si possono ricavare 3 conclusioni generali:A. L’aggiunta di un dato fattore di produzione ad un altro fattore costante provocherà un rapido aumento della produzione e quindi accelererà la crescita economica e il potere della societàB. In assenza di progresso tecnologico ad un certo punto la produzione aumenterà cin un tasso decrescente provocando una decelerazione della crescita economica a meno che non vengano aumentate le quantità di tutti i fattoriC. In conseguenza della legge dei rendimenti decrescenti, la curva della crescita economica di una società tende a seguire un andamento a S.

Secondo l’economia classica, il fattore critico che limita la produzione è la terra coltivabile. In questa prospettiva la crescita delle ricchezza economica della società è limitata dal rapporto uomo/terra e dalla disponibilità di una buona terra coltivabile. Ad un certo punto la densità della popolazione su

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questa terra e la decrescente qualità della terra messa in produzione fanno diminuire i rendimenti degli investimenti.

b) Struttura del sistema internazionale

La struttura del sistema internazionale: Waltz

La stessa struttura internazionale ha una notevole influenza sulla capacità e la disponibilità di un gruppo o di uno stato a tentare di cambiare il sistema.Con il termine struttura si intende la forma delle interrelazioni esistenti tra gli stati che compongono il sistema internazionale. Come sostiene Waltz, una struttura politica si definisce sulla base:Del principio intorno al quale è ordinataDella specificazione delle funzioni tra le unitàDella distribuzione delle capacità

Per Waltz una struttura politica interna è caratterizzata da un ordine gerarchico fondato sull’autorità, sulla specificazione delle funzioni delle unità differenziate e sulla distribuzione delle risorse fra i gruppi e le istituzioni. Per Waltz un sistema politico internazionale è caratterizzato da un ordine anarchico di stati sovrani, da un minimo di differenziazione funzionale tra gli attori e dalla distribuzione delle risorse tra gli stati. Per Waltz il concetto di struttura è basato sul fatto che unità combinate e contrapposte in modo differente si comportano differentemente producendo risultati diversi nell’interazione. Ciò si verifica poiché la struttura impone una serie di condizionamenti che limitano i soggetti. La struttura influenza il comportamento premiando alcuni tipi di comportamento e penalizzandone altri. La struttura incanala il comportamento degli attori in un sistema. La struttura condiziona i risultati del comportamento indipendentemente dalle intenzioni e le motivazioni degli attori stessi. La struttura è un fattore importante che determina il comportamento tanto nella politica internazionale quanto nei mercati economici e nei sistemi politici interni. Al pari dell’impresa o del partito politico, lo stato che non riesce ad integrarsi nelle norme vigenti del sistema più ampio ne paga il prezzo e rischia persino di scomparire. La distribuzione delle risorse tra gli attori ha importanti conseguenze sulla natura della concorrenza internazionale e quindi anche sul comportamento degli stati. La distribuzione della capacità in particolare e i modi in cui essa si modifica nel tempo costituiscono forse i fattori più significativi che stanno alla base del processo di mutamento politico internazionale. L’importanza della struttura del sistema internazionale per la politica degli stati rappresenta la premessa fondamentale del realismo politico. Secondo questa corrente di pensiero nell’ambito delle condizioni anarchiche e competitive che

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caratterizzano le relazioni internazionali, uno stato è costretto a espandere il proprio potere e il proprio controllo sul sistema internazionale. Se lo stato non riesce in questo tentativo, corre il rischio che altri stati accrescano il proprio potere relativo mettendo in pericolo la sua esistenza o i suoi interessi vitali. La formulazione realista sancisce la supremazia della politica estera o l’identificazione dell’interesse nazionale solo con la ricerca del potere. Sia la struttura del sistema internazionale sia le condizioni interne di una società costituiscono le determinanti primarie della politica estera. Teoria della concorrenza oligopolistica. Il sistema internazionale al pari di un mercato oligopolistico è caratterizzato da:- Un decision-making interdipendente- Un numero sufficientemente ristretto di concorrenti in modo tale che il comportamento di uno qualsiasi degli attori abbia un effetto apprezzabile su alcuni o su tutti i suoi rivali.

Sistemi monopolari e multipolari

Dal momento che il comportamento di altri stati e gli effetti di questo comportamento sugli interessi e sulla posizione competitiva degli attori sono incerti e imprevedibili uno stato deve riservarsi una gamma il più ampia possibile di scelte e opzioni allo scopo di massimizzare la propria posizione di potere poiché è il potere che pone i limiti alla scelta strategica dello stato. (se ha una sola opzione strategica e fallisce scomparirà). La condizione oligopolistica delle relazioni internazionali stimola uno stato ad aumentare il proprio potere o almeno fa sì che uno stato prudente cerchi di ostacolare gli aumenti relativi del potere degli stati concorrenti. Se uno stato non è in grado di trarre vantaggio dalle opportunità che gli si offrono di crescere e di espandersi corre il rischio che sia un concorrente a cogliere queste opportunità aumentando così il proprio potere relativo. Tra gli stati il pericolo del monopolio è onnipresente. L’opinione tradizionale che i sistemi multipolari siano più stabili cita a sua conferma la lunga storia del sistema europeo basato sull’equilibrio di potenza. Si ritiene che il sistema multipolare faccia diminuire le probabilità che le nazioni si trovino invischiate in un gioco a somma zero risolvibile solo con un conflitto.Questa posizione tradizionale è stata messa in discussione da Waltz. Basandosi sulla teoria oligopolistica ha cercato di dimostrare che il duopolio o le strutture bipolari sono più stabili. Cita la durata del confronto tra le due superpotenze URSS e USA. Afferma che sono l’incertezza e gli errori di calcolo a provocare la guerra e che il valore del sistema bipolare risiede nell’autodipendenza delle parti, la chiarezza dei pericoli, la certezza di chi deve affrontarli: queste sono le caratteristiche della politica delle grandi potenze in un mondo bipolare. Ognuno dei due antagonisti deve preoccuparsi solo dell’altro. Essi hanno lo stesso interesse a conservare lo status quo e sanno che insieme possono tenere sotto controllo quegli eventi che potrebbero

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minacciare la stabilità internazionale. Sostiene che il pericolo insito in un sistema multipolare è l’errore di calcolo. Il corso degli eventi che sfociò nella guerra mondiale del 1914 quando esistevano 5 grandi potenze era costituito essenzialmente da una serie di errori di calcolo che comportò la perdita di controllo da parte delle grandi potenze sulle azioni delle potenze minori dalle quali le grandi potenze erano diventate eccessivamente dipendenti. Riconosce che il pericolo di un sistema bipolare è costituito anche dalla reazione eccessiva di una delle grandi potenze di fronte ad un evento. Per Waltz non c’è struttura che garantisca la stabilità. L’eccesso di reazione è meno dannoso perché costa soltanto e il combattimento di guerre limitate (come la guerra del Vietnam). Dice che i sistemi bipolari sono più stabili e meno soggetti a trasformazioni improvvise rispetto ai sistemi multipolari.

Riserve sulle teorie di Waltz riguardo la stabilità del sistema bipolare

Come ha messo in evidenzia Durkheim è impossibile prevedere i cambiamenti sulla base della strutture sociale ma certi tipi di strutture e di variabili strutturali possono fare aumentare le probabilità che i cambiamenti si verifichino. Questo problema ci fa avanzare 3 riserve sulle argomentazioni di Waltz riguardo alla stabilità del sistema bipolare:Waltz afferma che entrambe le grandi potenze sono incentivate a vigilare e mantenere l’equilibrio duopolistico. Ciò può anche non verificarsi. Anzi, spesso una delle potenze non riesce a svolgere il suo ruolo necessario all’equilibrio duopolistico. Una tale situazione si ebbe ad esempio quando Sparta non riuscì ad arrestare la crescita del potere ateniese. La seconda si riferisce al significato della stabilità. Waltz ha ragione quando afferma che i sistemi multipolari, formati da stati che hanno quasi la stessa forza sono instabili poiché tendenzialmente inclini alla violenza. Esiste però un altro significato del termine stabilità-instabilità e cioè la propensione di cause relativamente secondarie a produrre effetti sproporzionatamente ampi. Come un uovo in equilibrio su una delle estremità: una leggera brezza lo farebbe rovesciare. Se il delicato equilibrio esistente tra le grandi potenze viene turbato per circostanze di importanza secondaria le conseguenze potrebbero essere più gravi che in un sistema multipolari. Uno dei fattori di disturbo potrebbe essere l’ingresso nel sistema di una nuova potenza. Nel caso del sistema multipolare è semplice operare il necessario equilibrio. Ne è una dimostrazione la capacità dell’equilibrio di potenza europeo di assorbire il succedersi di nuove potenze nel corso dei secoli. In un sistema bipolare, anche se il nuovo stato non ha la stessa forza delle due grandi potenze, la sua forza aggiunta a quella dell’una o dell’altra potrebbe compromettere l’equilibrio e scatenare un conflitto di grandi dimensioni. Benché i sistemi multipolari possono diventare triplari, sono molto più spesso i sistemi bipolari a diventare tripolari e i sistemi tripolari sono i più instabili. La terza si riferisce alle conclusioni che egli trae dalla teoria dell’oligopolio. Waltz

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dice che il passare del tempo rende più facile la coesistenza pacifica tra i maggiori concorrenti. Si verificano col tempo un processo di apprendimento e di evoluzione delle regole del gioco che facilitano il controllo e la gestione della competizione duo polistica. La teoria dei cartelli è applicabile a questo tipo di comportamento oligopolistico collusivo. In ogni struttura oligopolistica esiste la tendenza alla formazione di cartelli, poiché le aziende (stati), dato il loro numero ristretto, riconoscono l’interdipendenza reciproca. I vantaggi derivanti dalla collusione comprendono maggiori profitti, minor incertezza e il divieto di ingresso per potenziali concorrenti. La storia e la teoria dei cartelli ci insegnano tuttavia che i cartelli e gli accordi collusivi tendono a rompersi. Esiste infatti un forte incentivo a non rispettare le regole quando la ditta ha l’opportunità di aumentare i propri profitti. Contrariamente a quanto sostiene Waltz e cioè che le guerre sono causate dall’incertezza e dagli errori di calcolo, la nostra opinione è che è proprio la percezione di un guadagno certo a spingere più spesso le nazioni ad entrare in guerra. Inoltre le aziende oligopoliste hanno al tendenza a rinnovarsi per acquisire vantaggi sui propri concorrenti. La bilancia del potere economico si sposterà a favore dello stato più innovativo minando così la stabilità dello status quo. Si può giungere quindi alla conclusione che DIPENDE. Sia le strutture bipolari che quelle multipolari hanno elementi di stabilità, e gli sforzi di uno o più stati per migliorare le loro relative posizioni possono innescare una sequenza incontrollabile di eventi che può scatenare un conflitto internazionale o una guerra. Se la guerra è di proporzioni sufficienti causerà una trasformazione del sistema.

c) Fattori interni di cambiamento Il carattere di una società è determinante per il tipo di risposta alle opportunità di guadagno rese possibili da cambiamenti ambientali favorevoli e da spostamenti nella distribuzione internazionale del potere. È impossibile elencare tutti i fattori interni che condizionano la politica estera degli stati. Esistono troppe variabili qualitative: la struttura sociale, gli interessi economici, l’organizzazione politica… inoltre, quando questi fattori subiscono delle modifiche mutano anche gli interessi e il potere dello stato stesso. La nascita e il declino delle classi sociali, il mutare delle coalizioni dei gruppi di interesse nazionali e i mutamenti economico-demografici, insieme ad altri fattori possono provocare mutamenti di ampia portata negli obiettivi di politica estera e nella capacità degli stati di perseguire tali obiettivi. Rispetto al mutamento politico internazionale, l’aspetto più importante di un regime nazionale sta nel rapporto tra profitti privati e pubblici. Se la crescita e l’espansione dello stato e l’interesse dei gruppi più potenti sono complementari allora lo stato riceverà un forte stimolo ad espandersi e a tentare di cambiare il sistema internazionale. Se invece la crescita e l’espansione dello stato impongono un pesante prezzo a questi gruppi o minacciano i loro interessi, si crea un forte disincentivo. All’interno della società, i fattori sociali, politici ed economici svolgono il ruolo di incentivi e disincentivi che spingono gli individui e i gruppi a comportarsi in modo tale da aumentare o diminuire il potere dello stato, condizionando di conseguenza la sua propensione ad ampliare il controllo sul sistema internazionale. Si potrebbe dire che una società non aumenta le proprie ricchezze e il proprio

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potere se non ha un’organizzazione efficiente. Gli individui devono essere incentivati a intraprendere quelle attività che porteranno ad un aumento della ricchezza e del potere della società. Bisogna escogitare dei meccanismi che creino un equilibrio tra tassi di profitto sociale e privato. Questa sarebbe la principale funzione dei diritti di proprietà che operano una distribuzione dei benefici e dei costi all’interno della società. Un’organizzazione sociale può dirsi efficiente quando in essa i diritti di proprietà fanno sì che i benefici privati siano superiori ai costi delle attività socialmente remunerative intraprese dagli individui. La condizione necessaria all’interno di uno stato affinchè esso tenti di modificare il sistema internazionale è che gli ordinamenti sociali interni garantiscano che i benefici potenziali che i membri della società ricaveranno da questo mutamento siano maggiori dei costi previsti. Questa era l’idea centrale de “la ricchezza delle nazioni” di Adam Smith: in una economia di mercato competitiva, l’interesse economico individuale mosso da una mano invisibile contribuisce alla crescita economica e al benessere della società. Anche altri stimoli sono stati utilizzati dalla società per spingere gli individui a identificarsi col bene comune e a contribuire ad esso. La religione e le ideologie politiche promettono ricompense ai fedeli.

d) Conclusioni